and A. Wakefield (a cura di), Ethical and Social Perspectives on
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and A. Wakefield (a cura di), Ethical and Social Perspectives on
R.V. Clarke, Clarke, “Situational prevention, criminology and social values”, in A. von Hirsch, D. Garland and A. Wakefield (a cura di), di), Ethical and Social Perspectives on Situational Crime Prevention, Hart Publishing, Publishing, Oxford, Oxford, 9797-112. Prevenzione situazionale, criminologia e valori sociali Ronald V. Clarke∗ INTRODUZIONE I difensori della prevenzione situazionale del crimine hanno sostenuto che la riduzione sistematica delle opportunità di reato avrebbe portato ad una sostanziale riduzione del tasso di criminalità nella società. I critici hanno ribattuto che questa affermazione dà troppa poca importanza alle determinanti sociali e psicologiche della motivazione criminale. Se non verrà ridotta anche la motivazione, essi sostengono, la sola rimozione delle opportunità avrà come effetto una semplice redistribuzione, e non una riduzione della criminalità. Sostenendo la propria posizione, i difensori della prevenzione situazionale hanno aiutato a produrre teorie che rappresentano il crimine come l’effetto dell’interazione tra motivazione e opportunità. Le tre teorie più importanti, che David Garland (1996) descrive come “le nuove criminologie della vita quotidiana”, sono l’approccio delle “routine activities” (attività abituali), la “crime pattern theory” (teoria del modello criminale) e la prospettiva della scelta razionale. Queste teorie sono complementari, ma ognuna ha un focus ben definito (Felson e Clarke, 1998). La teoria delle attività abituali si occupa dei modi in cui le opportunità crescono (e decrescono) nella società. I sociologi la descriverebbero come una teoria “macro” perché cerca di spiegare i trend generali nella società. La crime pattern theory si occupa dei modi con cui i criminali incontrano o cercano opportunità di reato. Poiché considera i criminali nel contesto del quartiere in cui vivono, essa opera ad un livello “meso”(intermedio). La prospettiva della scelta razionale stabilisce una relazione tra varie influenze situazionali – motivi, desideri, emozioni, giustificazioni- che determinano nei criminali la decisione di approfittate di una particolare opportunità di reato. In quanto centrata sullo scenario contingente del crimine, essa potrebbe essere definita come una teoria “micro”. Considerate unitariamente, queste teorie mostrano come il crimine sia generato dall’interazione di variabili motivazionali e situazionali. Esse spiegano sia come le opportunità di reato spingono le persone ad una condotta criminale, sia quanto le inclinazioni criminali inducono poi le stesse ad ricercarne altre. Ciò aiuta a provare che la riduzione delle opportunità è tanto importante quanto la riduzione della motivazione criminale. Allo stesso tempo, i difensori della prevenzione situazionale si sono impegnati concretamente nella riduzione di opportunità. Attualmente esistono più di 100 esempi documentati sul successo della prevenzione situazionale1. Le prime applicazioni erano centrate sui reati di opportunità contro la proprietà, ma la prevenzione situazionale è stata applicata più recentemente ad una serie più ampia di reati, inclusa la prostituzione da strada, disordini provocati da ubriachi, telefonate oscene, violenza domestica, e varie forme di rapine ad esercizi commerciali (Clarke 1997). Nella valutazione di prevenzione situazionale, gli effetti di “displacement” ∗ Clarke, R.V. (2000). Situational prevention, criminology and social values. In: A. von Hirsch, D. Garland and A. Wakefield (eds), Ethical and Social Perspectives on Situational Crime Prevention, 97-112. Oxford: Hart Publishing. 2000. 1 Clarke (1997) e Sherman et al. (1997) forniscono le fonti di provenienza di questi casi di studio 1 (spostamento) sono risultati molto meno comuni di quanto solitamente si pensi. La mancanza completa di sostituzione è stata riscontrata in 22 casi su 55, nei progetti di prevenzione situazionale recentemente riesaminati in una recensione per il Ministero di Giustizia olandese, ed solo parziali effetti di sostituzione si sono evidenziati nei casi rimanenti. (Hesseling, 1994) La metodologia di molte valutazioni può essere criticata, ma considerate nel loro complesso esse suggeriscono che la prevenzione situazionale può essere efficace in un’ampia serie di crimini a livello generale e particolare. Inoltre, molti studi stanno scoprendo che i benefici della prevenzione situazionale del crimine si diffondono in una maniera tale per cui non c’è soltanto una riduzione nei crimini presi di mira da tali misure, ma anche dei crimini supposti al di fuori della portata di queste (Clarke e Weisburd, 1994). Ad esempio, quando le telecamere del CCTV vennero installate sul tetto di tre bus di una città, il vandalismo si ridusse non solo all’interno di questi bus, ma anche interno di tutti gli altri mezzi della compagnia. (Poyner, 1988). In un altro esempio, col miglioramento della luce stradale in una zona residenziale venne ridotta non solo la criminalità della zona, ma anche quella nelle zone adiacenti. (Painter and Farrington, 1997). Sembra che i criminali rispondano alla riduzione delle opportunità in diversi modi, a volte spostando altrove la loro attenzione, ma più spesso riducendo i loro crimini, come risultato di un reale o percepito aumento dei rischi o delle difficoltà implicate. Come risultato