Molte Gioventù, nuovi Informagiovani
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Molte Gioventù, nuovi Informagiovani
cop_informagiovani:cop_informagiovani 20-10-2008 8:51 Pagina 1 MOLTE GIOVENTÙ, NUOVI INFORMAGIOVANI Le “molte gioventù” che oggi approdano agli Informagiovani sono costituite da adolescenti e universitari, ma anche da giovani-adulti e persone di origine straniera, per di più provenienti da territori profondamente differenti. Ciascuno secondo le proprie specificità, questi giovani cittadini sono portatori di bisogni informativi molteplici e ricercano costantemente indicazioni, orientamento, luoghi e strumenti utili al reperimento delle informazioni. Di fronte ad orizzonti così mutevoli e complessi, la funzione informativa appare agli operatori spesso difficile da progettare e attuare, ma è proprio in contesti critici come questi che può e deve ritrovare nuove potenzialità per rilanciare il proprio ruolo. Tutto il sistema informativo regionale può rinnovarsi: occorre che si agisca con dinamismo, tempo, disponibilità al confronto, adottando una cornice di lettura della funzione informativa intesa come processo non solo legato al front office, ma connesso a una logica ben più ampia di lavoro di comunità. Questa è solo una delle direzioni di lavoro emerse nella ricercaazione partecipata realizzata dal Coordinamento regionale degli Informagiovani del Piemonte insieme al Gruppo Abele e presentata in questo testo. Le varie linee di sviluppo e ridefinizione future sono scaturite proprio dall’ascolto dei giovani, degli operatori sul territorio, dei rappresentanti di cooperative impegnate nella gestione dei servizi e di esperti nei campi della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie. In particolare, la partecipazione di coloro che tutti i giorni esercitano una funzione informativa è stato un elemento fondamentale per cercare di costruire visioni condivise di un futuro innovativo e sostenibile per il servizio. Città di BIELLA MOLTE GIOVENTÙ, NUOVI INFORMAGIOVANI Laboratorio di riprogettazione della funzione informativa Coordinamento regionale Informagiovani del Piemonte MOLTE GIOVENTÙ, NUOVI INFORMAGIOVANI Coordinamento regionale Informagiovani del Piemonte Gli autori Monica Reynaudo, dottore di ricerca presso l'Università degli Studi di Torino e psicologa, è responsabile del Centro Studi Documentazione e Ricerche del Gruppo Abele di Torino. Oggi si occupa in particolare di ricerca sociale nelle aree dell’agio e del disagio. Michele Gagliardo, formatore, si occupa di Politiche Giovanili da 15 anni. È coordinatore del Piano Giovani del Gruppo Abele, di cui fa parte del Consiglio di amministrazione da 9 anni. È, inoltre, responsabile nazionale di Libera Scuola. Francesca Rascazzo è ricercatrice presso il Centro Studi Documentazione e Ricerche del Gruppo Abele. Laureata in Sociologia, con indirizzo Comunicazione e Mass Media, ha conseguito il Master in Percorsi e Strumenti di Ricerca sulla Società e la Comunicazione. MOLTE GIOVENTÙ, NUOVI INFORMAGIOVANI Laboratorio di riprogettazione della funzione informativa Contributi di Monica Reynaudo Michele Gagliardo Francesca Rascazzo Città di Torino Settore Politiche Giovanili Direttore: Vittorio Sopetto Dirigente: Guido Gulino Responsabile Informazione e Comunicazione: Rosanna Melgiovanni Città di Biella Assessorato Politiche Giovanili Dirigente: Patrizia Bellardone Responsabile InformaGiovani: Paola Savio Il testo è frutto di una ricerca-azione promossa dal Coordinamento regionale Informagiovani del Piemonte, dalla Città di Torino e dalla Città di Biella, e realizzata dal Gruppo Abele. Il progetto è stato sostenuto con il contributo della Regione Piemonte (Legge Regionale 16/95), che si ringrazia per la preziosa collaborazione. Il gruppo di lavoro che ha contribuito alla progettazione e realizzazione della ricerca è composto, oltre che dai ricercatori e da Maria Grazia Gay della segreteria del Coordinamento regionale, anche da: Elisabetta Airone (Centro IG di Cossato), Gabriella Commisso (Centro IG di Venaria), Giovanni Evangelista (Centro IG di Rivoli), Giuseppe Fanutza (Centro IG di Asti), Pina Fedrigo (Centro IG di Nichelino), Danilo Fiacconi (Centro IG di Vercelli), Rosanna Melgiovanni e Marina Druetta (Centro IG di Torino), Anna Orilio e Fabio Smareglia (Centro IG di Bra), Rocco Padovano (Centro IG di Collegno), Chiara Pinguello (Centro IG di Alessandria), Paola Savio (Centro IG di Biella) e dai referenti della cooperazione sociale Loredana Esposito (Cooperativa sociale ORSo), Matteo Miglio (Cooperativa sociale Vedogiovane) e Gianclaudio Santo (Cooperativa sociale Educazione Progetto). Il lavoro di coordinamento nelle varie fasi, l’editing complessivo e l’impaginazione sono a cura della segreteria del Coordinamento regionale, con il supporto di Angelo Manganello, Ilia Capiluppi e Silvia Balestri. Le fotografie in copertina sono di Michele D’Ottavio. Segreteria del Coordinamento regionale Informagiovani del Piemonte Settore Politiche Giovanili della Città di Torino Via delle Orfane 22 – 10122 Torino Tel. 011/4424954–45 Fax 011/4424950 e-mail: [email protected] Stampa: ottobre 2008 – Società Tipografica Ianni, Santena (TO) Introduzione Introduzione Quando si mettono in campo interventi di Politiche Giovanili, un’attenzione particolare va riposta al tema dell’accesso alle opportunità