05-Maggio

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05-Maggio
Magglo 1979
Anno XVIII n. 9
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Evangefizare
BOLLETTINO MENSILE DELL'OPERA NAZIONALE PER IL MEZZOGIORNO
D'lTALIA DIRETTA DALLA CONGREGAZIONE RELIGIOSA DE "I DISCEPOLI"
Direzione - Redazione - Amministraz.: Via dei Pianellari 7 - Tel. 6541409 - Cc.p. 33870007
ROMA
Sommario
Evangelizare
Onora tuo padre e tua madre
Pag.
Pensiero mariano
Benedetta Tu fra le donne .
Alia sorgente
Proposta di aggregazione
.
.
.
.
Ricordo
La pagina del magistero
U Papa ha scritto una lettera ai Sacerdoti .
Si fa per dire
Religione, arte, cultura e vita
Padre Tito Pasquali educatore dei discepolini
Dolini
»
13
Saulo
»
17
»
19
La Madonna di Guadalupa .
»
20
Pasqua di resurrezione mese di maggio
»
29
Fior di pensiero e...
La fede
»
2}
... un'oncia di buon sangue .
»
25
Echi dai nostri seminari
Ofena
»
26
Dalle case nostre
»
2S
La sveglia: La pagina dell'assistente .
»
29
Gita degli ex-alunni a Roccadimezzo .
»
50
Impressioni di raduno
»
M
Non basta la protesta
.
.
.
.
.
.
.
.
In copertina: RINGRAZIAMENTO (M. Barberis).
Direttore Responsabile: Don ROMEO PANZONE
Redattore Capo: Patuelli Egisto; Redattori: Chouquer Mario, D'Angela Francesco, lacobellis
Salvatore, Molinaro Tommaso, Panetta Franco. Segretario di Amministrazione: Angela Masciotta.
Autorizz. Trib. Roma N. 8504 del 20 febbraio 1962 - Sped, in Abb. postale Gruppo III - 70%
Stampato dalla Tipolitografia IN.GRA.C. s.r.I. - Tel. (0776) 42065 • S. Elia I'iumerapido (FR)
Fino a quando
il comunismo e quello che e,
e quello che non pud non essere,
if dramma vero si combatte
tra queste due teologie antitetiche:
il cristianesimo per un verso
e il comunismo per I'altro verso.
I cristiani sono invitati
a meditare e a scegliere.
Giorgio La Pira
EVANGELIZARE
pauperibus misit me
Ordinario
. .
L.
3.000
Sostenitore L
5.000
d'Amicizia
L. 10.000
Una copia L.
.
300
AbbonamenH e rinnovi
LIRE 2.000
Agostinelli Francesco, Bonefro; Vautero Miranda, Feletto; Buoncristiani Giulio,
Roma; Maccio Teofilo, Terracina; Macaluso Giovanni, Palermo; Cagnfno Francesco,
Villabate; Stigliano Franco, Valsinni; Cefola Gennaro, Barile; Minotti Giuseppe, S.
Croce di Magliano; Petrone Giacomo, Roma.
LIRE 3.000
Ciccarelli Pierina, Sparanise; Beatrice Vincenzo, Sparanise; D'Annunzio Gilda,
Pavia; Scuola Materna, Centobuchi; De Gregorio Don Rocco, Napoli; Bucci Ettore,
Napoli; Mancini Salvatore, Roma; Pasquali Edvige, Casteldieri; Sinopoli Domenico,
Roma; Bossone Nello, Pescara; Scuola Materna, Alanno; Nazzari Olcese Rina,
Genova; Mimbelli Giovanna, Livorno; Ranchetti Cappelli Lisa, Milano; D'Amico
Giuseppe, Pescara; Moscardelli Ernestina, L'Aquila; Mercurio Giuseppe, Miglionico;
Giammaichella Aldo, Gorizia; Ancelle Parrocchiali Spirito Santo, Matera; Fagiolo S.
E. Mons. Vincenzo, Chieti; Marini Giulia, Ofena; Abbate Francesco, Palermo;
Caruso Mario, Palermo; Lo Presto Giovanni, Potenza; Rago Pasquale, Bari; Staino
Salvatore, Sondrio; Bozza Costa Giuseppe, Genova; Di Giacomo Maria, Torino;
Gallotta Giuseppe, Potenza; Mesolella Lucio, Sparanise; Maggio Rocco, Tricarico;
Altieri Caterina, Colobraro; Bruno Nicola, S. Croce di Magliano; 1st. Educ. Assistenziale, Vallo della Lucania; Tini Emilio, Teramo; Pensini Fernando, Treviso;
Leone Millo Franca, Tonco; Acciaccaferro Don Gaetano, Ofena; Condemi Lucia,
Stilo; Vannoni Ivo, Massa Marittima.
LIRE 4.000
Istituto « P. Semeria », Stilo.
LIRE 5.000
Lovera Don Vittorio, Saluzzo; Ossorio Assunta, S. Giorgio a Cremano; Luccio
Luigi, Napoli; Melena Ennio, Chieti; lanni Valerio, Cosenza; Siggia Rosario, Palermo; Tenaglia Mario, L'Aquila; Petricone Emilio, Roma; Antico Maria Antonietta,
Loreto Aprutino; Paoletti Mario, Siena; Verna Diamante, Firenze; Elefante Giancanio, S. Miniato; Ceccaroni Benito, Roma; Pelletti Don Roberto, Ascoli Piceno;
Nicastri Rosangela, Cerrisi; Grieco Don Michele, Matera; Famiglia Tommasini
Amedeo, Rieti; Stanizzo Gatti Claudia, Roma; Istituto « Pietruccio Leone », Mondello; Ciambella Dario, Francia; Romaniello Vincenzo, Benevento; Laurora Sabino,
Barletta; Bianchini Tiberio, Giulianova; Frasca Padre Ugolino, Pescara; Scarinci
Antonio, Roma; Arcero Aldo, Roma; Isernia Salvatore, Roma.
LIRE 8.000
De Luca Amalia, Roma.
LIRE 10.000
Bissi Maria, S. Zaccheria; Scuola Materna, Raiano; Scuola Materna, S. Giorgio
a Liri; Bartoletti Don Domenico, Sigillo; Bultrini Alfredo, L'Aquila; De Amicis
Giuseppe, Roma; Innamorato Franco, Rionero in Vulture; Carriera Giuseppe, Pietracatella; Famiglia Rella Bruno, Chieri; De Nigris Teodoro, Napoli; D'Alcamo Luigi,
Milano; Suore Miss. Sacro Costato, Roma; Scuola Materna, S. Pio Delle Camere.
LIRE 20.000
Istituto « P. Minozzi », Castellammare del Golfo.
LIRE 30.000
Istituto «Maria Immacolata», Catanzaro Lido; Olivieri Alberto, Roccaraso;
Istituto « Lo Sasso », Palazzo S. Gervasio.
ONORA TUO PADRE E TUA MADRE
Una volta, scherzando, si diceva che bisognava chiudere in collegio i
genitori al posto dei figli. Oggi i ragazzi in collegio non si mandano piu:
si assistono in casa, anche quando la casa non hanno e non trovano;
oppure, per conto dei minori, si benefica Puomo e la donna che, avendolo generato, poi se lo sono dimenticato e, nonostante, si trovano a
ricavarne profitto, per grazia dello Stato; il quale, con programmazione
di modernita e con intenzione di laicita, ha risolto il problema dell'assistenza ai minori (e questo Pabusato termine burocratico) ignorando il
ragazzo, che e nel bisogno, e privilegiando gli adulti. Siamo ritornati, qua
e la, alio sfruttamento dei minori. II mondo corre cosi.
Invece e smisuratamente cresciuta la domanda per rinchiudere gli
anziani nelle case di riposo, in proporzione diretta con la diminuzione del
rispetto e dell'amore che ogni figlio deve a chi lo ha generato.
Onora il padre e la madre, ripete il quarto comandamento di Dio,
che e il primo, tra i dieci comandamenti, a riferirsi ai nostri rapporti col
prossimo. All'osservanza di esso e legata la promessa di vita lunga e di
felicita: « Onora tuo padre e tua madre come ti ha ordinato Jahwe tuo
Dio, e avrai lunga vita e sarai felice » (Dt 5, 16). II quarto comandamento regola i doveri reciproci tra genitori e figli, giovani e anziani, superiori
e sudditi.
Vediamo.
Intanto 'onora' traduce il vocabolo ebraico che significa 'attribuire
importanza, riconoscere I'importanza dovuta'. E va bene. E' stato detto
che questo comando ai nostri giorni e dimenticato. In parte e vero e in
parte no. I figli ben nati, per grazia di Dio, ci sono ancora e intrattengono con i genitori relazioni improntate a rispetto, gratitudine, amore, con
teciproca felicita.
Troppo divario — si dice — corre oggi tra le generazioni, che
spiega, se non legittima, i conflitti nelle convivenze. Le diversita generazionali sono ovvie. C'erano ieri e ci sono oggi, con tutti i mutamenti e le
mode e la mentalita che comportano. I giovani si atteggiano secondo
1
I'evoluzione dei tempi e si costruiscono a loro volta I'avvenire. Ma alia
evoluzione non devono sacrificare ne i genitori, ne gli anziani, ne i superiori, ne alcuno che abbia una esperienza di vita maggiore della loro. « Voi
dite sui vecchi — scriveva Papa Giovanni — le stesse cose che dicevamo
noi da ragazzi. E' giusto ma un giorno altri ragazzi diranno lo stesso di
voi ».