di questi sviluppi, la prevenzione situazionale si è guadagnata un posto nelle politiche di controllo del crimine in diversi Paesi, ma è tuttora guardata con scarso entusiasmo dalla maggior parte dei criminologi. Alcuni di loro continuano a metterne in discussione l’efficacia2, ma la maggior parte tende a concentrarsi sulle sue supposte conseguenze sociali dannose per la società, e sul fatto che i valori e le politiche ad essa connessa siano troppo “conservatori” (O’ Malley, 1997); O’ Malley e Sutton , 1997; Crawford, 1998; Huges, 1998). Questo documento mette a fuoco queste critiche più recenti. Si sostiene che le conseguenze dannose della prevenzione situazionale possano spesso essere anticipate e, con cautela, evitate o limitate. Riguardo alla critica sui valori, si sostiene che questa rifletta le preferenze della maggior parte dei criminologi per le riforme sociali piuttosto che per la riduzione delle opportunità; essi hanno bisogno di essere persuasi che, comunque, tale riduzione di opportunità merita tutta la loro attenzione. CONSEGUENZE SOCIALI DANNOSE I danni potenziali della prevenzione situazionale sono difficilmente analizzabili nello spazio limitato di questo articolo. Le ragioni sono molteplici: 1) La prevenzione situazonale è un termine, ormai polisenso. In particolare, ha attualmente sia un significato ampio che uno più ristretto. Nel suo significato ampio, comprende ogni tentativo di manipolare l’ambiente per ridurre le opportunità di reato. Nella seconda accezione più ristretta , si riferisce ad uno specifico approccio di 2 Nonostante questi dati positivi, importanti questioni riguardante l’efficacia del “situational crime” rimangono senza risposta. Ad esempio, poco è stato scritto riguardo alle difficoltà di implementazione e riguardo al perché alcune misure non funzionino. Non si sa molto riguardo a quanto tempo le misure mantengano la loro efficacia prima che i criminali trovino il modo per aggirarle.. inoltre, non è chiaro come la prevenzione situazionale può essere usata per ridurre alcune importanti categorie di reato come le aggressioni sessuali, gli “hate crimes” la criminalità organizzata e corporativa. Più importante, non è ancora chiaro se l’eliminazione pezzo a pezzo di specifiche tipologie di opportunità di reato possono avere un forte impatto concreto di tutti i livelli di criminalità nella società, e questo sarebbe sufficiente per giustificare un maggior investimento del governo in queste politiche. 2 “problem solving”(risoluzione di problemi), sviluppato dai criminologi, che è il soggetto di un’ampia letteratura tecnica e teoretica. (Clarke, 1995; 1997). Questo capitolo si centra appunto su questa definizione ristretta, mentre molti altri capitoli di questo libro trattano di prevenzione situazionale nel suo significato esteso. Come verrà spiegato dopo, la definizione ristretta incorpora molte più garanzie etiche. 2) Anche nella definizione ristretta, la prevenzione situazionale incorpora molte tecniche differenti per la riduzione di opportunità. Nell’ultima classificazione, 16 di queste tecniche sono state identificate sotto quattro denominazioni generali: di incremento delle difficoltà del crimine, incremento del rischio, riduzione della ricompensa e rimozione di giustificazioni (vedi tab 1). Ciascuna di queste tecniche ha vari inconvenienti potenziali. Ad esempio, l’“access control” (controllo d’accesso) , una tecnica per incrementare le difficoltà del reato, ha molti più “exclusionary costs” rispetto al “target hardening” (rendere gli obbiettivi meno vulnerabili), un’altra tecnica simile. Inoltre, un’ applicazione specifica di una tecnica particolare può essere più problematica rispetto ad altre. Ad esempio, il miglioramento dell’illuminazione e il “neighbourhood watch” (vigilanza di quartiere) sono entrambi mezzi per migliorare la naturale sorveglianza, (uno dei modi per rendere più rischioso il crimine), ma l’ultimo comporta più rischi etici, in quanto incoraggia l’eccesso di vigilanza. 3) Sia le agenzie pubbliche che quelle private investono in progetti di prevenzione situazionale. I progetti intrapresi dalle agenzie private possono avere più conseguenze dannose rispetto a quelli intrapresi dal governo, in quanto questi ultimi devono tenere conto di una serie più ampia di interessi. 4) Il danno può essere considerato da una prospettiva individuale o comunitaria, così come dalla prospettiva della società nel suo complesso. In relazione all’approccio adottato, muterà anche la stima dei danni3. 5) Inoltre, sembra che in generale la classificazione delle possibili conseguenze dannose non venga accolta nelle politiche contro la criminalità come guida nella discussione dell’etica della prevenzione al crimine. Felson e Clarke (1997) hanno suggerito che questi tre principi generali, derivanti dagli standard etici della democrazia liberale, potrebbero giudare le politiche di prevenzione al crimine: si potrebbe individuare una prevenzione del crimine eguale in tutti gli strati sociali, questo dimostrerebbe rispetto per i diritti individuali, distribuirebbe la responsabilità della prevenzione a tutti i settori della società. Comunque, è troppo presto per capire se questi principi verranno accettati come uno schema adeguato per discutere le questioni etiche sollevate dalla prevenzione situazionale. Mentre essi alimentano il dibattito a valle, non governano la sua struttura. Piuttosto, il dibattito è focalizzato su alcune rivendicazioni specifiche riguardo le