Musica - Zai.Net

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Musica - Zai.Net
ISSN 2035-701X
N° 9 - NOVEMBRE 2011
G
STILE
Speciale
moda boys
I
O
V
A
N
I
R E P O R T E R
“Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n° 9 Anno 2011”- € 0,70
Lo okSmart
all’inte
rno
Total black, colori fluo
e stile selvaggio per
l’autunno
A pagina 18
INTERVISTA
Dire di no aiuta
a crescere
Silvio Muccino racconta
la sua adolescenza
disobbediente
A pagina 29
MUSICA
Negrita, il vento rock
del cambiamento
A tu per tu con la band
in occasione
del nuovo album
A pagina 25
INCHIESTA
Altrimenti
ci indignamo
Ritratti di giovani
in piazza
A pagina 4
Il mio mondo in piazza
2
Novembre 2011
A cura di Greta Pieropan,
18 anni, Pozzolengo (Bs)
Antispot
SPALMA CHE TI PASSA
n°9
n°8
novembre
Direttore responsabile
Renato Truce
Vice direttore
Lidia Gattini
In redazione
Maria Elena Buslacchi
Chiara Falcone
Simona Neri
Redazione di Torino
corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To)
tel. 011.7072647
e-mail: [email protected]
Redazione di Genova
Via Cairoli, 11 - 16124 Genova
tel. 010.8936284 - 010.8937769 010.261466
e-mail: [email protected]
Redazione di Roma
via Nazionale, 5 - 00184 Roma
tel. 06.47881106
e-mail: [email protected]
Hanno collaborato
Dal laboratorio Attualità: Simona Neri
(supervisione giornalistica)
Davide Ghio, Federico Sbandi, Eleonora
Zocca, Francesca Giuliani, Andreas
Iacarella, III A - Itis "Amedeo di Savoia
duca d'Aosta" - L'Aquila
Dal laboratorio Giovani Critici: Maria
Elena Buslacchi (supervisione
giornalistica)
Chiara Colasanti, Melusina, Francesco
Mesiano, Chiara Cacciotti, Isabelle Gigli
Cervi, Andrea Boutros, Federica Gallo,
Valeria Firriolo, Alessandro Bai, Maria
Caterina Temperini, Marzia Mancuso,
Kalliroi, Elena Prati
Dal laboratorio Costume e Società:
Chiara Falcone (supervisione
giornalistica)
Greta Pieropan, Riccardo Cotumaccio,
Nicola Del Medico, Martina Lamacchia,
Beatrice Feudale, Federica
D'Angelantonio, Alex Ghruama
Dal laboratorio Fotografia:
Francesca Giuliani, Martina Lamacchia,
Eleonora Zocca, Davide Ghio, Andreas
Iacarella
Una Roma vuota, in bianco e nero, la cui colonna sonora è una voce femminile lirica, si
sta svegliando; quando finalmente entra la luce del sole, la voce inconfondibile del maestro Pavarotti augura il “Buongiorno” e si apre lo scrigno della felicità del mattino: il barattolo di Nutella. Tutto prende colore, le persone sorridono, siano esse in casa o in bicicletta per la strada, o con la nonna a spalmare la golosissima crema sul pane. E quando la canzone dice: “Al mio amore buongiorno”, un ragazzino rincorre l’autobus su cui
c’è la sua amica del cuore, e una mamma gioca col suo bambino. Lo spot continua poi
con immagini di colazioni e pause pomeridiane in famiglia o tra amici o in scorci stupendi in città e al mare, e alla fine lo slogan: “Nutella fa più buona la vita”, con tanto di
giovane sorridente.
Non so se il prodotto faccia davvero “più buona la vita”, o almeno più golosa, ma di certo
è uno spot che potrebbe mettere di buon umore, con tutta quella carrellata di sorrisi e soprattutto con la bellissima canzone di sottofondo, “Buongiorno
a te”, cantata appunto da “Big Luciano” Pavarotti, motivetto che augura una giornata felice e invita ad affrontare la vita con allegria ed ottimismo fin
dal mattino! Non tutti però sono d’accordo: c’è chi vorrebbe uno spot più vicino alla realtà, dato che non esiste una persona che al mattino presto sia così pimpante, soprattutto per un cibo particolare; e chi invoca denunce della difficile realtà odierna (ma, in effetti, chi acquisterebbe un prodotto reclamizzato in uno spot sulla crisi economica?). Altri ancora polemizzano sulla presenza di sole persone magre (chiaro, però, che utilizzare nella pubblicità
attori più in carne sarebbe un’operazione suicida per un prodotto dell’industria dolciaria). Per questa rubrica abbiamo criticato spot lontani dalla realtà,
alcuni addirittura offensivi e quindi inaccettabili, ma qui alla fine ci viene incontro la canzone dello spot. Quasi impossibile non canticchiarla.
COL SALAME SUGLI OCCHI
Spero per la vostra salute mentale che non abbiate ancora avuto il privilegio di vedere lo spot del salame “Cacciatore”. Purtroppo chi scrive non ha avuto tanta fortuna. Così sul televisore sono apparse le immagini che riprendono da molto vicino una
ragazza che indossa solo una camicia (e già si capisce che a quelli dello spot non interessa il viso…) e si muove ammiccante seduta vicino al protagonista, che ovviamente non la degna di uno sguardo. Perché? Perché sta mangiando il salame “cacciatore” con lo sguardo di chi immagina di mangiare Nutella in paradiso con Bonolis; e lei, modella seminuda sdraiata sul divano del salotto o seduta sul tavolo della
cucina a seconda delle versioni, continua imperterrita con quel suo sguardo da cagnolino desideroso di abbracciarlo e fissarlo (lui o la fetta di salame?).
Dulcis in fundo, dopo tanto amore per le donne e per il cibo, lo spot termina con una voce femminile suadente che dice: “L’uomo è cacciatore”! Che l’uomo sia cacciatore è un cliché pluricentenario e tutto da verificare; e purtroppo per i signori uomini, in base a un sillogismo molto elementare: se l’uomo è cacciatore e il cacciatore è un salame, l’uomo è un salame!
Credendo di aver trovato il gioco di parole geniale, hanno creato uno spot doppiamente offensivo: la ragazza è una sciocchina insipida che sfiora la volgarità, il ragazzo che non la degna di uno sguardo pur di mangiare crede di essere un cacciatore e invece è un salame; se in più l’offesa fosse voluta, cioè
il ragazzo fosse definito un salame perché invece di dedicarsi alla biondina si dedica al cibo, allora vi troviamo un altro doppio insulto: la ragazza è donna-oggetto perché bionda-bella-silenziosa, e il prodotto è da lasciar perdere perché nella vita c’è di meglio.
Uno spot pericoloso signori miei; a volte i pubblicitari dimostrano davvero di essere salami e cacciatori sì, ma di cattive idee.
Bocciati!!!
Bella donna (già nota al gossip della politica) in
bikini - e anche meno - davanti, di dietro, di
fianco. Lei ammicca sinuosa, lo slogan recita: “E
tu, dove glielo metteresti?”. L’estate scorsa
comparvero a Bari questi manifesti che pubblicizzavano una catena di compro oro. Il sindaco
della città, per fortuna, li aveva prontamente
fatti rimuovere. Ora arriva anche la condanna
dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria.
Meno male.
Impaginazione Gianni La Rocca
Web designer e illustrazioni Giorgia
Nobile
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I giovani reporter
utilizzano NikonD3100
Sito web: www.zai.net - Francesco Tota
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Anno X / n. 9 - novembre 2011
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n° 486 del 05/08/2002
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diretti della legge 7 agosto 1990, n. 250.
Questo periodico è associato
all’Unione Stampa Periodica Italiana
Chi offende di più?
Ora, tra tutte le offese che subiscono le donne, a
chi poteva venire mai in mente che mangiando
certi prodotti avrebbero potuto essere loro, questa volta, a molestare sessualmente gli uomini?
A un'associazione di avvocati finlandesi che ritengono vadano difesi anche i maschietti. Così la
Finlands Juristförbund ha realizzato e diffuso in
rete un video, in cui una donna, in un ufficio, gusta un ghiacciolo "in modo provocante". Ok, sarà
solo una provocazione, ma ce n’era bisogno?
Hanno collaborato a questo numero
ELEONORA
ZOCCA
Eleonora ha 17 anni e frequenta il liceo
scientifico. Dopo il diploma spera di
poter studiare in Inghilterra o magari negli Stati Uniti. È piena di interessi, ma le
sue vere passioni sono la lettura e la
scrittura. Segue la politica perché pensa
che sia diritto, ma soprattutto dovere di
ciascun cittadino conoscere le norme
che regolano la vita sociale. Le piace
immaginarsi nei dibattiti televisivi in
qualità di giornalista, seguendo le orme
di Travaglio o della De Gregorio.
DAVIDE
GHIO
Studente, gli piace calarsi il più possibile nel mondo in cui vive. Adora la
sua città, Genova, ed è un buon frequentatore di teatri. Recita anche come
dilettante. Ama il grande cinema di ieri
e di oggi, e l’arte in generale; incallito
disegnatore, imbratta puntualmente
banchi scolastici e fogli di ogni tipo
con ciò che gli passa per la mente. Lettore di medio livello, si interessa di
politica, senza calarvisi troppo. Si diverte a recensire spettacoli per Zai.net.
ANDREAS
IACARELLA
Andreas ha 18 anni e frequenta il
Liceo Classico “Pilo Alberelli” di
Roma. Scrivere è sempre stata una
necessità per lui, un momento di
intimità con se stesso. Si nutre di
poesia e buona letteratura, sogna
ad occhi aperti ed è alla costante ricerca del suo posto nel mondo. Il
momento del “che fare da grandi” si
avvicina e ancora brancola nel buio,
ma non ha fretta di andare più in là:
hic et nunc, dopo chi lo sa.
ALESSANDRO
BAI
Ha 20 anni e frequenta la facoltà di
lingue a Milano. È italiano, ma ha
origini brasiliane, popolo dal quale
ha ereditato allegria e ottimismo.
Stare bene per lui vuol dire essere circondato da persone che ti amano, con
cui condividere tutte le esperienze. Sogna di entrare nel mondo del giornalismo, in particolare quello sportivo, e di
arrivare a trasformare in parole emozioni che la gente non riesce ad esprimere.
3
Novembre 2011
Attualità
Cultura
INFOWEB
www.daciamaraini.it
www.passiaffrettati.it
Passi affrettati
Otto storie vere di violenza
contro le donne in uno
spettacolo a disposizione
anche delle scuole. Per
info www.passiaffrettati.it
Generazioni
a confronto
tempo di lettura: 12 minuti
Tempi moderni. Dacia Maraini: messaggio speciale per le giovani donne
Non siate nemiche di voi stesse
Passano gli anni, ma secondo la scrittrice non cambiano le preoccupazioni e gli umori dei
giovani che, forse, si preparano a un nuovo Sessantotto. E alle ragazze dice che...
Riccardo
Cotumaccio
19 anni
I
giovani “indignados” hanno
tutte le ragioni per esserlo. Per esempio per il fatto che le generazioni precedenti hanno accumulato debiti che
poi sono ricaduti sulla loro testa, ma
anche perché la produzione è passata
dal lavoro alla finanza; per i tagli sulla
scuola, sulla ricerca, su tutto ciò che
occorre per rinnovare e dare spazio
alle nuove generazioni. Quindi hanno
ragione. Poi naturalmente sono contraria a qualsiasi violenza: quello che
hanno fatto i black bloc è stato vergognoso e ha nuociuto molto agli
indignados. Questo movimento appena nato ha qualcosa in comune col Sessantotto: la rabbia
giovanile e la diffusione in tutto il
mondo, innanzitutto, perché il
Sessantotto ha
avuto questo di
particolare, la nascita di movimenti
spontanei contemporaneamente in
America, in Cina, in
Europa. E un altro elemento in comune è il
fatto di non riconoscere
un leader, sono in entrambi i casi movimenti di
tipo collegiale che partono
dal basso. Oggi poi c’è Internet, che è una grossa fonte di
democrazia, naturalmente se
usato bene, altrimenti rischia di
diventare anche disordine, anarchia e confusione. Lo scambio di
idee in rete può essere molto utile,
lo abbiamo visto con i Paesi dell’Africa del Nord. Prima esisteva un
solo giornale che esprimeva il pensiero
unico del dittatore, Internet ha permesso
alla gente di confrontare le opinioni, i
sentimenti di scontentezza, di fare
progetti per il futuro, allearsi, pensare in termini di cambiamento.
Il malessere è
lo stesso
Credo che nei giovani di tutte le generazioni ci sia sempre un elemento comune: si affacciano al mondo e attraversano un passaggio delicato, dalla
protezione dei genitori e della scuola al
mondo, un mondo brutale dove devono affrontare la competizione, la difficoltà, la violenza. È un momento difficile per tutti i giovani e lo è sempre
stato. In Cina hanno da poco tradotto
L’età del malessere, che ho scritto nel
’63. perché, mi hanno spiegato, il tema
di questo libro è sempre di grande attualità. Io non sono d’accordo con chi
defini-
sce “bamboccioni” i ragazzi di oggi.
Lo trovo un discorso razzista, paternalistico. Ci sono alcuni che non hanno
voglia di fare, certo, ma ci sono sempre
stati. Io vado spesso nelle scuole a parlare con gli studenti e li trovo straordinari e vogliosi di agire. Certo oggi la
scuola va avanti per la buona volontà
degli insegnanti - non tutti, ma una
gran parte - che sono preparati e fanno
il loro lavoro con entusiasmo, nonostante siano pagati poco e screditati.
Quando loro danno il buon esempio, i
ragazzi rispondono in modo straordinario. Ci sono classi meravigliose con
studenti pieni di voglia di fare e poi ci
sono scuole che vanno alla
deriva, dove gli insegnanti sembra che
vadano a
t i m brare
il cartellino. Molti istituti sono in condizioni catastrofiche anche fisicamente; gli ultimi tagli poi sono stati disastrosi, hanno tolto gli insegnanti di
sostegno, messo anche 40 ragazzi in
un’unica classe. E tutto questo non
aiuta certo a formare buoni cittadini.
Raddrizzare la
politica delle curve
Generalizzare è sempre sbagliato. Le
ragazze di oggi non sono certo tutte ciniche e senza scrupoli, come quelle
che vendono il proprio corpo per avere
successo. Ce ne sono tante, le vedo
tutti i giorni, anche nelle scuole, che
pur essendo bellissime escono in jeans
e maglione, studiano e si preparano
per il futuro senza pensare certo di vendersi. Sono la maggioranza, le altre
sono soprattutto quelle meno istruite e
determinate. Chi vende il proprio corpo
per avere successo sbaglia, non per una
questione moralistica, semplicemente
poi si troverà con un pugno di mosche:
per ottenere qualcosa dalla vita, si deve
approfondire una competenza, studiando, imparando un mestiere, è solo
il lavoro a rendere liberi; ritrovarsi in
mano qualche centinaio di migliaia
di euro può darti un’euforia di libertà, ma alla fine ti rende schiava.
Le donne che puntano a questo finiscono per non avere nulla e
quando arriveranno a rimproverarsi
il loro cinismo, si ritroveranno nemiche di se stesse. Ma ci sono anche uomini che si vendono, lo abbiamo visto anche in questi giorni: si
scambiano persino posti di sottose-
gretario per un voto. Quello che manca
in Italia è la meritocrazia, se ci fosse,
scomparirebbe questa idea di politica
fatta con le forme e con il sesso.
Emancipate,
ma non troppo
Per quanto riguarda l’emancipazione
femminile in Italia siamo indietro rispetto agli altri Paesi europei. Magari
non sulla carta, perché abbiamo una
buona legislazione, ma nella realtà è
così, lo confermano anche le statistiche
dell’Onu. Tutto il lavoro casalingo e familiare ricade ancora sulle donne,
spesso costrette a rinunciare ad un impiego esterno (che ora in realtà trovano poco anche quando lo cercano).
Non c’è una buona distribuzione del lavoro e inoltre i guadagni per il sesso
femminile sono inferiori al 20% rispetto agli uomini. Certo, ci sono Paesi
dove la situazione è ben più grave,
dove si rischia la vita anche solo per
chiedere il diritto di guidare l’automobile o si viene lapidate per adulterio.
Ma in tempi di globalizzazione, il
mondo ce l’abbiamo in casa. Pensiamo
ad Hina, uccisa dal padre e dai fratelli
qui da noi. Non si può parlare di emancipazione di un solo Paese, bisogna
pensare in termini universali. Ho scritto
un testo proprio sulla violenza subita
dalle donne. Si intitola Passi affrettati
e riporta casi di cronaca di donne picchiate o uccise da tutto il mondo. Nonostante l’emancipazione e le conquiste legali degli ultimi anni, è ancora un
fenomeno trasversale e molto presente.
C’è ancora tanto, tanto da fare.
Lo spettacolo
Dacia scrive “Per Giulia”
Giulia Carnevale è morta a L’Aquila, uccisa dal sisma. Voleva andarsene, ma
gli esperti avevano assicurato che non c’erano pericoli. Ora viene ricordata tra le
tante giovani vittime del terribile terremoto. Dacia Maraini la ricorda a modo suo,
immortalando la sua storia – raccontatale personalmente dai genitori della ragazza - in un testo teatrale. Si intitola Per Giulia ed è proprio Giulia a “parlare”, rivolgendosi in prima persona ai vivi; “ma non è affatto lugubre
– precisa la scrittrice – ho voluto solo far pensare alla continuità, al
rapporto che lega i vivi e i morti”. L’opera, messa in scena con
successo al Cinema-Teatro di Isola del Liri, varcherà presto
i confini nazionali, con una rappresentazione che si terrà
il 27 marzo a Dublino.
Foto di Francesco Galli
4
Novembre 2011
Inchiesta
Attualità
INFOWEB
www.italianrevolution.org
82
Se tutto il mondo
scende in piazza
i Paesi coinvolti
nelle proteste dello
scorso 15 ottobre
tempo di lettura: 15 minuti
Proteste. Prove generali di democrazia (quella vera)
Altrimenti ci indignamo
Si definiscono il “99%”, quelli che pagano per le decisioni dell’1% della popolazione.
Vogliono un’economia più “giusta” e una buona istruzione accessibile a tutti, chiedono di
essere ascoltati e contare finalmente di più
Davide Ghio
19 anni
T
utte le strade portano a Roma,
recita un vecchio adagio; ed è da
tutta Italia che sono arrivati nella Capitale i partecipanti alla “manifestazione degli indignati”. Ma chi sono
realmente questi indignati? Una domanda difficile, dato che a Roma
c’erano proprio tutti: da rappresentanti di partiti come Sel ed i sopravvissuti di Rifondazione ai movimenti
dell’antipolitica come il Popolo
Viola, fino ad arrivare alle Arci, ai
sindacati, le associazioni studente-
sche, i centri sociali e semplici cittadini venuti perché quel giorno volevano esserci. Si è detto che proprio
questa sia stata la debolezza del corteo, la mancanza di coesione, nient’altro che “un’accozzaglia di
gruppi”. Eppure questo ginepraio
ideologico e sociale venuto da ogni
dove ha percorso 4 km di corteo, ha
sopportato gli incidenti e soprattutto
ha partecipato ad un evento di portata
globale, facendo di Roma la piazza
più gremita del mondo, solamente
perché unito ed animato da un unico,
preciso sentimento: l’indignazione.
