n. 01/2008
Transcript
n. 01/2008
Numero 1 Febbraio 2008 /// www.architetti.com In questo numero: Triptyque La città che sale. We try to build the future L’ampliamento del MACRO Il WiMax avanza A digital sculpture for British Airways terminal 5 OFFF Iakov Chernikhov, architetto La fotografia analogica non è morta Todaysart 2007 Brooklyn Arts District Regains Momentum Direttore responsabile Paolo Maggioli Direttore Robero Meschini Coordinamento redazionale Federica Maietti Redazione Igor Pilla, Valentina Valente Progetto grafico Christian Rodero Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione, anche parziale, del materiale pubblicato senza autorizzazione dell’Editore. Le opinioni espresse negli articoli appartengono ai singoli autori, dei quali si rispetta la libertà di giudizio, lasciandoli responsabili dei loro scritti. L’autore garantisce la paternità dei contenuti inviati all’editore manlevando quest’ultimo da ogni eventuale richiesta di risarcimento danni proveniente da terzi che dovessero rivendicare diritti su tali contenuti. Pubblicità Publimaggioli Concessionaria di pubblicità del Gruppo Maggioli Via Del Carpino, 8 - 47822 Santarcangelo di Romagna (RN) Tel. 0541 628439-628427 Fax 0541 624887 E-mail: [email protected] Sito web: www.publimaggioli.it Amministrazione e diffusione: Maggioli Editore presso c.p.o. Rimini via Coriano, 58 – 47900 Rimini tel. 0541 628111 fax 0541 622100 Maggioli Editore è un marchio Maggioli Spa Filiali: Milano – via F. Albani, 21 – 20149 Milano tel. 02 48545811 fax 02 48517108 Bologna – via Caprarie, 1 – 40124 Bologna tel. 051 229439-228676 fax 051 262036 Roma – via Dandolo, 19 – 00153 Roma tel. 06 5896600-58301292 fax 06 5882342 Maggioli Spa Azienda con Sistema Qualità certificato ISO 9001:2000 Iscritta al registro operatori della comunicazione Registrazione presso il Tribunale di Rimini 23 gennaio 2007, n. 2/2007 www.architetti.com [email protected] Dagli interni agli esterni Triptyque firma la sede Loducca di un edificio ad uso uffici a San Paolo È stata di recente ultimata la nuova sede di San Paolo della nota agenzia pubblicitaria sudamericana Loducca PR company. L’edificio è caratterizzato da una interessante soluzione di facciata, realizzata con una sequenza di lame curvilinee di legno che fungono da frangisole e da “Landmark” nel contesto urbano della città. Bulding Columbia Street è il risultato di una filosofia di ricerca che lo studio Triptyque sviluppa da tempo, maturata soprattutto nei sistemi modulari di arredo, come il sistema Treme-Treme, parete attrezzata formata da linee spezzate e aggetti, o gli interni del centro Bela Cindra, costituito da pareti in legno modulari con forme dinamiche, , forse prototipi di un’idea di design che si ritrova sviluppata nella facciata principale dell’agenzia. Il complesso si regge su uno scheletro di cemento armato, che in alcune parti rimane a vista, come ad esempio nei corpi scala, mentre in altre zone viene rivestito da elementi che possono essere in legno, vetro o in taluni casi reso portatore di particolari effetti utilizzando la luce, come nei garage dove la tipica esteticità del cemento viene scaldata da luci soffuse o policrome. La semplicità della schema planimetrico, libero e modulare viene quindi movimentata da una facciata estremamente dinamica e articolata. Questo edificio è il risultato di una serie di sperimentazioni e accorgimenti che lo studio Triptyque ha realizzato in questi anni soprattutto nell’ambito degli interni. 