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Giovedì 24 novembre 2011 24 ore in Calabria Oggi alla Camera l’interrogazione per il Viminale: «Serve la commissione d’accesso» Gli interrogatori Tegano tace Rechichi respinge Laratta (Pd) sul caso Reggio: «Se tace non può governare» le accuse «Scopelliti dica la verità» di ANDREANA ILLIANO REGGIO CALABRIA. Oggi alla Camera dei deputati, la parlamentare Doris Lo Moro presenterà, insieme alla collega Laura Garavini l’interrogazione sul caso Reggio, in sintesi sul bilancio dell’ente, sulle intercettazioni che hanno coinvolto alcuni degli attuali amministratori del Comune. La richiesta è chiara: «È utile inviare al Comune una commissione d’accesso, per verificare se esiste nel tessuto amministrativo la presenza della ‘ndrangheta». Un’interpellanza parlamentare sullo stesso argomento, a dire il vero dettagliatissima, era stata inviata anche da Angela Napoli (dell’Fli) che ha già depositato l’atto e ha chiesto al ministro dell’Interno non solo la commissione d’accesso, ma ha avanzato la possibilità di scogliere, per infiltrazioni mafiose il Comune, partendo dal suicidio della dirigente all’economato dell’ente Orsola Fallara, dalle due ispezioni (una ministeriale e l’altra della Procura) che hanno messo in evidenza un “buco” o presunto tale sul bilancio e sulle diverse indagini che hanno in un certo modo sfiorato l’ente (non ci sono indagati, in consiglio comunale). Tra i firmatari dell’inter- Franco Laratta rogazione c’è anche il deputato del Pd, Franco Laratta che aggiunge al testo (tra l’altro già pubblicato sul sito della Camera) alcuni elementi chiave, che sono non solo tecnici, ma politici: «Si sono verificate irregolarità spaventose al Comune di Reggio e la dicono lunga sia le due relazioni che le inchieste giudiziarie che si sono avute in questi mesi». Il riferimento è a “Crimine” e a “Meta”, tra l’altro inchieste che sono già parte integrante dell’interpellanza di Angela Napoli (Fli). Oggi Laratta fa un appello al governatore, Giuseppe Scopelliti: «Il presidente della giunta regionale non può far finta di non sapere, dica la verità su ciò che è accaduto a Reggio quando era sindaco, deve farlo, perché se il Comune va sciolto per presunte infiltrazioni mafiose, a parer nostro, non può neanche governare la regione e, per quanto mi riguarda, è ancor più grave se da sindaco non sapeva». Nei giorni scorsi a chiedere al nuovo ministro dell’Interno che si invii a Reggio la commissione d’accesso sono stati tutti i partiti di opposizione, compreso Sel che non è rappresentato a Ro- «La Gst non c’entra con l’operazione Astrea» CHIARISCE il socio privato della Multiservizi, la società mista del Comune di Reggio che è stata coinvolta in un’inchiesta giudiziaria antimafia. La Gestione Servizi Territoriali Srl (parte privata dalla mista del Comune) puntualizza che la società «svolge la propria attività di socio accessorio nell’ambito di una partecipazione pari al 49 per cento nella Multiservizi Spa, costituita con il Comune socio della medesima società al 51 per cento». Insomma la Gst non c’entra. E infatti l’amministratore delegato, Michelangelo Tibaldi, tiene a specificare «che i recenti provvedimenti hanno interessato la Re. cim Srl che detiene il 33 per cento del proprio capitale sociale, inoltre precisa che nella sua qualità di socio privato della Mul- tiservizi ha svolto la propria attività nel rispetto di tutte le prescrizioni legali e statutarie, non trascurando di richiedere ai soggetti con i quali detiene rapporti tutte le certificazioni, compresa quella antimafia». E la Gst specifica pure che già dall’aprile del 2011 quando è stato arrestato Giuseppe Rechichi, la Gst ha intrapreso «ogni iniziativa utile a mantenere la società scevra da qualunque tipo di condizionamento, onde poter garantire il proseguo dell’attività svolta dalla Multiservizi». La Gst vuole continuare a lavorare e si dice estranea all’operazione “Astrea”. La Gst Srl afferma pure che tutte le azioni intraprese sono state anche riferite al Prefetto e sottoscritte da un nuovo consiglio di amministrazione. ma. E la Lo Moro è convinta: «Per meno, in altri Comuni della Calabria, si è arrivati allo scioglimento del consiglio comunale». All’interrogazione della Lo Moro che oggi sarà presentata in aula potrebbe aggiungersi anche la firma di Marco Minniti. Resta chiaro che dovrà essere il prefetto di Reggio, Luigi Varratta (e non è escluso che lo abbia già fatto) a relazionare al ministro, se lo riterrà necessario. E Laratta aggiunge: «Quello che vogliamo chiarire è che qui non si tratta solo di una questione di conti o di presunto dissesto, ma di qualcosa che va oltre, Scopelliti chiarisca nella sua veste di ex sindaco». Riguardo all’ultima vicenda inoltre, quella delle società miste del Comune, una delle quali ha visto il direttore operativo agli arresti per presunti collegamenti con i Tegano è già partita la controffensiva. Il sindaco di Reggio, Demetrio Arena ha presentato a Varratta un piano di azione, in nome della trasparenza, mentre il Pdl ricorda al Pd (lo ha fatto pure nell’ultimo consiglio comunale) che a volere le società miste è stato il centrosinistra, quando a governare c’era il sindaco della primavera di Reggio, Italo Falcomatà. REGGIO CALABRIA Mentre il boss Giovanni Tegano ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, l’imprenditore Giuseppe Rechichi ha risposto alle accuse dei magistrati respingendo ogni addebito. E’ questo l’esito degli ultimi due interrogatori di garanzia relativi all’indagine “Astrea” sulle infiltrazioni mafiose in una delle aziende in società con il Comune di Reggio Calabria, nella gestione della Multiservizi, la società mista che si occupa delle manutenzioni ordinarie della città dello Stretto. Ieri mattina il Gip di Reggio Clabria, Tommasina Cotroneo ha ricevuto l’esito degli interrogatori fatti per rogatoria dai Gip dei territori in cui erano detenuti i due. E se il boss ha preferito tacere, Rechichi ha difeso le operazioni societarie portate a termine. Sottolineando come le aziende in questione non erano assolutamente nella disponibilità di Tegano, ma che si tratta di imprese di cui era solo lui, assieme al fratello e ai figli, l’unico titolare. Insomma nulla di illecito, secondo l’imprenditore, che ha spiegato come il passaggio di quote ad altri era solo una scelta aziendale legata a fatti contabili. Il presidente della Corte d’Assise di Milano va al Ministero e si riparte daccapo Errore di un benzinaio Lea, azzerato il processo carburante da 1 euro a litro Da rifare il dibattimento per l’omicidio della donna sciolta nell’acido distributore preso d’assalto di ANTONIO ANASTASI PETILIA POLICASTRO Tutto da rifare. Ripartirà da zero il processo per l'omicidio di Lea Garofalo, la testimone di giustizia di Petilia Policastro scomparsa nel nulla due anni fa e forse sciolta nell'acido. Nel processo sono imputati in sei, e tra loro c’è l’ex convivente della donna, Carlo Cosco. Il presidente della Corte d'Assise di Milano, Filippo Grisolia, è stato, infatti, nominato capo di gabinetto del neo ministro della Giustizia Paola Severino e i difensori non han- no prestato il consenso per mantenere valide le prove finora raccolte in dibattimento, tra le quali la testimonianza di Denise, la figlia che la testimone di giustizia uccisa ha avuto con Cosco, e il pentito Salvatore Cortese. Il processo è stato aggiornato al primo dicembre per la nomina di un nuovo presidente della Corte. Il pm della Dda milanese Marcello Tatangelo dovrà pertanto riconvocare tutti i testi finora esaminati. Denise, parte civile nel processo nel quale tra gli imputati, oltre al padre, c'è anche il suo ex fidanzato, nel corso di due udienze, nello scorso settembre, aveva reso in aula una testimonianza coraggiosa. Gli imputati vennero arrestati a ottobre dell'anno scorso e il prossimo luglio scadono i termini di custodia cautelare e se non interverrà la sentenza di primo grado entro quella data potrebbero ritornare liberi. Il processo col rito immediato è iniziato nel luglio scorso. Regista dell'operazione conclusasi con la morte della 35enne da cui aveva avuto una figlia, Denise, oggi sotto protezione, viene considerato dalla Dda di Milano l'ex convivente della donna, Carlo Cosco, 41 anni, che voleva costrigerla a riferire cosa avesse dichiarato agli inquirenti come collaboratrice di giustizia, su un omicidio avvenuto nel 1995 a Milano, quello di Antonio Comberiati, il cui responsabile sarebbe stato, secondo la Garofalo, proprio lui. Oltre a Carlo Cosco, nell'ottobre 2010 furono altri cinque i destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere: i suoi fratelli Giuseppe e Sergio, rispettivamente, di 47 e 42 anni, Carmine Venturino, 33 anni, Rosario Curcio, 35 anni, e Massimo Sabatino, 38 anni, l'unico non petilino, essendo originario di Pagani, in provincia di Salerno, e già coinvolto, insieme a Carlo Cosco, nel tentato rapimento della donna avvenuto a Campobasso e risalente al maggio 2009 (un fatto per cui Sabatino, col rito abbreviato, è stato condannato a sei anni mentre per Cosco il processo è stato azzerato). I reati contestati non sono aggravati dal favoreggiamento di un'associazione mafiosa. Per tutti le accuse sono di omicidio e distruzione del cadavere. Il solo Giuseppe Cosco deve rispondere anche di possesso e spaccio di cocaina. La coda di automobili in attesa di fare il pieno scontato di FRANCESCO MOLLO CASTROVILLARI - Non era un'offerta promozionale ma un errore nell'impostazione dell'erogatore, quella che il 15 novembre scorso - con un euro a litro per benzina e diesel - ha creato la fila a una stazione di rifornimento di carburanti Q8 di Castrovillari. Un errore che, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe costato al gestore circa tremila euro di perdite. In un primo momento la cosa sembrava essere una trovata di marketing: e in effetti davanti al distributore si era creata una coda interminabile. Il prezzo speciale ha brillato per diverse ore sul display della stazione, così tutti gli automobilisti di passaggio si sono fermati per approfittare della fortunata coincidenza facendo il pieno o addirittura riempiendo le taniche. Molti, infatti, sono stati avvertiti per telefono o via sms di quella che è stata considerata una inattesa generosità da parte della compagnia petrolifera. La cosa era addirittura finita su internet. Ma quando il gestore - autore di questo atto di involontaria generosità - si è accorto dell'errore, ha chiuso la stazione di servizio. Non senza il disappunto di quanti ancora erano in fila, scesi anche dal vicino centro di Morano Calabro, pronti a fare il pieno che altrimenti nessuno si sarebbe sognato di fare. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 12 Calabria 15 Gabrielli ha sorvolato le discariche di Alli e Pianopoli. Tarda la soluzione per la struttura di Catanzaro Il commissario sarà un tecnico Scartata l’ipotesi politica per guidare l’Ufficio emergenza rifiuti fino alla chiusura di SAVERIO PUCCIO CATANZARO - Il prossimo commissario per l'emergenza rifiuti in Calabria sarà un tecnico, probabilmente un prefetto o un esperto in materia. La sua nomina avverrà a breve, possibilmente a cavallo di questo fine settimana, e comunque dopo venerdì, quando la presidenza del Consiglio dei ministri dovrebbe ratificare definitivamente le dimissioni di Graziano Melandri. Non c’è spazio, invece, per una guida di carattere politico. Ma mentre sul piano squisitamente politico si ragiona sul nuovo responsabile dell'Ufficio emergenziale,che avràcomunque pieni poteri solo fino alla fine dell'anno,sul pianotecnicosi è ancora lontani dal trovare soluzioni adeguate. La condizione disastrosa che contraddistingue il conferimento dei rifiuti in regione sembra rappresentato nel migliore dei modi dalla situazione che regna sulle discariche di Pianopoli e Alli di Catanzaro. Incertezze, intoppi tecnici e soluzioni incerte caratterizzano queste strutture,così comel'interosistema. E di questo, ieri, si è reso conto anche il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, che in elicottero ha sorvolato i due impianti. Nell'ordine, Pianopoli resterà chiusa anche oggi. La struttura del Lametino, dove conferiva gran parte delCatanzarese, lacittà capoluogo e alcuni comuni di altre province, paga il prezzo del maltempo che si è abbattuto sulla zona. Non solo la strada di accesso è un serpentone di fango, ma manca anche l'alimentazione elettrica per la struttura, i cui uffici sono allagati, a causa di un guasto alla rete Enel. Nel corso della notte si è provato a risolvere il problema, ma nella migliore delle ipotesi la discarica potrebbe aprire nella tarda mattinata e comunque con uno scartamento ridotto. Questo significa che anche oggi i rifiuti dei comuni che facevano riferimento a Pianopoli resteranno per strada. Un dramma che, nella sola città di Catanzaro, può essere quantificato in 240 tonnellate al giorno. Ed a confermare i disagi è arrivata la dichiarazione della società “Lamezia Multiservizi” che cura la raccolta nel comprensorio Lametino. La società, pur evidenziando che la discarica riaprirà i battenti nelle prossime ore, ha dichiarato che il quotidiano servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani per la giornata di giovedì 24 novembre non sarà effettuato. Discorso diverso per Alli, dove sembra rimanere impantanata la trattativa per un passaggio della struttura direttamente sotto la gestione del Comune di Catanzaro. Ieri pomeriggio, in gran segreto, il numero due della Protezione civile, Nicola Dell'Acqua, ha incontrato il governatore Giuseppe Scopelliti, il presidente della Provincia, Wanda Ferro, il sindaco, Michele Traversa, e il commissario dimissionario, Graziano Melandri. A conferma delle difficoltà, nessun commento alla fine del vertice. I problemi principali sono legati agli aspetti giuridico-economici della vicenda. In particolare, occorre trovare una formula per concedere la disponibilità della struttura, che è di proprietà dell'Ufficio del commissario. E poi, problema ancora più complesso è quello legato ai pagamenti delle spese di gestione. Il Comune di Catanzaro, da solo, non riu- scirebbe a sopportare le centinaia di migliaia di euro necessarie per il funzionamento, anticipando i pagamenti che dovrebbero arrivare dai Comuni che conferiscono ad Alli. Su questi due aspetti, e sulla programmazione degli interventi di manutenzione necessari, restano aperte le trattative e i tentativi di trovare soluzioni adeguate. Nel frattempo, si lavora anche per fare riprendere a pieno ritmo i lavori di ampliamento della discarica di Catanzaro, nella consapevolezza che l'ondata di maltempo che sta imperversando in queste ore è l'ennesimo colpo per un'area che ha già subito danni nelle precedenti alluvioni. Oggi, nel tentativo di proseguire il per- corso di mediazione, è in programma un altro incontro che sarà presieduto dal sindaco Traversa, consapevole che la riapertura di Alli, nell'immediato, significherebbe il conferimento di almeno 100 tonnellate di spazzatura al giorno. Tutto questo, mentre i poteri ordinari dell’Ufficio del commissario torneranno per l’inizio del nuovo anno in capo alla Regione, che dovrà intervenire laddove non si è riusciti in quattordici di emergenza. Intanto, martedì si discuteranno al tribunale del Riesame i ricorsi presentati dagli indagati coinvolti nell’inchiesta “Pecunia non olet 2” sulla presunta evasione fiscale della Enertech. Terremoto Oltre 500 scosse nella zona del Pollino di EMILIO ROSITO La strada di accesso, sterrata, alla discarica di Pianopoli MORMANNO – Non esita a placarsi lo sciame sismico che sta investendo da inizio mese il circondario del Pollino. Sono ventidue i movimenti tellurici che i sismografi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia hanno registrato nel distretto. L’apice si è avuto proprio ieri con una scossa di magnitudo 3.6 e profondità di 6,3 km. con epicentro in contrada Valacchiere, nel comune di Mormanno, al confine con Rotonda (Pz), nel trentunesimo anniversario del terremoto che dilaniò Irpinia e Basilicata. Ben quattro le scosse negli ultimi due giorni, tutte con epicentro nel comune di Mormanno: ieri alle 13.00 (magnitudo 2.3), martedì alle 20.17 (magnitudo 2.1) e alle 22.49 (magnitudo 2.5). Un’ondata, quella di scosse con magnitudo pari o superiore a 2.0, che prima di ieri era stata prolifica il 9 (quattro movimenti) ed a cavallo tra il 13 e il 15 (con otto eventi registrati), raggiungendo picchi di magnitudo 2.7. Un dinamismo sismico che ieri alle 15.12 ha raggiunto il suo culmine, avvertito anchea moltichilometri di distanza dall’epicentro e che ha subito scatenato su Facebook i commenti e gli interrogativi degli abitanti del Pollino. Fortunatamente nonsono stati rilevati danni a cose o persone. «Nella zona del Pollino è in atto una sequenza da alcuni mesi», ha detto il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). «La sequenza è più intensa negli ultimi giorni ed è cominciata nel settembre 2010: da allora sono stati localizzati in questa zona oltre 500 terremoti,tutti dimagnitudo inferiore a 3». Il periodo di attività più intensa è stato registrato nell’ottobre 2010, in seguito le scosse si sono diradate, per tornare ad un nuovo picco nell’aprile scorso. Da allora, l'attività è ripresa in ottobre, con decine di terremoti inferiori a magnitudo 3. È un fenomeno anomalo, rispetto al comportamento osservato in questa zona negli anni passati. Ma è presto per capire che cosa stia accadendo. «Già all’inizio di quest’anno il Pollino è stato oggetto di un nutrito sciame sismico – spiegano Guglielmo Armentano e Luigi Bloise, sindaco e vicesindaco di Mormanno –. E se prima le scosse si riversavano ai confini con Papasidero, ora si sono spostate verso quelli con Rotonda. Il nostro comune ha aggiornato il piano di Protezione civileed incrementato la rete di rilevazione sismica sul territorio.» E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 ore Giovedì 24 novembre 2011 segue dalla prima banche e “poteri forti” stranieri (le stesse banche che hanno scatenato la crisi); sulla sovranità nazionale ha prevalso quella di «mercati e speculatori»; il centrosinistra replica a ciò con timidi «balbettii» «non sempre disinteressati» (Matteo Cosenza); del resto, ormai la «ricetta» sociale del Pd è neoliberista: privatizzare, tagliare la spesa pubblica e manomettere le pensioni (Battista Sangineto). Mi permetto di integrare queste analisi, che condivido in pieno, con alcune osservazioni. 1. Quanto accaduto di recente in Italia (e in Grecia) presenta inquietanti analogie con gli avvenimenti del 2008 negli Stati Uniti. All'epoca, dopo che la Borsa era stata trasformata in una sala scommesse e i più importanti prodotti finanziari erano i cosiddetti “derivati” e altri titoli “tossici”, quindi dopo anni di gestione sconsiderata (anni in cui però manager e dirigenti avevano guadagnato milioni di dollari) molte banche erano in difficoltà. Le pressioni congiunte dell'amministrazione Bush e di Wall Street indussero il Congresso ad approvare il loro finanziamento con 700 miliardi di dollari dello Stato (pochi giorni dopo che la legge era stata bocciata in una prima votazione). Come oggi in Italia, allora negliUsa lamollaprincipale fu la paura. Molti membri del Congresso vennero intimiditi (altri blanditi o semplicemente corrotti) e tutti gli americani furono terrorizzati con la minaccia di una crisi finanziaria irreparabile, che avrebbe ulteriormente aggravato la situazione. In un memorabile discorso televisivo, il presidente Bush evocò scenari catastrofici (altre case pignorate, aziende fallite, la recessione). La legge fu approvata in fretta e furia sull'onda emotiva. Proprio con la stessa fretta il nostro presidente della Repubblica ha nominato senatore a vita il prof. Monti, che di mestiere, dal 2005, fa l'advisor per la più grande banca del mondo: la Goldman Sachs; e con lo stesso trasporto una inverosimile maggioranza “bulgara” del nostro Parlamento ha ceduto allo stesso Monti la guida del Paese. Alcuni membri del Congresso statunitense definirono quanto accaduto in quell'autunno 2008 un “colpo di Stato finanziario”. Ecco, lo stesso può dirsi oggi per quello che è accaduto in Italia (come in Grecia): un “golpe bianco”, realizzato tramite la pressione della speculazione finanziaria e gli attacchi ai nostri titoli di Stato. Un golpe incruento e paradossale: consentito da una classe politica imbelle o sodale e da un apparato mediatico in gran parte complice (a cominciare da giornali come “Repubblica”), accolto con sollievo da una opinione pubblica manipolata, estenuata dalla stagione berlusconiana e terrorizzata dai “mercati”. Con buona pace di ogni residua illusione di democrazia e della nostra sovranità nazionale. Il golpe consentirà prima di tutto di imporci la variante più spietata del modello di Giovedì 24 novembre 2011 Il golpe bianco di banche e finanza società neoliberista: riduzione dei diritti dei lavoratori, smantellamento dell'impalcatura statale e del welfare, totale deregulation finanziaria (secondo la favola del “mercato che si regola da sé” propinataci per anni da tanti economisti e “bocconiani”). A ciò si aggiunga la possibile acquisizione da parte di capitali stranieri, nell'ambito delle svendite e delle privatizzazioni dei beni pubblici, di “gioielli di famiglia” come Eni o Finmeccanica. Questo è il vero mandato che i “poteri forti” hanno affidato a Monti: qualunque sia ilcosto socialefatto pagare a lavoratori, precari, disoccupati e pensionati. 2. Ad essere più precisi, possiamo cominciare ad individuare qualche componente di peso di questi “poteri forti”. Ci aiuta il precedente americano del 2008, che non fu solo un modo perverso di far pagare ai contribuenti i disavanzi delle banche. In realtà si trattò di una guerra tutta interna a Wall Street e alla grande finanza. Infatti alcune - solo alcune banche furono salvate. Altre furono lasciate fallire (Lehman Brothers) o svendute (Merryl Linch). Quella guerra finanziaria - che acuì le deriva neoliberista per cui oggi negli USA si contano 46 milioni di poveri accertati ebbe un sicuro vincitore: la banca Goldman Sachs, che da allora ha definitivamente assunto una posizione preminente proprio approfit- Inquietanti analogie con Usa 2008 tando della scomparsa o del ridimensionamento di molte concorrenti. Del resto, Goldman Sachs non poteva perdere: giocava in casa, ed era pure l'arbitro. Già da anni la banca controllava direttamente il ministero del Tesoro statunitense, a prescindere se il presidente in carica fosse un democratico o un repubblicano. Durante l'amministrazione Clinton, dal 1995 al 1999, ministrodel Tesoroerastato Robert Rubin, ex manager di Goldman Sachs. In quel fatale 2008 era ministro Hank Paulson, ex amministratore delegato di Goldman Sachs (cui era stata assegnata una buonuscita di 700 milioni di dollari); nel suo staff al ministero si contavano 11 ex managers della Goldman Sachs. Come ministro del Tesoro del Governo degli Stati Uniti, Paulson trattò direttamente con l'amministratore delegato della Goldman Sachs, il signor Blankfein, suo successore, il finanziamento pubblico ad alcune banche. Tra cui Goldman Sachs. Che oggi può andar fiera di aver posizionato un suo manager, il prof. Mario Monti, alla guida di un grande Paese: l'Italia. Ciò dimostra come in Occidente, nelle nostre pseudo-democrazie, il “conflitto di interessi” non è una riprovevole eccezione rispetto a chissà quale consuetudine di onestà e trasparenza, come qualche anima candida insiste a credere (Travaglio su tutti), ma è “strutturale”, ontologico. 3. Naturalmente, Goldman Sachs non può aver architettato e realizzato da sola quanto successo in Usa e da noi. Anzi, l'accaduto rientra in un progetto più vasto e articolato, che consiste nell'imposizione di quel “Nuovo Ordine Mondiale” citato, in un discorso pubblico, pure dal presidente Napolitano (che però evitò accuratamente di spiegarcelo: il video è scaricabile da youtube). Questo Nuovo Ordine, a grandi linee, prevede: un Governo Unico Mondiale, il controllo centralizzato di cittadini e lavoratori, l'erosione del ceto medio, il condizionamento continuo dell'opinione pubblica (indottrinata dai media e tenuta in costante clima dipaura con guerre, terrorismo e crisi economiche), un mercato unico mondiale, il rafforzamento dell'Onu eccetera. A questo progetto coopera appunto l'insieme dei “poteri forti” finanziari, industriali e politici del mondo occidentale. Questi “poteri”sono dotati di una serie di organismi di coordinamento, il più importante dei quali è il cosiddetto Bilderberg Group, o Bilderberg Club. Il Club prende il nome dall'hotel olandese in cui si riunì la prima volta nei 1954. Da sempre ne fanno parte i rappresentanti delle maggiori banche, multinazionali, istituzioni politiche e mezzi di informazione del mondo (tra gli altri: dirigenti di organismi internazionali come Onu, Ue, Bce, Fmi, Banca Mondiale; della Federal Reserve; di corporations come Coca Cola o British Petroleum; di grandi banche come Chase Manhattan Bank e, naturalmente, Goldman Sachs; membri dei più importanti servizi di intelligence, Mario Monti politici di ogni livello; giornalisti ecc.). I membri del Gruppo si riuniscono annualmente, in veste di privati cittadini, e in modo riservato. Non vengono stilati verbali scritti delle riunioni. In compenso, è in questi incontri privati che vengono decise le sorti planetarie: il prezzo del petrolio, qualche guerra preventiva, se è il caso di mettere qualcuno più fidato a capo di un Governo. E così via. Alle pagine 913 dell'edizione italiana del libro “Il Club Bilderberg” di David Estulin potete trovare l'elenco dei partecipanti alla riunione del 2007, svoltasi in Turchia. I membri italiani erano allora pochi quanto importanti e prestigiosi: Franco Bernabé (vicepresidente di “Rothschild Europa”), John Elkann, Paolo Scaroni (presidente dell'Eni). E naturalmente il prof. Mario Monti, bocconiano, advisor della Goldman Sachs. Nel libro, Monti fa bella mostra di sé pure a pag. 277, fotografato in fitto e sorri- dente colloquio con JeanPierre Hansen, presidente della “Suez Tractabel”. Alla stessa riunione era presente l'ineffabile Olli Rehn, il membro della Commissione Unione Europea che tanto si è speso, tra una riunione, una intervista e una visita a Roma, a convincere gli Italiani della inderogabile necessità di un governo “tecnico”. Alle pagine 312 - 326 dello stesso volume c'è l'elenco generale dei membri, suddivisi per area geografica. Per l'area europea, tra i membri italiani si riscontrano: Alessandro Profumo (Unicredit); Stefano Silvestri (il solerte esperto di strategie militari che ci spiega ogni volta in tv quanto valga la pena mandare i nostri ragazzi a morire in Afghanistan); Luca Cordero di Montezemolo (il “nuovo che avanza” nella politica italiana); Marco Tronchetti Provera; l'economista della Bocconi Carlo Secchi; il solito Paolo Scaroni; naturalmente il prof. Monti; e il serioso Enrico Letta, faccia da bravo ragazzo, esponente di altissimo rilievo del Partito Democratico. Sì, avete capito, proprio quello che ha passato alla Camera il famoso bigliettino a Monti appena insediatosi; quel bigliettino finito su Internet e sui giornali, in cui Letta, dopo la disponibilità a rendersi utile in ogni modo, ha concluso entusiasta che “i miracoli si avverano”. Sappiamo così che non solo i «balbettii» del centrosinistra «non sono disinteressati», come ha scritto Matteo Cosenza sul Quotidiano, ma che in molti casi sono proprio interessati. Interessatissimi. Sappiamo così pure a chi non dovremo mai rivolgerci per sperare di uscire da questo incubo. Pardon, da questo “miracolo”. Giovanni Potente Monti e gli altri del Bilderberg Club La Centrale di Saline non porterà benefici DOMENICO MARINO* bbiamo saputo nei giorni scorsi che il progetto Sei della Centrale a Carbone di Saline è stato premiato a Torino come progetto di eccellenza e abbiamo anche letto le considerazioni dell'architetto Rota a sostegno della Centrale. E' chiaro che dietro queste notizie vi è una strategia comunicativa molto ben orchestrata che mira a rendere digeribile alla popolazione e all'opinione pubblica un progetto impresentabile. Un progetto può essere bello, può essere innovativo, ma ciò non lo rende utile e soprattutto non lo rende sicuro e compatibile con il territorio. Le motivazioni, poi, addotte dall'architetto Rota appaiono drammaticamente vicine alla filosofia di Cetto la Qualunque. Solo qualcuno che dubita dell'intelligenza di un popolo può affermare che una Centrale a Carbone produce delle ricadute positive. Parlare di mitigazione di effetti negativi sarebbe stato più corretto che enfatizzare l'integrazione della Centrale con il territorio. Un carcere può anche essere architettonicamente bello, ma è pur sempre meglio non vivere dentro un carcere! Quanto poi all'innovatività del progetto vanno fatte due considerazioni. La prima, banale se volete, è che nel documento si afferma che la nuova tecnologia riduce gli inquinanti, non li elimina, e a questo punto si potrebbe già chiudere il discorso. Ma andiamo alla seconda considerazione quella che viene descritta nei comunicati stampa come centrale di ultima generazione in realtà non è in termini di inquinamento la tecnologia più efficiente. Infatti la tecnologia Supercritical PC è meno efficiente di una più recente e tecnologia indicata come Igcc (Integrated gasification combined cycle) che però ha lo svantaggio di essere più costosa. Quella che si vuole installare a Saline non è la migliore tecnologia in termini di riduzione dell'inquinamento ma solo quella che A costa meno, considerato che anche nei paesi del terzo mondo nessuno si sogna di costruire più centrali con tecnologie più obsolete (Subcritical PC). A ciò va aggiunto che il sistema di stoccaggio delle ceneri è tutt'altro che innocuo. E non ultimo l'impatto anche paesaggistico per il collegamento della centrale alla rete di distribuzione dell'energia elettrica con la costruzione di un elettrodotto ad alta tensione che dovrebbe portare l'energia prodotta fino a Rizziconi Queste considerazioni ci danno conto del fatto che anche le nuove tecnologie che riducono gli inquinanti non rendono sicura una centrale di questo tipo e questo dovrebbe chiudere il discorso. Vanno tuttavia approfonditi due ulteriori aspetti. Il primo è che la Calabria è una regione che esporta energia già allo stato attuale, non ha quindi nessun bisogno di incrementare la sua quota di produzione, soprattutto se l'incremento avviene attraverso centrali a carbone. Il secondo aspetto e che questa centrale è contraria a quell'idea di sviluppo del territorio che si sta cercando di portare avanti nell'area. Oggi piuttosto che in impianti inquinanti occorre investire in risorse immateriali. La vera ricchezza di quel territorio è la storia, la cultura, il paesaggio, le risorse ambientali e storico-culturali. Tutte cose che anche nelle ipotesi ottimistiche dei fautori della centrale non saranno valorizzati da questo investimento. Più realisticamente è ragionevole pensare che questo progetto di sviluppo dovrà essere definitivamente abbandonato nella sciagurata ipotesi che la centrale venga costruita. E ciò in controtendenza con tutto ciò che si fa nei paesi avanzati dove i processi di riconversione e di recupero dei siti industriali dismessi vengono realizzati puntando sulle risorse immateriali e sulla cultura. La centrale quindi non porterà benefici dal punto di vista eco- nomico e neanche dal punto di vista occupazionale. I 300 posti di lavoro promessi sono un'inezia, poco più che gli addetti di un grande centro commerciale che però ha costi di realizzazione 100 volte minori ed è sicuramente meno impattante. Inoltre una buona parte di questi lavoratori saranno impiegati in lavori usuranti e pericolosi per la salute: movimentazione del carbone, manutenzione degli impianti, trattamento di cenerei e residui della combustione, per cui si tratterà di posti di lavoro con un alto rischio per la salute dei lavoratori. Se quindi è dannosa per l'ambiente ed nella migliore delle ipotesi incapace di avviare processi di sviluppo sul territorio, perché qualcuno ne propone la costruzione? E qui la sfida è anche culturale. Dobbiamo sicuramente prendere spunto da questa situazione per dire e far capire a tutti che i calabresi non sono disponi libi ad accettare “ pacchetti” calati dall'alto. E' finito il tempo in cui dovevamo presentarci con il cappello in mano e le braghe calate mendicando investimenti, come nel caso della Liquichimica. Non siamo disposti a barattare il futuro e la nostra idea di sviluppo per il miraggio di posti di lavoro (pochi e pericolosi). Dobbiamo dire un no forte ai nuovi colonizzatori, che oggi si presentano accompagnati da architetti-guru che ci spiegano come saremmo felici con una centrale a carbone vicino casa, che, come già altri hanno fatto in passato in questa terra, propongono investimenti utili solamente ai loro interessi. E in questo senso il coro unanime delle istituzioni, comuni, provincia e regione è sicuramente benaugurante e denota uno scatto di orgoglio che costituisce il primo passo della rinascita di un territorio. *Professore di Politica Economica - Università Mediterranea di Reggio Calabria E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 20 La Tribuna 21 Giovedì 24 novembre 2011 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Il gip Domenico Santoro manda a processo gli imputati dell’inchiesta “Terrazzamento” Tutti a giudizio tranne Arena Il pm Sara Ombra contesta tutta una serie di reati contro l’ambiente LA SENTENZA Otto mesi di carcere a Sarrafiore SONO servite quasi tre ore di camera di consiglio per condannare a otto mesi di reclusione il Colonnello della Guardia di Finanza, Agatino Sarrafiore. Secondo la Corte d’Appello di Reggio Calabria, Sarrafiore avrebbe rivelato delle informazioni riservate in una vicenda che ha per protagonisti anche l’ex deputato Amedeo Matacena e l’ex presidente del Tar di Reggio Calabria, Luigi Passanisi. Una sentenza di condanna inaspettata, visto che, il 15 novembre scorso, era stata la stessa Procura Generale a chiedere l’assoluzione per l’ufficiale delle Fiamme Gialle che in primo grado era stato condannato a un anno di reclusione, con la sospensione della pena. Secondo le ipotesi investigative l’ex presidente Passanisi, nell’autunno del 2005, avrebbe accettato la promessa di ricevere duecentomila euro allo scopo di favorire l’ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena (e il suo gruppo) nei ricorsi contro il provvedimento con il quale l’Ufficio Marittimo di Villa San Giovanni aveva rigettato alcune richieste della “Amadeus S.p.A.”, la società, di proprietà di Matacena. Sia Passanisi che Matacena, insieme ad altri imputati, hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario. Un rito ordinario che, però, fatica a decollare e che, potenzialmente, potrebbe far avvicinare, sempre più, l’ipotesi-prescrizione. Sarrafiore fu l’unico a scegliere di essere giudicato con il rito abbreviato, venendo condannato dal Gup di Reggio Calabria. Poi il grado d’appello, con la richiesta di assoluzione che lasciava prevedere un felice esito per Sarrafiore. Nel pomeriggio di ieri, invece, la decisione della Corte d’Appello con la condanna dell’ufficiale della Guardia di Finanza. Sentenza contraddittoria, a dire dei legali di Sarrafiore, l’avvocato Armando Veneto e l’avvocato Giuseppe Napoli, del foro di Catania. Una decisione, quella della Corte d’Appello, che verrà sicuramente impugnata dai due legali, che faranno ricorso presso la Suprema Corte di Cassazione. cla.cor. di CLAUDIO CORDOVA TUTTI a giudizio tranne il sindaco Demetrio Arena. Il Gup di Reggio Calabria, Domenico Santoro, ha infatti disposto il processo per tutti gli imputati del procedimento “Terrazzamento”, ad eccezione del sindaco Arena, unico imputato per cui il pubblico ministero Sara Ombra aveva richiesto, circa due settimane fa, il non luogo a procedere. Quindici i soggetti per cui l’Ufficio di Procura ha chiesto e ottenuto il processo, che sarà celebrato con rito ordinario e che inizierà comunque nel 2012: Vittorio Bruno Martino, Maurilia Colanino Ziino, Nicola Irto, Pasquale Tripepi, Domenico Malavenda, Giuseppe Schiavone, Francesca Minniti, Giuseppe Laganà, Rosario De Vivo, Domenico Alampi, Giuseppe Nocera, Angelo Toscano, Demetrio Arcudi, Andrea Gattuso, nonché il boss Giovanni Ficara. Un procedimento che scaturisce da un’operazione condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale e del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) che accertarono come in un’area, quella del vallone Bovetto, dove sarebbero dovuti sorgere degli uliveti, si era dato vita, invece, a delle discariche a cielo aperto. I Carabinieri furono messi sulla strada giusta grazie a internet: collegati a un normale sito di mappe satellitari, osservarono come la foto immortalasse, all’interno dall’area di proprietà della ditta, un camion che scaricava materiale edile su un costone della collina. Da qui, poi, l’avviamento vero e proprio delle indagini, con servizi di osservazione per il controllo dei movimenti dei mezzi e le conseguenti attività svolte sul sito di stoccaggio, anche attraverso controlli aerei effettuati dell’Elinucleo di Vibo Valentia, che documentarono l’alterazione Un’immagine satellitare della discarica abusiva I camion ripresi nel momento di sversare i rifiuti dell'assetto morfogeologico del territorio. Soggetto centrale dell’inchiesta, svolta con il coordinamento del procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza, sarebbe Vittorio Bruno Martino, proprietario della Eko Mrf, una delle ditte che avrebbe dato luogo allo sversamento dei rifiuti. I reati contestati dal pm Sara Ombra, specializzata in indagini di natura ambientale, sono quelli di realizzazione di discarica