Non quella sterile e stanca che si cantilena al bar, non quella rassegnata e
ripetitiva che condisce le lunghe attese negli uffici pubblici, ma quella
di un’intera umanità. Un villaggio
globale che si ribella ad un modello
di società, sempre più lontano dai bisogni e dal sentire comune, a quella
faccia del capitalismo chiamata consumismo, dettato dai potenti della finanza e dai capi di governo, vale a
dire da quell’1% della popolazione
mondiale, a danno del rimanente
99% (“siamo il 99%” è stato proprio
uno degli slogan più ricorrenti della
manifestazione). Alle nuove generazioni cresciute negli anni ’90 è stato
insegnato fin dalle elementari che il
consumismo è una cosa da superare,
e che i temi da risolvere sono la povertà, la guerra, la fame nel mondo;
quelle stesse generazioni hanno visto
i potenti della terra inseguire il profitto, l’interesse delle banche, il disprezzo delle problematiche ambien-
tali, e portare guerra e devastazioni in
luoghi già tormentati, per ragioni di
profitto sempre più evidenti. Nelle
proposte dei manifestanti al G8, nelle
banlieues parigine, nei riots di Londra, nelle città greche il comune denominatore è stato sempre l’insoddisfazione nei confronti di questo
modello di sviluppo che non tiene
conto di quelli che sono sentiti da
tutti come i veri temi da porre ai
primi posti degli ordini del giorno
delle riunioni delle alte sfere. Un’insoddisfazione ed un bisogno di reagire e farsi sentire che superano gli
interessi regionali, nazionali ed anche continentali, che annullano ogni
divisione partitica, che superano anche fenomeni come l’antipolitica o
l’antiberlusconismo, che mirano ad
un punto di vista molto più allargato
nel tempo e nello spazio ed alla
messa in discussione di tematiche la
cui ignoranza sarebbe intollerabile.
Questa è l’idea, il vero collante
dell’“accozzaglia” che ha portato migliaia di studenti, lavoratori e precari a sopportare levatacce ed ore di
pullman o di treno per sfilare un pomeriggio sotto il cielo terso dell’Urbe: un’idea talmente sentita e
maturata negli anni che ha riempito
quasi mille piazze in tutto il mondo,
e che degli episodi di violenza potranno al massimo rallentare, ma mai
arrestare. Riflettano coloro che dicevano che con la crisi ognuno avrebbe
portato l’acqua al suo mulino, perché
un referendum ci ha ricordato che
l’acqua è di tutti.
Last minute
Yes, we camp
“Lasciate ogni partito oh voi
che entrate”. Recita così lo striscione all’ingresso di piazza
Santa croce in Gerusalemme a
Roma dove dal 15 ottobre sono
accampati alcuni “indignati”.
Sono studenti e precari, ma «ci
sono anche persone che dormono qui e al mattino si vestono
in giacca e cravatta per andare a
lavorare», ci spiega Giulia, arrivata a Roma da Venezia. È un
gruppo eterogeneo, unito dagli
stessi ideali. C’è anche un ragazzo di 18 anni, addetto alla cucina, «ci sfama tutti - continua
Giulia – e la sera fa tardi per rimettere a posto». C’è un alcolista
che inizialmente non tutti volevano nel gruppo: ora lavora con
loro, “si dà da fare e non sta neanche bevendo”, racconta Titty.
Lei ha 23 anni, viene da Catanzaro e studia all’Accademia di
Belle Arti. Ognuno qui svolge un
compito e partecipa alle assemblee che iniziano al mattino e si
protraggono fino a tardi.
Ognuno condivide opinioni e si
confronta. «Qui ci abituiamo al-
l’ascolto dell’altro, parliamo molto
e lo spazio-tempo si dilata», spiega
Giulia. «La differenza fondamentale tra qui e fuori – interviene
Titty - è che qui non puoi liquidare
una persona quando non ti va più
di ascoltarla, ma devi arrivare al
confronto fino a quando non riesci
ad accettare anche la sua visione
nella tua, arrivando ad averne una
più ampia». Mi chiedo e le chiedo:
riuscirete a restare senza leader o
qualcuno inevitabilmente cercherà
di emergere? «Vedi – mi dice - io
ora mi occupo dell’archivio e della
segreteria del campo. Se fosse tutto
nelle mie mani, si creerebbe una
dipendenza da me e se mi assentassi, sarebbe un problema. Io non
voglio essere un leader e per questo
sto cercando di fare in modo che
anche altri sappiano gestire quello
di cui mi occupo io. Ma dipende un
po’ anche dalle persone, perché è
facile cascarci». Non mancano i
problemi pratici, che però si risolvono con la buona volontà e un po’
di fantasia: piatti e panni si lavano
alla fontanella della piazza, con detersivi naturali, naturalmente, c’è
una bacheca dove lasciare i mes-
L’accampamento in piazza Santa Croce in Gerusalemme a Roma
saggi e una biblioteca. Manca
l’elettricità, «ma potremmo produrla con le biciclette, no?». C’è
anche un angolo adibito a media
center. Il rapporto con i giornalisti
non è sempre facile, però. «L’altro
giorno, ad esempio, è venuta una
giornalista di Rai 3 – racconta ancora Titty – voleva farci delle do-
mande interrompendo la nostra assemblea, aveva fretta, voleva imporci i suoi tempi, ma anche questa
è violenza». L’intervista è saltata. Il
rispetto dell’altro è un valore fondamentale qui al campo, dove gli
applausi in assemblea sono sostituiti da uno sfarfallio delle mani
per non fare troppo rumore. Sono
ben organizzati, gli “acampados”
italiani, ma l’aiuto esterno è ben
accetto e fortunatamente non
manca, c’è perfino un dentista
che si è offerto di curarli gratis.
«Ci servirebbe qualche materasso – suggerisce Giulia – lo
puoi scrivere? Magari qualcuno
ci aiuta». Fatto.
5
Novembre 2011
Attualità
Inchiesta
INFOWEB
occupywallst.org
Batman in piazza
Pare che il regista
Christopher Nolan voglia girare a Zuccotti
Park alcune scene del
prossimo Batman.
Ingiustizie a stelle e strisce
Da un’indagine di Bloomberg: un trader petrolifero guadagna un milione di dollari l’anno contro i 600mila di un neurochirurgo. Nel 2010 alcuni banchieri di Wall Street hanno
guadagnato 2 milioni l’anno. Chi lavora nella ricerca contro
il cancro ha uno stipendio dieci volte minore.
Qui Italia. Dai nostri “indignati speciali” nella Capitale
“Ridateci l’istruzione, non siamo marionette!”
Federico Sbandi, 21 anni
e Eleonora Zocca, 17 anni
«Si spera che questa manifestazione
abbia buon fine perché oggi siamo
molti di più però sinceramente penso
che finirà come tutte le altre». Quanto
mai profetiche sono state le parole di
Balel, 16 anni, studente liceale romano di origine algerine. Il 15 ottobre
2011 è stata una di quelle giornate
che resterà per sempre impressa nella
memoria di chi l’ha vissuta e di chi ne
ha potuto seguire l’evoluzione tramite
i media. La giornata di protesta internazionale, che coinvolgeva più di 950
città in 82 Paesi di tutto il mondo, doveva trovare nella capitale italiana la
più imponente versione nostrana della
manifestazione degli Indignados, esattamente 6 mesi dopo l’occupazione
della Puerta del Sol madrilena. Per
una singolare coincidenza, proprio in
quello stesso giorno, 14 anni prima,
veniva assassinato il più giovane e
povero presidente del Burkina Faso
della storia: Thomas Sankara. Egli
riuscì a rivoluzionare pacificamente il
suo Paese fornendo acqua, cibo, diritti
e cultura alla sua popolazione, conducendo in prima persona una vita
parca e senza alcuno sfarzo. Emblematico fu il suo rifiuto ad accettare un
prestito, in quanto ritenuto inutile, dal
Fondo Monetario Internazionale e
dalla Banca Mondiale, due dei principali organi economici contro cui protesta il popolo indignato. Divieto di
utilizzazione di fondi pubblici per la
ricapitalizzazione delle banche, riduzione dei privilegi della classe politica, riduzione delle spese militari,
formazione universitaria accessibile
a tutti sono tra i punti salienti del programma degli indignati made in Italy
o, come goliardicamente si sono definiti all’interno della folla, degli “incazzados” perché, ha sottolineato la
caparbia Silvia, «in Italia essere indignati non basta». Obiettivi stabiliti e
concordati non da un capo, ma da
semplici coordinatori di piazza: cittadini come tutti gli altri, senza alcun
tipo di potere e armati solo di tanta
buona volontà. Donne, uomini. Giovani, anziani. Chi con il posto fisso,
chi precario. Delusi dalla “solita” democrazia, arrabbiati con la politica,
sconvolti dall’economia. Gli indignati
italiani non conoscono distinzioni di
sesso, di età, di colore: non hanno un
leader, ma hanno scopi comuni. L’Italian Revolution - Democrazia Reale
Ora è il loro movimento ufficiale nazionale. A rendere l’evento più vivo
hanno sicuramente contribuito gli studenti più giovani, con creatività e ironia. Nella maggioranza dei casi ci
hanno spiegato di essere scesi in
piazza principalmente per difendere la
causa a loro più vicina: l’istruzione,
messa troppo spesso in secondo piano
in un Paese come l’Italia, come concorda una studentessa del liceo Newton di Roma: «Ci stanno levando
l’istruzione e la cultura da sotto il
naso, non ci danno i soldi per ristrutturare le scuole. Vogliono marionette,
non persone pensanti!». E Ludovica,
18 anni: «Rischiamo di restare precari
fino ad 80 anni perché non abbiamo
un futuro!».
La manifestazione del 15 ottobre,
prendendo spunto dal democraticismo
tipico di Internet che le ha dato vita,
avrebbe dovuto essere pacifica, ma,
come è noto, l’intento non è stato raggiunto, per colpa di una frangia di infiltrati. E la storia dei mass media insegna, purtroppo, come episodi di
assoluta brutalità e inciviltà monopolizzino l’attenzione di qualunque manifestazione, a prescindere dalle
buone intenzioni di partenza. Il
mondo politico-economico ha spesso
più convenienza a condannare la violenza che a rispondere direttamente
delle questioni sollevate dalla piazza.
Per questo facinorosi armati, corazzati, organizzati e affamati di distruzione fungono da perfetto deterrente
per distogliere l’attenzione dalle vere
problematiche. Talvolta sorge il sospetto che vi possano essere infiltrati
incaricati di mettere a ferro e fuoco la
città per dare modo alle telecamere
di tutto il mondo di inquadrare la follia dei vandali e non l’ordinata sfilata
dei manifestanti. Così, anche questa
volta il messaggio della manifestazione si è perso nel caos. Nelle città di
Bologna e Milano alcuni pre-cortei
avevano avuto un epilogo simile ma
non così drammatico. Al grido di “Vi
siete mangiati tutto, ora mangiamo
noi” aveva invece avuto particolare
successo, quantomeno simbolico e pacifico, la “spaghettata” organizzata
dagli indignados partenopei davanti
alla sede del Monte dei Paschi. Ma gli
indignati italiani non demordono,
guardano al futuro e cercano di perseguire quelli che erano gli obiettivi
iniziali. Emblematico lo sfogo di due
giovani liceali manifestanti: «Ci sono
in ballo moltissime proposte e qualcuna sicuramente non verrà ascoltata.
Siamo in tanti e pur avendo obiettivi
diversi, abbiamo un unico grande
scopo: migliorare la situazione attuale,
perché non sopportiamo più di vivere
in un mondo in cui chi ruba di più
vive meglio». Loro sono il 99%: l’1%
è avvisato.
Perché sei indignato?
20%
per i tagli
allʼistruzione
30%
50%
per il comportamento
delle banche
per lʼinefficienza
del governo
I risultati delle nostre interviste
Qui Usa. Dalla nostra “indignata speciale” a New York
Wall Street non si mangerà la Grande Mela
Francesca Giuliani
23 anni
“Ho quarant’anni e questa è la mia
prima protesta”, recita il cartello di un
improbabile occupante di Wall Street.
La notizia è proprio questa: gli americani sono scesi in piazza, e non è una
cosa che fanno spesso. Quando deci-
dono di farlo, però, sono veramente
avvelenati. È stato così a Boston nel
1773, quando al grido di “no taxation
without representation” gettavano in
mare i carichi di tè provenienti dall’Inghilterra e iniziavano a lottare per
la propria indipendenza. Nella storia
successiva gli americani hanno protestato per il cambiamento sociale, contro guerre che non ritenevano giuste,
contro il malcostume in politica, per il
miglioramento della situazione a casa
propria. Ma questa volta è diverso.
Questa volta la protesta americana è
interconnessa con il mondo.
Sul secondo numero dello “Occupied
Wall Street Journal”, il foglio dei manifestanti di OccupyWallStreet, la timeline delle proteste mondiali si parte
dal 17 dicembre 2010, con le rivolte
tunisine organizzate attraverso Facebook, proseguendo attraverso quelle
che al Cairo hanno provocato il crollo
del governo Mubarak (25 gennaio), la
Londra della March for the Alternative
(26 marzo) e delle rivolte contro la
polizia (6 agosto), la Spagna degli indignados (15 maggio), l’occupazione
di Piazza Syntagma ad Atene (25 maggio), per poi arrivare proprio a New
York, dove a Liberty Square i primi
manifestanti si sono accampati il 16
settembre scorso.
Nel cuore della capitale finanziaria del
mondo si protesta contro i simboli del
potere economico, le grandi corpora-
tions e le banche che in tempi di recessione e di crisi continuano a godere
di un benessere a cui i cittadini comuni
hanno da tempo detto addio. “Sono
felice che la mia laurea da 50,000$
l’anno mi sia valsa uno stage non pagato”, recita il cartello di un ragazzo
appollaiato su un muretto a Zuccotti
Park, quartier generale del movimento.
Dalle pagine del free-press AM New
York, Doug Forand, portavoce dei
manifestanti, chiede: “Perché a
6
Novembre 2011
Inchiesta
Attualità
tutti quanti è richiesto di fare sacrifici
per superare la crisi mentre a questa
gente viene dato più denaro da mettersi in tasca?”.
Zuccotti Park è diventato una sorta di
città nella città: c’è cibo per tutti, si dispensano abiti e generi di prima necessità, si discute di politica e di economia mentre chi vuole può comporre
il suo cartellone con pezzi di cartone,
pennarelli e bombolette messi a disposizione dalla comunità dei manifestanti. Molti fanno donazioni, altrettanti si riforniscono delle iconiche
magliette “I <3 New York” e le personalizzano con uno stencil che è diventato il simbolo della rivolta: l’omino
del Monopoli con sotto la scritta “Le
corporations non sono persone”.
Il movimento degli Occupanti si
sparge a macchia d’olio per gli States.
Tracciando il tag #OccupyAmerica su
Twitter è possibile seguirne l’espansione passo passo. Los Angeles, Austin, Boston, Philadelphia, Seattle e
INFOWEB
www.piratenpartei.de
Nella foto, la protesta a Zuccotti Park
San Francisco sono già presidiate, e
anche Washington DC, dove la Casa
Bianca e tutte le istituzioni politiche ed
economiche d’America hanno sede,
ha visto marciare duemila manifestanti
da Freedom Plaza fino a sotto il Campidoglio.
Nei giorni scorsi, a New York, il movimento si è diramato fin su nell’Upper East Side, quartiere del lusso dove
vivono l’amministratore delegato della
banca JP Morgan Chase e il magnate
dei media Rupert Murdoch. I miliardari d’America sono stati ribattezzati
dai manifestanti come l’1%, che specula e guadagna alle spalle di un 99%
di persone in tutto il mondo di cui gli
occupanti di Wall Street vogliono essere la prima scintilla di partecipazione. Come si legge ancora sullo
“Occupied Wall Street Journal”, il movimento di Liberty Square ha preso in
prestito lo slogan italiano del 2008 e lo
ha reso una bandiera globale: “Noi la
crisi non la paghiamo”.
«Non abbiamo una lista di pretese,
stiamo discutendo tra noi e ascoltandoci. Questa occupazione è prima di
tutto un fatto di partecipazione», dichiarano i manifestanti, il cui punto è
il seguente: «Il sistema è fuori controllo e sta distruggendo l’economia
mondiale e le risorse naturali. È sotto
gli occhi di tutti».
I manifestanti sanno di essere anch’essi sotto agli occhi di tutti, e aggiungono: «Gli opinionisti televisivi si
chiedono “perché stanno protestando?”. Il resto del mondo invece
chiede “Come mai ci avete messo
tanto?”, e soprattutto ci dà il benvenuto». Quello di cui sono sicuri è che
il movimento è “here to stay”, ossia
non ha una data di scadenza: «Vogliamo mettere radici, non essere
come quei movimenti spontanei che
muoiono dopo poco perché non hanno
progetti a lungo termine. Essere un
movimento democratico e orizzontale
è fantastico».
Qui Germania. L’incredibile successo del partito dei pirati
All’arrembaggio del Parlamento tedesco
Andreas Iacarella
18 anni
T
ra i tedeschi non ci sono solo indignati, ma anche “pirati”, che combattono per la libertà di Internet e credono nella democrazia reale, ottenuta a
colpi di rete. E non ci ha creduto solo
chi fa parte del movimento, se alle ultime elezioni berlinesi il Piraten partei
ha ottenuto un lusinghiero 8,9% dei
consensi. Che cosa faranno ora? Ce lo
ha raccontato il loro leader Sebastian
Nerz, presidente del partito.
Come pensate di coinvolgere la gran
parte della popolazione fino ad ora
esclusa dal vostro movimento?
«Il Partito Pirata non si fonda solo sulle
problematiche relative alla rete, noi
siamo un partito “social-liberale” per la
difesa dei diritti civili. Ma noi tutti
usiamo Internet e ci siamo resi conto
che sta modificando il modo in cui comunichiamo, ci informiamo. E questo
avrà effetti enormi sul modus operandi
della politica. Ad esempio, non solo i
politici possono rendere pubbliche le
loro idee, ma la gente può dire cosa ne
pensa. La possibilità di accesso alla
rete sta diventando un vero e proprio
diritto umano. Di conseguenza la “Netpolitics” è ormai un elemento imprescindibile all’interno delle rivendicazioni per i diritti civili. Il Partito Pirata
ha già fatto sua una grande varietà di
problematiche politiche (istruzione,
ambiente, trasparenza delle istituzioni,
antilobbismo, libera partecipazione alla
vita politica) e stiamo già lavorando in
altri campi come quello finanziarioeconomico e sulla politica estera».
Vi contestano la mancanza di una
linea teorica di fondo: tra i vostri
candidati c’è chi si rifà a Marx e chi
simpatizza per la Cdu. Come credete
di trovare una linea comune su tutte
le tematiche?
«Noi siamo un partito liberale che focalizza la sua attenzione sui diritti civili.
Naturalmente non è sempre facile trovare un compromesso, ma è possibile.
E ciò permette di fare politica senza
paraocchi. I partiti tradizionali sono
sempre confinati all’interno dei limiti
ristretti dei loro programmi. Noi possiamo creare nuove soluzioni, che possono sorgere solo nel confronto tra le
diverse formazioni».
Nel 2010 è stato fondato a Bruxelles il Pirate Party International:
quali sono le sue funzioni e i suoi
obiettivi?
«Il PPI coordina il movimento pirata a
livello internazionale. Aiuta i nuovi partiti nel processo di fondazione e favorisce la comunicazione tra le formazioni
dei diversi Stati. È un grande vantaggio
integrare anche discussioni internazionali, perché un buon numero di problematiche vanno per loro stessa natura al
di là della dimensione nazionale: la discussione economica è diventata un
tema mondiale, ad esempio, e il problema della sicurezza viene affrontato
sempre più frequentemente a livello
europeo. Lo scopo del PPI è semplicemente questo: aiutare nella cooperazione internazionale».
