Leggere: gioia e “dolore” Le opinioni di alcuni giovani

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Leggere: gioia e “dolore” Le opinioni di alcuni giovani
Leggere: gioia e “dolore”
Le opinioni di alcuni giovani sulla lettura
Maria Grazia Ferrari
Premessa La ricerca nasce come iniziativa promossa in accordo dall'Istituzione Servizi Culturali del Comune
di Scandicci e da alcune scuole superiori, con la consulenza di Idest, società di documentazione, editoria e
servizi per l’informazione.
L’obiettivo principale dell’indagine era quello di comprendere le motivazioni che portano i giovani a leggere,
oppure a non leggere. Per una rilevazione dei dati il più possibile esaustiva, si è pensato di suddividere la
ricerca in due fasi. Nella prima fase, conclusasi con la stesura del presente rapporto, si è cercato di fare il
punto sulle ragioni del “piacere” o, invece, della “disaffezione” per la lettura, chiedendo a un gruppo di
ragazzi e di ragazze di rispondere per iscritto a una serie di domande aperte, la cui validità ed efficacia erano
state precedentemente verificate, durante un pre−test, su un gruppo più ristretto di giovani. Ne sono risultati
brevi elaborati su una traccia semi−aperta.
Abbiamo ritenuto opportuno proporre questo primo strumento di indagine – elaborato su traccia semi−aperta
−, pensando che la scrittura permettesse ai ragazzi e alle ragazze di esprimere, nel modo più libero e
spontaneo possibile, i giudizi sul loro vissuto in tema di libri e sul loro rapporto con il mondo della lettura. A
tale scopo, abbiamo assicurato l’anonimato e la non correzione di quanto da loro scritto rispetto alle seguenti
domande:
Si dice che i giovani della tua età non leggono o leggono poco. Secondo te è vera o falsa questa
affermazione?Scrivi inoltre quali sono i motivi per cui ai giovani della tua età piace o non piace
leggere.Immagina ora di essere l’autore/trice di un libro…Che genere di storia scriveresti’…Descrivila…In
quale personaggio ti identificheresti?Ora parla del tuo libro preferito…Di che genere è?…Descrivilo…In
quale personaggio ti sei identificato/a?…Cosa non ti è piaciuto?…Infine parla del tuo programma televisivo
preferito…Di che genere è?…Descrivilo…In quale personaggio ti identifichi?…Cosa non ti piace?
Dopo aver risposto alle domande, scrivi i seguenti dati:
−
la tua età;
−
di che sesso sei;
−
se hai fratelli o sorelle, maggiori, minori;
−
dove abiti;
−
la professione di tua madre;
−
la professione di tuo padre;
−
il grado di istruzione di tua madre (scuole elementari; scuole medie; scuole superiori; specificare il tipo
di diploma), università (specificare il tipo di laurea);
−
il grado di istruzione di tuo padre (scuole elementari; scuole medie; scuole superiori; specificare il tipo
di diploma), università (specificare il tipo di laurea);
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Come si può vedere, le due prime domande sono dirette e molto esplicite. Sono state aggiunte dopo la fase del
pre−test per provocare risposte altrettanto dirette ed esplicite, avendo rilevato la necessità dei giovani di capire
immediatamente e in modo chiaro il problema su cui si chiedeva il loro parere. Le altre domande sono invece
più proiettive. L’intento era quello di portare il ragazzo/za a dire più di quanto consapevolmente avrebbe
voluto, facendo leva sul meccanismo dell’assunzione di ruolo e dell’identificazione. Per esempio, gli/le
abbiamo proposto di rispondere, immaginandosi di “vestire i panni” di un autore/trice o del protagonista di un
libro. In questo modo, si è presunto di riuscire a far emergere anche le risposte e le opinioni, circa la lettura,
meno ovvie, scontate e più personali.
Il tipo di ricerca proposta è di tipo qualitativo, basandosi sull’analisi e il successivo approfondimento di
risposte a domande aperte. Il motivo di tale scelta si giustifica con la finalità principale dell’indagine: riuscire
a far raccontare ai ragazzi e alle ragazze il più possibile rispetto alle loro esperienze di lettura, per cogliere
anche nei dettagli dei loro racconti le motivazioni alla lettura più profonde, meno note e meno ipotizzabili. La
ricerca è stata del resto pianificata proprio per permettere un lavoro di analisi ottimale sulle motivazioni
“sommerse”, facendo in modo che queste emergessero quasi spontaneamente dai ragazzi/ze, con mezzi
impositivi e consegne minime, e lasciando il tempo, lungo e necessario, per la loro rivelazione.
Da quanto detto, si intuisce l’ipotesi del nostro lavoro, e cioè che non si possa considerare il rapporto
giovani−lettura come una realtà a parte, distaccata da tutto quello che rientra nel complesso universo
giovanile. Anche gli usi e le abitudini di lettura, le scelte fatte in tema di generi e protagonisti possono essere
in effetti interpretati come “segni” attraverso i quali i giovani lanciano messaggi che risultano utili per
comprendere meglio le loro aspettative, credenze, rappresentazioni, richieste, come i loro bisogni e necessità.
Di conseguenza gli elaborati e, insieme, i colloqui vogliono essere gli strumenti di una ricerca che, per
scoprire le motivazioni del piacere o della disaffezione del leggere, non possono prescindere dall’opportunità
di offrire ai ragazzi/ze uno “spazio di ascolto prolungato”, in più momenti e occasioni, delle loro opinioni da
parte degli “adulti”.
In un contesto interattivo, questo “spazio di ascolto prolungato” è senz’altro positivo per entrambi gli attori
della ricerca: insegnanti e ragazzi/ze. Ai docenti si propone di esercitare l’ascolto, ai giovani la
comunicazione. In questo modo, il rapporto docenti−ragazzi/ze viene invertito: ai professori si domanda di
ascoltare, mentre agli allievi si chiede di intervenire.
Proprio per incoraggiare questi ultimi a comunicare in modo libero, si è preferito chiedere loro di rispondere a
delle domande aperte, invece che scegliere fra una serie di risposte chiuse già stabilite, e di partecipare a dei
colloqui in cui approfondire quanto emerso dagli elaborati. Ai docenti, invece, si è chiesto di essere
disponibili a considerare i risultati dell’indagine. Ogni richiesta è stata formulata al fine di sollecitare, nel
modo meno invasivo possibile, delle attese e delle domande in fatto di lettura. Sarebbe già una conquista se il
termine della ricerca segnasse l’inizio della diffusione dell’idea che “si legge non tanto perché fa bene, ma
piuttosto perché ci fa sentire bene” con noi e con gli altri.
Nell’analizzare gli elaborati dei ragazzi/ze, abbiamo allora cercato di individuare “cosa” dei libri e del leggere
li “fa sentire bene o male”, in modo da capire “cosa” occorre per rendere loro la lettura più coinvolgente,
piacevole e necessaria. L’analisi è stata condotta prima in modo analitico e poi in modo sintetico. Di
conseguenza, sono stati dapprima considerati tutti i singoli item proposti nella traccia dell’elaborato − motivi
del piacere o della disaffezione per la lettura; genere di storia e personaggi dei libri “ideali” versus genere di
storia e personaggi dei libri “preferiti fra quelli letti”; genere e personaggi televisivi preferiti −. In un secondo
tempo, gli item sono stati interpretati nel loro insieme, trasversalmente, “incrociandoli” con il genere sessuale
dei giovani, per vedere se esistono differenze circa gli usi e le modalità del leggere fra maschi e femmine.
Non abbiamo ritenuto opportuno “incrociare” i dati con alcuna altra variabile fra quelle rilevate − età; l’avere
fratelli/sorelle; luogo di abitazione; professione della madre e del padre; grado di istruzione della madre e del
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padre − fondamentalmente per i seguenti ordini di motivi. La ricerca, come detto, è stata ideata per essere di
tipo qualitativo, e il fine, quindi, non è stato quello di ottenere dati quantitativi. Al contrario, proprio per la sua
natura qualitativa, lo studio ha cercato di delineare uno scenario di massima, “sfumato” e discreto sul rapporto
giovani e lettura, senza la presunzione di avanzare alcuna velleità di precisione statistica. In tale contesto, ogni
“incrocio” rischiava di essere azzardato e fuori luogo. Abbiamo inoltre evitato di parlare in termini
percentuali, preferendo a questi descrittori nominali come “la maggior parte di”, piuttosto che “la minore parte
di”, trovandoli non solo più adeguati al tipo di analisi, ma anche più corretti, visto il numero di ragazzi/ze
coinvolti nella ricerca. Questo infatti si presta meglio per lavori di indagine iniziale, esplorativa, che non per
studi statistici. Non era del resto nostra intenzione “inquadrare” e descrivere con “esattezza matematica” una
parte, seppur minima, dell’universo giovanile, vista la sua complessità e fluidità. Così, sia la rilevazione dei
dati socio−demografici che l’analisi degli elaborati ci sono serviti soprattutto per capire “a grandi linee” chi
fossero i nostri interlocutori, in modo da avere degli stessi delle indicazioni di sfondo, pur sempre accurate.
Una prima lettura di questi dati di sfondo ci ha fatto definitivamente mettere da parte ogni idea di tentare
incroci e statistiche, per un’altra ragione: l’aver constatato che, da un punto di vista socio−culturale, il gruppo
di ragazzi e ragazze contattati possedevano caratteristiche più o meno omogenee. In effetti, considerando
l’estrazione sociale in base al lavoro e al grado di istruzione dei genitori dei nostri giovani, possiamo dire che
la maggior parte di essi è figlio/a di piccoli artigiani, operai e impiegati con un grado di istruzione per lo più
di licenza elementare e media. Il numero di genitori con diploma di studi secondari è inferiore, mentre sono
pochissimi i laureati.
Dopo aver esposto l’obiettivo, l’ipotesi, gli strumenti di ricerca e la metodologia di analisi, diamo ora qualche
ulteriore cenno riguardo alla composizione del gruppo di studenti coinvolti nello studio. All’indagine hanno
partecipato un totale di 260 ragazzi/ze, di cui 139 maschi e 121 femmine fra i 14 e i 19 anni di età,
frequentanti le seguenti scuole secondarie: Istituto Tecnico Industriale Statale “A. Meucci”; Istituto
Professionale Commerciale e Turistico “Sassetti−Peruzzi”; Istituto Tecnico per Ragionieri “Russell−Newton”;
Istituto Tecnico per Geometri “Russell−Newton”. Il questionario era stato inoltre “testato” in precedenza su
50 studenti del Liceo Scientifico “Russell−Newton”.
Sulla base del grado di istruzione dei genitori, abbiamo ritenuto plausibile individuare tre tipi di estrazione
socio−culturale dei ragazzi e delle ragazze: medio−alta − scuola secondaria e università −, media − solo
scuola secondaria −, medio−bassa − scuola media ed elementare −. Siamo consapevoli che desumere
l’estrazione socio−culturale dal grado di istruzione dei genitori è un’operazione molto approssimativa.
Purtroppo, tuttavia, non avevamo altri elementi a nostra disposizione e conoscenza per lo scopo.
Considerando anche la scuola e la classe di appartenenza, il gruppo di studenti intervistato è risultato così
suddivisibile:
Estrazione
Studenti
Studentesse
Totali
Media−alta
8
7
15
Media
64
45
109
Medio−bassa
62
63
125
Senza dati
5
6
11
Prima di passare all’analisi degli elaborati, ricordiamo che la stessa deve essere letta come risultato
iniziale della prima fase della ricerca. La scrittura e poi l’analisi degli elaborati hanno avuto una funzione
esplorativa e sono serviti, lo ripetiamo, solo per avere un’idea generica e generale delle motivazione del
piacere o della disaffezione del leggere. Queste motivazioni, qui rilevate a grandi linee, sono da approfondire
in un momento successivo con i colloqui. Una ricerca di tale tipo, che dura nel lungo periodo e i cui risultati
vengono “rilanciati” ai ragazzi/ze, senza terminare in un veloce quanto superficiale riassunto di dati, si
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propone di essere non solo diagnostica ma anche terapeutica.
In quest’ottica, la “bontà” degli elaborati e della loro analisi non va allora tanto ricercata nei rispettivi
contenuti, quanto nel loro riuscire a essere vissuti dai ragazzi/ze come “mezzi” in grado di provocare
un’efficace interazione fra docenti e studenti. Gli elaborati e la loro analisi sono dunque solo un pretesto,
nonché la traccia da cui partire per portare avanti un dialogo fra “discenti e docenti” in cui si chiede agli attori
in gioco di scambiarsi i ruoli, per parlare di uno “strumento” al contempo didattico e di piacere − i libri −. Fa
parte del gioco “mettere in scena” l’interazione davanti a interlocutori esterni − gli intervistatori −, che
fungono da mediatori.
