Gemellaggio terremoto/10. Troupe di "A Sua immagine" per
Transcript
Gemellaggio terremoto/10. Troupe di "A Sua immagine" per
«È sempre possibile ricominciare a fare il bene» «È sempre possibile ritrovare la gioia vera, ricominciare a fare il bene, sceglierlo, lottare dentro se stessi e con la realtà che ci circonda e che spesso ci tenta a scegliere la strada più facile». Abbracciando i detenuti e il personale della Casa Circondariale di Cremona mons. Antonio Napolioni ha lanciato un messaggio di speranza: gli errori umani non cancellano la dignità e sempre si può riscegliere la strada dell’onestà e del bene. Venerdì 16 dicembre, il vescovo di Cremona, accompagnato dal direttore della Caritas cremonese, don Antonio Pezzetti, ha celebrato la Messa natalizia nel carcere posto alla periferia sud di Cremona, tra l’autostrada e il grande ospedale. Un incontro per nulla formale, ma fatto di profondi gesti di tenerezze e di amicizia. A partire dalla dinamica direttrice, la dottoressa Lusi, dai suoi collaboratori, dagli agenti della polizia penitenziaria, dai volontari delle diverse associazioni laiche ed ecclesiali che tentano, attraverso attività e laboratori, di alleviare il periodo di detenzione. Prima dell’inizio della Messa nel grande teatro della vecchia ala, la direttrice Lusi ha voluto far vedere al Vescovo un breve video realizzato da tutti coloro che lavorano nella Casa Circondariale: un modo simpatico e scherzoso di augurare buon Natale e che mostra il grande affiatamento che c’è tra le pesone. La proiezione è avvenuta nel blocco dove avvengono i colloqui tra i detenuti, gli avvocati e i magistrati, uno dei luoghi rimessi a nuovo grazie alla generosità della città. La Messa, concelebrata dal cappellano don Roberto Musa e servita all’altare dal diacono e operatore Caritas Marco Ruggeri, è iniziata con il saluto di un giovane detenuto. «Il Natale in carcere non è mai facile anzi è uno dei momenti più duri – ha esordito il ragazzo -; i pensieri vanno ai nostri cari con i quali non trascorreremo le feste: è normale essere tristi! Abbiamo però la fortuna di vivere questa ricorrenza per quella che è. I primi ad avere ricevuto l’annuncio della nascita di Gesù sono stati i pastori, gente messa ai margini e per i quali era in dubbio la salvezza». E così ha terminato: «Dio con noi vuole scrivere pagine di vita riscattata e rinnovata. Il Signore ha fede in noi ed è sicuro che le nostre esistenze possano diventare un capolavoro. Dio crede in noi e questo ci trasmette energia e fiducia». Saluto del detenuto Mons. Napolioni nella sua omelia ha subito assicurato: «Il carcere non toglie la libertà del cuore, la libertà di scelta, la libertà di coscienza, di coltivare la propria dignità. E non solo nel vostro caso, ma per tutte le prigionie del mondo, non solo dove ci sono i colpevoli, ma anche dove ci sono gli innocenti, i martiri, dove ci sono i bambini, dove c’è il dolore frutto terrificante delle guerre civili o del terrorismo». Dio non ha scelto la strada della punizione per chi sbaglia, ma tenta in tutti i modi di «risvegliare la passione per la propria libertà, per il proprio futuro, quello vostro e nostro e dei vostri e dei nostri figli! Non siamo responsabili solo del presente, di come sto adesso! È chiaro, però, che se faccio il male, sto male!». E ha proseguito: «Se invece riapro il mio cuore al desiderio del bene, della vita, della felicità, allora tutto può cambiare. Certo non dobbiamo tendere a quella felicità magari cercata in maniera illusoria che porta al guadagno facile, alla sopraffazione, alla reazione istintiva quando si è provocati». Viceversa «è sempre possibile ritrovare la gioia vera, ricominciare a fare il bene, sceglierlo, lottare dentro se stessi e con la realtà che ci circonda e che spesso ci tenta a scegliere la strada più facile». Partendo dalla definizione di lampada che arde data da Gesù a Giovanni, mons. Napolioni ha riflettuto: «Noi a volte siamo lampade spente, fulminate, oppure stanche, candele che si sono consumate… e il Signore che fa? Butta queste lampade fulminate? Oppure viene a ridare vita allo stoppino dalla fiamma smorza? Siamo lampade continuamente riaccese! Questo è il mio augurio di Natale per voi e per tutti» E così ha proseguito: «Questi giorni difficili, saranno davvero preziosi se ci lasceremo riaccendere da Dio che ci conosce fino in fondo. Se mi sentirò giudicato e salvato, corretto e perdonato da Lui andrò avanti a testa alta, pagherò il mio debito e uscirò ad indicare la strada a miei fratelli perché non sbaglino. Voi dovrete essere dei segnali viventi per chi è tentato di sbagliare». E infine: «Lui sia il protagonista del Natale, non pacchi e pacchettini! Non invidiate che corre nei supermercati per