La rosa nera | L`informazione libera

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La rosa nera | L`informazione libera
08/03/2011
La rosa nera | L'informazione libera
Numero 16 del 01/03/2011
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dicembre 1999 è
chiaro: “Italia-Libia:
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Una opposizione poco credibile e
incapace, farà durare Berlusconi
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Nemmeno Napolitano a sottrarre il
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La sinistra ha trattato
con Gheddafi prima del
Cavaliere (la differenza
sta nei risultati ottenuti).
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La Rosa Nera Il nuovo Editoriale di Sport sul Calcio
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Milan – Napoli 3 – 0. Ma è
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La sinistra ha trattato con Gheddafi pr…
Numero 16 del 01/03/2011
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La sinistra ha trattato con Gheddafi prima del Cavaliere
(la differenza sta nei risultati ottenuti)
MARTEDÌ, 01 MARZO 2011 15:43
NESSUN COMMENTO
Il titolo di un lancio dell’agenzia ANSA del 2
dicembre 1999 è chiaro: “Italia-Libia: Gheddafi,
rapporti migliori con Ulivo al governo”. Il concetto
è ribadito nel resto della notizia: “I rapporti tra
Italia e Libia si sono ‘consolidati’ da quando
l’Ulivo è al governo. Il leader libico si è detto
‘molto soddisfatto’ del suo colloquio di oggi con
D’Alema e ha affermato che ora i rapporti tra i
due paesi sono ‘amichevoli’. ‘Questi rapporti
sono migliorati grazie all’Ulivo e alla direzione del
nostro amico D’Alema. Lo stesso incontro è stato
possibile perché l’Ulivo è andato al governo’, ha
ripetuto”. L’entusiasmo e la gratitudine mostrati allora da Gheddafi sono comprensibili. Massimo
D’Alema è stato il primo premier europeo a visitare la Libia da quando l’Onu, nel ’92, stabilì le sanzioni
per l’attentato di Lockerbie, le stesse poi revocate nell’aprile ’99. Questo record – che in diplomazia
pesa – non è casuale. E non è neppure merito di D’Alema. Si deve, invece, a Romano Prodi: il 21 ottobre
del ’96, dopo un incontro con Hosni Mubarak, Prodi mostrò apprezzamento per le parole del presidente
egiziano sui “cambiamenti della politica di Gheddafi”, e salutò quel processo come un “punto di
riferimento importante per la politica estera”.
Il 9 luglio del 1998, in piena fase di sanzioni Onu, Lamberto Dini firmò un primo trattato con la Libia, che
fu lungamente discusso con Gheddafi. Quel trattato, dissero allora all’Ulivo, si basava sulla
constatazione che “direttamente o indirettamente, Tripoli da tempo non è più coinvolta in atti di
terrorismo”. Era un’affermazione avventata – come dimostrerà il Sismi nel 2003 – che però fece da
prologo al viaggio di D’Alema del ’99 e alle numerose telefonate fra Gheddafi e Prodi, salito nel
frattempo alla guida della Commissione europea.
Dopo i loro scambi, i quotidiani europei cominciarano a parlare di un possibile invito a Bruxelles per il
leader libico. Le critiche costrinsero Prodi a ritirare l’invito e costarono al politico italiano un velenoso
ritratto del Times. “Prodi sprizza idee in tutte le direzioni – scrissero i britannici – Se non si è ancora
dimostrato un leader energico e dotato di una visione, è perché il signor Prodi è ostacolato dalla sua
imperfetta padronanza dell’inglese e del francese, da un servizio stampa erratico e dal suo stile schivo”.
Naturalmente, Gheddafi si dichiarò “indignato per la decisione di non essere ricevuto”, e lo stesso Prodi
comprese di dovere mettere a punto un nuovo dossier sulla Libia.
La prima fase dei rapporti del centrosinistra con Gheddafi finì lì, con molta fiducia mal riposta e un
sostanziale nulla di fatto. Ma nell’autunno del 2003 accadde un evento che modificò completamente la
posizione della Libia e le sue relazioni con l’Italia. Il Sismi di Nicolò Pollari, in un’azione congiunta con il
Mukhabarat egiziano e con il supporto esterno della Cia, scoprì una nave carica di armi di distruzione di
massa diretta in Libia. Il dossier era gestito dagli stessi agenti coinvolti nel caso Abu Omar, quelli che la
procura di Milano ha mandato sotto processo e ha fatto condannare. La nave provava che la fiducia
concessa a Gheddafi dai governi dell’Ulivo era cieca e immotivata. Silvio Berlusconi, in accordo con
George W. Bush, lavorò a una complessa trattativa che obbligò Gheddafi ad abbandonare le armi di
distruzione di massa. Per questo, il Cav. fu ringraziato pubblicamente da Bush.
All’annuncio del Colonnello seguì il primo viaggio di Berlusconi a Tripoli del 2 ottobre del 2004, quando
furono poste le basi per il trattato definitivo di amicizia. Nel 2006, appena tornato al governo da ministro
degli Esteri, Massimo D’Alema tentò di capitalizzare il lavoro svolto dal centrodestra. Ma fallì, come ben
comprese il diplomatico italiano che, il 10 novembre del 2007, vide allibito il leader libico alzarsi e
allontanarsi senza neanche salutare mentre ancora D’Alema parlava. Quello fu il loro ultimo incontro
ufficiale. Si tratta di un episodio noto soltanto a pochi, che però spiega perché, nell’estate del 2009,
D’Alema decise di fare un’inusuale anticamera davanti alla tenda di Gheddafi a villa Pamphili, dopo che
questi aveva disdetto un incontro a Montecitorio.
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Milan – Napoli 3 – 0. Ma è ovvio: è col…
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Milan – Napoli 3 – 0. Ma è ovvio: è colpa di Lavezzi!!!
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MARTEDÌ, 01 MARZO 2011 20:58
Attualità
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La faccia ce l’hanno messa, ma era una faccia
da schiaffi. Il Napoli è andato a Milano e ne ha
prese tre. Tutti zitti e a casa a fare mea culpa. Già
ma di chi è la “culpa”?
I partenopei hanno calcato il terreno di San Siro
con una tale
reverenza e
un’assurda
sottomissione che sembra quasi ridicolo a fine
partita sentir parlare di sudditanza psicologica da
parte dell’arbitro. Per carità, sia chiaro, Rocchi ha
arbitrato malissimo e la sua canottiera
nascondeva strisce rossonere, ma perché
accusare gli altri di sudditanza quando per prima
la squadra azzurra è stata suddita al cospetto dei
diavoli rossoneri? Qualcosa non quadra.
Analizzando i dati statistici, il Napoli non ha fatto un solo tiro nello specchio della porta, neanche quando
s’è trovato a fine partita sotto di tre reti con null’altro da perdere, tranne l’onore. Quindi rigore o non
rigore, gli azzurri avrebbero perso e malamente. Unico ad uscirne indenne è il povero De Sanctis che fa
miracoli in almeno due occasioni (su Pato e Robinho è un muro).
Bigon nel dopopartita ha dichiarato di essere stanco del discorso “ci può stare”. Siamo tutti d’accordo,
siamo tutti stufi del discorso “ci può stare”. Non ci può stare che un arbitro sottomesso come Rocchi
spinga la partita in un certo verso, ma non ci può stare neanche che una squadra che dice di puntare
alla Champion’s, se non allo scudetto (si leggano le dichiarazioni di Cannavaro di qualche giorno fa),
vada a Milano con la consapevolezza che al massimo può limitare i danni cercando di ottenere un
miracoloso pareggio.
Il Napoli è immaturo, si dica la verità!
In Coppa Italia: le varie occasioni sbagliate, l’arbitro che anche lì ci mise lo zampino e… tutti a
prendersela con Lavezzi per aver sbagliato un rigore (si ricordi che anche Zuniga aveva sbagliato, ma la
buona sorte lo premiò oltremisura facendo finire il pallone parato da Castellazzi nella rete).
Coppa Uefa: grazie ad uno straripante Pocho i partenopei erano sull’1 a 0 contro il Villareal che quella
sera era davvero ben poca cosa. All’improvviso, poi, la follia. Yebda, Zuniga, Dossena e Ruiz (che può
essere giustificato perché alla sua prima apparizione) rendono l’impossibile possibile. Il Villareal, con
due tiri, segna due gol. Secondo tempo: palo di Cavani su assist di Lavezzi, palo da corner dello stess o
Pocho e… la partita finisce lì. Ma anche qui tutti a prendersela con Lavezzi perché “aveva sb agliato
quell’occasione sotto porta che non si può sb agliare”. Ok, è vero, verrebbe da dire “anche mio zio
paralitico la segnava”, ma poi la domanda: ma mio zio paralitico avrebbe costruito quel contropiede per
poi trovarsi a tu per tu col portiere? Avrebbe fornito quell’assist al bacio per Hamsik? Avrebbe fornito
l’assist per il palo di Cavani?
