n. 01/2008

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n. 01/2008
Numero 1 Febbraio 2008 /// www.architetti.com
In questo numero:
Triptyque
La città che sale. We try
to build the future
L’ampliamento del MACRO
Il WiMax avanza
A digital sculpture
for British Airways terminal 5
OFFF
Iakov Chernikhov, architetto
La fotografia analogica non è morta Todaysart 2007
Brooklyn Arts District Regains Momentum
Direttore responsabile
Paolo Maggioli
Direttore
Robero Meschini
Coordinamento redazionale
Federica Maietti
Redazione
Igor Pilla, Valentina Valente
Progetto grafico
Christian Rodero
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23 gennaio 2007, n. 2/2007
www.architetti.com
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Dagli interni agli esterni
Triptyque firma la sede Loducca
di un edificio ad uso uffici a San Paolo
È stata di recente ultimata la nuova sede di
San Paolo della nota agenzia pubblicitaria
sudamericana Loducca PR company.
L’edificio è caratterizzato da una interessante
soluzione di facciata, realizzata con una sequenza
di lame curvilinee di legno che fungono da
frangisole e da “Landmark” nel contesto urbano
della città.
Bulding Columbia Street è il risultato di una
filosofia di ricerca che lo studio Triptyque
sviluppa da tempo, maturata soprattutto nei
sistemi modulari di arredo, come il sistema
Treme-Treme, parete attrezzata formata da linee
spezzate e aggetti, o gli interni del centro Bela
Cindra, costituito da pareti in legno modulari
con forme dinamiche, , forse prototipi di un’idea
di design che si ritrova sviluppata nella facciata
principale dell’agenzia.
Il complesso si regge su uno scheletro di
cemento armato, che in alcune parti rimane a
vista, come ad esempio nei corpi scala, mentre
in altre zone viene rivestito da elementi che
possono essere in legno, vetro o in taluni casi
reso portatore di particolari effetti utilizzando la
luce, come nei garage dove la tipica esteticità
del cemento viene scaldata da luci soffuse
o policrome. La semplicità della schema
planimetrico, libero e modulare viene quindi
movimentata da una facciata estremamente
dinamica e articolata.
Questo edificio è il risultato di una serie di
sperimentazioni e accorgimenti che lo studio
Triptyque ha realizzato in questi anni soprattutto
nell’ambito degli interni.
3
4
Studio Triptyque
Alameda Gabriel Montiero da Silva, 484
San Paolo, Brasile
[email protected]
http://www.triptyque.com »
http://www.triptyque.com/colombia/menucolombia2.html »
http://www.loducca.com.br »
5
La città che sale
We try to build the future
curata da Danilo Eccher con Odile Decq
Si è conclusa la mostra La città che sale. We try
to build the future che fino al 31 gennaio 2008
ha occupato la sede del Macro future di Roma,
curata da Danilo Eccher con Odile Decq.
Il titolo della mostra nasce come citazione
dell’omonima opera pittorica di Umberto Boccioni
dipinta nel 1910-11 e l’esposizione si è proposta
come un percorso di investigazione sulla
natura della costruzione, sulla sua materialità,
sull’istantaneità e sull’illusione tradotte sul piano
visivo e simbolico ma anche della spinta utopica.
L’architettura e il contesto urbano sono state
rappresentate in una chiave molto particolare,
ovvero quella “artistica”. Ciò che la mostra
ha indagato, infatti, è il rapporto tra arte e
architettura e la possibilità di progettare e
modificare il territorio in maniera innovativa con
progetti ambiziosi.
Il percorso espositivo è stato caratterizzato dal
concetto di “costruzione come atto creativo nello
spazio” attraverso l’esplorazione delle forme; la
scelta di affiancare alla creazione artisti, tra i quali
Pedro Cabrita Reis, Dan Graham, Ilya & Emilia
Kabakov, Anish Kapoor, Luca Pancrazzi, Tobias
Rehberger, Andreas Slominski, Gregor Schneider,
Patrick Tuttofuoco, Rachel Whiteread, e le
realizzazioni progettuali di alcuni giovani architetti
internazionali, ha posto l’accento sul tema della
creazione artistica interdisciplinare.
