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ISSN 2035-701X N° 9 - NOVEMBRE 2011 G STILE Speciale moda boys I O V A N I R E P O R T E R “Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n° 9 Anno 2011”- € 0,70 Lo okSmart all’inte rno Total black, colori fluo e stile selvaggio per l’autunno A pagina 18 INTERVISTA Dire di no aiuta a crescere Silvio Muccino racconta la sua adolescenza disobbediente A pagina 29 MUSICA Negrita, il vento rock del cambiamento A tu per tu con la band in occasione del nuovo album A pagina 25 INCHIESTA Altrimenti ci indignamo Ritratti di giovani in piazza A pagina 4 Il mio mondo in piazza 2 Novembre 2011 A cura di Greta Pieropan, 18 anni, Pozzolengo (Bs) Antispot SPALMA CHE TI PASSA n°9 n°8 novembre Direttore responsabile Renato Truce Vice direttore Lidia Gattini In redazione Maria Elena Buslacchi Chiara Falcone Simona Neri Redazione di Torino corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To) tel. 011.7072647 e-mail: [email protected] Redazione di Genova Via Cairoli, 11 - 16124 Genova tel. 010.8936284 - 010.8937769 010.261466 e-mail: [email protected] Redazione di Roma via Nazionale, 5 - 00184 Roma tel. 06.47881106 e-mail: [email protected] Hanno collaborato Dal laboratorio Attualità: Simona Neri (supervisione giornalistica) Davide Ghio, Federico Sbandi, Eleonora Zocca, Francesca Giuliani, Andreas Iacarella, III A - Itis "Amedeo di Savoia duca d'Aosta" - L'Aquila Dal laboratorio Giovani Critici: Maria Elena Buslacchi (supervisione giornalistica) Chiara Colasanti, Melusina, Francesco Mesiano, Chiara Cacciotti, Isabelle Gigli Cervi, Andrea Boutros, Federica Gallo, Valeria Firriolo, Alessandro Bai, Maria Caterina Temperini, Marzia Mancuso, Kalliroi, Elena Prati Dal laboratorio Costume e Società: Chiara Falcone (supervisione giornalistica) Greta Pieropan, Riccardo Cotumaccio, Nicola Del Medico, Martina Lamacchia, Beatrice Feudale, Federica D'Angelantonio, Alex Ghruama Dal laboratorio Fotografia: Francesca Giuliani, Martina Lamacchia, Eleonora Zocca, Davide Ghio, Andreas Iacarella Una Roma vuota, in bianco e nero, la cui colonna sonora è una voce femminile lirica, si sta svegliando; quando finalmente entra la luce del sole, la voce inconfondibile del maestro Pavarotti augura il “Buongiorno” e si apre lo scrigno della felicità del mattino: il barattolo di Nutella. Tutto prende colore, le persone sorridono, siano esse in casa o in bicicletta per la strada, o con la nonna a spalmare la golosissima crema sul pane. E quando la canzone dice: “Al mio amore buongiorno”, un ragazzino rincorre l’autobus su cui c’è la sua amica del cuore, e una mamma gioca col suo bambino. Lo spot continua poi con immagini di colazioni e pause pomeridiane in famiglia o tra amici o in scorci stupendi in città e al mare, e alla fine lo slogan: “Nutella fa più buona la vita”, con tanto di giovane sorridente. Non so se il prodotto faccia davvero “più buona la vita”, o almeno più golosa, ma di certo è uno spot che potrebbe mettere di buon umore, con tutta quella carrellata di sorrisi e soprattutto con la bellissima canzone di sottofondo, “Buongiorno a te”, cantata appunto da “Big Luciano” Pavarotti, motivetto che augura una giornata felice e invita ad affrontare la vita con allegria ed ottimismo fin dal mattino! Non tutti però sono d’accordo: c’è chi vorrebbe uno spot più vicino alla realtà, dato che non esiste una persona che al mattino presto sia così pimpante, soprattutto per un cibo particolare; e chi invoca denunce della difficile realtà odierna (ma, in effetti, chi acquisterebbe un prodotto reclamizzato in uno spot sulla crisi economica?). Altri ancora polemizzano sulla presenza di sole persone magre (chiaro, però, che utilizzare nella pubblicità attori più in carne sarebbe un’operazione suicida per un prodotto dell’industria dolciaria). Per questa rubrica abbiamo criticato spot lontani dalla realtà, alcuni addirittura offensivi e quindi inaccettabili, ma qui alla fine ci viene incontro la canzone dello spot. Quasi impossibile non canticchiarla. COL SALAME SUGLI OCCHI Spero per la vostra salute mentale che non abbiate ancora avuto il privilegio di vedere lo spot del salame “Cacciatore”. Purtroppo chi scrive non ha avuto tanta fortuna. Così sul televisore sono apparse le immagini che riprendono da molto vicino una ragazza che indossa solo una camicia (e già si capisce che a quelli dello spot non interessa il viso…) e si muove ammiccante seduta vicino al protagonista, che ovviamente non la degna di uno sguardo. Perché? Perché sta mangiando il salame “cacciatore” con lo sguardo di chi immagina di mangiare Nutella in paradiso con Bonolis; e lei, modella seminuda sdraiata sul divano del salotto o seduta sul tavolo della cucina a seconda delle versioni, continua imperterrita con quel suo sguardo da cagnolino desideroso di abbracciarlo e fissarlo (lui o la fetta di salame?). Dulcis in fundo, dopo tanto amore per le donne e per il cibo, lo spot termina con una voce femminile suadente che dice: “L’uomo è cacciatore”! Che l’uomo sia cacciatore è un cliché pluricentenario e tutto da verificare; e purtroppo per i signori uomini, in base a un sillogismo molto elementare: se l’uomo è cacciatore e il cacciatore è un salame, l’uomo è un salame! Credendo di aver trovato il gioco di parole geniale, hanno creato uno spot doppiamente offensivo: la ragazza è una sciocchina insipida che sfiora la volgarità, il ragazzo che non la degna di uno sguardo pur di mangiare crede di essere un cacciatore e invece è un salame; se in più l’offesa fosse voluta, cioè il ragazzo fosse definito un salame perché invece di dedicarsi alla biondina si dedica al cibo, allora vi troviamo un altro doppio insulto: la ragazza è donna-oggetto perché bionda-bella-silenziosa, e il prodotto è da lasciar perdere perché nella vita c’è di meglio. Uno spot pericoloso signori miei; a volte i pubblicitari dimostrano davvero di essere salami e cacciatori sì, ma di cattive idee. Bocciati!!! Bella donna (già nota al gossip della politica) in bikini - e anche meno - davanti, di dietro, di fianco. Lei ammicca sinuosa, lo slogan recita: “E tu, dove glielo metteresti?”. L’estate scorsa comparvero a Bari questi manifesti che pubblicizzavano una catena di compro oro. Il sindaco della città, per fortuna, li aveva prontamente fatti rimuovere. Ora arriva anche la condanna dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria. Meno male. Impaginazione Gianni La Rocca Web designer e illustrazioni Giorgia Nobile Fotografie e fotoservizi Circolo di Sophia, Massimiliano T., Fotolia I giovani reporter utilizzano NikonD3100 Sito web: www.zai.net - Francesco Tota Editore Mandragola Editrice società cooperativa di giornalisti via Nota, 7 - 10122 Torino Stampa San Biagio Stampa S.p.A. via al Santuario N.S. della Guardia, 43P43Q 16162 Genova Concessionaria Pubblicitaria Publirama S.p.A. Foro Buonaparte, 69 - 20121 Milano Zai.net Lab Anno X / n. 9 - novembre 2011 Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 486 del 05/08/2002 Abbonamento sostenitore: 25 euro Abbonamento studenti: 7 euro (10 numeri) Servizio Abbonamenti MANDRAGOLA Editrice s.c.g. versamento su c/c postale n° 73480790 via Nazionale, 5 - 00184 Roma Questa testata fruisce dei contributi statali diretti della legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Chi offende di più? Ora, tra tutte le offese che subiscono le donne, a chi poteva venire mai in mente che mangiando certi prodotti avrebbero potuto essere loro, questa volta, a molestare sessualmente gli uomini? A un'associazione di avvocati finlandesi che ritengono vadano difesi anche i maschietti. Così la Finlands Juristförbund ha realizzato e diffuso in rete un video, in cui una donna, in un ufficio, gusta un ghiacciolo "in modo provocante". Ok, sarà solo una provocazione, ma ce n’era bisogno? Hanno collaborato a questo numero ELEONORA ZOCCA Eleonora ha 17 anni e frequenta il liceo scientifico. Dopo il diploma spera di poter studiare in Inghilterra o magari negli Stati Uniti. È piena di interessi, ma le sue vere passioni sono la lettura e la scrittura. Segue la politica perché pensa che sia diritto, ma soprattutto dovere di ciascun cittadino conoscere le norme che regolano la vita sociale. Le piace immaginarsi nei dibattiti televisivi in qualità di giornalista, seguendo le orme di Travaglio o della De Gregorio. DAVIDE GHIO Studente, gli piace calarsi il più possibile nel mondo in cui vive. Adora la sua città, Genova, ed è un buon frequentatore di teatri. Recita anche come dilettante. Ama il grande cinema di ieri e di oggi, e l’arte in generale; incallito disegnatore, imbratta puntualmente banchi scolastici e fogli di ogni tipo con ciò che gli passa per la mente. Lettore di medio livello, si interessa di politica, senza calarvisi troppo. Si diverte a recensire spettacoli per Zai.net. ANDREAS IACARELLA Andreas ha 18 anni e frequenta il Liceo Classico “Pilo Alberelli” di Roma. Scrivere è sempre stata una necessità per lui, un momento di intimità con se stesso. Si nutre di poesia e buona letteratura, sogna ad occhi aperti ed è alla costante ricerca del suo posto nel mondo. Il momento del “che fare da grandi” si avvicina e ancora brancola nel buio, ma non ha fretta di andare più in là: hic et nunc, dopo chi lo sa. ALESSANDRO BAI Ha 20 anni e frequenta la facoltà di lingue a Milano. È italiano, ma ha origini brasiliane, popolo dal quale ha ereditato allegria e ottimismo. Stare bene per lui vuol dire essere circondato da persone che ti amano, con cui condividere tutte le esperienze. Sogna di entrare nel mondo del giornalismo, in particolare quello sportivo, e di arrivare a trasformare in parole emozioni che la gente non riesce ad esprimere. 3 Novembre 2011 Attualità Cultura INFOWEB www.daciamaraini.it www.passiaffrettati.it Passi affrettati Otto storie vere di violenza contro le donne in uno spettacolo a disposizione anche delle scuole. Per info www.passiaffrettati.it Generazioni a confronto tempo di lettura: 12 minuti Tempi moderni. Dacia Maraini: messaggio speciale per le giovani donne Non siate nemiche di voi stesse Passano gli anni, ma secondo la scrittrice non cambiano le preoccupazioni e gli umori dei giovani che, forse, si preparano a un nuovo Sessantotto. E alle ragazze dice che... Riccardo Cotumaccio 19 anni I giovani “indignados” hanno tutte le ragioni per esserlo. Per esempio per il fatto che le generazioni precedenti hanno accumulato debiti che poi sono ricaduti sulla loro testa, ma anche perché la produzione è passata dal lavoro alla finanza; per i tagli sulla scuola, sulla ricerca, su tutto ciò che occorre per rinnovare e dare spazio alle nuove generazioni. Quindi hanno ragione. Poi naturalmente sono contraria a qualsiasi violenza: quello che hanno fatto i black bloc è stato vergognoso e ha nuociuto molto agli indignados. Questo movimento appena nato ha qualcosa in comune col Sessantotto: la rabbia giovanile e la diffusione in tutto il mondo, innanzitutto, perché il Sessantotto ha avuto questo di particolare, la nascita di movimenti spontanei contemporaneamente in America, in Cina, in Europa. E un altro elemento in comune è il fatto di non riconoscere un leader, sono in entrambi i casi movimenti di tipo collegiale che partono dal basso. Oggi poi c’è Internet, che è una grossa fonte di democrazia, naturalmente se usato bene, altrimenti rischia di diventare anche disordine, anarchia e confusione. Lo scambio di idee in rete può essere molto utile, lo abbiamo visto con i Paesi dell’Africa del Nord. Prima esisteva un solo giornale che esprimeva il pensiero unico del dittatore, Internet ha permesso alla gente di confrontare le opinioni, i sentimenti di scontentezza, di fare progetti per il futuro, allearsi, pensare in termini di cambiamento. Il malessere è lo stesso Credo che nei giovani di tutte le generazioni ci sia sempre un elemento comune: si affacciano al mondo e attraversano un passaggio delicato, dalla protezione dei genitori e della scuola al mondo, un mondo brutale dove devono affrontare la competizione, la difficoltà, la violenza. È un momento difficile per tutti i giovani e lo è sempre stato. In Cina hanno da poco tradotto L’età del malessere, che ho scritto nel ’63. perché, mi hanno spiegato, il tema di questo libro è sempre di grande attualità. Io non sono d’accordo con chi defini- sce “bamboccioni” i ragazzi di oggi. Lo trovo un discorso razzista, paternalistico. Ci sono alcuni che non hanno voglia di fare, certo, ma ci sono sempre stati. Io vado spesso nelle scuole a parlare con gli studenti e li trovo straordinari e vogliosi di agire. Certo oggi la scuola va avanti per la buona volontà degli insegnanti - non tutti, ma una gran parte - che sono preparati e fanno il loro lavoro con entusiasmo, nonostante siano pagati poco e screditati. Quando loro danno il buon esempio, i ragazzi rispondono in modo straordinario. Ci sono classi meravigliose con studenti pieni di voglia di fare e poi ci sono scuole che vanno alla deriva, dove gli insegnanti sembra che vadano a t i m brare il cartellino. Molti istituti sono in condizioni catastrofiche anche fisicamente; gli ultimi tagli poi sono stati disastrosi, hanno tolto gli insegnanti di sostegno, messo anche 40 ragazzi in un’unica classe. E tutto questo non aiuta certo a formare buoni cittadini. Raddrizzare la politica delle curve Generalizzare è sempre sbagliato. Le ragazze di oggi non sono certo tutte ciniche e senza scrupoli, come quelle che vendono il proprio corpo per avere successo. Ce ne sono tante, le vedo tutti i giorni, anche nelle scuole, che pur essendo bellissime escono in jeans e maglione, studiano e si preparano per il futuro senza pensare certo di vendersi. Sono la maggioranza, le altre sono soprattutto quelle meno istruite e determinate. Chi vende il proprio corpo per avere successo sbaglia, non per una questione moralistica, semplicemente poi si troverà con un pugno di mosche: per ottenere qualcosa dalla vita, si deve approfondire una competenza, studiando, imparando un mestiere, è solo il lavoro a rendere liberi; ritrovarsi in mano qualche centinaio di migliaia di euro può darti un’euforia di libertà, ma alla fine ti rende schiava. Le donne che puntano a questo finiscono per non avere nulla e quando arriveranno a rimproverarsi il loro cinismo, si ritroveranno nemiche di se stesse. Ma ci sono anche uomini che si vendono, lo abbiamo visto anche in questi giorni: si scambiano persino posti di sottose- gretario per un voto. Quello che manca in Italia è la meritocrazia, se ci fosse, scomparirebbe questa idea di politica fatta con le forme e con il sesso. Emancipate, ma non troppo Per quanto riguarda l’emancipazione femminile in Italia siamo indietro rispetto agli altri Paesi europei. Magari non sulla carta, perché abbiamo una buona legislazione, ma nella realtà è così, lo confermano anche le statistiche dell’Onu. Tutto il lavoro casalingo e familiare ricade ancora sulle donne, spesso costrette a rinunciare ad un impiego esterno (che ora in realtà trovano poco anche quando lo cercano). Non c’è una buona distribuzione del lavoro e inoltre i guadagni per il sesso femminile sono inferiori al 20% rispetto agli uomini. Certo, ci sono Paesi dove la situazione è ben più grave, dove si rischia la vita anche solo per chiedere il diritto di guidare l’automobile o si viene lapidate per adulterio. Ma in tempi di globalizzazione, il mondo ce l’abbiamo in casa. Pensiamo ad Hina, uccisa dal padre e dai fratelli qui da noi. Non si può parlare di emancipazione di un solo Paese, bisogna pensare in termini universali. Ho scritto un testo proprio sulla violenza subita dalle donne. Si intitola Passi affrettati e riporta casi di cronaca di donne picchiate o uccise da tutto il mondo. Nonostante l’emancipazione e le conquiste legali degli ultimi anni, è ancora un fenomeno trasversale e molto presente. C’è ancora tanto, tanto da fare. Lo spettacolo Dacia scrive “Per Giulia” Giulia Carnevale è morta a L’Aquila, uccisa dal sisma. Voleva andarsene, ma gli esperti avevano assicurato che non c’erano pericoli. Ora viene ricordata tra le tante giovani vittime del terribile terremoto. Dacia Maraini la ricorda a modo suo, immortalando la sua storia – raccontatale personalmente dai genitori della ragazza - in un testo teatrale. Si intitola Per Giulia ed è proprio Giulia a “parlare”, rivolgendosi in prima persona ai vivi; “ma non è affatto lugubre – precisa la scrittrice – ho voluto solo far pensare alla continuità, al rapporto che lega i vivi e i morti”. L’opera, messa in scena con successo al Cinema-Teatro di Isola del Liri, varcherà presto i confini nazionali, con una rappresentazione che si terrà il 27 marzo a Dublino. Foto di Francesco Galli 4 Novembre 2011 Inchiesta Attualità INFOWEB www.italianrevolution.org 82 Se tutto il mondo scende in piazza i Paesi coinvolti nelle proteste dello scorso 15 ottobre tempo di lettura: 15 minuti Proteste. Prove generali di democrazia (quella vera) Altrimenti ci indignamo Si definiscono il “99%”, quelli che pagano per le decisioni dell’1% della popolazione. Vogliono un’economia più “giusta” e una buona istruzione accessibile a tutti, chiedono di essere ascoltati e contare finalmente di più Davide Ghio 19 anni T utte le strade portano a Roma, recita un vecchio adagio; ed è da tutta Italia che sono arrivati nella Capitale i partecipanti alla “manifestazione degli indignati”. Ma chi sono realmente questi indignati? Una domanda difficile, dato che a Roma c’erano proprio tutti: da rappresentanti di partiti come Sel ed i sopravvissuti di Rifondazione ai movimenti dell’antipolitica come il Popolo Viola, fino ad arrivare alle Arci, ai sindacati, le associazioni studente- sche, i centri sociali e semplici cittadini venuti perché quel giorno volevano esserci. Si è detto che proprio questa sia stata la debolezza del corteo, la mancanza di