Non si vuole, con questo gioco di ruoli, vedere chi interpreta i “buoni” e chi i “cattivi”. La scommessa sta
proprio nel provare setting diversi, per vedere quale “funziona” meglio. È evidente che una proposta di ricerca
di tale tipo è del tutto sperimentale e non ha da offrire nessuna ricetta per convincere i ragazzi/ze a leggere. Al
contrario, tale studio mira innanzitutto a capire “per quale motivo si dovrebbe leggere” secondo i ragazzi/ze e
secondo gli adulti. Può capitare di scoprire solo che, semplicemente, le due motivazioni non coincidano.
I Ragazzi e il difficile rapporto con la lettura
Per la maggior parte dei maschi di media e medio−bassa estrazione sociale, la lettura è un’attività non scelta
come libero e piacevole passatempo, ma è vissuta come obbligo, spesso sentito come imposto dagli adulti e
dagli insegnanti. Questi, a volte, a detta dei ragazzi, la usano addirittura come forma di punizione scolastica.
Significativo, per esempio, il fatto che il leggere e la lettura vengano spesso associati, più o meno
consapevolmente, a termini quali: dovere, obbligo, imposizione, fatica, studio.
“Altri leggono solo d’estate, forse perché obbligati” (m. 14); “ai giovani di oggi piace divertirsi senza
pensare allo studio, alla lettura, benché i nostri genitori ci indirizzino verso la lettura e lo studio” (m. 15);
“Ai ragazzi di oggi leggere gli sta fatica” (m. 16); “altri ragazzi come me leggono libri ma non di propria
volontà ma obbligati dai professori” (m. 15); “alla gioventù di oggi piace divertirsi senza pensare allo
studio, alla lettura” (m. 15); “i ragazzi ... non se la sentono di fare un qualcosa (come la lettura) che
assomiglia allo studio” (m. 14); “se leggo lo faccio solo per la scuola e perché ce lo ha ordinato la prof” (m.
14); “ma alcuni (libri) li leggo anch’io, naturalmente quelli che la professoressa ci da per la scuola” (m. 16);
“a me non piace leggere e leggo solo i libri che mi ‘ordinano’ di leggere a scuola” (m. 15); “se un ragazzo
legge un libro è perché lo deve fare per la scuola” (m. 16); “(la lettura i ragazzi) la possono trovare una cosa
inutile, noiosa e senza senso, ma soprattutto perché gli viene imposta dai professori, i quali molte volte la
usano anche come forma di punizione” (m. 17).
Nei pochi casi in cui viene descritto un ragazzo che ama leggere, non se ne parla in modo positivo,
come modello da imitare. Il “lettore giovane” è in genere visto come un ragazzo diverso dai più, perché non
ama stare in compagnia, con le ragazze, fuori all’aperto, o con gli amici.
Chi ama leggere viene visto
come una persona “fuori dal comune”, singolare, in senso però prevalentemente negativo: come una persona
addirittura “depressa” per usare il loro gergo, che non sa assaporare la bellezza della natura e di quanto ci
circonda − il sole, le passeggiate, gli amici, le ragazze −. A queste bellezze “naturali”, il buon “lettore
giovane” preferisce, in modo incomprensibile, l’inchiostro, il bianco e nero delle pagine scritte e, cosa ancor
più insolita per l’età, la solitudine.
“Secondo me i ragazzi che leggono sono figli di mamma, e i ragazzi che preferiscono leggere io non li
ammiro” (m. 16); “ai giovani non piace leggere perché pensano alle ragazze e ai loro motorini” (m. 15);
“chi legge troppo io lo considero con abilità sovrannaturali perché se mi dicessero che devo leggere due ore
e mezzo diventerei pazzo” (m. 15); “è vero che i ragazzi di oggi leggono poco perché i libri sono più noiosi.
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Però alcuni ragazzi sono masochisti...” (m. 14); “penso anche che leggere sia l’unica cosa che non puoi fare
con gli amici ... e quindi senza amici ti annoi” (m. 14); “ritengo ‘depressi’ quelli che leggono, allo stesso
modo giudico quelli che passano ore e ore davanti al computer o alla tv...con il termine depressi intendo che
non si sanno divertire” (m. 17); “se un ragazzo dei nostri tempi passa meno tempo fuori con gli amici e più
tempo a studiare o a leggere viene preso in giro” (m. 18).
Secondo i ragazzi leggere è un’occupazione rilassante e comprensibile solo per gli adulti: per loro,
invece, rilassarsi significa staccare gli occhi dai libri su cui sono già rimasti tanto tempo a scuola, per di più
seduti e in un ambiente chiuso. Così, la lettura di libri è vissuta più come un continuum delle attività
scolastiche e dei tanti impegni affini, considerati troppi, che non come un piacevole passatempo. La lettura è
associata talmente tanto alle attività scolastiche che alcuni ragazzi dichiarano falsa l’affermazione che i
giovani sono “lettori deboli”, dal momento che sui libri vi rimangono per ore e ore. Per loro dunque non è
individuabile alcuna distinzione fra lettura scolastica e lettura di puro svago: la prima assorbe e include la
seconda.
Il tempo libero inoltre, secondo i ragazzi, è poco, e quel poco è naturale e normale dedicarlo al
motorino, agli amici, alle ragazze, anziché ad attività sentite come faticose e obbligate, dal momento che
richiedono impegno mentale e sono per lo più imposte da adulti e professori.
“Il secondo motivo (per cui i giovani leggono poco) è il poco tempo libero, creato di molteplici impegni che
ormai sono tipici di una vita di un ragazzo” (m. 14); “posso capire perché i ragazzi della mia età non
vogliono leggere o non leggono. Perché come me hanno altre cose a cui pensare come: l’amore, lo sport, gli
amici...” (m. 14); “per me non è che ai giovani non piace leggere ma è che non trovano il tempo. Nel poco
tempo libero che si ha si preferisce fare altre cose (uscire con amici, giocare al computer” (m. 14); “noi
ragazzi oggi abbiamo le giornate sempre molto occupate...ormai leggere è solo a livello di studio” (m. 16);
“purtroppo leggere ... è come un modo di restare moralmente in una zona didattica e scolastica” (m. 16); “i
ragazzi stanno la mattina circa 5−6 ore a scuola a sentire parlare di cose spesso noiosissime...quindi una
volta finita la mattinata il ragazzo si sente di fare di tutto fuorché leggere... di fare tutto quello che non ci fa
stancare mentalmente. Infatti per me leggere ‘il buon libro’ mi stanca e parecchio però conosco gente (tutti
adulti) che si rilassano” (m. 17); “i ragazzi della mia età leggono e non poco, certo dopo aver letto per 8−9
ore al giorno può essere comprensibile un quasi totale disinteresse per testi non didattici” (m. 16);
“preferisco essere un ignorante piuttosto che starmene segregato in casa o in un qualsiasi locale mentre
posso liberamente divertirmi con i miei amici all’aria aperta” (m. 17).
Non abbiamo rilevato comunque solo giudizi negativi verso la lettura. Alcuni ragazzi hanno scritto che
questa attività è utile e necessaria per essere acculturati, per allargare gli orizzonti delle proprie conoscenze,
per scrivere, parlare ed esprimersi meglio, per riuscire bene a scuola. Queste considerazioni rivelano un
atteggiamento di fondo contraddittorio, tipico per altro degli adolescenti in generale, oltre a dare
l’impressione che, in realtà, i giudizi positivi sulla lettura siano per lo più luoghi comuni. Le motivazioni
espresse dai ragazzi sul “perché si dovrebbe leggere” risultano così poco verosimili e soprattutto distaccate e
distanti dal loro mondo, proprie piuttosto del mondo degli “adulti” e ripetute magari solo perché si sono
“sentite dire da altri”.
“La lettura è una perdita di tempo e i giovani devono pensare ad altre cose, sport, musica, televisione” (m.
14); “i ragazzi vogliono godersi la vita, scoprire nuove cose, nuovi mondi” (m. 15); “ad alcuni, come me,
non piace leggere perché ritiene la lettura una perdita di tempo, ma purtroppo allenarsi a leggere è molto
utile” (m. 15); “preferisco andare ad allenarmi o uscire con le ragazze invece che leggere un bel libro, anche
se so che leggere è una cosa positiva” (m. 16); “ci sono dei ragazzi che ritengono utile leggere per imparare
nuovi vocaboli e per imparare a parlare meglio...per altri invece leggere può essere noioso perché
preferiscono giocare al computer, guardare la televisione (che è meno impegnativo) e giocare a calcio o
qualunque altro hobby” (m. 14); “mi serve leggere anche perché mi aiuta a svolgere meglio i
temi...comunque un giovane se non obbligato non comprerebbe mai di sua iniziativa un libro” (m. 15).
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A distogliere i giovani dalla lettura non è solo la “fatica cognitiva” che essa richiede, ma anche la varietà di
attività e passatempi a cui i giovani possono dedicarsi. Fra questi abbiamo innanzitutto le nuove tecnologie −
come i videogiochi, internet, il computer − e poi la tv, la radio, i compact discs, mezzi che, secondo la
maggior parte dei ragazzi, permettono di occupare il tempo in modo più divertente della lettura. Anche nei
confronti di questi mezzi più moderni, popolari, “appetibili” e pubblicizzati di quanto siano i libri, esistono
tuttavia punti di vista contrastanti. Qualche critica viene infatti rivolta sia ai videogiochi che al computer −
ritenuti inutili perditempo −, sia alla televisione, il cui gradimento, anche se in realtà seguita, non sembra, a
parole, essere alto. I suoi programmi sono infatti a volte definiti “vuoti” e insulsi. Inoltre, guardare la tv non
sembra essere un’attività alla “moda” fra questi giovani, che dicono di accenderla quando non hanno niente di
meglio da fare, specialmente alla sera per rilassarsi.
“Secondo me, uscire con gli amici, guardare la televisione e fare videogiochi è molto più interessante di
leggere libri” (m. 14); “oltre ai videogiochi i ragazzi invece di leggere preferiscono uscire con le ragazze o
con gli amici” (m. 16); “Secondo me (i giovani leggono poco) perché la televisione o il computer hanno
preso il sopravvento e i giovani preferiscono uscire insieme agli amici per praticare sport o altro” (m. 14);
“con l’avvento della tecnologia i giovani hanno abbandonato la lettura che può essere vista come uno spreco
inutile di tempo che può essere passato benissimo alla sala giochi...ci siamo ridotti così male da passare
circa 40 minuti ad uno stupido videogioco” (m. 14); “oggi i giovani giocano ai videogames e navigano su
internet. Che merda di passatempo” (m. 14); “la tecnologia e ... i vari videogames spingono i giovani a
distaccarsi dai libri per chiudersi in una stanza soli e di fronte ad uno schermo che proietta giochi, film,
trasmissioni e questo sciupa l’intelligenza dei ragazzi che si trovano ad essere quasi come dei drogati della
televisione” (m. 17); “In quanto alla televisione sarebbe meglio farne a meno perché secondo me la metà
della televisione sarebbe da cestinare” (m. 17).
La lettura allora, stando a quanto dicono i ragazzi, viene giudicata meglio di tante altre occupazioni − è utile,
non è un’attività futile, “fa bene all’intelletto” −. Rimane comunque il problema che non è praticata, non
essendo sentita come passatempo piacevole ma come fatica impegnativa, da svolgere, oltretutto, in solitudine.
A questo, si aggiunga il fatto che, come già detto, nella maggior parte dei casi, i libri sono imposti dai
professori. Talvolta, poi, vengono consigliati libri datati, poco pubblicizzati, difficili e complessi per il
linguaggio e il contenuto, o semplicemente poco adatti ai ragazzi d’oggi.
Va detto inoltre che i giovani sono sempre più frequentemente esposti a ricevere sollecitazioni “forti” da parte
dei media. La cultura dell’immagine, non più sequenziale e lineare come quella della scrittura, ma
frammentaria, fatta di effetti speciali, suoni e colori frastornanti, ha reso probabilmente un pò tutti, ma in
particolare i giovani, meno disponibili verso il piacere veicolato da media più discreti, “silenziosi”, capaci di
provocare sensazioni meno immediate, come sanno invece provocare i libri.