Ma intanto in Svezia si è già gridato
all’esaurimento del movimento pirata: nelle elezioni per il Riksdagen
non ha superato lo 0,65% dopo l’eccezionale 7% delle Europee.
«Nel 2009 il Partito Pirata balzò alla ribalta in diversi Paesi e ottenne un risultato eccezionale in Svezia. Ma a quel
punto bisognava costruire nuove strut-
ture. Non è facile. Questo processo ancora in corso - in aggiunta alla perdita
dell’entusiasmo dato dalla novità - ha
frenato i risultati elettorali. Io ho però la
certezza che in Svezia si stia lavorando
per il meglio e che, grazie agli sviluppi
recenti - come il grande rilievo internazionale dato al nostro risultato - e alla
maggiore diffusione di movimenti giovanili e antilobbisti, il movimento pirata
rappresenterà un reale cambiamento».
Come avete intenzione di mantenere
un filo diretto con i vostri elettori?
«Ascoltandoli e parlando con loro. Noi
usiamo Internet per comunicare con la
gente. Inoltre organizziamo riunioni di
partito aperte: ognuno può partecipare o semplicemente assistere. Così
è più semplice per la gente sapere in
che modo stiamo agendo e partecipare al dibattito».
Secondo i giornali il
vostro
movimento ha sottratto una
buona
fetta
d i
voti
al Die Grünen (Verdi). Avete intenzione di cavalcare anche l’onda dell’ecologismo?
«In realtà molti dei nostri elettori in
precedenza si erano astenuti o votavano per la prima volta. Ma certamente
il nostro programma abbraccia anche
tematiche “verdi”. Abbiamo messo in
rilievo soprattutto la necessità di un
rapporto sostenibile con l’ambiente,
con particolare attenzione ai problemi
di politica energetica».
Anche in Italia è stato fondato, nel
2008, il Partito Pirata, ma fino ad
ora non ha trovato grandi spazi.
Come giudicate la
situazione politica della nostra penisola?
Potrebbe anche qui
avere
successo
un part i t o
come
il vostro?
«Guardando dall’esterno,
criticherei soprattutto il legame fortissimo tra politica e media. Ovviamente
è possibile che un Partito Pirata trovi
spazio in Italia, perché i nostri fondamenti - diritti civili, partecipazione politica, istituzioni aperte e trasparenti,
istruzione - sono validi e attuali in Italia quanto in Germania».
Il vostro successo mostra come le
nuove generazioni possano cambiare
la situazione. Ma i giovani ne sono
coscienti?
«Certamente. Si dice sempre che le
nuove generazioni non sono interessate alla politica, ma questo è falso. La
gente - non solo i giovani - è frustrata
per la mancanza di un contatto diretto
con la politica. Cerca un rapporto aperto
e onesto, in modo che sia data a tutti la
possibilità di essere ascoltati. Credo che
le persone si stiano rendendo sempre
più conto del loro potere e delle enormi
potenzialità che la rete fornisce.
Ognuno di noi - non solo i giovani - ha
la possibilità di cambiare la situazione.
Se vuoi migliorare il mondo, esci fuori
e fallo!».
7
Abruzzo
Sotto i venti
INFOWEB
www.regione.abruzzo.it
www.radiojeans.net
Il progetto è realizzato con
il sostegno del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
POR-FESR 2007-2013 “Attività VI.I.3” dell’Assessorato
alle Politiche Culturali – Servizio Politiche Culturali.
La scuola dà il microfono
alle voci della sua città
tempo di lettura: 8 minuti
L’Aquila. I giovani reporter abruzzesi tra le vie del centro
Istantanee dalla zona rossa
I ragazzi dell’Itis “Amedeo di Savoia Duca D’Aosta” coinvolti nel progetto Young communication,
realizzano per Zai.net e Radio Jeans il loro primo servizio esterno, un piccolo reportage dal
martoriato centro storico aquilano, che resta, nonostante tutto, il posto dove vogliono incontrarsi
Tra speranza e memoria
Noi aquilani ci sentiamo sospesi
tra memoria e speranza. E che
questo sia un sentimento comune lo abbiamo scoperto quel
sabato quando, accompagnati
dalla nostra professoressa, Patrizia Tocci, siamo tornati nel
centro storico della città per sondare tra i nostri concittadini quali
fossero i disagi e le preoccupazioni che hanno fatto seguito al
sisma del 2009. La prima cosa
che abbiamo notato è stato il
contrasto molto forte tra la vivacità della periferia e il silenzio
del centro storico, che veniva raramente interrotto dal rintocco
delle campane provenienti dalla
chiesa delle Anime Sante.
Ci siamo rivolti prima verso due
anziani alla fermata degli autobus, in mezzo ai rumori del traffico e alla confusione. I due si-
gnori non erano molto disponibili a
rispondere alle nostre domande; dietro
la loro timidezza abbiamo intuito la
paura di parlare della loro città che
forse non rivedranno mai più come
prima. Abbiamo incontrato poi in centro un signore molto deciso, che ha
condiviso con noi i suoi pensieri riguardo la ricostruzione, il futuro di
questa città e dei suoi giovani. Il suo
giudizio non era molto positivo, in
maniera particolare sui ritardi, dato
che dopo due anni e mezzo ancora
non si vedono progressi nella ricostruzione. Infine, abbiamo ascoltato
alcuni ragazzi della nostra età, ci
hanno spiegato perché preferiscono
incontrarsi nella città piena di macerie,
invece che nei centri commerciali
“lindi e pinti”.
Anche noi preferiamo incontrarci nel
centro storico, nonostante la situazione
nella quale ancora si trova; siamo le-
gati profondamente alla nostra
città. Riportando cosa ci hanno
raccontato le persone ascoltate,
abbiamo voluto sottolineare l’importanza che si attribuisce alla
Memoria e alla Speranza: nonostante le diverse fasce d’età, tutti
noi cittadini aquilani ci sentiamo
sospesi tra la memoria del
sisma e la speranza che
la città possa essere presto ricostruita. Per concludere questa giornata
Venite all’Aquila. Venite a vedere cosa
in modo sereno abbiamo
fa male all’anima. Venite a vedere
le
pietre che parlano, sussurrano e grida
un
prendere
deciso di
no. Erano frontoni, architravi,
basamenti, capitelli. Venite a vedere
quelle finestre che hanno per muro il
gelato tutti insieme; nacielo e che resistono ancora come una
turalmente, nella vecpreghiera disperata. Venite a sentire
il silenzio e il freddo dei vicoli, anch
e in piena estate: gli armadi che
chia gelateria del corso.
ancora si intravedono dietro i tramezzi
ostinati che continuano ciecamente
a
sorreggere l’inutile.
Itis
3A chimica,
Venite a vedere i telefoni delle docc
e penzolare nel vuoto, i quadri storti,
“Amedeo di Savoia,
eppu
re ancora appesi ad un pezzo di muro
duca d’Aosta” –
; la carta da parati staccata e
aperta sul vuoto, gli stendini ai balco
L’Aquila
ni con i panni ormai anneriti, le
bandiere della pace a brandelli. Veni
te a vedere come debordano dai muri
di
cinta le piante non potate, le schiere
insolenti della parietaria che
avanzano sulle macerie, l’erba che cresc
e davanti i portoni chiusi delle
case, tra i ciottoli dei vicoli che ness
uno calpesta più.
Venite a vedere quel caro piccolo disor
dine sparso un po’ dovunque, dettagli
di una vita abbandonata in fretta, un
attimo prima che si spalancasse
l’inferno. Dopo aver visto tutto, sbirc
iato tra le transenne dell’unica
strada aperta nel centro (come una ferita
) potrete parlare di noi e della
nostra città.
Venite all’Aquila
Potrete discutere di responsabilità, prog
etti, finanziamenti, ritardi,
norme, tempi, crono-programmi. O
forse non parlerete, per un po’.
Continuerete a scattare foto pensando
che il disastro non vi era sembrato
così grande. Scattate tutte le foto che
volete, ma testimoniate la verità.
Date parole a quel poco che hanno potu
to vedere i vostri occhi. Riferite che
la nostra cocciuta ostinazione ha radic
i profonde. Che vogliamo tornare a
viverci, nonostante tutto, nella nostr
a città morta e nei piccoli centri
morti. E se qualcuno non vi crederà,
ditegli di venire all’Aquila. Non
abbiamo altre prove a nostro favore.
Patrizia Tocci
Il contributo della professoressa Patrizia Tocci, insegnante presso l’Itis “Amedeo di Savoia, duca d’Aosta” è stato già pubblicato sulla pagine del quotidiano
Il Centro. È appeso lungo le transenne che percorrono la via di ingresso al centro storico della città, insieme alle numerose chiavi lasciate dagli abitanti che
hanno perso la casa nel sisma, come testimoniano le foto di questa pagina.
8
Novembre 2011
Vivere a...
Mosca
INFOWEB
www.themoscowtimes.com
www.lonelyplanet.com/russia/moscow
Una capitale giovane e
in perenne movimento
Back in the USSR!
Il teatro Bolshoi, tempio
mondiale della danza classica, ha da poco riaperto i
battenti dopo sei anni di
chiusura per restauri.
tempo di lettura: 6 minuti
Metropoli. Lenin, shopping e gipsy cab
Dalla Pravda a... Prada
FIVE
UP
1
2
3
Metropolitana e autobus costano davvero poco! In euro,
un biglietto costa circa 65
centesimi.
I supermercati non chiudono
mai e sono forniti di prodotti
importati. Non avrete nostalgia della Nutella.
Con lo студенческий билет,
la carta dello studente, si ha
diritto all’ingresso nei musei
e a teatro – persino al prestigiosissimo Bolshoi – a prezzi
stracciati.
4
Mosca e la Russia amano l’Italia. Canticchiate “L’Italiano” di
Toto Cutugno e avrete tutti i
russi ai vostri piedi.
5
Una volta assaggiate le torte
al formaggio non potrete più
farne a meno.
FIVE
DOWN
Mosca è una città costosissima.
In quasi tutti i locali è permesso fumare. Le conseguenze sono negative per entrambe le categorie, fidatevi.
1
2
3
Fuori fa freddo. Tanto. Dentro si muore dal caldo: è difficile non ammalarsi.
A parte gli studenti e qualche
rara eccezione, i russi non capiscono l’inglese e pretendono di conversare in russo.
Talvolta i conducenti dei
“gipsy cab” sono completamente fuori di testa. Piuttosto che a casa potreste ritrovarvi dall’altra parte
della città.
Miseria e ricchezza sfrenata, passato sovietico e presente capitalista
convivono senza mescolarsi in una metropoli immensa
U
na città difficile da capire,
Mosca. Rimarrò qui per il semestre
invernale e dubito che, fra tre mesi,
sarò in grado di definire in poche parole lo spirito della città. Cercherò
comunque di condividere con voi le
mie prime esperienze moscovite:
sono sicuro che un domani qualcun
altro si troverà a fare i conti con l’ex
capitale dell’Urss e, magari, il mio
racconto potrebbe rivelarsi utile. Mosca è immensa. Per spostarsi, il miglior mezzo di trasporto è la metropolitana che, capillarmente, ne
collega ogni angolo. Un consiglio:
prima di avventurarsi nel sottosuolo
moscovita è d’uopo conoscere un po’
di russo, o quantomeno l’alfabeto cirillico. Le indicazioni non sempre
sono traslitterate in caratteri latini e le
informazioni sono trasmesse dagli altoparlanti dei treni rigorosamente in
russo. Il mio primo impatto con la
metro di Mosca non è stato dei migliori. Ignorando completamente la
lingua russa, appena giunto in città mi
sono perso per ben due volte nei meandri delle gallerie sotterranee, carico
di bagagli e disperatamente assetato.
Inconvenienti a parte, le stazioni della
metropolitana lasciano a bocca aperta:
le fermate sono ornate con lampadari
e colonnati in stile neoclassico, così
che la lotta quotidiana per infilarsi
nei vagoni strapieni all’ora di punta si
fa meno alienante.
Un po' di storia
4
5
ideale per sconfiggere il freddo e la
fame ed è particolarmente appetitosa
se servita insieme alle grosse, grasse
e squisite torte georgiane al formaggio. Ciliegina sulla torta: vodka a fine
pasto, tanto per essere sicuri di tornare
a casa senza congelare.
Nicola Del Medico
23 anni
La metro permette di raggiungere con
facilità il cuore di Mosca e di tutta la
Russia: il Cremlino. L’atmosfera che
regna tra le imponenti mura di cinta
rosse è senza dubbio austera. La cupola dorata della Torre di Ivan il Terribile, il silenzio e la quiete della
piazza delle cattedrali, il pallore del
cielo, ma soprattutto la consapevolezza di essere a un tiro di schioppo
dai palazzi del potere, quasi incutono
timore. Si ha la sensazione di trovarsi
in una sorta di città proibita, fatalmente disgiunta dalla vita dei comuni
cittadini al di là delle mura. La Piazza
Movida style
Il mix di colori delle cupole di San Basilio
Rossa è decisamente più dinamica. I
turisti si mischiano ai moscoviti per
ammirare non solo il mix di colori
delle cupole di San Basilio ma anche
per passeggiare tra le vetrine luccicanti del GUM, storico centro commerciale. Mi chiedo cosa proverebbe
il defunto Lenin – la cui salma è esposta proprio di fronte ai grandi magazzini – se resuscitasse e decidesse di
fare un giro al GUM. Non credo si troverebbe a suo agio qui; anzi, forse andrebbe su tutte le furie: i marchi più
noti del capitalismo globale, dall’abbigliamento al cibo, sembrano essere
riuniti tutti sotto i tetti spioventi del
centro commerciale!
valente russo di Starbucks, per sorseggiare del caffè. Personalmente, ai
beveroni neri e al discutibile espresso
moscoviti preferisco dell’ottima e più
economica birra russa, magari spiluccando qualche ghiottoneria locale.
Quando il vento si fa gelido e il cielo
è quanto mai cupo, l’alternativa alla
depressione delle mura domestiche è
andare a cena fuori. E, credetemi, ne
vale la pena. La varietà di zuppe della
tradizione culinaria russo-georgiana
è sconfinata. La zuppa è l’alleato
Quando non si ha voglia di andare a
dormire subito dopo cena, si hanno
principalmente due opzioni. Se si è
ben vestiti e ben forniti di quattrini, i
club all’ultimo grido della città garantiscono momenti di follia. Altrimenti,
la città pullula di locali e disco-pub
molto interessanti, soprattutto se frequentati da nostalgici del vecchio regime. In tal caso, ci si ritrova catapultati in una grottesca caricatura della
vita ai tempi dell’Unione Sovietica,
dove tutto, dalla musica all’arredamento, rasenta il kitsch. Ma la vera
specialità offerta dalla movida di Mosca è il viaggio di ritorno a casa, rigorosamente in “gipsy cab”, letteralmente “taxi zingaro”. All’uscita da
discoteche e simili, basta alzare la
mano sul ciglio della strada per avere
una vettura con cui spostarsi. Non si
tratta di veri e propri taxi ma di semplici automobili, di solito cimeli dell’industria automobilistica made in
USSR. Il sedicente taxista è pronto a
condurvi ovunque vogliate, basta contrattare un prezzo ragionevole. Fin ora
nessun gipsy driver mi ha riportato a
casa percorrendo la stessa strada. Ogni
volta che siedo sui sedili posteriori di
un taxi zingaro scopro una zona della
città mai vista prima. E la sensazione
che sia impossibile conoscere davvero
Mosca si fa sempre più concreta.
Birra e zuppa
Trascorrere le giornate nelle gallerie e
nei centri commerciali è un must per
i moscoviti, quasi che i settant’anni e
più di astinenza da shopping abbiano
scatenato un’incontrollabile febbre da
compere. D’altronde le rigide temperature russe contribuiscono a rendere
più che allettante la prospettiva di andare al centro commerciale e sedersi
qualche ora da Shokoladniza, l’equi-
Le gallerie storiche della metropolitana
9
Novembre 2011
Vivere a...
Imperia
INFOWEB
www.ponenteoggi.it
www.imfromim.it
Olioliva 2011
Ad Imperia dal 18
al 20 novembre
“Amycoforest”
presenta le produzioni
locali
Due città in una:
Oneglia e Porto Maurizio
tempo di lettura: 6 minuti
Voci critiche. Che cosa pensano i ragazzi
Luci ed ombre sul mare di Ponente
Un sabato a Imperia: racconto verosimile scritto sulla base dei risultati di
un’indagine condotta tra gli studenti di Imperia e su fatti realmente accaduti
Martina Lamacchia
17 anni
a mia giornata comincia alle
7.05, quando mi alzo per prepararmi ed
andare a scuola in direzione Liceo
Scientifico Vieusseux. Passo con il motorino per l’argine destro, evitando le
buche fatte dai camion ormai da diversi
anni per costruire la stazione nuova.
Fine lavori a luglio 2008, si prevedeva!
Almeno non devo usare autobus sporchi e affollati come in prima superiore,
quando spesso lasciavo passare tre corriere prima di trovare un posticino per
salire e arrivare a Porto Maurizio. Oggi
mi seccherebbe ancora di più farlo, con
il raddoppio del prezzo dell’abbonamento mensile!
Arrivo a Porto e parcheggio il motorino sul bordo della strada: anche di sabato, sebbene non ci siano né i ragazzi
dell’I.I.S. Ruffini né quelli del Nautico, i posti sono tutti occupati.
Alla prime due ore abbiamo ginnastica: dritti in palestra! Portiamo cellulari e portafogli sulla cattedra per evitare i furti che gli anni scorsi si sono
verificati molto spesso. Però tutta la
classe è contenta, perché oggi usiamo
il quadro svedese. Iniziamo ad arrampicarci entusiasti sulla griglia di legno,
ma ecco che all’improvviso si stacca un
blocco di intonaco dal muro, dove il
quadro è appigliato, sfiorando la testa di
un mio compagno! Quando si dice che
la scuola “cade a pezzi”... ricordo anche
il cornicione crollato addosso a delle
studentesse al Liceo Amoretti, le porte
senza maniglie e i vetri delle finestre
rotti al classico De Amicis.
La mattinata trascorre tranquilla, compresa l’ora di laboratorio di fisica anche
se dall’anno scorso, quando la professoressa addetta è andata in pensione,
abbiamo solo l’aiuto di due tecnici che
devono gestire tutto l’istituto... è la crisi!
La mattinata è finita e posso a andare
a casa: inizia il week-end!
Dopo pranzo porto la mia cagnetta
Debby a passeggiare al parco e mi rilasso, lontana dal traffico. Davanti a me
la coperta azzurro brillante del mare,
qua e là striata di schiuma bianca, e alle
mie spalle... la montagna di terra ille-
Fotografie di Martina Lamacchia
L
Le logge di S. Chiara e il Duomo di S. Maurizio
gale, “deposito temporaneo” dei detriti degli scavi delle gallerie per la
nuova ferrovia, e il fantomatico depuratore: ogni volta che mia madre deve
pagare la bolletta dell’acqua ricorda
come siano almeno 15 anni che versa
la tassa per questa infrastruttura che è
ancora oggi in fase di costruzione! Alla
mia sinistra il molo di Oneglia, ideale
per una passeggiata serale d’estate, e a
destra... la spiaggia artificiale e il porto
turistico che hanno dato scandalo
l’anno scorso per poca chiarezza su
come furono spesi i cento milioni di
euro stanziati per il progetto. Riempio
una bottiglietta al distributore gratuito
di acqua frizzante (questa sì che è una
bella idea!) e torno a casa.
Mi accordo con un paio di amiche e andiamo a fare alcune commissioni a
Porto Maurizio, passando per la vecchia via Cascione. A sinistra il bel caffé
Pepito, subito dopo a destra il cinema
Centrale, poi a sinistra il Teatro Cavour.