che si offrono: la migliore delle politiche otterrà scarsi risultati se i giovani destinatari sono pochi, magari appartenenti a quell’élite di giovani che già possiedono gli strumenti necessari per crescere in autonomia. Il pari accesso ai servizi e all’offerta culturale, formativa, lavorativa dipende dalla capacità che gli erogatori di tali servizi - lo Stato nelle sue articolazioni territoriali, così come i soggetti privati - hanno di informare tutti i giovani riguardo alle opportunità esistenti. Per questo motivo l’informazione nei confronti dei giovani gioca un ruolo fondamentale nel quadro delle politiche pubbliche: senza informazione non vi sono pari opportunità e dunque politiche universalistiche. Molto si è detto e scritto sulle modalità e gli strumenti migliori per comunicare ai giovani e far loro pervenire le informazioni più rilevanti: talvolta si sente dire che con i giovani solo il Web è un efficace medium; altre volte sono il territorio e la prossimità che diventano variabili fondamentali di qualsivoglia servizio informativo. Il sistema degli Informagiovani piemontesi, vero protagonista di questo volume, dimostra che la verità, più che nel mezzo, sta in entrambe le visioni. Il ruolo di Internet nel campo dell’informazione, in particolare con la diffusione del Web 2.0, è vieppiù imprescindibile, soprattutto se il target è composto dai giovani, maggiori utenti della rete e delle novità che in essa si susseguono di continuo. Il numero di visite al sito dell’Informagiovani torinese, che si attesta su oltre 7 milioni ogni anno, è un esempio di come il Web sia un elemento fondamentale di una strategia informativa di successo. Allo stesso tempo occorre ricordare come la diffusione di Internet nel nostro Paese sia minore rispetto ad altre parti d’Europa e che in ogni caso inserire un’informazione sul Web non è garanzia del fatto che destinatari la leggano. Insomma, Internet è necessario ma non sufficiente per comunicare a tutti i giovani le molte opportunità a loro disposizione. Infatti, la possibilità di relazionarsi direttamente con operatori qualificati è di estrema importanza in tutti quei casi in cui è necessario che il bisogno informativo sia individuato e circoscritto correttamente o le fonti selezionate e comprese in modo critico. Il rapporto con i professionisti degli IG garantisce l’ascolto, un approfondimento dei temi e spesso un ampliamento delle prospettive individuali, che si presentano come supporti alla crescita. 5 Molte gioventù, nuovi Informagiovani La presenza di centri informativi sul territorio, con un’articolazione geografica fedele al principio di prossimità, si rivela quindi un cardine del sistema informativo dedicato ai giovani nella nostra regione. Ma, proprio nell’era di Internet, emergono tutti i limiti e gli ostacoli a una mobilità materiale dei giovani, a maggior ragione in una regione come il Piemonte, dove la conformazione del territorio rende poco agevoli molti spostamenti. La capillarità della presenza di questi servizi è dunque un altro tassello di una politica volta ad assicurare il pari accesso alle informazioni. A questo proposito è bene ricordare anche che essere sul territorio spesso non basta: per ogni giovane che decide di entrare in un Centro Informagiovani ve ne sono altri che tale soglia non la varcheranno mai, giovani che vanno intercettati altrove per fare sì che vengano a conoscenza delle opportunità cui hanno diritto di accesso. Per questo motivo la città di Torino sta sperimentando l’Infogi®o, un bus che porta l’IG dove si trovano i giovani, davanti alle scuole e alle università così come la sera nei luoghi della “movida”. Per la stessa ragione è di grande importanza la capacità degli Informagiovani di comunicare all’esterno e di avere una rete di giovani che fungano da moltiplicatori delle informazioni attraverso i meccanismi della peer information. Lavorare in rete con altri servizi e con le associazioni, per assicurare la diffusione di patrimoni informativi condivisi, costituisce un altro elemento essenziale, che costruisce e rafforza il rapporto con la comunità. Questa è una strada che molti Informagiovani, come quello di Biella, percorrono con attenzione, affinando la conoscenza del proprio territorio, facilitando la comunicazione tra le realtà locali attraverso strumenti di raccolta e diffusione delle informazioni, facilmente fruibili e arricchiti spesso con il contributo di consulenze specifiche. Web e territorio, insomma, sono due chiavi di lettura del rapporto tra giovani e informazioni e delle politiche pubbliche finalizzate a rendere tale rapporto sempre più stretto e proficuo. In tutto questo gli Informagiovani, e un Coordinamento regionale che li accompagni in una crescita di sistema, sono i primi strumenti a disposizione tanto degli enti pubblici per informare quanto dei giovani per informarsi: strumenti da curare, studiare, aggiornare. Ed è esattamente ciò che si è vuole fare con il percorso descritto in questa pubblicazione. Marta Levi Rinaldo Chiola Assessore alle Politiche Giovanili Comune di Torino Assessore alle Politiche Giovanili Comune di Biella 6 Prefazione Prefazione Questa ricerca ha per noi oggi un significato particolarmente importante, perché è il frutto di un faticoso lavoro di osservazione che il Coordinamento regionale degli Informagiovani del Piemonte ha condotto