"LA MUSICA NEL CUORE)" (August Rush)

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"LA MUSICA NEL CUORE)" (August Rush)
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"LA MUSICA NEL CUORE)"
(August Rush)
Recensione di Luisa Cotta Ramosino
Si suggerisce la visione a partire da:
Valori/Disvalori
Giudizio tecnico
Tutti
E' una pellicola “strana” nel panorama
cinematografico di oggi, percorsa com’è da
un sincero afflato religioso, che trova nella
musica il filo impalpabile eppure saldissimo
che percorre le cose e le esistenze,.
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La presenza dominante della musica
serve a far dimenticare al pubblico di
farsi domande su alcune svolte un po’
disinvolte nella trama. Il finalone al
Central Park, sulle note della rapsodia
composta e diretta dal piccolo August che
tira i fili di eventi e personaggi, è davvero
strappalacrime.
USA 2007
Regia: Kirsten Sheridan
Sceneggiatura: Nick Castle, Paul Castro, James Van Hart, Kirsten Sheridan e
Richard Barton Lewis
Durata: 100'
Interpreti: Freddie Highmore, Jonathan Rhys Meyers, Robin Williams, Kery Russel
Produzione: Richard Barton Lewis per Southpaw Entertainment
Genere: sentimentale
L’undicenne Evan, orfanello con uno straordinaria sensibilità per la musica che
“sente” in ogni cosa, decide di abbandonare l’istituto in cui ha sempre vissuto per
cercare i genitori, convinto, contro tutto e tutti, che la sua musica li farà incontrare.
Finisce a New York, dove uno strano tipo, specializzato nello sfruttare ragazzini
sulla strada, riconosce il suo talento unico, gli dà un nuovo nome e lo addestra
nella speranza di cavarne un sacco di soldi. Intanto i genitori del piccolo genio,
separati anni prima dalle circostanze avverse, ritornano per strade diverse proprio
nel luogo che li aveva fatti incontrare la prima volta…
Due musicisti (lei una violoncellista classica dalle
fattezze angelicate, lui un rocker dall’aspetto
stropicciato ma con il cuore di poeta) si incontrano
in una notte di luna piena newyorkese e sulle note di
una chitarra lontana, si amano ma la mattina dopo
vengono crudelmente separati. Il frutto di questa
notte d’amore è un bambino, che viene però
sottratto con l’inganno alla madre ignara e, come nei
migliori romanzi d’appendice, viene affidato da un
fato ignoto nelle mani, per la verità un po’
sprovvedute, del Servizio Sociale americano, che ha
la faccia volonterosa di Terrence Howard (Crush, Il buio nell’anima) ma tra adozioni dubbie e
bambini persi non fa proprio una bella figura.
August Rush , presentato con gran successo alla Festa del Cinema di Roma 2007, è una pellicola
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08/11/2010
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“strana” nel panorama cinematografico di oggi, percorsa com’è da un sincero afflato religioso, che
trova nella musica il filo impalpabile eppure saldissimo che percorre le cose e le esistenze,
indicando senz’ombra di dubbio l’esistenza di un ordine armonico e pino di significato, quasi un
Provvidenza fatta di accordi e note.
Una realtà così evidente che viene riconosciuta anche dall’unico vero “cattivo” del film, il Mago,
sfruttatore di talenti musicali in erba sulle strade della Grande Mela (ma con quello che si sente oggi
a proposito di minori si tratta tutto sommato di un buon diavolo) e primo a riconoscere le
straordinarie capacità musicali del protagonista.
Il bello è che la storia del piccolo orfano prodigio
dalle doti musicali mozartiane non si ferma ad una
visione pitagorica di armonie universali, ma
suggerisce esplicitamente un’idea di Provvidenza di
chiara matrice cristiana. Non sarà un caso che il
piccolo Evan-August in fuga trovi rifugio in una
Chiesa e nel finale è proprio il pastore di colore che
lo ha accolto che affida l’esito felice delle sue
avventure ad un padre (terreno o celeste, l’ambiguità
è d’obbligo) che certo non può volere il suo male.
Detto questo, bisogna ammettere che la storia dell’orfanello che va alla ricerca dei genitori perduti
armato solo del suo talento musicale (come i protagonisti delle favole lo sono di un gingillo d’oro o
di una scarpetta di cristallo) inanella, per arrivare alla sua conclusione strappalacrime,
un’impressionante serie di coincidenze (positive e negative), che nemmeno l’impianto fiabesco
giustifica fino in fondo e che richiedono ad uno spettatore minimamente accorto una notevole
sospensione dell’incredulità.
La musica, che in una pellicola come questa è un ingrediente addirittura imprescindibile, funziona
sia da motore dell’azione che da collante di accadimenti a volte un po’ sconclusionati, infondendo
emozione a sufficienza per far dimenticare al pubblico di farsi domande su alcune svolte un po’
disinvolte nella trama. C’è da dire che il finalone al Central Park, sulle note della rapsodia composta
e diretta dal piccolo August che tira i fili di eventi e personaggi, è davvero strappalacrime.
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