Sussultando lungo la discesa sul pavimento scivoloso di pietre lisce e sconnesse arriviamo al fondo della strada,
davvero il posto più brutto di tutta Imperia. In quest’area sono ghettizzati gli
stranieri, e in effetti ci si sente un po’
spaesati al passaggio: non si sente parlare una parola di italiano. I palazzi
alti ai lati dello stretto percorso mi
danno un senso di strozzatura e non mi
sento a casa, non vedo l’ora di essere
lontana da qua. Approfitto di essere a
Porto Maurizio per fare un giro al Parasio, tutto l’opposto di via Cascione. Il
promontorio imperiese è soleggiato e
tranquillo, possiamo ammirare la
chiesa più grande di tutta la Liguria, il
Duomo di San Maurizio. Facciamo un
paio di scatti fotografici con vista mare
dalle Logge di Santa Chiara, da mettere
su Facebook, e nel frattempo si è fatta
già l’ora dell'aperitivo.
Torniamo a Oneglia dove abbiamo
l’imbarazzo della scelta per decidere in
che bar andare. A parte questi, infatti,
le possibilità di svago serale a Imperia
si contano sulle dita delle mani: la Sagra di San Giovanni in estate (dove la
percentuale di popolazione di età compresa tra i 15 e i 20 anni è pari a quella
dei diamanti che si trovano tra le pietre della Galeazza), la festa di Capodanno in Piazza Dante e Halloween a
Villa Grock. Non ci rimane che optare
per una pizza sul porto di Oneglia e un
po’ di musica dal vivo.
Che cosa chiediamo
Se potessi fare delle richieste, una sarebbe indirizzata al Comune: finire al
più presto e nella maniera più trasparente le “grandi opere” iniziate nella
città. Chiederei di aumentare le corse
degli autobus della RT. Implorerei i
miei concittadini di essere più rispettosi
e civili, di non sporcare le strade e deturpare le strutture pubbliche perché
Imperia sia più pulita e accogliente.
Chiederei alla Provincia di stanziare
più fondi per le scuole, e agli Enti locali
di non dover aspettare
mesi per una visita medica all’Asl.
Credo che dovrebbe essere scontato avere tutte
queste cose, che sono
solo l’inizio di una lunga
lista di servizi primari. A
quanto pare non è così.
Chiederei, in un Comune
dove l’età media è di 46
anni, di dedicare più attenzione ai giovani. Di
disporre manifestazioni
culturali, musicali o
sportive che vadano oltre
il singolo evento a cadenza annuale, ma che
abbiano una continuità
nel tempo, incentivando
organizzazioni, centri sociali e comitati senza
scopo di lucro perché
possano rendere tutto ciò
possibile grazie allo spirito civile e alla volontà
dei cittadini.
1
2
3
FIVE
UP
En plein air
Oneglia e Porto Maurizio... difficile scegliere!
Bar
Certo, i prezzi sono un
po' cari, ma di sicuro
non ne mancano!
Ristoranti
Il top è una pizza al
porto di Oneglia
4
Parco urbano
Si respira aria di mare e
ci si gode il sole anche in
inverno
5
Cinema
Perché no? Anche se
certo, quando il tempo è
bello vince l'aria aperta
FIVE
DOWN
Edifici scolastici
Strutture e materiali per i
laboratori davvero carenti!
1
Trasporto pubblico
Poche corse, mezzi sporchi,
vecchi e rovinati
2
Trasparenza
Gli scandali sul porto turistico nel 2010 fecero dimettere vice sindaco e
assessore al bilancio
3
Discoteche
Tra ingresso, consumazioni
e taxi costano troppo!
4
Sicurezza
Alcuni quartieri sono abbandonati a se stessi
5
10
Novembre 2011
Attualità
Scuola
INFOWEB
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www.giovaniliguria.it, www.aligurialavoro.it
ABCD-Orientamenti
Formazione a tutto tondo
Guarda anche i video
di approfondimento
sulle tematiche di
ABCD-Orientamenti
sul canale YouTube di
Radio Jeans
tempo di lettura: 7 minuti
Educazione: non solo scuola!
Focus sulla cittadinanza attiva
Crescere non significa soltanto apprendere delle nozioni, ma anche sviluppare capacità critica,
volontà di partecipazione alla vita pubblica e attenzione per buone pratiche e consumi
consapevoli. Ad ABCD-Orientamenti tanti incontri per parlarne: ce li presenta l'Assessore alle
risorse finanziarie, istruzione, formazione e università della Regione Liguria Sergio Pippo Rossetti
L’
educazione parte dalle famiglie e passa attraverso la scuola,
ma continua anche durante tutto
il percorso di formazione dei ragazzi. In quali ambiti gli adolescenti devono maturare la loro coscienza civile per diventare
cittadini attivi ed informati?
«Ogni ragazzo oggi dovrebbe ritenere parte della sua formazione anche l’assunzione dei doveri civici,
l’abbracciare stili di vita e consumi
consapevoli e l’importanza di attività come il volontariato. Per questo
Regione Liguria ha coinvolto istituzioni, forze dell’ordine, enti, associazioni pubbliche e private di promozione e tutela sociale in progetti
che proseguono anche tutto l’anno
scolastico e che sono presentati ad
ABCD-Orientamenti. L’intento è
quello di stimolare negli studenti un
interesse anche per tematiche che
non si incontrano quotidianamente
sui banchi di scuola, ma che sono altrettanto importanti dell’istruzione
nel formare a tutto tondo giovani
capaci di interagire con la società
civile e con il mondo che li circonda».
Vuole parlarci delle iniziative che
avranno spazio ad ABCD-Orientamenti?
«Certo: sono molte e diverse, e si
avvalgono di collaborazioni con enti
quali le ASL, l’Ufficio Scolastico
Regionale, il CNR, il Servizio Civile, il Celivo, solo per citarne alcuni. Si articolano sui tre filoni che
abbiamo citato: innanzitutto quello
del volontariato, che porta esempi di
attività già avviate e positivamente
valutate da chi vi opera, mostrando
ai ragazzi quale sia l’importanza del
dare, anche senza un ritorno immediato. Poi ci sono gli stili di vita e i
consumi consapevoli: educazione
alla salute, dalla lotta al tabagismo e
all’alcolismo, all’educazione ad una
corretta alimentazione. Ma non solo:
anche educazione alla convivenza
civile - “reale” e “virtuale” -, dalla
guida sicura alle insidie della navigazione in rete. E ancora: educa-
ABCD-Orientamenti, Fiera di Genova, 16-18 novembre 2011
zione ai doveri civici, come la lealtà
alla Costituzione, il diritto (e dovere!) di voto, la sicurezza, le tasse...
è meglio cominciare da giovani a
capire perché è giusto pagarle!».
Diamoci allora qualche appuntamento...
«Giovedì 17 alle 15.30, nella sala P,
parleremo di Rischi della rete e responsabilità dei decisori, in un
evento organizzato da Regione Liguria ed Ufficio Scolastico Regionale volto a sensibilizzare gli utenti
sui pericoli che si possono annidare
in questo grande strumento che è internet, strumento con cui i giovani
hanno familiarizzato fin da bambini.
Sempre giovedì alle 15.30, ma nella
sala Q, CNR e Issia proporranno i
modelli di sistema “Sparta” e
“Atene” in un social game che si attualizzerà proprio a partire dalle idee
dei ragazzi. Venerdì 18, invece, alle
14 si premieranno i vincitori del
Concorso Regionale sul Volontariato
e del concorso Vota la Vita, alla presenza di importanti personalità dell’attività sociale in Italia. Alle 15 poi
si celebrerà l’Anno Europeo del Volontariato».
Notizia dell’ultim’ora è che sarà presente anche Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele di Torino,
nonché grande esponente dell’attività di supporto alle persone in condizioni di marginalità e della lotta
alla mafia, portata avanti attraverso
un’opera educativa continua nelle
scuole del sud Italia».
Ogni ragazzo dovrebbe
ritenere parte della sua
formazione anche
i doveri civici, gli stili
di vita e i consumi
consapevoli e il
volontariato
I ragazzi avranno anche a disposizione laboratori in cui partecipare attivamente?
«Proprio come ogni anno! Alcuni andranno di pari passo con gli incontri
che abbiamo citato, come ad esempio
il laboratorio Rischi e opportunità
della navigazione web, a cura della
Polizia Postale e delle Comunicazioni
o Sparta vs Atene, a cura di CNR e Issia. Molto interessanti poi alcuni appuntamenti come Sulla scena del crimine con i R.I.S., a cura della Sezione
Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri. Chi sta prendendo la patente, o il patentino da
ciclomotori, non potrà perdersi Guida
sicura, laboratorio proposto da Regione Liguria, Aci Genova, Comune
di Genova e Inail. Per la sezione degli stili di vita consapevoli, ad esempio c’è il laboratorio Nucleo epidemiologico – Mangiar sano, a cura
dell’A.S.L. 3 genovese».
Che altri strumenti sono disponibili per chi volesse approfondire
ulteriormente gli aspetti più delicati di questi temi?
«Sicuramente i colloqui individuali,
che permettono di adattare le indicazioni e le informazioni fornite ai
partecipanti alla specificità di ogni
singolo adolescente. Chi avesse domande, quesiti e dubbi, o semplicemente volesse conoscere il parere di
un esperto, può rivolgersi agli psicologi dell'A.S.L. 3 Genovese, che
saranno disponibili tutti i giorni ad
ABCD-Orientamenti per parlare dei
disturbi alimentari».
Per chiudere: cittadinanza attiva e
impegno civile sono termini che
non escludono affatto il divertimento, ma anzi, insegnano a godersi le opportunità in maniera
matura e consapevole. Nessuno ci
vieta un brindisi allora, giusto?
«Niente affatto, anzi, siete tutti invitati a brindare... “in sicurezza” con i
bio-drink inventati dall’Istituto alberghiero Marco Polo di Genova in
collaborazione con il SerT Asl3, ad
ABCD-Orientamenti tutti i giorni a
mezzogiorno!».
11
Novembre 2011
Attualità
INFOWEB
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Scuola
tempo di lettura: 12 minuti
Alla Fiera di Genova. Dal 16 al 18 novembre
Orientarsi giorno per giorno
Ecco tutto il programma di ABCD-Orientamenti nel dettaglio
Luogo
Orario
A cura di
Titolo
Chi
10.00
Piazzale
Padiglione B
Inaugurazione con Inno di Mameli suonato dagli allievi del Conservatorio Paganini, taglio del Nastro e
visita padiglione
Comitato Promotore
10.00
13.00
Sala I
Voci di cultura d’impresa
Confindustria
Sala Polivalente
Intervista doppia: Rossetti / De Sensi
Il dovere di contribuire, il diritto alla solidarietà.
Regione Liguria /
Agenzia delle Entrate
Sala I
Premiazioni IRIS
Università di Genova
Sala Q
Sussidiarietà Stato/Regioni nell’ambito dell’Istruzione e della Formazione Professionale
Coordinamento delle Regioni / Regione
Liguria / USR (anteprima forum)
Sala I
Seminario “Quale futuro per l’integrazione
scolastica?”
Regione Liguria / Coordinamento
Presidenti Scuole Genova
Sala P
I nuovi ITS Istituti Tecnici Superiori
Regione Liguria / USR
Sala Polivalente
Convegno Eures: Servizi al lavoro per i giovani in Europa. / Tirocini in Europa.
Ag. Lig. Lavoro
16.00
17.30
Sala O
Giornata Universale dell’Infanzia. Genova: l’esperienza dei docenti Garanti dei diritti.
Unicef Genova
17.30
19.00
Sala Riviera
Le istituzioni incontrano i genitori:
verso una scuola del dialogo
Comitato Promotore
11.30
12.30
13.30
14.30
14.30
18.00
15.00
17.00
15.30
16.30
15.30
17.30
17 novembre
In occasione dell’anno europeo del
volontariato gli studenti hanno la
possibilità di incontrare Don Luigi
Ciotti. Il sacerdote ha dedicato la
sua vita ad aiutare i giovani in tutti
i campi, già dal 1966 con la creazione del Gruppo Abele, organizzazione che opera all’interno delle
carceri minorili ed aiuta le vittime
della droga. Il 23 giugno 2007 ha ricevuto il “Premio speciale San Bernardo” per l’impegno nel sociale.
20.30
23.30
A cura di
Titolo
Esterno
Forum Internazionale sull'Orientamento
Sala I
Il mondo dell'impresa chiama l'Istruzione Tecnica
Camera di Commercio di Genova / CLP
Sala Q
Orientamento alle professioni del mare
Comune di Genova
Area Eventi
Presentazione corso di formazione bio-barman
Comune di Genova
Piano Superiore
2011 Anno Europeo volontariato.
I giovani incontrano Don Ciotti
Regione Liguria / Celivo
Sala P
Rischi della rete e responsabilità dei decisori
A scuola di sistemica:
“Social game: Sparta vs Atene”
USR / Regione Liguria
Quale scelta dopo la III Media?
Professionale, tecnico o liceo.
Coordinamento Presidenti
Scuole Genova
Sala Q
Sala Riviera
A cura di
Titolo
Sala Liguria
Regione Liguria
Area Lavoro
Career Day
Università di Genova / Regione Liguria
Sala I
Seminario “Il tirocinio di qualità”
Sala Polivalente
Seminario “La cooperazione in Liguria”
Repubblica degli Stagisti / Ag. Lig.
Lavoro / Università di Genova
Confcooperative / Lega Coop / AGC
Sala I
Tech to school
Sala Riviera /
Liguria
Sala I
Ag. Lig. Lavoro / AIDP
Regione Liguria / USR
Università di Genova
Sala Riviera
Evento Fo.R.A.G.S.
Fo.R.A.G.S.
Makò
Scuola – Università – Lavoro / Premiazione Talenti
Liguri / Notte dei talenti
Comitato Promotore / Regione Liguria /
Università di Genova / Camera di Commercio / CLP / USR
= Tutti
Chi
USR / Regione Liguria /
Fondazione Garrone
Incontro con i responsabili delle risorse umane delle
aziende liguri.
Premiazione Concorso Regionale sul Volontariato /
Concorso vota la vita. / ESABAC
Docenti orientatori delle Scuole incontrano
Docenti orientatori delle Università
= Studenti
= Genitori
Chi
CNR-ISSIA
Evento di comunicazione del F.S.E. –
Progetto Giovani
Sala L
Nella convinzione che solo la sinergia tra genitori, insegnanti e
studenti possa costruire una scuola
migliore, le istituzioni incontrano
i genitori in un pubblico dibattito.
A confronto:
Anna Maria Panfili (Forum Ligure
Ass. Familiari), Cinzia Romitelli
(Fo.R.A.G.S. Liguria Forum Reg.
Ass. Genitori nella Scuola), Tatti
Vassallo (presidente Coordinam.
Pres. Scuole Provincia Genova),
Gianni Manuzio (Segr. Reg. CISL
Scuola), Antonella Landi (Insegnante di Lettere), Giacomo Zolezzi
(Rappr. UDS - Unione Democratica
Studenti), Giuliana Pupazzoni (Uff.
Scol. Reg. Liguria), Sergio Rossetti
(Ass. istruzione, formazione, università della Reg. Liguria)
Coordinamento delle Regioni /
Comitato Promotore
Luogo
Orario
09.30
13.30
09.30
18.30
09.30
10.30
09.30
10.30
10.30
12.00
13.30
14.30
14.00
15.00
14.30
16.00
17.30
19.00
Luogo
Orario
9.30
18.30
9.30
12.00
11.30
12.30
12.00
13.00
15.00
17.00
15.30
17.00
15.30
18.00
17.30
19.00
16 novembre
= Operatori / Educatori
18 novembre
Per concludere in bellezza,
ABCD-Orientamenti premia i
giovani talenti liguri tra musica
e spettacolo con la Notte dei Talenti: le eccellenze della regione
vedranno riconosciuta la propria
abilità e creatività in un clima
di festa che chiuderà la tre giorni
di Salone. I talenti sono stati selezionati con il bando di concorso pubblico “Giovane talento
ligure”. Quest’anno al Makò in
corso Italia a Genova, con band
dalle scuole, formazioni emergenti e un programma davvero
imperdibile!
12
Novembre 2011
Vivaio creativo
Noi che...
INFOWEB
www.zai.net
[email protected]
Scriveteci!
Le vostre storie
per noi sono davvero
importanti: scopritele
anche sul nostro sito
C’è sempre una
prima volta
tempo di lettura: 11 minuti
Per andare in vacanza da soli, per copiare un compito in classe o per andare all’estero con Radio Jeans
Viaggio nella terra di mezzo
Una settimana al mare con nove compagni di scuola tra notti in discoteca e risate
C’è sempre una prima volta no? Una
prima volta per tutto. Beh, quest’estate abbiamo vissuto la prima
volta.
Abbiamo per la prima volta fatto …
una vacanza tutti insieme e senza genitori! Nove compagni di scuola allo
sbaraglio, nella mondana Riccione
nella seconda settimana di giugno.
Sapevamo che la vita notturna non
era gran che in quel periodo, ma era
l’unico nel quale potevamo esserci
tutti. E allora via! Treno da Stazione
Centrale a Milano e si parte, destinazione Riccione!
Da Milano abbiamo affittato un appartamento, nulla di pretenzioso, che
però fosse non troppo lontano dal
mare e abbastanza vicino al centro.
Per me, era il più bell’appartamento
del mondo.
Così ha avuto inizio la nostra breve
avventura nel mondo di mezzo. A
metà tra l’essere adulti e l’essere giovani.
Adulti che si occupano di disfare le
valigie, pensare a cosa cucinare, pensare a fare la spesa e pulire la casa.
Giovani che si occupano di andare in
spiaggia e di cercare il PR per l’ingresso per una delle tante discoteche
a disposizione.
Più o meno così si è sviluppato il
primo giorno, in seguito poi abbiamo
preso l’andamento vacanziero.
Mattinate a dormire fino a mezzogiorno, veri e propri brunch, perché
appena sveglio non hai voglia di
mangiare un piatto di pasta, anche
se l’orario lo imporrebbe.
Figuracce. Beccata con i bigliettini
C’è chi è nato
per copiare
Chi almeno una volta non ha copiato ad un compito in classe? Tutti per un motivo o per l’altro alla fine ci troviamo a combattere con lo sguardo indagatore
del prof, con controlli a cui dobbiamo prontamente nascondere foglietti e varie attrezzature. Scatta la versione e tutti consegnano telefonini di vecchia data
con strati di polvere secolari, nascondendo nella manica smartphone di ultima
generazione già settati sull’inseparabile Latino Splash.
Ricordo episodi memorabili in cui i miei cari compagni di classe riuscivano
sempre a farla al prof e io venivo prontamente beccata. Soprattutto una volta:
compito d’inglese, in seguito alla lettura de “Il Fantasma di Canterville”, avevamo in programma un bel questionario di cui eravamo riusciti a farci passare
le domande dai prodi compagni della classe accanto. Tutti con micro bigliettini ovunque, nelle tasche, nell’astuccio, nel diario, nella manica, nel dizionario e sotto il foglio. Io, la solita
ingenua che copia una volta all’anno,
avevo due o tre biglietti enormi che
sporgevano dal foglio protocollo, con
su scritto un riassunto lunghissimo
frutto anche di grande impegno nel
pomeriggio precedente; fui beccata
dopo cinque minuti. Non vi dico le
prese in giro, ma io non me la prendo,
anzi rido! Alla fine c’è chi è fatto per
copiare e chi no, io anche con i foglietti sequestrati presi la sufficienza,
perché il riassunto lo ricordavo benissimo!
