Tyler era un ragazzo di quindici anni, piuttosto alto, con i capelli
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Tyler era un ragazzo di quindici anni, piuttosto alto, con i capelli
Traccia: la responsabilità di una scelta Home Tyler era un ragazzo di quindici anni, piuttosto alto, con i capelli color nocciola sempre un po’ arruffati e gli occhi di un azzurro che pareva fosforescente. Viveva su Plaryon, l’immensa isola metallica posta a qualche migliaio di chilometri dalla Terra ma a differenza di un satellite (come la Luna) Plaryon rimaneva ferma grazie agli stabilizzatori. Avevano terminato di costruirla qualche mese prima della “Grande Catastrofe” del 2088. La Terra era diventata una sorta di mondo apocalittico diviso in grosse placche ben definite da chilometri di voragini interminabili. E mentre lì la tecnologia era drasticamente degradata, i fortunati che erano saliti su Plaryon si erano rapidamente evoluti. Questi “fortunati” erano le persone di un certo calibro sociale che erano state avvertite poco prima della catastrofe e messe in salvo. Su Plaryon, al momento, si contavano all’incirca un miliardo e mezzo di persone mentre sulla Terra, dopo i primi quindici anni di radiazioni e malattie, si calcolava ci fossero addirittura sedici miliardi di abitanti. L’amministrazione di Plaryon era composta dall’amatissimo presidente Levesque e da due consiglieri: Noah “il giusto” e Lindgren “il severo”. Sulla Terra invece si ipotizzava che lo sviluppo tecnologico e sociale fosse pari a quello del lontano 300 d.C.. [9 agosto 2137; ore 2.17 a.m.]. Quella notte su Plaryon si respirava un’aria che sembrava più calma del solito. Tyler parlava con i suoi amici Ryan e Shyla nei giardini davanti a casa sua, quando vide una persona che non si aspettava proprio di vedere: il consigliere Lindgren. Cosa ci faceva un politico così importante in un quartiere molto lontano dal Plaryon Palace a quell’ora della notte? Senza neanche guardarsi i tre amici si compresero all’istante: seguirlo senza farsi notare. Lindgren dopo qualche isolato si fermò davanti ad una vecchia centrale per controllare gli stabilizzatori ormai in disuso. Bussò alla porta con una particolare sequenza e, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, entrò. Dall’interno si sprigionò una fortissima luce viola e subito dopo si chiuse la porta. I ragazzi si guardarono e capirono che per quel giorno era abbastanza. Prima di andare a letto Tyler provò a riflettere su ciò che aveva visto, la luce viola, il consigliere Lindgren ma niente. Era troppo stanco per concludere qualcosa. Il giorno seguente Tyler si svegliò stranamente senza fatica, considerando l’ora a cui era andato a letto e si preparò per andare a scuola. Andando era solito incontrare Ryan per strada e Shyla una volta in classe ma quel giorno era distratto dagli avvenimenti della notte precedente e non prestò attenzione nemmeno alle lezioni. Suonata finalmente l’ultima campanella Tyler chiamò da parte i suoi amici e decise – Dobbiamo indagare su quello che è successo ieri. Vediamoci alla centrale tra quattro ore –. Quel pomeriggio Tyler si avviò verso la centrale e trovò i suoi amici già lì. Dopo circa un’ora e mezza di appostamento dietro la vecchia struttura, proprio quando stavano per abbandonare l’idea, videro arrivare il consigliere questa volta con la scorta ma a quanto pare erano gli unici in giro; infatti c’era una grande festa per tutti al Plaryon Palace e Tyler e i suoi amici l’avevano presa come una scusa del consigliere Lindgren per aggirarsi liberamente nei quartieri ed erano riusciti a convincere i genitori che a loro non interessavano le feste così grandi, sebbene avrebbero potuto divertirsi un mondo. Il loro piano era piuttosto semplice e lasciava molto spazio all’improvvisazione: una volta che il consigliere fosse entrato avrebbero lanciato un piccolo tubo di ferro per far sì che la porta rimanesse aperta sperando che nessuno se ne accorgesse; in caso contrario: fuga. Per fortuna tutto filò liscio e una volta dentro si diedero un’occhiata intorno. Si trovavano in un corridoio illuminato da led viola che terminava in una scala, la quale dava su un immenso laboratorio che, come Tyler poté constatare, era pieno di persone. Ma saltò subito all’occhio una porta a metà del lungo corridoio con la scritta “Moduli”. Era l’unica possibilità, dal momento che il laboratorio era pieno, anche se a Tyler sembrava più un cantiere aerospaziale, a quanto era riuscito a capire dalla porta blindata con un piccolo vetro nella parte superiore. Da quella porta Tyler si aspettava chissà quale meccanismo di difesa dal momento che sembrava così importante, ma scoprirono che era già aperta. – A quanto pare non si aspettavano che qualche ospite indesiderato avrebbe potuto intrufolarsi – commentò Shyla. All’interno era tutto un labirinto di scaffali pieni di documenti