Inoltre le “non” doti del Pocho sotto porta sono sotto gli occhi di tutti, perché allora Mazzarri lo ha
schierato da prima punta?
Ora si sente parlare di Milan – Napoli e indovinate, oltre a Rocchi, a chi si dà la colpa della sconfitta? A
Lavezzi che non c’era a causa dello sputo vicendevole con Rosi. Ma insomma allora sto Lavezzi è forte o
no? Se c’è, la colpa è sua che non segna, se non c’è, è colpa sua perché sputa e se ci fosse stato le
cose sarebbero andate diversamente. Manca la coerenza.
Lavezzi è l’anima di questa squadra e lo stesso Cavani deve ringraziare il Pocho per il suo score così
cospicuo. Del resto il suo palmares parla chiaro, in tre anni e mezzo al Palermo la sua annata migliore è
stata caratterizzata da 14 gol. Sia ben chiaro, Cavani è un campione, in Europa esistono ben pochi
finalizzatori come lui, ma senza Lavezzi, il suo rendimento scende, e di tanto.
Ora il Napoli torni con i piedi per terra e piuttosto che fare voli pindarici e guardare troppo in alto, si
guardi le spalle e difenda il 3°/4° posto perché già quello sarebbe un miracolo. In ogni caso Bigon e De
Laurentiis sono avvertiti: si confermi subito Pazienza e si prenda un centrocampista degno di tale nom e
da affiancargli, si prenda un sostituto in attacco per Lavezzi e Cavani, si prenda un grande difensore
mancino e magari si faccia tornare Daniele Mannini che è l’unico che può sostituire degnamente
Maggio e Dossena quando devono rifiatare. Quest’anno sta andando tutto, o quasi, bene… ma quanto
durerà?
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Nuovo soccorso dell’IDV al Cavaliere |…
Numero 16 del 01/03/2011
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Nuovo soccorso dell’IDV al Cavaliere
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MERCOLEDÌ, 02 MARZO 2011 18:04
NESSUN COMMENTO
Ancora una volta l’ondeggiante accademico della
Crusca molisano è sceso in campo con
l’obiettivo apparente di defenestrare il Cavaliere
con il referendum contro il legittimo impedimento
mentre sotto sotto si nasconde la lotta contro la
sinistra riformista. Di Pietro è il perfetto alter ego
del berlusconismo: lui e il Cavaliere sono il frutto
più puro della Seconda Repubblica, condividono
la visione plebiscitaria della democrazia, la
concezione padronale del partito di cui sono
leader, una spregiudicatezza che può portarli a
sostenere tutto e il contrario. Entrambi puoi
trovarli indifferentemente al centro, a sinistra o a
destra. Di Pietro ha il massimo interesse a tenere in vita Berlusconi, per continuare a lucrare sulla
rendita di posizione che l’infelice scelta di Walter Veltroni – fare dell’ex pm alleato unico del Pd alle
elezioni del 2008 – gli ha regalato. Gli esempi di soccorso dipietrista a Berlusconi sono numerosi e non
serve nemmeno citare i casi di transumanza politica di parlamentari Idv verso il centrodestra, sempre
arrivati puntualmente ogni qual volta ce n’è stato bisogno. Esemplare la vicenda Fini: quando è uscito
dal Pdl, il primo a bastonarlo è stato Di Pietro, al quale cambiare governo interessa meno della
concorrenza che il partito del presidente della Camera può fargli in tema di ordine e legalità.
Ma nessun soccorso è così evidente come quello che l’ex pm si avvia a prestare al presidente del
Consiglio con il referendum sul legittimo impedimento promosso dall’Idv, pronta a fare di questa
consultazione la madre di tutte le battaglie.
È altissima la probabilità che il referendum, come tutti gli ultimi che si sono svolti in Italia, non raggiunga
il quorum. Non è stata ancora calendarizzata la data del voto, ma è inverosimile che il governo decida
per un election day, accorpando referendum e amministrative. Più realistico pensare a una data fissata
a giugno, a scuole chiuse, quando si potrà incentivare meglio la diserzione delle urne, che in questi casi
parte già da alti tassi fisiologici.
Incostituzionale il leggittimo impedimento non lo è più, a meno che i dipietristi non vogliano sostenere
questo, delegittimando a loro volta i giudici della Corte.
Ma l’effetto più nefasto del referendum nasce dall’intenzione dichiarata di Di Pietro di trasformarlo in una
sorta di giudizio universale su Berlusconi. Il che è politicamente suicida, perché è folle l’idea di giocarsi
l’alternativa su un quesito “tecnico” che riguarda la giustizia, quesito che si trasformerebbe di fatto in una
sorta di televoto sull’innocenza o la colpevolezza del Cavaliere, offrendogli peraltro la possibilità di
competere sul terreno a lui più congeniale, quello della persecuzione giudiziaria. La spallata a
Berlusconi può cercarla solo chi dimostra di saperlo incalzare sulle sue mancanze come capo del
governo, dimostrando di avere pronta un’alternativa credibile da spendere nell’occasione giusta, che
sono le elezioni politiche. Grazie all’ennesimo referendum senza quorum, invece, il premier si metterà in
tasca il biglietto per avrrivare sereno a fine legislatura, intestandosi in blocco il partito dell’astensione.
L’obiettivo principale di Di Pietro, del resto, è un altro: drenare altri consensi, prendere la guida
dell’opposizione, rendersi ancora più centrale. Il Pd ci pensi bene, prima di imbarcarsi in questa
avventura referendaria, con questa specie di compagni di merenda.
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Ancora una volta l’ondeggiante accademico della Crusca molisano è sceso in campo con l’obiettivo
apparente di defenestrare il Cavaliere con il referendum contro il legittimo impedimento mentre sotto
sotto si nasconde la lotta contro la sinistra riformista. Di Pietro è il perfetto alter ego del berlusconismo:
lui e il Cavaliere sono il frutto più puro della Seconda Repubblica, condividono la visione plebiscitaria
della democrazia, la concezione padronale del partito di cui sono leader, una spregiudicatezza che può
portarli a sostenere tutto e il contrario. Entrambi puoi trovarli indifferentemente al centro, a sinistra o a
destra. Di Pietro ha il massimo interesse a tenere in vita Berlusconi, per continuare a lucrare sulla
rendita di posizione che l’infelice scelta di Walter Veltroni – fare dell’ex pm alleato unico del Pd alle
elezioni del 2008 – gli ha regalato. Gli esempi di soccorso dipietrista a Berlusconi sono numerosi e non
serve nemmeno citare i casi di transumanza politica di parlamentari Idv verso il centrodestra, sempre
arrivati puntualmente ogni qual volta ce n’è stato bisogno. Esemplare la vicenda Fini: quando è uscito
dal Pdl, il primo a bastonarlo è stato Di Pietro, al quale cambiare governo interessa meno della
concorrenza che il partito del presidente della Camera può fargli in tema di ordine e legalità.Ma nessun
soccorso è così evidente come quello che l’ex pm si avvia a prestare al presidente del Consiglio con il
referendum sul legittimo impedimento promosso dall’Idv, pronta a fare di questa consultazione la
madre di tutte le battaglie.È altissima la probabilità che il referendum, come tutti gli ultimi che si sono
svolti in Italia, non raggiunga il quorum. Non è stata ancora calendarizzata la data del voto, ma è
inverosimile che il governo decida per un election day, accorpando referendum e amministrative. Più
realistico pensare a una data fissata a giugno, a scuole chiuse, quando si potrà incentivare meglio la
diserzione delle urne, che in questi casi parte già da alti tassi fisiologici.Incostituzionale il leggittimo
impedimento non lo è più, a meno che i dipietristi non vogliano sostenere questo, delegittimando a loro
volta i giudici della Corte.Ma l’effetto più nefasto del referendum nasce dall’intenzione dichiarata di Di
Pietro di trasformarlo in una sorta di giudizio universale su Berlusconi. Il che è politicamente suicida,
perché è folle l’idea di giocarsi l’alternativa su un quesito “tecnico” che riguarda la giustizia, quesito che
si trasformerebbe di fatto in una sorta di televoto sull’innocenza o la colpevolezza del Cavaliere,
offrendogli peraltro la possibilità di competere sul terreno a lui più congeniale, quello della persecuzione
giudiziaria. La spallata a Berlusconi può cercarla solo chi dimostra di saperlo incalzare sulle sue
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nell’occasione giusta, che sono le elezioni politiche. Grazie all’ennesimo referendum senza quorum,
invece, il premier si metterà in tasca il biglietto per avrrivare sereno a fine legislatura, intestandosi in
blocco il partito dell’astensione. L’obiettivo principale di Di Pietro, del resto, è un altro: drenare altri
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Dipendere affettivamente | La rosa nera
Numero 16 del 01/03/2011
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Dipendere affettivamente
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MARTEDÌ, 01 MARZO 2011 20:04
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Quando parliamo di amore facciamo riferimento alla
motivazione, al senso dell’esistenza, a ciò che rende l’essere
umano nobile. Molti autori di letteratura e di filosofia hanno
parlato di questo sentimento, lo hanno analizzato, definito,
narrato e esaltato; eroine sofferenti, tradite, a volte persino
suicide popolano le pagine dei testi classici. Tutti ricordiamo
Penelope, che attese fiduciosa il ritorno del suo amato Ulisse,
o Didone, innamorata tanto perdutamente di Enea che
vedendolo partire si tolse la vita. Purtroppo questi finali tragici
non si verificano solo nella tradizione classica, ma diventano
sempre più frequenti anche nella nostra società attuale. Senza
andare troppo lontano nel tempo, basti pensare al gesto folle e
disperato di Matthias Kaspar Schepp, 44 anni, che, incapace di
sopportare la separazione dalla moglie Irina decide di rapire le
due figlie, Alessia e Livia, tuttora scomparse, e di farla finita
gettandosi sotto le rotaie di un treno a Cerignola. Spesso a
scrivere le storie sono proprio i sentimenti e, infatti, l’essere
umano prova sentimenti e instaura relazioni; molti autori hanno
studiato il modo in cui essi si radicano nell’individuo.