La mostra si è sviluppata attraverso l’invenzione e
il sogno dell’artista e la realizzazione documentata
di progetti architettonici, in un percorso che
si snoda tra installazioni e grandi immagini
fotografiche dove si scorge una visione del futuro.
Architetti in mostra: Christian de Portzamparc,
Morphosis - Thom Mayne, Fnp architekten
Stuttgart, Peter Cook & Colin Fournier, Bureau des
Mesarchitectures - Didier Fiuza Faustino, EMBT
- Enric Miralles & Benedetta Tagliabue, COOP
HIMMELB(L)AU - Wolf D. Prix, Helmut Swiczinsky
+ Partner, PTW architects - John Bilman - Mark
Butler - Chris Bosse Melbourne, Herault Arnod
Architectes - Isabel Hérault + Yves Arnod.
Artisti in mostra: Massimo Bartolini, John Bock,
Pedro Cabrita Reis, Elmgreen & Dragset, Dam
Graham, Ilya & Emilia Kabakov, Anish Kapoor,
Tadashi Kawamata, Valery Koshlyakov, Hans
Op de Beek, Luca Pancrazzi, Tobias Rehberger
con Olafur Eliasson, Georg Schneider, Andreas
Slominsky, Patrick Tuttofuoco, Rachel Whiteread.
La città che sale. We try to build the future è
stata allestita presso la sede di MACRO FUTURE,
nel quartiere Testaccio a Roma, in entrambi
i padiglioni per un totale di circa 2000 metri
quadri. Odile Decq, presente in questo progetto
nella doppia veste di co-curatore e architetto, ha
realizzato una grande installazione per l’esterno.
6
MACRO Future
Piazza Orazio Giustiniani, 4
Roma
Tel. 06 671070400
Fax 06 8554090
[email protected]
http://www.macro.roma.museum »
Ufficio stampa
Tel. 06 671070415 - 06 671070443
[email protected]
Nel catalogo monografico edito da Electa presenti
testi di Danilo Eccher, Odile Decq, Lionel Lemire.
Adicorbetta comunicazione
Tel. 02 89053149
[email protected]
Ilaria Maggi
Tel. 02 21563250
[email protected]
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L’ampliamento del MACRO
museo d’arte contemporanea di Roma
L’ex Fabbrica Peroni: prima fase
di conversione e progetto di Odile Decq
Il MACRO ha sede a Roma in uno degli edifici
dello stabilimento industriale della ex fabbrica
Peroni per la produzione della birra, che ha
cessato la sua attività nel 1971. Nel 1983 l’area
di via Reggio Emilia, divenuta proprietà del
Comune di Roma, è stata destinata a diventare
la sede della Galleria Comunale d’Arte Moderna
e Contemporanea. La prima fase di conversione,
iniziata nel 1996 e completata nel settembre del
1999, ha consentito l’apertura di sei ampie sale
espositive, mediateca, biblioteca, sala conferenze,
laboratorio, bookshop e caffetteria.
Nel 2002 è nato MACRO, che mantiene la sua
sede principale in via Reggio Emilia.
Entro il 2008 la sede principale verrà ampliata
secondo il progetto dell’architetto francese Odile
Decq, vincitore del concorso internazionale
indetto dal Dipartimento delle Politiche Territoriali
del Comune di Roma.
Il progetto, che entro l’anno verrà inaugurato,
è caratterizzato dall’intenzione di trovare un
equilibrio dinamico e di generare un conflitto,
trasgredendo i confini e ricercando un’instabilità
creativa ponendosi così in sintonia con l’arte
contemporanea. Attraverso l’inserimento di finestre
a livello della strada in alcune delle sale espositive,
saranno cancellati i tradizionali confini e ignorata la
dicotomia fra fruizione pubblica e privata, fra spazio
pubblico e museale. L’inteervento si estenderà
per 10.000 metri quadri diventando un luogo di
incontro, un punto di riferimento e di dialogo per
l’arte contemporanea internazionale. Come fulcro
propulsivo della città, il nuovo museo ospiterà
non solo eventi di arti visive, ma anche di musica,
cinema, teatro, danza e letteratura.