Un’altra caratteristica che
allontana i giovani dalla lettura è la lunghezza dei testi: abituati come sono alla veloce, accattivante e facile
cultura (tele)visiva e ad altri passatempi “mordi e fuggi”, il tempo necessario al leggere sembra troppo lungo,
lento e gravoso. Così, il mondo dei libri diviene ancora più “distante” dall’universo culturale giovanile,
assimilabile all’elevato, ma poco popolare, mondo dell’arte e della “cultura alta”, come sostengono alcuni
ragazzi.
Solo i “sottouniversi” dei fumetti, insieme a quelli delle riviste di motori, sport, musica o informatica,
vengono sentiti come piacevoli passatempi letterari, vicini alla realtà dei giovani.
“Il terzo ed ultimo motivo (per cui i giovani non leggono) è la mancanza di interesse verso l’arte, causato
dalla poca pubblicità a favore dell’arte” (m. 14); “alcuni libri sono un po' pesanti, complicati da leggere”
(m. 15); “in altri casi i libri proposti dai professori non sono coinvolgenti, o sono troppo lunghi, o talmente
vecchi che il linguaggio è quasi incomprensibile” (m. 16); “alcuni libri consigliati dagli insegnanti sono un
po' vecchiotti e con un linguaggio poco comprensibile” (m. 15); “non ci sono libri interessanti, sono troppo
lunghi e noiosi, molti hanno un linguaggio troppo difficile” (m. 14); “a scuola vengono proposti dei libri non
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adatti all’età che ha un ragazzo” (m. 16); “i libri sono troppo lunghi e quindi un ragazzo che volesse anche
leggere la sera dopo cena al posto di (vedere) un film non ci riesce perché non ci sono libri interessanti di
settanta pagine” (m. 14); “un libro inoltre non trasmette immagini a colori (e questo è un handicap a
svantaggio dei libri rispetto alla tv o al computer)” (m. 18); “i ragazzi scelgono i libri in base all’altezza e
non alla sostanza...leggere sta diventando quasi una fatica, molti ragazzi preferiscono guardare il film
piuttosto che il libro, forse perché un film ...è più veloce” (m 14); “secondo me leggere è una rottura di
scatole perché ci metti troppo a finirlo mentre è più comodo guardare un film” (m. 15); “credo che se noi
ragazzi abbiamo del tempo libero, scegliamo di spenderlo non nella lettura ma con altri passatempi che ci
arrivano prima e più direttamente sia nei sensi che nei contenuti” (m. 18); “se devo leggere qualcosa, scelgo
un libro non molto alto, con poche pagine e scorrevoli” (m. 15); “secondo me è vero che le generazioni
moderne sono distaccate dal leggere. O meglio dal leggere letture ‘serie’, infatti i fumetti vengono sempre
letti” (m. 14); “ci sono cose a cui ai giovani piace di più interessarsi come la televisione, il libro non
rispecchia la realtà dei giovani” (m. 15); “comunque qualche lettura la facciamo: come qualche rivista
specializzata di musica, di sport o degli amati videogiochi” (m. 16); “quando si tratta di riviste specializzate
come riviste di auto o di telefoni o computer il nostro interesse si sveglia” (m. 16); “le letture abituali non
sono i classici libri, ma le riviste di moto, videogiochi, fumetti, giornali sportivi...e sgradiscono le letture
scolastiche, cioè i libri assegnati dall’insegnante e quindi che bisogna leggere per forza” (m. 15).
Per i nostri giovani, non è solo impegnativo il momento della lettura, ma anche quello della scelta dei libri: i
titoli sono effettivamente molti, e i ragazzi si sentono disorientati di fronte all’ampia offerta. Da un lato
dunque questi ragazzi criticano insegnanti e adulti quando tendono a imporre libri magari complessi e a volte
un po' datati; d’altro canto gli stessi ragazzi desiderano poter contare sui suggerimenti e i consigli di lettura
innanzitutto degli insegnanti. Quello che i ragazzi sembrano chiedere loro è dunque una sorta di “consulenza”
circa i vari libri che sono sul mercato, lasciando però da parte ogni velleità impositiva.
Non è un ruolo
facile quello che i giovani cercano negli adulti: per svolgerlo al meglio, questi dovrebbero avere una buona
conoscenza di libri in generale ed essere aggiornati sulla letteratura per ragazzi contemporanea. Inoltre, dopo
aver suggerito una rosa di titoli, dovrebbero essere in grado di “ritirarsi”, evitando ogni commento e giudizio
sulle scelte finali dei giovani, e lasciandoli liberi di decidere cosa e quanto leggere.
“I ragazzi non leggono anche ... perché non sanno quali libri poter comprare...entrati in qualunque libreria
non sappiamo dove mettere le mani” (m. 14); “in città ci sono poche librerie grandi e nelle librerie più
piccole ci sono più libri immensi che non finiscono mai e di genere che non parlano a ragazzi ed i ragazzi
quando vanno a comprare il libro per la prima volta sono convinti a forza da genitori, non riescono a trovare
il genere preferito da loro e quindi tornano a casa e si riattaccano alla televisione” (m. 14); “parte della
colpa (della disaffezione al leggere) va anche alla scuola che impone testi classici letti e straletti che non
servono altro che ad annoiare...un ragazzo dovrebbe leggere quello che gli piace di più, logicamente
consigliato e guidato da un professore che può aiutarlo a conoscere testi nuovi o a scegliere una linea di
lettura che più confà all’alunno” (m. 16).
La richiesta di “consulenza” e collaborazione nella scelta dei libri è rivolta soprattutto agli insegnanti. Non
vengono invece nominati i genitori, considerati poco adatti a suggerire letture, non essendo loro stessi,
probabilmente, dei lettori.
Le aspettattive e le attese di “aiuto” da parte degli insegnanti sembrano essere
positive. Secondo i ragazzi, il problema nei loro riguardi rimane invece fondamentalmente il seguente: i
consigli sulle letture riguardano libri classici, talvolta un po' vecchiotti, che divengono anche oggetto di
interrogazioni o compiti in classe. Fra i libri che vengono citati come esempi negativi di letture imposte,
troviamo per esempio “I Promessi Sposi” e la “Divina Commedia”, giudicati fuori luogo, fuori moda e fuori
tempo.
“In alcuni casi (la scuola) ha contribuito a sovrapopolare la tribù dei non−leggenti proponendo testi come I
Promessi Sposi. Questo libro è talmente noioso...” (m. 15); “è già due anni che leggo I Promessi Sposi e non
è che sia una gran lettura adatta alla nostra età” (m. 16); “so anche, per esperienza, che i ragazzi rimangono
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traumatizzati dalle letture fatte in classe perché nella scuola si legge la Divina Commedia e I Promessi
Sposi” (m. 17); “se un ragazzo ha in casa due genitori che hanno studiato...i figli sono più spinti a studiare e
a leggere perché i genitori li invogliano di più e consigliano ai propri figli quali libri leggere e quali sono più
adatti a loro. Mentre a scuola si legge Dante e Manzoni e un ragazzo di sedici anni capisce poco di un testo
del genere” (m. 16).
Chiedendo ai ragazzi di immedesimarsi nei panni di un autore di libri, una buona parte di essi ha scritto
che narrerebbe storie di vita quotidiana (28), in cui parlare e trattare, in modo semplice e realistico, con
qualche nota di comicità, di problematiche giovanili, come possono essere i rapporti con le ragazze, con gli
amici, con i genitori. In questo modo, i ragazzi hanno espresso il desiderio di poter trovare fra le righe di un
libro le soluzioni ai loro tanti quesiti e alle loro tante titubanze di fronte ai problemi della vita di tutti i giorni.
L’impressione che si ha leggendo i loro scritti è allora che, potendo essere degli autori, trasporrebbero la loro
vita e le loro esperienze sulla carta stampata, ambientandole, di preferenza, in contesti americani.
Fra i
ragazzi “ipotetici scrittori” di racconti di vita quotidiana, includiamo anche quelli che racconterebbero storie
d’amore (8), dove non mancano riferimenti un po' trasgressivi.
“Scriverei una storia d’amore ambientata in una città come New York o Los Angeles...all’interno di questa
combinerei tantissimi matrimoni felici e altrettanti divorzi” (m. 14); “scriverei un libro comico possibilmente
che raffiguri la vita reale di tutti i giorni” (m. 14); “se dovessi scrivere un libro lo intitolerei ‘Le scemenze
dei ragazzi’. Ci inserirei tutte le bischerate che dicono i ragazzi in discoteca, in centro e ... a scuola” (m.
15)); “parlerei di storie di ragazzi e lo ambienterei (il libro) in un college americano...per far capire agli
adulti come è difficile essere adolescenti” (m. 16); “Se fossi uno scrittore cercherei di scrivere un libro che
arrivi direttamente alla mente dei giovani...quindi scriverei una specie di riassunto della mia adolescenza...mi
impersonerei in me stesso perché rappresenterei le menti degli adolescenti” (m. 16); “racconterei di una
storia reale...magari anche della vita quotidiana, di routine...io, logicamente, sarei il protagonista” (m. 16);
“scriverei (un libro) riguardante i problemi dei giovani, sulle difficoltà che incontrano al cambio di scuola,
alla scelta di amicizie...parlando anche dei conflitti che si hanno con i genitori” (m. 16); “scriverei una storia
sul mio gruppo di amici compreso me...parlerei (anche delle) prime esperienze con le ragazze” (m. 16);
“scriverei la classica storia di un ragazzo che parla dei suoi problemi con la scuola, con l’amore, con i
genitori” (m. 17).
Secondariamente, troviamo un gruppo di ragazzi, di poco inferiore al precedente, che scriverebbe
storie giallo−horror (29). In queste si parla di diversi omicidi, a volte a sfondo sessuale, con situazioni al
limite del reale o del tutto fantastiche, con investigatori e poliziotti esperti e intelligenti, in cui spesso si
identificano i ragazzi. Con una certa frequenza, abbiamo trovato pure racconti che parlano di sette sataniche.
“Scriverei un horror nel quale una persona viene rapita e torturata...mi identifico nel commissario che
svolge le indagini” (m. 15); “scriverei la storia di un giovane atleta (che) si accorge che il presidente (della
sua squadra) era una persona strana...faceva parte di una setta satanica...mi identificherei nel ragazzo
sedicenne ...anche perché sono un atleta come lui” (m. 16); “farei una storia di paura. Cioè di ragazzi che
entrano a far parte di sette religiose” (m. 15); “scriverei un libro horror...due ragazzi si ritrovano a
combattere contro strani mostri devoti a Satana” (m. 16); “scriverei un libro poliziesco...una storia molto
ingarbugliata...mi identificherei con uno dei suoi collaboratori (del commissario)” (m. 14); “in questo
periodo sto seguendo il genere horror−noir in particolare H.P. Lovecraft ed Edgar Allan Poe, e scriverei un
libro che parla di un ragazzo che trova un antico manoscritto in una casa sperduta nel bosco...un libro di
magia” (m. 17).
Sono diversi pure i ragazzi che racconterebbero storie fantascientifiche (19), dove l’atmosfera è cupa, il
futuro è incerto e deprimente, non positivo, e la natura è devastata e contaminata. A volte si parla di incontri
8
con alieni o androidi, e qui i rimandi a film e videogiochi sono frequenti.
“Poiché ho intenzione di non far progredire la tecnologia, almeno non oltre il livello medioevale, e
supplire alla mancanza con la magia...mi identificherei in una creatura che ha la gestione dell’intero
universo” (m. 15); “scriverei un libro di fantascienza. Questo libro deve parlare della fine del mondo...mi
identificherei in un personaggio che ruba alla gente ed infine salverei il mondo da una guerra nucleare” (m.
16); “scriverei un libro di fantascienza del genere di ‘Cacciatore di androidi’, un libro che parla di un uomo
che deve catturare e uccidere gli androidi” (m. 14); “(scriverei) un racconto divertente e allo stesso tempo
fantastico...ci sono dei poliziotti computerizzati che cercano di eliminare dei ribelli che vogliono distruggere
questa realtà” (m. 16); “se scrivessi un libro lo farei di fantascienza tipo ‘Starship Troopers’, ‘Indipendence
day’. Una storia che parla di conquista dello spazio, di scontri tra umani e alieni come nel videogioco
Starcroft” (m. 14); “scriverei una storia dove incombe la guerra tra il genere umano e un’altra razza
aliena...insomma farei un libro sul mio gioco per computer ‘Wing Commander Profecy’” (m. 15); “a molti
miei amici piace leggere libri riguardanti il passato, con incidenti misteriosi, fenomeni paranormali” (m. 16);
“scriverei una storia che è un misto tra l’avventura e la fantasia...la storia di un ragazzo di sedici anni ... che
si ritrova nella New York del 3.000 dove si trovano tutti i rifiuti” (m. 14).