3 4 Studio Triptyque Alameda Gabriel Montiero da Silva, 484 San Paolo, Brasile [email protected] http://www.triptyque.com » http://www.triptyque.com/colombia/menucolombia2.html » http://www.loducca.com.br » 5 La città che sale We try to build the future curata da Danilo Eccher con Odile Decq Si è conclusa la mostra La città che sale. We try to build the future che fino al 31 gennaio 2008 ha occupato la sede del Macro future di Roma, curata da Danilo Eccher con Odile Decq. Il titolo della mostra nasce come citazione dell’omonima opera pittorica di Umberto Boccioni dipinta nel 1910-11 e l’esposizione si è proposta come un percorso di investigazione sulla natura della costruzione, sulla sua materialità, sull’istantaneità e sull’illusione tradotte sul piano visivo e simbolico ma anche della spinta utopica. L’architettura e il contesto urbano sono state rappresentate in una chiave molto particolare, ovvero quella “artistica”. Ciò che la mostra ha indagato, infatti, è il rapporto tra arte e architettura e la possibilità di progettare e modificare il territorio in maniera innovativa con progetti ambiziosi. Il percorso espositivo è stato caratterizzato dal concetto di “costruzione come atto creativo nello spazio” attraverso l’esplorazione delle forme; la scelta di affiancare alla creazione artisti, tra i quali Pedro Cabrita Reis, Dan Graham, Ilya & Emilia Kabakov, Anish Kapoor, Luca Pancrazzi, Tobias Rehberger, Andreas Slominski, Gregor Schneider, Patrick Tuttofuoco, Rachel Whiteread, e le realizzazioni progettuali di alcuni giovani architetti internazionali, ha posto l’accento sul tema della creazione artistica interdisciplinare. La mostra si è sviluppata attraverso l’invenzione e il sogno dell’artista e la realizzazione documentata di progetti architettonici, in un percorso che si snoda tra installazioni e grandi immagini fotografiche dove si scorge una visione del futuro. Architetti in mostra: Christian de Portzamparc, Morphosis - Thom Mayne, Fnp architekten Stuttgart, Peter Cook & Colin Fournier, Bureau des Mesarchitectures - Didier Fiuza Faustino, EMBT - Enric Miralles & Benedetta Tagliabue, COOP HIMMELB(L)AU - Wolf D. Prix, Helmut Swiczinsky + Partner, PTW architects - John Bilman - Mark Butler - Chris Bosse Melbourne, Herault Arnod Architectes - Isabel Hérault + Yves Arnod. Artisti in mostra: Massimo Bartolini, John Bock, Pedro Cabrita Reis, Elmgreen & Dragset, Dam Graham, Ilya & Emilia Kabakov, Anish Kapoor, Tadashi Kawamata, Valery Koshlyakov, Hans Op de Beek, Luca Pancrazzi, Tobias Rehberger con Olafur Eliasson, Georg Schneider, Andreas Slominsky, Patrick Tuttofuoco, Rachel Whiteread. La città che sale. We try to build the future è stata allestita presso la sede di MACRO FUTURE, nel quartiere Testaccio a Roma, in entrambi i padiglioni per un totale di circa 2000 metri quadri. Odile Decq, presente in questo progetto nella doppia veste di co-curatore e architetto, ha realizzato una grande installazione per l’esterno. 6 MACRO Future Piazza Orazio Giustiniani, 4 Roma Tel. 06 671070400 Fax 06 8554090 [email protected] http://www.macro.roma.museum » Ufficio stampa Tel. 06 671070415 - 06 671070443 [email protected] Nel catalogo monografico edito da Electa presenti testi di Danilo Eccher, Odile Decq, Lionel Lemire. Adicorbetta comunicazione Tel. 02 89053149 [email protected] Ilaria Maggi Tel. 02 21563250 [email protected] 7 L’ampliamento del MACRO museo d’arte contemporanea di Roma L’ex Fabbrica Peroni: prima fase di conversione e progetto di Odile Decq Il MACRO ha sede a Roma in uno degli edifici dello stabilimento industriale della ex fabbrica Peroni per la produzione della birra, che ha cessato la sua attività nel 1971. Nel 1983 l’area di via Reggio Emilia, divenuta proprietà del Comune di Roma, è stata destinata a diventare la sede della Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea. La prima fase di conversione, iniziata nel 1996 e completata nel settembre del 1999, ha consentito l’apertura di sei ampie sale espositive, mediateca, biblioteca, sala conferenze, laboratorio, bookshop e caffetteria. Nel 2002 è nato MACRO, che mantiene la sua sede principale in via Reggio Emilia. Entro il 2008 la sede principale verrà ampliata secondo il progetto dell’architetto francese Odile Decq, vincitore del concorso internazionale indetto dal Dipartimento