in questi anni, cercando di comporre elementi provenienti dal livello locale dei servizi con sollecitazioni di carattere nazionale ed internazionale. Da un po’ di tempo, come responsabili ed operatori degli Informagiovani, percepiamo la “crisi” dei nostri servizi di fronte ad una serie di fattori: la contrazione delle risorse dedicate dalle amministrazioni al loro funzionamento, l’apertura di una moltitudine di altri sportelli informativi con i quali non è sempre facile operare in sinergia, lo sviluppo di Internet e il cambiamento che sta provocando nell’approccio della popolazione giovanile all’informazione, il proliferare delle Nuove Tecnologie e, non ultimo, la moltiplicazione delle fonti informative in un mondo sempre più globalizzato. Di fronte a queste nuove complessità ci siamo interrogati spesso su cosa significhi fare informazione oggi come servizi pubblici, per garantire la parità di accesso a tutti i giovani e la conoscenza diffusa di tutte quelle opportunità che permettono di crescere in modo critico e consapevole. Innanzitutto, le ricerche che sono state condotte da altri enti ed organizzazioni e le indicazioni che provengono dall’Unione Europea confermano l’importanza della cura dell’informazione nel mondo giovanile. A questo ci sentiamo di poter aggiungere che crediamo altrettanto nell’importanza di una funzione pubblica di garanzia in un campo così complesso, delicato e “spregiudicato” come quello della comunicazione. Ma le conferme, e contemporaneamente i dubbi, che accompagnano il nostro lavoro quotidiano non ci permettono né di scegliere delle linee che ci 7 Molte gioventù, nuovi Informagiovani rassicurino completamente né di garantire una presenza significativa dei nostri servizi nel panorama odierno. Abbiamo bisogno di confrontarci ancora con i politici, con altri professionisti di questo mondo così vasto, di lasciare aperta la mente, la progettualità e l’attività quotidiana a tutti i mutamenti e gli stimoli che si presentano. Questa ricerca si colloca proprio in questa prospettiva. Quando abbiamo iniziato a pensare di voler fare sul serio e di guardarci “dentro” senza remore, ma con una grande volontà di andare oltre, ci siamo trovati attorno ad un tavolo, noi operatori del pubblico insieme a referenti della cooperazione sociale, e abbiamo dato vita a quello che abbiamo denominato “Laboratorio di riprogettazione della funzione informativa degli Informagiovani”. Il gruppo di lavoro a quel punto si è definito, comprendendo, a fianco della segreteria del Coordinamento regionale, gli operatori e i responsabili degli Informagiovani con maggiore esperienza e i referenti delle cooperative sociali che si occupano più di altri d’interventi nel campo della comunicazione ai giovani sul territorio regionale. Molti altri colleghi avrebbero avuto il piacere di partecipare, ma risultavano nell’impossibilità oggettiva di seguire con noi tutto il processo di riflessione, a causa degli impegni di lavoro presso i loro servizi. Abbiamo compreso quasi subito che era necessario farci accompagnare in questo percorso critico da consulenti esperti nel campo delle Politiche Giovanili e del lavoro sociale, ma esterni al mondo degli Informagiovani, in modo che il loro contributo non fosse di riconferma, seppure inconsapevole, dei nostri pensieri, ma potesse offrirci punti di vista e prospettive nuove e diverse. A questo proposito, il Gruppo Abele ha proposto la partecipazione di esperti di cui sentivamo la necessità e così abbiamo iniziato insieme il percorso. Ci interessava fotografare la realtà regionale dei servizi Informagiovani, coglierne le criticità e le potenzialità e ascoltare altri soggetti che in qualche modo fossero connessi con le nostre attività informative – i giovani, le cooperative sociali e altri esperti del mondo della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie – attraverso un percorso di ricerca partecipata. Per tenere alto il legame con la quotidianità, infatti, abbiamo voluto che prendessero parte attiva nella ricerca le realtà del territorio regionale con cui intendevamo elaborare elementi utili ad una riprogettazione adeguata ed innovativa dei servizi. Inoltre, non volevamo 8 Prefazione realizzare una ricerca che fosse l’ennesima indagine da lasciare nella biblioteca dei servizi, ma uno strumento di lavoro attivo e generativo che avesse come obiettivo finale l’indicazione di filoni di sviluppo da cui ripartire con il nostro lavoro prossimo e futuro. Riteniamo che questa sia una ricerca coraggiosa che supera un approccio teorico e una riflessione lontana dai problemi concreti e sceglie di vedere e guardare le criticità e gli oggetti di sviluppo per promuovere processi di miglioramento reali. Attraverso le interviste e gli incontri che si sono susseguiti lungo il percorso di lavoro, abbiamo acquisito nuove consapevolezze e probabilmente una maggiore apertura mentale. Per noi, quindi, questo testo ha indubbiamente un valore scientifico, ma soprattutto un alto significato sociale di riferimento per continuare a promuovere la funzione informativa pubblica nei modi più consoni e adeguati ai target giovanili ai quali ci riferiamo. Allora, cosa ci aspettiamo d’ora in poi? Di confrontarci con gli interlocutori più idonei e insieme di poter assumere uno per volta gli aspetti critici emersi dalla ricerca, affrontarli, comprenderli a