coesione, nient’altro che “un’accozzaglia di gruppi”. Eppure questo ginepraio ideologico e sociale venuto da ogni dove ha percorso 4 km di corteo, ha sopportato gli incidenti e soprattutto ha partecipato ad un evento di portata globale, facendo di Roma la piazza più gremita del mondo, solamente perché unito ed animato da un unico, preciso sentimento: l’indignazione. Non quella sterile e stanca che si cantilena al bar, non quella rassegnata e ripetitiva che condisce le lunghe attese negli uffici pubblici, ma quella di un’intera umanità. Un villaggio globale che si ribella ad un modello di società, sempre più lontano dai bisogni e dal sentire comune, a quella faccia del capitalismo chiamata consumismo, dettato dai potenti della finanza e dai capi di governo, vale a dire da quell’1% della popolazione mondiale, a danno del rimanente 99% (“siamo il 99%” è stato proprio uno degli slogan più ricorrenti della manifestazione). Alle nuove generazioni cresciute negli anni ’90 è stato insegnato fin dalle elementari che il consumismo è una cosa da superare, e che i temi da risolvere sono la povertà, la guerra, la fame nel mondo; quelle stesse generazioni hanno visto i potenti della terra inseguire il profitto, l’interesse delle banche, il disprezzo delle problematiche ambien- tali, e portare guerra e devastazioni in luoghi già tormentati, per ragioni di profitto sempre più evidenti. Nelle proposte dei manifestanti al G8, nelle banlieues parigine, nei riots di Londra, nelle città greche il comune denominatore è stato sempre l’insoddisfazione nei confronti di questo modello di sviluppo che non tiene conto di quelli che sono sentiti da tutti come i veri temi da porre ai primi posti degli ordini del giorno delle riunioni delle alte sfere. Un’insoddisfazione ed un bisogno di reagire e farsi sentire che superano gli interessi regionali, nazionali ed anche continentali, che annullano ogni divisione partitica, che superano anche fenomeni come l’antipolitica o l’antiberlusconismo, che mirano ad un punto di vista molto più allargato nel tempo e nello spazio ed alla messa in discussione di tematiche la cui ignoranza sarebbe intollerabile. Questa è l’idea, il vero collante dell’“accozzaglia” che ha portato migliaia di studenti, lavoratori e precari a sopportare levatacce ed ore di pullman o di treno per sfilare un pomeriggio sotto il cielo terso dell’Urbe: un’idea talmente sentita e maturata negli anni che ha riempito quasi mille piazze in tutto il mondo, e che degli episodi di violenza potranno al massimo rallentare, ma mai arrestare. Riflettano coloro che dicevano che con la crisi ognuno avrebbe portato l’acqua al suo mulino, perché un referendum ci ha ricordato che l’acqua è di tutti. Last minute Yes, we camp “Lasciate ogni partito oh voi che entrate”. Recita così lo striscione all’ingresso di piazza Santa croce in Gerusalemme a Roma dove dal 15 ottobre sono accampati alcuni “indignati”. Sono studenti e precari, ma «ci sono anche persone che dormono qui e al mattino si vestono in giacca e cravatta per andare a lavorare», ci spiega Giulia, arrivata a Roma da Venezia. È un gruppo eterogeneo, unito dagli stessi ideali. C’è anche un ragazzo di 18 anni, addetto alla cucina, «ci sfama tutti - continua Giulia – e la sera fa tardi per rimettere a posto». C’è un alcolista che inizialmente non tutti volevano nel gruppo: ora lavora con loro, “si dà da fare e non sta neanche bevendo”, racconta Titty. Lei ha 23 anni, viene da Catanzaro e studia all’Accademia di Belle Arti. Ognuno qui svolge un compito e partecipa alle assemblee che iniziano al mattino e si protraggono fino a tardi. Ognuno condivide opinioni e si confronta. «Qui ci abituiamo al- l’ascolto dell’altro, parliamo molto e lo spazio-tempo si dilata», spiega Giulia. «La differenza fondamentale tra qui e fuori – interviene Titty - è che qui non puoi liquidare una persona quando non ti va più di ascoltarla, ma devi arrivare al confronto fino a quando non riesci ad accettare anche la sua visione nella tua, arrivando ad averne una più ampia». Mi chiedo e le chiedo: riuscirete a restare senza leader o qualcuno inevitabilmente cercherà di emergere? «Vedi – mi dice - io ora mi occupo dell’archivio e della segreteria del campo. Se fosse tutto nelle mie mani, si creerebbe una dipendenza da me e se mi assentassi, sarebbe un problema. Io non voglio essere un leader e per questo sto cercando di fare in modo che anche altri sappiano gestire quello di cui mi occupo io. Ma dipende un po’ anche dalle persone, perché è facile cascarci». Non mancano i problemi pratici, che però si risolvono con la buona volontà e un po’ di fantasia: piatti e panni si lavano alla fontanella della piazza, con detersivi naturali, naturalmente, c’è una bacheca dove lasciare i mes- L’accampamento in piazza Santa Croce in Gerusalemme a Roma saggi e una biblioteca. Manca l’elettricità, «ma potremmo produrla con le biciclette, no?». C’è anche un angolo adibito a media center. Il rapporto con i giornalisti non è sempre facile, però. «L’altro giorno, ad esempio, è venuta una giornalista di Rai 3 – racconta ancora Titty – voleva farci delle do- mande interrompendo la nostra assemblea, aveva fretta, voleva imporci i suoi tempi, ma anche questa è violenza». L’intervista è saltata. Il rispetto dell’altro è un valore fondamentale qui al campo, dove gli applausi in assemblea sono sostituiti da uno sfarfallio delle mani per non fare troppo rumore. Sono ben organizzati, gli “acampados” italiani, ma l’aiuto esterno è ben accetto e fortunatamente non manca, c’è perfino un dentista che si è offerto di curarli gratis. «Ci servirebbe qualche materasso – suggerisce Giulia – lo puoi scrivere? Magari qualcuno ci aiuta». Fatto. 5 Novembre 2011 Attualità Inchiesta INFOWEB occupywallst.org Batman in piazza Pare che il regista Christopher Nolan voglia girare a Zuccotti Park alcune scene del prossimo Batman. Ingiustizie a stelle e strisce Da un’indagine di Bloomberg: un trader petrolifero guadagna un milione di dollari l’anno contro i 600mila di un neurochirurgo. Nel 2010 alcuni banchieri di Wall Street hanno guadagnato 2 milioni l’anno. Chi lavora nella ricerca contro il cancro ha uno stipendio dieci volte minore. Qui Italia. Dai nostri “indignati speciali” nella Capitale “Ridateci l’istruzione, non siamo marionette!” Federico Sbandi, 21 anni e Eleonora Zocca, 17 anni «Si spera che questa manifestazione abbia buon fine perché oggi siamo molti di più però sinceramente penso che finirà come tutte le altre». Quanto mai profetiche sono state le parole di Balel, 16 anni, studente liceale romano di origine algerine. Il 15 ottobre 2011 è stata una di quelle giornate che resterà per sempre impressa nella memoria di chi l’ha vissuta e di chi ne ha potuto seguire l’evoluzione tramite i media. La giornata di protesta internazionale, che coinvolgeva più di 950 città in 82 Paesi di tutto il mondo, doveva trovare nella capitale italiana la più imponente versione nostrana della manifestazione degli Indignados, esattamente 6 mesi dopo l’occupazione della Puerta del Sol madrilena. Per una singolare coincidenza, proprio in quello stesso giorno, 14 anni prima, veniva assassinato il più giovane e povero presidente del Burkina Faso della storia: Thomas Sankara. Egli riuscì a rivoluzionare pacificamente il suo Paese fornendo acqua, cibo, diritti e cultura alla sua popolazione, conducendo in prima persona una vita parca e senza alcuno sfarzo. Emblematico fu il suo rifiuto ad accettare un prestito, in quanto ritenuto inutile, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, due dei principali organi economici contro cui protesta il popolo indignato. Divieto di utilizzazione di fondi pubblici per la ricapitalizzazione delle banche, riduzione dei privilegi della classe politica, riduzione delle spese militari, formazione universitaria accessibile a tutti sono tra i punti salienti del programma degli indignati made in Italy o, come goliardicamente si sono definiti all’interno della folla, degli “incazzados” perché, ha sottolineato la caparbia Silvia, «in Italia essere indignati non basta». Obiettivi stabiliti e concordati non da un capo, ma da semplici coordinatori di piazza: cittadini come tutti gli altri, senza alcun tipo di potere e armati solo di tanta buona volontà. Donne, uomini. Giovani, anziani. Chi con il posto fisso, chi precario. Delusi dalla “solita” democrazia, arrabbiati con la politica, sconvolti dall’economia. Gli indignati italiani non conoscono distinzioni di sesso, di età, di colore: non hanno un leader, ma hanno scopi comuni. L’Italian Revolution - Democrazia Reale Ora è il loro movimento ufficiale nazionale. A rendere l’evento più vivo hanno sicuramente contribuito gli studenti più giovani, con creatività e ironia. Nella maggioranza dei casi ci hanno spiegato di essere scesi in piazza principalmente per difendere la causa a loro più vicina: l’istruzione, messa troppo spesso in secondo piano in un Paese come l’Italia, come concorda una studentessa del liceo Newton di Roma: «Ci stanno levando l’istruzione e la cultura da sotto il naso, non ci danno i soldi per ristrutturare le scuole. Vogliono marionette, non persone pensanti!». E Ludovica, 18 anni: «Rischiamo di restare precari fino ad 80 anni perché non abbiamo un futuro!». La manifestazione del 15 ottobre, prendendo spunto dal democraticismo tipico di Internet che le ha dato vita, avrebbe dovuto essere pacifica, ma, come è noto, l’intento non è stato raggiunto, per colpa di una frangia di infiltrati. E la storia dei mass media insegna, purtroppo, come episodi di assoluta brutalità e inciviltà monopolizzino l’attenzione di qualunque manifestazione, a prescindere dalle buone intenzioni di partenza. Il mondo politico-economico ha spesso più convenienza a condannare la violenza che a rispondere direttamente delle questioni sollevate dalla piazza. Per questo facinorosi armati, corazzati, organizzati e affamati di distruzione fungono da perfetto deterrente per distogliere l’attenzione dalle vere problematiche. Talvolta sorge il sospetto che vi possano essere infiltrati incaricati di mettere a ferro e fuoco la città per dare modo alle telecamere di tutto il mondo di inquadrare la follia dei vandali e non l’ordinata sfilata dei manifestanti. Così, anche questa volta il messaggio della manifestazione si è perso nel caos. Nelle città di Bologna e Milano alcuni pre-cortei avevano avuto un epilogo simile ma non così drammatico. Al grido di “Vi siete mangiati tutto, ora mangiamo noi” aveva invece avuto particolare successo, quantomeno simbolico e pacifico, la “spaghettata” organizzata dagli indignados partenopei davanti alla sede del Monte dei Paschi. Ma gli indignati italiani non demordono, guardano al futuro e cercano di perseguire quelli che erano gli obiettivi iniziali. Emblematico lo sfogo di due giovani liceali manifestanti: «Ci sono in ballo moltissime proposte e qualcuna sicuramente non verrà ascoltata. Siamo in tanti e pur avendo obiettivi diversi, abbiamo un unico grande scopo: migliorare la situazione attuale, perché non sopportiamo più di vivere in un mondo in cui chi ruba di più vive meglio». Loro sono il 99%: l’1% è avvisato. Perché sei indignato? 20% per i tagli allʼistruzione 30% 50% per il comportamento delle banche per lʼinefficienza del governo I risultati delle nostre interviste Qui Usa. Dalla nostra “indignata speciale” a New York Wall Street non si mangerà la Grande Mela Francesca Giuliani 23 anni “Ho quarant’anni e questa è la mia prima protesta”, recita il cartello di un improbabile occupante di Wall Street. La notizia è proprio questa: gli americani sono scesi in piazza, e non è una cosa che fanno spesso. Quando deci- dono di farlo, però, sono veramente avvelenati. È stato così a Boston nel 1773, quando al grido di “no taxation without representation” gettavano in mare i carichi di tè provenienti dall’Inghilterra e iniziavano a lottare per la propria indipendenza. Nella storia successiva gli americani hanno protestato per il cambiamento sociale, contro guerre che non ritenevano giuste, contro il malcostume in politica, per il miglioramento della situazione a casa propria. Ma questa volta è diverso. Questa volta la protesta americana è interconnessa con il mondo. Sul secondo numero dello “Occupied Wall Street Journal”, il foglio dei manifestanti di OccupyWallStreet, la timeline delle proteste mondiali si parte dal 17 dicembre 2010, con le rivolte tunisine organizzate attraverso Facebook, proseguendo attraverso quelle che al Cairo hanno provocato il crollo del governo Mubarak (25 gennaio), la Londra della March for the Alternative (26 marzo) e delle rivolte contro la polizia (6 agosto), la Spagna degli indignados (15 maggio), l’occupazione di Piazza Syntagma ad Atene (25 maggio), per poi arrivare proprio a New York, dove a Liberty Square i primi manifestanti si sono accampati il 16 settembre scorso. Nel cuore della capitale finanziaria del mondo si protesta contro i simboli del potere economico, le grandi corpora- tions e le banche che in tempi di recessione e di crisi continuano a godere di un benessere a cui i cittadini comuni hanno da tempo detto addio. “Sono felice che la mia laurea da 50,000$ l’anno mi sia valsa uno stage non pagato”, recita il cartello di un ragazzo appollaiato su un muretto a Zuccotti Park, quartier generale del movimento. Dalle pagine del free-press AM New York, Doug Forand, portavoce dei manifestanti, chiede: “Perché a 6 Novembre 2011 Inchiesta Attualità tutti quanti è richiesto di fare sacrifici per superare la crisi mentre a questa gente viene dato più denaro da mettersi in tasca?”. Zuccotti Park è diventato una sorta di città nella città: c’è cibo per tutti, si dispensano abiti e generi di prima necessità, si discute di politica e di economia mentre chi vuole può comporre il suo cartellone con pezzi di cartone, pennarelli e bombolette messi a disposizione dalla comunità dei manifestanti. Molti fanno donazioni, altrettanti si riforniscono delle iconiche magliette “I <3 New York” e le personalizzano con uno stencil che è diventato il simbolo della rivolta: l’omino del Monopoli con sotto la scritta “Le corporations non sono persone”. Il movimento degli Occupanti si sparge a macchia d’olio per gli States. Tracciando il tag #OccupyAmerica su Twitter è possibile seguirne l’espansione passo passo. Los Angeles, Austin, Boston, Philadelphia, Seattle e INFOWEB www.piratenpartei.de Nella foto, la protesta a Zuccotti Park San Francisco sono già presidiate, e anche Washington DC, dove la Casa Bianca e tutte le istituzioni politiche ed economiche d’America hanno sede, ha visto marciare duemila manifestanti da Freedom Plaza fino a sotto il Campidoglio. Nei giorni scorsi, a New York, il movimento si è diramato fin su nell’Upper East Side, quartiere del lusso dove vivono l’amministratore delegato della banca JP Morgan Chase e il magnate dei media Rupert Murdoch. I miliardari d’America sono stati ribattezzati dai manifestanti come l’1%, che specula e guadagna alle spalle di un 99% di persone in tutto il mondo di cui gli occupanti di Wall Street vogliono essere la prima scintilla di partecipazione. Come si legge ancora sullo “Occupied Wall Street Journal”, il movimento di Liberty Square ha preso in prestito lo slogan italiano del 2008 e lo ha reso una bandiera globale: “Noi la crisi non la paghiamo”. «Non abbiamo una lista di pretese, stiamo discutendo tra noi e ascoltandoci. Questa occupazione è prima di tutto un fatto di partecipazione», dichiarano i manifestanti, il cui punto è il seguente: «Il sistema è fuori controllo e sta distruggendo l’economia mondiale e le risorse naturali. È sotto gli occhi di tutti». I manifestanti sanno di essere anch’essi sotto agli occhi di tutti, e aggiungono: «Gli opinionisti televisivi si chiedono “perché stanno protestando?”