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Giovedì 24 novembre 2011
24 ore
in Calabria
Oggi alla Camera l’interrogazione per il Viminale: «Serve la commissione d’accesso» Gli interrogatori
Tegano tace
Rechichi
respinge
Laratta (Pd) sul caso Reggio: «Se tace non può governare» le accuse
«Scopelliti dica la verità»
di ANDREANA ILLIANO
REGGIO CALABRIA. Oggi
alla Camera dei deputati, la
parlamentare Doris Lo Moro presenterà, insieme alla
collega Laura Garavini l’interrogazione sul caso Reggio, in sintesi sul bilancio
dell’ente, sulle intercettazioni che hanno coinvolto alcuni degli attuali amministratori del Comune.
La richiesta è chiara: «È
utile inviare al Comune una
commissione d’accesso, per
verificare se esiste nel tessuto amministrativo la presenza della ‘ndrangheta».
Un’interpellanza parlamentare sullo stesso argomento, a dire il vero dettagliatissima, era stata inviata anche da Angela Napoli
(dell’Fli) che ha già depositato l’atto e ha chiesto al ministro dell’Interno non solo la
commissione d’accesso, ma
ha avanzato la possibilità di
scogliere, per infiltrazioni
mafiose il Comune, partendo dal suicidio della dirigente all’economato dell’ente
Orsola Fallara, dalle due
ispezioni (una ministeriale e
l’altra della Procura) che
hanno messo in evidenza un
“buco” o presunto tale sul bilancio e sulle diverse indagini che hanno in un certo modo sfiorato l’ente (non ci sono indagati, in consiglio comunale).
Tra i firmatari dell’inter-
Franco Laratta
rogazione c’è anche il deputato del Pd, Franco Laratta
che aggiunge al testo (tra
l’altro già pubblicato sul sito
della Camera) alcuni elementi chiave, che sono non
solo tecnici, ma politici: «Si
sono verificate irregolarità
spaventose al Comune di
Reggio e la dicono lunga sia
le due relazioni che le inchieste giudiziarie che si sono
avute in questi mesi».
Il riferimento è a “Crimine” e a “Meta”, tra l’altro inchieste che sono già parte
integrante dell’interpellanza di Angela Napoli (Fli).
Oggi Laratta fa un appello
al governatore, Giuseppe
Scopelliti: «Il presidente della giunta regionale non può
far finta di non sapere, dica
la verità su ciò che è accaduto a Reggio quando era sindaco, deve farlo, perché se il
Comune va sciolto per presunte infiltrazioni mafiose,
a parer nostro, non può
neanche governare la regione e, per quanto mi riguarda, è ancor più grave se da
sindaco non sapeva».
Nei giorni scorsi a chiedere al nuovo ministro dell’Interno che si invii a Reggio la
commissione d’accesso sono stati tutti i partiti di opposizione, compreso Sel che
non è rappresentato a Ro-
«La Gst non c’entra con l’operazione Astrea»
CHIARISCE il socio privato della Multiservizi, la società mista del Comune di Reggio
che è stata coinvolta in un’inchiesta giudiziaria antimafia. La Gestione Servizi Territoriali Srl (parte privata dalla mista del Comune) puntualizza che la società «svolge la
propria attività di socio accessorio nell’ambito di una partecipazione pari al 49 per
cento nella Multiservizi Spa, costituita con
il Comune socio della medesima società al
51 per cento».
Insomma la Gst non c’entra. E infatti
l’amministratore delegato, Michelangelo
Tibaldi, tiene a specificare «che i recenti
provvedimenti hanno interessato la Re.
cim Srl che detiene il 33 per cento del proprio capitale sociale, inoltre precisa che
nella sua qualità di socio privato della Mul-
tiservizi ha svolto la propria attività nel rispetto di tutte le prescrizioni legali e statutarie, non trascurando di richiedere ai soggetti con i quali detiene rapporti tutte le
certificazioni, compresa quella antimafia». E la Gst specifica pure che già
dall’aprile del 2011 quando è stato arrestato Giuseppe Rechichi, la Gst ha intrapreso
«ogni iniziativa utile a mantenere la società
scevra da qualunque tipo di condizionamento, onde poter garantire il proseguo
dell’attività svolta dalla Multiservizi». La
Gst vuole continuare a lavorare e si dice
estranea all’operazione “Astrea”. La Gst Srl
afferma pure che tutte le azioni intraprese
sono state anche riferite al Prefetto e sottoscritte da un nuovo consiglio di amministrazione.
ma.
E la Lo Moro è convinta:
«Per meno, in altri Comuni
della Calabria, si è arrivati
allo scioglimento del consiglio comunale».
All’interrogazione della
Lo Moro che oggi sarà presentata in aula potrebbe aggiungersi anche la firma di
Marco Minniti.
Resta chiaro che dovrà essere il prefetto di Reggio,
Luigi Varratta (e non è
escluso che lo abbia già fatto) a relazionare al ministro,
se lo riterrà necessario.
E Laratta aggiunge:
«Quello che vogliamo chiarire è che qui non si tratta solo di una questione di conti o
di presunto dissesto, ma di
qualcosa che va oltre, Scopelliti chiarisca nella sua veste di ex sindaco». Riguardo
all’ultima vicenda inoltre,
quella delle società miste del
Comune, una delle quali ha
visto il direttore operativo
agli arresti per presunti collegamenti con i Tegano è già
partita la controffensiva. Il
sindaco di Reggio, Demetrio Arena ha presentato a
Varratta un piano di azione,
in nome della trasparenza,
mentre il Pdl ricorda al Pd
(lo ha fatto pure nell’ultimo
consiglio comunale) che a
volere le società miste è stato
il centrosinistra, quando a
governare c’era il sindaco
della primavera di Reggio,
Italo Falcomatà.
REGGIO CALABRIA Mentre il boss Giovanni Tegano ha deciso di avvalersi
della facoltà di non rispondere, l’imprenditore Giuseppe Rechichi ha risposto
alle accuse dei magistrati
respingendo ogni addebito. E’ questo l’esito degli ultimi due interrogatori di
garanzia relativi all’indagine “Astrea” sulle infiltrazioni mafiose in una delle
aziende in società con il Comune di Reggio Calabria,
nella gestione della Multiservizi, la società mista che
si occupa delle manutenzioni ordinarie della città
dello Stretto. Ieri mattina il
Gip di Reggio Clabria,
Tommasina Cotroneo ha
ricevuto l’esito degli interrogatori fatti per rogatoria
dai Gip dei territori in cui
erano detenuti i due. E se il
boss ha preferito tacere,
Rechichi ha difeso le operazioni societarie portate a
termine. Sottolineando come le aziende in questione
non erano assolutamente
nella disponibilità di Tegano, ma che si tratta di imprese di cui era solo lui, assieme al fratello e ai figli,
l’unico titolare. Insomma
nulla di illecito, secondo
l’imprenditore, che ha spiegato come il passaggio di
quote ad altri era solo una
scelta aziendale legata a
fatti contabili.
Il presidente della Corte d’Assise di Milano va al Ministero e si riparte daccapo
Errore di un benzinaio
Lea, azzerato il processo carburante da 1 euro a litro
Da rifare il dibattimento per l’omicidio della donna sciolta nell’acido distributore preso d’assalto
di ANTONIO ANASTASI
PETILIA POLICASTRO Tutto da rifare. Ripartirà
da zero il processo per l'omicidio di Lea Garofalo, la
testimone di giustizia di
Petilia Policastro scomparsa nel nulla due anni fa e
forse sciolta nell'acido. Nel
processo sono imputati in
sei, e tra loro c’è l’ex convivente della donna, Carlo
Cosco. Il presidente della
Corte d'Assise di Milano,
Filippo Grisolia, è stato, infatti, nominato capo di gabinetto del neo ministro
della Giustizia Paola Severino e i difensori non han-
no prestato il consenso per
mantenere valide le prove
finora raccolte in dibattimento, tra le quali la testimonianza di Denise, la figlia che la testimone di giustizia uccisa ha avuto con
Cosco, e il pentito Salvatore
Cortese. Il processo è stato
aggiornato al primo dicembre per la nomina di un
nuovo presidente della
Corte.
Il pm della Dda milanese
Marcello Tatangelo dovrà
pertanto riconvocare tutti i
testi finora esaminati. Denise, parte civile nel processo nel quale tra gli imputati, oltre al padre, c'è anche il suo ex fidanzato, nel
corso di due udienze, nello
scorso settembre, aveva reso in aula una testimonianza coraggiosa.
Gli imputati vennero arrestati a ottobre dell'anno
scorso e il prossimo luglio
scadono i termini di custodia cautelare e se non interverrà la sentenza di primo
grado entro quella data potrebbero ritornare liberi.
Il processo col rito immediato è iniziato nel luglio
scorso. Regista dell'operazione conclusasi con la
morte della 35enne da cui
aveva avuto una figlia, Denise, oggi sotto protezione,
viene considerato dalla
Dda di Milano l'ex convivente della donna, Carlo
Cosco, 41 anni, che voleva
costrigerla a riferire cosa
avesse dichiarato agli inquirenti come collaboratrice di giustizia, su un omicidio avvenuto nel 1995 a Milano, quello di Antonio
Comberiati, il cui responsabile sarebbe stato, secondo la Garofalo, proprio lui.
Oltre a Carlo Cosco, nell'ottobre 2010 furono altri cinque i destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere: i suoi fratelli
Giuseppe e Sergio, rispettivamente, di 47 e 42 anni,
Carmine Venturino, 33 anni, Rosario Curcio, 35 anni, e Massimo Sabatino, 38
anni, l'unico non petilino,
essendo originario di Pagani, in provincia di Salerno, e già coinvolto, insieme
a Carlo Cosco, nel tentato
rapimento della donna avvenuto a Campobasso e risalente al maggio 2009 (un
fatto per cui Sabatino, col
rito abbreviato, è stato condannato a sei anni mentre
per Cosco il processo è stato
azzerato).
I reati contestati non sono aggravati dal favoreggiamento di un'associazione mafiosa.
Per tutti le accuse sono di
omicidio e distruzione del
cadavere. Il solo Giuseppe
Cosco deve rispondere anche di possesso e spaccio di
cocaina.
La coda di automobili in attesa di fare il pieno scontato
di FRANCESCO MOLLO
CASTROVILLARI - Non era
un'offerta promozionale ma
un errore nell'impostazione
dell'erogatore, quella che il
15 novembre scorso - con un
euro a litro per benzina e diesel - ha creato la fila a una
stazione di rifornimento di
carburanti Q8 di Castrovillari. Un errore che, secondo
alcune indiscrezioni, sarebbe costato al gestore circa
tremila euro di perdite. In
un primo momento la cosa
sembrava essere una trovata di marketing: e in effetti
davanti al distributore si era
creata una coda interminabile. Il prezzo speciale ha
brillato per diverse ore sul
display della stazione, così
tutti gli automobilisti di
passaggio si sono fermati
per approfittare della fortunata coincidenza facendo il
pieno o addirittura riempiendo le taniche. Molti, infatti, sono stati avvertiti per
telefono o via sms di quella
che è stata considerata una
inattesa generosità da parte
della compagnia petrolifera.
La cosa era addirittura finita su internet. Ma quando
il gestore - autore di questo
atto di involontaria generosità - si è accorto dell'errore,
ha chiuso la stazione di servizio. Non senza il disappunto di quanti ancora erano in fila, scesi anche dal vicino centro di Morano Calabro, pronti a fare il pieno che
altrimenti nessuno si sarebbe sognato di fare.
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Calabria 15
Gabrielli ha sorvolato le discariche di Alli e Pianopoli. Tarda la soluzione per la struttura di Catanzaro
Il commissario sarà un tecnico
Scartata l’ipotesi politica per guidare l’Ufficio emergenza rifiuti fino alla chiusura
di SAVERIO PUCCIO
CATANZARO - Il prossimo
commissario per l'emergenza rifiuti in Calabria sarà un
tecnico, probabilmente un
prefetto o un esperto in materia. La sua nomina avverrà a
breve, possibilmente a cavallo di questo fine settimana, e
comunque dopo venerdì,
quando la presidenza del
Consiglio dei ministri dovrebbe ratificare definitivamente le dimissioni di Graziano Melandri. Non c’è spazio, invece, per una guida di
carattere politico. Ma mentre
sul piano squisitamente politico si ragiona sul nuovo responsabile dell'Ufficio emergenziale,che avràcomunque
pieni poteri solo fino alla fine
dell'anno,sul pianotecnicosi
è ancora lontani dal trovare
soluzioni adeguate.
La condizione disastrosa
che contraddistingue il conferimento dei rifiuti in regione sembra rappresentato nel
migliore dei modi dalla situazione che regna sulle discariche di Pianopoli e Alli di Catanzaro. Incertezze, intoppi
tecnici e soluzioni incerte caratterizzano queste strutture,così comel'interosistema.
E di questo, ieri, si è reso conto anche il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli,
che in elicottero ha sorvolato i
due impianti. Nell'ordine,
Pianopoli resterà chiusa anche oggi. La struttura del Lametino, dove conferiva gran
parte delCatanzarese, lacittà
capoluogo e alcuni comuni di
altre province, paga il prezzo
del maltempo che si è abbattuto sulla zona. Non solo la strada di accesso è un serpentone
di fango, ma manca anche l'alimentazione elettrica per la
struttura, i cui uffici sono allagati, a causa di un guasto
alla rete Enel. Nel corso della
notte si è provato a risolvere il
problema, ma nella migliore
delle ipotesi la discarica potrebbe aprire nella tarda mattinata e comunque con uno
scartamento ridotto. Questo
significa che anche oggi i rifiuti dei comuni che facevano
riferimento a Pianopoli resteranno per strada. Un
dramma che, nella sola città
di Catanzaro, può essere
quantificato in 240 tonnellate al giorno. Ed a confermare i
disagi è arrivata la dichiarazione della società “Lamezia
Multiservizi” che cura la raccolta nel comprensorio Lametino. La società, pur evidenziando che la discarica
riaprirà i battenti nelle prossime ore, ha dichiarato che il
quotidiano servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani per
la giornata di giovedì 24 novembre non sarà effettuato.
Discorso diverso per Alli,
dove sembra rimanere impantanata la trattativa per un
passaggio della struttura direttamente sotto la gestione
del Comune di Catanzaro. Ieri
pomeriggio, in gran segreto,
il numero due della Protezione civile, Nicola Dell'Acqua,
ha incontrato il governatore
Giuseppe Scopelliti, il presidente della Provincia, Wanda
Ferro, il sindaco, Michele
Traversa, e il commissario dimissionario, Graziano Melandri. A conferma delle difficoltà, nessun commento alla
fine del vertice. I problemi
principali sono legati agli
aspetti giuridico-economici
della vicenda. In particolare,
occorre trovare una formula
per concedere la disponibilità
della struttura, che è di proprietà dell'Ufficio del commissario. E poi, problema ancora più complesso è quello
legato ai pagamenti delle spese di gestione. Il Comune di
Catanzaro, da solo, non riu-
scirebbe a sopportare le centinaia di migliaia di euro necessarie per il funzionamento,
anticipando i pagamenti che
dovrebbero arrivare dai Comuni che conferiscono ad Alli. Su questi due aspetti, e sulla programmazione degli interventi di manutenzione necessari, restano aperte le trattative e i tentativi di trovare
soluzioni adeguate. Nel frattempo, si lavora anche per fare riprendere a pieno ritmo i
lavori di ampliamento della
discarica di Catanzaro, nella
consapevolezza che l'ondata
di maltempo che sta imperversando in queste ore è l'ennesimo colpo per un'area che
ha già subito danni nelle precedenti alluvioni. Oggi, nel
tentativo di proseguire il per-
corso di mediazione, è in programma un altro incontro
che sarà presieduto dal sindaco Traversa, consapevole
che la riapertura di Alli, nell'immediato, significherebbe
il conferimento di almeno
100 tonnellate di spazzatura
al giorno. Tutto questo, mentre i poteri ordinari dell’Ufficio del commissario torneranno per l’inizio del nuovo
anno in capo alla Regione,
che dovrà intervenire laddove non si è riusciti in quattordici di emergenza.
Intanto, martedì si discuteranno al tribunale del Riesame i ricorsi presentati dagli
indagati coinvolti nell’inchiesta “Pecunia non olet 2”
sulla presunta evasione fiscale della Enertech.
Terremoto
Oltre 500
scosse
nella zona
del Pollino
di EMILIO ROSITO
La strada di accesso, sterrata, alla discarica di Pianopoli
MORMANNO – Non esita
a placarsi lo sciame sismico che sta investendo da
inizio mese il circondario
del Pollino. Sono ventidue
i movimenti tellurici che i
sismografi dell’Istituto
Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia hanno registrato nel distretto. L’apice si è avuto proprio ieri
con una scossa di magnitudo 3.6 e profondità di 6,3
km. con epicentro in contrada Valacchiere, nel comune di Mormanno, al
confine con Rotonda (Pz),
nel trentunesimo anniversario del terremoto che dilaniò Irpinia e Basilicata.
Ben quattro le scosse negli ultimi due giorni, tutte
con epicentro nel comune
di Mormanno: ieri alle
13.00 (magnitudo 2.3),
martedì alle 20.17 (magnitudo 2.1) e alle 22.49 (magnitudo 2.5). Un’ondata,
quella di scosse con magnitudo pari o superiore a
2.0, che prima di ieri era
stata prolifica il 9 (quattro
movimenti) ed a cavallo tra
il 13 e il 15 (con otto eventi
registrati), raggiungendo picchi di magnitudo
2.7.
Un dinamismo sismico
che ieri alle 15.12 ha raggiunto il suo culmine, avvertito anchea moltichilometri di distanza dall’epicentro e che ha subito scatenato su Facebook i commenti e gli interrogativi
degli abitanti del Pollino.
Fortunatamente nonsono
stati rilevati danni a cose o
persone.
«Nella zona del Pollino è
in atto una sequenza da alcuni mesi», ha detto il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale
di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). «La sequenza è
più intensa negli ultimi
giorni ed è cominciata nel
settembre 2010: da allora
sono stati localizzati in
questa zona oltre 500 terremoti,tutti dimagnitudo
inferiore a 3». Il periodo di
attività più intensa è stato
registrato
nell’ottobre
2010, in seguito le scosse
si sono diradate, per tornare ad un nuovo picco
nell’aprile scorso. Da allora, l'attività è ripresa in ottobre, con decine di terremoti inferiori a magnitudo 3. È un fenomeno anomalo, rispetto al comportamento osservato in questa zona negli anni passati. Ma è presto per capire
che cosa stia accadendo.
«Già all’inizio di quest’anno il Pollino è stato
oggetto di un nutrito sciame sismico – spiegano Guglielmo Armentano e Luigi Bloise, sindaco e vicesindaco di Mormanno –. E
se prima le scosse si riversavano ai confini con Papasidero, ora si sono spostate verso quelli con Rotonda. Il nostro comune ha
aggiornato il piano di Protezione civileed incrementato la rete di rilevazione
sismica sul territorio.»
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24 ore
Giovedì 24 novembre 2011
segue dalla prima
banche e “poteri forti” stranieri (le stesse banche che
hanno scatenato la crisi);
sulla sovranità nazionale ha
prevalso quella di «mercati e
speculatori»; il centrosinistra replica a ciò con timidi
«balbettii» «non sempre disinteressati» (Matteo Cosenza); del resto, ormai la «ricetta» sociale del Pd è neoliberista: privatizzare, tagliare la
spesa pubblica e manomettere le pensioni (Battista Sangineto).
Mi permetto di integrare
queste analisi, che condivido
in pieno, con alcune osservazioni.
1. Quanto accaduto di recente in Italia (e in Grecia)
presenta inquietanti analogie con gli avvenimenti del
2008 negli Stati Uniti. All'epoca, dopo che la Borsa era
stata trasformata in una sala scommesse e i più importanti prodotti finanziari erano i cosiddetti “derivati” e altri titoli “tossici”, quindi dopo anni di gestione sconsiderata (anni in
cui però manager e dirigenti avevano
guadagnato
milioni di dollari)
molte
banche erano
in difficoltà.
Le pressioni
congiunte dell'amministrazione Bush e di Wall Street
indussero il Congresso ad
approvare il loro finanziamento con 700 miliardi di
dollari dello Stato (pochi
giorni dopo che la legge era
stata bocciata in una prima
votazione).
Come oggi in Italia, allora
negliUsa lamollaprincipale
fu la paura. Molti membri del
Congresso vennero intimiditi (altri blanditi o semplicemente corrotti) e tutti gli
americani furono terrorizzati con la minaccia di una
crisi finanziaria irreparabile, che avrebbe ulteriormente aggravato la situazione.
In un memorabile discorso
televisivo, il presidente Bush evocò scenari catastrofici
(altre case pignorate, aziende fallite, la recessione). La
legge fu approvata in fretta e
furia sull'onda emotiva. Proprio con la stessa fretta il nostro presidente della Repubblica ha nominato senatore a
vita il prof. Monti, che di mestiere, dal 2005, fa l'advisor
per la più grande banca del
mondo: la Goldman Sachs; e
con lo stesso trasporto una
inverosimile maggioranza
“bulgara” del nostro Parlamento ha ceduto allo stesso
Monti la guida del Paese. Alcuni membri del Congresso
statunitense
definirono
quanto accaduto in quell'autunno 2008 un “colpo di Stato finanziario”.
Ecco, lo stesso può dirsi
oggi per quello che è accaduto in Italia (come in Grecia):
un “golpe bianco”, realizzato
tramite la pressione della
speculazione finanziaria e
gli attacchi ai nostri titoli di
Stato. Un golpe incruento e
paradossale: consentito da
una classe politica imbelle o
sodale e da un apparato mediatico in gran parte complice (a cominciare da giornali
come “Repubblica”), accolto
con sollievo da una opinione
pubblica manipolata, estenuata dalla stagione berlusconiana e terrorizzata dai
“mercati”. Con buona pace di
ogni residua illusione di democrazia e della nostra sovranità nazionale.
Il golpe consentirà prima
di tutto di imporci la variante più spietata del modello di
Giovedì 24 novembre 2011
Il golpe bianco
di banche e finanza
società neoliberista: riduzione dei diritti dei lavoratori,
smantellamento dell'impalcatura statale e del welfare,
totale deregulation finanziaria (secondo la favola del
“mercato che si regola da sé”
propinataci per anni da tanti
economisti e “bocconiani”).
A ciò si aggiunga la possibile
acquisizione da parte di capitali stranieri, nell'ambito
delle svendite e delle privatizzazioni dei beni pubblici,
di “gioielli di famiglia” come
Eni o Finmeccanica.
Questo è il vero mandato
che i “poteri forti” hanno affidato a Monti: qualunque
sia ilcosto socialefatto pagare a lavoratori, precari, disoccupati e pensionati.
2. Ad essere
più precisi,
possiamo cominciare ad
individuare
qualche componente di peso di questi
“poteri forti”.
Ci aiuta il precedente americano del 2008,
che non fu solo un modo perverso di far pagare ai contribuenti i disavanzi delle banche. In realtà si trattò di una
guerra tutta interna a Wall
Street e alla grande finanza.
Infatti alcune - solo alcune banche furono salvate. Altre
furono
lasciate
fallire
(Lehman Brothers) o svendute (Merryl Linch). Quella
guerra finanziaria - che acuì
le deriva neoliberista per cui
oggi negli USA si contano 46
milioni di poveri accertati ebbe un sicuro vincitore: la
banca Goldman Sachs, che
da allora ha definitivamente
assunto una posizione preminente proprio approfit-
Inquietanti
analogie
con Usa 2008
tando della scomparsa o del
ridimensionamento di molte concorrenti.
Del resto, Goldman Sachs
non poteva perdere: giocava
in casa, ed era pure l'arbitro.
Già da anni la banca controllava direttamente il ministero del Tesoro statunitense, a
prescindere se il presidente
in carica fosse un democratico o un repubblicano. Durante
l'amministrazione
Clinton, dal 1995 al 1999,
ministrodel Tesoroerastato
Robert Rubin, ex manager di
Goldman Sachs. In quel fatale 2008 era ministro Hank
Paulson, ex amministratore
delegato di Goldman Sachs
(cui era stata assegnata una
buonuscita di 700 milioni di
dollari); nel suo staff al ministero si contavano 11 ex managers della Goldman Sachs. Come ministro del Tesoro del Governo degli Stati
Uniti, Paulson trattò direttamente con l'amministratore
delegato della Goldman Sachs, il signor Blankfein, suo
successore, il finanziamento pubblico ad alcune banche. Tra cui Goldman Sachs.
Che oggi può andar fiera di
aver posizionato un suo manager, il prof. Mario Monti,
alla guida di un grande Paese: l'Italia. Ciò dimostra come in Occidente, nelle nostre
pseudo-democrazie, il “conflitto di interessi” non è una
riprovevole eccezione rispetto a chissà quale consuetudine di onestà e trasparenza,
come qualche anima candida insiste a credere (Travaglio su tutti), ma è “strutturale”, ontologico.
3. Naturalmente, Goldman Sachs non può aver architettato e realizzato da sola
quanto successo in Usa e da
noi. Anzi, l'accaduto rientra
in un progetto più vasto e articolato, che consiste nell'imposizione di quel “Nuovo
Ordine Mondiale” citato, in
un discorso pubblico, pure
dal presidente Napolitano
(che però evitò accuratamente di spiegarcelo: il video
è scaricabile da youtube).
Questo Nuovo Ordine, a
grandi linee, prevede: un Governo Unico Mondiale, il
controllo centralizzato di cittadini e lavoratori, l'erosione del ceto medio, il condizionamento continuo dell'opinione pubblica (indottrinata
dai media e tenuta in costante clima dipaura con guerre,
terrorismo e crisi economiche), un mercato unico mondiale, il rafforzamento dell'Onu eccetera. A questo progetto coopera appunto l'insieme dei “poteri forti” finanziari, industriali e politici del mondo occidentale.
Questi “poteri”sono dotati di
una serie di organismi di
coordinamento, il più importante dei quali è il cosiddetto Bilderberg Group, o
Bilderberg Club.
Il Club prende il nome dall'hotel olandese in cui si riunì la prima volta nei 1954. Da
sempre ne fanno parte i rappresentanti delle maggiori
banche, multinazionali, istituzioni politiche e mezzi di
informazione del mondo (tra
gli altri: dirigenti di organismi internazionali come
Onu, Ue, Bce, Fmi, Banca
Mondiale; della Federal Reserve; di corporations come
Coca Cola o British Petroleum; di grandi banche come
Chase Manhattan Bank e,
naturalmente, Goldman Sachs; membri dei più importanti servizi di intelligence,
Mario Monti
politici di ogni livello; giornalisti ecc.). I membri del
Gruppo si riuniscono annualmente, in veste di privati cittadini, e in modo riservato. Non vengono stilati
verbali scritti delle riunioni.
In compenso,
è in questi incontri privati
che vengono
decise le sorti
planetarie: il
prezzo del petrolio, qualche guerra
preventiva, se
è il caso di mettere qualcuno
più fidato a capo di un Governo. E così via. Alle pagine 913 dell'edizione italiana del
libro “Il Club Bilderberg” di
David Estulin potete trovare
l'elenco dei partecipanti alla
riunione del 2007, svoltasi
in Turchia. I membri italiani
erano allora pochi quanto
importanti e prestigiosi:
Franco Bernabé (vicepresidente di “Rothschild Europa”), John Elkann, Paolo
Scaroni (presidente dell'Eni). E naturalmente il prof.
Mario Monti, bocconiano,
advisor della Goldman Sachs. Nel libro, Monti fa bella
mostra di sé pure a pag. 277,
fotografato in fitto e sorri-
dente colloquio con JeanPierre Hansen, presidente
della “Suez Tractabel”.
Alla stessa riunione era
presente l'ineffabile Olli
Rehn, il membro della Commissione Unione Europea
che tanto si è speso, tra una
riunione, una intervista e
una visita a Roma, a convincere gli Italiani della inderogabile necessità di un governo “tecnico”. Alle pagine 312
- 326 dello stesso volume c'è
l'elenco generale dei membri, suddivisi per area geografica. Per l'area europea,
tra i membri italiani si riscontrano: Alessandro Profumo (Unicredit); Stefano
Silvestri (il solerte esperto di
strategie militari che ci spiega ogni volta in tv quanto
valga la pena mandare i nostri ragazzi a morire in Afghanistan); Luca Cordero di
Montezemolo (il “nuovo che
avanza” nella politica italiana); Marco Tronchetti Provera; l'economista della Bocconi Carlo Secchi; il solito
Paolo Scaroni; naturalmente il prof. Monti; e il serioso
Enrico Letta,
faccia da bravo ragazzo,
esponente di
altissimo rilievo del Partito Democratico. Sì, avete capito, proprio
quello che ha
passato alla Camera il famoso bigliettino a Monti appena
insediatosi; quel bigliettino
finito su Internet e sui giornali, in cui Letta, dopo la disponibilità a rendersi utile in
ogni modo, ha concluso entusiasta che “i miracoli si avverano”. Sappiamo così che
non solo i «balbettii» del centrosinistra «non sono disinteressati», come ha scritto
Matteo Cosenza sul Quotidiano, ma che in molti casi
sono proprio interessati. Interessatissimi. Sappiamo
così pure a chi non dovremo
mai rivolgerci per sperare di
uscire da questo incubo. Pardon, da questo “miracolo”.
Giovanni Potente
Monti e gli altri
del Bilderberg
Club
La Centrale di Saline non porterà benefici
DOMENICO MARINO*
bbiamo saputo nei giorni scorsi che il progetto Sei della Centrale a Carbone di Saline
è stato premiato a Torino come progetto di
eccellenza e abbiamo anche letto le considerazioni dell'architetto Rota a sostegno della Centrale.
E' chiaro che dietro queste notizie vi è una strategia comunicativa molto ben orchestrata che
mira a rendere digeribile alla popolazione e all'opinione pubblica un progetto impresentabile.
Un progetto può essere bello, può essere innovativo, ma ciò non lo rende utile e soprattutto non
lo rende sicuro e compatibile con il territorio. Le
motivazioni, poi, addotte dall'architetto Rota appaiono drammaticamente vicine alla filosofia di
Cetto la Qualunque. Solo qualcuno che dubita
dell'intelligenza di un popolo può affermare che
una Centrale a Carbone produce delle ricadute
positive. Parlare di mitigazione di effetti negativi
sarebbe stato più corretto che enfatizzare l'integrazione della Centrale con il territorio. Un carcere può anche essere architettonicamente bello,
ma è pur sempre meglio non vivere dentro un carcere!
Quanto poi all'innovatività del progetto vanno
fatte due considerazioni. La prima, banale se volete, è che nel documento si afferma che la nuova
tecnologia riduce gli inquinanti, non li elimina, e
a questo punto si potrebbe già chiudere il discorso. Ma andiamo alla seconda considerazione
quella che viene descritta nei comunicati stampa
come centrale di ultima generazione in realtà
non è in termini di inquinamento la tecnologia
più efficiente. Infatti la tecnologia Supercritical
PC è meno efficiente di una più recente e tecnologia indicata come Igcc (Integrated gasification
combined cycle) che però ha lo svantaggio di essere più costosa. Quella che si vuole installare a
Saline non è la migliore tecnologia in termini di
riduzione dell'inquinamento ma solo quella che
A
costa meno, considerato che anche nei paesi del
terzo mondo nessuno si sogna di costruire più
centrali con tecnologie più obsolete (Subcritical
PC).
A ciò va aggiunto che il sistema di stoccaggio
delle ceneri è tutt'altro che innocuo. E non ultimo
l'impatto anche paesaggistico per il collegamento della centrale alla rete di distribuzione dell'energia elettrica con la costruzione di un elettrodotto ad alta tensione che dovrebbe portare l'energia prodotta fino a Rizziconi
Queste considerazioni ci danno conto del fatto
che anche le nuove tecnologie che riducono gli inquinanti non rendono sicura una centrale di questo tipo e questo dovrebbe chiudere il discorso.
Vanno tuttavia approfonditi due ulteriori
aspetti. Il primo è che la Calabria è una regione
che esporta energia già allo stato attuale, non ha
quindi nessun bisogno di incrementare la sua
quota di produzione, soprattutto se l'incremento
avviene attraverso centrali a carbone. Il secondo
aspetto e che questa centrale è contraria a quell'idea di sviluppo del territorio che si sta cercando di
portare avanti nell'area. Oggi piuttosto che in impianti inquinanti occorre investire in risorse immateriali. La vera ricchezza di quel territorio è la
storia, la cultura, il paesaggio, le risorse ambientali e storico-culturali. Tutte cose che anche nelle
ipotesi ottimistiche dei fautori della centrale non
saranno valorizzati da questo investimento. Più
realisticamente è ragionevole pensare che questo
progetto di sviluppo dovrà essere definitivamente abbandonato nella sciagurata ipotesi che la
centrale venga costruita. E ciò in controtendenza
con tutto ciò che si fa nei paesi avanzati dove i processi di riconversione e di recupero dei siti industriali dismessi vengono realizzati puntando sulle risorse immateriali e sulla cultura. La centrale
quindi non porterà benefici dal punto di vista eco-
nomico e neanche dal punto di vista occupazionale. I 300 posti di lavoro promessi sono un'inezia,
poco più che gli addetti di un grande centro commerciale che però ha costi di realizzazione 100
volte minori ed è sicuramente meno impattante.
Inoltre una buona parte di questi lavoratori saranno impiegati in lavori usuranti e pericolosi
per la salute: movimentazione del carbone, manutenzione degli impianti, trattamento di cenerei e residui della combustione, per cui si tratterà
di posti di lavoro con un alto rischio per la salute
dei lavoratori.
Se quindi è dannosa per l'ambiente ed nella migliore delle ipotesi incapace di avviare processi di
sviluppo sul territorio, perché qualcuno ne propone la costruzione? E qui la sfida è anche culturale.
Dobbiamo sicuramente prendere spunto da
questa situazione per dire e far capire a tutti che i
calabresi non sono disponi libi ad accettare “ pacchetti” calati dall'alto. E' finito il tempo in cui dovevamo presentarci con il cappello in mano e le
braghe calate mendicando investimenti, come
nel caso della Liquichimica. Non siamo disposti a
barattare il futuro e la nostra idea di sviluppo per
il miraggio di posti di lavoro (pochi e pericolosi).
Dobbiamo dire un no forte ai nuovi colonizzatori,
che oggi si presentano accompagnati da architetti-guru che ci spiegano come saremmo felici con
una centrale a carbone vicino casa, che, come già
altri hanno fatto in passato in questa terra, propongono investimenti utili solamente ai loro interessi. E in questo senso il coro unanime delle
istituzioni, comuni, provincia e regione è sicuramente benaugurante e denota uno scatto di orgoglio che costituisce il primo passo della rinascita
di un territorio.
*Professore di Politica Economica - Università
Mediterranea di Reggio Calabria
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20 La Tribuna
21
Giovedì 24 novembre 2011
REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected]
Il gip Domenico Santoro manda a processo gli imputati dell’inchiesta “Terrazzamento”
Tutti a giudizio tranne Arena
Il pm Sara Ombra contesta tutta una serie di reati contro l’ambiente
LA SENTENZA
Otto mesi
di carcere
a Sarrafiore
SONO servite quasi tre
ore di camera di consiglio per condannare a otto mesi di reclusione il
Colonnello della Guardia
di Finanza, Agatino Sarrafiore. Secondo la Corte
d’Appello di Reggio Calabria, Sarrafiore avrebbe
rivelato delle informazioni riservate in una vicenda che ha per protagonisti anche l’ex deputato Amedeo Matacena e
l’ex presidente del Tar di
Reggio Calabria, Luigi
Passanisi. Una sentenza
di condanna inaspettata,
visto che, il 15 novembre
scorso, era stata la stessa
Procura Generale a chiedere l’assoluzione per
l’ufficiale delle Fiamme
Gialle che in primo grado
era stato condannato a
un anno di reclusione,
con la sospensione della
pena.
Secondo le ipotesi investigative l’ex presidente
Passanisi, nell’autunno
del 2005, avrebbe accettato la promessa di ricevere duecentomila euro
allo scopo di favorire l’ex
parlamentare di Forza
Italia, Amedeo Matacena
(e il suo gruppo) nei ricorsi contro il provvedimento con il quale l’Ufficio Marittimo di Villa
San Giovanni aveva rigettato alcune richieste
della “Amadeus S.p.A.”,
la società, di proprietà di
Matacena. Sia Passanisi
che Matacena, insieme
ad altri imputati, hanno
scelto di essere giudicati
con il rito ordinario. Un
rito ordinario che, però,
fatica a decollare e che,
potenzialmente, potrebbe far avvicinare, sempre
più, l’ipotesi-prescrizione. Sarrafiore fu l’unico
a scegliere di essere giudicato con il rito abbreviato, venendo condannato dal Gup di Reggio
Calabria. Poi il grado
d’appello, con la richiesta di assoluzione che lasciava prevedere un felice esito per Sarrafiore.
Nel pomeriggio di ieri,
invece, la decisione della
Corte d’Appello con la
condanna dell’ufficiale
della Guardia di Finanza. Sentenza contraddittoria, a dire dei legali di
Sarrafiore,
l’avvocato
Armando Veneto e l’avvocato Giuseppe Napoli,
del foro di Catania. Una
decisione, quella della
Corte d’Appello, che verrà sicuramente impugnata dai due legali, che
faranno ricorso presso la
Suprema Corte di Cassazione.
cla.cor.
di CLAUDIO CORDOVA
TUTTI a giudizio tranne il
sindaco Demetrio Arena. Il
Gup di Reggio Calabria,
Domenico Santoro, ha infatti disposto il processo
per tutti gli imputati del
procedimento “Terrazzamento”, ad eccezione del
sindaco Arena, unico imputato per cui il pubblico
ministero Sara Ombra aveva richiesto, circa due settimane fa, il non luogo a procedere. Quindici i soggetti
per cui l’Ufficio di Procura
ha chiesto e ottenuto il processo, che sarà celebrato
con rito ordinario e che inizierà comunque nel 2012:
Vittorio Bruno Martino,
Maurilia Colanino Ziino,
Nicola Irto, Pasquale Tripepi, Domenico Malavenda, Giuseppe Schiavone,
Francesca Minniti, Giuseppe Laganà, Rosario De
Vivo, Domenico Alampi,
Giuseppe Nocera, Angelo
Toscano, Demetrio Arcudi,
Andrea Gattuso, nonché il
boss Giovanni Ficara. Un
procedimento che scaturisce da un’operazione condotta dai Carabinieri del
Comando Provinciale e del
Noe (Nucleo Operativo
Ecologico) che accertarono
come in un’area, quella del
vallone Bovetto, dove sarebbero dovuti sorgere degli uliveti, si era dato vita,
invece, a delle discariche a
cielo aperto. I Carabinieri
furono messi sulla strada
giusta grazie a internet:
collegati a un normale sito
di mappe satellitari, osservarono come la foto immortalasse,
all’interno
dall’area di proprietà della
ditta, un camion che scaricava materiale edile su un
costone della collina. Da
qui, poi, l’avviamento vero
e proprio delle indagini,
con servizi di osservazione
per il controllo dei movimenti dei mezzi e le conseguenti attività svolte sul sito di stoccaggio, anche attraverso controlli aerei effettuati dell’Elinucleo di
Vibo Valentia, che documentarono l’alterazione
Un’immagine satellitare della discarica abusiva
I camion ripresi nel momento di sversare i rifiuti
dell'assetto morfogeologico del territorio. Soggetto
centrale
dell’inchiesta,
svolta con il coordinamento del procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza, sarebbe Vittorio Bruno Martino,
proprietario della Eko Mrf,
una delle ditte che avrebbe
dato luogo allo sversamento dei rifiuti. I reati contestati dal pm Sara Ombra,
specializzata in indagini di
natura ambientale, sono
quelli di realizzazione di discarica abusiva di rifiuti
speciali non pericolosi (materiali edili da demolizione
provenienti da cantieri) in
un territorio in cui vige lo
Stato di Emergenza nel settore dei rifiuti, traffico di
rifiuti, realizzazione di lavori di terrazzamento di
terreni a scopo agricolo in
assenza dei prescritti titoli
autorizzativi, nonchè gestione e trasporto non autorizzati di rifiuti speciali
non pericolosi.