L’architetto Odile Decq racconta come ha
affrontato la complessità rappresentata
dall’inserimento di un Museo d’Arte
Contemporanea nell’ambito di un vecchio edificio
industriale eterogeneo, attraverso un progetto che
per lei rappresenta un’opportunità per trasgredire
un atteggiamento monovalente di integrazione in
un contesto di carattere storico e in cui, inoltre,
l’ambiente storico romano costituisce un’ulteriore
sfida per interventi di questo tipo.
Il progetto si inserisce nel contesto urbano
ed architettonico: il vecchio e il nuovo, le aree
espositive e le altre attività ad esse connesse, le
zone riservate al moderno e gli angoli dedicati
alla contemporaneità risultano nello stesso tempo
articolate e specificamente distinte.
Un museo d’arte è un’esperienza a livello di
sensazioni. L’entrata, I’ingresso, i percorsi, le
rampe, il giardino panoramico: vengono concepiti
come un luoghi in cui i visitatori vengano
invogliati a muoversi, ad entrare.
Lo spazio non è accentrato. Le prospettive sono
tangenziali e consentono punti di vista sequenziali
e di congiunzione. Definendo un’area non di tipo
statico ma che suggerisce tensione e movimento.
L’architetto ha descritto le sue intenzioni
attraverso precisi gesti e chiari concetti:
“[…] La trasposizione tridimensionale del
processo di sezione sconvolge tutte le superfici
epigrafiche del progetto a tutti i livelli. Il
pavimento e il soffitto sono scolpiti, spezzati,
aperti ed animati da movimenti architettonici che
offrono direzioni opposte per la dislocazione e,
nello stesso tempo, collegano ed articolano gli
spazi interni ed esterni. Sulle due superfici del
8
pavimento e del soffitto, e al di là delle stesse, le
strutture relative agli edifici attuali introducono
grate e cornici dalle quali avanzano cavità interne
ed esterne, orizzontali e verticali.
Le aree interne ed esterne non sono più di tipo
statico, ma diventano dinamiche ed offrono ai
visitatori l’attrattiva di una scoperta continua.
Partendo dall’interno, il cortile centrale di forma
lineare dell’edificio situato in via Reggio Emilia,
attraverso rampe che evidenziano lo sviluppo
delle due superfici, comprende l’intera area
e i volumi degli altri edifici e dona unicità al
vecchio manufatto eterogeneo. La superficie
superiore risulta ondulata, intervallata da scorci
sull’ingresso, con panorami creati dal giardino,
dalle scalinate che collegano i due livelli, dal tetto
con la terrazza adiacente il ristorante sull’edificio
di via Nizza […].
[…] Un edificio chiaramente leggibile dove il
piacere di visitare e di passeggiare rafforza ed
aumenta la gioia di scoprire le mostre. La sala
espositiva e le altre attività ad essa correlate sono
organizzate intorno all’ingresso, circondato da
percorsi pedonali su rampe e balconi che portano
all’area espositiva provvista di ponte nella parte
superiore. Se considerato dalle diverse entrate,
lo spazio dell’ingresso sarà dunque animato
da numerosi flussi incrociati di visitatori che si
spostano all’interno dell’edificio [...]”.
9
Informazioni Tecniche sul progetto di Odile Decq
10.000 mq di nuovi spazi: spazi espositivi, spazi eventi, spazi art-video, foyer,
ristorante, art cafè, book shop, sala didattica, sala lettura;
2.500 mq di terrazza-giardino adibito a mostre all’aperto e spazio di sosta;
6.400 mq di parcheggio;
1.000 mq di locali tecnici che si vanno a sommare ai 4.500 mq esistenti.
Per il crono-programma dell’intervento si veda:
http://www2.comune.roma.it/dipterritorio/architettura/ampliamentomacro/CRONO.HTM »
Architetti
Odile Decq – Benoit Cornette con Burkhard Morass
MACRO
Sede Espositiva e Uffici
Via Reggio Emilia, 54
00198 Roma
tel. +39 06 671070400 fax +39 06 8554090
[email protected]
http://www.macro.roma.museum »
MACRO Future
Seconda Sede Espositiva
Piazza Orazio Giustiniani, 4
00153 Roma
Odile Decq http://www.odbc-paris.com/web »
10
Brooklyn Arts
District Regains
Momentum
BAM - Brooklyn
Arts Tower
Il concorso internazionale per la Arts Tower a
Brooklyn ha visto come vincitore il progetto degli
studi Behnisch Architekten e StudioMDA.