. Il resto del mondo invece chiede “Come mai ci avete messo tanto?”, e soprattutto ci dà il benvenuto». Quello di cui sono sicuri è che il movimento è “here to stay”, ossia non ha una data di scadenza: «Vogliamo mettere radici, non essere come quei movimenti spontanei che muoiono dopo poco perché non hanno progetti a lungo termine. Essere un movimento democratico e orizzontale è fantastico». Qui Germania. L’incredibile successo del partito dei pirati All’arrembaggio del Parlamento tedesco Andreas Iacarella 18 anni T ra i tedeschi non ci sono solo indignati, ma anche “pirati”, che combattono per la libertà di Internet e credono nella democrazia reale, ottenuta a colpi di rete. E non ci ha creduto solo chi fa parte del movimento, se alle ultime elezioni berlinesi il Piraten partei ha ottenuto un lusinghiero 8,9% dei consensi. Che cosa faranno ora? Ce lo ha raccontato il loro leader Sebastian Nerz, presidente del partito. Come pensate di coinvolgere la gran parte della popolazione fino ad ora esclusa dal vostro movimento? «Il Partito Pirata non si fonda solo sulle problematiche relative alla rete, noi siamo un partito “social-liberale” per la difesa dei diritti civili. Ma noi tutti usiamo Internet e ci siamo resi conto che sta modificando il modo in cui comunichiamo, ci informiamo. E questo avrà effetti enormi sul modus operandi della politica. Ad esempio, non solo i politici possono rendere pubbliche le loro idee, ma la gente può dire cosa ne pensa. La possibilità di accesso alla rete sta diventando un vero e proprio diritto umano. Di conseguenza la “Netpolitics” è ormai un elemento imprescindibile all’interno delle rivendicazioni per i diritti civili. Il Partito Pirata ha già fatto sua una grande varietà di problematiche politiche (istruzione, ambiente, trasparenza delle istituzioni, antilobbismo, libera partecipazione alla vita politica) e stiamo già lavorando in altri campi come quello finanziarioeconomico e sulla politica estera». Vi contestano la mancanza di una linea teorica di fondo: tra i vostri candidati c’è chi si rifà a Marx e chi simpatizza per la Cdu. Come credete di trovare una linea comune su tutte le tematiche? «Noi siamo un partito liberale che focalizza la sua attenzione sui diritti civili. Naturalmente non è sempre facile trovare un compromesso, ma è possibile. E ciò permette di fare politica senza paraocchi. I partiti tradizionali sono sempre confinati all’interno dei limiti ristretti dei loro programmi. Noi possiamo creare nuove soluzioni, che possono sorgere solo nel confronto tra le diverse formazioni». Nel 2010 è stato fondato a Bruxelles il Pirate Party International: quali sono le sue funzioni e i suoi obiettivi? «Il PPI coordina il movimento pirata a livello internazionale. Aiuta i nuovi partiti nel processo di fondazione e favorisce la comunicazione tra le formazioni dei diversi Stati. È un grande vantaggio integrare anche discussioni internazionali, perché un buon numero di problematiche vanno per loro stessa natura al di là della dimensione nazionale: la discussione economica è diventata un tema mondiale, ad esempio, e il problema della sicurezza viene affrontato sempre più frequentemente a livello europeo. Lo scopo del PPI è semplicemente questo: aiutare nella cooperazione internazionale». Ma intanto in Svezia si è già gridato all’esaurimento del movimento pirata: nelle elezioni per il Riksdagen non ha superato lo 0,65% dopo l’eccezionale 7% delle Europee. «Nel 2009 il Partito Pirata balzò alla ribalta in diversi Paesi e ottenne un risultato eccezionale in Svezia. Ma a quel punto bisognava costruire nuove strut- ture. Non è facile. Questo processo ancora in corso - in aggiunta alla perdita dell’entusiasmo dato dalla novità - ha frenato i risultati elettorali. Io ho però la certezza che in Svezia si stia lavorando per il meglio e che, grazie agli sviluppi recenti - come il grande rilievo internazionale dato al nostro risultato - e alla maggiore diffusione di movimenti giovanili e antilobbisti, il movimento pirata rappresenterà un reale cambiamento». Come avete intenzione di mantenere un filo diretto con i vostri elettori? «Ascoltandoli e parlando con loro. Noi usiamo Internet per comunicare con la gente. Inoltre organizziamo riunioni di partito aperte: ognuno può partecipare o semplicemente assistere. Così è più semplice per la gente sapere in che modo stiamo agendo e partecipare al dibattito». Secondo i giornali il vostro movimento ha sottratto una buona fetta d i voti al Die Grünen (Verdi). Avete intenzione di cavalcare anche l’onda dell’ecologismo? «In realtà molti dei nostri elettori in precedenza si erano astenuti o votavano per la prima volta. Ma certamente il nostro programma abbraccia anche tematiche “verdi”. Abbiamo messo in rilievo soprattutto la necessità di un rapporto sostenibile con l’ambiente, con particolare attenzione ai problemi di politica energetica». Anche in Italia è stato fondato, nel 2008, il Partito Pirata, ma fino ad ora non ha trovato grandi spazi. Come giudicate la situazione politica della nostra penisola? Potrebbe anche qui avere successo un part i t o come il vostro? «Guardando dall’esterno, criticherei soprattutto il legame fortissimo tra politica e media. Ovviamente è possibile che un Partito Pirata trovi spazio in Italia, perché i nostri fondamenti - diritti civili, partecipazione politica, istituzioni aperte e trasparenti, istruzione - sono validi e attuali in Italia quanto in Germania». Il vostro successo mostra come le nuove generazioni possano cambiare la situazione. Ma i giovani ne sono coscienti? «Certamente. Si dice sempre che le nuove generazioni non sono interessate alla politica, ma questo è falso. La gente - non solo i giovani - è frustrata per la mancanza di un contatto diretto con la politica. Cerca un rapporto aperto e onesto, in modo che sia data a tutti la possibilità di essere ascoltati. Credo che le persone si stiano rendendo sempre più conto del loro potere e delle enormi potenzialità che la rete fornisce. Ognuno di noi - non solo i giovani - ha la possibilità di cambiare la situazione. Se vuoi migliorare il mondo, esci fuori e fallo!». 7 Abruzzo Sotto i venti INFOWEB www.regione.abruzzo.it www.radiojeans.net Il progetto è realizzato con il sostegno del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale POR-FESR 2007-2013 “Attività VI.I.3” dell’Assessorato alle Politiche Culturali – Servizio Politiche Culturali. La scuola dà il microfono alle voci della sua città tempo di lettura: 8 minuti L’Aquila. I giovani reporter abruzzesi tra le vie del centro Istantanee dalla zona rossa I ragazzi dell’Itis “Amedeo di Savoia Duca D’Aosta” coinvolti nel progetto Young communication, realizzano per Zai.net e Radio Jeans il loro primo servizio esterno, un piccolo reportage dal martoriato centro storico aquilano, che resta, nonostante tutto, il posto dove vogliono incontrarsi Tra speranza e memoria Noi aquilani ci sentiamo sospesi tra memoria e speranza. E che questo sia un sentimento comune lo abbiamo scoperto quel sabato quando, accompagnati dalla nostra professoressa, Patrizia Tocci, siamo tornati nel centro storico della città per sondare tra i nostri concittadini quali fossero i disagi e le preoccupazioni che hanno fatto seguito al sisma del 2009. La prima cosa che abbiamo notato è stato il contrasto molto forte tra la vivacità della periferia e il silenzio del centro storico, che veniva raramente interrotto dal rintocco delle campane provenienti dalla chiesa delle Anime Sante. Ci siamo rivolti prima verso due anziani alla fermata degli autobus, in mezzo ai rumori del traffico e alla confusione. I due si- gnori non erano molto disponibili a rispondere alle nostre domande; dietro la loro timidezza abbiamo intuito la paura di parlare della loro città che forse non rivedranno mai più come prima. Abbiamo incontrato poi in centro un signore molto deciso, che ha condiviso con noi i suoi pensieri riguardo la ricostruzione, il futuro di questa città e dei suoi giovani. Il suo giudizio non era molto positivo, in maniera particolare sui ritardi, dato che dopo due anni e mezzo ancora non si vedono progressi nella ricostruzione. Infine, abbiamo ascoltato alcuni ragazzi della nostra età, ci hanno spiegato perché preferiscono incontrarsi nella città piena di macerie, invece che nei centri commerciali “lindi e pinti”. Anche noi preferiamo incontrarci nel centro storico, nonostante la situazione nella quale ancora si trova; siamo le- gati profondamente alla nostra città. Riportando cosa ci hanno raccontato le persone ascoltate, abbiamo voluto sottolineare l’importanza che si attribuisce alla Memoria e alla Speranza: nonostante le diverse fasce d’età, tutti noi cittadini aquilani ci sentiamo sospesi tra la memoria del sisma e la speranza che la città possa essere presto ricostruita. Per concludere questa giornata Venite all’Aquila. Venite a vedere cosa in modo sereno abbiamo fa male all’anima. Venite a vedere le pietre che parlano, sussurrano e grida un prendere deciso di no. Erano frontoni, architravi, basamenti, capitelli. Venite a vedere quelle finestre che hanno per muro il gelato tutti insieme; nacielo e che resistono ancora come una turalmente, nella vecpreghiera disperata. Venite a sentire il silenzio e il freddo dei vicoli, anch e in piena estate: gli armadi che chia gelateria del corso. ancora si intravedono dietro i tramezzi ostinati che continuano ciecamente a sorreggere l’inutile. Itis 3A chimica, Venite a vedere i telefoni delle docc e penzolare nel vuoto, i quadri storti, “Amedeo di Savoia, eppu re ancora appesi ad un pezzo di muro duca d’Aosta” – ; la carta da parati staccata e aperta sul vuoto, gli stendini ai balco L’Aquila ni con i panni ormai anneriti, le bandiere della pace a brandelli. Veni te a vedere come debordano dai muri di cinta le piante non potate, le schiere insolenti della parietaria che avanzano sulle macerie, l’erba che cresc e davanti i portoni chiusi delle case, tra i ciottoli dei vicoli che ness uno calpesta più. Venite a vedere quel caro piccolo disor dine sparso un po’ dovunque, dettagli di una vita abbandonata in fretta, un attimo prima che si spalancasse l’inferno. Dopo aver visto tutto, sbirc iato tra le transenne dell’unica strada aperta nel centro (come una ferita ) potrete parlare di noi e della nostra città. Venite all’Aquila Potrete discutere di responsabilità, prog etti, finanziamenti, ritardi, norme, tempi, crono-programmi. O forse non parlerete, per un po’. Continuerete a scattare foto pensando che il disastro non vi era sembrato così grande. Scattate tutte le foto che volete, ma testimoniate la verità. Date parole a quel poco che hanno potu to vedere i vostri occhi. Riferite che la nostra cocciuta ostinazione ha radic i profonde. Che vogliamo tornare a viverci, nonostante tutto, nella nostr a città morta e nei piccoli centri morti. E se qualcuno non vi crederà, ditegli di venire all’Aquila. Non abbiamo altre prove a nostro favore. Patrizia Tocci Il contributo della professoressa Patrizia Tocci, insegnante presso l’Itis “Amedeo di Savoia, duca d’Aosta” è stato già pubblicato sulla pagine del quotidiano Il Centro. È appeso lungo le transenne che percorrono la via di ingresso al centro storico della città, insieme alle numerose chiavi lasciate dagli abitanti che hanno perso la casa nel sisma, come testimoniano le foto di questa pagina. 8 Novembre 2011 Vivere a... Mosca INFOWEB www.themoscowtimes.com www.lonelyplanet.com/russia/moscow Una capitale giovane e in perenne movimento Back in the USSR! Il teatro Bolshoi, tempio mondiale della danza classica, ha da poco riaperto i battenti dopo sei anni di chiusura per restauri. tempo di lettura: 6 minuti Metropoli. Lenin, shopping e gipsy cab Dalla Pravda a... Prada FIVE UP 1 2 3 Metropolitana e autobus costano davvero poco! In euro, un biglietto costa circa 65 centesimi. I supermercati non chiudono mai e sono forniti di prodotti importati. Non avrete nostalgia della Nutella. Con lo студенческий билет, la carta dello studente, si ha diritto all’ingresso nei musei e a teatro – persino al prestigiosissimo Bolshoi – a prezzi stracciati. 4 Mosca e la Russia amano l’Italia. Canticchiate “L’Italiano” di Toto Cutugno e avrete tutti i russi ai vostri piedi. 5 Una volta assaggiate le torte al formaggio non potrete più farne a meno. FIVE DOWN Mosca è una città costosissima. In quasi tutti i locali è permesso fumare. Le conseguenze sono negative per entrambe le categorie, fidatevi. 1 2 3 Fuori fa freddo. Tanto. Dentro si muore dal caldo: è difficile non ammalarsi. A parte gli studenti e qualche rara eccezione, i russi non capiscono l’inglese e pretendono di conversare in russo. Talvolta i conducenti dei “gipsy cab” sono completamente fuori di testa. Piuttosto che a casa potreste ritrovarvi dall’altra parte della città. Miseria e ricchezza sfrenata, passato sovietico e presente capitalista convivono senza mescolarsi in una metropoli immensa U na città difficile da capire, Mosca. Rimarrò qui per il semestre invernale e dubito che, fra tre mesi, sarò in grado di definire in poche parole lo spirito della città. Cercherò comunque di condividere con voi le mie prime esperienze moscovite: sono sicuro che un domani qualcun altro si troverà a fare i conti con l’ex capitale dell’Urss e, magari, il mio racconto potrebbe rivelarsi utile. Mosca è immensa. Per spostarsi, il miglior mezzo di trasporto è la metropolitana che, capillarmente, ne collega ogni angolo. Un consiglio: prima di avventurarsi nel sottosuolo moscovita è d’uopo conoscere un po’ di russo, o quantomeno l’alfabeto cirillico. Le indicazioni non sempre sono traslitterate in caratteri latini e le informazioni sono trasmesse dagli altoparlanti dei treni rigorosamente in russo. Il mio primo impatto con la metro di Mosca non è stato dei migliori. Ignorando completamente la lingua russa, appena giunto in città mi sono perso per ben due volte nei meandri delle gallerie sotterranee, carico di bagagli e disperatamente assetato. Inconvenienti a parte, le stazioni della metropolitana lasciano a bocca aperta: le fermate sono ornate con lampadari e colonnati in stile neoclassico, così che la lotta quotidiana per infilarsi nei vagoni strapieni all’ora di punta si fa meno alienante. Un po' di storia 4 5 ideale per sconfiggere il freddo e la fame ed è particolarmente appetitosa se servita insieme alle grosse, grasse e squisite torte georgiane al formaggio. Ciliegina sulla torta: vodka a fine pasto, tanto per essere sicuri di tornare a casa senza congelare. Nicola Del Medico 23 anni La metro permette di raggiungere con facilità il cuore di Mosca e di tutta la Russia: il Cremlino. L’atmosfera che regna tra le imponenti mura di cinta rosse è senza dubbio austera. La cupola dorata della Torre di Ivan il Terribile, il silenzio e la quiete della piazza delle cattedrali, il pallore del cielo, ma soprattutto la consapevolezza di essere a un tiro di schioppo dai palazzi del potere, quasi incutono timore. Si ha la sensazione di trovarsi in una sorta di città proibita, fatalmente disgiunta dalla vita dei comuni cittadini al di là delle mura. La Piazza Movida style Il mix di colori delle cupole di San Basilio Rossa è decisamente più dinamica. I turisti si mischiano ai moscoviti per ammirare non solo il mix di colori delle cupole di San Basilio ma anche per passeggiare tra le vetrine luccicanti del GUM, storico centro commerciale. Mi chiedo cosa proverebbe il defunto Lenin – la cui salma è esposta proprio di fronte ai grandi magazzini – se resuscitasse e decidesse di fare un giro al GUM. Non credo si troverebbe a suo agio qui; anzi, forse andrebbe su tutte le furie: i marchi più noti del capitalismo globale, dall’abbigliamento al cibo, sembrano essere riuniti tutti sotto i tetti spioventi del centro commerciale! valente russo di Starbucks, per sorseggiare del caffè. Personalmente, ai beveroni neri e al discutibile espresso moscoviti preferisco dell’ottima e più economica birra russa, magari spiluccando qualche ghiottoneria locale. Quando il vento si fa gelido e il cielo è quanto mai cupo, l’alternativa alla depressione delle mura domestiche è andare a cena fuori. E, credetemi, ne vale la pena. La varietà di zuppe della tradizione culinaria russo-georgiana è sconfinata. La zuppa è l’alleato Quando non si ha voglia di andare a dormire subito dopo cena, si hanno principalmente due opzioni. Se si è ben vestiti e ben forniti di quattrini, i club all’ultimo grido della città garantiscono momenti di follia. Altrimenti, la città pullula di locali e disco-pub molto interessanti, soprattutto se frequentati da nostalgici del vecchio regime. In tal caso, ci si ritrova catapultati in una grottesca caricatura della vita ai tempi dell’Unione Sovietica, dove tutto, dalla musica all’arredamento, rasenta il kitsch. Ma la vera specialità offerta dalla movida di Mosca è il viaggio di ritorno a casa, rigorosamente in “gipsy cab”, letteralmente “taxi zingaro”. All’uscita da discoteche e simili, basta alzare la mano sul ciglio della strada per avere una vettura con cui spostarsi. Non si tratta di veri e propri taxi ma di semplici automobili, di solito cimeli dell’industria automobilistica made in USSR. Il sedicente taxista è pronto a condurvi ovunque vogliate, basta contrattare un prezzo ragionevole. Fin ora nessun gipsy driver mi ha riportato a casa percorrendo la stessa strada. Ogni volta che siedo sui sedili posteriori di un taxi zingaro scopro una zona della città mai vista prima. E la sensazione che sia impossibile conoscere davvero Mosca si fa sempre più concreta. Birra e zuppa Trascorrere le giornate nelle gallerie e nei centri commerciali è un must per i moscoviti, quasi che i settant’anni e più di astinenza da shopping abbiano scatenato un’incontrollabile febbre da compere. D’altronde le rigide temperature russe contribuiscono a rendere più che allettante la prospettiva di andare al centro commerciale e sedersi qualche ora da Shokoladniza, l’equi- Le gallerie storiche della metropolitana 9 Novembre 2011 Vivere a... Imperia INFOWEB www.ponenteoggi.it www.imfromim.it Olioliva 2011 Ad Imperia dal 18 al 20 novembre “Amycoforest” presenta le produzioni locali Due città in una: Oneglia e Porto Maurizio tempo di lettura: 6 minuti Voci critiche. Che cosa pensano i ragazzi Luci ed ombre sul mare di Ponente Un sabato a Imperia: racconto verosimile scritto sulla base dei risultati di un’indagine condotta tra gli studenti di Imperia e su fatti realmente accaduti Martina Lamacchia 17 anni a mia giornata comincia alle 7.05, quando mi alzo per prepararmi ed andare a scuola in direzione Liceo Scientifico Vieusseux. Passo con il motorino per l’argine destro, evitando le buche fatte dai camion ormai da diversi anni per costruire la stazione nuova. Fine lavori a luglio 2008, si prevedeva! Almeno non devo usare autobus sporchi e affollati come in prima superiore, quando spesso lasciavo passare tre corriere prima di trovare un posticino per salire e arrivare a Porto Maurizio. Oggi mi seccherebbe ancora di più farlo, con il raddoppio del prezzo dell’abbonamento mensile! Arrivo a Porto e parcheggio il motorino sul bordo della strada: anche di sabato, sebbene non ci siano né i ragazzi dell’I.I.S. Ruffini né quelli del Nautico, i posti sono tutti occupati. Alla prime due ore abbiamo ginnastica: dritti in palestra! Portiamo cellulari e portafogli sulla cattedra per evitare i furti che gli anni scorsi si sono verificati molto spesso. Però tutta la classe è contenta, perché oggi usiamo il quadro svedese. Iniziamo ad arrampicarci entusiasti sulla griglia di legno, ma ecco che all’improvviso si stacca un blocco di intonaco dal muro, dove il quadro è appigliato, sfiorando la testa di un mio compagno! Quando si dice che la scuola “cade a pezzi”... ricordo anche il cornicione crollato addosso a delle studentesse al Liceo Amoretti, le porte senza maniglie e i