Federica D’Angelantonio,
17 anni, Roma
Qualche oretta in spiaggia, e poi…
shopping preserata per le signore e
spesa o ricerca PR per i signori. Ore
per organizzare i turni in doccia, giustamente in nove non si può fare altrimenti, e cena.
Tempo per dare gli ultimi ritocchi al
look e via, fuori per la serata.
Se la ricerca portava buoni risultati,
si stava fuori fino alle 5.00 del mattino, altrimenti si rincasava presto.
Verso l’una di notte per intenderci. È
stato il nostro quotidiano per sette
giorni.
Ma cosa ricorderemo di questa esperienza?
Ricorderemo le notti brave in discoteca o le meravigliose albe che ci salutavano di ritorno dai balli?
Il mitico schiuma party al quale abbiamo partecipato o la notte in cui
abbiamo comprato due bottiglie di
super alcolici, che alla fine non abbiamo nemmeno toccato?
Oppure il mare e tutti i bagni che abbiamo fatto insieme o il nostro amico
che inciampa in mezzo alla strada,
facendo una grandissima figuraccia?
Ricorderemo le discussioni che abbiamo avuto o le tante risate che
hanno colorato la settimana?
Ad oggi, ci piace pensare con più frequenza le risate, le battute, gli scherzi
e la figuraccia del nostro compagno.
Diffidate da viaggi in posti esotici, la
cosa più importante che bisogna portarsi dietro in vacanza è una buona e
sana compagnia di amici. Il resto
conta poco.
Beatrice Feudale,
18 anni, Bollate (MI)
Esperienze. Insieme ai Giovani creativi europei
A Nantes con la nostra radio
Subito non volevo crederci: Radio Jeans era stata selezionata a partecipare
alla terza edizione del “Nantes Creative
Generations”, la prestigiosa rassegna di
creatività giovanile che ogni anno premia i migliori 21 progetti europei, e sarebbe stata l’unica radio non francese
presente all’evento. A rappresentarla
avevano mandato proprio me che, oltre
a collaborare con l’emittente realizzata
dagli studenti, sono uno dei componenti
e fondatori della band “Milizia post atomica”. Insomma la musica è il mio
mondo. Il programma delle giornate?
Fittissimo, ricco di incontri e di opportunità di stringere nuove amicizie con
tanti giovani europei; per me anche la
prima volta che mi trovavo a parlare di
fronte a una platea internazionale.
L’emozione, inutile dirlo, era tanta.
Condotta da 7 tutors portavoci di altrettante associazioni, da giornalisti professionisti e da EuradioNantes, la prima
giornata ha dato spazio agli invitati e ci
ha permesso di esporre i nostri progetti.
Tempi serrati (5 minuti a progetto, cronometrati!) e l’esperta supervisione del
giornalista europeo Alex Taylor hanno
permesso la condivisione di tantissime
informazioni e hanno regalato a Radio
Jeans una piccola, ma grande soddisfazione: l’invito, il giorno seguente,
al programma di approfondimento settimanale, “Ghetto Blaster” in onda su
Radio Nantes Pron’ per portare così all’attenzione di tutti gli ascoltatori questo progetto, unico nel suo genere: la
prima radio europea degli studenti!
Alex Ghruama,
23 anni, Torino
LookSmart
Anche la moda ha cervello
Novità: una rubrica tutta per i boys
MIX&MATCH
D’AUTUNNO
LookSmart
14
BE YOURSELF AND
LookSmart
Sofia, Giorgia e Maria
Chiara hanno partecipato
a uno speciale “party-set”:
un gruppo di scatenate
quattordicenni con tanta
voglia di divertirsi e giocare con la moda. Tutte le
foto le trovate su facebook.
Flaminia ed Elena sono tra le
nostre più affezionate collaboratrici dietro le quinte e si dividono
fra organizzare i set e scrivere di
storia della moda. A proposito,
tutte e due frequentano a Roma la
Facoltà di Scienze della moda.
VUOI DIVENTARE ANCHE TU UNO DEI VOLTI DELLA NOSTRA CAMPAGNA?
CONTATTACI E OLTRE ALLA FOTO MANDACI ALCUNE RIGHE
NELLE QUALI TI DESCRIVI
LookSmart
15
SOMMARIO
16
A noi piace mixare. Elegante e sportivo; ampio e sottile; casual e bon ton. Un
servizio tutto da indossare e, per sognare, le sfilate parigine!
18
Total black metropolitano, fluo o nei toni del bosco: le tendenze d’autunno
per i ragazzi più cool.
19
Uno smokey eyes perfetto per non sembrare reduci da una nottataccia!
Ce lo insegna Yoshi step by step.
19
La camicia del papà o del boyfriend? Mai senza uno dei capi più trasformisti anche per noi ragazze
Gaia Ravazzi, 17 anni
Cristina Altomare, 16 anni
Giorgia Nobile
Gianni La Rocca
Yoshi
Claudia Castaldo
Marco Furia
Flaminia Serra
BOYS AND GIRLS
hi l’ha detto che Looksmart è solo per ragazze? In questo numero
debutta una rubrica tutta per lui che, in barba ai luoghi comuni, a
decidere “cosa mi metto” ci pensa, eccome! Allora, non poteva
mancare l’esperto di tendenze maschili che è anche autore di un
blog.
C
Per il nostro servizio femminile di punta, ecco invece una moda all’insegna del
mix&match. Le linee morbide vengono contrapposte a quelle più asciutte; i capi
tricot dai punti importanti si uniscono ai giacconi. In barba ai suggerimenti degli
stilisti, noi abbiamo scelto di fotografare le tonalità naturali dell’avorio, del grigio, del blu petrolio e del marrone puntando sulla contrapposizione delle linee:
quelle morbide dei maglioni oversize vengono contrapposte a quelle più asciutte;
chi sceglie il look classico, lo stempera con gli stivali sportivi.
E, per chi amasse rubare dal guardaroba di papà la camicia bianca, vi suggeriamo due modi per utilizzarla ed essere uptodate.
Infine, l’angolo del trucco vi svelerà, grazie alla nostra makeup artist giapponese, il modo più efficace di realizzare lo smokey eyes: provateci, noi l’abbiamo
già fatto!
Buona lettura.
Alessandra Ippolito
Margherita Bertoni
Ciao, siamo Gaia e Cristina, frequentiamo il liceo classico “Dante Alighieri” a Roma.
Amiche da una vita, ci siamo "inventate" questo nuovo lavoro coinvolgendo altre
ragazze della nostra età. Facmultum e facrestum ci autodefiniamo: foto, testi,
vestiti, location sono farina del nostro sacco.
16
MIX&
MATCH
D’AUTUNNO
MIXARE I CAPI È UN’ARTE. TANTO PIÙ IN QUESTA FATIDICA
STAGIONE DI MEZZO. LE LINEE MORBIDE VENGONO
CONTRAPPOSTE A QUELLE PIÙ ASCIUTTE; I CAPI
TRICOT DAI PUNTI EVIDENTI SI UNISCONO A
GIUBBOTTI E PARKA. CHI SCEGLIE IL LOOK
CLASSICO, LO RAVVIVA CON DETTAGLI
SPIAZZANTI COME IL COLORE ACCESO
O LE MANICHE A PIPISTRELLO DELLA
MAGLIERIA. PAROLA D’ORDINE? I
TONI SI FANNO PIÙ ARDITI, FORME
E LUNGHEZZE SCARDINANO I CRITERI, I MAGLIONI DEL PASSATO
CON LE TOPPE AI GOMITI SI INDOSSANO SUI JEANS UP TO
DATE, IL LOOK EQUESTRE
ESCE PER STRADA, LA
SERA SI MESCOLA COL
GIORNO. SOLO LUI, IL
DENIM RESTA
L’UNICO ELEMENTO
UNIFICANTE PER
RAGAZZE E RAGAZZI. TUTTO
IL RESTO È IL
GIOCO DEL
MIX&MATCH!
LookSmart
LookSmart
17
Alessandra e Margherita
Per un’uscita con gli amici indossano mini abito grigio (uno dei colori must della stagione) e stivali
per sdrammatizzare; oppure top
scollato sui jeans e decolletes con
il tacco.
Grigio superstar
A scuola, l’outfit giusto con il maglione sportivo con le toppe sulle
maniche e gli inseparabili jeans.
In alternativa, giubbotto grigio a
prova di pioggia improvvisa.
DA PARIGI
SOGNANDO LO CHIC!
S
ettimana della moda di Parigi. Una settimana da sogno dove i grandi
marchi del mondo della moda esibiscono le loro ultime creazioni. Ecco
una breve ma intensa panoramica. I primi stupori sono per Louis Vuitton, che ha rischiato il tutto per tutto tentando un nuovo stile all’avanguardia, “copiando”, si può dire senza riuscirci, il tocco inimitabile di
McQueen. Spiccano la varietà di cappelli, che smorzano la “sobrietà” di
colore, che è quasi sempre il nero. Miu Miu segue Vuitton per quanto riguarda il colore: il nero è il protagonista di questa marcia verso la nuova
e fredda stagione, accompagnato da colori caldi come l’arancio e il verde
smeraldo. Non ci sono assolutamente scollature oltre il girocollo; cosa ripresa anche da Lord Valentino, che si dedica di più all’alternanza di unicolor fra il rosa antico, il blu elettrico e il nero: punta al sobrio e al
particolare ricamato. La stessa maison McQueen sembra tentare un approccio “sobrio” per quest’inverno: usa una scala di grigi comprendente
il bianco ed il nero, non azzarda abbinamenti fuori luogo e alienati
(NY Magazine) come suo solito. Le scollature qui ci sono, ma non profonde e spiccanti. Chanel invece si concentra su minigiacche, gilet e
pantaloni larghi, sempre tendenti al nero con qualche tocco di rosso
per vivacizzare la serietà degli abiti.
In tutta questa staticità spiccano Just Cavalli, che punta al dettaglio, al particolare: merletti, piume, balze, fiori, colori vivaci… primavera infinita per
Cavalli? Giorgio Armani, che esita nel colore, ponendo qua e là qualche
accenno di rosa antico, ma regge il confronto con i suoi maxi abiti a zip,
cappotti a minibalze, ponci. Fendi stesso esplode in una massa di colori
caldi e accesi che dà luminosità al vestiario comune invernale: calze dai
colori chiari, spolverini e giacche a vento arancioni e gialli, shopping bag
e scarpe blu elettrico abbinate a cappotti scuri sul marrone. Infine non
posso non parlare di uno dei miei stilisti preferiti, Jean Paul Gaultier, che
quest’anno per il suo inizio freddo-stagione si ispira alla moda delle signore over40 del 1950. Cappotti gonfi, pieni, forme morbide, colori
caldi, si allontana dal solito unicolor che domina queste passerelle per
concentrarsi su un gioco di motivi e di abbinamenti fra sfumature e tessuti,
elegante e prezioso, per dare un tocco di unicità, come sempre aggiungerei, ai suoi capi sempre emozionanti.
Claudia Castaldo, 17 anni, Roma
LookSmart
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CLOTHES DON’T
MAKE A MAN...
BUT IT’S STILL A GOOD START
Total black
metropolitano
Il nero è elegante, metropolitano e
intramontabile:
dal giubbotto
ai pantaloni,
al pull.
Tutto collezione
Playlife. Foto
Carlo Miari
Fulcis.
TRA I TONI DEL BOSCO E L’INTRAMONTABILE
TOTAL BLACK, SPUNTANO ALCUNE NOVITÀ: I
COLORI FLUO GIÀ VISTI NEI MESI SCORSI, MA
REINVENTATI PER L’OCCASIONE
A
nche se con un po’ di ritardo
l’autunno è arrivato portandosi via la leggerezza e la
spensieratezza estiva.
Ci sono due modi per affrontare questa strana stagione
fatta di ritorni: il ritorno a
scuola, il ritorno nelle città caotiche e soprattutto il ritorno del
freddo! Il primo è quello di
chiudersi in casa, mentre il secondo, che è quello che preferisco, è quello di vestirsi
comodi e caldi senza dimenticare il buongusto. Nelle fashion week mondiali e nelle
sfilate uomo si è notato un ritorno alle origini dell’eleganza: niente esagerazioni e
niente stravaganze.
Quali sono i capi must di questa
stagione? Direi tre: la giacca, il
maglione a trecce o in stile lap-
pone e, per ultimo a non meno
importante, il capello!
L’importante è anche la scelta
del colore. I colori più visti sono
stati naturalmente il nero, il
verde bosco e tutte le tonalità
del marrone scuro ma anche i
colori fluo e accesi come il
giallo e il blu elettrico.
Come abbinarli? Il modo migliore è quello di mettere insieme varie nuances dello stesso
colore, oppure per i più stravaganti è quello di creare un colorblock (cioè abbinare capi di
colori shock), ma per non sbagliare mai io vi consiglio il total
black, elegante e easy.
La regola d’oro per i tessuti è
quella del mix and match
quindi vi basta una giacca in
fresco lana e un jeans ed il
gioco è fatto!
Into the wild!
Sui toni del bosco, si
sovrappongono strati:
calore e relax in piena
tendenza. Playlife outdoor. Foto Fabrica.
L’autore del pezzo
Sono Marco, 19 anni , e frequento la quinta del liceo linguistico di La Spezia. Sono un grande appassionato di moda ,
tanto da aprire un mio fashion blog http://apercevoirdunemode.blogspot.com/ e scrivere a LookSmart . Cos’è per
me la moda? Il mio modo di vivere, la mia arte ma soprattutto il mio veicolo di espressione. Per me la moda deve essere per tutti e deve essere uno strumento che aiuta a
sentirci a nostro agio in ogni situazione e luogo, facendo
trasparire la nostra personalità.
Giallo fluo
accende
l’autunno
Un bel maglione
giallo è attuale e
adatto a chi osa.
Bello questo di United Colors of Benetton. Foto Fabrica.
LookSmart
19
YOSHI’S TIPS
SMOKEY EYES: UN EVERGREEN
CHE NON TRAMONTA MAI...
Step 1:
• Base occhi (es Primer potion- Urban decay euro 20ca)
• Correttore: non deve essere troppo chiaro, altrimenti peggiorerete
solo la situazione
• Più le occhiaie sono scure, più caldo deve essere il correttore
(verso l’arancione)
• Velo di cipria trasparente (a piacere)
Step 2:
• Ombretto più chiaro nella parte più interna della palpebra
• Ombretto più scuro verso l’esterno
• Sfumare la zona di confine
Step 3:
• Sfumare l’ombretto verso l’esterno andando leggermente
IL TOCCO IN PIÙ
Per essere sicure dell’effetto “occhi di gatto”, aiutatevi con una piccola striscia
di scotch: rendetela meno appiccicosa attaccandola e staccandola sulla mano,
poi applicatela seguendo la linea delle ciglia inferiori (ma senza toccarle) e
sfumate l’ombretto in libertà, alla fine rimuovete con delicatezza lo scotch.
DO IT
YOURSELF
LA CAMICIA
BIANCA
DA UOMO?
MAI PIÙ SENZA
POTREBBE ESSERE ANCHE RUBATA DAL GUARDAROBA DEL VOSTRO
LUI (O DI VOSTRO PADRE) L’IMPORTANTE È CHE SIA IN UN COTONE
CONSISTENTE, MEGLIO SE STRETCH E UN PO’ ALLUNGATA SUI FIANCHI. ECCO DUE SOLUZIONI DISINVOLTE ED ELEGANTI: LA PRIMA INDOSSATA SUI PANTALONI CAPRI E CON SCARPE TACCO 12; LA
SECONDA SUI LEGGINGS CON CINTURA ALTA IN VITA
verso l’alto, e delicatamente verso l’interno, preoccupandovi di lasciare chiaro l’angolo più interno
LookSmart
20
BACKSTAGE
SUL SET PER UN GIORNO
DIVENTA ANCHE TU UNO DEI NOSTRI VOLTI! Iscriviti alla pagina fan
Looksmart. Anche la moda ha cervello su Facebook o scrivi all’indirizzo e-mail [email protected]
22
Novembre 2011
Teatro
INFOWEB
www.teatroeliseo.it
Giro d’Italia
Napoletango torna!
Al Teatro Eliseo dal 15 al
20 novembre torna Napoletango, musical latinonapoletano di Giancarlo
Sepe. Da non perdere.
Sul palcoscenico
con i miti
tempo di lettura: 12 minuti
Roma. In scena l’attrice che passò alla storia
Tutte le facce di Eleonora
Se non l’avete mai conosciuta, è tempo di incontrarla. Lo spettacolo di Scaparro racconta
Eleonora Duse in modo imprevedibile: da bambina prodigio a grande diva
di New York, il sole di San Francisco,
la pioggia e le ciminiere di Pittsburgh,
ma sempre la volontà, malgrado tutto,
di viaggiare, di conoscere e di sperimentare il nuovo, per poi tornare ogni
volta al suo vero amore: il teatro. Lo
spettacolo, che ha debuttato al Festival di Spoleto, coinvolge, trascina e ci
trasporta nel mondo privato di una donna forte e anticipatrice dei tempi.
“Tra i tanti documenti, le testimonianze, le lettere autografe, il materiale fotografico, i costumi, i quadri, i libri che
ho potuto vedere e conoscere grazie al
patrimonio unico della Fondazione
Cini e alla sua curatrice Maria Ida Biggi, ho scoperto per caso la foto di una
bellissima Marilyn Monroe, sorridente e sdraiata su un letto tra lenzuola candide. E alle sue spalle, in una parete volutamente disadorna, si vede solo
un’altra foto, teneramente incorniciata, quella di Eleonora Duse, come
qualcosa di sacro, da non dimenticare
mai, quasi per una necessità di prote-
Melusina, 19 anni
Francesco Mesiano, 17 anni
“E
leonora Duse è la più
grande attrice che abbia mai visto”, disse Charlie Chaplin. Fu lei ad ispirare
Anton Cechov, rendere popolare Henrik Ibsen, si servì delle teorie di Stanislavski per rivoluzionare la presenza dell’attore sulla scena e per affermarsi in una maniera unica nella memoria degli spettatori. Gabriele D’Annunzio, al quale fu legata da grande
passione e da una tormentata storia
d’amore, la rese la protagonista del suo
romanzo “Il fuoco”.
La Duse è stata un autentico mito del
teatro italiano a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, interpretando con la sua profonda sensibilità recitativa e la sua grandissima
naturalezza, opere di D’Annunzio,
Verga, Ibsen e Dumas.
Nata il 3 ottobre 1858 in una stanza
d’albergo di Vigevano dove la madre,
attrice girovaga, sostò per partorire,
muore a Pittsburgh sempre in una camera d’albergo. L’ultima notte a Pittsburgh di scena al teatro Piccolo Eliseo
dall’8 novembre è raccontata da Maurizio Scaparro partendo dal testo di Ghigo de Chiara ed affidando il ricordo alla
sensibilità di Anna Maria Guarnieri,
bravissima nel mostrare la Duse attraverso un alternarsi di ricordi e di sogni,
con l’eco dei testi e degli spettacoli a
lei più cari, ma soprattutto con il conforto di parole scritte durante tutta la sua
vita alle persone amate.
In scena circondata da pochi elementi, un baule da cui escono abiti e costumi, uno scrittoio e un letto, la Duse
viene ritratta in tutte le sue facce: fanciulla, primadonna, amante appassionata, donna d’affari, diva rovinata
dalla guerra e costretta alla tournée
americana. I primi amori, il cielo di Napoli, Asolo, gli incontri con Gabriele
D’Annunzio e Arrigo Boito, le lettere
sparse negli anni e nei viaggi, il grande affetto per la figlia Enrichetta, e poi
l’amore per l’Italia e per la sua lingua,
le vittorie, la solitudine, le delusioni,
le rivincite, la Parigi di Sarah Bernhardt
e via via i palazzi di Pietroburgo,
l’amore per Beethoven, la “crudeltà”
zione, di forza e di speranza. Mi ha
emozionato (non sorpreso) vedere
come quella star cinematografica, che
certamente appare tra gli esempi più resistenti nel tempo e vistosi di glamour e di successo mondiale, si sia scelta come icona amata quella creatura apparentemente fragile, quegli occhi vivissimi, quel volto dal sorriso malinconico. Eleonora Duse, figlia d’arte”.