La BAM - Brooklyn Arts Tower, in corso di
realizzazione, è un edificio prevalentemente ad
uso residenziale, che sarà il centro del Brooklyn
Academy of Music (BAM) Cultural District,
progetto che si inserisce in un più grande e
complesso piano di riqualificazione territoriale di
New York City, il BAM Cultural District.
Questo distretto culturale, con al centro la
Brooklyn Academy, è stato creato otto anni fa da
un parternariato pubblico-privato a Brooklyn's
Fort Greene, con una superficie totale di 14 ettari
che circonda le 100 yeards del perimetro della
Brooklyn Academy. Finanziamenti insufficienti e
la mancanza di volontà politica hanno ostacolato
a lungo il progetto, ma di recente, grazie
all’intervento dell’amministrazione del sindaco
Michael Bloomberg, il progetto di recupero
dell’area è ripartito, grazie anche ad un grosso
finanziamento di circa 100 milioni di dollari in
cinque anni. Tra i progetti inseriti nell’area del
Cultural District si segnalano anche lo “IAC
Building” dell’architetto Frank O. Gehry, ultimato
alla fine del 2007, e il “Theatre For A New
Audience Brooklyn” dell’architetto Hugh Hardy in
fase di realizzazione.
Il progetto è caratterizzato da una forte
componente di sostenibilità. Gli studi StudioMDA e Behnisch Architekten hanno collocato
l’edificio nella posizione angolare su un lotto
stretto e lungo tra Fulton Street e Ashland Place,
di fronte al BAM Harvey Theatre; il progetto,
una torre alta 120 m, è stato caratterizzato
dalla volontà di realizzare un elemento che non
fosse “monolitico”, carattere spesso associato
a progetti di edilizia abitativa nella “grande
mela” degli anni '80; gli architetti hanno quindi
proposto una torre impostata su una base di
forma irregolare. La figura è composta da due
sezioni rettilinee suddivise in cinque blocchi
di appartamenti, alcuni sospesi. Ogni blocco
prevede, integrato, un “roof garden” o tetto
giardino che permette una corretta quantità di
ventilazione naturale e una esposizione alla luce
naturale del giorno.
Alcuni appartamenti dispongono di terrazze
private, balconi e “wintergardens” mentre
ciascun alloggio ha accesso ai giardini comuni.
Il progetto si distingue, inoltre, per il modo in
cui si integrano gli alloggi nel grande spazio
culturale. Nel totale di 187 unità abitative, 157
saranno in affitto, mentre solamente 30 saranno
in vendita. La metà delle abitazioni sarà affittato
a persone con un basso reddito. La strategia
di realizzare almeno un 50% di residenze a
modiche cifre è una priorità della città, e il
progetto cerca, con queste strategie economiche,
di contribuire ad evitare il rischio che una
struttura come la BAM Cultural District allontani
maggiormente le persone dal quartiere di Fort
Greene trasformandolo in un quartiere privo di
residenti e perdendo così le sue caratteristiche
tipiche di luogo preferito dagli artisti e da coloro
che prosperano sulle attività culturali per vivere e
lavorare.
Il progetto, oltre alle funzioni residenziali,
incorpora a livello stradale anche negozi e un
ampio spazio culturale, che sarà occupato dal
“Danspace Project”, organizzazione internazionale
che ospita una serie di performance di danza.
11
Images courtesy studioMDA / Behnisch
Architects, renderings by ESKQ
Renderings by ESKQ (c) studioMDA / Behnisch
http://studiomda.com »
http://www.behnisch.com »
http://www.bam.org »
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La fotografia analogica
non è morta!
http://www.polanoid.net »
Esistono in rete dei raccoglitori “album” di
fotografie, che promuovono la fotografia
analogica in un’epoca dove il digitale dilaga.