vetri delle finestre rotti al classico De Amicis. La mattinata trascorre tranquilla, compresa l’ora di laboratorio di fisica anche se dall’anno scorso, quando la professoressa addetta è andata in pensione, abbiamo solo l’aiuto di due tecnici che devono gestire tutto l’istituto... è la crisi! La mattinata è finita e posso a andare a casa: inizia il week-end! Dopo pranzo porto la mia cagnetta Debby a passeggiare al parco e mi rilasso, lontana dal traffico. Davanti a me la coperta azzurro brillante del mare, qua e là striata di schiuma bianca, e alle mie spalle... la montagna di terra ille- Fotografie di Martina Lamacchia L Le logge di S. Chiara e il Duomo di S. Maurizio gale, “deposito temporaneo” dei detriti degli scavi delle gallerie per la nuova ferrovia, e il fantomatico depuratore: ogni volta che mia madre deve pagare la bolletta dell’acqua ricorda come siano almeno 15 anni che versa la tassa per questa infrastruttura che è ancora oggi in fase di costruzione! Alla mia sinistra il molo di Oneglia, ideale per una passeggiata serale d’estate, e a destra... la spiaggia artificiale e il porto turistico che hanno dato scandalo l’anno scorso per poca chiarezza su come furono spesi i cento milioni di euro stanziati per il progetto. Riempio una bottiglietta al distributore gratuito di acqua frizzante (questa sì che è una bella idea!) e torno a casa. Mi accordo con un paio di amiche e andiamo a fare alcune commissioni a Porto Maurizio, passando per la vecchia via Cascione. A sinistra il bel caffé Pepito, subito dopo a destra il cinema Centrale, poi a sinistra il Teatro Cavour. Sussultando lungo la discesa sul pavimento scivoloso di pietre lisce e sconnesse arriviamo al fondo della strada, davvero il posto più brutto di tutta Imperia. In quest’area sono ghettizzati gli stranieri, e in effetti ci si sente un po’ spaesati al passaggio: non si sente parlare una parola di italiano. I palazzi alti ai lati dello stretto percorso mi danno un senso di strozzatura e non mi sento a casa, non vedo l’ora di essere lontana da qua. Approfitto di essere a Porto Maurizio per fare un giro al Parasio, tutto l’opposto di via Cascione. Il promontorio imperiese è soleggiato e tranquillo, possiamo ammirare la chiesa più grande di tutta la Liguria, il Duomo di San Maurizio. Facciamo un paio di scatti fotografici con vista mare dalle Logge di Santa Chiara, da mettere su Facebook, e nel frattempo si è fatta già l’ora dell'aperitivo. Torniamo a Oneglia dove abbiamo l’imbarazzo della scelta per decidere in che bar andare. A parte questi, infatti, le possibilità di svago serale a Imperia si contano sulle dita delle mani: la Sagra di San Giovanni in estate (dove la percentuale di popolazione di età compresa tra i 15 e i 20 anni è pari a quella dei diamanti che si trovano tra le pietre della Galeazza), la festa di Capodanno in Piazza Dante e Halloween a Villa Grock. Non ci rimane che optare per una pizza sul porto di Oneglia e un po’ di musica dal vivo. Che cosa chiediamo Se potessi fare delle richieste, una sarebbe indirizzata al Comune: finire al più presto e nella maniera più trasparente le “grandi opere” iniziate nella città. Chiederei di aumentare le corse degli autobus della RT. Implorerei i miei concittadini di essere più rispettosi e civili, di non sporcare le strade e deturpare le strutture pubbliche perché Imperia sia più pulita e accogliente. Chiederei alla Provincia di stanziare più fondi per le scuole, e agli Enti locali di non dover aspettare mesi per una visita medica all’Asl. Credo che dovrebbe essere scontato avere tutte queste cose, che sono solo l’inizio di una lunga lista di servizi primari. A quanto pare non è così. Chiederei, in un Comune dove l’età media è di 46 anni, di dedicare più attenzione ai giovani. Di disporre manifestazioni culturali, musicali o sportive che vadano oltre il singolo evento a cadenza annuale, ma che abbiano una continuità nel tempo, incentivando organizzazioni, centri sociali e comitati senza scopo di lucro perché possano rendere tutto ciò possibile grazie allo spirito civile e alla volontà dei cittadini. 1 2 3 FIVE UP En plein air Oneglia e Porto Maurizio... difficile scegliere! Bar Certo, i prezzi sono un po' cari, ma di sicuro non ne mancano! Ristoranti Il top è una pizza al porto di Oneglia 4 Parco urbano Si respira aria di mare e ci si gode il sole anche in inverno 5 Cinema Perché no? Anche se certo, quando il tempo è bello vince l'aria aperta FIVE DOWN Edifici scolastici Strutture e materiali per i laboratori davvero carenti! 1 Trasporto pubblico Poche corse, mezzi sporchi, vecchi e rovinati 2 Trasparenza Gli scandali sul porto turistico nel 2010 fecero dimettere vice sindaco e assessore al bilancio 3 Discoteche Tra ingresso, consumazioni e taxi costano troppo! 4 Sicurezza Alcuni quartieri sono abbandonati a se stessi 5 10 Novembre 2011 Attualità Scuola INFOWEB www.regione.liguria.it, www.abcd-online.it www.giovaniliguria.it, www.aligurialavoro.it ABCD-Orientamenti Formazione a tutto tondo Guarda anche i video di approfondimento sulle tematiche di ABCD-Orientamenti sul canale YouTube di Radio Jeans tempo di lettura: 7 minuti Educazione: non solo scuola! Focus sulla cittadinanza attiva Crescere non significa soltanto apprendere delle nozioni, ma anche sviluppare capacità critica, volontà di partecipazione alla vita pubblica e attenzione per buone pratiche e consumi consapevoli. Ad ABCD-Orientamenti tanti incontri per parlarne: ce li presenta l'Assessore alle risorse finanziarie, istruzione, formazione e università della Regione Liguria Sergio Pippo Rossetti L’ educazione parte dalle famiglie e passa attraverso la scuola, ma continua anche durante tutto il percorso di formazione dei ragazzi. In quali ambiti gli adolescenti devono maturare la loro coscienza civile per diventare cittadini attivi ed informati? «Ogni ragazzo oggi dovrebbe ritenere parte della sua formazione anche l’assunzione dei doveri civici, l’abbracciare stili di vita e consumi consapevoli e l’importanza di attività come il volontariato. Per questo Regione Liguria ha coinvolto istituzioni, forze dell’ordine, enti, associazioni pubbliche e private di promozione e tutela sociale in progetti che proseguono anche tutto l’anno scolastico e che sono presentati ad ABCD-Orientamenti. L’intento è quello di stimolare negli studenti un interesse anche per tematiche che non si incontrano quotidianamente sui banchi di scuola, ma che sono altrettanto importanti dell’istruzione nel formare a tutto tondo giovani capaci di interagire con la società civile e con il mondo che li circonda». Vuole parlarci delle iniziative che avranno spazio ad ABCD-Orientamenti? «Certo: sono molte e diverse, e si avvalgono di collaborazioni con enti quali le ASL, l’Ufficio Scolastico Regionale, il CNR, il Servizio Civile, il Celivo, solo per citarne alcuni. Si articolano sui tre filoni che abbiamo citato: innanzitutto quello del volontariato, che porta esempi di attività già avviate e positivamente valutate da chi vi opera, mostrando ai ragazzi quale sia l’importanza del dare, anche senza un ritorno immediato. Poi ci sono gli stili di vita e i consumi consapevoli: educazione alla salute, dalla lotta al tabagismo e all’alcolismo, all’educazione ad una corretta alimentazione. Ma non solo: anche educazione alla convivenza civile - “reale” e “virtuale” -, dalla guida sicura alle insidie della navigazione in rete. E ancora: educa- ABCD-Orientamenti, Fiera di Genova, 16-18 novembre 2011 zione ai doveri civici, come la lealtà alla Costituzione, il diritto (e dovere!) di voto, la sicurezza, le tasse... è meglio cominciare da giovani a capire perché è giusto pagarle!». Diamoci allora qualche appuntamento... «Giovedì 17 alle 15.30, nella sala P, parleremo di Rischi della rete e responsabilità dei decisori, in un evento organizzato da Regione Liguria ed Ufficio Scolastico Regionale volto a sensibilizzare gli utenti sui pericoli che si possono annidare in questo grande strumento che è internet, strumento con cui i giovani hanno familiarizzato fin da bambini. Sempre giovedì alle 15.30, ma nella sala Q, CNR e Issia proporranno i modelli di sistema “Sparta” e “Atene” in un social game che si attualizzerà proprio a partire dalle idee dei ragazzi. Venerdì 18, invece, alle 14 si premieranno i vincitori del Concorso Regionale sul Volontariato e del concorso Vota la Vita, alla presenza di importanti personalità dell’attività sociale in Italia. Alle 15 poi si celebrerà l’Anno Europeo del Volontariato». Notizia dell’ultim’ora è che sarà presente anche Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele di Torino, nonché grande esponente dell’attività di supporto alle persone in condizioni di marginalità e della lotta alla mafia, portata avanti attraverso un’opera educativa continua nelle scuole del sud Italia». Ogni ragazzo dovrebbe ritenere parte della sua formazione anche i doveri civici, gli stili di vita e i consumi consapevoli e il volontariato I ragazzi avranno anche a disposizione laboratori in cui partecipare attivamente? «Proprio come ogni anno! Alcuni andranno di pari passo con gli incontri che abbiamo citato, come ad esempio il laboratorio Rischi e opportunità della navigazione web, a cura della Polizia Postale e delle Comunicazioni o Sparta vs Atene, a cura di CNR e Issia. Molto interessanti poi alcuni appuntamenti come Sulla scena del crimine con i R.I.S., a cura della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri. Chi sta prendendo la patente, o il patentino da ciclomotori, non potrà perdersi Guida sicura, laboratorio proposto da Regione Liguria, Aci Genova, Comune di Genova e Inail. Per la sezione degli stili di vita consapevoli, ad esempio c’è il laboratorio Nucleo epidemiologico – Mangiar sano, a cura dell’A.S.L. 3 genovese». Che altri strumenti sono disponibili per chi volesse approfondire ulteriormente gli aspetti più delicati di questi temi? «Sicuramente i colloqui individuali, che permettono di adattare le indicazioni e le informazioni fornite ai partecipanti alla specificità di ogni singolo adolescente. Chi avesse domande, quesiti e dubbi, o semplicemente volesse conoscere il parere di un esperto, può rivolgersi agli psicologi dell'A.S.L. 3 Genovese, che saranno disponibili tutti i giorni ad ABCD-Orientamenti per parlare dei disturbi alimentari». Per chiudere: cittadinanza attiva e impegno civile sono termini che non escludono affatto il divertimento, ma anzi, insegnano a godersi le opportunità in maniera matura e consapevole. Nessuno ci vieta un brindisi allora, giusto? «Niente affatto, anzi, siete tutti invitati a brindare... “in sicurezza” con i bio-drink inventati dall’Istituto alberghiero Marco Polo di Genova in collaborazione con il SerT Asl3, ad ABCD-Orientamenti tutti i giorni a mezzogiorno!». 11 Novembre 2011 Attualità INFOWEB www.regione.liguria.it, www.abcd-online.it www.giovaniliguria.it, www.aligurialavoro.it Scuola tempo di lettura: 12 minuti Alla Fiera di Genova. Dal 16 al 18 novembre Orientarsi giorno per giorno Ecco tutto il programma di ABCD-Orientamenti nel dettaglio Luogo Orario A cura di Titolo Chi 10.00 Piazzale Padiglione B Inaugurazione con Inno di Mameli suonato dagli allievi del Conservatorio Paganini, taglio del Nastro e visita padiglione Comitato Promotore 10.00 13.00 Sala I Voci di cultura d’impresa Confindustria Sala Polivalente Intervista doppia: Rossetti / De Sensi Il dovere di contribuire, il diritto alla solidarietà. Regione Liguria / Agenzia delle Entrate Sala I Premiazioni IRIS Università di Genova Sala Q Sussidiarietà Stato/Regioni nell’ambito dell’Istruzione e della Formazione Professionale Coordinamento delle Regioni / Regione Liguria / USR (anteprima forum) Sala I Seminario “Quale futuro per l’integrazione scolastica?” Regione Liguria / Coordinamento Presidenti Scuole Genova Sala P I nuovi ITS Istituti Tecnici Superiori Regione Liguria / USR Sala Polivalente Convegno Eures: Servizi al lavoro per i giovani in Europa. / Tirocini in Europa. Ag. Lig. Lavoro 16.00 17.30 Sala O Giornata Universale dell’Infanzia. Genova: l’esperienza dei docenti Garanti dei diritti. Unicef Genova 17.30 19.00 Sala Riviera Le istituzioni incontrano i genitori: verso una scuola del dialogo Comitato Promotore 11.30 12.30 13.30 14.30 14.30 18.00 15.00 17.00 15.30 16.30 15.30 17.30 17 novembre In occasione dell’anno europeo del volontariato gli studenti hanno la possibilità di incontrare Don Luigi Ciotti. Il sacerdote ha dedicato la sua vita ad aiutare i giovani in tutti i campi, già dal 1966 con la creazione del Gruppo Abele, organizzazione che opera all’interno delle carceri minorili ed aiuta le vittime della droga. Il 23 giugno 2007 ha ricevuto il “Premio speciale San Bernardo” per l’impegno nel sociale. 20.30 23.30 A cura di Titolo Esterno Forum Internazionale sull'Orientamento Sala I Il mondo dell'impresa chiama l'Istruzione Tecnica Camera di Commercio di Genova / CLP Sala Q Orientamento alle professioni del mare Comune di Genova Area Eventi Presentazione corso di formazione bio-barman Comune di Genova Piano Superiore 2011 Anno Europeo volontariato. I giovani incontrano Don Ciotti Regione Liguria / Celivo Sala P Rischi della rete e responsabilità dei decisori A scuola di sistemica: “Social game: Sparta vs Atene” USR / Regione Liguria Quale scelta dopo la III Media? Professionale, tecnico o liceo. Coordinamento Presidenti Scuole Genova Sala Q Sala Riviera A cura di Titolo Sala Liguria Regione Liguria Area Lavoro Career Day Università di Genova / Regione Liguria Sala I Seminario “Il tirocinio di qualità” Sala Polivalente Seminario “La cooperazione in Liguria” Repubblica degli Stagisti / Ag. Lig. Lavoro / Università di Genova Confcooperative / Lega Coop / AGC Sala I Tech to school Sala Riviera / Liguria Sala I Ag. Lig. Lavoro / AIDP Regione Liguria / USR Università di Genova Sala Riviera Evento Fo.R.A.G.S. Fo.R.A.G.S. Makò Scuola – Università – Lavoro / Premiazione Talenti Liguri / Notte dei talenti Comitato Promotore / Regione Liguria / Università di Genova / Camera di Commercio / CLP / USR = Tutti Chi USR / Regione Liguria / Fondazione Garrone Incontro con i responsabili delle risorse umane delle aziende liguri. Premiazione Concorso Regionale sul Volontariato / Concorso vota la vita. / ESABAC Docenti orientatori delle Scuole incontrano Docenti orientatori delle Università = Studenti = Genitori Chi CNR-ISSIA Evento di comunicazione del F.S.E. – Progetto Giovani Sala L Nella convinzione che solo la sinergia tra genitori, insegnanti e studenti possa costruire una scuola migliore, le istituzioni incontrano i genitori in un pubblico dibattito. A confronto: Anna Maria Panfili (Forum Ligure Ass. Familiari), Cinzia Romitelli (Fo.R.A.G.S. Liguria Forum Reg. Ass. Genitori nella Scuola), Tatti Vassallo (presidente Coordinam. Pres. Scuole Provincia Genova), Gianni Manuzio (Segr. Reg. CISL Scuola), Antonella Landi (Insegnante di Lettere), Giacomo Zolezzi (Rappr. UDS - Unione Democratica Studenti), Giuliana Pupazzoni (Uff. Scol. Reg. Liguria), Sergio Rossetti (Ass. istruzione, formazione, università della Reg. Liguria) Coordinamento delle Regioni / Comitato Promotore Luogo Orario 09.30 13.30 09.30 18.30 09.30 10.30 09.30 10.30 10.30 12.00 13.30 14.30 14.00 15.00 14.30 16.00 17.30 19.00 Luogo Orario 9.30 18.30 9.30 12.00 11.30 12.30 12.00 13.00 15.00 17.00 15.30 17.00 15.30 18.00 17.30 19.00 16 novembre = Operatori / Educatori 18 novembre Per concludere in bellezza, ABCD-Orientamenti premia i giovani talenti liguri tra musica e spettacolo con la Notte dei Talenti: le eccellenze della regione vedranno riconosciuta la propria abilità e creatività in un clima di festa che chiuderà la tre giorni di Salone. I talenti sono stati selezionati con il bando di concorso pubblico “Giovane talento ligure”. Quest’anno al Makò in corso Italia a Genova, con band dalle scuole, formazioni emergenti e un programma davvero imperdibile! 