Osserviamo, di passaggio, che ogni convivenza dev'essere ordinata.
Tale ordine richiede regole e leggi e persone legittimate a pensarle,
promulgarle, interpretarle, farle osservare, nei confronti delle quali si
richiede lealta, cosi come se ne pretende il servizio per la comunita.
Soltamo uomini invertebrati o ribelli hanno ritegno a manifestare tale
lealta e, dandosi contegno di democratica imbecillita, si sottraggono a
ogni atteggiamento che significhi onore importanza rispetto verso i seniores e verso quelli che sono chiamati antipaticamente superiori.
II quarto comandamento ci ordina dunque, in genere, di onorare gli
anziani. Prima dobbiamo provvedere loro i mezzi di vita. II regime
pensionistico agevola oggi, provvidenzialmente, tale compito. Ma non e
tanto questo che conta: e il modo col quale noi provvediamo e li
rispettiamo come persone, con le idee e le abitudini che hanno. I giovani
dovrebbero trattare i vecchi come essi vorrebbero essere trattati
a quella eta dai propri figli. Ne nascerebbe il comportamento giusto e
liguardoso. Uno dei regali piu belli per l'anziano e il tempo che gli si
dedica, superando la miserabile mentalita di ghetto: cercare l'anziano,
conversare con l'anziano, ammirare l'anziano per quello che ha realizzato
e per il modo con cui ha saputo vivere e beneficare, in una parola amare
l'anziano. II comportamento procedente dall'amoie dettera i modi della
relazione.
Ovviamente, a monte di questo discorso, c'e l'eredita lasciata dall'anziano, cioe il modo con cui egli ha generato, allevato, educato i figli
per la vita, il rapporto che ha saputo stabilire con loro piccoli, giovani,
adulti. E sarebbe interessante parlarne. Ma ci porterebbe lontano. Dunque, finiamo qui. La vita e continuita. I giovani cominciano da dove
sono arrivati gli anziani. Sono i padri che hanno generato i figli, e non
viceversa.
Chi onora il padre e la madre Dio lo benedice.
D. Romeo Panzone d.D.
Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita.
(Siracide)
2
L'immagine e della Vergine Sai.tissima, Madre della Divina Provvidenza, che si venera in Roma, nella chiesa di San
Carlo ai Catinari retta dai Padri Barnabiti. P. Semeria l'assegno come protettrice alia nostra Opera, insegnandoci ad invocarla Madre degli Orfani.
3
BENEDETTA TU FRA LE DONNE
Madre
dei Discepo/i
Madre
degli orfani
prega per noi
E' la risposta spontanea, per grazia dello Spirito
(Lc. 1,41), alia prima intuizione della grandezza unica di Maria.
Quale donna piu ricolma di doni di Maria? Chi
Immacolata, chi Madre di Dio come Lei?
Lo riconosce Ella stessa « Grandi cose ha fatto
in me l'Onnipotente » (L.c 1,49 ). Queste parole di
Elisabetta aprono la serie interminabile di lodi innalzate a Maria nei secoli, dalle parole semplici della popolana evangelica (Lc. 11,27 ), alia visione della
Donna coronata di sole nell'Apocalisse (12,1 ), alia
proclamazione della Divina Maternita nel Concilio
di Efeso, alle miriadi di santuari sparsi su tutta la
terra, alle lodi a Maria nella letteratura e nell'arte,
al ricordo costante di Lei nella Liturgia, nella preghiera nostra individuale.
Oh, si, diciamoLe con il B. Bartolo Longo: « Sii
ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in
cielo! ».
T.M.
Maggio rosato, mese profumato, recita il detto popolare:
la natura si riveste come per un giorno di festa. II mese piu
bello e dedicato alia Madonna « ideale d'ogni bellezza, fiore
d'ogni virtu ». La nostra anima si infervora e si adorna con le
opere della devozione mariana, compiute con allegrezza e alacrita.
4
PROPOSTA DI AGGREGAZIONE
Noi dell'Opera abbiamo affidato all'efficacia della preghiera e alia
solidale collaborazione dei sacerdoti, delle suore, degli amici, dei conoscenti, dei lettori, degli ex-alunni, degli alunni dei nostri istituti e dei
soci una iniziativa di aggregazione.
Abbiamo detto di avere affidato alia preghiera il nostro proposito:
vogliamo seguire Padorabile Volonta di Dio, dal quale proviene ogni
tealizzazione.
DI che si tratta?
Molto semplicemente: I'Opera ha bisogno rer le proprie istituzioni
di personale che, preparato e animato cristianamente, assuma anche la
consapevolezza di concorrere col proprio lavoro a realizzare dei fini di
bene. In tutte le condizioni di vita ci possono essere persone disponibili,
che aspettano soltanto il tempo e il modo per entrare a collaborare ad
una attivita permanente di aiuto al prossimo.
Pensiamo a quelle donne, vedove e no, che sono senza ceppo
familiare; alle persone adulte desiderose di dedicarsi a opere di bene;
alle giovani senza appoggio, senza sicurezza e senza mezzi per affrontare
la vita: gente seria, di buoni costumi, di pratica e di sentimenti religiosi.
Per esse, seguendo la nostra proposta, si trattera, ovviamente, di lasciare
il paese, la casa, la famiglia, per venire a risiedere, a vivere e a lavorare
nelle Case di quella famiglia ideale che e I'Opera, vincolandosi almeno
per un numero minimo di anni.
Vogliamo cioe radunare da ogni regione e aggregare alia nostra
Opera. Le istruiremo per il lavoro da svolgere nelle nostre istituzioni
(servizi generali di cucina, di guardaroba, di rigoverno della casa, infermeria, cura della Cappella, segreteria, insegnamento, ecc.) e, con lavoro
retribuito, le immetteremo a far parte integrante delPorganico nei vari
istituti, con dipendenza diretta dalla Sede Centrale. Ne risultera un gruppo laico, non religioso, con regolamento conforme alia natura giuridica dell'Opera.
5
Chiediamo ai sacerdoti, alle suore, agli amici, ai conoscenti, ai
lettori, ai soci, agli ex-alunni e agli alunni dei nostri istituti di segnalarci
persone disposte ad aderire.
Le persone interessate e consenzienti alia proposta, indirizzino a
« OPERA NAZIONALE PER IL MEZZOGIORNO D'lTALIA, VIA
DEI PIANELLARI, N. 7 - 00186 ROMA » una lettera del seguente
tenore:
La sottoscritta... [nome, cognome, generality complete, indirizzo) e
interessata all'aggregaxione neU'Opera. Rimane in attesa di conoscere
dettagliatamente le condizioni di appartenenza, prima di decidere I'adesione definitiva inviando la domanda per essere iscritta. La presente
lettera non cos tit ui see impegno alcuno.
D. Romeo Panzone d.D.
MARZO GENTILE
Marzo, mi fosti odioso, or mi sei caro,
Ch'hai riportato della mamma mia
L'immagin viva, in questo giorno chiaro
Sorgente quasi a mezzo di tua via.
Or tu hai ben posto al primo error riparo,
Mese fatale: Primavera pia
Ecco e in arrivo, e il cielo non avaro
Gorgheggi e roselline gia c'invia.
Ma tu gia ci hai prodotto col tuo amore,
Nell'orticello un'unica violetta,
D'Alberto e Lidia mia secondo fiore:
ELENA cara, fiorellin di donna,
Sbocciato appena, Tu la Reginetta
Sarai di Casa, come la tua Nonna.
Nonuo Emilio
6
II 26 maggio 1979 ricorre il X anniversario della morte di Andrea Massimi,
le cui spoglie riposano ad Amatrice nella tomba fatta erigere dalla consorte Sig.ra
Gualda.
Ecco come scrive dell'Amico Padre Minozzi, che lo ebbe collaboratore durante
la guerra 1915-18:
« ...finalmente il 6 febbraio 1917 il Ministero rispondeva accordandomi il
soldato Massimi Andrea della 9a Compagnia di Sanita.
Una vera provvidenza.
D'allora il bravo Massimi tenne 1'Ufficio con una fedelta e una laboriosita
superiore a ogni elogio.
Non soltanto egli sbrigava l'ordinaria corrispondenza che aumentava quasi a
ora a oia, ma ordinava in modo perfetto, con le sue specifiche attitudini bibliotecarie, il magazzino deposito strapieno di libri, d'oggetti di cancelleria, di materiali
varii, (strumenti musicali, bocce, indumenti di lana, football...) e, secondo le
informazioni che via via raccoglieva dai singoli Direttori, faceva casse, balle, pacchi
e spediva, su ordine mio, alle diverse « Case ».
Esatto, infaticabile, sereno anche quando io rientravo talvolta trafelato e
nervoso e I'investivo di domande e d'incarichi, sottoponendolo ad un lavoro
improbo che gli rubava spesso intere le notti come a me e piu di me, silenzioso e
dolce compiva il suo dovere senza fiatare: arrivava a tutto, incantevole figlio ».