fondo e svilupparli. Come Coordinamento regionale innanzitutto, ma sperando in una viva collaborazione con altre realtà regionali e provinciali italiane e con il nascente Coordinamento nazionale, per costruire insieme un sistema informativo forte e integrato. Maria Grazia Gay per il Coordinamento regionale Informagiovani del Piemonte 9 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Il Coordinamento regionale Informagiovani del Piemonte Il Coordinamento regionale degli Informagiovani è ad oggi una realtà assembleare, composta dai responsabili e dagli operatori di tutti i servizi Informagiovani presenti sul territorio piemontese, finalizzata alla crescita e al miglioramento di un sistema informativo per i giovani. E’ nato in modo spontaneo ed informale nel 1985 dal crescente bisogno di raccordo e confronto espresso dai Centri Informagiovani. Nel 1995 la Regione Piemonte ha approvato la Legge 16/95, “Coordinamento e sostegno delle attività a favore dei giovani”, in cui, all’articolo 1 punto b, dichiara di voler “promuovere lo sviluppo di un sistema coordinato di informazione ai giovani”. Il varo di questa legge ha costituito per il Coordinamento un’occasione di stimolo e di consolidamento, che ha portato nel 1996 alla formalizzazione della sua esistenza attraverso un Protocollo d’intesa, sottoscritto inizialmente da una quarantina di Amministrazioni locali. Da allora la Regione Piemonte ha continuato a sostenere lo sviluppo del sistema informativo regionale attraverso programmazioni triennali, piani annuali e ultimamente con l’Accordo di Programma Quadro “PYOU: Passione da vendere”. I contributi finanziari regionali hanno permesso di realizzare percorsi di crescita per tutto il sistema, mentre la disponibilità della Città di Torino ad accogliere la sede della segreteria del Coordinamento regionale, fornendogli risorse umane e strumentali, ha consentito alla rete di avere un riferimento costante per la progettazione e il confronto. Oggi i Centri Informagiovani presenti nella nostra regione sono oltre ottanta e aderiscono alla rete in maniera informale, in attesa dell’elaborazione, da parte della Regione Piemonte, dell’ANCI Piemonte e della Città di Torino, di un nuovo Protocollo d’intesa che preveda la partecipazione della componente politica e che risponda alle indicazioni provenienti dal nuovo Coordinamento nazionale degli Informagiovani. Nel corso di questi anni, il Coordinamento regionale ha promosso e realizzato una serie di attività che hanno caratterizzato alcuni ambiti principali di sviluppo: a. la presenza di una segreteria stabile che ha sede a Torino, a cui sono state affiancate, a livello sperimentale, tre “antenne locali” che fungono da segreterie territoriali, con il compito di rafforzare il contatto diretto con il territorio e favorire il lavoro di rete, curando i rapporti con gli 10 Prefazione Informagiovani delle loro aree di competenza. Fino ad oggi le antenne locali hanno operato presso i Centri Informagiovani di Asti (per il territorio delle province di Asti e Alessandria), di Biella (per il territorio delle province di Biella, Verbano-Cusio-Ossola, Novara e Vercelli) e di Bra (per il territorio della provincia di Cuneo). Un altro strumento di cui si è dotato il Coordinamento, per favorire il lavoro di rete, è un sito che presenta una parte pubblica di documentazione, utile per tutti i soggetti interessati agli Informagiovani e al Coordinamento regionale piemontese, e una sezione che promuove lo scambio di informazioni, la comunicazione e il confronto interno. Il sito (denominato www.informagiovanipiemontevda.it) è attualmente in fase di riprogettazione e nei prossimi mesi verrà trasferito sul portale Pyounews della Regione Piemonte per ottimizzare le risorse informative a livello regionale e utilizzare per la rete le opportunità offerte dal Web 2.0; b. la diffusione della Banca Dati SPRING e delle Schede Orientative, prodotte e aggiornate dal centro InformaGiovani di Torino. L’obiettivo che da sempre si persegue con la realizzazione della Banca Dati è di creare una metodologia comune e uno stesso strumento di ricerca, organizzazione e gestione della massa informativa, per permettere agli operatori degli Informagiovani di reperire agevolmente la documentazione necessaria a dare risposte adeguate alle richieste dei giovani. Le informazioni di carattere nazionale sono curate e aggiornate dal Centro di Torino e dal Consorzio IN&CO, a cui fanno capo i centri di produzione di Modena e Venezia. La ricerca e l’aggiornamento delle informazioni di rilevanza regionale e locale sono invece a cura dell’InformaGiovani di Torino, che le rende utilizzabili gratuitamente su SOLfree, la versione Web di SPRING, consultabile all’indirizzo http://giovani.comune.torino.it. Alla banca dati sono state affiancate circa trecento schede orientative sui temi di maggior interesse giovanile, consultabili direttamente on-line: www.comune.torino.it/infogio/cig/schede_orientative.htm; c. la realizzazione di percorsi di formazione e di aggiornamento per il personale dei Centri Informagiovani. Ogni anno vengono organizzate circa dodici giornate, tenute da docenti di alta professionalità, su tematiche mutevoli e in evoluzione, come il mercato del lavoro, l’immigrazione e l’interculturalità, la mobilità internazionale, o su 11 Molte gioventù, nuovi Informagiovani