Le scuole musicali nazionali
Transcript
Le scuole musicali nazionali
Le scuole musicali nazionali Nel corso dell'Ottocento si diffonde in Europa l'esigenza di fondare scuole che contribuiscano a promuovere ed affermare una identità musicale nazionale. Nella regione scandinava, in Boemia, in Spagna, in Ungheria, in Russia, molti musicisti scoprono, nelle tradizioni musicali popolari, la strada per valorizzare un tesoro musicale in grado di identificare, distinguere un popolo al pari della lingua, della fede, dei costumi familiari. Norvegia L'esponente di spicco della scuola nazionale norvegese è Edvard Grieg (1843-1907). Fonda e dirige una Società Musicale con lo scopo di promuovere la musica nazionale norvegese. Entrano a far parte della società anche poeti e letterati: tra questi il drammaturgo Henrik Ibsen, di cui Grieg mette in musica il suo capolavoro, il Peer Gynt. Finlandia Jean Sibelius (1865-1957) è il rappresentante della scuola nazionale finlandese. Come Grieg, si lascia suggestionare dalle atmosfere del nord: da vita ad opere come Karelia o Finlandia, in cui interpreta più lo spirito del paesaggio che la tradizione musicale popolare. E' lui stesso a dirlo: “nella nostra musica ci sono le rocce di granito rosso della Finlandia”. In Boemia In Boemia, terra di grande tradizione strumentale, troviamo due ottimi compositori: Bedřich Smètana e Antonin Dvořák. Smetana (1824-1884) è un patriota convinto. L'amore per la sua terra traspare nel ciclo dei sei poemi sinfonici intitolati Ma Vlast (La mia patria). Smetana ha conosciuto Schumann, Wagner, List: è troppo “europeo” per restringersi in un regionalismo nazionalistico. La sua musica è, nello stile, tedesca; l'ispirazione è però sinceramente patriottica. Come Beethoven, muore completamente sordo. Antonin Dvořák Dvořák, nato nel 1841, resta fondamentalmente estraneo a quel fervore patriottico che anima l'Europa del '48. In quegli anni è ancora un bambino, dunque troppo piccolo per rendersene conto. Viaggia molto e va in America, dove, nel 1893, compone la meravigliosa Sinfonia “Dal nuovo mondo”: una composizione di rara bellezza, specialmente nell'inizio del secondo movimento, l'Adagio. E' vero che, in questa sinfonia, Dvořák introduce melodie e ritmi del canto tradizionale americano, ma è altrettanto vero che – sopra tutto – emerge lo spirito “slavo” dell'autore. Uno spirito potente e sincero che Dvořák cerca di stimolare nei suoi allievi del Conservatorio di New York nei confronti della tradizione musicale americana, ancora non sufficientemente valorizzata. Muore nel 1904. In Spagna La Spagna prende parte alla tendenza nazionalistica della musica con Isaac Albeniz, Enrique Granados e, soprattutto, Manuel De Falla. Albeniz (1860-1909) coglie i tratti più caratteristici della musica spagnola: una musica viva e malinconica allo stesso tempo, piena dei tanti elementi arabi sopravvissuti nei secoli nel canto popolare. Uno dei suoi brani più celebri è Asturias, per pianoforte. Granados (1867-1916) trascorre quasi per intero la sua vita in Spagna. Le sue Danze spagnole o le Goyescas sono “l'espressione sincera dello spirito di quella terra, di quel paesaggio, di quel popolo; ora languidamente sensuale e snervante, ora sfrenata in improvvisi sfoghi di entusiasmo, ora secca e rettilinea, ora mollemente evocatrice di nostalgie crepuscolari: in ogni caso, superiore ai facili effetti di un colore locale” (M. Mila). Granados muore durante un viaggio in mare insieme alla moglie: l'imbarcazione su cui si trova viene colpita da un sommergibile tedesco, nello stretto della Manica. De Falla (1876-1946) è sicuramente il musicista più rappresentativo della tradizione spagnola. I suoi capolavori sono El amor brujo (L'amore stregone) del 1915, o El sombrero de tres picos (Il cappello a tre punte), del 1919. In Ungheria Kodály e Bartók si dedicano a raccogliere i canti tradizionali dell'Ungheria e, successivamente, di tutta la regione balcanica; registrano con il fonografo le esecuzioni popolari “dal vivo” per poi analizzarle in ogni loro aspetto: melodia, ritmo, armonia. Una ricerca musicale condotta con serio rigore scientifico. Le loro composizioni originali riflettono inevitabilmente i caratteri della musica etnica: ritmi “irregolari”, come il 5/8 o il 7/8, e armonie “barbare”. In Russia Senza dubbio, l'esperienza della scuola nazionale russa è una delle più valide tra quelle che maturano in Europa nel corso dell'Ottocento. A San Pietroburgo il “Gruppo dei Cinque” da vita ad una scuola musicale nazionale. I componenti del gruppo sono: • • • • • Milj Balakirev (1837-1910); Cezar Cui (1835-1918); Modest Musorgskij (1839-1881); Nicolai Rimski-Korsakov (1844-1908). Alexandr Borodin (1833-1887). Tra i cinque il più geniale è senz'altro Modest Musorgskij. Dotato di ispirazione e fantasia musicale, ha però un problema: il vizio del bere. Morirà alcolizzato a soli 42 anni. Tra le sue opere ricordiamo i “Quadri di una esposizione” una suite pianistica scritta in memoria dell'amico Victor Hartmann, pittore ed architetto. Lo scienziato Alexandr Borodin impara da solo a suonare il flauto, il violoncello e il pianoforte. La musica è per lui un hobby, ma ottiene risultati eccellenti. Compone “Nelle steppe dell'Asia centrale” in occasione delle celebrazioni per i 25 anni di regno dello zar Alessandro II. Il più ferrato, dal punto di vista musicale, è Nicolai Rimski-Korsakov. Scrive un Manuale di Armonia, un trattato ancor oggi considerato molto valido, corregge le musiche dei suoi colleghi del Gruppo, è insegnante presso il Conservatorio di San Pietroburgo. Tra i suoi lavori ricordiamo l'ouverture “La grande Pasqua russa”, composta nel 1888 in memoria dei colleghi Musorgskij e Borodin. Piotr Ilic Ciaikovsky (1844-1893) non è affatto convinto dell'idea di fondare una scuola nazionale. Di mentalità “europeista”, vive a Mosca, in un ambiente sociale e culturale ben diverso da quello di San Pietroburgo. E' sicuramente uno dei più grandi compositori romantici. Scrive sinfonie, concerti, opere e – soprattutto – balletti, come Il lago dei cigni, La bella addormentata e Lo schiaccianoci.