abusiva di rifiuti speciali non pericolosi (materiali edili da demolizione provenienti da cantieri) in un territorio in cui vige lo Stato di Emergenza nel settore dei rifiuti, traffico di rifiuti, realizzazione di lavori di terrazzamento di terreni a scopo agricolo in assenza dei prescritti titoli autorizzativi, nonchè gestione e trasporto non autorizzati di rifiuti speciali non pericolosi. Non luogo a procedere, invece per Demi Arena, assistito dagli avvocati Aldo Labate e Francesco Albanese. Arena, oggi sindaco della città, è stato coinvolto nell’inchiesta a causa di alcune condotte messe in atto quando era Amministratore Unico dell’Atam, l’azienda di trasporto pubblico del Comune di Reggio Calabria. La zona del vallone Bovetto, dove dovevano sorgere alberi, in realtà, era divenuta una discarica colma di rifiuti provenienti da demolizioni e cantieri edili, ma anche dall’Atam. Era stata la stessa pm Ombra a chiedere il non luogo a procedere per l'attuale primo cittadino reggino. Parallelamente, però, la Procura sta effettuando degli accertamenti al fine di verificare eventuali responsabilità a carico del direttore generale dell’azienda, Vincenzo Filardo, che, a differenza di Arena, avrebbe potuto avere maggiormente il polso della situazione rispetto alle attività al centro dell’inchiesta. L’APPUNTAMENTO LO SDEGNO Binomio tra legalità e sport In Provincia l’incontro sul futuro dell’Interpiana I giovani dell’Ugl solidali con la ragazza vittima delle molestie IL Presidente della Giunta Provinciale Giuseppe Raffa e l’Assessore alla Legalità Eduardo Lamberti - Castronuovo ha convocato una conferenza stampa per le ore 12 sul tema della legalità. Il Presidente intende affrontare sotto il profilo della legalità e di ciò che rappresenta nel panorama provinciale un bene immateriale quale una Società Sportiva sottoposta a sequestro dal Tribunale di Reggio Calabria-Sezione Misure di Prevenzione. Scopo è quello di dare un forte segnale che le istituzioni sono dalla parte della Legalità e che essa è l’unica forza possibile per sostenere anche le società sportive. Alla conferenza stampa parteciperanno i sindaci di Melicucco, Polistena e Cittanova. Interverranno i giocatori e i Dirigenti della Società Interpiana. PIENA solidarietà alla ragazza reggina che ha denunciato di aver subito molestie, verificatesi a metà settembre 2011, durante un colloquio di lavoro è stata espressa dall’Ugl Giovani di Reggio. «Qualora “l’accusato” fosse realmente colpevole nell’aver proposto alla ragazza, con insistenza, di “concedersi” in cambio di un lavoro si legge in una nota - ciò rappresenterebbe l’ennesima e piu’squallida forma di ricatto fino ad oggi subita dai giovani disoccupati. Sempre piu’convinti, i giovani Ugl, nel sollecitare i propri coetanei a denunciare ogni forma di “molestia”. Il lavoro non deve rappresentare un mezzo ambito e tanto utilizzato non solo in periodo elettorale per “accaparrare” voti, ma anche da persone malate che propongono squallidi compromessi». La procura di Reggio Calabria Blitz antidroga Presi fratello e due sorelle CONTROLLI sul territorio. I carabinieri arrestano cinque persone. a pag. 24 Sos occupazione “Acquereggine” nel dramma LAVORATORI senza retribuzione da quattro mesi. Sos al prefetto Varratta a pag. 25 Bagnara Lo Scientifico va al “Foscolo” PROTOCOLLO d’intesa tra Comune e Provincia per il trasferimento della scuola. a pag. 30 Palizzi Ecco i piani di sviluppo locale IL COMUNE presenta ai cittadini le idee progettuali previste dai Pisl a pag. 31 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 32 Redazione: via D. Correale, 13 - 89048 Siderno (Rc) - Tel/Fax 0964.342451 - E-mail: [email protected] Sigilli dei carabinieri a un patrimonio di oltre un milione di euro tirato su con le frodi all’Ue Dopo le truffe arriva il sequestro Al centro del raggiro ci sarebbero Leo Zappia e la moglie Rosetta Chiricosta di GIOVANNI VERDUCI SIDERNO - Un sequestro preventivo è stato eseguito dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e dai loro colleghi del Nucleo Antifrode di Salerno a carico di quindici soggetti tra cui produttori agricoli dei settori oleario e seminativo ed operatori di Centri Assistenza Agricola della provincia reggina. Il sequestro per un valore complessivo di un milione e centoventicinquemila euro riguarda conti correnti, fondi d’investimento, depositi, prodotti assicurativi, beni immobili, titoli di quote produttive nei settori oleario e seminativo. Gli indagati, secondo il lavoro dei carabinieri del comando provinciale di e della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, dovranno rispondere di associazione per delinquere, frode informativa e truffa all’Unione Europea per aver illecitamente percepito finanziamenti comunitari del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia. L’attività investigativa dei carabinieri del Nucleo antifrodi, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha accerto la condotta fraudolenta di alcuni operatori di Centri d’Assistenza Agricola che attraverso le loro credenziali erano riusciti ad individuare sulla banca dati del Sistema Informativo Agricolo Nazionale, e quelli relativi a superfici agricole incolte che, all’insaputa dei proprietari, sono state indicate nella «dichiarazione di produzione aziendale» per ottenere gli illeciti finanziamenti. Il provvedimento dell’autorità giudiziaria è stato adottato d’urgenza per congelare un patrimonio equivalente ai finanziamenti illeciti ottenuti per un milione e duecentomila euro. «L'attività fraudolenta - sottolineano i carabinieri – si è sviluppata inoltre con l'attestazione di produzioni inesistenti o maggiorate nelle campagne olivicole degli anni 2002 – 2005, poste a riferimento per la costituzione di falsi «titoli di produzione» e con l'arbitraria intestazione delle titolarità di superfici agricole appartenenti a persone decedute. Gli indagati, alcuni dei quali operatori di Centri di Assistenza Agricola, potevano intervenire indebitamente sul sistema informatico «Sian» (Sistema Informativo Agricolo Nazionale) dirottando fraudolentemente oltre mille «fascicoli aziendali» da un Caa ad un altro e trasferendo arbitrariamente titoli di quote produttive provenienti di ignari produttori che venivano assegnati al Il colonnello Pasquale Angelosanto gruppo criminale». La truffa, secondo quanto ricostruito dagli investigatori del comando provinciale dell’Arma, sarebbe stata architettata da Leo Zappia: un operatore del Caa World service che, insieme alla moglie Rosetta Chiricosta (ed ora insieme ad altri componenti del nucleo familiare), era già stato arrestato dai carabinieri lo scorso anno. Gli approfondimenti di indagine, effettuati su richiesta della procura della Repubblica di Reggio Calabria, hanno fatto emergere «una spiccata permeabilità alle frodi dell’attuale sistema di aiuti fondato sostanzialmente sulla mera disponibilità cartacea ed informatica di terreni agricoli, abbinata ai dati storici della produzione passata nel settore olivicolo, senza alcun controllo sulla effettiva realtà delle imprese dichiarate». Sono dieci le persone indagate Leo Zappia, 43 anni residente a Reggio Calabria Rosetta Chiricosta, 33 anni, residente a Reggio Calabria Antonella Chiricosta, 37 anni residente a Siderno Vincenzo Chiricosta, 41 anni, residente a Locri Giovanni Figliomeni, 41 anni, residente a Siderno Rosario Fallara, 42 anni residente a Reggio Calabria Espedito Gullace,43 anni di Marina di Gioiosa Ionica Vincenzo Gullace, 33 anni residente a Rosarno Angelo Caruso, 33 anni, di Sinopoli Giovanni Morabito, 40 anni residente a Reggio Calabria. I legittimi proprietari erano all’oscuro di tutto. Qualcuno ha anche denunciato Il raggiro con i terreni abbandonati L’accesso al sistema informatico Sian/Agea consentiva una rapida selezione SIDERNO - I proprietari non ne sapevano niente ma i loro terreni, nonostante fossero stati abbandonati da tempo all’incuria. Loro, però, erano totalmente ignari del fatto che ci fosse qualcuno all’opera per farli “fruttare” e, così, spillare denaro alla Comunità europea. I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, guidati dal colonnello Pasquale Angelosanto, hanno raccolto diverse testimonianze ed alcune denunce che, alla fine, sono state utili a ricostruire il marchingegno che sarebbe stato messo in opera da Leo Zappia. Le informative redatte dai militari della stazione principale di Reggio Calabria, comandata dal luogotenente Cosimo Sframeli e diretta dal capitano Di Tullio, avrebbero messo in risalto l’operatività di un «un vero e proprio sodalizio a base essenzialmente familiare costituito dallo Zappia che negli anni ha lucrato sul sistema del sostegno comunitario alle politiche agricole». Per i carabinieri di Reggio Calabria la frode poggerebbe su un «abnorme artificioso gonfiamento a monte della produzione agricola (olivicola) posta a riferimento per la costituzione (in termini tecnici fis- sazione) dei titoli per il godimento degli aiuti». A questo primo meccanismo, poi, Leo Zappia e i suoi sodali si sarebbero adoperati per reperire «attraverso l’accesso al sistema informatico Sian/Agea e la funzione ricoperta nell’ambito dei centri di assistenza agricola di terreni sostanzialmente abbandonati dai loro proprietari all’insaputa dei quali venivano costituiti falsi contratti per lo più di comodato volti a rappresentare i terreni sui quali l’azienda agricola operava». Durante le indagini, però, come spiegano gli investigatori sono sta- ti numerosi i proprietari di terreni sentiti nel corso delle indagini che «avrebbero escluso di avere mai concesso i loro terreni in fitto o comodato agli indagati». Le verifiche chieste dai magistrati della procura reggina, poi, avrebbero evidenziato il fatto che «i titolari delle ditte passate in verifica soni, come è agevole intuire, uniti da vincolo di parentela». Leo Zappia e la moglie, infine, fin dal primo momento utilizzano per le operazioni fraudolente volte ad aumentare la produzione un frantoio di “fiducia”. gio.ve. La furia della fiumara spezza la struttura. Case isolate A Siderno ladri in azione Maltempo, crolla il ponte che collega Natile vecchio Furti nei negozi Prese di mira le attività cinesi di DOMENICO AGOSTINI NATILE DI CARERI - La fiumara del “Careri” ha provocato ancora danni, fortunatamente non gravi in termini di vite umane. Per tutta la tarda mattinata e nel pomeriggio del 22 novembre tutta la zona pre ed aspromontana è stata investita da un fortissimo temporale che è durato un paio di ore durante il quale la fiumara si è ingrossata in modo sensibile tant'è che verso le ore 12.30 già da parte dei Carabinieri e del Commissariato di PS di Bovalino veniva allertata la Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Ospedale di Locri, Melito di Porto Salvo, Reggio Calabria e Catanzaro e quindi tutte le stazioni dei Carabinieri della zona. Il pericolo di frane e smottamenti, specialmente nel tratto di Natile Nuovo e nella pianura prima di accedere nel Comune di Platì, è stato sempre tenuto sotto con- trollo. Verso le 16 la furia della fiumara ha spazzato via la parte terminale del ponte che congiunge Natile Nuovo a Natile Vecchio. Una fortuna per l'autobus di linea, transitato alla volta di Natile Nuovo alcuni minuti prima della frana. Sono stati i tecnici del Comune unitamente alle forze dell'ordine che controllavano la zona a segnalare la frana ed il pericolo per quelliche avrebbero potuto transitare con le proprie auto. In pochi minuti sono giunti sul posto i Vigili del Fuoco di Bianco e di Siderno, il Dirigente Capo Giovanni Arcidiacono del Commissariato di PS di Bovalino, il comandante della Stazione dei Carabinieri di Careri, squadre del volontariato della Protezione Civile di Careri e la Croce Rossa. Verso sera, l'elicottero della Polizia ha effettuato un soccorso ad una donna di Natile Vecchio che aveva bisogno di cure immediate, trasportandola al Pronto Soccor- Difficoltà nel raggiungere anche il centro di Platì so di Locri. Per tutta la notte la zona è stata sorvegliata dalle forze dell'ordine con l'ausilio di luci d'emergenza. Natile Vecchio è rimasta senza energia elettrica per tutta la notte. Un giovane del luogo abitante nella parte superiore del vecchio paese, è finito con la sua auto in un burrone, fortunatamente senza alcun Il sindaco Pipicella sul luogo del crollo danno fisico. Ieri, il bel tempo ha consentito nocausasse danniailavori cheda alle squadre di soccorso ed ai circa un mese sono in corso progrossi mezzi meccanici messi a prio per arginare e bloccare evendisposizione dalla Protezione Ci- tuali smottamenti pericolosi. Il sindaco Gaetano Pipicella per vile, dal Comune e dalla Provincia, di iniziare i lavori di risiste- tutto il pomeriggio di ieri ha premazione della strada. Un lavoro senziato ai lavori assieme allo molto delicato di riempimento dei staff tecnico del Comune ed ai lacirca sei metri di altezza e di una voratori LSU ed LPU che hanno cinquantina di metri di distanza assicurato la loro presenza fin dal per l'attacco con il ponte. Anche momento della frana. Si spera che nella zona già colpita da altra fra- le condizioni atmosferiche si na a poche centinaia di metri dal mantengano buone per consenticentro abitato di Natile Nuovo, i re una piùcelere praticabilità dellavori sono stati accelerati per evi- la strada di collegamento con Natare che altro cedimento di terre- tile Vecchio. Un negozio cinese SIDERNO - Due furti in poche ore nei negozi cinesi. A Siderno ignoti, si sono introdotti all' interno esercizio commerciale “P.”, vicino al “Centro commerciale Portici” di proprietà Z.R., 34 anni, e hanno asportato il cassetto del registratore di cassa contenente 100 euro circa. E ancora, sempre a Siderno, persone non identificate sono entrate furtivamente nel negozio “S.S.”, sulla statale jonica 106, di proprietà S.C., 27 anni, asportando il cassetto del registratore di cassa contenente 20 euro circa. Entrambi gli esercizi commerciali sono gestiti da cinesi. Sugli episodi indagano i carabinieri. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Locride Giovedì 24 novembre 2011 21 Giovedì 24 novembre 2011 REDAZIONE: via Rossini, 2 - 87040 Castrolibero (CS) - Tel. (0984) 852828 - Fax (0984) 853893 - E-mail: [email protected] Acri Amantea Donna muore dopo pestaggio per rapina Gestione parcheggi Spunta timbro falso a pagina 29 Un carabiniere a pagina 32 Il certificato Missing. Il pg Facciolla davanti alla Corte di appello di Catanzaro Chiesti dieci ergastoli Aumentano le massime pene nel maxiprocesso antimafia di TIZIANA ACETO DAVANTI alla Corte di Appello di Catanzaro il sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla ha presentato le richieste di condanna per il processo Missing. Tantissime richieste di ergastolo e di trentanni di reclusione per i 47 imputati coinvolti nella maxi operazione antimafia che puntò a fare luce su due sanguinose guerre di mafia combattute sul territorio cosentino tra gli anni ‘70 e ‘90, con la ricostruzione, tra l’altro, di decine di omicidi. Una lunga scia di sangue versato fra Cosenza e il suo hinterland nell’ambito del contrasto fra i gruppi criminali cosentini che lasciò sulle strade decine di morti fra cui anche il direttore del carcere di Cosenza, Sergio Cosmai. In primo grado il processo si concluse con quattro condanne all’ergastolo e altre 32 condanne comprese tra i 12 e i 29 anni di reclusione e 11 assoluzioni. Il pg Facciolla ieri ha richiesto molte conferme di pene e di aggravare pene rispetto alla sentenza di primo grado. Ecco in particolare le richieste di Facciolla. Si parte con il non luogo a procedere nei confronti di Osvaldo Bonata e Michele Bruni per la morte dei due imputati. Chieste le conferme dell’ergastolo per Romeo Calvano, Gianfranco Ruà, Pasquale Pranno e Franco Perna. Fac- ciolla ha poi chiesto l’ergastolo per Giancarlo Anselmo (in primo grado condannato a 25 anni per gli omicidi del piccolo Pasqualino Perri e di Carmine Luce), Lorenzo Brescia (in primo grado condannato a 27 anni per tre omicidi), Santo Carelli, per Franco Muto (che in primo grado era stato assolto), Edgardo Greco (a 25 anni per il duplice omicidio Bartolomeo) e Giuseppe Ruffolo (era stato condannato a 29 anni per quattro omicidi). Le altre richieste sono: per Mario Baratta 30 anni di reclusione; per Gianfranco Bruni 30 anni; per Pasquale Bruni 30 anni; per Enzo Castiglia 30 anni; per Giulio Castiglia 30 anni, per Silvio Chiodo 30 anni; per Domenico Cicero 30 anni; per Salvatore D’Andrea 30 anni; per Giuseppe Iirillo 30 anni, per Rinaldo Mannarino 30 anni; per Mario Musacco 30 anni, per Sergio Prezio 30 anni; per Fioravante Abbruzzese 30 anni, per Giovanni Abbruzzese 30 anni. Conferme di condanna per Franco Pino (14 anni e mezzo), Richieste poi le conferme di pena anche per i collaboratori di giustizia: per Aldo Acri 15 anni e mezzo, Umile Arturi 14 anni; Nicola Belmonte 12 anni e mezzo; Pierluigi Berardi 12 anni; Vincenzo Dedato 12 anni; Franco Garofalo 14 anni e mezzo; Dario Notargiacomo 12 anni; Giuliano Serpa 13 anni; Il processo sulla guerra di mafia Francesco Tedesco 13 anni e mezzo; Ferdinando, Francesco Saverio e Giuseppe Vitelli, 12 anni e mezzo, 19 e 18 anni e mezzo. Il pg Facciolla decide inoltre di conferma la sentenza di primo grado e di rinunciare all’Appello per Paolo Carbone, Giuseppe Cosentino, Roberto Nesci ed Ettore Lanzino tutti assolti in primo grado, e per Antonio De Rose (condannato in primo grado a 16 anni), Claudio Gabriele (16 anni), Vincenzo Bianchino (25 anni), Francesco Pirola (23 anni). Gli imputati sono difesi tra gli altri dagli avvocati: Luca Acciardi, Aldo Cribari, Concetta Santo, Marcello Manna, Nicola Rendace, Filippo Cinnante, Cesare Badolato, Paolo Pisani, Ninì Feraco, Piergiuseppe Cutrì, Rosario Maletta, Linda Boscaglia, Rossana Cribari, Massimo Picciotto, Ernesto Gallo. Il sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla Biblioteca civica Metro leggera I dipendenti occupano «Bando a febbraio» DOPO lo stato d'agitazione, gli otto dipendenti della Biblioteca civica passano all'occupazione. Senza stipendi da oltre quattro mesi, attendono che il Comune versi la quota di sua competenza. La Provincia lo ha già fatto con regolarità. L'ASSESSORE Pino Gentile ha rassicurato tutti: la metro leggera si farà e il bando sarà pubblicato a febbraio del prossimo anno. Principe ha comunque avvisato che i consigli comunali non potranno essere scavalcati. a pag. 22 La Civica alle pag. 26 e 27 Gentile al Comune IL PROCESSO Scomparsa Cerminara, fissato l’Appello FISSATO per il 30 aprile 2012 il processo d’Assise d’Appello per la scomparsa di Angelo Cerminara. La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nella persona del pubblico ministero Pierpaolo Bruni, aveva impugnato la sentenza emessa lo scorso mese di maggio dalla Corte di Assise di Cosenza che (Gallo presidente, Lo Feudo a latere) aveva assolto il presunto boss di Cosenza Domenico Cicero, alias “Micuzzo”, e Liberato Candreva, alias “Il vichingo”, dall’accusa di aver fatto scomparire col metodo della “lupara bianca” (e insieme al defunto Riccardo Greco, alias “Cesarino”, presunto braccio destro di Cicero), Angelo Cerminara, delquale nonsi hannopiù notizie dal 4 ottobre del 2006. Il pm Bruni aveva chiesto l’ergastolo per tutti gli In primo grado l’assoluzione dei due imputati Il pm Pierpaolo Bruni insiste sulla colpevolezza imputati, ritenendoli appunto responsabili di quel delitto e subito dopo la deposizione delle motivazioni della sentenza aveva deciso di ricorrere ai giudici dell’Appello. Adesso arriva la data del processo che si svolgerà a Catanzaro tra cinque mesi. L'ipotesi accusatoria, non sposata dai giudici di Cosenza, è che Cerminara sia stato fatto scomparire da Candreva e dal deceduto Riccardo Greco su ordine di Cicero. Due i motivi che avrebbero portato all’eliminazione: per non aver diviso col clan l'importo della truffa commessa ai danni della Bmw di Cosenza e perchè si temevache lostesso potessediventare collaboratore di giustizia. «La forza e la coesione del gruppo - scrisse la Distrettuale antimafia nell’ordinanza dell’operazione di riferimento, denominata “Anaconda”- si è confermata in occasione della scomparsa del sodale Cerminara Angelo, visto giungere, attraverso la telecamera, il giorno 4 ottobre 2006 in via Saverio Albo a bordo della propria autovettura, incontrarsi con Greco, portarsi con quest’ultimo e con Candreva al Bar San Francesco, risalire sulla Clio bordeaux di Greco, unitamente a Candreva e allo stesso Greco, allontanarsi in direzione di via della Repubblica per essere poi inghiottito dal nulla nel più classico metodo di stampo mafioso della “lupara bianca”». Gli avvocati difensori, Concetta Santo per Cicero, e Giovanni Cadavero per Candreva e lo scomparso Greco, avevano ribadito nel corso delle arringhel'innocenza deitreimputati, puntando sull'assenza del movente. La truffa alla Bmw, aveva spiegatol'avvocatoSanto, nonerariconducibile in nessun modo a Domenico Cicero. Il possibile pentimento di Cerminara, inoltre, era stato smontato dai carabinieri del Reparto operativo di Cosenza che, nel corso del processo, hanno parlato di «ipotesi evanescente». E poi nelle intercettazioni (durate ben tre anni) non si è trovata alcuna conversazione sospetta. L’INTERVENTO Sanità Servono professionalità selezionate di ANTONIO CAPUTO* PARLARE di Sanità in Calabria , significa affrontare uno dei temi più caldi del momento. La sanità calabrese e quella cosentina in particolare stanno vivendo un periodo drammatico, caotico e privo di certezze per il futuro. E'di qualche settimana fa, la presentazione del nuovo atto aziendale Asp ed Ao (azienda Ospedaliera) che dovrebbe portare nel breve, ad un abbattimento delle spese sanitarie improprie e ad un miglioramento della qualità delle prestazioni sanitarie erogate al cittadino. Sono stati effettuati tagli drastici (a volte non a torto) a reparti ed a unità operative ospedaliere e territoriali, con lo scopo di contenere le spesa sanitaria ,senza tener conto spesso delle reali esigenze e necessità della popolazione. Inutile sottilizzare sugli aspetti penalizzanti che sono tanti, visibili e contestati unanimemente da tutti: ci è sufficiente enunciare i macro problemi per renderci conto che il comparto in questione, alla pari di alcuni e peggio che molti altri, subisce le sorti di un sistema improntato alla illegalità e al malaffare. Se i principi che fanno di un sistema, un sistema fondato sulla legalità sono la correttezza, la meritocrazia, l'etica pubblica, lo spirito democratico, il rispetto delle regole, ci accorgiamo che in Calabria e nelle nostre Provincie, siamo ben lontani da quello che è il valore fondante di Futuro e Libertà per l'Italia: la legalità, in quanto nella nostra terra, per una atavica concezione del pubblico e per quel senso di rivalsa sociale che si è sviluppato a fronte di un passato che non ha generato cultura e ricchezza, ma solo povertà e degrado, ambire a collocazioni pubbliche era ed è significativo di una qualificazione o riqualificazione dell'individuo. La politica ha, dunque, iniziato ad esercitare la più sporca gestione dei comparti strategici del pubblico, con la Sanità in testa, che oggi ha superato i livelli di guardia del credibile anche sotto i colpi dei tagli imposti dal contenimento della spesa pubblica e dal piano di rientro. Occuparsi delle tematiche inerenti la Sanità in Calabria oggi, vuol dire focalizzare l'attenzione su: Riconversione ed integrazione della rete ospedaliera e territoriale provinciale, Ridurre la ”fuga dei cervelli”e contenere la migrazione sanitaria, Rifondare il pianeta sanità basandosi sulle professionalità e sul merito, ponendo fine continua a pag. 28 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Cosenza Corigliano e costa jonica Giovedì 24 novembre 2011 Corigliano. Per Francesco Greco e Pasquale Zampino il processo dovrà ripartire da Rossano Dust, confermata la sentenza La decisione della Cassazione sull’inchiesta sul traffico di eroina e cocaina di MATTEO LAURIA PROCESSO “Dust” in Cassazione: il collegio di difesa (tra cui gli avvocati Giovanni Zagarese, Giancarlo Pittelli, Francesco Cornicelli, Graziella Maietta), ieri per la discussione finale, pone questioni di nullità rispetto agli esiti della sentenza di secondo grado poiché ritiene inutilizzabili gli elementi di prova acquisiti già in altri processi, così come per alcuni capi di imputazione. L’inchiesta richiamata è l’operazione datata 1995, meglio conosciuta come “Galassia”. Il principio fa leva su un’antica formulazione latina di carattere giuridico “Ne bis in idem”, il che significa che nessuno può essere processato due volte per lo stesso fatto. I giudici si sono poi chiusi incamera di consiglioper la decisione, poi in tarda serata il verdetto: confermata la sentenza di secondo grado in toto, eccezion fatta per le posizioni di Francesco Greco (9 anni) e di Pasquale Zampino (5 anni e 6 mesi), per i quali il processo dovrà ripartire da Rossano (primo grado). I due rispondevano di reati, e non di associazione a delinquere. Quindici gli imputati caduti nella rete dell’antimafia, tutti facenti capo alla ‘ndrina cirotana. Rispetto alla decisione emessa il 30 novembre del 2006 dal Tribunale collegiale di Rossano, che emise il verdetto nei confronti di ventidue persone chiamate a rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (sette furono assolte), i giudici di secondo grado pronunziarono il non luogo a procedere nei confronti di Antonio Bruno, alias “Giravite” ucciso a colpi di kalashnikov nelle campagna di Corigliano per morte del reo; un non luogo a procedere per Mario Covello rispetto al capo d’accusa per intervenuta prescrizione; un’assoluzione per non aver commesso il fatto nei confronti di Cataldo Crescente e Damiano Mezzorotolo (scomparso da tempo e ritenuto vittima di "lupara bianca") . Pena ridotta per Luigi Pasquale Zampino, per il quale cadde una delle aggravanti contestate, con condanna rideterminata in 5 anni e mezzo di reclusione e 16 mila euro di multa. Per le posizioni degli altri imputati, la Corte accogliendo le richieste del sostituto procuratore generale Giovanni Grisolia, confermò la sentenza di primo grado, con cui furono condannati a 10 anni e 6 mesi Giuseppe Caruso; a 21 anni Domenico Critelli; a 7 anni Domenico Greco; a 12 anni e 4 mesi Giorgio Greco; a 10 anni e 6 mesi Giuseppe Marino; a 9 anni Francesco Greco; a 5 anni e sei mesiSilvioRomano; a20anni e 8 mesi Giuseppe Farao; a 20 anni e 6 mesi Cataldo Marin- cola; a 5 anni e 6 mesi Luigi Vasamì tutti di Cirò. La Dda di Catanzaro contestò agli imputati d'aver gestito, nel periodo tra il 1988 e il 1996, un consistente traffico di stupefacenti nell'interesse dei “locali” di 'ndrangheta di Cirò e Corigliano, già alleati nella guerra di mafia che portò alla defenestrazione dell'allora boss della Sibaritide, Giuseppe Cirillo. Un giro di eroina e di cocaina, secondo l'accusa, che coinvolgeva Calabria,Germania eColombia, sventato dagli uomini del Ros durante un'articolata inchiesta coordinata dai pm antimafia Salvatore Curcio e Giancarlo Bianchi. Secondo la ricostruzione degli investigatori, lecosche confederatedella Sibaritide (Rossano, Corigliano e Cariati) avrebbero comprato la “coca” dai cartelli colombiani di Medellin. L'eroina, invece, sarebbe arrivata dai Balcani. Il Palazzaccio, sede della Cassazione Contraddizioni nelle dichiarazioni del pentito Perciaccante e la Corte fissa nuovi rilievi Timpone Rosso, nuovo sopralluogo TERMINA il controesame del superpentito Pasquale Perciaccante, alias “Cataruozzo”, 45 anni, gregario del clan dei nomadi di Cassano. E il tutto avviene tra conflitti e contraddizioni nelle ricostruzioni che il pentito fa in sede processuale. A tal punto da indurre la Corte a fissare un nuovo sopralluogo lungo la statale 106 jonica nel tratto dove fu teso l'agguato a Vincenzo Fabbricatore. Il processo “Timpone Rosso”si sta celebrando in Corte d'Assise a Cosenza. Ieri la parola agli avvocati Antonio San Vito, Salvatore Sisca e Cesare Badolati. Perciaccante è una delle gole profonde “eccellenti”dello jonio cosentino. Dal controesame di ieri nuove contraddizioni, e incertezze nelle risposte in ordine al duplice omicidio del 2001 di Vincenzo Fabbricatore e Vincenzo Campana, uccisi in un agguato sulla 106 in contrada Salice, con l’uso di kala- shnikov. Versioni diverse e discordanti che hanno portato al nuovo sopralluogo. E tutto questo dopo che in aula sono stati mostrati al pentito i rilievi fotografici relativi al momento dell'agguato dove Perciaccante aveva il ruolo di “civetta”. Il pentito dice di avere visto per la prima volta attraverso lo specchietto retrovisore dell'auto Vincenzo Fabbricatore. L'assassinio di Fabbricatore veniva deciso nel corso di riunioni, cui partecipavano altre persone rimaste ignote, in cui si constatava la pretesa della vittima di restaurare il potere del clan coriglianese. Quindi Fabbricatore veniva convocato da Fabio Falbo e Maurizio Barilari, col pretesto di un appuntamento, al cospetto di Eduardo Pepe, sulla SS 106. Curato segnalava a Barilari e Falbo la partenza di Fabbricatore da Corigliano e verificava che l'auto era guidata da Vincenzo Campana. Falbo e Barilari erano in contatto con Eduardo Pepe che, quando Fabbricatore e Campana giungevano nei pressi del luogo convenuto, intimava agli sparatori, rimastiignoti, di iniziare l'azione di fuoco. Costoro affiancavano l'auto di Fabbricatore e Campana contro i quali sparavano numerosi colpi di kalashnikov determinandone la morte, mentre Perciaccante percorreva, a bordo della propria auto, il tratto di strada ove l'agguato veniva consumato al fine di segnalare l'eventuale presenza di forze dell'ordine. In tutta questa ricostruzione vi sarebbero tuttavia zone grigie, punti oscuri, ancora tutti da chiarire. Altre perplessità spuntano negli omicidi Nucerito e Acquesta. La prossima udienza è programmata per il 30 novembre. La parola al pm Vincenzo Luberto. m. l. Cariati. Mario Sero sullo stato dell’ente Mandatoriccio. Il Giardino dei semplici «Tracollo del Comune Il Consiglio di Stato irreversibile» riapre la clinica di PASQUALE LOIACONO CARIATI – «Il tracollo finanziario del Comune di Cariati è ormai irreversibile ed imminente». Parola di Mario Sero, capogruppo consiliare della lista “Cariati nel Cuore” che, lancia in resta, commenta il difficile momento delle finanze pubbliche: «Continuano ad essere notificati pignoramenti anche per somme irrisorie. Ed è un dato allarmante, perché indicativo dello stato di insolvenza dell’Ente che non riesce neppure ad “onorare” debiti ammontanti a poche centinaia di euro». Sero punta l’indice anche sulla mera gestione politica di Palazzo Venneri: «Ad oggi, purtroppo, non ho ricevuto alcuna notifica in merito alla convocazione del consiglio comunale richiesto, assieme agli amici consiglieri di minoranza, in data 7 novembre 2011, ed avente ad oggetto la dichiarazione dello stato di dissesto. Mi auguro che il Presidente del consiglio comunale provveda al più presto, nel rispetto dei tempi previsti dalle norme di legge». Ma per quanto attiene al dibattito del giorno, quello serrato e crudele sul bilancio e sui quattrini che «Nessuna notizia dell’assise sul dissesto» non ci sarebbero, il capogruppo Mario Sero è diretto: «Sia chiaro che non accetteremo ritardi, rallentamenti o azioni dilatorie nella azione politica intrapresa di voler “commissariare” le finanze dell’Ente dopo anni di saccheggi e dilapidazioni di risorse in spese inutili, dannose e voluttuarie; dopo anni in cui non vi è stato, da parte di chi ci amministra, nessuna decisione strutturale tendente ad invertire il trend negativo della evasione ed elusione dei tributi locali, aggravati da una affrettata esternalizzazione del servizio; dopo anni di “anarchia” all’interno della macchina comunale». Dunque, «è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti e ripartire da zero, ripianando i debiti che, di fatto, impediscono ogni progettualità politica presente e futura». Mario Sero spera che «il responsabile dell’area finanziaria ed il revisore contabile siano sereni, obiettivi, equidistanti e certifichino, senza compromessi o pressioni, la reale situazione delle finanze locali” e si augura che “i nuovi consiglieri ed assessori comunali, prima di esprimere il loro voto in consiglio, si documentino perché la situazione è maledettamente seria». Infine, una garanzia: «Sia chiaro che la nostra azione politica non si fermerà alla sola deliberazione consiliare». MANDATORICCIO – La giustizia amministrativa italiana che non t’aspetti, sfatando il luogo comune della tartaruga, questa volta ha corso come una lepre se un contenzioso complicato tra privato e pubblico si risolve in appena 6 mesi, percorrendo un iter che, di norma, si risolve dopo anni ed anni di contraddittori, dispute e controversie infinite. La struttura psichiatrica del “Giardino dei semplici” di contrada Mortilla potrà riaprire. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, sezione terza, con l’ordinanza del 18 novembre scorso, accogliendo le tesi del collegio difensivo della casa di cura (avvocati Claudia Parise e Francesco Cornicello). Ma ecco i fatti. Il 6 maggio 2011 la regione Calabria revoca alla struttura sanitaria di Mandatoriccio l'autorizzazione all'esercizio dell'attività e l'accreditamento, giacché ritiene decaduti i requisiti per poter esercitare le proprie funzioni a seguito di un “singolare” accertamento occorso il 31 dicembre 2010. Il “Giardino di semplici” propone ricorso al Tribunale amministrativo regionale che conferma, seppure in fase di giudizio cautelare, il decreto di revoca della Regione. Nella seduta del 15 settembre, il Tar, riunitosi in camera di consiglio, rigetta il ricorso costringendo la casa di cura ad appellarsi al Consiglio di Stato il quale ribalta l’originaria deliberazione accogliendo tutte le istanze cautelari avanzate dagli avvocati Parise e Cor- La sede del Consiglio di Stato nicello ed annullando la decisione del giudice di primo grado. I legali sono soddisfatti del risultato anche in considerazione del fatto che i pazienti potranno presto tornare nella struttura e i dipendenti al proprio lavoro. E non è poco se si pensa che la casadi curaèunodei pochicentriterapeutici in Calabria per la riabilitazione di soggetti psicotici, soprattutto di giovani con disturbi della personalità dovuti all'abuso di alcool o droghe. p. l. Ginese, i legali acquisiscono la cartella clinica CORIGLIANO - Trova conferma la notizia del malore che colpiva nelle ultime ore Carmine Ginese, 46 anni, detenuto in regime di 41 bis, nel carcere di massima sicurezza dell'Aquila. Ginese si trova recluso in massima sicurezza perché coinvolto nell'ambito dell'operazione “Santa Tecla”. Il sintomo rilevato è una brusco abbassamento della vista. I sanitari lo hanno sottoposto ad accertamenti approfonditi al fine di risalire alle cause che hanno portato al malore e alla definitiva diagnosi. Ad avvertire i difensori dell'uomo, gli avvocati Giovanni Zagarese e Pasquale Di Iacovo, i familiari del detenuto giunti nel capoluogo abruzzese subito dopo apprese le condizioni dell'imputato. L'ufficio di difesa intanto si è riservato di acquisire la cartella clinica allo scopo di valutare l'ipotesi di avanzare una richiesta di revoca del provvedimento restrittivo che lo vede sottoposto al carcere duro. La casa di reclusione aquilana ospitava sia Pietro Salvatore Mollo, morto suicida nel dicembre del 2010, sia l'imprenditore Franco Straface deceduto a causa di un ictus cerebrale nei giorni scorsi presso la propria abitazione mentre era sottoposto alla misura degli arresti domiciliari. I legali di Carmine Ginese prenderanno la parola nel corso della prossima udienza programmata per giorno 29 novembre presso l'aula bunker di Catanzaro (processo con il rito abbreviato), momento nel quale tenteranno di smontare l'intero castello accusatorio messo in piedi dalla pubblica accusa rappresentata dal pm Vincenzo Luberto, il quale in sede di requisitoria chiedeva per l'imputato sedici anni di reclusione. m. l. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 38 Cosenza 31 REDAZIONE: Piazza Serravalle, 9 - 88100 Catanzaro - Tel. 0961.792164 - E-mail: [email protected] Iniziativa dell’osservatorio di legalità “Falcone-Borsellino-Scopelliti” di Carlo Mellea Più cultura contro la mafia “ ’Ndrangheta made in Germany” l’ultimo libro di Notaristefano e Lumia L’INCARICO di EDOARDO CORASANITI «ISTRUZIONE, cultura, capacità di reagire. I paletti su cui basarsi per combattere la 'Ndrangheta sono questi» .A sostenerlo è Orfeo Notaristefano, noto giornalista e autore di numerosi studi per la lotta alle mafie. E sono gli stessi contenuti presenti nel suo ultimo libro, “'Ndrangheta made in Germany”. Il volume scritto in collaborazione con il Senatore Giuseppe Lumia, descrive i processi attraverso i quali la criminalità organizzata calabrese ha sfondato i limiti della sua terra, per approdare all'estero. Il libro è stato presentato al Liceo Scientifico “Guarasci”di Soverato, grazie anche alla collaborazione dell'Osservatorio Falcone Borsellino Scopelliti, presieduto da Carlo Mellea. A coordinare i lavori Salvatore Tuccio, docente dell'istituto : «l'iniziativa di oggi si colloca in un progetto educativo del Liceo, che vuole sensibilizzare gli studenti alle tematiche della criminalità mafiosa». A fargli eco c'è Antonio Nistico, professore di storia e filosofia: «il libro spiega perchè la 'Ndrangheta è diventata la più forte del mondo. È importante ricordare che questa ha un sistema strutturale diverso rispetto a quello delle altre mafie, per cui è più complesso abbatterla e andare ad intaccarne le ossa». Una testimonianza apprezzabile è giunta da Don Roberto Corapi, parroco di Stalettì : «i sacerdoti si trovano tutti i giorni di fronte a problemi sociali. Ci sono preti che combattono la mafia, che ormai è un cancro esistenziale. Il Problema - sostiene Don Roberto - sta nelle coscienze : bisogna educarle. I mafiosi, infatti, non hanno coscienza». E infine cita Giovanni Paolo Secondo : 'La vera forza che può vincere le forze del male è la fede'. Carlo Mellea, invece, si rivolge soprattutto agli studenti: «il futuro ènelle mani di voi giovani. Cercate di cambiare le comunità. Ora, a causa dell'eredità che noi vi abbiamo lasciato, la situazione è a dir poco allarmante, ma voi dovete cambiare questa condizione. Riprendete i valori che sono Don Roberto Corapi venuti meno in questi anni. Di certo un ruolo fondamentale lo può svolgere la scuola, la quale ha un grande compito : insegnare non solo le nozioni scolastiche ma educare le vostre menti a saper distinguere ciò che è giustoda cosa è sbagliato. L'unica arma per conquistare qualcosa nella vita è lo studio». Il presidente dell'osservatorio ringrazia Notaristefano per l'impegno quotidiano che il giornalista svolge a sostegno dell'antimafia. «In Calabria - chiosa Mellea - abbiamo bisogno di persone come lui .La stampa può svolgere un ruolo importante, perché attraverso l'informazione si può sensibilizzare la popolazione. E tutti noi dobbiamo prendere esempio da Lumia e Notaristefano, i quali lottano a viso aperto e personalmente contro le mafie». Prima dell'intervento dell'autore del libro è stato proiettato un video realizzato dagli stessi scrittori,ove vengono richiamati tutte le brutalità che la mafia ha compiuto nel corso degli anni : dalla strage di Capaci a quella di Duisburg, dall'omicidio di Fortugno a quello di Borsellino. Tutti eventi che negativamente hanno segnato l'Italia.