acquistare l’ultimo oggetto di moda: è schiavo e infelice, si illude… Custodite piuttosto la certezza di essere continuamente riprese per mani da Dio: questa verità vi farà vincere ogni paura e ridesterà la speranza». Omelia di mons. Napolioni Durante le preghiere dei fedeli è stato chiesto a Dio che presto venga abolita la pena dell’ergastolo – «pena di morte mascherata e differita» – e sono stati affidati al Padre quanti hanno perso la vita in carcere. Nel saluto finale la direttrice Lusi ha raccontato dello sforzo di aprirsi sempre di più alla città e dei progetti messi in cantiere da associazioni ecclesiali o di origine laica, di rendere il carcere sempre più vivibile – anche attraverso opere di ristrutturazione e ammodernamento -, di moltiplicare le occasioni di incontro tra detenuti e familiari. Saluto della direttrice Lusi Uno sforzo reso possibile anche dalla sinergia con Caritas cremonese che ha messo a disposizione un secondo operatore per il Centro di Ascolto e un appartamento per i detenuti che godranno dei permessi. In prima linea anche il Comune che, come ha annunciato il primo cittadino Galimberti, cercherà di mettere in rete le due biblioteche del carcere con tutte quelle del territorio cremonese e bresciano: «In questo modo si potranno chiedere molti più libri di quelli finora a disposizione e anche la possibilità di leggere i quotidiani su internet». Saluto del sindaco Galimberti Infine don Roberto Musa affiancato dall’altro cappellano don Graziano Ghisolfi che ha guidato i canti, ha annunciato diverse nuove attività come il ritorno dei seminaristi in carcere: i futuri sacerdoti si occuperanno della catechesi biblica e del coordinamento del gruppo di confronto sul Sinodo dei giovani. Proseguirà poi l’impegno del gruppo carismastico, di Comunione e Liberazione e della San Vincenzo diocesana. Intervento di don Musa Al termine mons. Napolioni ha detto due grazie: uno per la partecipazione dei detenuti alla raccolta fondi per i terremotati del Centro Italia e il secondo per il clima di famiglia e di affetto che vive ogni volta che visita la struttura. Per tutti alla fine in dono un piccolo presepe da mettere nella propria cella. Photogallery Al Consultorio di Caravaggio l'incontro del Vescovo con gli operatori e dei volontari Si è tenuto giovedì 15 dicembre, presso il Consultorio familiare accreditato “Punto Famiglia” attivo presso il Santuario di Caravaggio, l’incontro tra gli operatori e i volontari dei servizi della Cooperativa sociale “Agape” e il vescovo Antonio Napolioni. All’incontro erano presenti, oltre agli operatori dei consultori di Treviglio e Caravaggio e delle realtà ad essi collegate (il Centro di Psicoterapia, lo Spazio Gioco, il Centro di Aggregazione), il presidente della Cooperativa “Agape” don Antonio Facchinetti, mons. Giovanni Buga, mons. Antonio Donghi, nuovo parroco della Comunità Pastorale “Madonna delle Lacrime” di Treviglio; mons. Angelo Lanzeni parroco di Caravaggio, i vicari zonali don Giansante Imperatore e don Marco Leggio, a oltre a numerosi sacerdoti e laici impegnati a vario titolo nei servizi alla famiglia. Tra questi la dott.ssa Maria Grazia Antonioli e il marito Roberto Dainesi, incaricati diocesano dell’Ufficio Famiglia, oltre alle dott.ssa Veruska Stanga, direttrice del Consultorio diocesano di Crema. Un momento intenso e partecipato – una settantina le presenze – che ha messo a fuoco il tema della ispirazione cristiana nei servizi alla famiglia, primo fra tutti i consultori familiari. I consultori, espressione diretta della comunità cristiana, nascono e muovono all’interno di essa, offrendo servizi a tutti i cittadini. Nel corso delle diverse attività, i servizi consultoriali incontrano nei territori migliaia di utenti, raggiungendoli in alcuni passaggi delicati della loro vita: l’accompagnamento alla nascita, il tempo della formazione della coppia, i momenti di crisi nelle relazioni familiari. Come agire in termini professionali, facendosi carico con passione delle richieste dei pazienti, mantenendo viva la motivazione e la ispirazione originaria? Gli operatori si interrogano quotidianamente su questo tema, cercando di conciliare questa missione con la propria formazione e mantenendosi sempre aggiornati, al fine di rispondere nella maniera sempre più adeguata alle richieste dell’utenza. Mons. Napolioni, partendo dal significato teologico e spirituale della parola “agape”, ha sollecitato i presenti a riflettere sul tema della novità e della differenza cristiana. La novità è Cristo stesso, l’amore incarnato del Padre, che non va “ridotto” e “imprigionato” nelle forme culturali e istituzionali, perché questa novità si esprime in una ricchezza di forme che va preservata e promossa. Dalla certezza