Non luogo a procedere,
invece per Demi Arena, assistito dagli avvocati Aldo
Labate e Francesco Albanese. Arena, oggi sindaco della città, è stato coinvolto
nell’inchiesta a causa di alcune condotte messe in atto
quando era Amministratore Unico dell’Atam, l’azienda di trasporto pubblico del
Comune di Reggio Calabria. La zona del vallone
Bovetto, dove dovevano
sorgere alberi, in realtà,
era divenuta una discarica
colma di rifiuti provenienti
da demolizioni e cantieri
edili, ma anche dall’Atam.
Era stata la stessa pm Ombra a chiedere il non luogo
a procedere per l'attuale
primo cittadino reggino.
Parallelamente, però, la
Procura sta effettuando degli accertamenti al fine di
verificare eventuali responsabilità a carico del direttore generale dell’azienda, Vincenzo Filardo, che,
a differenza di Arena,
avrebbe potuto avere maggiormente il polso della situazione rispetto alle attività al centro dell’inchiesta.
L’APPUNTAMENTO
LO SDEGNO
Binomio tra legalità e sport
In Provincia l’incontro sul futuro dell’Interpiana
I giovani dell’Ugl
solidali con la ragazza
vittima delle molestie
IL Presidente della Giunta Provinciale Giuseppe Raffa e l’Assessore alla
Legalità Eduardo Lamberti - Castronuovo ha convocato una conferenza
stampa per le ore 12 sul tema della legalità. Il Presidente intende affrontare sotto il profilo della legalità e di ciò
che rappresenta nel panorama provinciale un bene immateriale quale
una Società Sportiva sottoposta a sequestro dal Tribunale di Reggio Calabria-Sezione Misure di Prevenzione.
Scopo è quello di dare un forte segnale che le istituzioni sono dalla parte della Legalità e che essa è l’unica
forza possibile per sostenere anche le
società sportive. Alla conferenza
stampa parteciperanno i sindaci di
Melicucco, Polistena e Cittanova. Interverranno i giocatori e i Dirigenti
della Società Interpiana.
PIENA solidarietà alla ragazza reggina che ha denunciato di aver subito
molestie, verificatesi a metà settembre 2011, durante un colloquio di lavoro è stata espressa dall’Ugl Giovani
di Reggio. «Qualora “l’accusato” fosse realmente colpevole nell’aver proposto alla ragazza, con insistenza, di
“concedersi” in cambio di un lavoro si legge in una nota - ciò rappresenterebbe l’ennesima e piu’squallida forma di ricatto fino ad oggi subita dai
giovani disoccupati. Sempre piu’convinti, i giovani Ugl, nel sollecitare i
propri coetanei a denunciare ogni
forma di “molestia”. Il lavoro non deve rappresentare un mezzo ambito e
tanto utilizzato non solo in periodo
elettorale per “accaparrare” voti, ma
anche da persone malate che propongono squallidi compromessi».
La procura di Reggio Calabria
Blitz antidroga
Presi fratello
e due sorelle
CONTROLLI sul territorio. I
carabinieri arrestano cinque
persone.
a pag. 24
Sos occupazione
“Acquereggine”
nel dramma
LAVORATORI senza retribuzione da quattro mesi. Sos al
prefetto Varratta
a pag. 25
Bagnara
Lo Scientifico
va al “Foscolo”
PROTOCOLLO d’intesa tra
Comune e Provincia per il
trasferimento della scuola.
a pag. 30
Palizzi
Ecco i piani
di sviluppo locale
IL COMUNE presenta ai cittadini le idee progettuali previste dai Pisl
a pag. 31
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Reggio
32
Redazione: via D. Correale, 13 - 89048 Siderno (Rc) - Tel/Fax 0964.342451 - E-mail: [email protected]
Sigilli dei carabinieri a un patrimonio di oltre un milione di euro tirato su con le frodi all’Ue
Dopo le truffe arriva il sequestro
Al centro del raggiro ci sarebbero Leo Zappia e la moglie Rosetta Chiricosta
di GIOVANNI VERDUCI
SIDERNO - Un sequestro
preventivo è stato eseguito
dai carabinieri del comando
provinciale di Reggio Calabria e dai loro colleghi del Nucleo Antifrode di Salerno a
carico di quindici soggetti
tra cui produttori agricoli
dei settori oleario e seminativo ed operatori di Centri Assistenza Agricola della provincia reggina.
Il sequestro per un valore
complessivo di un milione e
centoventicinquemila euro
riguarda conti correnti, fondi d’investimento, depositi,
prodotti assicurativi, beni
immobili, titoli di quote produttive nei settori oleario e
seminativo. Gli indagati, secondo il lavoro dei carabinieri del comando provinciale di
e della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, dovranno rispondere di associazione per delinquere, frode informativa e truffa
all’Unione Europea per aver
illecitamente percepito finanziamenti comunitari del
Fondo Europeo Agricolo di
Garanzia.
L’attività investigativa dei
carabinieri del Nucleo antifrodi, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha accerto la
condotta fraudolenta di alcuni operatori di Centri d’Assistenza Agricola che attraverso le loro credenziali erano
riusciti ad individuare sulla
banca dati del Sistema Informativo Agricolo Nazionale, e
quelli relativi a superfici
agricole incolte che, all’insaputa dei proprietari, sono
state indicate nella «dichiarazione di produzione aziendale» per ottenere gli illeciti
finanziamenti.
Il provvedimento dell’autorità giudiziaria è stato
adottato d’urgenza per congelare un patrimonio equivalente ai finanziamenti illeciti ottenuti per un milione e
duecentomila euro. «L'attività fraudolenta - sottolineano
i carabinieri – si è sviluppata
inoltre con l'attestazione di
produzioni inesistenti o
maggiorate nelle campagne
olivicole degli anni 2002 –
2005, poste a riferimento per
la costituzione di falsi «titoli
di produzione» e con l'arbitraria intestazione delle titolarità di superfici agricole
appartenenti a persone decedute.
Gli indagati, alcuni dei
quali operatori di Centri di
Assistenza Agricola, potevano intervenire indebitamente sul sistema informatico
«Sian» (Sistema Informativo
Agricolo Nazionale) dirottando fraudolentemente oltre mille «fascicoli aziendali»
da un Caa ad un altro e trasferendo arbitrariamente titoli
di quote produttive provenienti di ignari produttori
che venivano assegnati al
Il colonnello Pasquale Angelosanto
gruppo criminale».
La truffa, secondo quanto
ricostruito dagli investigatori del comando provinciale
dell’Arma, sarebbe stata architettata da Leo Zappia: un
operatore del Caa World service che, insieme alla moglie
Rosetta Chiricosta (ed ora insieme ad altri componenti
del nucleo familiare), era già
stato arrestato dai carabinieri lo scorso anno. Gli approfondimenti di indagine, effettuati su richiesta della
procura della Repubblica di
Reggio Calabria, hanno fatto
emergere «una spiccata permeabilità alle frodi dell’attuale sistema di aiuti fondato
sostanzialmente sulla mera
disponibilità cartacea ed informatica di terreni agricoli,
abbinata ai dati storici della
produzione passata nel settore olivicolo, senza alcun
controllo sulla effettiva realtà delle imprese dichiarate».
Sono dieci
le persone
indagate
Leo Zappia, 43 anni
residente a Reggio Calabria
Rosetta Chiricosta, 33 anni,
residente a Reggio Calabria
Antonella Chiricosta, 37 anni
residente a Siderno
Vincenzo Chiricosta, 41 anni,
residente a Locri
Giovanni Figliomeni, 41 anni,
residente a Siderno
Rosario Fallara, 42 anni
residente a Reggio Calabria
Espedito Gullace,43 anni
di Marina di Gioiosa Ionica
Vincenzo Gullace, 33 anni
residente a Rosarno
Angelo Caruso, 33 anni,
di Sinopoli
Giovanni Morabito, 40 anni
residente a Reggio Calabria.
I legittimi proprietari erano all’oscuro di tutto. Qualcuno ha anche denunciato
Il raggiro con i terreni abbandonati
L’accesso al sistema informatico Sian/Agea consentiva una rapida selezione
SIDERNO - I proprietari non ne sapevano niente ma i loro terreni, nonostante fossero stati abbandonati
da tempo all’incuria. Loro, però,
erano totalmente ignari del fatto
che ci fosse qualcuno all’opera per
farli “fruttare” e, così, spillare denaro alla Comunità europea.
I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, guidati
dal colonnello Pasquale Angelosanto, hanno raccolto diverse testimonianze ed alcune denunce che,
alla fine, sono state utili a ricostruire il marchingegno che sarebbe
stato messo in opera da Leo Zappia.
Le informative redatte dai militari della stazione principale di Reggio Calabria, comandata dal luogotenente Cosimo Sframeli e diretta
dal capitano Di Tullio, avrebbero
messo in risalto l’operatività di un
«un vero e proprio sodalizio a base
essenzialmente familiare costituito dallo Zappia che negli anni ha lucrato sul sistema del sostegno comunitario alle politiche agricole».
Per i carabinieri di Reggio Calabria la frode poggerebbe su un «abnorme artificioso gonfiamento a
monte della produzione agricola
(olivicola) posta a riferimento per la
costituzione (in termini tecnici fis-
sazione) dei titoli per il godimento
degli aiuti».
A questo primo meccanismo, poi,
Leo Zappia e i suoi sodali si sarebbero adoperati per reperire «attraverso l’accesso al sistema informatico
Sian/Agea e la funzione ricoperta
nell’ambito dei centri di assistenza
agricola di terreni sostanzialmente abbandonati dai loro proprietari
all’insaputa dei quali venivano costituiti falsi contratti per lo più di
comodato volti a rappresentare i
terreni sui quali l’azienda agricola
operava».
Durante le indagini, però, come
spiegano gli investigatori sono sta-
ti numerosi i proprietari di terreni
sentiti nel corso delle indagini che
«avrebbero escluso di avere mai
concesso i loro terreni in fitto o comodato agli indagati».
Le verifiche chieste dai magistrati della procura reggina, poi, avrebbero evidenziato il fatto che «i titolari delle ditte passate in verifica soni, come è agevole intuire, uniti da
vincolo di parentela». Leo Zappia e
la moglie, infine, fin dal primo momento utilizzano per le operazioni
fraudolente volte ad aumentare la
produzione un frantoio di “fiducia”.
gio.ve.
La furia della fiumara spezza la struttura. Case isolate
A Siderno ladri in azione
Maltempo, crolla il ponte
che collega Natile vecchio
Furti nei negozi
Prese di mira
le attività cinesi
di DOMENICO AGOSTINI
NATILE DI CARERI - La fiumara
del “Careri” ha provocato ancora
danni, fortunatamente non gravi
in termini di vite umane. Per tutta
la tarda mattinata e nel pomeriggio del 22 novembre
tutta la zona pre ed
aspromontana è stata investita da un
fortissimo temporale che è durato un
paio di ore durante il
quale la fiumara si è
ingrossata in modo
sensibile tant'è che
verso le ore 12.30 già
da parte dei Carabinieri e del Commissariato di PS di Bovalino veniva
allertata la Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Ospedale di Locri,
Melito di Porto Salvo, Reggio Calabria e Catanzaro e quindi tutte le
stazioni dei Carabinieri della zona.
Il pericolo di frane e smottamenti, specialmente nel tratto di
Natile Nuovo e nella pianura prima di accedere nel Comune di Platì, è stato sempre tenuto sotto con-
trollo. Verso le 16 la furia della
fiumara ha spazzato via la parte
terminale del ponte che congiunge Natile Nuovo a Natile Vecchio.
Una fortuna per l'autobus di linea, transitato alla volta di Natile
Nuovo alcuni minuti prima della
frana. Sono stati i
tecnici del Comune
unitamente alle forze dell'ordine che
controllavano la zona a segnalare la
frana ed il pericolo
per quelliche avrebbero potuto transitare con le proprie
auto. In pochi minuti sono giunti sul posto i Vigili del Fuoco
di Bianco e di Siderno, il Dirigente
Capo Giovanni Arcidiacono del
Commissariato di PS di Bovalino,
il comandante della Stazione dei
Carabinieri di Careri, squadre del
volontariato della Protezione Civile di Careri e la Croce Rossa.
Verso sera, l'elicottero della Polizia ha effettuato un soccorso ad
una donna di Natile Vecchio che
aveva bisogno di cure immediate,
trasportandola al Pronto Soccor-
Difficoltà
nel raggiungere
anche il centro
di Platì
so di Locri.
Per tutta la notte la
zona è stata sorvegliata dalle forze dell'ordine con l'ausilio di luci
d'emergenza. Natile
Vecchio è rimasta senza energia elettrica per
tutta la notte. Un giovane del luogo abitante
nella parte superiore
del vecchio paese, è finito con la sua auto in
un burrone, fortunatamente senza alcun Il sindaco Pipicella sul luogo del crollo
danno fisico.
Ieri, il bel tempo ha consentito nocausasse danniailavori cheda
alle squadre di soccorso ed ai circa un mese sono in corso progrossi mezzi meccanici messi a prio per arginare e bloccare evendisposizione dalla Protezione Ci- tuali smottamenti pericolosi.
Il sindaco Gaetano Pipicella per
vile, dal Comune e dalla Provincia, di iniziare i lavori di risiste- tutto il pomeriggio di ieri ha premazione della strada. Un lavoro senziato ai lavori assieme allo
molto delicato di riempimento dei staff tecnico del Comune ed ai lacirca sei metri di altezza e di una voratori LSU ed LPU che hanno
cinquantina di metri di distanza assicurato la loro presenza fin dal
per l'attacco con il ponte. Anche momento della frana. Si spera che
nella zona già colpita da altra fra- le condizioni atmosferiche si
na a poche centinaia di metri dal mantengano buone per consenticentro abitato di Natile Nuovo, i re una piùcelere praticabilità dellavori sono stati accelerati per evi- la strada di collegamento con Natare che altro cedimento di terre- tile Vecchio.
Un negozio cinese
SIDERNO - Due furti in poche ore nei negozi cinesi. A Siderno ignoti, si sono introdotti all' interno esercizio commerciale “P.”, vicino al “Centro commerciale Portici” di proprietà Z.R., 34 anni, e hanno
asportato il cassetto del registratore di
cassa contenente 100 euro circa.
E ancora, sempre a Siderno, persone
non identificate sono entrate furtivamente nel negozio “S.S.”, sulla statale jonica 106, di proprietà S.C., 27 anni, asportando il cassetto del registratore di cassa
contenente 20 euro circa. Entrambi gli
esercizi commerciali sono gestiti da cinesi. Sugli episodi indagano i carabinieri.
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Locride
Giovedì 24 novembre 2011
21
Giovedì 24 novembre 2011
REDAZIONE: via Rossini, 2 - 87040 Castrolibero (CS) - Tel. (0984) 852828 - Fax (0984) 853893 - E-mail: [email protected]
Acri
Amantea
Donna muore dopo
pestaggio per rapina
Gestione parcheggi
Spunta timbro falso
a pagina 29
Un carabiniere
a pagina 32
Il certificato
Missing. Il pg Facciolla davanti alla Corte di appello di Catanzaro
Chiesti dieci ergastoli
Aumentano le massime pene nel maxiprocesso antimafia
di TIZIANA ACETO
DAVANTI alla Corte di Appello di Catanzaro il sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla ha presentato le richieste di condanna
per il processo Missing.
Tantissime richieste di ergastolo e di trentanni di reclusione per i 47 imputati
coinvolti nella maxi operazione antimafia che puntò a
fare luce su due sanguinose
guerre di mafia combattute
sul territorio cosentino tra
gli anni ‘70 e ‘90, con la ricostruzione, tra l’altro, di decine di omicidi. Una lunga
scia di sangue
versato fra Cosenza e il suo hinterland nell’ambito del contrasto
fra i gruppi criminali cosentini
che lasciò sulle
strade decine di
morti fra cui anche il direttore del carcere di
Cosenza, Sergio Cosmai.
In primo grado il processo
si concluse con quattro condanne all’ergastolo e altre
32 condanne comprese tra i
12 e i 29 anni di reclusione e
11 assoluzioni. Il pg Facciolla ieri ha richiesto molte conferme di pene e di aggravare
pene rispetto alla sentenza
di primo grado.
Ecco in particolare le richieste di Facciolla. Si parte
con il non luogo a procedere
nei confronti di Osvaldo Bonata e Michele Bruni per la
morte dei due imputati.
Chieste le conferme dell’ergastolo per Romeo Calvano,
Gianfranco Ruà, Pasquale
Pranno e Franco Perna. Fac-
ciolla ha poi chiesto l’ergastolo per Giancarlo Anselmo (in primo grado condannato a 25 anni per gli omicidi del piccolo Pasqualino
Perri e di Carmine Luce), Lorenzo Brescia (in primo grado condannato a 27 anni per
tre omicidi), Santo Carelli,
per Franco Muto (che in primo grado era stato assolto),
Edgardo Greco (a 25 anni
per il duplice omicidio Bartolomeo) e Giuseppe Ruffolo
(era stato condannato a 29
anni per quattro omicidi).
Le altre richieste sono: per
Mario Baratta 30 anni di reclusione; per Gianfranco
Bruni 30 anni;
per
Pasquale
Bruni 30 anni;
per Enzo Castiglia 30 anni; per
Giulio Castiglia
30 anni, per Silvio Chiodo 30 anni; per Domenico
Cicero 30 anni;
per Salvatore D’Andrea 30
anni; per Giuseppe Iirillo 30
anni, per Rinaldo Mannarino 30 anni; per Mario Musacco 30 anni, per Sergio
Prezio 30 anni; per Fioravante Abbruzzese 30 anni,
per Giovanni Abbruzzese 30
anni. Conferme di condanna
per Franco Pino (14 anni e
mezzo),
Richieste poi le conferme
di pena anche per i collaboratori di giustizia: per Aldo
Acri 15 anni e mezzo, Umile
Arturi 14 anni; Nicola Belmonte 12 anni e mezzo; Pierluigi Berardi 12 anni; Vincenzo Dedato 12 anni; Franco Garofalo 14 anni e mezzo;
Dario Notargiacomo 12 anni; Giuliano Serpa 13 anni;
Il processo
sulla guerra
di mafia
Francesco Tedesco 13 anni e
mezzo; Ferdinando, Francesco Saverio e Giuseppe Vitelli, 12 anni e mezzo, 19 e 18
anni e mezzo.
Il pg Facciolla decide inoltre di conferma la sentenza
di primo grado e di rinunciare all’Appello per Paolo Carbone, Giuseppe Cosentino,
Roberto Nesci ed Ettore Lanzino tutti assolti in primo
grado, e per Antonio De Rose (condannato in primo
grado a 16 anni), Claudio
Gabriele (16 anni), Vincenzo
Bianchino (25 anni), Francesco Pirola (23 anni).
Gli imputati sono difesi
tra gli altri dagli avvocati:
Luca Acciardi, Aldo Cribari,
Concetta Santo, Marcello
Manna, Nicola Rendace, Filippo Cinnante, Cesare Badolato, Paolo Pisani, Ninì
Feraco, Piergiuseppe Cutrì,
Rosario Maletta, Linda Boscaglia, Rossana Cribari,
Massimo Picciotto, Ernesto
Gallo.
Il sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla
Biblioteca civica
Metro leggera
I dipendenti occupano
«Bando a febbraio»
DOPO lo stato d'agitazione, gli otto dipendenti della Biblioteca
civica passano all'occupazione. Senza stipendi da oltre quattro
mesi, attendono che il
Comune versi la quota di sua competenza.
La Provincia lo ha già
fatto con regolarità.
L'ASSESSORE Pino
Gentile ha rassicurato
tutti: la metro leggera
si farà e il bando sarà
pubblicato a febbraio
del prossimo anno.
Principe ha comunque avvisato che i
consigli comunali non
potranno essere scavalcati.
a pag. 22
La Civica
alle pag. 26 e 27
Gentile al Comune
IL PROCESSO
Scomparsa Cerminara, fissato l’Appello
FISSATO per il 30 aprile 2012 il processo d’Assise d’Appello per la scomparsa di Angelo Cerminara. La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nella persona del pubblico
ministero Pierpaolo Bruni, aveva
impugnato la sentenza emessa lo
scorso mese di maggio dalla Corte di
Assise di Cosenza che (Gallo presidente, Lo Feudo a latere) aveva assolto il presunto boss di Cosenza Domenico Cicero, alias “Micuzzo”, e Liberato Candreva, alias “Il vichingo”,
dall’accusa di aver fatto scomparire
col metodo della “lupara bianca” (e
insieme al defunto Riccardo Greco,
alias “Cesarino”, presunto braccio
destro di Cicero), Angelo Cerminara, delquale nonsi hannopiù notizie
dal 4 ottobre del 2006. Il pm Bruni
aveva chiesto l’ergastolo per tutti gli
In primo grado l’assoluzione dei due imputati
Il pm Pierpaolo Bruni insiste sulla colpevolezza
imputati, ritenendoli appunto responsabili di quel delitto e subito dopo la deposizione delle motivazioni
della sentenza aveva deciso di ricorrere ai giudici dell’Appello. Adesso
arriva la data del processo che si svolgerà a Catanzaro tra cinque mesi.
L'ipotesi accusatoria, non sposata
dai giudici di Cosenza, è che Cerminara sia stato fatto scomparire da
Candreva e dal deceduto Riccardo
Greco su ordine di Cicero. Due i motivi che avrebbero portato all’eliminazione: per non aver diviso col clan
l'importo della truffa commessa ai
danni della Bmw di Cosenza e perchè
si temevache lostesso potessediventare collaboratore di giustizia. «La
forza e la coesione del gruppo - scrisse la Distrettuale antimafia nell’ordinanza dell’operazione di riferimento, denominata “Anaconda”- si è
confermata in occasione della scomparsa del sodale Cerminara Angelo,
visto giungere, attraverso la telecamera, il giorno 4 ottobre 2006 in via
Saverio Albo a bordo della propria
autovettura, incontrarsi con Greco,
portarsi con quest’ultimo e con Candreva al Bar San Francesco, risalire
sulla Clio bordeaux di Greco, unitamente a Candreva e allo stesso Greco,
allontanarsi in direzione di via della
Repubblica per essere poi inghiottito dal nulla nel più classico metodo di
stampo mafioso della “lupara bianca”». Gli avvocati difensori, Concetta
Santo per Cicero, e Giovanni Cadavero per Candreva e lo scomparso Greco, avevano ribadito nel corso delle
arringhel'innocenza deitreimputati, puntando sull'assenza del movente. La truffa alla Bmw, aveva spiegatol'avvocatoSanto, nonerariconducibile in nessun modo a Domenico Cicero. Il possibile pentimento di Cerminara, inoltre, era stato smontato
dai carabinieri del Reparto operativo di Cosenza che, nel corso del processo, hanno parlato di «ipotesi evanescente». E poi nelle intercettazioni
(durate ben tre anni) non si è trovata
alcuna conversazione sospetta.
L’INTERVENTO
Sanità
Servono
professionalità
selezionate
di ANTONIO CAPUTO*
PARLARE di Sanità in
Calabria , significa affrontare uno dei temi più
caldi del momento. La sanità calabrese e quella cosentina in particolare
stanno vivendo un periodo drammatico, caotico e
privo di certezze per il futuro.
E'di qualche settimana
fa, la presentazione del
nuovo atto aziendale Asp
ed Ao (azienda Ospedaliera) che dovrebbe portare
nel breve, ad un abbattimento delle spese sanitarie improprie e ad un miglioramento della qualità delle prestazioni sanitarie erogate al cittadino.
Sono stati effettuati tagli
drastici (a volte non a torto) a reparti ed a unità
operative ospedaliere e
territoriali, con lo scopo
di contenere le spesa sanitaria ,senza tener conto
spesso delle reali esigenze e necessità della popolazione.
Inutile sottilizzare sugli aspetti penalizzanti
che sono tanti, visibili e
contestati unanimemente da tutti: ci è sufficiente
enunciare i macro problemi per renderci conto che
il comparto in questione,
alla pari di alcuni e peggio che molti altri, subisce le sorti di un sistema
improntato alla illegalità
e al malaffare.
Se i principi che fanno
di un sistema, un sistema
fondato sulla legalità sono la correttezza, la meritocrazia, l'etica pubblica,
lo spirito democratico, il
rispetto delle regole, ci accorgiamo che in Calabria
e nelle nostre Provincie,
siamo ben lontani da
quello che è il valore fondante di Futuro e Libertà
per l'Italia: la legalità, in
quanto nella nostra terra, per una atavica concezione del pubblico e per
quel senso di rivalsa sociale che si è sviluppato a
fronte di un passato che
non ha generato cultura e
ricchezza, ma solo povertà e degrado, ambire a collocazioni pubbliche era
ed è significativo di una
qualificazione o riqualificazione dell'individuo.
La politica ha, dunque,
iniziato ad esercitare la
più sporca gestione dei
comparti strategici del
pubblico, con la Sanità in
testa, che oggi ha superato i livelli di guardia del
credibile anche sotto i colpi dei tagli imposti dal
contenimento della spesa
pubblica e dal piano di
rientro.
Occuparsi delle tematiche inerenti la Sanità in
Calabria oggi, vuol dire
focalizzare l'attenzione
su: Riconversione ed integrazione della rete
ospedaliera e territoriale
provinciale, Ridurre la
”fuga dei cervelli”e contenere la migrazione sanitaria, Rifondare il pianeta sanità basandosi sulle
professionalità e sul merito, ponendo fine
continua a pag. 28
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Cosenza
Corigliano e costa jonica
Giovedì 24 novembre 2011
Corigliano. Per Francesco Greco e Pasquale Zampino il processo dovrà ripartire da Rossano
Dust, confermata la sentenza
La decisione della Cassazione sull’inchiesta sul traffico di eroina e cocaina
di MATTEO LAURIA
PROCESSO “Dust” in Cassazione: il collegio di difesa (tra
cui gli avvocati Giovanni Zagarese, Giancarlo Pittelli,
Francesco Cornicelli, Graziella Maietta), ieri per la discussione finale, pone questioni di
nullità rispetto agli esiti della
sentenza di secondo grado
poiché ritiene inutilizzabili
gli elementi di prova acquisiti
già in altri processi, così come
per alcuni capi di imputazione. L’inchiesta richiamata è
l’operazione datata 1995, meglio conosciuta come “Galassia”. Il principio fa leva su
un’antica formulazione latina di carattere giuridico “Ne
bis in idem”, il che significa
che nessuno può essere processato due volte per lo stesso
fatto. I giudici si sono poi chiusi incamera di consiglioper la
decisione, poi in tarda serata il
verdetto: confermata la sentenza di secondo grado in toto,
eccezion fatta per le posizioni
di Francesco Greco (9 anni) e
di Pasquale Zampino (5 anni e
6 mesi), per i quali il processo
dovrà ripartire da Rossano
(primo grado). I due rispondevano di reati, e non di associazione a delinquere. Quindici
gli imputati caduti nella rete
dell’antimafia, tutti facenti
capo alla ‘ndrina cirotana. Rispetto alla decisione emessa il
30 novembre del 2006 dal Tribunale collegiale di Rossano,
che emise il verdetto nei confronti di ventidue persone
chiamate a rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti
(sette furono assolte), i giudici
di secondo grado pronunziarono il non luogo a procedere
nei confronti di Antonio Bruno, alias “Giravite” ucciso a
colpi di kalashnikov nelle
campagna di Corigliano per
morte del reo; un non luogo a
procedere per Mario Covello
rispetto al capo d’accusa per
intervenuta
prescrizione;
un’assoluzione per non aver
commesso il fatto nei confronti di Cataldo Crescente e Damiano Mezzorotolo (scomparso da tempo e ritenuto vittima
di "lupara bianca") . Pena ridotta per Luigi Pasquale Zampino, per il quale cadde una
delle aggravanti contestate,
con condanna rideterminata
in 5 anni e mezzo di reclusione
e 16 mila euro di multa. Per le
posizioni degli altri imputati,
la Corte accogliendo le richieste del sostituto procuratore
generale Giovanni Grisolia,
confermò la sentenza di primo
grado, con cui furono condannati a 10 anni e 6 mesi Giuseppe Caruso; a 21 anni Domenico Critelli; a 7 anni Domenico
Greco; a 12 anni e 4 mesi Giorgio Greco; a 10 anni e 6 mesi
Giuseppe Marino; a 9 anni
Francesco Greco; a 5 anni e sei
mesiSilvioRomano; a20anni
e 8 mesi Giuseppe Farao; a 20
anni e 6 mesi Cataldo Marin-
cola; a 5 anni e 6 mesi Luigi Vasamì tutti di Cirò. La Dda di Catanzaro contestò agli imputati d'aver gestito, nel periodo
tra il 1988 e il 1996, un consistente traffico di stupefacenti
nell'interesse dei “locali” di 'ndrangheta di Cirò e Corigliano, già alleati nella guerra di
mafia che portò alla defenestrazione dell'allora boss della
Sibaritide, Giuseppe Cirillo.
Un giro di eroina e di cocaina,
secondo l'accusa, che coinvolgeva Calabria,Germania eColombia, sventato dagli uomini
del Ros durante un'articolata
inchiesta coordinata dai pm
antimafia Salvatore Curcio e
Giancarlo Bianchi. Secondo la
ricostruzione degli investigatori, lecosche confederatedella Sibaritide (Rossano, Corigliano e Cariati) avrebbero
comprato la “coca” dai cartelli
colombiani di Medellin. L'eroina, invece, sarebbe arrivata dai Balcani.
Il Palazzaccio, sede della Cassazione
Contraddizioni nelle dichiarazioni del pentito Perciaccante e la Corte fissa nuovi rilievi
Timpone Rosso, nuovo sopralluogo
TERMINA il controesame del superpentito Pasquale Perciaccante, alias “Cataruozzo”, 45 anni, gregario del clan dei
nomadi di Cassano. E il tutto avviene tra
conflitti e contraddizioni nelle ricostruzioni che il pentito fa in sede processuale.
A tal punto da indurre la Corte a fissare
un nuovo sopralluogo lungo la statale
106 jonica nel tratto dove fu teso l'agguato a Vincenzo Fabbricatore. Il processo “Timpone Rosso”si sta celebrando
in Corte d'Assise a Cosenza. Ieri la parola
agli avvocati Antonio San Vito, Salvatore Sisca e Cesare Badolati. Perciaccante è
una delle gole profonde “eccellenti”dello
jonio cosentino. Dal controesame di ieri
nuove contraddizioni, e incertezze nelle
risposte in ordine al duplice omicidio del
2001 di Vincenzo Fabbricatore e Vincenzo Campana, uccisi in un agguato sulla
106 in contrada Salice, con l’uso di kala-
shnikov. Versioni diverse e discordanti
che hanno portato al nuovo sopralluogo. E tutto questo dopo che in aula sono
stati mostrati al pentito i rilievi fotografici relativi al momento dell'agguato dove Perciaccante aveva il ruolo di “civetta”. Il pentito dice di avere visto per la prima volta attraverso lo specchietto retrovisore dell'auto Vincenzo Fabbricatore.
L'assassinio di Fabbricatore veniva deciso nel corso di riunioni, cui partecipavano altre persone rimaste ignote, in cui si
constatava la pretesa della vittima di restaurare il potere del clan coriglianese.
Quindi Fabbricatore veniva convocato
da Fabio Falbo e Maurizio Barilari, col
pretesto di un appuntamento, al cospetto di Eduardo Pepe, sulla SS 106. Curato
segnalava a Barilari e Falbo la partenza
di Fabbricatore da Corigliano e verificava che l'auto era guidata da Vincenzo
Campana. Falbo e Barilari erano in contatto con Eduardo Pepe che, quando Fabbricatore e Campana giungevano nei
pressi del luogo convenuto, intimava
agli sparatori, rimastiignoti, di iniziare
l'azione di fuoco. Costoro affiancavano
l'auto di Fabbricatore e Campana contro
i quali sparavano numerosi colpi di kalashnikov determinandone la morte,
mentre Perciaccante percorreva, a bordo della propria auto, il tratto di strada
ove l'agguato veniva consumato al fine
di segnalare l'eventuale presenza di forze dell'ordine. In tutta questa ricostruzione vi sarebbero tuttavia zone grigie,
punti oscuri, ancora tutti da chiarire. Altre perplessità spuntano negli omicidi
Nucerito e Acquesta. La prossima
udienza è programmata per il 30 novembre. La parola al pm Vincenzo Luberto.
m. l.
Cariati. Mario Sero sullo stato dell’ente Mandatoriccio. Il Giardino dei semplici
«Tracollo del Comune Il Consiglio di Stato
irreversibile»
riapre la clinica
di PASQUALE LOIACONO
CARIATI – «Il tracollo finanziario
del Comune di Cariati è ormai irreversibile ed imminente».
Parola di Mario Sero, capogruppo consiliare della lista “Cariati
nel Cuore” che, lancia in resta,
commenta il difficile momento
delle finanze pubbliche: «Continuano ad essere notificati pignoramenti anche per somme irrisorie. Ed è un dato allarmante, perché indicativo dello
stato di insolvenza
dell’Ente che non riesce neppure ad “onorare” debiti ammontanti a poche centinaia di euro».
Sero punta l’indice
anche sulla mera gestione politica di Palazzo Venneri: «Ad oggi, purtroppo, non ho
ricevuto alcuna notifica in merito alla convocazione del
consiglio comunale richiesto, assieme agli amici consiglieri di minoranza, in data 7 novembre 2011,
ed avente ad oggetto la dichiarazione dello stato di dissesto. Mi auguro che il Presidente del consiglio comunale provveda al più presto, nel rispetto dei tempi previsti
dalle norme di legge».
Ma per quanto attiene al dibattito del giorno, quello serrato e crudele sul bilancio e sui quattrini che
«Nessuna
notizia
dell’assise
sul dissesto»
non ci sarebbero, il capogruppo
Mario Sero è diretto: «Sia chiaro
che non accetteremo ritardi, rallentamenti o azioni dilatorie nella
azione politica intrapresa di voler
“commissariare”
le
finanze
dell’Ente dopo anni di saccheggi e
dilapidazioni di risorse in spese
inutili, dannose e voluttuarie; dopo anni in cui non vi è stato, da parte di chi ci amministra, nessuna
decisione strutturale tendente ad
invertire il trend negativo della
evasione ed elusione dei tributi locali, aggravati da una affrettata
esternalizzazione del servizio; dopo anni di “anarchia” all’interno
della macchina comunale».
Dunque, «è giunto il momento
di passare dalle parole ai fatti e ripartire da zero, ripianando i debiti
che, di fatto, impediscono ogni
progettualità politica presente e
futura».
Mario Sero spera che «il responsabile dell’area finanziaria ed il revisore contabile siano sereni,
obiettivi, equidistanti e certifichino, senza compromessi o pressioni, la reale situazione delle finanze
locali” e si augura che “i nuovi consiglieri ed assessori comunali, prima di esprimere il loro voto in consiglio, si documentino perché la situazione è maledettamente seria».
Infine, una garanzia: «Sia chiaro che la nostra azione politica non
si fermerà alla sola deliberazione
consiliare».
MANDATORICCIO – La giustizia
amministrativa italiana che non
t’aspetti, sfatando il luogo comune
della tartaruga, questa volta ha corso come una lepre se un contenzioso
complicato tra privato e pubblico si
risolve in appena 6 mesi, percorrendo un iter che, di norma, si risolve dopo anni ed anni di contraddittori, dispute e controversie infinite.
La struttura psichiatrica del
“Giardino dei semplici” di contrada
Mortilla potrà riaprire. Lo ha deciso
il Consiglio di Stato, sezione terza,
con l’ordinanza del 18 novembre
scorso, accogliendo le tesi del collegio difensivo della casa di cura (avvocati Claudia Parise e Francesco
Cornicello). Ma ecco i fatti. Il 6 maggio 2011 la regione Calabria revoca
alla struttura sanitaria di Mandatoriccio l'autorizzazione all'esercizio
dell'attività e l'accreditamento, giacché ritiene decaduti i requisiti per
poter esercitare le proprie funzioni a
seguito di un “singolare” accertamento occorso il 31 dicembre 2010.
Il “Giardino di semplici” propone ricorso al Tribunale amministrativo
regionale che conferma, seppure in
fase di giudizio cautelare, il decreto
di revoca della Regione. Nella seduta
del 15 settembre, il Tar, riunitosi in
camera di consiglio, rigetta il ricorso costringendo la casa di cura ad appellarsi al Consiglio di Stato il quale
ribalta l’originaria deliberazione accogliendo tutte le istanze cautelari
avanzate dagli avvocati Parise e Cor-
La sede del Consiglio di Stato
nicello ed annullando la decisione
del giudice di primo grado. I legali
sono soddisfatti del risultato anche
in considerazione del fatto che i pazienti potranno presto tornare nella
struttura e i dipendenti al proprio lavoro. E non è poco se si pensa che la
casadi curaèunodei pochicentriterapeutici in Calabria per la riabilitazione di soggetti psicotici, soprattutto di giovani con disturbi della
personalità dovuti all'abuso di alcool o droghe.
p. l.
Ginese, i legali
acquisiscono
la cartella clinica
CORIGLIANO - Trova
conferma la notizia del
malore che colpiva nelle
ultime ore Carmine Ginese, 46 anni, detenuto
in regime di 41 bis, nel
carcere di massima sicurezza dell'Aquila. Ginese si trova recluso in
massima sicurezza perché coinvolto nell'ambito dell'operazione “Santa Tecla”.
Il sintomo rilevato è
una brusco abbassamento della vista. I sanitari lo hanno sottoposto
ad accertamenti approfonditi al fine di risalire
alle cause che hanno
portato al malore e alla
definitiva diagnosi.
Ad avvertire i difensori dell'uomo, gli avvocati Giovanni Zagarese e
Pasquale Di Iacovo, i familiari del detenuto
giunti nel capoluogo
abruzzese subito dopo
apprese le condizioni
dell'imputato. L'ufficio
di difesa intanto si è riservato di acquisire la
cartella clinica allo scopo di valutare l'ipotesi di
avanzare una richiesta
di revoca del provvedimento restrittivo che lo
vede sottoposto al carcere duro.
La casa di reclusione
aquilana ospitava sia
Pietro Salvatore Mollo,
morto suicida nel dicembre del 2010, sia
l'imprenditore Franco
Straface deceduto a causa di un ictus cerebrale
nei giorni scorsi presso
la propria abitazione
mentre era sottoposto
alla misura degli arresti
domiciliari.
I legali di Carmine Ginese prenderanno la parola nel corso della prossima udienza programmata per giorno 29 novembre presso l'aula
bunker di Catanzaro
(processo con il rito abbreviato), momento nel
quale tenteranno di
smontare l'intero castello accusatorio messo in
piedi dalla pubblica accusa rappresentata dal
pm Vincenzo Luberto, il
quale in sede di requisitoria chiedeva per l'imputato sedici anni di reclusione.
m. l.
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38 Cosenza
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Iniziativa dell’osservatorio di legalità “Falcone-Borsellino-Scopelliti” di Carlo Mellea
Più cultura contro la mafia
“ ’Ndrangheta made in Germany” l’ultimo libro di Notaristefano e Lumia
L’INCARICO
di EDOARDO CORASANITI
«ISTRUZIONE, cultura, capacità di reagire. I
paletti su cui basarsi per combattere la 'Ndrangheta sono questi» .A sostenerlo è Orfeo
Notaristefano, noto giornalista e autore di
numerosi studi per la lotta alle mafie. E sono
gli stessi contenuti presenti nel suo ultimo libro, “'Ndrangheta made in Germany”. Il volume scritto in collaborazione con il Senatore
Giuseppe Lumia, descrive i processi attraverso i quali la criminalità organizzata calabrese ha sfondato i limiti della sua terra, per
approdare all'estero. Il libro è stato presentato al Liceo Scientifico “Guarasci”di Soverato,
grazie anche alla collaborazione dell'Osservatorio Falcone Borsellino Scopelliti, presieduto da Carlo Mellea. A coordinare i lavori
Salvatore Tuccio, docente dell'istituto : «l'iniziativa di oggi si colloca in un progetto educativo del Liceo, che vuole sensibilizzare gli studenti alle tematiche della criminalità mafiosa». A fargli eco c'è Antonio Nistico, professore
di
storia
e
filosofia:
«il libro spiega perchè la 'Ndrangheta è diventata la più forte del mondo. È importante
ricordare che questa ha un sistema strutturale diverso rispetto a quello delle altre mafie,
per cui è più complesso abbatterla e andare ad
intaccarne le ossa». Una
testimonianza apprezzabile è giunta da Don Roberto Corapi, parroco di
Stalettì : «i sacerdoti si
trovano tutti i giorni di
fronte a problemi sociali.