Tra tutti i siti sul genere, uno dei più interessanti
è Polanoid (http://www.polanoid.net); si tratta
di una community che riunisce appassionati
di Polaroid da tutto il mondo. Fotografi
professionisti e non, che stanchi della compatta
digitale, diventato strumento “di massa”, stanno
riscoprendo il fascino della fotografia istantanea.
E lo scopo di Polanoid è quello di diventare il
più grande raccoglitore mondiale di immagini
scattate attraverso la Polaroid.
Fino ad oggi sono più di 100.000 le polaroid
uplodate e quasi 8.000 gli iscritti.
L'iscrizione è gratuita, tutti possono inviare le
proprie istantanee, vedere quelle inviate dagli altri
utenti del sito, commentarle, votarle e partecipare
a contest a premi.
Ogni giorno, all'1.23 AM viene selezionata
una foto in base al numero di commenti e voti
ricevuti, che diventerà, in gergo "Polanoidiano", lo
SHOT OF THE DAY. Il vincitore riceverà, oltre alla
fama, un bonus di 10 euro da consumare presso
UNSALEABLE.COM, l'ultima risorsa rimasta
di pellicole, macchine fotografiche e accessori
Polaroid. Inoltre polanoid.net ogni anno pubblica
un libro con tutti gli shot of the day (365 pagine).
Tuttavia polanoid.net non rimane un semplice
raccoglitore, ma offre anche descrizioni e
spiegazioni, curate dagli utenti, attinenti
le pellicole, le macchine fotografiche e le
tecniche di manipolazione: è possibile scaricare
gratuitamente un e-Book che illustra le fasi di
manipolazione della SX-70.
Il sito propone anche una sezione chiamata
"X-posed", di carattere erotico, dedicata a
espressioni artistiche legate alla cultura
dell’immagine dei corpi umani.
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Il WiMax
avanza
Il futuro della diffusione della banda larga e di
conseguenza l'azzeramento del Digital Divide,
è il WiMAX (Worldwide Interoperability for
Microwave Access) di sicuro il mezzo più
adeguato per colmare questa immensa lacuna.
I motivi che mettono il WiMAX al primo posto
come mezzo per lo sviluppo sono molti in
primis la versatilità che a differenza delle linee
tradizionali (Adsl a centraline, fibre ottiche e
UMTS). In Europa e nel mondo in pochissimo
tempo si sono fatti passi da gigante a favore del
WiMAX, qui in Italia le cose vanno a rilento e in
modo del tutto disorganizzato e poco chiaro.
Un’interessante analisi del rapporto tra utentispazio-tecnologie è il progetto “iSPOTS How
Wireless Technology” del MIT
Come la tecnologia senza fili sta cambiando la
vita nel campus universitario del MIT di Boston.
Le nuove tecnologie di comunicazioni senza
fili sta cambiando il modo in cui viviamo e
lavoriamo. Questo fatto è particolarmente
evidente al MIT, grazie alla presenza di due
circostanze:
1) la percentuale molto alta della di laptop nella
città universitaria;
2) l’esistenza di una delle reti di Internet senza
fili più estese sulla terra, che include oltre
2.800 punti di accesso (acess point) ed è stata
completata alla conclusione dell’ottobre 2005.
Il progetto del iSPOTS punta a descrivere i
cambiamenti del vivere e del muoversi al MIT,
tracciando il dynamics della rete senza fili in
tempo reale. Quindi, il complesso ed i diversi
modelli dispersi del movimento che compongono
la vita quotidiana della città universitaria possono
essere rivelati, contribuendo a rispondere a molte
domande:
Quali spazi fisici sono preferiti per lavoro
nella Comunità del MIT? Come ha potuto la
pianificazione territoriale futura della città
universitaria soddisfare i bisogni mutevoli della
Comunità? Quale posizione per i servizi sarebbe il
più utile agli allievi e ai dcenti?
Inoltre, altrettante città intorno al mondo stanno
lanciando iniziative per la creazione di reti senza
fili; l’analisi dell’ambiente del MIT potrà fornire
analisi peer una comprensione maggiore del
fenomeno.