della presenza e dell’azione misericordiosa del Signore Risorto in mezzo al suo popolo, nasce la speranza cristiana, una visione della realtà basata sulla redenzione, sulla capacità di costruire cammini capaci di “educare a risorgere”. Questo il compito degli operatori psicologici e sociali: accogliere ed accompagnare le persone versa la pienezza della loro realizzazione, espressa nella umanità di Cristo. In un dialogo vivace e coinvolgente sono state affrontate diverse questioni, di partire interesse per gli operatori. Quale differenza tra la capacità di ascolto di un prete e di uno psicologo, ci sono dei territori comuni di ascolto? Mons. Napolioni ha portato la sua esperienza di Rettore del Seminario delle diocesi marchigiane. In seminario esistono figure diverse, con ruoli diversi: il Rettore, il padre spirituale, il consulente psicologico. La pluralità di servizi e delle competenze è molto utile, perché apporta aiuti e punti di vista diversi, inseriti all’interno di un unico processo di maturazione. Ci possono essere anche aiuti di tipo psicologico, perché è importante per ogni persona maturare nel tempo un progetto di vita in cui spendere le proprie capacità, in cui realizzarsi. Bisogna tuttavia avere chiaro l’ideale di uomo, di prete, di vita a cui tendere. Fondamentale risulta la formazione permanente ed il mettersi in discussione per migliorarsi continuamente. Un’altra questione di interesse per gli psicologici che operano nei centri è stata formulata in questi termini: come fare quando ci si trova davanti persone con un credo religioso molto forte, rigido, che non aiuta la persona a maturare? Gesù è venuto a compiere il passaggio dalla religione alla fede – ha risposto il Vescovo – facendo evolvere la figura umana, salvandola, rendendo l’uomo “nuovo”. E’ importante aiutare le persone a capire che le esperienze di fede, anche forti, vanno integrate nell’esperienza e nella pratica quotidiana. Le persone cercano nella fede delle “risposte pronte”, rivolgendosi sia ai sacerdoti che agli psicologi, a seconda della domanda che portano. Ma la crescita umana è un cammino progressivo. L’ascolto non giudicante e l’educare alla scelta, credendo nelle risorse dell’essere umano, aiutano e sostengono questo cammino. Nel lavoro di accompagnamento è essenziale “fare a gara” nello scorgere sempre qualcosa di positivo negli altri, partendo dalle risorse positive. Non avere fretta e cercare di fare chiarezza rispetto alla meta a cui tendere. L’urgenza educativa deve generare luoghi di concretizzazione dei progetti. Non bisogna solamente realizzare eventi. Bisogna essere vigilanti e scovare i punti di forza di ciascuno, rendendolo consapevole del percorso che dovrà seguire, nel corso del quale saprà di essere aiutato e guidato. Allo stesso modo, nella collaborazione tra consultori e oratori, vanno costruiti percorsi che rendono evidente sul campo la passione educativa per i ragazzi. I frutti si raccoglieranno. E’ necessario che gli educatori incontrino realmente le storie di vita, spesso faticose, di genitori e ragazzi. Per individuare punti di forza e debolezza, migliorarsi e crescere insieme. Servono comunità in cui le dimensioni umane – la pienezza di “umanità” portata da Cristo – si integrino con la dimensione del “sacro”. “Esserci” – come genitori, operatori, comunità – per dare supporto, per vivere insieme ai ragazzi, trasmettendo loro il messaggio che c’è qualcuno che è lì per loro. Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche il vescovo emerito Dante Lafranconi e don Edoardo Algeri, presidente della federazione lombarda dei consultori di ispirazione cristiana, che nei loro interventi hanno incoraggiato operatori e volontari a proseguire nell’opera di sostegno e accompagnamento delle famiglie, con uno stile sempre più improntato alla accoglienza delle storie di ognuno, all’ascolto attento e paziente e alla partecipazione ai problemi delle famiglie. Il diacono Ireneo Mascheroni, direttore della cooperativa Agape, a nome di tutti i presenti, ha espresso i sentimenti di stima e di riconoscenza a Mons. Giovanni Buga, presidente della Cooperativa dal 2005 allo scorso mese di novembre, quando è stato destinato dall’Arcivescovo di Milano, ad un nuovo importante incarico pastorale presso la comunità pastorale di Varese città. In anni difficili don Giovanni ha saputo guidare la cooperativa con saggezza e lungimiranza, valorizzandone la ispirazione ideale e sviluppando la sua presenza nei territori delle diocesi di Cremona e Milano. Ha concluso la serata il grazie dei presenti a Mons. Napolioni per il tempo prezioso dedicato agli operatori dei servizi alla famiglia degli ambiti territoriali di Treviglio e Caravaggio e per le interessanti e