ogni anno tre milioni di animali passano dalla riserva del serengeti

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ogni anno tre milioni di animali passano dalla riserva del serengeti
Reportage Kenya
Kenya Reportage
il safari
del popolo
migratore
ogni anno tre milioni
di animali passano dalla
riserva del serengeti,
in tanzania, a quella
del mara, in kenya. un
viaggio per sopravvivere.
emozionante, crudo,
autenticamente wild
Testo di Nico Tondini, foto di Sergio Pitamitz
big crossing
Un gruppo di gnu attraversa
il fiume Mara durante la
grande migrazione in cerca
dell’acqua e delle valli verdi.
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Reportage Kenya
Kenya Reportage
gattoni in estinzione
Mamma ghepardo con un
cucciolo: un tempo il ghepardo
era diffuso in quasi tutte le
regioni dell’Africa e nelle steppe
dell’Asia minore e centrale, oggi
è estinto in molte zone asiatiche
e seriamente minacciato
in molte regioni dell’Africa.
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Reportage Kenya
Kenya Reportage
kenya
fiume
mara
riserva
masai mara
nairobi
aeroporto
wilson
parco
del serengeti
tanzania
L’
aeroporto Wilson di Nairobi è l’ultimo avamposto della civiltà, una Fortezza Bastiani da cui
si vola verso la savana. L’Africa amata attraverso
le pagine di Karen Blixen, i sogni di Kuki Gallman e i racconti venatori di Hemingway, si trova
alla fine della rotta che punta verso ovest, in un lontano punto di fuga segnato dalle grandi pianure della
Riserva Masai Mara.
Il Wilson è una piccola lingua d’asfalto sulla quale i turisti pronti per il safari e già vestiti alla coloniale, con
il cappello Rogue Ranger alla Denis Finch Hatton (il
cacciatore bianco amato da Karen Blixen), attendono di salire su piccoli aerei ad elica per decollare verso
l’ultima frontiera keniota.
L’aereo de Havilland Dash 8 in un attimo è in aria e si
lascia alle spalle gli slum di Nairobi, vira secco verso
ovest volando sopra le strade ridotte a fiumi di polvere, lasciando dietro sé il luccichio dei tetti di lamiera
delle bidonville che cingono Nairobi come una corona di spine. Le case si fanno sempre più rare, e la savana del Masai Mara appare dal finestrino: ha il confine
dell’orizzonte e il colore dell’aridità.
La breve air strip di Ngerende è la fine di un volo e
l’inizio di un safari (che in lingua swahili significa
“viaggio”) alla ricerca dell’ebbrezza africana che segna
in maniera indelebile ogni viaggiatore.
Da agosto a ottobre questo angolo d’Africa vive la sua
più famosa e cruda esperienza: il passaggio di tre milioni di animali dal confinante Parco del Serengeti
in Tanzania, verso le sponde del fiume Mara e i pascoli della più grande riserva keniota. Dopo due mesi
temporale in arrivo
La stagione delle piogge è la
primavera, ma i rovesci sono
frequenti anche in autunno.
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Reportage Kenya
Kenya Reportage
3milioni
27
37milioni
di animali ogni anno migrano dalla
Tanzania al Kenya e passano il fiume Mara
in cerca di acqua, prati verdi e cibo per sopravvivere
il totale tra riserve nazionali, parchi e riserve marine
del Kenya, con la fauna più rappresentativa del
continente nero
sono gli abitanti di questo paese
africano. Sono quasi raddoppiati negli
ultimi 20 anni
Il re della savana
Un leone maschio: ormai
si trovano solo nell’Africa
subsahariana.
ritratto di famiglia Masai
davanti a una casa di fango.
In origine seminomadi, sono
sempre più spesso stanziali.
di sosta i grandi branchi rientrano nel Serengeti seguendo la stessa direttrice.
Turisti, cameramen e fotografi di wildlife si danno, in
questo periodo, un tacito appuntamento nel Masai
Mara per assistere, armati di pazienza, di telecamere e di macchine fotografiche, a una migrazione epocale, a un fenomeno di forza, numero e coraggio che
non ha uguali in alcuna parte del mondo.