delle Politiche Territoriali del Comune di Roma. Il progetto, che entro l’anno verrà inaugurato, è caratterizzato dall’intenzione di trovare un equilibrio dinamico e di generare un conflitto, trasgredendo i confini e ricercando un’instabilità creativa ponendosi così in sintonia con l’arte contemporanea. Attraverso l’inserimento di finestre a livello della strada in alcune delle sale espositive, saranno cancellati i tradizionali confini e ignorata la dicotomia fra fruizione pubblica e privata, fra spazio pubblico e museale. L’inteervento si estenderà per 10.000 metri quadri diventando un luogo di incontro, un punto di riferimento e di dialogo per l’arte contemporanea internazionale. Come fulcro propulsivo della città, il nuovo museo ospiterà non solo eventi di arti visive, ma anche di musica, cinema, teatro, danza e letteratura. L’architetto Odile Decq racconta come ha affrontato la complessità rappresentata dall’inserimento di un Museo d’Arte Contemporanea nell’ambito di un vecchio edificio industriale eterogeneo, attraverso un progetto che per lei rappresenta un’opportunità per trasgredire un atteggiamento monovalente di integrazione in un contesto di carattere storico e in cui, inoltre, l’ambiente storico romano costituisce un’ulteriore sfida per interventi di questo tipo. Il progetto si inserisce nel contesto urbano ed architettonico: il vecchio e il nuovo, le aree espositive e le altre attività ad esse connesse, le zone riservate al moderno e gli angoli dedicati alla contemporaneità risultano nello stesso tempo articolate e specificamente distinte. Un museo d’arte è un’esperienza a livello di sensazioni. L’entrata, I’ingresso, i percorsi, le rampe, il giardino panoramico: vengono concepiti come un luoghi in cui i visitatori vengano invogliati a muoversi, ad entrare. Lo spazio non è accentrato. Le prospettive sono tangenziali e consentono punti di vista sequenziali e di congiunzione. Definendo un’area non di tipo statico ma che suggerisce tensione e movimento. L’architetto ha descritto le sue intenzioni attraverso precisi gesti e chiari concetti: “[…] La trasposizione tridimensionale del processo di sezione sconvolge tutte le superfici epigrafiche del progetto a tutti i livelli. Il pavimento e il soffitto sono scolpiti, spezzati, aperti ed animati da movimenti architettonici che offrono direzioni opposte per la dislocazione e, nello stesso tempo, collegano ed articolano gli spazi interni ed esterni. Sulle due superfici del 8 pavimento e del soffitto, e al di là delle stesse, le strutture relative agli edifici attuali introducono grate e cornici dalle quali avanzano cavità interne ed esterne, orizzontali e verticali. Le aree interne ed esterne non sono più di tipo statico, ma diventano dinamiche ed offrono ai visitatori l’attrattiva di una scoperta continua. Partendo dall’interno, il cortile centrale di forma lineare dell’edificio situato in via Reggio Emilia, attraverso rampe che evidenziano lo sviluppo delle due superfici, comprende l’intera area e i volumi degli altri edifici e dona unicità al vecchio manufatto eterogeneo. La superficie superiore risulta ondulata, intervallata da scorci sull’ingresso, con panorami creati dal giardino, dalle scalinate che collegano i due livelli, dal tetto con la terrazza adiacente il ristorante sull’edificio di via Nizza […]. […] Un edificio chiaramente leggibile dove il piacere di visitare e di passeggiare rafforza ed aumenta la gioia di scoprire le mostre. La sala espositiva e le altre attività ad essa correlate sono organizzate intorno all’ingresso, circondato da percorsi pedonali su rampe e balconi che portano all’area espositiva provvista di ponte nella parte superiore. Se considerato dalle diverse entrate, lo spazio dell’ingresso sarà dunque animato da numerosi flussi incrociati di visitatori che si spostano all’interno dell’edificio [...]”. 