stimolanti sollecitazioni a pensare ogni attività di ascolto e cura in uno stile cristiano. Gemellaggio terremoto/14. Attraverso Caritas Cremonese non si ferma la solidarietà dei cremonesi Pian di Pieca, 14 dicembre 2016 Appena arrivata ho trovato a Pian di Pieca i colleghi Marcello Pietrobon e l’ingegnere Pericoli di Caritas Italiana. Condividendo un super piatto di spaghetti al tonno, li ho aggiornati rispetto al nostro gemellaggio e abbiamo condiviso la disponibilità ad adottare una modalità operativa in merito agli interventi (di natura economica) che si dovessero rendere necessari e possibili. Il tempo di scaricare latte in polvere, pannolini e quaranta chili di grana padano per la gente di Cessapalombo e poi con Fermano sono andata a consegnare un pacco di materiale per la didattica che la scuola primaria “Visconti “di Cremona ha amorevolmente inviato all’Istituto Comprensivo statale “Leopardi” di Sarnano. Ma le visite per oggi non sono finite: infatti, nel pomeriggio è arrivato il mio collega Mattia Ferrari, di Caritas Cremonese, che si fermerà qui per quindici giorni. Rinuncio al camper e mi godo un po’ di caldo in oratorio. La mia nuova cuccia è nella stanza del catechismo in cui abbiamo messo i farmaci. Oggi ci saranno state cinquanta scosse di terremoto! Non posso fare a meno di continuare a chiedermi come potrebbero e dovrebbero fare gli abitanti delle tante Amatrice completamente “lamate”, abbattute, disintegrate a dimenticare, a non pensare a tutto ciò che avevano e che erano. Come ci si può rassegnare a non poter più tornare a casa, bussare alla vicina di una vita per chiedere due uova in prestito, come ci si può adattare a vivere in un luogo che non ti appartiene, dimenticare i tramonti sulle colline? Questa è la situazione dei tanti sfollati che hanno subito l’allontanamento dalle loro comunità. Quasi una diaspora! In attesa di poter tornare, in un container, a primavera, e ancora in promiscuità, se è vero che i moduli saranno da tre posti e, immaginando la mia famiglia, mio marito dovrebbe dormire in “casa” con altri. Di sera Don Luigi ed io ci siamo recati a Ripe San Ginesio e abbiamo incontrato un piccolo gruppo di volontari e il parroco. Abbiamo insistito sulla necessità di creare un gruppo caritas che, con le dovute modalità, possa occuparsi dell’ascolto delle varie forme di povertà cui , purtroppo, ogni nostra comunità è ben farcita. L’importanza della speranza e della carità come risposte di senso all’immenso non senso della solitudine disperante. Come è bello raccogliere testimonianze rispetto al grande impegno ed alla solidarietà manifestate, soprattutto dai giovani, e com’è importante non lasciarsi scappare questa occasione per far comprendere ai nostri ragazzi come sia bello farsi riempire di senso dal Cielo. Dice Costanza Miriano: “crede nella risurrezione solo chi passa dalla morte” … qui ci sono andati vicini. Interessante l’articolo della Miriano Amatrice nell’attesa della nascita. Nicoletta D’Oria Colonna operatrice Caritas Cremonese Speciale terremoto con il diario dei giorni precedenti Volontari per il gemellaggio con Camerino: ecco come fare Ancelle della Carità, «santa follia del servizio» Una «santa follia della servizio» che da oltre un secolo e mezzo continua a restare viva sulla strada aperta da santa Maria Crocifissa. Così il vescovo Antonio Napolioni ha definito le Ancelle della Carità nella Messa celebrata nel pomeriggio di giovedì 15 dicembre presso la casa di cura di via Aselli, a Cremona. L’occasione era la festa della fondatrice dell’Istituto, la bresciana santa Maria Crocifissa, al secolo Paola Francesca Di Rosa. Figlia di un importante imprenditore bresciano, rimasta orfana della madre all’età di 11 anni, dopo 7 anni di studio nel collegio della Visitazione, nonostante il padre la spingesse al matrimonio, decide di restare fedele al voto di castità fatto in istituto. Mandata a dirigere una fabbrica di filati di seta di proprietà dal padre, ad Acquafredda, Paola Francesca organizza aiuti per i bisognosi e si dedica all’istruzione religiosa femminile, aiutata da alcune ragazze con le quali poi, come infermiere volontarie, aiuta le vittime del colera del 1836. Sono gli inizi della Congregazione delle Ancelle della Carità, approvata nel 1851. Ma prima ancora Paola Francesca fonda a Brescia due scuole per sordomuti, assistendo le donne ricoverate in casa d’industria e dedicandosi alle fanciulle pericolanti. Pronunciati i voti prende il nome di suor Maria Crocifissa, nel 1852, tre anni prima della morte. Sul suo esempio continua l’impegno delle Ancelle della Carità, con una vita spesa nella carità e nella preghiera, come ha ricordato, all’inizio della celebrazione, la superiora generale dell’Istituto, madre