In ordine decrescente, troviamo poi chi scriverebbe storie dei seguenti generi:
avventuroso−d’azione (13) alla Indiana Jones − personaggio a volte ricordato come esemplare −; comico (10);
fantasy (6); storie di guerra (5); storie di sport (4); storie di musica (2); libri storici (1); storie d’attualità (1);
sulla solidarietà (1); poesie (1); non risponde (10).
“Opterei (per scrivere) un racconto umoristico...una descrizione di atteggiamenti tipici (vedi studente, vedi
massaia, vedi donna anziana)” (m. 16); “poi ci sono (i racconti) di tipo satirico che ti ‘prendono’ nella
lettura perché pieni di battute o scherzi divertenti” (m. 16).
Per quanto riguarda le identificazioni, i personaggi in cui di preferenza si proiettano i ragazzi sono i
protagonisti delle storie da loro stessi narrate. Fra questi troviamo atletici ragazzi, che eccellono in qualche
sport, o ragazzi comuni, con problemi comuni, nel caso di storie di vita quotidiana; intraprendenti commissari,
intelligenti poliziotti, o temerari giovani nel caso dei gialli−horror; audaci difensori della terra e della razza
umana o instancabili esploratori nel caso dei racconti fantasy−avventurosi/fantascientifici.
Passiamo ora invece a considerare le preferenze in fatto di libri effettivamente letti. La maggior parte dei
ragazzi coinvolti nella ricerca citano un titolo consigliato dagli insegnanti. Fra questi, alcuni ricordano “Il
giovane Holden” di Salinger, generalmente apprezzato, anche se lo stile talvolta annoia un po'; diversi
ricordano Novecento di Baricco, che è generalmente piaciuto, anche per il linguaggio attuale, nonostante una
prima, negativa impressione data dal titolo. Questo racconto non è però riuscito a far scattare alcuna
identificazione e forse il suo apprezzamento da parte dei ragazzi è dipeso più dal fatto che Baricco è un autore
“di moda” e contemporaneo, che non da altri motivi.
“Il miglior libro che ho letto ultimamente è stato 900...mi è sembrato adatto a qualsiasi età dato che il
linguaggio è comprensibile” (m. 16); “molti dei ragazzi che conosco si fanno influenzare dai titoli dei libri o
dagli autori, invece poi leggendo i libri scoprono storie interessanti da far pensare e ragionare: proprio come
è successo in classe mia per il libro ... ‘Novecento’ o ... ‘Il giovane Holden’. Tutti e due molto belli che
nessuno leggerebbe se non venissero presentati ai ragazzi...” (m. 17); “l’unica cosa che non avrei messo
sono le lunghe riflessioni che Holden fa ogni poco su qualche argomento” (m. 18).
Fra i libri invece che sembrano essere divenuti veri e propri oggetti di “culto” troviamo “Jack Frusciante è
uscito dal gruppo” di Enrico Brizzi. Questo libro è piaciuto perché narra della vita e dei problemi quotidiani
dei giovani, utilizzando un linguaggio attuale, realistico e comune fra i ragazzi. Di seguito, troviamo alcuni
9
titoli di Stefano Benni di genere comico, come “Bar Sport” o “L’ultima lacrima”. Oltre che per il linguaggio e
lo stile attuale, questi libri sono piaciuti per il loro umorismo, per la varietà e per la singolarità di personaggi e
situazioni.
“Mi è piaciuto ‘Jack Frusciante è uscito dal gruppo’...è un romanzo giovanile..mi è piaciuta la tecnica di
scrittura...le brusche interruzioni” (m. 14); “il mio libro preferito che è uno dei pochissimi che ho letto è
‘Jack Frusciante è uscito dal gruppo’. È un libro che parla di un gruppo di amici...non mi è piaciuto l’inizio
perché sembra palloso e invece non lo è” (m. 16); “il libro che preferisco è ‘Jack Frusciante è uscito dal
gruppo’. Mi piace perché parla dei problemi di un ragazzo che si trova nelle classiche difficoltà della vita
giovanile” (m. 17); “un libro adatto a noi dovrebbe parlare di attualità, di ragazzi come noi; ci dovrebbe
essere un personaggio in cui identificarsi (un personaggio normale) con i suoi problemi (scuola, ragazze,
ecc..) e i suoi momenti di gioia. Per esempio un libro alla ‘Jack Frusciante è uscito dal gruppo’” (m. 18).
“Se fossi l’autore di un libro mi riferirei a Benni, mi piace molto il suo spirito di vita...i suoi racconti sono
molto umoristici e questo per i giovani di questa età è una cosa che attrae” (m. 15); “‘Bar sport’ prende in
giro la vita di tutti i giorni” (m. 16); “un autore che mi sta stimolando è Stefano Benni...sto imparando il suo
modo di scrivere e così lo capisco sempre meglio, di conseguenza mi piace sempre più” (m. 16); “di
(‘L’ultima lacrima’ di Benni) mi è piaciuto ... che non era una storia intera ma un insieme di storie diverse
tra loro...le storie erano simpatiche e strane...c’erano tantissimi personaggi” (m. 17).
Un altro genere amato è l’horror alla Stephen King, di cui viene ricordato “It”, alla Michael Crichton con
Sfera, o alla Lovecraft. Le storie di vita quotidiana di giovani, il giallo−horror, il fantasy−avventuroso e
l’umorismo si confermano così per essere tutti generi vincenti quando si tratta di aumentare il fascino del
mondo letterario. In qualche caso, raccolgono apprezzamenti pure i libri sulla guerra, sulle deportazioni e i
campi di concentramento.
“Sto raccogliendo tutta la letteratura che mi piace di più, dalle arti magiche alle sette demoniache, fino ad
arrivare ad un intricato genere giallo” (m. 17); “lo stile (che preferisco) è quello di Stephen King del quale
ho letto ben tre libri” (m. 17); “un altro genere potrebbe essere quello comico, consapevole di scrivere
qualcosa che perlomeno fa ridere e divertire le persone” (m. 17); “scriverei una storia basata sui campi di
concentramento perché è l’unico tipo di libro che leggo” (m. 16); “il mio libro preferito è ‘I sentieri dei nidi
di ragno’ di Calvino, questo libro parla di un ragazzo povero che viene coinvolto nelle rivolte partigiane
nella seconda guerra mondiale” (m. 15).
Fra i fattori che invece influiscono negativamente sul piacere del leggere troviamo, oltre a un linguaggio
complesso e non attuale, anche il numero delle pagine. I libri troppo “alti”, infatti, spaventano e vengono
rifiutati, ad eccezione di qualche libro di Stephen King.
“Le persone giovani non sono molto attratte dai libri enormi, altissimi che contengono storie lunghissime e
noiosissime...inoltre userei un linguaggio parlato...che usa vocaboli che si dicono normalmente” (m. 17); “a
me interessano i contenuti e i significati che però possano essere riconosciuti e interpretati da tutti e non solo
da chi conosce veramente la lingua italiana...un libro lo scriverei con un lessico molto semplice” (m. 17).
In sintesi, riportiamo qui di seguito, in ordine decrescente, i libri preferiti, suddivisi per genere. I titoli, così
come qualsiasi altra cosa scritta dai ragazzi e dalle ragazze, sono stati riportati fedelmente, senza apportare
alcuna correzione:
Avventuroso − vario;
10
(10)− Novecento
(3)− Il vecchio e il mare
(2)− Il terzo gemello; Forrest Gump
(1)− Libri di avventura in generale; Il giro del mondo in 80 giorni; Viaggio al centro della terra; Robinson
Crusoe; L’isola del tesoro; Balla coi lupi; Creature grandi e piccole; Ramses; Il gabbiano Jhonatan
Livingstone; Cronaca di una morte annunciata; Pomodori verdi fritti alla fermata di Whistle Stop; Il nome
della rosa; Il barone rampante; Il martello dell’Eden
Giallo, horror;
(3) − non specificati
(3)− It; Racconti di Lovecraft; Sfera
(2)− Stand by
(1) La boutique del mistero − libri di Stephen King in generale; Rat cemetery; Il cimitero degli animali− La
lunga marcia − Dracula − Paura senza limite − Contatto − Intervista con il vampiro − Il giudice e il suo boia −
Il buio oltre la siepe
− Racconti di Poe − Assassinio sull’Orient Express − Gioventù senza dio − Io sono leggenda − L’attacco del
mutante
Storie di ragazzi e ragazze;
(14)− Jack Frusciante è uscito dal gruppo
(1)− Abitare la notte − I ragazzi dello zoo di Berlino − Un anno terribile
− Avrò vent’anni nel 2000 − Una macchina da guerra
Comico;
(6)− Bar sport
(3)− Bar sotto il mare
(1)− L’ultima lacrima − La bibbia di Giobbe Covatta
Classici;
(3) − Il giovane Holden
(1)− La Divina Commedia − Il giorno della civetta − Il piccolo principe− Il Decamerone
Guerra;
11
(1)− La tregua; D−day − Pattuglia bravo two zero − I sentieri dei nidi di ragno− Un sacchetto di biglie− Il
diario di Anna Frank
Fantascientifico;
(1)− Libri fantascientifici in generale − Fahrenaight 481 − Cacciatore di androidi
− Viaggio allucinante
Fantasy;
(1)− I pilastri della terra − Il signore degli anelli − La saga di Shannara
Riviste di sport; (2)− Gazzetta dello sport
(1)− Calciopiù
Storici (
1)− La storia della Lancia − Mein Kampt
Libri sul calcio;
(1)− Il gruppo − Dalla Fiesole con tutto il cuore i tuoi ultras
Poesie;
(1) − non specificati
Riviste;
(1) − di auto
Fumetti;
(1)− Dylan Dog
Non leggo libri (10).
Non risponde (5).
Passando ai programmi tv preferiti, fra questi troviamo i seguenti, sempre in ordine decrescente e
raggruppati per genere:
Storie di ragazzi e ragazze;
(13)− Dawson’s Creek
(1) − Beverly Hills 90210
Fantasy−horror/giallo−thriller;
12
(10) − X−Files
(1)− Walker Texas Ranger
− Pacific Blue − Remington Steele − Streghe
Cartoni animati;
(6)− I Simpsons
(4) − South Park
(1)− L’uomo Tigre − Beavis and Butthead
Musicale;
(9) − MTV
(3)− Furore
(1).− TRL
Comico;
(5)− Torno Sabato
(4) − Friends
(2)− Mai dire Mike
Cronaca−attualità;
(3) − Tempi moderni
(2) − Fuego
(1)− Striscia la notizia − Turisti per caso
− Le iene− Zitti tutti parlano loro
− Ciao Darwin − telegiornale
Giochi;
(4)− Sarrabanda − Passaparola
(1)− In bocca al lupo − Colpo grosso
Sportivo;
13
(2)− Mai dire goal − Il processo di Biscardi −
(1)− partite di calcio − 90° minuto− Contro campo− Formula Uno
Film;
(2)− Philadelphia −
(1) − Rambo − Rocky − Berlinguer ti voglio bene − film comici
Spettacolare;
(7)− Real Tv
Avventuroso;
(4)− Jarod il camaleonte
(1)− McCruger − The Shentinell
Documentari;
(2)− La macchina del tempo −
(1)− Geo e Geo − Super Quark
Storie di “vita quotidiana”;
(3)− Un medico in famiglia
Drammatico;
(1)− E. R. Medici in prima linea −
Non risponde (11)
− Nessuno (3)
Nel caso dunque dei programmi televisivi, gli “ingredienti” per assicurarsi la popolarità fra i ragazzi sono le
tematiche e le problematiche relative al mondo dei giovani, come amore, amicizia, rapporti con i genitori,
vicende scolastiche. Di tutto questo trattano per esempio i serial americani tipo Dawson’s Creek e Beverly
Hills, che raccolgono in effetti molti consensi, trattando appunto della vita di tutti i giorni di un gruppo di
adolescenti. Sono pure apprezzati l’horror, i misteri, il paranormale, la suspence, tutti elementi presenti, in
quantità, in programmi come X−Files, un serial tra il giallo e il fantascientifico, che narra di fatti
extra−terrestri.Piace poi lo sport, la musica, oltre alla spettacolarità di Real Tv, programma in cui si mostrano
incidenti, esibizioni acrobatiche, evoluzioni, attività rischiose. E ancora piace l’umorismo di cartoni animati,
varietà o situation comedy come Friends, dove si narrano le vicende tragicomiche di un gruppo di amici che
abitano a New York.