9 Informazioni Tecniche sul progetto di Odile Decq 10.000 mq di nuovi spazi: spazi espositivi, spazi eventi, spazi art-video, foyer, ristorante, art cafè, book shop, sala didattica, sala lettura; 2.500 mq di terrazza-giardino adibito a mostre all’aperto e spazio di sosta; 6.400 mq di parcheggio; 1.000 mq di locali tecnici che si vanno a sommare ai 4.500 mq esistenti. Per il crono-programma dell’intervento si veda: http://www2.comune.roma.it/dipterritorio/architettura/ampliamentomacro/CRONO.HTM » Architetti Odile Decq – Benoit Cornette con Burkhard Morass MACRO Sede Espositiva e Uffici Via Reggio Emilia, 54 00198 Roma tel. +39 06 671070400 fax +39 06 8554090 [email protected] http://www.macro.roma.museum » MACRO Future Seconda Sede Espositiva Piazza Orazio Giustiniani, 4 00153 Roma Odile Decq http://www.odbc-paris.com/web » 10 Brooklyn Arts District Regains Momentum BAM - Brooklyn Arts Tower Il concorso internazionale per la Arts Tower a Brooklyn ha visto come vincitore il progetto degli studi Behnisch Architekten e StudioMDA. La BAM - Brooklyn Arts Tower, in corso di realizzazione, è un edificio prevalentemente ad uso residenziale, che sarà il centro del Brooklyn Academy of Music (BAM) Cultural District, progetto che si inserisce in un più grande e complesso piano di riqualificazione territoriale di New York City, il BAM Cultural District. Questo distretto culturale, con al centro la Brooklyn Academy, è stato creato otto anni fa da un parternariato pubblico-privato a Brooklyn's Fort Greene, con una superficie totale di 14 ettari che circonda le 100 yeards del perimetro della Brooklyn Academy. Finanziamenti insufficienti e la mancanza di volontà politica hanno ostacolato a lungo il progetto, ma di recente, grazie all’intervento dell’amministrazione del sindaco Michael Bloomberg, il progetto di recupero dell’area è ripartito, grazie anche ad un grosso finanziamento di circa 100 milioni di dollari in cinque anni. Tra i progetti inseriti nell’area del Cultural District si segnalano anche lo “IAC Building” dell’architetto Frank O. Gehry, ultimato alla fine del 2007, e il “Theatre For A New Audience Brooklyn” dell’architetto Hugh Hardy in fase di realizzazione. Il progetto è caratterizzato da una forte componente di sostenibilità. Gli studi StudioMDA e Behnisch Architekten hanno collocato l’edificio nella posizione angolare su un lotto stretto e lungo tra Fulton Street e Ashland Place, di fronte al BAM Harvey Theatre; il progetto, una torre alta 120 m, è stato caratterizzato dalla volontà di realizzare un elemento che non fosse “monolitico”, carattere spesso associato a progetti di edilizia abitativa nella “grande mela” degli anni '80; gli architetti hanno quindi proposto una torre impostata su una base di forma irregolare. La figura è composta da due sezioni rettilinee suddivise in cinque blocchi di appartamenti, alcuni sospesi. Ogni blocco prevede, integrato, un “roof garden” o tetto giardino che permette una corretta quantità di ventilazione naturale e una esposizione alla luce naturale del giorno. Alcuni appartamenti dispongono di terrazze private, balconi e “wintergardens” mentre ciascun alloggio ha accesso ai giardini comuni. Il progetto si distingue, inoltre, per il modo in cui si integrano gli alloggi nel grande spazio culturale. Nel totale di 187 unità abitative, 157 saranno in affitto, mentre solamente 30 saranno in vendita. La metà delle abitazioni sarà affittato a persone con un basso reddito. La strategia di realizzare almeno un 50% di residenze a modiche cifre è una priorità della città, e il progetto cerca, con queste strategie economiche, di contribuire ad evitare il rischio che una struttura come la BAM Cultural District allontani maggiormente le persone dal quartiere di Fort Greene trasformandolo in un quartiere privo di residenti e perdendo così le sue caratteristiche tipiche di luogo preferito dagli artisti e da coloro che prosperano sulle attività culturali per vivere e lavorare. Il progetto, oltre alle funzioni residenziali, incorpora a livello stradale anche negozi e un ampio spazio culturale, che sarà occupato dal “Danspace Project”, organizzazione internazionale che ospita una serie di performance di danza. 