P. Giovanni Minozzi, Ricordi di guerra. Vol. I, Amatrice, Tip. Orfanotrofio Maschile, 1956.
7
La pagina del magisfero
IL PAPA SCRIVE UNA
LETTERA AI SACERDOTI
Nella lettera che il Papa Giovanni Paolo II ha scritto a tutti i Sacerdoti della
Chiesa in occasione del Giovedi Santo 1979, rifacendosi, oltre che ai documenti
scritti, al commie amore a Cristo e alia Ghiesa, ha effuso la sua paternita, la sua
dottrina, la sua stessa anima sacerdotale, per cercare le vie della unione spirituale e
della collaborazione.
Tutta la vita e il ministero sacerdotale — scrive — servono all'approfondimento e al rafforzamento del legame con i Vescovi e del vincolo di fratellanza con gli
altri Sacerdoti.
Accenneremo ad alcuni punti.
II sacerdozio gerarchico e ministerialc, al quale alcuni sono deputati mediante
il sacramento dell'Ordine, e l'espressione delle forze interiori per mezzo delle quali
si sviluppa la missione di tutto il Popolo di Die, il quale partecipa della funzione
di Cristo sacerdote, profeta e re. Esso infatti e in relazione col sacerdozio comune
di tutti i battezzati; se ne differenzia pero per grado e per essenza. II sacerdozio
gerarchico e ministeriale infatti non deriva dalla comunita, e un dono di Cristo per
la comunita. Si dice appunto gerarchico in quanto ha la potesta di formare e di
reggere il popolo; e nelPeseguire cio diventa ministerialc, cioe svolge un ufficio, un
servizio, operando la salvezza tra il popolo in nome di Cristo.
II Sacerdote deve essere di vita integra e disponibile incessantemente per gli
altri, senza cedimento di fronte alle difficolta e ai sacrifici; egli infatti e pastore, a
somiglianza di Gesu. Se ogni battezzato deve adoperarsi per la salvezza degli altri,
tanto piu sollecito ne deve essere il Sacerdote. Se manca in lui la sollecitudine per
la salvezza del prossimo, la sua vita e il suo operare non hanno senso, non hanno
ragion d'essere: il buon pastore da la vita per le sue pecorelle.
Cristo chiama alcuni e li abilita ad essere ministri del suo stesso sacrificio sacramentale,
i'Eucaristia.
II sacerdozio richiede una particolare integrita di vita e di servizio, ed appunto una tale
integrita si addice sommamente alia nostra identita sacerdotale.
Nella sollecitudine per la salvezza del prossimo il Sacerdote ritrova il pieno significato della
propria vita, la sua perfezione, la sua santita.
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La sollecitudine per la salvezza, per la verita, l'amore, la santita del Popolo di
Dio si esplica in varie maniere e secondo i tempi; ma in tutte queste differenziazioni il Sacerdote deve essere sempre il portatore della grazia di Dio. L'aggiornamento dei metodi pastorali e dei modi della sua presenza devono essere una
risposta originale al Vangelo di sempre: la risposta della santita e dello zelo.
II Sacramento dell'Ordine imprime nell'anima un segno indelebile, il carattere,
che sempre contraddistingue il Sacerdote. La personality sacerdotale e per gli altri
un chiaro e limpido segno, una indicazione; e gli uomini del nostro tempo vogliono
vederlo, vogliono sperimentarlo, anche quando sembra che desiderino il Sacerdote
come loro in tutto. Agli uomini contemporanei il Sacerdote, nell'attivita pastorale,
deve tenersi sempre vicino da sacerdote, servendoli in prospettiva della salvezza
eterna.
L'aggiornamento e una risposta originale al Vangelo, una risposta necessaria ai tempi: e la
risposta della santita e dello zelo. Non vi e altra regola al di fuori di questa per aggiornarci,
nella nostra vita e nella nostra attivita sacerdotale, ai nostri tempi e all'attualita del mondo.
Indubbiamente, non possono essere considerati come adeguato aggiornamento i vari tentativi e
progetti di laicizzazione della vita sacerdotale.
In definitiva, risultera sempre necessario agli uomini soltanto il Sacerdote ch'e consapevole
del senso pieno del suo sacerdozio: il Sacerdote che crede profondamente, che professa con
coraggio la sua fede, che prega con fervore, che insegna con profonda convinzione, che serve,
che attua nella sua vita il programma delle Beatitudini, che sa amare disinteressatamente, che e
vicino a tutti e, in particolare, ai piu bisognosi.
Forse negli ultimi anni — almeno in certi ambienti — si e discusso troppo sul sacerdozio,
sull'identita del sacerdote, sul valore della sua presenza nel mondo contemporaneo ecc, ed al
contrario si e prega to troppo poco. E' la preghiera che indica lo stile essenziale del sacerdozio;
senza di essa questo stile si deforma.
I Sacerdoti, ricevendo il sacramento dell'Ordine, abbracciano il celibato, che e
dono dello Spirito. II celibato ha un grande significato sociale, consentendogli
d'essere 1'uomo per gli altri. II cuore del Sacerdote, per essere pienamente disponibile al servizio degli altri, per essere sollecito e per potersi donare a tutti, deve
essere libero. II celibato e appunto segno di una liberta, che e per il servizio. Esso
non e semplicemente una istituzione imposta per legge; il Sacerdote vi si impegna
con piena coscienza e liberta; quindi il celibato diventa obbligante sia in virtu della
legge, sia in virtu della responsabilita personale. Mantenere la parola e insieme
dovere e verifica della maturita interiore del Sacerdote, espressione della sua
dignita personale. In tale materia egli avra tentazioni al pari di altri uomini; ma la
l
)
preghiera fervente, l'umilta, la sincerita verso la propria coscienza e verso
tenderanno vittorioso. Per ogni uomo la vita e una prova. quindi anche
Sacerdote, che deve dare esempio di fedelta, per aiutare i fedeli nella
matrimoniale.
La Chiesa latina e decisa a mantenere la caratteristica celibataria per
Sacerdoti.
Dio lo
per il
fedelta
i suoi
II celibato e un dono dello Spirito, e una rinuncia liberamente abbracciata per il regno dei
cieli. II celibato ha anche un grande significato sociale, rendendo libero il Sacerdote per il
servizio al Popolo di Dio.
II Papa, avviandosi alia fine, esorta i Sacerdoti a convertirsi quotidianamente:
a ritornare alia grazia della vocazione; a rendere conto a Dio del proprio servizio,
cielle negligenze, dei peccati, del modo umano di pensare di amare di volere; a
chiedere perdono e forza nel sacramento della Riconciliazione; a ricominciare
sempre da capo; a pregare sempre. E alia preghiera il Sacerdote unisca l'impegno
per la propria formazione interiore, pastorale, culturale. Dovendo testimoniare
Cristo nella societa in cui vive, egli deve essere impegnato a farsi testimone
qualificato. La societa ha bisogno di Sacerdoti autentici.
A conclusione della lettera, che si legge con commozione e con frutto,
Giovanni Paolo II affida ogni Sacerdote alia Madonna, indicando nel sacerdozio
ministeriale la dimensione stupenda e penetrante della vicinanza alia Madre di
Cristo.
Don Aster
Non e, infatti, cedendo alle suggestioni di una facile laicizzazione, che si esprima o nell'abbandono dell'abito ecclesiastico, o nell'assimilazione di abitudini mondane, o nell'assunzione
di un mestiere profano, non e cost che si avvicina efficacemente l'uomo d'oggi [...].
A che servirebbe un sacerdote cosi « assimilato » al mondo
da diventarne parte mimetizzata e non piu fermento trasformatore? (Giovanni Paolo II, a un gruppo di giovani sacerdoti
dell'Arcbidiocesi di Bologna il 20.4.1979).
10
Dunque {non e il modo migliore per aprire un discorso, ma pub
avere la sua efficacia) dunque le cose stanno cost.
Dietro la profetica fluente barba, sotto il severo scuro barracano, si
nascondeva un boia assetato di sangue.
La lunga scorpacciata di esecuzioni non lo soddisfa ancora, se h
vero, come e vero, che ha chiesto la collaborazione dei jedain, perche
rapiscano lo scia e glie lo portino, per poterlo fucilare e processare.
E' uno spettacolo che fa pena e ribrezzo vedere I'odio personale
assurto a sistema di governo.
In altre occasioni, di fronte a una carneficina del genere, tutte le
nazioni sarebbero insorte per lo meno a condannare tale sistema.
Questa volta nessuno fiata. Che sia per le commesse di petrolio che
sono in corso? Se fosse effettivamente cost, ci sarebbe da vergognarsi di
appartenere al genere umanol Si fa per dire.
Fra le rivendicazioni delle assistenti di volo (hostess, in italiano),
per cui per tanti giorni non si e volato e tanti miliardi di danno sono
stati fatti al patrimonio nazionale, c'era anche questa: i turni di lavoro
sono troppo lunghi. Mi e venuta un'idea balzana, che perb servirebbe a
risolvere il problema e, un poco alia volta, a diminuire le occasioni di
protesta. L'idea e questa: Quando scade il tempo di lavoro, stabilito dal
sindacato, anche se I'apparecchio e in volo, il comandante pub mandare a
casa I'hostess aprendole il portellone, saluntandola, spingendola fuori, e
tanti saluti a casa. Si fa per dire.