“Mi piace molto ‘Real Tv’ un programma che fa vedere un aereo acrobatico che cade, oppure un incidente
stradale...perché ti lasciano veramente senza fiato” (m. 15); “il mio programma preferito è ‘Dawson’s
14
Creek’ una storia di adolescenti a puntate nella quale un gruppo di ragazzi passa insieme varie avventure
affettive e non” (m. 14); “il mio programma preferito è ‘Dawson’s Creek’ (perché) parla dei problemi dei
ragazzi all’età giovanile e a me interessa molto perché mi riguarda da vicino” (m. 16); “il mio programma
preferito è ‘X−Files’ (perché) indagano su eventi strani molte volte coinvolgenti, casi di alieni” (m. 14); “i
miei programmi preferiti sono quelli dove si vincono centinaia di milioni come ‘Sarrabanda’ o
‘Passaparola’” (m. 14); “il mio programma preferito è ‘Friends’...è un momento di relax” (m. 16).
Le disponibilità alla lettura delle ragazze
Passiamo ora ad analizzare gli elaborati scritti dalle femmine. Da questi si rileva che, per le ragazze, la lettura
è un’attività più piacevole e praticata di quanto sia per i ragazzi. Il leggere tuttavia, anche per la maggior parte
di loro, non è un’occupazione particolarmente diffusa, all’incirca per gli stessi motivi già ricordati dai
compagni coetanei, come per esempio: la maggior fatica e il maggior impegno che richiede a differenza del
guardare la tv; i numerosi e meno “noiosi” passatempi tipo ascoltare la radio, la musica, giocare con il
computer, con i videogiochi, fare dello sport o, ancora, guardare la televisione. Il tempo libero che rimane
dopo la scuola e i compiti è inoltre poco, e quel poco che rimane, anche le ragazze, dopo essere rimaste sedute
in ambienti chiusi, preferiscono passarlo fuori, all’aria aperta, in compagnia di amici e amiche o con il proprio
ragazzo. Così, alla statica e solitaria attività del leggere, ne vengono preferite altre, magari più divertenti e
dinamiche.
“Per noi è meglio ascoltare la musica, guardare la televisione o giocare con la play perché è tutto più facile”
(f. 15); “loro (i ragazzi) come me preferiscono uscire, divertirsi, stare con gli amici specialmente in queste
belle giornate e se qualche ragazzo o ragazza sta a casa, sta a studiare o a guardare la televisione...a sentire
la musica” (f. 14); “secondo me i giovani della mia età non leggono molto...il motivo è molto semplice, i
giovani d’oggi hanno la televisione, il computer, la radio, la play−station...comunque non siamo mai stati
abituati a leggere e ritrovarsi con un libro davanti è molto angosciante” (f. 20); “secondo me (il motivo per
cui i giovani non leggono) è una questione sia di tempo che di voglia” (f. 18); “(è vero che) i giovani leggono
poco, anche se leggono tanto i libri di scuola visto che devono studiare molto e soprattutto molte pagine” (f.
17); “ai giovani non piace leggere o meglio non hanno tempo di leggere perché hanno pochissimo tempo e
quando hanno un po' di tempo libero non lo sprecano a leggere ma lo usano uscendo” (f. 17); “dopo sei ore
di scuola e un pomeriggio passato a fare i compiti e studiare si ha voglia di distrarsi un po', ascoltare della
musica, uscire e incontrare gli amici” (f. 17); “ai giovani della nostra età manca soprattutto la voglia di
stare in poltrona con un libro in mano” (f. 17); “oggi noi ragazzi abbiamo interessi più intraprendenti
(rispetto alla lettura)” (f. 19).
Oltre a quelli appena ricordati, esistono poi altri motivi per cui “si legge poco” o “non si legge”. Fra
questi, abbiamo ragioni di tipo psicologico come, per esempio, la paura di essere derisi dagli amici se si
rimane in casa a leggere.
“Ci sono anche altri che se ne fregano dei libri e della lettura e prendono in giro coloro che leggono” (f. 16);
“ad alcuni giovani piace leggere, soprattutto ai secchioni” (f. 16).
Rispetto ai ragazzi, fra le ragazze si evidenzia comunque una maggiore disponibilità verso la lettura, e i
commenti relativi alla sua positività sembrano più sinceri, meno stereotipati, benché anche nel loro caso non
manchino i luoghi comuni e gli atteggiamenti di autoaccusa nei confronti di una certa superficialità tipica dei
giovani. Fra le ragazze, inoltre, in alcuni casi, la lettura sembra essere sentita veramente come un piacevole
passatempo per evadere dalla realtà di tutti i giorni e fantasticare a occhi aperti. Del resto, è noto che le donne
sono più forti e appassionate lettrici, forse perché a loro, sia per natura che per cultura, da sempre si addicono
maggiormente occupazioni che richiedono riflessione e introspezione.
15
“I ragazzi di oggi leggono pochissimo o addirittura per niente e questo secondo me è una cosa molto
negativa perché al ragazzo di oggi sarebbe molto utile (leggere)” (f. 14); “ormai tutti i ragazzi, e ci sono
anch’io, sono superficiali e scontano l’importanza di un libro” (f. 15); “i ragazzi di oggi sono un po'
fannulloni e non vogliono durare fatica, infatti a leggere si dura molta più fatica che non guardare la tv” (f.
15); “almeno per me, come penso per altri, la lettura è un modo di evadere...il tuffarsi in un altro
mondo...provoca delle sensazioni uniche” (f. 17); “i giovani della società odierna non amano leggere. Per
quanto mi riguarda però, sotto un aspetto più personale, non è proprio così; a me piace leggere, quasi tutti i
generi di libri” (f. 16); “penso che, finita la scuola, ed entrando nel mondo del lavoro, diversi saranno i
nostri interessi e ... fra questi entrerà a far parte del nostro nuovo mondo la lettura... : ci aiuterà a scaricare
lo stress e ci farà entrare, per un po', nel mondo della fantasia” (f. 18); “la lettura è una delle poche attività
che dà spazio alla mia fantasia” (f. 17).
Pure per le ragazze risulta difficile trovare un libro veramente coinvolgente, con storie in cui immedesimarsi,
scritto in modo semplice, comprensibile e attuale, che non sia una “mattonata” troppo lunga. Il problema non
è dunque tanto la lettura in sé, quanto sapere cosa leggere. Come accadeva ai ragazzi, anche le ragazze
lamentano la mancanza di una “consulenza” discreta, in fatto di libri, da parte degli adulti. Questi, come già
detto, dovrebbero essere in grado di suggerire un elenco di titoli di libri, senza imporne nessuno e soprattutto
senza esprimere giudizi in merito alle scelte fatte dai giovani. In effetti, il “dover leggere” determinati libri in
tempi prefissati è sentito come uno dei “fastidi” maggiori per le ragazze, che, quando amano leggere, amano
farlo nella massima libertà. È da notare, a questo proposito, che se imposti, i libri vengono automaticamente
dimenticati, nemmeno considerati fra le possibili letture piacevoli: il rifiuto a leggere diviene così frequente e
immediato.
“I libri che sono in circolazione sono, inoltre, troppo diversi dal modello di libro che preferirei, si dilungano
troppo e non arrivano mai al punto” (f. 17); “leggere può anche essere interessante, basta trovare il libro
giusto, magari questo è il vero problema” (f. 17); “i professori dovrebbero invogliare i propri alunni a
leggere libri di genere vario, non libri grossi come mattoni e oltretutto pesanti” (f. 19); “penso che la colpa
(della non lettura dei giovani) sia anche in parte dei professori che ci obbligano a leggere determinati libri.
Se ci lasciassero scegliere su quali letture orientarci, magari indicandoci gli autori fra cui poter scegliere,
ma lasciando a noi il cosa leggere, tutto andrebbe un po' meglio. Se invece come letture si intende quelle dei
best−seller contemporanei, allora è tutta un’altra cosa. È difficile che un ragazzo della mia età non abbia
mai aperto un libro di Stephen King oppure uno di fantascienza o un thriller. Ma queste, si sa, non sono
letture ufficialmente riconosciute...spesso poi questi autori sono anche sminuiti dai professori...La lettura è un
passatempo, vorrebbe essere un attimo di tranquillità fra lo studio, costringendoci a leggere determinati libri
ci invogliano a non leggere più” (f. 17); “io non amo leggere specialmente se qualcuno mi impone di farlo, la
cosa che odio di più è avere qualcuno che mi dice cosa ed entro quanto leggere un libro” (f. 16); “quando
leggo un libro che mi è stato suggerito da un professore non lo faccio perché mi va di farlo ma mi sento un
po' costretta così la storia finisce per non piacermi” (f. 17); “a me piace leggere ma trovo raramente il tempo
per farlo. In vacanza leggo molto ma spesso mi pesa dover essere legata ai titoli che impongono i professori.
Anche le scadenze mi pesano molto” (f. 17); “non leggo con piacere quando un autore che non capisco mi
viene imposto ed allora ho proprio un rifiuto mentale” (f. 21); “non ho un libro preferito in quanto non erano
interessanti in quanto erano ‘imposti’ dalla scuola... Non li ho mai finiti di leggere perché li trovavo noiosi”
(f. 18); “non ho un libro preferito anche perché quello che ho letto è stato solo per la scuola” (f. 20).
È bene non dimenticare che fra le letture giovanili vanno incluse anche quelle di fumetti, di riviste in
generale e di musica in particolare. Non vanno nemmeno dimenticate le letture di testi multimediali, oltre a
testi e saggi riportati su floppy e compact discs.
“Se e quando (i giovani) si dedicano a questa attività al massimo lo fanno per leggere riviste, fumetti o cose
del genere” (f. 17); “a me piace molto leggere e anche i miei amici leggono, certamente alcuni non leggono i
romanzi ‘caratteristici’ o i più famosi libri ma anche sfogliare una rivista o una biografia del cantante
16
preferito rientra nella lettura” (f. 16); “un’altra forma di lettura a cui i giovani si avvicinano...è quella dei
testi informatici. Enciclopedie multimediali, testi e saggi su cd” (f. 21).
La maggior parte delle ragazze, se potessero trasformarsi in autrici, scriverebbero storie
sentimentali−romantiche (48), alla Liala, con problemi, intrighi, dilemmi fondamentali, riguardanti, per
esempio, la scelta fra amicizia e amore. Le loro struggenti storie d’amore trattano per lo più di ragazzi e
ragazze della loro età, ambientate in luoghi e tempi attuali, non sempre chiaramente specificati. A volte sono
localizzate all’estero, negli Stati Uniti, per esempio, in luoghi esotici oppure fantastici − luoghi e tempi
passati, castelli, corti, posti da favola, dove non mancano i riferimenti a fiabe e racconti noti −. In genere, si
parla di colpi di fulmine, di amori impossibili, struggenti, non corrisposti o di storie d’amore tormentate, con
litigi e tradimenti, spesso però a lieto fine. Sono soprattutto le famiglie della coppia di ragazzi innamorati, di
cui si narra, a porre ostacoli alle loro love−story, a causa di motivi riguardanti differenze di status, oppure a
causa di legami precedenti con altre persone. L’impressione è quella che, in queste storie, le ragazze riflettano
le loro personali esperienze amorose, i relativi “drammi”, le loro emozioni, paure e sensazioni. Il desiderio di
fuga rilevabile negli elaborati esprime la tendenza tipica dell’età di essere liberi, di crescere in fretta per avere
una vita propria, anche di coppia, non gestita né “controllata” da altri. Storie d’amore dunque “realistiche”,
vicine al loro vissuto, benché esasperate.
In esse, talvolta, troviamo altri temi ricorrenti come quello della droga − ragazze che si innamorano di
tossicodipendenti, per esempio − o “dell’assistenza” − “lei” che conforta e aiuta “lui”, magari malato o in
difficoltà −. Le identificazioni scattano con le protagoniste di queste storie d’amore; in esse, le ragazze
riflettono appunto i loro stessi desideri, sogni, timori, emozioni e sentimenti. Per lo più, le protagoniste delle
storie d’amore in cui avvengono le proiezioni sono giovani semplici, timide, alle loro prime esperienze
d’amore, che fanno fatica a emergere e a farsi notare, che non si sentono allo stesso livello dell’amato. Questa
“fatica” e inadeguatezza rispecchiano probabilmente la fatica provata dalle ragazze a fronteggiare i tanti
cambiamenti, fisici, cognitivi ed emotivi, che l’adolescenza e la crescita comportano, cambiamenti che spesso
accentuano timidezza e senso di inferiorità o inadeguatezza.