11 Images courtesy studioMDA / Behnisch Architects, renderings by ESKQ Renderings by ESKQ (c) studioMDA / Behnisch http://studiomda.com » http://www.behnisch.com » http://www.bam.org » 12 La fotografia analogica non è morta! http://www.polanoid.net » Esistono in rete dei raccoglitori “album” di fotografie, che promuovono la fotografia analogica in un’epoca dove il digitale dilaga. Tra tutti i siti sul genere, uno dei più interessanti è Polanoid (http://www.polanoid.net); si tratta di una community che riunisce appassionati di Polaroid da tutto il mondo. Fotografi professionisti e non, che stanchi della compatta digitale, diventato strumento “di massa”, stanno riscoprendo il fascino della fotografia istantanea. E lo scopo di Polanoid è quello di diventare il più grande raccoglitore mondiale di immagini scattate attraverso la Polaroid. Fino ad oggi sono più di 100.000 le polaroid uplodate e quasi 8.000 gli iscritti. L'iscrizione è gratuita, tutti possono inviare le proprie istantanee, vedere quelle inviate dagli altri utenti del sito, commentarle, votarle e partecipare a contest a premi. Ogni giorno, all'1.23 AM viene selezionata una foto in base al numero di commenti e voti ricevuti, che diventerà, in gergo "Polanoidiano", lo SHOT OF THE DAY. Il vincitore riceverà, oltre alla fama, un bonus di 10 euro da consumare presso UNSALEABLE.COM, l'ultima risorsa rimasta di pellicole, macchine fotografiche e accessori Polaroid. Inoltre polanoid.net ogni anno pubblica un libro con tutti gli shot of the day (365 pagine). Tuttavia polanoid.net non rimane un semplice raccoglitore, ma offre anche descrizioni e spiegazioni, curate dagli utenti, attinenti le pellicole, le macchine fotografiche e le tecniche di manipolazione: è possibile scaricare gratuitamente un e-Book che illustra le fasi di manipolazione della SX-70. Il sito propone anche una sezione chiamata "X-posed", di carattere erotico, dedicata a espressioni artistiche legate alla cultura dell’immagine dei corpi umani. 13 Il WiMax avanza Il futuro della diffusione della banda larga e di conseguenza l'azzeramento del Digital Divide, è il WiMAX (Worldwide Interoperability for Microwave Access) di sicuro il mezzo più adeguato per colmare questa immensa lacuna. I motivi che mettono il WiMAX al primo posto come mezzo per lo sviluppo sono molti in primis la versatilità che a differenza delle linee tradizionali (Adsl a centraline, fibre ottiche e UMTS). In Europa e nel mondo in pochissimo tempo si sono fatti passi da gigante a favore del WiMAX, qui in Italia le cose vanno a rilento e in modo del tutto disorganizzato e poco chiaro. Un’interessante analisi del rapporto tra utentispazio-tecnologie è il progetto “iSPOTS How Wireless Technology” del MIT Come la tecnologia senza fili sta cambiando la vita nel campus universitario del MIT di Boston. Le nuove tecnologie di comunicazioni senza fili sta cambiando il modo in cui viviamo e lavoriamo. Questo fatto è particolarmente evidente al MIT, grazie alla presenza di due circostanze: 1) la percentuale molto alta della di laptop nella città universitaria; 2) l’esistenza di una delle reti di Internet senza fili più estese sulla terra, che include oltre 2.800 punti di accesso (acess point) ed è stata completata alla conclusione dell’ottobre 2005. Il progetto del iSPOTS punta a descrivere i cambiamenti del vivere e del muoversi al MIT, tracciando il dynamics della rete senza fili in tempo reale. Quindi, il complesso ed i diversi modelli dispersi del movimento che compongono la vita quotidiana della città universitaria possono essere rivelati, contribuendo a rispondere a molte domande: Quali spazi fisici sono preferiti per lavoro nella Comunità del MIT? Come ha potuto la pianificazione territoriale futura della città universitaria soddisfare i bisogni mutevoli della Comunità? Quale posizione per i servizi sarebbe il più utile agli allievi e ai dcenti? Inoltre, altrettante città intorno al mondo stanno lanciando iniziative per la creazione di reti senza fili; l’analisi dell’ambiente del MIT potrà fornire analisi peer una comprensione maggiore del fenomeno. L’esperienza del MIT ha generato visioni della percezione spaziale interessanti sia da un lato tecnico applicativo che formale visivo. 