<< La 'Ndrangheta può essere sconfittasostiene Orfeo Notaristefano- solo se c'è la capacità di reagire da parte di tutti noi . Come a Locri,quando venne ucciso Francesco Fortugno. Nella città reggina, infatti, ci fu la ribellione di uomini liberi ed onesti. E soprattutto dei giovani,i quali si fecero, insieme ad Aldo Pecora, promotori del movimento “Adesso Ammazzateci tutti”. Esempi positivi che non bastano,perché le mafie, oltre ad un fatto numerico, sono un problema culturale. E da questo presupposto che dobbiamo iniziare a mutare le mentalità degli uomini. Le mafie sono un handicap allo sviluppo economico, sociale,culturale delSud.Manon soloalivello Meridionale : come riporta il nostro libro la criminalità organizzata si è espansa, ha raggiunto traguardi inimmaginabili, partendo da San Luca per arrivare a Roma,a Milano, in Germania». L’impegno dei sacerdoti Testimone don Corapi Udc, Riccio plaude a Mazzotta «I MIGLIORI auguri di buon lavoro al neo segretario dell'Udc della provincia di Catanzaro avvocato Salvatore Mazzotta». Queste le parole con cui il vicesindaco di Soverato Salvatore Riccio ha accolto l'elezione della giovane risorsa politica del suo partito che, prosegue,«con l'ausilio dei giusti riferimenti politici regionali, saprà dare slancio ai principi e valori della linea centrista per lo sviluppo di questo territorio. Ho già contattato personalmente il nuovo segretario - prosegue il vicesindaco Ricci per garantirgli la mia massima collaborazione sul territorio per un progetto condiviso, i cui obiettivi siano sviluppo e crescita». Si associa all’auspicio il l gruppo di opposizione di Montepaone “L’aquilone “ che formula a Salvatore Mazzotta gli auguri «di un proficuo lavoro negli interessi delle Comunità locali sperando che questa scelta segni l'alba di giorni migliori per i nostri paesi». r.c. Al tavolo dei relatori Notaristefano, Lumia, Tuccio, Corapi e Carlo Mellea Chiaravalle. Attestati di merito agli studenti del “Ferrari” Gita studio per conoscere a fondo la lingua inglese di MARIA PATRIZIA SANZO CHIARAVALLE - La conoscenza di una lingua straniera, in particolare di quella inglese, è di fondamentale importanza. Rappresenta uno strumento per allargare i propri orizzonti. Ecco allora quale rilevanza riveste il soggiorno studio, per un periodo di quattro settimane, realizzato grazie ai fondi europei e all'azione C1-Fse04-Por Calabria 2011-647 e che ha consentito a quaranta ragazzi dell'Istituto d'Istruzione superiore “Enzo Ferrari” di Chiaravalle di ampliare le competenze linguistiche. Soggiorno studio che rispettivamente ha portato quindici studenti del Liceo scientifico, in Irlanda, a Dublino; quindici dell'istituto tecnico industriale e dieci dell'Istituto professionale agrario a Londra. Ad accompagnarli i docenti: Gullà, Mazza, Candelieri, Faga, Sinopoli e Vitaliano. Di queste esperienze si è dato conto nel corso della cerimonia di consegna delle certificazioni conseguitedai ragazzi. Alla manifestazione hanno preso parte: il dirigente vicario dell'Ufficio Scolastico regionale, Giuseppe Mirarchi; l'assessore provinciale alla Pubblica Istruzione, Giacomo Matacera; l'assessore provinciale al Turismo, Salvatore Garito; il sindaco di Chiaravalle, Gregorio Tino e il dirigente scolastico dell'Istituto d'Istruzione superiore “Enzo Ferrari”, Vincenzo Gallelli. Apprezzamento è giunto da parte diMirarchi che nel sottolineare la valenza del soggiorno studio compiuto dai ragazzi, li ha esortati a studiare e ad attivarsi per una propria cultura da spendere nella vita, oltre che per il conseguimento degli obiettivi scolastici. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Matacera che ha elogiato la dirigenza scolastica per il modello formativo proposto e Garito che, rivolgendosi agli studenti, ha dichiarato «queste iniziative aprono al mondo e alle nuove esperienze che attendono». Soddisfazione per «il dinamismo della dirigenza scolastica» ancora da parte del sindaco Gregorio Tino, che ne ha lodato la capacità di reperire risorse oltre che il valore formativo dell'azione intrapresa. «Anche i Comuni dovrebbero prendere esempio da questo modello» ha proseguito il primo cittadino che al contempo si è soffermato su un finanziamento concesso dall'Amministrazione provinciale per la realizzazione del nuovo polo scolastico in località Foresta. Il dirigente scolastico a proposito del risultato conseguito dai ragazzi, ha evidenziato il ruolo dei docenti, il lavoro di squadra posto in essere, il loro impegno e disponibilità che li ha portati per un mese lontani da casa. I quaranta studenti dell’Istituto “Ferrari” che hanno ricevuto l’attestato di merito Sull’argomento del venerdì culturale alla “Cassiodoro” ha relazionato l’esperto Spinelli Angeli tra luce e colori nell’arte pittorica di VIVIANA SANTORO “ANGELI: Luce e colore”: questo il titolo del tema scelto per il venerdì culturale della Libera Università Popolare”Cassiodoro” la cui trattazione è stata affidata ad un esperto professionista dell'arte pittorica, il professore Giovanni Spinelli, socio e consulente artistico dell'Associazione. Dopo i saluti del presidente Francesco Grisafi, la vice presidente Professoressa Sina Montebello ha fatto una breve introduzione sulla personalità di Spinelli, la cui vita è dedicata all'arte, sottolineando che è stato un immenso piacere per lei collaborare ancora una volta col professore Spinelli, nella ricerca delle immagini e nella stesura del lavoro, dedicato agli Angeli nella Pittura. Giovanni Spinelli haesposto con dovizia di particolari ed estrema competenza la”storia” degli Angeli figure intermedie tra l'umanità e Dio, presenti non solo nella nostra religione, ma anche nelle religioni politeiste.Nella Bibbia gli angeli (dal greco anghelos, colui che annuncia il messaggio)sono protagonisti della Verità Rilevata dal libro dell'Esodo ai libri profetici, fino ai Vangeli e all'ultima pagina dell'Apocalisse: quindi dall'Antico Testamento ai nostri giorni si hanno notizie di queste importanti presenze: «essi appaiono ad Abramo, a Mosè a Francesco d'Assisi, a Santa Teresa d'Avila, a San Giovanni Bosco, a San Pio, alla mistica Natuzza- ha detto Spinelli, spiegando che -nell'iconografia tradizionale e nell'immaginario popolare so- Da sinistra: Grisafi, Spinelli e Montebello no quasi sempre rappresentati con le ali, cosa che con l'ufficializzazione del Cristianesimo (313 d.C.) non spariranno più». La lezione di Spinelli è stata arricchita dalla proiezionedelle più famoseopere pittoriche che hanno come soggetto le creature angeliche dal Medioevo all'Ottocento, con una ricca spiegazione dei particolari che spesso sfuggono all'osservatore profano. Sono sfilati così davanti al pubblico di soci ed amici presso la sala convegni dell'Alberghiero, sede della Cassiodoro, le pitture più belle, dalla pittura murale del IV secolo tra cui “I tre angeli apparsi ad Abramo” ad “I tre Angeli da Abramo” di Antonello da Messina (1430-79), al “Giudizio Universale di Pietro Cavallini (colore rosso e sei ali), “Il profeta Isaia col serafino di Marc Chagall ( 1968). Colpisce il fatto che i visi degli angeli in sono di una dolcezza amorevole ed i colori rispecchiano lo stato d'animo dell'artista. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Soverato Giovedì 24 novembre 2011 Giovedì 24 novembre 2011 S. Calogero. Il gip della città dello Stretto conferma l’ordinanza per i 29 indagati accusati di narcotraffico L’inchiesta passa a Reggio Calabria Il giudice di Roma si dichiara incompetente sugli arresti dell’operazione Meta di GIANLUCA PRESTIA SAN CALOGERO - L’inchiesta “Meta” passa a Reggio Calabria. Com’era prevedibile, infatti, il giudice per le indagini preliminari del tribunale romano, Caivano, si è dichiarato incompetente trasmettendo, nei giorni scorsi, gli atti dell’inchiesta su un presunto, ingente traffico di sostanze stupefacenti tra Colombia e Italia, al collega della città dello Stretto, che nella giornata di ieri, dopo ave visionato tutta la corposa documentazione, ha confermato in toto l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei 29 indagati, la maggior parte dei quali arrestati in occasione del blitz del nucleo investigativo dell’Arma dei carabinieri di Roma, avvenuto il 10 novembre scorso. La maggior parte delle persone coinvolte sono calabresi, originarie o residenti, specificatamente nel Vibonese (tra San Calogero e Vibo) e, in misura minore, nella piana di Gioia Tauro. Su 29 totali sono, infatti, 15 i calabresi coinvolti nell'inchiesta. Si tratta di Francesco Giuseppe Bona- I 400 chili di cocaina sequestrata a Bogotà, in Colombia vita; 65 anni di Briatico; Nicola Certo, 24 anni, di Rosarno; Antonio Della Rocca, 32 anni di Vibo, Antonio Franzé 32 anni di Vibo; Giuseppe Galati, 40 anni di San Calogero; Giorgio Galiano, 36 anni di San Calogero; Francesco Grillo, 32 anni di Briatico, Biagio Milano, 32 anni d San Calogero; Filippo Paolì, 31 anni di Vibo; Salvatore Pirrò, 48 anni di Gioia Tauro; Tommaso Pirrò, 50 anni di Gioia Tauro; Alessandro Pugliese, 34 anni di Vibo; Giuseppe Pugliese, 63 anni di Cessaniti; Vincenzo Pugliese, 35 anni di Cessaniti; Giuseppe Topia, 30 anni di Jonadi. Di questi Franzé, Topia e Alessandro Pugliese risultano ancora irreperibili, mentre nei giorni scorsi si sono costituiti Giuseppe Pugliese e Antonio Della Rocca. Secondo le risultanze in- vestigative la droga doveva essere trasferita attraverso navi e aerei cargo occultata nei posti più impensabili quali ad esempio le lattine di “Palmito”, nelle bambole di legno, nel materiale di imballaggio di pannelli e parquet in legno e nei telai in metallo di carrelli agricoli. Chili e chili di cocaina purissima che arrivavano dal Sudamerica andando a rifornire il mercato degli stupefacenti in tutta Italia. E a capo della presunta organizzazione c’erano proprio i calabresi. Uno dei vertici era Vincenzo Barbieri, 55enne già coinvolto in altre inchieste quali le varie “Decollo”, “Decollo Money” e “Due Torri Connection” e assassinato a San Calogero il 12 marzo di quest'anno all'uscita di una ricevitoria. Lui e i suoi uomini operavano tramite un affiliato, Alessandro Pugliese appositamente stabilitosi a Villa Vicencio (nel distretto di Meta) dove aveva messo su famiglia e gestiva un ristorante dal nome inequivocabile “La Calabrisella”. Per gli inquirenti dell'Arma toccava proprio a lui trattare la fornitura dei carichi di cocaina con la “Bacrim” colombiana ('Bandas criminales emergentes al servicio del narcotraffico”). Era, quindi, l'anello di collegamento tra il gruppo criminale colombiano e quello italiano che godeva di particolare credito presso il cartello colombiano, tanto da riuscire a ottenere più forniture di droga nel giro di pochi mesi nonostante i numerosi sequestri subiti. I sequestri delle aziende e la misura per Mercuri Decollo Ter, 2 annullamenti della Corte di Cassazione SAN CALOGERO - Doppio annullamento pronunciato dalla Suprema corte di Cassazione. Riguardano due ordinanze del Tribunale del Riesame di Catanzaro emesse nell'ambito del procedimento che costituisce il terzo troncone dell'indagine “Decollo”, del 26 gennaio di quest’anno, che aveva preso le mosse da alcuni maxisequestri di sostanze stupefacenti giunte dal Sud America presso il porto di Gioia Tauro. Cocaina, in particolare, occultata all'interno di lastre di marmo. L’inchiesta si era conclusa con pesanti condanne nei confronti di un sodalizio capeggiato da Francesco Ventrici e Vincenzo Barbieri, ambedue di San Calogero, ove quest'ultimo è stato assassinato il 12 marzo di quest’anno all’uscita di una tabaccheria in paese. L'attuale troncone, pendente presso la Direzione Distrettuale antimafia di Catanzaro, riguarda ulteriori episodi di importazione non emersi nei primi procedimenti, ma anche la presunta attività di reimpiego dei capitali illeciti provenienti dal narcotraffico contestata al Ventrici, ed una estorsione contestata al gruppo facente capo a quest'ultimo, ai danni della Lidl Italia, a seguito di contrasti sorti allorchè tale società aveva deciso di affiancare alla ditta di trasporti ricondotta al Ventrici, altri vettori che avevano subìto ripetuti attentati. La prima ordinanza annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione è quella con cui il Tribunale del Riesame di Catanzaro aveva confermato il sequestro delle società di trasporto ritenute frutto del reimpiego dei capitali illeciti, di cui era socio Barbieri Giuseppe, considerato un prestanome del Ventrici. Il secondo annullamento, riguarda un’altra ordinanza con cui lo stesso Tribunale aveva confermato l'ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari Tiziana Macrì nell'ambito del medesimo procedimento, nei confronti di Annunziato Mercuri, tratto in arresto qualche mese addietro al termine di un periodo di latitanza, cognato di Ventrici ed amministratore delle società di trasporto poste sotto sequestro, cui veniva anche contestato il concorso nell'estorsione ai danni della Lidl Italia. A Mercuri vengono contestati i reati di intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali illeciti in atti- Annunziato Mercuri e la conferenza stampa di Decollo Ter vità economiche, e concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso. I ricorsi avverso le due ordinanze sono stati discussi in Cassazione dagli avvocati Giovanni Aricò e Francesco Lojacono. Adesso cosa accadrà? Spetterà, dunque, ora ad una nuova sezione del Tribunale del Riesame pronunciarsi sulla vicenda nella quale Annunziato Mercuri è difeso nel giudizio ordinario dagli avvocati Francesco Stilo e Francesco Lojacono, mentre Giuseppe Barbieri è difeso dal solo avvocato Stilo. gl. p. Joppolo. Per oggi dal presidente del civico consesso Giovanni Burzì Convocato il consiglio comunale di AMBROGIO SCARAMOZZINO JOPPOLO – Questa sera alle 18 avrà luogo, presso la piccola, ma accogliente biblioteca comunale di largo Lanzari, il civico consesso. Ricordiamo che quello di Joppolo, a causa delfatto che il palazzo comunale di via Santa Maria non è ancora stato consegnato dopo i lavori di restauro, sta diventando un consiglio comunale itinerante. Infatti, gli ultimi due hanno trovato come location la scuola media nella frazione Coccorino. Convocata dal presidente del consiglio comunale Giovanni Burzì l’assemblea oltre alla canonica lettura ed approvazione del verbale della seduta precedente, dovrà esaminare ed approvare il rendiconto di gestione relativo all’anno 2010. Oggetto, questo, delle casse dell’ente, che sin dalla campagna elettorale ha contraddistinto lo scontro molto acceso, ma sempre caratterizzato da spirito leale, tra maggioranza e opposizione. Al terzo e ultimo punto all’ordine del giorno, su richiesta dei consiglieri di minoranza “Pd-Unione per il comune di Joppolo”, verrà af- frontato l’annoso problema della riduzione della fornitura idropotabile da parte della So.Ri.Cal. S.p.A.,nellospecifico: “Direttive alla giunta municipale sulle iniziative da assumere a tutela della cittadinanza”. Ricordiamo che quest’ultimo punto era stato «boicottato» dalla maggioranza nel consiglio comunale straordinario convocato appositamente, il 14 ottobre scorso, tanto da portare il gruppo consiliare guidato da Salvatore Vecchio a disertare la seduta e rivolgersi al prefetto di Vibo Valentia, Luisa Latella, per denunciare il mancato inserimento della loro proposta. Comunque, polemiche a parte, il primo cittadino Giuseppe Dato è riuscito a scongiurare l’interruzione della fornitura del preziosissimo liquido da parte della So.Ri.Cal., che, non dimentichiamo, vanta tutt’ora un credito di oltre 350 mila euro. Questo vuol dire che lo spettro della chiusura dei rubinetti è tutt’altro che superato e chiama tutte le forze politiche a mettere da parte le pur legittime divisioni e a trovare, ognuno per la propria parte di responsabilità, una soluzione efficace al problema del debito con la So.Ri.Cal. Mileto “L’Ars Vera” rinnova presidente e direttivo di FRANCESCO RIDOLFI MILETO - L’associazione culturale musicale “ars vera” ha rinnovato il proprio consiglio direttivo confermando alla guida del sodalizio è stato confermato come presidente Francesco Lobriglio mentre come vice presidente è stato eletto Nunzio Mazzeo. Segretario dell’associazione che si occupa principalmente di promuovere la conoscenza e la cultura musicale a livello comunale e provinciale sarà Giuseppe Giordano mentre gli affari generali sono stati affidati a Vincenzo Crudo. La tesoreria sarà gestita da Rosetta Tavella, responsabile di intrattenere le relazioni esterne sarà Antonino Grillo mentre i rapporti con le istituzioni saranno affidati a Domenico Lascala. Nel corso della prima riunione del consiglio direttivo il neo gruppo dirigente del sodalizio ha deciso di confermare quale direttore artistico il pianista di fama internazionale Roberto Giordano. Dopo una prima fase di programmazione il nuovo organigramma alla direzione dell’associazione Ars Vera procederà alla presentazione del calendario delle manifestazioni previste per l’anno 2012. Anche per il prossimo anno è prevista la riproposizione, tra altre manifestazioni sempre di carattere musicale, di un grande evento musicale, che si tiene con cadenza biennale e che giungerà il prossimo anno alla sua terza edizione, presso l’area archeologica di Mileto antica. In passato l’evento musicale in questione ha portato ad esibirsi, sempre assieme a Giordano, due artisti del calibro di José Van Dam e Feng Ning Cessaniti. Indagini dei carabinieri Grave atto intimidatorio Tagliati 50 alberi di ulivo CESSANITI - Altre cinquanta piante d’ulivo sono state distrutte dai soliti ignoti la notte tra martedì e mercoledì, in località “Gebbiolo”, su un terreno di proprietà di un contadino del luogo A.M. 50 anni del luogo. Il fatto segue di qualche giorno l’incendio delle reti per la raccolta delle olive. Su entrambi gli episodi indagano i carabinieri della locale stazione, diretti dal maresciallo Sandro De Lellis. Episodi raccapriccianti che costringono quei pochi contadini rimasti a lasciare la terra, che spesso finisce nelle mani della cosiddetta “mafia rurale” (termine coniato dal giornalista Michele Garrì e dal docente universitario Saverio Di Bella). Una sfida, quest’ultima, nei confronti dell’Arma provinciale che l’altro ieri, non a caso, ha voluto celebrare la “Virgo Fidelis” a Sant’Onofrio, un comune ai piedi di Vibo Valentia dove la settimana prima erano stati tagliati mille piante d’ulivo di un imprenditore del posto. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 26 Vibo 9 GIOVEDÌ 24 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O Otto mesi di carcere per Sarra Fiore Pena ridotta in Appello per l’ex comandante delle Fiamme gialle di Reggio Giovanni Tedesco e Graziella Fedele. REGGIO CALABRIA Otto mesi di reclusione. Questa la condanna rimediata dal colonnello della Guardia di finanza, Agatino Sarra Fiore, nell’ambito del processo “Mozart” che lo ha visto imputato dinnanzi alla Corte d’appello di Reggio Calabria. I giudici di piazza Castello hanno rideterminato la pena inflitta all’ufficiale delle Fiamme gialle che, in primo grado, era stato condannato ad un anno di reclusione. Non è stata quindi accolta la richiesta del pg Ezio Arcadi che, nel corso della sua requisitoria, aveva invocato l’assoluzione di Sarra Fiore da tutte le accuse. L’ufficiale della Guardia di finanza è imputato nell’ambito del processo “Mozart” che vede alla sbarra diversi imputati accusati, a vario titolo, di un presunto caso di corruzione. Qualche mese fa, lo stesso gup Trapani aveva rinviato a giudizio altri Il colonnello Agatino Sarra Fiore sei soggetti che avevano optato per il rito ordinario. Si tratta di Amedeo Matacena junior, Martino Politi, Cesare Giglio, Giuseppe Praticò, re, dai fondi dell’Amadeus, la somma necessaria a porre in essere l’operazione illecita. Sempre secondo il costrutto dell’accusa, il colonL’inchiesta Le indagini, avviate dal pm Santi nello Sarra Fiore, su richiesta della Cutroneo, nascono da una presun- Barbagallo (moglie di Passanisi), ta corruzione che avrebbe visto im- avrebbe abusato dei suoi poteri per plicato Amadeo Matacena junior e conoscere, attraverso il sistema di l’ex presidente del Tar Passanisi. Il banca dati in uso alle forze dell’ormagistrato, secondo l’accusa, nel- dine, l’intestatario di un’auto utilizzata da soggetti qual’autunno del lificatisi come cara2005, avrebbe acAccusato binieri in servizio cettato la promessa di rivelazione di antirapina. In realtà di ricevere 200mila i militari volevano euro al fine di favosegreto d’ufficio piazzare una microrire Matacena ed il per un caso spia sulla Mercedes suo gruppo nei ridi corruzione di Passanisi. Quegli corsi contro il provstessi carabinieri vedimento con cui l’ufficio marittimo di Villa San Gio- fermarono il figlio dell’ex presidenvanni aveva rigettato la richiesta di te del Tar reggino che li stava inseaccosto della Amadeus spa allo sci- guendo in auto, insospettito dai volo “0”. Per Matacena, Politi, Pra- movimenti dei militari. E Sarra Fioticò e Giglio l’accusa è quella di es- re avrebbe riferito alla Barbagallo i sersi accordati tra loro per distrar- risultati venuti fuori dall’accerta- mento sull’intestatario dell’auto sospetta. Sempre secondo l’accusa, infine, Giovanni Tedesco avrebbe detto a Graziella Fedele che nei riguardi di Matacena e Politi si stavano effettuando delle intercettazioni telefoniche. La sentenza d’appello I giudici di secondo grado, dunque, hanno sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio nei confronti di Sarra Fiore, assolvendolo dall’accusa di accesso abusivo al sistema informatico, riqualificando il reato di favoreggiamento contestato al colonnello in rivelazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio. Tale decisione è stata la conseguenza di una lunga camera di consiglio terminata con la condanna dell’ufficiale a 8 mesi di reclusione con sospensione della pena. CONSOLATO MINNITI [email protected] REGGIO CALABRIA GLI INDAGATI Truffa ai danni dell’Ue Quindici gli indagati REGGIO CALABRIA Manipolavano i dati immessi nei sistemi informatici relativamente a superfici agricole incolte e così, all’insaputa dei proprietari, ottenevano degli illeciti finanziamenti dall’Unione europea. La truffa è stata scoperta dal nucleo antifrodi dei carabinieri di Salerno che, unitamente a quelli del comando provinciale di Reggio Calabria, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo per equivalente di conti correnti fondi d’investimento, depositi titoli, prodotti assicurativi, beni immobili (adibiti ad uffici, in Reggio Calabria) e “titoli di quote produttive” nei settori “oleario” e “seminativi”. Il totale dei beni sottoposti a sequestro è di 1.124.225 euro ed il provvedimento d’urgenza è stato già convalidato dal gip presso il tribunale di Reggio. L’indagine, condotta (ex art 640 bis C.p.), per aver dalla Procura della Repubbli- percepito illecitamente financa guidata da Giuseppe Pi- ziamenti comunitari del Fongnatone, con il coordinamen- do Europeo Agricolo di Gato del procuratore aggiunto, ranzia (Feaga). Le indagini del Nucleo AnOttavio Sferlazza, è partita dalla denuncia operata dai tifrodi Carabinieri hanno evimilitari di Salerno e Reggio denziato in particolare la conCalabria, nei confronti di dotta fraudolenta di alcuni quindici soggetti tra cui pro- operatori di centri d’assistenduttori agricoli dei settori za agricola che attraverso le loro credenziali “oleario” e erano riusciti ad seminatiManipolavano i individuare sulvi ed opedati immessi nei la banca dati del ratori dei pc per ottenere Sian, il sistema centri di informativo assistenza finanziamenti agricolo nazioagricola su terreni incolti nale, i dati rela(CAA) tivi a superfici della proagricole incolte che, all’insavincia reggina. Gli indagati sono ritenuti puta dei proprietari, sono staresponsabili dei reati di asso- te indicate nella “dichiaraziociazione per delinquere (ex ne di produzione aziendale” art. 416 C.p.), frode informa- per ottenere finanziamenti iltica (ex art. 640 ter) e truffa ai leciti. Ma l’attività non si ferdanni dell’Unione Europea mava qui. La frode, infatti, si Leo Zappia 43 anni Rosetta Chiricosta 33 anni Antonella Chiricosta 37 anni Vincenzo Chiricosta 38 anni Giovanni Figliomeni 38 anni Rosario Fallara 42 anni Espedito Gullace 43 anni Vincenzo Gullace 34 anni Angelo Caruso 34 anni Giovanni Morabito 38 anni FINANZIAMENTI ILLECITI Le indagini sono state condotte dal Nucleo Antifrodi In alto gli indagati destinatari del sequestro sviluppava anche con l’attestazione di produzioni inesistenti o maggiorate nelle campagne olivicole degli anni 2002 -2005, poste a riferimento per la costituzione di falsi “titoli di produzione” e con l’arbitraria intestazione delle titolarità di superfici agricole appartenenti a persone decedute. Gli indagati, in virtù della loro posizione lavorativa, potevano intervenire indebitamente sul sistema informatico “Sian”, dirottando fraudolentemente oltre mille “fascicoli aziendali” da un CAA ad un altro e trasfe- rendo arbitrariamente titoli di quote produttive provenienti di ignari produttori che venivano assegnati al gruppo criminale. L’indagine, secondo quanto emerso, è uno sviluppo di quella che i carabinieri della stazione di Reggio Calabria avevano già portato a termine nel 2010 con l’arresto dei coniugi Leo Zappia e Rosetta Chiricosta. Si trattava, secondo gli investigatori, di un’azione a livello familiare. Entrambi, infatti, approfittando della gestione del CAA World Service, avevano “piazzato” in un CAA concorrente del Copagri, il cognato di Zappia. L’indagine ha evidenziato, secondo gli investigatori, una spiccata permeabilità alle frodi dell’attuale sistema di aiuti fondato sulla mera disponibilità cartacea ed informatica di terreni agricoli, abbinata ai dati “storici” della produzione passata, in particolare nel settore olivicolo, senza alcun controllo sull’effettiva realtà delle imprese dichiarate. I carabinieri hanno acquisito numerosi fascicoli aziendali e sono in corso ulteriori controlli. cons.min. VIBO VALENTIA VIBO VALENTIA Passano ai fatti, non ci stanno gli appartenenti al gruppo “Natuzza Evolo santa subito” a continuare ad assistere inermi all’oltraggio del nome della mistica con le stigmate di Paravati, attuato sul loro spazio Facebook a partire da venerdì scorso da fantomatici “ackess” Frati Bestemmianti. Alcuni di essi, tra cui l’avvocato del foro di Catanzaro Eugenio Perrone, hanno deciso nelle ultime ore di sporgere regolare denuncia alle autorità competenti, al fine di dare il via alle indagini della Polizia postale e di ottenere il rapido intervento di chiusura della pagina violata. Del resto, gli im- Bestemmie contro Natuzza Il gruppo Facebook denuncia belli-hacker che si sono sostituiti ai curatori dello spazio aperto all’indomani della morte della donna calabrese, avvenuta nel giorno di Ognissanti del 2009, stanno continuando a lasciare messaggi blasfemi ed impronunciabili che offendono non solo i diciotto membri facenti parte dell’apposita comunità web, ma anche tutti coloro che hanno fatto in questi anni di Natuzza un vero e proprio punto di riferimento. «Questo gruppo è stato conquistato dagli ackess Frati Bestemmianti. Ora il gruppo è sotto il nostro dominio. Ogni vostro tentativo di ribellione sarà inutile, stolti cristianacci. Il Cristianesimo tramonterà, il Porconesimo bestemmiante vincerà!». Questo il riprovevole contenuto del messaggio con il quale, all’indomani della violazione, gli invasori informatici annunciavano la conquista dello spazio web. Il tutto, supportato da immagini pornografiche, bestemmie e frasi pronunciate contro San Pio di Pietralcina, il Creatore e la stessa umile donna di Paravati, da utenti con nomi e profili dai tratti poco veritieri. L’azione di chiara connotazione satanica, perpetrata dal gruppo di “imbecilli”, com’è ovvio sta destando sconcerto nella comunità di fedeli. Netta, tra l’altro, la condanna da parte del vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Luigi Renzo, il quale a caldo ha voluto sottolineare come «le frasi scritte rispecchino le bruttura e la grettezza degli autori stessi» e l’esigenza «di non dare tanta importanza al tutto». Detto ciò, è chiaro l’intento dei violatori dello spazio web di screditare Natuzza Evolo. Una figura che evidentemente dà molto fastidio, se è vero che, nonostante siano passati già due anni dal suo trapasso terreno, ancora oggi a rendere omaggio alla salma situata all’interno della fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” di Paravati giungono mensilmente migliaia di pellegrini provenienti dall’Italia e dall’estero. Fattore, che al manipolo di imbecilli di turno sembra proprio non andare giù. Giuseppe Currà 10 GIOVEDÌ 24 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora Lea, il processo riparte da zero Il presidente della Corte va al Ministero. Annullate tutte le prove raccolte COSENZA Tutto da rifare. Dovrà ripartire da zero il processo in corso a Milano per l’omicidio di Lea Garofalo, la testimone giustizia scomparsa due anni fa e sciolta nell’acido nell’hinterland milanese, e nel quale sono imputati il suo ex convivente Carlo Cosco, i fratelli dell’uomo e altre persone. La Corte d’Assise infatti, è rimasta senza il presidente Filippo Grisolia perché nominato come capo di gabinetto del neo ministro della Giustizia Paola Severino. In vista del cambiamento della composizione della Corte, le difese non hanno dato il consenso per mantenere valide le prove finora raccolte in dibattimento, tra cui la testimonianza di Denise, la figlia che la collaboratrice di giustizia uccisa ha avuto con Carlo Cosco e che vive da tempo sotto tutela. Il processo, aggiornato al primo dicembre per la nomina di un nuovo presidente della Corte, dovrà cominciare da capo e il pubblico ministero della Distrettuale antimafia Marcello Tatangelo, riconvocherà tutti i testi finora ascoltati, tra cui la stessa Denise, che fu la prima a denunciare la scomparsa della madre e ora è parte civile contro il padre, accusato assieme agli altri imputati di averla assassinata al culmine di alcuni dissidi familiari e non per punire la donna che aveva rivelato agli inquirenti gli affari illeciti dell’ex convivente e del suo clan così come era emerso nella prima ipotesi accusatoria. «È un colpo di scena che lascia sconcertati i familiari di Lea Garofalo - ha commen- omicidio lea garofalo Carlo Cosco Massimo Sabatino Vito Cosco tato Roberto D’Ippolito, il legale del- gni erano stati gli autori del delitto di la sorella e della madre della collabo- Lea. Denise ha parlato dei giorni traratrice uccisa. Denise dovrà essere ri- scorsi accanto a chi aveva voluto la sentita e per lei sarà un passaggio fa- morte della madre. Ore interminabiticoso, soprattutto da punto di vista li costretta a fingere, a sorridere e a emotivo. Si potevano adottare delle comportarsi normalmente per paumisure - ha concluso l’avvocato - per ra: «Sono stata un anno con loro, ho giocato con i loro fievitare di cancellare il lavoro svolto e ora La figlia dovrà gli, pur sapendo che avevano ucciso mia bisognerà fissare un testimoniare di madre». E quando il calendario serrato di udienza per impedire nuovo. Si rischia pubblico ministero, Tatangelo, che gli imputati escala scarcerazione Marcello le chiese perché non no dal carcere». degli imputati avesse mai detto Denise lo scorso nulla a suo padre, la settembre, in due lunghe udienze, aveva reso in aula risposta fu: «Dovevo fare fare la stesuna testimonianza coraggiosa riper- sa fine di mia madre?». Sollecitata dal correndo l’odissea vissuta tra il 2002 giudice parlò anche della sera del 24 e il 2008 assieme alla madre. In quel- novembre 2009, giorno in cui sparì la deposizione shock, la 19enne riferì Lea Garofalo. Anche la ragazza era a al giudice di quando andò a vivere dal Milano quel giorno e la madre non arpadre e per un anno fece finta di nul- rivò mai alla cena organizzata a casa la pur sapendo che lui e i suoi compa- dei parenti del padre. Giuseppe Cosco Testimonianze chiave quelle rese da Denise che avrebbero costituito elementi probatori forti per l’accusa in fase dibattimentale. Ma ora sarà tutto da rifare e questa, così come molte altre deposizioni, dovranno essere ripetute e riacquisite in una vera e propria corsa contro il tempo. Gli imputati, infatti, sono stati arrestati a ottobre dell’anno scorso e il prossimo luglio scadono i termini di custodia cautelare e se non interviene la sentenza di primo grado entro quella data potrebbero ritornare in libertà. Un’eventualità questa che qualora si verificasse farebbe piovere nuove polemiche sul processo milanese a Lea Garofalo. Solo alcune settimane fa, infatti ci furono forti critiche alla notizia che Carlo Cosco sarebbe stato ammesso al gratuito patrocinio e quindi assistito da un avvocato interamente pagato dallo Stato e questo perché, nel processo che lo vede coinvolto dal lu- glio scorso a Milano, è caduta l’aggravante mafiosa. Imputato dunque di “semplice” uxoricidio, Carlo Cosco ha potuto chiedere il gratuito patrocinio, avendo dichiarato di guadagnare solo 10.000 euro l’anno, come buttafuori di una discoteca. Così ora lo Stato gli paga l’avvocato. E non un avvocato qualsiasi, bensì un professionista affermato come Daniele Sussman Steinberg. Secondo le indagini, Carlo Cosco avrebbe organizzato l’agguato teso a Lea Garofalo proprio mentre lei si trovava a Milano con la figlia. Con il pretesto di mantenere i rapporti con la ragazza, legatissima alla madre, Cosco avrebbe attirato la sua ex nel capoluogo lombardo. Secondo le dichiarazioni di un pentito, nella notte tra il 24 e il 25 novembre 2009 Lea venne caricata su un furgone e portata in un luogo vicino alla Milano-Meda. L’ex collaboratrice di giustizia sarebbe stata interrogata a lungo e torturata prima di essere uccisa. Gli assassini sequestrarono la donna e la distruzione del cadavere avrebbe avuto lo scopo di simulare la scomparsa volontaria della collaboratrice e assicurare l’impunità degli autori materiali dell’assassinio. Per il delitto vennero emessi sei provvedimenti cautelari, notificati in cella a Carlo Cosco e a Massimo Sabatino. Gli altri destinatari del provvedimento furono Giuseppe e Vito Cosco; Carmine Venturino e Rosarcio Curcio. FRANCESCO FERRO [email protected] SIDERNO Colpi di pistola contro l’auto di una dirigente del Comune SIDERNO (RC) Spari contro l’auto dell’architetto Marilena Pelle, responsabile dell’area “Urbanistica” al Comune di Siderno. La Mercedes grigia della funzionaria è stata presa di mira da ignoti cecchini, che hanno esploso quattro colpi di pistola mirando alla fiancata lato passeggero. «Credo che il fatto sia da ricondurre al lavoro svolto da questo settore», ha detto ieri l’architetto. La burocrate è stata sentita dai carabinieri del reparto territoriale di Locri. Una volta interrogata la donna, gli uomini del colonnello Giuseppe De Liso hanno preso in consegna tutta la documentazione partorita dal suo ufficio. Atti e determine varie sono stati sottoposti al vaglio degli investigatori. Il movente del crimine, secondo gli inquirenti, potrebbe nascondersi in qualche abuso edilizio di troppo o un permesso a costruire non dato. Sindaco, assessori e consiglieri, nella tarda mattinata di ieri, hanno diramato una nota stampa. Nel manifestare «vicinanza e solidarietà» alla capoarea, gli amministratori scrivono: «Un ignobile gesto contro una professionista seria e rigorosa. L’augurio è che le forze dell’ordine facciano al più presto piena luce sull’accaduto, individuando i responsabili dello spregevole atto criminoso. Viviamo in un territorio complesso, ma questi gesti non possono condizionare l’attività di chi è quotidianamente impegnato per lo sviluppo della propria comunità». Tempo addietro era toccato al tecnico comunale Vincenzo Errigo. All’uomo, nel febbraio 2010, è stato recapitato un proiettile in busta chiusa. Dentro la busta, anche la foto di Mussolini e un messaggio sinistro:«Fai attenzione, ve la faremo pagare», scrisse l’anonimo. Siderno, in quel periodo, era amministrato dalla giunta Figliomeni. L’ex sindaco ora è in carcere per mafia. Gli agenti del commissariato di polizia, lo scorso dicembre, lo hanno ammanettato nell’ambito