Ci sono preti che combattono la mafia, che ormai è
un cancro esistenziale. Il
Problema - sostiene Don
Roberto - sta nelle coscienze : bisogna educarle. I mafiosi, infatti, non
hanno coscienza». E infine cita Giovanni Paolo
Secondo : 'La vera forza
che può vincere le forze
del male è la fede'.
Carlo Mellea, invece, si
rivolge soprattutto agli
studenti: «il futuro ènelle mani di voi giovani.
Cercate di cambiare le comunità. Ora, a causa dell'eredità che noi vi abbiamo lasciato, la situazione
è a dir poco allarmante,
ma voi dovete cambiare
questa condizione. Riprendete i valori che sono
Don Roberto Corapi
venuti meno in questi anni. Di certo un ruolo fondamentale lo può
svolgere la scuola, la quale ha un grande
compito : insegnare non solo le nozioni scolastiche ma educare le vostre menti a saper distinguere ciò che è giustoda cosa è sbagliato.
L'unica arma per conquistare qualcosa nella
vita è lo studio». Il presidente dell'osservatorio ringrazia Notaristefano per l'impegno
quotidiano che il giornalista svolge a sostegno dell'antimafia. «In Calabria - chiosa Mellea - abbiamo bisogno di persone come lui .La
stampa può svolgere un ruolo importante,
perché attraverso l'informazione si può sensibilizzare la popolazione. E tutti noi dobbiamo prendere esempio da Lumia e Notaristefano, i quali lottano a viso aperto e personalmente contro le mafie». Prima dell'intervento dell'autore del libro è stato proiettato un video realizzato dagli stessi scrittori,ove vengono richiamati tutte le brutalità che la mafia
ha compiuto nel corso degli anni : dalla strage di Capaci a quella di Duisburg, dall'omicidio di Fortugno a quello di Borsellino. Tutti
eventi che negativamente hanno segnato l'Italia.<< La 'Ndrangheta può essere sconfittasostiene Orfeo Notaristefano- solo se c'è la capacità di reagire da parte di tutti noi . Come a
Locri,quando venne ucciso Francesco Fortugno. Nella città reggina, infatti, ci fu la ribellione di uomini liberi ed onesti. E soprattutto
dei giovani,i quali si fecero, insieme ad Aldo
Pecora, promotori del movimento “Adesso
Ammazzateci tutti”. Esempi positivi che non
bastano,perché le mafie, oltre ad un fatto numerico, sono un problema culturale. E da
questo presupposto che dobbiamo iniziare a
mutare le mentalità degli uomini. Le mafie
sono un handicap allo sviluppo economico,
sociale,culturale delSud.Manon soloalivello Meridionale : come riporta il nostro libro la
criminalità organizzata si è espansa, ha raggiunto traguardi inimmaginabili, partendo
da San Luca per arrivare a Roma,a Milano, in
Germania».
L’impegno
dei
sacerdoti
Testimone
don Corapi
Udc, Riccio
plaude a Mazzotta
«I MIGLIORI auguri di buon lavoro
al neo segretario dell'Udc della provincia di Catanzaro avvocato Salvatore Mazzotta». Queste le parole con
cui il vicesindaco di Soverato Salvatore Riccio ha accolto l'elezione della
giovane risorsa politica del suo partito che, prosegue,«con l'ausilio dei
giusti riferimenti politici regionali,
saprà dare slancio ai principi e valori
della linea centrista per lo sviluppo
di questo territorio. Ho già contattato personalmente il nuovo segretario - prosegue il vicesindaco Ricci per garantirgli la mia massima collaborazione sul territorio per un progetto condiviso, i cui obiettivi siano
sviluppo e crescita».
Si associa all’auspicio il l gruppo di
opposizione di Montepaone “L’aquilone “ che formula a Salvatore Mazzotta gli auguri «di un proficuo lavoro negli interessi delle Comunità locali sperando che questa scelta segni
l'alba di giorni migliori per i nostri
paesi».
r.c.
Al tavolo dei relatori Notaristefano, Lumia, Tuccio, Corapi e Carlo Mellea
Chiaravalle. Attestati di merito agli studenti del “Ferrari”
Gita studio per conoscere
a fondo la lingua inglese
di MARIA PATRIZIA SANZO
CHIARAVALLE - La conoscenza di una
lingua straniera, in particolare di quella
inglese, è di fondamentale importanza.
Rappresenta uno strumento per allargare i propri orizzonti. Ecco allora quale rilevanza riveste il soggiorno studio, per
un periodo di quattro settimane, realizzato grazie ai fondi europei e all'azione
C1-Fse04-Por Calabria 2011-647 e che ha
consentito a quaranta ragazzi dell'Istituto d'Istruzione superiore “Enzo Ferrari” di Chiaravalle di ampliare le competenze linguistiche. Soggiorno studio che
rispettivamente ha portato quindici studenti del Liceo scientifico, in Irlanda, a
Dublino; quindici dell'istituto tecnico industriale e dieci dell'Istituto professionale agrario a Londra.
Ad accompagnarli i docenti: Gullà,
Mazza, Candelieri, Faga, Sinopoli e Vitaliano. Di queste esperienze si è dato conto
nel corso della cerimonia di consegna
delle certificazioni conseguitedai ragazzi. Alla manifestazione hanno preso parte: il dirigente vicario dell'Ufficio Scolastico regionale, Giuseppe Mirarchi; l'assessore provinciale alla Pubblica Istruzione, Giacomo Matacera; l'assessore
provinciale al Turismo, Salvatore Garito; il sindaco di Chiaravalle, Gregorio Tino e il dirigente scolastico dell'Istituto
d'Istruzione superiore “Enzo Ferrari”,
Vincenzo Gallelli. Apprezzamento è
giunto da parte diMirarchi che nel sottolineare la valenza del soggiorno studio
compiuto dai ragazzi, li ha esortati a studiare e ad attivarsi per una propria cultura da spendere nella vita, oltre che per il
conseguimento degli obiettivi scolastici.
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Matacera che ha elogiato la dirigenza scolastica per il modello formativo proposto e
Garito che, rivolgendosi agli studenti,
ha dichiarato «queste iniziative aprono
al mondo e alle nuove esperienze che attendono». Soddisfazione per «il dinamismo della dirigenza
scolastica» ancora
da parte del sindaco
Gregorio Tino, che
ne ha lodato la capacità di reperire risorse oltre che il valore formativo dell'azione
intrapresa. «Anche i Comuni dovrebbero
prendere esempio da questo modello» ha
proseguito il primo cittadino che al contempo si è soffermato su un finanziamento concesso dall'Amministrazione
provinciale per la realizzazione del nuovo polo scolastico in località Foresta. Il dirigente scolastico a proposito del risultato conseguito dai ragazzi, ha evidenziato
il ruolo dei docenti, il lavoro di squadra
posto in essere, il loro impegno e disponibilità che li ha portati per un mese lontani
da casa.
I quaranta
studenti
dell’Istituto
“Ferrari”
che hanno
ricevuto
l’attestato
di merito
Sull’argomento del venerdì culturale alla “Cassiodoro” ha relazionato l’esperto Spinelli
Angeli tra luce e colori nell’arte pittorica
di VIVIANA SANTORO
“ANGELI: Luce e colore”: questo il titolo
del tema scelto per il venerdì culturale della Libera Università Popolare”Cassiodoro” la cui trattazione è stata affidata ad un
esperto professionista dell'arte pittorica, il
professore Giovanni Spinelli, socio e consulente artistico dell'Associazione.
Dopo i saluti del
presidente Francesco Grisafi, la vice
presidente Professoressa Sina Montebello ha fatto una
breve introduzione
sulla personalità di
Spinelli, la cui vita è
dedicata
all'arte,
sottolineando che è
stato un immenso
piacere per lei collaborare ancora una volta
col professore Spinelli, nella ricerca delle
immagini e nella stesura del lavoro, dedicato agli Angeli nella Pittura.
Giovanni Spinelli haesposto con dovizia
di particolari ed estrema competenza
la”storia” degli Angeli figure intermedie
tra l'umanità e Dio, presenti non solo nella
nostra religione, ma anche nelle religioni
politeiste.Nella Bibbia gli angeli (dal greco
anghelos, colui che annuncia il messaggio)sono protagonisti della Verità Rilevata dal libro dell'Esodo ai libri profetici, fino
ai Vangeli e all'ultima pagina dell'Apocalisse: quindi dall'Antico Testamento ai nostri giorni si hanno notizie di queste importanti presenze: «essi appaiono ad Abramo, a Mosè a Francesco d'Assisi, a Santa
Teresa d'Avila, a San Giovanni Bosco, a
San Pio, alla mistica Natuzza- ha detto Spinelli, spiegando che -nell'iconografia tradizionale e nell'immaginario popolare so-
Da sinistra: Grisafi, Spinelli e Montebello
no quasi sempre rappresentati con le ali,
cosa che con l'ufficializzazione del Cristianesimo (313 d.C.) non spariranno più».
La lezione di Spinelli è stata arricchita
dalla proiezionedelle più famoseopere pittoriche che hanno come soggetto le creature angeliche dal Medioevo all'Ottocento,
con una ricca spiegazione dei particolari
che spesso sfuggono all'osservatore profano. Sono sfilati così davanti al pubblico di
soci ed amici presso la sala convegni dell'Alberghiero, sede della Cassiodoro, le pitture più belle, dalla pittura murale del IV
secolo tra cui “I tre angeli apparsi ad Abramo” ad “I tre Angeli da Abramo” di Antonello da Messina (1430-79), al “Giudizio
Universale di Pietro Cavallini (colore rosso
e sei ali), “Il profeta Isaia col serafino di
Marc Chagall ( 1968).
Colpisce il fatto che i visi degli angeli in
sono di una dolcezza amorevole ed i colori
rispecchiano lo stato d'animo dell'artista.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Soverato
Giovedì 24 novembre 2011
Giovedì 24 novembre 2011
S. Calogero. Il gip della città dello Stretto conferma l’ordinanza per i 29 indagati accusati di narcotraffico
L’inchiesta passa a Reggio Calabria
Il giudice di Roma si dichiara incompetente sugli arresti dell’operazione Meta
di GIANLUCA PRESTIA
SAN CALOGERO - L’inchiesta “Meta” passa a Reggio Calabria. Com’era prevedibile, infatti, il giudice
per le indagini preliminari
del tribunale romano, Caivano, si è dichiarato incompetente trasmettendo, nei
giorni scorsi, gli atti
dell’inchiesta su un presunto, ingente traffico di
sostanze stupefacenti tra
Colombia e Italia, al collega
della città dello Stretto, che
nella giornata di ieri, dopo
ave visionato tutta la corposa documentazione, ha
confermato in toto l’ordinanza di custodia cautelare
nei confronti dei 29 indagati, la maggior parte dei quali arrestati in occasione del
blitz del nucleo investigativo dell’Arma dei carabinieri di Roma, avvenuto il 10
novembre scorso. La maggior parte delle persone
coinvolte sono calabresi,
originarie o residenti, specificatamente nel Vibonese
(tra San Calogero e Vibo) e,
in misura minore, nella
piana di Gioia Tauro.
Su 29 totali sono, infatti,
15 i calabresi coinvolti nell'inchiesta. Si tratta di
Francesco Giuseppe Bona-
I 400 chili di cocaina sequestrata a Bogotà, in Colombia
vita; 65 anni di Briatico; Nicola Certo, 24 anni, di Rosarno; Antonio Della Rocca, 32 anni di Vibo, Antonio
Franzé 32 anni di Vibo;
Giuseppe Galati, 40 anni di
San Calogero; Giorgio Galiano, 36 anni di San Calogero; Francesco Grillo, 32
anni di Briatico, Biagio Milano, 32 anni d San Calogero; Filippo Paolì, 31 anni di
Vibo; Salvatore Pirrò, 48
anni di Gioia Tauro; Tommaso Pirrò, 50 anni di Gioia
Tauro; Alessandro Pugliese, 34 anni di Vibo; Giuseppe Pugliese, 63 anni di Cessaniti; Vincenzo Pugliese,
35 anni di Cessaniti; Giuseppe Topia, 30 anni di Jonadi.
Di questi Franzé, Topia e
Alessandro Pugliese risultano ancora irreperibili,
mentre nei giorni scorsi si
sono costituiti Giuseppe
Pugliese e Antonio Della
Rocca.
Secondo le risultanze in-
vestigative la droga doveva
essere trasferita attraverso
navi e aerei cargo occultata
nei posti più impensabili
quali ad esempio le lattine
di “Palmito”, nelle bambole
di legno, nel materiale di
imballaggio di pannelli e
parquet in legno e nei telai
in metallo di carrelli agricoli. Chili e chili di cocaina
purissima che arrivavano
dal Sudamerica andando a
rifornire il mercato degli
stupefacenti in tutta Italia.
E a capo della presunta
organizzazione
c’erano
proprio i calabresi. Uno dei
vertici era Vincenzo Barbieri, 55enne già coinvolto
in altre inchieste quali le
varie “Decollo”, “Decollo
Money” e “Due Torri Connection” e assassinato a
San Calogero il 12 marzo di
quest'anno all'uscita di una
ricevitoria. Lui e i suoi uomini operavano tramite un
affiliato, Alessandro Pugliese appositamente stabilitosi a Villa Vicencio (nel
distretto di Meta) dove aveva messo su famiglia e gestiva un ristorante dal nome inequivocabile “La Calabrisella”.
Per gli inquirenti dell'Arma toccava proprio a lui
trattare la fornitura dei carichi di cocaina con la “Bacrim” colombiana ('Bandas
criminales emergentes al
servicio del narcotraffico”).
Era, quindi, l'anello di collegamento tra il gruppo
criminale colombiano e
quello italiano che godeva
di particolare credito presso il cartello colombiano,
tanto da riuscire a ottenere
più forniture di droga nel
giro di pochi mesi nonostante i numerosi sequestri
subiti.
I sequestri delle aziende e la misura per Mercuri
Decollo Ter, 2 annullamenti
della Corte di Cassazione
SAN CALOGERO - Doppio
annullamento pronunciato dalla Suprema corte di
Cassazione. Riguardano
due ordinanze del Tribunale del Riesame di Catanzaro
emesse nell'ambito del procedimento che costituisce
il terzo troncone dell'indagine “Decollo”, del 26 gennaio di quest’anno, che aveva preso le mosse da alcuni
maxisequestri di sostanze
stupefacenti giunte dal
Sud America presso il porto di Gioia Tauro. Cocaina,
in particolare, occultata all'interno di lastre di marmo.
L’inchiesta si era conclusa con pesanti condanne
nei confronti di un sodalizio capeggiato da Francesco Ventrici e Vincenzo
Barbieri, ambedue di San
Calogero, ove quest'ultimo
è stato assassinato il 12
marzo
di
quest’anno
all’uscita di una tabaccheria in paese.
L'attuale troncone, pendente presso la Direzione
Distrettuale antimafia di
Catanzaro, riguarda ulteriori episodi di importazione non emersi nei primi
procedimenti, ma anche la
presunta attività di reimpiego dei capitali illeciti
provenienti dal narcotraffico contestata al Ventrici,
ed una estorsione contestata al gruppo facente capo a
quest'ultimo, ai danni della Lidl Italia, a seguito di
contrasti sorti allorchè tale
società aveva deciso di affiancare alla ditta di trasporti ricondotta al Ventrici, altri vettori che avevano
subìto ripetuti attentati.
La prima ordinanza annullata con rinvio dalla
Corte di Cassazione è quella con cui il Tribunale del
Riesame di Catanzaro aveva confermato il sequestro
delle società di trasporto ritenute frutto del reimpiego
dei capitali illeciti, di cui
era socio Barbieri Giuseppe, considerato un prestanome del Ventrici.
Il secondo annullamento, riguarda un’altra ordinanza con cui lo stesso Tribunale aveva confermato
l'ordinanza
cautelare
emessa dal Giudice per le
indagini preliminari Tiziana Macrì nell'ambito del
medesimo procedimento,
nei confronti di Annunziato Mercuri, tratto in arresto qualche mese addietro
al termine di un periodo di
latitanza, cognato di Ventrici ed amministratore
delle società di trasporto
poste sotto sequestro, cui
veniva anche contestato il
concorso nell'estorsione ai
danni della Lidl Italia.
A Mercuri vengono contestati i reati di intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali illeciti in atti-
Annunziato Mercuri e la conferenza stampa di Decollo Ter
vità economiche, e concorso in estorsione aggravata
dal metodo mafioso.
I ricorsi avverso le due
ordinanze sono stati discussi in Cassazione dagli
avvocati Giovanni Aricò e
Francesco Lojacono.
Adesso cosa accadrà?
Spetterà, dunque, ora ad
una nuova sezione del Tribunale del Riesame pronunciarsi sulla vicenda
nella quale Annunziato
Mercuri è difeso nel giudizio ordinario dagli avvocati Francesco Stilo e Francesco Lojacono, mentre Giuseppe Barbieri è difeso dal
solo avvocato Stilo.
gl. p.
Joppolo. Per oggi dal presidente del civico consesso Giovanni Burzì
Convocato il consiglio comunale
di AMBROGIO SCARAMOZZINO
JOPPOLO – Questa sera alle 18 avrà luogo, presso
la piccola, ma accogliente biblioteca comunale di
largo Lanzari, il civico consesso. Ricordiamo che
quello di Joppolo, a causa delfatto che il palazzo comunale di via Santa Maria non è ancora stato consegnato dopo i lavori di restauro, sta diventando
un consiglio comunale itinerante. Infatti, gli ultimi due hanno trovato come location la scuola media nella frazione Coccorino. Convocata dal presidente del consiglio comunale Giovanni Burzì l’assemblea oltre alla canonica lettura ed approvazione del verbale della seduta precedente, dovrà esaminare ed approvare il rendiconto di gestione relativo all’anno 2010. Oggetto, questo, delle casse
dell’ente, che sin dalla campagna elettorale ha contraddistinto lo scontro molto acceso, ma sempre
caratterizzato da spirito leale, tra maggioranza e
opposizione. Al terzo e ultimo punto all’ordine del
giorno, su richiesta dei consiglieri di minoranza
“Pd-Unione per il comune di Joppolo”, verrà af-
frontato l’annoso problema della riduzione della
fornitura idropotabile da parte della So.Ri.Cal.
S.p.A.,nellospecifico: “Direttive alla giunta municipale sulle iniziative da assumere a tutela della cittadinanza”. Ricordiamo che quest’ultimo punto
era stato «boicottato» dalla maggioranza nel consiglio comunale straordinario convocato appositamente, il 14 ottobre scorso, tanto da portare il gruppo consiliare guidato da Salvatore Vecchio a disertare la seduta e rivolgersi al prefetto di Vibo Valentia, Luisa Latella, per denunciare il mancato inserimento della loro proposta. Comunque, polemiche a parte, il primo cittadino Giuseppe Dato è riuscito a scongiurare l’interruzione della fornitura
del preziosissimo liquido da parte della So.Ri.Cal.,
che, non dimentichiamo, vanta tutt’ora un credito
di oltre 350 mila euro. Questo vuol dire che lo spettro della chiusura dei rubinetti è tutt’altro che superato e chiama tutte le forze politiche a mettere da
parte le pur legittime divisioni e a trovare, ognuno
per la propria parte di responsabilità, una soluzione efficace al problema del debito con la So.Ri.Cal.
Mileto
“L’Ars Vera”
rinnova
presidente
e direttivo
di FRANCESCO RIDOLFI
MILETO - L’associazione
culturale musicale “ars
vera” ha rinnovato il proprio consiglio direttivo
confermando alla guida
del sodalizio è stato confermato come presidente
Francesco Lobriglio mentre come vice presidente è
stato eletto Nunzio Mazzeo. Segretario dell’associazione che si occupa
principalmente di promuovere la conoscenza e
la cultura musicale a livello comunale e provinciale
sarà Giuseppe Giordano
mentre gli affari generali
sono stati affidati a Vincenzo Crudo. La tesoreria
sarà gestita da Rosetta Tavella, responsabile di intrattenere le relazioni
esterne sarà Antonino
Grillo mentre i rapporti
con le istituzioni saranno
affidati a Domenico Lascala.
Nel corso della prima
riunione del consiglio direttivo il neo gruppo dirigente del sodalizio ha deciso di confermare quale
direttore artistico il pianista di fama internazionale
Roberto Giordano.
Dopo una prima fase di
programmazione il nuovo organigramma alla direzione dell’associazione
Ars Vera procederà alla
presentazione del calendario delle manifestazioni
previste per l’anno 2012.
Anche per il prossimo anno è prevista la riproposizione, tra altre manifestazioni sempre di carattere
musicale, di un grande
evento musicale, che si tiene con cadenza biennale e
che giungerà il prossimo
anno alla sua terza edizione, presso l’area archeologica di Mileto antica. In
passato l’evento musicale
in questione ha portato ad
esibirsi, sempre assieme a
Giordano, due artisti del
calibro di José Van Dam e
Feng Ning
Cessaniti. Indagini dei carabinieri
Grave atto intimidatorio
Tagliati 50 alberi di ulivo
CESSANITI - Altre cinquanta piante d’ulivo
sono state distrutte dai soliti ignoti la notte
tra martedì e mercoledì, in località “Gebbiolo”, su un terreno di proprietà di un contadino del luogo A.M. 50 anni del luogo. Il fatto segue di qualche giorno l’incendio delle
reti per la raccolta delle olive. Su entrambi
gli episodi indagano i carabinieri della locale stazione, diretti dal maresciallo Sandro
De Lellis. Episodi raccapriccianti che costringono quei pochi contadini rimasti a lasciare la terra, che spesso finisce nelle mani
della cosiddetta “mafia rurale” (termine coniato dal giornalista Michele Garrì e dal docente universitario Saverio Di Bella). Una
sfida, quest’ultima, nei confronti dell’Arma
provinciale che l’altro ieri, non a caso, ha voluto celebrare la “Virgo Fidelis” a Sant’Onofrio, un comune ai piedi di Vibo Valentia dove la settimana prima erano stati tagliati
mille piante d’ulivo di un imprenditore del
posto.
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calabria
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ora
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Otto mesi di carcere per Sarra Fiore
Pena ridotta in Appello per l’ex comandante delle Fiamme gialle di Reggio
Giovanni Tedesco e Graziella Fedele.
REGGIO CALABRIA
Otto mesi di reclusione. Questa
la condanna rimediata dal colonnello della Guardia di finanza, Agatino Sarra Fiore, nell’ambito del
processo “Mozart” che lo ha visto
imputato dinnanzi alla Corte d’appello di Reggio Calabria. I giudici di
piazza Castello hanno rideterminato la pena inflitta all’ufficiale delle
Fiamme gialle che, in primo grado,
era stato condannato ad un anno di
reclusione. Non è stata quindi accolta la richiesta del pg Ezio Arcadi
che, nel corso della sua requisitoria, aveva invocato l’assoluzione di
Sarra Fiore da tutte le accuse. L’ufficiale della Guardia di finanza è imputato nell’ambito del processo
“Mozart” che vede alla sbarra diversi imputati accusati, a vario titolo, di
un presunto caso di corruzione.
Qualche mese fa, lo stesso gup Trapani aveva rinviato a giudizio altri
Il colonnello Agatino Sarra Fiore
sei soggetti che avevano optato per
il rito ordinario. Si tratta di Amedeo Matacena junior, Martino Politi, Cesare Giglio, Giuseppe Praticò,
re, dai fondi dell’Amadeus, la somma necessaria a porre in essere
l’operazione illecita. Sempre secondo il costrutto dell’accusa, il colonL’inchiesta
Le indagini, avviate dal pm Santi nello Sarra Fiore, su richiesta della
Cutroneo, nascono da una presun- Barbagallo (moglie di Passanisi),
ta corruzione che avrebbe visto im- avrebbe abusato dei suoi poteri per
plicato Amadeo Matacena junior e conoscere, attraverso il sistema di
l’ex presidente del Tar Passanisi. Il banca dati in uso alle forze dell’ormagistrato, secondo l’accusa, nel- dine, l’intestatario di un’auto utilizzata da soggetti qual’autunno
del
lificatisi come cara2005, avrebbe acAccusato
binieri in servizio
cettato la promessa
di
rivelazione
di
antirapina. In realtà
di ricevere 200mila
i militari volevano
euro al fine di favosegreto d’ufficio
piazzare una microrire Matacena ed il
per un caso
spia sulla Mercedes
suo gruppo nei ridi corruzione
di Passanisi. Quegli
corsi contro il provstessi carabinieri
vedimento con cui
l’ufficio marittimo di Villa San Gio- fermarono il figlio dell’ex presidenvanni aveva rigettato la richiesta di te del Tar reggino che li stava inseaccosto della Amadeus spa allo sci- guendo in auto, insospettito dai
volo “0”. Per Matacena, Politi, Pra- movimenti dei militari. E Sarra Fioticò e Giglio l’accusa è quella di es- re avrebbe riferito alla Barbagallo i
sersi accordati tra loro per distrar- risultati venuti fuori dall’accerta-
mento sull’intestatario dell’auto sospetta. Sempre secondo l’accusa, infine, Giovanni Tedesco avrebbe detto a Graziella Fedele che nei riguardi di Matacena e Politi si stavano effettuando delle intercettazioni telefoniche.
La sentenza d’appello
I giudici di secondo grado, dunque, hanno sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio nei
confronti di Sarra Fiore, assolvendolo dall’accusa di accesso abusivo
al sistema informatico, riqualificando il reato di favoreggiamento contestato al colonnello in rivelazione
ed utilizzazione di segreto d’ufficio.
Tale decisione è stata la conseguenza di una lunga camera di consiglio
terminata con la condanna dell’ufficiale a 8 mesi di reclusione con sospensione della pena.
CONSOLATO MINNITI
[email protected]
REGGIO CALABRIA
GLI INDAGATI
Truffa ai danni dell’Ue
Quindici gli indagati
REGGIO CALABRIA
Manipolavano i dati immessi
nei sistemi informatici relativamente a superfici agricole
incolte e così, all’insaputa dei
proprietari, ottenevano degli
illeciti finanziamenti dall’Unione europea. La truffa è
stata scoperta dal nucleo antifrodi dei carabinieri di Salerno che, unitamente a quelli del comando provinciale di
Reggio Calabria, hanno dato
esecuzione ad un decreto di
sequestro preventivo per
equivalente di conti correnti
fondi d’investimento, depositi titoli, prodotti assicurativi,
beni immobili (adibiti ad uffici, in Reggio Calabria) e “titoli di quote produttive” nei settori “oleario” e “seminativi”.
Il totale dei beni sottoposti
a sequestro è di 1.124.225 euro ed il provvedimento d’urgenza è stato già convalidato
dal gip presso il tribunale di
Reggio. L’indagine, condotta (ex art 640 bis C.p.), per aver
dalla Procura della Repubbli- percepito illecitamente financa guidata da Giuseppe Pi- ziamenti comunitari del Fongnatone, con il coordinamen- do Europeo Agricolo di Gato del procuratore aggiunto, ranzia (Feaga).
Le indagini del Nucleo AnOttavio Sferlazza, è partita
dalla denuncia operata dai tifrodi Carabinieri hanno evimilitari di Salerno e Reggio denziato in particolare la conCalabria, nei confronti di dotta fraudolenta di alcuni
quindici soggetti tra cui pro- operatori di centri d’assistenduttori agricoli dei settori za agricola che attraverso le
loro credenziali
“oleario” e
erano riusciti ad
seminatiManipolavano i
individuare sulvi ed opedati immessi nei
la banca dati del
ratori dei
pc per ottenere
Sian, il sistema
centri di
informativo
assistenza
finanziamenti
agricolo nazioagricola
su
terreni
incolti
nale, i dati rela(CAA)
tivi a superfici
della proagricole incolte che, all’insavincia reggina.
Gli indagati sono ritenuti puta dei proprietari, sono staresponsabili dei reati di asso- te indicate nella “dichiaraziociazione per delinquere (ex ne di produzione aziendale”
art. 416 C.p.), frode informa- per ottenere finanziamenti iltica (ex art. 640 ter) e truffa ai leciti. Ma l’attività non si ferdanni dell’Unione Europea mava qui. La frode, infatti, si
Leo Zappia
43 anni
Rosetta Chiricosta 33 anni
Antonella Chiricosta 37 anni
Vincenzo Chiricosta 38 anni
Giovanni Figliomeni 38 anni
Rosario Fallara
42 anni
Espedito Gullace 43 anni
Vincenzo Gullace 34 anni
Angelo Caruso
34 anni
Giovanni Morabito 38 anni
FINANZIAMENTI ILLECITI
Le indagini sono state condotte
dal Nucleo Antifrodi
In alto gli indagati destinatari del
sequestro
sviluppava anche con l’attestazione di produzioni inesistenti o maggiorate nelle
campagne olivicole degli anni
2002 -2005, poste a riferimento per la costituzione di
falsi “titoli di produzione” e
con l’arbitraria intestazione
delle titolarità di superfici
agricole appartenenti a persone decedute. Gli indagati,
in virtù della loro posizione lavorativa, potevano intervenire indebitamente sul sistema
informatico “Sian”, dirottando fraudolentemente oltre
mille “fascicoli aziendali” da
un CAA ad un altro e trasfe-
rendo arbitrariamente titoli di
quote produttive provenienti
di ignari produttori che venivano assegnati al gruppo criminale.
L’indagine, secondo quanto emerso, è uno sviluppo di
quella che i carabinieri della
stazione di Reggio Calabria
avevano già portato a termine
nel 2010 con l’arresto dei coniugi Leo Zappia e Rosetta
Chiricosta. Si trattava, secondo gli investigatori, di un’azione a livello familiare. Entrambi, infatti, approfittando della
gestione del CAA World Service, avevano “piazzato” in un
CAA concorrente del Copagri,
il cognato di Zappia. L’indagine ha evidenziato, secondo
gli investigatori, una spiccata
permeabilità alle frodi dell’attuale sistema di aiuti fondato
sulla mera disponibilità cartacea ed informatica di terreni agricoli, abbinata ai dati
“storici” della produzione
passata, in particolare nel settore olivicolo, senza alcun
controllo sull’effettiva realtà
delle imprese dichiarate. I carabinieri hanno acquisito numerosi fascicoli aziendali e sono in corso ulteriori controlli.
cons.min.
VIBO VALENTIA
VIBO VALENTIA Passano ai
fatti, non ci stanno gli appartenenti
al gruppo “Natuzza Evolo santa subito” a continuare ad assistere inermi all’oltraggio del nome della mistica con le stigmate di Paravati, attuato sul loro spazio Facebook a partire da venerdì scorso da fantomatici
“ackess” Frati Bestemmianti. Alcuni
di essi, tra cui l’avvocato del foro di
Catanzaro Eugenio Perrone, hanno
deciso nelle ultime ore di sporgere
regolare denuncia alle autorità competenti, al fine di dare il via alle indagini della Polizia postale e di ottenere il rapido intervento di chiusura
della pagina violata. Del resto, gli im-
Bestemmie contro Natuzza
Il gruppo Facebook denuncia
belli-hacker che si sono sostituiti ai
curatori dello spazio aperto all’indomani della morte della donna calabrese, avvenuta nel giorno di Ognissanti del 2009, stanno continuando
a lasciare messaggi blasfemi ed impronunciabili che offendono non solo i diciotto membri facenti parte
dell’apposita comunità web, ma anche tutti coloro che hanno fatto in
questi anni di Natuzza un vero e proprio punto di riferimento. «Questo
gruppo è stato conquistato dagli ackess Frati Bestemmianti. Ora il
gruppo è sotto il nostro dominio.
Ogni vostro tentativo di ribellione
sarà inutile, stolti cristianacci. Il Cristianesimo tramonterà, il Porconesimo bestemmiante vincerà!». Questo il riprovevole contenuto del messaggio con il quale, all’indomani della violazione, gli invasori informatici annunciavano la conquista dello
spazio web. Il tutto, supportato da
immagini pornografiche, bestemmie e frasi pronunciate contro San
Pio di Pietralcina, il Creatore e la
stessa umile donna di Paravati, da
utenti con nomi e profili dai tratti
poco veritieri. L’azione di chiara connotazione satanica, perpetrata dal
gruppo di “imbecilli”, com’è ovvio
sta destando sconcerto nella comunità di fedeli. Netta, tra l’altro, la condanna da parte del vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea
monsignor Luigi Renzo, il quale a
caldo ha voluto sottolineare come
«le frasi scritte rispecchino le bruttura e la grettezza degli autori stessi» e l’esigenza «di non dare tanta
importanza al tutto». Detto ciò, è
chiaro l’intento dei violatori dello
spazio web di screditare Natuzza
Evolo. Una figura che evidentemente dà molto fastidio, se è vero che,
nonostante siano passati già due anni dal suo trapasso terreno, ancora
oggi a rendere omaggio alla salma
situata all’interno della fondazione
“Cuore Immacolato di Maria Rifugio
delle Anime” di Paravati giungono
mensilmente migliaia di pellegrini
provenienti dall’Italia e dall’estero.
Fattore, che al manipolo di imbecilli di turno sembra proprio non andare giù.
Giuseppe Currà
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Lea, il processo riparte da zero
Il presidente della Corte va al Ministero. Annullate tutte le prove raccolte
COSENZA Tutto da rifare. Dovrà
ripartire da zero il processo in corso a
Milano per l’omicidio di Lea Garofalo, la testimone giustizia scomparsa
due anni fa e sciolta nell’acido nell’hinterland milanese, e nel quale sono
imputati il suo ex convivente Carlo
Cosco, i fratelli dell’uomo e altre persone. La Corte d’Assise infatti, è rimasta senza il presidente Filippo Grisolia perché nominato come capo di gabinetto del neo ministro della Giustizia Paola Severino.
In vista del cambiamento della
composizione della Corte, le difese
non hanno dato il consenso per mantenere valide le prove finora raccolte
in dibattimento, tra cui la testimonianza di Denise, la figlia che la collaboratrice di giustizia uccisa ha avuto
con Carlo Cosco e che vive da tempo
sotto tutela. Il processo, aggiornato al
primo dicembre per la nomina di un
nuovo presidente della Corte, dovrà
cominciare da capo e il pubblico ministero della Distrettuale antimafia
Marcello Tatangelo, riconvocherà tutti i testi finora ascoltati, tra cui la stessa Denise, che fu la prima a denunciare la scomparsa della madre e ora è
parte civile contro il padre, accusato
assieme agli altri imputati di averla
assassinata al culmine di alcuni dissidi familiari e non per punire la donna
che aveva rivelato agli inquirenti gli
affari illeciti dell’ex convivente e del
suo clan così come era emerso nella
prima ipotesi accusatoria. «È un colpo di scena che lascia sconcertati i familiari di Lea Garofalo - ha commen-
omicidio lea garofalo
Carlo Cosco
Massimo Sabatino
Vito Cosco
tato Roberto D’Ippolito, il legale del- gni erano stati gli autori del delitto di
la sorella e della madre della collabo- Lea. Denise ha parlato dei giorni traratrice uccisa. Denise dovrà essere ri- scorsi accanto a chi aveva voluto la
sentita e per lei sarà un passaggio fa- morte della madre. Ore interminabiticoso, soprattutto da punto di vista li costretta a fingere, a sorridere e a
emotivo. Si potevano adottare delle comportarsi normalmente per paumisure - ha concluso l’avvocato - per ra: «Sono stata un anno con loro, ho
giocato con i loro fievitare di cancellare
il lavoro svolto e ora
La figlia dovrà gli, pur sapendo che
avevano ucciso mia
bisognerà fissare un
testimoniare di
madre». E quando il
calendario serrato di
udienza per impedire
nuovo. Si rischia pubblico ministero,
Tatangelo,
che gli imputati escala scarcerazione Marcello
le chiese perché non
no dal carcere».
degli imputati
avesse mai detto
Denise lo scorso
nulla a suo padre, la
settembre, in due
lunghe udienze, aveva reso in aula risposta fu: «Dovevo fare fare la stesuna testimonianza coraggiosa riper- sa fine di mia madre?». Sollecitata dal
correndo l’odissea vissuta tra il 2002 giudice parlò anche della sera del 24
e il 2008 assieme alla madre. In quel- novembre 2009, giorno in cui sparì
la deposizione shock, la 19enne riferì Lea Garofalo. Anche la ragazza era a
al giudice di quando andò a vivere dal Milano quel giorno e la madre non arpadre e per un anno fece finta di nul- rivò mai alla cena organizzata a casa
la pur sapendo che lui e i suoi compa- dei parenti del padre.
Giuseppe Cosco
Testimonianze chiave quelle rese
da Denise che avrebbero costituito
elementi probatori forti per l’accusa
in fase dibattimentale. Ma ora sarà
tutto da rifare e questa, così come
molte altre deposizioni, dovranno essere ripetute e riacquisite in una vera
e propria corsa contro il tempo. Gli
imputati, infatti, sono stati arrestati a
ottobre dell’anno scorso e il prossimo
luglio scadono i termini di custodia
cautelare e se non interviene la sentenza di primo grado entro quella data potrebbero ritornare in libertà.
Un’eventualità questa che qualora si
verificasse farebbe piovere nuove polemiche sul processo milanese a Lea
Garofalo. Solo alcune settimane fa, infatti ci furono forti critiche alla notizia
che Carlo Cosco sarebbe stato ammesso al gratuito patrocinio e quindi
assistito da un avvocato interamente
pagato dallo Stato e questo perché, nel
processo che lo vede coinvolto dal lu-
glio scorso a Milano, è caduta l’aggravante mafiosa. Imputato dunque di
“semplice” uxoricidio, Carlo Cosco ha
potuto chiedere il gratuito patrocinio,
avendo dichiarato di guadagnare solo 10.000 euro l’anno, come buttafuori di una discoteca. Così ora lo Stato gli
paga l’avvocato. E non un avvocato
qualsiasi, bensì un professionista affermato come Daniele Sussman
Steinberg.
Secondo le indagini, Carlo Cosco
avrebbe organizzato l’agguato teso a
Lea Garofalo proprio mentre lei si trovava a Milano con la figlia. Con il pretesto di mantenere i rapporti con la
ragazza, legatissima alla madre, Cosco avrebbe attirato la sua ex nel capoluogo lombardo. Secondo le dichiarazioni di un pentito, nella notte tra il
24 e il 25 novembre 2009 Lea venne
caricata su un furgone e portata in un
luogo vicino alla Milano-Meda. L’ex
collaboratrice di giustizia sarebbe stata interrogata a lungo e torturata prima di essere uccisa.
Gli assassini sequestrarono la donna e la distruzione del cadavere avrebbe avuto lo scopo di simulare la scomparsa volontaria della collaboratrice e
assicurare l’impunità degli autori materiali dell’assassinio. Per il delitto
vennero emessi sei provvedimenti
cautelari, notificati in cella a Carlo Cosco e a Massimo Sabatino. Gli altri destinatari del provvedimento furono
Giuseppe e Vito Cosco; Carmine Venturino e Rosarcio Curcio.
FRANCESCO FERRO
[email protected]
SIDERNO
Colpi di pistola contro l’auto
di una dirigente del Comune
SIDERNO (RC) Spari contro l’auto dell’architetto Marilena Pelle, responsabile dell’area “Urbanistica” al Comune di Siderno. La
Mercedes grigia della funzionaria è stata presa di mira da ignoti cecchini, che hanno esploso quattro colpi di pistola mirando alla fiancata lato passeggero. «Credo che il fatto sia da ricondurre al lavoro svolto da questo settore»,
ha detto ieri l’architetto. La burocrate è stata
sentita dai carabinieri del reparto territoriale
di Locri. Una volta interrogata la donna, gli
uomini del colonnello Giuseppe De Liso hanno preso in consegna tutta la documentazione partorita dal suo ufficio. Atti e determine
varie sono stati sottoposti al vaglio degli investigatori. Il movente del crimine, secondo gli
inquirenti, potrebbe nascondersi in qualche
abuso edilizio di troppo o un permesso a costruire non dato. Sindaco, assessori e consiglieri, nella tarda mattinata di ieri, hanno diramato una nota stampa. Nel manifestare «vicinanza e solidarietà» alla capoarea, gli amministratori scrivono: «Un ignobile gesto contro una professionista seria e rigorosa. L’augurio è che le forze dell’ordine facciano al più
presto piena luce sull’accaduto, individuando
i responsabili dello spregevole atto criminoso.