tematiche trasversali, quali la comunicazione interpersonale, l’utilizzo delle Nuove Tecnologie, il lavoro di rete. Inoltre, vista la crescente richiesta, ogni due anni viene organizzato un corso specifico per operatori “junior”, per offrire, a coloro che incominciano a svolgere questo lavoro, i primi strumenti riguardanti la gestione di un Centro Informagiovani. Da due anni vengono sperimentati anche moduli di “formazione a distanza” – e-learning – per permettere una loro maggiore diffusione sul territorio e la possibilità di proporre tematiche, quali le lingue straniere, che difficilmente sarebbero sostenibili per tutta la rete con lezioni frontali; d. la promozione di attività annuali specifiche, frutto delle esigenze espresse dal Coordinamento e connesse all’evoluzione del contesto dei servizi – seminari, ricerche, progetti sperimentali. Una di queste è il “Progetto Qualità”, nato nel 2000 per rispondere all’esigenza di descrivere il ruolo specifico degli Informagiovani rispetto ad altri servizi informativi, come gli URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico) e i Centri per l’Impiego, e nell’ottica di migliorarne l’efficacia. Allora, sulla base delle riflessioni nate durante il percorso formativo dedicato appositamente alla qualità dei servizi informativi, è stata realizzata la ricerca-studio “Informagiovani e qualità dei servizi” e sono state pubblicate le “Carte del Servizio”, strumento di trasparenza e d’impegno nei confronti del cittadino, in tre realtà territoriali: Alba, Biella e Torino. Un’altra attività, frutto della funzione di osservatorio delle politiche informative che in parte ha il Coordinamento regionale, è il Laboratorio di riprogettazione della funzione informativa degli IG, che ha dato vita a questa ricerca; e. l’attivazione di percorsi di riflessione e confronto su come integrare la partecipazione giovanile nei processi di lavoro informativo, alla luce delle indicazioni fornite a questo proposito dall’Unione europea e dalla “Carta europea dell’informazione per la gioventù”1. Questi hanno spinto il Coordinamento ad avviare un progetto di respiro regionale “Giro del mondo in 80 giovani”, che vedrà i ragazzi/e come protagonisti della comunicazione con i loro pari sul tema della mobilità internazionale; f. la partecipazione ad ERYICA (Agenzia Europea di Informazione e Consulenza dei Giovani), che è il soggetto che raccoglie, tra i suoi 1 La “Carta europea dell’informazione per la gioventù” è stata adottata a Bratislava il 19 novembre 2004 dalla 15esima Assemblea Generale dell’Agenzia europea per l’informazione e la consulenza dei giovani (ERYICA). 12 Prefazione membri, le reti nazionali dei servizi Informagiovani presenti in tutti i Paesi europei, la cui segreteria ha sede a Lussemburgo (www.eryica.org). Fino ad oggi, la Città di Torino ha fatto parte di ERYICA come membro affiliato, a nome del Coordinamento regionale, ed è ora in attesa della partecipazione del nuovo Coordinamento nazionale degli Informagiovani; g. la partecipazione al Coordinamento nazionale degli Informagiovani, costituito il 2 maggio del 2007 nell’ambito della Convenzione siglata tra l’ANCI – Associazione Italiana dei Comuni Italiani – e il Dipartimento per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che vede nell’istituzione dei coordinamenti regionali l’elemento fondamentale per lo sviluppo del sistema informativo giovanile. Gli Informagiovani Gli Informagiovani sono servizi pubblici d’informazione e primo orientamento per i giovani e coprono i principali campi d’interesse giovanile: formazione, lavoro, salute, tempo libero, sport, cultura, viaggi. Il primo Informagiovani in Italia è stato aperto a Torino nel 1982, a cui sono seguiti quelli di Milano nel 1983 e di Forlì nel 1984, nonché quelli nati sul territorio regionale; ma la loro storia risale alla seconda metà degli anni Sessanta, quando tali servizi hanno cominciato a svilupparsi in altri Paesi europei, come Francia e Belgio. Il modello di riferimento è stato il CIDJ-Centre d’Information et de Documentation Jeunesse di Parigi, cresciuto insieme a molti altri in tutta la Francia in un contesto di tutela nazionale e locale molto forte, diversamente da quanto accaduto in Italia. I Centri Informagiovani italiani, infatti, sono sempre stati avviati in virtù di condizioni amministrative locali particolarmente illuminate, nell’ambito di “Progetti giovani” specifici, di Politiche Giovanili dedicate o per merito della sensibilità di amministratori, funzionari o cooperative che hanno trovato in questo servizio lo strumento di realizzazione delle proprie “visioni”. A livello nazionale sono cresciuti a “macchia di leopardo” e oggi se ne contano circa 1200. In Piemonte sono attualmente oltre ottanta. Queste realtà si distinguono in Centri Informagiovani, che corrispondono al servizio “tipico” che prevede un rapporto diretto con il pubblico giovanile e quindi la presenza di un front office e di un back office, e in Punti 13 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Informagiovani, che sono terminali su porzioni di territorio molto delimitate, eventualmente ospitati all’interno di altre strutture pubbliche o associative. L’informazione disponibile presso i Centri Informagiovani risponde a criteri di qualità, raccolti in un “Decalogo” del 1986, arricchito ed ampliato dalle indicazioni della nuova “Carta europea dell’informazione per la gioventù”, adottata a Bratislava a fine 2004, che recepisce le osservazioni e le tendenze indicate dal Libro Bianco sulla Gioventù (“Un nuovo impulso per la gioventù europea”) della Commissione delle Comunità Europee. Principio fondamentale è l’accesso ad un’informazione pluralistica e completa, considerato diritto fondamentale di cittadinanza, per una crescita critica e consapevole dei giovani. Gli Informagiovani, oltre alla loro principale funzione informativa, soprattutto nei Comuni medio-piccoli, hanno spesso anche funzioni di “ascolto”, orientamento, osservazione del mondo giovanile e di organizzazione e promozione di iniziative e progetti di Politiche giovanili. 