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Secondo i teorici dell’attaccamento, J. Bowlby e M. Ainsworth, i rapporti che il bambino instaura con le
prime figure di accudimento getterebbero le basi relazionali future, con la costituzione del Modello
Operativo Interno (una rappresentazione mentale di sé e della relazione con la madre). Con S. Freud e
la psicanalisi si è ipotizzato, e poi teorizzato, che l’individuo investe sull’altro le proprie pulsioni, la
propria energia primaria, lo trasforma in un oggetto della propria libido, alternando fasi di scissione,
introiezione, fagocitazione ed infine una fase risolutiva di auspicabile integrazione armonica delle figure
genitoriali, arrivando così alla fine del processo di maturazione personale ad interiorizzarle, secondo un
processo di sviluppo stadiale che sfocia, nell’età adulta, nella fase della maturità genitale e affettiva.
Così, in condizioni ottimali, l’individuo una volta cresciuto instaura relazioni amorose e sociali, sviluppa
una competenza emotiva e impara a gestire il proprio stare con se stesso; impara a relazionarsi all’altro
sapendo gestire la propria vita affettiva e le proprie emozioni in maniera appropriata. Purtroppo non
sempre funziona così, molti disturbi dello spettro ansioso-depressivo nascono all’interno della storia
famigliare e si rendono evidenti soprattutto nella relazione di coppia. Spesso bisogni di dipendenza non
adeguatamente colmati durante l’infanzia, possono estrinsecarsi nel bisogno coatto di protezione e di
attaccamento simbiotico nella vita adulta. Tipico esempio di ciò lo ritroviamo nella dipendenza d’amore,
in cui l’altro, spesso sfuggente, diventa il nostro salvatore, la droga da cui dipende la nostra felicità, per
cui arriviamo ad annullarci. Tale situazione indica una difficoltà a volersi bene, a prendersi cura di sé e la
delega all’altro della responsabilità del nostro benessere. Ciò può sfociare anche nella gelosia
patologica che rivela una profonda insicurezza, il bisogno continuo di controllare e possedere l’altro, il
quale diventa una nostra proprietà.
L’altra faccia di questa medaglia è il “dongiovannismo”, espressione di una personalità fragile, tesa
incessantemente alla ricerca di conferme, da cui deriva la necessità di mettere in atto un
comportamento seduttivo, finalizzato alla conquista stessa più che al contatto autentico con l’altro. Alla
base di questo comportamento vi sono carenze narcisistiche che non permettono il riconoscimento
dell’altro: il partner funge da conferma della propria autostima. La vita affettiva è fatta di rapporti
superficiali, gratificanti al momento ma che pesano se durano troppo a lungo, quasi un terrore
dell’intimità, una vera difficoltà ad instaurare un rapporto profondo, di vero amore con un’altra persona.
Ancora, un altro esempio di frequente osservazione è dato dalla personalità isterica, in cui l’insicurezza
diventa desiderio di centralità nelle relazioni. Anche qui la superficialità della vita affettiva è legata al
desiderio di possedere l’altro, di essere al centro dell’attenzione e al timore, in ogni istante, di perdere il
potere di controllo della relazione.
Quando un rapporto affettivo diventa un legame in cui si altera l’equilibrio tra il “dare” e il “ricevere”,
l’amore può trasformarsi in un’abitudine a soffrire fino a divenire una vera e propria dipendenza affettiva,
un disagio psicologico che è in grado di vivere nascosto nell’ombra anche per l’intera vita di una
persona, ponendosi tuttavia come la radice di un costante dolore e alimentando spesso altre gravi
problematiche psicologiche, fisiche e relazionali. La dipendenza affettiva indica una condizione
relazionale negativa caratterizzata da un assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva e nelle sue
manifestazioni all’interno della coppia; in genere si instaura in coppie disfunzionali, contesti relazionaliaffettivi in cui uno dei due partner mostra segni di dipendenza verso l’altro. Siamo in presenza di un
amore dipendente quando l’amore è: ossessivo, lascia sempre minori spazi personali; parassitario,
basato su continue richieste di assoluta devozione e di rinuncia da parte dell’amato; stagnante, un
chiudersi a riccio alle esperienze esterne in nome dell’amore. Spingono alla dipendenza affettiva: il
bisogno di sicurezza e la tendenza a disconoscere e a fare disconoscere all’altro i propri bisogni di
ricevere amore, aspetto presente dall’infanzia in cui la persona si abitua a limitare le proprie aspettative
in conseguenza a delle esperienze relazionali precoci inappaganti e frustranti.
Questo tipo di dipendenza si riscontra soprattutto nella popolazione femminile e si associa spesso a
disturbi post-traumatici da stress. Gli uomini sono più resistenti a un tale tipo di dipendenza in quanto
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08/03/2011
Dipendere affettivamente | La rosa nera
hanno la tendenza a reagire diversamente ai traumi rispetto le donne: gli uomini solitamente
allontanano il dolore delle carenze o delle violenze e spesso si identificano con l’attore di queste
mancanze o aggressioni, mentre le donne tendono a rivivere ciò che hanno subito, sottomettendosi a
nuove carenze o violenze nel tentativo di controllarle e di riscattarsi.
Quel che rende difficile la risoluzione delle dipendenze affettive è che ammettere e individuare la propria
problematica risulta difficile per il dipendente, poiché come si è visto con le teorie, la persona
affettivamente dipendente conserva nella propria memoria i modelli di amore che fanno ritenere
determinati abusi e sacrifici di sé come “normali” in nome dell’amore. Favorire una maggiore
consapevolezza rispetto alla propria vita affettiva permetterebbe di diventare più sensibili a quei
campanelli d’allarme che possono aiutare ad individuare precocemente segnali di disagio o di
sofferenza.
Simona Esposito
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Stop alla violenza su bambini | La rosa…
Numero 16 del 01/03/2011
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Stop alla violenza su bambini
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MARTEDÌ, 08 MARZO 2011 14:20
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Con un sms o una telefonata, fino al 27 marzo, è
possibile donare 2 euro per aiutare la Onlus a
potenziare il numero di ascolto 1.96.96, attivo 24
ore su 24
365 giorni l’anno. Un servizio
completamente gratuito a disposizione dei
ragazzi in difficoltà.
MILANO – Più di 800 chiamate al giorno nel
2010, 3.591 richieste d’aiuto per abuso fisico,
psicologico, sessuale, violenza domestica e
trascuratezza dal primo gennaio 2008 ad oggi:
sono solo alcuni dei dati relativi all’attività della
linea d’ascolto 1.96.96 di Telefono Azzurro che,
per potenziare il servizio offerto gratuitamente, 24
ore al giorno, 365 giorni l’anno, lancia fino al 27
marzo Alziamo le mani per fermare la violenza sui bambini, una nuova campagna per raccogliere fondi.
Basta inviare un sms o telefonare da rete fissa al numero 45504, per donare 2 euro.
Con i fondi raccolti potrà essere potenziato il numero degli operatori dedicati alla consulenza e
all’accoglienza delle chiamate, per rispondere tempestivamente ai bisogni dei giovanissimi. Inoltre
Telefono Azzurro vuole potenziare la consulenza via chat, raggiungibile attraverso il sito www. azzurro. it,
estendendo al web le possibilità di contatto e di risposta immediata alle richieste di aiuto dei ragazzi.
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MILANO – Più di 800 chiamate al giorno nel 2010, 3.591 richieste d’aiuto per abuso fisico, psicologico,
sessuale, violenza domestica e trascuratezza dal primo gennaio 2008 ad oggi: sono solo alcuni dei dati
relativi all’attività della linea d’ascolto 1.96.96 di Telefono Azzurro che, per potenziare il servizio offerto
gratuitamente, 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno, lancia fino al 27 marzo Alziamo le mani per fermare la
violenza sui bambini, una nuova campagna per raccogliere fondi. Basta inviare un sms o telefonare da
rete fissa al numero 45504, per donare 2 euro.