conseguenze dannose della prevenzione situazionale. In ogni caso, si comprende che i metodi per evitare i danni possono essere individuati, e che le critiche spesso non tengono conto dei benefici compensativi che la prevenzione situazionale può apportare 1. Il “displacement” (spostamento) che risulta dalla prevenzione situazionale può portare a peggiorare peggiorare la situazione criminale. criminale. Questa preposizione non si riferisce solo alla critica, oltretutto errata, che sostiene che la prevenzione situazionale ottiene scarsi benefici netti come risultato di un effetto di spostamento. Piuttosto, si riferisce anche al fatto che lo spostamento porta con sé 3 Come notato da Joanna Shapland nel suo commento ad una conferenza di Cambridge, questo documento adotta una prospettiva “top down, government” 3 qualche volta un’escalation di danni, per cui crimini più seri rimpiazzano tipologie meno dannose4. Ad esempio, quando i distributori automatici di biglietti della metropolitana NYC (New York City) vennero resi più difficile da attaccare, alcuni ladri li assaltarono versando benzina sulla soglia delle porte, e minacciando di dargli fuoco (Dwyer, 1991). Le autorità preposte al controllo della metropolitana hanno installato rapidamente degli estintori nei distributori, per respingere questa minaccia. In realtà, l’idea dell’escalation non sembra potersi applicare a molte forme di criminalità. Ad esempio, sembra improbabile che se il taccheggio occasionale diventasse più difficoltoso, coloro ai quali venisse negata questa opportunità si sentirebbero costretti a trovare altri modi per procurarsi dei beni – come strappare le sporte dalle mani dei pensionati. Con tutto ciò, nell’implementazione della prevenzione situazionale bisogna porre attenzione al fatto che l’escalation dei danni potrebbe divenire una realtà (come nel caso degli assalti con la benzina alle cabine della metropolitana). Questo argomento merita un approfondimento da parte della metodologia di ricerca, e richiede una valutazione degli esiti successivi alla realizzazione delle misure di riduzione alle opportunità. Un’altra versione dell’ipotesi dell’incremento del danno è che la prevenzione situazionale possa provocare uno spostamento dei crimini dalle classi agiate verso quelle povere. Quindi l’antifurto dell’uomo di classe agiata sposterebbe i furti nella casa del suo vicino più povero. La possibilità di questo tipo di “displacement” dovrebbe essere considerata ogni volta che il governo conduce campagne pubblicitarie che sollecitano le persone a difendere la loro proprietà. In realtà, ci sono pochi esempi documentati dei crimini che si spostano dai ricchi verso i poveri benché, per un certo periodo, gli antifurto d’auto abbiano comportato questo rischio. Questi congegni sono costosi e non vale la pena di inserirli nella gran parte delle auto. Essi necessitano inoltre di un ricevitore da installare sulle auto della polizia, il quale riceve un segnale dai veicoli rubati. Come risultato, l’attenzione della polizia dovrebbe essere concentrata sulle auto rubate dotate di antifurto, a spese delle auto che non ne sono munite. Di conseguenza, molti comuni in America mettono attualmente una vincolo alla cooperazione della polizia, per cui sulle macchine dotate di antifurto non devono esserci adesivi che avvisino di questa condizione. I ladri, quindi, non sanno quali auto siano dotate del dispositivo e quali invece ne siano sprovviste, la qual cosa produce un più generale effetto deterrente. Effettivamente, una recente valutazione econometrica sull’uso di questi dispositivi nel Nord-Est America suggerisce che essi hanno portato ad un abbattimento complessivo del numero dei furti d’auto all’interno dei comuni esaminati (Ayres e Levitt, 1998). Quindi, i proprietari di auto più economiche hanno ottenuto dei benefici “free rider” grazie agli sforzi preventivi dei proprietari più ricchi. Felson e Clarke (1997) hanno spiegato che benefici simili possono essere diffusi nelle comunità povere come risultato di una maggior prevenzione effettiva all’interno dei quartieri alti. 2. La prevenzione situazionale rinforza una società fortezza rigida e incurante, dove le comunità chiuse ne rappresentano rappresentano la manifestazione più recente. Come abbiamo detto prima, la prevenzione situazionale, specie nelle sue varietà di target hardening, preoccupa in quanto collegata all’idea di una “società fortezza”, nella 4 È egualmente vero, come hanno sostenuto Barr e Pease (1990), che anche se il displacement fosse totale – nel senso che si verifica molto equamente, attraverso i diversi crimini, sia prima che dopo l’implemento delle misure- ciò potrebbe portare un netto beneficio per la società. I nuovi crimini sarebbero meno seri dei precedenti ( possiamo definire questo come “de-escalation”) e i crimini possono essere deviati dal colpire sempre le stesse vittime, e sarebbero distribuiti più equamente tra i membri di una particolare comunità. 