12 Novembre 2011 Vivaio creativo Noi che... INFOWEB www.zai.net [email protected] Scriveteci! Le vostre storie per noi sono davvero importanti: scopritele anche sul nostro sito C’è sempre una prima volta tempo di lettura: 11 minuti Per andare in vacanza da soli, per copiare un compito in classe o per andare all’estero con Radio Jeans Viaggio nella terra di mezzo Una settimana al mare con nove compagni di scuola tra notti in discoteca e risate C’è sempre una prima volta no? Una prima volta per tutto. Beh, quest’estate abbiamo vissuto la prima volta. Abbiamo per la prima volta fatto … una vacanza tutti insieme e senza genitori! Nove compagni di scuola allo sbaraglio, nella mondana Riccione nella seconda settimana di giugno. Sapevamo che la vita notturna non era gran che in quel periodo, ma era l’unico nel quale potevamo esserci tutti. E allora via! Treno da Stazione Centrale a Milano e si parte, destinazione Riccione! Da Milano abbiamo affittato un appartamento, nulla di pretenzioso, che però fosse non troppo lontano dal mare e abbastanza vicino al centro. Per me, era il più bell’appartamento del mondo. Così ha avuto inizio la nostra breve avventura nel mondo di mezzo. A metà tra l’essere adulti e l’essere giovani. Adulti che si occupano di disfare le valigie, pensare a cosa cucinare, pensare a fare la spesa e pulire la casa. Giovani che si occupano di andare in spiaggia e di cercare il PR per l’ingresso per una delle tante discoteche a disposizione. Più o meno così si è sviluppato il primo giorno, in seguito poi abbiamo preso l’andamento vacanziero. Mattinate a dormire fino a mezzogiorno, veri e propri brunch, perché appena sveglio non hai voglia di mangiare un piatto di pasta, anche se l’orario lo imporrebbe. Figuracce. Beccata con i bigliettini C’è chi è nato per copiare Chi almeno una volta non ha copiato ad un compito in classe? Tutti per un motivo o per l’altro alla fine ci troviamo a combattere con lo sguardo indagatore del prof, con controlli a cui dobbiamo prontamente nascondere foglietti e varie attrezzature. Scatta la versione e tutti consegnano telefonini di vecchia data con strati di polvere secolari, nascondendo nella manica smartphone di ultima generazione già settati sull’inseparabile Latino Splash. Ricordo episodi memorabili in cui i miei cari compagni di classe riuscivano sempre a farla al prof e io venivo prontamente beccata. Soprattutto una volta: compito d’inglese, in seguito alla lettura de “Il Fantasma di Canterville”, avevamo in programma un bel questionario di cui eravamo riusciti a farci passare le domande dai prodi compagni della classe accanto. Tutti con micro bigliettini ovunque, nelle tasche, nell’astuccio, nel diario, nella manica, nel dizionario e sotto il foglio. Io, la solita ingenua che copia una volta all’anno, avevo due o tre biglietti enormi che sporgevano dal foglio protocollo, con su scritto un riassunto lunghissimo frutto anche di grande impegno nel pomeriggio precedente; fui beccata dopo cinque minuti. Non vi dico le prese in giro, ma io non me la prendo, anzi rido! Alla fine c’è chi è fatto per copiare e chi no, io anche con i foglietti sequestrati presi la sufficienza, perché il riassunto lo ricordavo benissimo! Federica D’Angelantonio, 17 anni, Roma Qualche oretta in spiaggia, e poi… shopping preserata per le signore e spesa o ricerca PR per i signori. Ore per organizzare i turni in doccia, giustamente in nove non si può fare altrimenti, e cena. Tempo per dare gli ultimi ritocchi al look e via, fuori per la serata. Se la ricerca portava buoni risultati, si stava fuori fino alle 5.00 del mattino, altrimenti si rincasava presto. Verso l’una di notte per intenderci. È stato il nostro quotidiano per sette giorni. Ma cosa ricorderemo di questa esperienza? Ricorderemo le notti brave in discoteca o le meravigliose albe che ci salutavano di ritorno dai balli? Il mitico schiuma party al quale abbiamo partecipato o la notte in cui abbiamo comprato due bottiglie di super alcolici, che alla fine non abbiamo nemmeno toccato? Oppure il mare e tutti i bagni che abbiamo fatto insieme o il nostro amico che inciampa in mezzo alla strada, facendo una grandissima figuraccia? Ricorderemo le discussioni che abbiamo avuto o le tante risate che hanno colorato la settimana? Ad oggi, ci piace pensare con più frequenza le risate, le battute, gli scherzi e la figuraccia del nostro compagno. Diffidate da viaggi in posti esotici, la cosa più importante che bisogna portarsi dietro in vacanza è una buona e sana compagnia di amici. Il resto conta poco. Beatrice Feudale, 18 anni, Bollate (MI) Esperienze. Insieme ai Giovani creativi europei A Nantes con la nostra radio Subito non volevo crederci: Radio Jeans era stata selezionata a partecipare alla terza edizione del “Nantes Creative Generations”, la prestigiosa rassegna di creatività giovanile che ogni anno premia i migliori 21 progetti europei, e sarebbe stata l’unica radio non francese presente all’evento. A rappresentarla avevano mandato proprio me che, oltre a collaborare con l’emittente realizzata dagli studenti, sono uno dei componenti e fondatori della band “Milizia post atomica”. Insomma la musica è il mio mondo. Il programma delle giornate? Fittissimo, ricco di incontri e di opportunità di stringere nuove amicizie con tanti giovani europei; per me anche la prima volta che mi trovavo a parlare di fronte a una platea internazionale. L’emozione, inutile dirlo, era tanta. Condotta da 7 tutors portavoci di altrettante associazioni, da giornalisti professionisti e da EuradioNantes, la prima giornata ha dato spazio agli invitati e ci ha permesso di esporre i nostri progetti. Tempi serrati (5 minuti a progetto, cronometrati!) e l’esperta supervisione del giornalista europeo Alex Taylor hanno permesso la condivisione di tantissime informazioni e hanno regalato a Radio Jeans una piccola, ma grande soddisfazione: l’invito, il giorno seguente, al programma di approfondimento settimanale, “Ghetto Blaster” in onda su Radio Nantes Pron’ per portare così all’attenzione di tutti gli ascoltatori questo progetto, unico nel suo genere: la prima radio europea degli studenti! Alex Ghruama, 23 anni, Torino LookSmart Anche la moda ha cervello Novità: una rubrica tutta per i boys MIX&MATCH D’AUTUNNO LookSmart 14 BE YOURSELF AND LookSmart Sofia, Giorgia e Maria Chiara hanno partecipato a uno speciale “party-set”: un gruppo di scatenate quattordicenni con tanta voglia di divertirsi e giocare con la moda. Tutte le foto le trovate su facebook. Flaminia ed Elena sono tra le nostre più affezionate collaboratrici dietro le quinte e si dividono fra organizzare i set e scrivere di storia della moda. A proposito, tutte e due frequentano a Roma la Facoltà di Scienze della moda. VUOI DIVENTARE ANCHE TU UNO DEI VOLTI DELLA NOSTRA CAMPAGNA? CONTATTACI E OLTRE ALLA FOTO MANDACI ALCUNE RIGHE NELLE QUALI TI DESCRIVI LookSmart 15 SOMMARIO 16 A noi piace mixare. Elegante e sportivo; ampio e sottile; casual e bon ton. Un servizio tutto da indossare e, per sognare, le sfilate parigine! 18 Total black metropolitano, fluo o nei toni del bosco: le tendenze d’autunno per i ragazzi più cool. 19 Uno smokey eyes perfetto per non sembrare reduci da una nottataccia! Ce lo insegna Yoshi step by step. 19 La camicia del papà o del boyfriend? Mai senza uno dei capi più trasformisti anche per noi ragazze Gaia Ravazzi, 17 anni Cristina Altomare, 16 anni Giorgia Nobile Gianni La Rocca Yoshi Claudia Castaldo Marco Furia Flaminia Serra BOYS AND GIRLS hi l’ha detto che Looksmart è solo per ragazze? In questo numero debutta una rubrica tutta per lui che, in barba ai luoghi comuni, a decidere “cosa mi metto” ci pensa, eccome! Allora, non poteva mancare l’esperto di tendenze maschili che è anche autore di un blog. C Per il nostro servizio femminile di punta, ecco invece una moda all’insegna del mix&match. Le linee morbide vengono contrapposte a quelle più asciutte; i capi tricot dai punti importanti si uniscono ai giacconi. In barba ai suggerimenti degli stilisti, noi abbiamo scelto di fotografare le tonalità naturali dell’avorio, del grigio, del blu petrolio e del marrone puntando sulla contrapposizione delle linee: quelle morbide dei maglioni oversize vengono contrapposte a quelle più asciutte; chi sceglie il look classico, lo stempera con gli stivali sportivi. E, per chi amasse rubare dal guardaroba di papà la camicia bianca, vi suggeriamo due modi per utilizzarla ed essere uptodate. Infine, l’angolo del trucco vi svelerà, grazie alla nostra makeup artist giapponese, il modo più efficace di realizzare lo smokey eyes: provateci, noi l’abbiamo già fatto! Buona lettura. Alessandra Ippolito Margherita Bertoni Ciao, siamo Gaia e Cristina, frequentiamo il liceo classico “Dante Alighieri” a Roma. Amiche da una vita, ci siamo "inventate" questo nuovo lavoro coinvolgendo altre ragazze della nostra età. Facmultum e facrestum ci autodefiniamo: foto, testi, vestiti, location sono farina del nostro sacco. 16 MIX& MATCH D’AUTUNNO MIXARE I CAPI È UN’ARTE. TANTO PIÙ IN QUESTA FATIDICA STAGIONE DI MEZZO. LE LINEE MORBIDE VENGONO CONTRAPPOSTE A QUELLE PIÙ ASCIUTTE; I CAPI TRICOT DAI PUNTI EVIDENTI SI UNISCONO A GIUBBOTTI E PARKA. CHI SCEGLIE IL LOOK CLASSICO, LO RAVVIVA CON DETTAGLI SPIAZZANTI COME IL COLORE ACCESO O LE MANICHE A PIPISTRELLO DELLA MAGLIERIA. PAROLA D’ORDINE? I TONI SI FANNO PIÙ ARDITI, FORME E LUNGHEZZE SCARDINANO I CRITERI, I MAGLIONI DEL PASSATO CON LE TOPPE AI GOMITI SI INDOSSANO SUI JEANS UP TO DATE, IL LOOK EQUESTRE ESCE PER STRADA, LA SERA SI MESCOLA COL GIORNO. SOLO LUI, IL DENIM RESTA L’UNICO ELEMENTO UNIFICANTE PER RAGAZZE E RAGAZZI. TUTTO IL RESTO È IL GIOCO DEL MIX&MATCH! LookSmart LookSmart 17 Alessandra e Margherita Per un’uscita con gli amici indossano mini abito grigio (uno dei colori must della stagione) e stivali per sdrammatizzare; oppure top scollato sui jeans e decolletes con il tacco. Grigio superstar A scuola, l’outfit giusto con il maglione sportivo con le toppe sulle maniche e gli inseparabili jeans. In alternativa, giubbotto grigio a prova di pioggia improvvisa. DA PARIGI SOGNANDO LO CHIC! S ettimana della moda di Parigi. Una settimana da sogno dove i grandi marchi del mondo della moda esibiscono le loro ultime creazioni. Ecco una breve ma intensa panoramica. I primi stupori sono per Louis Vuitton, che ha rischiato il tutto per tutto tentando un nuovo stile all’avanguardia, “copiando”, si può dire senza riuscirci, il tocco inimitabile di McQueen. Spiccano la varietà di cappelli, che smorzano la “sobrietà” di colore, che è quasi sempre il nero. Miu Miu segue Vuitton per quanto riguarda il colore: il nero è il protagonista di questa marcia verso la nuova e fredda stagione, accompagnato da colori caldi come l’arancio e il verde smeraldo. Non ci sono assolutamente scollature oltre il girocollo; cosa ripresa anche da Lord Valentino, che si dedica di più all’alternanza di unicolor fra il rosa antico, il blu elettrico e il nero: punta al sobrio e al particolare ricamato. La stessa maison McQueen sembra tentare un approccio “sobrio” per quest’inverno: usa una scala di grigi comprendente il bianco ed il nero, non azzarda abbinamenti fuori luogo e alienati (NY Magazine) come suo solito. Le scollature qui ci sono, ma non profonde e spiccanti. Chanel invece si concentra su minigiacche, gilet e pantaloni larghi, sempre tendenti al nero con qualche tocco di rosso per vivacizzare la serietà degli abiti. In tutta questa staticità spiccano Just Cavalli, che punta al dettaglio, al particolare: merletti, piume, balze, fiori, colori vivaci… primavera infinita per Cavalli? Giorgio Armani, che esita nel colore, ponendo qua e là qualche accenno di rosa antico, ma regge il confronto con i suoi maxi abiti a zip, cappotti a minibalze, ponci. Fendi stesso esplode in una massa di colori caldi e accesi che dà luminosità al vestiario comune invernale: calze dai colori chiari, spolverini e giacche a vento arancioni e gialli, shopping bag e scarpe blu elettrico abbinate a cappotti scuri sul marrone. Infine non posso non parlare di uno dei miei stilisti preferiti, Jean Paul Gaultier, che quest’anno per il suo inizio freddo-stagione si ispira alla moda delle signore over40 del 1950. Cappotti gonfi, pieni, forme morbide, colori caldi, si allontana dal solito unicolor che domina queste passerelle per concentrarsi su un gioco di motivi e di abbinamenti fra sfumature e tessuti, elegante e prezioso, per dare un tocco di unicità, come sempre aggiungerei, ai suoi capi sempre emozionanti. Claudia Castaldo, 17 anni, Roma LookSmart 18 CLOTHES DON’T MAKE A MAN... BUT IT’S STILL A GOOD START Total black metropolitano Il nero è elegante, metropolitano e intramontabile: dal giubbotto ai pantaloni, al pull. Tutto collezione Playlife. Foto Carlo Miari Fulcis. TRA I TONI DEL BOSCO E L’INTRAMONTABILE TOTAL BLACK, SPUNTANO ALCUNE NOVITÀ: I COLORI FLUO GIÀ VISTI NEI MESI SCORSI, MA REINVENTATI PER L’OCCASIONE A nche se con un po’ di ritardo l’autunno è arrivato portandosi via la leggerezza e la spensieratezza estiva. Ci sono due modi per affrontare questa strana stagione fatta di ritorni: il ritorno a scuola, il ritorno nelle città caotiche e soprattutto il ritorno del freddo! Il primo è quello di chiudersi in casa, mentre il secondo, che è quello che preferisco, è quello di vestirsi comodi e caldi senza dimenticare il buongusto. Nelle fashion week mondiali e nelle sfilate uomo si è notato un ritorno alle origini dell’eleganza: niente esagerazioni e niente stravaganze. Quali sono i capi must di questa stagione? Direi tre: la giacca, il maglione a trecce o in stile lap- pone e, per ultimo a non meno importante, il capello! L’importante è anche la scelta del colore. I colori più visti sono stati naturalmente il nero, il verde bosco e tutte le tonalità del marrone scuro ma anche i colori fluo e accesi come il giallo e il blu elettrico. Come abbinarli? Il modo migliore è quello di mettere insieme varie nuances dello stesso colore, oppure per i più stravaganti è quello di creare un colorblock (cioè abbinare capi di colori shock), ma per non sbagliare mai io vi consiglio il total black, elegante e easy. La regola d’oro per i tessuti è quella del mix and match quindi vi basta una giacca in fresco lana e un jeans ed il gioco è fatto! Into the wild! Sui toni del bosco, si sovrappongono strati: calore e relax in piena tendenza. Playlife outdoor. Foto Fabrica. L’autore del pezzo Sono Marco, 19 anni , e frequento la quinta del liceo linguistico di La Spezia. Sono un grande appassionato di moda , tanto da aprire un mio fashion blog http://apercevoirdunemode.blogspot.com/ e scrivere a LookSmart . Cos’è per me la moda? Il mio modo di vivere, la mia arte ma soprattutto il mio veicolo di espressione. Per me la moda deve essere per tutti e deve essere uno strumento che aiuta a sentirci a nostro agio in ogni situazione e luogo, facendo trasparire la nostra personalità. Giallo fluo accende l’autunno Un bel maglione giallo è attuale e adatto a chi osa. Bello questo di United Colors of Benetton. Foto Fabrica. LookSmart 19 YOSHI’S TIPS SMOKEY EYES: UN EVERGREEN CHE NON TRAMONTA MAI... Step 1: • Base occhi (es Primer potion- Urban decay euro 20ca) • Correttore: non deve essere troppo chiaro, altrimenti peggiorerete solo la situazione • Più le occhiaie sono scure, più caldo deve essere il correttore (verso l’arancione) • Velo di cipria trasparente (a piacere) Step 2: • Ombretto più chiaro nella parte più interna della palpebra • Ombretto più scuro verso l’esterno • Sfumare la zona di confine Step 3: • Sfumare l’ombretto verso l’esterno andando leggermente IL TOCCO IN PIÙ Per essere sicure dell’effetto “occhi di gatto”, aiutatevi con una piccola striscia di scotch: rendetela meno appiccicosa attaccandola e staccandola sulla mano, poi applicatela seguendo la linea delle ciglia inferiori (ma senza toccarle) e sfumate l’ombretto in libertà, alla fine rimuovete con delicatezza lo scotch. DO IT YOURSELF LA CAMICIA BIANCA DA UOMO? MAI PIÙ SENZA POTREBBE ESSERE ANCHE RUBATA DAL GUARDAROBA DEL VOSTRO LUI (O DI VOSTRO PADRE) L’IMPORTANTE È CHE SIA IN UN COTONE CONSISTENTE, MEGLIO SE STRETCH E UN PO’ ALLUNGATA SUI FIANCHI. ECCO DUE SOLUZIONI DISINVOLTE ED ELEGANTI: LA PRIMA INDOSSATA SUI PANTALONI CAPRI E CON SCARPE TACCO 12; LA SECONDA SUI LEGGINGS CON CINTURA ALTA IN VITA verso l’alto, e delicatamente verso l’interno, preoccupandovi di lasciare chiaro l’angolo più interno LookSmart 20 BACKSTAGE SUL SET PER UN GIORNO DIVENTA ANCHE TU UNO DEI NOSTRI VOLTI! Iscriviti alla pagina fan Looksmart. Anche la moda ha cervello su Facebook o scrivi all’indirizzo e-mail [email protected] 22 Novembre 2011 Teatro INFOWEB www.teatroeliseo.it Giro d’Italia Napoletango torna! Al Teatro Eliseo dal 15 al 20 novembre torna Napoletango, musical latinonapoletano di Giancarlo Sepe. Da non perdere. Sul palcoscenico con i miti tempo di lettura: 12 minuti Roma. In scena l’attrice che passò alla storia Tutte le facce di Eleonora Se non l’avete mai conosciuta, è tempo di incontrarla. Lo spettacolo di Scaparro racconta Eleonora Duse in modo imprevedibile: da bambina prodigio a grande diva di New York, il sole di San Francisco, la pioggia e le ciminiere di Pittsburgh, ma sempre la volontà, malgrado tutto, di viaggiare, di conoscere e di sperimentare il nuovo, per poi tornare ogni volta al suo vero amore: il teatro. Lo spettacolo, che ha debuttato al Festival di Spoleto, coinvolge, trascina e ci trasporta nel mondo privato di una donna forte e anticipatrice dei tempi. “Tra i tanti documenti, le testimonianze, le lettere autografe, il materiale fotografico, i costumi, i quadri, i libri che ho potuto vedere e conoscere grazie al patrimonio unico della Fondazione Cini e alla sua curatrice Maria Ida Biggi, ho scoperto per caso la foto di una bellissima Marilyn Monroe, sorridente e sdraiata su un letto tra lenzuola candide. E alle sue spalle, in una parete volutamente disadorna, si vede solo un’altra foto, teneramente incorniciata, quella di Eleonora Duse, come qualcosa di sacro, da non dimenticare mai, quasi per una necessità di prote- Melusina, 19 anni Francesco Mesiano, 17 anni “E leonora Duse è la più grande attrice che abbia mai visto”, disse Charlie Chaplin. Fu lei ad ispirare Anton Cechov, rendere popolare Henrik Ibsen, si servì delle teorie di Stanislavski per rivoluzionare la presenza dell’attore sulla scena e per affermarsi in una maniera unica nella memoria degli spettatori. Gabriele D’Annunzio, al quale fu legata da grande passione e da una tormentata storia d’amore, la rese la protagonista del suo romanzo “Il fuoco”. La Duse è stata un autentico mito del teatro italiano a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, interpretando con la sua profonda sensibilità recitativa e la sua grandissima naturalezza, opere di D’Annunzio, Verga, Ibsen e Dumas. Nata il 3 ottobre 1858 in una stanza d’albergo di Vigevano dove la madre, attrice girovaga, sostò per partorire, muore a Pittsburgh sempre in una camera d’albergo. L’ultima notte a Pittsburgh di scena al teatro Piccolo Eliseo dall’8 novembre è raccontata da Maurizio Scaparro partendo dal testo di Ghigo de Chiara ed affidando il ricordo alla sensibilità di Anna Maria Guarnieri, bravissima nel mostrare la Duse attraverso un alternarsi di ricordi e di sogni, con l’eco dei testi e degli spettacoli a lei più cari, ma soprattutto con il conforto di parole scritte durante tutta la sua vita alle persone amate. In scena circondata da pochi elementi, un baule da cui escono abiti e costumi, uno scrittoio e un letto, la Duse viene ritratta in tutte le sue facce: fanciulla, primadonna, amante appassionata, donna d’affari, diva rovinata dalla guerra e costretta alla tournée americana. I primi amori, il cielo di Napoli, Asolo, gli