Con i fondi raccolti potrà essere potenziato il numero degli operatori dedicati alla consulenza e
all’accoglienza delle chiamate, per rispondere tempestivamente ai bisogni dei giovanissimi. Inoltre
Telefono Azzurro vuole potenziare la consulenza via chat, raggiungibile attraverso il sito www. azzurro. it,
estendendo al web le possibilità di contatto e di risposta immediata alle richieste di aiuto dei ragazzi.
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Natalie Portman, attrice e mamma da …
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Natalie Portman, attrice e mamma da Oscar
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MARTEDÌ, 01 MARZO 2011 18:38
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Classe 1981. Gerusalemme, città di nascita.
Registrata all’anagrafe con il cognome Hershlag,
Natalie Portman (cognome della nonna materna)
è la miglior attrice protagonista del 2011.
Presentatasi in uno splendido abito prugna
firmato Rodarte, il red carpet si è illuminato con il
suo sorriso e la fierezza con cui mostrava il suo
pancione oramai “invadente”. Un cigno nero, ora
dalle dolci armonie, che ha incantato. Tanti gli
sforzi per immedesimarsi nella parte. Tanti i
sacrifici. Dieci i chili persi per adattare il suo
corpo a quello del personaggio e dure lezioni di
danza classica per essere credibile, non solo
agli spettatori, ma anche a chi la riprendeva
dietro la macchina da presa. Il thriller psicologico
Black Swan, regia di Darren Aronofsky, ha coinvolto il suo pubblico anche grazie allo spessore del
personaggio di Nina, ballerina scelta come protagonista del Lago dei Cigni, e all’interpretazione
sublime della Portman.
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Un’interpretazione da Oscar dovuta anche al curriculum di grande rispetto della futura mamma.
Ricordiamo la sua partecipazione nel ruolo della principessa Amidala in Guerre Stellari di George Lucas
e in quello di Anna Bolena in L’altra donna del Re di Justin Chadwick. Gli esordi sono ravvisabili nel
1994, quando Luc Besson scritturò la tredicenne per il ruolo della “adulta” bambina accanto a Jean
Reno in Leon. Fu notata anche da alcuni dei registi più apprezzati del cinema. Risulta infatti che, nel
1996, Woody Allen incluse nel cast della commedia Everyone says I love you la “piccola” Natalie e, nello
stesso anno, venne presentato un film di Tim Burton – Mars Attacks – che vedeva la Portman accanto a
nomi quali Jack Nicholson e Danny DeVito. Elencare l’intera filmografia è quasi impossibile, nonostante
la sua giovanissima età. Da Zoolander a La mia adorab ile nemica, da Closer a V per Vendetta. E molti
altri ancora.
L’Oscar di domenica scorsa è solo un punto di arrivo, nonché di inizio, della sua carriera da attrice
professionista, non più da “addomesticare”. Una donna di 160 centimetri circa che sfida la sua stessa
forza psichica e il suo stesso corpo per “entrare” letteralmente nei panni del personaggio. Un ruolo
difficile che l’ha aiutata a maturare professionalmente. Un’impronta filmica difficile da “scrollarsi di
dosso” a differenza di altre del suo passato, secondo un’intervista rilasciata proprio in occasione dell’
83esima edizione degli Academy Awards.
Edizione, questa, in cui gli italiani non hanno portato a casa nulla se non la vittoria “in passerella”.
Numerosi, infatti, gli abiti di stilisti italiani scelti dalle star e ammirati, per la loro eleganza, dal pubblico di
tutto il mondo. Il tripudio della moda italiana sul red carpet e il ricordo di due grandi personalità del
nostro Paese scomparsi nel 2010: il maestro Mario Monicelli e il produttore cinematografico Dino De
Laurentiis. Per altre valutazioni e considerazioni su vincitori e vinti agli ultimi Oscar consigliamo
l’approfondimento della rubrica di cinema. Per quanto concerne Natalie Portman, d’ora in poi si godrà la
gravidanza in compagnia del fidanzato (nonché coreografo del film) Benjamin Millepied. Sogna solo che
nasca sano e forte. Un piccolo ballerino a quanto risulta. La futura mamma ha, infatti, confessato che il
bimbo scalciava durante le parti musicali dello show e nel corso della premiazione.
Roberta Santoro
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Radiohead – The King Of Limbs | La r…
Numero 16 del 01/03/2011
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Radiohead – The King Of Limbs
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MARTEDÌ, 01 MARZO 2011 18:56
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E’ dura stare al passo di un gruppo come i
Radiohead. The King Of Limb s è l’ottavo album
da studio del gruppo più sperimentale e geniale
dagli anni ‘90 a questa parte, ormai innalzati (o
auto innalzatisi) a gruppo icona e punto di
riferimento per un certo tipo di alternative rock.
Annunciato il 14 febbraio sul sito ufficiale del
gruppo, rilasciato sottoforma di MP3 e WAV il 18
febbraio, il 28 marzo seguiranno le versioni CD e
vinile, mentre per il 6 maggio è prevista la
“Newspaper Edition”, contenente 2 vinili, diversi
artworks realizzati dalla band e un CD.
I Radiohead sanno cosa vuol dire comunicare in
modo diverso rispetto ai tradizionali metodi del
mercato discografico (basta ricordare il “costo
zero” di In Rainb ows, l’album precedente)
riuscendo in soli 4 giorni a catalizzare l’attenzione
attorno a loro, con quegli stessi ritmi frenetici che
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dominano il loro disco.
Composto da otto tracce, The King Of Limb s si apre con “Bloom”, un tappeto di suoni campionati di
piano e batteria sui quali si stende la voce di Thom Yorke in un modo che è ormai marchio di fabbrica
della band. Ma i ritmi proseguono con “Morning Mr. Magpie”, anche qui spazi ampi a loop di batteria
(giochi di charleston davvero notevoli) e voce in primo piano, con chitarra e basso che mettono su un riff
anch’esso molto ritmico.
“Little By Little” introduce per la prima volta arpeggi di chitarra che pian piano vanno a sovrapporsi a loop
al contrario di synth per un crescendo finale, mentre con “Feral” ritorniamo alle atmosfere generali del
disco, con ancora una volta ritmi ripetuti di batteria dominati da una voce che questa volta lascia poco
alla melodia per far parte anch’essa della sezione ritmica: è forse il pezzo più sperimentale dell’intero
lavoro.
“Lotus Flower” è il singolo (anche se con i Radiohead in giro non dovremmo mai parlare di singoli veri e
propri), se non altro reso celebre dal video pubblicato su Youtube (da vedere) dalla stessa band, un
pezzo che forse come atmosfere si avvicina più a In Rainb ows che al resto dei pezzi, ma in ogni caso un
vero capolavoro.
“Codex” si apre con un piano pinkfloydiano e diluito (summer of ‘69), una ballad di quasi 5 minuti che
Yorke interpreta con un’enfasi forse non presente (e non necessaria, d’altronde) nel resto del lavoro,
ballad che si chiude con una sezione di fiati, davvero un classico. “Give Up The Ghost” si potrebbe
definire un pezzo folk molto rilassante, anche qui interpretato magnificamente, condito da chitarre
acustiche, percussioni morbide e cori dilatati. ”Separator” chiude il disco con il solito ritmo sincopato di
batteria, voce e una chitarra molto pulita e arpeggiata.
C’è chi parla di capolavoro e chi di mezzo passo falso, ma la verità è che i Radiohead tornano a
spiazzare come sempre. Sicuramente sotto il profilo puramente melodico In Rainb ows (2007) rimane
ancora una perla isolata, che un disco di 8 tracce non può spodestare. Ma The King Of Limb s più che
togliere aggiunge ad un percorso creativo quella dimensione ritmica forse portata all’estremo ma
sicuramente sempre ben eseguita e curata nei minimi particolari. E chissà che The King Of Limb s non
sia solo la prima parte di un doppio album. Nel frattempo rimaniamo volentieri nel limbo.
http://www.thekingoflimbs.com/
Marco Della Gatta
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Oscar 2011, il discorso del re senza riv…
Numero 16 del 01/03/2011
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Oscar 2011, il discorso del re senza rivali
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MARTEDÌ, 01 MARZO 2011 18:41
Attualità
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Tutto come da copione. Un copione un po’
scontato che non è riuscito a rendere
emozionante uno spettacolo che ogni anno tiene
incollati davanti allo schermo milioni di persone
in tutto il mondo. L’83esima edizione degli
Academy Awards non ha riservato nessuna
sorpresa. Lo scorso anno ad entusiasmare gli
animi c’era stata l’avvincente lotta di Davide
contro Golia, del piccolo (The Hurt Locker) che
mette al tappeto il gigante (Avatar). A questa
edizione è mancata invece quell’imprevedibilità
che tiene col fiato sospeso. Chi doveva vincere
ha vinto.