Vivere significa migrare. Gli animali della savana africana non elaborano concetti così sottili, ma hanno
scritto nei cromosomi il tragitto di un’eterna transumanza verso territori floridi dove erba, acqua e vita
saranno le loro uniche conquiste.
Le giornate keniote sono lunghe, e il tempo ha la dinamica slow che regola tutta l’Africa. Uno dei ritornelli in
swahili più usato è: pole pole, piano piano.
La sveglia è alle quattro e mezzo, è buio e gli unici suoni della notte sono il richiamo profondo del gufo lat80 Weekend&Viaggi
avvistamento
Una leonessa passa vicinissima
alla jeep per la gioia di fotografi
e safari-addicted.
Vivere significa
migrare. Gli
animali della
savana lo
hanno scritto
nei cromosomi.
Per seguirli,
sveglia alle
quattro e mezza
teo, che abita le foreste che cingono il campo di Saruni, e il tintinnare delle tazze di tè che sono portate
ai turisti per ammorbidire la levataccia antelucana .
John Ole Nchoe, il masai che parla un fluente inglese,
diplomato alla scuola di turismo, guida e autista del
lodge, veste la tradizionale tunica rossa dei guerrieri
(sotto la quale ha un cellulare Nokia ultimo modello),
si ripara dal freddo del mattino con la shuka, la colorata coperta masai. Scorta i turisti, attraverso i sentieri del Saruni, verso la Land Rover “passo lungo” che
attende per il safari.
La direzione è quella del Triangolo del Mara, un’area
a sud ovest delimitata dal confine con la Tanzania,
la Scarpata di Oloololo e il fiume Mara. In questa
zona si stima la presenza di cinquecentomila zebre,
due milioni di gnu e un milione tra Gazzelle di Thomson e Damalischi. è il più grande raduno di animali al
mondo, tornano nel Serengeti e, in un’eterna migra-
zione, attraversano le acque scure del Mara alla ricerca, sull’altra sponda, d’erba e di una rinnovata chance di vita.
Tutta la riserva a nord ovest del fiume è segnata dalle cicatrici di una siccità aspra. I pascoli sono aridi, le
praterie cancellate, e al loro posto solo poca erba secca colora di giallo tutta la savana. Sciami interminabili di gnu si muovono alle prime luci dell’alba, sono annunciati da nuvole di polvere rossa e muovono in fila
indiana, a testa bassa, con un passo che ha il sapore
di una rassegnazione naturale.
La Land Rover prende posizione sulla riva est del fiume, cercando un ampio spazio di visuale tra i sei fuoristrada parcheggiati in questo punto nevralgico chiamato Rocky Crossing (il crossing è l’attraversamento
del fiume Mara compiuto dagli animali).
L’attesa è la compagna del safari. Ci si aspetta sempre il meglio, scene forti da documentario del NaWeekend&Viaggi 81
Reportage Kenya
Kenya Reportage
un po’ di storia!
Stato dell’Africa Orientale,
con capitale Nairobi, ha
37 milioni di abitanti che
negli ultimi 20 anni sono
praticamente raddoppiati. è
grande quasi due volte l’Italia
ed è stato per anni (la fascia
costiera) uno dei luoghi cult
dei vacanzieri e di alcuni
faccendieri italiani. Malindi
e Diani Beach restano una
sorta di T.O.M. (Territori di
Oltre Mare) di transalpina
memoria, dove si parlano
tutti i dialetti dello stivale, si
mangia la pizza più buona
che a Napoli, e si contratta
il prezzo di ogni souvenir in
italiano. Il resto di questa
parte di Africa dell’Est è
territorio di numerose etnie
come i Masai, i Samburu,
i Kikuyu, i Wanderobo, i
Kamba, i Luo e i Kalenjin.