Gabriella Tettamanzi, che, accompagnata dall’economa generale, proprio nella festa della Fondatrice ha fatto visita alla comunità di Cremona. Alla Messa, concelebrata dal cappellano don Andrea Bolli insieme a mons. Felice Bosio e a don Flavio Meani, hanno preso parte le religiose della comunità cremonese insieme alla superiora di recente nomina, madre Carla Antonini, ma già da molti anni in servizio in città. Non mancavano poi i medici e gli operatori della casa di riposo. Presenti anche i vertici della Fondazione Teresa Camplani, la realtà sanitaria senza scopo di lucro promossa dalla Congregazione delle Ancelle e che riunisce la case di cura di Brescia, Cremona e Mantova. Accanto al direttore generale Marcello Belotti, c’erano il direttore amministrativo Alessandra Corsini e il direttore per le risorse umane Paola Crespi. Nell’omelia il Vescovo si è naturalmente soffermato sulla figura della fondatrice della Ancelle. Lo ha fatto in particolare rileggendo i suoi nomi: Paola (con il richiamo allo slancio vitale della giovinezza), Francesca (con il riferimento a cioè che è essenziale), Maria (e il legame alla maternità, con l’ospitalità dei malati non solo all’interno delle strutture, ma prima di tutto nel cuore) e Crocifissa (guardano a Cristo nei sofferenti). Mons. Napolioni ha voluto anche richiamare quella che deve essere la caratteristica di una casa di cura di ispirazione cristiana: anzitutto una comunità che ha stima di tutti i suoi membri. Mettendo poi in guardia daglie eccessivi calcoli che rischiano di guardare solo a convenienze e risultati, il Vescovo ha invitato a riscoprire la «follia della carità», possibile in ogni tempo a chi apre il cuore alla Grazia. Alla liturgia era presente anche madre Daniela Nistolini, la superiora provinciale, che prima della benedizione finale ha portato il proprio saluto. Le Ancelle della Carità da oltre 160 anni sono presenti nella Chiesa e nella società civile lombarda, esercitando la propria missione caritativa in favore delle persone sofferenti attraverso istituzioni sempre più aggiornate anche sotto il profilo delle attività sanitarie. La presenza dell’Istituto nel tempo, oltre che nel resto d’Italia, si è diffusa anche all’estero: in particolare in Croazia, Brasile, Ecuador e Africa. Photogallery Domenica a Cremona tornano le Sentinelle in Piedi Nuovo appuntamento in piazza, nel pomeriggio di domenica 18 dicembre, a Cremona con le Sentinelle in Piedi. L’appuntamento è alle 16 in piazza del Comune. Secondo uno schema ormai consolidato, i partecipanti sono invitati a sostare in piedi in silenzio in mezzo alle piazze con un libro in mano per riaffermare famiglia. la propria fiducia nell’istituzione della Sono diversi i motivi che hanno spinto gli organizzatori a promuovere un nuovo sit-in. «Una legge sulle unioni civili – spiegano le Sentinelle in Piedi in un loro comunicato – che fondamentalmente equipara il matrimonio all’unione tra persone dello stesso sesso, la stepchild adoption che di fatto viene legittimata anche se non formalizzata, il ddl Scalfarotto che attende solo di essere ripreso in mano, l’educazione gender entrata nelle scuole, il ddl Lo Giudige che impedisce l’aiuto psicologico a persone con problemi legati all’identità sessuale. Oltre a tutto ciò lo scenario futuro ci troverà con tutta probabilità a fare i conti con eutanasia, libertà all’obiezione di coscienza, liberalizzazione delle droghe». «Davanti a tutto questo – spiegano ancora gli organizzatori – c’è la scelta del nostro agire, che non è legato esclusivamente all’obiettivo di fermare determinate leggi ma anche al fatto di volere esprimere una verità che ci porta a vivere nella libertà e che nessuna legge potrà mai negare. Una verità che appartiene alla natura umana e al cuore stesso dell’uomo». Una testimonianza pubblica, quella del 18 dicembre in piazza, che si è arricchita di ulteriore significato nelle ultime ore, dopo incarico di ministro dell’Istruzione all’on. Valeria Fedeli, considerata paladina dell’ideologia gender. «È noto il suo Ddl per l’introduzione di tale ideologia come insegnamento obbligatorio nelle scuole – affermano le Sentinelle in Piedi –. Questa cosa, già definita come una offesa al popolo del Family day, merita la nostra vigilanza». Preoccupazione approvata una «Nello stato dell’incontro difficoltà per arriva anche dalla vicina Francia, dove è stata legge che vieta la presenza di siti prolife. della “libertè” – concludono i promotori di domenica – è vietato aiutare madri in permettere ai bambini di nascere. L’aborto va perseguito. Facile immaginare il rischio che questo possa essere importato anche in Italia». Il volantino dell’evento Sabato alla Casa dell'Accoglienza di Cremona la “Luce della