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Nella notte delle statuette dorate arriva
l’ennesima (e annunciata) conferma per Il
discorso del Re, ormai da tempo l’unico front
runner e non per le 12 nomination, che non
significano vittoria automatica come dimostrano
pellicole che pur avendo avuto una valanga di candidature sono tornate a casa a mani vuote (un nome
per tutti Il Grinta dei Coen, unico vero perdente della serata: 10 nomination, 0 statuette). Dopo la vittoria
ai Golden Globes, The Social Network – l’altro grande favorito – ha iniziato inspiegabilmente a perdere
punti e favori di fronte all’ascesa inarrestabile del re britannico balbuziente che otteneva riconoscimenti
ovunque. Il film di Tom Hooper però, vince ma non stravince. Sono “solo” quattro le statuette conquistate,
ma di quelle che pesano: miglior regia, miglior film, miglior attore protagonista (Colin Firth), migliore
sceneggiatura originale. Il resto è andato agli altri film, in maniera tutto sommato democratica. Tre
statuette a The Social Network di David Fincher, alla colonna sonora, al montaggio e alla sceneggiatura
non originale di Aaron Sorkin; quattro (strameritati) premi tecnici, e non per questo meno importanti, ad
Inception di Christopher Nolan: fotografia, effetti speciali, sonoro e montaggio sonoro. L’intensa
interpretazione de Il Cigno Nero è valsa a Natalie Portman un meritatissimo Oscar come migliore attrice
protagonista che l’attrice ha ritirato con il suo bel pancione in vista, come a suo tempo fecero anche
Meryl Streep, Catherine Zeta Jones e Eva Marie Saint; senza rivali Colin Firth, migliore attore
protagonista per la splendida interpretazione del Re Giorgio VI. Un 94enne Kirk Douglas, in forma e in
vena di battute nonostante l’ictus che lo ha colpito, ha premiato come migliore attrice non protagonista
Melissa Leo per il ruolo di madre padrona in The Fighter. Altra categoria (migliore attore non
protagonista), stesso film (The Fighter), e anche qui la vittoria di Christian Bale, alla sua prima
nomination all’Oscar, desta ben poca sorpresa.
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A conti fatti, questa 83esima edizione degli Oscar conferma una tendenza già intravista l’anno scorso
quando un film tanto piccolo e indipendente come The Hurt Locker sconfisse il kolossal tutta tecnologia
ed effetti speciali, Avatar. L’Oscar a Il discorso del re dimostra che per vincere non servono solo effetti
speciali e budget multimilionari. Quello che conta sono le storie, ben scritte, ben raccontate e soprattutto
ben interpretate. La storia del re balbuziente e del suo bizzarro logopedista ha appassionato, e anche un
po’ commosso, giurie e pubblico. Merito del regista Tom Hooper, certo, ma anche delle straordinarie
interpretazioni di Colin Firth e Geoffrey Rush, e dello sceneggiatore balbuziente David Seidler che ha
saputo infondere allo script un tocco di sofferenza personale. Si può obiettare che a vincere è stato il
classico “film da Oscar” su avversari più avanguardisti e a al passo coi tempi, ma certo non possiamo
bacchettare l’Academy per aver scelto una pellicola la cui indubbia qualità oggi ci troviamo a celebrare.
Enrica Raia
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Terremoti: è possibile prevederli? | La …
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Terremoti: è possibile prevederli?
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MARTEDÌ, 01 MARZO 2011 18:52
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3 COMMENTI
La rabdomanzia, si sa, non è una scienza esatta, né una dote
verificabile. Eppure verificabili e certificati sono i successi ottenuti
da Maurizio Armanetti, noto rabdomante, nella sua attività di ricerca
delle acque termali. Una dote che, recentemente, il signor
Armanetti sta tentando di applicare anche alla più difficile “arte”
della previsione dei terremoti. Una previsione che, laddove si
rivelasse esatta, aprirebbe nuove porte all’uso delle doti
rabdomantiche in un campo ancora oscuro e poco sperimentato,
trasformandosi in una risorsa per l’intera comunità.
Può spiegare brevemente ai nostri lettori di cosa si occupa la
sua società e da quanto tempo lavora alla previsione dei sismi?
Certamente: è importante, per dare valore ad una previsione,
inquadrare esattamente il soggetto che l’ha generata. Ogni mia
affermazione di questa intervista è suffragata da elementi cartacei
di riferimento.
La mia società si occupa di ricercare, anche in territori che ne sono
ancora “privi”, le preziose acque termali, ed ha raggiunto una
specializzazione tale da essere l’unica a livello internazionale ad offrire la “garanzia del successo” in
pozzi termali che vanno anche oltre i 500 metri. Tale speciale garanzia si estende anche a quelle zone
che ne sono ancora sprovviste e per le quali la scoperta della preziosa acqua termale rappresenta ed
ha rappresentato l’avvio di uno straordinario successo turistico. Due recenti scoperte per significare
quanto detto: a Scarlino, vicino a Castiglione Della Pescaia, abbiamo scoperto un’acqua antidepressiva,
già battezzata l’acqua del “buon umore” con il record mondiale della concentrazione di Litio, il triplo della
famosa Acqua Americana Lithia e quattro volte la concentrazione in litio delle acque italiane contenenti
questo noto sale antidepressivo. Ancora, vicino a Montalcino, in una bellissima tenuta di 110 ettari
abbiamo scoperto (per una immobiliare che la metterà in vendita) un vero fiume termale sotterraneo,
che sarà il primo fiume termale privato d’Europa. Successi del passato sono stati riportati, oltre che dai
media nazionali, da due testate americane, il diffuso National Enquirer ed il prestigioso New York
Times. Questa doverosa premessa sta a significare che nonostante la previsione dei terremoti sia
logicamente molto ipotetica, la serietà della previsione è comunque suffragata da quanto affermato che
è certificato ufficialmente da Enti dello Stato Italiano.
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In che modo la sua attività nella ricerca delle acque termali è collegata alla previsione dei terremoti?
Le mie previsioni si basano sull’ipotesi da verificare che quelle mie “speciali” capacità che mi
permettono risultati straordinari nelle ricerca termale “potrebbero”, speriamo sia così, essere utili anche
per salvare vite umane. La sfida è partita ed io non temo le grandi sfide, come quando sbaragliai
l’equipe del luminare italiano della ricerca termale, il Prof. Roberto Chetoni che contro di me rimediò la
più cocente sconfitta di tutta la sua brillante carriera professionale. “Il cervello umano batte il computer”,
il “Rabdomante Umano” vince contro il “Rabdomante Elettronico”.
Che grado di accuratezza hanno queste previsioni?
L’accuratezza è assoluta, ora bisogna verificarne l’attendibilità e confrontarla con altri tipi di analisi di
prevenzione ai terremoti.
Esistono altri metodi, oltre a quello da lei utilizzato, in grado di prevedere con anticipo le scosse?
Si, l’uomo da sempre cerca di prevedere questi disastrosi sismi ed oggi penso siamo vicini a poterlo
fare: radon, comportamento degli animali, allineamenti cosmici, in futuro un satellite…questi sono tutti
elementi da valutare. Sono le coincidenze di molti fattori che determinano la probabilità che la previsione
sia esatta.
Ho letto che ha previsto per questa primavera, tra marzo e maggio, un sisma in Toscana, e ha
provveduto ad avvisare le autorità locali: quale è stata la loro reazione in merito? Sa se sono state
predisposte ulteriori verifiche, o se è stato messo a punto un piano di evacuazione per arginare i
danni di un eventuale sisma?
Si, nel Comune di Villafranca in Lunigiana con il quale sono in contatto si sono comportati con grande
scrupolo ed attenzione e faranno quanto possibile per salvaguardare la salute dei cittadini. Il
Consigliere Leonardo Ricci si sta occupando per il Comune di vagliare, giustamente e correttamente,
ogni previsione di rischio, svolgendo un’opera encomiabile ed esemplare.
Lei aveva predetto anche il terremoto che ha devastato l’Abruzzo nell’aprile 2009?
No, le mie ricerche partono da dopo.
Sappiamo che il sisma in Abruzzo fu preceduto da una serie di scosse di “avvertimento” (cosa che,
stando ai suoi rilievi, accadrà anche in Toscana): secondo lei, alla luce di tutto questo, sarebbe stato
http://www.larosanera.it/?p=1877
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08/03/2011
Terremoti: è possibile prevederli? | La …
possibile evitare in parte il disastro umano? E, se si, perché secondo lei non è stato fatto quanto si
poteva?