del blitz “Circolo formato”. Il politico, per quel che documenta la Procura distrettuale di Reggio Calabria, era un uomo d’onore del clan Commisso. Chi ha sparato contro la Mercedes grigia dell’architetto Pelle, sostengono gli inquirenti, ha consumato il crimine nei paraggi del palazzo municipale. Dove la funzionaria è solita posteggiare l’auto, a una manciata di metri dal Comune, i carabinieri hanno repertato due bossoli. Resta ora da decifrare il contesto in cui è nato il “dissidio” tra la donna e il “cecchino” notturno. Anche se gli investigatori si sono asserragliati nel massimo riserbo, una mano alle indagini potrebbe arrivare dai filmati estratti dalle videocamere installate a Locri e Siderno. Ilario Filippone 11 GIOVEDÌ 24 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora cassazione ROMA Confermata dalla Seconda sezione penale della Cassazione l’assoluzione dall’accusa di usura bancaria per Cesare Geronzi, Luigi Abete e Dino Marchiorello, rispettivamente presidenti, all’epoca alla quale si riferisce il rpocedimento, della Banca di Roma, della Bnl e di Banca Antonveneta. L’inchiesta era nata nel 2003 da una denuncia dell’imprenditore calabrese Antonino De Masi. La Suprema Corte ha quindi convalidato il verdetto di assoluzione emesso il 2 luglio del 2010 dalla Banche e usura, assoluzioni confermate L’inchiesta era nata dalla denuncia dell’imprenditore calabrese De Masi Corte d’appello di Reggio Calabria con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. La decisione è stata accolta «con soddisfazione» dall’avvocato Giacomo Saccomanno che difende il gruppo De Masi, costituitosi parte civile, insieme alla Regione Calabria e ai Comuni di Gioia Tauro e Rosarno. COSENZA Proprio nel giorno in cui circolava la notizia di una presunta relazione chiesta dal Viminale al prefetto di Reggio Calabria sulla situazione del Comune del capoluogo relativamente alle infiltrazioni di ’ndrangheta nella “Multiservizi”, il sindaco Demetrio Arena ha incontrato Luigi Varratta nel palazzo del Governo. Il colloquio è durato oltre un’ora e, anche se il primo cittadino si trovava in prefettura per altri motivi, ha inteso vedere il prefetto e discutere con lui della delicata fase che si sta vivendo all’interno di palazzo San Giorgio. Solo due giorni fa, infatti, oltre alla notizia (smentita categoricamente dal prefetto Varratta) di una relazione chiesta dal ministero dell’Interno, vi è stata anche la presentazione di interrogazioni ed interpellanze, da parte dei deputati del Pd e di Fli, con cui si chiedeva espressamente al Governo di commissariare l’ente guidato da Arena e procedere poi al suo scioglimento. In attesa che qualcosa si muova e si comprenda finalmente quali saranno gli intendimenti a livello centrale, arriva la netta presa di posizione da parte della “Gestione servizi territoriali”, società che controlla il 49% della Multiservizi, il cui socio di maggioranza è il Comune di Reggio Calabria. Come si ricorderà, l’operazione della Guardia di finanza attestò come il 33% della “Gestione servizi territoriali” era posseduto da soggetti ritenuti vicini alla cosca Tegano. «La Gst – si legge in una nota a firma dell’amministratore delegato Michelangelo Tibaldi – a seguito dei recenti provvedimenti che hanno interessato la “Re. Cim. srl”, precisa che nella sua qualità di socio privato della Multiservizi Rc spa, ha svolto e svolge la propria attività nel rispetto di tutte le prescrizioni legali e statutarie, non trascurando di richiedere ai soggetti con i quali detiene rapporti, tutte le necessarie certificazioni, in via prioritaria quelle camerali con relativa dicitura antimafia. Al riguardo la Gst fa presente che ha caratterizzato la propria attività attraverso un modello gestionale di iter di certificazione tecnica rappresentato da sistemi di tracciabilità informatica e Contro la sentenza pronunciata in Appello avevano fatto ricorso, oltre alla Procura di Reggio Calabria, anche i legali dei tre banchieri destinatari del procedimento. In particolare, l’avvocato Roberto Rampioni, legale di Luigi Abete, aveva chiesto l’applicazione della formula assolutoria “per non aver commesso il fatto” pronunciata in primo grado l’8 novembre 2007 dal Tribunale di Palmi. Il processo era scaturito da un’indagine avviata dalla Procura di Palmi dopo la denuncia di De Masi, che aveva aziende nella piana di Gioia Tauro e che sosteneva che i tassi di interesse sui propri conti diventavano superiori ai limiti consentiti con l’applicazione Clan e Multiservizi Il sindaco di Reggio incontra il prefetto E l’amministratore della Gst controbatte: nessun legame con la famiglia dei Tegano La sede della Multiservizi a Reggio procedure atte a garantire l’efficacia e l’efficienza dei servizi erogati da Multiservizi spa, nonostante innumerevoli difficoltà, tra queste, particolare rilevanza assumono la consistenza dei beni oggetto del servizio e il loro stato di manutenibilità, l’importanza del concetto di manutenzione ordinaria e straordinaria, la disponibilità di risorse finanziarie». Poi la nota si delle commissioni di massimo scoperto. La soddisfazione espressa dall’avvocato Saccomanno - come lui stesso ha detto commentando il verdetto di ieri sera - è dovuta al fatto che «con questa decisione della Cassazione, come già è avvenuto in Appello, viene riconosciuto il reato di usura anche se non riconducibile ai tre banchieri. In questo modo, col passaggio in giudicato, possiamo iniziare l’azione per il risarcimento dei danni». addentra più nello specifico della vicenda giudiziaria: «Già dal’aprile 2011, all’epoca delle vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto il signor Giuseppe Rechichi, la Gst srl ha intrapreso, anche nel corso di diversi consigli d’amministrazione di Multiservizi Rc spa nonché in un incontro richiesto al prefetto di Reggio Calabria, ogni iniziativa utile a mantenere la società scevra da qualunque tipo di condizionamento, onde poter garantire, nel rispetto di ogni principio legale ed etico, il prosieguo dell’attività svolta dalla Multiservizi, la quale deve costantemente garantire l’erogazione del servizio pubblico per cui è stata specificatamente costituita. Tali iniziative hanno trovato pieno consenso nelle deliberazioni del consiglio d’amministrazione di Multiservizi spa». Tibaldi, poi, spiega come intenderà proseguire la Gst: «È nostra intenzione continuare a svolgere il ruolo di socio con prestazioni accessorie, e pertanto, di supporto tecnico-operativo, al fine di garantire l’erogazione del servizio pubblico, riponendo ogni più totale fiducia nell’operato della magistratura, nonché nell’indispensabile contributo dei professionisti da quest’ultima incaricati ad amministrare la Re.Cim. srl, uniformando la propria azione gestionale ed operativa con il conforto delle istituzioni e del Comune di Reggio Calabria». Arriva, infine, la stoccata alla stampa: «La Gst srl precisa che le notizie di stampa, in particolare quelle relative ad un proprio coinvolgimento nel sequestro preventivo disposto dalla Procura di Reggio Calabria nell’operazione “Astrea”, sono prive di qualsiasi fondamento, ed invita, pertanto, i mezzi di informazione a divulgare solo fatti documentati e provati, in modo da non pregiudicare l’immagine della società. Quanto accaduto nei giorni scorsi e soprattutto quanto riportato dalla stampa a riguardo, descrive uno scenario non confacente al profilo di legalità e al rigore tecnico, caratteristiche da sempre della società, che con professionalità, sacrificio e dedizione continua a perseguire la propria missione». CONSOLATO MINNITI [email protected] “meta 2010” Droga dalla Colombia, il gip conferma l’impianto accusatorio REGGIO CALABRIA Il giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria conferma l’impianto accusatorio dell’operazione “Meta 2010”. L’indagine, portata a termine dalla Dda di Roma, era approdata poi nel capoluogo dello Stretto per competenza territoriale, così come deciso dal gip del tribunale capitolino. Adesso, dopo che la Dda guidata da Pignatone ha preso in carico anche quest’indagine, il gip ne ha confermato la validità del costrutto accusatorio. Come si ricorderà l’inchiesta “Meta 2010” ha fatto luce su una ramificata organizzazione dedita al traffico internazionale di cocaina ed è nata da un altro procedimento che faceva riferimento alla polizia inglese, che era sulle tracce di un carico di cocaina che, dalla Colombia, doveva giungere nel porto di Gioia Tauro il 28 settembre del 2010. Il container che trasportava la droga era destinato ad Ambrogio Sansone e Michele Lissandro, quest’ultimo ritenuto dagli investigatori il principale referente di Barbieri. Partirono così delle intercettazioni e all’interno del container non venne trovata cocaina, ma una disposizione anomala del carico di banane tale da far ritenere agli investigatori che l’operazione di trasporto della droga fosse saltata all’improvvi- so a seguito del sequestro di un’altra quantità di stupefacente sempre dalla Colombia. Gli investigatori hanno quindi posto l’attenzione sull’organizzazione guidata da Vincenzo Barbieri, che avrebbe avuto il ruolo di occuparsi dell’importazione della cocaina, ma non della sua immissione sul mercato. Di ciò si sarebbe occupata un’altra organizzazione con una maggiore distribuzione sul territorio a livello di “personale”. Al vertice vi sarebbe Giuseppe Topia, soggetto ritenuto dagli inquirenti come storicamente legato ai Mancuso e in contatto diretto con Barbieri. Topia avrebbe svolto un ruolo di coordinamento delle operazioni di recupero dei carichi di droga giunti in Italia e partecipato agli incontri strategici con altri componenti dell’organizzazione. L’indagine, dunque, aspetta ora ulteriori sviluppi con l’iter giudiziario che si incardinerà a Reggio Calabria. cons. min. Uno dei sequestri di cocaina effettuati nell’ambito dell’operazione “Meta 2010” 19 GIOVEDÌ 24 novembre 2011 calabria ora R E G G I O Il sindaco Demetrio Arena è stato prosciolto nell’ambito del procedimento “Terrazzamento”. Il gup Domenico Santoro ha deciso ieri il rinvio a giudizio per tutti gli indagati tranne che per il primo cittadino (difeso dagli avvocati Aldo Labate e Francesco Albanese) indagato inizialmente per il ruolo di amministratore che aveva ricoperto nella società di trasporti pubblici Atam. L’indagine della procura di Reggio Calabria aveva riguardato la filiera di smaltimento dei rifiuti, che aveva coinvolto sia privati che enti pubblici. L’operazione era stata eseguita dai carabinieri il 7 febbraio scorso e aveva portato al sequestro di alcune aziende, oltre che dei mezzi con cui sarebbero stati trasportati i materiali che venivano smaltiti irregolarmente, secondo l’impianto accusatorio. Il principale indagato è Vittorio Bruno Martino, titolare dell’impresa individuale Idroterm, proprietario e comodatario dell’appezzamento di terreno interessato dai lavori di terrazzamento a scopo agricolo da adibire a uliveto, legale rappresentante e amministratore unico della società Eko M. R. F. srl. Sarebbe stato lui a creare una discarica nella vallata di Bovetto, conferendo materiali di risulta per l’edilizia e altri rifiuti pericolosi. Una ge- “Terrazzamento” Prosciolto il sindaco (43), Giuseppe Nocera (47), Angelo Papisca (49), Demetrio Arcudi (51), Francesca Fedele (59). Nell’indagine era finita anche la preside di un istituto scolastico per l’irregolare smaltimento dei materiali di risulta dopo alcuni lavori edili svolti nell’edificio scolastico. Per quanto riguarda le presunte responsabilità in capo all’Atam, il pm Sara Ombra già nella scorsa udienza aveva sollecitato l’invio del fascicolo alla procura per un eventuale procedimento nei confronti dell’attuale dirigente Vincenzo Fitogramma, ha consentito l’avvio lardo, all’epoca dei fatti responsadelle indagini che ha man mano fat- bile delle operazioni oggetto di conto scoprire la rete di trasportatori e testazione. Secondo il procuratore smaltitori finiti poi sul registro de- aggiunto Ottavio Sferlazza, che commentò l’operazione subito dogli indagati. po l’esecuzione dei Dovranno preprovvedimenti di sentarsi davanti al Tutti gli altri sequestro, gli indagiudice il prossimo indagati gati sono tutti cor12 gennaio gli altri responsabili del ciindagati Giuseppe sono stati clo di smaltimento. Nocera (36), Paolo rinviati L’indagine ha voluMinuto (38), Maua giudizio to colpire quindi chi rilia Ziino Colanino non ha curato che la (46), Nicola Irto (40), Francesco Berna (39), Agosti- filiera fosse completata in maniera no Siclari (77), Pasquale Tripepi regolare. Il collegio difensivo è com(41) Domenico Malavenda (40), Ri- posto, tra gli altri, dagli avvocati De ta Giuseppina Calafiore (52), Giu- Stefano, Milasi, Bruno Sofia, Paseppe Schiamone (34), Giuseppe squale Cananzi, Carlo Morace, PaLatella (70), Francesca Minniti squale Maraguccio, Armando Atti(52), Giuseppe Laganà (89), Rosa- nà. a.i. rio Devivo (69), Domenico Alampi Arena è l’unico a non doversi presentare dal giudice L’avvocato Aldo Labate Demetrio Arena stione della raccolta e smaltimento non del tutto regolare, come emerse dalle immagini riprese dal sito internet Bing Maps, spesso utiliz- zato dalle forze dell’ordine per indagini proprie. La sospetta presenza di un camion in quell’area, notata in un fo- «Aiuti ai veri imprenditori» Coldiretti plaude ai sequestri per le truffe nel settore agricolo «Basta con le truffe di carta: gli aiuti vadano a quelli che lavorano e vivono di agricoltura». Così la Coldiretti Calabria elogia l’operato del Nucleo Antifrodi Carabinieri di Salerno che insieme ai militari del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo di conti correnti, fondi d’investimento, depositi titoli, prodotti assicurativi, beni immobili (adibiti ad uffici a Reggio Calabria) e titoli di quote produttive nei settori oleario e seminativi. «I veri imprenditori, quelli che lavorano e vivono di agricoltura, sono stanchi di avere questi “mercanti nel tempio” –afferma la Coldiretti Calabria – che con tecniche sempre più sofisticate creano situazioni che nulla hanno a che fare con l’attività dei veri produttori agricoli. L’operazione va nella direzione giusta perché –sostiene Coldiretti – si snida anche quella zona grigia che fa solo del male alla vera agricoltura e agroalimentare calabrese. Questo avvenimento - rilancia Coldiretti- conferma la necessità di accelerare le procedure di controllo sui Centri Assistenza Agricola, ad opera della Regione, per scongiurare il pericolo di frodi e garantire le imprese che operano e rispettano le regole». Il provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nell’ambito del procedimento penale conseguente alla denuncia operata dal Nucleo Antifrodi dei Carabinieri di Salerno e dalla Compagnia Carabinieri di Reggio Calabria nei confronti di soggetti che usavano il sistema infor- per delinquere, frode informatico a loro piacimento. matica e truffa ai danni delQuesti soggetti «nulla hanno l’Unione Europea per aver a che fare -proseguono stizzi- percepito illecitamente finanziamenti ti da Coldicomunitari retti- con la I carabinieri del Fondo vera agricoldel nucleo Europeo tura ed operatori di Cenantifrode hanno Agricolo di Garanzia tri di Assibloccato oltre (FEAGA) per stenza Agriun milione un valore cola della complessivo provincia di Reggio Calabria». Gli inda- di 1.125.000 euro. Le indagini hanno evidengati sono ritenuti responsabili dei reati di associazione ziato anche la condotta frau- dolenta di alcuni operatori di Centri d’Assistenza Agricola della provincia di Reggio Calabria che attraverso le loro credenziali erano riusciti ad individuare sulla banca dati del SIAN, il Sistema Informativo Agricolo Nazionale, i dati relativi a superfici agricole incolte che, all’insaputa dei proprietari, sono state indicate nella dichiarazione di produzione aziendale per ottenere gli illeciti finanziamenti. r.r. processo geremia formazione Avvocati e deontologia Se ne parlerà domani Il brigadiere all’esame sui beni di Campolo Si svolgerà domani alle 16 sono dati un codice di autopresso l’auditorium dei Padri regolamentazione dei comMonfortani, in via Circonval- portamenti da tenere nei lazione Parco Caserta nr. 5, confronti dei magistrati e dei l’ultimo evento programma- propri clienti e dei colleghi to per l’anno 2011 dal Sinda- avversari in tutte le varie cato Forense Reggino presie- gamme del contenzioso giudiziario ed duto dall’avvocato MaUltimo incontro extragiudiziario. Ma le rio De Tomprogrammato sanzioni masi e avrà previste come titolo dal sindacato vengono re“Deontoloforense almente apgia forense per il 2011 plicate? Ed i nella più recomportacente evoluzione giurisprudenziale”. Il menti contro l’etica vengoconvegno avrà come relatori no effettivamente contestail chiarissimo prof. Vincenzo ti? E’ anche noto che negli ulPanuccio (foto) dell’Univer- timi anni, e particolarmente sità di Messina e l’avv. Giu- negli ultimi mesi, si è avuto seppe Aricò, vice presidente un attacco concentrico condel sindacato. L’argomento, tro le professioni e in partidi stretta attualità, riguarda colare contro quelle cosidl’etica professionale. E’ noto dette liberali. Ma la Costituche gli avvocati, come altre zione prevede come indicategorie di professionisti si spensabile l’assistenza del- È proseguito ieri l’esame del brigadiere Giordano nell’ambito del processo “Geremia” che vede imputati Gioacchino Campolo, la sua famiglia ed alcuni dipendenti. Il brigadiere ha ricostruito in aula tutti i passaggi salienti dell’indagine che ha visto la guardia di finanza operare nei confronti del re dei videopoker. Il processo “Geremia”, infatti, scaturisce dall’omonima operazione portata a termine dalla Guardia di Finanza nei confronti principalmente di Gioacchino Campolo dei suoi familiari. I reati contestati sono diversi: si va dall’attività illecita di gioco d’azzardo che Campolo avrebbe effettuato assieme ad alcuni fidati collaboratori, per arrivare all’intestazione fittizia di beni a favore della moglie e dei figli (allo l’avvocato a tutela dei diritti dei cittadini ingiustamente colpiti da provvedimenti giudiziari. E cercare di comprimere le prerogative dell’avvocato sia in campo civile, sia penale, amministrativo o tributario, vuol dire ridurre gli spazi difensivi di cui ogni cittadino gode costituzionalmente. Ma, e qui il problema affrontato dal convegno, l’azione dei legali è sempre improntata ai sacri principi sanciti dalla Costituzione o i loro comportamenti trascendono talvolta nell’illecito, soprattutto morale che ne sminuisce la funzione davanti all’opinione pubblica? scopo di impedirne un eventuale futuro sequestro) e finire con l’accusa di riciclaggio. Secondo la tesi della procura, infatti, Campolo avrebbe commesso tale reato investendo in alcune società diverse somme di denaro, la cui provenienza non è stata poi documentata e secondo l’accusa sono da ritenersi illecita. Alla sbarra con queste pesanti accuse vi sono Gioacchino Campolo, Cristoforo Assumma, Francesco Di Renzo, Antonio Morabito, Massimo Giovanni Bertolino, Filippo Padellaro, Salvatore Giuseppe Gatto, Renata Danila Gatto, Ivana Campolo, Demetrio Campolo, Adriana Campolo, Italo Carnevale, Massimo Carnevale. L’attività istruttoria proseguirà nelle prossime settimane. 19 GIOVEDÌ 24 novembre 2011 calabria ora C O S E N Z A “MISSING” Guerra di mafia in città Chiesti dieci ergastoli E altri tredici imputati rischiano trent’anni di carcere Dieci ergastoli, sei in più rispetto al- bando di sigarette e allo sfruttamento la sentenza di primo grado. E poi, una della prostituzione. A dirigere i traffici sfilza di condanne trentennali. Sono locali era don Luigi Palermo, noto con queste, in sintesi, le richieste di pena l'appellativo di “U zorro”. All'epoca, formulate ieri dal sostituto og Eugenio non esistevano divisioni in clan conFacciolla durante il maxiprocesso Mis- trapposti. Quella subentrò il 12 dicemsing, giunto al secondo grado di giudi- bre 1977, proprio in occasione delzio. Alla sbarra, ci sol'omicidio di Palerno 47 persone, molte Il maxiprocesso mo ordito da un giovanissimo Franco delle quali ritenute orsi concluderà Pino e dal suo grupganiche ai due clan copo di ribelli. La morsentini (Pino-Sena e il 23 gennaio del vecchio padriPerna-Pranno) che, con la pronuncia te no provocò una scistra la fine degli anni ’70 della sentenza sione tra i “continuie l’inizio dei ’90 si consti” di Franco Perna, tesero il dominio del territorio. E non a caso, oggetto del Mario Pranno e Francesco Vitelli da processo sono proprio trenta omicidi un lato e gli emergenti della banda Pidi mafia avvenuti in quel periodo. Al no-Sena dall'altro. Ciò che ne scaturì, termine del primo processo, il 17 mag- fu una lunga scia di sangue. La prima gio 2010, il fine pena mai fu inflitto a guerra di mafia a Cosenza, infatti, si Franco Perna, Gianfranco Ruà, Pa- protrasse per 8 anni, mietendo vittisquale Pranno e Romeo Calvano. Per me dall'una e dall'altra parte. Il primo tutti loro, Facciolla ha chiesto la confer- a cadere fu anche una vittima innocenma del verdetto, invocando però lo te. Si chiamava Pasqualino Perri e avestesso castigo per altri sei imputati: Lo- va solo 11 anni quando, nell'ottobre del renzo Brescia, Giancarlo Anselmo, 1978 fu raggiunto da una fucilata menGiuseppe Ruffolo, Edgardo Greco, tre cenava in una pizzeria di Rende. Il Santo Carelli e Franco Muto. I primi 1981 e l'83 furono i due anni più cruenquattro, nel processo cosentino aveva- ti, duranti i quali caddero, fra gli altri no incassato pene comprese tra 20 e Francesco Porco, Giovanni Drago, An29 anni di carcere. Erano usciti assol- gelo Cello, Aldo Mazzei, Maurizio Valti, invece, sia Muto che Carelli, rispet- der, Cosimo Scaglione, Nelso Basile e tivamente boss del Tirreno il primo ed tanti altri fino alla tregua del 1985, ex capo della ’ndrangheta sibarita il se- quando i clan ritennero opportuno decondo. Le altre modifiche suggerite da porre le armi per dedicarsi alle epuraFacciolla riguardano, invece, le posi- zioni interne. In questo contesto cadzioni di altri 13 imputati, già assolti op- dero Alfredo Andretti e Giuseppe Anpure destinatari di pene ventennali. dali. Quello, però, fu anche l’anno delPer loro, adesso, è stata richiesta la l’omicidio eccellente del direttore del condanna a trent’anni di reclusione. carcere Sergio Cosmai. Con i suoi asUn inasprimento che la Procura gene- sassini già defunti o diventati nel fratrale motiva ponendosi in disaccordo tempo collaboratori di giustizia, alla con i giudici cosentini, estensori della sbarra per quel crimine è rimasto solo prima sentenza. In quel caso, infatti, il presunto mandante Franco Perna. Marco Cribari la Corte d’assise concesse le attenuanti generiche a tutti gli imputati, tranne ovviamente agli “ergastolani”. Una scelta motivata essenzialmente da due le richieste fattori: la lontananza nel tempo dei crimini in contestazione e la presa d’atto di come molti imputati fossero ormai persone diverse da quelle che erano negli anni ruggenti della guerra di mafia. Ora, però, l’accusa rilancia: nessuna attenuante per i delitti di “Missing”. E ieri, ha presentato ufficialmente il conto. Il processo ora riprenderà con una serie di udienze dedicate alle arringhe difensive degli avvocati. L’ultima puntata andrà in onda il 23 gennaio del nuovo anno. Quello sarà anche il giorno della sentenza. L'inchiesta “Missing” è anche il bollettino di guerra del locale “bastardo”. Così, infatti, veniva considerata negli anni '70 una malavita cosentina avvezza al contrab- Abbruzzese Fioravante Abbruzzese Giovanni Acri Aldo* Anselmo Giancarlo Arturi Umile* Baratta Mario Belmonte Nicola* Berardi Pierlugi* Bianchino Vincenzo Bonanata Osvaldo ° Brescia Lorenzo Bruni Michele° Bruni Pasquale Bruni Gianfranco Calvano Romeo Carbone Paolo Carelli Santo Castiglia Enzo Castiglia Giulio Chiodo Silvio Cicero Domenico Cosentino Giuseppe D’Andrea Salvatore De Rose Antonio Dedato Vincenzo* Gabriele Claudio Garofalo Franco* Greco Edgardo Iirillo Giuseppe Lanzino Ettore Mannarino Rinaldo Musacco Mario Muto Franco Nesci Roberto Notargiacomo Dario * Perna Francesco Pino Francesco* Pirola Francesco Pranno Pasquale Prezio Sergio Ruà Gianfranco Ruffolo Giuseppe Serpa Giuliano* Tedesco Francesco* Vitelli Ferdinando* Vitelli Francesco Saverio* Vitelli Giuseppe* condanne I° grado richieste in appello 25 anni 25 anni 15 anni 25 anni 14 anni 23 anni 12 anni 12 anni 25 anni assolto 27 anni assolto assolto 23 anni ergastolo assolto assolto assolto 25 anni 23 anni 23 anni assolto assolto 16 anni 12 anni 16 anni 14 anni 25 anni 22 anni assolto 14 anni 22 anni assolto assolto 12 anni ergastolo 14 anni 23 anni ergastolo assolto ergastolo 29 anni 13 anni 13 anni 12 anni 19 anni 18 anni 30 anni 30 anni 15 anni ergastolo 14 anni 30 anni 12 anni 12 anni 25 anni assoluzione ergastolo assoluzione 30 anni 30 anni ergastolo assoluzione ergastolo 30 anni 30 anni 30 anni 30 anni assoluzione 30 anni 16 anni 12 anni 16 anni 14 anni ergastolo 30 anni assoluzione 30 anni 30 anni ergastolo assoluzione 12 anni ergastolo 14 anni 23 anni ergastolo 30 anni ergastolo ergastolo 13 anni 13 anni 12 anni 19 anni 18 anni * collaboratore di giustizia ° deceduto SCENE DEL CRIMINE I rilievi effettuati sulle scene di alcuni omicidi contemplati nel processo Missing. Dall’alto verso il basso, via Montesano dopo il delitto Andretti (1985), l’auto in cui venne bruciato il corpo di Cello (1981), piazza Riforma dopo l’omicidio Porco (1981), la scena del delitto Picone (1989) e l’Elefante rosso di Rende dove fu trucidato il piccolo Pasqualino Perri (1978) Fine pena mai per Muto e Greco Lanzino quasi assolto Le modifiche più importanti, tra quelle sollecitate da Facciolla, riguardano dunque le posizioni di Muto e Carell, ritenuti coinvolti entrambi in un omicidio avvenuto a maggio del 1983. Si tratta dell’eliminazione di don Pippo Ricioppo, vecchio padrino di Cerzeto. Secondo gli inquirenti, l’uomo pagò con la vita il tentativo ritagliarsi uno spazio in grossi lavori pubblici come la costruzione della diga dell'Esaro, interferendo così negli affari dei clan. E così, il 10 maggio del 1983, la morte bussò alla porta di casa sua verso le 11 di sera. Due killer gli si presentarono come amici e lui li fece accomodare in cucina. Chiacchierarono un po' e, al momento dei saluti, lo fulminarono con due proiettili in testa. Un altro ergastolo è stato chiesto anche nei confronti di Edgardo Greco, “il killer delle carceri”, so- prannome che si guadagnò anni fa, rendendosi protagonista di uno spettacolare attentato a Franco Pino. Greco, ex collaboratore di giustizia, è latitante da quasi cinque anni. In “Missing”, è imputato per il duplice omicidio dei fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo. Di sei delitti è chiamato a rispondere, invece, Lorenzo Brescia, un altro per il quale è stato richiesto il massimo della pena, mentre Giancarlo Anselmo si “ferma” a quattro. Chi si appresta, invece, a uscire dall’inchiesta è il presunto boss Ettore Lanzino (foto), qui coinvolto nell’eliminazione di Nelso Basile, padrino di San Lucido trucidato pochi mesi prima di Ricioppo. Lanzino era già stato assolto in primo grado e ieri, Facciolla a rinunciato a sostenere l’Appello contro di lui. E’ latitante dall’ottobre del 2008. (mcr) 29 GIOVEDÌ 24 novembre 2011 calabria ora C O R I G L I A N O “Dust”, condanne confermate La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza solo per due imputati Processo annullato per due imputati, per i quali si ricomincerà dal primo grado, e sentenza confermata invece per tutti gli altri. Va in archivio così il terzo grado del maxiprocesso “Dust”, nato dall’operazione che nel 1998 portò all'esecuzione di provvedimenti cautelari a carico di 33 persone, incastrate dagli inquirenti grazie alle rivelazioni fatte dai pentiti Antonio Cicciù, Rocco Covello e Salvatore Aloisio. Dopo le discussioni delle parti, nella serata di ieri è giunta la pronuncia della suprema Corte di Cassazione, che ha annullato la sentenza per il coriglianese Luigi Zampino (era stato condannato a 5 anni e sei mesi) e per Francesco Greco (aveva avuto 9 anni) disponendo il rinvio per nuovo esame dinanzi al Tribunale penale di Rossano. Dato che entrambi erano accusati solo di reati fine e non di associazione come gli altri imputati, gli ermellini hanno sancito la separazione delle po- servizi sociali «Inopportuna la posizione del Forum terzo settore» Inopportuna e improvvida. Così il responsabile del settore servizi sociali del comune, Dora Pettinato, giudica la recente presa di posizione del Forum del Terzo Settore attraverso la quale si parlava di "anomalie" e "mala gestione" che si verificherebbero per responsabilità di apparati burocratici che farebbero «il bello ed il cattivo tempo in merito alla aggiudicazione ed alla gestione di particolari e delicati appalti e servizi di fondamentale importanza per le fasce più deboli della popolazione». Queste affermazioni: «lasciano perplessi ed increduli – afferma la Pettinato - per il tono ed il contenuto, ma non per questo arrendevoli ed intimoriti, avendo la coscienza tranquilla per l'assoluta correttezza di comportamenti. I fatti stanno a dimostrare l'esatto contrario di quanto, senza alcuna riflessione e ponderazione, è stato esposto con grave leggerezza e superficialità, che è stile lontano da quello proprio dei funzionari comunali, che nella propria funzione mettono dedizione, scrupolo e cura svolgendola, senza sconti, nell'esclusivo interesse dei più deboli ed indifesi. Un impegno costante e riconosciuto che doveva essere apprezzato anche da parte di organizzazioni benemerite, che sono vocate alla stessa ed identica tutela, anche quando accade di non essere occasionalmente preposte al servizio operativo, essendo perdenti sul piano della comparazione rispetto ad altre offerte concorrenti in pubbliche gare. Per ogni opportuna verifica sulle gare espletate – sottolinea la Pettinato - sono a completa disposizione di chiunque interessato le documentazioni agli atti, per accertare, attraverso elementi e dati, l'assoluta trasparenza delle procedure concorrenziali e l'incensurabile giudizio di valutazione delle commissioni di gara delle proposte prodotte. Le rimostranze esposte sono frutto di fantasiose immaginazioni che prescindono dalla realtà dei fatti, come emergono dalle procedure di affidamento svolte nel rispetto di principi di legalità, correttezza, libera concorrenza, trasparenza e pluralità. II risentimento manifestato nella nota contro funzionari comunali è un ritornello che si ripete quando le decisioni non aderiscono alle proprie aspettative e alle proprie insostenibili pretese. L'invocazione perché finisca "questa fase d'inefficienza, di lassismo e di abbandono di buone prassi e di legalità all'interno del Comune", occasionata dalle recenti vicende di aggiudicazione non gradite di gare di appalto, depriva di ogni credibilità la denuncia che crea discredito inammissibile, offende l'immagine di funzionari per i quali la corrispondenza dell'attività amministrativa alle prescrizioni di legge è un dovere imprescindibile di comportamento sempre scrupolosamente onorato. Per questi motivi si fa riserva di valutare più approfonditamente i fatti denunciati per ogni ulteriore iniziativa nelle sedi competenti». sizioni, disponendo quindi che per i due il processo ricominci dal primo grado. Per il resto, la sentenza di secondo grado emessa lo scorso anno dalla Corte d’Appello di Catanzaro, è stata confermata in toto: Domenico Critelli (21 anni); Giuseppe Caruso (10 anni e sei mesi); Giuseppe Farao (20 anni e otto mesi); Domenico Greco (7 anni); Giorgio Greco (12 anni e 4 mesi); Cataldo Marincola (20 anni e 6 mesi); Giuseppe Marino (10 anni e 6 mesi); Silvio Romano (5 anni e 6 mesi); Luigi Vasamì (5 anni e 6 mesi). Per loro, quindi, la sentenza diviene ormai definitiva. Prima della pronuncia, dinanzi agli ermellini avevano di- scusso il procuratore generale e la difesa composta, tra gli altri, dagli avvocati Giovanni Zagarese, Francesco Cornicello, Giancarlo Pittelli e Graziella Maietta. L’avvocato Zagarese, nello specifico, aveva sostenuto la nullità della sentenza impugnata per vari motivi, tra cui il fatto che nel processo fossero transitati atti del processo Galassia, per lo più verbali dichiarativi, senza che venissero risentite le fonti. Nell’operazione “Dust” la Dda di Catanzaro contestò agli imputati d'aver gestito, tra il 1988 e il 1996, un consistente traffico di stupefacenti nell'interesse dei “locali” di 'ndrangheta di Cirò e Corigliano, già alleati nella guerra di mafia che portò alla defenestrazione dell'allora boss della Sibaritide, Giuseppe Cirillo. Un vorticoso giro di eroina e cocaina, secondo l'accusa, che coinvolgeva Calabria, Germania e Colombia. Secondo gli investigatori, le cosche della Sibaritide (Rossano, Corigliano e Cariati) avrebbero comprato la “coca” dai cartelli colombiani di Medellin. L'eroina, invece, sarebbe arrivata attraverso i canali balcanici. Un volume d'affari vorticoso, stando a quanto riferito dal pentito Antonio Cicciù, che parlò addirittura di guadagni, a settimana, superiori ai trecento milioni di vecchie lire. Rossella Molinari santa tecla Malore in carcere Si attende l’esito Santa Tecla, si aspetta la cartella clinica per valutare le prossime mosse. Gli avvocati difensore Giovanni Zagarese e Pasquale Di Iacovo sono determinati a fare tutto il possibile affinché il proprio assistito Carmine Ginese, che ha avuto un malore in carcere (è detenuto al 41 bis a L’Aquila e ha subito un abbassamento della vista) possa ricevere cure adeguate. GIOVEDÌ 24 novembre 2011 PAGINA 33 l’ora di Paola Redazione viale Ippocrate (ex Madonna della Grazie) - Telefono e fax 0982583503 - Mail: [email protected] SANITÀ & FARMACIE tel. 0982/5811 tel. 0982/581224 tel. 0982/581410 tel. 0982/581286 tel. 0982/587316 tel. 0982/612439 tel.0982/582276 ospedale civile pronto soccorso guardia medica centro trasfusionale farmacia Arrigucci farmacia Cilento farmacia Sganga EMERGENZA carabinieri commissariato polizia stradale polizia municipale guardia di finanza corpo forestale vigili del fuoco croce rossa italiana tel. 0982/582301 tel. 0982/622311 tel. 0982/622211 tel. 0982/582622 tel. 0982/613477 tel. 0982/582516 tel. 0982/582519 tel. 0982/613553 COMUNE (112) (113) (117) (1515) (115) centralino ufficio tributi bibioteca comunale ufficio relazioni pubblico ufficio presidenza consiglio ufficio affari generali ufficio contenzioso tel. 0982/58001 tel. 0982/5800301 tel.0982/580307 tel. 0982/5800314 tel. 0982/5800212 tel. 0982/5800218 tel. 0982/5800207 Una via alla vittima del clan Intitolazione in nome di Luigi Gravina, ucciso per aver detto no alla mala PAOLA “L’amministrazione comunale di Paola avverte, in maniera molto forte, l'esigenza di onorare il ricordo del compianto Luigi Gravina, figlio di questa terra, deceduto tragicamente a Paola il 25.3.1982, per mano mafiosa, essendosi rifiutato, reiteratamente e con forte determinazione, di cedere alle insistenti e minacciose richieste estorsive della criminalità...” E’ con questa motivazione che il sindaco Roberto Perrotta e la sua giunta hanno deliberato, il 18 ottobre scorso, di intitolare il ponte di corso Cristoforo Colombo al compianto coraggioso paolano. Luigi Gravina, nato a Paola il 15.6.1949 da Raffaele Gravina e Lina Silvestri, operatore commerciale, coniugato con Luigina Violetta, padre di cinque bambini, veniva assassinato il 25 marzo del 1982 per mano mafiosa essendosi rifiutato, reiteratamente e con forte determinazione, di cedere alle insistenti e minacciose richieste estorsive della criminalità organizzata locale. Due sicari, quel 25 marzo di di ventinove anni fa, si sono presentati nei locali di Via Nazionale ove Gravina gestiva la sua attività ed hanno fatto fuoco con diversi colpi di pistola, uccidendo il commerciante. “L'omicidio di Luigi Gravina ad opera del locale clan di 'ndrangheta - si legge nella delibera di giunta - ha segnato una svolta nella lotta alla mafia della provincia di Cosenza. Da un lato, infatti, chi ha contribuito a consumare l'efferrato crimine di un lavoratore coraggioso, padre di cinque bambini, si è pentito offrendo un contributo alla giustizia finaliz- Luigi Gravina zato a debellare la cosca di Paola mentre, dall'altro lato, molti operatori commerciali che mai si erano opposti alle insistenti richieste estorsive e alle angherie della mafia, in sede del processo penale in Corte d'Assise, a carico di diverse decine di malavitosi, hanno trovato il coraggio di alzare la testa e confermare la consumazione dei reati”. La delibera numero249, inoltre, aggiunge: “Il gesto coraggioso di ribellione di Luigi Gravina, tra l'altro, va letto in un contesto storico-ambientale difficile e delicato. In quel tempo, infatti, lo Stato era meno "presente" e la mafia più forte e pericolosa, perché determinate leggi speciali contro il crimine organizzato (ad esempio: “legge Gozzini” cosidet- ta “carcere duro” o 41 bis) ancora dovevano essere concepite, perché il fenomeno del pentimento non era ancora realmente esploso, in quanto le forze dell'ordine e la magistratura possedevano poche risorse per fronteggiare con determinazione la 'ndrangheta”. L’amministrazione Perrotta, pertanto, ritiene “quanto meno doveroso tributare un giusto riconoscimento al compianto Luigi Gravina intitolandogli il Ponte di Corso C. Colombo per ricordare la scomparsa del concittadino paolano, in segno di riconoscenza e gratitudine per essersi immolato, con coraggio e determinazione, alle insistenti e minacciose richieste estorsive della criminalità organizzata e, quindi, per testimoniare alle future generazioni che chi muore resta patrimonio del paese per sempre nonché, dedicandogli una cerimonia commemorativa a data da stabilire”. Luigi Gravina, dunque, sarò ricordato e onorato nei prossimi giorni. Già negli anni passati, com’è noto, l’amministrazione comunale del sindaco Perrotta, che in questi anni ha ricordato molti concittadini illustri attraverso una serie di intitolazioni, aveva reso omaggio al compianto Gravina intitolandogli un monumento con annessa area di parcheggio in via Nazionale. In quella circostanza presero parte alla cerimonia esponenti di primo piano della politica, della magistratura, delle forze dell’ordine e delle istituzioni a livello nazionale, tra cui l’allora sottosegretario alla giustizia del governo Berlusconi, Jole Santelli. GUIDO SCARPINO [email protected] Judo, pioggia di medaglie Il gruppo di Morrone rientra da Salerno con diversi trofei Sabato 19 novembre si è svolto Bellizzi provincia di Salerno il 16 ° Torneo Internazionale di Judo. Quasi seicento i partecipanti alla kermesse sportiva, provenienti da diverse regioni italiane. Presenti anche delegazioni straniere (Ungheria e Romania). Il gruppo dello Judo paolano, guidato dal tecnico Domenico Morrone, ha conquistato ben 5 medaglie, 2 ori, 1 argento e 2 bronzi. Sabato 19, inoltre, a salire sul tatami sono stati gli atleti delle classi giovanile (nati 2000 e 2001) nella categoria ragazzi 35 chili. Mario Mantuano si è classificato al 1° posto. Dopo aver vinto, infatti, i primi quattro incontri, prima del limite si è aggiudico la finale ed ha quattro secondi dalla chiusura si è aggiudicato il me- Mister Mimmo Morrone tallo più pregiato. Meritato il bronzo di Manila Presta, categoria 44 kg. Ottimi anche i piazzamenti di Francesco Presta nella categoria 55 kg e Francesca Viola nella categoria 35 kg. Oro anche per Roberta Vilardi che non ha fatto sconti a nessuno aggiudicandosi anche la finale. Argento per Vincenzo Lento nella categoria kg 60 che in finale ha ceduto solo per un banale errore. Domenica nella stessa sede si è svolta l’ultima tappa del Trofeo Italia. Quinto posto per Filomena Arlia nella categoria 44kg; bronzo per Serena Gentile nella categoria 63 kg; bronzo per Natale Gentile nella categoria 81 kg. Soddisfatto l’allenatore del Judo paolano, Mimmo Morrone, che lascia sempre l’impronta ad ogni trasferta, frutto di allenamenti e sacrifici di tutti i giorni che i ragazzi svolgono con passione ed amore per questa disciplina. g. s. ALTO TIRRENO COSENTINO Droga dello stupro Presto l’interrogatorio Il Gbl, o “Gamma-Butyrolactone”, solvente industriale chiamato anche “ecstasy liquida”, eccitante e particolarmente economico, fa parlare di sé l’Alto tirreno cosentino. A Santa Domenica Talao, nella giornata dello scorso martedì, il Gbl, conosciuto come la droga dello stupro era arrivato dall’Olanda tramite corriere. Nella trappola dei finanzieri, è finito un ventiseienne disoccupato del posto - che presto sarà ascoltato dal giudice - il quale aveva ordinato tramite internet una fornitura di Gbl. La GdF di Cosenza nucleo di Polizia tributaria sezione mobile, travestiti da corrieri hanno tratto in arresto in flagranza di reato con l’accusa di spaccio di sostanza stupefacente, Vincenzo La Greca, 26 anni di Santa Domenica Talao. Gli effetti della nuova droga che sta inondando il territorio, sono devastanti. In base alla dose assunta, gli effetti del Gbl variano da una fase di euforia, a un sonno profondo di tipo comatoso sino alla perdita delle inibizioni. Per questo è anche conosciuto come “la droga degli stupri”. Soprattutto nelle discoteche all’insaputa delle ragazze viene versato il solvente nel bicchiere. Il Gbl, è legalmente utilizzato nell’industria, e si trova in vendita libera su Internet al prezzo di circa 70 euro al litro. La consumazione alternativa del solvente esisterebbe da tempo non solo nel mondo dello spettacolo e delle discoteche, ma anche nelle palestre statunitensi ed europee. Dall’inizio del 2009 il fenomeno sarebbe addirittura in netto aumento, viste le caratteristiche assolutamente Un’unità delle Fiamme Gialle Il giovane aveva ordinato la roba su Internet dall’Olanda vantaggiose del prodotto: esaltante ed acquistabile a un prezzo irrisorio. Come si ricorderà, l’arresto del ventiseienne è avvenuto intorno alle ore 17,00 di martedì pomeriggio. Gli uomini delle Fiamme Gialle, fingendosi addetti di una ditta di spedizioni, si sono presentati nell’abitazione del 26enne. Dopo aver avuto la conferma che quella droga era stata proprio ordinata dal 26enne, i militari si sono qualificati e hanno arrestato l’uomo. All’interno dei due pacchetti, erano contenuti due flaconi di mezzo chilo l’uno, con all’interno il Gbl, che ufficialmente è un solvente industriale, utilizzato per la pulizia dei cerchioni delle macchine. La Greca (difeso dall’avvocato Arturo Valente) arrestato in flagranza di reato con l’accusa di spaccio di sostanza stupefacente, che resta rinchiuso nel carcere di Paola, sarà ascoltato nei prossimi giorni dagli inquirenti, ai quali chiarirà la sua posizione. Eugenio Orrico Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011 7 Attualità . CAPITALE VIOLENTA Il sindaco lancia l’allarme dopo il 33esimo morto ammazzato in una guerra tra bande Alemanno: «Roma è sotto attacco» E invoca «vere indagini antimafia» e una «vera attività di intelligence» Lorenzo Attianese ROMA Spaccio di droga e scommesse clandestine dietro le quali potrebbe nascondersi uno sporco giro di affari sul litorale romano. E forse un debito non saldato dalle vittime. All’indomani del duplice omicidio a Ostia in cui sono rimaste vittime due romani con precedenti, gli investigatori cominciano a far luce sull’agguato che ha scosso la Capitale. Ma lo scarso spessore criminale delle vittime non sembra far pensare a un omicidio di stampo mafioso. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti ci sono anche le attività del bar in via Forni, in ristrutturazione da un mese e teatro dell’agguato. Francesco Antonini, soprannominato il “Sorcanera”, è stato ucciso all’interno del locale mentre l’altra vittima, Giovanni Galleoni, prima di morire si è accasciato a terra in strada a pochi metri. Gli aggressori sono almeno due ma non è ancora escluso che possano essere tre o quattro. Altri elementi chiave sono stati forniti agli investigatori della Squadra mobile dal ruolo o dalle testimonianze di due supertestimoni: il titolare del bar e un operaio che hanno assistito all’agguato prima di scappare a bordo dell’auto di una delle vittime, con il lunotto infranto dai colpi di pistola. Dopo poco tempo i due erano stati fermati e ascoltati. Antonini e Galleoni erano da anni “due compari”. Entrambi erano stati arrestati nel 2004 durante un’operazione della Mobile in cui era coinvolto uno dei pluripregiudicati della banda della Magliana: questo è l’unico legame che avevano con l’organizzazione criminale che seminò terrore e sangue negli anni 70. Ma i due rappresentavano solo la “mano- L’ingresso del reparto di ostetricia del Sant’Orsola di Bologna RECORD Operatrice socio-sanitaria Ha lavorato all’Asl 6 giorni in nove anni Arrestata a Bologna Federico Balletti BOLOGNA La polizia scientifica in Via Antonio Forni a Ostia, dopo il duplice omicidio di martedì sera valanza” coinvolta in alcune vicende criminali. “Sorcanera” era uscito dal carcere nel 2006 ed è l’unica tra le due vittime sulla quale pendevano accuse di stampo mafioso nel 2004. Galleoni, invece, aveva accumulato altri piccoli precedenti negli ultimi tre anni. Nel quartiere popolare, a ridosso dell’Idroscalo di Ostia, dove è avvenuto l’agguato di martedì, i residenti tacciono. Nessuno si sogna di riferire i dettagli dell’accaduto. «Abbiamo paura», dicono alcuni di loro. Di certo sono scossi ma non sorpresi per l’assalto dei killer in pieno pomeriggio e in una zona dove, intorno alle 17, c’è un gran viavai di persone. E ora il sindaco Gianni Alemanno, dopo il 33esimo morto ammazzato in una guerra tra bande criminali, lo dice chiaramente: «a Roma c’è un’emergenza, la città è sotto un attacco della criminalità organizzata». Invoca «vere indagini antimafia» e una «vera attività di intelligence». E oggi vedrà il neo ministro Anna Maria Cancellieri sperando, dopo il decreto su Roma capitale incassato dal neo governo Monti, in un atteggiamento diverso sui problemi della Capitale di quello tenuto dall’ex responsabile del Viminale, il leghista Roberto Maroni. «Mi era stato detto che si trattava di episodi isolati e quindi di situazioni non da criminalità organizzata. Ma questo tipo di letture sono ormai inaccettabili ed insufficienti», ammette Alemanno. Ma il Prefetto Giuseppe Pecoraro, che ieri ha riunito il Comitato per l’ordine e la sicurezza proprio ad Ostia, teatro del duplice omicidio di martedì dice, ad altrettante chiare lettere dice che «Roma non è il far west, la Capitale non è Chicago e non si può parlare di emer- genza». Come, per il Prefetto, non si può parlare di «una nuova Banda della Magliana» né di vera e propria criminalità organizzata: i delinquenti che si fanno la guerra a Roma insanguinando le strade con agguati mortali e ferimenti «non sono cani sciolti, ma non sono neppure legati alla criminalità organizzata: è una sorta di consorteria dedita al traffico di droga e al gioco d’azzardo». Ma il sindaco accelera perché sa che sulla partita della sicurezza, a poco più di un anno dalle amministrative, non può permettersi di sbagliare. Diceva di essere di essere laureata e di lavorare come psicologa al Sant’Orsola di Bologna. Diceva di aspettare un bambino e di temere che la gravidanza fosse a rischio, raccontando di un precedente aborto e di alcune recenti emorragie. Tutto falso, o quasi: non era una psicologa e non era nemmeno incinta, ma per anni Silvia S., bolognese di 44 anni, è riuscita ad abbindolare medici, consultori, l’Inps e soprattutto il suo datore di lavoro: il Policlinico Sant’Orsola, per il quale da metà degli anni 90 faceva l’operatrice socio-sanitaria. Un castello di dichiarazioni e autocertificazioni fasulle, mescolate a documenti sanitari autentici, che le hanno permesso di lavorare solo sei giorni negli ultimi nove anni di servizio: due giorni nel 2002 e quattro giorni nel 2004. Un vero record di assenze, tra malattie forse vere (una dermatite da contatto con agenti chimici contratta sul lavoro) e due maternità completamente inventate. Due «figli mai nati», come è stata ribattezzata l’indagine dei carabinieri del Nas di Bologna, che hanno smascherato la donna, finita agli arresti domiciliari con le accuse di truffa aggravata ai danni di enti pubblici e falso ideologico in documentazione pubblica. L’indagine è cominciata a metà del 2010 grazie a una segnalazione della direzione del Policlinico, giustamente insospettito di fronte a una dipendente che da otto anni era un “fantasma”, e dopo che diverse visite fiscali erano andate a vuoto. Nell’estate 2011, con gli accertamenti dei carabinieri in pieno svolgimento, l’ospedale ha licenziato Silvia, per il superamento del numero massimo di assenze previste per cause di servizio, un provvedimento che però lei ha impugnato. Ma il colossale imbroglio, secondo la ricostruzione degli investigatori, era cominciato nove anni prima. A partire dal 2002, dopo la nascita dell’unica figlia “autentica”, in ospedale la donna non si è quasi più vista, grazie a una lunga serie di assenze per malattia: la dermatite provocata dai detergenti che maneggiava sul lavoro, certificata dai diversi medici di base che ha cambiato più volte e con i quali si sarebbe spacciata per psicologa, e poi le finte gravidanze a rischio. PORDENONE Adescava su Facebook le sue vittime (una ventina di minorenni) IL CASO YARA CARCERI Ieri sono comparsi in tribunale Pedofilia, in manette violentatore seriale Nessun aiuto dal Dna per trovare l’assassino Asti, cinque agenti avrebbero torturato due detenuti Ugo Fattori Mariano Parise BERGAMO ASTI Anche la pista del dna somigliante a quello rinvenuto sui vestiti di Yara Gambirasio, nell’ambito delle indagini sull’omicidio della ginnasta di Brembate Sopra (Bergamo), sembra essere finita in un vicolo cieco. Secondo indiscrezioni, infatti, il profilo genetico che presentava alcuni punti di contatto con la traccia isolata sui pantaloni e sugli slip della vittima, apparterrebbe a un giovane frequentatore della discoteca di Chignolo d’Isola (Bergamo), che si trova a pochi passi dal campo in cui il corpo della ragazzina è stato trovato il 26 febbraio scorso. Nelle scorse settimane le indagini delle forze dell’ordine si sono concentrate sui familiari di questa persona; tuttavia nessuno dei dna analizzati corrisponde a quello dell’assassino, né è stato possibile risalire a legami di parentela, malgrado siano stati analizzati altri dna che presentavano dei punti di contatto con quello dell’omicida. Secondo gli esperti, nella zona potrebbero esserci migliaia di altri profili genetici somiglianti, almeno in alcune aree, a quello dell’assassino. Al momento i dna raccolti sono circa diecimila e altri ne saranno acquisiti anche nelle prossime settimane. Cinque agenti della polizia penitenziaria del carcere di Quarto d’Asti sono comparsi oggi in tribunale ad Asti con l’accusa di avere picchiato ripetutamente e torturato due detenuti. I fatti risalgono al 2004. Secondo l’accusa, i detenuti Claudio Renne ed Andrea Cirino, oltre ad essere picchiati, erano stati tenuti per diversi giorni d’inverno in una cella di isolamento, nudi, senza vetri alla finestra. I maltrattamenti sarebbero proseguiti fino a quando un’educatrice dopo aver incontrato Renne, segnalò il caso alla direzione, senza che però venisse aperta un’inchiesta interna, sottolineano gli avvocati dei detenuti. L’indagine è poi partita, nel 2006, quando un ex agente, Andrea Fruncillo, poi arrestato per spaccio, raccontò tutto alla polizia. Gli imputati sono Cristiano Bucci, Marco Sacchi, Gianfranco Sciamanna, Davide Bitonto ed Alessandro D’Onofrio. Il motivo che avrebbe spinto gli agenti ad infierire contro Renne e Cirino sarebbe una presunta aggressione di un collega entrato nella loro cella per un controllo. Quella di ieri è stata la ter- Orsola Mandelli PORDENONE È un autotrasportatore cinquantenne residente in un paese dell’alta Valcellina, in provincia di Pordenone, l’uomo arrestato dai carabinieri con l’accusa di violenza sessuale aggravata e continuata ai danni di una ventina di minorenni, tutti maschi. Prima di procedere all’arresto, ha spiegato il comandante provinciale dell’Arma, col. Fabio Antonazzo, ci sono voluti sette mesi di indagini con intercettazioni telefoniche e monitoraggio dei tre profili Facebook che l’uomo si era creato con altrettanti alias, per facilitarsi l’amicizia con le sue vittime. Da quanto si è appreso, l’attività criminosa dell’uomo è iniziata una decina di anni fa e man mano che i ragazzini crescevano egli si garantiva una sorta di «ricambio generazionale» delle vittime, la più piccola delle quali di sette anni. Dalle testimonianze raccolte tra i bambini e ragazzini non si tratterebbe solo di molestie ma anche di atti sessuali veri e propri. In una circostanza l’uomo avrebbe anche intrecciato una relazione con la madre di una delle vittime pur di garantirsi una copertura rispetto ai suoi reali interessi di natura sessuale. Tutta da accertare, invece, la veridicità di uno degli episodi che gli vengono contestati, cioè l’aver legato a un albero un ragazzino prima del rapporto sessuale. Del fatto si parla in un’intercettazione telefonica che tuttavia al momento non avrebbe trovato i necessari Tutte minorenni le sue vittime riscontri. Verifiche sono tuttora in corso tra le tante persone che in questi anni hanno frequentato l’uomo, definito insospettabile, perfettamente inserito nel contesto sociale, alla mano e disponibile con tutti. Per non violare la privacy delle vittime permettendo la loro individuazione, il Procuratore della Repubblica di Pordenone, Marco Martani, ha disposto che l’identità dell’arrestato non venga divulgata: il fatto è avvenuto in una comunità di poche centinaia di abitanti e la sola indicazione del Comune di residenza dell’uomo permetterebbe di fatto di fornire indizi importanti anche rispetto alle vittime, molte delle quali sono nel frattempo cresciute e già da tempo sono uscite dall’orbita degli interessi morbosi dell’uomo. INCHIESTA MENARINI La somma prodotto del riciclaggio ma anche della truffa Nuovo maxi-sequestro da 1,1 miliardi di euro Moreno Sabbiati FIRENZE Nuovo maxi-sequestro – da 1,1 miliardi di euro – ad Alberto Aleotti, patron della multinazionale farmaceutica Menarini. Su richiesta della procura di Firenze il gip ha deciso un sequestro preventivo a doppio titolo per i reati di truffa e riciclaggio. La maxi-somma comprende denaro rientrato con lo scudo fiscale ed è ritenuta sia prodotto del riciclaggio sia profitto della truffa. Nel 2010 la procura fece sequestrare 1,2 miliardi di euro 'per equivalentè, posta ridotta a 84,7 milioni dal riesame. La procura di Firenze ha potuto far “risequestrare” la maxi-somma miliardaria basandosi su un’ipotesi di reato molto articolata di riciclaggio e di truffa così da far scattare il sequestro preventivo. Decisivi sarebbero gli elementi di prova raccolti nell’archivio segreto di Lugano della Menarini, un appartamento scovato dalla polizia svizzera su indicazione degli inquirenti italiani grazie a una chiave trovata nelle perquisizioni del 2010 a Firenze. Le carte degli uffici luganesi avrebbero consentito ai pm Luca Turco, Giuseppina Mione e Ettore Squillace Greco, e al Nas di Fi- renze, di “tracciare” in modo dettagliato e completo i movimenti di denaro attraverso 130 società controllate da Menarini utilizzate fin dagli anni 80. Grazie all’archivio svizzero, dove c’erano fatture originali e documenti relativi ad ogni singola operazione tra le società del gruppo. Ricostruiti anche i percorsi di denaro dalle “letterbox”, società “scatole vuote” registrate in paesi stranieri a “fiscalità privilegiata”, a società fiduciarie – molte delle quali emanazioni di banche svizzere fra cui l’Ubs – tramite cui Aleotti attuò lo scudo fiscale. Appena l’11 novembre scorso il tribunale del riesame di Firenze aveva ridotto il sequestro a 84,7 milioni, anche recependo l’indicazione della Cassazione dopo un ricorso dei difensori di Menarini, per cui il sequestro “per equivalente”, essendo vigente con una norma del 2000, non può essere retroattivo. Così dall’originario maxisequestro del 2010 da 1.212.035.804 euro, sono stati detratti 323.416.626,37 euro, restituiti ad Aleotti, che il 29 giugno scorso ha aderito alle indicazioni dell’Agenzia delle Entrate impegnandosi a versarli all’erario per mancato versamento di imposte e relativi interessi. I fatti risalgono al 2004 za udienza. Nella precedente il giudice Riccardo Crucioli aveva accolto la costituzione di parte civile chiesta dall’avvocato Simona Filippi di Roma per l’associazione «Antigone» che cura gli interessi dei reclusi. Ieri come testimoni sono state sentite sei persone tra cui Fruncillo, la sua fidanzata e Salvatore Todero, anche lui detenuto in quel periodo ad Asti. La prossima udienza è stata fissata per il primo dicembre. Ne sono state calendarizzate in tutto altre sei. Nel pomeriggio gli avvocati di parte civile Carlo Calliendo, Andrea Genisi e Simona Filippi hanno tenuto una conferenza stampa per denunciare quelli che per loro sono «fatti molto gravi per i quali sarebbe assai triste arrivasse la prescrizione». 10 Giovedì 24 Novembre 2011 Gazzetta del Sud Calabria . REGGIO Il gip Petrone emette ordinanza di custodia cautelare dopo la dichiarazione d’incompetenza di Roma REGGIO Rivelazione di segreto d’ufficio Processo “Mozart” otto mesi in appello L’importazione di tonnellate di cocaina sull’asse Vibo-Piana di Gioia Tauro al col. Sarra Fiore Narcotraffico, 30 arresti confermati Paolo Toscano REGGIO CALABRIA Trenta arresti confermati. Il gip del Tribunale di Reggio, Francesco Petrone, chiamato a pronunciarsi dopo la dichiarazione d'incompetenza del collega di Roma Maurizio Caivano, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 24 indagati, e ai domiciliari per altri quattro. Non è stato adottato alcun provvedimento restrittivo, invece, nei confronti di ulteriori tre indagati. La nuova ordinanza, emessa su richiesta del sostituto procuratore della Dda Alessandra Cerreti, ricalca quella eseguita lo scorso 10 novembre dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma nell’ambito dell’operazione “Meta 2010”. Nella circostanza i militari dell’arma avevano smantellato un’organizzazione dedita al traffico internazionale di cocaina che aveva il suo epicentro nel Vibonese e, secondo l’accusa, faceva capo a Vincenzo Barbieri, 54 anni, massacrato con 20 colpi d'arma da fuoco il 12 marzo scorso a San Calogero. Stando a quanto emerso dalle indagini, l’organizzazione contava su solidi legami nella Piana di Gioia Tauro e grazie ai rapporti diretti con i cartelli colombiani avrebbe importato nel tempo ingenti quantitativi di cocaina che arrivava in nave o in aereo. Una conferma della straordinaria rilevanza del narcotraffico gli inquirenti l’avevano trovata nei maxi sequestri effettuati. Numeri da record: 400 chili di cocaina sequestrati il 13 settembre 2010 a Bogotà e destinati ad arrivare in Italia in un cargo aereo; una tonnellata di sostanza purissima sequestrata il 12 novembre 2010 nel Alessandra Cerreti ha richiesto e ottenuto dal gip l’emissione dell’ordinanza porto di Gioia Tauro, nascosta in un container proveniente dal Brasile; infine 1.200 chili di cocaina sequestrati l’8 aprile scorso nel porto di Livorno, all'interno di un container con un carico di lattine di “palmito” proveniente dal Cile. L’inchiesta sfociata nell’operazione “Meta 2010” aveva delineato il ruolo di Vincenzo Barbieri che, prima di essere ucciso, nonostante l’incomoda posizione di sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno a Bologna, continuava a reggere le fila del narcotraffico. Barbieri, sempre secondo gli investigatori dell’Arma, pianificava tutte le mosse e dava disposizione ai componenti dell’organizzazione ricevendoli in un albergo della città emiliana. In qualche circostanza, sempre secondo l’accusa, l’organizzazione del narcotraffico incontrava gli accoliti durante le trasferte in Calabria. Ovviamente tutto veniva fatto in modo da non alimentare sospetti negli investigatori. Barbieri si muoveva da Bologna solo se autorizzato dalla magistratura per assistere ai processi a suo carico. Un elemento chiave dell’organizzazione è stato individuato dagli inquirenti in Alessandro Pugliese. Originario di Cessaniti, Pugliese si sarebbe trasferito Oltreoceano con una missione ben precisa: trattare la fornitura di cocaina con la “Bacrim” colombiana, una banda criminale dedita al narcotraffico in grado di movimentare tonnellate di cocaina destinate al mercato europeo. C’è da aggiungere che i numerosi sequestri subìti non avevano minato la credibilità goduta da Barbieri e compagni presso i colombiani. Pedine importanti dell’organizzazione sono state individuata in coloro che avrebbero tenuto in contatti con i fornitori sudamericani, ovvero Giuseppe, Alessandro e Vincenzo Pugliese, collocati anche loro nelle posizioni di vertice del sodalizio. Uno dei carichi di cocaina sequestrati dai carabinieri nel corso delle indagini REGGIO CALABRIA . Condannato a 8 mesi di reclusione, con sospensione della pena, il colonnello Agatino Sarra Fiore. La Corte d’appello (Napoli presidente, Costabile e Cappuccio giudici) a conclusione dello stralcio del processo “Mozart” ha assolto l’ex comandante delle Fiamme Gialle della provincia di Reggio dall’accusa di accesso abusivo al sistema informativo e, riqualificando il reato di favoreggiamento, lo ha riconosciuto colpevole e condannato per utilizzazione e rivelazione di segreto d’ufficio. La condanna di Sarra Fiore è stata emessa nella serata di ieri. Prima dell’inizio della camera di consiglio l’avvocato Armando Veneto aveva completato gli interventi chiedendo l’assoluzione del suo assistito. Nella precedente udienza il pg Ezio Arcadi aveva concluso chiedendo l’assoluzione dell’alto ufficiale della Guardia di Finanza che in primo grado era stato condannato dal gup a 1 anno. Sarra Fiore era stato indagato nell’ambito di un’inchiesta della Dda su un presunto caso di corruzione al Tar. Secondo l’accusa l’ex presidente Luigi Passanisi, nell'au- tunno del 2005 avrebbe accettato la promessa a ricevere 200 mila euro allo scopo di favorire l’ex parlamentare Amedeo Matacena e il suo gruppo nei ricorsi avverso il provvedimento con cui l'ufficio marittimo di Villa San Giovanni aveva rigettato la richiesta di accosto della Amadeus spa allo scivolo “0”. Il colonnello Sarrafiore, secondo l’accusa, su richiesta di Gabriella Barbagallo, moglie di Passanisi, avrebbe abusato dei suoi poteri per conoscere, attraverso il sistema delle banche dati delle forze dell’ordine, l’intestatario di un’auto utilizzata da persone che si erano qualificate come carabinieri in servizio antirapina (come emerso dalle indagini i militari stavano, invece, tentando di installare una microspia sulla Mercedes di Passanisi) che avevano fermato l’auto con alla guida il figlio dell’ex presidente del Tar di Reggio. (p.t.) Il col. Sarra Fiore in primo grado aveva avuto una condanna a un anno ARRESTATI E INDAGATI CUSTODIA IN CARCERE Alessandro Alloni, 35 anni, Vellezzo Bellini (Pavia) Nicola Cero, 24, Rosarno Antonio Della Rocca, 32, Vibo Maria Isabel Espinoza, 45, Colombia Antonio Franzè, 32, Vibo Giuseppe Galati, 40, San Calogero Giorgio Galiano, 36, San Calogero Aurelio Grillo, 35, Vibo Michele Vito Lassandro, 65, Santeramo in Colle (Bari) Francesco Rosario Li Vigni, 54, Valguarnera Caropepe (Enna) Giovanni Mancini, 57, Santeramo in Colle (Bari) Maria Martinez Carnajal, 47, Colombia Antonio Melis, 28, Milano Calogero Nicosia, 37, Palermo Filippo Paolì, 31, Vibo Joao Francisco Pelantir, 40, Brasile Salvatore Pirrò, 48, Gioia Tauro Tommaso Pirrò, 50, Gioia Tauro Alessandro Pugliese, 34, Vibo Giuseppe Pugliese, 57, Cessaniti (Vibo) Vincenzo Pugliese, 35, Cessaniti (Vibo) Ambrogio Sansone, 59, Palermo Fabrizio Sansone, 56, Catania Giuseppe Topia, 30, Ionadi (Vibo) Sanabria Vianel Quitian, 43, Colombia Iyas Waked El Ghandour, 20, Libano PALMI Geronzi, Abete e Marchiorello Cassazione, definitiva assoluzione di 3 banchieri ROMA. Confermata dalla Cassa- ARRESTI DOMICILIARI Giuseppe Mancini, 22, Santeramo in Colle (Bari) Giuseppe Mariano, 44, Gioia del Colle (Bari) Antonio Portone, 64, Taranto Rocco Zerbonia, 40, Varapodio INDAGATI Francesco Giuseppe Bonavita, 65, Briatico (Vibo) Francesco Grillo, 32, Briatico (Vibo) Biagio Milano, 39, San Calogero (Vibo) zione l’assoluzione dall’accusa di usura bancaria per Cesare Geronzi, Luigi Abete e Dino Marchiorello, rispettivamente presidenti, all’epoca, della Banca di Roma, della Bnl e di Banca Antonveneta, nell’ambito di un’inchiesta nata nel 2003 da una denuncia dell’imprenditore calabrese Antonino De Masi. Convalidato il verdetto emesso il 2 luglio del 2010 dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria con la formula perché il fatto non co- stituisce reato. Il processo era scaturito da un’indagine avviata dopo la denuncia di De Masi, secondo il quale i tassi di interesse sui propri conti diventavano superiori ai limiti consentiti. «Con questa decisione – ha commentato l’avv. Saccomanno che difende De Masi – viene riconosciuto il reato di usura anche se non riconducibile ai tre banchieri. In questo modo, col passaggio in giudicato, possiamo iniziare l'azione per il risarcimento dei danni».(ansa) Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011 27 . Calabria Presentata a Palazzo Alemanni la Carta per bambini e adolescenti redatta dall’Osservatorio di Antonio Marziale Per i minori non solo diritti, pure doveri Caligiuri: in Calabria per l’istruzione si investe il doppio delle altre regioni Danilo Colacino CATANZARO Suona quasi strano, persino “blasfemo”, sentir parlare di una Carta dei doveri dei bambini e degli adolescenti a cui viene riservata sempre grande attenzione in termini di diritti. Ma il documento, oggetto di una conferenza stampa tenutasi ieri a Palazzo Alemanni, non fa passare in secondo piano le prerogative dei bimbi e dei ragazzi, semplicemente le inquadra da una diversa angolazione che contempera anche le regole. Lo hanno ribadito più volte i rappresentanti dell’organismo promotore del testo, l’Osservatorio Nazionale sui Diritti dei Minori, nelle persone delle presidente Antonio Marziale e del suo vice Antonino Napoli. Accanto a loro nell’incontro con i giornalisti - moderato dal capo ufficio stampa della Regione, Oldani Mesoraca - sono intervenuti l’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri e il direttore dell’Usr Calabria Francesco Mercurio. Quest’ultimo, al vertice del sistema scolastico calabrese, ha aderito al progetto, tassello importante nell’ambito di una serie di iniziative promosse e patrocinate, rivolto proprio ai frequentatori delle scuole elementari, medie nonché delle prime classi delle superiori. Ad aprire la discussione è stato l’assessore Caligiuri: «La Calabria intera diventa in questo momento la capitale della tutela dei minori. Malgrado la travagliata fase che sta vivendo il Paese e la situazione storicamente difficile del nostro contesto, ricordo a tutti che in questa regione si spende per l’istruzione circa il doppio rispetto alle altre realtà. Demetrio Arena è stato prosciolto per non aver commesso il fatto REGGIO Processo “Terrazzamento” Questioni ambientali prosciolto Arena 15 rinviati a giudizio REGGIO CALABRIA . Quindici Un momento della conferenza stampa con Oldani Mesoraca, Francesco Mercurio, Mario Caligiuri, Antonio Marziale, Antonino Napoli L’intento è creare qualità e competitività, valorizzando le eccellenze. Nel corso degli ultimi mesi abbiamo portato avanti una serie di attività che vanno in tale direzione e anche adesso abbiamo il piacere di ospitare il dottor Marziale, calabrese doc ma residente per ragioni connesse alla sua carica a Milano, insignito un paio di giorni fa dell’Ambrogino d’Oro per la sua opera meritoria nella città meneghina e non solo». A illustrare le finalità della Carta lo stesso presidente Marziale: «Abbiamo deciso di essere anticonvenzionali, puntando su un si- stema di norme di comportamento e non soltanto di prerogative, anche in ragione del fatto che la magistratura in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario ha messo in risalto una fortissima ascesa del crimine minorile. Un fenomeno che si combatte soltanto attraverso la cultura. Il nostro Osservatorio si è profuso in tante battaglie come quella per l’emanazione di una legge su tv e minori, anche grazie alla sensibilità dell’allora ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, nonché su internet e minori, con l’Italia che in virtù del nostro impegno non è più in cima alla classifica dei Paesi diffusori di materiale pedopornografico per via telematica». A seguire l’avv. Napoli, il quale ha lavorato alla redazione del documento insieme alla collega Lucia Legati nell’ambito dell’ufficio legale del sodalizio. «Il futuro è dei bambini – ha spiegato – che noi abbiamo l’esigenza di tutelare in quanto soggetti deboli, anche se inculcandogli il rispetto di determinate prescrizioni». Prima della conclusione, il direttore Mercurio: «Più che di protocolli per la legalità, frase consona per gli esponenti di polizia e autorità giudiziaria, parlerei di attenzione rivolta ai ragazzini e ai giovani, per quanto di nostra competenza, anche attraverso il varo di accordi con le carceri minorili, di formazione specifica per i docenti e di strette relazioni con enti pubblici e fondazioni. Vogliamo spenderci sul versante della cittadinanza attiva e democratica. La scuola deve fare la sua parte, quale agenzia educativa che ha il compito precipuo di istruire ma anche di preparare alla vita. Gli spunti per dare esempi positivi alle future generazioni sono tanti». rinvii a giudizio, un solo proscioglimento. È quanto deciso dal gup Domenico Santoro nell’ambito del procedimento “Terrazzamento”, nato da un’inchiesta della magistratura reggina che si era occupata di una gigantesca discarica abusiva di rifiuti speciali non pericolosi (soprattutto inerti da demolizione) nella zona di Bovetto, che sarebbe stata realizzata da Vittorio Bruno Martino. Per l’imprenditore, il gup ha disposto il rinvio a giudizio. È stato, invece, prosciolto per non aver commesso il fatto Demetrio Arena, sindaco della città dello Stretto finito tra gli indagati dell’inchiesta “Terrazzamento” quando era amministratore unico dell’Atam. Arena, difeso dagli avvocati Aldo Labate e Francesco Albanese, era accusato, quale responsabile dell’azienda municipalizzata, di trasporto e conferimento alla discarica di rifiuti speciali non pericolosi. La stessa accusa che ha portato al rinvio a giudizio di altri quattordici indagati, tutti titolari o rappresentanti legali di imprese: Maurilia Ziino Colanino, Nicola Irto, Pasquale Tripepi, Domenico Malavenda, Giuseppe Schiavone, Francesca Minniti, Giuseppe Laganà, Rosario De Vivo, Domenico Alampi, Giuseppe Nocera, Angelo Toscano, Demetrio Arcudi, Giovanni Ficara, Andrea Gattuso. I quindici rinviati a giudizio dovranno comparire davanti al Tribunale il 27 gennaio del prossimo anno. Era stata un’indagine dei carabinieri della compagnia di Reggio e del Noe provinciale a portare, il 7 febbraio scorso, all’operazione “Terrazzamento”, con il sequestro del patrimonio mobiliare e immobiliare (sito, mezzi, strutture, terreno sede della discarica non autorizzata e conti correnti) delle tre società che, secondo l’accusa, gestivano lo smaltimento illecito dei rifiuti, tutte facenti capo all’imprenditore Vittorio Bruno Martino.