kung fu panda parla italiano
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kung fu panda parla italiano
29 SPETTACOLI __Venerdì 9 ottobre 2015__ commenta su www.liberoquotidiano.it @ Complimenti per la trasmissione di FRANCESCO SPECCHIA «Cronache di frontiera», Varetto e la rivoluzione di SkyTg24 ■■■ Le storie d’immigrazione di Tangir, Memhet e Mattia, l’altra sera riempivano -tra speranze d'integrazione e rabbia- i gironi infernali di Tor Bella Monaca, di Torre Angela, di Giardinetti, di Torrespaccata; ovvero del VI Municipio di Roma che sembra uscito da un film diJohn Carpenter. Ed erano soltanto una faccia della docu-serie Cronache di frontiera (SkyTg24, mercoledì prime time), prisma della realtà basata sul format originale inglese in presa diretta Benefits Street. Tanta roba, in termini giornalistici, di montaggio e di modalità espressiva. Viva,viva, viva.Cronache di frontiera, però, mi spinge a considerare la grande rivoluzione silenziosa che Sarah Varetto sta accendendo,da qualche tempo, nell'informazione Sky da lei diretta. Cipenso da quando un collega inglese mi fece notare: «Sarah mi ricorda Katharine Viner, la direttrice del Guardian, solo che la vostra è più brava...». Sentire un inglese parlare bene d'un italiano (specie tra giornalisti) è un ossimoro. Conosco la Varetto da anni. È una torinese d’acciaio, chic e volutamente understatement, una specie di Donna Letizia con l’elmetto: era la migliore ai corsi e all’esame di giornalismo, io ne davo per scontato la bravura. Poi, per scrupolo, mi sono riguardato al ralenty i palinsesti di SkyTg24. L’all news e i talk -il cuore del giornalismo anglosassone e la chiacchiera chirurgica, molto italiana, suglieventi politici- sono rimasti. Ma il tg ha aggiunto qualcosa, un frisson etico, che tutti noi cronisti stiamo dimenticando: le inchieste. A raffica. Per dire. Gli approfondimenti sui dissesti idrogeologici dolosi del territorio dovuti all'incuria e all'abusivismo sono stracitati dalla stampa estera. La campagna suglisprechi pubblici calcolati in 5 miliardi, vale il miglior Report; e quando Sarah ha individuato nel 5 febbraio la data simbolica in cui smettiamo di lavorare solo per pagare gli sperperidella PA,m’è quasi venuto un coccolone. Per non dire delle interviste strategiche che la direttora riserva a se stessa, ora per estrarre notizie (con Tony Blair), ora per non arrugginirsi dietro la tolda (Padoan, Renzi). Varetto è come il vino. Uno dice: grazie tante, ma a Sky non le mancano le forze per fare seriamente il mestiere. Certo. Ma la vera forza - diceva Montanelli- è continuare a fare del lettore il tuo padrone. Ed è l'esatta sensazione che hai nel guardare SkyTg24… Intervista IL FENOMENO KUNG FU PANDA PARLA ITALIANO Il regista Alessandro Carloni racconta il terzo capitolo della saga cult ::: ALESSANDRA MENZANI ■■■ Il primo Kung Fu Pan- da, nel 2008, è stato il film più visto in Italia e ha incassato complessivamente 631.744.560 dollari. Il secondo 665.692.281. È normale che il terzo capitolo della storia del panda cinese Po, grasso, pigro e maldestro, sia attesa con un desiderio sfrenato. Per l’Italia, poi,è motivo di orgoglio: il regista è infatti il nostro connazionale Alessandro Carloni, della squadra della Dreamworks dal 2002, già attivo come scrittore e autore. In uscita nel 2016, Kung Fu Panda 3 sarà presentato, con un assaggio, al View Conference di Torino, la più importante conferenza europea sulla grafica e l’animazione dal 19 al 23 ottobre a Torino. Bolognese, 37 anni, laureato al Dams, Carloni ha mosso i primi passi girando spot e video in Italia e Inghilterra. Gli chiediamo di raccontarci questa avventura. Kung Fu Panda 3, per la prima volta, sarà coprodotto dalla Cina: è stata una sfida difficile? «No. È stato molto bello. Il film naturalmente è ambientato in Cina, quindi questa collaborazione ha portato molta autenticità, alle architetture del villaggio dei Panda, allo stile di vita, agli abiti». Cosa piace alla gente? «Secondo me ciò che piace Una scena di «Kung Fu Panda 3» al pubblico è il personaggio stesso. Po. Almeno questo è ciò che piace a me. Po è l’antieroe per eccellenza: insicuro, diverso, incompreso, e convinto di non potercela fare». Quali sono i valori dietro Kung Fu Panda? «La vera sfida di Po non è quella di sconfiggere un nemico ma è di riuscire ad accettarsi per ciò che è e credere in se stesso; e questa è una sfida in cui tutti possiamo immedesimarci. Al tempo stesso Po ha qualcosa che è molto rara: l’entusiasmo. Purtroppo io trovo che la maggioranza dei personaggi, specialmente nei film comici, sia cinica. Po no, lui è semplice, sincero e adorabile. Un bambinone che ama il kung fu, ama i Furious Five e non lo nasconde. Questo è il motivo per cui lui è così amato». Come vede il futuro dell’animazione? «Il futuro è molto interessante perché molte diverse forme comunicative e narrative si stanno sempre di più mescolando. Molti film dal vero, come ad esempio Avatar, sembrano sempre più film animati,mentre inostri film d’animazione possono essere complessi e raffinati come film dal vero. Sul fronte tecnologico il futuro sembra andare verso l’intera- zione dello spettatore. Tecnologie di camera virtuale