14 Il progetto di ricerca-azione Capitolo 1 Capitolo 1 IL PROGETTO DI RICERCA-AZIONE PARTECIPATA: ALCUNI ELEMENTI DI METODO 1.1 Molte gioventù, nuovi Informagiovani La ricerca-azione, realizzata con il Coordinamento regionale degli Informagiovani (IG)2 del Piemonte, ha avuto inizio nel 2007 ed è parte del più ampio lavoro che in questi anni coinvolge tutti gli IG della regione nella ridefinizione della funzione informativa dei servizi. Numerose le ragioni alla base di tale esigenza di rinnovamento, prime tra tutte quelle relative ai mutamenti nel panorama dell’utenza dei servizi informativi. Come riportato dai più recenti lavori sulla condizione giovanile3, anche l’esperienza diretta degli operatori che lavorano con i ragazzi non ci restituisce più un’unica immagine dell’utenza giovani, quanto semmai un insieme di “molte 2 Nel seguito della pubblicazione, la sigla IG verrà utilizzata per indicare gli Informagiovani. Le due diciture si alterneranno nel corso del testo per facilitare la lettura. 3 La tipologia della condizione giovanile suggerita nell’ultimo lavoro dell’Istituto Iard e costruita sulla base del superamento delle 5 tappe di transizione all’età adulta (uscita dal circuito formativo, inserimento nel lavoro, indipendenza abitativa, matrimonio/convivenza, nascita di un figlio) delinea ben 7 tipi differenti di “giovani”; tali gruppi sono frutto di un lavoro di accorpamento di precedenti 32 possibili combinazioni relative alle soglie di cui sopra. Per approfondimenti si veda: Buzzi C., Cavalli A., De Lillo A., (a cura di) (2007) Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia, il Mulino, Bologna, p. 33. 15 Molte gioventù, nuovi Informagiovani gioventù”, una vasta ed eterogenea gamma di soggetti che forzatamente includiamo in una categoria, ma che in realtà è in continua evoluzione. Le “molte gioventù” che oggi si servono dell’Informagiovani sono costituite non più solo dai giovanissimi in età scolare (medie superiori) ed universitaria, ma anche da giovani-adulti, persone di origine straniera, giovani che, provenendo da territori profondamente differenti, esprimono bisogni informativi ugualmente variegati, cittadini in cerca di indicazioni spesso inerenti al tema del lavoro o di luoghi e strumenti utili al reperimento delle informazioni. Ci si chiede, quindi, se il patrimonio in possesso dei servizi IG possa intercettare oggi un bisogno informativo diffuso, generalizzabile alla cittadinanza, pur in presenza di altri e nuovi soggetti, sistemi e luoghi per l’informazione alternativi allo stesso servizio, o se, invece, la situazione attuale implichi una parziale perdita di appeal dell’IG nei confronti del suo target preferenziale. Accanto all’evoluzione dei bisogni e delle caratteristiche della popolazione giovanile si assiste anche ai mutamenti dei sistemi di socializzazione connessi alla diffusione delle Nuove Tecnologie. L’utilizzo delle risorse elettroniche e digitali, del Web in special modo, ha un ruolo centrale nella crescita dei ragazzi, molto più che in passato. La familiarità che i giovani oggi mostrano nell’uso della tecnologia ha reso questa generazione radicalmente differente dalle precedenti; i “Digital Natives”4, ovvero coloro che da “nativi” parlano la lingua del digitale, dei computer, dei videogiochi e di Internet, hanno modi di pensare e approcciarsi all’informazione molto differenti da chi li ha preceduti. Come porsi in relazione ad utenti così “esperti”, sebbene questa non sia una condizione generalizzabile all’intero pubblico dell’IG? Quale riorganizzazione dell’informazione, in termini di qualità e quantità dell’offerta, degli strumenti, degli spazi e dei tempi di accesso al servizio è auspicabile? Tali interrogativi hanno generato tra i membri del Coordinamento l’esigenza di dare corpo ad un percorso di ricerca orientato ad individuare alcune linee di sviluppo dei servizi su tutto il territorio regionale. L’intero processo ha visto partecipi insieme il Coordinamento regionale ed i ricercatori ed esperti di Politiche Giovanili del Gruppo Abele, in un percorso articolato nelle seguenti fasi: 4 Prensky M. (2001), Digital Natives, Digital Immigrants, in On the Horizon, NCB University Press, Vol. 9, N. 5. Fonte: www.markprensky.com 16 Il progetto di ricerca-azione Capitolo 1 - studio delle recenti indagini e pubblicazioni inerenti gli Informagiovani; - elaborazione delle aree di ricerca-intervento; - progettazione di un processo articolato di mappatura dei servizi e individuazione di alcuni soggetti capaci di restituire un’opinione sull’attuale situazione dei differenti Centri e Punti; - produzione di informazioni utili alla riprogettazione dei servizi Informagiovani del Piemonte, attraverso strumenti di ricerca qualitativa (interviste e focus group); - rielaborazione dei contenuti emersi, per poi individuare alcune linee di sviluppo operativo. 