(Maurizio Scaparro, dal catalogo della Mostra “Il viaggio intorno al Mondo di Eleonora Duse”).
Eleonora. Ultima
notte a Pittsburgh
di Ghigo de Chiara
regia Maurizio Scaparro
con Anna Maria Guarnieri
musiche a cura di Simonpietro Cussino
scene Barbara Petrecca
costumi a cura della Sartoria Farani
luci Gino Potini
Al Piccolo Eliseo Patroni Griffi
dall’ 8 al 20 novembre
In tournée. Il Mistero buffo di Paolo Rossi
Anche Gesù era un clandestino
Se Gesù tornasse oggi, in Italia, saremmo in grado di comprenderlo e seguire
i suoi insegnamenti? Una prospettiva laica delle Sacre Scritture ma allo stesso
tempo rispettosa, che vede di nuovo protagonista sul palco del Teatro Vittoria di
Roma il comico Paolo Rossi.
Dal 18 ottobre al 13 novembre,“Il Mistero Buffo nella versione pop 2.0” torna a grande richiesta dopo il grande successo del marzo scorso: un riadattamento-omaggio al maestro Dario Fo,
con il quale Rossi ha debuttato nel 1978
in Histoire du Soldat.
Oltre al celebre comico, faranno la loro
apparizione sul palco il musicista-attore
Emanuele Dell’Aquila, l’attrice Lucia
Vasini e il manichino Goran, simbolo
della clandestinità e dello sfruttamento nel nostro Paese. Perché anche Gesù
era un clandestino, ed è stato perseguitato e poi giustiziato prima d’esser
venerato.
Lo spettacolo provoca già dal primo secondo risate incontenibili: a partire
dall’ingresso di Rossi e Dell’Aquila ve-
stiti da frati, rispettivamente Fra Inteso
e Fra Stornato, seguirà una storia tragicomica sulle ingiustizie medievali viste
dagli occhi di un giullare con un passato
pieno di disgrazie al quale Cristo ha fatto il dono più grande, quello della risata.
Una storia su come si diventa un comico, sulla “vera” Sacra Famiglia e sul
povero personaggio di San Giuseppe
(“Dimmelo ancora, Maria, che voglio
sentirmi più tranquillo: hai visto una
grande luce, e poi?”). Una serie di metafore e allegorie dove la finzione s’intreccia con la realtà, il passato con le vicende di cronaca del presente, in un momento come il nostro dove fatichiamo
a comprendere cosa sia vero e cosa no,
cosa faccia più ridere tra le battute dei
comici e le promesse istituzionali.
Anche oggi l’obiettivo dello spettacolo è di tipo politico, come lo era nel 1969
con Fo e la sua prima rappresentazio-
ne in un garage milanese: non siamo certo nel periodo storico della contestazione
giovanile, degli inizi degli anni di
piombo e della guerra nel Vietnam, ma
viviamo in un’epoca in cui difendere i
valori significa sopravvivere, in cui gli
studenti manifestano per il proprio futuro e in cui la guerra è diventata non
un avvenimento storico e concreto,
ma qualcosa di più intrinseco e intimo
che ormai ci appartiene.
Un’occasione per ridere, per rilassarsi
e divertirsi, ma anche per riflettere, per
comprendere gli errori del passato e impedirne il ritorno e, perché no, per trovare individualmente un mistero buffo
in qualche remoto angolo della strada
o della nostra vita su cui meditare.
Lo spettacolo finisce con la “preghiera laica del comico”, un ringraziamento-critica a Dio su tutto quello che ancora c’è da fare e da cambiare nell’uomo. E la richiesta di un favore, di tipo
personale: “Signore, salutami il dottor
Monicelli, se lo incontri”.
Chiara Cacciotti, 20 anni
23
Novembre 2011
INFOWEB
www.archivolto.it
www.teatrostabilegenova.it
A La Claque, 11/11
I Rebis, ospiti di Radio
Jeans, venerdì 11 novembre alle 22.30 presentano
il loro album Naufragati
nel deserto.
Al Teatro della Tosse, 25-26/11
Hamlice - saggio sulla fine di una civiltà
Da Amleto ad Alice nel Paese delle Meraviglie, dalla tragedia del potere nel chiuso di un palazzo all’anarchia di
Carroll, al suo mondo alla rovescia e ancora oltre, in un
viaggio di cui non si conosce la fine.
tempo di lettura: 10 minuti
Genova. Noi, spettatori speciali
Dietro le quinte del “Tinello”
Il Teatro dell'Archivolto apre le porte delle prove generali dei suoi spettacoli ai redattori di
Radio Jeans e Zai.net: si parte con l’ultimo lavoro di Francesco Tullio Altan
Isabelle
Gigli Cervi,
19 anni
i siamo assuefatti a tutto: perfino a essere italiani.”
Francesco Tullio Altan, forse conosciuto ai più solo come Altan: noto
come autore di vignette satiriche che
vogliono rappresentare persone comuni – pubblicate su diverse testate
giornalistiche (L’Espresso, Panorama
e, ultimamente, La Repubblica) – il disegnatore ha creato anche personaggi molto conosciuti, quali la celeberrima Pimpa – la cagnolina a pois rossi – Kika, Kamillo Kromo, l’operaio
metalmeccanico comunista Cipputi e
parodie di grandi della Storia (Cristoforo Colombo, Giacomo Casanova e S. Francesco d’Assisi).
Ma non bisogna tralasciare la sua formazione di scenografo e sceneggiatore, che lo ha portato a collaborare più
volte con cinema e televisione, nonché con il Teatro dell’Archivolto di
Genova. Tutto è iniziato nel 1998,
quando ha cooperato per la realizzazione sia di spettacoli per l’infanzia
(Pimpa, Pimpa Cappuccetto Rosso,
Pimpa sogni d’oro, Il circo di Pimpa
e Kamillo e il libro magico) che di rappresentazioni per il pubblico adulto
Foto di Bepi Caroli
“C
Tinello italiano, al teatro dell'Archivolto fino al 12 novembre
(Cuori pazzi, Cipputi, Cronache del
Bel Paese). E quest’anno la “vecchia
amicizia” continua.
Debutta infatti, in prima assoluta a Genova, per la regia di Giorgio Gallione, “Tinello italiano”, in scena dal 26
ottobre al 12 novembre, coproduzione del Teatro dell’Archivolto con il
Teatro Stabile di Genova, «In collaborazione per la terza volta – spiega
Pina Rando, direttrice del teatro con il brillante vignettista e scrittore
di aforismi, questa volta impegnato a
delineare personaggi catatonici, del tinello italiano appunto, che a fatica si
smuovono dalle poltrone, bloccati da
inedia e depressi di fronte alla tv».
Oltre a quella con lo Stabile, inizia anche un’altra importante collaborazione del Teatro dell’Archivolto: quella
con Zai.net e Radio Jeans. È in corso,
infatti, un progetto che consente agli
studenti di partecipare alle prove generali degli spettacoli di produzione,
Ruzante. Al teatro della Corte
Metti una donna con tre uomini
Il Ruzante ci porta in un viaggio all’interno dell’animo umano con Moscheta, produzione del Teatro Stabile
di Genova, in scena da martedì 15
novembre alla Corte.
La regia di Marco Sciaccaluga avrà il
compito di reinterpretare la licenziosità di una storia già di per sé scabrosa, come quella di una donna alle
prese con tre uomini.
Ad una comicità tagliente ed efficace, coeva alla machiavelliana
“Mandragola”, si va ad aggiungere
anche l’interpretazione di Tullio Solenghi, un grande del teatro italiano
di oggi. I presupposti per una serata di
divertimento, quindi, ci sono tutti:
difficilmente lo spettatore potrà dimenticare le psicologie di certi personaggi.
«Ruzante porta in scena la gioia disperata delle gente comune, l’ipocrisia e la spocchia dei potenti, la costante ingiustizia», queste le parole di
Dario Fo, in occasione del suo spettacolo sulla vita del Ruzante, nel quale
si possono riconoscere temi come
l’“ipocrisia” e l’“ingiustizia”, niente
affatto obsoleti fino ai giorni nostri.
Uno spettacolo consigliato anche ai
ragazzi: il Ruzante, infatti, è un autore
a cui, di solito, viene dedicato molto
poco all’interno dei programmi scolastici. Questa diventa un’occasione
per apprezzare qualche altro esempio di teatro cinquecentesco, oltre alla
classicissima “Mandragola”, in una
comicità che nella interpretazione diretta da Marco Sciaccaluga, dovrà andare di pari passo con quella dei
giorni nostri per saper dialogare con
attori noti al pubblico come Tullio
Solenghi, Maurizio Lastrico, Barbara
Moselli ed Enzo Paci.
Andrea Boutros, 18 anni
prima della loro messa in scena. Un
modo per gettare uno sguardo dietro
alle quinte, assistendo a tutto l’allestimento dell’apparato scenico, alle direttive del regista e ai suggerimenti degli attori. Una grande opportunità per
far avvicinare i giovani al teatro e per
ricordare loro che la scena non è solo
finzione, ma è anche un potentissimo
strumento di riflessione, che rappresenta sul palcoscenico ciò che si verifica nella vita di tutti i giorni e che,
molte volte, non si ha il coraggio di denunciare.
In questa prima occasione abbiamo potuto conoscere i nove attori in scena:
Massimo Mesciulam, Melania Genna,
Simona Guarino, Rosanna Naddeo, Sarah Pesca, Mauro Pirovano, Vito Saccinto, Giorgio Scaramuzzino e Beatrice
Schiros, tutti diplomati alla scuola di
recitazione dello Stabile. Attraverso
monologhi, brani vivaci, dialoghi canzonatori e storie curiose danno vita ad
uno spettacolo che vuole porre chi
guarda di fronte ad uno specchio della realtà, per farlo riflettere sul mondo che lo circonda, in un continuo alternarsi di finzione scenica e lucida riflessione sull’attualità. (- Disoccupazione in aumento, onorevole! – Porco
cane, ma non invecchiano mai?) Altan
sceglie l’ottica del nucleo familiare, ricercando in esso squarci della vita di
tutti i giorni, dai dialoghi di padre e figlio sul divano davanti alla tv (- Babbo, tu non mi conosci. – Chissà cosa
mi perdo.), alle battute pungenti tra moglie e marito seduti a cenare (- Fatti forza Maria, che il capitalismo sta agli ultimi spasimi. – Sono sette anni che me
lo dici all’ora di cena, Giggi.) Uno
spettacolo bizzarro e pungente, nel quale comicità e amarezza si fondono insieme, nel tentativo di raccontare
un’Italia che trova nella risata un efficace strumento per combattere l’amarezza della realtà.
“Anche se oggi in Italia tendenzialmente si crede che con la cultura non
si possa vivere, in realtà non è così. La
lettura, l’istruzione, la curiosità, anche se non sfamano, sono gli unici
strumenti che possediamo per non essere assoggettati.” (Pino Caruso, al
termine della rappresentazione de “Il
berretto a sonagli”, Marzo 2011)
24
Novembre 2011
Musica
Fenomeni
INFOWEB
http://www.blindfoollove.it/
https://www.facebook.com/blind.fool.love.official
In attesa dei Tokyo Hotel
La band tedesca sta
registrando a Los
Angeles il nuovo
album atteso per la
prossima primavera
Le nostre scelte
di novembre
tempo di lettura: 5 minuti
Novità. L’amore in tour
“Vogliamo ringiovanire il rock!”
I Blind Fool Love ci parlano del loro ultimo album e dei loro progetti
Federica Gallo, 19 anni
Chiara Colasanti, 22 anni
I
l 27 settembre è uscito il nuovo
album dei Blind Fool Love, gruppo
giovanissimo che ha saputo conquistare un vasto pubblico, giovanissimo anche lui perché, come ci ha
detto il cantante e fondatore del
gruppo, Tommaso Sabatini, durante
la nostra chiacchierata, «un 35enne
non seguirebbe un gruppo formato
da persone tanto più giovani di lui,
non perché non siano bravi, ma per
un discorso di confronti e punti di riferimento. Il nostro pubblico è for-
mato prevalentemente da ragazzi
molto giovani (anche perché siamo
figli di Internet!), ma stiamo arrivando anche a colpire l’attenzione di
persone più adulte».
Da quanto tempo state lavorando
alle tracce di questo album e cosa
avete voluto trasmettere a chi
ascolta, magari non solo una volta,
le vostre canzoni?
«Come hai giustamente detto tu pensiamo che il nostro album sia meglio
ascoltarlo più di una volta, almeno
alcuni pezzi: non è un album di facile
ascolto. Lo definiamo il nostro
“primo Greatest Hits”: è l’insieme di
tutte le canzoni che abbiamo prodotto
in questi due/tre anni. Vogliamo portare in Italia un po’ di rock, facendo
rivivere quello che è
morto: si parla sempre
di underground, di nicchia, e stiamo cercando di farlo arrivare alla maggior
parte delle persone!».
Vi invitiamo a
scoprirli online
(e non solo. A
fine dicembre
dovrebbe iniziare il loro
tour: non
lasciateveli
scappare!).
Questa band (nata
grazie ad una chitarra
regalata il giorno della prima
Comunione!) ha mutuato il suo
nome da un verso di Shakespeare che descrive a pieno è il
loro punto di vista sull’amore che, inevitabilmente, finisce nelle loro
canzoni. Stiamo parlando di tre ragazzi che,
pur apparendo un po’ tetri ad una prima occhiata, non sono assolutamente depressi né
tanto meno problematici, ma hanno tanta voglia di comunicare in musica quello che provano e,
soprattutto, quello che arrivano ad immaginare.
25
Novembre 2011
Musica
Big
INFOWEB
www.negrita.com
tempo di lettura: 8 minuti
A tre anni da Helldorado, il ritorno aggressivo dei Negrita con un disco pieno di speranza
Soffia il vento del cambiamento
Dannato Vivere è l’ultimo album della band toscana, nato durante un viaggio negli States.
Li abbiamo intervistati per voi a Milano
Alessandro Bai,
19 anni
H
anno girato tutto il mondo
perché, come amano definirsi loro,
sono degli esploratori. Dopo aver toccato Brasile, Argentina, Spagna,
U.S.A, i Negrita tornano a casa per
presentare il nuovo album Dannato
Vivere (Universal music).
Partiamo dal titolo del vostro album, perché Dannato vivere?
«Dannato Vivere esprime come
l’esperienza della vita, nonostante
comporti dolore, sia meravigliosa. È
un disco pieno di riflessioni sui momenti mancati e sui desideri da realizzare, ma offre anche una visione
di questo momento
di crisi mondiale.
Stiamo andando
verso
un’apocalisse, ma
ci vogliamo
negare
questo termine. Abbiamo abbandonato l’atteggiamento di
invettiva, presente negli altri
dischi. Ora è
superfluo perché tutti siamo
toccati da questa
crisi. Ecco, a
questo vento negativo noi opponiamo un soffio di
positività. In questo
momento i media e la
comunità artistica devo-
no responsabilizzarsi e occuparsi di
fermare questo tornado di negatività. Non può essere un’utopia, si comincia a percepire un vento di cambiamento. Vogliamo rivolgerci alla
gente comune, dobbiamo partire dal
basso e risvegliarci da questo torpore perché ci sono le possibilità di pianificare qualcosa».
Un passo indietro: la progettazione dell’album, iniziata in Texas.
Come mai questa location?
«La scelta della location è stata casuale: ci trovavamo già in
America, ma non è stato
un viaggio di quelli
che scava un solco
profondo, come i
precedenti. Poi,
per coincidenza, siamo finiti
sul Rio Grande,
una frontiera
naturale che divide il
Terzo mondo da quello occidentale.
Una zona di attriti che noi abbiamo
vissuto in pieno. Il nostro studio si
trovava in un ranch, in un’area dove
la gente gira armata. È stato un viaggio simbolico perché ci ha staccato,
ma non troppo, dagli ultimi dischi e
perché siamo partiti dalla terra di confine rispetto a quella di Helldorado.
Un viaggio che però non ha condizionato la musica, piuttosto i testi.
Città come Nashville e Memphis sono state molto
deludenti, ormai
sembrano dei
musei.
Manca
quell’energia, la pulsazione che
abbiamo
trovato in
Brasile e Argentina, e per questo il nostro
disco sul piano musicale non pesca
dall’America».
Allora i diversi suoni proposti nell’album di cosa sono figli?
«Della memoria, che vuole essere
contemporanea e cercare di tirar via
la polvere. Era naturale portarsi dietro qualche “batterio” di Helldorado,
mescolato però con quel sound inglese degli anni ‘70-‘80 che rappresenta forme di musica per noi irripetibili. Abbiamo aperto gli armadi della musica che ci ha
cresciuto».
Lo street video Fuori
controllo
con Tognazzi come è nato?
«Sono dieci anni che Tognazzi ci
martella per partecipare a un nostro video, ed è nato così, nel segno dell’amicizia, ed è fiorita una bella esperienza. È nato tutto da una delle nottate insonni di Drigo. Abbiamo dovuto
improvvisare molte cose in giro per
Milano e fare i conti con un budget
quasi nullo. Abbiamo girato con macchine a mano, in dieci ore e decidendo molte cose sul momento. Che se ne
parli per noi è davvero una figata, perché dire che un video è costato zero in
un momento del genere è incoraggiante. L’arte di arrangiarsi è una risorsa che stiamo trascurando».
Il vostro tour attualmente prevede sei date invernali. Avete già
pianificato una tournée estiva?
«No, in questo momento non
abbiamo progetti per l’estate,
ci sono queste sei date che ci
occupano la testa perché
sono location
importanti.
Dovremo avere un’attenzione particolare in
modo da
fare uno
show che ci
rappresenti. Vogliamo mantenere la natura dei
Negrita nei
confronti
della gente,
continuare a
farla uscire
dai concerti col
sorriso in faccia, pur affrontando anche arFoto di Alessio Pizzicannella
gomenti pesanti».
26
Musica
Novembre 2011
Metamorfosi
INFOWEB
http://www.myspace.com/sicktamburo
tempo di lettura: 11 minuti
Underground. Gian Maria Accusani, dai Prozac+ ai Sick Tamburo
So che sai che un giorno cambierà
Quando l’uomo chiede A.I.U.T.O. è la musica che risponde
Maria Caterina
Temperini,
18 anni
L’
accento, inconfondibilmente
del nord, è quello di “GM”, all’anagrafe Gian Maria Accusani, noto ai più
come chitarrista, cantante e compositore dei Prozac+, uno dei gruppi più in
voga dell’underground nostrano. Lo incontriamo, però, per i Sick Tamburo, di
cui è membro insieme ad Elisabetta
Imelio, già componente Prozac.
Il 4 novembre è la data ufficiale dell’uscita del nuovo album, A.I.U.T.O.
Stato emotivo attuale?
«Non vediamo l’ora! Sono mesi e mesi
che lavoriamo sul disco e siamo impazienti di vedere il risultato e le reazioni
del pubblico!».
In base a cosa avete scelto il singolo?
Forse perché “E so che sai che un
giorno cambierà” è il pezzo più orecchiabile dell’album?