come Oculus, daranno allo spettatore la possibilità diuna totale immersione nelle storie. Per un regista come me cio che è interessante è l’idea di essere parte della generazione che dovra reinventare il linguaggio narrativo per queste nuove tecnologie, come i registi di ormai cento anni fa hanno fatto per l’invenzione del cinema stesso inventato il montaggio, movimenti di camera eccetera». Mister Carloni, come è nata la sua passione per l’animazione, le arte visive, il racconto di storie? «Da bambino mia mamma mi disse che una vita sola non basta per avere abbastanza esperienze. Ma attraverso libri e storie possiamo fare nostre le esperienze di centinaia di altre persone. Possiamo attraversare giungle, cercare tesori, volare nello spazio... Da quel momento seppi che consumare storie, e un giorno crearle, sarebbe stato il mio mestiere. Per quanto riguarda l’animazione in particolare: Io in realtà volevo fare lo scrittore, e per molto tempo ho lavorato in quella direzione, ma al tempo stesso amavo disegnare. Un giorni mi accorsi che potevo unire le due passioni e raccontare storie attraverso immagini». Presentato il nuovo film d’animazione «Zootropolis», capolavoro del rinascimento Disney ::: MARIANNA BAROLI ■■■ «Voglio provare a fare qualsiasi co- sa. Voglio provare anche se potrei sbagliare». Trasportati dalle note di una canzone di Shakira – Try on Everything – arriviamo a Zootropolis, la nuova città creata dalla Walt Disney Animation Studios e popolata da soli mammiferi. «Un film animato con degli animali parlanti come non è mai stato fatto», racconta il produttore Clark Spencer durante la presentazione della pellicola, nelle sale italiane il prossimo febbraio. Spencer fa parte del gruppo Disney da oltre vent’anni e ha collezionato molteplici nomination agli Oscar per il suo lavoro nel mondo dell’animazione. Da Lilo e Stich a Raperonzolo fino ad arrivare a Ralph Spaccatutto. Quando parla di Zootropolis racconta però di un progetto unico nel suo genere, il film giusto per rappresentare quello che lui stesso definisce «Rinascimento Disney». Una pellicola possibile solo oggi, vista la tecnologia impiegata nella creazione di questo nuovo mondo. Dimenticate Robin Hood e seguite la volpe truffaldina Nick Wilde, mentre aiuta l’ottimista coniglietta Judy Hoops a risolvere il caso di una lontra scomparsa. Il tutto, con l’inghippo del tempo: la coniglia coraggiosa deve risolvere il giallo in sole 48 ore. Durante questa corsa contro il tempo i due impareranno a superare le loro differenze e comprenderanno che «andando oltre gli stereotipici possiamo vedere quello che ognuno di noi può diventare». Insieme ai due registi, Byron Howards e Rich Moore, Spencer gioca con gli stereotipi legati al mondo degli animali e li ribalta, per insegnare ai bambini quanto i pregiudizi possano essere dannosi. In una scena del film, i bradipi dipendenti della motorizzazione si muovono a rallentatore, tanto da sfinire chiunque abbia bisogno del loro aiuto. La scena è divertentissima, «ma anche i bradipi vi sorprenderanno» promette Clarke che promette nel suo film la visione di una vecchia Disney in salsa futuristica. A Zootropolis nulla è come sembra. Chiediamo alproduttore se Zootropolis riuscirà a sconfiggere i Mi- I personaggi di «Zootropolis» nions nella battaglia albotteghino. «Promettiamo risate ed emozioni a grandi e piccini. Crediamo molto in questa storia e siamo sicuri che il pubblico la amerà quanto noi». E infine precisa: «nessuno è come la Disney». Dai «Minions» a «Inside Out», cartoni da record Mostriciattoli, principesse, animali parlanti. A tenere milioni di nasi incollati allo schermo non sono le storie impegnate di guerra o d’amore, ma i cartoni animati, entrati con prepotenza nell’universo cinematografico nell’anno 2000. Quando l’Academy s’è vista costretta ad inaugurare la categoria di «miglior film d’animazione». Prima d’allora il genere era liquidato come il sottoprodotto di un’industria ricca, la nenia infantile che avrebbe rabbonito, almeno per qualche ora, bambini di età diverse. Poi l’essere animato è diventato sinonimo di qualità e i cartoni hanno aperto a tutti. Ultimo esempio della «metamorfosi» è Inside Out – fortunatissima pellicola Pixar vicina a sorpassare per incassi Cinquanta Sfumature di Grigio. Al cinema, in Italia, è uscita alla metà di settembre e ad oggi ha riempito le casse americane con oltre 19 milioni di euro. Poco meno di quelli che Dakota Johnson e il compagno Jamie Dornan hanno raccolto grazie ad acrobazie e bondage. Poco meno anche di quel che Minions, cult della Universal, ha raccolto questo agosto, quando 23 milioni di euro gli sono valsi il titolo di maggiore incasso dell’anno e di capostipite di un genere che ormai non conosce fallimenti. Se Minions e Inside Out hanno fatto il botto, Hotel Transylvania 2 non è stato da meno. Quantomeno negli Usa, dove il secondo capitolo della pellicola Sony ha frantumato qualsiasi record. Convincendo gli addetti ai lavori a puntare sul formato un tempo appannaggio dell’infanzia. Attesi per il prossimo anno Gli Incredibili 2, Frozen 2, Cars 3, L’Era Glaciale 5: sequel di film tanto redditizi da non poter essere abbandonati. CLAUDIA CASIRAGHI