1.2 La scelta del modello di ricerca e la definizione delle aree di intervento La ricerca-azione partecipata si fonda su un’idea di cambiamento basata sull’attivazione della popolazione con e per la quale si lavora. Si tratta di un processo mirato alla presa di coscienza, tra i soggetti coinvolti, delle opportunità di miglioramento della propria condizione, attraverso la conoscenza sul campo di problemi complessi per i quali non si dispone di soluzioni precostituite5. Nel caso del Laboratorio di riprogettazione della funzione informativa, tale modello di ricerca è parso il più adatto per varie ragioni: - perché in grado di assumere quali attori privilegiati della ricerca gli stessi operatori dei servizi, in quanto coinvolti direttamente nei processi di mutamento del proprio lavoro; - perché ha consentito di proseguire un processo di ripensamento già in atto; - perché ha facilitato una costruzione partecipata della conoscenza. Sono, infatti, i soggetti coinvolti a delineare le reali possibilità di cambiamento della loro situazione6; oltre a ciò la loro partecipazione diretta aumenta il 5 Olivetti Manoukian, F. (2007) Per sintonizzarci rispetto alla ricerca-azione, in Spunti, N. 9, pag. 61. 6 «Il principio soggiacente alla RAP [ricerca-azione partecipata n.d.r.] è che uno sviluppo effettivo […] non può che configurarsi integrale: integrato, cioè, non solo sul piano delle tecnologie, delle risorse e dei servizi di settore, ma anche, più in profondità, al livello dei significati e dei valori maturati storicamente dalla collettività, investendo anche altri ambiti dell’organizzazione socioculturale che siano chiamati in causa. In quanto tale lo sviluppo 17 Molte gioventù, nuovi Informagiovani valore euristico dell’indagine, grazie alla possibilità di controllare la correttezza dei risultati emersi. I primi incontri del gruppo di lavoro hanno avuto l’obiettivo di delineare le aree di interesse specifico per l’indagine. In fasi successive si è passati da una prima individuazione di cinque macro-tematiche, fino alla definizione dei due principali obiettivi di conoscenza. Le prime cinque aree individuate sono: - la funzione informativa - Rispetto all’area di ricerca relativa alla funzione informativa si sono posti alla discussione due argomenti: un primo legato a quello che gli operatori immaginano debbano essere le funzioni connesse all’informazione; un secondo volto alla ricerca di una definizione della funzione informativa attraverso l’intreccio tra l’informazione e le differenti tipologie di fruizione. Altro oggetto di lavoro del gruppo è stato la riflessione sui luoghi dell’informazione, utile a comprendere dove concentrare l’attenzione tra interno ed esterno del Centro e oltre gli spazi formali dell’IG stesso. Ci sono spazi, luoghi o particolari circostanze nelle quali i ragazzi praticano informalmente l’informazione? Con quali modalità e linguaggi questo processo avviene? Quali soggetti sono di riferimento in questi luoghi per la pratica informativa? Infine si è ispezionato il nodo cruciale dell’approccio alla relazione con i giovani fruitori. Dall’approfondimento sono emerse tre linee di atteggiamento su cui costruire una riflessione strategica: da alcuni operatori è emersa in modo evidente la predisposizione ad un modello spiccatamente educativo nel quale trova spazio la pratica della relazione continuativa. In altri è parsa più visibile la logica performativa, sulla qualità dell’informazione offerta, ma svincolata da un legame educativo. Per altri ancora è emersa la predisposizione di tipo informativo, nella quale deve essere curato l’apprendimento alla costruzione e alla gestione autonoma delle informazioni; integrale non può essere dettato dall’esterno; esso presuppone che siano gli stessi soggetti interessati ad elaborare gli orientamenti del proprio sviluppo. Naturalmente, ciò è possibile se essi maturano un’adeguata conoscenza delle possibilità di miglioramento, dei limiti e degli ostacoli presenti, in relazione alla propria condizione e a quella degli altri soggetti sociali con cui interagiscono […]». Volpini, D. (2005) La Ricerca-Azione partecipata nello sviluppo medico-sanitario, in Todisco A., Gini G., Volpini M. P., Immigrazione, salute e partecipazione. Aspetti critici e nuove prospettive operative, IIMS, Roma, p.30 18 Il progetto di ricerca-azione Capitolo 1 - il linguaggio e lo stile comunicativo – Dalla discussione nel gruppo di lavoro sembra che a connotare la dimensione comunicativa nei Centri sia l’utilizzo di uno stile informale nella relazione con i giovani fruitori, aspetto qualitativo e connotante l’IG rispetto agli altri servizi o luoghi pensati per i giovani. Questa caratteristica relazionale di valore, tuttavia, sembra portare al suo interno un elemento di fragilità che riguarda in modo particolare la relazione con gli altri servizi del territorio, realtà nelle quali questa modalità relazionale non è praticata e spesso neppure riconosciuta, con un conseguente rischio di separazione tra i Centri e i servizi territoriali. Questa affermazione ha condotto ad approfondire due temi: da un lato ragionare