«In realtà, ci è stato consigliato dalla
nostra etichetta, La tempesta dischi. A
loro è piaciuto molto perché è un pezzo
che appare subito diverso dal resto del
disco e, proprio perché si differenzia
dall’album, lo abbiamo scelto per promuovere A.I.U.T.O.».
I Sick nascono dalle ceneri dei Prozac+ o si tratta di un progetto parallelo intrapreso solo da Gian Maria ed
Elisabetta (due dei tre componenti
T
ALENTI
originari dei Prozac+, ndr)?
«Non ci sono, per ora, le ceneri dei
Prozac. Siamo fermi, ma non si è ancora parlato di fine! I Sick, semplicemente, sono un progetto parallelo».
Per cosa sta “Sick Tamburo”?
«Nulla di particolare. Mi intrigava quest’accostamento di termini:
Sick, malato in inglese, e Tamburo. Era il nome
che avevo scelto
per un altro progetto musicale,
ma poi è piaciuto così
tanto a Elisabetta
che di fatto ha costituito il nome
del nostro duo.
Tamburo malato,
niente più!».
A.I.U.T.O
contiene
quattro
tracce cantate da Gian
Maria. In base a
cosa decidete chi
dei due canta?
«Di norma io
scrivo ed Elisabetta
canta.
Dunque, quando
compongo, lo
faccio pensando a lei,
scrivendo
testi
che
possano adattarsi alla sua voce. Può accadere, però, che, canticchiando i testi
per buttarli giù, mi accorga che stanno
meglio con la mia e decida di cantarli
io. Non c’è una regola fissa, seguiamo
l’istinto; si adattano perfettamente alla
sua voce? Bene, li canta
lei. Altrimenti subentro io…»
Tantissima
attualità in
A.I.U.T.O:
sfogo personale
o
tentativo
di presa sul pubblico, specie sulle
nuove generazioni?
«Non si scrivono mai canzoni e album
per cercare di far presa, o almeno spero
che così non facciano gli altri. È una
considerazione rispetto a come stanno
andando le cose nel mondo. A.I.U.T.O
è un puzzle di storie che vedono l’uomo
come protagonista. L’uomo che fa
sempre gli stessi sbagli, che provoca
i soliti mali e poi chiede di essere
aiutato. Ecco, in questo
senso A.I.U.T.O.».
Le esperienze raccontate nell’album le avete
vissute sulla pelle?
«Nel disco c’è di tutto:
esperienze personali o
vissute passivamente
perché ci siamo ritrovati
ad essere vicini ad una
persona impigliata in
questo o in quell’altro
problema; storie raccontate o viste, ascoltate:
un miscuglio eterogeneo di tutto questo».
In quella televisione che voi definite, a giusto titolo, pericolosa
e dittatrice dei
must e dell’etica di
comportamento sociale, c’è almeno
un programma che seguite?
«Onestamente non ne possiedo nemmeno una. La guardo molto poco e se
mi succede è perché sono in casa d’altri, non ho questo gran rapporto con la
televisione, ecco. Ed è questo distacco
che mi ha permesso di assumere un
punto di vista oggettivo, necessario per
comporre il pezzo. Probabilmente, se
fossi in possesso di una televisione, ne
sarei “drogato” anche io e non potrei
fare certe considerazioni; distaccandotene, ti rendi conto dell’infinità di modi
alternativi con cui puoi sfruttare quel
tempo. Con questo non voglio dire che
attualmente non venga trasmesso nulla
a cui valga la pena dare un’occhiata,
semplicemente… non posso saperlo!
E non mi interessa».
Per il pezzo “Si muore di AIDS nel
2023”, oltre che all’attualità, vi siete
ispirati alla nota poesia di Martha
Medeiros “Lentamente muore”,
quella che è stata vittima del caso di
falsa attribuzione a Neruda.
«Per l’ispirazione di quel pezzo ci è
bastato guardarci un po’ intorno, fare
una considerazione sull’attualità e riflettere sul fatto che, pur essendo così
avanti nel tempo e nel progresso, c’è ingiustizia ovunque. Unica consolazione,
o rammarico, è che non importa quale
sia la nostra occupazione, il nostro
grado sociale, c’è una cosa che non riusciremo mai a contrastare. Banalizzando, belli e brutti, ricchi e poveri, ci
attende un’unica fine.
Minoranze in musica
Yann Tiersen a Bari
Arriva ad Udine il 19 novembre il Liet International, festival dedicato alla musica nelle lingue minoritarie d’Europa. Giunta alla sua ottava edizione, la kermesse nata nei
Paesi Bassi dalla minoranza frisona si svolgerà in Friuli con
il sostegno, fra gli altri, della storica Radio Onde Furlane.
Dal 4 al 26 novembre a Bari la ventiseiesima edizione di
Time Zones, la rassegna che ha visto debuttare sul suo palcoscenico grandi maestri e artisti originali, dedicata quest’anno
al pianoforte. Tra gli ospiti in programma, Yann Tiersen, autore delle colonna sonora de Il favoloso mondo di Amelie.
In vetrina
Di cosa avete bisogno?
Ma degli A Classic
Education!
Gli A Classic Education presentano il
loro album di debutto Call it blazing, uscito
il 25 ottobre per La Tempesta International, distribuito da Venus. L’album è la
conclusione di un percorso che li ha portati nel Canada e negli States, dove la rivista americana “Spin” li ha riconosciuti
come band rivelazione dell’anno al South
By South West, mega festival di Austin.
Scritto a Bologna, ma registrato a Brooklyn, questo cd, con le sue 12 tracce suonate in maniera coinvolgente e decisamente
esemplare,
saprà
come
conquistarvi, con le sue sonorità irresistibili. Fidatevi di noi: questo gruppo merita
assolutamente la vostra attenzione!
27
Novembre 2011
Libri
Libero chi legge
INFOWEB
www.zai.net
Da leggere, da scartare,
da spizzicare
Romanzo cult. La vita agra dei giovani milanesi
Lo scrivi sì o no il tuo
romanzo erotico?
Marzia Mancuso,
19 anni
L
Lo chiedeva qualcuno nei
versi di una delle prime canzoni dei
Baustelle: era il 2000 e Francesco
Bianconi, leader del gruppo toscano,
ancora non portava i baffoni a manubrio.
Undici anni dopo, un Bianconi stavolta baffi munito ha scritto il suo
romanzo.
Il regno animale (Mondadori) mi ha
causato qualche perplessità.
La prima è che a scriverlo è stato uno
che di mestiere fa il musicista e a
questi salti dall’ambito musicale a
quello letterario si assiste in genere
con qualche sospetto.
La seconda è che sono una fan accanita dei Baustelle, da urletti concitati
sotto il palco per intenderci, e ciò potrebbe alterare il mio spirito critico.
Proverò ad operare una compensazione tra le due per fornire un parere
obiettivo.
Non si può dire che sia l’opera del se-
colo, ma di certo è ben
scritta.
Romanzo “milanocentrico” e in parte autobiografico, racconta di
Alberto, arrivato a Milano dalla provincia toscana, attirato da un lavoro precario. Vorrebbe
fare lo scrittore, o almeno il giornalista fighetto. E ha dei problemi di erezione. Susi è
bella e magra, vorrebbe
volare via da quel puzzo
di piscio, hashish, benzina, cocaina bruciata e
Chanel numero 5 e i milioni di essenze del
piano terra della Rinascente. Nel frattempo si taglia il corpo
con una lametta. Sandro da bambino
pescava le rane con Alberto. Lui è rimasto in provincia, è molto ingrassato, è in cassa integrazione e sta
ubriaco di Fernet al bancone del bar.
Francesco, cantante di una band indie
di successo, è l’unica vittima di un attentato in una festa alla moda nella
quale si sentiva pure un po’ a disagio.
“Io pensavo che il mondo così concepito con questo
super-cadere super-morire il mondo così fatturato fosse
soltanto un io male sbozzolato fossi io indigesto male fantasticante male fantasticato mal pagato”
Il tuo tempo, come lo definivi un “usuraio atroce”, è terminato. Dal tuo eremo veneto di Pieve di Soligo, luogo
di dolci colline, hai scritto versi indimenticabili, capaci
di farci ritrovare un senso. I tuoi novant’anni non ti avevano tolto la forza di lottare e, recentemente, avevi
espresso tutta la tua indignazione ribaltando una lode al
creato scritta da Metastasio nella critica ironica dei
versi riportati qui sopra.
Caro vecchio partigiano, grande poeta visionario, ti sei
battuto per l’integrità dei paesaggi resi ormai marginali dalla cementificazione. Per te che al centro delle tue
poesie mettevi la natura, ogni scempio era destabilizzante per la psiche dell’uomo e per le comunità.
Ti ricorderemo leggendoti ad alta voce, non solo a scuola
nelle antologie che sanno di stantio o nelle analisi testuali
che ti trasformano in un compito in classe; non ti piacerebbe. Per chi non ti conoscesse, riportiamo l’inizio di una
delle tue più belle poesie, invitandolo a cercare il resto.
Virginia Lupi, 17 anni
I consigli del libraio
Loretta Cavallaro, Mind, Roma
LA FINE DEL
MONDO STORTO
banale
Di Mauro Corona
Un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti il petrolio, il carbone e l’energia elettrica. Gli uomini infreddoliti e spaventati si guardano l’un l’altro e il terrore
stringe i loro cuori. E ora come faranno? Un libro catastrofista, prevedibile, ripetitivo. E poi perché voler tornare
a un passato arcaico che non è stato né migliore né felice?
LA SFURIATA DI BET
coinvolgente
Di Christian Frascella
Bet non è bella ma fa tipo. È appassionata, grintosa e ha
una lingua corrosiva. Ripete il terzo anno di liceo e abita
in Barriera di Milano, periferia torinese. Dopo il fortunato
esordio con Mia sorella è una foca monaca per Fazi editore, ecco il suo secondo libro, un ritratto vero e spietato,
non solo del mondo degli adolescenti. Da leggere subito.
NELLA TESTA DI
STEVE JOBS
Le loro vite sprecate si toccano a Milano.
La fauna urbana si racconta, talvolta
in modo grottesco, componendo un
ritratto ironico della società. Curioso
l’uso delle note, che si dilungano
sfuggendo alla logica della trama: “il
libro stesso è un animale, è come se
volesse ribellarsi alla lettura”, ha spiegato l’autore.
Andrea Zanzotto
Ci mancherai, poeta eremita
ancora indignato
Novità
Chi è il popolo? Cosa significa
governare? Nel nuovo libro Democrazia in meno di 100 pagine Gherardo Colombo spiega
i valori e le regole del gioco.
Sì, ancora la neve, (La beltà, 1968)
“Ti piace essere venuto a questo mondo?”
Bamb.: Sì, perché c’è la STANDA”.
Che sarà della neve
che sarà di noi?
Una curva sul ghiaccio
e poi e poi… ma i pini, i pini
tutti uscenti alla neve, e fin l’ultima età
circondata da pini. Sic et simpliciter?
E perché si è – il mondo pinoso il mondo nevoso perché si è fatto bambucci-ucci, odore di cristianucci,
perché si è fatto noi, roba per noi?
E questo valere in persona ed ex-persona
un solo possibile ed ex-possibile?
Hölderlin: “siamo un segno senza significato”:
ma dove le due serie entrano in contatto?
Ma è vero? E che sarà di noi?
E tu perché, perché tu?
E perché e che fanno i grandi oggetti
e tutte le cose-cause
e il radiante e il radioso?
(...)
attuale
Di Leander Kahney
Dagli anni Settanta a oggi Steve Jobs ha rivoluzionato
l’informatica, il cinema d’animazione e la musica digitale,
riuscendo a trasformare le proprie creazioni Apple II, Mac,
Pixar, iPod, iTunes, iPhone, non solo in campioni di vendite, ma in veri e propri oggetti di culto. Un libro con tantissime notizie e curiosità su un genio dei nostri tempi di
cui si è parlato a lungo dopo la sua scomparsa.
Sul sofà
a leggere i giovani scrittori
REBEL
scontato
Di Alexandra Adornetto (classe ‘92)
È un urban fantasy il romanzo d’esordio della diciannovenne
scrittrice americana, ambientato in un liceo a Venus Cove
dove avvengono una serie di tragedie. Bisogna correre ai ripari mandando in città tre angeli. Romanzo adatto solo ai romantici con uno stile piacevole e scorrevole. Per gli altri, una
lettura inutile: personaggi di scarso spessore, storia d’amore
banale.
COSE DA SALVARE
IN CASO DI INCENDIO
leggero
Di Haley Tanner (classe ‘82)
Un romanzo che parla del delicato amore tra due bambini
russi trapiantati a New York. La storia è una dolcissima fiaba
d’amore, una fiaba moderna però, che parla di traumi infantili, di solitudine, di immigrazione, di amicizia e di piccoli misteri sullo sfondo di una Brooklyn degli ebrei russi.
Ben scritto, fresco, una lettura tutto sommato piacevole.
THE TIGER’S WIFE
interessante
di Tea Obreht (classe ‘85)
Le guerre balcaniche degli anni Novanta trasportate sulla pagina attraverso racconti allegorici e fiabe. Ambientato in un
imprecisato Stato dell’Europa orientale è un libro pieno di
saggezza, frutto di una vivida immaginazione, di un realismo
magico e ispirato alla cultura popolare, senza dimenticare le
fredde e dure realtà della morte, della perdita e della guerra.
Negli Usa ha spopolato. Vale la pena impegnarsi a leggerlo
in inglese.
28
Novembre 2011
Cinema
INFOWEB
www.zai.net
Maestri
Paranormal Activity 3
Terzo film che ci mostra la
protagonista dei primi due
capitoli Katie da giovanissima, alla fine degli anni
Ottanta. Brividi assicurati.
Grande schermo
e dintorni
tempo di lettura: 8 minuti
Pupi Avati. Viaggio nel cuore delle donne
Le ragazze del secolo scorso
Arriva nelle sale l’ultimo film del regista emiliano: un tuffo nel passato per riscoprire
l’Italia degli anni Trenta e le sue straordinarie donne
Foto di Andrea Catoni
Kalliroi,
18 anni
P
rima metà degli anni Trenta: in una
cittadina di campagna dell’Italia centrale il figlio di una famiglia contadina
si innamora, ricambiato, della bella
Francesca, figlia di ricchi proprietari
terrieri, che vogliono invece sistemare
le due sorelle più bruttine… L’ultimo
film di Pupi Avati parte da qui, per dipingere l’affresco di una generazione di
donne abituate a soffrire. A raccontarcelo è proprio il regista emiliano.
La storia del suo ultimo lavoro, Il
cuore grande delle ragazze, prende
spunto da una vicenda autobiografica, dai racconti dei suoi nonni.
Quale Italia ne viene fuori?
«Tutto ciò che racconto, le parti che
sembrano eccessive, che possono apparire più frutto della mia fantasia che
della realtà, sono invece quelle più vere.
Parlo del tipo di donna di quegli anni e
del suo rapporto affettivo con la persona destinata ad essere suo marito e
che nel 99% dei casi lo sarebbe stato
per tutta la vita. Era un rapporto sbilanciato ed era ingiusto il modo di comportarsi degli uomini verso le loro mogli, anche quello di mio nonno. Le
donne erano rassegnate, avevano un
cuore grande, direi immenso, riuscivano a sopportare il tradimento, mentre
l’uomo si autogiustificava».
Perché le ragazze hanno un cuore
grande?
«Le ragazze hanno un intuito, una sensibilità, un cuore più grande degli uomini, per il fatto che generano la vita, la
conoscono di più e meglio».
Cesare Cremonini come protagonista del suo film. Come se l’è cavata
nei panni dell’attore?
«Straordinariamente bene, sono entusiasta. Cremonini non è solo un cantante molto dotato e autore di belle canzoni. Se attori si è e non si diventa,
Cesare lo è, ha la qualità della naturalezza. Malgrado la sua inesperienza totale, in un film in cui recita il ruolo di un
personaggio che non ha niente a che
fare con lui, se ne è appropriato, l’ha
fatto diventare totalmente se stesso».
Micaela Ramazzotti in una scena del film
Horror padano
Quel brivido
che piace a tanti
Alzi la mano chi non ama sotto
sotto lasciarsi toccare le vertebre dai
polpastrelli freddi della paura ed eccitarsi con la vertigine di sensazioni
estreme? Il successo della saga Paranomal Activity insegna: è un fenomeno che incassa perché piace.
Ma forse non tutti ricordano che il
nostro Pupi Avati è un grande
maestro dell’horror gotico che ha
sperimentato con abilità e successo
il genere già negli anni Settanta. In
molte delle sue opere indaga proprio il sentimento della paura.
Sentimento provato e sviluppato
durante l’infanzia (lo dice lui
stesso) vissuta lontana dalla natia
Bologna, sfollato di guerra, nelle
campagne emiliane. E le fantasie
mostruose e torbide nascono dalla
fertile mentalità dei contadi emi-
liani e romagnoli, inesauribili fucine
di paure e secolari tramiti di ataviche
credenze e superstizioni.
Le immobili e placide campagne assolate, le acquose propaggini del delta
del Po, e gli umidi e ombrosi boschi
dell’Appennino diventano gli scenari
di film che nulla hanno da invidiare
ai recenti successi americani. Con La
casa dalle finestre che ridono, indiscusso cult movie, Avati inaugura il filone del gotico padano, trasfigurando
i propri luoghi d’infanzia fino a renderli fabbriche di terrore, contenitori
di ossessioni e raccapriccianti segreti.
Bellissimi il colpo di scena conclusivo
e il finale sospeso. All’origine un episodio grottesco della cronaca emiliana
anni venti. La storia narra l’arrivo di
Stefano, un restauratore, in un piccolo centro del ferrarese, per lavorare
su un affresco di una chiesa. Ma dietro l’affresco si cela un mistero in-
quietante e mortale. Il film è bello,
ben realizzato, pulito e vi consigliamo di ripescarlo e godervelo in
poltrona dopo aver allacciato bene
la cintura di sicurezza!
E, se volete conoscere un altro bel
film della produzione horror di
Avati, procuratevi Zeder del 1983.
Ne sono protagonisti Gabriele
Lavia e Anne Canovas. Il film è
stato distribuito oltre un anno
prima che l’autore statunitense Stephen King desse alle stampe il suo
romanzo Pet Sematary, la cui trama
ha il proprio punto focale in comune col film di Avati. Il tema dei
morti viventi è trattato con originalità, allontanandosi dal filone
Zombi di Romero e Argento mescolato alla trovata di una società
segreta che si occupa di lavorare e
studiare il ritorno in vita dei morti.
Scusate se è poco.
Per la realizzazione del film avete
coinvolto anche i giovani delle accademie di recitazione e scenografia.
Come è stata questa esperienza?
«Per i giovani dell’accademia di Macerata è stata molto positiva, adesso sanno
che cosa li aspetta. Ma i nostri set, devo
precisare, sono un po’ particolari: facciamo cinema con un atteggiamento un
po’ più familiare e rassicurante di quanto
non si faccia altrove, quindi, l’idea che
ne hanno tratto è in realtà un po’ più rosea rispetto alla professione di tutti i
giorni. Ora comunque sanno cosa è il cinema, perché fino ad allora avevano
studiato più la teoria che la pratica».
I ricordi sono un po’ il leitmotiv dei
suoi film. Nei confronti del suo passato
lei ha più rimorsi o più rimpianti?
«Rimpianti non credo di averne, perché
sono una persona che ha sempre cercato di seguire il suo istinto, quello che
pensava fosse giusto per accedere ad
una felicità, sebbene totalmente irraggiungibile. Certo, quando diventi vecchio, vorresti non esserlo; ho scoperto
però che la vecchiaia include in sé tutte
le età, essere anziano vuol dire anche
essere bambino, giovane, adulto, e
quando lavoro torno spesso ragazzetto,
almeno intellettualmente».