(p.t.) Presentato il Comitato unico di Garanzia, appositamente istituito VIBO VALENTIA LAMEZIA T. Presentato il Piano regionale dei porti turistici Archiviate le “pari opportunità” l’Arpacal ora guarda più avanti Il Pd punta sui giovani per rilanciare il partito Oltre diecimila nuovi posti barca col sistema del project financing Romana Monteverde CATANZARO Valorizzare il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici, dare loro le giuste prospettive di vita e di lavoro, eliminando ogni tipo di discriminazione sociale e di genere: sono questi gli scopi del nuovo Comitato Unico di Garanzia, istituito dall'Arpacal, in linea con le leggi nazionali, e in anticipo rispetto tutte le altre regioni dello stivale. La commissione, che sostituisce ed integra il Comitato delle Pari opportunità e quello della lotta al mobbing e che sarà presieduta dalla dottoressa Simona Bitonti, è stata ufficializzata ieri mattina nella sede regionale di Catanzaro Lido alla presenza della presidente del Consiglio d’amministrazione dell’Arpacal Marisa Fagà, del commissario Sabrina Santagati, del presidente del consiglio regionale Franco Talarico, e della presidente del Comitato Pari opportunità della Regione Calabria Giovanna Cusumano. «Quello che presentiamo – ha detto la Fagà – non è l'unica novità messa in atto da questa nuova organizzazione: insieme al comitato, annunciamo con grande orgoglio sia il restyling grafico del nostro logo che avrà da oggi uno sfondo rosa aurora, segno di un grande e rinnovato inizio, sia l'intitolazione dei tre laboratori di dipartimento ad altrettante personalità della cultura ambientalista e scientifica, quali Ettore Maiorana, Wangari Maatha e Ivana Del Nero». Ritornando alla costituzione Giuseppe Maviglia LAMEZIA TERME Lino Fresca VIBO VALENTIA Santagati, Fagà, Talarico, Cusumano e Bitonti del comitato, la Santagati, ha sottolineato come la nascita di questa nuova realtà sia concomitante con «la cosiddetta Legge Brunetta che prevede un valido schema di partecipazione, ottimizzato con efficienza nel sistema lavorativo e capace di garantire, allo stesso tempo, benessere e produttività nei dipendenti». Ad esporre le linee programmatiche del comitato, la presidente Bitonti: «Per vincere – ha detto – occorre credere che le pari opportunità e la valorizzazione delle differenze sono elementi di sviluppo per il territorio, al contrario delle discriminazioni che creano inutili ostilità ed una scarsa affezione per la propria occupazione, è questo, specie nel settore pubblico, è qualcosa di deleterio». A concludere l'incontro, il presidente Franco Talarico che ha rimarcato la validità dell'iniziativa ed il ruolo che la stessa agenzia riveste su tutta la regione. «Non a caso – ha affermato – nei diversi incontri che ho avuto con il governatore Scopelliti, abbiamo isolato i due problemi principali della Calabria quali salute e ambiente. L’Arpacal, quindi, svolge un impegno sempre maggiore, per le sue competenze nel campo della prevenzione e della diffusione della cultura ambientale». Il Comitato Unico di Garanzia è composto da: Vittoria Aiello, Anna Maria Albano, Mariantonietta Alia, Paola Barbuto, Innocenza Costabile, Rosa Covelli, Giacomina Durante, Maria Grazia Guido, Sabrina Elia, Antonella Moraca, Rocco Olivadese, Teresa Oranges, Angelo Porgo, Bianca Maria Rende, Silvia Romano, Cristiana Simari Benigno e Nadia Squillace. Il nuovo Pd ha il volto e le idee originali – che riescono ad emozionare – dei Giovani democratici che ieri pomeriggio si sono riuniti al “501” hotel di Vibo Valentia per gettare le basi sulle quali costruire un nuovo partito che sappia dialogare con la gente per captarne i loro problemi e cercare di risolverli. Tanto per intenderci la più importante forza politica di centrosinistra, se vorrà rappresentare le istanze delle classi sociali più deboli, dovrà puntare, per le capacità che hanno dimostrato nell’assemblea di ieri pomeriggio, su Salvatore Scalzo, giovane capogruppo del Pd al Comune di Catanzaro, Luigi Guglielmelli, segretario regionale, Tania Ruffa, esecutivo regionale, Chiara Macrì, responsabile della scuola di formazione politica, Anna Pitella, responsabile organizzativa, Anna Fragomeni, segretaria del Circolo di Siderno. Senza alcun timore reverenziale, le nuove leve del Pd – sostenute da Mario Oliverio, presidente della Provincia di Cosenza per il quale i giovani rappresentano il nuovo volto del futuro del Pd – hanno sfoderato idee ricche di contenuti e lontano anni luce dal linguaggio accomodante dei vecchi “navigatori” del partito responsabili, insieme ad altre forze politiche dei “guasti” della Calabria. Riqualificazione ed ampliamento di porti e approdi turistici, ma anche realizzazione di ulteriori insediamenti portuali, tra i quali anche quello lametino, per creare oltre 10 mila nuovi posti barca. Con un occhio rivolto alla valorizzazione dell’entroterra. È quanto si prefigge il primo “Masterplan della portualita” voluto dal governatore Giuseppe Scopelliti e coordinato dal dipartimento regionale urbanistica. Alla presentazione del Piano in un hotel di Feroleto Antico oltre a Scopelliti c’erano la vicepresidente della Regione Antonella Stasi, l’assessore regionale all’Urbanistica Piero Aiello, il dirigente generale del dipartimento urbanistica Saverio Putortì, Vincenzo De Luca comandante della guardia costiera di Reggio, Roberto Neglia dell’Ucina, l’Unione nazionale dei cantieri e delle industrie nautiche, Roberto Perrocchio presidente dell’Associazione dei porti turistici (Assomarinas) e una folta rappresentanza di imprenditori, banche, associazioni ed enti locali. Questo primo masterplan, come sostiene Scopelliti, «dimostra che la politica è progettare per il futuro, visione che in passato è mancata in Calabria a causa delle soluzioni tampone prese per le continue emergenze». Continua il governatore: «L’infrastrutturazione rende competitivo un territorio. Vogliamo gettare le basi per una regione normale, individuando delle opportunità per i privati e coniugando la baricentricità della Calabria con il turismo e l’occupazione. Diventeremo insomma un punto di riferimento importante per chi naviga nel Mediterraneo». Il presidente del consiglio regionale Francesco Talarico ritiene che «si debbano favorire delle procedure rapide, in quanto il mercato del diporto è rilevante sia per l’infrastruttura, che per l’indotto». Secondo Aiello il Piano «è una grande occasione per riavvicinare l’entroterra ai porti, nell’ottica di una sana politica di coesione e di un percorso virtuoso che caratterizza questa giunta». La questione dell’entroterra l’approfondisce Putortì: «Per la crescita e la fruizione dell’entroterra, il sistema costiero “Le porte della Calabria” si connetterà e darà vita a strategie congiunte con il sistema interno o montano “Cultura e naturalità”». Il masterplan prevede «procedure snelle e sicure e l’agevolazione del project financing», afferma la vicepresidente Stasi. «In Calabria ci sono 15 infrastrutture portuali catalogate, il 2,86% del totale nazionale, e 5.300 posti barca: 6,3 posti per chilometro di costa contro un valore nazionale di 20». AZIENDA TRASPORTI PER L’AREA METROPOLITANA S.p.A. Via Foro Boario 89129 Reggio Calabria C.F. 80002070805 PARTITA IVA 01560900803 Tel. 0965/620121/2 - Fax 0965/620120 AVVISO D’ASTA Quest’Azienda dovrà espletare un’asta pubblica per l’assicurazione RCA/ARD con polizza a libro matricola di n. 20 mezzi aziendali per l’anno 2012. L’avviso d’asta è stato inviato alla GURI 22/11/2011. Il bando e il disciplinare di gara integrali sono pubblicati all’albo Pretorio del Comune di Reggio Calabria e possono essere visionati sul sito internet http://www.atam-rc.it o richiesti al responsabile del procedimento Ing. Viviana Fedele c/o la sede dell’A.T.A.M. S.p.A. (dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9 alle ore 13). L’AMMINISTRATORE UNICO (Ing. Vincenzo Filardo) Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011 29 Calabria . REGGIO Il provvedimento è stato emesso d’urgenza dal procuratore aggiunto Sferlazza ed è stato eseguito dai Carabinieri nei confronti di dieci indagati Frode all’Ue, altro sequestro milionario La Coldiretti plaude: «L’operazione va nella direzione giusta. Siamo stanchi di avere mercanti nel tempio» Piero Gaeta REGGIO CALABRIA Un’altra frode nel settore agricolo è stato scoperta dal Nucleo Antifrodi dei Carabinieri di Salerno, che, unitamente ai militari del Comando Provinciale di Reggio Calabria, ieri ha dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo per equivalente di conti correnti, fondi d’investimento, depositi titoli, prodotti assicurativi, beni immobili (adibiti a uffici, in Reggio Calabria) e “titoli di quote produttive” nei settori “oleario” e “seminativi”. Il provvedimento cautelare è stato emesso d’urgenza dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria conseguente alla denuncia operata dal Nac di Salerno e dai Carabinieri di Reggio Calabria nei confronti di dieci soggetti tra cui produttori agricoli dei settori “oleario” e “seminativi” ed operatori di Centri di Assistenza Agricola (Caa) della provincia di Reggio Calabria. Gli indagati sono ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere, frode informatica e truffa ai danni dell’Unione Europea, per aver percepito illecitamente finanziamenti comunitari del Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga) per un valore complessivo di 1.125.000 euro. Le indagini dei Carabinieri hanno evidenziato la condotta fraudolenta di alcuni operatori di Centri di assistenza agricola della provincia reggina che attraverso le loro credenziali erano riusciti a individuare sulla banca dati del Sian (Sistema informativo agricolo nazionale), i dati relativi a superfici agricole incolte che, all’insaputa dei proprietari, sono state indicate nella “dichiarazione di produzione aziendale” per ottenere gli illeciti finanziamenti. L’attività fraudolenta si è sviluppata, inoltre, con l’attestazione di produzioni inesiIl procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza ha firmato il decreto di sequestro stenti o maggiorate nelle campagne olivicole degli anni 2002-2005, poste a riferimento per la costituzione di falsi “titoli di produzione” e con l’arbitraria intestazione delle titolarità di superfici agricole appartenenti a persone decedute. Gli indagati, alcuni dei quali operatori di Centri di assistenza agricola, potevano intervenire indebitamente sul sistema informatico “Sian” dirottando fraudolentemente oltre mille “fascicoli aziendali” da un Caa a un altro e trasferendo arbitrariamente titoli di quote produttive provenienti di ignari produttori che venivano assegnati al gruppo criminale. Il provvedimento di sequestro adottato d’urgenza dalla Procura ha consentito di “congelare” i patrimoni illecitamente acquisiti dal circuito criminale e di rendere quindi effettivo il recupero degli illeciti finanziamenti comunitari valutati oltre 1,2 milioni di euro. La Coldiretti Calabria ha elogiato l’operato dei Carabinieri. «I veri imprenditori, quelli che lavorano e vivono di agricoltura, sono stanchi di avere questi “mercanti nel tempio” – afferma la Coldiretti Calabria – che, con tecniche sempre più sofisticate, creano situazioni che nulla hanno a che fare con l’attività dei veri produttori agricoli. L’operazione va nella direzione giusta perché – sostiene Coldiretti – si snida anche quella zona grigia che fa solo del male alla vera agricoltura e agroalimentare calabrese. Questo avvenimento conferma la necessita' di accelerare le procedure di controllo sui Caa, ad opera della Regione, per scongiurare il pericolo di frodi e garantire le imprese che operano e rispettano le regole. Il provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nell’ambito del procedimento penale conseguente alla denuncia operata dal Nac di Salerno e dai Carabinieri di Reggio Calabria nei confronti di soggetti che nulla hanno a che fare con la vera agricoltura ed operatori di Centri di Assistenza Agricola (C.A.A.) della provincia reggina». Il sequestro Le persone colpite dal decreto di sequestro preventivo per frode in danno dell’Agea e del sistema di aiuti comunitari sono: Leo Zappia, di 43 anni, Rosetta Chiricosta (33), entrambi residenti a Reggio Calabria; Antonella Chiricosta (37) di Siderno, Vincenzo Chiricosta (41) di Locri, Giovanni Figliomeni, (41) di Siderno, Rosario Fallara (42) di Reggio Calabria, Espedito Gullace (43) di Marina di Gioiosa Ionica, Vincenzo Gullace (33) di Rosarno, Angelo Caruso (33) di Sinopoli, Giovanni Morabito (40) di Reggio Calabria. L’attività investigativa condotta dell’Arma Benemerita dei Carabinieri, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha accertato che l’ammontare della frode supera il milione di euro. La truffa architettata contro L’Unione europea ha interessato il settore “oleario” e quello dei “seminativi” SIDERNO Misteriosa intimidazione all’architetto Marilena Pelle, responsabile dell’area Urbanistica Pistolettate sull’auto di una funzionaria del Comune Aristide Bava SIDERNO Una grave intimidazione è stata compiuta ai danni di una dirigente del Comune di Siderno, l’architetto Marilena Pelle, responsabile, dall’insediamento della nuova amministrazione comunale, dell’area urbanistica. Ignoti hanno esploso quattro colpi di pistola contro la sua auto, una Mercedes Classe A. La professionista ha denunciato il fatto nella mattinata di ieri, ma probabilmente l’atto intimidatorio risale a lunedì sera, giornata in cui Marilene Pelle si è trattenuta in Comune sino a tardi. La sua auto era parcheggiata, come al solito, nei pressi del municipio, in piazza Vittorio Veneto. I colpi di ar- ma da fuoco sono stati esplosi dalla parte del passeggero e forse per questo motivo la professionista si è accorta in ritardo di quanto era successo. Marilena Pelle, che abita a Bianco, ha notato qualcosa di strano – come lei stessa ci ha dichiarato – solo martedì sera e fatto un veloce accertamento si è resa conto dei buchi nella fiancata. La mattina dopo, quindi, ha provveduto a denunciare l’accaduto. Sul posto dopve solitamente parcheggia l’auto, ad ogni buon conto, hanno svolto un sopralluogo due pattuglie dei Carabinieri che hanno perlustrato a lungo tutta l’area circostante dopo aver bloccato il traffico. Pare siano stati rinvenuti alcuni bossoli di una calibro 22. Sull’episo- dio sono in corso, comunque, le opportune indagini. Marilene Pelle è convinta che l’episodio sia riconducibile alla sua attività anche se – ha precisato – non è certamente legato a nessun fatto di grande importanza in quanto – dice – è impegnata in normale attività. «Sono comunque tranquilla – ci ha detto – svolgo il mio lavoro con impegno e correttezza. Si potrebbe trattare di qualche fatto estemporaneo che non riesco a capire. Purtroppo viviamo in un territorio in cui anche le cose più banali per alcuni individui potrebbero assumere grande rilevanza. Non so cosa dire. Continuerò a svolgere il mio lavoro come ho sempre fatto sperando che l’episodio rimanga isolato. Io qui a Siderno – aggiun- CROTONE A causa del cambio del presidente della Corte d’Assise di Milano che va al ministero di Giustizia Omicidio di Lea Garofalo: il processo riparte da zero Luigi Abbramo CROTONE Dovrà ripartire da zero il processo in corso da qualche mese a Milano per l’omicidio della 36enne di Petilia Policastro Lea Garofalo. La ex testimone giustizia come è noto scomparve nell’autunno del 2009 a Milano. E per gli investigatori lombardi sarebbe stata rapita, uccisa e poi sciolta nell’acido, su ordine del suo ex convivente Carlo Cosco imputato nel processo insieme ai fratelli Vito e e Giuseppe ed altre 3 persone. Lea sarebbe stata assassinata su ordine del suo ex compagno Carlo Cosco che l'avrebbe cosi punita per la sua collaborazione con la giustizia. Lo scorso luglio davanti ai giudici della Corte d’ Assise di Milano si era incardinato il dibattimento a carico dei sei imputati. Ma quel collegio giudicante è rimasto senza il presidente Filippo Grisolia. Il giudice infatti è stato nominato come capo di gabinetto del neo ministro della Giustizia Paola Severino. E in vista del cambiamento della composizione della Corte, gli avvocati difensori degli imputati non hanno dato il loro consen- so per mantenere valide le prove finora raccolte in dibattimento. Dovrà dunque ancora una volta testimoniare contro suo padre in aula, la 19enne Denise Cosco. La ragazza è il frutto della relazione che Lea Garofalo ebbe con Carlo Cosco. Lo scorso 20 settembre, Denise che vive sotto protezione in un luogo segreto, rilasciò una coraggiosa testimonianza nell’aula della Corte d’Assise davanti alla quale comparvero come imputati oltre al padre ed agli zii anche il suo ex fidanzato. Denise definì quella di costituirsi parte civile contro il padre una «scelta di libertà interiore per ripartire con la vita». Ma oltre alla giovane donna che è parte civile nel procedimento, il pm della Dda Marcello Tatangelo che rappresenta la pubblica accusa, dovrà riconvocare tutti i testi finora ascoltati. «È un colpo di scena che lascia sconcertati i familiari di lea Garofalo», ha commentato Roberto D’Ippolito, il legale della sorella e della madre di Lea Garofalo. «Denise – ha aggiunto – dovrà essere risentita e per lei sarà un passaggio faticoso, soprattutto da punto Lea Garofalo di vista emotivo». «Si potevano adottare delle misure – ha concluso l’avvocato – per evitare di cancellare il lavoro svolto e ora bisognerà fissare un calendario serrato di udienza per impedire che gli imputati escano dal carcere». Gli imputati sono stati arrestati a ottobre dell’anno scorso e il prossimo luglio scadono i termini di custodia cautelare. E se non interviene la sentenza di primo gra- do entro quella data potrebbero ritornare in libertà. Nel processo è parte civile anche il Comune di Milano oltre alla giovane Denise rappresentata dall’avvocato Vincenza Rando, ed ai familiari (la mamma Santina Miletta e la sorella Marisa Garofalo) , della 36enne di Pagliarelle di Petilia. Sono imputati nel processo oltre all'ex compagno di Lea e padre di Denise, Carlo Cosco, 41 anni, considerato il mandante del delitto e uno degli esecutori, anche i suoi fratelli Giuseppe e Vito, rispettivamente, di 47 e 42 anni; Carmine Venturino (33 anni, ex fidanzato di Denise) e Rosario Curcio (35 anni). I cinque sono tutti di Petilia Policastro. È inoltre imputato nel processo anche Massimo Sabatino (38 anni), di Pagani, in provincia di Salerno. Sono tutti accusati di omicidio e distruzione di cadavere. Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, dopo il fallito sequestro di Lea Garofalo del maggio del 2009 a Campobasso, anche questo organizzato da Carlo Cosco e tentato da Massimo Sabatino e Vito Cosco, il quarantunen- ne e i suoi complici proseguirono nel loro proposito omicidiario. E centrarono il loro obiettivo la sera del 24 novembre 2009, quando Lea Garofalo che si era recata a Milano con la figlia per parlare con l’ex convivente, scomparve nel nulla. Quella sera le telecamere di sicurezza, poste a pochi metri di distanza dall'Arco della Pace, immortalarono Lea, accanto alla figlia mentre camminavano lungo corso Sempione. È l'ultima volta che madre e figlia stanno insieme. Ed è l'ultima immagine di Lea viva. Poco dopo secondo gli inquirenti, dopo aver lasciato la figlia con l'ex convivente la donna venne costretta a salire a forza su un furgone che raggiunse il quartiere San Fruttuoso di Monza. Qui Lea Garofalo venne assassinata ed il suo corpo poi sciolto nell'acido. Una ricostruzione contestata dal collegio di difesa composto dagli avvocati Pietro Pitari e Francesco Garofalo (difendono Vito Cosco e Carmine Venturino), Capucci. Guaitola e Maira Capucci (per Giuseppe Cosco); Salvatore Staiano (per Curcio); Minasi (per Sabatino), Daniele Susman e Stenberga (per Carlo Cosco). ge – sono stata ben accolta sia dai cittadini che dai dipendenti comunali. Questo gesto non mi farà cambiare idea su questa città». Intanto, appresa la notizia, il sindaco di Siderno, Riccardo Ritorto e il presidente del Consiglio comunale, Vincenzo Mollica, hanno diramato un comunicato stampa di solidarietà: «Tutti i consiglieri comunali e i componenti la Giunta – si legge – esprimono la più completa solidarietà e vicinanza alla responsabile dell’area urbanistica del Comune arch. Marilena Pelle per la vile intimidazione subita. Un ignobile gesto contro una professionista seria e rigorosa che va condannato con forza e decisione. L’augurio è che le forze dell’ordine facciano al più presto piena luce sull’accaduto, individuando i responsabili dello spregevole atto criminoso. Rinnoviamo quindi vicinanza e solidarietà all’arch. Pelle consapevoli che porterà avanti il suo operato senza farsi intimidire da chi invece vuole con la violenza spargere il seme dell’illegalità. Viviamo in un territorio complesso ma questi atti non possono condizionare l’attività di chi è quotidianamente impegnato per lo sviluppo della propria comunità. Siamo certi che andrà avanti lungo il suo percorso professionale con la determinazione e l’abnegazione di sempre». Attestati di solidarietà a Marilena Pelle sono pervenuti anche dai dipendenti comunali e da molti cittadini. Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011 31 Cronaca di Reggio Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.897161 / Fax 0965.897223 [email protected] Torna a riunirsi il Civico Consesso Domani (ore 10) Consiglio comunale sul documento preliminare al Piano strutturale Concessionaria: Publikompass S.p.A. Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.24478 / Fax 0965.20516 [email protected] . COMUNE Il coordinatore di “Grande Città”, Luigi Tuccio, esorta il centrosinistra a recuperare il significato profondo del suo ruolo nella dialettica democratica La politica ritrovi una civile collaborazione «Abbandonando una volta per tutte antichi risentimenti riconducibili a vicende destinate all’oblio» Giuseppe Toscano «È ben comprensibile che l’assunzione di un ruolo di distacco dalle vicende che pesantemente caratterizzano la vita amministrativa possa essere (ingiustamente) collocata nell’alveo del comodo ponziopilatismo». Messe le mani avanti, il coordinatore “Grande Città” del Pdl e assessore all’Urbanistica Luigi Tuccio s’impegna in una pacata riflessione che, dopo le turbolenze di questi ultimi giorni, sollecita una maggiore sobrietà del dibattito generale al fine di rasserenare l’orizzonte amministrativo. Premesso che è sbagliato far coincidere necessariamente «il livello di disapprovazione eticanell’agire politico con l’avvio di iniziative giudiziarie», e che «appare decisamente censurabile un comportamento contrario al dovere della correttezza amministrativa anche se non ritenuto di rilevanza penale, fatta però salva la controllata verifica dell’obbiettività dei fatti contestati», Tuccio sottolinea la «piena disponibilità sempre manifestata dall’amministrazione comunale comunale al recepimento di indicazioni derivanti dalle attività di una Magistratura inquirente particolarmente accorta attorno alle vicende amministrative». A questo proposito, ragiona il coordinatore del Pdl, «non è sfuggito all’osservazione della cittadinanza il significato positivo espresso dall’invio al Sindaco della relazione depositata dagli organi ispettivi a seguito di una investitura per finalità Luigi Tuccio, assessore comunale all’Urbanistica e coordinatore “Grande Città” del Pdl giudiziarie, avvenuta da parte delle Procura della Repubblica». E «adeguata è stata la prudente condotta istituzionale del Sindaco che, sganciatosi da ruoli politici, ha ritenuto interloquire con i soli rappresentanti istituzionali». «Si vuole in definitiva significare – continua Tuccio – che l’asticella della quotidiana attenzione attorno ad ogni atto amministrativo è sempre più elevata e non sono mancate, anche da parte della Giunta Scopelliti, iniziative di decisa funzione dirimente, a fronte di accertate testimonianze di tradimento del dovere istituzionale ed amministrativo. Questa Amministrazione, nei pochi mesi di sua attività, ha con estrema lealtà proposto alla opposizione un progetto di civile collaborazione, nella condivisa esigenza di un fronte comune che realisticamente esprimesse capacità risolutive per le incalzanti problematiche, anche riconnesse al difficile momento economico nazionale. Più volte è toccato al Sindaco Arena dover manifestare delusione per non aver registrato reciprocità in proposte invece già condivise dalla comunità cittadina. È capitato che ogni occasione di dissenso, anche su temi “particolari”, costituisse ragione di manifestazione di antichi risentimenti riconducibili a vicende destinate all’oblio. Un atteggiamento che sacrifica un’unica vittima: la città, tutta!». Superato il livello di guardia, la conseguenza è stata l’esondazione: « Allora il giusto allarme è trasmodato in facili allarmismi, in cui smodatamente si nutrono iniziative – concrete o ipotetiche – e proposte smisuratamente inadeguate rispetto a vicende che nel dibattito politico possono e devono trovare opportunità di approfondimenti e quindi di soluzioni rispondenti all’interesse generale. Palazzo San Giorgio continua ad essere teatro di aspri scontri tra maggioranza e opposizione. L’ultimo si è consumato nella seduta consiliare di martedì corso Non si trascuri di considerare che l’ambito delle responsabilità vere o presunte di questa amministrazione rimane delimitato alle iniziative e determinazioni assunte nella contestualità e misurandosi peraltro con l’attualità della congiuntura nazionale. L’Amministrazione comunale, dopo gli anni terribili vissuti dalla città durante la guerra di mafia, ha tracciato un itinerario di deciso recupero dei valori della legalità, avviato dall’esperienza originaria di Falcomatà su cui si sono collocate le giunte successive, tesaurizzando le positività maturate nel tempo. Ora dunque – conclude Tuccio – è tempo di non abbandonare quella via. Da questa forza politica sarà assunta ed incoraggiata ogni proposta che tale recupero intende perfezionare, appellandosi ancora una volta ad un concorde impegno da parte di tutte le forze politiche». OPERAZIONE ASTREA/Nota dell’amministratore delegato Tibaldi Gst puntualizza: nessun coinvolgimento nel sequestro preventivo della procura Con un comunicato a firma dell’amministratore delegato Michelangelo Tibaldi, la Gestione Servizi Territoriali S.R.L. (GST srl) «ritiene opportuno puntualizzare che la società svolge la propria attività di socio con prestazione accessorie nell'ambito di una partecipazione pari al 49% nella Multiservizi RC SpA, costituita con il Comune di Reggio Calabria, socio della medesima al 51%». Inoltre, la GST srl, «a seguito dei recenti provvedimenti che hanno interessato la RE.CIM. srl, che detiene il 33% del proprio capitale sociale», precisa che «nella sua qualità di socio privato della Multiservizi RC SpA, ha svolto e svolge la propria attività L’iniziativa presentata ieri a Palazzo San Giorgio dall’assessore Giuseppe Martorano Arriva l’albo comunale delle associazioni Claudio Crisalli L’Amministrazione comunale di concerto con l’assessorato al decentramento retto dall’assessore Giuseppe Martorano, ha inteso istituire un avviso pubblico, che scadrà il 31 dicembre prossimo, per il censimento delle associazioni operanti sul territorio comunale. Il progetto si chiama Insieme con l’associazionismo per la crescita della città, e intende censire le associazioni regolarmente costituite che abbiano tra i fini statutari attività sociali, culturali, di tutela dell’ambiente o sportive. L’intenzione è quella di metterle in rete tra di loro facendo sì che il Comune divenga punto centrale di riferimento che le stimoli e le faccia conoscere ad altre realtà. Si potranno, così, individuare tutte le realtà e i loro programmi di attività, favorendo la pubblicazione delle iniziative sulla rete civica comunale e l’instaurazione di un rapporto di sinergia tra tutte le associazioni presenti sul territorio e il Comune. «Tutto questo – ha evidenziato Martorano – permetterà che il Nava, Bagnato, Morabito, Martorano, Paris, Raso e Pizzimenti cittadino di Catona possa essere a conoscenza delle attività svolte a Bocale o a Terreti, come su tutto il territorio comunale». Poi ha aggiunto: «Le associazioni sono una risorsa impegnata 365 giorni all’anno promuovendo il territorio in cui operano. Noi vogliamo, con questa rete, allargare il loro raggio di azione affinchè le loro iniziative siano conosciute e apprezzate ovunque». Le associazioni censite verranno individuate per ciascun territorio ex circoscrizionale quali interlocutori di riferimento per l’assessorato ai fini della programmazione delle iniziative che attengano all’ambito di interesse. Dopo il censimento, verrà istituito l’albo comunale delle associazioni ai sensi dell’articolo 11 dello statuto comunale. L’albo sarà articolato per sezioni che riguarderanno l’ambiente, il territorio, l’impegno civile e religioso, la cultura, l’attività educativa sportiva e ricreativa e quella socio assistenziale e sanitaria. All’incontro, svoltosi a Palazzo San Giorgio, erano presenti anche i consiglieri delegati comunali Raso, Bagnato, Nava, Paris e Pizzimenti «affinché diventino – ha sostenuto Martorano – punto di riferimento per la sua promozione presso l’associazionismo e i centri studio della città». Nicola Paris ha parlato a nome di tutti e ha evidenziato che con la soppressione delle circoscrizioni le periferie hanno subito disagi che prima venivano colmati dai presidenti. «Questo progetto – ha detto – ci permetterà di lavorare assieme alle associazioni che sono radicate nel territorio e rappresentano una forza importante assieme alle parrocchie». «A breve – ha concluso Martorano – saranno istituite nelle varie aree comunali (ex circoscrizioni) le consulte comunali che saranno costituite da rappresentanti dell’associazionismo appartenenti a quel territorio». nel rispetto di tutte le prescrizioni legali e statutarie, non trascurando di richiedere ai soggetti con i quali detiene rapporti, tutte le necessarie certificazioni, in via prioritaria quelle camerali con relativa dicitura antimafia». Al riguardo, «la GST srl fa presente che ha caratterizzato la propria attività attraverso un modello gestionale di iter di certificazione tecnica rappresentato da sistemi di tracciabilità informatica e procedure atti a garantire l'efficacia e l'efficienza dei servizi erogati dalla Multiservizi SpA. Già dall'aprile 2011, all'epoca delle vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto il Sig. Giuseppe Rechichi, la GST srl ha intrapreso, anche nel corso di diversi Consigli di Amministrazione di Multiservizi RC Spa nonché in un incontro richiesto a S.E. Prefetto di Reggio Calabria, ogni iniziativa utile a mantenere la società scevra da qualunque tipo di condizionamento. Tali iniziative hanno trovato pieno consenso nelle deliberazioni del Consiglio di Amministrazione di Multiservizi RC SpA. È intenzione della GST srl continuare a svolgere il proprio ruolo di socio con prestazioni accessorie, e pertanto, di supporto tecnico-operativo, al fine di garantire l'erogazione del servizio pubblico, riponendo ogni più totale fiducia nell'operato della Magistratura, nonché nell'indi- spensabile contributo dei professionisti da quest'ultima incaricati ad amministrare la RE.CIM. srl, uniformando la propria azione gestionale con il conforto delle istituzioni e del Comune di Reggio Calabria». La GST Sri precisa, infine, che «le notizie di stampa, in particolare quelle relative ad un proprio coinvolgimento nel sequestro preventivo disposto dalla Procura di Reggio Calabria nell'operazione "Astrea", sono prive di qualsiasi fondamento». Per quanto ci riguarda precisiamo di non aver mai coinvolto la Gst nell’indagine Asprea che riguardava soltanto la quota del 33 per cento riservata a Rechichi. Nell’articolo di lunedì del collega Tonio Licordari ci siamo limitati a riferire della composizione della società, così come risulta dalla distribuzione delle quote limitandoci a rispettare il percorso dell’indagine della Dda che considera “mela marcia” solo il 33% della quota Rechichi. Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011 41 Reggio Tirrenica . ROSARNO Sbloccati i finanziamenti che consentiranno di portare a termini i progetti MELICUCCO La “caccia” al tesoro di Medma nuovi scavi nel parco archeologico Gli affari delle macchine per l’edilizia rubate Appalto bandito dalla Provincia: l’importo è di 1.354.429 euro GIOIA TAURO. Sarà sottoposto Giuseppe Lacquaniti ROSARNO Sarà il più consistente intervento finanziario, tra quelli fino ad oggi attuati, destinato alla valorizzazione e fruizione del Parco archeologico di Medma. Lavori per un importo di 1.354.429 euro sono stati banditi dall’Amministrazione provinciale di Reggio Calabria, in esecuzione di un progetto redatto dall’archeologa Maria Teresa Iannelli (direttrice dell’area di Medma per conto della Soprintendenza ai Beni archeologici), dall’ing. Alessandro Taverriti (dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria), dall’arch. Giovanni Crupi (Dirigente Provincia) e dall’arch. Giovanni Mastruzzo (Responsabile V Ripartizione del Comune di Rosarno). I lavori che, una volta appaltati, dovranno essere ultimati entro un anno dalla data del verbale di consegna, prevedono in particolare: scavi archeologici all’interno del perimetro del Parco, nei luoghi resi famosi dalle indagini di Paolo Orsi, Salvatore Settis, Maria Teresa Iannelli e Maurizio Paoletti (755.312 euro); restauro e manutenzione degli immobili che dovranno ospitare la Scuola Superiore di archeologia, diretta dal prof. Felice Costabile, ed il Museo di Medma (278.990 euro); verde ed arredo urbano (181.248 euro); impianto di illuminazione (138.877). Secondo quanto previsto dalla Stazione unica appaltante provinciale, diretta dalla dott. Mariagrazia Blefari, il termine per la presentazione delle offerte scadrà alle ore 12 del 10 gennaio 2012. I fondi impiegati per il Parco di Medma sono stati assegnati alla Provincia ai tempi della Presidenza Fuda, su interessamento dell’allora sindaco Saccomanno, dal Ministero del Tesoro, nel contesto della legge finanziaria 2004. In origine la somma stanziata ammontava a 3 milioni di euro, successivamente dimezzata dalla Giunta Morabito a beneficio di altre aree archeologiche della Locride. Se il progetto, dopo circa 7 anni di attesa, è stato ripreso ed incanalato sul giusto binario lo si deve all’interessamento del consigliere provinciale Giovanni Arruzzolo, che sin dal suo insediamento, con l’ausilio del presidente Raffa e dell’assessore alla cultura, Lamberti Castronuovo, si è attivato per far mettere in moto i meccanismi burocratici necessari perché la somma stanziata trovasse impegno nel più breve tempo possibile. «Grazie a questo intervento, nell’area di Medma – ha commentato il consigliere Arruzzolo, che, all’interno del Parco, svolge le mansioni di Direttore amministrativo del Ministero dei Beni Culturali – sarà possibile realizzare una grande campagna archeologica, che richiamerà su Rosarno l’attenzione degli studiosi di tutto il mondo. Un evento eccezionale che va ascritto a merito di tutti coloro i quali, dal 2004 ad oggi, si sono prodigati per renderla possibile. Anche per quanto riguarda l’apertura del Museo di Medma faccio presente che siamo sulla dirittura d’arrivo, essendo in corso di espletamento la procedura per l’acquisto degli espositori». Padre Alessandro Nardi tra i ragazzi della sua parrocchia TAURIANOVA Parroco stimato da tutti Oggi lutto cittadino per i funerali di padre Alessandro Domenico Zito TAURIANOVA Una recente campagna di scavi nell’area archeologica di Medma Nel pomeriggio visiteranno un’azienda Parlamentari europei nella Piana di Gioia Tauro ROSARNO. Una delegazione della Commissione Europea per l’Ambiente, guidata dall’europarlamentare calabrese Mario Pirillo, e di cui fanno parte gli eurodeputati Gardini, Tatarella, Gutierez, Merkies, Mikolasik, Morkunaite, Rosbach, Wils, farà visita oggi (ore 16) all’azienda “Fattoria della Piana” in agro di Candidoni. Oltre a visitare l’azienda agricola e l’annesso caseificio, la delegazione avrà occasione di osservare da vicino la grande Centrale Agroenergetica che, per i numeri espressi, è la più grande del Centrosud Italia. Infatti l’impianto genera energia elettrica necessaria al funzionamento del caseificio aziendale e tale da soddisfare il fabbisogno energetico di circa 2600 famiglie.(g.l) È stato proclamato il lutto cittadino per la giornata di oggi in concomitanza con i solenni funerali di padre Alessandro Nardi, il parroco della comunità di San Giuseppe deceduto l’altro giorno. La cerimonia avrà luogo nel pomeriggio, con inizio alle 16, presso la sua chiesa di San Giuseppe, la stessa che l’ha visto straordinario ed infaticabile protagonista della vita spirituale della vasta comunità che abbraccia tutta la parte alta della città. Il sindaco Domenico Romeo, nel provvedimento con il quale ha disposto il lutto cittadino, ha rilevato che «l’Amministrazione, raccogliendo la spontanea partecipazione dei cittadini, degli amministratori e degli esponenti delle diverse forze politiche, intende manifestare in modo tangibile e solenne il dolore del Comune per questa grave perdita che l’ha profondamente colpito». Lo stesso primo cittadino e l’intera giunta municipale hanno altresì evidenziato come «quella di Padre Alessandro sia stata una testimonianza di mis- sionario servizio, profusa non solo a favore della sua comunità ecclesiale, ma anche della più ampia cittadinanza, che nei momenti più difficili ha potuto fruire della sua responsabile disponibilità, sempre manifestata all’insegna del più inequivocabile e indefesso magistero». Questa la conclusione del documento ufficiale dell’amministrazione comunale: «Taurianova stringendosi attorno ai familiari e alla Parrocchia San Giuseppe intende esprimere il senso civico della doverosa gratitudine a questo sacerdote, che ha tra l’altro contribuito all’elevazione della dimensione spirituale e culturale della collettività, cui ha inteso manifestare tutto il suo incondizionato amore». La salma del cappuccino è stata portata da ieri pomeriggio in chiesa dov’è stato un susseguirsi inarrestabile di persone che gli hanno voluto rendere l’ultimo saluto. Innumerevoli sono poi le attestazioni di cordoglio che stanno giungendo alla comunità dei cappuccini da tutti gli organismi cittadini, così come sono centinaia i messaggi che il popolo di facebook ha voluto riservare all’amato sacerdote. oggi all’interrogatorio di garanzia il bracciante agricolo di Melicucco, Pasquale Napoli, 48 anni, arrestato l’altro ieri dai carabinieri che risponde con altri complici in corso di identificazione del riciclaggio di due mini escavatori trovati dai militari tempo addietro, all’interno di una sua proprietà, nel corso di un’operazione anticrimine disposta dal Comando della Compagnia di Gioia Tauro. Le indagini, si è appreso, coordinate dal dott. Antonio D’Amato sostituto della Procura di Palmi, avevano subito portato al furto di uno dei due miniescavatori, si tratta di un Komatsu modello PC 50, che si era registrato nello scorso mese di giugno in un cantiere edile di Montespertoli, centro posto in provincia di Firenze, e che a distanza di pochissimi giorni era stato ritrovato appunto nelle campagne di Melicucco. Col Komatsu è stato rinvenuto anche un altro miniescavatore marca New Holland modello E 18 per il quale non è stato possibile risalire al legittimo proprietario stante la completa contraffazione dei numeri di telaio. Il Gip dott. Alfredo Sicuro, a conclusione delle indagini, ha pertanto emesso un provvedimento restrittivo nei confronti di Pasquale Napoli che deve avere agito, secondo gli investigatori, in concorso con altre persone non ancora identificate. Le indagini, mentre Napoli è già in carcere, vanno avanti per tentare di arrivare agli altri componenti di una presunta organizzazione specializzata in furti di macchine per l’edilizia con un preciso punto di riferimento nella Piana.