Viviamo in un territorio complesso, ma questi gesti non possono condizionare l’attività di
chi è quotidianamente impegnato per lo sviluppo della propria comunità». Tempo addietro era toccato al tecnico comunale Vincenzo
Errigo. All’uomo, nel febbraio 2010, è stato
recapitato un proiettile in busta chiusa. Dentro la busta, anche la foto di Mussolini e un
messaggio sinistro:«Fai attenzione, ve la faremo pagare», scrisse l’anonimo. Siderno, in
quel periodo, era amministrato dalla giunta
Figliomeni. L’ex sindaco ora è in carcere per
mafia. Gli agenti del commissariato di polizia,
lo scorso dicembre, lo hanno ammanettato
nell’ambito del blitz “Circolo formato”. Il politico, per quel che documenta la Procura distrettuale di Reggio Calabria, era un uomo
d’onore del clan Commisso. Chi ha sparato
contro la Mercedes grigia dell’architetto Pelle,
sostengono gli inquirenti, ha consumato il crimine nei paraggi del palazzo municipale. Dove la funzionaria è solita posteggiare l’auto, a
una manciata di metri dal Comune, i carabinieri hanno repertato due bossoli. Resta ora da
decifrare il contesto in cui è nato il “dissidio”
tra la donna e il “cecchino” notturno. Anche se
gli investigatori si sono asserragliati nel massimo riserbo, una mano alle indagini potrebbe arrivare dai filmati estratti dalle videocamere installate a Locri e Siderno.
Ilario Filippone
11
GIOVEDÌ 24 novembre 2011
D A L
P O L L I N O
A L L O
calabria
S T R E T T O
ora
cassazione
ROMA Confermata dalla Seconda sezione penale della Cassazione l’assoluzione dall’accusa di
usura bancaria per Cesare Geronzi, Luigi Abete e Dino Marchiorello, rispettivamente presidenti, all’epoca alla quale si riferisce il rpocedimento, della Banca di Roma,
della Bnl e di Banca Antonveneta.
L’inchiesta era nata nel 2003 da
una denuncia dell’imprenditore
calabrese Antonino De Masi. La
Suprema Corte ha quindi convalidato il verdetto di assoluzione
emesso il 2 luglio del 2010 dalla
Banche e usura, assoluzioni confermate
L’inchiesta era nata dalla denuncia dell’imprenditore calabrese De Masi
Corte d’appello di Reggio Calabria
con la formula “perché il fatto non
costituisce reato”.
La decisione è stata accolta
«con soddisfazione» dall’avvocato Giacomo Saccomanno che difende il gruppo De Masi, costituitosi parte civile, insieme alla Regione Calabria e ai Comuni di Gioia Tauro e Rosarno.
COSENZA
Proprio nel giorno in cui circolava la notizia
di una presunta relazione chiesta dal Viminale
al prefetto di Reggio Calabria sulla situazione
del Comune del capoluogo relativamente alle
infiltrazioni di ’ndrangheta nella “Multiservizi”, il sindaco Demetrio Arena ha incontrato
Luigi Varratta nel palazzo del Governo. Il colloquio è durato oltre un’ora e, anche se il primo
cittadino si trovava in prefettura per altri motivi, ha inteso vedere il prefetto e discutere con
lui della delicata fase che si sta vivendo all’interno di palazzo San Giorgio. Solo due giorni fa,
infatti, oltre alla notizia (smentita categoricamente dal prefetto Varratta) di una relazione
chiesta dal ministero dell’Interno, vi è stata anche la presentazione di interrogazioni ed interpellanze, da parte dei deputati del Pd e di Fli,
con cui si chiedeva espressamente al Governo
di commissariare l’ente guidato da Arena e procedere poi al suo scioglimento.
In attesa che qualcosa si muova e si comprenda finalmente quali saranno gli intendimenti a livello centrale, arriva la netta presa di
posizione da parte della “Gestione servizi territoriali”, società che controlla il 49% della Multiservizi, il cui socio di maggioranza è il Comune di Reggio Calabria. Come si ricorderà, l’operazione della Guardia di finanza attestò come
il 33% della “Gestione servizi territoriali” era
posseduto da soggetti ritenuti vicini alla cosca
Tegano. «La Gst – si legge in una nota a firma
dell’amministratore delegato Michelangelo Tibaldi – a seguito dei recenti provvedimenti che
hanno interessato la “Re. Cim. srl”, precisa che
nella sua qualità di socio privato della Multiservizi Rc spa, ha svolto e svolge la propria attività nel rispetto di tutte le prescrizioni legali e
statutarie, non trascurando di richiedere ai soggetti con i quali detiene rapporti, tutte le necessarie certificazioni, in via prioritaria quelle
camerali con relativa dicitura antimafia. Al riguardo la Gst fa presente che ha caratterizzato
la propria attività attraverso un modello gestionale di iter di certificazione tecnica rappresentato da sistemi di tracciabilità informatica e
Contro la sentenza pronunciata
in Appello avevano fatto ricorso,
oltre alla Procura di Reggio Calabria, anche i legali dei tre banchieri destinatari del procedimento.
In particolare, l’avvocato Roberto
Rampioni, legale di Luigi Abete,
aveva chiesto l’applicazione della
formula assolutoria “per non aver
commesso il fatto” pronunciata in
primo grado l’8 novembre 2007
dal Tribunale di Palmi.
Il processo era scaturito da
un’indagine avviata dalla Procura
di Palmi dopo la denuncia di De
Masi, che aveva aziende nella piana di Gioia Tauro e che sosteneva
che i tassi di interesse sui propri
conti diventavano superiori ai limiti consentiti con l’applicazione
Clan e Multiservizi
Il sindaco di Reggio
incontra il prefetto
E l’amministratore della Gst controbatte:
nessun legame con la famiglia dei Tegano
La sede della Multiservizi a Reggio
procedure atte a garantire l’efficacia e l’efficienza dei servizi erogati da Multiservizi spa, nonostante innumerevoli difficoltà, tra queste,
particolare rilevanza assumono la consistenza
dei beni oggetto del servizio e il loro stato di
manutenibilità, l’importanza del concetto di
manutenzione ordinaria e straordinaria, la disponibilità di risorse finanziarie». Poi la nota si
delle commissioni di massimo
scoperto.
La soddisfazione espressa dall’avvocato Saccomanno - come
lui stesso ha detto commentando
il verdetto di ieri sera - è dovuta
al fatto che «con questa decisione della Cassazione, come già è
avvenuto in Appello, viene riconosciuto il reato di usura anche
se non riconducibile ai tre banchieri. In questo modo, col passaggio in giudicato, possiamo
iniziare l’azione per il risarcimento dei danni».
addentra più nello specifico della vicenda giudiziaria: «Già dal’aprile 2011, all’epoca delle vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto il signor Giuseppe Rechichi, la Gst srl ha intrapreso, anche nel corso di diversi consigli d’amministrazione di Multiservizi Rc spa nonché in un
incontro richiesto al prefetto di Reggio Calabria, ogni iniziativa utile a mantenere la società scevra da qualunque tipo di condizionamento, onde poter garantire, nel rispetto di ogni
principio legale ed etico, il prosieguo dell’attività svolta dalla Multiservizi, la quale deve costantemente garantire l’erogazione del servizio
pubblico per cui è stata specificatamente costituita. Tali iniziative hanno trovato pieno consenso nelle deliberazioni del consiglio d’amministrazione di Multiservizi spa».
Tibaldi, poi, spiega come intenderà proseguire la Gst: «È nostra intenzione continuare a
svolgere il ruolo di socio con prestazioni accessorie, e pertanto, di supporto tecnico-operativo, al fine di garantire l’erogazione del servizio
pubblico, riponendo ogni più totale fiducia nell’operato della magistratura, nonché nell’indispensabile contributo dei professionisti da quest’ultima incaricati ad amministrare la Re.Cim.
srl, uniformando la propria azione gestionale
ed operativa con il conforto delle istituzioni e
del Comune di Reggio Calabria». Arriva, infine, la stoccata alla stampa: «La Gst srl precisa
che le notizie di stampa, in particolare quelle relative ad un proprio coinvolgimento nel sequestro preventivo disposto dalla Procura di Reggio Calabria nell’operazione “Astrea”, sono prive di qualsiasi fondamento, ed invita, pertanto, i mezzi di informazione a divulgare solo fatti documentati e provati, in modo da non pregiudicare l’immagine della società. Quanto
accaduto nei giorni scorsi e soprattutto quanto riportato dalla stampa a riguardo, descrive
uno scenario non confacente al profilo di legalità e al rigore tecnico, caratteristiche da sempre della società, che con professionalità, sacrificio e dedizione continua a perseguire la
propria missione».
CONSOLATO MINNITI
[email protected]
“meta 2010”
Droga dalla Colombia, il gip
conferma l’impianto accusatorio
REGGIO CALABRIA Il giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria conferma l’impianto accusatorio dell’operazione
“Meta 2010”. L’indagine, portata a termine
dalla Dda di Roma, era approdata poi nel capoluogo dello Stretto per competenza territoriale, così come deciso dal gip del tribunale
capitolino. Adesso, dopo che la Dda guidata
da Pignatone ha preso in carico anche quest’indagine, il gip ne ha confermato la validità del costrutto accusatorio.
Come si ricorderà l’inchiesta “Meta 2010”
ha fatto luce su una ramificata organizzazione dedita al traffico internazionale di cocaina
ed è nata da un altro procedimento che faceva riferimento alla polizia inglese, che era sulle tracce di un carico di cocaina che, dalla Colombia, doveva giungere nel porto di Gioia
Tauro il 28 settembre del 2010. Il container
che trasportava la droga era destinato ad Ambrogio Sansone e Michele Lissandro, quest’ultimo ritenuto dagli investigatori il principale
referente di Barbieri. Partirono così delle intercettazioni e all’interno del container non
venne trovata cocaina, ma una disposizione
anomala del carico di banane tale da far ritenere agli investigatori che l’operazione di trasporto della droga fosse saltata all’improvvi-
so a seguito del sequestro di un’altra quantità di stupefacente sempre dalla Colombia. Gli
investigatori hanno quindi posto l’attenzione
sull’organizzazione guidata da Vincenzo Barbieri, che avrebbe avuto il ruolo di occuparsi
dell’importazione della cocaina, ma non della sua immissione sul mercato. Di ciò si sarebbe occupata un’altra organizzazione con una
maggiore distribuzione sul territorio a livello
di “personale”. Al vertice vi sarebbe Giuseppe
Topia, soggetto ritenuto dagli inquirenti come
storicamente legato ai Mancuso e in contatto
diretto con Barbieri. Topia avrebbe svolto un
ruolo di coordinamento delle operazioni di
recupero dei carichi di droga giunti in Italia e
partecipato agli incontri strategici con altri
componenti dell’organizzazione.
L’indagine, dunque, aspetta ora ulteriori
sviluppi con l’iter giudiziario che si incardinerà a Reggio Calabria.
cons. min.
Uno dei sequestri di cocaina effettuati
nell’ambito dell’operazione “Meta 2010”
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GIOVEDÌ 24 novembre 2011
calabria
ora
R E G G I O
Il sindaco Demetrio Arena è stato prosciolto nell’ambito del procedimento “Terrazzamento”. Il gup
Domenico Santoro ha deciso ieri il
rinvio a giudizio per tutti gli indagati tranne che per il primo cittadino
(difeso dagli avvocati Aldo Labate e
Francesco Albanese) indagato inizialmente per il ruolo di amministratore che aveva ricoperto nella
società di trasporti pubblici Atam.
L’indagine della procura di Reggio
Calabria aveva riguardato la filiera
di smaltimento dei rifiuti, che aveva coinvolto sia privati che enti pubblici.
L’operazione era stata eseguita
dai carabinieri il 7 febbraio scorso e
aveva portato al sequestro di alcune
aziende, oltre che dei mezzi con cui
sarebbero stati trasportati i materiali che venivano smaltiti irregolarmente, secondo l’impianto accusatorio.
Il principale indagato è Vittorio
Bruno Martino, titolare dell’impresa individuale Idroterm, proprietario e comodatario dell’appezzamento di terreno interessato dai lavori
di terrazzamento a scopo agricolo
da adibire a uliveto, legale rappresentante e amministratore unico
della società Eko M. R. F. srl. Sarebbe stato lui a creare una discarica nella vallata di Bovetto, conferendo materiali di risulta per l’edilizia e altri rifiuti pericolosi. Una ge-
“Terrazzamento”
Prosciolto il sindaco
(43), Giuseppe Nocera (47), Angelo Papisca (49), Demetrio Arcudi
(51), Francesca Fedele (59). Nell’indagine era finita anche la preside di
un istituto scolastico per l’irregolare smaltimento dei materiali di risulta dopo alcuni lavori edili svolti
nell’edificio scolastico.
Per quanto riguarda le presunte
responsabilità in capo all’Atam, il
pm Sara Ombra già nella scorsa
udienza aveva sollecitato l’invio del
fascicolo alla procura per un eventuale procedimento nei confronti
dell’attuale dirigente Vincenzo Fitogramma, ha consentito l’avvio lardo, all’epoca dei fatti responsadelle indagini che ha man mano fat- bile delle operazioni oggetto di conto scoprire la rete di trasportatori e testazione. Secondo il procuratore
smaltitori finiti poi sul registro de- aggiunto Ottavio Sferlazza, che
commentò l’operazione subito dogli indagati.
po l’esecuzione dei
Dovranno preprovvedimenti di
sentarsi davanti al
Tutti gli altri
sequestro, gli indagiudice il prossimo
indagati
gati sono tutti cor12 gennaio gli altri
responsabili del ciindagati Giuseppe
sono stati
clo di smaltimento.
Nocera (36), Paolo
rinviati
L’indagine ha voluMinuto (38), Maua giudizio
to colpire quindi chi
rilia Ziino Colanino
non ha curato che la
(46), Nicola Irto
(40), Francesco Berna (39), Agosti- filiera fosse completata in maniera
no Siclari (77), Pasquale Tripepi regolare. Il collegio difensivo è com(41) Domenico Malavenda (40), Ri- posto, tra gli altri, dagli avvocati De
ta Giuseppina Calafiore (52), Giu- Stefano, Milasi, Bruno Sofia, Paseppe Schiamone (34), Giuseppe squale Cananzi, Carlo Morace, PaLatella (70), Francesca Minniti squale Maraguccio, Armando Atti(52), Giuseppe Laganà (89), Rosa- nà.
a.i.
rio Devivo (69), Domenico Alampi
Arena è l’unico a non doversi presentare dal giudice
L’avvocato Aldo Labate
Demetrio Arena
stione della raccolta e smaltimento
non del tutto regolare, come emerse dalle immagini riprese dal sito
internet Bing Maps, spesso utiliz-
zato dalle forze dell’ordine per indagini proprie.
La sospetta presenza di un camion in quell’area, notata in un fo-
«Aiuti ai veri imprenditori»
Coldiretti plaude ai sequestri per le truffe nel settore agricolo
«Basta con le truffe di carta: gli aiuti vadano a quelli
che lavorano e vivono di agricoltura». Così la Coldiretti
Calabria elogia l’operato del
Nucleo Antifrodi Carabinieri
di Salerno che insieme ai militari del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno
dato esecuzione al decreto di
sequestro preventivo di conti correnti, fondi d’investimento, depositi titoli, prodotti assicurativi, beni immobili
(adibiti ad uffici a Reggio Calabria) e titoli di quote produttive nei settori oleario e
seminativi. «I veri imprenditori, quelli che lavorano e vivono di agricoltura, sono
stanchi di avere questi “mercanti nel tempio” –afferma la
Coldiretti Calabria – che con
tecniche sempre più sofisticate creano situazioni che
nulla hanno a che fare con
l’attività dei veri produttori
agricoli.
L’operazione va nella direzione giusta perché –sostiene Coldiretti – si snida anche
quella zona grigia che fa solo
del male alla vera agricoltura e agroalimentare calabrese. Questo avvenimento - rilancia Coldiretti- conferma la
necessità di accelerare le procedure di controllo sui Centri
Assistenza Agricola, ad opera
della Regione, per scongiurare il pericolo di frodi e garantire le imprese che operano e
rispettano le regole».
Il provvedimento emesso
dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nell’ambito del procedimento
penale conseguente alla denuncia operata dal Nucleo
Antifrodi dei Carabinieri di
Salerno e dalla Compagnia
Carabinieri di Reggio Calabria nei confronti di soggetti
che usavano il sistema infor- per delinquere, frode informatico a loro piacimento. matica e truffa ai danni delQuesti soggetti «nulla hanno l’Unione Europea per aver
a che fare -proseguono stizzi- percepito illecitamente finanziamenti
ti da Coldicomunitari
retti- con la
I carabinieri
del Fondo
vera agricoldel nucleo
Europeo
tura ed operatori di Cenantifrode hanno Agricolo di
Garanzia
tri di Assibloccato oltre
(FEAGA) per
stenza Agriun milione
un
valore
cola
della
complessivo
provincia di
Reggio Calabria». Gli inda- di 1.125.000 euro.
Le indagini hanno evidengati sono ritenuti responsabili dei reati di associazione ziato anche la condotta frau-
dolenta di alcuni operatori di
Centri d’Assistenza Agricola
della provincia di Reggio Calabria che attraverso le loro
credenziali erano riusciti ad
individuare sulla banca dati
del SIAN, il Sistema Informativo Agricolo Nazionale, i
dati relativi a superfici agricole incolte che, all’insaputa
dei proprietari, sono state indicate nella dichiarazione di
produzione aziendale per ottenere gli illeciti finanziamenti.
r.r.
processo geremia
formazione
Avvocati e deontologia
Se ne parlerà domani
Il brigadiere all’esame
sui beni di Campolo
Si svolgerà domani alle 16 sono dati un codice di autopresso l’auditorium dei Padri regolamentazione dei comMonfortani, in via Circonval- portamenti da tenere nei
lazione Parco Caserta nr. 5, confronti dei magistrati e dei
l’ultimo evento programma- propri clienti e dei colleghi
to per l’anno 2011 dal Sinda- avversari in tutte le varie
cato Forense Reggino presie- gamme del contenzioso giudiziario ed
duto dall’avvocato MaUltimo incontro extragiudiziario. Ma le
rio De Tomprogrammato
sanzioni
masi e avrà
previste
come titolo
dal sindacato
vengono re“Deontoloforense
almente apgia forense
per il 2011
plicate? Ed i
nella più recomportacente evoluzione giurisprudenziale”. Il menti contro l’etica vengoconvegno avrà come relatori no effettivamente contestail chiarissimo prof. Vincenzo ti? E’ anche noto che negli ulPanuccio (foto) dell’Univer- timi anni, e particolarmente
sità di Messina e l’avv. Giu- negli ultimi mesi, si è avuto
seppe Aricò, vice presidente un attacco concentrico condel sindacato. L’argomento, tro le professioni e in partidi stretta attualità, riguarda colare contro quelle cosidl’etica professionale. E’ noto dette liberali. Ma la Costituche gli avvocati, come altre zione prevede come indicategorie di professionisti si spensabile l’assistenza del-
È proseguito ieri l’esame
del brigadiere Giordano
nell’ambito del processo
“Geremia” che vede imputati Gioacchino Campolo, la
sua famiglia ed alcuni dipendenti. Il brigadiere ha ricostruito in aula tutti i passaggi salienti dell’indagine
che ha visto la guardia di finanza operare nei confronti del re dei videopoker. Il
processo “Geremia”, infatti,
scaturisce dall’omonima
operazione portata a termine dalla Guardia di Finanza
nei confronti principalmente di Gioacchino Campolo
dei suoi familiari. I reati
contestati sono diversi: si va
dall’attività illecita di gioco
d’azzardo che Campolo
avrebbe effettuato assieme
ad alcuni fidati collaboratori, per arrivare all’intestazione fittizia di beni a favore
della moglie e dei figli (allo
l’avvocato a tutela dei diritti
dei cittadini ingiustamente
colpiti da provvedimenti giudiziari. E cercare di comprimere le prerogative dell’avvocato sia in campo civile, sia
penale, amministrativo o tributario, vuol dire ridurre gli
spazi difensivi di cui ogni cittadino gode costituzionalmente. Ma, e qui il problema
affrontato dal convegno,
l’azione dei legali è sempre
improntata ai sacri principi
sanciti dalla Costituzione o i
loro comportamenti trascendono talvolta nell’illecito, soprattutto morale che ne sminuisce la funzione davanti all’opinione pubblica?
scopo di impedirne un
eventuale futuro sequestro)
e finire con l’accusa di riciclaggio. Secondo la tesi della procura, infatti, Campolo
avrebbe commesso tale reato investendo in alcune società diverse somme di denaro, la cui provenienza
non è stata poi documentata e secondo l’accusa sono
da ritenersi illecita. Alla
sbarra con queste pesanti
accuse vi sono Gioacchino
Campolo, Cristoforo Assumma, Francesco Di Renzo, Antonio Morabito, Massimo Giovanni Bertolino,
Filippo Padellaro, Salvatore Giuseppe Gatto, Renata
Danila Gatto, Ivana Campolo, Demetrio Campolo,
Adriana Campolo, Italo
Carnevale, Massimo Carnevale. L’attività istruttoria
proseguirà nelle prossime
settimane.
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GIOVEDÌ 24 novembre 2011
calabria
ora
C O S E N Z A
“MISSING”
Guerra di mafia in città
Chiesti dieci ergastoli
E altri tredici imputati rischiano trent’anni di carcere
Dieci ergastoli, sei in più rispetto al- bando di sigarette e allo sfruttamento
la sentenza di primo grado. E poi, una della prostituzione. A dirigere i traffici
sfilza di condanne trentennali. Sono locali era don Luigi Palermo, noto con
queste, in sintesi, le richieste di pena l'appellativo di “U zorro”. All'epoca,
formulate ieri dal sostituto og Eugenio non esistevano divisioni in clan conFacciolla durante il maxiprocesso Mis- trapposti. Quella subentrò il 12 dicemsing, giunto al secondo grado di giudi- bre 1977, proprio in occasione delzio. Alla sbarra, ci sol'omicidio di Palerno 47 persone, molte
Il maxiprocesso mo ordito da un giovanissimo Franco
delle quali ritenute orsi concluderà
Pino e dal suo grupganiche ai due clan copo di ribelli. La morsentini (Pino-Sena e
il 23 gennaio
del vecchio padriPerna-Pranno) che,
con la pronuncia te
no provocò una scistra la fine degli anni ’70
della sentenza
sione tra i “continuie l’inizio dei ’90 si consti” di Franco Perna,
tesero il dominio del
territorio. E non a caso, oggetto del Mario Pranno e Francesco Vitelli da
processo sono proprio trenta omicidi un lato e gli emergenti della banda Pidi mafia avvenuti in quel periodo. Al no-Sena dall'altro. Ciò che ne scaturì,
termine del primo processo, il 17 mag- fu una lunga scia di sangue. La prima
gio 2010, il fine pena mai fu inflitto a guerra di mafia a Cosenza, infatti, si
Franco Perna, Gianfranco Ruà, Pa- protrasse per 8 anni, mietendo vittisquale Pranno e Romeo Calvano. Per me dall'una e dall'altra parte. Il primo
tutti loro, Facciolla ha chiesto la confer- a cadere fu anche una vittima innocenma del verdetto, invocando però lo te. Si chiamava Pasqualino Perri e avestesso castigo per altri sei imputati: Lo- va solo 11 anni quando, nell'ottobre del
renzo Brescia, Giancarlo Anselmo, 1978 fu raggiunto da una fucilata menGiuseppe Ruffolo, Edgardo Greco, tre cenava in una pizzeria di Rende. Il
Santo Carelli e Franco Muto. I primi 1981 e l'83 furono i due anni più cruenquattro, nel processo cosentino aveva- ti, duranti i quali caddero, fra gli altri
no incassato pene comprese tra 20 e Francesco Porco, Giovanni Drago, An29 anni di carcere. Erano usciti assol- gelo Cello, Aldo Mazzei, Maurizio Valti, invece, sia Muto che Carelli, rispet- der, Cosimo Scaglione, Nelso Basile e
tivamente boss del Tirreno il primo ed tanti altri fino alla tregua del 1985,
ex capo della ’ndrangheta sibarita il se- quando i clan ritennero opportuno decondo. Le altre modifiche suggerite da porre le armi per dedicarsi alle epuraFacciolla riguardano, invece, le posi- zioni interne. In questo contesto cadzioni di altri 13 imputati, già assolti op- dero Alfredo Andretti e Giuseppe Anpure destinatari di pene ventennali. dali. Quello, però, fu anche l’anno delPer loro, adesso, è stata richiesta la l’omicidio eccellente del direttore del
condanna a trent’anni di reclusione. carcere Sergio Cosmai. Con i suoi asUn inasprimento che la Procura gene- sassini già defunti o diventati nel fratrale motiva ponendosi in disaccordo tempo collaboratori di giustizia, alla
con i giudici cosentini, estensori della sbarra per quel crimine è rimasto solo
prima sentenza. In quel caso, infatti, il presunto mandante Franco Perna.
Marco Cribari
la Corte d’assise concesse le attenuanti generiche a tutti gli imputati, tranne
ovviamente agli “ergastolani”. Una
scelta motivata essenzialmente da due le richieste
fattori: la lontananza nel tempo dei crimini in contestazione e la presa d’atto
di come molti imputati fossero ormai
persone diverse da quelle che erano
negli anni ruggenti della guerra di mafia. Ora, però, l’accusa rilancia: nessuna attenuante per i delitti di “Missing”.
E ieri, ha presentato ufficialmente il
conto. Il processo ora riprenderà con
una serie di udienze dedicate alle arringhe difensive degli avvocati. L’ultima
puntata andrà in onda il 23 gennaio
del nuovo anno. Quello sarà anche il
giorno della sentenza. L'inchiesta
“Missing” è anche il bollettino di guerra del locale “bastardo”. Così, infatti,
veniva considerata negli anni '70 una
malavita cosentina avvezza al contrab-
Abbruzzese Fioravante
Abbruzzese Giovanni
Acri Aldo*
Anselmo Giancarlo
Arturi Umile*
Baratta Mario
Belmonte Nicola*
Berardi Pierlugi*
Bianchino Vincenzo
Bonanata Osvaldo °
Brescia Lorenzo
Bruni Michele°
Bruni Pasquale
Bruni Gianfranco
Calvano Romeo
Carbone Paolo
Carelli Santo
Castiglia Enzo
Castiglia Giulio
Chiodo Silvio
Cicero Domenico
Cosentino Giuseppe
D’Andrea Salvatore
De Rose Antonio
Dedato Vincenzo*
Gabriele Claudio
Garofalo Franco*
Greco Edgardo
Iirillo Giuseppe
Lanzino Ettore
Mannarino Rinaldo
Musacco Mario
Muto Franco
Nesci Roberto
Notargiacomo Dario *
Perna Francesco
Pino Francesco*
Pirola Francesco
Pranno Pasquale
Prezio Sergio
Ruà Gianfranco
Ruffolo Giuseppe
Serpa Giuliano*
Tedesco Francesco*
Vitelli Ferdinando*
Vitelli Francesco Saverio*
Vitelli Giuseppe*
condanne
I° grado
richieste
in appello
25 anni
25 anni
15 anni
25 anni
14 anni
23 anni
12 anni
12 anni
25 anni
assolto
27 anni
assolto
assolto
23 anni
ergastolo
assolto
assolto
assolto
25 anni
23 anni
23 anni
assolto
assolto
16 anni
12 anni
16 anni
14 anni
25 anni
22 anni
assolto
14 anni
22 anni
assolto
assolto
12 anni
ergastolo
14 anni
23 anni
ergastolo
assolto
ergastolo
29 anni
13 anni
13 anni
12 anni
19 anni
18 anni
30 anni
30 anni
15 anni
ergastolo
14 anni
30 anni
12 anni
12 anni
25 anni
assoluzione
ergastolo
assoluzione
30 anni
30 anni
ergastolo
assoluzione
ergastolo
30 anni
30 anni
30 anni
30 anni
assoluzione
30 anni
16 anni
12 anni
16 anni
14 anni
ergastolo
30 anni
assoluzione
30 anni
30 anni
ergastolo
assoluzione
12 anni
ergastolo
14 anni
23 anni
ergastolo
30 anni
ergastolo
ergastolo
13 anni
13 anni
12 anni
19 anni
18 anni
* collaboratore di giustizia
° deceduto
SCENE DEL CRIMINE
I rilievi effettuati sulle scene di
alcuni omicidi contemplati nel
processo Missing. Dall’alto verso il
basso, via Montesano dopo il delitto
Andretti (1985), l’auto in cui venne
bruciato il corpo di Cello (1981),
piazza Riforma dopo l’omicidio
Porco (1981), la scena del delitto
Picone (1989) e l’Elefante rosso di
Rende dove fu trucidato il piccolo
Pasqualino Perri (1978)
Fine pena mai
per Muto e Greco
Lanzino quasi assolto
Le modifiche più importanti, tra quelle sollecitate da Facciolla, riguardano dunque le posizioni di
Muto e Carell, ritenuti coinvolti entrambi in un
omicidio avvenuto a maggio del 1983. Si tratta dell’eliminazione di don Pippo Ricioppo, vecchio padrino di Cerzeto. Secondo gli inquirenti, l’uomo pagò con la vita il tentativo ritagliarsi uno spazio in
grossi lavori pubblici come la costruzione della diga dell'Esaro, interferendo così negli affari dei clan.
E così, il 10 maggio del 1983, la morte bussò alla
porta di casa sua verso le 11 di sera. Due killer gli si
presentarono come amici e lui li fece accomodare
in cucina. Chiacchierarono un po' e, al momento
dei saluti, lo fulminarono con due proiettili in testa.
Un altro ergastolo è stato chiesto anche nei confronti di Edgardo Greco, “il killer delle carceri”, so-
prannome che si guadagnò anni fa, rendendosi
protagonista di uno spettacolare attentato a Franco Pino. Greco, ex collaboratore di giustizia, è latitante da quasi cinque anni. In “Missing”, è imputato per il duplice omicidio dei fratelli Stefano e
Giuseppe Bartolomeo. Di sei delitti è chiamato a rispondere, invece, Lorenzo Brescia, un altro per il
quale è stato richiesto il massimo della pena, mentre Giancarlo Anselmo si “ferma” a quattro. Chi si
appresta, invece, a uscire dall’inchiesta è il presunto boss Ettore Lanzino (foto), qui coinvolto nell’eliminazione di Nelso Basile, padrino di San Lucido
trucidato pochi mesi prima di Ricioppo. Lanzino
era già stato assolto in primo grado e ieri, Facciolla a rinunciato a sostenere l’Appello contro di lui.
E’ latitante dall’ottobre del 2008. (mcr)
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GIOVEDÌ 24 novembre 2011
calabria
ora
C O R I G L I A N O
“Dust”, condanne confermate
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza solo per due imputati
Processo annullato per due
imputati, per i quali si ricomincerà dal primo grado, e sentenza confermata invece per tutti
gli altri. Va in archivio così il
terzo grado del maxiprocesso
“Dust”, nato dall’operazione
che nel 1998 portò all'esecuzione di provvedimenti cautelari a
carico di 33 persone, incastrate dagli inquirenti grazie alle rivelazioni fatte dai pentiti Antonio Cicciù, Rocco Covello e
Salvatore Aloisio. Dopo le discussioni delle parti, nella serata di ieri è giunta la pronuncia della suprema Corte di Cassazione, che ha annullato la
sentenza per il coriglianese
Luigi Zampino (era stato condannato a 5 anni e sei mesi) e
per Francesco Greco (aveva
avuto 9 anni) disponendo il
rinvio per nuovo esame dinanzi al Tribunale penale di Rossano. Dato che entrambi erano
accusati solo di reati fine e non
di associazione come gli altri
imputati, gli ermellini hanno
sancito la separazione delle po-
servizi sociali
«Inopportuna la posizione
del Forum terzo settore»
Inopportuna e improvvida. Così il responsabile
del settore servizi sociali
del comune, Dora Pettinato, giudica la recente
presa di posizione del Forum del Terzo Settore attraverso la quale si parlava di "anomalie" e "mala
gestione" che si verificherebbero per responsabilità di apparati burocratici
che farebbero «il bello ed
il cattivo tempo in merito
alla aggiudicazione ed alla gestione di particolari e delicati appalti e servizi di fondamentale importanza per le fasce più deboli della popolazione». Queste affermazioni:
«lasciano perplessi ed increduli – afferma la Pettinato - per
il tono ed il contenuto, ma non per questo arrendevoli ed
intimoriti, avendo la coscienza tranquilla per l'assoluta
correttezza di comportamenti. I fatti stanno a dimostrare
l'esatto contrario di quanto, senza alcuna riflessione e ponderazione, è stato esposto con grave leggerezza e superficialità, che è stile lontano da quello proprio dei funzionari comunali, che nella propria funzione mettono dedizione, scrupolo e cura svolgendola, senza sconti, nell'esclusivo interesse dei più deboli ed indifesi. Un impegno costante e riconosciuto che doveva essere apprezzato anche da
parte di organizzazioni benemerite, che sono vocate alla
stessa ed identica tutela, anche quando accade di non essere occasionalmente preposte al servizio operativo, essendo perdenti sul piano della comparazione rispetto ad altre offerte concorrenti in pubbliche gare. Per ogni opportuna verifica sulle gare espletate – sottolinea la Pettinato
- sono a completa disposizione di chiunque interessato le
documentazioni agli atti, per accertare, attraverso elementi e dati, l'assoluta trasparenza delle procedure concorrenziali e l'incensurabile giudizio di valutazione delle commissioni di gara delle proposte prodotte. Le rimostranze
esposte sono frutto di fantasiose immaginazioni che prescindono dalla realtà dei fatti, come emergono dalle procedure di affidamento svolte nel rispetto di principi di legalità, correttezza, libera concorrenza, trasparenza e pluralità. II risentimento manifestato nella nota contro funzionari comunali è un ritornello che si ripete quando le
decisioni non aderiscono alle proprie aspettative e alle proprie insostenibili pretese. L'invocazione perché finisca
"questa fase d'inefficienza, di lassismo e di abbandono di
buone prassi e di legalità all'interno del Comune", occasionata dalle recenti vicende di aggiudicazione non gradite di
gare di appalto, depriva di ogni credibilità la denuncia che
crea discredito inammissibile, offende l'immagine di funzionari per i quali la corrispondenza dell'attività amministrativa alle prescrizioni di legge è un dovere imprescindibile di comportamento sempre scrupolosamente onorato.
Per questi motivi si fa riserva di valutare più approfonditamente i fatti denunciati per ogni ulteriore iniziativa nelle sedi competenti».
sizioni, disponendo quindi che
per i due il processo ricominci
dal primo grado. Per il resto, la
sentenza di secondo grado
emessa lo scorso anno dalla
Corte d’Appello di Catanzaro, è
stata confermata in toto: Domenico Critelli (21 anni); Giuseppe Caruso (10 anni e sei
mesi); Giuseppe Farao (20 anni e otto mesi); Domenico Greco (7 anni); Giorgio Greco (12
anni e 4 mesi); Cataldo Marincola (20 anni e 6 mesi); Giuseppe Marino (10 anni e 6 mesi); Silvio Romano (5 anni e 6
mesi); Luigi Vasamì (5 anni e 6
mesi). Per loro, quindi, la sentenza diviene ormai definitiva.
Prima della pronuncia, dinanzi agli ermellini avevano di-
scusso il procuratore generale
e la difesa composta, tra gli altri, dagli avvocati Giovanni Zagarese, Francesco Cornicello,
Giancarlo Pittelli e Graziella
Maietta. L’avvocato Zagarese,
nello specifico, aveva sostenuto la nullità della sentenza impugnata per vari motivi, tra cui
il fatto che nel processo fossero transitati atti del processo
Galassia, per lo più verbali dichiarativi, senza che venissero
risentite le fonti. Nell’operazione “Dust” la Dda di Catanzaro contestò agli imputati
d'aver gestito, tra il 1988 e il
1996, un consistente traffico di
stupefacenti nell'interesse dei
“locali” di 'ndrangheta di Cirò e
Corigliano, già alleati nella
guerra di mafia che portò alla
defenestrazione dell'allora
boss della Sibaritide, Giuseppe
Cirillo. Un vorticoso giro di
eroina e cocaina, secondo l'accusa, che coinvolgeva Calabria,
Germania e Colombia. Secondo gli investigatori, le cosche
della Sibaritide (Rossano, Corigliano e Cariati) avrebbero
comprato la “coca” dai cartelli
colombiani di Medellin. L'eroina, invece, sarebbe arrivata attraverso i canali balcanici. Un
volume d'affari vorticoso, stando a quanto riferito dal pentito
Antonio Cicciù, che parlò addirittura di guadagni, a settimana, superiori ai trecento milioni di vecchie lire.
Rossella Molinari
santa tecla
Malore in carcere
Si attende l’esito
Santa Tecla, si aspetta la
cartella clinica per valutare
le prossime mosse. Gli avvocati difensore Giovanni
Zagarese e Pasquale Di Iacovo sono determinati a
fare tutto il possibile affinché il proprio assistito Carmine Ginese, che ha avuto
un malore in carcere (è detenuto al 41 bis a L’Aquila
e ha subito un abbassamento della vista) possa ricevere cure adeguate.
GIOVEDÌ 24 novembre 2011 PAGINA 33
l’ora di Paola
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Una via alla vittima del clan
Intitolazione in nome di Luigi Gravina, ucciso per aver detto no alla mala
PAOLA
“L’amministrazione comunale di Paola avverte, in maniera molto forte, l'esigenza di onorare il ricordo del compianto Luigi Gravina, figlio di questa terra, deceduto tragicamente a Paola il 25.3.1982,
per mano mafiosa, essendosi rifiutato, reiteratamente e con forte determinazione,
di cedere alle insistenti e minacciose richieste estorsive della criminalità...”
E’ con questa motivazione che il sindaco Roberto Perrotta e la sua giunta hanno deliberato, il 18 ottobre scorso, di intitolare il ponte di corso Cristoforo Colombo al compianto coraggioso paolano.
Luigi Gravina, nato a Paola il 15.6.1949
da Raffaele Gravina e Lina Silvestri, operatore commerciale, coniugato con Luigina Violetta, padre di cinque bambini,
veniva assassinato il 25 marzo del 1982
per mano mafiosa essendosi rifiutato, reiteratamente e con forte determinazione,
di cedere alle insistenti e minacciose richieste estorsive della criminalità organizzata locale. Due sicari, quel 25 marzo di
di ventinove anni fa, si sono presentati nei
locali di Via Nazionale ove Gravina gestiva la sua attività ed hanno fatto fuoco con
diversi colpi di pistola, uccidendo il commerciante. “L'omicidio di Luigi Gravina
ad opera del locale clan di 'ndrangheta - si
legge nella delibera di giunta - ha segnato una svolta nella lotta alla mafia della
provincia di Cosenza. Da un lato, infatti,
chi ha contribuito a consumare l'efferrato crimine di un lavoratore coraggioso,
padre di cinque bambini, si è pentito offrendo un contributo alla giustizia finaliz-
Luigi Gravina
zato a debellare la cosca di Paola mentre,
dall'altro lato, molti operatori commerciali che mai si erano opposti alle insistenti richieste estorsive e alle angherie della
mafia, in sede del processo penale in Corte d'Assise, a carico di diverse decine di
malavitosi, hanno trovato il coraggio di
alzare la testa e confermare la consumazione dei reati”. La delibera numero249,
inoltre, aggiunge: “Il gesto coraggioso di
ribellione di Luigi Gravina, tra l'altro, va
letto in un contesto storico-ambientale
difficile e delicato. In quel tempo, infatti,
lo Stato era meno "presente" e la mafia
più forte e pericolosa, perché determinate leggi speciali contro il crimine organizzato (ad esempio: “legge Gozzini” cosidet-
ta “carcere duro” o 41 bis) ancora dovevano essere concepite, perché il fenomeno
del pentimento non era ancora realmente esploso, in quanto le forze dell'ordine e
la magistratura possedevano poche risorse per fronteggiare con determinazione la
'ndrangheta”. L’amministrazione Perrotta, pertanto, ritiene “quanto meno doveroso tributare un giusto riconoscimento al
compianto Luigi Gravina intitolandogli il
Ponte di Corso C. Colombo per ricordare
la scomparsa del concittadino paolano, in
segno di riconoscenza e gratitudine per
essersi immolato, con coraggio e determinazione, alle insistenti e minacciose richieste estorsive della criminalità organizzata e, quindi, per testimoniare alle future generazioni che chi muore resta patrimonio del paese per sempre nonché,
dedicandogli una cerimonia commemorativa a data da stabilire”.