La compattezza nell'organizzazione sindacale e finita. Sempre piu
spesso, i diversi comitati di lotta, i diversi gruppi autonomi, a dispetto
dell'organizzazione sindacale, fanno esattamente il contrario delle direttive emanate da quest'ultima.
11
/ lavoratori sono stanchi, vanno sempre meno alle riunioni,
stracciano le tessere, non credono pit) alle altisonanti parole e alle lusinghiere e utopistiche promesse.
Indice di questo stato di cose e la sensibile diminuzione di iscritti
verificutasi in Piemonte, in Lombardia {a Milano, a Varese) e via dicendo.
Altro segno e I'affannosa ricerca di una via nuova, da parte di una
cent rale sindacale, per ridare credibility al proprio operato.
Dall'Osservatore della Domenica n. 92. « La Piazza San Pietro
ormai e diventata un luogo dove la Chiesa si manifesto visibilmente,
come il giorno di Pentecoste. Avete seguito per televisione la Messa del
giorno di Pasqua? Sembrava davvero un mare di fede e di amore,
sembrava di vedere quello che descrive il libro degli Atti quando racconta che a Gerusalemme c'erano « Parti, Medi, Elamiti e abitanti della
Cappadocia, della Mesopotamia, della G hide a, del Ponto, dell'Asia, della
Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a
Cirene, stranieri di Roma, Ebrei e Proseliti, Crete si e Arabi ». Tutta
questa gente era a Gerusalemme e ciascuno riusci a capire il discorso di
Pietro, il primo Papa, nella propria lingua.
Non vi sembra che qualcosa di simile stia accadendo in quest!
giorni a Roma? ».
Leggano questa nota quel sociologhi che tentano di gettare discredito su una cost evidente manifestazione di fede, attribuendola a semplice
e umanissima curiosita o, peggio, a fanatismo.
PAT
T
II 29 aprile 1979, lasciando nel pianto desolato la Moglie Costanza, i figli
Walter e Manlio, e venuto a mancare in Fermo il Maestro
ALIGHIERO TULLI
appassionato e benemerito collaboratore, negli anni '30, dell'opera lo ricorda affettuosamente, elevando al Cielo la doverosa e grata preghiera di suffragio.
12
PADRE TITO PASQUALI
EDUCATORE DEI DISCEPOLINI
A cinque anni dalla morte (29 aprile 1974) riproponiamo la figura di P. Tito
Pasquali, con devozione filiale, in quello che ci sembra il tratto piii originale e
significativo della sua personality: la luce e la forza del suo magistero educative
« La tua tenace bonta, salda piu che le rocce native — gli aveva scritto P.
Giovanni Minozzi —, ti renda fermissima pietra per l'Opera che ti prende qual
/iglio ».
Bonta e forza saranno componenti sempre riscontrabili armoniosamente nel
suo comportamento di educatore, procedenti da ricchezza e fermezza d'animo, da
effusa paternita spirituale, da forte disciplina interiore avvivata dalla preghiera, da
ferme e sperimentate convinzioni.
Ad educare i Discepolini per l'Opera di recente fondazione P. Tito aveva
cominciato, per la fiducia dei Fondatori, ad Amatrice. « Questa istituzione provvidenziale — notava in una lettera del 30.12.1923 indirizzata a Mons. Pasquale Leone
— non ha persone adatte alio scopo. Ed e necessario pregare Iddio, che le susciti
piene di pieta soda e di vigoria tutta pura, tutta santa ».
La sua presenza tra gli alunni era paterna, ma era austera; il suo comportamento severo; la sua autorita onnipresente e sovrastante con statura morale di
tutto rilievo. Per gli alunni diveniva un modello, che esercitava un suo fascino
hspro, ma non si faceva scostante, anzi era richiamo forte a nobilitarsi. Lo si
sentiva individualmente vicino, energico e inflessibile, e pure suadente, burbero e
delicato, attento alle esigenze particolari di ognuno, esemplare nel suo comportamento di uomo, di religioso, di sacerdote. Bastava la presenza, perche ottenesse
tutto dai giovani e la vita delPistituto si svolgesse nell'ordine e nella disciplina. La
presenza, anche se non si vedeva, la si sentiva dovunque, come una vicinanza
autorevole e buona, come la voce austera del dovere, immutabile. La sua era
austerita di spirito, non severita di modi. Egli non puniva mai e non premiava mai.
Non concedeva, non si inteneriva per il riguardo di simpatia verso la sua persona o
per il proposito di popolarita; niente imponeva, rispettosissimo della liberta. « Ne
la carezza, ne la cavezza »: era una delle linee del suo comportamento.
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Nelle esortazioni era drastico e tagliente: rovistava la psiche e investiva col
suo giudizio inflessibile l'agire debole e vizioso, proponendo il comportamento
proprio dell'uomo di carattere e deH'uomo di fede. Ma non si riferiva direttamente
all'individuo. Aveva rispetto estremo per la persona. Sembrava avesse paura di
2vvilirla mettendola a confronto con un giudizio di rettitudine, paura di evidenziar
ne l'umana debolezza col richiamo al virtuoso agire. Percio assumeva il tono
esortativo, paterno assai non paternalistico, lasciando alia responsabilita dell'interessato il confronto di se con i doveri del proprio stato. La sua esortazione risultava
quindi una proposta, una indicazione di virtu. La verifica della propria condotta e
1'adesione dovevano derivare dalla libera scelta individuale. Da qui il bisogno di
parlare, di esortare, sembrandogli di assolvere in tal modo il dovere fondamentale
cella formazione. Fiero fustigatore del vizio, era, nel colloquio privato, padre
discreto e misericordioso, comprensivo della debolezza altrui.
La misura del suo valore come formatore di coscienze e padre delle anime P.
Tito la rivelo nella Casa di formazione di Ofena, dove fu destinato nel 1925,
arrivandovi la sera del 16 dicembre. La mira era di preparare Discepolini veramente ottimi. « Meglio pochi e buoni — pensava dei Discepolini D. Minozzi —, meglio
tre o quattro che dieci sui trampoli ». (Lettera del 10 novembre 1924). « La
qualita e non la quantita deve essere sempre il tormento per noi » — gli aveva
ribadito con lettera il 9 novembre 1925).
I ventuno anni ivi trascorsi, come Direttore e come Maestro dei Novizi, sono
gli anni piu espressivi della sua personality e i piu fecondi. Tra quelle mura fu
collocato il germoglio della Famiglia dei Discepoli che sul nascere egli tiro su come
oggi e, nel travaglio di un magistero formativo fatto di esempio e di parola.
« Coraggio. L'aurora dell'Opera t'e affidata » — gli scriveva D. Minozzi. (Lettera
del 18.12.1925). La sua persona si elevo, negli anni, a quella statura di educatore
amabile, autorevole, efficace, che tutti portiamo scolpito nel cuore. In quella terra
magra e forte, risultata dalla pietra livida accumulata torno torno sui colli, egli
seppe scrivere pagine di leggenda, come un pioniere, tanto da diventare per noi
simbolo di tenacia, di lavoro, di dedizione all'ideale, di attaccamento al dovere, di
focrificio, di poverta evangelica, di vita nascosta con Cristo in Dio.
La sua fu soprattutto scuola di esempio, impartita per amore. Egli obbediva,
prima di ogni altro, agl'imperativi dell'ascesi, applicando a se quella durezza che
piega la natura ribelle al comando della volonta per seguire la legge dello spirito.
Prendeva a incitamento 1'esempio di S. Agostino, « rifatto santo appunto perche,
abbandonata la rilasciatezza edonistica e pagana, ha abbracciato e se ne e cibato, la
durezza verso se stesso, per essere uomo di Dio ».
Nel cibo, nel vestito, nel lavoro, nel rispetto dell'orario era il primo e
sorpassava di molto il segno che poneva agli altri, negandosi ogni agio. Andava e
tornava a piedi da Ofena scavalcando il colle, col freddo, e col sole, col passo
all'apparenza claudicante, con le mani appoggiate al bastone traverso le spalle.
Sotto la sferza del sole abbassava la falda del cappello sulla fronte e infilava,
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dentro il colletto, il fazzoletto colorato da contadino; oppure, imperversando il
tempo cattivo, si avvolgeva nel mantello nero; e via. Ritornando, niente si concedeva a ristoro: senza neppure entrare in camera, si rimetteva subito agli atti della
comunita. O era in testa nelle passeggiate estenuanti, per scaricare, diceva, le
energie esuberanti di noi adolescenti; o era curvo alia raccolta delle olive; o stava
alia trebbiatura dell'orzo e delle lenticchie, per ore e ore sotto il sole implacabile,
che gli scoloriva la talare, ma non gli scioglieva a volonta. Soltanto negli anni
quaranta un benefattore, Pasquale De Meis, per interposizione affettuosa dell'ex-alunno Emidio Pace, dono una cavalla, la indimenticabile Stellina, la quale ne
condivise le penitenze e ne allievo la fatica dei viaggi.