A detta di alcune ragazze, i modelli imposti dai vari media, tv innanzitutto, come possono essere attrici belle,
magre e apparentemente sicure di sé, non aiutano certo a superare queste difficoltà del crescere.
“Scriverei un romanzo d’amore, ad esempio due ragazzi che lottano per il loro amore” (f. 14); “scriverei un
libro che parla di storie d’amore coltivate fra i banchi di scuola, ma anche delusioni e dispiaceri di giovani
quindicenni” (f. 15); “scriverei la storia più romantica di tutti i tempi...alla domanda è più importante
l’amore o l’amicizia tutti rispondono l’amore e forse è vero” (f. 16); “scriverei un ‘Romeo e Giulietta’
moderno. Tutte le ragazze pensano e immaginano di vivere una storia tutta rosa e fiori con il proprio principe
azzurro” (f. 16); “l’avventura che vivrei (e scriverei) è quella di scappare via con il mio amore, non per
sempre, ma per un lungo periodo” (f. 16); “parlerei di una ragazza che si trasferisce in una città nuova e
inizia una nuova vita, trovandosi molto disorientata soprattutto perché nessuno la considera. Poi con il tempo
questa ragazza si farebbe molti amici” (f. 16); “scriverei una storia d’amore di ragazzi come me...si
invaghisce di una ragazza che passa un po' inosservata...nemmeno una gran bellezza. Una ragazza normale.
Non come quello che ci impongono come esempio e modello da seguire oggi” (f. 17); “scriverei una storia
d’amore...Marina incontra ... Mirco che aveva problemi nel tunnel della droga” (f.); “nessuno sapeva quali
erano i motivi che portarono la ragazza ad andarsene dal paese natale...aveva solo la terza media, ma una
grande volontà di imparare cose nuove” (f. 18).
Secondariamente, le preferenze vanno alle storie horror/giallo−thriller (26). Gli schemi di riferimento sono
quelli consueti dei racconti del terrore − omicidi tremendi che accadono in luoghi poco popolati come foreste
e campagne −. Non mancano tuttavia note di originalità, in cui si narra di intrighi politici fra Russia e
America, oppure di rapimenti e scomparse, facendo riferimento alle notizie sentite al telegiornale o lette su
giornali. In tal modo, alcuni fatti reali vengono mischiati a fatti irreali o, meglio, alcune vicende realistiche
17
vengono associate a vicende “mediate” da tv e quotidiani, dove i confini fra verosimile e inverosimile sono
spesso confusi.
Questo giocare con storie che incutono paura è, come risaputo, uno dei modi più efficaci per vincere le proprie
paure, quelle del vivere quotidiano, e a questa età di timori da vincere ve ne devono essere molti, visti i
continui mutamenti psicologici e fisici da gestire. I timori poi non provengono solo dal nostro interno, dal
nostro ascoltarci introspettivo, ma anche dall’esterno, dalle tante informazioni drammatiche a cui siamo
esposti ogni giorno. Tracce di queste paure “esterne” le ritroviamo in effetti in alcuni dei racconti descritti
dalle ragazze, dove si parla di manipolazione di codice genetico, di incontri con alieni, di rapimenti,
scomparse, fino a presunte violenze su di sé*. Anche nel narrare storie horror, le ragazze non perdono
comunque l’occasione per esprimere la loro tendenza al romanticismo, inserendo nella trama intrighi e
relazioni amorose. Per quanto riguarda le identificazioni, nel genere giallo le ragazze si vedono bene nei
panni di giovani protagoniste, fra il temerario e il timoroso, che indagano su casi avvolti nel mistero. A volte,
amano invece vestire i panni di più decise e per nulla timorose eroine. In tal caso, si tratta di donne
emancipate, che tengono testa agli uomini, che svolgono lavori come quello del poliziotto o dell’investigatore.
Oppure, sono figure potenti e autoritarie, a capo di qualche organizzazione, quando non sono loro stesse gli
abili assassini di cui raccontano.
“Scriverei una storia horror...con un uomo che si trasforma in una specie animale molto rara che uccide le
persone sbranandole” (f. 14); “la storia inizierebbe con un omicidio e la scomparsa di alcune
persone...ambienterei la storia in una zona di campagna e in paesini dove regnano ancora antiche tradizioni
e superstizioni” (f. 15); “parlerei di una storia macabra e orribilmente pericolosa. Sarei un assassino o
meglio un serial killer che uccide solo per il gusto di farlo” (f. 17); “scriverei una storia di paura dove un
pazzo omicida vuole sterminare tutto il mondo con un virus mortale” (f. 17); “scriverei una storia horror
dove vengono commessi omicidi da una creatura strana e fantastica” (f. 16); “scriverei una storia thriller: a
me piacciono molto le emozioni forti...magari ambientata in Russia, in piena guerra fredda. Si sospetta di una
spia che ruba le più segrete informazioni...mi identificherei nella bellona, una donna bella, autoritaria,
potente a capo di una organizzazione che fa tremare lo stato” (f. 17); “scriverei una storia inventata, ma
facendo riferimento alla realtà. Scriverei di un bambino che viene rapito...quello che mi spinge a scrivere una
storia del genere sono le varie notizie che si sentono ascoltando i telegiornali o leggendo i giornali” (f. 17);
“scriverei una storia...sulla scia dei telefilm di X−Files...(riguardante) i contatti tra gli alieni e gli
americani...(una nuova razza) è in grado di resistere a tutte le malattie e vivere più a lungo...(la nuova razza
mette) a disposizione della scienza per far studiare il codice genetico” (f. 18); “una ragazza giovane viene
rapita e gli viene fatta un’iniezione per fare in modo che per tre mesi non ricordi niente del suo passato...era
stata rapita da una setta satanica...era stata dichiarata morta per suicidio” (f. 18); “non (scriverei)
necessariamente un giallo, ma preferibilmente un mix mettendoci un po' di sentimento, di comicità, avventura,
horror” (f. 17).
Un terzo gruppo di ragazze scriverebbe della vita e delle vicissitudini “reali” dei giovani (18), in modo da
parlare dei loro problemi, fra cui, per esempio, i rapporti con la scuola, con gli amici, con il ragazzo, con i
genitori, mettendone in luce gli aspetti negativi e positivi, da quelli più dolorosi a quelli più gioiosi. In storie
simili, le ragazze trovano l’occasione per rispecchiare di nuovo le proprie esperienze personali. In tal caso, i
temi ricorrenti sono la comunicazione difficile o impossibile con i familiari, la voglia comunque di confidarsi
e parlare nonostante le difficoltà, la droga, le cattive compagnie, la voglia di fuga e libertà, il valore
dell’amicizia e dell’amore, sentimenti in cui le giovani credono fortemente.
Il desiderio di rileggere sulla carta le proprie esperienze sembra così forte, che le ragazze insistono nell’usare
termini come: vero, reale, contemporaneo, (riguardante la) mia vita e quella dei ragazzi d’oggi. Anche in
queste storie, le identificazioni avvengono per lo più con le protagoniste. Il meccanismo di proiezione è del
resto facile e immediato, essendo queste, il più delle volte, la descrizione immaginaria delle ragazze
“scrittrici”. In esse, troviamo tratti di ribellione, di voglia di indipendenza e di insicurezza.
18
“Scriverei un diario, parlerei della mia vita, amore, amicizia, scuola, famiglia, felicità, dolori,
delusioni...scriverei un diario perché secondo me è l’unico genere che esprime veramente la verità sulla vita
di una persona. L’unico tipo di libro in cui ognuno esprime liberamente i propri sentimenti” (f. 16); “se
dovessi scrivere un libro l’argomento sarebbe: i problemi, i divertimenti, gli affetti dei ragazzi d’oggi” (f.
17); “la storia gira intorno alla vita di quattro ragazzi che con la forza della loro amicizia riescono ad
affrontare la fase più difficile della loro vita, problemi di cuore, problemi nelle famiglie...ho fatto questa
scelta perché sono cose che sto vivendo e secondo me (l’adolescenza) è il periodo più bello della vita dove ci
sono ostacoli ma questi insegnano a vivere” (f. 16); “bisognerebbe scrivere storie sul mondo giovanile,
adolescenziale, insomma su ciò che ci circonda, ovvero le prime cotte e i problemi legati a ciò, cioè la paura
di innamorarsi, di avvicinarsi alla persona amata magari per il timore di non essere accettati. Molti altri testi
che potrebbero affascinare i giovani sono quelli che parlano della droga e dei problemi legati ad essa” (f.
17); “mi piacerebbe raccontare la vita dei miei coetanei agli inizi del nuovo millennio...i protagonisti del mio
libro dovrebbero essere due diciassettenni (che) raccontano in modo estremamente realistico tutto ciò che li
circonda” (f. 17); “scriverei, sotto forma di diario, una storia vera, dove una ragazza parla con la
madre...con la quale non ha mai potuto avere un buon rapporto” (f. 20); “Il personaggio nel quale mi piace
riconoscermi è Thomas...è una persona priva di personalità e adesso lo sono anch’io visto che oltre ad essere
minorenne, vivo con i miei genitori” (f. 17).
Un quarto gruppo di ragazze, in linea con le adolescenti precedenti, scriverebbe storie di nuovo
riguardanti la vita quotidiana di ragazzi e ragazze coetanei. Nel loro caso, tuttavia, l’attenzione è centrata su
situazioni e problematiche drammatiche (13). In particolare, si nota la voglia di denunciare il rapporto non
sereno che i giovani hanno con i propri genitori. Le ragazze, più dei ragazzi, descrivono poi il mondo
adolescenziale come una realtà difficile da vivere, complessa. In molti casi, la tendenza è quella di
estremizzare i sentimenti, focalizzandosi su evenienze tragiche della vita. Fra le problematiche giovanili
sentite come più diffuse e presenti vi è innanzitutto il dramma della droga e della tossicodipendenza, a latere
l’aids, l’alcolismo, l’anoressia, il disagio e la solitudine giovanile, la sensazione di essere esclusi, diversi, non
compresi, emarginati dalla società. Un certo numero di ragazze non riconosce nell’adolescenza alcun aspetto
piacevole, concentrate come sono a immedesimarsi in situazioni negative e/o in giovani disadattati. Le
identificazioni scattano per lo più con i protagonisti delle loro storie che si trovano in difficoltà. Non manca
un velo di vittimismo e di autocommiserazione.
“Scriverei un libro con una storia che potrebbe piacere a tutti e magari una cosa reale...per esempio una
storia di esperienze di droga” (f. 16); “parlerei sicuramente di un problema tutt’oggi molto grave e diffuso
fra i giovani, cioè la droga.” (f. 16); “a me piacerebbe scrivere un libro sui problemi dei giovani, come fanno
ad arrivare all’alcol o alla droga o dei problemi che hanno con i propri genitori, cioè di non riuscire a
comunicare, tipo me che non riesco a fare capire ai miei genitori che io ce la metto tutta per maturare e fare
amicizie” (f. 14); “parlerei della storia di una ragazza di 17 anni che è malata di aids. Parlerei di come ci si
sente così giovane a portare una malattia così grande che ci porta alla morte” (f. 14); “parlerei
assolutamente dei problemi di noi ragazzi adolescenti. Dato che dei ‘casini’ noi giovani ne abbiamo anche
troppi. Il problema della droga per esempio...dell’alcol...l’aids è un problema grave. Io mi identificherei in
una ragazza malata di droga” (f. 14); “adoro le ragazze simili a me che hanno problemi di solitudine” (f.
15); “mi identificherei in uno dei tanti ragazzi che hanno problemi con i genitori; racconterei i miei scontri,
le mie paure, i miei sogni ... e del fatto che se si comportano così lo fanno solo per il mio bene” (f. 18);
“parlerei di un gruppo di ragazzi adolescenti (che) affrontano diversi problemi come quello di non essere
accettati dalla società” (f. 18).
Troviamo infine un ultimo gruppo di ipotetiche scrittrici di racconti avventurosi−misteriosi−fantastici (12).
Qui le ragazze esprimono al meglio la loro capacità di mischiare fantasia e realtà. Le vicende narrate
riguardano ancora una volta ragazzi e ragazze coetanei e si svolgono in ambienti dove, a livello di
19
immaginario collettivo, è possibile vivere avventure: montagna, case enormi e isolate, boschi, isole sperdute.