4 quale cittadini terrorizzati dal crimine si chiudono nelle loro case, evitano i loro vicini, ed escono solo per lavorare o sbrigare attività urgenti. Il risultato, si teme, sarebbe una crescente alienazione della popolazione e la graduale distruzione della vita di comunità. In realtà, molte delle pratiche preventive hanno esattamente l’obiettivo opposto, cioè quello del rafforzamento dei legami comunitari e del controllo sociale, che fanno si che le persone controllino il proprio vicinato. Essenzialmente, questo è il proposito del “defensible space” (spazio difendibile), proposto da Oscar Newman (1972) per la situazione degli alloggi popolari nei primi anni ’70. Comunque, le critiche si sono susseguite nel corso degli anni in forme diverse. Attualmente ci si concentra sulla “gated community” (comunità chiusa), dove l’accesso è permesso solo a coloro che vi risiedono, nella convinzione che molta della criminalità sia causata da delinquenti che si aggirano nel quartiere, cercando opportunità per compiere reati. L’accesso viene protetto grazie a confini murati o recintati, grazie a cancelli e barriere. In molti casi, i residenti di queste comunità cercano protezione dal crimine, ma sperano anche di evitare traffico, rifiuti e altre inciviltà della vita moderna. Il numero di queste comunità è cresciuto rapidamente nell’America degli ultimi quindici anni. Una stima recente attesta che il numero di famiglie che attualmente vivono in queste “gated communities” sono circa 2,5 milioni ( Blakely e Snyder, 1998) Non è chiaro, tuttavia, se le considerazioni etiche che riguardano le comunità chiuse siano più problematiche di quelle relative della restrizione d’accesso nei condomini, molti dei quali alloggiano altrettanti residenti. Non è chiaro neppure come queste considerazioni differiscano da quelle che concernono le residenze di campagna cintate che appartengono alle classi benestanti. Alcune delle critiche riguardo alle “gated communities” dichiarano che queste sono riservate alle sole classi agiate. In realtà, molte di queste zone residenziali costruite recentemente negli USA, forse la maggior parte, sono state realizzate per residenti di ceto medio( Blakely e Snyder, 1998). Ci sono forme analoghe di “gate communities” anche nelle parti più povere della città, dove i residenti hanno richiesto l’installazione di barriere stradali per tenere fuori dai quartieri spacciatori di droga e criminali. In America alcuni alloggi popolari del centro storico sono stati in effetti trasformati in comunità chiuse. È stato fatto uno studio poco accurato nel quale ci si chiedeva se le comunità chiuse proteggano realmente le classi medio-alte dalla criminalità. L’ideale sarebbe fare questo studio di una comunità situata in una zona con un alto tasso di criminalità e dove la sicurezza sia assoluta. Invece, la maggior parte delle nuove comunità chiuse non soddisfano queste condizioni. Queste sono state costruite in sobborghi periferici, dove la criminalità è ancora piuttosto contenuta. Innanzitutto, laddove vengono installati cancelli, molti ci rinunciano presto a causa della spesa che essi comportano. D’altra parte, diversi studi sui quartieri poveri hanno dimostrato che i blocchi stradali riescono effettivamente a ridurre la criminalità. Ad esempio, la ricerca di Matthew (1986) nei sobborghi londinesi ha mostrato che i blocchi stradali sono stati una componente importante dell’esito positivo che ha avuto la lotta alla prostituzione da strada. Lasley (1998) ha recentemente dimostrato che i blocchi stradali installati in un’area impoverita di Los Angeles hanno ridotto diversi crimini, tra cui omicidi causati da sparatorie tra gang effettuate da auto in corsa. Spesso risulta che la verità riguardo alle comunità chiuse risulta più complessa di quella descritta dai critici. Le comunità chiuse non sono fatte solamente per le classi benestanti, e non sono totalmente al di fuori della portata di quelle povere. Esse non consistono solamente. in quartieri circondati da mura con ingressi sorvegliati. I blocchi all’ingresso sono più spesso simbolici che reali, e rappresentano un disturbo piuttosto che uno sbarramento. Se il loro sviluppo è stato minimamente incoraggiato all’interno della prevenzione situazionale, questo è avvenuto nei quartieri poveri piuttosto che in quelli 5 ricchi. Sta di fatto è che è proprio in quelli poveri che i benefici sono più evidenti e diretti. Essi possono rinforzare i legami comunitari, piuttosto che indebolirli, e potrebbero aumentare i controlli informali piuttosto che impedirli. Siccome aiutano anche a diminuire la paura, possono ridurre il bisogno di ricorrere al altre forme più pericolose di autodifesa, come l’acquisto di armi. In ogni valutazione etica riguardo alle comunità chiuse, comunque, questi ed altri possibili benefici necessitano di essere valutati insieme ai possibili danni che derivano dalla limitazione dell’accesso pubblico e della libertà di movimento (vedi von Hirsch e Shearing, 2000). 3. L’utilizzo della prevenzione situazionale porta all’esclusione dei cosiddetti (indesiderabili) “udesirables” ( vagabondi, senzatetto, minoranze e giovani disoccupati) da luoghi pubblici come centri commerciali, parchi e locali di pubblico spettacolo. L’uso della tecnologia o della polizia e delle guardie di sicurezza per il controllo d’accesso comporta sempre un pericolo di esclusione, persino quando l’esclusione è respinta come obiettivo. In realtà, questo pericolo è più basso nei progetti di prevenzione situazionale rispetto a forme più recenti di difesa. Ciò accade perché la prevenzione situazionale ( intesa nel suo significato più ristretto, come in questo documento) cerca di utilizzare il control access in un modo più attentamente mirato. Piuttosto che essere usato per limitare l’ingresso alle strutture pubbliche come centri commerciali o quartieri centrali, è utilizzato per tener lontane da strutture private, come blocchi di uffici o di fabbriche, quelle persone che non hanno nulla a che fare