Luigi Gravina, dunque, sarò ricordato
e onorato nei prossimi giorni.
Già negli anni passati, com’è noto, l’amministrazione comunale del sindaco Perrotta, che in questi anni ha ricordato molti concittadini illustri attraverso una serie
di intitolazioni, aveva reso omaggio al
compianto Gravina intitolandogli un monumento con annessa area di parcheggio
in via Nazionale. In quella circostanza
presero parte alla cerimonia esponenti di
primo piano della politica, della magistratura, delle forze dell’ordine e delle istituzioni a livello nazionale, tra cui l’allora sottosegretario alla giustizia del governo Berlusconi, Jole Santelli.
GUIDO SCARPINO
[email protected]
Judo, pioggia di medaglie
Il gruppo di Morrone rientra da Salerno con diversi trofei
Sabato 19 novembre si è svolto Bellizzi provincia di Salerno il 16 ° Torneo Internazionale di Judo. Quasi seicento i
partecipanti alla kermesse sportiva,
provenienti da diverse regioni italiane.
Presenti anche delegazioni straniere
(Ungheria e Romania).
Il gruppo dello Judo paolano, guidato dal tecnico Domenico Morrone, ha
conquistato ben 5 medaglie, 2 ori, 1 argento e 2 bronzi. Sabato 19, inoltre, a
salire sul tatami sono stati gli atleti delle classi giovanile (nati 2000 e 2001)
nella categoria ragazzi 35 chili.
Mario Mantuano si è classificato al 1°
posto. Dopo aver vinto, infatti, i primi
quattro incontri, prima del limite si è
aggiudico la finale ed ha quattro secondi dalla chiusura si è aggiudicato il me-
Mister Mimmo Morrone
tallo più pregiato. Meritato il bronzo di
Manila Presta, categoria 44 kg. Ottimi
anche i piazzamenti di Francesco Presta
nella categoria 55 kg e Francesca Viola
nella categoria 35 kg. Oro anche per Roberta Vilardi che non ha fatto sconti a
nessuno aggiudicandosi anche la finale.
Argento per Vincenzo Lento nella categoria kg 60 che in finale ha ceduto solo
per un banale errore.
Domenica nella stessa sede si è svolta l’ultima tappa del Trofeo Italia. Quinto posto per Filomena Arlia nella categoria 44kg; bronzo per Serena Gentile
nella categoria 63 kg; bronzo per Natale Gentile nella categoria 81 kg.
Soddisfatto l’allenatore del Judo paolano, Mimmo Morrone, che lascia sempre l’impronta ad ogni trasferta, frutto
di allenamenti e sacrifici di tutti i giorni che i ragazzi svolgono con passione
ed amore per questa disciplina.
g. s.
ALTO TIRRENO COSENTINO
Droga dello stupro
Presto l’interrogatorio
Il Gbl, o “Gamma-Butyrolactone”, solvente industriale chiamato anche
“ecstasy liquida”, eccitante e particolarmente economico, fa parlare di sé
l’Alto tirreno cosentino. A
Santa Domenica Talao,
nella giornata dello scorso martedì, il Gbl, conosciuto come la droga dello
stupro era arrivato dall’Olanda tramite corriere.
Nella trappola dei finanzieri, è finito un ventiseienne disoccupato del posto - che presto sarà ascoltato dal giudice - il quale
aveva ordinato tramite internet una fornitura di
Gbl. La GdF di Cosenza
nucleo di Polizia tributaria sezione mobile, travestiti da corrieri hanno tratto in arresto in flagranza
di reato con l’accusa di
spaccio di sostanza stupefacente, Vincenzo La Greca, 26 anni di Santa Domenica Talao. Gli effetti
della nuova droga che sta
inondando il territorio, sono devastanti. In base alla
dose assunta, gli effetti del
Gbl variano da una fase di
euforia, a un sonno profondo di tipo comatoso sino alla perdita delle inibizioni. Per questo è anche
conosciuto come “la droga
degli stupri”. Soprattutto
nelle discoteche all’insaputa delle ragazze viene
versato il solvente nel bicchiere. Il Gbl, è legalmente utilizzato nell’industria,
e si trova in vendita libera
su Internet al prezzo di
circa 70 euro al litro. La
consumazione alternativa
del solvente esisterebbe
da tempo non solo nel
mondo dello spettacolo e
delle discoteche, ma anche nelle palestre statunitensi ed europee. Dall’inizio del 2009 il fenomeno
sarebbe addirittura in netto aumento, viste le caratteristiche assolutamente
Un’unità delle Fiamme Gialle
Il giovane
aveva ordinato
la roba su
Internet
dall’Olanda
vantaggiose del prodotto:
esaltante ed acquistabile a
un prezzo irrisorio. Come
si ricorderà, l’arresto del
ventiseienne è avvenuto
intorno alle ore 17,00 di
martedì pomeriggio. Gli
uomini delle Fiamme
Gialle, fingendosi addetti
di una ditta di spedizioni,
si sono presentati nell’abitazione del 26enne. Dopo
aver avuto la conferma
che quella droga era stata
proprio ordinata dal
26enne, i militari si sono
qualificati e hanno arrestato l’uomo. All’interno
dei due pacchetti, erano
contenuti due flaconi di
mezzo chilo l’uno, con all’interno il Gbl, che ufficialmente è un solvente
industriale, utilizzato per
la pulizia dei cerchioni
delle macchine. La Greca
(difeso dall’avvocato Arturo Valente) arrestato in
flagranza di reato con l’accusa di spaccio di sostanza stupefacente, che resta
rinchiuso nel carcere di
Paola, sarà ascoltato nei
prossimi giorni dagli inquirenti, ai quali chiarirà
la sua posizione.
Eugenio Orrico
Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011
7
Attualità
.
CAPITALE VIOLENTA Il sindaco lancia l’allarme dopo il 33esimo morto ammazzato in una guerra tra bande
Alemanno: «Roma è sotto attacco»
E invoca «vere indagini antimafia» e una «vera attività di intelligence»
Lorenzo Attianese
ROMA
Spaccio di droga e scommesse
clandestine dietro le quali potrebbe nascondersi uno sporco giro di
affari sul litorale romano. E forse
un debito non saldato dalle vittime. All’indomani del duplice
omicidio a Ostia in cui sono rimaste vittime due romani con precedenti, gli investigatori cominciano a far luce sull’agguato che ha
scosso la Capitale. Ma lo scarso
spessore criminale delle vittime
non sembra far pensare a un omicidio di stampo mafioso.
Sotto la lente d’ingrandimento
degli inquirenti ci sono anche le
attività del bar in via Forni, in ristrutturazione da un mese e teatro dell’agguato. Francesco Antonini, soprannominato il “Sorcanera”, è stato ucciso all’interno
del locale mentre l’altra vittima,
Giovanni Galleoni, prima di morire si è accasciato a terra in strada a
pochi metri. Gli aggressori sono
almeno due ma non è ancora
escluso che possano essere tre o
quattro.
Altri elementi chiave sono stati
forniti agli investigatori della
Squadra mobile dal ruolo o dalle
testimonianze di due supertestimoni: il titolare del bar e un operaio che hanno assistito all’agguato prima di scappare a bordo
dell’auto di una delle vittime, con
il lunotto infranto dai colpi di pistola. Dopo poco tempo i due erano stati fermati e ascoltati.
Antonini e Galleoni erano da
anni “due compari”. Entrambi
erano stati arrestati nel 2004 durante un’operazione della Mobile
in cui era coinvolto uno dei pluripregiudicati della banda della
Magliana: questo è l’unico legame che avevano con l’organizzazione criminale che seminò terrore e sangue negli anni 70. Ma i due
rappresentavano solo la “mano-
L’ingresso del reparto di ostetricia del Sant’Orsola di Bologna
RECORD Operatrice socio-sanitaria
Ha lavorato all’Asl
6 giorni in nove anni
Arrestata a Bologna
Federico Balletti
BOLOGNA
La polizia scientifica in Via Antonio Forni a Ostia, dopo il duplice omicidio di martedì sera
valanza” coinvolta in alcune vicende criminali. “Sorcanera” era
uscito dal carcere nel 2006 ed è
l’unica tra le due vittime sulla
quale pendevano accuse di stampo mafioso nel 2004. Galleoni, invece, aveva accumulato altri piccoli precedenti negli ultimi tre anni.
Nel quartiere popolare, a ridosso dell’Idroscalo di Ostia, dove è avvenuto l’agguato di martedì, i residenti tacciono. Nessuno si
sogna di riferire i dettagli dell’accaduto. «Abbiamo paura», dicono
alcuni di loro. Di certo sono scossi
ma non sorpresi per l’assalto dei
killer in pieno pomeriggio e in
una zona dove, intorno alle 17, c’è
un gran viavai di persone.
E ora il sindaco Gianni Alemanno, dopo il 33esimo morto
ammazzato in una guerra tra bande criminali, lo dice chiaramente:
«a Roma c’è un’emergenza, la città è sotto un attacco della criminalità organizzata». Invoca «vere
indagini antimafia» e una «vera
attività di intelligence». E oggi vedrà il neo ministro Anna Maria
Cancellieri sperando, dopo il decreto su Roma capitale incassato
dal neo governo Monti, in un atteggiamento diverso sui problemi
della Capitale di quello tenuto
dall’ex responsabile del Viminale,
il leghista Roberto Maroni. «Mi
era stato detto che si trattava di
episodi isolati e quindi di situazioni non da criminalità organizzata. Ma questo tipo di letture sono ormai inaccettabili ed insufficienti», ammette Alemanno. Ma il
Prefetto Giuseppe Pecoraro, che
ieri ha riunito il Comitato per l’ordine e la sicurezza proprio ad
Ostia, teatro del duplice omicidio
di martedì dice, ad altrettante
chiare lettere dice che «Roma non
è il far west, la Capitale non è Chicago e non si può parlare di emer-
genza». Come, per il Prefetto, non
si può parlare di «una nuova Banda della Magliana» né di vera e
propria criminalità organizzata: i
delinquenti che si fanno la guerra
a Roma insanguinando le strade
con agguati mortali e ferimenti
«non sono cani sciolti, ma non sono neppure legati alla criminalità
organizzata: è una sorta di consorteria dedita al traffico di droga
e al gioco d’azzardo».
Ma il sindaco accelera perché
sa che sulla partita della sicurezza, a poco più di un anno dalle
amministrative, non può permettersi di sbagliare.
Diceva di essere di essere laureata e di lavorare come psicologa al Sant’Orsola di Bologna. Diceva di aspettare un bambino e
di temere che la gravidanza fosse a rischio, raccontando di un
precedente aborto e di alcune
recenti emorragie. Tutto falso,
o quasi: non era una psicologa e
non era nemmeno incinta, ma
per anni Silvia S., bolognese di
44 anni, è riuscita ad abbindolare medici, consultori, l’Inps e soprattutto il suo datore di lavoro:
il Policlinico Sant’Orsola, per il
quale da metà degli anni 90 faceva l’operatrice socio-sanitaria. Un castello di dichiarazioni
e autocertificazioni fasulle, mescolate a documenti sanitari autentici, che le hanno permesso
di lavorare solo sei giorni negli
ultimi nove anni di servizio: due
giorni nel 2002 e quattro giorni
nel 2004. Un vero record di assenze, tra malattie forse vere
(una dermatite da contatto con
agenti chimici contratta sul lavoro) e due maternità completamente inventate. Due «figli
mai nati», come è stata ribattezzata l’indagine dei carabinieri
del Nas di Bologna, che hanno
smascherato la donna, finita
agli arresti domiciliari con le accuse di truffa aggravata ai danni
di enti pubblici e falso ideologico in documentazione pubblica.
L’indagine è cominciata a metà
del 2010 grazie a una segnalazione della direzione del Policlinico, giustamente insospettito
di fronte a una dipendente che
da otto anni era un “fantasma”,
e dopo che diverse visite fiscali
erano andate a vuoto. Nell’estate 2011, con gli accertamenti
dei carabinieri in pieno svolgimento, l’ospedale ha licenziato
Silvia, per il superamento del
numero massimo di assenze
previste per cause di servizio,
un provvedimento che però lei
ha impugnato. Ma il colossale
imbroglio, secondo la ricostruzione degli investigatori, era cominciato nove anni prima. A
partire dal 2002, dopo la nascita
dell’unica figlia “autentica”, in
ospedale la donna non si è quasi
più vista, grazie a una lunga serie di assenze per malattia: la
dermatite provocata dai detergenti che maneggiava sul lavoro, certificata dai diversi medici
di base che ha cambiato più volte e con i quali si sarebbe spacciata per psicologa, e poi le finte
gravidanze a rischio.
PORDENONE Adescava su Facebook le sue vittime (una ventina di minorenni)
IL CASO YARA
CARCERI Ieri sono comparsi in tribunale
Pedofilia, in manette violentatore seriale
Nessun aiuto
dal Dna
per trovare
l’assassino
Asti, cinque agenti
avrebbero torturato
due detenuti
Ugo Fattori
Mariano Parise
BERGAMO
ASTI
Anche la pista del dna somigliante a quello rinvenuto sui
vestiti di Yara Gambirasio,
nell’ambito delle indagini
sull’omicidio della ginnasta
di Brembate Sopra (Bergamo), sembra essere finita in
un vicolo cieco. Secondo indiscrezioni, infatti, il profilo
genetico che presentava alcuni punti di contatto con la
traccia isolata sui pantaloni e
sugli slip della vittima, apparterrebbe a un giovane frequentatore della discoteca di
Chignolo d’Isola (Bergamo),
che si trova a pochi passi dal
campo in cui il corpo della ragazzina è stato trovato il 26
febbraio scorso.
Nelle scorse settimane le
indagini delle forze dell’ordine si sono concentrate sui familiari di questa persona;
tuttavia nessuno dei dna analizzati corrisponde a quello
dell’assassino, né è stato possibile risalire a legami di parentela, malgrado siano stati
analizzati altri dna che presentavano dei punti di contatto con quello dell’omicida.
Secondo gli esperti, nella zona potrebbero esserci migliaia di altri profili genetici
somiglianti, almeno in alcune aree, a quello dell’assassino. Al momento i dna raccolti
sono circa diecimila e altri ne
saranno acquisiti anche nelle
prossime settimane.
Cinque agenti della polizia
penitenziaria del carcere di
Quarto d’Asti sono comparsi
oggi in tribunale ad Asti con
l’accusa di avere picchiato ripetutamente e torturato due
detenuti. I fatti risalgono al
2004.
Secondo l’accusa, i detenuti Claudio Renne ed Andrea Cirino, oltre ad essere
picchiati, erano stati tenuti
per diversi giorni d’inverno
in una cella di isolamento,
nudi, senza vetri alla finestra.
I maltrattamenti sarebbero proseguiti fino a quando
un’educatrice dopo aver incontrato Renne, segnalò il
caso alla direzione, senza
che però venisse aperta
un’inchiesta interna, sottolineano gli avvocati dei detenuti. L’indagine è poi partita,
nel 2006, quando un ex
agente, Andrea Fruncillo,
poi arrestato per spaccio,
raccontò tutto alla polizia.
Gli imputati sono Cristiano
Bucci, Marco Sacchi, Gianfranco Sciamanna, Davide
Bitonto
ed
Alessandro
D’Onofrio.
Il motivo che avrebbe
spinto gli agenti ad infierire
contro Renne e Cirino sarebbe una presunta aggressione
di un collega entrato nella loro cella per un controllo.
Quella di ieri è stata la ter-
Orsola Mandelli
PORDENONE
È un autotrasportatore cinquantenne residente in un paese
dell’alta Valcellina, in provincia
di Pordenone, l’uomo arrestato
dai carabinieri con l’accusa di violenza sessuale aggravata e continuata ai danni di una ventina di
minorenni, tutti maschi.
Prima di procedere all’arresto,
ha spiegato il comandante provinciale dell’Arma, col. Fabio Antonazzo, ci sono voluti sette mesi
di indagini con intercettazioni telefoniche e monitoraggio dei tre
profili Facebook che l’uomo si era
creato con altrettanti alias, per facilitarsi l’amicizia con le sue vittime.
Da quanto si è appreso, l’attività criminosa dell’uomo è iniziata
una decina di anni fa e man mano
che i ragazzini crescevano egli si
garantiva una sorta di «ricambio
generazionale» delle vittime, la
più piccola delle quali di sette anni. Dalle testimonianze raccolte
tra i bambini e ragazzini non si
tratterebbe solo di molestie ma
anche di atti sessuali veri e propri.
In una circostanza l’uomo avrebbe anche intrecciato una relazione con la madre di una delle vittime pur di garantirsi una copertura rispetto ai suoi reali interessi di
natura sessuale.
Tutta da accertare, invece, la
veridicità di uno degli episodi che
gli vengono contestati, cioè l’aver
legato a un albero un ragazzino
prima del rapporto sessuale. Del
fatto si parla in un’intercettazione
telefonica che tuttavia al momento non avrebbe trovato i necessari
Tutte minorenni le sue vittime
riscontri. Verifiche sono tuttora in
corso tra le tante persone che in
questi anni hanno frequentato
l’uomo, definito insospettabile,
perfettamente inserito nel contesto sociale, alla mano e disponibile con tutti.
Per non violare la privacy delle
vittime permettendo la loro individuazione, il Procuratore della
Repubblica di Pordenone, Marco
Martani, ha disposto che l’identità dell’arrestato non venga divulgata: il fatto è avvenuto in una comunità di poche centinaia di abitanti e la sola indicazione del Comune di residenza dell’uomo permetterebbe di fatto di fornire indizi importanti anche rispetto alle
vittime, molte delle quali sono nel
frattempo cresciute e già da tempo sono uscite dall’orbita degli interessi morbosi dell’uomo.
INCHIESTA MENARINI La somma prodotto del riciclaggio ma anche della truffa
Nuovo maxi-sequestro da 1,1 miliardi di euro
Moreno Sabbiati
FIRENZE
Nuovo maxi-sequestro – da 1,1
miliardi di euro – ad Alberto
Aleotti, patron della multinazionale farmaceutica Menarini. Su
richiesta della procura di Firenze
il gip ha deciso un sequestro preventivo a doppio titolo per i reati
di truffa e riciclaggio. La maxi-somma comprende denaro
rientrato con lo scudo fiscale ed è
ritenuta sia prodotto del riciclaggio sia profitto della truffa. Nel
2010 la procura fece sequestrare
1,2 miliardi di euro 'per equivalentè, posta ridotta a 84,7 milioni
dal riesame. La procura di Firenze ha potuto far “risequestrare” la
maxi-somma miliardaria basandosi su un’ipotesi di reato molto
articolata di riciclaggio e di truffa
così da far scattare il sequestro
preventivo. Decisivi sarebbero gli
elementi di prova raccolti nell’archivio segreto di Lugano della
Menarini, un appartamento scovato dalla polizia svizzera su indicazione degli inquirenti italiani
grazie a una chiave trovata nelle
perquisizioni del 2010 a Firenze.
Le carte degli uffici luganesi
avrebbero consentito ai pm Luca
Turco, Giuseppina Mione e Ettore Squillace Greco, e al Nas di Fi-
renze, di “tracciare” in modo dettagliato e completo i movimenti
di denaro attraverso 130 società
controllate da Menarini utilizzate fin dagli anni 80. Grazie all’archivio svizzero, dove c’erano fatture originali e documenti relativi ad ogni singola operazione tra
le società del gruppo. Ricostruiti
anche i percorsi di denaro dalle
“letterbox”, società “scatole vuote” registrate in paesi stranieri a
“fiscalità privilegiata”, a società
fiduciarie – molte delle quali
emanazioni di banche svizzere
fra cui l’Ubs – tramite cui Aleotti
attuò lo scudo fiscale.
Appena l’11 novembre scorso
il tribunale del riesame di Firenze
aveva ridotto il sequestro a 84,7
milioni, anche recependo l’indicazione della Cassazione dopo
un ricorso dei difensori di Menarini, per cui il sequestro “per equivalente”, essendo vigente con
una norma del 2000, non può essere retroattivo. Così dall’originario maxisequestro del 2010 da
1.212.035.804 euro, sono stati
detratti 323.416.626,37 euro, restituiti ad Aleotti, che il 29 giugno
scorso ha aderito alle indicazioni
dell’Agenzia delle Entrate impegnandosi a versarli all’erario per
mancato versamento di imposte
e relativi interessi.
I fatti risalgono al 2004
za udienza. Nella precedente
il giudice Riccardo Crucioli
aveva accolto la costituzione
di parte civile chiesta dall’avvocato Simona Filippi di Roma per l’associazione «Antigone» che cura gli interessi
dei reclusi.
Ieri come testimoni sono
state sentite sei persone tra
cui Fruncillo, la sua fidanzata e Salvatore Todero, anche
lui detenuto in quel periodo
ad Asti. La prossima udienza
è stata fissata per il primo dicembre. Ne sono state calendarizzate in tutto altre sei.
Nel pomeriggio gli avvocati
di parte civile Carlo Calliendo, Andrea Genisi e Simona
Filippi hanno tenuto una
conferenza stampa per denunciare quelli che per loro
sono «fatti molto gravi per i
quali sarebbe assai triste arrivasse la prescrizione».
10
Giovedì 24 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
Calabria
.
REGGIO Il gip Petrone emette ordinanza di custodia cautelare dopo la dichiarazione d’incompetenza di Roma
REGGIO Rivelazione di segreto d’ufficio
Processo “Mozart”
otto mesi in appello
L’importazione di tonnellate di cocaina sull’asse Vibo-Piana di Gioia Tauro
al col. Sarra Fiore
Narcotraffico, 30 arresti confermati
Paolo Toscano
REGGIO CALABRIA
Trenta arresti confermati. Il gip
del Tribunale di Reggio, Francesco Petrone, chiamato a pronunciarsi dopo la dichiarazione
d'incompetenza del collega di
Roma Maurizio Caivano, ha
emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei
confronti di 24 indagati, e ai
domiciliari per altri quattro.
Non è stato adottato alcun
provvedimento restrittivo, invece, nei confronti di ulteriori
tre indagati. La nuova ordinanza, emessa su richiesta del sostituto procuratore della Dda
Alessandra Cerreti, ricalca
quella eseguita lo scorso 10 novembre dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma
nell’ambito
dell’operazione
“Meta 2010”. Nella circostanza
i militari dell’arma avevano
smantellato un’organizzazione
dedita al traffico internazionale di cocaina che aveva il suo
epicentro nel Vibonese e, secondo l’accusa, faceva capo a
Vincenzo Barbieri, 54 anni,
massacrato con 20 colpi d'arma
da fuoco il 12 marzo scorso a
San Calogero.
Stando a quanto emerso dalle indagini, l’organizzazione
contava su solidi legami nella
Piana di Gioia Tauro e grazie ai
rapporti diretti con i cartelli colombiani avrebbe importato
nel tempo ingenti quantitativi
di cocaina che arrivava in nave
o in aereo. Una conferma della
straordinaria rilevanza del narcotraffico gli inquirenti l’avevano trovata nei maxi sequestri
effettuati. Numeri da record:
400 chili di cocaina sequestrati
il 13 settembre 2010 a Bogotà e
destinati ad arrivare in Italia in
un cargo aereo; una tonnellata
di sostanza purissima sequestrata il 12 novembre 2010 nel
Alessandra Cerreti
ha richiesto
e ottenuto dal gip
l’emissione
dell’ordinanza
porto di Gioia Tauro, nascosta
in un container proveniente dal
Brasile; infine 1.200 chili di cocaina sequestrati l’8 aprile scorso nel porto di Livorno, all'interno di un container con un
carico di lattine di “palmito”
proveniente dal Cile.
L’inchiesta sfociata nell’operazione “Meta 2010” aveva delineato il ruolo di Vincenzo
Barbieri che, prima di essere
ucciso, nonostante l’incomoda
posizione di sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno a
Bologna, continuava a reggere
le fila del narcotraffico. Barbieri, sempre secondo gli investigatori dell’Arma, pianificava
tutte le mosse e dava disposizione ai componenti dell’organizzazione ricevendoli in un albergo della città emiliana. In
qualche circostanza, sempre
secondo l’accusa, l’organizzazione del narcotraffico incontrava gli accoliti durante le trasferte in Calabria. Ovviamente
tutto veniva fatto in modo da
non alimentare sospetti negli
investigatori. Barbieri si muoveva da Bologna solo se autorizzato dalla magistratura per
assistere ai processi a suo carico.
Un elemento chiave dell’organizzazione è stato individuato dagli inquirenti in Alessandro Pugliese. Originario di Cessaniti, Pugliese si sarebbe trasferito Oltreoceano con una
missione ben precisa: trattare
la fornitura di cocaina con la
“Bacrim” colombiana, una banda criminale dedita al narcotraffico in grado di movimentare tonnellate di cocaina destinate al mercato europeo. C’è da
aggiungere che i numerosi sequestri subìti non avevano minato la credibilità goduta da
Barbieri e compagni presso i
colombiani. Pedine importanti
dell’organizzazione sono state
individuata in coloro che
avrebbero tenuto in contatti
con i fornitori sudamericani,
ovvero Giuseppe, Alessandro e
Vincenzo Pugliese, collocati
anche loro nelle posizioni di
vertice del sodalizio.
Uno dei carichi di cocaina sequestrati dai carabinieri nel corso delle indagini
REGGIO CALABRIA . Condannato
a 8 mesi di reclusione, con sospensione della pena, il colonnello Agatino Sarra Fiore. La
Corte d’appello (Napoli presidente, Costabile e Cappuccio
giudici) a conclusione dello
stralcio del processo “Mozart”
ha assolto l’ex comandante delle
Fiamme Gialle della provincia di
Reggio dall’accusa di accesso
abusivo al sistema informativo
e, riqualificando il reato di favoreggiamento, lo ha riconosciuto
colpevole e condannato per utilizzazione e rivelazione di segreto d’ufficio. La condanna di Sarra Fiore è stata emessa nella serata di ieri. Prima dell’inizio della camera di consiglio l’avvocato
Armando Veneto aveva completato gli interventi chiedendo
l’assoluzione del suo assistito.
Nella precedente udienza il pg
Ezio Arcadi aveva concluso chiedendo l’assoluzione dell’alto ufficiale della Guardia di Finanza
che in primo grado era stato condannato dal gup a 1 anno. Sarra
Fiore era stato indagato nell’ambito di un’inchiesta della Dda su
un presunto caso di corruzione
al Tar. Secondo l’accusa l’ex presidente Luigi Passanisi, nell'au-
tunno del 2005 avrebbe accettato la promessa a ricevere 200 mila euro allo scopo di favorire l’ex
parlamentare Amedeo Matacena e il suo gruppo nei ricorsi avverso il provvedimento con cui
l'ufficio marittimo di Villa San
Giovanni aveva rigettato la richiesta di accosto della Amadeus spa allo scivolo “0”. Il colonnello Sarrafiore, secondo
l’accusa, su richiesta di Gabriella
Barbagallo, moglie di Passanisi,
avrebbe abusato dei suoi poteri
per conoscere, attraverso il sistema delle banche dati delle
forze dell’ordine, l’intestatario
di un’auto utilizzata da persone
che si erano qualificate come carabinieri in servizio antirapina
(come emerso dalle indagini i
militari stavano, invece, tentando di installare una microspia
sulla Mercedes di Passanisi) che
avevano fermato l’auto con alla
guida il figlio dell’ex presidente
del Tar di Reggio. (p.t.)
Il col. Sarra Fiore
in primo grado
aveva avuto
una condanna
a un anno
ARRESTATI E INDAGATI
CUSTODIA IN CARCERE
Alessandro Alloni, 35 anni, Vellezzo Bellini (Pavia)
Nicola Cero, 24, Rosarno
Antonio Della Rocca, 32, Vibo
Maria Isabel Espinoza, 45, Colombia
Antonio Franzè, 32, Vibo
Giuseppe Galati, 40, San Calogero
Giorgio Galiano, 36, San Calogero
Aurelio Grillo, 35, Vibo
Michele Vito Lassandro, 65, Santeramo in
Colle (Bari)
Francesco Rosario Li Vigni, 54, Valguarnera Caropepe (Enna)
Giovanni Mancini, 57, Santeramo in Colle
(Bari)
Maria Martinez Carnajal, 47, Colombia
Antonio Melis, 28, Milano
Calogero Nicosia, 37, Palermo
Filippo Paolì, 31, Vibo
Joao Francisco Pelantir, 40, Brasile
Salvatore Pirrò, 48, Gioia Tauro
Tommaso Pirrò, 50, Gioia Tauro
Alessandro Pugliese, 34, Vibo
Giuseppe Pugliese, 57, Cessaniti (Vibo)
Vincenzo Pugliese, 35, Cessaniti (Vibo)
Ambrogio Sansone, 59, Palermo
Fabrizio Sansone, 56, Catania
Giuseppe Topia, 30, Ionadi (Vibo)
Sanabria Vianel Quitian, 43, Colombia
Iyas Waked El Ghandour, 20, Libano
PALMI Geronzi, Abete e Marchiorello
Cassazione, definitiva
assoluzione di 3 banchieri
ROMA. Confermata dalla Cassa-
ARRESTI DOMICILIARI
Giuseppe Mancini, 22, Santeramo in Colle
(Bari)
Giuseppe Mariano, 44, Gioia del Colle
(Bari)
Antonio Portone, 64, Taranto
Rocco Zerbonia, 40, Varapodio
INDAGATI
Francesco Giuseppe Bonavita, 65, Briatico
(Vibo)
Francesco Grillo, 32, Briatico (Vibo)
Biagio Milano, 39, San Calogero (Vibo)
zione l’assoluzione dall’accusa
di usura bancaria per Cesare Geronzi, Luigi Abete e Dino Marchiorello, rispettivamente presidenti, all’epoca, della Banca di
Roma, della Bnl e di Banca Antonveneta, nell’ambito di un’inchiesta nata nel 2003 da una denuncia dell’imprenditore calabrese Antonino De Masi. Convalidato il verdetto emesso il 2 luglio del 2010 dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria con la
formula perché il fatto non co-
stituisce reato. Il processo era
scaturito da un’indagine avviata dopo la denuncia di De Masi,
secondo il quale i tassi di interesse sui propri conti diventavano superiori ai limiti consentiti.
«Con questa decisione – ha commentato l’avv. Saccomanno che
difende De Masi – viene riconosciuto il reato di usura anche se
non riconducibile ai tre banchieri. In questo modo, col passaggio in giudicato, possiamo
iniziare l'azione per il risarcimento dei danni».(ansa)
Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011
27
.
Calabria
Presentata a Palazzo Alemanni la Carta per bambini e adolescenti redatta dall’Osservatorio di Antonio Marziale
Per i minori non solo diritti, pure doveri
Caligiuri: in Calabria per l’istruzione si investe il doppio delle altre regioni
Danilo Colacino
CATANZARO
Suona quasi strano, persino “blasfemo”, sentir parlare di una Carta dei doveri dei bambini e degli
adolescenti a cui viene riservata
sempre grande attenzione in termini di diritti. Ma il documento,
oggetto di una conferenza stampa tenutasi ieri a Palazzo Alemanni, non fa passare in secondo piano le prerogative dei bimbi e dei
ragazzi, semplicemente le inquadra da una diversa angolazione
che contempera anche le regole.
Lo hanno ribadito più volte i rappresentanti dell’organismo promotore del testo, l’Osservatorio
Nazionale sui Diritti dei Minori,
nelle persone delle presidente
Antonio Marziale e del suo vice
Antonino Napoli.
Accanto a loro nell’incontro
con i giornalisti - moderato dal capo ufficio stampa della Regione,
Oldani Mesoraca - sono intervenuti l’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri e il direttore
dell’Usr Calabria Francesco Mercurio. Quest’ultimo, al vertice del
sistema scolastico calabrese, ha
aderito al progetto, tassello importante nell’ambito di una serie
di iniziative promosse e patrocinate, rivolto proprio ai frequentatori delle scuole elementari, medie nonché delle prime classi delle superiori. Ad aprire la discussione è stato l’assessore Caligiuri:
«La Calabria intera diventa in
questo momento la capitale della
tutela dei minori. Malgrado la travagliata fase che sta vivendo il
Paese e la situazione storicamente difficile del nostro contesto, ricordo a tutti che in questa regione
si spende per l’istruzione circa il
doppio rispetto alle altre realtà.
Demetrio Arena è stato prosciolto per non aver commesso il fatto
REGGIO Processo “Terrazzamento”
Questioni ambientali
prosciolto Arena
15 rinviati a giudizio
REGGIO CALABRIA . Quindici
Un momento della conferenza stampa con Oldani Mesoraca, Francesco Mercurio, Mario Caligiuri, Antonio Marziale, Antonino Napoli
L’intento è creare qualità e competitività, valorizzando le eccellenze. Nel corso degli ultimi mesi
abbiamo portato avanti una serie
di attività che vanno in tale direzione e anche adesso abbiamo il
piacere di ospitare il dottor Marziale, calabrese doc ma residente
per ragioni connesse alla sua carica a Milano, insignito un paio di
giorni fa dell’Ambrogino d’Oro
per la sua opera meritoria nella
città meneghina e non solo».
A illustrare le finalità della Carta lo stesso presidente Marziale:
«Abbiamo deciso di essere anticonvenzionali, puntando su un si-
stema di norme di comportamento e non soltanto di prerogative,
anche in ragione del fatto che la
magistratura
in
occasione
dell’inaugurazione
dell’Anno
Giudiziario ha messo in risalto
una fortissima ascesa del crimine
minorile. Un fenomeno che si
combatte soltanto attraverso la
cultura. Il nostro Osservatorio si è
profuso in tante battaglie come
quella per l’emanazione di una
legge su tv e minori, anche grazie
alla sensibilità dell’allora ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, nonché su internet e
minori, con l’Italia che in virtù del
nostro impegno non è più in cima
alla classifica dei Paesi diffusori di
materiale pedopornografico per
via telematica».
A seguire l’avv. Napoli, il quale
ha lavorato alla redazione del documento insieme alla collega Lucia Legati nell’ambito dell’ufficio
legale del sodalizio. «Il futuro è
dei bambini – ha spiegato – che
noi abbiamo l’esigenza di tutelare
in quanto soggetti deboli, anche
se inculcandogli il rispetto di determinate prescrizioni». Prima
della conclusione, il direttore
Mercurio: «Più che di protocolli
per la legalità, frase consona per
gli esponenti di polizia e autorità
giudiziaria, parlerei di attenzione
rivolta ai ragazzini e ai giovani,
per quanto di nostra competenza,
anche attraverso il varo di accordi
con le carceri minorili, di formazione specifica per i docenti e di
strette relazioni con enti pubblici
e fondazioni. Vogliamo spenderci
sul versante della cittadinanza attiva e democratica. La scuola deve
fare la sua parte, quale agenzia
educativa che ha il compito precipuo di istruire ma anche di preparare alla vita. Gli spunti per dare
esempi positivi alle future generazioni sono tanti».
rinvii a giudizio, un solo proscioglimento. È quanto deciso
dal gup Domenico Santoro
nell’ambito del procedimento
“Terrazzamento”, nato da
un’inchiesta della magistratura reggina che si era occupata
di una gigantesca discarica
abusiva di rifiuti speciali non
pericolosi (soprattutto inerti
da demolizione) nella zona di
Bovetto, che sarebbe stata realizzata da Vittorio Bruno Martino. Per l’imprenditore, il gup
ha disposto il rinvio a giudizio.
È stato, invece, prosciolto per
non aver commesso il fatto Demetrio Arena, sindaco della
città dello Stretto finito tra gli
indagati dell’inchiesta “Terrazzamento” quando era amministratore unico dell’Atam.
Arena, difeso dagli avvocati
Aldo Labate e Francesco Albanese, era accusato, quale responsabile dell’azienda municipalizzata, di trasporto e conferimento alla discarica di rifiuti speciali non pericolosi.
La stessa accusa che ha portato al rinvio a giudizio di altri
quattordici indagati, tutti titolari o rappresentanti legali di
imprese: Maurilia Ziino Colanino, Nicola Irto, Pasquale Tripepi, Domenico Malavenda,
Giuseppe Schiavone, Francesca Minniti, Giuseppe Laganà,
Rosario De Vivo, Domenico
Alampi, Giuseppe Nocera, Angelo Toscano, Demetrio Arcudi, Giovanni Ficara, Andrea
Gattuso.
I quindici rinviati a giudizio
dovranno comparire davanti
al Tribunale il 27 gennaio del
prossimo anno.
Era stata un’indagine dei
carabinieri della compagnia di
Reggio e del Noe provinciale a
portare, il 7 febbraio scorso,
all’operazione “Terrazzamento”, con il sequestro del patrimonio mobiliare e immobiliare (sito, mezzi, strutture, terreno sede della discarica non
autorizzata e conti correnti)
delle tre società che, secondo
l’accusa, gestivano lo smaltimento illecito dei rifiuti, tutte
facenti capo all’imprenditore
Vittorio
Bruno
Martino.(p.t.)
Presentato il Comitato unico di Garanzia, appositamente istituito
VIBO VALENTIA
LAMEZIA T. Presentato il Piano regionale dei porti turistici
Archiviate le “pari opportunità”
l’Arpacal ora guarda più avanti
Il Pd punta
sui giovani
per rilanciare
il partito
Oltre diecimila nuovi posti barca
col sistema del project financing
Romana Monteverde
CATANZARO
Valorizzare il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici, dare
loro le giuste prospettive di vita
e di lavoro, eliminando ogni tipo di discriminazione sociale e
di genere: sono questi gli scopi
del nuovo Comitato Unico di
Garanzia, istituito dall'Arpacal,
in linea con le leggi nazionali, e
in anticipo rispetto tutte le altre
regioni dello stivale.
La commissione, che sostituisce ed integra il Comitato delle
Pari opportunità e quello della
lotta al mobbing e che sarà presieduta dalla dottoressa Simona
Bitonti, è stata ufficializzata ieri
mattina nella sede regionale di
Catanzaro Lido alla presenza
della presidente del Consiglio
d’amministrazione dell’Arpacal
Marisa Fagà, del commissario
Sabrina Santagati, del presidente del consiglio regionale
Franco Talarico, e della presidente del Comitato Pari opportunità della Regione Calabria
Giovanna Cusumano.
«Quello che presentiamo – ha
detto la Fagà – non è l'unica novità messa in atto da questa nuova organizzazione: insieme al
comitato, annunciamo con
grande orgoglio sia il restyling
grafico del nostro logo che avrà
da oggi uno sfondo rosa aurora,
segno di un grande e rinnovato
inizio, sia l'intitolazione dei tre
laboratori di dipartimento ad altrettante personalità della cultura ambientalista e scientifica,
quali Ettore Maiorana, Wangari
Maatha e Ivana Del Nero».
Ritornando alla costituzione
Giuseppe Maviglia
LAMEZIA TERME
Lino Fresca
VIBO VALENTIA
Santagati, Fagà, Talarico, Cusumano e Bitonti
del comitato, la Santagati, ha
sottolineato come la nascita di
questa nuova realtà sia concomitante con «la cosiddetta Legge Brunetta che prevede un valido schema di partecipazione,
ottimizzato con efficienza nel
sistema lavorativo e capace di
garantire, allo stesso tempo, benessere e produttività nei dipendenti».
Ad esporre le linee programmatiche del comitato, la presidente Bitonti: «Per vincere – ha
detto – occorre credere che le
pari opportunità e la valorizzazione delle differenze sono elementi di sviluppo per il territorio, al contrario delle discriminazioni che creano inutili ostilità ed una scarsa affezione per la
propria occupazione, è questo,
specie nel settore pubblico, è
qualcosa di deleterio».
A concludere l'incontro, il
presidente Franco Talarico che
ha rimarcato la validità dell'iniziativa ed il ruolo che la stessa
agenzia riveste su tutta la regione. «Non a caso – ha affermato –
nei diversi incontri che ho avuto
con il governatore Scopelliti,
abbiamo isolato i due problemi
principali della Calabria quali
salute e ambiente. L’Arpacal,
quindi, svolge un impegno sempre maggiore, per le sue competenze nel campo della prevenzione e della diffusione della
cultura ambientale».
Il Comitato Unico di Garanzia è composto da: Vittoria Aiello, Anna Maria Albano, Mariantonietta Alia, Paola Barbuto, Innocenza Costabile, Rosa Covelli, Giacomina Durante, Maria
Grazia Guido, Sabrina Elia, Antonella Moraca, Rocco Olivadese, Teresa Oranges, Angelo Porgo, Bianca Maria Rende, Silvia
Romano, Cristiana Simari Benigno e Nadia Squillace.