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Mediante le istruzioni, martellava, metodico e regolare, l'anima di chi ascoltava, per disporla alle indicazioni della fede. La pieta la pieta la pieta inculcava, che
e utile a tutto, ripeteva con S. Paolo. E' c'e tempo di giocare, tempo di mangiare,
tempo di lavorare. Tempo di mangiare! Ce l'aveva con l'ingordigia, lui che era
costretto a lesinare il soldo e il chicco, per la poverta con la quale a tutto doveva
provvedere. E richiamava il biblico mulo « impinguatus, delatatus »; poi, trasferendo alquanto il discorso, aggrediva la riottosita a seguire gl'insegnamenti: « noluit
intelligere ut bene ageret ».
Era tutto lui nella Casa, come un patriarca, assaltato su tutti i Ironti dalle
ristrettezze e dalle difficolta, ma piegato mai; la riempiva la Casa, rude e umano,
tacito o parlante. Tirava a fatica il fiato, per quegli attacchi d'asma, che lo
squassavano d'improvviso, e si rivelava forte come una quercia, che non crolla mai.
Lo vedevamo, con una certa curiosita, nel bel mezzo della lettura, accendere un
pezzo di quella che chiamavamo cartina di celluloide e ispirarne profondamente il
fumo a sollievo, o vaporizzare, aspirando con la pompetta che aveva sempre con se
ia medicina antiasmatica. La robustezza della volonta reggeva la fragile complessione fisica, risultata, alia prova del tempo e ai colpi della malattia, resistentissima.
L'ordine, la disciplina, l'impegno, che egli voleva instaurati nella Casa, la
durezza e la severita, come lui stesso dichiarava, derivavano « dall'amore di chi ha
la responsabilita educativa, che non ammette e non deve ammettere la rilasciatezza,
la permissivita, ignobile tradimento dei giovani ». Nell'esame retrospettivo della sua
azione educativa, egli si attribuiva un peccato, che molte volte gli aveva sollevato
contro gli spiriti, non gia dei ragazzi che lo rispettavano, lo ammiravano, lo
amavano, presi dalla sua bonta disinteressata, energica e puntuale, ma dagli adulti,
contrapposti a lui nel metodo, negl'interessi, nell'impegno di sacrificio: il peccato
era che voleva « la pieta fine, gioconda, generosa, la pieta che fa l'uomo retto,
l'uomo sincere, l'uomo personalmente legato ai suoi impegni ».
La sincerita cercava negli alunni. La sincerita amera sempre e porra come
condizione per aprirsi alia fiducia e per stabilire con gli altri un rapporto di
collaborazione. Le manovre subdole e leziose, gli ammiccamenti, le riserve mentali,
peggio ancora le false espressioni di chi ride e tradisce, la passivita di chi accetta
tacendo e non esegue, lo immalinconivano e lo facevano ritrarre, mortificato,
dentro il suo mondo, dove era perentorio I'evangelico si si, no no. Egli ha sempre
eseguito, puntualmente eseguito, esattamente eseguito gli ordini ricevuti. Non ha
mai sostituito il programma proprio al programma di chi aveva autorita e responsabilita di formularlo. II suo insegnamento e il suo carattere potevano piacere o
dispiacere, conciliare il consenso o provocare il dissenso; ma tali erano, mai
contraddetti dalla vita. Quando da lui si pretendeva giovialita o convenevoli, ma
intanto la condotta era motivo di dispiacenza e di accoramento, con pena, ma con
energia, affermava, come per giustificarsi: « lo non mi sdoppio ». E non ha mai
deflettuco dalla linea di fedelta alle persone e alle istituzioni che serviva.
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II germoglio della Famiglia spunto con la professione dei primi undid novizi
della sua scuola, che si incrementarono via via. « Bisogna proprio abituar i nostri
all'umilta schietta del lavoro materiale. Poche parole: molta preghiera, molto
studio, molto lavoro. Ecco il programma dei cari Novizi, i primi che il Signore ci
dona. E allegria sempre, festosissima! »: questa era la direttiva che P. Minozzi gli
tracciava (Lettera del 14.11.1931).
SAULO
SAULO di Cilicia, fariseo e Romano,
chiuso alio Spirito Santo,
perseguisti Stefano e quelli che annunciavano
il Giusto;
ma Cristo ti parlo folgorante luce
nella luce, sulla via di Damasco;
in Tarso battezzato, strumento
del Signore
fosti ed alata parola ai popoli d'Oriente ed
ai Romani
Evangelo
Cosi fosse nella vita di ognuno, dove troppo spesso tutto passa con
un conforme scorrere dilavante sulla rena; e cosi fosse come accade negli
uomini di spirito profondo; ce lo dimostrano uomini come Marco Aurelio, e non sembri un retrivo anacronismo, nel quale gia parlava una
saggezza cristiana filtrata dalle dottrine stoiche, quella coscenza cristiana
che irrefrenabilmente avanzava.
lombardo liliana giovanna
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I giovani ne assorbirono totalmente l'impegno e la speranza, ma lo tormentarono non di rado con la delusione.
Sopravvenne il disagio della guerra e l'occupazione della casa da parte dei
soldati tedeschi. Le fonti delle previsioni catastrofiche e delle preoccupazioni per
lui si moltiplicarono. I Discepolini furono dispersi. Dopo il passaggio del fronte si
dovette ricominciare con pochi elementi, malfidi e irrequieti per lo stato stesso
delle Case all'indomani della guerra. II momento e commentato da una lettera del
Fondatore e rappresentato in dimensione nazionale: « Che strazio per me questo
spaventoso avvilimento dell'Italia nostra! Ricominciare bisogna da capo, solcare nel
profondo per rieducare il paese, farlo degno della sua storia, delle sue speranze.
Lavoro faticosissimo, di secoli. Possano diventarne operai infaticati i Discepoli
nostri, arsi veramente dalla brama di aiutare il Maestro divino! Avanti con fede: in
spe contra spem. Lora e scura: notte fonda. Ma l'alba tornera a illuminare fresca
la nostra fatica » (Lettera del 20.9.1943).
II luogo, l'ambiente umano nel quale aveva pregato e lavorato, sofferto e
gioito, soprattutto creduto sperato amato, l'edificio stesso che egli aveva visto venir
su, pietra su pietra, e la comunita giovanile che dentro conviveva, divennero realta
incarnate nel suo cuore, rami sul tronco della sua vita. La predilezione gli
illuminava il giudizio: « Calascio nel silenzio raccolto della montagna dalla testa
iasa e dai piedi verdi di vigneti e di ulivi quasi a mostrare la mondezza del cuore e
del cuore la speranza ardita con le ali preste a compiere la missione divina ».
Riandando col ricordo alia fondazione del seminario, agl'inizi stentati, con trepida
gioia esclama: « Oggi quella Casa e seminario. E voglia Iddio che non cambi il suo
programma che fu gia di P. Semeria ».
Don Tito nel seminario di Ofena s'e man mano approfondito alia scuola della
croce. « Ho capito che la vita e croce da portare. Senza croce in cielo non si
entra: cost scriveva.
Nella sofferenza durante ventuno anni aveva affinato la sua anima, dando e
ricevendo. Si era come radicato in quella terra, nei muri, tra quelle rocce, facendosi
rude ed essenziale, selvatico, come amava dire lui stesso; e si sentiva padre delle
generazioni dei Discepolini, che battevano in quella Casa, come l'onda contro la
scogliera, e rimanevano o venivano risucchiati dal mondo; la casa di formazione di
Ofena era nella mente e nella esperienza di tutti associata alia presenza di Don
Tito, amara e forte, ma poi dolce ed efficace, se la si incontrava sul sentiero della
sincerita e della corrispondenza alle indicazioni sue e alle premure.
Ripenso a lui quando leggo: « Passando per la valle del pianto la cambia in
una sorgente... Cresce lungo il cammino il suo vigore, finche compare davanti a
Dio... » (Salms 83).
D. Romeo Panzone, d.D.
18
NON BASTA LA PROTESTA
« II lavoro non e una maledizione, e una benedizione di Dio che chiamo l'uomo a dominare la
terra e a trasformarla, affinche con l'intelligenza e
lo sforzo delPuomo prosegua l'opera creatrice e divina. Voglio dirvi, con tutta l'anima e con tutta la
forza, che mi amareggia la scarsezza del lavoro, mi
amareggiano le ideologic di odio e di violenza che
non sono evangeliche e che tante ferite causano
all'umanita contemporanea.
Al cristiano non basta la denuncia delle ingiustizie, a lui si chiede che sia testimonio e promotore
di giustizia; chi lavora ha diritti che deve difendere
legalmente, ma ha anche doveri che deve compiere
generosamente. Come cristiani siete chiamati ad essere promotori di giustizia e di vera liberta oltre che
forgiatori di carita sociale. La tecnica contemporanea crea tutta una problematica nuova e a volte
produce disoccupazione, ma apre anche grandi possibility che richiedono al lavoratore una sempre
maggiore preparazione e un apporto sempre piu intenso delle sue capacita umane e di immaginazione
creativa. Per questo il lavoro non deve essere una
mera necessita, ma deve essere visto come un'autentica vocazione, una chiamata di Dio a costruire un
mondo nuovo nel quale coabitino la giustizia e la
fratellanza, anticipo del Regno di Dio, nel quale
non vi saranno certo ne carenze, ne limitazioni.