L’esperienza del MIT ha generato visioni della
percezione spaziale interessanti sia da un lato
tecnico applicativo che formale visivo.
14
iSPOTS How Wireless Technology
is Changing Life on the MIT Campus
Andres Sevtsuk
SENSEable City Laboratory, MIT,
77 Massachusetts Avenue,
Cambridge, MA 02139, U.S.A.
[email protected]
http://web.mit.edu/asevtsuk/www »
Carlo Ratti
SENSEable City Laboratory, MIT,
77 Massachusetts Avenue,
Cambridge, MA 02139, U.S.A.
[email protected]
http://senseable.mit.edu »
http://ispots.mit.edu »
http://ispots.mit.edu/ispots.html »
http://www.wimax-italia.it »
15
CLOUD A digital sculpture
for British Airways
terminal 5
Gli artisti invadono gli spazi architettonici.
Sculture/architettura nei “non luoghi”. Come
caratterizzare uno spazio architettonico attraverso
un’opera scultorea.
La società Troika, esperta nel settore del
broadcast design con sede a Hollywood, ha
ricevuto di recente l’incarico per la realizzazione
di un elemento che caratterizzasse l’ingresso del
Luxury Lounge, il ristorante della prima classe
all’aeroporto londinese di Heathrow; dopo otto
mesi di lavoro lo studio presenta in queste
settimane il risultato.
La scelta coraggiosa e interessante di affidare
il progetto ad uno studio di grafica che svolge
attività di modellazione, animazione e composit
per le major televisive americane ha rivelato
l’intenzione chiara di creare un elemento sia
caratterizzante che fortemente “comunicativo”.
La creazione dello studio Troika è una scultura,
Cloud, che rappresenta una ipotetica nuvola
di 5 metri, sospesa nel vuoto e composta da
oltre 4.000 piastre rotanti comandate e animate
singolarmente da un sistema informatico, che
permette di far compiere ad ognuna di esse una
determinata funzione (dal cambio di colore alla
variazione di posizione).
L’ispirazione è quella dei vecchi sistemi di
segnalazione a punti tondi tipico dei display degli
anni ’80, i “flip-dots”.
Il risultato di questo sforzo creativo è un elegante
oggetto mutevole che esternamente esprime
eleganza e stile e che ben cela l’alta componente
di tecnologia che lo anima. La scelta alquanto
coraggiosa dei responsabili dell’aeroporto
londinese di non affidare ad uno scultore
“classico” o blasonato questo delicato oggetto,
ma a uno studio che svolge prevalentemente
attività di grafica e comunicazione è risultata una
scelta appropriata.
http://www.troika.tv »
Video dell’istallazione
http://www.youtube.com/
watch?v=42hgPLL8IrA&eurl=http://troika.
uk.com/cloudvideos.htm »
16
Credits
Cloud, 2008
Troika
Digital Sculpture for British Airways, T5,
Heathrow, London
Curated by Artwise
Curators Manufactured by Mike Smith Studio
Controls by Pharos Architectural Controls
Installation by Alternative Access ltd
Location: Atrium outside entrance to BA First,
Concorde and Club Galleries lounges, Terminal 5
photo © Alex Delfanne/Artwise Curators 2008
17
OFFF International Festival
For The Post-Digital Creation Culture
8-10 maggio, Lisbona, Portogallo, LX factory
OFFF è un evento itinerante che esplora
il più innovativo linguaggio digitale della
comunicazione sia tecnica che artistica.
Il festival di OFFF riunisce gli artisti
all’avanguardia nella comunicazione e creazione
digitale nella scena internazionale ed è tra i
maggiori eventi di questo genere.
OFFF Festival nasce nel 2001, la prima sede
di questa manifestazione itinerante è stata
Barcellona, in Spagna, il festival è diventato
fin da subito un evento riconosciuto a livello
internazionale, configurandosi come raccoglitore
multiforme e trasversale degli eventi legato
all’utilizzo dei media, catturando non solo gli
addetti al settore dei codici dei software, ma
anche gli artisti digitali e non, i web designer, la
stampa interattiva, i progettisti, gli studi di grafica
animata, e la nuova musica digitale.