Pace di Betlemme” La “Luce della Pace di Betlemme”, la fiamma attinta dalla Chiesa della Natività in Terra Santa che, grazie agli Scout, in prossimità del Natale viaggia per irradiare speranza in tutto il mondo, approderà anche quest’anno a Cremona grazie al locale gruppo del MASCI (Movimento di Adulti Scout Cattolici Italiani). L’accoglienza ufficiale in città avrà luogo nel pomeriggio di sabato 17 dicembre, alle 16.30, presso la Casa dell’Accoglienza. Una scelta non casuale quella della location, riconfermata anche quest’anno dagli scout del Masci essendo questa la principale delle opere segno della Caritas diocesana, da sempre impegnata sul fronte dell’accoglienza, in particolare per l’ospitalità dei profughi, e attualmente in prima linea a fianco dei terremotati. Dopo un momento di riflessione e preghiera sul tema della pace, tutti i partecipanti potranno attingere la fiamma per portarla, unitamente al suo messaggio, nelle proprie case e nelle parrocchie. «La Luce che arriva da Betlemme – spiegano dal Masci – ci permette una piccola riflessione su ciò che può essere Luce nella nostra vita. Forse non troviamo niente di eccezionale, ma non c’è bisogno di cose abbaglianti! Giusto la semplicità del quotidiano: il sorriso del vicino, l’amore di quelli che ci circondano, un pranzo in compagnia di amici, il viso di coloro che Dio pone sulla nostra strada, … E poi, ci sono tante piccole luci che accendiamo noi, talvolta senza rendercene conto: quando ad esempio offriamo un sorriso a chi è triste o posiamo la mano sulla spalla di chi soffre». «Coloro che accendono le luci – continuano ancora gli Scout –: ecco un bell’incarico per la missione che ci conferisce il Signore, soprattutto nel quotidiano: essere Luce per gli altri! Essere Luce sulle strade della vita, talvolta così diverse! Se facciamo il conto di tutte le piccole luci che troviamo sul nostro cammino e di tutte quelle che accendiamo senza saperlo, allora sì: forse sono molte le Luci nella nostra vita!». Ma occorre un’accortezza: «Non confondiamoci con le luci che illuminano le vetrine o le strade, specialmente nel periodo natalizio! No, quelle sono luci effimere, durano poco… mentre la Luce segno della presenza di Dio nel cuore della nostra vita, brilla continuamente perché il nostro cuore è fiducioso e colmo di speranza. Allora chiediamo al Signore, nostra Luce, di continuare ad illuminare la nostra strada affinché il nostro impegno sia di costruire ponti e non muri che dividono, e di sapere sempre riconoscere nell’altro la Sua Luce». Proprio con questo spirito gli Scout del Masci, nei giorni successivi, porteranno la Luce in diverse realtà cremonesi in cui questo segno di pace e speranza risulterà particolarmente significativo. Tra queste, in particolare, l’Hospice dell’Ospedale di Cremona e l’Istituto Vismara-De Petri di San Bassano. L’origine dell’iniziativa Il viaggio della Luce della pace di Betlemme è iniziato nel 1986 per iniziativa degli Scout austriaci. Di anno in anno, proprio grazie a questa associazione, è cresciuta la partecipazione e l’entusiasmo in ogni parte d’Europa. In Italia la Luce è arrivata subito nel 1986 a opera degli Scout del Sud Tirol: la diffusione della fiammella, per alcuni anni limitata al territorio dell’Alto Adige, si è propagata presto anche nel resto dello Stivale. Nel 1994 in Veneto è stato costituito un comitato spontaneo che, nel Natale dello stesso anno, ha partecipato alla manifestazione di Vienna, portando quindi la fiamma in Italia dove, viaggiando in treno, ha raggiunto diverse località della Penisola. Da allora questo avviene ogni anno: la Luce, accesa alla lampada ad olio che arde perennemente nella chiesa della Natività di Betlemme, alimentata dall’olio donato da tutte le Nazioni cristiane della Terra, raggiunge così varie città italiane. La “Luce della Pace di Betlemme” non ha solo significato religioso, ma traduce in sé molti valori civili, etici e morali accettati anche da chi non pensa di condividere una fede. Nell'archivio Fondazione Mazzolari nuovi documenti della 3.500 L’Archivio della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo è in continua crescita. Negli ultimi mesi si sono recuperati circa 3.500 nuovi documenti provenienti, dopo un lungo lavoro di scannerizzazione, dalla Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza. Si tratta di preziosi fogli, numerose lettere e inconfondibili manoscritti di don Primo, frutto dell’intenso rapporto editoriale con la Casa editrice vicentina “La Locusta”. Rienzo Colla, il fondatore, è stato uno dei più fedeli editori di libri di don Mazzolari e ha lasciato in eredità alla Biblioteca vicentina numerosi documenti che testimoniano la straordinaria sua amicizia con il parroco di