Lingue ufficiali sono
swahili ed inglese. Colonia
britannica dall’800, ha
ottenuto l’indipendenza
dopo la rivolta dei Mau
Mau nel 1963. Da allora ha
avuto tre presidenti: Jomo
Keniatta, il padre della
patria che ha lasciato un
buon ricordo; Daniel Arap
Moi, che da presidente si è
trasformato in leader maximo
durato troppo: 24 anni di
potere assoluto. L’attuale
presidente, Mwai Kibaki,
ha iniziato malissimo il suo
mandato: è stato accusato
di brogli elettorali e nel 2007
il malcontento dei kenioti
è sfociato in un’accesa
rivolta contro di lui e il suo
entourage politico.
Famoso per i suoi parchi
nazionali (14), per le riserve
(7) e per i parchi marini (6) il
Kenya ha una fauna selvatica
tra le più rappresentative
del Continente Nero. Un
aiuto importante per la
conservazione della fauna
locale arriva dal nostro
paese. L’Associazione
Italiana Esperti d’Africa
(www.espertiafrica.
com/chi-siamo.php )
ha portato a termine un
corso di formazione per
18 guide keniote che
parlano italiano, trattando
temi come l’ecologia, la
geologia, il bracconaggio,
la botanica, l’ornitologia. A
dicembre darà vita ad una
missione per salvaguardare
la grande specie felina
radiocollarizzando alcuni
leoni, in collaborazione con
il Kenya Wildlife Service e il
Lion Research Program.
82 Weekend&Viaggi
africa vera
Una leonessa insegue uno
gnu per… pranzo. Sotto un
rinoceronte, avvistamento raro.
L’attesa è la compagna del safari.
Gli animali sanno che il confine
liquido del Mara è un passepartout
per la vita o per la morte
tional Geographic, da raccontare agli amici davanti a
una bottiglia di rosso. Ma spesso tutto è troppo lento e
senza quello slancio che tutti vorrebbero che ci fosse.
Gli gnu, le zebre e le gazzelle di Thomson sanno che
quel confine liquido del fiume Mara che hanno davanti può essere il passepartout per la vita o trasformarsi, in un attimo, nella tragedia della fine. Centinaia di
animali stazionano sulla riva, senza avvicinarsi troppo all’acqua che nasconde la trappola senza scampo
di decine di coccodrilli. Dicono le guide che il crossing avviene solo se c’è sole e di solito verso mezzogiorno, per ragioni legate alla rifrazione dell’acqua che
altrimenti non consentirebbe l’avvistamento dei coccodrilli da parte degli ungulati.
Gli gnu più temerari si accostano alla riva, scrutano
l’acqua torbida del Mara, da dietro sopraggiungono
altre centinaia di bestie che spingono il gruppo più
prossimo al fiume al grande salto. Si avverte nell’aria
il gigante del regno
L’elefante africano arriva fino ai
quattro metri di altezza e pesa
intorno alle quattro tonnellate.
una trepidazione animale, qualcosa di sanguigno che
scuote il branco. Gli gnu in prima fila bevono, con occhi vividi, i muscoli tesi e pronti ad un repentino salto indietro al minimo allarme. I coccodrilli lasciano
strie schiumose sull’acqua e si avvicinano al gruppo
con traiettorie mortali. I grandi teleobiettivi dei fotografi, così come le minuscole compatte dei turisti
sono pronte all’azione. Ma basta che uno gnu o una
zebra faccia dietro front che ecco palesarsi lo spirito
di branco. Lentamente, come sono arrivati, gli animali tornano sulla sponda, seguendo il raglio metallico
delle zebre e il muggito gutturale e monocorde degli
gnu, si disperdono lentamente nella pianura e, nello
spazio di un sospiro, scompaiono dalla vista.
Niente è scritto o programmato nella savana, tutto è
legato al caso: basta un cambio di vento, un verso d’allarme, un’ombra nell’acqua o il grido di un babbuino
per ribaltare un’azione che stava per realizzarsi e trasformarla in un nulla di fatto.
Nel suo libro postumo Hemingway scriveva: “In Africa, una cosa è vera all’alba e falsa a mezzogiorno...” un
concetto che non ha tempo e che si sposa perfettamente con l’incertezza del safari.