OFFF Festival si propone ogni anno di esplorare la
cultura in tutte le forme e piattaforme multimediali,
raccogliendo al suo interno gli operatori del settore
della comunicazione che redigono, attraverso
la loro creatività, le future tendenze nell’ambito
dell’immagine, sia dinamica che statica, di
chi opera nel settore della grafica in generale.
Un’occasione di incontro/scontro tra le correnti e
le tendenze del mondo del digital creation.
18
Tra i partecipanti dell’edizione del 2008 a
Lisbona si segnalano personalità di spicco del
settore come: Andreas Philström aka Suprb,
Bradley Grosh aka Gmunk, Trafik, Rob Chiu &
Chris Hewitt aka Devoid of Yesterday, Aer Visual
Studio, Régine Debatty from We Make Money
Not Art, Psyop, Joshua Davis, Joel Gethin Lewis,
Hi-Res!, Chris O'Shea, Andreas Muller (Nanika),
Amit Pitaru, Alex Trochut e altri
Le iscrizioni per partecipare come spettatori o
autori sono ancora aperte all’indirizzo:
http://www.offf.ws/Featuredartists »
http://www.offf.ws »
Immagini, spot e video delle edizioni precedenti
http://www.flickr.com/photos/offf »
http://www.youtube.com/watch?v=J9t5NuRYGK0 »
http://www.youtube.com/watch?v=-39Va3n1lrs&feature=related »
http://www.youtube.com/watch?v=FwDzYVSYZuE&feature=related »
http://www.youtube.com/watch?v=jJXVul8blyo&feature=related »
http://www.youtube.com/watch?v=C4PdcfIR7ns »
19
Alla ricerca
delle
avanguardie
perdute
Esplorazione
dell’architettura
constructivista:
Iakov Chernikhov
Ucraino di umilissime origini, studente a Odessa
e poi Mosca, prima artista e poi architetto,
soldato dell’armata rossa, esperto di ingegneria
ferroviaria e professore di “rappresentazione
grafica dell’architettura”, nato nel 1889 e morto
nel 1951.
Autore di manuali e libri di grande interesse.
Anche se entrato nel movimento costruttivista
relativamente in ritardo, Iakov Chernikhov
ha fornito una lettura e una riflessione
sull’architettura contemporanea tra le più
luminose e romantiche, il suo lavoro si è
trasformato in pietra miliare dell’architettura
sovietica anni 20.
Tra I libri più celebri ricordiamo
• “Fundamentals of Modern Architecture” (19291930)
• “Construction of Architectural and Machine
Forms” (1931)
• “Architectural Fantasies. 101 Compositions”
(1933)
A lui è dedicata la fondazione Iakov Chernikhov
International Foundation (Icif),
il cui sito è http://www.icif.ru »
20
Todaysart 2007
2D vs 3D: architettura vs grafica
Aspettando la nuova edizione segnaliamo un
evento che ha rappresentato un’intuizione
interessante nell’interpretazione degli spazi della
città. Nel centro di Hague, il corridoio bianco
della City Hall and Central Library (realizzato
nel 1995 dall’architetto Richard Meyer) da
4 anni è utilizzato come galleria d’arte e di
sperimentazione.
Nell’edizione di quest’anno 24 grafici e alcuni
illustratori, coordinati dalla galleria d’arte Maxalot
Gallery di Barcellona, hanno sfruttato le superfici
bianche della struttura come una tela, realizzando
proiezioni di 30 x 30 metri tramite due proiettori
video da 20.000 ansi lumen!
L’effetto realizzato è stato quello di ridisegnare
una angolo della città in maniera creativa e
interattiva, un ottimo esempio di arte all’esterno
dei musei.
Edizione 2007
http://www.maxalot.com/xhbtn/ta07.shtml »
Hanno partecipato
Angel Souto
Antistrot
Blastgo
Boris Hoppek
Build
Commonwealth
Destroy Rockcity
eBoy
Eschler
Inocuo
Jackson Chang
Joshua Davis
Kozyndan
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Lust
Maxalot
: phunk (studio)
The Designers Republic
Timorous Beasties
Universal Everything
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WK Interact
Edizione 2006
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