incontri con Gabriele D’Annunzio e Arrigo Boito, le lettere sparse negli anni e nei viaggi, il grande affetto per la figlia Enrichetta, e poi l’amore per l’Italia e per la sua lingua, le vittorie, la solitudine, le delusioni, le rivincite, la Parigi di Sarah Bernhardt e via via i palazzi di Pietroburgo, l’amore per Beethoven, la “crudeltà” zione, di forza e di speranza. Mi ha emozionato (non sorpreso) vedere come quella star cinematografica, che certamente appare tra gli esempi più resistenti nel tempo e vistosi di glamour e di successo mondiale, si sia scelta come icona amata quella creatura apparentemente fragile, quegli occhi vivissimi, quel volto dal sorriso malinconico. Eleonora Duse, figlia d’arte”. (Maurizio Scaparro, dal catalogo della Mostra “Il viaggio intorno al Mondo di Eleonora Duse”). Eleonora. Ultima notte a Pittsburgh di Ghigo de Chiara regia Maurizio Scaparro con Anna Maria Guarnieri musiche a cura di Simonpietro Cussino scene Barbara Petrecca costumi a cura della Sartoria Farani luci Gino Potini Al Piccolo Eliseo Patroni Griffi dall’ 8 al 20 novembre In tournée. Il Mistero buffo di Paolo Rossi Anche Gesù era un clandestino Se Gesù tornasse oggi, in Italia, saremmo in grado di comprenderlo e seguire i suoi insegnamenti? Una prospettiva laica delle Sacre Scritture ma allo stesso tempo rispettosa, che vede di nuovo protagonista sul palco del Teatro Vittoria di Roma il comico Paolo Rossi. Dal 18 ottobre al 13 novembre,“Il Mistero Buffo nella versione pop 2.0” torna a grande richiesta dopo il grande successo del marzo scorso: un riadattamento-omaggio al maestro Dario Fo, con il quale Rossi ha debuttato nel 1978 in Histoire du Soldat. Oltre al celebre comico, faranno la loro apparizione sul palco il musicista-attore Emanuele Dell’Aquila, l’attrice Lucia Vasini e il manichino Goran, simbolo della clandestinità e dello sfruttamento nel nostro Paese. Perché anche Gesù era un clandestino, ed è stato perseguitato e poi giustiziato prima d’esser venerato. Lo spettacolo provoca già dal primo secondo risate incontenibili: a partire dall’ingresso di Rossi e Dell’Aquila ve- stiti da frati, rispettivamente Fra Inteso e Fra Stornato, seguirà una storia tragicomica sulle ingiustizie medievali viste dagli occhi di un giullare con un passato pieno di disgrazie al quale Cristo ha fatto il dono più grande, quello della risata. Una storia su come si diventa un comico, sulla “vera” Sacra Famiglia e sul povero personaggio di San Giuseppe (“Dimmelo ancora, Maria, che voglio sentirmi più tranquillo: hai visto una grande luce, e poi?”). Una serie di metafore e allegorie dove la finzione s’intreccia con la realtà, il passato con le vicende di cronaca del presente, in un momento come il nostro dove fatichiamo a comprendere cosa sia vero e cosa no, cosa faccia più ridere tra le battute dei comici e le promesse istituzionali. Anche oggi l’obiettivo dello spettacolo è di tipo politico, come lo era nel 1969 con Fo e la sua prima rappresentazio- ne in un garage milanese: non siamo certo nel periodo storico della contestazione giovanile, degli inizi degli anni di piombo e della guerra nel Vietnam, ma viviamo in un’epoca in cui difendere i valori significa sopravvivere, in cui gli studenti manifestano per il proprio futuro e in cui la guerra è diventata non un avvenimento storico e concreto, ma qualcosa di più intrinseco e intimo che ormai ci appartiene. Un’occasione per ridere, per rilassarsi e divertirsi, ma anche per riflettere, per comprendere gli errori del passato e impedirne il ritorno e, perché no, per trovare individualmente un mistero buffo in qualche remoto angolo della strada o della nostra vita su cui meditare. Lo spettacolo finisce con la “preghiera laica del comico”, un ringraziamento-critica a Dio su tutto quello che ancora c’è da fare e da cambiare nell’uomo. E la richiesta di un favore, di tipo personale: “Signore, salutami il dottor Monicelli, se lo incontri”. Chiara Cacciotti, 20 anni 23 Novembre 2011 INFOWEB www.archivolto.it www.teatrostabilegenova.it A La Claque, 11/11 I Rebis, ospiti di Radio Jeans, venerdì 11 novembre alle 22.30 presentano il loro album Naufragati nel deserto. Al Teatro della Tosse, 25-26/11 Hamlice - saggio sulla fine di una civiltà Da Amleto ad Alice nel Paese delle Meraviglie, dalla tragedia del potere nel chiuso di un palazzo all’anarchia di Carroll, al suo mondo alla rovescia e ancora oltre, in un viaggio di cui non si conosce la fine. tempo di lettura: 10 minuti Genova. Noi, spettatori speciali Dietro le quinte del “Tinello” Il Teatro dell'Archivolto apre le porte delle prove generali dei suoi spettacoli ai redattori di Radio Jeans e Zai.net: si parte con l’ultimo lavoro di Francesco Tullio Altan Isabelle Gigli Cervi, 19 anni i siamo assuefatti a tutto: perfino a essere italiani.” Francesco Tullio Altan, forse conosciuto ai più solo come Altan: noto come autore di vignette satiriche che vogliono rappresentare persone comuni – pubblicate su diverse testate giornalistiche (L’Espresso, Panorama e, ultimamente, La Repubblica) – il disegnatore ha creato anche personaggi molto conosciuti, quali la celeberrima Pimpa – la cagnolina a pois rossi – Kika, Kamillo Kromo, l’operaio metalmeccanico comunista Cipputi e parodie di grandi della Storia (Cristoforo Colombo, Giacomo Casanova e S. Francesco d’Assisi). Ma non bisogna tralasciare la sua formazione di scenografo e sceneggiatore, che lo ha portato a collaborare più volte con cinema e televisione, nonché con il Teatro dell’Archivolto di Genova. Tutto è iniziato nel 1998, quando ha cooperato per la realizzazione sia di spettacoli per l’infanzia (Pimpa, Pimpa Cappuccetto Rosso, Pimpa sogni d’oro, Il circo di Pimpa e Kamillo e il libro magico) che di rappresentazioni per il pubblico adulto Foto di Bepi Caroli “C Tinello italiano, al teatro dell'Archivolto fino al 12 novembre (Cuori pazzi, Cipputi, Cronache del Bel Paese). E quest’anno la “vecchia amicizia” continua. Debutta infatti, in prima assoluta a Genova, per la regia di Giorgio Gallione, “Tinello italiano”, in scena dal 26 ottobre al 12 novembre, coproduzione del Teatro dell’Archivolto con il Teatro Stabile di Genova, «In collaborazione per la terza volta – spiega Pina Rando, direttrice del teatro con il brillante vignettista e scrittore di aforismi, questa volta impegnato a delineare personaggi catatonici, del tinello italiano appunto, che a fatica si smuovono dalle poltrone, bloccati da inedia e depressi di fronte alla tv». Oltre a quella con lo Stabile, inizia anche un’altra importante collaborazione del Teatro dell’Archivolto: quella con Zai.net e Radio Jeans. È in corso, infatti, un progetto che consente agli studenti di partecipare alle prove generali degli spettacoli di produzione, Ruzante. Al teatro della Corte Metti una donna con tre uomini Il Ruzante ci porta in un viaggio all’interno dell’animo umano con Moscheta, produzione del Teatro Stabile di Genova, in scena da martedì 15 novembre alla Corte. La regia di Marco Sciaccaluga avrà il compito di reinterpretare la licenziosità di una storia già di per sé scabrosa, come quella di una donna alle prese con tre uomini. Ad una comicità tagliente ed efficace, coeva alla machiavelliana “Mandragola”, si va ad aggiungere anche l’interpretazione di Tullio Solenghi, un grande del teatro italiano di oggi. I presupposti per una serata di divertimento, quindi, ci sono tutti: difficilmente lo spettatore potrà dimenticare le psicologie di certi personaggi. «Ruzante porta in scena la gioia disperata delle gente comune, l’ipocrisia e la spocchia dei potenti, la costante ingiustizia», queste le parole di Dario Fo, in occasione del suo spettacolo sulla vita del Ruzante, nel quale si possono riconoscere temi come l’“ipocrisia” e l’“ingiustizia”, niente affatto obsoleti fino ai giorni nostri. Uno spettacolo consigliato anche ai ragazzi: il Ruzante, infatti, è un autore a cui, di solito, viene dedicato molto poco all’interno dei programmi scolastici. Questa diventa un’occasione per apprezzare qualche altro esempio di teatro cinquecentesco, oltre alla classicissima “Mandragola”, in una comicità che nella interpretazione diretta da Marco Sciaccaluga, dovrà andare di pari passo con quella dei giorni nostri per saper dialogare con attori noti al pubblico come Tullio Solenghi, Maurizio Lastrico, Barbara Moselli ed Enzo Paci. Andrea Boutros, 18 anni prima della loro messa in scena. Un modo per gettare uno sguardo dietro alle quinte, assistendo a tutto l’allestimento dell’apparato scenico, alle direttive del regista e ai suggerimenti degli attori. Una grande opportunità per far avvicinare i giovani al teatro e per ricordare loro che la scena non è solo finzione, ma è anche un potentissimo strumento di riflessione, che rappresenta sul palcoscenico ciò che si verifica nella vita di tutti i giorni e che, molte volte, non si ha il coraggio di denunciare. In questa prima occasione abbiamo potuto conoscere i nove attori in scena: Massimo Mesciulam, Melania Genna, Simona Guarino, Rosanna Naddeo, Sarah Pesca, Mauro Pirovano, Vito Saccinto, Giorgio Scaramuzzino e Beatrice Schiros, tutti diplomati alla scuola di recitazione dello Stabile. Attraverso monologhi, brani vivaci, dialoghi canzonatori e storie curiose danno vita ad uno spettacolo che vuole porre chi guarda di fronte ad uno specchio della realtà, per farlo riflettere sul mondo che lo circonda, in un continuo alternarsi di finzione scenica e lucida riflessione sull’attualità. (- Disoccupazione in aumento, onorevole! – Porco cane, ma non invecchiano mai?) Altan sceglie l’ottica del nucleo familiare, ricercando in esso squarci della vita di tutti i giorni, dai dialoghi di padre e figlio sul divano davanti alla tv (- Babbo, tu non mi conosci. – Chissà cosa mi perdo.), alle battute pungenti tra moglie e marito seduti a cenare (- Fatti forza Maria, che il capitalismo sta agli ultimi spasimi. – Sono sette anni che me lo dici all’ora di cena, Giggi.) Uno spettacolo bizzarro e pungente, nel quale comicità e amarezza si fondono insieme, nel tentativo di raccontare un’Italia che trova nella risata un efficace strumento per combattere l’amarezza della realtà. “Anche se oggi in Italia tendenzialmente si crede che con la cultura non si possa vivere, in realtà non è così. La lettura, l’istruzione, la curiosità, anche se non sfamano, sono gli unici strumenti che possediamo per non essere assoggettati.” (Pino Caruso, al termine della rappresentazione de “Il berretto a sonagli”, Marzo 2011) 24 Novembre 2011 Musica Fenomeni INFOWEB http://www.blindfoollove.it/ https://www.facebook.com/blind.fool.love.official In attesa dei Tokyo Hotel La band tedesca sta registrando a Los Angeles il nuovo album atteso per la prossima primavera Le nostre scelte di novembre tempo di lettura: 5 minuti Novità. L’amore in tour “Vogliamo ringiovanire il rock!” I Blind Fool Love ci parlano del loro ultimo album e dei loro progetti Federica Gallo, 19 anni Chiara Colasanti, 22 anni I l 27 settembre è uscito il nuovo album dei Blind Fool Love, gruppo giovanissimo che ha saputo conquistare un vasto pubblico, giovanissimo anche lui perché, come ci ha detto il cantante e fondatore del gruppo, Tommaso Sabatini, durante la nostra chiacchierata, «un 35enne non seguirebbe un gruppo formato da persone tanto più giovani di lui, non perché non siano bravi, ma per un discorso di confronti e punti di riferimento. Il nostro pubblico è for- mato prevalentemente da ragazzi molto giovani (anche perché siamo figli di Internet!), ma stiamo arrivando anche a colpire l’attenzione di persone più adulte». Da quanto tempo state lavorando alle tracce di questo album e cosa avete voluto trasmettere a chi ascolta, magari non solo una volta, le vostre canzoni? «Come hai giustamente detto tu pensiamo che il nostro album sia meglio ascoltarlo più di una volta, almeno alcuni pezzi: non è un album di facile ascolto. Lo definiamo il nostro “primo Greatest Hits”: è l’insieme di tutte le canzoni che abbiamo prodotto in questi due/tre anni. Vogliamo portare in Italia un po’ di rock, facendo rivivere quello che è morto: si parla sempre di underground, di nicchia, e stiamo cercando di farlo arrivare alla maggior parte delle persone!». Vi invitiamo a scoprirli online (e non solo. A fine dicembre dovrebbe iniziare il loro tour: non lasciateveli scappare!). Questa band (nata grazie ad una chitarra regalata il giorno della prima Comunione!) ha mutuato il suo nome da un verso di Shakespeare che descrive a pieno è il loro punto di vista sull’amore che, inevitabilmente, finisce nelle loro canzoni. Stiamo parlando di tre ragazzi che, pur apparendo un po’ tetri ad una prima occhiata, non sono assolutamente depressi né tanto meno problematici, ma hanno tanta voglia di comunicare in musica quello che provano e, soprattutto, quello che arrivano ad immaginare. 25 Novembre 2011 Musica Big INFOWEB www.negrita.com tempo di lettura: 8 minuti A tre anni da Helldorado, il ritorno aggressivo dei Negrita con un disco pieno di speranza Soffia il vento del cambiamento Dannato Vivere è l’ultimo album della band toscana, nato durante un viaggio negli States. Li abbiamo intervistati per voi a Milano Alessandro Bai, 19 anni H anno girato tutto il mondo perché, come amano definirsi loro, sono degli esploratori. Dopo aver toccato Brasile, Argentina, Spagna, U.S.A, i Negrita tornano a casa per presentare il nuovo album Dannato Vivere (Universal music). Partiamo dal titolo del vostro album, perché Dannato vivere? «Dannato Vivere esprime come l’esperienza della vita, nonostante comporti dolore, sia meravigliosa. È un disco pieno di riflessioni sui momenti mancati e sui desideri da realizzare, ma offre anche una visione di questo momento di crisi mondiale. Stiamo andando verso un’apocalisse, ma ci vogliamo negare questo termine. Abbiamo abbandonato l’atteggiamento di invettiva, presente negli altri dischi. Ora è superfluo perché tutti siamo toccati da questa crisi. Ecco, a questo vento negativo noi opponiamo un soffio di positività. In questo momento i media e la comunità artistica devo- no responsabilizzarsi e occuparsi di fermare questo tornado di negatività. Non può essere un’utopia, si comincia a percepire un vento di cambiamento. Vogliamo rivolgerci alla gente comune, dobbiamo partire dal basso e risvegliarci da questo torpore perché ci sono le possibilità di pianificare qualcosa». Un passo indietro: la progettazione dell’album, iniziata in Texas. Come mai questa location? «La scelta della location è stata casuale: ci trovavamo già in America, ma non è stato un viaggio di quelli che scava un solco profondo, come i precedenti. Poi, per coincidenza, siamo finiti sul Rio Grande, una frontiera naturale che divide il Terzo mondo da quello occidentale. Una zona di attriti che noi abbiamo vissuto in pieno. Il nostro studio si trovava in un ranch, in un’area dove la gente gira armata. È stato un viaggio simbolico perché ci ha staccato, ma non troppo, dagli ultimi dischi e perché siamo partiti dalla terra di confine rispetto a quella di Helldorado. Un viaggio che però non ha condizionato la musica, piuttosto i testi. Città come Nashville e Memphis sono state molto deludenti, ormai sembrano dei musei. Manca quell’energia, la pulsazione che abbiamo trovato in Brasile e Argentina, e per questo il nostro disco sul piano musicale non pesca dall’America». Allora i diversi suoni proposti nell’album di cosa sono figli? «Della memoria, che vuole essere contemporanea e cercare di tirar via la polvere. Era naturale portarsi dietro qualche “batterio” di Helldorado, mescolato però con quel sound inglese degli anni ‘70-‘80 che rappresenta forme di musica per noi irripetibili. Abbiamo aperto gli armadi della musica che ci ha cresciuto». Lo street video Fuori controllo con Tognazzi come è nato? «Sono dieci anni che Tognazzi ci martella per partecipare a un nostro video, ed è nato così, nel segno dell’amicizia, ed è fiorita una bella esperienza. È nato tutto da una delle nottate insonni di Drigo. Abbiamo dovuto improvvisare molte cose in giro per Milano e fare i conti con un budget quasi nullo. Abbiamo girato con macchine a mano, in dieci ore e decidendo molte cose sul momento. Che se ne parli per noi è davvero una figata, perché dire che un video è costato zero in un momento del genere è incoraggiante. L’arte di arrangiarsi è una risorsa che stiamo trascurando». Il vostro tour attualmente prevede sei date invernali. Avete già pianificato una tournée estiva? «No, in questo momento non abbiamo progetti per l’estate, ci sono queste sei date che ci occupano la testa perché sono location importanti. Dovremo avere un’attenzione particolare in modo da fare uno show che ci rappresenti. Vogliamo mantenere la natura dei Negrita nei confronti della gente, continuare a farla uscire dai concerti col sorriso in faccia, pur affrontando anche arFoto di Alessio Pizzicannella gomenti pesanti». 