con le attività che vi si svolgono. Queste misure tenderebbero a non concentrarsi su di uno specifico gruppo di”undesirables”, in quanto la prevenzione situazionale presume che qualsiasi estraneo può sfruttare opportunità per compiere reati in queste strutture. Laddove il proposito è quello di escludere i “disturbatori” dagli spazi pubblici e semipubblici come i quartieri centrali e i centri commerciali è probabilmente meglio servirsi di presidi di “mantenimento dell’ordine” intrapresi dalle forze di pubblica sicurezza o dalle compagnie di sicurezza private. Anche se queste forme di presidio potrebbero essere interpretate come prevenzione situazionale, non è il caso della definizione ristretta che stiamo utilizzando in questo documento. La “deflecting offenders” (sviare gli autori), un’altra delle tecniche di prevenzione situazionale presenti nella tabella 1, porta anch’essa con sé un potenziale di esclusione, poiché il suo proposito è quello di distogliere i potenziali criminali dai possibili obiettivi. Ad esempio, la coincidenza del passaggio degli ultimi bus con l’orario di chiusura dei pubs, un caso di deflecting offenders, è pensata per allontanare i bevitori notturni dalla città prima che si mettano in brutte situazioni. Un altro esempio potrebbe essere la chiusura di scorciatoie e vicoli vicino alle scuole, per impedire agli studenti di vandalizzare automobili o di rubare oggetti nei giardini sul retro nel tragitto verso e dalle scuole. Questi esempi mostrano che le tecniche di prevenzione situazionale sono disegnate in relazione a problemi e scenari specifici ed è improbabile che implichino un tentativo di esclusione degli “undesirables”. 4. La sorveglianza CCTV dello spazio pubblico, pubblico, le “speed cameras” e i dispositivi di caller-ID” sono solo tre recenti esempi di minaccia alla identificazione di chiamate “caller libertà dei cittadini apportate da diverse misure di prevenzione situazionale Alcune nuove tecnologie usate nell’applicazione della legge e nella prevenzione del crimine costituiscono potenziali minacce alla libertà dei cittadini. La sorveglianza CCTV ripresenta la paura di essere spiati ovunque andiamo, in tutte le nostre attività quotidiane. Le speed cameras forniscono alle autorità informazioni riguardo a tempi e luoghi in cui ci muoviamo in automobile. I dispositivi di identificazione di chiamate possono annullare il nostro anonimato tramite richieste di informazioni telefoniche 6 casuali o possono individuare il luogo da cui chiamiamo anche se lo volessimo mantenere riservato. Queste minacce vanno vagliate, sottoposte a valutazioni critiche e i progetti respinti se costituiscono una minaccia alla libertà. Sfortunatamente, nel loro zelo di essere i difensori della libertà, i critici della nuova tecnologia non riescono spesso a rispondere alle domande che riguardano la realtà di questa minaccia e la possibilità di evitarla (o, all'opposto, mettono al bando la tecnologia). Se alcune violazioni della libertà sembrano inevitabili, essi si dimenticano spesso che questi costi sono controbilanciati dai benefici della riduzione del crimine. In realtà, gli ideali di libertà e il sospetto per la tecnologia si combinano e rendono improbabile il fatto che la prevenzione situazionale porterà a una significativa violazione delle libertà individuali. Piuttosto, il pericolo è che tecnologie valide non vengano utilizzate, o che la loro introduzione venga ritardata, a causa di irrealistici timori per i loro effetti. Riguardo a ciò, possiamo citare numerosi esempi: Le nuove tecnologiche che rendono possibile solo al proprietario di sparare con la propria pistola, vengono osteggiate dalla lobby americana delle armi. Le città americane si oppongono all’introduzione del CCTV nei centri cittadini e in altri luoghi pubblici, nonostante i positivi effetti di prevenzione riscontrati in Inghilterra e altrove ( Brown, 1996; Painter e Tilley, 1999). I timori sulle CCTV sono alimentati dalle storie sull’uso inappropriato delle telecamere da parte degli agenti di sicurezza, che si intratterrebbero guardando le passanti e venderebbero inopportunamente i filmati. Meno frequentemente questi racconti considerano le limitazioni comunemente riconosciute dall’impiego del CCTV o i modi in cui gli operatori supervisori e la protezione delle videoregistrazioni riducono il pericolo di utilizzi inappropriati. (per ulteriori questioni sulla possibile tutela dell’uso del CCTV, vedi von Hirsch, 2000 ). Il senato dello stato del New Jersey ha vietato le “speed cameras” in quanto queste avrebbero portato ad una vigilanza informale o all’aumento dei costi di assicurazione (risultanti dall’accumulo sulle patenti di guida di “punti” per la velocità). Nonostante il valido apporto per quanto riguarda le telefonate oscene o moleste, l’introduzione di dispositivi di identificazione di chiamate in molti stati americani è stato accompagnato dalla richiesta che gli utenti potessero bloccare selettivamente il proprio numero nel dispositivo di identificazione di chiamate. Ciò riconosce la privacy degli utenti che inviano la telefonata– che è stata resa possibile solo grazie allo sviluppo dei centralini telefonici – spese di coloro che la ricevono. I processi democratici che producono questi esiti possono, col tempo, capovolgerli. Le discussioni aperte riguardo ai pericolo della tecnologia preventiva possono condurre ad un consenso più ampio. In molti casi, tali discussioni possono anche apportare delle modifiche alla tecnologia che ne diminuiscano i pericoli senza impedirne l’efficacia. Ad esempio, grazie alle ultime tendenze tecnologiche, gli apparecchi di Caller-ID sono stati ora costruiti per rifiutare tutte le chiamate dei numeri bloccati. Ciò ripristina molti benefici preventivi e dà più privacy a coloro che sono chiamati. Come ultimo esempio, sembra probabile che, come risultato di un’ampia discussione pubblica sul controllo delle armi, gli Stati Uniti accetteranno presto significative restrizioni del numero e delle tipologie di armi che possono essere acquistate dai privati. 