Il lavoro deve essere il mezzo affinche tutta la
creazione sia sottomessa alia dignita dell'essere umano e figlio di Dio. II lavoro offre l'opportunita di
impegnarsi con tutta la comunita senza risentimenti,
senza amarezze, senza odi, ma con l'amore universale di Cristo che non esclude nessuno e tutti abbraccia ».
Giovanni Paolo II
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LA MADONNA Dl GUADALUPA
// volo del Papa al Messico, riportato ampiamente dalla stampa e
dalla TV, ha fatto conoscere ai piu ignari la Madonna di Guadalupa e
l'indescrivibile devozione del popolo messicano, non pero la storia affascinante della prima origine del Santuario. Suppliamo con questo breve
articolo.
In uno dei miei voli tra la California e il Brasile, ebbi la possibility
di recarmi pellegrino alia santa collina del Tepejac che e il cuore del
Messico. Vi rimasi un'intera settimana, ospite dei Padri Gesuiti, ed ebbi
il privilegio di contrarre amiciza con un gruppo di laureati cattolici che
mi illustrarono scientificamente non solo la storia delle apparizioni, ma
anche la inesplicabile consistenza della venerata Icone.
Gia il solo fatto, mi dissero, che la Madonna abbia scelto questo
punto della terra per porvi il Suo trono e un miracolo. La Regina del
Cielo voile infatti prendere possesso del Nuovo Continente all'alha della
sua sco pert a, ponendosi esattamente al centro delle due Am eric he, quando nessuno sapeva fin dove si estendessero. Lo stretto di Belle Isle,
all'estremo nord del Canada e la punta ultima della Patagonia nell'Antarlide sono equidistanti dalla Madonna di Guadalupa. Ne meno prodigiosa
fu la scelta che la Madonna fece del portavoce tra Lei e l'Arcivescovo di
Citta del Messico: un indigene analfabeta e poverissimo, Juan Diego.
L'Arcivescovo era con lui diffidente e sbrigativo al massimo, mentre la
SIGNORA, come Juan Diego la chiamava, insisteva di tornare a dirgli il
Suo messaggio fino al giorno che il Prelato disse all'indiano: « Non
venire piu, se non quando la SIGNORA mi dara un segno visihile che
provi la verita di quanto mi dici ».
La Madonna obbedi all' Arcivescovo e indico a Juan Diego un
roseto poco distante: « Cogli le rose piu helle — gli disse - - avvolgile
nel tuo mantello in modo che nessuno le veda e portale al Vescovo, a lui
solo ». Era dicembre inoltrato. Ma quando Juan Diego spiego il mantello
dinanzi al Vescovo, le rose non e'erano piu. Cera Lei, la SIGNORA
dipinta al centro del mantello. E' l'immagine venerata dalle folle di
pellegrini a Guadalupa: quella nota immagine a mandorla che la rappresenta come la vide l'Apostolo a Patmos, vestita di sole, con la luna ai
suoi piedi e con le mani congiunte in preghiera. II volto e quello tipico
delle donne messicane.
20
« Inesplicabilel » conclusero i miei amici professori: una pittura
cosi perfetta ed espressiva eseguita sul panno piu ruvido e grossolano che
si possa pensare; tanto che e visibile qualche filo di paglia non assorbito
dalla tessitura. E', di conseguenza, inesplicabile, e miracolosa la sua
conservazione.
RENATO LUISI
(Dal Risveglio, 19-2-1979)
PASQUA DI RESURREZIONE
MESE DI MAGGIO
II grande fatto che la Chiesa celebra il giorno di Pasqua con la massima
solennita e la risurrezione di Cristo. Essa consiste nel fatto straordinario che il
Signore Gesu, al Venerdi Santo, alle ore tre circa del pomeriggio, spiro sulla Croce e
la sera dello stesso Venerdi fu sepolto dai suoi Discepoli; ma il terzo giorno, cioe
la Domenica, al mattino prestissimo, la sua anima di nuovo si ricongiunse al corpo
e cosi Lui, che durante quel triduo era morto, torno alia vita.
Risuscito per virtu propria, cioe per potenza di quella divinita che era rimasta
congiunta tanto alPanima come al corpo di Cristo, conforme a quello che Gesii
stesso aveva predetto: « Io of fro la mia vita per poi riprenderla di nuovo » (S.
Giov. 10, 17); ripete la stessa cosa al cap. 2, 19 dove esclama dicendo: « Distruggete questo tempio (che e il santuario della Divinita) e in tre giorni lo faro
risorgere ».
Come fatto storico, contro il quale in ogni secolo si esercitarono sempre
invano gli sforzi del demonio e degli eretici, la Risurrezione di Cristo prova in
modo irrefragabile la sua Divinita.
Gesu stesso l'aveva promessa come segno della sua Divinita quando disse:
« Voi volete un segno: non vi sara dato nessun altro segno se non il sengo di
Giona Profeta (che fu rigettato vivo dai pesce dopo che tre giorni prima lo aveva
ingoiato »).
21
Pei questo Gesu voile rendere evidente la sua Risurrezione con apparizioni
numerose, controllate e avvenute nelle piu svariate circostanze, davanti a molti
testimoni e, a volte, raccontate minutamente nel Vangelo: 1) a Maria Maddalena
presso il sepolcro di Gesu; 2) alle due donne che tornavano dal sepolcro; 3) a
Pietro Simone; 4) ai due Discepoli di Emmaus; 5) a tutti gli Apostoli riuniti nel
Cenacolo quando era assente Tommaso; 6) agli Apostoli di nuovo, presentc
Tommaso divenuto credente per la evidenza di mettere le sue dita nelle ferite delle
mani di Gesu e la mano nella ferita del costato; 7) ai cinque Apostoli e ai cinque
Discepoli sul lago di Tiberiade; 8) agli undici Apostoli sopra un monte della
Galilea; 9) a piu di cinquecento Discepoli riuniti insieme; 10) all'Apostolo Giacomo, cugino del Signore; 11) agli undici Apostoli a Gerusalemme prima che salisse
al Cielo nel quarantesimo giorno della sua Risurrezione dal Sepolcro.
* * *
II mese di maggio e il mese di Maria che e Madre di Dio.
Sembra che un alito di eterna e spirituale primavera trasvoli il mondo,
ripetendo quel Nome a consolazione come ideale di perfezione e di santita per
tutti.
I giardini profumano e mandano in cielo la loro fragranza, come una continua
preghiera; quella preghiera che troppi hanno dimenticato e continuano a dimenticare.
« Non dimenticate preghiere e sorrisi (scriveva il poeta Vida Marco Girolamo,
vescovo di Alba, famoso verseggiatore latino di squisita eleganza); Maggio viene da
Madius (eo quod tunc terra madeat = la terra e piena e abbondante) e nel maggio
la terra e ricca di fiori e i fiori parlano, sorridenti e pregano... laquuntur flores
subridentes et orantes... ».
L'immagine puo sembrare evanescente e smorfiosa ma ha un suo profondo
insegnamento. Il maggio deve essere, come i fiori, orante e sorridente.
Preghiera a Dio, alia Vergine e sorriso verso di noi e verso gli altri.
Quando la vita e travagliata dalle asprezze e le forze si indeboliscono al
grandinare dei colpi, bisogna elevare la preghiera a Dio, alia Madre celeste e allora ci
si sentira nascere nel cuore, come da una sorgente nascosta, l'inesauribile senso del
dolcissimo amore divino e materno.
Sorridere e un dovere, e un dovere verso gli altri, perche non dobbiamo
aiffondere intorno a noi la nebbia del malumore, ne la tristezza delPorgoglio.
Sorridere e un dovere anche verso noi stessi, perche il sorriso, come la letizia,
c luminosita, e amore, e dono di Dio.
Preghiera e sorriso: questo e il maggio cristiano.
Pietro Luigi Lovisone, d.D.
22
FIOR DI PENSIERO E...
LA FEDE
y& La fede e la realta di cose sperate e convincimento di cose non
vedute.
(S. Paolo)
T£ La fede!... faro luminoso collocato da Dio in capo a questo
mare procelloso per indicarci la rotta.
Senza la fede, questa povera nostra vita diventerebbe un enigma
oscuro e indecifrabile, un viaggio senza scopo, una via senza uscita, una
valle di lacrime e di dolori senza saperne il perche e senza trovare una
stilla di conforto.
(A. Crocetti)
T& Non si vive senza la fede. La fede e la conoscenza del significato della vita umana. La fede e la forza della vita. Se I'uomo vive, e
perche crede in qualche cosa.
(L. Tolstoi)
TK Nel giardino della vita vi e un fiore indispensabile: la Fede!
Ove esso non fiorisce, appassiscono presto anche gli altri fiori,
soprattutto quello della felicita!
(S. Sacchetti)
% Solo il raggio di fe che l'alma investe
Tinge ogni cosa di color celeste!
?fc L'ala delle fede rende lieve ogni sacrificio.
(P. Minozzi)
% Se la fede ricuce le ferite del cuore, tutto diventa luce, anche il
dolore.
(Ida Mattei)
23
T£ Non abbiamo bisogno di scienza nella nostra vera vita, ma di
fede e d'amore!