26 Musica Novembre 2011 Metamorfosi INFOWEB http://www.myspace.com/sicktamburo tempo di lettura: 11 minuti Underground. Gian Maria Accusani, dai Prozac+ ai Sick Tamburo So che sai che un giorno cambierà Quando l’uomo chiede A.I.U.T.O. è la musica che risponde Maria Caterina Temperini, 18 anni L’ accento, inconfondibilmente del nord, è quello di “GM”, all’anagrafe Gian Maria Accusani, noto ai più come chitarrista, cantante e compositore dei Prozac+, uno dei gruppi più in voga dell’underground nostrano. Lo incontriamo, però, per i Sick Tamburo, di cui è membro insieme ad Elisabetta Imelio, già componente Prozac. Il 4 novembre è la data ufficiale dell’uscita del nuovo album, A.I.U.T.O. Stato emotivo attuale? «Non vediamo l’ora! Sono mesi e mesi che lavoriamo sul disco e siamo impazienti di vedere il risultato e le reazioni del pubblico!». In base a cosa avete scelto il singolo? Forse perché “E so che sai che un giorno cambierà” è il pezzo più orecchiabile dell’album? «In realtà, ci è stato consigliato dalla nostra etichetta, La tempesta dischi. A loro è piaciuto molto perché è un pezzo che appare subito diverso dal resto del disco e, proprio perché si differenzia dall’album, lo abbiamo scelto per promuovere A.I.U.T.O.». I Sick nascono dalle ceneri dei Prozac+ o si tratta di un progetto parallelo intrapreso solo da Gian Maria ed Elisabetta (due dei tre componenti T ALENTI originari dei Prozac+, ndr)? «Non ci sono, per ora, le ceneri dei Prozac. Siamo fermi, ma non si è ancora parlato di fine! I Sick, semplicemente, sono un progetto parallelo». Per cosa sta “Sick Tamburo”? «Nulla di particolare. Mi intrigava quest’accostamento di termini: Sick, malato in inglese, e Tamburo. Era il nome che avevo scelto per un altro progetto musicale, ma poi è piaciuto così tanto a Elisabetta che di fatto ha costituito il nome del nostro duo. Tamburo malato, niente più!». A.I.U.T.O contiene quattro tracce cantate da Gian Maria. In base a cosa decidete chi dei due canta? «Di norma io scrivo ed Elisabetta canta. Dunque, quando compongo, lo faccio pensando a lei, scrivendo testi che possano adattarsi alla sua voce. Può accadere, però, che, canticchiando i testi per buttarli giù, mi accorga che stanno meglio con la mia e decida di cantarli io. Non c’è una regola fissa, seguiamo l’istinto; si adattano perfettamente alla sua voce? Bene, li canta lei. Altrimenti subentro io…» Tantissima attualità in A.I.U.T.O: sfogo personale o tentativo di presa sul pubblico, specie sulle nuove generazioni? «Non si scrivono mai canzoni e album per cercare di far presa, o almeno spero che così non facciano gli altri. È una considerazione rispetto a come stanno andando le cose nel mondo. A.I.U.T.O è un puzzle di storie che vedono l’uomo come protagonista. L’uomo che fa sempre gli stessi sbagli, che provoca i soliti mali e poi chiede di essere aiutato. Ecco, in questo senso A.I.U.T.O.». Le esperienze raccontate nell’album le avete vissute sulla pelle? «Nel disco c’è di tutto: esperienze personali o vissute passivamente perché ci siamo ritrovati ad essere vicini ad una persona impigliata in questo o in quell’altro problema; storie raccontate o viste, ascoltate: un miscuglio eterogeneo di tutto questo». In quella televisione che voi definite, a giusto titolo, pericolosa e dittatrice dei must e dell’etica di comportamento sociale, c’è almeno un programma che seguite? «Onestamente non ne possiedo nemmeno una. La guardo molto poco e se mi succede è perché sono in casa d’altri, non ho questo gran rapporto con la televisione, ecco. Ed è questo distacco che mi ha permesso di assumere un punto di vista oggettivo, necessario per comporre il pezzo. Probabilmente, se fossi in possesso di una televisione, ne sarei “drogato” anche io e non potrei fare certe considerazioni; distaccandotene, ti rendi conto dell’infinità di modi alternativi con cui puoi sfruttare quel tempo. Con questo non voglio dire che attualmente non venga trasmesso nulla a cui valga la pena dare un’occhiata, semplicemente… non posso saperlo! E non mi interessa». Per il pezzo “Si muore di AIDS nel 2023”, oltre che all’attualità, vi siete ispirati alla nota poesia di Martha Medeiros “Lentamente muore”, quella che è stata vittima del caso di falsa attribuzione a Neruda. «Per l’ispirazione di quel pezzo ci è bastato guardarci un po’ intorno, fare una considerazione sull’attualità e riflettere sul fatto che, pur essendo così avanti nel tempo e nel progresso, c’è ingiustizia ovunque. Unica consolazione, o rammarico, è che non importa quale sia la nostra occupazione, il nostro grado sociale, c’è una cosa che non riusciremo mai a contrastare. Banalizzando, belli e brutti, ricchi e poveri, ci attende un’unica fine. Minoranze in musica Yann Tiersen a Bari Arriva ad Udine il 19 novembre il Liet International, festival dedicato alla musica nelle lingue minoritarie d’Europa. Giunta alla sua ottava edizione, la kermesse nata nei Paesi Bassi dalla minoranza frisona si svolgerà in Friuli con il sostegno, fra gli altri, della storica Radio Onde Furlane. Dal 4 al 26 novembre a Bari la ventiseiesima edizione di Time Zones, la rassegna che ha visto debuttare sul suo palcoscenico grandi maestri e artisti originali, dedicata quest’anno al pianoforte. Tra gli ospiti in programma, Yann Tiersen, autore delle colonna sonora de Il favoloso mondo di Amelie. In vetrina Di cosa avete bisogno? Ma degli A Classic Education! Gli A Classic Education presentano il loro album di debutto Call it blazing, uscito il 25 ottobre per La Tempesta International, distribuito da Venus. L’album è la conclusione di un percorso che li ha portati nel Canada e negli States, dove la rivista americana “Spin” li ha riconosciuti come band rivelazione dell’anno al South By South West, mega festival di Austin. Scritto a Bologna, ma registrato a Brooklyn, questo cd, con le sue 12 tracce suonate in maniera coinvolgente e decisamente esemplare, saprà come conquistarvi, con le sue sonorità irresistibili. Fidatevi di noi: questo gruppo merita assolutamente la vostra attenzione! 27 Novembre 2011 Libri Libero chi legge INFOWEB www.zai.net Da leggere, da scartare, da spizzicare Romanzo cult. La vita agra dei giovani milanesi Lo scrivi sì o no il tuo romanzo erotico? Marzia Mancuso, 19 anni L Lo chiedeva qualcuno nei versi di una delle prime canzoni dei Baustelle: era il 2000 e Francesco Bianconi, leader del gruppo toscano, ancora non portava i baffoni a manubrio. Undici anni dopo, un Bianconi stavolta baffi munito ha scritto il suo romanzo. Il regno animale (Mondadori) mi ha causato qualche perplessità. La prima è che a scriverlo è stato uno che di mestiere fa il musicista e a questi salti dall’ambito musicale a quello letterario si assiste in genere con qualche sospetto. La seconda è che sono una fan accanita dei Baustelle, da urletti concitati sotto il palco per intenderci, e ciò potrebbe alterare il mio spirito critico. Proverò ad operare una compensazione tra le due per fornire un parere obiettivo. Non si può dire che sia l’opera del se- colo, ma di certo è ben scritta. Romanzo “milanocentrico” e in parte autobiografico, racconta di Alberto, arrivato a Milano dalla provincia toscana, attirato da un lavoro precario. Vorrebbe fare lo scrittore, o almeno il giornalista fighetto. E ha dei problemi di erezione. Susi è bella e magra, vorrebbe volare via da quel puzzo di piscio, hashish, benzina, cocaina bruciata e Chanel numero 5 e i milioni di essenze del piano terra della Rinascente. Nel frattempo si taglia il corpo con una lametta. Sandro da bambino pescava le rane con Alberto. Lui è rimasto in provincia, è molto ingrassato, è in cassa integrazione e sta ubriaco di Fernet al bancone del bar. Francesco, cantante di una band indie di successo, è l’unica vittima di un attentato in una festa alla moda nella quale si sentiva pure un po’ a disagio. “Io pensavo che il mondo così concepito con questo super-cadere super-morire il mondo così fatturato fosse soltanto un io male sbozzolato fossi io indigesto male fantasticante male fantasticato mal pagato” Il tuo tempo, come lo definivi un “usuraio atroce”, è terminato. Dal tuo eremo veneto di Pieve di Soligo, luogo di dolci colline, hai scritto versi indimenticabili, capaci di farci ritrovare un senso. I tuoi novant’anni non ti avevano tolto la forza di lottare e, recentemente, avevi espresso tutta la tua indignazione ribaltando una lode al creato scritta da Metastasio nella critica ironica dei versi riportati qui sopra. Caro vecchio partigiano, grande poeta visionario, ti sei battuto per l’integrità dei paesaggi resi ormai marginali dalla cementificazione. Per te che al centro delle tue poesie mettevi la natura, ogni scempio era destabilizzante per la psiche dell’uomo e per le comunità. Ti ricorderemo leggendoti ad alta voce, non solo a scuola nelle antologie che sanno di stantio o nelle analisi testuali che ti trasformano in un compito in classe; non ti piacerebbe. Per chi non ti conoscesse, riportiamo l’inizio di una delle tue più belle poesie, invitandolo a cercare il resto. Virginia Lupi, 17 anni I consigli del libraio Loretta Cavallaro, Mind, Roma LA FINE DEL MONDO STORTO banale Di Mauro Corona Un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti il petrolio, il carbone e l’energia elettrica. Gli uomini infreddoliti e spaventati si guardano l’un l’altro e il terrore stringe i loro cuori. E ora come faranno? Un libro catastrofista, prevedibile, ripetitivo. E poi perché voler tornare a un passato arcaico che non è stato né migliore né felice? LA SFURIATA DI BET coinvolgente Di Christian Frascella Bet non è bella ma fa tipo. È appassionata, grintosa e ha una lingua corrosiva. Ripete il terzo anno di liceo e abita in Barriera di Milano, periferia torinese. Dopo il fortunato esordio con Mia sorella è una foca monaca per Fazi editore, ecco il suo secondo libro, un ritratto vero e spietato, non solo del mondo degli adolescenti. Da leggere subito. NELLA TESTA DI STEVE JOBS Le loro vite sprecate si toccano a Milano. La fauna urbana si racconta, talvolta in modo grottesco, componendo un ritratto ironico della società. Curioso l’uso delle note, che si dilungano sfuggendo alla logica della trama: “il libro stesso è un animale, è come se volesse ribellarsi alla lettura”, ha spiegato l’autore. Andrea Zanzotto Ci mancherai, poeta eremita ancora indignato Novità Chi è il popolo? Cosa significa governare? Nel nuovo libro Democrazia in meno di 100 pagine Gherardo Colombo spiega i valori e le regole del gioco. Sì, ancora la neve, (La beltà, 1968) “Ti piace essere venuto a questo mondo?” Bamb.: Sì, perché c’è la STANDA”. Che sarà della neve che sarà di noi? Una curva sul ghiaccio e poi e poi… ma i pini, i pini tutti uscenti alla neve, e fin l’ultima età circondata da pini. Sic et simpliciter? E perché si è – il mondo pinoso il mondo nevoso perché si è fatto bambucci-ucci, odore di cristianucci, perché si è fatto noi, roba per noi? E questo valere in persona ed ex-persona un solo possibile ed ex-possibile? Hölderlin: “siamo un segno senza significato”: ma dove le due serie entrano in contatto? Ma è vero? E che sarà di noi? E tu perché, perché tu? E perché e che fanno i grandi oggetti e tutte le cose-cause e il radiante e il radioso? (...) attuale Di Leander Kahney Dagli anni Settanta a oggi Steve Jobs ha rivoluzionato l’informatica, il cinema d’animazione e la musica digitale, riuscendo a trasformare le proprie creazioni Apple II, Mac, Pixar, iPod, iTunes, iPhone, non solo in campioni di vendite, ma in veri e propri oggetti di culto. Un libro con tantissime notizie e curiosità su un genio dei nostri tempi di cui si è parlato a lungo dopo la sua scomparsa. Sul sofà a leggere i giovani scrittori REBEL scontato Di Alexandra Adornetto (classe ‘92) È un urban fantasy il romanzo d’esordio della diciannovenne scrittrice americana, ambientato in un liceo a Venus Cove dove avvengono una serie di tragedie. Bisogna correre ai ripari mandando in città tre angeli. Romanzo adatto solo ai romantici con uno stile piacevole e scorrevole. Per gli altri, una lettura inutile: personaggi di scarso spessore, storia d’amore banale. COSE DA SALVARE IN CASO DI INCENDIO leggero Di Haley Tanner (classe ‘82) Un romanzo che parla del delicato amore tra due bambini russi trapiantati a New York. La storia è una dolcissima fiaba d’amore, una fiaba moderna però, che parla di traumi infantili, di solitudine, di immigrazione, di amicizia e di piccoli misteri sullo sfondo di una Brooklyn degli ebrei russi. Ben scritto, fresco, una lettura tutto sommato piacevole. THE TIGER’S WIFE interessante di Tea Obreht (classe ‘85) Le guerre balcaniche degli anni Novanta trasportate sulla pagina attraverso racconti allegorici e fiabe. Ambientato in un imprecisato Stato dell’Europa orientale è un libro pieno di saggezza, frutto di una vivida immaginazione, di un realismo magico e ispirato alla cultura popolare, senza dimenticare le fredde e dure realtà della morte, della perdita e della guerra. Negli Usa ha spopolato. Vale la pena impegnarsi a leggerlo in inglese. 28 Novembre 2011 Cinema INFOWEB www.zai.net Maestri Paranormal Activity 3 Terzo film che ci mostra la protagonista dei primi due capitoli Katie da giovanissima, alla fine degli anni Ottanta. Brividi assicurati. Grande schermo e dintorni tempo di lettura: 8 minuti Pupi Avati. Viaggio nel cuore delle donne Le ragazze del secolo scorso Arriva nelle sale l’ultimo film del regista emiliano: un tuffo nel passato per riscoprire l’Italia degli anni Trenta e le sue straordinarie donne Foto di Andrea Catoni Kalliroi, 18 anni P rima metà degli anni Trenta: in una cittadina di campagna dell’Italia centrale il figlio di una famiglia contadina si innamora, ricambiato, della bella Francesca, figlia di ricchi proprietari terrieri, che vogliono invece sistemare le due sorelle più bruttine… L’ultimo film di Pupi Avati parte da qui, per dipingere l’affresco di una generazione di donne abituate a soffrire. A raccontarcelo è proprio il regista emiliano. La storia del suo ultimo lavoro, Il cuore grande delle ragazze, prende spunto da una vicenda autobiografica, dai racconti dei suoi nonni. Quale Italia ne viene fuori? «Tutto ciò che racconto, le parti che sembrano eccessive, che possono apparire più frutto della mia fantasia che della realtà, sono invece quelle più vere. Parlo del tipo di donna di quegli anni e del suo rapporto affettivo con la persona destinata ad essere suo marito e che nel 99% dei casi lo sarebbe stato per tutta la vita. Era un rapporto sbilanciato ed era ingiusto il modo di comportarsi degli uomini verso le loro mogli, anche quello di mio nonno. Le donne erano rassegnate, avevano un cuore grande, direi immenso, riuscivano a sopportare il tradimento, mentre l’uomo si autogiustificava». Perché le ragazze hanno un cuore grande? «Le ragazze hanno un intuito, una sensibilità, un cuore più grande degli uomini, per il fatto che generano la vita, la conoscono di più e meglio». Cesare Cremonini come protagonista del suo film. Come se l’è cavata nei panni dell’attore? «Straordinariamente bene, sono entusiasta. Cremonini non è solo un cantante molto dotato e autore di belle canzoni. Se attori si è e non si diventa, Cesare lo è, ha la qualità della naturalezza. Malgrado la sua inesperienza totale, in un film in cui recita il ruolo di un personaggio che non ha niente a che fare con lui, se ne è appropriato, l’ha fatto diventare totalmente se stesso». Micaela Ramazzotti in una scena del film Horror padano Quel brivido che piace a tanti Alzi la mano chi non ama sotto sotto lasciarsi toccare le vertebre dai polpastrelli freddi della paura ed eccitarsi con la vertigine di sensazioni estreme? Il successo della saga Paranomal Activity insegna: è un fenomeno che incassa perché piace. Ma forse non tutti ricordano che il nostro Pupi Avati è un grande maestro dell’horror gotico che ha sperimentato con abilità e successo il genere già negli anni Settanta. In molte delle sue opere indaga proprio il sentimento della paura. Sentimento provato e sviluppato durante l’infanzia (lo dice lui stesso) vissuta lontana dalla natia Bologna, sfollato di guerra, nelle campagne emiliane. E le fantasie mostruose e torbide nascono dalla fertile mentalità dei contadi emi- liani e romagnoli, inesauribili fucine di paure e secolari tramiti di ataviche credenze e superstizioni. Le immobili e placide campagne assolate, le acquose propaggini del delta del Po, e gli umidi e ombrosi boschi dell’Appennino diventano gli scenari di film che nulla hanno da invidiare ai recenti successi americani. Con La casa dalle finestre che ridono, indiscusso cult movie, Avati inaugura il filone del gotico padano, trasfigurando i propri luoghi d’infanzia fino a renderli fabbriche di terrore, contenitori di ossessioni e raccapriccianti segreti. Bellissimi il colpo di scena conclusivo e il finale sospeso. All’origine un episodio grottesco della cronaca emiliana anni venti. La storia narra l’arrivo di Stefano, un restauratore, in un piccolo centro del ferrarese, per lavorare su un affresco di una chiesa. Ma dietro l’affresco si cela un mistero in- quietante e mortale. Il film è bello, ben realizzato, pulito e vi consigliamo di ripescarlo e godervelo in poltrona dopo aver allacciato bene la cintura di sicurezza! E, se volete conoscere un altro bel film della produzione horror di Avati, procuratevi Zeder del 1983. Ne sono protagonisti Gabriele Lavia e Anne Canovas. Il film è stato distribuito oltre un anno prima che l’autore statunitense Stephen King desse alle stampe il suo romanzo Pet Sematary, la cui trama ha il proprio punto focale in comune col film di Avati. Il tema dei morti viventi è trattato con originalità, allontanandosi dal filone Zombi di Romero e Argento mescolato alla trovata di una società segreta che si occupa di lavorare e studiare il ritorno in vita dei morti. Scusate se è poco. Per la realizzazione del film avete coinvolto anche i giovani delle accademie di recitazione e scenografia. Come è stata questa esperienza? «Per i giovani dell’accademia di Macerata è stata molto positiva, adesso sanno che cosa li aspetta. Ma i nostri set, devo precisare, sono un po’ particolari: facciamo cinema con un atteggiamento un po’ più familiare e rassicurante di quanto non si faccia altrove, quindi, l’idea che ne hanno tratto è in realtà un po’ più rosea rispetto alla professione di tutti i giorni. Ora comunque sanno cosa è il cinema, perché fino ad allora avevano studiato più la teoria che la pratica». I ricordi sono un po’ il leitmotiv dei suoi film. Nei confronti del suo passato lei ha più rimorsi o più rimpianti? «Rimpianti non credo di averne, perché sono una persona che ha sempre cercato di seguire il suo istinto, quello che pensava fosse giusto per accedere ad una felicità, sebbene totalmente irraggiungibile. Certo, quando diventi vecchio, vorresti non esserlo; ho scoperto però che la vecchiaia include in sé tutte le età, essere anziano vuol dire anche essere bambino, giovane, adulto, e quando lavoro torno spesso ragazzetto, almeno intellettualmente». Lei avrebbe voluto diventare musicista jazz. Che differenza c’è tra passione e talento? «Una differenza sostanziale: con la passione non si va da nessuna parte, si soffre soltanto. Io studiavo, ma con risultati modesti, perché non avevo talento. Con questo invece, se accompagnato dall’applicazione, riesci a dire chi sei attraverso quello che fai e siccome ognuno di noi ha qualcosa di speciale da dire, credo che la ricerca del proprio talento sia un dovere di tutti». Quali progetti ha ora in cantiere? «Farò un’incursione nel mondo della fiction, un film lungo dal titolo Un matrimonio incentrato su un’unione che supera i cinquant’anni: la storia del dopoguerra italiano viene rivissuta attraverso la vita di una famiglia bolognese». Si dà alla tv, allora? «La tv incontra il paese reale, il cinema solo delle elite. Con un progetto televisivo hai l’opportunità di essere visto da milioni di persone, e questo è estremamente seducente». 