(g.s) Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011 39 Reggio Tirrenica . BAGNARA Zappia ha presentato una denuncia al procuratore della Repubblica Discarica di Melicuccà, il sindaco «Pericolo per la salute pubblica» È ubicata accanto alle prime case e ad attività produttive e turistiche Roshan Lalsharma Roberta Macrì BAGNARA Discarica di Melicuccà: il sindaco Cesare Zappia ha denunciato la realizzazione dell’impianto al procuratore della Repubblica, chiedendo la tutela della salute pubblica e delle attività produttive. Da tempo si discute del sito individuato a Melicuccà, località Zingara, per l’apertura di una nuova discarica; la scelta è scaturita in seguito a vari segnali rivolti dalla Regione Calabria ai Comuni al fine di individuare siti in cui attivare nuove discariche. L’impianto è confinante con il territorio del comune di Bagnara e questo ha messo in allerta i cittadini e soprattutto i titolari delle attività industriali presenti in zona. I due comuni sono, infatti, separati da una strada interpoderale larga circa 3 metri. La zona indicata coincide con le prime case del centro abitato, con alcuni insediamenti turistico-industriali, con attività commerciali che si occupano di distribuzione alimentare, con una fattoria frequentata dagli studenti, con i pozzi ed un elettrodotto che sovrasta la discarica ad una distanza minima di 13 metri, a fronte dei 53 previsti per legge. Alto, anche, il rischio di contaminazione delle falde acquifere: sul sito si trova una falda importante, alimentata dal torrente Arena, affluente del torrente Vena, che serve numerosi comuni della Piana. Di questa problematica si sta occupando il gruppo “Legambiente Aspromonte” che non si è limitato solo a denunciare il problema, ma ha effettuato studi e rilievi sul sito e avviato una campagna di sensi- Singh Jaswant Hari Kiscen VILLA S. G. In via Mazzini si sono colpiti con mazze e bastoni Rissa tra indiani, tre feriti I carabinieri li arrestano Senza permesso di soggiorno, saranno rimpatriati Giusy Caminiti VILLA SAN GIOVANNI La discarica in località Zingara, dove i lavori sono ormai praticamente conclusi bilizzazione non solo fra i cittadini ma fra associazioni e movimenti politici, coinvolgendo anche le scuole. L’individuazione di questo sito adibito a discarica, confinante con i centri abitati, non fa dormire sonni tranquilli neppure al primo cittadino Cesare Zappia, il quale ha spiegato i motivi della sua denuncia: «Località Zingara, luogo dove è in fase di realizzazione una discarica di rifiuti, si trova in una striscia di terreno limitrofo al nostro comune – ha affermato Zappia –: sono seriamente preoccupato per l’impatto che la stessa potrebbe avere sulla vita, sulla salute e sull’economia dei cittadini che rappresento. Sento quindi il dovere morale di denunciare questo stato di cose. A questo punto dovremmo studiare ed attuare in tempi brevi, visto lo stato di avanzamento dei lavori, delle soluzioni che consentano di tutelarci e soprattutto di tutelare la salute pubblica e la sicurezza delle attività che potrebbero essere compromesse». Numerosi i motivi che destano preoccupazione: «Temo per la presenza del torrente Arena – ha proseguito Zappia – in caso di fuoruscite di materiale che contaminerebbero subito le falde acquifere; senza dimenticare l’alto rischio di incendi che potrebbero essere innescati dalla vicinanza di una linea ad altissima tensione, ai gas infiammabili prodotti inevitabilmente in discarica. Per non parlare della po- sizione del sito, che si trova praticamente a ridosso delle prime abitazioni ed attività produttive del comune bagnarese. I miei cittadini sono allarmati e preoccupati per questo stato di cose: qui c’è in gioco la salute pubblica. Pertanto, chiedo al procuratore della Repubblica che vigili sulla realizzazione di questo sito, verificando la correttezza nell’espletamento di tutte le procedure per evitare il pericolo di reati ambientali. In qualità di sindaco continuerò a vigilare sulla vicenda e denuncerò ogni forma di reato commesso contro la comunità che rappresento: non ho timori nell’avviare eventuali procedimenti penali chiedendo appunto la punizione dei colpevoli». Se le sono date di santa ragione, in pieno centro cittadino, e sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Villa con l’accusa di rissa aggravata e lesioni personali. Si tratta di tre stranieri di nazionalità indiana, tratti in arresto in flagranza di reato: Hari Kiscen, 27 anni, Roshan Lalsharma, 30 anni, e Singh Jaswant, 40 anni. La rissa è scoppiata in pieno centro, in via Mazzini, nelle immediate vicinanze della scuola media, proprio alle spalle della frequentata piazza Valsesia, intorno alle ore 19 di martedì (ma la notizia è stata data solo ieri). Secondo la ricostruzione degli inquirenti (le indagini sono state condotte dai militari e dirette dal capitano della Compagnia Davide Occhiogrosso) i tre uomini hanno avuto una violenta colluttazione, sferrandosi reciprocamente calci e pugni. Ma gli indiani non si sono aggrediti soltanto con la forza fisica, ma hanno anche usato armi bianche: mazze ferrate, tubi metallici ed altri oggetti contundenti. I fatti non sono sfuggiti ad una pattuglia dell’aliquota radiomobile nel corso dei consueti controlli del territorio. I militari, infatti, hanno notato uno dei tre uomini visibilmente ferito: perdeva, infatti, abbondante sangue dalla testa ed era chiaro che si stava allontanando dal luogo di un’aggressione. I militari lo hanno bloccato e poi sono riusciti subito a raggiungere gli altri due connazionali, che stavano contiI militari della Compagnia hanno denunciato gli extracomunitari per rissa aggravata e lesioni personali nuando a darsele di santa ragione. Questo ultimi sono stati divisi, allontanati e prontamente soccorsi dal personale sanitario del 118, attivato dalla Centrale operativa della locale Compagnia. Neppure con l’arrivo del personale medico e paramedico e la somministrazione delle prime cure sul posto si è riusciti a porre fine allo stato di agita- zione dei tre: gli indiani continuavano ad inveire tra di loro, tanto che i militari hanno dovuto necessariamente scortare l’ambulanza fino agli Ospedale Riuniti di Reggio Calabria. Due dei tre indiani sono stati sottoposti alle cure mediche per trauma cranico, ferite e contusioni varie, per essere comunque dimessi dopo poche ore. Da successivi accertamenti condotti dai militari villesi è emerso che due dei tre stranieri erano anche gravati da precedenti specifici. Gli accertamenti successivi hanno inoltre fatto sì che i carabinieri accertassero la posizione irregolare del permesso di soggiorno dei tre. Sono state, quindi, contemporaneamente avviate le procedure per l’espulsione dal territorio italiano. In via Mazzini i carabinieri hanno trovato e quindi posto sotto sequestro gli oggetti utilizzati nel corso della rissa dai tre, che saranno materiale probatorio nell’instaurando processo. I tre sono stati ristretti presso le camere di sicurezza del Comando villese per essere giudicati con rito direttissimo dall’autorità giudiziaria di Reggio Calabria. BAGNARA Lo Scientifico si trasferirà nella struttura del “Foscolo SCILLA Alla scuola “R. Piria” si è svolta con grande partecipazione la festa dell’albero Il “Fermi” manterrà l’autonomia Presto avrà pure una nuova sede Il sogno “verde” di tanti bambini Tina Ferrera BAGNARA. L’Istituto Superiore “E. Fermi” avrà una nuova sede e manterrà la propria autonomia. Questo quanto emerso ieri nel corso di un incontro tenutosi a Palazzo San Nicola per la firma della convenzione, tra Comune e Provincia, che consentirà il trasferimento del liceo scientifico “E. Fermi” all’interno della struttura che attualmente ospita l’istituto “Foscolo”. La sinergia raggiunta tra Comune e Provincia ha consentito, inoltre, di tutelare l’autonomia dell’Istituto che potrebbe essere potenziato con l’apertura di un indirizzo Nautico. Alla firma della convenzione hanno preso parte il presidente della Provincia Giuseppe Raffa, gli assessori provinciali Giovanni Calabrese (Istruzione), e Giuseppe Pirrotta (Urbanistica), il sindaco Cesare Zappia, il vicesindaco Giuseppe Spoleti, il presidente del consiglio comunale Carmelo Deleo, l’assessore Vincenzo Bagnato, il consigliere Francesco Rottura ed il dirigente scolastico del Circolo didattico “V. Morello” Giovanni Geresia. Da anni si è cercato di trovare una sede idonea nella quale collocare l’Istituto Fermi e più volte erano stati stanziati finanziamenti mai investiti. L’intervento della Provincia prevede la ristrutturazione del “Foscolo” e la messa a norma di tutte le scuole cittadine per un costo complessivo di 3 milioni e 200 mila euro. «Vorrei ringraziare – ha esordito Zappia – l’amministrazione provinciale per l’attenzione dimostrata verso le problematiche che riguar- SCILLA Rottura, Bagnato, Spoleti, Pirrotta, Raffa, Zappia, Calabrese, Deleo, Geresia dano le nostre scuole. In soli pochi mesi dall’insediamento questa squadra è riuscita a risolvere un problema ventennale. Ringrazio anche le dirigenti Palazzolo, Zagari e l’assessore alla Pubblica istruzione Dominici». «Si tratta di un fatto storico – ha poi dichiarato l’assessore Pirrotta – in pochi mesi abbiamo trovato una soluzione ottimale ad un problema antico. Non sarà realizzata nessuna cattedrale nel deserto, anzi si è pensato di canalizzare in maniera intelligente le risorse e senza sprechi garantire la dignità delle sedi scolastiche». Dal canto suo l’assessore Calabrese ha spiegato: «Durante il mio tour per le scuole della provincia sono rimasto colpito dagli studenti bagnaresi che vivono quotidianamente stivati in stanze piccolissime. Così, in sinergia con presidente Raffa e col sindaco, abbiamo iniziato a ragionare su una soluzione che desse dignità ai ragazzi, contribuendo a dotare Bagnara di strutture all’avanguardia». Il presidente Raffa ha messo a fuoco il dialogo col territorio: «Una delle priorità della mia Amministrazione è colmare la distanza col territorio, è necessario dialogare ed essere vicino alla gente e ai problemi. I sindaci, i cittadini non possono essere lasciati soli e con questo intervento credo abbiamo dato una risposta concreta alle famiglie di tanti studenti». Di crescita e potenziamento dell’offerta scolastica ha parlato il dirigente Geresia: «Con quest’atto è stato risolto un problema che era diventato come la tela di Penelope. Bagnara avrà una scuola superiore e l’opportunità che sia potenziata con l’indirizzo Nautico».(r.m.) Si è svolta nell’aula magna della scuola elementare “Raffaele Piria”, la festa dell’albero, che ha visto coinvolti più di cento alunni della III, IV e V primaria di Scilla, Melia e Solano. La manifestazione, voluta dal dirigente scolastico Antonio Ruffo, con il supporto logistico e organizzativo delle insegnanti Mariella Martello, responsabile coordinatrice territoriale; Maria Gimondo e la collaborazione di altri docenti, ha inteso sensibilizzare gli alunni sulle tematiche legate alla salvaguardia e difesa del territorio. L’Istituto, per realizzare la manifestazione, si è avvalso della collaborazione del Corpo Forestale, dell’Ufficio territoriale della Bio-diversità di Reggio che, con l’ausilio del dott. Rocco Mollace, attraverso slide e col supporto tecnico di Rosario De Gaetano, ha spiegato agli alunni quanto sia importante tutelare e amare la natura, soffermandosi sulla vita dell’albero: «perché possa diventare maestoso ci vogliono circa cent’ anni, per distruggerlo anche alcuni minuti», ha detto. Non sono mancate immagini del Parco dell’Aspromonte con i suoi magnifici esemplari, come le querce secolari, ritenute patrimonio dell’umanità. Quindi il corteo di alunni, sfidando la pioggia, con i docenti e le autorità (presente l’ispettore capo del Corpo Forestale, Giovanni Zucchero, e il maresciallo della stazione dei carabinieri, Giuseppe Bonfardino), si è diretto alla villetta comunale, dove hanno assistito alla piantumazione di un Gli alunni si esibiscono nell’anfiteatro della villetta comunale di Scilla. In alto, la piantumazione dell’abete bianco abete bianco, albero pregiato per i suoi oli essenziali profumati. Presente anche il sindaco Pasquale Caratozzolo, che ha espresso la sua soddisfazione per una manifestazione che spinge le nuove generazioni all’amore verso la natura; il vice sindaco Domenico Mollica e l’assessore alla Cultura, Santo Perina, che hanno apprezzato anche i balli e i canti degli alunni che si sono esibiti nell’anfiteatro comunale: piccoli artisti che hanno trovato nella natura e nel rispetto dell’ambiente lo spunto per le loro esibizioni. Singolari gli slogan che si leggevano sui cartelloni realizzati dai ragazzi, come «gli alberi portano lo sguardo fino al cielo e i bambini cominciano a sognare»; originale anche la rivisitazione di un famoso brano di musica leggera, “Si può fare di più”, con cui si invitano i bambini a prendere un albero e proteggerlo in salita, cioè nella sua costante evoluzione naturale. Anche così si gettano le basi per una migliore tutela della natura. Giovedì 24 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 42 Reggio Tirrenica . GIOIA TAURO Manifestazione di protesta organizzata dal sindacato autonomo Sul CINQUEFRONDI Porto, riportare a Roma la vertenza I lavoratori tornano ad alzare la voce Colpo di pistola danneggia l’auto di una donna L’Authority vara il bilancio e amplia la concessione all’impresa Zen Alfonso Naso GIOIA TAURO Attilio Sergio Un centinaio di lavoratori di Medcenter hanno preso parte alla manifestazione davanti al porto organizzata dagli autonomi del Sul, mentre era in corso la riunione del comitato portuale che tra le altre cose ha variato il bilancio e dato l’ok ad un ampliamento della concessione della Zen (la ditta che si occupa della costruzione di barche di lusso). Proprio dentro la sede dell’Authority, guidata dal presidente Giovanni Grimaldi, Daniele Caratozzolo e Domenico Macrì hanno presentato un documento nel quale si legge: «Considerato il momento di difficoltà per lo scalo, che sembra aggravarsi per la mancanza di ripresa dei volumi, si propone di avanzare formale appello al nuovo governo nazionale perché recuperi attenzione sullo scalo di Gioia Tauro, puntando sull’autonomia finanziaria delle port Authority. Bisogna chiedere maggiore attenzione alle fiscalità di vantaggio verso gli imprenditori che scelgono di investire nel mezzogiorno. Il comportamento di Rfi che con il suo immobilismo sta bloccando lo sviluppo dell’intermodalità; bisogna pretendere la promozione della competitività nella gestione e realizzazione dei progetti già finanziati e non realizzati. Bisogna valutare ogni possibile iniziativa per il bene della intera area portuale per gli attuali e per i potenziali futuri lavoratori. Si rende necessario coinvolgere tutti: Comuni, Provincia, Regione, Camera Commercio per far fronte comune e per trovare soluzioni fattibili e funzionali». E i risultati sono arrivati con il comitato che unitariamente ha preso atto del documento e con la CINQUEFRONDI Vicepresidente della Regione Stasi e il presidente dell’Authority Grimaldi LE PROSPETTIVE DELLO SCALO Stasi e Imbalzano mettono sul piatto promesse e impegni La manifestazione organizzata dal Sul con i lavoratori davanti al porto di Gioia Tauro vice presidente della Regione Antonella Stasi che ha convocato per il 29 novembre una riunione a Catanzaro con la piena disponibilità da parte di tutti i componenti: Autorità Portuale, Regione, Provincia, Comuni, Associazioni di categoria e rappresentanti dei lavoratori intervenuti. «L’intento è proprio quello di proporre al nuovo governo Monti un documento programmatico unico, come da noi proposto, sottolineando che è la prima volta che un documento del Comitato portuale diventa una proposta da sottoporre a livello nazionale», ha detto Domenico Macrì. Insomma a distanza dei mesi caldi prima della sottoscrizione dell’accordo Mct-sindacati confederali il silenzio che ha contraddistinto l’ultimo periodo è stato rotto. E al fianco dei portua- li c’erano diversi esponenti politici e molti movimenti civici: i consiglieri provinciali Rocco Sciarrone (Pri), Giuseppe Longo (Rif. comunista), il segretario provinciale del Pdci, Lorenzo Fascì, Agostino Barone vice presidente del consiglio comunale di Rosarno, Fiamma Tricolore (sezione di Gioia) e poi i gruppi: San Ferdinando in Movimento, Cittadinanza Democratica, il centro sociale Cartella di Reggio, rinascita per Cinquefrondi e il Gruppo d’acquisto solidale e popolare della Piana. Quasi al termine della mattinata uno dei membri del Sul, Carmelo Cozza, ha detto che «questa è la prima iniziativa per tenere alta l’attenzione sullo scalo» e ha proseguito: «Non sappiamo per quanto altro tempo Medcenter vuole continuare a sottoutilizzare il porto». PIANA Ultimatum sulla realizzazione degli impianti già finanziati rimenti e che figurano nell’allegato al decreto: Cosoleto per una somma di 27.402 euro; Feroleto della Chiesa (34.537); Molochio (35.625); Rosarno (21.607); San Giorgio Morgeto (27.893); San Procopio (35.081) e Taurianova (28.125). Le somme si riferiscono tutti ad anticipazioni del mese di ottobre e il dipartimento delle attività produttive vuole vederci chiaro, concedendo pochi giorni per regolarizzare la posizione contabile degli enti. Ecco quali comuni avevano ottenuto i finanziamenti in ordine di posizione in graduatoria: San Giorgio Morgeto, Cittanova, Delinuova, Seminara, Rosarno Cinquefrondi, Anoia, Melicuccà, Sant’Eufemia d’Apspromonte, Feroleto della Chiesa, San Procopio, Scido, Terranova Sappo Minulio, Galatro, Giffone, Sinopoli, Taurianova, Molochio, Cosoleto, San Ferdinando, Melicucco Gioia Tauro e Maropati.(a.n) Il sit-in del sindacato Fotovoltaico, la Regione ai Comuni: giustificate le spese o niente fondi PIANA GIOIA TAURO. Solo qualche mese fa si dava notizia dell’importante risultato per i comuni della Piana di Gioia Tauro sul bando messo a punto dalla Regione per le energie rinnovabili. Molti comuni pianigiani avevano incassato l’ok per progetti finanziati dalla Regione Calabria per incrementare e supportare le azioni propedeutiche alla realizzazione di impianti solari fotovoltaici nelle strutture pubbliche di proprietà, o comunque gestiti dalle amministrazioni locali: scuole, ospedali, municipi. Adesso dopo circa otto mesi già i primi problemi, tanto che da Catanzaro sono arrivate delle diffide ufficiali. I grattacapi sono per lo più contabili e si concentrano sulla presunta mancata rendicontazione delle somme stanziate o su parte di esse. Questo il testo della nota giunta alle amministrazioni inserite nella “black list”: «Si richiama l’obbligo delle Amministrazioni comunali di procedere con celerità al pagamento delle somme effettivamante trasmesse alle rispettive tesorerie, provvedendo alla immediata rendicontazione delle stesse all’amministrazione regionale. Si precisa che la mancata rendicontazione delle somme effettivamente trasmesse alle tesorerie comunali potrebbe causare il mancato raggiungimento del target di spesa da certificare alla Commissione Europea per il 2011. Per quanto sopra, nei casi di avvenuto trasferimento delle somme alle amministrazioni comunali la mancata rendicontazione, l'inutilizzo non giustificato ovvero l’utilizzo per finalità diverse comporta la revoca parziale del finanziamento per la quota trasferita ma non rendicontata. La documentazione giustificativa della spesa, costituita in primis dai mandati di pagamento quietanzati dalle banche tesoriere di ciascun comune (ovvero della dichiarazione sostitutiva di avvenuto pagamento), deve pervenire all’amministrazione regionale entro e non oltre il 01.12.2011». Nella Piana questi sono i comuni a cui la Regione ha chiesto chia- GIOIA TAURO Uno stage con simulazioni per affrontare le più disparate emergenze Vigili del fuoco, le nuove frontiere dei soccorsi Gioacchino Saccà GIOIA TAURO Uno stage sugli interventi legati ai problemi di emergenze diverse in porto e in rada e caratterizzate da incendi a bordo di imbarcazioni è stato tenuto a Gioia Tauro presso il distaccamento dei Vigili del fuoco del porto che è guidato dall’ispettore Natal Zucco. Allo stesso, voluto e promosso dal Comandante provinciale del corpo, ing. Emanuele Franchini, hanno partecipato vigili in servizio a Reggio Calabria, dei distaccamenti di Polistena e di Palmi e dello stesso distaccamento di Gioia Tauro. Si è trattato di un vero e proprio corso di aggiornamento, durato alcuni giorni, che ha tenuto impegnato il personale con lezioni teorico-pratiche e con attività di simulazione destinate soprattutto a proporre situazioni di emergenza con interventi antincendio e con prestazioni di primo soccorso. Particolarmente significative si sono rivelate, come hanno voluto sottolineare i responsabili dello stage Gesualdo Malaspina e Claudio Raccosta, istruttori navali ed operatori presso il Comando provinciale, alcune lezioni tenute dal dott. Carmelo Catanzariti, primario di rianimazione e anestesia dell’ospedale di Palmi, nonchè direttore del centro iperbarico dello stesso ospedale che è l’unico presente e operante in Calabria. Nel corso delle stesse si è parlato di intossicazione acuta da gas velenosi, del primo soccorso e delle successive terapie; di problemi connessi al fumo; delle intossicazioni da monossido di carbonio. E ancora dei possibili sinistri e situazioni di emergenza nei quali l’intuito la presenza di spirito, e una preparazione ge- nerale di base, sono veramente il primo presupposto quando bisogna assumere iniziative finalizzate a salvare vite umane. Lo stage ha impegnato i vigili anche in alcuni incendi-prova a bordo nave e con l’utilizzo del simulatore del quale è dotato il distaccamento dei VdF di Gioia Tauro, uno strumento molto sofisticato di ultima generazione (ne esistono tre in tutta Italia), serviti soprattutto per collaudare nuove tecniche per l’aggiornamento deciso e voluto dalla Direzione Generale del Corpo. GIOIA TAURO. Antonella Stasi, vice presidente della Giunta regionale era presente unitamente a Giuseppe Raffa, presidente della Provincia alla riunione del Comitato Portuale e al termine dell’incontro hanno salutato i lavoratori presenti davanti ai cancelli. La vicepresidente ha dichiarato «che sta seguendo con grande attenzione tutte le fasi di sviluppo dell’area di Gioia» e ha invitato le parti coinvolte alla riunione che «sarà utile per informare e condividere un percorso da avviare con il nuovo governo nazionale». Tra i lavoratori è rimasto invece per quasi tutta la mattinata il consigliere regionale Candeloro Imbalzano secondo il quale «gli sforzi del presidente Scopelliti si scontrano con l’atteggiamento incomprensibile di Rfi con il porto sotto scacco di lobby trasversali del Nord che hanno preferito i porti to- scani, liguri e quello di Trieste». Per Imbalzano è prioritaria «la società dell’interporto per focalizzare l’attenzione sull’area» e ha annunciato una nuova mozione in Consiglio regionale: «Purtroppo – ha concluso – i nostri interlocutori sono sordi e muti, ma difenderemo i livelli occupazionali, quelle banchine devono essere tutte utilizzate». Parole che già altre volte hanno aperto speranze che puntualmente si sono scontrate con una realtà opposta. Un esempio su tutti: il cosiddetto decreto milleproroghe. Erano stati garantiti fondi adeguati ma alla fine al porto di Gioia Tauro sono stati riservati gli spiccioli. Bisogna uscire dal tunnel delle illusioni e pianificare una strategia di ripresa, coinvolgendo attori credibili e in grado di garantire i progetti.(a.n) La squadra di polizia giudiziaria del commissariato di polizia di Polistena, sotto le direttive del commissario capo Pierfranco Amati, sta indagando, vagliando tutte le ipotesi, sul danneggiamento, a colpi di pistola, dell’auto, una Nissan Micra, in uso e di proprietà, di un’impiegata di banca del luogo, G.G., 41 anni. La donna è sposata con il dott. Domenico Muzzupapa, responsabile della polizia municipale di Cinquefrondi. Ieri mattina, l’auto, parcheggiata sul viale delle Rimembranze, nelle vicinanze del luogo di lavoro della donna, è stata centrata, da un solo colpo di pistola, di piccolo calibro, che ha provocato un vistoso foro alla portiera posteriore. Sul luogo dell’intimidazione, sono intervenute le volanti del commissariato di polizia di Polistena. La proprietaria della Nissan Micra, interrogata dagli inquirenti, non è riuscita a dare una spiegazione e a fornire elementi utili alle indagini. Indaga la Polizia PALMI Le novità della XVII edizione MAROPATI Premio assegnato da cento giurati Tagliati centonove alberi in un agrumeto Ivan Pugliese PALMI Tutto pronto per la XVII edizione del Premio “Palmi” che si celebrerà il 25 ed il 26 novembre presso la Casa della Cultura di Palmi. Il Premio 2011 presenta alcune importanti novità al suo interno rispetto alle edizioni passate. Se da un lato, infatti, restano invariate le varie sezioni cui è suddiviso il Premio, quest’anno la giuria, composta da 100 lettori, sarà chiamata a votare unicamente il vincitore della sezione narrativa intitolata a “Leonida Repaci” nella serata di sabato 26 novembre. Il giorno prima, qui si inserisce la seconda novità, i tre finalisti di questa sezione alle 17, presso l’auditorium della Casa della Cultura, incontreranno i 100 giurati per presentare al pubblico le proprie opere: Mimmo Gangemi con “La signora di Ellis Island”; Marco Malvaldi con “Odore di chiuso”; Andrea Vitali con “La leggenda del morto contento”. «Tra le novità di quest’anno – ha sottolineato Santino Salerno – c’è quella di aver ampliato a 100 giurati la platea dei votanti coinvolgendo anche le scuole. Questo è un premio che racchiude in se un fatto culturale. C’è tutto il meglio al suo interno. Basta guardare la composizione della giuria, anche degli anni passati e ad i vari vincitori. Servirebbe una sempre maggiore attenzione verso il Premio “Palmi” che trae le sue radici da questo territorio». I premi delle altre sezioni sono stati assegnati dalla giuria presieduta da Walter Pedullà e composta da Pier Francesco Borgia, Corrado Calabrò, Rocco Familiari, Luigi Lombardi Satriani, Michele Mari, Raffaele Nigro e Santino Salerno. Per la sezione Saggistica “Antonio Altomonte” il premio, che sarà consegnato come tutti gli altri riconoscimenti nel corso della serata di sabato, è andato a Simone Misiani per “Manlio Rossi – Doria”; il premio per la sezione Poesia “Ermelinda Oliva” è andato a Carlo Carabba per “Canti dell’abbandono”; il premio per la sezione giornalismo “Domenico Zappone” è andato ad Adele Cambria per “Nove dimissioni e mezzo”; la sezione internazionale “I Sud del Mondo” vede quest’anno premiata l’attrice e regista messinese Maria Grazia Cucinotta e, nel corso della serata di sabato, la cerimonia prevede anche la proiezione del suo cortometraggio “Il Maestro”. Infine, riconoscimenti speciali della giuria saranno assegnati ad Orazio Barrese per la narrativa per “Il pianoro delle quaglie” e a Caterina Provenzano per la sezione poesia per “Il sarto delle foglie”. La serata sarà condotta da Beatrice Luzzi. Alla conferenza stampa di presentazione erano presenti anche il capo settore Cultura comunale Maria Rosa Garipoli ed il commissario prefettizio del comune di Palmi, Antonia Bellomo, che ha evidenziato l’importante ruolo della cultura nello sviluppo del territorio: «È una iniziativa gratificante, che premia lo sforzo sostenuto dal Comune». GIOIA TAURO. Centonove alberi di arancio sono stati recisi da ignoti in località “Scala” nelle campagne di Tritanti grossa frazione montana di Maropati. Il fatto è stato denunziato alla stazione dei carabinieri di Feroleto della Chiesa dal proprietario dell’agrumeto teatro del grave atto intimidatorio F.B., 70 anni, che ha fatto la scoperta ieri, nella prima mattinata, dopo essersi recato nell’azienda per l’esecuzione di alcuni lavori. I militari hanno effettuato un sopralluogo constatando che gli alberi erano stati abbattuti ovvero tagliati alla base da qualcuno che aveva agito con l’ausilio di una motosega. Il danno, non quantificato, è piuttosto consistente. Le indagini seguono la pista di un atto intimidatorio collegabile ad una possibile richiesta di natura estorsiva. (g.s) Amara sorpresa per un agrumicoltore Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011 35 Catanzaro - Provincia . BOTRICELLO Antonio Scumaci uccise il cugino Salvatore con un colpo di piccozza all’altezza del cuore Indennizzo per un 32enne di Simeri Crichi Ingiusta detenzione Sarà risarcito Il collegio giudicante dovrà “rivedere” la condanna di secondo grado con oltre 70.000 € La Cassazione rinvia in appello CATANZARO. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza con la quale la Corte d’assise d’Appello di Catanzaro, il 9 dicembre 2010, confermò la condanna a quattordici anni di reclusione a carico di Antonio Scumaci, 47 anni, di Botricello, riconosciuto colpevole di aver ucciso il cugino Salvatore Scumaci, 41 anni, con un colpo di piccozza al cuore. Il giudice supremo ha rinviato gli atti a Catanzaro dove, davanti ad un collegio diverso rispetto al precedente, si terrà un nuovo giudizio di secondo grado relativamente alla valutazione delle aggravanti dei futili motivi e della recidiva a carico dell’imputato - per il quale non è in discussione l’accusa di omicidio - e dunque sotto il profilo della quantificazione della pena. La prima sentenza di condanna a carico di Antonio Scumaci (difeso dall’avvocato Gregorio Viscomi) fu emessa il 30 luglio 2009 al termine di un processo in cui erano presenti anche gli avvocati Domenico Viscomi ed Enzo Ranieri, nell’interesse della moglie della vittima costituitasi parte civile, sia in “proprio” che quale esercente la patria potestà sui tre figli minorenni, che avevano ottenuto i risarcimenti del caso. L'omicidio di Salvatore Scumaci avvenne il 25 maggio del 2008 nella zona marina di Botricello. Secondo la prima ricostruzione dei fatti da parte degli inquirenti i protagonisti della vicenda avrebbero cominciato a litigare dopo alcune battute che Salvatore avrebbe rivolto al figlio di Antonio, un giovane portatore di handicap. Da qui sarebbe nata Antonio Scumaci Il Palazzo di Giustizia sede della Corte di Cassazione a Roma una colluttazione durante la quale, secondo il racconto fatto dall'imputato davanti al giudice per le indagini preliminari Antonio Giglio nel corso dell'interrogatorio avvenuto all'udienza di convalida seguita al suo arresto operato dai carabinieri, la piccozza sarebbe stata impugnata prima dalla vittima, che l'avrebbe utilizzata contro l'imputato. Una tesi opposta a quella del rappresentante della Procura della Repubblica e delle parti civili, secondo i quali si sarebbe invece trattato di omicidio volontario. Così, in primo grado, da- vanti al giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro, Antonio Giglio, che ha celebrato il rito abbreviato chiesto dall'imputato, il sostituto procuratore Vincenzo Capomolla aveva insistito per una condanna a trenta anni di reclusione da infliggere al quarantasettenne, mentre l'avvocato Viscomi si era battuto in ogni modo per dimostrare che quella del suo assistito era stata solo la reazione, purtroppo finita nel peggiore dei modi, ad un’aggressione subita per mano del cugino. A tal fine il penalista aveva anche chiesto Salvatore Scumaci l'acquisizione di una consulenza medica di parte, con la quale si attestava che erano stati riscontrati alcuni lividi che l'imputato avrebbe riportato il giorno dei fatti, e che a dire del legale dimostrerebbero che quella di Antonio Scumaci sarebbe stata una difesa nei confronti del parente. Difesa messa in atto senza alcuna intenzione di uccidere. Il giudice di primo grado, tuttavia, non aveva creduto alla tesi della “legittima difesa”, bensì a quella dell'omicidio, forte anche dei risultati prodotti dalle accurate analisi condotte dai carabinieri del Ris di Messina, da lui chiamati a valutare tutto quanto potesse emergere dalle tracce di sangue e dalle impronte digitali rinvenute sulla scena del crimine, ed i cui risultati furono acquisiti nel corso di un apposito incidente probatorio. La sentenza, alla fine, fu di colpevolezza, sia pur con una condanna ad una pena inferiore rispetto a quella richiesta dal pm: quei 14 anni che la Corte d'Assise d'Appello ha confermato e che ora dovrà rivedere dopo la pronuncia della Cassazione.(g.m.) CATANZARO. Sarà indennizzato con 72.000 euro che gli verranno corrisposti per aver subìto una ingiusta detenzione Mario Salvatore Tomaselli, 32enne catanzarese che, secondo le iniziali accuse che gli vennero mosse, aveva tentato di uccidere sua sorella Elena con un’accetta al culmine di una violenta lite avvenuta il 2 luglio 2008 in località Apostolello, nel Comune di Simeri Crichi. Lo hanno stabilito i giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, che hanno accolto la relativa richiesta avanzata dal difensore di Tomaselli, l’avvocato Antonio Ludovico. Una richiesta giunta dopo che è passata in giudicato la sentenza con la quale, l’8 marzo 2010, Tomaselli si è liberato dell’ accusa di tentato omicidio, derubricata dai giudici di secondo grado in quella di minacce aggravate, con una iniziale condanna a cinque anni di reclusione ridotta a 6 mesi, la revoca dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici nonché della custodia in carcere. Così i giudici restituirono all’imputato la libertà, dopo aver sensibilmente ridotto la condanna da lui riportata in primo grado, il 7 aprile 2009. Tomaselli era stato fermato dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina dopo una furiosa lite familiare che, secondo le accuse, non finì in tragedia solo grazie al fatto che a frapporsi tra l’imputato armato di un’accetta e la sorella fu il figlio minorenne della donna, nipote dell’imputato. Erano da poco passate le 17.30 di un afoso giorno di luglio quanto Elena Tomaselli chiamò i carabinieri per denunciare di essere stata aggredita dal fratello. Ai militari accorsi la donna raccontò che Mario, il quale abita al piano sottostante Il tribunale sede di Corte d’appello a quello dove vive lei, a seguito di una lite generata da futili motivi - probabilmente legati al rumore provocato dai figli la sera precedente - dopo essersi armato di un’ascia aveva cercato di colpirla al volto. Il tutto, secondo quanto raccontato dalla stessa denunciante, si sarebbe svolto davanti al figlio quindicenne della vittima che, vedendo lo zio brandire l’arma contro la madre, si sarebbe messo in mezzo facendo in modo che l’attrezzo cadesse a terra. Raccolta la denuncia i carabinieri si erano subito messi sulle tracce dell’uomo, bloccandolo poco dopo e recuperando anche quel che restava dell’ascia che avrebbe utilizzato per minacciare la sorella. Dopo la pronuncia della Corte d’Appello, che ritenne Tomaselli innocente rispetto alla grave contestazione di tentato omicidio, la difesa dell’imputato aveva subìto annunciato che, una volta divenuta definitiva la sentenza, avrebbe richiesto la giusta riparazione per il giovane rimasto 1 anno e 10 mesi in carcere, sottoposto a custodia cautelare. Così è stato e adesso lo Stato lo ripagherà con 72.000 euro. (agi) GIMIGLIANO Il primo cittadino risponde alla minoranza e contrattacca SERSALE Si tratta dei lotti del Piano insediamenti produttivi Chiarella: quella dell’opposizione è demagogia Aree da assegnare, avviso pubblico Saverio Artirio GIMIGLIANO «Non mi sorprendono più le uscite “folkloristiche” sulla stampa dei rappresentanti della minoranza. Una ricerca all’apparire impregnata di demagogia e non di sostanza. Opera che invece servirebbe in questo momento di grave crisi sia nel Paese che nella nostra comunità avversata da una serie di problematiche su molte delle quali pesa proprio quella che è stata in passato la lo- ro incapacità amministrativa e la scarsa conoscenza del territorio. Stona, quindi, che un amministratore diligente, responsabile e datato di grande spirito civico, come vorrebbe far credere che fosse Masino Paonessa, rinunciando all’indennità di consigliere, non sia altrettanto operoso per il bene comune, nell’ottica di una proficua condivisione dei problemi». Non si è fatta attendere la risposta del sindaco Massimo Chiarella all’iniziativa del consigliere Paonessa. Masino Paonessa Con una nota il primo cittadino condanna l’atteggiamento ricordando come «ad inizio di legislatura la minoranza di centrosinistra aveva manifestato la disponibilità a collaborare. Intento disatteso alla prova dei fatti. Lo scorso anno quando Gimigliano si sbriciolava sotto il peso delle due consecutive alluvioni il gruppo di minoranza, compreso il consigliere Paonessa, non ha, infatti, inteso rispondere al mio invito di far parte dell’unità di crisi istituita al Comune». Rosario Stanizzi SERSALE È stato pubblicato sul sito del Comune di Sersale (www.comune.sersale.cz.it) il bando per l’assegnazione dei lotti ricadenti all’interno del “Piano insediamenti produttivi” (Pip), primo stralcio, di località Borda. L’avviso pubblico è rivolto alle aziende interessate all’assegnazione di lotti per la realizzazione di nuovi insedia- menti produttivi e riguarda sei lotti di varie superfici per complessivi 19.229 metri quadrati. Possono presentare domanda di assegnazione delle aree le persone fisiche e/o giuridiche, le associazioni di categoria, i soggetti che erogano servizi d’area mediante intestazione ad apposita società, nonché altri soggetti previsti dal regolamento comunale di assegnazione aree produttive allegato al bando. La domanda, redatta con indicazione dell’ordine di preferenza dei lotti su apposito modulo disponibile presso l’ Ufficio Urbanistica del Comune di Sersale o nel sito www.comune.sersale.cz.it e corredata dalla documentazione indicata dal regolamento, dovrà essere indirizzata al Comune di Sersale (CZ), presso l’Ufficio Urbanistica del Comune di Sersale – via Roma, 14 e dovrà pervenire entro le 12 del 18 dicembre prossimo. 