7 5. La prevenzione prevenzione situazionale porta ad un’eccessiva regolamentazione della società e raggiunge i suoi obiettivi pretendendo un assoggettamento delle persone alla legge, facendogli sopportare precauzioni fastidiose e inopportune. Molte misure di prevenzione situazionale sono estremamente discrete, altre possono persino migliorare la qualità della vita. La maggior parte delle persone sono ignare del sistema di bloccaggio di volante e pedali delle loro auto, mentre l’idea di “defensible space” (spazio difendibile) ha aiutato ad eliminare dall’edilizia pubblica i palazzi a torre. In molti casi, comunque, la prevenzione situazionale provoca eccessiva regolamentazione e disagio. Può certamente risultare fastidioso sottoporsi ai controlli di sicurezza, ora necessari, ad esempio quelli impiegati negli aeroporti. È fastidioso anche l’uso del PIN per le carte di credito, il doverlo ricordare e fare attenzione a tenere segrete le cifre. Ed è anche particolarmente seccante che i costi pagati da tutti siano adeguati per combattere la condotta criminale di una minoranza. D’altra parte, il controllo dei bagagli ed altre misure introdotte negli anni ’70 hanno reso molto rari gli ordigni esplosivi portati dai terroristi all’interno degli aeroporti ed hanno evitato molti dirottamenti. Similmente, senza i PIN, le carte di credito diventerebbero presto inutilizzabili e si perderebbero vantaggi quali il portarsi appresso meno contanti e l’avere disponibilità di denaro in ogni momento del giorno e della notte. Le persone generalmente ammettono di aver bisogno della sicurezza, ma in alcuni casi sono soggette ad inconvenienti e fastidi senza vantaggi compensativi. Gli antifurti delle auto altrui che suonano durante la notte ne sono un esempio. Nessuno dovrebbe essere esposto a questi tipi di costi (vedi Duff e Marshall, 2000 ). In effetti, gli antifurti sono stati vietati in alcune città e sono stati rimpiazzati da allarmi che svegliano solo il proprietario dal veicolo. Un altro esempio di disturbo ingiustificato è dato dalle procedure per la prevenzione di frodi imposte ai cittadini dalle compagnie di assicurazione o dalle burocrazie governative che riscuotono tasse e ridistribuiscono benefici. Nel mondo del commercio la competizione aiuterà a garantire che le precauzioni fastidiose e inutili vengano presto eliminate. Nelle società a partecipazione pubblica o nelle imprese pubbliche estranee alla concorrenza, esistono altri modi per apportare cambiamenti nei regolamenti e nelle istanze seccanti, come le elezioni di rappresentanza, la stampa, le linee di protesta, i funzionari contro i soprusi del potere esecutivo e altri progetti tipici di uno stato democratico. Il processo di cambiamento può essere lungo, ma il problema dei blocchi e dei ritardi burocratici non esiste unicamente per la prevenzione del crimine. Alla peggio, un prezzo più alto verrà pagato per la sicurezza, per un tempo più lungo di quanto richiesto, ma non c’è ragione per essere gravati per sempre dall’eccessiva regolamentazione. 6. La prevenzione situazionale promuove il “victim blaming” blaming” (rimprovero della vittima) E’ insostenibile criticare le donne violentate che indossano minigonne o hanno una condotta “sessualmente provocante”. In ogni caso, è doveroso dare alle persone informazioni riguardo ai comportamenti che li mettono a rischio di subire crimini. Da cui la popolarità delle guide per mettere in pratica una buona prevenzione del crimine. Ad esempio, i turisti spesso domandano se è sicuro l’utilizzo di taxi locali o il camminare per le strade di notte. È anche utile per i proprietari di auto sapere, come ha dimostrato la British Crime Survey, che mettere le auto nei garage piuttosto che lasciarle nei viali durante la notte, può ridurre di venti volte il rischio di reati sui veicoli (Clarke e Mayhaw, 1998). I proprietari possono dunque decidere se un rischio ridotto valga meno dello sforzo di spostare l’auto. Generalmente, se le persone decidono di correre un rischio che è individuato o facilmente individuabile, devono prendersi qualche responsabilità per le conseguenze. Quando i rischi vengono corsi con una clamorosa noncuranza riguardo alle conseguenze per gli altri, la responsabilità può 8 diventare colpa, come nel caso dei negozianti che si rifiutano di cambiare alcune abitudini – per esempio le esposizioni per incoraggiare lo stimolo ad acquistare – che essi sanno incrementare il rischio di furto. Ciò nonostante, probabilmente continuano ad aspettarsi che polizia e tribunali si occupino risolutamente di tutti coloro che rubano nei negozi. Rimproverare e disprezzare questi commercianti potrebbe essere un modo per farli cambiare. Altre vittime degli affari (business victims) che meritano la loro parte di colpa sono le compagnie di assicurazione che risparmiano sulle procedure di verifica delle richieste, perché questo rende più facile per gli