Passano le ore, e di nuovo ritornano gli animali, la scena è la stessa, l’indecisione anche. Uno gnu temerario si lancia da solo in una traversata suicida. Gli altri lo seguono e il crossing si fa serrato. Gli animali si
tuffano a centinaia, uno dopo l’altro, freneticamente,
nuotando veloci, seguendo percorsi dettati dalla corrente e dal terrore. In mezzo a questa scena dantesca
di dannati della savana che inseguono una sponda,
dove polvere, muggiti e frenesia sono la cornice naturale, i coccodrilli azzannano una zebra, e poi uno gnu,
e un altro ancora, in un ribollire di schiuma chiudono il grande cerchio della vita. Scattano i flash, le foto
vanno a raffica, e le signore inglesi del fuoristrada vicino si lasciano sfuggire grida d’orrore per questa scena
così cruda, così africana. Passano in migliaia sull’altra
sponda, gnu, zebre, gazzelle, damalischi. I superstiti
non si curano di nulla e galoppano lontano.
Anche noi attraversiamo il Mara, ma usando un ponte, per continuare il safari sulla riva occidentale. Cambiamo lodge, auto, guida e panorama. Incredibilmente la zona a sud ovest del fiume Mara è verde, coperta
d’erba, con un oceano fluttuante di animali; si fatica a
seguire le piste tracciate nella savana per l’immensa
moltitudine che si accalca in questa pianura. è l’Africa iconografica, l’immagine che cercavamo per registrare nei file della memoria, l’emozione che va oltre
due spilungone
Le giraffe (l’animale più alto
tra tutte le specie di animali
terrestri viventi) possono
superare i cinque metri di
altezza e la tonnellata di peso.
Weekend&Viaggi 83
Reportage Kenya
Kenya Reportage
il safari del popolo migratore
Riccardo Orizio, un inviato tra i Masai
Ha un curriculum che parla:
corrispondente estero per
il Corriere della Sera, La
Repubblica e CNN, autore
di numerosi libri; un giorno
molla tutto e si trasferisce
in Kenya per far nascere
dal nulla il campo Saruni, ai
confini della Riserva Masai
Mara e lontano mille miglia
da Milano, Londra e Atlanta,
città dove ha vissuto.
Perchè proprio l’Africa?
Credo che sia stata l’Africa
a scegliere me. Qui mi sono
sempre sentito a casa, ho
sempre percepito un legame
misterioso con questa terra
che rappresenta il passato
dell’umanità. E in senso
metaforico e forse anche
genetico rappresenta
il mondo da cui tutti noi
veniamo.
Cosa c’è d’irrinunciabile
a Saruni e in Kenya?
Svegliarsi la mattina con le
zebre, gli impala e i bufali
che ti guardano. Il senso
di libertà. Il rapporto forte
con i Masai e con i bianchi
che vivono nella savana. La
soddisfazione degli ospiti
quando alla fine del safari ti
dicono: questa esperienza
non è stata solo una
vacanza, ma ha cambiato la
mia vita.
Secondo te qual è il
motivo per il quale i nostri
connazionali vanno in
Kenya e passano tutta la
loro vacanza a Malindi,
disertando le aree più
“africane” e interessanti
di questo paese?
Un problema culturale
mascherato da un problema
economico. Il safari, quello
vero, è una vacanza
abbastanza costosa. Spesso
l’idea italiana di vacanza
esotica non differenzia tra
safari e spiaggia, tra Cuba
e Kenya, tra Maldive e
Cancun. Quindi la domanda
che tiene lontani molti italiani
cahier de voyage
dal safari è la seguente:
perché qualcuno in Kenya
mi chiede di spendere
per un giorno quello che
a Cuba spendo per una
settimana? Se ho voglia di
“altro”, di esotismo, la posso
soddisfare a buon mercato.