Il nuovo Pd ha il volto e le idee
originali – che riescono ad
emozionare – dei Giovani democratici che ieri pomeriggio
si sono riuniti al “501” hotel di
Vibo Valentia per gettare le basi sulle quali costruire un nuovo partito che sappia dialogare
con la gente per captarne i loro
problemi e cercare di risolverli.
Tanto per intenderci la più importante forza politica di centrosinistra, se vorrà rappresentare le istanze delle classi sociali più deboli, dovrà puntare,
per le capacità che hanno dimostrato nell’assemblea di ieri
pomeriggio, su Salvatore Scalzo, giovane capogruppo del Pd
al Comune di Catanzaro, Luigi
Guglielmelli, segretario regionale, Tania Ruffa, esecutivo regionale, Chiara Macrì, responsabile della scuola di formazione politica, Anna Pitella, responsabile organizzativa, Anna Fragomeni, segretaria del
Circolo di Siderno. Senza alcun timore reverenziale, le
nuove leve del Pd – sostenute
da Mario Oliverio, presidente
della Provincia di Cosenza per
il quale i giovani rappresentano il nuovo volto del futuro del
Pd – hanno sfoderato idee ricche di contenuti e lontano anni
luce dal linguaggio accomodante dei vecchi “navigatori”
del partito responsabili, insieme ad altre forze politiche dei
“guasti” della Calabria.
Riqualificazione ed ampliamento di porti e approdi turistici, ma
anche realizzazione di ulteriori
insediamenti portuali, tra i quali
anche quello lametino, per creare oltre 10 mila nuovi posti barca. Con un occhio rivolto alla valorizzazione dell’entroterra. È
quanto si prefigge il primo “Masterplan della portualita” voluto
dal governatore Giuseppe Scopelliti e coordinato dal dipartimento regionale urbanistica.
Alla presentazione del Piano
in un hotel di Feroleto Antico oltre a Scopelliti c’erano la vicepresidente della Regione Antonella Stasi, l’assessore regionale
all’Urbanistica Piero Aiello, il dirigente generale del dipartimento urbanistica Saverio Putortì,
Vincenzo De Luca comandante
della guardia costiera di Reggio,
Roberto Neglia dell’Ucina,
l’Unione nazionale dei cantieri e
delle industrie nautiche, Roberto Perrocchio presidente dell’Associazione dei porti turistici (Assomarinas) e una folta rappresentanza di imprenditori, banche, associazioni ed enti locali.
Questo primo masterplan, come sostiene Scopelliti, «dimostra che la politica è progettare
per il futuro, visione che in passato è mancata in Calabria a causa delle soluzioni tampone prese
per le continue emergenze».
Continua il governatore: «L’infrastrutturazione rende competitivo un territorio. Vogliamo
gettare le basi per una regione
normale, individuando delle opportunità per i privati e coniugando la baricentricità della Calabria con il turismo e l’occupazione. Diventeremo insomma
un punto di riferimento importante per chi naviga nel Mediterraneo».
Il presidente del consiglio regionale Francesco Talarico ritiene che «si debbano favorire delle
procedure rapide, in quanto il
mercato del diporto è rilevante
sia per l’infrastruttura, che per
l’indotto». Secondo Aiello il Piano «è una grande occasione per
riavvicinare l’entroterra ai porti,
nell’ottica di una sana politica di
coesione e di un percorso virtuoso che caratterizza questa giunta».
La questione dell’entroterra
l’approfondisce Putortì: «Per la
crescita e la fruizione dell’entroterra, il sistema costiero “Le porte della Calabria” si connetterà e
darà vita a strategie congiunte
con il sistema interno o montano
“Cultura e naturalità”».
Il masterplan prevede «procedure snelle e sicure e l’agevolazione del project financing», afferma la vicepresidente Stasi.
«In Calabria ci sono 15 infrastrutture portuali catalogate, il
2,86% del totale nazionale, e
5.300 posti barca: 6,3 posti per
chilometro di costa contro un valore nazionale di 20».
AZIENDA TRASPORTI
PER L’AREA METROPOLITANA S.p.A.
Via Foro Boario 89129 Reggio Calabria
C.F. 80002070805 PARTITA IVA 01560900803
Tel. 0965/620121/2 - Fax 0965/620120
AVVISO D’ASTA
Quest’Azienda dovrà espletare un’asta pubblica per l’assicurazione RCA/ARD
con polizza a libro matricola di n. 20 mezzi aziendali per l’anno 2012. L’avviso
d’asta è stato inviato alla GURI 22/11/2011. Il bando e il disciplinare di gara
integrali sono pubblicati all’albo Pretorio del Comune di Reggio Calabria e possono essere visionati sul sito internet http://www.atam-rc.it o richiesti al responsabile del procedimento Ing. Viviana Fedele c/o la sede dell’A.T.A.M. S.p.A.
(dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9 alle ore 13).
L’AMMINISTRATORE UNICO
(Ing. Vincenzo Filardo)
Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011
29
Calabria
.
REGGIO Il provvedimento è stato emesso d’urgenza dal procuratore aggiunto Sferlazza ed è stato eseguito dai Carabinieri nei confronti di dieci indagati
Frode all’Ue, altro sequestro milionario
La Coldiretti plaude: «L’operazione va nella direzione giusta. Siamo stanchi di avere mercanti nel tempio»
Piero Gaeta
REGGIO CALABRIA
Un’altra frode nel settore agricolo è stato scoperta dal Nucleo Antifrodi dei Carabinieri
di Salerno, che, unitamente ai
militari del Comando Provinciale di Reggio Calabria, ieri ha
dato esecuzione al decreto di
sequestro preventivo per equivalente di conti correnti, fondi
d’investimento, depositi titoli,
prodotti assicurativi, beni immobili (adibiti a uffici, in Reggio Calabria) e “titoli di quote
produttive” nei settori “oleario” e “seminativi”.
Il provvedimento cautelare è
stato emesso d’urgenza dalla
Procura della Repubblica di
Reggio Calabria conseguente
alla denuncia operata dal Nac
di Salerno e dai Carabinieri di
Reggio Calabria nei confronti
di dieci soggetti tra cui produttori agricoli dei settori “oleario” e “seminativi” ed operatori
di Centri di Assistenza Agricola
(Caa) della provincia di Reggio
Calabria.
Gli indagati sono ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere, frode informatica e truffa ai danni
dell’Unione Europea, per aver
percepito illecitamente finanziamenti comunitari del Fondo
europeo agricolo di garanzia
(Feaga) per un valore complessivo di 1.125.000 euro.
Le indagini dei Carabinieri
hanno evidenziato la condotta
fraudolenta di alcuni operatori
di Centri di assistenza agricola
della provincia reggina che attraverso le loro credenziali erano riusciti a individuare sulla
banca dati del Sian (Sistema
informativo agricolo nazionale), i dati relativi a superfici
agricole incolte che, all’insaputa dei proprietari, sono state indicate nella “dichiarazione di
produzione aziendale” per ottenere gli illeciti finanziamenti.
L’attività fraudolenta si è
sviluppata, inoltre, con l’attestazione di produzioni inesiIl procuratore
aggiunto Ottavio
Sferlazza ha
firmato il decreto
di sequestro
stenti o maggiorate nelle campagne olivicole degli anni
2002-2005, poste a riferimento per la costituzione di falsi
“titoli di produzione” e con l’arbitraria intestazione delle titolarità di superfici agricole appartenenti a persone decedute.
Gli indagati, alcuni dei quali
operatori di Centri di assistenza agricola, potevano intervenire indebitamente sul sistema
informatico “Sian” dirottando
fraudolentemente oltre mille
“fascicoli aziendali” da un Caa
a un altro e trasferendo arbitrariamente titoli di quote produttive provenienti di ignari produttori che venivano assegnati
al gruppo criminale.
Il provvedimento di sequestro adottato d’urgenza dalla
Procura ha consentito di “congelare” i patrimoni illecitamente acquisiti dal circuito criminale e di rendere quindi effettivo il recupero degli illeciti finanziamenti comunitari valutati oltre 1,2 milioni di euro.
La Coldiretti Calabria ha elogiato l’operato dei Carabinieri.
«I veri imprenditori, quelli che
lavorano e vivono di agricoltura, sono stanchi di avere questi
“mercanti nel tempio” – afferma la Coldiretti Calabria – che,
con tecniche sempre più sofisticate, creano situazioni che
nulla hanno a che fare con l’attività dei veri produttori agricoli. L’operazione va nella direzione giusta perché – sostiene
Coldiretti – si snida anche quella zona grigia che fa solo del
male alla vera agricoltura e
agroalimentare
calabrese.
Questo avvenimento conferma
la necessita' di accelerare le
procedure di controllo sui Caa,
ad opera della Regione, per
scongiurare il pericolo di frodi
e garantire le imprese che operano e rispettano le regole. Il
provvedimento emesso dalla
Procura della Repubblica di
Reggio Calabria nell’ambito
del procedimento penale conseguente alla denuncia operata
dal Nac di Salerno e dai Carabinieri di Reggio Calabria nei
confronti di soggetti che nulla
hanno a che fare con la vera
agricoltura ed operatori di
Centri di Assistenza Agricola
(C.A.A.) della provincia reggina».
Il sequestro
Le persone colpite dal decreto di sequestro preventivo per frode in danno
dell’Agea e del sistema di
aiuti comunitari sono: Leo
Zappia, di 43 anni, Rosetta Chiricosta (33), entrambi residenti a Reggio Calabria; Antonella Chiricosta (37) di Siderno, Vincenzo Chiricosta (41) di
Locri, Giovanni Figliomeni, (41) di Siderno, Rosario Fallara (42) di Reggio
Calabria, Espedito Gullace
(43) di Marina di Gioiosa
Ionica, Vincenzo Gullace
(33) di Rosarno, Angelo
Caruso (33) di Sinopoli,
Giovanni Morabito (40) di
Reggio Calabria.
L’attività investigativa
condotta dell’Arma Benemerita dei Carabinieri,
con il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha
accertato che l’ammontare
della frode supera il milione di euro.
La truffa architettata contro L’Unione europea ha interessato il settore “oleario” e quello dei “seminativi”
SIDERNO Misteriosa intimidazione all’architetto Marilena Pelle, responsabile dell’area Urbanistica
Pistolettate sull’auto di una funzionaria del Comune
Aristide Bava
SIDERNO
Una grave intimidazione è stata
compiuta ai danni di una dirigente del Comune di Siderno,
l’architetto Marilena Pelle, responsabile, dall’insediamento
della nuova amministrazione comunale, dell’area urbanistica.
Ignoti hanno esploso quattro colpi di pistola contro la sua auto,
una Mercedes Classe A. La professionista ha denunciato il fatto
nella mattinata di ieri, ma probabilmente l’atto intimidatorio risale a lunedì sera, giornata in cui
Marilene Pelle si è trattenuta in
Comune sino a tardi. La sua auto
era parcheggiata, come al solito,
nei pressi del municipio, in piazza Vittorio Veneto. I colpi di ar-
ma da fuoco sono stati esplosi
dalla parte del passeggero e forse
per questo motivo la professionista si è accorta in ritardo di quanto era successo.
Marilena Pelle, che abita a
Bianco, ha notato qualcosa di
strano – come lei stessa ci ha dichiarato – solo martedì sera e fatto un veloce accertamento si è resa conto dei buchi nella fiancata.
La mattina dopo, quindi, ha
provveduto a denunciare l’accaduto. Sul posto dopve solitamente parcheggia l’auto, ad ogni
buon conto, hanno svolto un sopralluogo due pattuglie dei Carabinieri che hanno perlustrato a
lungo tutta l’area circostante dopo aver bloccato il traffico. Pare
siano stati rinvenuti alcuni bossoli di una calibro 22. Sull’episo-
dio sono in corso, comunque, le
opportune indagini.
Marilene Pelle è convinta che
l’episodio sia riconducibile alla
sua attività anche se – ha precisato – non è certamente legato a
nessun fatto di grande importanza in quanto – dice – è impegnata
in normale attività. «Sono comunque tranquilla – ci ha detto –
svolgo il mio lavoro con impegno
e correttezza. Si potrebbe trattare di qualche fatto estemporaneo
che non riesco a capire. Purtroppo viviamo in un territorio in cui
anche le cose più banali per alcuni individui potrebbero assumere grande rilevanza. Non so cosa
dire. Continuerò a svolgere il
mio lavoro come ho sempre fatto
sperando che l’episodio rimanga
isolato. Io qui a Siderno – aggiun-
CROTONE A causa del cambio del presidente della Corte d’Assise di Milano che va al ministero di Giustizia
Omicidio di Lea Garofalo: il processo riparte da zero
Luigi Abbramo
CROTONE
Dovrà ripartire da zero il processo
in corso da qualche mese a Milano
per l’omicidio della 36enne di Petilia Policastro Lea Garofalo. La ex
testimone giustizia come è noto
scomparve nell’autunno del 2009
a Milano. E per gli investigatori
lombardi sarebbe stata rapita, uccisa e poi sciolta nell’acido, su ordine del suo ex convivente Carlo
Cosco imputato nel processo insieme ai fratelli Vito e e Giuseppe
ed altre 3 persone. Lea sarebbe
stata assassinata su ordine del suo
ex compagno Carlo Cosco che l'avrebbe cosi punita per la sua collaborazione con la giustizia.
Lo scorso luglio davanti ai giudici della Corte d’ Assise di Milano
si era incardinato il dibattimento
a carico dei sei imputati. Ma quel
collegio giudicante è rimasto senza il presidente Filippo Grisolia. Il
giudice infatti è stato nominato
come capo di gabinetto del neo
ministro della Giustizia Paola Severino. E in vista del cambiamento della composizione della Corte,
gli avvocati difensori degli imputati non hanno dato il loro consen-
so per mantenere valide le prove
finora raccolte in dibattimento.
Dovrà dunque ancora una volta
testimoniare contro suo padre in
aula, la 19enne Denise Cosco. La
ragazza è il frutto della relazione
che Lea Garofalo ebbe con Carlo
Cosco. Lo scorso 20 settembre,
Denise che vive sotto protezione
in un luogo segreto, rilasciò una
coraggiosa testimonianza nell’aula della Corte d’Assise davanti alla
quale comparvero come imputati
oltre al padre ed agli zii anche il
suo ex fidanzato. Denise definì
quella di costituirsi parte civile
contro il padre una «scelta di libertà interiore per ripartire con la
vita».
Ma oltre alla giovane donna
che è parte civile nel procedimento, il pm della Dda Marcello Tatangelo che rappresenta la pubblica accusa, dovrà riconvocare
tutti i testi finora ascoltati.
«È un colpo di scena che lascia
sconcertati i familiari di lea Garofalo», ha commentato Roberto
D’Ippolito, il legale della sorella e
della madre di Lea Garofalo. «Denise – ha aggiunto – dovrà essere
risentita e per lei sarà un passaggio faticoso, soprattutto da punto
Lea Garofalo
di vista emotivo». «Si potevano
adottare delle misure – ha concluso l’avvocato – per evitare di cancellare il lavoro svolto e ora bisognerà fissare un calendario serrato di udienza per impedire che gli
imputati escano dal carcere».
Gli imputati sono stati arrestati
a ottobre dell’anno scorso e il
prossimo luglio scadono i termini
di custodia cautelare. E se non interviene la sentenza di primo gra-
do entro quella data potrebbero
ritornare in libertà.
Nel processo è parte civile anche il Comune di Milano oltre alla
giovane Denise rappresentata
dall’avvocato Vincenza Rando, ed
ai familiari (la mamma Santina
Miletta e la sorella Marisa Garofalo) , della 36enne di Pagliarelle di
Petilia.
Sono imputati nel processo oltre all'ex compagno di Lea e padre
di Denise, Carlo Cosco, 41 anni,
considerato il mandante del delitto e uno degli esecutori, anche i
suoi fratelli Giuseppe e Vito, rispettivamente, di 47 e 42 anni;
Carmine Venturino (33 anni, ex
fidanzato di Denise) e Rosario
Curcio (35 anni). I cinque sono
tutti di Petilia Policastro. È inoltre
imputato nel processo anche Massimo Sabatino (38 anni), di Pagani, in provincia di Salerno. Sono
tutti accusati di omicidio e distruzione di cadavere.
Secondo la ricostruzione della
pubblica accusa, dopo il fallito sequestro di Lea Garofalo del maggio del 2009 a Campobasso, anche questo organizzato da Carlo
Cosco e tentato da Massimo Sabatino e Vito Cosco, il quarantunen-
ne e i suoi complici proseguirono
nel loro proposito omicidiario. E
centrarono il loro obiettivo la sera
del 24 novembre 2009, quando
Lea Garofalo che si era recata a
Milano con la figlia per parlare
con l’ex convivente, scomparve
nel nulla. Quella sera le telecamere di sicurezza, poste a pochi metri di distanza dall'Arco della Pace, immortalarono Lea, accanto
alla figlia mentre camminavano
lungo corso Sempione. È l'ultima
volta che madre e figlia stanno insieme. Ed è l'ultima immagine di
Lea viva. Poco dopo secondo gli
inquirenti, dopo aver lasciato la figlia con l'ex convivente la donna
venne costretta a salire a forza su
un furgone che raggiunse il quartiere San Fruttuoso di Monza. Qui
Lea Garofalo venne assassinata ed
il suo corpo poi sciolto nell'acido.
Una ricostruzione contestata
dal collegio di difesa composto
dagli avvocati Pietro Pitari e Francesco Garofalo (difendono Vito
Cosco e Carmine Venturino), Capucci. Guaitola e Maira Capucci
(per Giuseppe Cosco); Salvatore
Staiano (per Curcio); Minasi (per
Sabatino), Daniele Susman e
Stenberga (per Carlo Cosco).
ge – sono stata ben accolta sia dai
cittadini che dai dipendenti comunali. Questo gesto non mi farà
cambiare idea su questa città».
Intanto, appresa la notizia, il
sindaco di Siderno, Riccardo Ritorto e il presidente del Consiglio
comunale, Vincenzo Mollica,
hanno diramato un comunicato
stampa di solidarietà: «Tutti i
consiglieri comunali e i componenti la Giunta – si legge – esprimono la più completa solidarietà
e vicinanza alla responsabile
dell’area urbanistica del Comune arch. Marilena Pelle per la vile
intimidazione subita. Un ignobile gesto contro una professionista seria e rigorosa che va condannato con forza e decisione.
L’augurio è che le forze dell’ordine facciano al più presto piena
luce sull’accaduto, individuando
i responsabili dello spregevole
atto criminoso. Rinnoviamo
quindi vicinanza e solidarietà
all’arch. Pelle consapevoli che
porterà avanti il suo operato senza farsi intimidire da chi invece
vuole con la violenza spargere il
seme dell’illegalità. Viviamo in
un territorio complesso ma questi atti non possono condizionare
l’attività di chi è quotidianamente impegnato per lo sviluppo della propria comunità. Siamo certi
che andrà avanti lungo il suo percorso professionale con la determinazione e l’abnegazione di
sempre».
Attestati di solidarietà a Marilena Pelle sono pervenuti anche
dai dipendenti comunali e da
molti cittadini.
Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011
31
Cronaca di Reggio
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.
COMUNE Il coordinatore di “Grande Città”, Luigi Tuccio, esorta il centrosinistra a recuperare il significato profondo del suo ruolo nella dialettica democratica
La politica ritrovi una civile collaborazione
«Abbandonando una volta per tutte antichi risentimenti riconducibili a vicende destinate all’oblio»
Giuseppe Toscano
«È ben comprensibile che l’assunzione di un ruolo di distacco
dalle vicende che pesantemente
caratterizzano la vita amministrativa possa essere (ingiustamente) collocata nell’alveo del
comodo
ponziopilatismo».
Messe le mani avanti, il coordinatore “Grande Città” del Pdl e
assessore all’Urbanistica Luigi
Tuccio s’impegna in una pacata
riflessione che, dopo le turbolenze di questi ultimi giorni, sollecita una maggiore sobrietà del
dibattito generale al fine di rasserenare l’orizzonte amministrativo.
Premesso che è sbagliato far
coincidere necessariamente «il
livello di disapprovazione eticanell’agire politico con l’avvio di
iniziative giudiziarie», e che
«appare decisamente censurabile un comportamento contrario al dovere della correttezza
amministrativa anche se non ritenuto di rilevanza penale, fatta
però salva la controllata verifica
dell’obbiettività dei fatti contestati», Tuccio sottolinea la «piena disponibilità sempre manifestata dall’amministrazione comunale comunale al recepimento di indicazioni derivanti
dalle attività di una Magistratura inquirente particolarmente
accorta attorno alle vicende
amministrative».
A questo proposito, ragiona il
coordinatore del Pdl, «non è
sfuggito all’osservazione della
cittadinanza il significato positivo espresso dall’invio al Sindaco della relazione depositata
dagli organi ispettivi a seguito
di una investitura per finalità
Luigi Tuccio,
assessore
comunale
all’Urbanistica
e coordinatore
“Grande Città”
del Pdl
giudiziarie, avvenuta da parte
delle Procura della Repubblica». E «adeguata è stata la prudente condotta istituzionale del
Sindaco che, sganciatosi da
ruoli politici, ha ritenuto interloquire con i soli rappresentanti
istituzionali».
«Si vuole in definitiva significare – continua Tuccio – che
l’asticella della quotidiana attenzione attorno ad ogni atto
amministrativo è sempre più
elevata e non sono mancate, anche da parte della Giunta Scopelliti, iniziative di decisa funzione dirimente, a fronte di accertate testimonianze di tradimento del dovere istituzionale
ed amministrativo. Questa Amministrazione, nei pochi mesi di
sua attività, ha con estrema
lealtà proposto alla opposizione
un progetto di civile collaborazione, nella condivisa esigenza
di un fronte comune che realisticamente esprimesse capacità
risolutive per le incalzanti problematiche, anche riconnesse al
difficile momento economico
nazionale. Più volte è toccato al
Sindaco Arena dover manifestare delusione per non aver registrato reciprocità in proposte
invece già condivise dalla comunità cittadina. È capitato che
ogni occasione di dissenso, anche su temi “particolari”, costituisse ragione di manifestazione di antichi risentimenti riconducibili a vicende destinate
all’oblio. Un atteggiamento che
sacrifica un’unica vittima: la città, tutta!».
Superato il livello di guardia,
la conseguenza è stata l’esondazione: « Allora il giusto allarme
è trasmodato in facili allarmismi, in cui smodatamente si nutrono iniziative – concrete o
ipotetiche – e proposte smisuratamente inadeguate rispetto a
vicende che nel dibattito politico possono e devono trovare
opportunità di approfondimenti e quindi di soluzioni rispondenti all’interesse generale.
Palazzo San Giorgio continua ad essere teatro di aspri scontri tra maggioranza e opposizione. L’ultimo si è consumato nella seduta consiliare di martedì corso
Non si trascuri di considerare
che l’ambito delle responsabilità vere o presunte di questa amministrazione rimane delimitato alle iniziative e determinazioni assunte nella contestualità e misurandosi peraltro con
l’attualità della congiuntura nazionale. L’Amministrazione comunale, dopo gli anni terribili
vissuti dalla città durante la
guerra di mafia, ha tracciato un
itinerario di deciso recupero dei
valori della legalità, avviato
dall’esperienza originaria di
Falcomatà su cui si sono collocate le giunte successive, tesaurizzando le positività maturate
nel tempo.
Ora dunque – conclude Tuccio – è tempo di non abbandonare quella via. Da questa forza
politica sarà assunta ed incoraggiata ogni proposta che tale
recupero intende perfezionare,
appellandosi ancora una volta
ad un concorde impegno da
parte di tutte le forze politiche».
OPERAZIONE ASTREA/Nota dell’amministratore delegato Tibaldi
Gst puntualizza: nessun coinvolgimento
nel sequestro preventivo della procura
Con un comunicato a firma
dell’amministratore delegato Michelangelo Tibaldi, la Gestione
Servizi Territoriali S.R.L. (GST
srl) «ritiene opportuno puntualizzare che la società svolge la
propria attività di socio con prestazione accessorie nell'ambito di
una partecipazione pari al 49%
nella Multiservizi RC SpA, costituita con il Comune di Reggio Calabria, socio della medesima al
51%». Inoltre, la GST srl, «a seguito dei recenti provvedimenti
che hanno interessato la RE.CIM.
srl, che detiene il 33% del proprio
capitale sociale», precisa che
«nella sua qualità di socio privato
della Multiservizi RC SpA, ha
svolto e svolge la propria attività
L’iniziativa presentata ieri a Palazzo San Giorgio dall’assessore Giuseppe Martorano
Arriva l’albo comunale delle associazioni
Claudio Crisalli
L’Amministrazione comunale di
concerto con l’assessorato al decentramento retto dall’assessore
Giuseppe Martorano, ha inteso
istituire un avviso pubblico, che
scadrà il 31 dicembre prossimo,
per il censimento delle associazioni operanti sul territorio comunale. Il progetto si chiama Insieme con l’associazionismo per la
crescita della città, e intende censire le associazioni regolarmente
costituite che abbiano tra i fini
statutari attività sociali, culturali, di tutela dell’ambiente o sportive. L’intenzione è quella di
metterle in rete tra di loro facendo sì che il Comune divenga punto centrale di riferimento che le
stimoli e le faccia conoscere ad
altre realtà. Si potranno, così, individuare tutte le realtà e i loro
programmi di attività, favorendo la pubblicazione delle iniziative sulla rete civica comunale e
l’instaurazione di un rapporto di
sinergia tra tutte le associazioni
presenti sul territorio e il Comune.
«Tutto questo – ha evidenziato Martorano – permetterà che il
Nava, Bagnato, Morabito, Martorano, Paris, Raso e Pizzimenti
cittadino di Catona possa essere
a conoscenza delle attività svolte
a Bocale o a Terreti, come su tutto il territorio comunale». Poi ha
aggiunto: «Le associazioni sono
una risorsa impegnata 365 giorni all’anno promuovendo il territorio in cui operano. Noi vogliamo, con questa rete, allargare il
loro raggio di azione affinchè le
loro iniziative siano conosciute e
apprezzate ovunque».
Le associazioni censite verranno individuate per ciascun
territorio ex circoscrizionale
quali interlocutori di riferimento
per l’assessorato ai fini della programmazione delle iniziative
che attengano all’ambito di interesse. Dopo il censimento, verrà
istituito l’albo comunale delle
associazioni ai sensi dell’articolo
11 dello statuto comunale. L’albo sarà articolato per sezioni che
riguarderanno l’ambiente, il territorio, l’impegno civile e religioso, la cultura, l’attività educativa
sportiva e ricreativa e quella socio assistenziale e sanitaria.
All’incontro, svoltosi a Palazzo San Giorgio, erano presenti
anche i consiglieri delegati comunali Raso, Bagnato, Nava, Paris e Pizzimenti «affinché diventino – ha sostenuto Martorano –
punto di riferimento per la sua
promozione presso l’associazionismo e i centri studio della città».
Nicola Paris ha parlato a nome
di tutti e ha evidenziato che con
la soppressione delle circoscrizioni le periferie hanno subito disagi che prima venivano colmati
dai presidenti. «Questo progetto
– ha detto – ci permetterà di lavorare assieme alle associazioni
che sono radicate nel territorio e
rappresentano una forza importante assieme alle parrocchie».
«A breve – ha concluso Martorano – saranno istituite nelle varie aree comunali (ex circoscrizioni) le consulte comunali che
saranno costituite da rappresentanti dell’associazionismo appartenenti a quel territorio».
nel rispetto di tutte le prescrizioni
legali e statutarie, non trascurando di richiedere ai soggetti con i
quali detiene rapporti, tutte le necessarie certificazioni, in via prioritaria quelle camerali con relativa dicitura antimafia».
Al riguardo, «la GST srl fa presente che ha caratterizzato la propria attività attraverso un modello gestionale di iter di certificazione tecnica rappresentato da sistemi di tracciabilità informatica
e procedure atti a garantire l'efficacia e l'efficienza dei servizi erogati dalla Multiservizi SpA. Già
dall'aprile 2011, all'epoca delle
vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto il Sig. Giuseppe Rechichi, la GST srl ha intrapreso,
anche nel corso di diversi Consigli di Amministrazione di Multiservizi RC Spa nonché in un incontro richiesto a S.E. Prefetto di
Reggio Calabria, ogni iniziativa
utile a mantenere la società scevra da qualunque tipo di condizionamento. Tali iniziative hanno trovato pieno consenso nelle
deliberazioni del Consiglio di
Amministrazione di Multiservizi
RC SpA. È intenzione della GST
srl continuare a svolgere il proprio ruolo di socio con prestazioni accessorie, e pertanto, di supporto tecnico-operativo, al fine di
garantire l'erogazione del servizio pubblico, riponendo ogni più
totale fiducia nell'operato della
Magistratura, nonché nell'indi-
spensabile contributo dei professionisti da quest'ultima incaricati
ad amministrare la RE.CIM. srl,
uniformando la propria azione
gestionale con il conforto delle
istituzioni e del Comune di Reggio Calabria». La GST Sri precisa,
infine, che «le notizie di stampa,
in particolare quelle relative ad
un proprio coinvolgimento nel
sequestro preventivo disposto
dalla Procura di Reggio Calabria
nell'operazione "Astrea", sono
prive di qualsiasi fondamento».
Per quanto ci riguarda precisiamo di non aver mai coinvolto la Gst
nell’indagine Asprea che riguardava soltanto la quota del 33 per cento riservata a Rechichi. Nell’articolo di lunedì del collega Tonio Licordari ci siamo limitati a riferire della composizione della società, così
come risulta dalla distribuzione
delle quote limitandoci a rispettare il percorso dell’indagine della
Dda che considera “mela marcia”
solo il 33% della quota Rechichi.
Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011
41
Reggio Tirrenica
.
ROSARNO Sbloccati i finanziamenti che consentiranno di portare a termini i progetti
MELICUCCO
La “caccia” al tesoro di Medma
nuovi scavi nel parco archeologico
Gli affari
delle macchine
per l’edilizia
rubate
Appalto bandito dalla Provincia: l’importo è di 1.354.429 euro
GIOIA TAURO. Sarà sottoposto
Giuseppe Lacquaniti
ROSARNO
Sarà il più consistente intervento finanziario, tra quelli fino ad
oggi attuati, destinato alla valorizzazione e fruizione del Parco
archeologico di Medma. Lavori
per un importo di 1.354.429
euro sono stati banditi dall’Amministrazione provinciale di
Reggio Calabria, in esecuzione
di un progetto redatto dall’archeologa Maria Teresa Iannelli
(direttrice dell’area di Medma
per conto della Soprintendenza
ai Beni archeologici), dall’ing.
Alessandro Taverriti (dell’Università Mediterranea di Reggio
Calabria), dall’arch. Giovanni
Crupi (Dirigente Provincia) e
dall’arch. Giovanni Mastruzzo
(Responsabile V Ripartizione
del Comune di Rosarno).
I lavori che, una volta appaltati, dovranno essere ultimati
entro un anno dalla data del
verbale di consegna, prevedono
in particolare: scavi archeologici all’interno del perimetro del
Parco, nei luoghi resi famosi
dalle indagini di Paolo Orsi,
Salvatore Settis, Maria Teresa
Iannelli e Maurizio Paoletti
(755.312 euro); restauro e manutenzione degli immobili che
dovranno ospitare la Scuola Superiore di archeologia, diretta
dal prof. Felice Costabile, ed il
Museo di Medma (278.990 euro); verde ed arredo urbano
(181.248 euro); impianto di illuminazione (138.877).
Secondo quanto previsto
dalla Stazione unica appaltante
provinciale, diretta dalla dott.
Mariagrazia Blefari, il termine
per la presentazione delle offerte scadrà alle ore 12 del 10 gennaio 2012. I fondi impiegati per
il Parco di Medma sono stati assegnati alla Provincia ai tempi
della Presidenza Fuda, su interessamento dell’allora sindaco
Saccomanno, dal Ministero del
Tesoro, nel contesto della legge
finanziaria 2004.
In origine la somma stanziata ammontava a 3 milioni di euro, successivamente dimezzata
dalla Giunta Morabito a beneficio di altre aree archeologiche
della Locride.
Se il progetto, dopo circa 7
anni di attesa, è stato ripreso ed
incanalato sul giusto binario lo
si deve all’interessamento del
consigliere provinciale Giovanni Arruzzolo, che sin dal suo insediamento, con l’ausilio del
presidente Raffa e dell’assessore alla cultura, Lamberti Castronuovo, si è attivato per far
mettere in moto i meccanismi
burocratici necessari perché la
somma stanziata trovasse impegno nel più breve tempo possibile.
«Grazie a questo intervento,
nell’area di Medma – ha commentato il consigliere Arruzzolo, che, all’interno del Parco,
svolge le mansioni di Direttore
amministrativo del Ministero
dei Beni Culturali – sarà possibile realizzare una grande campagna archeologica, che richiamerà su Rosarno l’attenzione
degli studiosi di tutto il mondo.
Un evento eccezionale che va
ascritto a merito di tutti coloro i
quali, dal 2004 ad oggi, si sono
prodigati per renderla possibile. Anche per quanto riguarda
l’apertura del Museo di Medma
faccio presente che siamo sulla
dirittura d’arrivo, essendo in
corso di espletamento la procedura per l’acquisto degli espositori».
Padre Alessandro Nardi tra i ragazzi della sua parrocchia
TAURIANOVA Parroco stimato da tutti
Oggi lutto cittadino
per i funerali
di padre Alessandro
Domenico Zito
TAURIANOVA
Una recente campagna di scavi nell’area archeologica di Medma
Nel pomeriggio visiteranno un’azienda
Parlamentari europei
nella Piana di Gioia Tauro
ROSARNO. Una delegazione
della Commissione Europea
per
l’Ambiente,
guidata
dall’europarlamentare calabrese Mario Pirillo, e di cui
fanno parte gli eurodeputati
Gardini, Tatarella, Gutierez,
Merkies, Mikolasik, Morkunaite, Rosbach, Wils, farà visita oggi (ore 16) all’azienda
“Fattoria della Piana” in agro
di Candidoni. Oltre a visitare
l’azienda agricola e l’annesso
caseificio, la delegazione
avrà occasione di osservare
da vicino la grande Centrale
Agroenergetica che, per i numeri espressi, è la più grande
del Centrosud Italia.
Infatti l’impianto genera
energia elettrica necessaria
al funzionamento del caseificio aziendale e tale da soddisfare il fabbisogno energetico
di
circa
2600
famiglie.(g.l)
È stato proclamato il lutto cittadino per la giornata di oggi in
concomitanza con i solenni funerali di padre Alessandro Nardi, il parroco della comunità di
San Giuseppe deceduto l’altro
giorno. La cerimonia avrà luogo
nel pomeriggio, con inizio alle
16, presso la sua chiesa di San
Giuseppe, la stessa che l’ha visto
straordinario ed infaticabile
protagonista della vita spirituale della vasta comunità che abbraccia tutta la parte alta della
città.
Il sindaco Domenico Romeo,
nel provvedimento con il quale
ha disposto il lutto cittadino, ha
rilevato che «l’Amministrazione, raccogliendo la spontanea
partecipazione dei cittadini, degli amministratori e degli esponenti delle diverse forze politiche, intende manifestare in modo tangibile e solenne il dolore
del Comune per questa grave
perdita che l’ha profondamente
colpito». Lo stesso primo cittadino e l’intera giunta municipale
hanno altresì evidenziato come
«quella di Padre Alessandro sia
stata una testimonianza di mis-
sionario servizio, profusa non
solo a favore della sua comunità
ecclesiale, ma anche della più
ampia cittadinanza, che nei momenti più difficili ha potuto fruire della sua responsabile disponibilità, sempre manifestata
all’insegna del più inequivocabile e indefesso magistero».
Questa la conclusione del documento ufficiale dell’amministrazione comunale: «Taurianova stringendosi attorno ai familiari e alla Parrocchia San
Giuseppe intende esprimere il
senso civico della doverosa gratitudine a questo sacerdote, che
ha tra l’altro contribuito all’elevazione della dimensione spirituale e culturale della collettività, cui ha inteso manifestare tutto il suo incondizionato amore».
La salma del cappuccino è stata
portata da ieri pomeriggio in
chiesa dov’è stato un susseguirsi
inarrestabile di persone che gli
hanno voluto rendere l’ultimo
saluto. Innumerevoli sono poi le
attestazioni di cordoglio che
stanno giungendo alla comunità dei cappuccini da tutti gli organismi cittadini, così come sono centinaia i messaggi che il
popolo di facebook ha voluto riservare all’amato sacerdote.
oggi all’interrogatorio di garanzia il bracciante agricolo di
Melicucco, Pasquale Napoli,
48 anni, arrestato l’altro ieri
dai carabinieri che risponde
con altri complici in corso di
identificazione del riciclaggio
di due mini escavatori trovati
dai militari tempo addietro,
all’interno di una sua proprietà, nel corso di un’operazione
anticrimine disposta dal Comando della Compagnia di
Gioia Tauro. Le indagini, si è
appreso, coordinate dal dott.
Antonio D’Amato sostituto
della Procura di Palmi, avevano subito portato al furto di
uno dei due miniescavatori, si
tratta di un Komatsu modello
PC 50, che si era registrato nello scorso mese di giugno in un
cantiere edile di Montespertoli, centro posto in provincia di
Firenze, e che a distanza di pochissimi giorni era stato ritrovato appunto nelle campagne
di Melicucco. Col Komatsu è
stato rinvenuto anche un altro
miniescavatore marca New
Holland modello E 18 per il
quale non è stato possibile risalire al legittimo proprietario
stante la completa contraffazione dei numeri di telaio. Il
Gip dott. Alfredo Sicuro, a conclusione delle indagini, ha
pertanto emesso un provvedimento restrittivo nei confronti
di Pasquale Napoli che deve
avere agito, secondo gli investigatori, in concorso con altre
persone non ancora identificate. Le indagini, mentre Napoli
è già in carcere, vanno avanti
per tentare di arrivare agli altri
componenti di una presunta
organizzazione specializzata
in furti di macchine per l’edilizia con un preciso punto di riferimento nella Piana.(g.s)
Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011
39
Reggio Tirrenica
.
BAGNARA Zappia ha presentato una denuncia al procuratore della Repubblica
Discarica di Melicuccà, il sindaco
«Pericolo per la salute pubblica»
È ubicata accanto alle prime case e ad attività produttive e turistiche
Roshan Lalsharma
Roberta Macrì
BAGNARA
Discarica di Melicuccà: il sindaco Cesare Zappia ha denunciato
la realizzazione dell’impianto al
procuratore della Repubblica,
chiedendo la tutela della salute
pubblica e delle attività produttive. Da tempo si discute del sito
individuato a Melicuccà, località Zingara, per l’apertura di una
nuova discarica; la scelta è scaturita in seguito a vari segnali rivolti dalla Regione Calabria ai
Comuni al fine di individuare siti
in cui attivare nuove discariche.
L’impianto è confinante con il
territorio del comune di Bagnara e questo ha messo in allerta i
cittadini e soprattutto i titolari
delle attività industriali presenti
in zona. I due comuni sono, infatti, separati da una strada interpoderale larga circa 3 metri.
La zona indicata coincide con le
prime case del centro abitato,
con alcuni insediamenti turistico-industriali, con attività commerciali che si occupano di distribuzione alimentare, con una
fattoria frequentata dagli studenti, con i pozzi ed un elettrodotto che sovrasta la discarica
ad una distanza minima di 13
metri, a fronte dei 53 previsti per
legge.
Alto, anche, il rischio di contaminazione delle falde acquifere: sul sito si trova una falda importante, alimentata dal torrente Arena, affluente del torrente
Vena, che serve numerosi comuni della Piana. Di questa problematica si sta occupando il gruppo “Legambiente Aspromonte”
che non si è limitato solo a denunciare il problema, ma ha effettuato studi e rilievi sul sito e
avviato una campagna di sensi-
Singh Jaswant
Hari Kiscen
VILLA S. G. In via Mazzini si sono colpiti con mazze e bastoni
Rissa tra indiani, tre feriti
I carabinieri li arrestano
Senza permesso di soggiorno, saranno rimpatriati
Giusy Caminiti
VILLA SAN GIOVANNI
La discarica in località Zingara, dove i lavori sono ormai praticamente conclusi
bilizzazione non solo fra i cittadini ma fra associazioni e movimenti politici, coinvolgendo anche le scuole.