in ordine alfabetico e visto che i ragazzi non sapevano neanche cosa stessero cercando, sarebbe stato difficile trovare qualcosa. Allora Ryan disse – Perlustriamo in giro – e si avviò a sinistra. Lo stesso fecero gli altri due. Subito Tyler si perse nei meandri del “labirinto” e si preoccupò di come sarebbe poi tornato indietro. Ma mentre rifletteva entrò in uno spiazzo dove c’era proprio al centro un tavolo con dei documenti sopra e Tyler si avvicinò incuriosito. Al centro del foglio a caratteri cubitali c’era scritto:“Progetto fuga da Plaryon”. Questo titolo preoccupò Tyler e decise subito di contattare i suoi amici con il cellulare. Quaranta minuti dopo erano in camera sua con i documenti presi dal magazzino. – Gli stabilizzatori di Plaryon sono gravemente danneggiati e impossibili da riparare. Pertanto è necessario trasferirsi su un pianeta che è già stato prestabilito ma non c’è abbastanza tempo per costruire le astronavi necessarie per trasportare tutti gli abitati di Plaryon. Per questo motivo abbiamo deciso, come per il primo trasloco Terra/Plaryon, di trasportare solo una piccola parte selezionata degli abitanti. Questi soggetti sono già stati avvertiti e dovranno presentarsi il giorno 19 novembre 2137, ovvero due mesi prima della “Seconda Grande Catastrofe”, al laboratorio codice NVY36384RFHI909221M4 – lesse Shyla. E dopo un fatidico minuto di silenzio fu Tyler a pronunciare la frase che tutti stavano pensando – Abbiamo davanti una scelta con tre possibilità: la prima è di fare finta di non aver visto niente e vivere il resto della nostra ormai breve vita; la seconda è di denunciare Lindgren e non avere comunque risolto niente; la terza è di fuggire su quelle astronavi con le nostre famiglie con però milioni di persone certamente morte sulla coscienza –. Quella notte Tyler quasi non riuscì a dormire e pensò tutto il tempo alla scelta che aveva davanti. Doveva impersonare l’eroe che salvava il mondo (anche se nelle sue condizioni era piuttosto difficile) o fare il paladino della famiglia e accettare un sacrificio per il “bene superiore”? C’era solo un modo per scoprirlo: chiederlo ai suoi genitori. Così la mattina dopo, a colazione, li chiamò dov’era e senza giri di parole spiegò loro i fatti. I suoi erano abbastanza svegli da capire che non stava scherzando e che si trattava di una “Seconda Grande Catastrofe” e dopo essersi consultati riferirono che piuttosto di scappare con quelle morti sulla coscienza, avrebbero preferito mandarci un altro al posto loro. A scuola scoprì che anche i genitori di Ryan avevano avuto la stessa reazione dei suoi e che addirittura si erano quasi arrabbiati perché avevano solo pensato ad un’opzione così vigliacca e che suo padre sarebbe andato a denunciare il consigliere quello stesso pomeriggio. Restava però il problema che il piano di Lindgren aveva un senso: come si sarebbe salvata la popolazione di Plaryon? Ma pensandoci a fondo a Tyler venne un’idea che si basava su un concetto: questa è la “Seconda Grande Catastrofe” e bisogna fare il contrario della prima. Preso dall’eccitazione spiegò il suo piano al padre e si fece accompagnare da Ryan che stava per andare a sporgere denuncia e lì trovò anche Shyla e i suoi genitori, che avevano scoperto solo ora gli avvenimenti degli ultimi giorni. Tyler spiegò chiaramente la sua idea al padre di Ryan e passò tutto il pomeriggio a pensare al proprio piano. Questo era piuttosto semplice: se dopo la prima “Grande Catastrofe” avevano abbandonato la Terra per andare su Plaryon, ora che le cose laggiù si erano sistemate bastava tornarci e in pochi anni si sarebbero riambientati. E quando quella sera suo padre entrò in camera per dirgli l’esito della denuncia, il ragazzo non sapeva più cosa aspettarsi. [8 maggio 2142 ore 3.54 p.m.]. Tyler si trovava nel giardino di casa sua in quella che una volta si chiamava Slovenia, ma ormai risaliva a circa sessant’anni prima. Stava parlando con i suoi amici quando alzò gli occhi a cielo e ripensò a quando vivevano su Plaryon. L’arrivo sulla Terra era stato molto strano: alcune popolazioni li avevano accolti come divinità, altri avevano provato ad attaccarli con armi piuttosto rudimentali. A distanza di cinque anni però convivevano pacificamente (o quasi) e gli ex-abitanti di Plaryon venivano considerati semplicemente entità potenti, non venerati ma rispettati. Inoltre con l’arrivo della “gente dall’alto” i terrestri stavano velocemente progredendo e in un’altra decina d’anni non si sarebbero più notate differenze. Tuttavia, Tyler non si sentiva a casa lì sulla Terra e a quanto aveva saputo il piano del consigliere Lindgren, ormai al fresco, non era stato abbandonato. Infatti, ora che erano sulla Terra avevano progettato, con più calma, dei viaggi aerospaziali verso i pianeti prestabiliti dal vecchio piano e a Tyler incuriosiva molto. Lui aveva bisogno di una casa.