12 daniela mainini la contraffazione, un virus da non sottovalutare

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12 daniela mainini la contraffazione, un virus da non sottovalutare
La Rivista del Consiglio
Notizie e commenti
Anno 2015
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DANIELA MAININI
LA CONTRAFFAZIONE,
UN VIRUS DA NON SOTTOVALUTARE
Vi siete mai chiesti perché milioni di persone e in particolare moltissimi giovani acquistano merci contraffatte?
I motivi dell’acquisto sono davvero tanti: il prezzo, primo fra tutti, l’aiuto ai
più deboli, il divertimento nella trattativa, la voglia di avere un oggetto che
non si riesce a possedere autentico e, ancora, il desiderio di appartenere a una
certa categoria di persone e di ostentare un segno di adesione, di vantare uno
status symbol che qualifichi di essere ‘‘persone di un certo tipo’’.
Quello che non si sa abbastanza è che i prodotti contraffatti sono fabbricati
con il lavoro di bambini, donne e uomini sfruttati dalla criminalità organizzata
e che riguardano tutti i settori merceologici.
Per raccontare la contraffazione dobbiamo partire da una premessa fondamentale: quanto il virus contraffazione sia stato sottovalutato perché considerato fenomeno di pochi e relegato al settore del lusso. Non è cosı̀: il virus si è
diffuso come un’epidemia contagiosa in tutte le categorie merceologiche ed è
diventato un fenomeno sempre più pervasivo e ramificato.
Siamo portati a pensare per lo più alla moda e all’abbigliamento, al calzaturiero e agli accessori, invece, anche il pezzo di ricambio della moto o l’olio che
consumiamo sulle nostre tavole, persino i giocattoli e molti altri prodotti
agroalimentari si rivelano merci contraffatte. Dalla meccanica all’elettronica,
dal design al farmaceutico, dal cibo ai cosmetici, dagli elettrodomestici alle
opere d’arte, dall’informatica agli audiovisivi, nessun comparto appare esente,
per non parlare di quanto acquistato on-line. L’e-commerce, strumento in considerevole aumento, consente maggiore libertà di azione rispetto all’acquisto regolare attraverso i canali tradizionali, ma ne aumenta notevolmente i rischi ed
è bene sapere che tra chi acquista online, uno su quattro compra merce contraffatta.
La contraffazione, che è un crimine e una sistematica violazione delle norme
sul lavoro, può contare su un mercato che ogni anno si alimenta numericamente anche attraverso i nuovi sistemi tecnologici.
Il giro d’affari della cosiddetta ‘‘industria del falso’’ ammonta a quasi 7 miliardi di euro e ha registrato negli ultimi anni una crescita di dimensioni espo92
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nenziali, con un fatturato che è ormai pari all’un per cento del PIL mondiale.
Secondo il rapporto Censis ‘‘se fossero stati venduti prodotti ufficiali e non
contraffatti si sarebbero avuti 13,7 miliardi di valore di produzione aggiuntiva,
con conseguenti circa 5,5 miliardi di valore aggiunto (corrispondente allo
0,35% dell’intero PIL italiano); tale produzione avrebbe generato acquisti di
materie prime, semilavorati e/o servizi dall’estero per un valore delle importazioni pari a 4,2 mld di euro; la produzione complessiva di beni, che la contraffazione sottrae ai canali ufficiali, avrebbe assorbito circa 110.000 unità di lavoro pari a circa lo 0,41% dell’occupazione complessiva nazionale’’.
Di fronte a tali dati mi pare doveroso seppur superfluo ribadire che la repressione, da sola, non basta. Quando ho avuto modo di occuparmi come presidente del Consiglio Nazionale Anticontraffazione della stesura del Piano Nazionale Anticontraffazione, la prima macro priorità è apparsa la necessità di
una nuova comunicazione soprattutto nei confronti delle giovani generazioni,
consumatori consapevoli e adulti del domani. I ragazzi, infatti, agevolati dalla
dimestichezza nell’uso delle nuove tecnologie, sono grandissimi consumatori di
beni contraffatti senza alcuna percezione di fare alcunché di male pur nella
piena consapevolezza di alimentare una catena criminale. Da qui è nato il libro
‘‘virus contraffazione’’ frutto di un progetto educativo e culturale del Centro
Studi Anticontraffazione che partendo da Milano dove è stato presentato a Palazzo Marino, ha l’obiettivo di diffondersi nei diversi Comuni italiani, quale
virus positivo di rispetto della legalità.
L’obiettivo principale del libro-progetto è quello di sensibilizzare le giovani
generazioni sul tema spiegando l’universo contraffazione attraverso un linguaggio semplice e diretto, immediato senza essere banale.
Le riflessioni sin qui svolte nei diversi Istituti scolastici che ho avuto modo
di incontrare negli ultimi anni non sono state solo uno sguardo al danno economico di chi subisce la contraffazione dei propri segni distintivi, ma hanno
riguardato soprattutto quello che il fenomeno provoca a livello sociale e culturale per l’intera collettività. Abbiamo cosı̀ affrontato i rischi dell’omologazione
e della semplificazione, i danni provocati alla salute, il ‘‘furto’’ di posti di lavoro che accresce ancor più la disoccupazione e alimenta il sommerso, le ricadute
sul gettito fiscale, le questioni connesse al lavoro minorile e lo sfruttamento
delle categorie più deboli. Nel mondo dei 140 caratteri e della copia delle traduzioni da internet l’amore per l’originale e la creatività pare minata.
In tal senso mi è parso significativo e coerente il forte richiamo alla lotta alla
contraffazione nel Manifesto dell’Avvocatura sottoscritto a Milano in data 5
giugno 2015 con espresso richiamo alla Carta di Milano di EXPO 2015. Il
presidente del Consiglio dell’Ordine di Milano in uno al presidente del Consi93
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glio nazionale forense, nel richiamare lo spirito e i valori della Carta di Milano
relativi al diritto alla nutrizione e al cibo quali espressioni di dignità dell’uomo,
hanno sottoscritto l’impegno a combattere ogni forma di contraffazione e frode accanto al forte richiamo della funzione di avanzamento sociale nei confronti delle giovani generazioni.
Un plauso dunque accanto al grande senso di responsabilità del ruolo che
l’Avvocatura si è storicamente e tradizionalmente assunta, conscia del fondamentale compito sociale da svolgere, ogni giorno, instancabilmente.
Troppo spesso anche noi adulti cadiamo in tentazione e siamo portati ad acquistare qualcosa di palesemente falso senza pensarci troppo, solo per il gusto
di aver scoperto un’offerta particolarmente vantaggiosa e a buon mercato. A
volte lo facciamo spinti da un impulso di solidarietà verso alcuni venditori. A
volte siamo realmente ingannati e del tutto inconsapevoli dei danni subiti, che
paradossalmente contribuiamo ad accrescere. Diventare complici di questo sistema significa mettersi dalla parte dell’omologazione, della semplificazione, di
chi vuole un mondo sempre uguale a se stesso e significa soprattutto alimentare una catena criminale. È a ben vedere anche un furto di ‘‘verità’’. Quella che
ci viene negata, camuffata e contraffatta attraverso le sirene ingannevoli di una
copia che spesso è frutto di sudore e sangue e non di talento e creatività.
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