Questa è proprio la domanda centrale, proprio per evitare la perdita di preziose vite umane, ho chiesto
che le mie previsioni pongano gli esperti in preallarme, in modo da valutare se esistono fattori
coincidenti alle mie date che facciano temere che il sisma si verifichi proprio in quel periodo. Ed è per
fornire dati preziosi agli esperti che mi sono impegnato per verificare se certe capacità umane così
precise nella ricerca termale possano essere di ausilio alla prevenzione dei terremoti. Solo dopo la
coincidenza di più fattori sarebbe opportuno mettere in attenzione la popolazione.
Cosa consiglia per evitare alla Toscana, secondo le sue previsioni presto interessata da un sisma, la
stessa sorte dell’Abruzzo?
Consiglio la scelta vincente contro il sisma, oltre che l’ovvia costruzione antisismica, di verificare con il
massimo scrupolo tutte le coincidenze che datano il sisma in un certo periodo preciso; ad esempio io
ho fatto la previsione del rischio grave sisma a maggio 2009, smosso emotivamente dal disastro
dell’Abruzzo, e ad Agosto, per evidenziare la serietà del rischio, decisi di protocollarlo al Comune di
Villafranca in Lunigiana. Bene: da settembre 2009 è iniziata a circolare sempre con più insistenza e
diffusione in internet una previsione riferita a Raffaele Bendandi, l’uomo dei terremoti, che dava dei
numeri coincidenti ai miei in modo preoccupante, si parla con insistenza dell’11 Maggio 2011; le mie
previsioni comprese le scosse di allarme sono 10 marzo, 19-22 marzo, 3-5 maggio e si concludono per
l’appunto con il 12 maggio 2011. Anche se la responsabile degli studi di Bendandi dice che dalle carte
non si sono descritte previsioni di terremoti, questa data dell’11 maggio 2011 riscontrata nei documenti
bruciacchiati di Bendandi impone il massimo scrupolo nel ricercare altri elementi che vadano a
confermare il rischio del grave sisma nella primavera del 2011.
Molti lettori potrebbero guardare con scetticismo alle sue affermazioni. Noto però che le sue
previsioni non hanno il carattere di una assoluta certezza, ma sono semplicemente dei “campanelli
di allarme”, un invito alle autorità a “stare in campana” e a verificare le sue affermazioni con ulteriori
accertamenti. E’ così?
Un sano scetticismo, è in questo caso del tutto legittimo, ammetto io per primo l’estrema difficoltà di
prevedere i terremoti ma questo non deve distoglierci dal provarci. Per fare cose straordinarie non
bisogna pensare che siano impossibili. La storia si ricorda di chi ha il coraggio di mettersi in gioco non
di chi evita e lascia allargando le braccia che il terremoto faccia le sue vittime. Le mie previsioni nella
loro estrema precisione di luogo e date devono essere viste come uno straordinario materiale di lavoro
per i tecnici ed esperti in terremoti. Le premesse, all’inizio dell’intervista, di una parte di quanto ho fatto
fino ad oggi e delle sfide impossibili vinte le ho messe proprio per rispetto a chi giustamente scettico
dice ma perché devo prendere per serie in mezzo a tante previsioni balzane quelle di Armanetti? Perché
alle spalle di queste previsioni c’è una storia di serietà ed impegno e di capacità professionali
dimostrate e certificate ufficialmente. A fine Maggio 2011 rifletteremo di quanto nel frattempo sarà
successo.
Giuliana Gugliotti
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3 Commenti
Name (Required)rosy 3 marzo 2011 at 08:49 (Edit)
salve per favore si può sapere se queste date, delle scosse compreso l’11 maggio sarà in italia e
dove? grazie mille
Rispondi
AstroTime 3 marzo 2011 at 11:24 (Edit)
Condivido appieno le riflessioni di Armanetti !
A mia volta ho messo in campo un mezzo che può avvicinare ad indagare le possibilità di un
sisma, con un anticipo indipendente dai tempi tecnici dell’evento (cioè ad es. non il rilevamento di
gas o di sciami sismici, che non sempre si presentano) tramite lo studio delle posizioni ed
angolazioni planetarie, secondo leggi naturali, che restano immutate nei secoli e non tradiscono
quando sono applicate seriamente.
Sono vieppiù convinto dell’ordine cosmico degli eventi e mi sono adoperato per appurare
l’attendibilità di previsioni ormai vanificate “da ignoti”, tramite l’analisi astrologica (quella seria).
Per me è la mezza mela che contiene gli ingredienti mancanti al telescopio: una visione metafisica,
da affiancare alla realtà materiale o presunta tale; una volta questa separazione non esisteva, ma i
tempi cambiano (e cambieranno ancora!).
http://www.larosanera.it/?p=1877
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08/03/2011
Terremoti: è possibile prevederli? | La …
Ovvio che si possa credere o meno, ma di fronte al buio totale tanto vale cercare di far luce; beh, i
risultati sono qua:
http://astrologia.astrotime.org/Bendandi_due%20previsioni%20apocrife.html
Non è questione semplice e non azzardo certo risposte definitive; non è neppure facile da leggere,
ma suggerisce per tempo dei fattori di tendenza di certi eventi; e soprattutto degli orari.
Non contraddice alcuna teoria – semmai si affiancherebbe, se ce ne fossero – e chi lo ritiene
sensato, può tenerne conto.
Se poi nulla accadrà, avrà aiutato a dormire meglio nelle ore notturne.
E’ aggiornato con un capitolo sull’ultimo terremoto in Nuova Zelanda.
AstroTime
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Terremoti: è possibile prevederli? | Linea di confine 4 marzo 2011 at 14:07 (Edit)
[...] gentile concessione di Giuliana Gugliotti tratto da La Rosa Nera Etichette: La Rosa Nera,
prevenire, [...]
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08/03/2011
Nikola Tesla: l’oscura morte del “padr…
Numero 16 del 01/03/2011
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Nikola Tesla: l’oscura morte del “padre dell’elettricità”
Sezioni
MARTEDÌ, 01 MARZO 2011 18:45
Attualità
1 COMMENTO
La vita non sempre va come ce la si aspetta, e a volte riserva delle
sorprese impreviste. Ed è paradossale che proprio colui che viene
ricordato come “santo patrono della moderna elettricità” abbia
concluso la sua vita morendo nell’oscurità più totale, dimenticato
da tutti. Nikola Tesla resta tutt’oggi un nome quasi sconosciuto,
forse solo ad alcuni in grado di rievocare una labile connessione
alla fisica e all’ingegneria, che viene però immediatamente
accantonata in favore di nomi più illustri, alcuni dei quali si rivelano
tuttavia inaspettatamente legati a quello ben più oscuro di Nikola
Tesla. Thomas Edison, per esempio, che tutti associano
all’invenzione della lampadina, quindi dell’elettricità, ma anche
l’italianissimo Guglielmo Marconi, da noi patrioti considerato (a
buon diritto?) l’inventore della radio.
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Eppure basta scavare un po’ più a fondo nella tradizione scientifica
del Novecento per incappare nell’ignoto nome di Nikola Tesla
(1856-1943), scienziato e inventore di origine serbo-croata poi
naturalizzato americano (1891): si scopre così che – nonostante
Edison venga ufficialmente considerato l’inventore della moderna
elettricità – se le nostre lampade, i nostri elettrodomestici, i nostri televisori e i nostri computer
funzionano, è tutto merito delle intuizioni di Tesla, che perfezionò l’invenzione edisoniana della corrente
a flusso continuo trasformandola nella moderna corrente alternata che oggi fa praticamente “muovere” il
mondo. E si scopre anche che il nostro compatriota Guglielmo Marconi, prima di brevettare a suo nome
una apparecchiatura che gli permise di trasmettere (1901) un segnale radio dalla Cornovaglia agli USA,
passando alla storia come l’inventore della comunicazione via etere, si era fatto un giro nei laboratori
statunitensi di Nikola Tesla, che già da qualche tempo lavorava a un progetto sulle onde radio,
sviluppando proprio quella stessa idea che valse (1909) a Marconi il Premio Nobel per la Fisica. Con
grande disappunto di Tesla, che, ancora memore dell’onta ricevuta, rifiutò (1912) quel Nobel che, dal
suo punto di vista, gli era stato sottratto da Marconi tre anni prima. Una controversia che durò per anni,
fomentata dai ricorsi di Tesla per riottenere la paternità dell’invenzione, concludendosi definitivamente
solo nel lontano 1943, con una discussa sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, che giunse –
tardivamente – ad attribuire la precedenza dei brevetti allo scienziato serbo. Ma le scoperte scientifiche
di Tesla non si fermano qui: chi ha sentito parlare di free Energy e dell’apparentemente irrealizzabile
sogno di un’energia pulita e inesauribile deve necessariamente essere incappato nel nome di Nikola
Tesla, l’uomo che “inventò il XX secolo”, lo “scienziato pazzo”, tormentato sin da bambino da visioni
luminose oggi attribuibili alla sinestesia, che in tempi insospettabili predisse: “un giorno l’uomo
connetterà il suo apparato con i moti originari dell’universo, e le vere forze che spingono i pianeti sulle
loro orb ite e li fanno ruotare spingeranno i suoi macchinari”, lavorando a lungo all’ambizioso progetto,
mai realizzato a pieno, di ricavare elettricità dalla crosta terrestre e dalla ionosfera.