14 iSPOTS How Wireless Technology is Changing Life on the MIT Campus Andres Sevtsuk SENSEable City Laboratory, MIT, 77 Massachusetts Avenue, Cambridge, MA 02139, U.S.A. [email protected] http://web.mit.edu/asevtsuk/www » Carlo Ratti SENSEable City Laboratory, MIT, 77 Massachusetts Avenue, Cambridge, MA 02139, U.S.A. [email protected] http://senseable.mit.edu » http://ispots.mit.edu » http://ispots.mit.edu/ispots.html » http://www.wimax-italia.it » 15 CLOUD A digital sculpture for British Airways terminal 5 Gli artisti invadono gli spazi architettonici. Sculture/architettura nei “non luoghi”. Come caratterizzare uno spazio architettonico attraverso un’opera scultorea. La società Troika, esperta nel settore del broadcast design con sede a Hollywood, ha ricevuto di recente l’incarico per la realizzazione di un elemento che caratterizzasse l’ingresso del Luxury Lounge, il ristorante della prima classe all’aeroporto londinese di Heathrow; dopo otto mesi di lavoro lo studio presenta in queste settimane il risultato. La scelta coraggiosa e interessante di affidare il progetto ad uno studio di grafica che svolge attività di modellazione, animazione e composit per le major televisive americane ha rivelato l’intenzione chiara di creare un elemento sia caratterizzante che fortemente “comunicativo”. La creazione dello studio Troika è una scultura, Cloud, che rappresenta una ipotetica nuvola di 5 metri, sospesa nel vuoto e composta da oltre 4.000 piastre rotanti comandate e animate singolarmente da un sistema informatico, che permette di far compiere ad ognuna di esse una determinata funzione (dal cambio di colore alla variazione di posizione). L’ispirazione è quella dei vecchi sistemi di segnalazione a punti tondi tipico dei display degli anni ’80, i “flip-dots”. Il risultato di questo sforzo creativo è un elegante oggetto mutevole che esternamente esprime eleganza e stile e che ben cela l’alta componente di tecnologia che lo anima. La scelta alquanto coraggiosa dei responsabili dell’aeroporto londinese di non affidare ad uno scultore “classico” o blasonato questo delicato oggetto, ma a uno studio che svolge prevalentemente attività di grafica e comunicazione è risultata una scelta appropriata. http://www.troika.tv » Video dell’istallazione http://www.youtube.com/ watch?v=42hgPLL8IrA&eurl=http://troika. uk.com/cloudvideos.htm » 16 Credits Cloud, 2008 Troika Digital Sculpture for British Airways, T5, Heathrow, London Curated by Artwise Curators Manufactured by Mike Smith Studio Controls by Pharos Architectural Controls Installation by Alternative Access ltd Location: Atrium outside entrance to BA First, Concorde and Club Galleries lounges, Terminal 5 photo © Alex Delfanne/Artwise Curators 2008 17 OFFF International Festival For The Post-Digital Creation Culture 8-10 maggio, Lisbona, Portogallo, LX factory OFFF è un evento itinerante che esplora il più innovativo linguaggio digitale della comunicazione sia tecnica che artistica. Il festival di OFFF riunisce gli artisti all’avanguardia nella comunicazione e creazione digitale nella scena internazionale ed è tra i maggiori eventi di questo genere. OFFF Festival nasce nel 2001, la prima sede di questa manifestazione itinerante è stata Barcellona, in Spagna, il festival è diventato fin da subito un evento riconosciuto a livello