Non mancano, anche se in numero molto inferiore rispetto ai maschi, gli scenari fantascientifici, dalle
atmosfere cupe, in cui si evidenziano danni ecologici. Le identificazioni, in questi casi come negli altri,
scattano con i personaggi protagonisti delle varie avventure, quelli che in genere si dimostrano più
intraprendenti. Vi sono pure alcune ragazze che si identificano nei personaggi maschili, trovando in essi
caratteristiche di coraggio e intraprendenza meno consuete fra i personaggi femminili.
“La ragione della mia scelta sta nel fatto che mi piacciono le avventure misteriose, piene di storie intriganti”
(f. 15); “scriverei un libro di fantasia dove si può fare tutto quello che si vuole, senza nessuno che ti
controlla, ti giudica, ti rimprovera” (f. 17); “se dovessi scrivere un libro sarebbe certo di avventura, in
quanto io ne ho fatte molte e riuscirei a trarre spunto da esse...un gruppo di 40 ragazzi si avventura per le
montagne...qui inizia una settimana piena di situazioni intriganti...sono in una grandissima casa” (f. 16); “la
storia che scriverei potrebbe essere di fantascienza...il mondo degli umani è puramente virtuale...l’atmosfera
non esiste e nubi tossiche oscurano il nostro pianeta” (f. 19); “mi sono identificata nel protagonista maschile.
La sua curiosità e il suo interesse negli alieni riprende le mie idee” (f. 18).
Per quanto riguarda i libri letti, questi sono riportati qui di seguito in ordine di preferenza e raggruppati per
genere:
Storie di ragazzi e ragazze;
− Jack Frusciante è uscito dal gruppo (9)
− Chi ha paura delle mele marce (4)
− libri su ragazzi e ragazze in genere (1)
− Contro corrente (1)
− Lettera al padre (1)
− Le amicizie pericolose di Carlos (1)
− Vivere, amare, capirsi (1)
− Il quartiere (1)
− Il grande boh (1)
− Il giardino segreto (1)
− Il diario segreto di Laura Palmer (1).
Storie di giovani e droga;
− Noi, ragazzi dello zoo di Berlino (13)
− Alice, i giorni della droga (6)
− Trainspotting (1).
20
Horror/giallo−thriller;
− libri gialli in genere (5)
− Carrie (2)
− Racconti del terrore di Edgar Allan Poe (2)
− X−files (1)
− La signora in giallo (1)
− Il mondo è in pericolo (1)
− Il gatto e il topo (1)
− It (1)
− Gli occhi del drago (1)
− Piccoli brividi (la collana) (1).
Avventuroso;
− Il gabbiano Jhonatan Livingstone (2)
− Il delfino (2)
− Il nome della rosa (1)
− Sopravvissuti (1)
− La monaca (1)
− Candido (1)
− La profezia di Celestino (1)
− Il barone rampante (1)
− L’onda perfetta (1)
− L’alchimista (1)
− Uto (1)
− senza titolo sulla vita di tre donne (1).
Storie d’amore, sentimentale−romantico;
− L’uomo che sussurrava ai cavalli (2)
21
− La ragazza di Bube (2)
− libri d’amore, sentimentali−romantici in generale (1)
− La storia spezzata (1)
− Va dove ti porta il cuore (1)
− Ascolta il mio cuore (1)
− Una donna (1)
− Vivere a Sweet Creek (1)
− L’isola di Motu Iti (1)
− Il fiore del deserto (1)
− L’amico ritrovato (1).
Guerra;
− Il diario di Anna Frank (7)
− Rosa Nera (1)
− Se questo è un uomo (1)
− Schindler’s list (1).
Classici;
− Il ritratto di Dorian Gray (3)
− I Promessi Sposi (1)
− Il fu Mattia Pascal (1)
− Così è se vi pare (1)
− Il rosso e il nero (1)
− Il giovane Holden (1).
Riviste;
− Riviste (1)
− fotoromanzi (1).
Fumetti;
22
− Topolino (1).
Non risponde (11).
Come si nota, vincono le letture riguardanti le storie di ragazzi e ragazze, insieme a quelle che narrano il
disagio giovanile. Poi piacciono i libri di genere horror−giallo e thriller, il genere avventuroso, d’amore e
sentimentale−romantico. Infine, in numero minore, vengono citati anche alcuni classici, le riviste e i fumetti
Con qualche eccezione, è evidente che le letture rispecchiano più o meno i generi di storia che le ragazze
hanno dichiarato di voler scrivere se fossero autrici di libri. Si rileva, tuttavia, una certa disparità fra il numero
di storie d’amore immaginate − alto − e il numero invece di libri d’amore effettivamente letti − inferiore −.
Questa differenza può essere casuale, ma può anche rispecchiare una carenza di offerta, da parte del mercato,
o di conoscenza, da parte delle ragazze, di libri sentimentali−romantici. Emerge invece una tendenza contraria
per quanto riguarda le storie di ragazzi e ragazze, specie in difficoltà − droga, cattive compagnie −. In questo
caso, sono di più i libri ricordati fra quelli letti, che non quelli citati fra i libri che si vorrebbero scrivere.
Anche questo fatto può avere molteplici cause, ma può indicare pure quanto certe letture sul disagio giovanile
riescano a esercitare un fascino singolare sui ragazzi, magari per effetto del passaparola, divenendo dei veri e
propri libri culto. Non è detto tuttavia che le ragazze avrebbero letto questi libri, potendo avere a disposizione
letture romantiche, magari superficiali come quelle di Liala, ma senz’altro meno angoscianti. Libri su
problematiche drammatiche come quella della droga o della tossicodipendenza sono letture certo interessanti
quanto delicate, da affrontare con un buon approccio critico per le informazioni tragiche che danno su realtà a
volte conosciute e a volte, per fortuna, meno conosciute. Se queste letture non si affrontano con l’opportuno
senso critico, le stesse rischiano di sottolineare e ingigantire la drammaticità di certe realtà, su cui non è
sempre il caso di insistere. In “Alice, i giorni della droga” e in “Noi, ragazzi dello zoo di Berlino”, per
esempio, si parla di situazioni particolarmente tragiche, di famiglie alla deriva e tredicenni fragili che
finiscono nel giro della droga. Non è una conseguenza automatica, ma il pericolo, leggendo libri del genere,
può essere quello di rinforzare la tendenza, propria anche dell’età, di alcune giovani a “ruminare” su certi
problemi e difficoltà, rendendoli anche più gravi del dovuto.
“‘Alice i giorni della droga’ parla di questa ragazzina di 13 anni, sola, non ha amici, i genitori la
detestano...” (f. 14); “‘Alice i giorni della droga’ l’unica cosa che non mi piace è che queste cose accadono
veramente” (f. 17);“Christian F. in ‘Noi, ragazzi di Berlino’ racconta la sua storia...facendo capire che basta
andare a un party con amici che fanno uso di stupefacenti per entrare anche noi in questo circolo...mi sono
identificata nella protagonista perché so che potrebbe capitare a me in ogni momento” (f. 16); “‘Noi, ragazzi
dello zoo di Berlino’ parla di una 13enne che inizia a drogarsi per entrare in una compagnia” (f. 16); “‘Noi,
ragazzi dello zoo di Berlino’ racconta di una ragazza che è costretta a mentire a sua madre, a rubare in casa,
a prostituirsi e a spacciare, vede morire i suoi amici e cerca di uccidersi ... questo libro racconta la verità che
molti di noi ignorano” (f. 15); “‘Noi, ragazzi dello zoo di Berlino’...è un libro di dolore e quindi triste ma che
in fondo è una storia vera e che fa capire che la vita è molto difficile” (f. 14); “‘Noi, ragazzi dello zoo di
Berlino’...ciò che mi ha colpito è la descrizione dettagliata di come è realmente il mondo della droga” (f. 17);
“ti rendi conto di quanto è facile essere catturato da quella rete, e di quanto è vicino a te quel mondo che
credi tanto impossibile e tanto lontano” (f. 17).
Fra i libri, pochi, piaciuti sia ai ragazzi che alle ragazze troviamo “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”.
Anche dalle ragazze questa lettura è apprezzata perché è una storia di giovani e per il suo linguaggio diretto e
realistico. Interessante notare come le femmine, a differenza dei maschi, della storia ricordino innanzitutto il
fatto che tratta di una vicenda d’amore fra due giovani, mentre i ragazzi ricordano soprattutto che narra di un
gruppo di amici.
“Nel libro emerge la forte amicizia ... tra Alex e Martino, un ragazzo che decide di togliersi la vita perché
secondo lui la vita non da vie d’uscita” (f. 17); “anche fra migliori amici si parla di tutto, ma nessuno riesce
a fare progetti e vere e proprie filosofie di vita, teorie come Alex e Adelaide” (f. 16); “è una storia d’amore
23
fra due adolescenti” (f. 18).
La tendenza a notare nei libri letti vicende d’amore o comunque vicende
vicine al proprio vissuto è evidente anche in altri esempi di lettura.
“(In ‘Chi ha paura delle mele marce’ mi ci rifletto (in una ragazza eroinomane) per il rapporto non ottimo
con i genitori” (f. 17); “mi è piaciuto perché oltre che parlare d’amore tratta anche il tema della musica” (f.
16); “mi è piaciuto molto perché parla di Alex e racconta che si innamora...mi identifico un po' nella storia
perché si svolge ai tempi nostri e racconta di storie passate con gli amici che magari ho passato anch’io” (f.
17); “mi sono identificata in Holden perché anch’io spesso sono ribelle con i miei genitori” (f. 16).
Infine riportiamo, sempre in ordine di preferenza e suddivisi per genere, i programmi televisivi più apprezzati
dalle ragazze:
Storie di ragazzi e ragazze;
− Dawson’s Creek (27)
− Beverly Hills (3)
− Un posto al sole (2)
− Sabrina vita da strega (1).
Cronaca−attualità;
− Tempi moderni (14)
− Fuego (1)
− Striscia la notizia (1).
Storie di “vita quotidiana”;
− Vivere (6)
− Un medico in famiglia (6)
− Beautiful (1)
− Sentieri (1).
Talk show; − Amici (3)
− Select (3)
− Chi ha incastrato Peter Pan? (3)
− Maurizio Costanzo Show (1)
− Affari di cuore (1)
− C’è posta per te (1).
24
Comico;
− Friends telefilm comico (6).
Cartoni animati;
− cartoni animati in genere (2)
− The Simpsons (2)
− Ken Shiro (1).
Musicale;
− MTV (3)
− Sarrabanda (1)
− Furore (1).
Fantasy−horror;
− Streghe (4).
Drammatico;
− E.R. medici in prima linea (4).
Avventuroso;
− Jerod il camaleonte (3).
Giochi;
− In bocca al lupo (2).
Documentari;
− Quark (1)
− Flipper (1).
Sportivo;
− Goleada (1).
Film;
− Vecchi film romantici−storici (1).
Nessuno (3).
25
Non risponde (3).
Analizzando le preferenze in fatto di programmi televisivi, si conferma la tendenza delle ragazze ad
apprezzare il genere di storie dove riescono a rivedere loro stesse e chi vive vicino a loro, le storie che narrano
di giovani e delle loro vicissitudini. I racconti romantici piacciono sia nella versione più “inverosimile” − è il
caso dei serial e delle fiction tipo Dawson’s Creek, Beverly Hills, Vivere, Un medico in famiglia −, sia nella
versione più “verosimile” − è il caso di talk show come Amici, Chi ha incastrato Peter Pan?, C’è posta per te
−.
(Dawson’s Creek piace perché) “parla di un gruppo di ragazzi della mia età, dei loro problemi nello studio,
nell’amore, dei genitori ma anche delle loro gioie” (f. 16); “parla di un gruppo di amici...alla fine due
ragazzi che erano amici...cominciano a scambiarsi i sentimenti che provano fra loro” (f. 14); “è ambientato
in America e parla di amore, scuola, amicizia, famiglia, dei problemi che possono avere i giovani
nell’adolescenza” (f. 16); “mi sono identificata in Joy una ragazza piena di indecisione, innamorata del suo
migliore amico ma ha paura a dimostrare il suo grande amore” (f. 18); “parla dei problemi che hanno i
ragazzi della mia età...delle prime esperienze...cioè i primi amori, di come sono i sentimenti di entrambi” (f.
15); “mi piace tantissimo perché parla di avventure che possono succedere a un qualsiasi ragazzo della mia
età” (f. 17).