Sport
Who's who
Nato a Smiljan, in Croazia, ma da una famiglia di origine serba, il giovane Nikola si dedicò ben presto
allo studio della fisica, della matematica e dell’ingegneria, approdando, dopo un breve soggiorno
parigino a servizio di una società di apparati elettrici, negli Stati Uniti, dove avvenne l’incontro con l’uomo
destinato a divenire suo nemico giurato: Thomas Edison incaricò il giovane Tesla (1884) di riprogettare
il generatore di corrente continua, promettendogli, secondo l’aneddoto, un compenso di 50mila dollari;
compenso che non venne mai corrisposto. Fu quella la scintilla che appiccò, qualche anno dopo, il
fuoco della cosiddetta “guerra delle correnti”, in cui, sotto un profilo professionale, trovò sbocco anche
una personale antipatia tra i due inventori, che si protrasse per tutta la vita, fino a spingere entrambi a
rifiutare (1915) l’assegnazione di un Nobel condiviso. Addirittura, per screditare l’avversario, Edison
giunse a folgorare un elefante sulla prima sedia elettrica – prodotta dalla Edison Electric utilizzando la
tecnologia della corrente alternata per dimostrarne la pericolosità – mentre Tesla, dotato di una
intuizione senza precedenti, grazie alla quale le invenzioni prendevano forma nella sua mente, trovando
poi riscontro nell’applicazione senza bisogno di esperimenti preliminari, rimproverò sempre a Edison la
sua eccessiva meticolosità: “Se Edison dovesse cercare un ago in un pagliaio, egli procedereb b e con la
meticolosità di un’ape ad esaminare pagliuzza per pagliuzza finchè non trova l’oggetto della sua
ricerca” e declassandolo da “scienziato” a “sperimentatore”. La “guerra delle correnti” si concluse con la
vittoria della Westinghouse Electric, fautrice della corrente alternata, ma ridusse Tesla, che rinunciò ai
diritti d’autore della sua invenzione per evitare la bancarotta societaria, povero in canna. Fu negli anni
successivi che probabilmente maturò, nella geniale mente di Tesla, l’idea di un’energia a costo zero,
prodotta attraverso lo sfruttamento delle risorse naturali: nel 1899 Tesla si trasferì a Colorado Springs
per continuare le sue ricerche sull’elettricità, e qui riuscì, a produrre dei fulmini artificiali sfruttando la
capacità di conduzione della crosta terrestre. I suoi esperimenti affascinarono un magnate
dell’elettronica, Morgan, che finanziò la costruzione della Wardenclyffe Tower, che avrebbe dovuto
essere la prima torre delle comunicazioni: il progetto sfumò a causa del sorpasso di Marconi, e le altre
applicazioni suggerite da Tesla, di utilizzare la torre come trasmettitore per sfruttare l’elettricità della
ionosfera, inviando energia gratuita su tutta la crosta terrestre, non fu presa in considerazione dal
magnate Morgan, che ritirò l’investimento. L’intuizione di Tesla fu più tardi “rispolverata”, purtroppo
sfruttandone quello che lo scienziato aveva considerato un punto debole: se l’energia accumulata nei
trasmettitori fosse stata inviata in un solo punto, anziché distribuita in maniera uniforme, avrebbe potuto
produrre una scarica elettrica devastante, di intensità paragonabile a quella di una bomba nucleare. Da
http://www.larosanera.it/?p=1874
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08/03/2011
Nikola Tesla: l’oscura morte del “padr…
questa constatazione deriva la diceria che Tesla abbia brevettato il cosidetto “raggio della morte” o
“raggio della pace”, partendo dal presupposto che la sua invenzione avrebbe potuto trovare applicazione
come una sorta di scudo spaziale, in grado di sventare gli attacchi nemici abbattendo qualunque velivolo
avesse gravitato all’interno dell’area coperta dallo scudo; e forse è proprio questo il motivo che spinse
l’FBI a secretare alcuni documenti redatti dallo scienziato alla sua morte. E non sembra un caso
nemmeno che il brevetto di Tesla sia stato in tempi recenti ripreso dal misterioso progetto HAARP (High
Frequency Active Auroral Research Project) del Pentagono, definito un “metodo per l’alterazione di una
regione dell’atmosfera, ionosfera e/o magnetosfera terrestre”, nato con l’obiettivo (dichiarato) di scoprire
giacimenti di gas naturali.
Abbandonato dal suo magnate e sommerso di debiti, Tesla fu costretto a chiudere la Wardenclyffe
Tower (1906), sede dei suoi esperimenti, e a ritirarsi a vita privata, pur continuando a coltivare le sue
ambizioni; fu in quel periodo che il disturbo ossessivo-compulsivo da cui lo scienziato era affetto, si
conclamò in maniera evidente: si racconta che Nikola, già estremamente severo rispetto a tematiche
quali l’ordine e la pulizia coatta, tratti centrali di un carattere ossessivo-compulsivo, sviluppò delle vere e
proprie ossessioni: nei confronti del numero 3 (ossessione che si traduceva nella compulsione, per
esempio, a compiere le azioni nel numero di tre volte e in multipli di tre) e degli animali, in particolare i
piccioni, da cui era profondamente affascinato. La tradizione vuole che proprio la morte di un piccione
bianco, cui egli era molto legato e da cui pretendeva di essere visitato tutti i giorni nell’ultimo periodo
della sua vita, quando alloggiava in una camera del New York Hotel, fu la causa che lentamente lo
condusse all’infermità mentale e, infine, alla morte. Morte che sopraggiunse per arresto cardiaco,
proprio in quella stessa stanza d’albergo, quando, ormai 84enne, Tesla era stato dimenticato da tutti, la
figura dello scienziato brillante offuscata da quella miserevole del malato di mente, privato anche
dell’ultima soddisfazione: vedersi assegnato, al posto di Marconi, il brevetto per l’invenzione della radio,
per cui aveva lottato quasi tutta la vita, che gli fu riconosciuto pochi mesi dopo la sua scomparsa.
Giuliana Gugliotti
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1 Commento
Nikola Tesla: l’oscura morte del “padre dell’elettricità” | Linea di confine 3 marzo 2011 at 08:51
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[...] gentile concessione di Giuliana Gugliotti tratto da La Rosa Nera Etichette: elettricità, La Rosa
Nera, morte, Nikola Tesla, [...]
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08/03/2011
Scampia non è una discarica! | La rosa…
Numero 16 del 01/03/2011
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Scampia non è una discarica!
Sezioni
MARTEDÌ, 01 MARZO 2011 18:34
NESSUN COMMENTO
Da alcune settimane, cioè da quando è stata
diffusa la
notizia che un probabile sito di
trasferenza sarebbe stato aperto a Scampia, la
ormai persistente “emergenza” rifiuti ha iniziato a
preoccupare i cittadini di questo quartiere ben più
di tutti gli altri napoletani. Appresa la “novità”, la
cittadinanza si è mobilitata con la costituzione di
un comitato pubblico antidiscarica, mentre i
parroci di Scampia hanno fatto suonare le
campane a lutto più volte nell’arco di 24 ore, non
per sottolineare la fine arrendevole di un territorio
già afflitto da numerosi e gravi problemi, bensì –
come spiegato da don Francesco Minervino,
decano dell’VIII Decanato della Diocesi di Napoli
– in qualità di “sveglia dedicata a tutti gli uomini
di b uona volontà per mantenere un b arlume di speranza nel quartiere con azioni concrete, capaci di
contrastare scelte scellerate”.
Ciò che preoccupa gli abitanti del quartiere non è soltanto l’idea di ospitare una discarica in un territorio
già dilaniato dal degrado e dall’assenza di qualsiasi intervento di riqualificazione – Scampia è ancora
oggi in attesa di una riqualificazione reale che preveda: i nuovi alloggi per gli abitanti delle Vele,
l’abbattimento delle Vele stesse, la costruzione dell’università e la creazione di una piazza dove
possano sorgere spazi di socializzazione e opportunità di sviluppo concrete per la cittadinanza – ma
anche e soprattutto il fatto che il sito prescelto (l’ex centrale del latte) sia a pochi passi da una scuola
elementare, da abitazioni e non ultimo dal campo Rom di Via Cupa Perrillo.