assicurati commettere una frode, il costo della quale può essere trasferito sulla maggiorazione dei premi. Alcuni manager dei complessi di appartamenti affittabili non si danno cura di stabilire codici di condotta e di conseguenza accrescono il rischio di criminalità, non solo rispetto alla loro proprietà e alla loro persona ma anche su quella degli altri loro inquilini (Clarke e Bichler-Robertson, 1998). Alcuni pub creano condizioni che provocano risse tra ubriachi, poiché non servono alcool in maniera responsabile o perché assumono buttafuori aggressivi (Homel et al.,1997 ). Molti proprietari di grandi magazzini risparmiano denaro, ma aumentano il rischio di subire rapine, assumendo impiegati giovani e di poca esperienza per dotare di personale i loro magazzini durante la notte. (Hunter e Jeffrey, 1997). L’utilizzo della colpa come mezzo di prevenzione del crimine può essere usato in modo legittimo non solamente contro queste “business victims”, ma anche contro coloro che fabbricano prodotti che favoriscono la criminalità. Molte città degli Stati Uniti sono attualmente impegnate a far causa alle industrie produttrici di armi da fuoco per l’irresponsabile sovrapproduzione di pistole, che ha prodotto enormi costi per la giustizia criminale e la sanità. Sotto i Tories, il governo inglese ha provato a creare imbarazzo alle industrie di automobili per migliorare la sicurezza dei veicoli pubblicando un’ insieme di tabelle sulle auto più rubate. (Houghton, 1992). Sotto New Labor, questo approccio è stato esteso come descritto da Pease (1998) per includere una gamma più vasta di prodotti che favoriscono la criminalità. VALORI E POLITICHE “CONSERVATORI”? Abbiamo ragionato sul fatto che conseguenze dannose della prevenzione situazionale siano spesso sopravvalutate. Queste possono spesso essere anticipate ed evitate e, laddove non sia possibile, possono essere trovate di solito misure alternative. Questo è particolarmente il caso del modello ristretto di prevenzione situazionale qui discusso, specificatamente situato all’interno del sistema di valori di una società liberale democratica. (Felson e Clarke, 1997; Seve, 1997). Esso è attentamente mirato a problemi specifici, e ciò facilita una valutazione dei costi e dei vantaggi dell’intervento. Questo si accentra sulle situazioni che favoriscono la criminalità, non sui criminali (individui). Essa include un ampio repertorio di vie alternative per ridurre le opportunità, il quale può essere utilizzato per minimizzare le conseguenze dannose in ogni scenario specifico. Infine, la sua metodologia di ricerca applicativa include (1) una valutazione precedente all’implementazione, riguardo a costi e danni delle misure proposte, (2) una valutazione successiva all’implementazione dei costi effettivi, e (3) una fase successiva di azione correttiva quando lo si ritiene necessario. Ciò nonostante, sembra probabile che alla prevenzione situazionale verrà dato un ruolo solo secondario nelle politiche ufficiali. Ciò accade perché c’è un’idea diffusa secondo la quale l’unico modo efficace per ridurre il crimine nella società sarebbe quello di attaccarlo nelle sue “cause alla radice” – discriminazione, pregiudizi, povertà familiare, disoccupazione ecc. molti criminologi identificano sicuramente la loro missione con il miglioramento della società attraverso lo sradicamento delle radici del crimine. Questa meta non è sostenuta dalla tesi secondo cui l’azione criminale deriva dalla scelta di 9 trarre dei vantaggi approfittando di opportunità. E neppure si adatta bene alla prevenzione situazionale, che dal suo punto di vista corre il pericolo di trasformare la criminologia in una dissertazione tecnica, più compatibile con l’industria della sicurezza che con un discorso accademico. Inoltre, consegnando “quick fixes” la prevenzione situazionale distoglierebbe l’attenzione della società dal cuore del problema, cioè dal bisogno di trovare rimedio alle ineguaglianze e alle discriminazioni. La sua evidente efficacia è dunque servita poco a raccogliere un supporto per la prevenzione situazionale da un numero sostanziale di criminologi. Molti continuano a criticare il suo focus sugli aspetti situazionali dei rapporti di causa ed effetto. Altri sono dubbiosi delle sue origini nella “criminologia amministrativa”, che credono sia allineata a valori e politiche conservatrici. Per questo trovano evidente che nella prevenzione situazionale ci sia una mancanza di interesse per i crimini contro le donne, per i crimini dei colletti bianchi e per i “corporate crimes”. In realtà, non solamente la prevenzione situazionale, ma la criminologia in generale è centrata sulla criminalità predatoria, forse per il motivo dato dai “Left Realist” – questo genere di crimine causa difficoltà molto dirette e paura nella maggior parte delle persone comuni. Può anche risultare difficile ottenere dati riguardo alle forme meno comuni di criminalità. Come ha notato Gilling (1997), comunque, la questione pertinente non è quali crimini siano stati, ma quali crimini possono essere il focus della prevenzione situazionale. La risposta è che tutte le forme di criminalità sono aperte alla prevenzione situazionale poiché tutte sono dipendenti dall’opportunità. In ogni caso, ci sono poche prove sul fatto che la prevenzione situazionale si richiama ai valori conservatori. È vero, c’è un legame superficiale tra la prevenzione situazionale e il modello conservativo dello “small government” (piccolo governo), il valore del