internazionale, configurandosi come raccoglitore multiforme e trasversale degli eventi legato all’utilizzo dei media, catturando non solo gli addetti al settore dei codici dei software, ma anche gli artisti digitali e non, i web designer, la stampa interattiva, i progettisti, gli studi di grafica animata, e la nuova musica digitale. OFFF Festival si propone ogni anno di esplorare la cultura in tutte le forme e piattaforme multimediali, raccogliendo al suo interno gli operatori del settore della comunicazione che redigono, attraverso la loro creatività, le future tendenze nell’ambito dell’immagine, sia dinamica che statica, di chi opera nel settore della grafica in generale. Un’occasione di incontro/scontro tra le correnti e le tendenze del mondo del digital creation. 18 Tra i partecipanti dell’edizione del 2008 a Lisbona si segnalano personalità di spicco del settore come: Andreas Philström aka Suprb, Bradley Grosh aka Gmunk, Trafik, Rob Chiu & Chris Hewitt aka Devoid of Yesterday, Aer Visual Studio, Régine Debatty from We Make Money Not Art, Psyop, Joshua Davis, Joel Gethin Lewis, Hi-Res!, Chris O'Shea, Andreas Muller (Nanika), Amit Pitaru, Alex Trochut e altri Le iscrizioni per partecipare come spettatori o autori sono ancora aperte all’indirizzo: http://www.offf.ws/Featuredartists » http://www.offf.ws » Immagini, spot e video delle edizioni precedenti http://www.flickr.com/photos/offf » http://www.youtube.com/watch?v=J9t5NuRYGK0 » http://www.youtube.com/watch?v=-39Va3n1lrs&feature=related » http://www.youtube.com/watch?v=FwDzYVSYZuE&feature=related » http://www.youtube.com/watch?v=jJXVul8blyo&feature=related » http://www.youtube.com/watch?v=C4PdcfIR7ns » 19 Alla ricerca delle avanguardie perdute Esplorazione dell’architettura constructivista: Iakov Chernikhov Ucraino di umilissime origini, studente a Odessa e poi Mosca, prima artista e poi architetto, soldato dell’armata rossa, esperto di ingegneria ferroviaria e professore di “rappresentazione grafica dell’architettura”, nato nel 1889 e morto nel 1951. Autore di manuali e libri di grande interesse. Anche se entrato nel movimento costruttivista relativamente in ritardo, Iakov Chernikhov ha fornito una lettura e una riflessione sull’architettura contemporanea tra le più luminose e romantiche, il suo lavoro si è trasformato in pietra miliare dell’architettura sovietica anni 20. Tra I libri più celebri ricordiamo • “Fundamentals of Modern Architecture” (19291930) • “Construction of Architectural and Machine Forms” (1931) • “Architectural Fantasies. 101 Compositions” (1933) A lui è dedicata la fondazione Iakov Chernikhov International Foundation (Icif), il cui sito è http://www.icif.ru » 20 Todaysart 2007 2D vs 3D: architettura vs grafica Aspettando la nuova edizione segnaliamo un evento che ha rappresentato un’intuizione interessante nell’interpretazione degli spazi della città. Nel centro di Hague, il corridoio bianco della City Hall and Central Library (realizzato nel 1995 dall’architetto Richard Meyer) da 4 anni è utilizzato come galleria d’arte e di sperimentazione. Nell’edizione di quest’anno 24 grafici e alcuni illustratori, coordinati dalla galleria d’arte Maxalot Gallery di Barcellona, hanno sfruttato le superfici bianche della struttura come una tela, realizzando proiezioni di 30 x 30 metri tramite due proiettori video da 20.000 ansi lumen! L’effetto realizzato è stato quello di ridisegnare una angolo della città in maniera creativa e interattiva, un ottimo esempio di arte all’esterno dei musei. Edizione 2007 http://www.maxalot.com/xhbtn/ta07.shtml » Hanno partecipato Angel Souto Antistrot Blastgo Boris Hoppek Build Commonwealth Destroy Rockcity eBoy Eschler Inocuo Jackson Chang Joshua Davis Kozyndan Kustaa Saksi Lust Maxalot : phunk (studio) The Designers Republic Timorous Beasties Universal Everything WeWorkForThem WK Interact Edizione 2006 http://www.maxalot.com/xhbtn/ta06.shtml » 21 22