(Beverly Hills piace perché) “ci sono dei ragazzi che...devono affrontare delle difficoltà che si presentano
anche a noi...storie d’amore finite male, nuovi amori, litigi con i genitori” (f. 17); “parla di storie di ragazzi e
ragazze con problemi comuni a quelle nostre ad esempio storie d’amore, finite male, litigi con i genitori,
problemi con la droga” (f. 16).
(Vivere piace perché) “mi piacciono le storie d’amore tra i vari personaggi” (f. 17); “l’avventura che mi è
piaciuta di più è la storia d’amore tra Marco e Lisa” (f. 15).
(Un medico in famiglia piace perché) “mi diverte molto perché tratta di argomenti che spesso mi riguardano
da vicino e poi perché quella famiglia assomiglia molto alla mia, con gli stessi scontri generazionali.
Naturalmente io mi identifico in Maria...con le mie stesse paure di affrontare la vita; ha le mie stesse
delusioni e le mie stesse attività” (f. 17).
(Amici piace perché) “parla sui problemi delle persone...sono delle persone e cercano di aiutare quelli che
hanno dei problemi mediante il dialogo” (f. 18); “partecipano ragazzi che parlano dei loro problemi con la
società in cui vivono, con i genitori, con i partners” (f. 19).
Come ai ragazzi piacciono le situazioni
rischiose e spettacolari tipo quelle che si vedono in Real tv, così alle ragazze piacciono i programmi di
attualità dove si mostrano stranezze − Tempi moderni −, moda e pettegolezzi − Fuego, Striscia la notizia −.
(Tempi moderni piace perché) “mi incuriosisce perché parlano e discutono su testimonianze dirette, stili di
vita ... che secondo me piano piano prenderanno il posto della tradizionalità e della monotonia” (f. 17);
“parla di come la società sta cambiando” (f. ?); “la conduttrice presenta varie persone ognuna con dei
problemi o con vicende assurde da raccontare” (f. 18); “persone con strane storie raccontano la loro storia”
(f. 19); “sono delle storie veramente interessanti che non ti immagineresti mai di vedere in televisione perché
sono talmente irreali che ti attirano molto” (f. 18).
Troviamo poi, fra i programmi apprezzati, quelli di
genere comico e i cartoni, l’immancabile rete musicale − MTV − e infine, più o meno allo stesso livello di
26
preferenza, i telefilm fantasy−horror, quelli drammatici e avventurosi, insieme ai giochi a quiz e ai
documentari.
Anche le ragazze, tuttavia, non esprimono giudizi favorevoli sulla televisione, nonostante la
guardino.
“La televisione ... è un mondo falso, anche se rispecchia la vita perché la vita è falsa in sé e per sé” (f. 15);
“a me la televisione non piace...perché mi sembra un oggetto non molto importante” (f. 14).
Alcuni spunti di riflessione Pur nella sua incompletezza e parzialità, l’analisi degli elaborati ha messo in
evidenza una serie di punti chiave su cui vale la pena di soffermarsi.
In breve, gli scritti dei ragazzi e
delle ragazze fanno pensare che vincano le connotazioni negative relativamente al loro rapporto con la lettura.
L’impressione è infatti che:
−
la lettura sia vissuta come un’attività imposta dagli adulti − i docenti − e quindi obbligata anziché
libera. Da qui, ne consegue che i ragazzi come le ragazze non riescono a distinguere la lettura di puro svago e
quella invece di studio;
−
la lettura sia sentita non solo come attività imposta e obbligata dagli insegnanti, ma anche come
attività faticosa, impegnativa, noiosa, da includere fra le altre occupazioni scolastiche. Una prima riflessione
può allora essere fatta rispetto alle modalità di proposta e offerta di letture da parte dei docenti. Può infatti
accadere che queste modalità non corrispondano alle aspettative che i ragazzi e le ragazze hanno nei confronti
della lettura, nonostante le buone intenzioni degli insegnanti. Per scoprire eventuali divergenze o
convergenze fra “docenti e discenti”, potrebbe allora essere utile una riflessione, da parte degli insegnanti,
rispetto alle loro personali aspettative in fatto di lettura. Per esempio, potrebbero domandarsi perché
vorrebbero che i giovani leggessero, cosa si aspettano dal loro leggere, perché loro stessi leggono, cosa si
aspettano dal leggere, e inoltre chiedersi se le loro aspettative corrispondono a quelle dei ragazzi e ragazze a
cui insegnano. Se la risposta è sì, potrebbero allora riflettere su quali sono i punti in comune, se è no,
potrebbero considerare quali sono i punti di disaccordo;
−
la lettura sia difficile anche nel momento iniziale della scelta. I libri sono infatti molti e i ragazzi, ancor
meno delle ragazze, non sembrano avere conoscenze al riguardo. Probabilmente non si recano in biblioteca
né in libreria e non sono nemmeno autonomi nelle scelte. Sembrano tuttavia consapevoli delle loro difficoltà e
individuano negli insegnanti dei potenziali validi “consulenti”. Questi, per rivelarsi tali, dovrebbero essere in
grado di fornire loro un’ampia rosa di titoli di libri, senza dimenticare quelli più contemporanei. A scelta
avvenuta, dovrebbero tuttavia essere così “bravi” da ritirarsi in “silenzio”, senza imporre alcuna lettura e
senza esprimere giudizi sulle preferenze dei ragazzi e delle ragazze;
−
la lettura risulti difficile non solo al momento della scelta, ma anche durante la sua fruizione. Le
difficoltà di fruizione sembrano dipendere dal fatto che i libri vengono letti quando “consigliati” e quelli
consigliati sono, a detta dei giovani, perlopiù datati, lunghi e complessi a causa del linguaggio poco attuale;
−
la lettura appaia una attività propria della “cultura alta”, distante comunque dai più abituali
sottouniversi culturali dei giovani, come possono essere quelli della musica, delle riviste, dei fumetti,
dell’informatica, dei videogiochi, dello sport. La lettura viene investita pure di connotazioni positive, anche
se poche. Queste, tuttavia, sembrano essere più luoghi comuni che non sincere e originali credenze. Fra i
giovani, troviamo chi, per esempio, sostiene che leggere “fa bene” perché amplia le conoscenze, aiuta a
scrivere e aiuta ad andare meglio a scuola. Con maggior sincerità, i ragazzi e le ragazze sembrano poi credere
che i propri insegnanti possano rivelarsi validi e aggiornati “consulenti” in fatto di letture. La maggior parte
dei giovani, inoltre, esprime un parere più favorevole nei confronti dei libri che non della televisione.
Guardare la tv è ritenuta infatti un’ocupazione senz’altro meno impegnativa ma anche meno arricchente del
leggere libri. Un altro punto degno di essere ricordato, a nostro avviso, è il seguente: la rilevazione di una
discrepanza fra il libro “ideale”, quello cioè che i ragazzi e le ragazze scriverebbero se fossero autori/trici, e il
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libro invece “preferito” fra quelli effettivamente letti. Nella maggior parte dei casi, accade infatti che, sia i
maschi che le femmine, scriverebbero storie di vita quotidiana riguardanti loro stessi. Storie capaci di parlare,
in modo semplice e attuale, dei giovani, dei loro problemi di tutti i giorni, reali o realistici: le amicizie, gli
amori, la scuola, i rapporti con i genitori, la droga, la tossicodipendenza, l’aids, l’anoressia. Osservando i titoli
dei libri effettivamente letti, si nota invece che quelli che trattano dei giovani e delle loro problematiche non
sono molti, a parte alcuni testi divenuti veri e propri oggetti di culto. Questi poi, oltre a essere pochi, a volte
sono un po’ datati − come Noi, ragazzi dello zoo di Berlino −, oppure non sono sempre del tutto in linea con i
desideri espressi dai ragazzi e dalle ragazze − certi ragazzi, per esempio, trovano lo stesso protagonista
dell’amatissimo Jack Frusciante è uscito dal gruppo superficiale e inverosimile −. La discrepanza rilevata fra
le aspettative di lettura e le letture vere e proprie può indicare:
−
la non conoscenza dei ragazzi e delle ragazze di libri sui giovani;
−
la effettiva mancanza di offerta di libri di questo genere da parte del mercato;
−
una comunicazione poco efficace fra “docenti e discenti” sui libri da leggere anche solo per puro
piacere, dove non passa o non viene colta la proposta di libri contemporanei sui giovani;
−
una scarsa pubblicità di libri sui giovani da parte sia del mercato che degli “adulti”. Qualsiasi sia il
motivo, su questa discrepanza vale la pena forse di riflettere, magari insieme ai ragazzi e alle ragazze.
Se i
maschi, immaginandosi autori, scriverebbero storie “normali” di giovani “normali”, le femmine, pur scrivendo
anch’esse storie di vita qualsiasi di giovani, le arricchirebbero con vicende d’amore o con vicende più
drammatiche, in cui si parla di droga, tossicodipendenza, rapporti difficili con i genitori, emarginazione,
inadeguatezza, solidarietà.
Questo non significa tout court che ai maschi non interessino o interessino meno tutte queste problematiche:
il fatto che comunque “ne scrivano meno” può dipendere da una loro inferiore voglia di scrivere − i loro
elaborati sono infatti ben più brevi di quelli delle ragazze −. Ancora, può dipendere da una maggiore
timidezza o da una semplice diversità di interessi rispetto alle femmine. I colloqui, del resto, erano stati
previsti anche per risolvere questi quesiti. Grazie a essi, pure i ragazzi e le ragazze meno predisposti verso la
scrittura avrebbero potuto esprimersi, così come i più timidi o i più refrettari a parlare di sé avrebbero forse
lasciato intendere qualcosa non rilevabile dagli scritti.
Dal momento che la maggior parte dei ragazzi come delle ragazze scriverebbe storie di vita quotidiana di
giovani, possiamo presumere che libri di questo genere dovrebbero piacere sia ai maschi che alle femmine,
nonostante alcune differenze − le ragazze sembrano preferire le storie con sfumature sentimentali e/o
drammatiche, i ragazzi invece le storie con risvolti più divertenti e scanzonati −. Nulla vieta tuttavia di
proporre una lettura che tratti delle problematiche più scottanti e drammatiche dei giovani, insieme a una
lettura più leggera e ottimistica al loro riguardo. Mostrare gli aspetti più critici del mondo giovanile,
contemporaneamente a quelli più spensierati potrebbe concorrere a dare dei giovani una rappresentazione
abbastanza sfaccettata, complessa e realistica, senza correre il rischio di offrire dei ragazzi e delle ragazze
un’immagine troppo pessimistica o, al contrario, troppo ottimistica.
Un genere che invece sembra piacere ai maschi e alle femmine senza grandi differenze è quello
giallo−horror. Sono infatti diversi i ragazzi e le ragazze che scriverebbero e/o leggono di intrighi, omicidi,
misteri e indagini poliziesche. Rispetto a questo genere, si nota una differenza meno accentuata fra i desideri
di lettura e invece le effettive letture di ragazzi e ragazze. Questo forse può indicare un’offerta superiore di
libri giallo−horror da parte del mercato, o comunque una maggior conoscenza, pubblicità e diffusione degli
stessi fra i giovani. Quindi, anche una lettura di genere giallo−horror potrebbe riscuotere un discreto successo,
sia fra i maschi che le femmine.
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A questo punto, sondate a grandi linee le motivazioni che portano i giovani a leggere o a non leggere, e viste
le loro preferenze in fatto sia di libri “che idealmente scriverebbero”, sia di libri “effettivamente letti”, sarebbe
interessante analizzare quali siano le ragioni alla base del piacere o, invece, della disaffezione verso la lettura
in quanti hanno a che fare quotidianamente con questi ragazzi e ragazze: insegnanti ed, eventualmente,
genitori. Può accadere che le attese e le aspettative nei confronti della lettura risultino convergenti fra
“discenti e docenti” oppure divergenti. Se dovessero essere divergenti è probabile che emergano più frequenti
e profonde incomprensioni e difficoltà comunicative.
I colloqui proposti nella seconda fase della ricerca mirano proprio ad aprire il confronto fra i due attori della
comunicazione − giovani e insegnanti −, per approfondire le tematiche emerse già dagli elaborati.
Volendo, inoltre, l’analisi degli elaborati, svolta in un modo diversificato, può essere utile per “leggere fra le
righe” altri temi cruciali, facenti parte dell’universo giovanile − la droga, i rapporti amicali, quelli amorosi, le
relazioni con i genitori e altri adulti −. In alcuni casi, si potrebbe lavorare in modo più specifico e mirato su
certi ragazzi e ragazze dai cui scritti traspare qualche ulteriore problema o richiesta di “aiuto”.
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