(P. L'Ermite)
7^ Non si sale a Dio con le ali soltanto del genio e della scienza,
ma soprattutto con quelle dell'amore. Chi vuol entrare nel santuario
della Fede non deve dire « io voglio vedere », ma « io voglio amare ».
7^ E' quasi sempre per via dell'amore che si giunge alia Fede.
(Bougand)
% La fede ha il suo santuario, la sua sede nel cuore: essa non e
per sua natura solamente una conoscenza, ma soprattutto una virtu ed
ogni virtu ha la sua sede nel cuore.
(Lacordaire)
% Senza la fede che lo sorregge e l'avviva, il lavoro diventa disperata fatica.
(P. Minozzi)
T1\ La fede e messa alia prova quando la volonta di Dio non
coincide con la volonta dell'uomo.
(Sigrid Utidest)
¥fc Bisogna essere umili e puri per poter credere. L'uomo superbo e
disonesto non puo credere.
(G. Rossi)
% Chi perde la fede, non puo perdere di piu!
{Publio Siro)
T)£ La Fede, che e « sostanza di cose sperate », rischiari ognora il
tuo cammino...
Abbi fede e ti sentirai pulsare nelle vene il sangue deH'immortalita:
tetaggio di ogni creatura.
Accendi questa fiaccola e cammina sino alio scoccar dell'ora, che
non ti potra far paura, poiche sara la trasfigurazione della vita nella luce
divina.
[Salvaneschi)
% Un uomo bisogna conoscerlo e poi gli si crede. Cristo Dio
bisogna prima crederlo e poi ci conosce chi Egli e.
(G. Rossi)
% Credere e un atto dell'intelletto che aderisce alia parola divina,
sotto 1'impulso della volonta mossa da Dio con la grazia.
(5. Tommaso)
24
?K- Credo in Dio Padre onnipotente. Ma...
Ciai quarche dubbio? Tiettelo per te.
La Fede e bella senza li « chissa »,
Senza li « come » e senza li « perche »!
(Trilussa)
TJ$ Dove c'e la vera fede, c'e anche a speranza e l'amore:
« Che la fede, l'amore e la speme
Son tre faci che splendono insieme,
Ne una ha luce, se Paltra non l'ha ».
[Metastasio)
...UN'ONCIA DI BUON
SANGUE
|
% Confidenze di bambini. Ma a te piacciono le fiabe che ti racconta papa?
— No, ma lui poverino si diverte tanto!
% Pio X incarico una volta un ebreo, banchiere di Venezia, a portare la sua
benedizione ad un vecchio sacerdote Veronese, gia compagno di scuola a Castelfranco.
L'ebreo:
— Volentieri, Santita, benche io come israelita non sia la persona piu adatta a
portare la sua benedizione.
— Non si preoccupi, perche se l'imballaggio e gramo, la mercanzia e buona.
% II colmo
— Signore, le e caduto il giornale.
— Molte grazie. Sa, ero talmente assorto nel leggerlo, che non me ne ero
accorto...
% Luigi XV fece un brutto complimento ad un suo cortigiano:
Voi siete vecchio, ormai e tempo di seppellirvi. Dove volete essere sepolto?
II cortigiano rispose tosto:
— Ai piedi della tomba di Vostra Maesta.
D. Cesario Sacchetto, d. D.
25
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26
Marzo entra all'insegna della serieta, giacche con esso
inizia la santa Quaresima. Ci e stato detto che essa e il
« tempo forte » dell'anno. Durante questo periodo infatti
ciascuno deve intensificare l'impegno per un serio lavoro
spirituale, sforzandosi di togliere dalla propria vita tutto
cio che tenta di separarci da Gesu. Ciascuno di noi deve
cercare di essere ogni giorno piu buono. Questo e il modo
migliore di prepararsi a celebrare la Santa Pasqua, che altro
non e che il « passaggio » dalla morte alia vita, dal peccato
alia grazia.
Invero ci stiamo impegnando su questa pista, anche se
la sera, al momento delPesame di coscienza, dobbiamo
registrare parecchie marachelle, che certo non ci avvicinano
a Gesu; tuttavia ci invitano a riconoscere la nostra debolezza e a non desistere dalla lotta per la conquista della bonta.
Anche se in forma molto ridotta, data la nostra giovane
eta, ci accorgiamo che « militia est vita hominis », la vita
dell'uomo e un continuo combattere contro il male, per
poter salire a Dio.
II nostra studio risente un po' del tempo quaresimale,
giacche stiamo impegnandoci di piu, anche se impreviste
vacanze e lunghe supplenze abbassano il tono del nostra
impegno.
Metereologicamente marzo non si e smentito. E' risaputo che marzo e pazzo, e tale e stato quest'anno. Il tempo e
stato variabilissimo nell'ambito della stessa giornata: caldo
quasi estivo, poi vento, poi grandine, poi neve, poi... sole!
La estrema variabilita del tempo e del clima, purtroppo
ci ha portato una sgradita visita: 1'influenza. I piu deboli
prima e i piu forti poi, son crollati con febbre alta e tosse
ostinata. Meno male che il nostra Superiore ci ha curati
con sapiente competenza, sapendo ben distinguere l'influenza dalla contagiosa febbre scolastica!
II tutto si e concluso in poco piu di una settimana a
suon di capsule, di pillole e sciroppi. Adesso tutti siamo
ritornati vivi e vegeti, anche perche la primavera ormai e
tra noi, anche se le cime dei monti circostanti sono bianche
di neve. La nostra bella vallata si e prima ammantata di
profumati fiori di mandorlo e ora e colorata di un meraviglioso verde che ci parla di speranza.
Da diversi giorni ci stiamo preparando alia Settimana
Santa, imparando i canti, specie i gregoriani, e provando le
cerimonie.
A meta mese abbiamo commemorato Padre Semeria,
del quale ci colpisce la figura di colto predicatore, ma
soprattutto la sua attivita di Sacerdote pieno di carita verso
il prossimo piu bisognoso. In suo onore abbiamo disputato
un torneo polisportivo con premi vari.
A fine mese i Discepolini di seconda fanno un volo a
LAquila per assistere, dietro interessamento della brava
professoressa di Lettere, alia rappresentazione della « Tempesta » di Shakespeare, allestita nel Teatro Comunale dagli
alunni di una scuola Media della citta, guidati da una
solerte insegnante. Dopo la ben riuscita rappresentazione,
una breve visita alia Basilica di S. Maria di Collemaggio, al
corpu di S. Celestino quinto, al Castello medievale e al
mastodontico « Mammut », conclude la breve sortita.
Adesso tutti siamo in attesa della Santa Pasqua, che
porta con se alcuni giorni di vacanza ed un po' di mentato
relax.
Quidam
E' sbrigativo e comodo, ma e sterile, scaricare sugli
altri la responsabilita della nostra statura interiore, mantenuta nana perche costretta da molteplici accomodamenti
terreni e scarsamente alimentata da soprannaturali idealita.
Ciascuno porta una tremenda responsabilita. Onestamente deve riconoscere, quando si ritrova rachitico, che
non gli altri lo hanno reso cos), ma lui stesso si vuole cosi:
Unusquisque faber fortunae suae.
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Una panoramica dell'Istituto « Figli D'ltalia » di Cassino.
NELLA CASA DEL PADRE
Diamo la mesta notizia che VALENTINI ANGBLO, a sessantasei anni,
lasciando la dimora terrestre e andato ad abitare in Cielo col Patlre celeste, I'8
aprile scorso.
Capomastro muratore di lunga esperienza, conosceva il mestiere, che esercitava
con competenza e coscienza. Ha lavorato sempre nelle Case dell'Opera, in particolar modo nell'Istituto femminile di Amatrice, fidato, rispettoso, apprezzato.
Alia Famiglia (due figli sono nostri ex-alunni) presentiamo le piu vive condoglianze, elevando la preghiera di suffragio per il caro Estinto.
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LA SVEGLIA
NOTIZIARIO
DELIA
ASSOCIAZIONE
EX-ALUNNI
LA PAGINA DELLASSISTENTE
« ... SINO ALLA FINE DEL MONDO »
« Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alia fine del
mondo ».
Cristo sara ora invisibile, eppure restera al centro della
Chiesa. La presenza di Cristo conferisce alia Chiesa docente
sicurezza infallibile, forza sovrannaturale e autorita. Cristo non
e soltanto una figura del passato, ma il Signore costantemente
presente, che ammaestra, santifica e guida. « Io sono con
voi ». Questa e la consolazione della Chiesa durante le persecuzioni, e il mist LTD del costante rinnovamento nei periodi di
decadenza, e il superamento della solitudine nelle notti oscure
dell'abbandono.
« Tutti i giorni». Nei giorni delle vittorie, al Signore
vengono resi gli onori. Nei giorni delle sconfitte egli da la
forza di risollevarsi. Nei giorni della ricchezza e avvertimento
e monito. In quelli della poverta e soccorso e consolazione.
Nei giorni della lotta e vessillo al vento. Nei giorni della pace
e protezione dalla falsa quiete.