Anzi, ho visto che si può
stare nello stesso Kenya per
una settimana spendendo
quello che qualcuno mi
chiede per un safari in
Kenya. In realtà in Italia ci
sono centina di migliaia, anzi
alcuni milioni, di persone
che potrebbero benissimo
permettersi un safari e che
anzi spendono cifre simili
per vestire bene, mangiare
bene, guidare una bella
automobile. Il problema è
culturale: la lingua, l’idea che
in safari fa spesso freddo e
non ci si abbronza, ci si alza
presto la mattina per andare
a vedere gli animali in una
cultura come la nostra che
non ha mai dato valore alla
natura, una certa ipocondria
che gli italiani amano, l’idea
che la vacanza sia solo
un “relax”, il disagio che
gli italiani hanno spesso
nel mischiarsi con chi non
condivide i nostri naturali
punti di riferimento (calcio,
moda, tivù, politica e cibo).
Come andare
Gli esperti d’Africa del tour operator Il Diamante (www.
qualitygroup.it ) hanno preparato un viaggio mirato
di 10 giorni nel Masai Mara, con safari di elevatissimo livello e soggiorno nei lodge migliori del paese
(Saruni, Olonana, Mara Plains). Costo del pacchetto
per persona € 5.800 (+ Tasse aeroportuali. Ingresso ai
parchi escluso). I voli KLM (www.klm.com/it) collegano
Milano Malpensa a Nairobi (via Amsterdam) con tariffe
a/r a partire da € 1812. Safarilink (www.safarilink-kenya.
com/) ha voli aerei da Nairobi/Wilson al Parco Masai
Mara con costi a/r da € 173.
QUANDO ANDARE
Sconsigliato da marzo a maggio per le grandi piogge.
Documenti
Passaporto con almeno 6 mesi di validità e una pagina
vuota. Visto (25 dollari) da pagare alla dogana keniota.
Valuta
Lo scellino keniota che vale 0,0088 euro. Oltre gli euro
conviene avere dollari di tutti i tagli. Le carte di credito
sono accettate, ma per motivi bancari kenioti è addebitato un 10% in più sulla spesa effettuata.
Come telefonare
Acquistate all’aeroporto una sim card locale (Safaricom o Zain Kenya), le telefonate e gli sms fatti
usando questi operatori costano cifre irrisorie.
BAGAGLIO
Visti gli spostamenti interni su piccoli aerei, con
stiva limitatissima, è d’obbligo usare un borsone
morbido e non una valigia rigida.
room service
Saruni Camp
(Mara North Conservancy, Masai Mara)
Situato a nord est della riserva ha sei cottage dove
eleganza fa rima con raffinatezza. Un luogo difficile
da dimenticare, immerso nella foresta, dove il safari si
può fare comodamente anche dalla propria veranda.
Gli autisti-guida Masai sono profondi conoscitori del
territorio e portano alla scoperta degli angoli più interessanti della riserva. Da € 250 a persona comprensivo di:
bevande, day&night game drives, lavanderia, trsf da/
per airstrip. www.sarunicamp.com
I lodge africani coniugano comfort, lusso ed emozioni
autentiche tra la natura potente. Ma il turista medio
italiano li snobba, preferendo l’esotismo più facile ed
economico del relax bordo spiaggia nei villaggi kenyoti
il limite dell’avventura. Elefanti che si abbeverano in
piccoli laghi e riflettono la loro immagine massiccia
sulle acque tremule, giraffe che si muovono con il passo ondulante, famiglie di facoceri in fila indiana, con
la coda eretta e l’andatura nervosa. Iene schive, dal baricentro basso, che si voltano indietro ad ogni metro
in eterno sospetto, leoni sazi e felinamente pigri che
se la dormono dopo gli agguati del mattino, ippopotami immersi nel fango in una salva di sbadigli e sbuffi. Leopardi maculati che pendono come frutti maturi dalle chiome di alberi green hat, impala e gazzelle
di Thomson dai movimenti delicati e flessuosi, con le
code come eterni metronomi. L’accelerazione assassina del ghepardo che insegue una gazzella, zebre rissose che con il mantello bianco e nero danno un tocco trendy alla savana, e gnu, migliaia di gnu dal muso
inespressivo e montonino che riempiono il paesaggio,
con il loro galoppo sciatto e caracollante. è questa
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che look!