denaro, la responsabilità individuale e così via. Molti conservatori potrebbero anche essere d’accordo che il crimine è una scelta, ma per loro è una scelta morale e non economica o strumentale. Di conseguenza, i conservatori hanno generalmente poca simpatia per gli scopi di riduzione delle opportunità della prevenzione situazionale. Invece essi la considerano una risposta fondamentalmente irrilevante al crimine perché trascura il bisogno di punire o inabilitare coloro che sono responsabili dei danni causati. CONCLUSIONI Nonostante il perfezionamento della teoria e la crescita delle testimonianze riguardo al suo successo, la prevenzione situazionale incontra ancora l’indifferenza di molti criminologi. Ma perché dovrebbe importare questa mancanza di criminological constituency (circoscrizione criminologia) ? Dopo tutto, la prevenzione situazionale ha già ottenuto un posto nelle politiche criminali in Inghilterra e altrove. David Garland (1996) ha dimostrato che essa è stata ampliamente applicata come una conseguenza della delega del controllo della criminalità alle agenzie locali e alle istituzioni private. È stata messa in pratica da un’ampia serie di agenzie pubbliche e private e ha attratto l’interesse dell’industria della sicurezza e della polizia. Alcuni critici l’hanno persino descritta come il metodo più rapido per l’aumento del crime control nel mondo. Dunque questi fatti dimostrano che la prevenzione situazionale può prosperare senza il supporto dei criminologi accademici? Questa tesi ignora molti altri fatti egualmente esposti. La prevenzione situazionale e altre forme di prevenzione ambientale del crimine hanno registrato un piccolo progresso negli Stati Uniti da quando i concetti di defensible space e crime prevention through environmental design (CPTED) erano caduti in disgrazia alla fine degli anni ’70. in Inghilterra, dove è nata la prevenzione situazionale, essa perde regolarmente d’importanza quando un nuovo gruppo politico sale al potere. Nei progetti finanziati 10 dal governo, è subordinata ad altri approcci preventivi come le società multi – agency, le iniziative per una città più sicura, le azioni per la sicurezza comunitaria, le strategie di riduzione del crimine e attualmente il “risk management”. La prevenzione situazionale, almeno nella sua forma ristretta descritta in questo documento, è quindi un’impresa piuttosto debole. Senza il supporto dei criminologi mancheranno le basi scientifiche e di ricerca così vitali per una sua riuscita applicazione e per un suo futuro sviluppo. Egualmente importante, si avvertirà la mancanza di quel genere di attento esame filosofico ed etico che i documenti di questo volume hanno cominciato a fornire. Senza tali sforzi , essa potrebbe facilmente degenerare in un set di tecniche applicate senza molta cautela, e perciò incrementando l’inefficienza e la desensibilizzazione , per mezzo di imprese ignare dei suoi principi giustificativi e delle sue origini. Questo sembra sia già successo con il “problem-oriented policing”, un approccio ad esse strettamente associato. Poiché così pochi ricercatori sono stati coinvolti in quest’ultima applicazione della recente strategia, la maggior parte del lavoro intrapreso a suo nome è inferiore agli sforzi pionieristici in Newport News, in Virginia (Eck e Spelman, 1998). In particolare, il “problem oriented” focus si è spesso perso nello sforzo di combinarlo con idee poco sviluppate quali i legami di rafforzamento comunitario e il miglioramento delle relazioni tra polizia e comunità. (Clarke, 1998). La prevenzione situazionale può aver bisogno della criminologia, ma ci sono buoni motivi per pensare che il bisogno sia reciproco. Innanzitutto, il focus della prevenzione situazionale sull’opportunità e le variabili situazionali stanno contribuendo a migliorare le formulazioni teoriche criminologiche , che hanno trascurato queste importanti determinanti del crimine. In secondo luogo, la sua enfasi sulla specificità ha incoraggiato la ricerca sulle forme particolari di criminalità, la qual cosa ha esteso il campo della conoscenza criminologia. In terzo luogo, i concetti associati alla prevenzione situazionale come il “displacement” degli “hot spots” del crimine, la diffusione di vantaggi e la ripresa della vittimizzazione , hanno condotto a nuove direzioni di ricerca. In quarto luogo, la prevenzione situazionale ha contribuito a stimolare lo sviluppo di più recenti tecniche di ricerca come le inchieste di vittimizzazione, le verifiche ufficiali sulla criminalità, il “crime mapping” e le applicazioni del “Geographical Information System” (GIS). In quinto luogo, stabilisce un naturale legame con altre discipline , come l’economia e la geografia sociale, che hanno un importante contributo da dare alla criminologia. Per ultimo, ma più importante, la prevenzione situazionale dà alla criminologia un ruolo pratico e diretto nel controllo della criminalità, la qual cosa può interessare a un numero considerevole di studenti che vengono a contatto con la disciplina. Correttamente formati, essi possono sperimentare interessanti e gratificanti carriere che si occupano di problemi legati alla criminalità, e allo stesso tempo migliorare la vita delle persone e la funzionalità di molte istituzioni sociali. Inoltre, potrebbero aiutare a fornire una possibile alternativa alla deterrenza estremamente costosa e intrusiva fornita dal sistema di giustizia criminale – il pezzo forte dell’attuale politica della criminalità. 11