Lei avrebbe voluto diventare musicista jazz. Che differenza c’è tra passione e talento?
«Una differenza sostanziale: con la passione non si va da nessuna parte, si soffre soltanto. Io studiavo, ma con risultati modesti, perché non avevo talento.
Con questo invece, se accompagnato
dall’applicazione, riesci a dire chi sei attraverso quello che fai e siccome
ognuno di noi ha qualcosa di speciale
da dire, credo che la ricerca del proprio
talento sia un dovere di tutti».
Quali progetti ha ora in cantiere?
«Farò un’incursione nel mondo della
fiction, un film lungo dal titolo Un matrimonio incentrato su un’unione che
supera i cinquant’anni: la storia del dopoguerra italiano viene rivissuta attraverso la vita di una famiglia bolognese».
Si dà alla tv, allora?
«La tv incontra il paese reale, il cinema
solo delle elite. Con un progetto televisivo hai l’opportunità di essere visto
da milioni di persone, e questo è estremamente seducente».
29
Novembre 2011
Cinema
Contaminazioni
Duello vinto
Meravigliosa Pina
Un nuovo capolavoro
di Wim Wenders, Pina
3D, dedicato a Pina
Bausch, danzatrice e
coreografa tedesca.
I tre moschettieri vincono il duello del box office: l'adattamento 3D del classico di Dumas conquista il pubblico dei giovanissimi. Milla Jovovich è perfetta nella parte di Milady De
Winter. Da estimatore delle donne, Dumas ne avrebbe adorato non solamente i corsetti e i boccoli, ma anche i numeri da
Catwoman e una malizia squisitamente moderna.
tempo di lettura: 9 minuti
Attori che scrivono. Due adolescenze a confronto
Rivoluzione n.9: educazione a
una sana disobbedienza
L'ultima fatica di Silvio Muccino non è un film, ma il suo secondo libro scritto con Carla
Evangelista. Il tema? L'adolescenza e la capacità di saper dire no
Elena Prati,
19 anni
S
i presenta da solo alla Fnac di
Via Torino a Milano, Silvio Muccino.
La sua compagna di “tastiera”, Carla
Vangelista, è stata trattenuta da un
impegno imprevisto, così il riflettore
(e il microfono) è puntato tutto su di
lui. Barbetta incolta, capello lungo
(ma rigorosamente ordinato), giacca
sopra la t-shirt e l’aria di chi ha tante
cose da dire. Presenta l’ultimo lavoro
di una squadra collaudata da sei anni,
Rivoluzione n.9.
Questo libro è concepito come incrocio di due adolescenze, che gli
autori sono andati a ripescare,
molto lontane nel tempo. I Beatles e
Beethoven sono assimilati grazie a
Revolution n.9 e la Nona, entrambi
pezzi rivoluzionari che cambiano
le loro vite. Com’è nata l’idea?
«La risposta più immediata e sincera
è che io e Carla ci siamo resi conto
che di fronte al cambiamento hai
paura, ti senti inadeguato, non attrezzato. Allora siamo tornati indietro alla
prima volta che abbiamo provato quel
tipo di paura. E dal confronto ci siamo
resi conto che l’adolescenza può essere interpretata in due modi: come
dato anagrafico o come una specie di
stato dell’anima».
Avete fatto dialogare questi due
mondi in realtà molto diversi.
«Io credo che l’adolescenza sia un
Carla Evangelista e Silvio Muccino
momento veramente, permettetemi la
parola, ‘stronzo’. Quando ci si forma,
sulla materia grezza scolpisci l’essere
umano che sarai un giorno ed è
un’operazione difficile. Io mi sono
reso conto, scrivendo questo libro che
è nato da un mio bisogno di riappropriarmi di un momento che non ho
vissuto, che l’adolescenza è una fase
in cui capisci chi sei, definendo quello
che non sei. La negazione diventa uno
strumento necessario per crescere. La
parola ‘no’ mette in crisi, anche se
sono due lettere profondamente sane.
Quello che sento oggi è che, dicendo
sempre ‘sì’, siamo diventati una generazione di persone che implodono.
E questo porta al cinismo».
Altra differenza notevole, sono due
brani che cambiano le loro vite, ma
mentre da una parte Sofia se lo sceglie, a Matteo viene fatto ascoltare.
Prima c’era più libertà, oggi c’è
una specie di aiuto esterno. È vero?
«Diciamo che ci sono molte cose che
non sono state previste. Nel libro,
anche attraverso personaggi laterali
che abbiamo seminato, abbiamo
creato un affresco di due Italie molto
diverse. Quella differenza, nel fatto
specifico dell’intraprendenza, credo
sia tipica della differenza tra uomo e
donna. Sofia è una che sta guidando
la sua vita».
Parliamo della tua epigrafe, un
pezzo della Genesi.
«Stavo cercando qualcosa di veramente rock, qualcosa che urlasse
quello che volevo dire e, dopo un
viaggio in Israele, l’ho trovato
nella Bibbia. Se la si legge come
un testo, è veramente rivoluzionaria. La traduzione significa ‘vattene
via, vai verso te stesso’, niente di più
rock».
Musicisti al cinema. Torna il leader dei Talking Heads
David Byrne: Home is where I want to be
Chi non fosse ancora andato al cinema a vedere This must be the place,
il discusso film di Paolo Sorrentino
con protagonista una rockstar eternamente bambina, o per chi invece
fosse uscito catturato dalla colonna
sonora che fa da contrappunto alla
bellezza mozzafiato del paesaggio
americano, consigliamo comunque di
ascoltare i pezzi storici di David
Byrne, leader dei Talking Heads.
Lo stesso brano che dà il titolo al
film, è una canzone d’amore per
niente sdolcinata, ancora attuale nel
sound, che arriva diretta al cuore. Secondo l’autore, trovare la casa è trovare se stessi ovvero l’amore che dura
una vita.
David Byrne, che nel film interpreta
se stesso, ha detto in proposito «Il
fatto che Paolo abbia usato una canzone dei Talking Heads scritta da me,
This Must Be the Place, come titolo
del film è stato un po’ uno choc. Nel
film vi si fa riferimento un paio di
volte, viene suonata una volta per intero e credo che si senta in un altro
paio di momenti, e tutto questo è decisamente lusinghiero. Per me questo
pezzo è decisamente una canzone
d’amore. È forse la canzone più dichiaratamente d’amore che io abbia
mai scritto. È sincera, senza usare
luoghi comuni, e credo che la gente la
trovi toccante perché è più vera di altre canzoni, magari più curate, ma
che contengono maggiori cliché».
Nel film non si ascoltano solo pezzi
di David Byrne, ma ben 17 brani interpretati da grandi artisti Gavin Friday Band, Iggy Pop, Jonsi & Alex e
Julia Kent tra gli altri. I The Pieces Of
Shit sono invece la band di cui fa
parte Sean Penn nel film.
La colonna sonora è distribuita da
EMI Music Italy, disponibile in vendita nei negozi tradizionali e in digitale.
31
Novembre 2011
Giochi
Tempo Libero
INFOWEB
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L’oroscopo
Test
21/3 - 20/4
Ariete
A novembre i colori classici dell’autunno vi mettono tristezza? Vestitevi
colorati, uscite a divertirvi e lasciate a casa
i pensieri in bianco e nero!
Feeling con: Pesci e Toro
Stai lontano da: Gemelli e Acquario
Giorno fortunato: 12 novembre
Indignados... o no?!
Il Movimiento 15-M, o degli Indignados, è un movimento sociale di
cittadini che ha dato vita ad una larga mobilitazione di protesta pacifica dal basso contro il governo spagnolo di fronte alla grave situazione economica in cui versa il Paese. L'obiettivo è promuovere una democrazia più partecipativa. Sono cittadini in generale,
disoccupati, casalinghe, immigrati, uniti dallo slogan: “Noi non siamo marionette nelle mani di politici e banchieri!” Sei mesi dopo,
nel nome comune degli Indignados, decine di proteste hanno scosso il mondo, interessando gran parte delle capitali occidentali e molti centri asiatici. E ovviamente Roma, con tutto quello che è tristemente accaduto. Ma l'indignazione rimane... scoprite con noi quanta ne avete ancora dentro!
Cosa ti aspetti dal mondo del lavoro (tempo che avrai completato gli
studi s’intende, ovviamente...)?
a C’è tempo per pensare al lavoro,
e dopo le superiori ho intenzione
d’iscrivermi a qualche facoltà
inutile dagli scarsi risvolti lavorativi futuri... alle brutte ci sta sempre il papi che risolverà tutto!
b Tanti soprusi da combattere! E certo, preferirei semplicemente fare
un lavoro che mi piaccia, ma se
non sarà così ho intenzione di farmi sentire!
c Vetrine infrante e camionette in
fiamme – non so perché ma sono
sicuro che il sistema me ne darà
molte di entrambe, e se non me le
darà me le andrò a cercare!
Qual è la tua idea a riguardo del
dilagante precariato?
a Che i giovani d’oggi non hanno voglia di darsi da fare... e io sono tra questi! Però mi lamenterò lo stesso e darò
la colpa a qualcun altro, questo sì...
La Costituzione dice che il nostro è
b
un Paese fondato sul lavoro... e
quando questa ragionevole premessa non viene rispettata è giusto
che la gente si faccia sentire. Ma senza dar fuoco a nulla possibilmente!
c Più o meno la mia idea è la stessa della risposta precedente. Però
fiamme, devastazioni e disordini
fanno parte della mia soluzione!
L’obiettivo del movimento è promuovere una democrazia più partecipativa, superando lo sterile partitismo... cosa ne pensi?
E
allora i partiti e i politicanti che
a
ci stanno a fare? C’è un sacco di
gente che prende fior di quattrini
per governarci – che almeno lo
faccia come si deve!
b Totalmente d’accordo con l’obiettivo del movimento – destra e sinistra
sono concetti vecchi come il cucco
e alla fine i politicanti sono tutti uguali, interessati solamente ai loro vantaggi economici! Ma siamo stufi e
siamo in tanti e ci faremo sentire!
c Totalmente d’accordo pure io... e
se le cose non cambiano le faremo
cambiare noi lo stesso a forza di
bombe carta!
Secondo te cosa ci vuole per cambiare quello che non ci sta bene?
a Ci vuole la speranza che qualcun altro lo faccia per noi! Che poi alla
fine non mi lamento tanto, a me ci
pensano sempre il papi e la mami
coi loro soldoni!
b Ci vuole coraggio, ci vuole una forte ed indomita volontà, ma soprattutto
tanta gente onesta che ha il desiderio di farsi sentire. Perché quando l’in-
La foto del mese
Toro
dignazione tocca livelli come quelli raggiunti, è giusto e doveroso alzare la voce tutti assieme!
c Benzina e dinamite!
Cosa ci faresti con mille euro al mese?
Ben poco, a malapena mi bastereba
bero per i vestiti alla moda e il solarium! Il papi me ne passa di più con
la paghetta mensile – ‘sti indignados
sono proprio dei morti di fame!
b Mio fratello più grande, laureato,
dice: “magari li avessi mille euro
al mese”, significherebbe che almeno ha un lavoro! Personalmente li darei a qualche politicante e gli
direi “ora campaci tu con questi”!
c Potrei usarli per campare, senza
riuscire a pagare affitto, bollette,
alimenti e tutto il resto... oppure
potrei comprarci un kalashnicov e
vedere un po’ che ci si può combinare... ggrrrrrrrrrrrrrrrrr!
Cosa provoca maggiormente la tua
indignazione?
a Ma io non sono indignato! Non era
meglio che so... un bel test sul
campionato di calcio?
b La lista sarebbe lunga, ma tanto per
dirne una darei del “nano” a quelli che
rispondono A e C a questa domanda...
ma soprattutto mi indigna chi usa la
violenza per combattere la violenza!
c Chiunque non la pensi come me.
21/4 - 21/5
Questo mese non sapete cosa
aspettarvi dalle stelle? Nemmeno loro sanno bene cosa riservarvi, tranquilli... incrociate le dita e... in bocca al lupo!
Feeling con: Capricorno e Ariete
Stai lontano da: Sagittario e Cancro
Giorno fortunato: 18 novembre
Gemelli
22/5 - 21/6
Capisco che il freddo non inviti a
uscire troppo spesso di casa, ma non potete certo rinchiudervi e aspettare che
l’inverno passi... ho ragione o no?
Feeling con: Sagittario e Cancro
Stai lontano da: Scorpione e Leone
Giorno fortunato: 7 novembre
Cancro
A cura di Cassandra
Bilancia 23/9 - 22/10
Avrete un fascino incredibile
questo mese: le stelle stanno davvero sorridendo a tutti voi, miei cari Bilancia...
approfittatene!
Feeling con: Ariete e Capricorno
Stai lontano da: Cancro e Sagittario
Giorno fortunato: 29 novembre
Scorpione 23/10 - 22/11
La volete smettere di continuare a
lamentarvi? Non è che nessuno vi voglia più
bene: state decisamente esaurendo le scorte di pazienza dei vostri amici, è diverso!
Feeling con: Leone e Sagittario
Stai lontano da: Toro e Acquario
Giorno fortunato: 4 novembre
Sagittario
23/11 - 21/12
Che dirvi? Questo è il vostro
mese, non dimenticatelo e lasciate che la
vostra luce abbagli quelle stelle che vi
stanno illuminando in pieno!
Feeling con: tutto lo zodiaco!
Stai lontano da: le spine dei cactus.
Giorno fortunato: tutto il mese
Capricorno 22/12 - 20/1
22/6 - 22/7
Smettetela di intristirvi e incupirvi dando la colpa al cambiamento di stagione o alla poca voglia di vivere che vi
ispira l’inverno: siate più allegri, su!
Feeling con: Scorpione e Leone
Stai lontano da: Vergine e Pesci
Giorno fortunato: 24 novembre
Non è certo continuando a mugugnare e a guardare in cagnesco tutti che riuscirete a lasciare un segno e a rendervi indimenticabili... giusto? Smile!
Feeling con: Pesci e Gemelli
Stai lontano da: Scorpione e Vergine
Giorno fortunato: 31 novembre
Leone
23/7 - 22/8
Un mese che si annuncia decisamente interessante: i vostri mesi preferiti
sono quelli estivi, ma sapete benissimo che
novembre vi riserva belle sorprese!
Feeling con: Bilancia e Vergine
Stai lontano da: Gemelli e Toro
Giorno fortunato: 19 novembre
Acquario 21/1 - 18/2
Questo mese dedicatevi all’amore, miei cari: le stelle dicono che farete faville! Unica pecca del mese? Qualche dolorino di troppo: copritevi bene!
Feeling con: Bilancia e Toro
Stai lontano da: Cancro e Vergine
Giorno fortunato: 15 novembre
Vergine
23/8 - 22/9
Un novembre che vi lascerà senza parole: avrete tantissimi impegni e appuntamenti e tanta voglia di “rinnovare”
la vostra vita, datevi da fare!
Feeling con: Leone e Scorpione
Stai lontano da: Cancro e Acquario
Giorno fortunato: 5 novembre
Pesci
19/2 - 20/3
Volete rendere più accogliente il
vostro acquario? Datevi da fare perché
questi giorni sono propizi per le spese e
i lavori per sistemare la casa!
Feeling con: Capricorno e Ariete
Stai lontano da: Cancro e Toro
Giorno fortunato: 17 novembre
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Da 7 a 12 punti
Indignado La vostra forza è la speranza di chi crede nella giustizia e combatte la violenza con la solidarietà! È così bello che quasi non
riesco a fare una delle mie solite battutacce. ma tranquilli, qualcosa mi invento! Ad esempio, non abbiamo ancora considerato fricchettoni o figli di
papà radical chic. Non è che sotto tante belle parole si nasconde una pecorella o un fuori di testa bisognoso di sentirsi accettato? Occhio, l’indignazione è una cosa seria!
Da 1 a 6 punti
Pecorone È sconcertante rendersi conto di quanto poco pensiero
indipendente ci sia in giro e di quante menti siano succubi della manipolazione mediatica. Indignarsi di fronte ai soprusi di un sistema in gran
parte corrotto è cosa buona, ma indignarsi direttamente, senza sperare ci
sia ogni volta qualcuno che lo farà per noi. Indignatevi - sempre in nome
della non-violenza - e tenete accesa la mente, invece della TV!
Punteggio
per ogni risposta A: 1 punto
per ogni risposta B: 2 punti
per ogni risposta C: 3 punti
Foto di Massimiliano T.
Da 13 a 18 punti
Fuori controllo Difficile che un manipolo di persone sia stato
in grado di scatenare a Roma tanta violenza: sembrerebbe organizzata
da tempo e non da semplici teppisti; un giorno forse la Storia lo chiarirà.
Comunque è verosimile che alcuni siano in effetti andati fuori controllo.
Ebbene ragazzi, sui test di Zai.net si ride su tutto, vogliamo sperare che abbiate solo voluto stare al gioco di un provocatorio autore di test: se è così,
avete vinto voi, altrimenti, sappiate che anche noi siamo indignati!
L’Aquila: scorcio di una città ferita
Zai.net in pillole
BE
Indignados
made in Usa
I manifestanti sanno di essere sotto gli occhi di tutti e aggiungono: «Gli opinionisti televisivi ci chiedono: “perché state
protestando?”. Il resto del
mondo ci chiede: “perché ci
avete messo tanto?” e soprattutto ci dà il benvenuto». Quello
di cui sono sicuri è che il movimento è “here to stay”.
(A pag. 5)
YOURSELF
AND
Acampados
made in Italy
Gli indignati non levano le
tende. Dal 15 ottobre un piccolo
gruppo di manifestanti ha occupato piazza Santa Croce in
Gerusalemme a Roma. È un
gruppo eterogeneo, unito dagli
stessi ideali. Ognuno svolge un
compito e partecipa alle assemblee. Ognuno condivide opinioni e si confronta.
(A pag. 4)
Maraini: elogio
della meritocrazia
Per la scrittrice chi vende il
proprio corpo per avere successo sbaglia, ma non per una
questione moralistica, semplicemente perché solo il lavoro e
l’impegno possono renderci liberi. Quello che manca in Italia
è la meritocrazia: se ci fosse,
scomparirebbe l’idea di politica
fatta con le forme e il sesso.
(A pag. 3)
Il nuovo volto
di Mosca
Se si è ben vestiti e ben forniti
di quattrini, i club all’ultimo
grido della città garantiscono
momenti di follia. Altrimenti, la
capitale pullula di locali e discpub molto interessanti, soprattutto se frequentati da nostalgici
del vecchio regime. Ma la vera
specialità della movida offerta
da Mosca è il ritorno a casa in
gipsy cab.
(A pag. 8)
Il “Dannato vivere”
dei Negrita
Dannato vivere è l’ultimo album della band toscana:
esprime come l’esperienza della
vita, nonostante comporti dolore, sia meravigliosa. È un disco pieno di riflessioni sui momenti mancati e sui desideri da
realizzare, ma offre anche una
visione di questo momento di
crisi mondiale.
(A pag. 25)
LookSmart
Zai.net Lab, il più grande laboratorio giornalistico d’Italia, è realizzato anche grazie al contributo di
La rivoluzione
secondo Muccino
L’ultimo libro di Silvio Muccino e Carla Evangelista è concepito come incrocio di due adolescenze che gli autori sono
andati a ripescare, molto lontane nel tempo. I Beatles e Beethoven sono assimilati grazie a
Revolution n. 9 (che dà il titolo
al libro) e la Nona, entrambi
pezzi rivoluzionari che cambiano le loro vite.
(A pag. 29)
In collaborazione con