Bozzolo. A questi documenti se ne aggiungono altri che la Fondazione ha recuperato e sta continuamente recuperando grazie ai molteplici contatti con persone che da ogni parte d’Italia segnalano la presenza di epistolari di don Mazzolari. L’Archivio della Fondazione di Bozzolo costituisce una ricchezza inestimabile per studiosi, storici e appassionati della figura di don Mazzolari. Lo spesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita alla Fondazione lo scorso 11 novembre (in foto), è rimasto positivamente impressionato dalla mole di documenti e dal lavoro svolto, nel corso degli anni, dalla Fondazione perché nulla andasse perduto. Ora la Fondazione intende offrire alla consultazione tutto questo “nuovo” materiale documentale, però non senza prima di aver provveduto al necessario riordino, all’inventariazione e alla catalogazione. Grazie anche alla sensibilità della Fondazione Banca Agricola Mantovana, che ha destinato nei giorni scorsi un contributo di 15mila euro proprio per questo scopo, la valorizzazione di questo immenso patrimonio potrà essere ulteriormente completato. «Tale investimento – precisa don Bruno Bignami, presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari” – sarà ancora più prezioso in vista del processo di beatificazione che la Diocesi di Cremona ha iniziato. La facile reperibilità dei documenti e il loro riordino rappresentano un passaggio importante verso l’auspicato traguardo». Il grazie di suor Patrizia Di Clemente per i frutti dell'Estate di carità nei Grest La veglia missionaria in Cattedrale del 22 ottobre scorso era stata occasione ufficiale per consegnare nelle mani del Vescovo quanto raccolto durante l’estate nei Grest con il progetto “Estate di carità”. Oltre 4.300 euro destinati all’attività in Zambia di suor Patrizia Di Clemente, comboniana nativa di Mozzanica. La religiosa bergamasca, che è superiora della comunità di Makeni, nella periferia ovest di Lusaka, dove da alcuni anni il suo Istituto è impegnato nella gestione di un progetto di formazione integrale per ragazze orfane che non hanno mai frequentato la scuola o che, per motivi finanziari, non hanno potuto continuare la loro istruzione primaria, ha inviato una lettera per ringraziare del generoso sostegno. Carissimi tutti, Ma soprattutto carissimi Bambini e Ragazzi che ci avete fatto pervenire, attraverso l’ufficio Diocesano Missionario, una generosa offerta per il nostro centro in Zambia, vi voglio ringraziare a nome dei bambini e giovani di Saint Daniel Comboni Social Development Centre! Quando don Maurizio (don Maurizio Ghilardi, l’incaricato diocesano per le Missioni, ndr) mi ha notificato la donazione ho provato un forte senso di gratitudine nei vostri confronti. Sapevo bene che l’estate di carità promossa durante il Grest avrebbe raccolto fondi per la nostra missione, e questo mi ha fatto molto piacere, non solo per il concreto aiuto che avremmo ricevuto, ma soprattutto per la grande occasione di farvi conoscere, in maniera semplice, questo angolo di mondo, Lusaka. Lusaka è la capitale dello Zambia che in se racchiude realtà così eterogenee ma tutte ricche di vita malgrado le quotidiane difficoltà per garantirsi una vita dignitosa. La dignità è la sfida più grande perché quando c’è povertà anche i volti più belli possono diventare brutti e anche i cuori più belli possono perdere la capacità d’amare e i tramonti più spettacolari passano inosservati…. La dignità non dovrebbe mai perderla nessuno! La povertà radicata che non da via alla speranza porta alla miseria ed è lì che la dignità vacilla… i bambini perdono la loro innocenza, i grandi s’incattiviscono e tutto rischia di perdere la bellezza che porta dentro perché data da Dio. Quando ho ricevuto la vostra donazione (Euro 4.337) mi sono commossa e mi è venuta in mente quella frase di Santa Madre Teresa di Calcutta che dice che se non ci fossero piccole gocce di acqua l’oceano non esisterebbe. Tantissimi bambini hanno dato un po’ di loro per noi, e io vi ringrazio. Vi ringrazio per la vostra generosità che non è scontata: noi siamo lontani e neppure ci conoscete. E’ un atto di fiducia grande. Generosità e fiducia…. Questi due valori sono importantissimi per costruire un mondo migliore, giorno per giorno. Quindi ringraziandovi, mi permetto anche di dirvi: non perdete per strada quanto siete stati capaci di fare con generosità e fiducia, attraverso piccoli gesti che diventano grandi, grandissimi. Quel pochino che tu hai messo nella scatolina durante l’estate, è diventato tantissimo per noi. Qui in Zambia è da un po’ di anni che non abbiamo la possibilità di beneficiare dell’energia elettrica. Abbiamo elettricità solo alcune ore durante la giornata. Anche nella capitale dove sono io. Questo