Considerato che l’VIII Municipalità “fa già la sua parte”, come sottolineato dal Presidente della
Municipalità Carmine Malinconico, ospitando la discarica di Chiaiano, prossima alla saturazione – “non
siamo lo sversatoio della città” ha affermato Malinconico – viene da chiedersi, legittimamente, se l’idea
di creare a Scampia un ulteriore sito dove nascondere la munnezza – sotto il tappeto e il naso dei
cittadini – non derivi proprio dal degrado in cui il quartiere versa da anni: cosa importa se in un quartiere
a rischio e multiproblematico aggiungiamo pure la munnezza? I cittadini di Scampia sono già abituati
ad una “vita malsana” secondo le istituzioni? O forse sono da considerarsi cittadini “di serie B”, con
diversi diritti rispetto agli altri napoletani: minor diritto alla salute, alla serenità, alla vita?
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Da un po’, insomma, tra i cittadini a Scampia, soffia vento di tempesta. E non ci si riferisce soltanto alla
gelida neve che ha colto di sorpresa la città nella mattinata di sabato 26 febbraio, ma anche e
soprattutto all’indignazione dei cittadini del quartiere che, nonostante il freddo, si sono riuniti proprio
quella mattina per dimostrare il loro dissenso nei confronti di tale proposta, per manifestare contro
l’apertura della discarica a Scampia. Circa 300 persone tra abitanti, associazioni e membri di comitati
antidiscarica si sono incontrati in Piazza della Libertà e, dopo brevi interventi per sensibilizzare l’opinione
pubblica in relazione al problema rifiuti – sottolineando l’importanza di un’inversione di rotta affinché
esso venga definitivamente risolto, quindi citando la necessità della attivazione della raccolta
differenziata porta a porta e della riduzione dei rifiuti – sono partiti alla volta del luogo prescelto dalle
istituzioni per il nuovo sito di trasferenza. Molti i comitati antidiscarica campani intervenuti alla
manifestazione: in particolare quelli di Chiaiano e di Taverna del Re, che hanno precisato come anche
quest’ultimo dovesse in origine essere un sito temporaneo di raccolta, anche se la realtà, con il tempo,
si è rivelata ben diversa.
Il prof. dott. Ciannella, membro dell’associazione Medici per l’Amb iente, intervistato in occasione della
manifestazione, ha sottolineato che in Campania l’insorgere di malattie quali tumori e leucemie è
aumentato del 50% negli ultimi 10 anni e che l’aspettativa di vita dei cittadini napoletani si è ridotta di
due anni rispetto a quella degli abitanti del resto d’Italia: “E’ fondamentale puntare sull’informazione, a
partire dalle fasce più giovani nelle scuole, oltre che sulla b onifica amb ientale e sulla gestione di un
ciclo virtuoso dei rifiuti per risollevare le sorti di questa regione. I nostri più recenti studi dimostrano che
esiste un rapporto di causalità tra la raccolta e lo smaltimento illecito dei rifiuti e la vivib ilità delle zone in
cui tali atti illeciti si verificano. La salute è un diritto da tutelare: non è un caso che i prob lemi maggiori si
riscontrino tra i cittadini di Pianura, Bagnoli, della zona vesuviana, per questo l’associazione lotta contro
le discariche: ci siamo impegnati già a Chiaiano e oggi siamo qui per Scampia”. Ed è anche di diritto alla
salute che discutono i cittadini di Scampia uniti dallo slogan “No alle discariche. Né a Scampia né
altrove”, preoccupati ulteriormente dalla pericolosità di un sito di trasferenza che, essendo temporaneo
(ospita i rifiuti per 48 ore), non rende necessarie le misure igieniche generalmente previste per una
discarica “a tempo indeterminato”.
Risale al 1799 la celebre frase di Goya “Il sonno della ragione genera mostri”: lo sanno bene i cittadini di
Scampia che sono svegli e consapevoli dei propri diritti e che lotteranno fino in fondo per non vederli
calpestati ancora una volta.
Sara Di Somma
http://www.larosanera.it/?p=1863
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08/03/2011
Benzina, record storico | La rosa nera
Numero 16 del 01/03/2011
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Benzina, record storico
Sezioni
MARTEDÌ, 08 MARZO 2011 14:21
NESSUN COMMENTO
ROMA – La soglia di 1,568 euro al litro raggiunta
oggi dalla benzina verde nei distributori della
Esso rappresenta il nuovo record storico, dopo il
massimo di 1,560 euro toccato il 15 luglio del
2008. Si tratta del record del prezzo consigliato
sul territorio nazionale, che poi sale anche oltre
1,6 euro in alcune aree del Paese, come la
Campania, a causa delle addizionali regionali.
Adoc:”Fino a1.200 euro l’anno su tasche delle
famiglie”. “Se gli aumenti dei carburanti
dovessero continuare con gli stessi ritmi di
questi ultimi giorni entro due mesi la verde
supererebbe quota 1,70 euro al litro”. L’allarme
arriva dal presidente dell’Adoc, Carlo Pileri, secondo il quale in un simile scenario si avrebbe “una
significativa ripercussione sui bilanci delle famiglie”. Il tutto, unito anche all’inflazione, rischia di tradursi
in “un maggior esborso per le famiglie pari a 1.200 euro l’anno”, per quello che pileri definisce “un vero
e proprio shock economico”.
“Potrebbe superare quota 1,70″. Il ‘caro carburanti’, sottolinea il presidente dell’associazione dei
consumatori, “fa la parte del leone”, con una benzina che potrebbe superare quota 1,70 euro al litro
entro i prossimi due mesi. Con il rialzo del costo del greggio il gasolio per riscaldamento “potrebbe
arrivare a costare il 30% in più rispetto a un anno fa”. In pratica un pieno di 40 litri “potrebbe passare per
la benzina dai 54 euro di dicembre 2010 ai 68,8 euro ad
aprile 2011, con una maggiore spesa che su base annua potrebbe toccare 370 euro”. Una situazione
“abbastanza simile per il gasolio”, continua pileri, dove “si passerebbe da 52 euro per un pieno di 40 litri
a 67,20 euro con una maggiore spesa annua di 380 euro”.
Aumenti a catena in altri settori. Aumenti a catena si verificherebbero in altri settori, dai trasporti agli
alimentari, dall’energia al riscaldamento. Per calmierare i prezzi dei prodotti petroliferi, suggerisce il
presidente dell’adoc, torna a chiedere di intervenire per “ridurre l’accisa e congelare l’iva”. Per Pileri è
poi necessario “attuare la liberalizzazione dei distributori no logo anche in autostrada e nelle grandi
città”, perché nei distributori no-logo il prezzo della benzina “mediamente è inferiore del 5,8%, circa 8
centesimi in meno, mentre per il diesel si risparmiano 7 centesimi”.
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ROMA – La soglia di 1,568 euro al litro raggiunta oggi dalla benzina verde nei distributori della Esso
rappresenta il nuovo record storico, dopo il massimo di 1,560 euro toccato il 15 luglio del 2008. Si tratta
del record del prezzo consigliato sul territorio nazionale, che poi sale anche oltre 1,6 euro in alcune aree
del Paese, come la Campania, a causa delle addizionali regionali.
Adoc:”Fino a1.200 euro l’anno su tasche delle famiglie”. “Se gli aumenti dei carburanti dovessero
continuare con gli stessi ritmi di questi ultimi giorni entro due mesi la verde supererebbe quota 1,70
euro al litro”. L’allarme arriva dal presidente dell’Adoc, Carlo Pileri, secondo il quale in un simile
scenario si avrebbe “una significativa ripercussione sui bilanci delle famiglie”. Il tutto, unito anche
all’inflazione, rischia di tradursi in “un maggior esborso per le famiglie pari a 1.200 euro l’anno”, per
quello che pileri definisce “un vero e proprio shock economico”.
“Potrebbe superare quota 1,70″. Il ‘caro carburanti’, sottolinea il presidente dell’associazione dei
consumatori, “fa la parte del leone”, con una benzina che potrebbe superare quota 1,70 euro al litro
entro i prossimi due mesi. Con il rialzo del costo del greggio il gasolio per riscaldamento “potrebbe
arrivare a costare il 30% in più rispetto a un anno fa”. In pratica un pieno di 40 litri “potrebbe passare per
la benzina dai 54 euro di dicembre 2010 ai 68,8 euro ad aprile 2011, con una maggiore spesa che su
base annua potrebbe toccare 370 euro”. Una situazione “abbastanza simile per il gasolio”, continua
pileri, dove “si passerebbe da 52 euro per un pieno di 40 litri a 67,20 euro con una maggiore spesa
annua di 380 euro”.
Aumenti a catena in altri settori. Aumenti a catena si verificherebbero in altri settori, dai trasporti agli
alimentari, dall’energia al riscaldamento. Per calmierare i prezzi dei prodotti petroliferi, suggerisce il
presidente dell’adoc, torna a chiedere di intervenire per “ridurre l’accisa e congelare l’iva”. Per Pileri è
poi necessario “attuare la liberalizzazione dei distributori no logo anche in autostrada e nelle grandi
città”, perché nei distributori no-logo il prezzo della benzina “mediamente è inferiore del 5,8%, circa 8
centesimi in meno, mentre per il diesel si risparmiano 7 centesimi”.
Fonte: Repubblica.it
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