« Sino alia fine del mondo ». La Chiesa durera fino alia
fine del mondo. La garanzia della sua durata e contenuta in
queste parole, che sono la sua sicurezza lungo il cammino
attraverso gli anfratti piu oscuri e le montagne che tentano di
sbarrarle la via. II tempo del percorso terreno avra la sua fine,
ma questa fine sara soltanto il compimento della missione
della Chiesa in questo mondo e della invisibilita del Signore e
nello stesso tempo significhera il principio della Chiesa trasfigurata, col Signore visibile e trasfigurato.
R. Gutzwiller
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Ore 16 di sabato 7 aprile 1979: appuntamento degli ex-alunni in
Piazza S. Apollinare a Roma per la gita a Rocca di Mezzo, in provincia di
L'Aquila. Scopo del viaggio; la visita alia ricostruita ed ammodernata
casa di soggiorno « Madonna delle Rocche », di proprieta delPOpera
Nazionale per il Mezzogiorno, per un affettuoso incontro di vecchi amici
in occasione della Santa Pasqua.
Due maestosi autobus della Ditta S.T.I.M. di Roma sono pronti ed
attendono i gitanti che, a gruppi, confluiscono nella piazza. Sono giovani
ed anziani: alcuni hanno i capelli brizzolati o incanutiti ed il volto
solcato da rughe, ma in tutti si ritrova l'antico e semplice sguardo dei
ragazzi di una volta.
L'incontro e meraviglioso! Nello slancio degli abbracci si racchiudono i mille cari ricordi di una fanciullezza per anni convissuta in
?mbienti permeati di religiosita e di amore; nello scambio dei baci
fraterni vi e il trasporto dei sentimenti di imperitura amicizia.
Le trombe altisonanti degli automezzi rompono l'atmosfera di brio
e di gioiosita. Si parte! Superato il caotico traffico cittadino e percorso
un tratto del raccordo anulare, si imbocca l'autostrada in una veloce
corsa sul nero nastro d'asfalto tra vallate profonde, altipiani in incipiente
fioritura, pascoli verdeggianti ed adagiati su pianure e colline in fiore,
paesi fatti di case silenziose.
L'animatore ed organizzatore della gita, il simpatico, allegro e faceto Alvaro Vitale, allieta la comitiva con le umoristiche frecciatc e con i
suoi fervorosi osanna alia stupenda terra d'Abiuzzo.
Alio svincolo autostradale di Avezzano, si entra nella Marsica e
s'imbocca la strada statale per Ovindoli, superata la quale si arriva a
Rocca di Cambio. La Casa si trova subito dopo il centro abitato. La sua
sagoma si staglia e si disegna austera nell'agreste paesaggio mentre gli
ultimi tiepidi raggi del sole calante, riverberati dalle nevi, le illuminano
la facciata.
JO
Ad attenderci sono Don Romeo, Don Pierino, Don Cavaliere, Don
Chouquer. Per tanti di noi e un salto nel tempo di ben 40 anni per
pochi altri di qualche decennio; per tutti e un mistenoso aggancio ad un
mondo fatto di sogni, di speranze, di grandi amicizie, di tenerezze e,
perche no, di fervida fede! La sala d'ingresso e piena di gente che, in un
frenetico intreccio di abbracci e di strette di mano, prova la grande
commozione di un memorabile even to.
Don Romeo Panzone da il benvenuto alia comitiva, illustra brevemente il programma per l'indomani ed invita tutti nella Cappella per un
breve ma intense momento di riflessione e di intimo raccoglimento in
preparazione al precetto pasquale. Con parola calda lenta, incisiva, suadente e piu volte severa, quivi egli apre il cuore e 1 ammo di tutu alia
spirituals della Santa Pasqua. Nel religioso silenzio della preghiera si
avverte il papito della impegnativa circostanza.
Un gruppo ricordo per i fortunati che ci son capitati.
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La parte spirituale della gita si conclude con il precetto pasquale
della domenica delle Palme, il quale, insieme alia breve visita alle stazioni sciistiche di Rocca di Cambio, della Magnola e di Ovindoli caratterizza il bellissimo « raduno » di « fedeli soldati di Cristo ».
In tanta gioia, pero, si e fatto sentire il disagio per la forzosa
assenza deH'amico Giovanni Anelli per quanto in parte neutralizzato
opportunamente dalla gradita presenza della di lui gentile e sempre
arzilla consorte, Sig.ra Maria. (Auguri, caro Giovanni! A presto rivederci
in altra felice occasione!). Ed avvertita e stata soprattutto la tristezza per
la mancanza dell'indimenticabile Alfiero di Giulio, intelligente figlio
della forte terra d'Abruzzo, proprio da un anno venuto a mancare prematuramente agli affetti dei suoi amabili famigliari e di quanti ebbero la
gioia di conoscerlo.
Tuttavia, e proprio per il significato morale e spirituale che la gita
ha assunto sin dal momento del suo inizio, il viaggio degli Ex-alunni alia
Casa Madonna delle Rocche ha il valore di una solenne occasione utile a
rafforzare i vincoli di una fratellanza altamente cristiana tra uomini di
buona volonta, esprime l'esaltazione dei veri valori della vita.
Nicola
Ottavio
Impressioni di raduno
Nelle prime ore del pomeriggio di sabato 7 aprile un eerto brusio ha invaso Piazza
sant'Apollinare.
Ai passanti curiosi poteva sembrare un raduno qualsiasi, ma per noi del GEX di Roma che,
impazienti, aspellavamo i pulmans con Vilale, era qualcosa di pi'u.
Siamo 86; andiamo a fare la nostra Pasqua (ex-alunni e jamiglie) a Roccadimezzo, nclla
Casa di soggiorno e di spiritualita « Madonna delle Rocche » da pochi mesi aperta dall'Opera.
II viaggio, ottimo in ogni suo aspetto, ci ha portati alle 18,30 circa a godere delle cime
innevate delValtipiano delle Rocche.
ha solitudine ed il candore di quelle cime non potevano che invogliare ad avvicinarsi a
quella purezza e tulti i present! non hanno avuto alcun problema. La Casa e splcndida,
Vaccoglicnza calorosa e fraterna.
La serata trascorsa in calda allegria, calda anche per il bel juoco acceso nel salone, ci ha
rasserenati e fatti tornare un poco bambini. Una splcndida giornata domenicale ci ha accolti al
risveglio, quasi premio a lutti agognalo.
La celebrazione eucaristica e lo scambio della pace ha concluso, per cos) dire, la parte
intima e spirituale della giornata, ognuno di noi celebrando la Pasqua, col proposito di fare il
passaggio elevandosi sempre piii nella tcstimonianza di vita cristiana. Poi corse sulla neve, fino
all'ottimo pranzo preparato con maestria e offerto con signorilita.
Tutto (o quasi) e stalo di gradimento. Una Signora, me ne sfugge il nome, (non ho buona
rnemoria per i nomi), soddisfatta ovviamente del risultato, mi diceva: « Si potrehhe organizzarc
ogni tanto anche qualche raduno per i nostri ragazzi ». E perche no} Facciamo il raduno per i
ragazzi.
Sulla neve un'altra Signora diceva al proprio consorte: « Dobbiamo smetterla di andarc sulle
Dolomiti a sciare, qui e piii meraviglioso»
Mi ritengo soddisjatto per la riuscila della giornata. Ma molto si deve fare ancora; gli amici
Ex diano suggerimenti per migliorare.
Saluto tut/i. Aspcttiamo una nuova occasione di incontro: ja bene a lutti.
Michele Leone
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CENTRO RESIDENZIALE PERMANENTE « PADRE GIOVANNI
SEMERIA » — MONTEROSSO AL MARE (LA SPEZIA)
A Monterosso al Mare (La Spezia), una delle localita piu suggestive delle Cinque Terre, funziona il Centro residenziale permanente per
persone anziane autosufficienti d'ambo i sessi.
L'edificio, the gia ospitava l'lstituto P. Semeria, e stato ristrutturato, ottenendone ambienti ospitali per la permanenza degli anziani e
la loro convivenza assistita da affettuosa presenza umana e cristiana.
La retta, comprensiva di vitto, alloggio, pulizia, lavaggio biancheria, cure mediche ordinarie, e di L. 180.000 mensili.
Le domande di ammissione devono essere indirizzate alia Direzione del Centro residenziale « P.G. Semeria » - 19016 MONTEROSSO
AL MARE (SP) - Tel. (0187) 817514.
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CASA DI SPIRITUALITA' E DI SOGGIORNO
« MADONNA DELLE ROCCHE »
ROCCADIMEZZO (L'Aquila)
Tel. 0862/91329
a m. 1329 di altitudine
La Casa dispone di 110 posti letto, in caimere singole o in stanze
per famiglie, ed ha quanto altro si desidera per trascorrere un periodo di
riposo e di ripresa spirituale in ambiente tranquillo e confortevole. I luoghi di alloggio, di riunione, di soggiorno, di studio, di refezione, di svago
sono assolutamente decorosi e comodi. All'ingresso c'e subito la Cappella.
Nella Casa potranno essere ospitate famiglie che desiderano trascorrere qualche giorno per recuperarsi e godersi e rifarsi, umanamente e
cristianamente, dalla dispersiva vita di lavoro e di responsabilita; per
gruppi organizzati con fini di formazione cristiana e di ricreazione; per
riunioni di categoria; per incontri di studio e di preghiera; per giornate
di dibattiti e di aggiornamento; per esercizi spiritual!.
Lire 300