rende difficile lavorare. Pensate a chi produce pane, senza elettricità i forni non funzionano. O a chi vende beni alimentari da mantenere nei frigoriferi, o alle ditte che fabbricano vari beni attraverso il supporto della meccanica…. La produzione di tutto è rallentata notevolmente. Il costo dei trasporti aumentato drasticamente. Questo rende il costo della vita altissimo e le sfide sono insopportabili. Anche il sistema educativo e i servizi alla salute sono condizionati…. E anche il nostro servizio offerto alle donne, giovani e bambini…. Per questa ragione abbiamo deciso di investire la somma donata per l’installazione di un sistema che immagazzina elettricità e che ci permette di utilizzarla quando l’elettricità data dal governo viene sospesa. Questo ci permette di portare avanti le attività offerte: il corso di computer, il servizio biblioteca e le vaie attività educative rivolte ai bambini che spesso necessitano supporti audiovisivi. Il Centro accoglie ogni giorno circa duecento beneficiari, ed è per loro che vogliamo migliorare la qualità dei servizi offerti. Ci stiamo preparando al Natale, ci stiamo preparando alla venuta di Gesù nei nostri cuori, nelle nostre vite… ci prepariamo ancora e ancora per non dimenticarci della grandezza dell’amore che ci è stato donato e che trasforma ogni giorno le nostre vite…. Vi auguro un sereno Natale, vi auguro di non stancarvi nel prepararvi e vi auguro di lasciarvi toccare ogni giorno dall’amore di Dio che si fa vicino attraverso la tenerezza di un bambino. Vi auguro pure di diventare voi stessi segni e presenze di tenerezza l’uno per l’altro. Buon Natale e felice 2017 Sr. Patrizia Di Clemente Suora Missionaria Comboniana in Zambia Accettata dal Vescovo la rinuncia a parroco di don Doldi Con l’inizio del 2017 don Emilio Doldi lascerà la guida delle parrocchie di S. Daniele Po e Isola Pescaroli. L’annuncio è stato dato dal vicario episcopale per la Pastorale, don Gianpaolo Maccagni, nel corso del Consiglio pastorale parrocchiale che si è tenuto nella serata di mercoledì 14 dicembre. Il vescovo Antonio Napolioni, infatti, ha accettato la rinuncia a parroco delle parrocchie “San Daniele profeta” in S. Daniele Po e “S. Biagio” in Isola Pescaroli presentata dal sacerdote originario di Castelleone. La rinuncia avrà effetto dal 1° gennaio 2017. Don Emilio continuerà comunque a risiedere in parrocchia con l’incarico di collaboratore parrocchiale. Dal 1° gennaio 2017, in attesa della nomina del nuovo parroco, sarà amministratore parrocchiale il vicario zonale della Zona pastorale VIII don Emilio Garattini. Don Emilio Doldi è nato a Credera il 9 luglio 1944 ed è stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1969 mentre risedeva nella parrocchia di Castelleone. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Isola Dovarese. Nel 1977 il trasferimento a Roggione di Pizzighettone, parrocchia della quale nel 1987 è diventato parroco. Nel 2003 il vescovo Dante Lafranconi l’ha scelto come parroco di S. Daniele Po e Isola Pescaroli. Fraternità tra sconosciuti, domenica il terzo incontro di Traiettorie di Sguardi Domenica 18 dicembre alle ore 18.30 presso l’oratorio del Maristella si svolgerà il terzo appuntamento di Traiettorie di Sguardi, percorso rivolto ai giovani (20-30 anni) con lo scopo di indagare, attraverso vari linguaggi espressivi, le più significative aspettative di realizzazione dei giovani d’oggi. Ospite dell’incontro il pedagogista Pierpaolo Triani, che interverrà supportato dagli attori cremonesi Mattia Cabrini e Marco Rossetti. Quest’anno il tema scelto per Traiettorie di Sguardi è “Il Sale della Terra – Giovani per trasmettere il gusto della vita”: il sale ciò che da sapore, ma anche ciò che preserva dalla corruzione, ciò che aiuta a custodire, a conservare. La comunità cristiana è sale quando vive e resta fedele alle beatitudini, quando è capace di pagare di persona la fedeltà a Dio e all’uomo, quando è in grado di anticipare in questo tempo e in questa storia i cieli nuovi e la tera nuova. I diversi appuntamenti di Traiettorie di Sguardi si snodano all’interno di questa tematica e in particolare domenica 18 con “Faccia a faccia” si tenterà di rispondere a questa domanda: “ Come può nascere fraternità tra sconosciuti?”. Disposizione è apertura verso l’altro e il nuovo, non autosufficienza, desiderio di giocarsi e di incontrare, nel confronto tra chi siamo veramente e qual è la comunità a cui apparteniamo. Si parlerà di tutto questo con Pierpaolo Triani, pedagogista e professore presso l’Università di Parma, Bologna, Piacenza e Brescia, insieme a Mattia Cabrini e Marco Rossetti, attori cremonesi della Compagnia dei piccoli. Brochure di Tds 2016/2017 Resoconto dei precedenti incontri