29 Novembre 2011 Cinema Contaminazioni Duello vinto Meravigliosa Pina Un nuovo capolavoro di Wim Wenders, Pina 3D, dedicato a Pina Bausch, danzatrice e coreografa tedesca. I tre moschettieri vincono il duello del box office: l'adattamento 3D del classico di Dumas conquista il pubblico dei giovanissimi. Milla Jovovich è perfetta nella parte di Milady De Winter. Da estimatore delle donne, Dumas ne avrebbe adorato non solamente i corsetti e i boccoli, ma anche i numeri da Catwoman e una malizia squisitamente moderna. tempo di lettura: 9 minuti Attori che scrivono. Due adolescenze a confronto Rivoluzione n.9: educazione a una sana disobbedienza L'ultima fatica di Silvio Muccino non è un film, ma il suo secondo libro scritto con Carla Evangelista. Il tema? L'adolescenza e la capacità di saper dire no Elena Prati, 19 anni S i presenta da solo alla Fnac di Via Torino a Milano, Silvio Muccino. La sua compagna di “tastiera”, Carla Vangelista, è stata trattenuta da un impegno imprevisto, così il riflettore (e il microfono) è puntato tutto su di lui. Barbetta incolta, capello lungo (ma rigorosamente ordinato), giacca sopra la t-shirt e l’aria di chi ha tante cose da dire. Presenta l’ultimo lavoro di una squadra collaudata da sei anni, Rivoluzione n.9. Questo libro è concepito come incrocio di due adolescenze, che gli autori sono andati a ripescare, molto lontane nel tempo. I Beatles e Beethoven sono assimilati grazie a Revolution n.9 e la Nona, entrambi pezzi rivoluzionari che cambiano le loro vite. Com’è nata l’idea? «La risposta più immediata e sincera è che io e Carla ci siamo resi conto che di fronte al cambiamento hai paura, ti senti inadeguato, non attrezzato. Allora siamo tornati indietro alla prima volta che abbiamo provato quel tipo di paura. E dal confronto ci siamo resi conto che l’adolescenza può essere interpretata in due modi: come dato anagrafico o come una specie di stato dell’anima». Avete fatto dialogare questi due mondi in realtà molto diversi. «Io credo che l’adolescenza sia un Carla Evangelista e Silvio Muccino momento veramente, permettetemi la parola, ‘stronzo’. Quando ci si forma, sulla materia grezza scolpisci l’essere umano che sarai un giorno ed è un’operazione difficile. Io mi sono reso conto, scrivendo questo libro che è nato da un mio bisogno di riappropriarmi di un momento che non ho vissuto, che l’adolescenza è una fase in cui capisci chi sei, definendo quello che non sei. La negazione diventa uno strumento necessario per crescere. La parola ‘no’ mette in crisi, anche se sono due lettere profondamente sane. Quello che sento oggi è che, dicendo sempre ‘sì’, siamo diventati una generazione di persone che implodono. E questo porta al cinismo». Altra differenza notevole, sono due brani che cambiano le loro vite, ma mentre da una parte Sofia se lo sceglie, a Matteo viene fatto ascoltare. Prima c’era più libertà, oggi c’è una specie di aiuto esterno. È vero? «Diciamo che ci sono molte cose che non sono state previste. Nel libro, anche attraverso personaggi laterali che abbiamo seminato, abbiamo creato un affresco di due Italie molto diverse. Quella differenza, nel fatto specifico dell’intraprendenza, credo sia tipica della differenza tra uomo e donna. Sofia è una che sta guidando la sua vita». Parliamo della tua epigrafe, un pezzo della Genesi. «Stavo cercando qualcosa di veramente rock, qualcosa che urlasse quello che volevo dire e, dopo un viaggio in Israele, l’ho trovato nella Bibbia. Se la si legge come un testo, è veramente rivoluzionaria. La traduzione significa ‘vattene via, vai verso te stesso’, niente di più rock». Musicisti al cinema. Torna il leader dei Talking Heads David Byrne: Home is where I want to be Chi non fosse ancora andato al cinema a vedere This must be the place, il discusso film di Paolo Sorrentino con protagonista una rockstar eternamente bambina, o per chi invece fosse uscito catturato dalla colonna sonora che fa da contrappunto alla bellezza mozzafiato del paesaggio americano, consigliamo comunque di ascoltare i pezzi storici di David Byrne, leader dei Talking Heads. Lo stesso brano che dà il titolo al film, è una canzone d’amore per niente sdolcinata, ancora attuale nel sound, che arriva diretta al cuore. Secondo l’autore, trovare la casa è trovare se stessi ovvero l’amore che dura una vita. David Byrne, che nel film interpreta se stesso, ha detto in proposito «Il fatto che Paolo abbia usato una canzone dei Talking Heads scritta da me, This Must Be the Place, come titolo del film è stato un po’ uno choc. Nel film vi si fa riferimento un paio di volte, viene suonata una volta per intero e credo che si senta in un altro paio di momenti, e tutto questo è decisamente lusinghiero. Per me questo pezzo è decisamente una canzone d’amore. È forse la canzone più dichiaratamente d’amore che io abbia mai scritto. È sincera, senza usare luoghi comuni, e credo che la gente la trovi toccante perché è più vera di altre canzoni, magari più curate, ma che contengono maggiori cliché». Nel film non si ascoltano solo pezzi di David Byrne, ma ben 17 brani interpretati da grandi artisti Gavin Friday Band, Iggy Pop, Jonsi & Alex e Julia Kent tra gli altri. I The Pieces Of Shit sono invece la band di cui fa parte Sean Penn nel film. La colonna sonora è distribuita da EMI Music Italy, disponibile in vendita nei negozi tradizionali e in digitale. 31 Novembre 2011 Giochi Tempo Libero INFOWEB www.zai.net L’oroscopo Test 21/3 - 20/4 Ariete A novembre i colori classici dell’autunno vi mettono tristezza? Vestitevi colorati, uscite a divertirvi e lasciate a casa i pensieri in bianco e nero! Feeling con: Pesci e Toro Stai lontano da: Gemelli e Acquario Giorno fortunato: 12 novembre Indignados... o no?! Il Movimiento 15-M, o degli Indignados, è un movimento sociale di cittadini che ha dato vita ad una larga mobilitazione di protesta pacifica dal basso contro il governo spagnolo di fronte alla grave situazione economica in cui versa il Paese. L'obiettivo è promuovere una democrazia più partecipativa. Sono cittadini in generale, disoccupati, casalinghe, immigrati, uniti dallo slogan: “Noi non siamo marionette nelle mani di politici e banchieri!” Sei mesi dopo, nel nome comune degli Indignados, decine di proteste hanno scosso il mondo, interessando gran parte delle capitali occidentali e molti centri asiatici. E ovviamente Roma, con tutto quello che è tristemente accaduto. Ma l'indignazione rimane... scoprite con noi quanta ne avete ancora dentro! Cosa ti aspetti dal mondo del lavoro (tempo che avrai completato gli studi s’intende, ovviamente...)? a C’è tempo per pensare al lavoro, e dopo le superiori ho intenzione d’iscrivermi a qualche facoltà inutile dagli scarsi risvolti lavorativi futuri... alle brutte ci sta sempre il papi che risolverà tutto! b Tanti soprusi da combattere! E certo, preferirei semplicemente fare un lavoro che mi piaccia, ma se non sarà così ho intenzione di farmi sentire! c Vetrine infrante e camionette in fiamme – non so perché ma sono sicuro che il sistema me ne darà molte di entrambe, e se non me le darà me le andrò a cercare! Qual è la tua idea a riguardo del dilagante precariato? a Che i giovani d’oggi non hanno voglia di darsi da fare... e io sono tra questi! Però mi lamenterò lo stesso e darò la colpa a qualcun altro, questo sì... La Costituzione dice che il nostro è b un Paese fondato sul lavoro... e quando questa ragionevole premessa non viene rispettata è giusto che la gente si faccia sentire. Ma senza dar fuoco a nulla possibilmente! c Più o meno la mia idea è la stessa della risposta precedente. Però fiamme, devastazioni e disordini fanno parte della mia soluzione! L’obiettivo del movimento è promuovere una democrazia più partecipativa, superando lo sterile partitismo... cosa ne pensi? E allora i partiti e i politicanti che a ci stanno a fare? C’è un sacco di gente che prende fior di quattrini per governarci – che almeno lo faccia come si deve! b Totalmente d’accordo con l’obiettivo del movimento – destra e sinistra sono concetti vecchi come il cucco e alla fine i politicanti sono tutti uguali, interessati solamente ai loro vantaggi economici! Ma siamo stufi e siamo in tanti e ci faremo sentire! c Totalmente d’accordo pure io... e se le cose non cambiano le faremo cambiare noi lo stesso a forza di bombe carta! Secondo te cosa ci vuole per cambiare quello che non ci sta bene? a Ci vuole la speranza che qualcun altro lo faccia per noi! Che poi alla fine non mi lamento tanto, a me ci pensano sempre il papi e la mami coi loro soldoni! b Ci vuole coraggio, ci vuole una forte ed indomita volontà, ma soprattutto tanta gente onesta che ha il desiderio di farsi sentire. Perché quando l’in- La foto del mese Toro dignazione tocca livelli come quelli raggiunti, è giusto e doveroso alzare la voce tutti assieme! c Benzina e dinamite! Cosa ci faresti con mille euro al mese? Ben poco, a malapena mi bastereba bero per i vestiti alla moda e il solarium! Il papi me ne passa di più con la paghetta mensile – ‘sti indignados sono proprio dei morti di fame! b Mio fratello più grande, laureato, dice: “magari li avessi mille euro al mese”, significherebbe che almeno ha un lavoro! Personalmente li darei a qualche politicante e gli direi “ora campaci tu con questi”! c Potrei usarli per campare, senza riuscire a pagare affitto, bollette, alimenti e tutto il resto... oppure potrei comprarci un kalashnicov e vedere un po’ che ci si può combinare... ggrrrrrrrrrrrrrrrrr! Cosa provoca maggiormente la tua indignazione? a Ma io non sono indignato! Non era meglio che so... un bel test sul campionato di calcio? b La lista sarebbe lunga, ma tanto per dirne una darei del “nano” a quelli che rispondono A e C a questa domanda... ma soprattutto mi indigna chi usa la violenza per combattere la violenza! c Chiunque non la pensi come me. 21/4 - 21/5 Questo mese non sapete cosa aspettarvi dalle stelle? Nemmeno loro sanno bene cosa riservarvi, tranquilli... incrociate le dita e... in bocca al lupo! Feeling con: Capricorno e Ariete Stai lontano da: Sagittario e Cancro Giorno fortunato: 18 novembre Gemelli 22/5 - 21/6 Capisco che il freddo non inviti a uscire troppo spesso di casa, ma non potete certo rinchiudervi e aspettare che l’inverno passi... ho ragione o no? Feeling con: Sagittario e Cancro Stai lontano da: Scorpione e Leone Giorno fortunato: 7 novembre Cancro A cura di Cassandra Bilancia 23/9 - 22/10 Avrete un fascino incredibile questo mese: le stelle stanno davvero sorridendo a tutti voi, miei cari Bilancia... approfittatene! Feeling con: Ariete e Capricorno Stai lontano da: Cancro e Sagittario Giorno fortunato: 29 novembre Scorpione 23/10 - 22/11 La volete smettere di continuare a lamentarvi? Non è che nessuno vi voglia più bene: state decisamente esaurendo le scorte di pazienza dei vostri amici, è diverso! Feeling con: Leone e Sagittario Stai lontano da: Toro e Acquario Giorno fortunato: 4 novembre Sagittario 23/11 - 21/12 Che dirvi? Questo è il vostro mese, non dimenticatelo e lasciate che la vostra luce abbagli quelle stelle che vi stanno illuminando in pieno! Feeling con: tutto lo zodiaco! Stai lontano da: le spine dei cactus. Giorno fortunato: tutto il mese Capricorno 22/12 - 20/1 22/6 - 22/7 Smettetela di intristirvi e incupirvi dando la colpa al cambiamento di stagione o alla poca voglia di vivere che vi ispira l’inverno: siate più allegri, su! Feeling con: Scorpione e Leone Stai lontano da: Vergine e Pesci Giorno fortunato: 24 novembre Non è certo continuando a mugugnare e a guardare in cagnesco tutti che riuscirete a lasciare un segno e a rendervi indimenticabili... giusto? Smile! Feeling con: Pesci e Gemelli Stai lontano da: Scorpione e Vergine Giorno fortunato: 31 novembre Leone 23/7 - 22/8 Un mese che si annuncia decisamente interessante: i vostri mesi preferiti sono quelli estivi, ma sapete benissimo che novembre vi riserva belle sorprese! Feeling con: Bilancia e Vergine Stai lontano da: Gemelli e Toro Giorno fortunato: 19 novembre Acquario 21/1 - 18/2 Questo mese dedicatevi all’amore, miei cari: le stelle dicono che farete faville! Unica pecca del mese? Qualche dolorino di troppo: copritevi bene! Feeling con: Bilancia e Toro Stai lontano da: Cancro e Vergine Giorno fortunato: 15 novembre Vergine 23/8 - 22/9 Un novembre che vi lascerà senza parole: avrete tantissimi impegni e appuntamenti e tanta voglia di “rinnovare” la vostra vita, datevi da fare! Feeling con: Leone e Scorpione Stai lontano da: Cancro e Acquario Giorno fortunato: 5 novembre Pesci 19/2 - 20/3 Volete rendere più accogliente il vostro acquario? Datevi da fare perché questi giorni sono propizi per le spese e i lavori per sistemare la casa! Feeling con: Capricorno e Ariete Stai lontano da: Cancro e Toro Giorno fortunato: 17 novembre Scopri il tuo profilo Da 7 a 12 punti Indignado La vostra forza è la speranza di chi crede nella giustizia e combatte la violenza con la solidarietà! È così bello che quasi non riesco a fare una delle mie solite battutacce. ma tranquilli, qualcosa mi invento! Ad esempio, non abbiamo ancora considerato fricchettoni o figli di papà radical chic. Non è che sotto tante belle parole si nasconde una pecorella o un fuori di testa bisognoso di sentirsi accettato? Occhio, l’indignazione è una cosa seria! Da 1 a 6 punti Pecorone È sconcertante rendersi conto di quanto poco pensiero indipendente ci sia in giro e di quante menti siano succubi della manipolazione mediatica. Indignarsi di fronte ai soprusi di un sistema in gran parte corrotto è cosa buona, ma indignarsi direttamente, senza sperare ci sia ogni volta qualcuno che lo farà per noi. Indignatevi - sempre in nome della non-violenza - e tenete accesa la mente, invece della TV! Punteggio per ogni risposta A: 1 punto per ogni risposta B: 2 punti per ogni risposta C: 3 punti Foto di Massimiliano T. Da 13 a 18 punti Fuori controllo Difficile che un manipolo di persone sia stato in grado di scatenare a Roma tanta violenza: sembrerebbe organizzata da tempo e non da semplici teppisti; un giorno forse la Storia lo chiarirà. Comunque è verosimile che alcuni siano in effetti andati fuori controllo. Ebbene ragazzi, sui test di Zai.net si ride su tutto, vogliamo sperare che abbiate solo voluto stare al gioco di un provocatorio autore di test: se è così, avete vinto voi, altrimenti, sappiate che anche noi siamo indignati! L’Aquila: scorcio di una città ferita Zai.net in pillole BE Indignados made in Usa I manifestanti sanno di essere sotto gli occhi di tutti e aggiungono: «Gli opinionisti televisivi ci chiedono: “perché state protestando?”. Il resto del mondo ci chiede: “perché ci avete messo tanto?” e soprattutto ci dà il benvenuto». Quello di cui sono sicuri è che il movimento è “here to stay”. (A pag. 5) YOURSELF AND Acampados made in Italy Gli indignati non levano le tende. Dal 15 ottobre un piccolo gruppo di manifestanti ha occupato piazza Santa Croce in Gerusalemme a Roma. È un gruppo eterogeneo, unito dagli stessi ideali. Ognuno svolge un compito e partecipa alle assemblee. Ognuno condivide opinioni e si confronta. (A pag. 4) Maraini: elogio della meritocrazia Per la scrittrice chi vende il proprio corpo per avere successo sbaglia, ma non per una questione moralistica, semplicemente perché solo il lavoro e l’impegno possono renderci liberi. Quello che manca in Italia è la meritocrazia: se ci fosse, scomparirebbe l’idea di politica fatta con le forme e il sesso. (A pag. 3) Il nuovo volto di Mosca Se si è ben vestiti e ben forniti di quattrini, i club all’ultimo grido della città garantiscono momenti di follia. Altrimenti, la capitale pullula di locali e discpub molto interessanti, soprattutto se frequentati da nostalgici del vecchio regime. Ma la vera specialità della movida offerta da Mosca è il ritorno a casa in gipsy cab. (A pag. 8) Il “Dannato vivere” dei Negrita Dannato vivere è l’ultimo album della band toscana: esprime come l’esperienza della vita, nonostante comporti dolore, sia meravigliosa. È un disco pieno di riflessioni sui momenti mancati e sui desideri da realizzare, ma offre anche una visione di questo momento di crisi mondiale. (A pag. 25) LookSmart Zai.net Lab, il più grande laboratorio giornalistico d’Italia, è realizzato anche grazie al contributo di La rivoluzione secondo Muccino L’ultimo libro di Silvio Muccino e Carla Evangelista è concepito come incrocio di due adolescenze che gli autori sono andati a ripescare, molto lontane nel tempo. I Beatles e Beethoven sono assimilati grazie a Revolution n. 9 (che dà il titolo al libro) e la Nona, entrambi pezzi rivoluzionari che cambiano le loro vite. (A pag. 29) In collaborazione con