I masai che troviamo in questo
angolo di Kenya vestono come
da tradizione e non per i turisti.
particolari
Ancora due scatti del Mara
Plains: ha guide tra le più
esperte di tutta l’East Africa.
l’Africa del Masai Mara, un concentrato di vita, dove la
nostra presenza di muzungu (uomini bianchi, in swahili) è misera e diluita, non facciamo numero, siamo
un corpo estraneo che non può interferire in niente,
ci è dato solo osservare.
In mezzo a questo mare di animali selvaggi un grande teleobiettivo spunta dal finestrino anteriore di una
Land Rover. è Michel Denis-Hout con la moglie
Christine, uno dei più famosi fotografi di natura al mondo. Ci racconta del suo amore per il Kenya, della sua fuga dalla Francia a 20 anni, per inseguire
il suo sogno di diventare cacciatore d’immagini. Parla
del Masai Mara, della sua scelta difficile di vivere qui
con la moglie, di come sia dura la savana e di quanto amore metta nella sua professione e nelle sue foto.
Sono più di trenta anni che percorre le piste della riserva alla ricerca delle immagini più forti e suggestive che hanno illustrato decine di libri e fatto vincere
Mara Plains
Questo campo tendato di sei
bungalows è punto
di partenza dei safari.
a lui e alla moglie i più importanti premi di fotografia.
Se la Riserva Masai Mara è l’anima del Kenya, la zona
confinante a nord, chiamata Mara Conservancy è
il cuore pulsante. è una zona protetta, ricchissima di
animali, che ha come sostanziale differenza con la riserva che ci vivono ancora i Masai con le loro mandrie. è qui che assaporiamo l’ultima notte africana,
nel Campo di Mara Plains. Dentro le tende si cerca un sonno che non arriva, il ruggito cupo del leone
è vicinissimo, e tra noi e lui c’è solo la barriera effimera della tenda. Per la prima volta nella vita proviamo
quella gelida, dimenticata sensazione di essere preda,
indifesi davanti alla Natura e alla sua forza. Ma la mattina arriva il risveglio arroventato. Un’altra notte è passata, le ombre e le nostre paure si sono dissolte con
il sole regalandoci la sensazione di assoluto. E l’insegnamento dell’Africa: assaporare attimo per attimo, il
W&V
grande safari della vita.
Sanctuary Olonana
(Mara Conservancy,Masai Mara)
14 tende riccamente arredate sono il fiore all’occhiello di questa compagnia che ha campi in mezza
Africa. Le verande danno sul fiume e il campo è in
una posizione privilegiata per i safari, essendo ai
confini della riserva presso l’Oloololo Gate. Bella
sala da pranzo e ottime portate africane e internazionali. C’è anche una piccola piscina. Da € 360 a
persona comprensivo di: bevande, day&night game
drives, lavanderia, trsf da/per airstrip. Le quote non
includono gli ingressi al Parco. www.sanctuaryretreats.com/lodges/kenya/olonana.cfm
Mara Plains
(Olare Orok Conservancy, Masai Mara)
Solo sei bungalow tendati su palafitte formano
questo piccolo gioiello del Mara. La posizione è
invidiabile: situato sulle sponde del fiume Ntiakitiak,
nel cuore della zona conservativa di Olare Orok,
vicino al confine del Masai Mara, è il punto di
partenza per safari che non deludono mai. Le guide
sono tra le più esperte dell’East Africa, conoscono
vita e abitudini di ogni animale vivente di queste
terre e sanno scovare e seguire le tracce dei grandi
felini anche nel più intricato bush.
Il servizio è all’altezza della fama e la cucina ha una
marcia in più: menù fantasiosi da 10 e lode.
Costo a partire da € 415 a persona comprensivo
di: bevande, day&night game drives, lavanderia, trsf
da/per airstrip. Le quote non includono gli ingressi
al Parco. www.maraplains.com
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