36 Giovedì 24 Novembre 2011 Gazzetta del Sud Cronaca di Cosenza . IL FATTO Conclusa la requisitoria nel processo d’appello, il requirente Eugenio Facciolla ha domandato complessivamente 39 condanne “Missing”, il pg chiede dieci ergastoli Carcere a vita sollecitato per Anselmo, Brescia, Calvano, Carelli, Greco, Muto, Perna, Pranno, Ruà, Ruffolo Giovanni Pastore I racconti dei pentiti e i ricordi di decine di testimoni si mescolano in quel romanzo di morte che il pg Eugenio Facciolla ha ricostruito in in più di trecento pagine. Una montagna di carte per motivare quel conto salatissimo che lo Stato ha presentato agl’imputati. Il requirente, davanti alla Corte d’asisse d’appello (presidente: Palma Talerico; a latere: Marco Petrini), dopo aver riannodato la trama d’un ventennio di stragi di mafia ha chiesto un verdetto più severo per i presunti protagonisti della stagione di “Missing”. In primo grado, la Corte d’assise cittadina (presidente: Maria Antonietta Onorati; a latere: Biagio Politano) aveva inflitto solo 4 ergastoli nei confronti di: Franco Perna, Gianfranco Ruà, Pasquale Pranno e Romeo Calvano. Quattro condanne che il pg Facciolla ha chiesto di confermare e altre sei da applicare nei confronti di altrettanti imputati. Il carcere a vita è stato sollecitato per: Giancarlo Anselmo (in primo grado è stato condannato a 25 anni); Lorenzo Brescia (27 anni); Santo Carelli (assolto); Edgardo Greco (latitante, 25 anni); Franco Muto (assolto); e Giuseppe Ruffolo (29 anni). Trent’anni di carcere, invece, sono stati invocati nei confronti di: Mario Baratta (condannato a 23 anni in primo grado); Gianfranco Bruni (23 anni); Pasquale Bruni (assolto); Enzo Castiglia (assolto); Giulio Castiglia (25 anni); Silvio Chiodo (23 anni); Domenico Cicero (23 anni); Salvatore D’Andrea (assolto); Giuseppe Iirillo (22 anni); Rinaldo Mannarino (14 anni); Mario Musacco (22 anni e 6 mesi); Sergio Prezio (assolto); Fioravante Abbruzzese (25 anni); Giovanni Abbruzzese (25 anni). Il titolare della pubblica accusa ha, poi, domandato la conferma della sentenza di primo grado per: Aldo Acri (15 anni e 6 mesi); Umile Arturi (14 anni); Nicola Belmonte (12 anni e 6 mesi); Vincenzo Dedato (12 anni); Claudio Gabriele (con rinuncia all’appello e conferma di 16 anni); Franco Ga- rofalo (14 anni e 6 mesi); Dario Notargiacomo (12 anni); Franco Pino (14 anni e 6 mesi); Giuliano Serpa (13 anni); Francesco Tedesco (13 anni e 6 mesi); Ferdinando Vitelli (12 anni e 6 mesi); Francesco Vitelli (19 anni); Giuseppe Vitelli (18 anni e 6 mesi). La rinuncia all’appello è stata, invece, domandata per: Paolo Carbone (assolto in primo grado); Giuseppe Cosentino (assolto); Antonio De Rose (16 anni); Ettore Lanzino (assolto); Roberto Nesci (assolto); Vincenzo Bianchino (25 anni); e Francesco Pirola (23 anni). Infine è stata invocata la pronuncia di non luogo a procedere per intervenuta morte del reo nei confronti di Osvaldo Bonanata e Michele Bruni. La lista del pg Facciolla si chiude con la richiesta d’acqusizione di sentenze della Cassazione intervenute a modificare ordinanze del Tdl. Da oggi toccherà agli avvocati. L’agguerrito collegio difensivo (che è formato, tra gli altri, dagli avvocati: Aldo Cribari, Paolo Pisani, Marcello Manna, Luca Acciardi, Rossana Cribari, Francesco Cribari, Ernesto d’Ippolito, Sergio Calabrese, Antonio Ingrosso, Franco Locco, Lorenzo Aiello, Nicola Rendace, Antonio Quintieri, Matteo Cristiani, Lucio Esbardo, Gianluca Garritano, Concetta Santo, Giuseppe De Marco, Vittorio Colosimo, Francesco Tucci, Claudia Conidi, Roberto Loscerbo, Franz Caruso, Francesco Boccia, Luigi Bonofiglio, Linda Boscaglia, Filippo Cinnante, Cesare Badolato, Maurizio Nucci, Gianluca Serravalle, Giovanni Cadavero, Vincenzo Adamo, Piergiuseppe Cutrì, Giuseppe Bruno, Michele Rizzo, Gino Perrotta, Giuseppe Belcastro, Pasquale Barbieri, Alberto Rossi e Maria Teresa Torricella) si alterneranno nelle arringhe secondo un calendario già fissato. La sentenza arriverà solo dopo l’eventuale replica del titolare della pubblica accusa. L’inchiesta “Missing” racconta un inferno di piombo e di dolore detonato in una gelida sera di dicembre del 1977 con l’agguato a Luigi Palermo il capo carismatico della mala cittadina. IL DELITTO La donna risparmiata da Arturi Arcangelo Badolati Franco Muto Santo Carelli Lorenzo Brescia Edagrdo Greco Giuseppe Ruffolo Franco Perna Gianfranco Ruà Pasquale Pranno La trasferta nel Veneto costa quasi 2mila euro a un autotrasportatore cosentino Troppi abeti sul camion, multato a Vicenza Luca Pozza La trasferta a Vicenza gli è costata cara, quasi duemila euro di multa e la sottrazione di numerosi punti della patente. Protagonista, suo malgrado, un camionista residente a Cosenza, “pizzicato” dagli agenti della polizia locale di Vicenza, impegnati l’altra sera in un servizio sul territorio all’ingresso della città. Quando i vigili lo hanno visto arrivare da lontano, in un’arteria a doppia corsia nella zona est, si sono subito resi conto che c’era qualcosa di anomalo: sull’autocarro erano stati caricati circa 350 abeti natalizi, tutti di grandi dimensioni, destinati ad appartamenti e case della città veneta, per essere addobbati con palline di Natale e luci ad intermittenza per le prossime festività. Per dimensioni il carico, legato con grosse corde, era visibilmente fuori dal normale, al punto da rappresentare un pericolo per gli automobilisti. E anche sul peso i vigili hanno subito dubitato fosse fuori dalle regole: e in effetti sottoposto alla verifica il camion è risultato in sovraccarico per più del 60% del consentito: invece che pesare 5 tonnellate, il massimo consentito, il carico era di oltre 8 tonnellate. Per il conducente calabrese è scattata una sanzione amministrativa di 1.919 euro e la decurtazione di 7 punti da documento di guida, anche se poi è riuscito a portare a destinazione gli alberi di Natale con l’aiuto di un altro camion arrivato in soccorso. L’autocarro multato a Vicenza Le diaboliche sinergie e l’uscita di scena del “Supremo”. Il 6 agosto del 1983 nella guerra di mafia ricostruita nel maxiprocesso “Missing”, entrano, ufficialmente, le cosche reggine che stringono una santa alleanza coi cosentini. In particolare è Paolo De Stefano a sottoscrivere un accordo per un cosiddetto "scambio di favori" con Franco Pino. Che invia suoi picciotti per consumare un duplice delitto a Scalea. Gli assassini fulminano Giuseppe Geria, boss del rione Santa Caterina di Reggio, e Valente Saffioti, suo autista. Un duplice delitto per il quale la Procura ritiene responsabili Umile Arturi (reo confesso) e Gianfranco Ruà condannato all’ergastolo in prima istanza. Escono invece definitivamente dal processo il capobastone reggino Pasquale Condello, detto il “Supremo”, e il suo sodale Giovanni Fontana, originariamente indicati come mandanti del duplice delitto. Per entrambi, già assolti, non è stato infatti proposto appello. Racconta Umile Arturi autore dell’agguato: «Sulla macchina con Geria e Saffioti c’era una femmina...era sul sedile di dietro e quando ha sentito i primi spari si è coricata. Quando mi sono avvicinato per sparare i colpi di grazia mi ha urlato: “non mi uccidere perchè io non c’entro niente”. Io ho fatto finta di non sentirla, non è che gli ho detto si o no. Sono rimasto zitto perchè la mia missione non era di uccidere la donna e, per questo, non l’ho toccata». CONFINDUSTRIA SIT-IN ALL’ASP Si tratta di Riccardo “Cesarino” Greco Studenti alla scoperta delle aziende del territorio “Madonna della Catena” Situazione drammatica Omicidio Cerminara Tra gli imputati c’è anche un morto L’Assindustria bruzia aderisce alla seconda giornata nazionale delle piccole e medie imprese organizzata da Confindustria. Due le imprese d’eccellenza del territorio che ospiteranno le visite degli studenti iscritti ad alcuni istituti cittadini: il Salumificio San Vincenzo di Spezzano Piccolo e la Simet spa di Rossano. I ragazzi avranno l’opportunità di vedere come funzionano le aziende, conoscerne storia e progetti futuri, scoprire che il gioco di squadra è il primo requisito di un’impresa vincente. Domani tocca ai giovani dell’istituto industriale “Monaco”, che andranno nel salumificio. Dopo qualche giorno sarà invece la volta degli studenti del “Telesio”, che conosceranno da vicino il lavoro dell’azienda di trasporto. Con l’adesione alla seconda giornata nazionale delle Pmi, Confindustria Cosenza vuole rafforzare la percezione del ruolo sociale dell’impresa, mostrando la passione e le competenze che appartengono al mondo produttivo e portando oltre i cancelli delle aziende i valori della cultura imprenditoriale. Continua a rimanere drammatica la situazione economica e lavorativa dei 180 dipendenti della clinica “Madonna della Catena”. Le mensilità arretrate sono diventate sette. Dopo le rassicurazioni avute dai commissari al tavolo prefettizio di metà ottobre del pagamento di uno stipendio entro la fine del mese i lavoratori ancora oggi attendono. «A quale gioco si sta giocando», scrivono in una nota i lavoratori, «dato che anche la situazione organizzativa della struttura non è stata modificata ed il risultato è che l’azienda è arrivata ai minimi storici con i ricoveri che quindi portano meno liquidità nelle casse della struttura». Intanto i dipendenti continuano ad erogare le prestazioni con dignità e grande sacrificio dato che ormai si ha difficoltà anche ad accedere ai beni di prima necessità. Stamattina, a partire dalle 7,30, è previsto un presidio davanti l’Asp di viale Alimena per sensibilizzare il commissario Scarpelli a sbloccare un lodo del 2004 che potrebbe dare un p’ di ossigeno a 180 famiglie.(fra.ros.) L’omicidio di Angelo Cerminara tornerà in aula il 3 aprile del prossimo anno. Ce l’ha riportato l’appello della Procura distrettuale che ha impugnato la sentenza con la quale la Corte d’assise cittadina aveva assolto, sia pur con la formula dubitativa, il presunto boss Domenico Cicero, indicato come l’ipotetico mandante, e Vincenzo Candreva, uno dei supposti esecutori. Ed era stato assolto, pure, Riccardo “Cesarino” Greco, morto suicida nel carcere di Rebibbia, lo scorso anno. Pure la sua assoluzione (naturalmente, nel merito, ndr) è stata impugnata. Gl’imputati (i viventi), che continuano a protestarsi innocenti, sono difesi dagli avvocati Marcello Manna, Linda Boscaglia e Giovanni Cadavero. quest’ultimo difende, pure, il defunto Greco. In giudizio sono costituiti i familiari di Cerminara che sono assistiti dagli avvocati Lorenzo Aiello ed Ernesto Gallo. Secondo la Dda, l’omicidio di Cerminara sarebbe stato ordinato da Cicero mentre Candreva e Greco l’avrebbero materialmente eseguito. Le immagini registrate da una microtelecamera nascosta dall’Arma nel quartiere dello stadio “San Vito” ripresero Candreva e Greco a colloquio con Cerminara proco prima della sparizione misteriosa del ragazzo. L’ipotesi della magistratura antimafia è che il trentaquattrenne sia stato rapito e fatto scomparire per sempre. La storia di Angelo Cerminara finì il 4 ottobre del 2006. La microtelecamera che i carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto provinciale avevano nascosto a San Vito, filmò Cerminara mentre saliva a bordo di un’auto insieme a Greco e Candreva. I tre avrebbero raggiunto un bar a piazza Europa per consumare il “rito” del caffè. A quel punto, secondo la Dda, sarebbero ripartiti verso il luogo scelto per assassinare Cerminara. (g.p.) Riccardo “Cesarino” Greco Giovedì 24 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 40 Cosenza - Provincia . AMANTEA È arrivata la Commissione Envi guidata da Mario Pirillo PRAIA A MARE Sindaci, ambientalisti e la gente dell’Oliva dall’Europa esigono fatti e non promesse Cioccolato Un tripudio di specialità nel fine settimana Tiziana Ruffo PRAIA A MARE Stamattina sopralluogo dei nove esponenti politici nell’alveo del torrente e alla Valle dell’inferno Ernesto Pastore AMANTEA Fatti e non promesse. I sindaci del comprensorio nepetino, i referenti delle associazioni ambientaliste e la gente che vive e lavora nella vallata del fiume Oliva chiedono “soltanto” questo alla delegazione della Commissione europea Envi, giunta in Calabria «per rassicurare le popolazioni sullo stato d’inquinamento» dei siti regionali potenzialmente pericolosi. La delegazione, guidata dall’amanteano Mario Pirillo, e composta da Judith Merkies, Miroslav Mikolasik, Radville Morkunaite, Anna Rosbach e Sabine Wills, assieme ai responsabili degli uffici di rappresentanza e agli interpreti, visiteranno questa mattina l’alveo del torrente e la Valle dell’inferno, per poi proseguire il loro tour in direzione Crotone. Ma nella serata di ieri, al centro congressi di un noto hotel della zona, gli euro-deputati hanno incontrato prima i vertici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente e subito dopo le delegazioni municipali dei paesi coinvolti a vario titolo nell’intricata vicenda dei rifiuti tossici sepolti sotto il greto del torrente Oliva. L’amministrazione comunale di Amantea, infatti, ha preferito optare per un incontro pubblico, rispedendo al mittente la proposta avanzata dai consiglieri comunali di opposizione Giovanni Battista Morelli ed Antonio Rubino che avevano richiesto invece la convocazione di un civico consesso straordinario. La stessa possibilità era stata auspicata dal Partito democratico e da altri movimenti politici. I tecnici dell’Arpacal, secondo alcune indiscrezioni, hanno reso noto ai parlamentari i dati su tutti i sondaggi effettuati fino a questo momento. Sono state proprie le analisi dell’Arpacal e di altri istituti di ricerca a “certificare” la presenza di fanghi industriali, cobalto, residui di raffineria, arsenico e mercurio. Accertata anche la presenza di Cesio 137 per un valore di quasi dieci volte superiore rispetto alla media regionale. In totale, secondo le stime degli esperti, sarebbero stati interrati quasi 90 mila metri cubi di materiale nocivo. Assente, per motivi di salute, il sindaco di Amantea Franco Tonnara, sostituito dal vice Michele Vadacchino che, oltre a fare gli onori di casa, ha espresso ai parlamentari europei lo stato di preoccupazione avvertito quotidianamen- te dalla comunità locale. «Riteniamo – ha spiegato il vicesindaco – importante lo scopo della visita istituzionale della delegazione della Commissione parlamentare Envi. L’amministrazione comunale di Amantea è molto attenta alle indagini che l'autorità giudiziaria svolge, supportando per quanto possibile il decorso dell’attività investigativa. Purtroppo non disponiamo ancora dei risultati delle analisi condotte dall'Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione dell’ambiente) e soprattutto attendiamo che lo stesso ente invii alla Procura della Repubblica di Paola il piano di caratterizzazione propedeutico alla predisposizione del progetto preliminare di bonifica. Ad oggi non abbiamo informazioni certe in relazione agli effetti sulla salute da parte degli elementi sepolti nell’alveo fluviale, né le istituzioni preposte hanno avviato apposite rilevazioni in merito». «Il nostro obiettivo - ha sottolineato Pirillo - è fare chiarezza. Vogliamo sapere qual è la situazione attuale, se occorre fare la bonifica e in che termini. Se l’intervento di bonifica sarà necessario lo sosterremo, chiedendo i fondi all’Unione europea». PAOLA La famiglia di mugnai ha conservato questo “gioiello” Cinquecento anni e non li dimostra Ecco il vecchio mulino dei Perrotta Antonio Storino PAOLA Una macchina idraulica di cinque secoli portati estremamente bene. Lo si deve all'attenzione ed alla tenacia della famiglia Perrotta, se questo “gioiello dell'archeologia rurale” è ancora attivo. La nobile tradizione dei mugnai, infatti, tramandata da padre in figlio ha salvato dalla decadenza e dall'abbandono un esempio dell'utilizzo dell'energia idraulica a costo zero. Si può ben dire vecchio di cinquecento anni, ma che non li dimostra affatto. Sulla sponda sinistra, per chi guarda ver- so il mare, in un declivio naturale della sponda sinistra del torrente Isca, si trova ancora oggi l'antico manufatto funzionante. L’energia idraulica, prodotta dalla forza del salto dell'acqua, sapientemente modulata, mette in azione le macine che producono un’ottima farina. Un angolo, questo del mulino, che ci fa pensare come l'ingegno dell'uomo utilizzando la sola forza dell'acqua per macinare il grano e produrre la farina riusciva a produrre le materie prime per alimentarsi. Qualcosa che ai tempi d’oggi sembra quasi impossibile, visto quel che la tecnologia riesce a Il vecchio mulino Perrotta I componenti della Commissione europea ambiente con, al centro, Mario Pirillo A Paola previsti incontri col sindaco e il procuratore Giordano Oggi l’immancabile la visita al Santuario Gaetano Vena PAOLA I nove europarlamentari saranno oggi anche a Paola, per incontrare le più alte autorità cittadine e visitare il Santuario dedicato a San Francesco. L’iniziativa è stata organizzata su indicazione del presidente della Commissione Envi (ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare), il tedesco Jo Leinin. Il gruppo è guidato dall’europarlamentare Mario Pirillo. La visita include gli incon- fare. In quest’epoca dove le tematiche energetiche sono di continua attualità, macchine come i mulini ad acqua ci fanno riflettere come è possibile produrre a costo zero, solo utilizzando l’energia fornita dalla natura “a prestito”. Difatti l’acqua, dopo aver alimentato la ruota, si ricongiunge al torrente dal quale è stata derivata. L’uomo viveva quindi in simbiosi con la natura, avendo bisogno di essa ne rispettava il suo “genius loci”, il paesaggio, anzi né difendeva le sue caratteristiche primitive, preoccupato che eventuali modifiche ne avrebbero compromesso le funzioni vitali dell’uomo stesso. Aver conservato questo gioiello della “tecnica elementare” di tanto tempo fa, rappresenta un vero e proprio patrimonio su cui le giovani generazioni debbono riflettere. SAN LUCIDO La sicurezza nel plesso scolastico primario di Acqualeone B Esecutivo e Comprensivo richiamati alle regole LUCIDO. Sono giunte all’attenzione dell’amministrazione comunale e dell’Istituto comprensivo le prescrizioni dell’Autorità giudiziaria sulla scuola primaria di Acqualeone B. Il perito dell’Azienda sanitaria provinciale incaricato dalla Procura di Paola, a cui alcuni genitori avevano indirizzato un’istanza volta a verificare lo stato della struttura, ha redatto una relazione che fornisce agli organi municipali e scolastici alcune indicazioni relative agli interventi da effettuare per migliorare le condizioni SAN dello stabile. Si tratta di adempimenti relativi soprattutto alla sicurezza, ma le disposizioni più rilevanti riguardano l’ottenimento dei certificati sulla struttura, primo fra tutti del certificato d’agibilità. Erano stati i genitori degli studenti della vicina scuola di Acqualeone A a richiedere alla Procura di verificare le condizioni di sicurezza del plesso B, contestando la possibilità che i loro figli siano dislocati definitivamente in un edificio ritenuto mancante di alcuni requisiti. È qui infatti che si trovano gli alunni temporanea- mente trasferiti dal plesso di Acqualeone A dopo il suo sequestro. Intanto da quest’ultima struttura sono stati rimossi i sigilli nei giorni scorsi, essendo terminati con risultato positivo gli accertamenti tecnici eseguiti sull’immobile per verificare l’esecuzione degl’interventi necessari alla riapertura del plesso, sequestrato in precedenza dall’autorità giudiziaria per le carenze riscontrate. I lavori effettuati per rimediarvi consentiranno di dotare la scuola del certificato d’agibilità. Anche in questo caso tutto era partito da una denuncia, stavolta sporta dai genitori degli alunni frequentanti la sede scolastica di Acqualeone B, in protesta in quei giorni contro l’accorpamento della sede B alla A, ritenuta dal Comune più confacente alle esigenze degli alunni. Resta da determinare la destinazione finale della scolaresca che dovrà trovare sistemazione all’interno di uno dei due edifici della stessa contrada, situati all’incirca ad un chilometro di distanza l’uno dall’altro.(m. f. c.) tri istituzionali con il procuratore capo Bruno Giordano; il sindaco Roberto Perrotta e il correttore provinciale dei Minimi del Santuario, Padre Rocco Benvenuto. Particolare, a quest’ultimo proposito, il previsto momento di riflessione nella cappella di San Francesco (protettore dei marinai e della gente di mare, patrono della Calabria e della città di Paola, nonché ambasciatore dei bambini calabresi all’estero). Soddisfazione per la visita degli europarlamentari negli ambienti politici. Il capogruppo consiliare della maggioranza Graziano Di Natale ha commentato: «Siamo onorati di ricevere la visita della Commissione europea nella nostra città. Per l’importanza protocollare e politica che riveste, ritengo che possa essere considerata un evento storico in quanto mai la Commissione europea ha effettuato una visita nei nostri territori. La vicinanza e la presenza della massima istituzione comunitaria è un segnale molto positivo». Maestri cioccolatai di tutta la Calabria a Praia per la quinta edizione del “Chocolate day”. L’appuntamento dedicato alle prelibatezze è per sabato e domenica, nel centralissimo Viale della Libertà che diventerà palcoscenico dei numerosi stand espositivi curati da operatori dolciari, maestri artigiani del cioccolato, provenienti da tutta la regione, che esporranno le ultime novità. Non mancheranno momenti di spettacolo musicale con l’associazione “MiRo eventi” che , quest’anno, ha pensato anche ai più piccini con l’animazione delle mascotte Disney. «Per questa edizione commentano gli organizzatori Antonino Cicciù e Franco Papa - ci siamo concentrati solo ed esclusivamente sul cioccolato, invitando i cioccolatai di Calabria che daranno libero sfogo alla loro creatività presentando in esposizione solo prodotti di cioccolato, a partire da praline, tavolette, cioccolata calda». A decidere la linea è la neonata associazione “Dolcidee”, che si propone allo scenario praiese con il Chocolate day ma si riproporrà a quello regionale con altre manifestazioni. La “dolcissime” rassegna è patrocinata dall’assessorato alle Attività produttive del comune di Praia a Mare guidato Biagio Pepe e dalla Regione S. LUCIDO Ricordo di monsignor Verduci AMANTEA Un raffinato cultore di storia e tradizioni che amava il prossimo Un corso d’informatica destinato agli anziani sprofondare nell’abisso del peccato ma che solo con la fede in Gesù Cristo nostro Signore si può risalire dall’abisso». La Pro loco ha voluto esprimere vicinanza alla famiglia del prelato ed in modo particolare a sua sorella ,che gli è stata vicino fino all’ultimo istante, con un significativo manifesto. «Resterà nelle nostre azioni quotidiane il consuntivo del Convegno voluto da don Raimondo il 24 giugno 2005 sulle cooperative giovanili della Locride alla presenza di Padre Giancarlo Bregantini, dal quale è scaturito il progetto per il sociale della Pro loco di San Lucido. Ci dispiace immensamente non essere riusciti a leggere e consegnare personalmente a don Raimondo, in piazza Monumento, giorno 28 agosto scorso, il Premio “La perla del tirreno cosentino - Settore cultura” per le sue già precarie condizioni di salute», ha concluso il presidente Veltri. Non è mai troppo tardi per rendere onore ad un uomo che resterà nel cuore di tutti gli onori che merita. In occasione dei funerali di monsignor Verduci, come raccontato su queste colonne, una folla di fedeli ha voluto testimoniare all’uomo di Chiesa un sentito ringraziamento per tutto quello che ha fatto in questa comunità. AMANTEA. Sempre attento Maria Francesca Calvano SAN LUCIDO «Uomo dalle grandi intuizioni, fine cultore della storia e delle tradizioni popolari. Grazie alle sue straordinarie doti umane e alle proverbiali capacità intellettive ha saputo infondere con amore e sentimenti sinceri la voglia di allargare gli orizzonti del sapere e delle conoscenze in un contesto di rispetto per il prossimo e di profonda gratitudine verso Dio». Con queste sentite parole la Pro loco ha ricordato monsignor Raimondo Verduci, canonico della Cattedrale di Cosenza ed ex parroco della cittadina, venuto a mancare nei giorni scorsi dopo una lunga malattia. «Punto di riferimento certo, ha avuto una disponibilità totale nella formazione dei giovani. Il volontariato sanlucidano gli deve tantissimo sia per aver contribuito alla costituzione di associazioni che operano nella nostra comunità, sia per la costante e quotidiana disponibilità non a scopo di lucro. Resteranno indelebili nei nostri cuori le omelie che hanno arricchito la nostra cultura – ha richiamato alla memoria il presidente della Pro loco Bonaventura Veltri – riuscendo ad entrare nel profondo della nostra anima, ricordandoci che l’uomo può alle esigenze delle fasce deboli, il circolo Auser dimostra ancora una volta non soltanto di essersi ben radicato sul territorio ma di accogliere le richieste di quella parte della società civile che chiede aiuto in silenzio. I volontari, fedeli al concetto di associazionismo inteso come fattore di aggregazione e di coinvolgimento, hanno organizzato un corso di apprendimento per il funzionamento di base del computer. Un corso che si rivolge soprattutto ad anziani, disoccupati e immigrati che cercano di migliorare la propria posizione sociale, qualificandosi dal punto di vista professionale. Oggi come oggi l’uso del Pc è propedeutico a molte attività. Conoscerne il funzionamento permette di facilitare il lavoro, migliorando il livello di qualità della vita. Il corso si svolge al Centro multiservizi dell’Istituto tecnico commerciale “Costantino Mortati” ed è indirizzato a quelle persone che non hanno dimestichezza nell'uso del computer e dei sistemi informatici. «Fino ad ora – spiegano i responsabili dell’associazione – i partecipanti sono stati piuttosto numerosi. Presenti soprattutto molti pensionati e tante ragazze dell'Europa dell’Est».(e. past.) Gazzetta del Sud Giovedì 24 Novembre 2011 53 Vibo - Provincia . MILETO Su una pagina di “Facebbok” dedicata alla mistica CAPISTRANO Ancora sul web le frasi blasfeme che offendono la memoria di Natuzza Caso Guarna, associazione “Codici” parte civile CAPISTRANO. L’associazione L’avvocato Eugenio Perrone presenta una denuncia «Sono sconcertato e profondamente indignato» Lidia Ruffa MILETO Sono pesanti e quantomai oltraggiose le offese e gli insulti che da giorni ormai, continuano ad essere scritte su una della pagine dedicate alla mistica di Paravati, Natuzza Evolo, all’interno di Facebook, uno dei social network più conosciuti e frequentati al mondo. Attaccata nei giorni scorsi da un gruppo di hackers senza senza scrupoli, nella pagina – nata con l’intento di raggruppare virtualmente quante più persone possibili, figli spirituali di mamma Natuzza – campeggiano frasi blasfeme ed immagini oltraggiose contro la mistica. Non si sono fatti problemi a presentarsi, qualificandosi come satanisti. «Questo gruppo – hanno scritto gli hackers – è stato conquistato dagli ackess frati bestemmianti». E minacciando chi leggeva, hanno continuato: «Ogni vostro tentativo di ribellione sarà inutile». Da qui, sgomento, stupore, rabbia, delle migliaia di persone iscritte alla pagina facebook che grazie a questo strumento informatico avevano la possibilità di condividere le proprie esperienze spirituali vissute proprio in nome di Natuzza Evolo, i quali dopo aver letto increduli quanto stava accandendo all’interno del gruppo, hanno sin da subito inviato centinaia di segnalazioni agli amministratori del social network, chiedendone l’immediata chiusura. Cosa che ancora non è avvenuta e che ha contribuito ad acuire la rabbia degli iscritti al gruppo e non solo. La notizia infatti, oltre a correre velocemente oltre che sull’invisibile filo del web, è rimbalzata da una parte all’altra della regione. Numerose sono infatti, le denunce e le segnalazioni inviate alla polizia postale. Tra questi anche l’avvocato catanzarese Eugenio Perrone il quale questa mattina, depositerà presso il commissariato di Catanzaro Lido, una denuncia ai sensi dell’articolo 404 del codice penale. «Sono sconcertato e profondamente indignato – ha affermato l’avvocato Perrone – per quanto sta succedendo sulla pagina dedicata a Fortunata Evolo. L’ho scoperto poche sere fa, collegandomi, come facevo spesso, al gruppo dal titolo “Natuzza Evolo: santa subito”. Leggere quel tipo di offese – ha chiosato Perrone – ha provocato in me un profondo turbamento, per questo ho deciso di non limitarmi alla sola segnalazione ma di insistere con una vera e propria denuncia». Come l’avvocato Eugenio Perrone, molti altri hanno palesato la propria intenzione di non rimanere in silenzio di fronte ad una così oscena situazione, dove ad essere stata presa di mira è una donna che ha speso la propria vita al servizio degli altri, in nome della fede. Anche a Mileto, città della mistica, questo attacco ingiustificabile e del tutto intenzionale ha provocato dolore, avvilimento e tanta rabbia. «Questa gente, capace di così tanta cattiveria – hanno affermato alcuni cittadini – deve essere assolutamente fermata». Scoprirli però, non sarà un gioco da ragazzi, solitamente infatti, gli hackers sono veri e propri professionisti del web e conoscono ogni via possibile per nascondere con estrema destrezza la propria identità. La speranza è che la pagina, carica di vituperi e insulti di ogni genere anche a sfondo sessuale non solo nei confronti Natuzza Evolo ma anche contro la Madonna e i Santi, è che venga al più presto chiusa e che episodi del genere non si verifichino mai più. Afor, ex fondo Sollievo, consorzi bonifica, Ara e fondazione Terina Centinaia di lavoratori senza stipendi Sollecito di Censore (Pd) a Scopelliti Lavoratori senza stipendio. Un leit motiv fin troppo ricorrente ormai, nel vibonese come su tutto il territorio regionale. Ad attendere con trepidazione il pagamento degli stipendi arretrati questa volta sono i lavoratori forestali dell’Afor, dell’ex fondo sollievo, dei consorzi di bonifica, dell’Ara e della fondazione Terina. A tal proposito è intervenuto il consigliere del Partito democratico Bruno Censore che insieme ai colleghi Carlo Guccione, Antonio Scalzo e Demetrio Battaglia, hanno rivolto al governatore della Regione, Giuseppe Scopelliti, un’interpellanza con l’obiettivo di sapere «quali soluzioni intendono porre in essere – si legge nella nota a firma di Censore – il dipartimento dell’agricoltura e foreste congiuntamente a quello del bilancio, per far fronte al pagamento delle mensilità dovute ai lavoratori». Una situazione divenuta ormai insostenibile per i dipendenti che attendono di vedersi retribuito il proprio lavoro. «Già ai primi di novembre – ha commentato Censore – era sembrato che la situazione fosse tornata alla normalità grazie alle rassicurazioni fatte dall’assessore regionale all’agricoltura, il quale si era detto ottimista sulla possibilità di reperire le risorse necessarie al pagamento degli Bruno Censore Il popolo di Natuzza si sente offeso e chiede la rimozione delle frasi blasfeme CESSANITI Si teme il ritorno sulla scena della “mafia rurale” Distrutti altri 50 alberi d’ulivo CESSANITI. Altri cinquanta al- beri d’ulivo sono state distrutti dai soliti ignoti la scorsa notte a Cessaniti, in località “Gebbiolo” su un terreno di proprietà di un contadino del luogo, A.M. le sue iniziali, 50 anni. Il fatto segue di qualche giorno l’incendio delle reti per la raccolta delle olive sempre nel comune di Cessaniti. In quel caso furono date alle fiamme circa 32 metri di reti. Il fatto avvenne lunedì 14 a Pannaconi, in stipendi, anche in accordo con il dipartimento al bilancio. A oggi però – ha continuato il consigliere del Pd – tutto sembra essere ancora in alto mare. Notevolmente più grave – ha denunciato Censore – appare la situazione per i lavoratori della fondazione Terina, per i quali il mancato pagamento degli stipendi parte da mesi precedenti». Diventa impellente quindi, evitare il collasso di questa situazione. «Non è solamente compito istituzionale della regione – ha sottolineato Bruno Censore – ma anche dovere morale in quanto c’è in gioco la sopravvivenza di centinaia di famiglie alle quali occorre dare risposte chiare e certe». Il consigliere del Pd è convinto che «la giunta regionale, non possa esimersi dal compiere tutti gli sforzi possibili per dare garanzie per la regolare corresponsione dei salari, nel rispetto delle regole contrattuali». (l.r.) località Contura Nucara. Il materiale agricolo era di proprietà di un dipendente comunale del posto, S.A., 56 anni. Sui due episodi stanno indagando i carabinieri della locale stazione diretti dal maresciallo Sandro De Lellis. Episodi raccapriccianti che costringono quei pochi contadini rimasti, costretti a lasciare la terra per essere accaparrata a basso prezzo dalla cosiddetta “mafia rurale”. Una sfida quest’ultima nei confron- MAIERATO Con l’ensemble musicale GEROCARNE La scuola media ambasciatrice della cultura calabrese Grillo dice no a contributo del Comune a ex detenuto L’ensemble corale e strumentale della scuola media Raffaele Lopreiato MAIERATO PARGHELIA Oggi l’esame in consiglio e anche la minoranza annuncia il voto positivo Ampia convergenza sui progetti di sviluppo Francesco Barritta PARGHELIA Il ravvedimento della maggioranza sulla procedura applicata per l’approvazione dei Pisl “Tropea e dintorni” e “Monte Poro-Serre vibonesi” piace al gruppo di minoranza del Pd, che promette di appoggiare la maggioranza in Consiglio su questo argomento per la seduta di oggi pomeriggio. Il protocollo d’intesa con gli altri comuni, necessario all’elaborazione dei Pisl, era stato approvato dalla giunta, e ciò ha fatto infuriare i consiglieri del Pd (Vita, De Luca, Pungitore e Ceravolo). Nella loro protesta i consiglieri d’opposizione avevano sottolineato la necessità di convocare il Consiglio, ritenuto l’unico organismo competente, per evitare che in futuro «potesse essere messa in discussione la regolarità dei processi amministrativi». Dopo la vibrata protesta del Pd, la maggioranza ha provveduto a tale adempimento, inserendo l’argomento nell’ordine del giorno della riunione di oggi pomeriggio. Tale decisione è stata accolta con soddisfazione dalla mino- ranza. «È stata colmata una grave lacuna», spiega il capogruppo Pino Vita, il quale spiega che con il voto di oggi saranno «rimosse le anomalie formali che avrebbero potuto inficiare il percorso di iniziative finanziate con rilevanti fondi comunitari». Ora si dovranno affrontare i problemi di merito, anche se a tale proposito il Pd ha già anticipato nella lettera al sindaco «di condividere l’adesione al progetto legato alle destinazioni turistiche di cui Tropea è comune capofila e di quello per la valorizzazione dei prodotti agro-alimentari di cui è capofila il comune di Spilinga», anche se la minoranza ritiene «necessario esaminare in Consiglio non solo gli aspetti procedurali che avranno un’indubbia rilevanza ma, soprattutto, le questioni di merito e gli aspetti concreti dell’iniziativa basata sul concorso sinergico tra enti pubblici e privati». Le proposte presentate dai singoli comuni saranno quindi valutate con attenzione dal Pd, per stabilire se «avranno la forza di rompere logiche di breve respiro, realizzando invece progetti in grado di provocare un rafforzamento qualitativo dell’offerta turistica calabrese». ti dell’Arma provinciale che l’altro ieri, non a caso ha voluto celebrare la “Virgo Fidelis” a Sant’Onofrio, un comune ai piedi di Vibo Valentia dove la settimana prima erano stati tagliati mille piante d’ulivo cui era interessata una cooperativa di giovani fondata dalla Diocesi con in testa il vescovo, monsignor Luigi Renzo, e alcuni parroci del luogo. Ora questo nuovo episodio che ripropone gli stessi, inquietanti interrogativi. “Codici salute” è stata ammessa come parte civile al processo per il presunto caso di malasanità costato la vita a Nicola Guarna. Il pensionato, 75 anni, morì nella notte tra il 29 e il 30 maggio del 2010, dopo un’odissea in ambulanza tra gli ospedali di Serra San Bruno e Vibo Valentia. Il decesso – secondo quanto accertato – fu dovuto ad un infarto miocardico ventricolare anterosettale. Saranno i giudici a dover stabilire se le procedure seguite dai soccorritori e dai medici siano state le più adeguate. Secondo l’accusa vi furono invece «comportamenti negligenti, imprudenti e imperiti», tali da causare la morte del paziente cui avrebbero nuociuto, in particolare, i ritardi nei soccorsi. La Procura ha ipotizzato il reato di omicidio colposo nei confronti di quattro medici e due infermieri. «Lo svolgimento dei fatti, così come individuati nelle indagini, dimostrano – afferma l’avvocato Anna Rubino che patrocina l’associazione “Codici” – che il paziente è stato vittima di una catena di negligenze, imprudenze e imperizie nonché violazione di protocolli clinici posti a garanzia della tutela dell’incolumità dell’individuo e del corretto funzionamento del servizio sanitario nazionale». L’associazione “Codici”, come ricordano il segretario della sezione catanzarese Giuseppe Salamone e il segretario regionale Marcella Rosetta, si pone al fianco dei cittadini «che devono scontare le conseguenze nefaste di inefficienze in ambito medico-sanitario». Con la partecipazione alla rassegna “Comuni italiani in musica”, ideata e promossa dal Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari di Roma, l’Ensemble corale e strumentale della locale scuola media raggiunge un altro prestigioso traguardo nel suo originale percorso di recupero e valorizzazione della tradizione musicale della nostra regione. L’importante rassegna ha costituito per i giovani studenti una preziosa occasione di confronto e condivisione con i cori, le bande e i gruppi folklorici che, provenienti da tutto il territorio nazionale, hanno significativamente riproposto attraverso le loro esibizioni musicali la multiforme bellezza di paesaggi, costumi, tradizioni e cultura dei comuni nella ricorrenza del 150. anniversario dell’Unità d’Italia. Costituito nel 2007, nell’ambito di uno specifico progetto Pof e sostenuto dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Sergio Rizzo, l’Ensemble corale e strumentale si è esibito nell’ambito della rassegna nazionale lo scorso 13 novembre, con una performance artistica di assoluto rilievo che ha dato la misura dell’entusiasmo e del talento dei giovani, seguiti con passione dalle docenti Sofia Marocco e Francesca Lo Preiato. Soddisfazione dalla dirigente scolastica Concetta Vinci che non ha mancato di evidenziare l’alto valore educativo di questa esperienza che «costituisce una speranza di crescita culturale e sociale, un’alternativa valida e costruttiva alle sacche sempre più estese di indifferenza sociale e di disagio esistenziale dei ragazzi». GEROCARNE. Un contributo a una persona bisognosa, concesso dal Comune, suscita qualche perplessità. È lo stesso consigliere regionale Alfonsino Grillo (Scopelliti presidente) a nutrire dubbi sull’opportunità di adottare questo provvedimento. Tutto nasce dall’aiuto chiesto da un cittadino che, in passato, è stato tratto in arresto per furto di energia elettrica «perché – si legge nella delibera – non in grado di pagarla, in quanto disoccupato e in pessime condizioni economiche». L’abitazione dell’uomo è attualmente sprovvista di corrente. Da qui la decisione del Comune di concedere un contributo di 350 euro «a sollievo delle precarie condizioni di bisogno». Il consigliere regionale Grillo trova nella decisione qualche zona d’ombra. «Premesso – dichiara l’esponente della lista Scopelliti – che non conosco la persona aiutata, trovo che un contributo del genere non rientri negli scopi istituzionali di un ente e, per giunta, è il Comune stesso a essere danneggiato dal furto della luce, in quanto deve vigilare su queste cose». La determinazione è stata affissa all’albo pretorio del Comune lo scorso 5 novembre reca il numero 101.