L’individuazione di questo sito adibito a discarica, confinante con i centri abitati, non fa dormire sonni tranquilli neppure al
primo cittadino Cesare Zappia,
il quale ha spiegato i motivi della
sua denuncia: «Località Zingara, luogo dove è in fase di realizzazione una discarica di rifiuti,
si trova in una striscia di terreno
limitrofo al nostro comune – ha
affermato Zappia –: sono seriamente preoccupato per l’impatto che la stessa potrebbe avere
sulla vita, sulla salute e sull’economia dei cittadini che rappresento. Sento quindi il dovere
morale di denunciare questo
stato di cose. A questo punto dovremmo studiare ed attuare in
tempi brevi, visto lo stato di
avanzamento dei lavori, delle
soluzioni che consentano di tutelarci e soprattutto di tutelare
la salute pubblica e la sicurezza
delle attività che potrebbero essere compromesse».
Numerosi i motivi che destano preoccupazione: «Temo per
la presenza del torrente Arena –
ha proseguito Zappia – in caso di
fuoruscite di materiale che contaminerebbero subito le falde
acquifere; senza dimenticare
l’alto rischio di incendi che potrebbero essere innescati dalla
vicinanza di una linea ad altissima tensione, ai gas infiammabili
prodotti inevitabilmente in discarica. Per non parlare della po-
sizione del sito, che si trova praticamente a ridosso delle prime
abitazioni ed attività produttive
del comune bagnarese. I miei
cittadini sono allarmati e preoccupati per questo stato di cose:
qui c’è in gioco la salute pubblica. Pertanto, chiedo al procuratore della Repubblica che vigili
sulla realizzazione di questo sito, verificando la correttezza
nell’espletamento di tutte le
procedure per evitare il pericolo
di reati ambientali. In qualità di
sindaco continuerò a vigilare
sulla vicenda e denuncerò ogni
forma di reato commesso contro
la comunità che rappresento:
non ho timori nell’avviare eventuali procedimenti penali chiedendo appunto la punizione dei
colpevoli».
Se le sono date di santa ragione, in pieno centro cittadino, e
sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Villa
con l’accusa di rissa aggravata
e lesioni personali. Si tratta di
tre stranieri di nazionalità indiana, tratti in arresto in flagranza di reato: Hari Kiscen,
27 anni, Roshan Lalsharma, 30
anni, e Singh Jaswant, 40 anni.
La rissa è scoppiata in pieno
centro, in via Mazzini, nelle
immediate vicinanze della
scuola media, proprio alle
spalle della frequentata piazza
Valsesia, intorno alle ore 19 di
martedì (ma la notizia è stata
data solo ieri).
Secondo la ricostruzione degli inquirenti (le indagini sono
state condotte dai militari e dirette dal capitano della Compagnia Davide Occhiogrosso) i
tre uomini hanno avuto una
violenta colluttazione, sferrandosi reciprocamente calci e pugni. Ma gli indiani non si sono
aggrediti soltanto con la forza
fisica, ma hanno anche usato
armi bianche: mazze ferrate,
tubi metallici ed altri oggetti
contundenti.
I fatti non sono sfuggiti ad
una pattuglia dell’aliquota radiomobile nel corso dei consueti controlli del territorio. I
militari, infatti, hanno notato
uno dei tre uomini visibilmente ferito: perdeva, infatti, abbondante sangue dalla testa ed
era chiaro che si stava allontanando dal luogo di un’aggressione. I militari lo hanno bloccato e poi sono riusciti subito a
raggiungere gli altri due connazionali, che stavano contiI militari della
Compagnia hanno
denunciato gli
extracomunitari
per rissa
aggravata
e lesioni personali
nuando a darsele di santa ragione. Questo ultimi sono stati
divisi, allontanati e prontamente soccorsi dal personale
sanitario del 118, attivato dalla Centrale operativa della locale Compagnia.
Neppure con l’arrivo del
personale medico e paramedico e la somministrazione delle
prime cure sul posto si è riusciti
a porre fine allo stato di agita-
zione dei tre: gli indiani continuavano ad inveire tra di loro,
tanto che i militari hanno dovuto necessariamente scortare
l’ambulanza fino agli Ospedale
Riuniti di Reggio Calabria. Due
dei tre indiani sono stati sottoposti alle cure mediche per
trauma cranico, ferite e contusioni varie, per essere comunque dimessi dopo poche ore.
Da successivi accertamenti
condotti dai militari villesi è
emerso che due dei tre stranieri erano anche gravati da precedenti specifici.
Gli accertamenti successivi
hanno inoltre fatto sì che i carabinieri accertassero la posizione irregolare del permesso
di soggiorno dei tre. Sono state, quindi, contemporaneamente avviate le procedure per
l’espulsione dal territorio italiano. In via Mazzini i carabinieri hanno trovato e quindi
posto sotto sequestro gli oggetti utilizzati nel corso della rissa
dai tre, che saranno materiale
probatorio
nell’instaurando
processo. I tre sono stati ristretti presso le camere di sicurezza
del Comando villese per essere
giudicati con rito direttissimo
dall’autorità giudiziaria di
Reggio Calabria.
BAGNARA Lo Scientifico si trasferirà nella struttura del “Foscolo
SCILLA Alla scuola “R. Piria” si è svolta con grande partecipazione la festa dell’albero
Il “Fermi” manterrà l’autonomia
Presto avrà pure una nuova sede
Il sogno “verde” di tanti bambini
Tina Ferrera
BAGNARA. L’Istituto Superiore
“E. Fermi” avrà una nuova sede
e manterrà la propria autonomia. Questo quanto emerso ieri
nel corso di un incontro tenutosi a Palazzo San Nicola per la firma della convenzione, tra Comune e Provincia, che consentirà il trasferimento del liceo
scientifico “E. Fermi” all’interno
della struttura che attualmente
ospita l’istituto “Foscolo”. La sinergia raggiunta tra Comune e
Provincia ha consentito, inoltre, di tutelare l’autonomia
dell’Istituto che potrebbe essere
potenziato con l’apertura di un
indirizzo Nautico.
Alla firma della convenzione
hanno preso parte il presidente
della Provincia Giuseppe Raffa,
gli assessori provinciali Giovanni Calabrese (Istruzione), e
Giuseppe Pirrotta (Urbanistica), il sindaco Cesare Zappia, il
vicesindaco Giuseppe Spoleti, il
presidente del consiglio comunale Carmelo Deleo, l’assessore
Vincenzo Bagnato, il consigliere Francesco Rottura ed il dirigente scolastico del Circolo didattico “V. Morello” Giovanni
Geresia. Da anni si è cercato di
trovare una sede idonea nella
quale collocare l’Istituto Fermi
e più volte erano stati stanziati
finanziamenti mai investiti.
L’intervento della Provincia
prevede la ristrutturazione del
“Foscolo” e la messa a norma di
tutte le scuole cittadine per un
costo complessivo di 3 milioni e
200 mila euro. «Vorrei ringraziare – ha esordito Zappia –
l’amministrazione provinciale
per l’attenzione dimostrata verso le problematiche che riguar-
SCILLA
Rottura, Bagnato, Spoleti, Pirrotta, Raffa, Zappia, Calabrese, Deleo, Geresia
dano le nostre scuole. In soli pochi mesi dall’insediamento questa squadra è riuscita a risolvere
un problema ventennale. Ringrazio anche le dirigenti Palazzolo, Zagari e l’assessore alla
Pubblica istruzione Dominici».
«Si tratta di un fatto storico – ha
poi dichiarato l’assessore Pirrotta – in pochi mesi abbiamo
trovato una soluzione ottimale
ad un problema antico. Non sarà realizzata nessuna cattedrale
nel deserto, anzi si è pensato di
canalizzare in maniera intelligente le risorse e senza sprechi
garantire la dignità delle sedi
scolastiche».
Dal canto suo l’assessore Calabrese ha spiegato: «Durante il
mio tour per le scuole della provincia sono rimasto colpito dagli studenti bagnaresi che vivono quotidianamente stivati in
stanze piccolissime. Così, in sinergia con presidente Raffa e
col sindaco, abbiamo iniziato a
ragionare su una soluzione che
desse dignità ai ragazzi, contribuendo a dotare Bagnara di
strutture all’avanguardia». Il
presidente Raffa ha messo a
fuoco il dialogo col territorio:
«Una delle priorità della mia
Amministrazione è colmare la
distanza col territorio, è necessario dialogare ed essere vicino
alla gente e ai problemi. I sindaci, i cittadini non possono essere
lasciati soli e con questo intervento credo abbiamo dato una
risposta concreta alle famiglie
di tanti studenti».
Di crescita e potenziamento
dell’offerta scolastica ha parlato
il dirigente Geresia: «Con quest’atto è stato risolto un problema che era diventato come la tela di Penelope. Bagnara avrà
una scuola superiore e l’opportunità che sia potenziata con
l’indirizzo Nautico».(r.m.)
Si è svolta nell’aula magna della
scuola elementare “Raffaele Piria”, la festa dell’albero, che ha
visto coinvolti più di cento alunni
della III, IV e V primaria di Scilla,
Melia e Solano. La manifestazione, voluta dal dirigente scolastico Antonio Ruffo, con il supporto
logistico e organizzativo delle insegnanti Mariella Martello, responsabile coordinatrice territoriale; Maria Gimondo e la collaborazione di altri docenti, ha inteso sensibilizzare gli alunni sulle tematiche legate alla salvaguardia e difesa del territorio.
L’Istituto, per realizzare la manifestazione, si è avvalso della collaborazione del Corpo Forestale,
dell’Ufficio territoriale della
Bio-diversità di Reggio che, con
l’ausilio del dott. Rocco Mollace,
attraverso slide e col supporto
tecnico di Rosario De Gaetano,
ha spiegato agli alunni quanto
sia importante tutelare e amare
la natura, soffermandosi sulla vita dell’albero: «perché possa diventare maestoso ci vogliono circa cent’ anni, per distruggerlo anche alcuni minuti», ha detto.
Non sono mancate immagini
del Parco dell’Aspromonte con i
suoi magnifici esemplari, come
le querce secolari, ritenute patrimonio dell’umanità. Quindi il
corteo di alunni, sfidando la
pioggia, con i docenti e le autorità (presente l’ispettore capo del
Corpo Forestale, Giovanni Zucchero, e il maresciallo della stazione dei carabinieri, Giuseppe
Bonfardino), si è diretto alla villetta comunale, dove hanno assistito alla piantumazione di un
Gli alunni si esibiscono nell’anfiteatro della villetta comunale di Scilla. In alto, la piantumazione dell’abete bianco
abete bianco, albero pregiato per
i suoi oli essenziali profumati.
Presente anche il sindaco Pasquale Caratozzolo, che ha
espresso la sua soddisfazione per
una manifestazione che spinge le
nuove generazioni all’amore verso la natura; il vice sindaco Domenico Mollica e l’assessore alla
Cultura, Santo Perina, che hanno
apprezzato anche i balli e i canti
degli alunni che si sono esibiti
nell’anfiteatro comunale: piccoli
artisti che hanno trovato nella
natura e nel rispetto dell’ambiente lo spunto per le loro esibizioni.
Singolari gli slogan che si leggevano sui cartelloni realizzati
dai ragazzi, come «gli alberi portano lo sguardo fino al cielo e i
bambini cominciano a sognare»;
originale anche la rivisitazione di
un famoso brano di musica leggera, “Si può fare di più”, con cui
si invitano i bambini a prendere
un albero e proteggerlo in salita,
cioè nella sua costante evoluzione naturale. Anche così si gettano le basi per una migliore tutela
della natura.
Giovedì 24 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
42
Reggio Tirrenica
.
GIOIA TAURO Manifestazione di protesta organizzata dal sindacato autonomo Sul
CINQUEFRONDI
Porto, riportare a Roma la vertenza
I lavoratori tornano ad alzare la voce
Colpo
di pistola
danneggia
l’auto
di una donna
L’Authority vara il bilancio e amplia la concessione all’impresa Zen
Alfonso Naso
GIOIA TAURO
Attilio Sergio
Un centinaio di lavoratori di Medcenter hanno preso parte alla manifestazione davanti al porto organizzata dagli autonomi del Sul,
mentre era in corso la riunione del
comitato portuale che tra le altre
cose ha variato il bilancio e dato
l’ok ad un ampliamento della concessione della Zen (la ditta che si
occupa della costruzione di barche di lusso).
Proprio dentro la sede dell’Authority, guidata dal presidente
Giovanni Grimaldi, Daniele Caratozzolo e Domenico Macrì hanno
presentato un documento nel
quale si legge: «Considerato il
momento di difficoltà per lo scalo,
che sembra aggravarsi per la
mancanza di ripresa dei volumi, si
propone di avanzare formale appello al nuovo governo nazionale
perché recuperi attenzione sullo
scalo di Gioia Tauro, puntando
sull’autonomia finanziaria delle
port Authority. Bisogna chiedere
maggiore attenzione alle fiscalità
di vantaggio verso gli imprenditori che scelgono di investire nel
mezzogiorno. Il comportamento
di Rfi che con il suo immobilismo
sta bloccando lo sviluppo dell’intermodalità; bisogna pretendere
la promozione della competitività nella gestione e realizzazione
dei progetti già finanziati e non
realizzati. Bisogna valutare ogni
possibile iniziativa per il bene della intera area portuale per gli attuali e per i potenziali futuri lavoratori. Si rende necessario coinvolgere tutti: Comuni, Provincia,
Regione, Camera Commercio per
far fronte comune e per trovare
soluzioni fattibili e funzionali».
E i risultati sono arrivati con il
comitato che unitariamente ha
preso atto del documento e con la
CINQUEFRONDI
Vicepresidente della Regione Stasi e il presidente dell’Authority Grimaldi
LE PROSPETTIVE DELLO SCALO
Stasi e Imbalzano
mettono sul piatto
promesse e impegni
La manifestazione organizzata dal Sul con i lavoratori davanti al porto di Gioia Tauro
vice presidente della Regione Antonella Stasi che ha convocato per
il 29 novembre una riunione a Catanzaro con la piena disponibilità
da parte di tutti i componenti: Autorità Portuale, Regione, Provincia, Comuni, Associazioni di categoria e rappresentanti dei lavoratori intervenuti.
«L’intento è proprio quello di
proporre al nuovo governo Monti
un documento programmatico
unico, come da noi proposto, sottolineando che è la prima volta
che un documento del Comitato
portuale diventa una proposta da
sottoporre a livello nazionale»,
ha detto Domenico Macrì. Insomma a distanza dei mesi caldi
prima
della
sottoscrizione
dell’accordo Mct-sindacati confederali il silenzio che ha contraddistinto l’ultimo periodo è
stato rotto. E al fianco dei portua-
li c’erano diversi esponenti politici e molti movimenti civici: i consiglieri provinciali Rocco Sciarrone (Pri), Giuseppe Longo (Rif.
comunista), il segretario provinciale del Pdci, Lorenzo Fascì,
Agostino Barone vice presidente
del consiglio comunale di Rosarno, Fiamma Tricolore (sezione di
Gioia) e poi i gruppi: San Ferdinando in Movimento, Cittadinanza Democratica, il centro sociale Cartella di Reggio, rinascita
per Cinquefrondi e il Gruppo
d’acquisto solidale e popolare
della Piana. Quasi al termine della mattinata uno dei membri del
Sul, Carmelo Cozza, ha detto che
«questa è la prima iniziativa per
tenere alta l’attenzione sullo scalo» e ha proseguito: «Non sappiamo per quanto altro tempo Medcenter vuole continuare a sottoutilizzare il porto».
PIANA Ultimatum sulla realizzazione degli impianti già finanziati
rimenti e che figurano nell’allegato al decreto: Cosoleto per una
somma di 27.402 euro; Feroleto
della Chiesa (34.537); Molochio
(35.625); Rosarno (21.607);
San Giorgio Morgeto (27.893);
San Procopio (35.081) e Taurianova (28.125).
Le somme si riferiscono tutti
ad anticipazioni del mese di ottobre e il dipartimento delle attività
produttive vuole vederci chiaro,
concedendo pochi giorni per regolarizzare la posizione contabile
degli enti. Ecco quali comuni avevano ottenuto i finanziamenti in
ordine di posizione in graduatoria: San Giorgio Morgeto, Cittanova, Delinuova, Seminara, Rosarno Cinquefrondi, Anoia, Melicuccà, Sant’Eufemia d’Apspromonte, Feroleto della Chiesa, San
Procopio, Scido, Terranova Sappo Minulio, Galatro, Giffone, Sinopoli, Taurianova, Molochio,
Cosoleto, San Ferdinando, Melicucco Gioia Tauro e Maropati.(a.n)
Il sit-in del sindacato
Fotovoltaico, la Regione ai Comuni:
giustificate le spese o niente fondi
PIANA GIOIA TAURO. Solo qualche
mese fa si dava notizia dell’importante risultato per i comuni
della Piana di Gioia Tauro sul
bando messo a punto dalla Regione per le energie rinnovabili. Molti comuni pianigiani avevano incassato l’ok per progetti finanziati dalla Regione Calabria per incrementare e supportare le azioni
propedeutiche alla realizzazione
di impianti solari fotovoltaici nelle strutture pubbliche di proprietà, o comunque gestiti dalle amministrazioni locali: scuole, ospedali, municipi. Adesso dopo circa
otto mesi già i primi problemi,
tanto che da Catanzaro sono arrivate delle diffide ufficiali. I grattacapi sono per lo più contabili e si
concentrano sulla presunta mancata rendicontazione delle somme stanziate o su parte di esse.
Questo il testo della nota giunta alle amministrazioni inserite
nella “black list”: «Si richiama
l’obbligo delle Amministrazioni
comunali di procedere con celerità al pagamento delle somme effettivamante trasmesse alle rispettive tesorerie, provvedendo
alla immediata rendicontazione
delle stesse all’amministrazione
regionale. Si precisa che la mancata rendicontazione delle somme effettivamente trasmesse alle
tesorerie comunali potrebbe causare il mancato raggiungimento
del target di spesa da certificare
alla Commissione Europea per il
2011. Per quanto sopra, nei casi
di avvenuto trasferimento delle
somme alle amministrazioni comunali la mancata rendicontazione, l'inutilizzo non giustificato
ovvero l’utilizzo per finalità diverse comporta la revoca parziale
del finanziamento per la quota
trasferita ma non rendicontata.
La documentazione giustificativa
della spesa, costituita in primis
dai mandati di pagamento quietanzati dalle banche tesoriere di
ciascun comune (ovvero della dichiarazione sostitutiva di avvenuto pagamento), deve pervenire all’amministrazione regionale
entro e non oltre il 01.12.2011».
Nella Piana questi sono i comuni a cui la Regione ha chiesto chia-
GIOIA TAURO Uno stage con simulazioni per affrontare le più disparate emergenze
Vigili del fuoco, le nuove frontiere dei soccorsi
Gioacchino Saccà
GIOIA TAURO
Uno stage sugli interventi legati ai problemi di emergenze diverse in porto e in rada e caratterizzate da incendi a bordo di
imbarcazioni è stato tenuto a
Gioia Tauro presso il distaccamento dei Vigili del fuoco del
porto che è guidato dall’ispettore Natal Zucco. Allo stesso,
voluto e promosso dal Comandante provinciale del corpo,
ing. Emanuele Franchini, hanno partecipato vigili in servizio
a Reggio Calabria, dei distaccamenti di Polistena e di Palmi e
dello stesso distaccamento di
Gioia Tauro. Si è trattato di un
vero e proprio corso di aggiornamento, durato alcuni giorni,
che ha tenuto impegnato il personale con lezioni teorico-pratiche e con attività di simulazione destinate soprattutto a
proporre situazioni di emergenza con interventi antincendio e con prestazioni di primo
soccorso. Particolarmente significative si sono rivelate, come hanno voluto sottolineare i
responsabili dello stage Gesualdo Malaspina e Claudio
Raccosta, istruttori navali ed
operatori presso il Comando
provinciale, alcune lezioni tenute dal dott. Carmelo Catanzariti, primario di rianimazione e anestesia dell’ospedale di
Palmi, nonchè direttore del
centro iperbarico dello stesso
ospedale che è l’unico presente
e operante in Calabria. Nel corso delle stesse si è parlato di intossicazione acuta da gas velenosi, del primo soccorso e delle
successive terapie; di problemi
connessi al fumo; delle intossicazioni da monossido di carbonio. E ancora dei possibili sinistri e situazioni di emergenza
nei quali l’intuito la presenza di
spirito, e una preparazione ge-
nerale di base, sono veramente
il primo presupposto quando
bisogna assumere iniziative finalizzate a salvare vite umane.
Lo stage ha impegnato i vigili anche in alcuni incendi-prova a bordo nave e con
l’utilizzo del simulatore del
quale è dotato il distaccamento
dei VdF di Gioia Tauro, uno
strumento molto sofisticato di
ultima generazione (ne esistono tre in tutta Italia), serviti soprattutto per collaudare nuove
tecniche per l’aggiornamento
deciso e voluto dalla Direzione
Generale del Corpo.
GIOIA TAURO. Antonella Stasi,
vice presidente della Giunta regionale era presente unitamente a Giuseppe Raffa, presidente
della Provincia alla riunione del
Comitato Portuale e al termine
dell’incontro hanno salutato i
lavoratori presenti davanti ai
cancelli.
La vicepresidente ha dichiarato «che sta seguendo con
grande attenzione tutte le fasi
di sviluppo dell’area di Gioia» e
ha invitato le parti coinvolte alla riunione che «sarà utile per
informare e condividere un percorso da avviare con il nuovo
governo nazionale».
Tra i lavoratori è rimasto invece per quasi tutta la mattinata il consigliere regionale Candeloro Imbalzano secondo il
quale «gli sforzi del presidente
Scopelliti si scontrano con l’atteggiamento incomprensibile
di Rfi con il porto sotto scacco
di lobby trasversali del Nord
che hanno preferito i porti to-
scani, liguri e quello di Trieste».
Per Imbalzano è prioritaria
«la società dell’interporto per
focalizzare
l’attenzione
sull’area» e ha annunciato una
nuova mozione in Consiglio regionale: «Purtroppo – ha concluso – i nostri interlocutori sono sordi e muti, ma difenderemo i livelli occupazionali, quelle banchine devono essere tutte
utilizzate».
Parole che già altre volte
hanno aperto speranze che
puntualmente si sono scontrate
con una realtà opposta. Un
esempio su tutti: il cosiddetto
decreto milleproroghe. Erano
stati garantiti fondi adeguati
ma alla fine al porto di Gioia
Tauro sono stati riservati gli
spiccioli. Bisogna uscire dal
tunnel delle illusioni e pianificare una strategia di ripresa,
coinvolgendo attori credibili e
in grado di garantire i progetti.(a.n)
La squadra di polizia giudiziaria del commissariato di
polizia di Polistena, sotto le
direttive del commissario capo Pierfranco Amati, sta indagando, vagliando tutte le
ipotesi, sul danneggiamento,
a colpi di pistola, dell’auto,
una Nissan Micra, in uso e di
proprietà, di un’impiegata di
banca del luogo, G.G., 41 anni. La donna è sposata con il
dott. Domenico Muzzupapa,
responsabile della polizia
municipale di Cinquefrondi.
Ieri mattina, l’auto, parcheggiata sul viale delle Rimembranze, nelle vicinanze del
luogo di lavoro della donna,
è stata centrata, da un solo
colpo di pistola, di piccolo calibro, che ha provocato un vistoso foro alla portiera posteriore. Sul luogo dell’intimidazione, sono intervenute le
volanti del commissariato di
polizia di Polistena. La proprietaria della Nissan Micra,
interrogata dagli inquirenti,
non è riuscita a dare una
spiegazione e a fornire elementi utili alle indagini.
Indaga la Polizia
PALMI Le novità della XVII edizione
MAROPATI
Premio assegnato
da cento giurati
Tagliati
centonove
alberi
in un agrumeto
Ivan Pugliese
PALMI
Tutto pronto per la XVII edizione del Premio “Palmi” che si celebrerà il 25 ed il 26 novembre
presso la Casa della Cultura di
Palmi. Il Premio 2011 presenta
alcune importanti novità al suo
interno rispetto alle edizioni
passate. Se da un lato, infatti, restano invariate le varie sezioni
cui è suddiviso il Premio, quest’anno la giuria, composta da
100 lettori, sarà chiamata a votare unicamente il vincitore della sezione narrativa intitolata a
“Leonida Repaci” nella serata di
sabato 26 novembre.
Il giorno prima, qui si inserisce la seconda novità, i tre finalisti di questa sezione alle 17,
presso l’auditorium della Casa
della Cultura, incontreranno i
100 giurati per presentare al
pubblico le proprie opere: Mimmo Gangemi con “La signora di
Ellis Island”; Marco Malvaldi
con “Odore di chiuso”; Andrea
Vitali con “La leggenda del morto contento”.
«Tra le novità di quest’anno –
ha sottolineato Santino Salerno
– c’è quella di aver ampliato a
100 giurati la platea dei votanti
coinvolgendo anche le scuole.
Questo è un premio che racchiude in se un fatto culturale. C’è
tutto il meglio al suo interno. Basta guardare la composizione
della giuria, anche degli anni
passati e ad i vari vincitori. Servirebbe una sempre maggiore
attenzione verso il Premio “Palmi” che trae le sue radici da questo territorio». I premi delle altre
sezioni sono stati assegnati dalla
giuria presieduta da Walter Pedullà e composta da Pier Francesco Borgia, Corrado Calabrò,
Rocco Familiari, Luigi Lombardi
Satriani, Michele Mari, Raffaele
Nigro e Santino Salerno. Per la
sezione Saggistica “Antonio Altomonte” il premio, che sarà
consegnato come tutti gli altri riconoscimenti nel corso della serata di sabato, è andato a Simone Misiani per “Manlio Rossi –
Doria”; il premio per la sezione
Poesia “Ermelinda Oliva” è andato a Carlo Carabba per “Canti
dell’abbandono”; il premio per
la sezione giornalismo “Domenico Zappone” è andato ad Adele Cambria per “Nove dimissioni
e mezzo”; la sezione internazionale “I Sud del Mondo” vede
quest’anno premiata l’attrice e
regista messinese Maria Grazia
Cucinotta e, nel corso della serata di sabato, la cerimonia prevede anche la proiezione del suo
cortometraggio “Il Maestro”.
Infine, riconoscimenti speciali della giuria saranno assegnati ad Orazio Barrese per la
narrativa per “Il pianoro delle
quaglie” e a Caterina Provenzano per la sezione poesia per “Il
sarto delle foglie”. La serata sarà
condotta da Beatrice Luzzi. Alla
conferenza stampa di presentazione erano presenti anche il capo settore Cultura comunale
Maria Rosa Garipoli ed il commissario prefettizio del comune
di Palmi, Antonia Bellomo, che
ha evidenziato l’importante
ruolo della cultura nello sviluppo del territorio: «È una iniziativa gratificante, che premia lo
sforzo sostenuto dal Comune».
GIOIA TAURO. Centonove alberi di arancio sono stati recisi da ignoti in località “Scala”
nelle campagne di Tritanti
grossa frazione montana di
Maropati. Il fatto è stato denunziato alla stazione dei carabinieri di Feroleto della
Chiesa dal proprietario
dell’agrumeto teatro del grave atto intimidatorio F.B., 70
anni, che ha fatto la scoperta
ieri, nella prima mattinata,
dopo
essersi
recato
nell’azienda per l’esecuzione
di alcuni lavori.
I militari hanno effettuato
un sopralluogo constatando
che gli alberi erano stati abbattuti ovvero tagliati alla base da qualcuno che aveva agito con l’ausilio di una motosega. Il danno, non quantificato, è piuttosto consistente. Le
indagini seguono la pista di
un atto intimidatorio collegabile ad una possibile richiesta
di natura estorsiva. (g.s)
Amara sorpresa per un agrumicoltore
Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011
35
Catanzaro - Provincia
.
BOTRICELLO Antonio Scumaci uccise il cugino Salvatore con un colpo di piccozza all’altezza del cuore
Indennizzo per un 32enne di Simeri Crichi
Ingiusta detenzione
Sarà risarcito
Il collegio giudicante dovrà “rivedere” la condanna di secondo grado con oltre 70.000 €
La Cassazione rinvia in appello
CATANZARO. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza
con la quale la Corte d’assise
d’Appello di Catanzaro, il 9 dicembre 2010, confermò la
condanna a quattordici anni di
reclusione a carico di Antonio
Scumaci, 47 anni, di Botricello, riconosciuto colpevole di
aver ucciso il cugino Salvatore
Scumaci, 41 anni, con un colpo di piccozza al cuore. Il giudice supremo ha rinviato gli atti a Catanzaro dove, davanti
ad un collegio diverso rispetto
al precedente, si terrà un nuovo giudizio di secondo grado
relativamente alla valutazione
delle aggravanti dei futili motivi e della recidiva a carico
dell’imputato - per il quale non
è in discussione l’accusa di
omicidio - e dunque sotto il
profilo della quantificazione
della pena.
La prima sentenza di condanna a carico di Antonio Scumaci (difeso dall’avvocato
Gregorio Viscomi) fu emessa il
30 luglio 2009 al termine di un
processo in cui erano presenti
anche gli avvocati Domenico
Viscomi ed Enzo Ranieri,
nell’interesse della moglie della vittima costituitasi parte civile, sia in “proprio” che quale
esercente la patria potestà sui
tre figli minorenni, che avevano ottenuto i risarcimenti del
caso.
L'omicidio di Salvatore Scumaci avvenne il 25 maggio del
2008 nella zona marina di Botricello. Secondo la prima ricostruzione dei fatti da parte degli inquirenti i protagonisti
della vicenda avrebbero cominciato a litigare dopo alcune battute che Salvatore
avrebbe rivolto al figlio di Antonio, un giovane portatore di
handicap. Da qui sarebbe nata
Antonio Scumaci
Il Palazzo di Giustizia sede della Corte di Cassazione a Roma
una colluttazione durante la
quale, secondo il racconto fatto dall'imputato davanti al giudice per le indagini preliminari
Antonio Giglio nel corso dell'interrogatorio avvenuto all'udienza di convalida seguita al
suo arresto operato dai carabinieri, la piccozza sarebbe stata
impugnata prima dalla vittima, che l'avrebbe utilizzata
contro l'imputato. Una tesi opposta a quella del rappresentante della Procura della Repubblica e delle parti civili, secondo i quali si sarebbe invece
trattato di omicidio volontario. Così, in primo grado, da-
vanti al giudice dell'udienza
preliminare di Catanzaro, Antonio Giglio, che ha celebrato
il rito abbreviato chiesto dall'imputato, il sostituto procuratore Vincenzo Capomolla
aveva insistito per una condanna a trenta anni di reclusione da infliggere al quarantasettenne, mentre l'avvocato
Viscomi si era battuto in ogni
modo per dimostrare che quella del suo assistito era stata solo la reazione, purtroppo finita
nel peggiore dei modi, ad
un’aggressione subita per mano del cugino. A tal fine il penalista aveva anche chiesto
Salvatore Scumaci
l'acquisizione di una consulenza medica di parte, con la quale si attestava che erano stati
riscontrati alcuni lividi che
l'imputato avrebbe riportato il
giorno dei fatti, e che a dire del
legale dimostrerebbero che
quella di Antonio Scumaci sarebbe stata una difesa nei confronti del parente. Difesa messa in atto senza alcuna intenzione di uccidere.
Il giudice di primo grado,
tuttavia, non aveva creduto alla tesi della “legittima difesa”,
bensì a quella dell'omicidio,
forte anche dei risultati prodotti dalle accurate analisi
condotte dai carabinieri del
Ris di Messina, da lui chiamati
a valutare tutto quanto potesse
emergere dalle tracce di sangue e dalle impronte digitali
rinvenute sulla scena del crimine, ed i cui risultati furono
acquisiti nel corso di un apposito incidente probatorio. La
sentenza, alla fine, fu di colpevolezza, sia pur con una condanna ad una pena inferiore
rispetto a quella richiesta dal
pm: quei 14 anni che la Corte
d'Assise d'Appello ha confermato e che ora dovrà rivedere
dopo la pronuncia della Cassazione.(g.m.)
CATANZARO. Sarà indennizzato
con 72.000 euro che gli verranno corrisposti per aver subìto
una ingiusta detenzione Mario
Salvatore Tomaselli, 32enne catanzarese che, secondo le iniziali accuse che gli vennero mosse,
aveva tentato di uccidere sua sorella Elena con un’accetta al culmine di una violenta lite avvenuta il 2 luglio 2008 in località Apostolello, nel Comune di Simeri
Crichi. Lo hanno stabilito i giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, che hanno accolto la relativa richiesta avanzata dal difensore di Tomaselli, l’avvocato
Antonio Ludovico.
Una richiesta giunta dopo che
è passata in giudicato la sentenza con la quale, l’8 marzo 2010,
Tomaselli si è liberato dell’ accusa di tentato omicidio, derubricata dai giudici di secondo grado
in quella di minacce aggravate,
con una iniziale condanna a cinque anni di reclusione ridotta a 6
mesi, la revoca dell’interdizione
perpetua dai pubblici uffici nonché della custodia in carcere.
Così i giudici restituirono all’imputato la libertà, dopo aver sensibilmente ridotto la condanna
da lui riportata in primo grado, il
7 aprile 2009. Tomaselli era stato fermato dai carabinieri della
Compagnia di Sellia Marina dopo una furiosa lite familiare che,
secondo le accuse, non finì in
tragedia solo grazie al fatto che a
frapporsi tra l’imputato armato
di un’accetta e la sorella fu il figlio minorenne della donna, nipote dell’imputato.
Erano da poco passate le
17.30 di un afoso giorno di luglio quanto Elena Tomaselli
chiamò i carabinieri per denunciare di essere stata aggredita
dal fratello. Ai militari accorsi la
donna raccontò che Mario, il
quale abita al piano sottostante
Il tribunale sede di Corte d’appello
a quello dove vive lei, a seguito
di una lite generata da futili motivi - probabilmente legati al rumore provocato dai figli la sera
precedente - dopo essersi armato di un’ascia aveva cercato di
colpirla al volto. Il tutto, secondo quanto raccontato dalla stessa denunciante, si sarebbe svolto davanti al figlio quindicenne
della vittima che, vedendo lo zio
brandire l’arma contro la madre,
si sarebbe messo in mezzo facendo in modo che l’attrezzo cadesse a terra. Raccolta la denuncia i
carabinieri si erano subito messi
sulle tracce dell’uomo, bloccandolo poco dopo e recuperando
anche quel che restava dell’ascia
che avrebbe utilizzato per minacciare la sorella.
Dopo la pronuncia della Corte d’Appello, che ritenne Tomaselli innocente rispetto alla grave contestazione di tentato omicidio, la difesa dell’imputato
aveva subìto annunciato che,
una volta divenuta definitiva la
sentenza, avrebbe richiesto la
giusta riparazione per il giovane
rimasto 1 anno e 10 mesi in carcere, sottoposto a custodia cautelare. Così è stato e adesso lo
Stato lo ripagherà con 72.000
euro. (agi)
GIMIGLIANO Il primo cittadino risponde alla minoranza e contrattacca
SERSALE Si tratta dei lotti del Piano insediamenti produttivi
Chiarella: quella dell’opposizione è demagogia
Aree da assegnare, avviso pubblico
Saverio Artirio
GIMIGLIANO
«Non mi sorprendono più le uscite “folkloristiche” sulla stampa
dei rappresentanti della minoranza. Una ricerca all’apparire
impregnata di demagogia e non
di sostanza. Opera che invece servirebbe in questo momento di
grave crisi sia nel Paese che nella
nostra comunità avversata da
una serie di problematiche su
molte delle quali pesa proprio
quella che è stata in passato la lo-
ro incapacità amministrativa e la
scarsa conoscenza del territorio.
Stona, quindi, che un amministratore diligente, responsabile e
datato di grande spirito civico, come vorrebbe far credere che fosse
Masino Paonessa, rinunciando
all’indennità di consigliere, non
sia altrettanto operoso per il bene
comune, nell’ottica di una proficua condivisione dei problemi».
Non si è fatta attendere la risposta del sindaco Massimo Chiarella all’iniziativa del consigliere
Paonessa.
Masino Paonessa
Con una nota il primo cittadino
condanna l’atteggiamento ricordando come «ad inizio di legislatura la minoranza di centrosinistra aveva manifestato la disponibilità a collaborare. Intento disatteso alla prova dei fatti. Lo scorso
anno quando Gimigliano si sbriciolava sotto il peso delle due consecutive alluvioni il gruppo di minoranza, compreso il consigliere
Paonessa, non ha, infatti, inteso
rispondere al mio invito di far
parte dell’unità di crisi istituita al
Comune».
Rosario Stanizzi
SERSALE
È stato pubblicato sul sito del
Comune di Sersale (www.comune.sersale.cz.it) il bando
per l’assegnazione dei lotti ricadenti all’interno del “Piano
insediamenti
produttivi”
(Pip), primo stralcio, di località Borda.
L’avviso pubblico è rivolto
alle aziende interessate all’assegnazione di lotti per la realizzazione di nuovi insedia-
menti produttivi e riguarda sei
lotti di varie superfici per complessivi 19.229 metri quadrati.
Possono presentare domanda di assegnazione delle aree
le persone fisiche e/o giuridiche, le associazioni di categoria, i soggetti che erogano servizi d’area mediante intestazione ad apposita società, nonché altri soggetti previsti dal
regolamento comunale di assegnazione aree produttive allegato al bando.
La domanda, redatta con indicazione dell’ordine di preferenza dei lotti su apposito modulo disponibile presso l’ Ufficio Urbanistica del Comune di
Sersale o nel sito www.comune.sersale.cz.it e corredata
dalla documentazione indicata dal regolamento, dovrà essere indirizzata al Comune di
Sersale (CZ), presso l’Ufficio
Urbanistica del Comune di Sersale – via Roma, 14 e dovrà
pervenire entro le 12 del 18 dicembre prossimo. 36
Giovedì 24 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
Cronaca di Cosenza
.
IL FATTO Conclusa la requisitoria nel processo d’appello, il requirente Eugenio Facciolla ha domandato complessivamente 39 condanne
“Missing”, il pg chiede dieci ergastoli
Carcere a vita sollecitato per Anselmo, Brescia, Calvano, Carelli, Greco, Muto, Perna, Pranno, Ruà, Ruffolo
Giovanni Pastore
I racconti dei pentiti e i ricordi di
decine di testimoni si mescolano
in quel romanzo di morte che il pg
Eugenio Facciolla ha ricostruito in
in più di trecento pagine. Una
montagna di carte per motivare
quel conto salatissimo che lo Stato
ha presentato agl’imputati. Il requirente, davanti alla Corte d’asisse d’appello (presidente: Palma
Talerico; a latere: Marco Petrini),
dopo aver riannodato la trama
d’un ventennio di stragi di mafia
ha chiesto un verdetto più severo
per i presunti protagonisti della
stagione di “Missing”. In primo
grado, la Corte d’assise cittadina
(presidente: Maria Antonietta
Onorati; a latere: Biagio Politano)
aveva inflitto solo 4 ergastoli nei
confronti di: Franco Perna, Gianfranco Ruà, Pasquale Pranno e Romeo Calvano. Quattro condanne
che il pg Facciolla ha chiesto di
confermare e altre sei da applicare
nei confronti di altrettanti imputati. Il carcere a vita è stato sollecitato per: Giancarlo Anselmo (in
primo grado è stato condannato a
25 anni); Lorenzo Brescia (27 anni); Santo Carelli (assolto); Edgardo Greco (latitante, 25 anni);
Franco Muto (assolto); e Giuseppe Ruffolo (29 anni). Trent’anni di
carcere, invece, sono stati invocati
nei confronti di: Mario Baratta
(condannato a 23 anni in primo
grado); Gianfranco Bruni (23 anni); Pasquale Bruni (assolto); Enzo Castiglia (assolto); Giulio Castiglia (25 anni); Silvio Chiodo
(23 anni); Domenico Cicero (23
anni); Salvatore D’Andrea (assolto); Giuseppe Iirillo (22 anni); Rinaldo Mannarino (14 anni); Mario Musacco (22 anni e 6 mesi);
Sergio Prezio (assolto); Fioravante Abbruzzese (25 anni); Giovanni Abbruzzese (25 anni).
Il titolare della pubblica accusa
ha, poi, domandato la conferma
della sentenza di primo grado per:
Aldo Acri (15 anni e 6 mesi); Umile Arturi (14 anni); Nicola Belmonte (12 anni e 6 mesi); Vincenzo Dedato (12 anni); Claudio Gabriele (con rinuncia all’appello e
conferma di 16 anni); Franco Ga-
rofalo (14 anni e 6 mesi); Dario
Notargiacomo (12 anni); Franco
Pino (14 anni e 6 mesi); Giuliano
Serpa (13 anni); Francesco Tedesco (13 anni e 6 mesi); Ferdinando
Vitelli (12 anni e 6 mesi); Francesco Vitelli (19 anni); Giuseppe Vitelli (18 anni e 6 mesi). La rinuncia
all’appello è stata, invece, domandata per: Paolo Carbone (assolto
in primo grado); Giuseppe Cosentino (assolto); Antonio De Rose
(16 anni); Ettore Lanzino (assolto); Roberto Nesci (assolto); Vincenzo Bianchino (25 anni); e
Francesco Pirola (23 anni). Infine
è stata invocata la pronuncia di
non luogo a procedere per intervenuta morte del reo nei confronti di
Osvaldo Bonanata e Michele Bruni. La lista del pg Facciolla si chiude con la richiesta d’acqusizione
di sentenze della Cassazione intervenute a modificare ordinanze
del Tdl. Da oggi toccherà agli avvocati. L’agguerrito collegio difensivo (che è formato, tra gli altri,
dagli avvocati: Aldo Cribari, Paolo
Pisani, Marcello Manna, Luca Acciardi, Rossana Cribari, Francesco
Cribari, Ernesto d’Ippolito, Sergio
Calabrese, Antonio Ingrosso,
Franco Locco, Lorenzo Aiello, Nicola Rendace, Antonio Quintieri,
Matteo Cristiani, Lucio Esbardo,
Gianluca Garritano, Concetta
Santo, Giuseppe De Marco, Vittorio Colosimo, Francesco Tucci,
Claudia Conidi, Roberto Loscerbo, Franz Caruso, Francesco Boccia, Luigi Bonofiglio, Linda Boscaglia, Filippo Cinnante, Cesare Badolato, Maurizio Nucci, Gianluca
Serravalle, Giovanni Cadavero,
Vincenzo Adamo, Piergiuseppe
Cutrì, Giuseppe Bruno, Michele
Rizzo, Gino Perrotta, Giuseppe
Belcastro, Pasquale Barbieri, Alberto Rossi e Maria Teresa Torricella) si alterneranno nelle arringhe secondo un calendario già fissato. La sentenza arriverà solo dopo l’eventuale replica del titolare
della pubblica accusa.
L’inchiesta “Missing” racconta
un inferno di piombo e di dolore
detonato in una gelida sera di dicembre del 1977 con l’agguato a
Luigi Palermo il capo carismatico
della mala cittadina.
IL DELITTO
La donna
risparmiata
da Arturi
Arcangelo Badolati
Franco Muto
Santo Carelli
Lorenzo Brescia
Edagrdo Greco
Giuseppe Ruffolo
Franco Perna
Gianfranco Ruà
Pasquale Pranno
La trasferta nel Veneto costa quasi 2mila euro a un autotrasportatore cosentino
Troppi abeti sul camion, multato a Vicenza
Luca Pozza
La trasferta a Vicenza gli è costata cara, quasi duemila euro di multa e la sottrazione di
numerosi punti della patente.
Protagonista, suo malgrado,
un camionista residente a Cosenza, “pizzicato” dagli agenti della polizia locale di Vicenza, impegnati l’altra sera
in un servizio sul territorio
all’ingresso della città. Quando i vigili lo hanno visto arrivare da lontano, in un’arteria
a doppia corsia nella zona
est, si sono subito resi conto
che c’era qualcosa di anomalo: sull’autocarro erano stati
caricati circa 350 abeti natalizi, tutti di grandi dimensioni, destinati ad appartamenti
e case della città veneta, per
essere addobbati con palline
di Natale e luci ad intermittenza per le prossime festività.
Per dimensioni il carico, legato con grosse corde, era visibilmente fuori dal normale,
al punto da rappresentare un
pericolo per gli automobilisti.
E anche sul peso i vigili hanno
subito dubitato fosse fuori
dalle regole: e in effetti sottoposto alla verifica il camion è
risultato in sovraccarico per
più del 60% del consentito:
invece che pesare 5 tonnellate, il massimo consentito, il
carico era di oltre 8 tonnellate. Per il conducente calabrese è scattata una sanzione
amministrativa di 1.919 euro
e la decurtazione di 7 punti
da documento di guida, anche se poi è riuscito a portare
a destinazione gli alberi di
Natale con l’aiuto di un altro
camion arrivato in soccorso.
L’autocarro multato a Vicenza
Le diaboliche sinergie e l’uscita
di scena del “Supremo”. Il 6
agosto del 1983 nella guerra di
mafia ricostruita nel maxiprocesso “Missing”, entrano, ufficialmente, le cosche reggine
che stringono una santa alleanza coi cosentini. In particolare è
Paolo De Stefano a sottoscrivere un accordo per un cosiddetto
"scambio di favori" con Franco
Pino. Che invia suoi picciotti
per consumare un duplice delitto a Scalea. Gli assassini fulminano Giuseppe Geria, boss
del rione Santa Caterina di
Reggio, e Valente Saffioti, suo
autista. Un duplice delitto per il
quale la Procura ritiene responsabili Umile Arturi (reo confesso) e Gianfranco Ruà condannato all’ergastolo in prima
istanza. Escono invece definitivamente dal processo il capobastone reggino Pasquale Condello, detto il “Supremo”, e il
suo sodale Giovanni Fontana,
originariamente indicati come
mandanti del duplice delitto.
Per entrambi, già assolti, non è
stato infatti proposto appello.
Racconta Umile Arturi autore
dell’agguato: «Sulla macchina
con Geria e Saffioti c’era una
femmina...era sul sedile di dietro e quando ha sentito i primi
spari si è coricata. Quando mi
sono avvicinato per sparare i
colpi di grazia mi ha urlato:
“non mi uccidere perchè io non
c’entro niente”. Io ho fatto finta
di non sentirla, non è che gli ho
detto si o no. Sono rimasto zitto
perchè la mia missione non era
di uccidere la donna e, per questo, non l’ho toccata».
CONFINDUSTRIA
SIT-IN ALL’ASP
Si tratta di Riccardo “Cesarino” Greco
Studenti
alla scoperta
delle aziende
del territorio
“Madonna
della Catena”
Situazione
drammatica
Omicidio Cerminara
Tra gli imputati
c’è anche un morto
L’Assindustria bruzia aderisce
alla seconda giornata nazionale delle piccole e medie imprese organizzata da Confindustria. Due le imprese d’eccellenza del territorio che ospiteranno le visite degli studenti
iscritti ad alcuni istituti cittadini: il Salumificio San Vincenzo di Spezzano Piccolo e la
Simet spa di Rossano. I ragazzi avranno l’opportunità di vedere come funzionano le
aziende, conoscerne storia e
progetti futuri, scoprire che il
gioco di squadra è il primo requisito di un’impresa vincente. Domani tocca ai giovani
dell’istituto industriale “Monaco”, che andranno nel salumificio. Dopo qualche giorno
sarà invece la volta degli studenti del “Telesio”, che conosceranno da vicino il lavoro
dell’azienda di trasporto. Con
l’adesione alla seconda giornata nazionale delle Pmi, Confindustria Cosenza vuole rafforzare la percezione del ruolo
sociale dell’impresa, mostrando la passione e le competenze
che appartengono al mondo
produttivo e portando oltre i
cancelli delle aziende i valori
della cultura imprenditoriale.
Continua a rimanere drammatica la situazione economica e lavorativa dei 180 dipendenti della clinica “Madonna della Catena”. Le mensilità arretrate sono diventate
sette. Dopo le rassicurazioni
avute dai commissari al tavolo prefettizio di metà ottobre
del pagamento di uno stipendio entro la fine del mese i lavoratori ancora oggi attendono. «A quale gioco si sta giocando», scrivono in una nota i
lavoratori, «dato che anche la
situazione organizzativa della struttura non è stata modificata ed il risultato è che
l’azienda è arrivata ai minimi
storici con i ricoveri che quindi portano meno liquidità
nelle casse della struttura».
Intanto i dipendenti continuano ad erogare le prestazioni con dignità e grande sacrificio dato che ormai si ha
difficoltà anche ad accedere
ai beni di prima necessità.
Stamattina, a partire dalle
7,30, è previsto un presidio
davanti l’Asp di viale Alimena
per sensibilizzare il commissario Scarpelli a sbloccare un
lodo del 2004 che potrebbe
dare un p’ di ossigeno a 180
famiglie.(fra.ros.)
L’omicidio di Angelo Cerminara
tornerà in aula il 3 aprile del
prossimo anno. Ce l’ha riportato
l’appello della Procura distrettuale che ha impugnato la sentenza con la quale la Corte d’assise cittadina aveva assolto, sia
pur con la formula dubitativa, il
presunto boss Domenico Cicero,
indicato come l’ipotetico mandante, e Vincenzo Candreva,
uno dei supposti esecutori. Ed
era stato assolto, pure, Riccardo
“Cesarino” Greco, morto suicida
nel carcere di Rebibbia, lo scorso
anno. Pure la sua assoluzione
(naturalmente, nel merito, ndr)
è stata impugnata. Gl’imputati (i
viventi), che continuano a protestarsi innocenti, sono difesi
dagli avvocati Marcello Manna,
Linda Boscaglia e Giovanni Cadavero. quest’ultimo difende,
pure, il defunto Greco. In giudizio sono costituiti i familiari di
Cerminara che sono assistiti dagli avvocati Lorenzo Aiello ed
Ernesto Gallo.
Secondo la Dda, l’omicidio di
Cerminara sarebbe stato ordinato da Cicero mentre Candreva e
Greco l’avrebbero materialmente eseguito. Le immagini registrate da una microtelecamera
nascosta dall’Arma nel quartiere
dello stadio “San Vito” ripresero
Candreva e Greco a colloquio
con Cerminara proco prima della sparizione misteriosa del ragazzo. L’ipotesi della magistratura antimafia è che il trentaquattrenne sia stato rapito e fatto scomparire per sempre. La
storia di Angelo Cerminara finì il
4 ottobre del 2006. La microtelecamera che i carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto
provinciale avevano nascosto a
San Vito, filmò Cerminara mentre saliva a bordo di un’auto insieme a Greco e Candreva. I tre
avrebbero raggiunto un bar a
piazza Europa per consumare il
“rito” del caffè. A quel punto, secondo la Dda, sarebbero ripartiti
verso il luogo scelto per assassinare Cerminara. (g.p.)
Riccardo “Cesarino” Greco
Giovedì 24 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
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Cosenza - Provincia
.
AMANTEA È arrivata la Commissione Envi guidata da Mario Pirillo
PRAIA A MARE
Sindaci, ambientalisti
e la gente dell’Oliva
dall’Europa esigono
fatti e non promesse
Cioccolato
Un tripudio
di specialità
nel fine
settimana
Tiziana Ruffo
PRAIA A MARE
Stamattina sopralluogo dei nove esponenti politici
nell’alveo del torrente e alla Valle dell’inferno
Ernesto Pastore
AMANTEA
Fatti e non promesse. I sindaci
del comprensorio nepetino, i referenti delle associazioni ambientaliste e la gente che vive e
lavora nella vallata del fiume
Oliva chiedono “soltanto” questo alla delegazione della Commissione europea Envi, giunta in
Calabria «per rassicurare le popolazioni sullo stato d’inquinamento» dei siti regionali potenzialmente pericolosi.
La delegazione, guidata
dall’amanteano Mario Pirillo, e
composta da Judith Merkies, Miroslav Mikolasik, Radville Morkunaite, Anna Rosbach e Sabine
Wills, assieme ai responsabili
degli uffici di rappresentanza e
agli interpreti, visiteranno questa mattina l’alveo del torrente e
la Valle dell’inferno, per poi proseguire il loro tour in direzione
Crotone. Ma nella serata di ieri,
al centro congressi di un noto
hotel della zona, gli euro-deputati hanno incontrato prima i
vertici dell’Agenzia regionale
per la protezione dell’ambiente
e subito dopo le delegazioni municipali dei paesi coinvolti a vario titolo nell’intricata vicenda
dei rifiuti tossici sepolti sotto il
greto del torrente Oliva.
L’amministrazione comunale
di Amantea, infatti, ha preferito
optare per un incontro pubblico,
rispedendo al mittente la proposta avanzata dai consiglieri comunali di opposizione Giovanni
Battista Morelli ed Antonio Rubino che avevano richiesto invece la convocazione di un civico
consesso straordinario. La stessa possibilità era stata auspicata
dal Partito democratico e da altri
movimenti politici.
I tecnici dell’Arpacal, secondo
alcune indiscrezioni, hanno reso
noto ai parlamentari i dati su tutti i sondaggi effettuati fino a questo momento. Sono state proprie
le analisi dell’Arpacal e di altri
istituti di ricerca a “certificare” la
presenza di fanghi industriali,
cobalto, residui di raffineria, arsenico e mercurio. Accertata anche la presenza di Cesio 137 per
un valore di quasi dieci volte superiore rispetto alla media regionale. In totale, secondo le stime degli esperti, sarebbero stati
interrati quasi 90 mila metri cubi
di materiale nocivo. Assente, per
motivi di salute, il sindaco di
Amantea Franco Tonnara, sostituito dal vice Michele Vadacchino che, oltre a fare gli onori di casa, ha espresso ai parlamentari
europei lo stato di preoccupazione avvertito quotidianamen-
te dalla comunità locale.
«Riteniamo – ha spiegato il vicesindaco – importante lo scopo
della visita istituzionale della
delegazione della Commissione
parlamentare Envi. L’amministrazione comunale di Amantea
è molto attenta alle indagini che
l'autorità giudiziaria svolge,
supportando per quanto possibile il decorso dell’attività investigativa. Purtroppo non disponiamo ancora dei risultati delle
analisi condotte dall'Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la
protezione dell’ambiente) e soprattutto attendiamo che lo stesso ente invii alla Procura della
Repubblica di Paola il piano di
caratterizzazione propedeutico
alla predisposizione del progetto preliminare di bonifica. Ad
oggi non abbiamo informazioni
certe in relazione agli effetti sulla salute da parte degli elementi
sepolti nell’alveo fluviale, né le
istituzioni preposte hanno avviato apposite rilevazioni in merito».
«Il nostro obiettivo - ha sottolineato Pirillo - è fare chiarezza.
Vogliamo sapere qual è la situazione attuale, se occorre fare la
bonifica e in che termini. Se l’intervento di bonifica sarà necessario lo sosterremo, chiedendo i
fondi all’Unione europea».
PAOLA La famiglia di mugnai ha conservato questo “gioiello”
Cinquecento anni e non li dimostra
Ecco il vecchio mulino dei Perrotta
Antonio Storino
PAOLA
Una macchina idraulica di
cinque secoli portati estremamente bene. Lo si deve all'attenzione ed alla tenacia della
famiglia Perrotta, se questo
“gioiello dell'archeologia rurale” è ancora attivo. La nobile
tradizione dei mugnai, infatti,
tramandata da padre in figlio
ha salvato dalla decadenza e
dall'abbandono un esempio
dell'utilizzo
dell'energia
idraulica a costo zero.
Si può ben dire vecchio di
cinquecento anni, ma che non
li dimostra affatto. Sulla sponda sinistra, per chi guarda ver-
so il mare, in un declivio naturale della sponda sinistra
del torrente Isca, si trova ancora oggi l'antico manufatto
funzionante. L’energia idraulica, prodotta dalla forza del
salto dell'acqua, sapientemente modulata, mette in azione
le macine che producono
un’ottima farina. Un angolo,
questo del mulino, che ci fa
pensare come l'ingegno dell'uomo utilizzando la sola forza dell'acqua per macinare il
grano e produrre la farina riusciva a produrre le materie
prime per alimentarsi. Qualcosa che ai tempi d’oggi sembra quasi impossibile, visto
quel che la tecnologia riesce a
Il vecchio mulino Perrotta
I componenti della Commissione europea ambiente con, al centro, Mario Pirillo
A Paola previsti incontri col sindaco e il procuratore Giordano
Oggi l’immancabile la visita al Santuario
Gaetano Vena
PAOLA
I nove europarlamentari saranno oggi anche a Paola, per
incontrare le più alte autorità
cittadine e visitare il Santuario dedicato a San Francesco.
L’iniziativa è stata organizzata su indicazione del presidente della Commissione Envi (ambiente, salute pubblica
e sicurezza alimentare), il tedesco Jo Leinin.
Il gruppo è guidato dall’europarlamentare Mario Pirillo.
La visita include gli incon-
fare.
In quest’epoca dove le tematiche energetiche sono di
continua attualità, macchine
come i mulini ad acqua ci fanno riflettere come è possibile
produrre a costo zero, solo
utilizzando l’energia fornita
dalla natura “a prestito”. Difatti l’acqua, dopo aver alimentato la ruota, si ricongiunge al torrente dal quale è stata
derivata. L’uomo viveva quindi in simbiosi con la natura,
avendo bisogno di essa ne rispettava il suo “genius loci”, il
paesaggio, anzi né difendeva
le sue caratteristiche primitive, preoccupato che eventuali
modifiche ne avrebbero compromesso le funzioni vitali
dell’uomo stesso. Aver conservato questo gioiello della “tecnica elementare” di tanto
tempo fa, rappresenta un vero
e proprio patrimonio su cui le
giovani generazioni debbono
riflettere.
SAN LUCIDO La sicurezza nel plesso scolastico primario di Acqualeone B
Esecutivo e Comprensivo richiamati alle regole
LUCIDO. Sono giunte
all’attenzione
dell’amministrazione comunale e dell’Istituto comprensivo le prescrizioni dell’Autorità giudiziaria
sulla scuola primaria di Acqualeone B.
Il perito dell’Azienda sanitaria
provinciale incaricato dalla
Procura di Paola, a cui alcuni
genitori avevano indirizzato
un’istanza volta a verificare lo
stato della struttura, ha redatto una relazione che fornisce
agli organi municipali e scolastici alcune indicazioni relative agli interventi da effettuare
per migliorare le condizioni
SAN
dello stabile. Si tratta di
adempimenti relativi soprattutto alla sicurezza, ma le disposizioni più rilevanti riguardano l’ottenimento dei certificati sulla struttura, primo fra
tutti del certificato d’agibilità.
Erano stati i genitori degli studenti della vicina scuola di Acqualeone A a richiedere alla
Procura di verificare le condizioni di sicurezza del plesso B,
contestando la possibilità che
i loro figli siano dislocati definitivamente in un edificio ritenuto mancante di alcuni requisiti. È qui infatti che si trovano gli alunni temporanea-
mente trasferiti dal plesso di
Acqualeone A dopo il suo sequestro.
Intanto da quest’ultima
struttura sono stati rimossi i
sigilli nei giorni scorsi, essendo terminati con risultato positivo gli accertamenti tecnici
eseguiti sull’immobile per verificare l’esecuzione degl’interventi necessari alla riapertura del plesso, sequestrato in
precedenza dall’autorità giudiziaria per le carenze riscontrate. I lavori effettuati per rimediarvi consentiranno di dotare la scuola del certificato
d’agibilità.
Anche in questo caso tutto
era partito da una denuncia,
stavolta sporta dai genitori
degli alunni frequentanti la
sede scolastica di Acqualeone
B, in protesta in quei giorni
contro l’accorpamento della
sede B alla A, ritenuta dal Comune più confacente alle esigenze degli alunni. Resta da
determinare la destinazione
finale della scolaresca che dovrà trovare sistemazione
all’interno di uno dei due edifici della stessa contrada, situati all’incirca ad un chilometro di distanza l’uno dall’altro.(m. f. c.)
tri istituzionali con il procuratore capo Bruno Giordano; il
sindaco Roberto Perrotta e il
correttore provinciale dei Minimi del Santuario, Padre
Rocco Benvenuto.
Particolare, a quest’ultimo
proposito, il previsto momento di riflessione nella cappella
di San Francesco (protettore
dei marinai e della gente di
mare, patrono della Calabria
e della città di Paola, nonché
ambasciatore dei bambini calabresi all’estero).
Soddisfazione per la visita
degli europarlamentari negli
ambienti politici. Il capogruppo consiliare della maggioranza Graziano Di Natale ha
commentato: «Siamo onorati
di ricevere la visita della
Commissione europea nella
nostra città. Per l’importanza
protocollare e politica che riveste, ritengo che possa essere considerata un evento storico in quanto mai la Commissione europea ha effettuato
una visita nei nostri territori.
La vicinanza e la presenza
della massima istituzione comunitaria è un segnale molto
positivo».
Maestri cioccolatai di tutta
la Calabria a Praia per la
quinta edizione del “Chocolate day”. L’appuntamento
dedicato alle prelibatezze è
per sabato e domenica, nel
centralissimo Viale della Libertà che diventerà palcoscenico dei numerosi stand
espositivi curati da operatori dolciari, maestri artigiani
del cioccolato, provenienti
da tutta la regione, che
esporranno le ultime novità.
Non mancheranno momenti di spettacolo musicale con l’associazione “MiRo
eventi” che , quest’anno, ha
pensato anche ai più piccini
con l’animazione delle mascotte Disney.
«Per questa edizione commentano gli organizzatori Antonino Cicciù e Franco Papa - ci siamo concentrati solo ed esclusivamente
sul cioccolato, invitando i
cioccolatai di Calabria che
daranno libero sfogo alla
loro creatività presentando
in esposizione solo prodotti
di cioccolato, a partire da
praline, tavolette, cioccolata calda». A decidere la linea è la neonata associazione “Dolcidee”, che si propone allo scenario praiese con
il Chocolate day ma si riproporrà a quello regionale
con altre manifestazioni.
La “dolcissime” rassegna
è patrocinata dall’assessorato alle Attività produttive
del comune di Praia a Mare
guidato Biagio Pepe e dalla
Regione S. LUCIDO Ricordo di monsignor Verduci
AMANTEA
Un raffinato cultore
di storia e tradizioni
che amava il prossimo
Un corso
d’informatica
destinato
agli anziani
sprofondare nell’abisso del
peccato ma che solo con la
fede in Gesù Cristo nostro Signore si può risalire dall’abisso».
La Pro loco ha voluto
esprimere vicinanza alla famiglia del prelato ed in modo
particolare a sua sorella ,che
gli è stata vicino fino all’ultimo istante, con un significativo manifesto. «Resterà nelle nostre azioni quotidiane il
consuntivo del Convegno voluto da don Raimondo il 24
giugno 2005 sulle cooperative giovanili della Locride alla
presenza di Padre Giancarlo
Bregantini, dal quale è scaturito il progetto per il sociale
della Pro loco di San Lucido.
Ci dispiace immensamente
non essere riusciti a leggere e
consegnare personalmente a
don Raimondo, in piazza
Monumento, giorno 28 agosto scorso, il Premio “La perla
del tirreno cosentino - Settore cultura” per le sue già precarie condizioni di salute»,
ha concluso il presidente Veltri. Non è mai troppo tardi
per rendere onore ad un uomo che resterà nel cuore di
tutti gli onori che merita.
In occasione dei funerali
di monsignor Verduci, come
raccontato su queste colonne, una folla di fedeli ha voluto testimoniare all’uomo di
Chiesa un sentito ringraziamento per tutto quello che
ha fatto in questa comunità.
AMANTEA. Sempre attento
Maria Francesca Calvano
SAN LUCIDO
«Uomo dalle grandi intuizioni, fine cultore della storia e
delle tradizioni popolari.
Grazie alle sue straordinarie
doti umane e alle proverbiali
capacità intellettive ha saputo infondere con amore e
sentimenti sinceri la voglia di
allargare gli orizzonti del sapere e delle conoscenze in un
contesto di rispetto per il
prossimo e di profonda gratitudine verso Dio».
Con queste sentite parole
la Pro loco ha ricordato monsignor Raimondo Verduci,
canonico della Cattedrale di
Cosenza ed ex parroco della
cittadina, venuto a mancare
nei giorni scorsi dopo una
lunga malattia.
«Punto di riferimento certo, ha avuto una disponibilità
totale nella formazione dei
giovani. Il volontariato sanlucidano gli deve tantissimo sia per aver contribuito
alla costituzione di associazioni che operano nella nostra comunità, sia per la costante e quotidiana disponibilità non a scopo di lucro.
Resteranno indelebili nei nostri cuori le omelie che hanno arricchito la nostra cultura – ha richiamato alla memoria il presidente della Pro
loco Bonaventura Veltri –
riuscendo ad entrare nel profondo della nostra anima, ricordandoci che l’uomo può
alle esigenze delle fasce deboli, il circolo Auser dimostra ancora una volta non
soltanto di essersi ben radicato sul territorio ma di accogliere le richieste di quella
parte della società civile che
chiede aiuto in silenzio.
I volontari, fedeli al concetto di associazionismo inteso come fattore di aggregazione e di coinvolgimento, hanno organizzato un
corso di apprendimento per
il funzionamento di base del
computer. Un corso che si rivolge soprattutto ad anziani,
disoccupati e immigrati che
cercano di migliorare la propria posizione sociale, qualificandosi dal punto di vista
professionale. Oggi come
oggi l’uso del Pc è propedeutico a molte attività. Conoscerne il funzionamento permette di facilitare il lavoro,
migliorando il livello di qualità della vita. Il corso si svolge al Centro multiservizi
dell’Istituto tecnico commerciale “Costantino Mortati” ed è indirizzato a quelle
persone che non hanno dimestichezza nell'uso del
computer e dei sistemi informatici.
«Fino ad ora – spiegano i
responsabili dell’associazione – i partecipanti sono stati
piuttosto numerosi. Presenti
soprattutto molti pensionati
e tante ragazze dell'Europa
dell’Est».(e. past.)
Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011
53
Vibo - Provincia
.
MILETO Su una pagina di “Facebbok” dedicata alla mistica
CAPISTRANO
Ancora sul web
le frasi blasfeme
che offendono
la memoria di Natuzza
Caso Guarna,
associazione
“Codici”
parte civile
CAPISTRANO. L’associazione
L’avvocato Eugenio Perrone presenta una denuncia
«Sono sconcertato e profondamente indignato»
Lidia Ruffa
MILETO
Sono pesanti e quantomai oltraggiose le offese e gli insulti
che da giorni ormai, continuano
ad essere scritte su una della pagine dedicate alla mistica di Paravati, Natuzza Evolo, all’interno di Facebook, uno dei social
network più conosciuti e frequentati al mondo.
Attaccata nei giorni scorsi da
un gruppo di hackers senza senza scrupoli, nella pagina – nata
con l’intento di raggruppare virtualmente quante più persone
possibili, figli spirituali di mamma Natuzza – campeggiano frasi blasfeme ed immagini oltraggiose contro la mistica.
Non si sono fatti problemi a
presentarsi, qualificandosi come satanisti. «Questo gruppo –
hanno scritto gli hackers – è stato conquistato dagli ackess frati
bestemmianti». E minacciando
chi leggeva, hanno continuato:
«Ogni vostro tentativo di ribellione sarà inutile».
Da qui, sgomento, stupore,
rabbia, delle migliaia di persone
iscritte alla pagina facebook che
grazie a questo strumento informatico avevano la possibilità di
condividere le proprie esperienze spirituali vissute proprio in
nome di Natuzza Evolo, i quali
dopo aver letto increduli quanto
stava accandendo all’interno
del gruppo, hanno sin da subito
inviato centinaia di segnalazioni agli amministratori del social
network, chiedendone l’immediata chiusura. Cosa che ancora
non è avvenuta e che ha contribuito ad acuire la rabbia degli
iscritti al gruppo e non solo. La
notizia infatti, oltre a correre velocemente oltre che sull’invisibile filo del web, è rimbalzata da
una parte all’altra della regione.
Numerose sono infatti, le denunce e le segnalazioni inviate
alla polizia postale. Tra questi
anche l’avvocato catanzarese
Eugenio Perrone il quale questa
mattina, depositerà presso il
commissariato di Catanzaro Lido, una denuncia ai sensi
dell’articolo 404 del codice penale. «Sono sconcertato e profondamente indignato – ha affermato l’avvocato Perrone –
per quanto sta succedendo sulla
pagina dedicata a Fortunata
Evolo. L’ho scoperto poche sere
fa, collegandomi, come facevo
spesso, al gruppo dal titolo “Natuzza Evolo: santa subito”. Leggere quel tipo di offese – ha
chiosato Perrone – ha provocato
in me un profondo turbamento,
per questo ho deciso di non limitarmi alla sola segnalazione ma
di insistere con una vera e propria denuncia». Come l’avvocato Eugenio Perrone, molti altri
hanno palesato la propria intenzione di non rimanere in silenzio di fronte ad una così oscena
situazione, dove ad essere stata
presa di mira è una donna che
ha speso la propria vita al servizio degli altri, in nome della fede.
Anche a Mileto, città della
mistica, questo attacco ingiustificabile e del tutto intenzionale
ha provocato dolore, avvilimento e tanta rabbia. «Questa gente,
capace di così tanta cattiveria –
hanno affermato alcuni cittadini – deve essere assolutamente
fermata». Scoprirli però, non sarà un gioco da ragazzi, solitamente infatti, gli hackers sono
veri e propri professionisti del
web e conoscono ogni via possibile per nascondere con estrema
destrezza la propria identità.
La speranza è che la pagina,
carica di vituperi e insulti di
ogni genere anche a sfondo sessuale non solo nei confronti Natuzza Evolo ma anche contro la
Madonna e i Santi, è che venga
al più presto chiusa e che episodi del genere non si verifichino
mai più. Afor, ex fondo Sollievo, consorzi bonifica, Ara e fondazione Terina
Centinaia di lavoratori senza stipendi
Sollecito di Censore (Pd) a Scopelliti
Lavoratori senza stipendio. Un
leit motiv fin troppo ricorrente
ormai, nel vibonese come su tutto il territorio regionale. Ad attendere con trepidazione il pagamento degli stipendi arretrati
questa volta sono i lavoratori forestali dell’Afor, dell’ex fondo
sollievo, dei consorzi di bonifica, dell’Ara e della fondazione
Terina. A tal proposito è intervenuto il consigliere del Partito democratico Bruno Censore che
insieme ai colleghi Carlo Guccione, Antonio Scalzo e Demetrio Battaglia, hanno rivolto al
governatore della Regione, Giuseppe Scopelliti, un’interpellanza con l’obiettivo di sapere «quali soluzioni intendono porre in
essere – si legge nella nota a firma di Censore – il dipartimento
dell’agricoltura e foreste congiuntamente a quello del bilancio, per far fronte al pagamento
delle mensilità dovute ai lavoratori».
Una situazione divenuta ormai insostenibile per i dipendenti che attendono di vedersi
retribuito il proprio lavoro. «Già
ai primi di novembre – ha commentato Censore – era sembrato che la situazione fosse tornata alla normalità grazie alle rassicurazioni fatte dall’assessore
regionale all’agricoltura, il quale si era detto ottimista sulla
possibilità di reperire le risorse
necessarie al pagamento degli
Bruno Censore
Il popolo di Natuzza si sente offeso e chiede la rimozione delle frasi blasfeme
CESSANITI Si teme il ritorno sulla scena della “mafia rurale”
Distrutti altri 50 alberi d’ulivo
CESSANITI. Altri cinquanta al-
beri d’ulivo sono state distrutti
dai soliti ignoti la scorsa notte
a Cessaniti, in località “Gebbiolo” su un terreno di proprietà di un contadino del luogo, A.M. le sue iniziali, 50 anni.
Il fatto segue di qualche giorno
l’incendio delle reti per la raccolta delle olive sempre nel comune di Cessaniti. In quel caso
furono date alle fiamme circa
32 metri di reti. Il fatto avvenne lunedì 14 a Pannaconi, in
stipendi, anche in accordo con il
dipartimento al bilancio. A oggi
però – ha continuato il consigliere del Pd – tutto sembra essere ancora in alto mare. Notevolmente più grave – ha denunciato Censore – appare la situazione per i lavoratori della fondazione Terina, per i quali il mancato pagamento degli stipendi
parte da mesi precedenti».
Diventa impellente quindi,
evitare il collasso di questa situazione. «Non è solamente
compito istituzionale della regione – ha sottolineato Bruno
Censore – ma anche dovere morale in quanto c’è in gioco la sopravvivenza di centinaia di famiglie alle quali occorre dare risposte chiare e certe». Il consigliere del Pd è convinto che «la
giunta regionale, non possa esimersi dal compiere tutti gli sforzi possibili per dare garanzie per
la regolare corresponsione dei
salari, nel rispetto delle regole
contrattuali». (l.r.)
località Contura Nucara. Il materiale agricolo era di proprietà di un dipendente comunale
del posto, S.A., 56 anni. Sui
due episodi stanno indagando
i carabinieri della locale stazione diretti dal maresciallo
Sandro De Lellis.
Episodi raccapriccianti che
costringono quei pochi contadini rimasti, costretti a lasciare la terra per essere accaparrata a basso prezzo dalla cosiddetta “mafia rurale”. Una
sfida quest’ultima nei confron-
MAIERATO Con l’ensemble musicale
GEROCARNE
La scuola media
ambasciatrice
della cultura calabrese
Grillo dice no
a contributo
del Comune
a ex detenuto
L’ensemble corale e strumentale della scuola media
Raffaele Lopreiato
MAIERATO
PARGHELIA Oggi l’esame in consiglio e anche la minoranza annuncia il voto positivo
Ampia convergenza sui progetti di sviluppo
Francesco Barritta
PARGHELIA
Il ravvedimento della maggioranza sulla procedura applicata
per l’approvazione dei Pisl “Tropea e dintorni” e “Monte Poro-Serre vibonesi” piace al gruppo di minoranza del Pd, che promette di appoggiare la maggioranza in Consiglio su questo argomento per la seduta di oggi pomeriggio.
Il protocollo d’intesa con gli
altri comuni, necessario all’elaborazione dei Pisl, era stato approvato dalla giunta, e ciò ha fatto infuriare i consiglieri del Pd
(Vita, De Luca, Pungitore e Ceravolo).
Nella loro protesta i consiglieri d’opposizione avevano sottolineato la necessità di convocare il
Consiglio, ritenuto l’unico organismo competente, per evitare
che in futuro «potesse essere
messa in discussione la regolarità dei processi amministrativi».
Dopo la vibrata protesta del
Pd, la maggioranza ha provveduto a tale adempimento, inserendo l’argomento nell’ordine
del giorno della riunione di oggi
pomeriggio.
Tale decisione è stata accolta
con soddisfazione dalla mino-
ranza. «È stata colmata una grave lacuna», spiega il capogruppo
Pino Vita, il quale spiega che con
il voto di oggi saranno «rimosse
le anomalie formali che avrebbero potuto inficiare il percorso di
iniziative finanziate con rilevanti fondi comunitari». Ora si dovranno affrontare i problemi di
merito, anche se a tale proposito
il Pd ha già anticipato nella lettera al sindaco «di condividere
l’adesione al progetto legato alle
destinazioni turistiche di cui
Tropea è comune capofila e di
quello per la valorizzazione dei
prodotti agro-alimentari di cui è
capofila il comune di Spilinga»,
anche se la minoranza ritiene
«necessario esaminare in Consiglio non solo gli aspetti procedurali che avranno un’indubbia rilevanza ma, soprattutto, le questioni di merito e gli aspetti concreti dell’iniziativa basata sul
concorso sinergico tra enti pubblici e privati».
Le proposte presentate dai
singoli comuni saranno quindi
valutate con attenzione dal Pd,
per stabilire se «avranno la forza
di rompere logiche di breve respiro, realizzando invece progetti in grado di provocare un rafforzamento qualitativo dell’offerta
turistica calabrese». ti dell’Arma provinciale che
l’altro ieri, non a caso ha voluto celebrare la “Virgo Fidelis” a Sant’Onofrio, un comune
ai piedi di Vibo Valentia dove
la settimana prima erano stati
tagliati mille piante d’ulivo cui
era interessata una cooperativa di giovani fondata dalla
Diocesi con in testa il vescovo,
monsignor Luigi Renzo, e alcuni parroci del luogo. Ora
questo nuovo episodio che ripropone gli stessi, inquietanti
interrogativi. “Codici salute” è stata ammessa come parte civile al processo per il presunto caso di malasanità costato la vita a Nicola Guarna. Il pensionato, 75
anni, morì nella notte tra il 29
e il 30 maggio del 2010, dopo
un’odissea in ambulanza tra
gli ospedali di Serra San Bruno e Vibo Valentia. Il decesso –
secondo quanto accertato – fu
dovuto ad un infarto miocardico ventricolare anterosettale. Saranno i giudici a dover
stabilire se le procedure seguite dai soccorritori e dai medici siano state le più adeguate. Secondo l’accusa vi furono
invece «comportamenti negligenti, imprudenti e imperiti»,
tali da causare la morte del paziente cui avrebbero nuociuto, in particolare, i ritardi nei
soccorsi. La Procura ha ipotizzato il reato di omicidio colposo nei confronti di quattro medici e due infermieri.
«Lo svolgimento dei fatti, così
come individuati nelle indagini, dimostrano – afferma l’avvocato Anna Rubino che patrocina l’associazione “Codici” – che il paziente è stato vittima di una catena di negligenze, imprudenze e imperizie nonché violazione di protocolli clinici posti a garanzia
della tutela dell’incolumità
dell’individuo e del corretto
funzionamento del servizio
sanitario nazionale».
L’associazione “Codici”,
come ricordano il segretario
della sezione catanzarese
Giuseppe Salamone e il segretario regionale Marcella Rosetta, si pone al fianco dei cittadini «che devono scontare
le conseguenze nefaste di
inefficienze in ambito medico-sanitario». Con la partecipazione alla rassegna “Comuni italiani in musica”,
ideata e promossa dal Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari di Roma, l’Ensemble corale e strumentale della locale
scuola media raggiunge un altro
prestigioso traguardo nel suo
originale percorso di recupero e
valorizzazione della tradizione
musicale della nostra regione.
L’importante rassegna ha costituito per i giovani studenti
una preziosa occasione di confronto e condivisione con i cori,
le bande e i gruppi folklorici che,
provenienti da tutto il territorio
nazionale, hanno significativamente riproposto attraverso le
loro esibizioni musicali la multiforme bellezza di paesaggi, costumi, tradizioni e cultura dei
comuni nella ricorrenza del 150.
anniversario dell’Unità d’Italia.
Costituito nel 2007, nell’ambito di uno specifico progetto
Pof e sostenuto dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Sergio Rizzo, l’Ensemble
corale e strumentale si è esibito
nell’ambito della rassegna nazionale lo scorso 13 novembre,
con una performance artistica di
assoluto rilievo che ha dato la
misura dell’entusiasmo e del talento dei giovani, seguiti con
passione dalle docenti Sofia Marocco e Francesca Lo Preiato.
Soddisfazione dalla dirigente
scolastica Concetta Vinci che
non ha mancato di evidenziare
l’alto valore educativo di questa
esperienza che «costituisce una
speranza di crescita culturale e
sociale, un’alternativa valida e
costruttiva alle sacche sempre
più estese di indifferenza sociale
e di disagio esistenziale dei ragazzi». GEROCARNE. Un contributo
a una persona bisognosa,
concesso dal Comune, suscita qualche perplessità. È
lo stesso consigliere regionale Alfonsino Grillo (Scopelliti presidente) a nutrire
dubbi sull’opportunità di
adottare questo provvedimento.
Tutto nasce dall’aiuto chiesto da un cittadino che, in
passato, è stato tratto in arresto per furto di energia
elettrica «perché – si legge
nella delibera – non in grado di pagarla, in quanto disoccupato e in pessime condizioni economiche».
L’abitazione dell’uomo è
attualmente sprovvista di
corrente. Da qui la decisione del Comune di concedere
un contributo di 350 euro «a
sollievo delle precarie condizioni di bisogno».
Il consigliere regionale
Grillo trova nella decisione
qualche zona d’ombra.
«Premesso – dichiara l’esponente della lista Scopelliti –
che non conosco la persona
aiutata, trovo che un contributo del genere non rientri
negli scopi istituzionali di
un ente e, per giunta, è il
Comune stesso a essere danneggiato dal furto della luce, in quanto deve vigilare
su queste cose».
La determinazione è stata
affissa all’albo pretorio del
Comune lo scorso 5 novembre reca il numero 101.