su come entrare in relazione con gli altri servizi della rete formale; dall’altro individuare la coerenza e l’efficacia nel rapporto tra strumenti adottati e scelte di linguaggio, per aprire una riflessione circa una possibile diversificazione delle scelte comunicative; - i fruitori degli Informagiovani – Il dibattito interno al Coordinamento si è concentrato sulla necessità di capire quali soggetti utilizzano gli IG, per cogliere se la tipologia di offerta è legata alle caratteristiche dei giovani utilizzatori o ad una strategia progettuale autonoma del Centro. Altro elemento di confronto ha riguardato l’ampliamento della fascia di età, oggi orientata verso l’alto, a detta dei componenti del gruppo di lavoro. Raggiungere maggiormente gli adolescenti potrebbe significare dover definire nuove tipologie di contenuti informativi connessi anche a nuove forme comunicative; - la relazione con le Politiche Giovanili – Non sempre nei Comuni esistono piani strutturati di Politiche Giovanili, per cui gli IG sono spesso l’unico strumento sviluppato nel quale, in presenza di operatori sensibili, si pensano anche iniziative più ampie, progetti specifici. Dentro quale disegno complessivo di Politiche Giovanili si collocano le peculiarità connesse alla funzione informativa dell’Informagiovani? Dentro quale sistema di funzioni educative del territorio si colloca quella informativa? Gli operatori degli Informagiovani possono oggi essere visti quali attivatori di processi. Affinchè questo possa avvenire, quali funzioni devono essere ridisegnate e sostenute? - il ruolo del Coordinamento regionale – Infine altra area di lavoro ha riguardato il ruolo e la funzione del Coordinamento regionale, che si muove oggi in una condizione di alta complessità, in un sistema di servizi e di strategie progettuali scollegato ed eterogeneo. 19 Molte gioventù, nuovi Informagiovani A partire da tali aree di studio si è proceduto, come detto, alla specificazione degli obiettivi conoscitivi della ricerca, con la scelta di due questioni di particolare interesse per il gruppo di lavoro: 1. analizzare la funzione informativa, considerandone le prospettive di cambiamento in riferimento alla qualità della relazione, ai metodi, all’utenza, ai fattori di contesto e ai suoi legami con le Politiche Giovanili; 2. analizzare la funzione e il ruolo del Coordinamento regionale degli Informagiovani. 1.3 Gli interlocutori e gli strumenti della ricerca Per il raggiungimento degli obiettivi appena specificati, e nel rispetto del modello di ricerca utilizzato, i successivi passaggi di lavoro sono stati orientati alla scelta dei soggetti da coinvolgere nel processo d’indagine e all’individuazione e costruzione degli strumenti più adatti per ciascun tipo di interlocutore. Si è proceduto quindi alla selezione delle persone che, a vario titolo, sono state ritenute fondamentali per il contributo in termini di pensiero ed esperienza sui temi dell’informazione, della comunicazione rivolta ai giovani, degli stessi servizi informativi, nonché del mondo giovanile. Proprio i giovani, interlocutori per eccellenza degli IG, sono stati intercettati per primi; nello specifico, si è trattato di due gruppi di ragazzi, misti per genere, nazionalità e condizione studio/lavoro, coinvolti quali possibili utenti dell’Informagiovani in intervista collettiva e semistrutturata. Dopo il punto di vista “esterno” dei fruitori, è stato il momento di calarsi più in profondità nel sistema IG, attraverso un intenso lavoro che ha visto protagonisti gli operatori dei servizi, chiamati a partecipare alla realizzazione di nove focus group. In parallelo, è stata avviata una mappatura degli IG attraverso la somministrazione di un questionario per la rilevazione di dati tecnici, inviato a tutti i Punti e i Centri del territorio regionale. Al momento della stesura di questo testo tale fase di lavoro è in corso di completamento. All’incontro con gli operatori è seguita una fase di interviste che ha spostato gradualmente il punto di vista della ricerca dall’interno dei servizi verso i territori che li ospitano, fino ai più ampi contesti in cui sono inseriti. In dettaglio, si è scelto di realizzare tre interviste ad altrettanti rappresentanti del mondo della cooperazione sociale, legati agli IG e chiamati a condividere 20 Il progetto di ricerca-azione Capitolo 1 idee e strategie sulla gestione dei servizi informativi, sul rapporto con i territori di appartenenza, quindi sulle prospettive di sviluppo degli IG. Infine, è parso opportuno completare il quadro di informazioni rilevate con sei interviste a tecnici ed esperti dell’informazione, della comunicazione rivolta ai giovani e delle Nuove Tecnologie. Sia nel caso dei rappresentanti delle cooperative sociali sia per gli esperti ed i tecnici, tale parte della ricerca ha visto il coinvolgimento attivo dei componenti del gruppo di lavoro, anche nella realizzazione delle interviste faccia a faccia. Mentre gli ultimi soggetti menzionati sono stati coinvolti in interviste semistrutturate, l’incontro con giovani e operatori è avvenuto in modalità collettive, appositamente scelte per facilitare la produzione di informazioni, attraverso la discussione, lo scambio di opinioni, la conoscenza reciproca, nonché per recuperare e valorizzare l’aggregazione e il “lavorare insieme” come strumenti centrali nei servizi rivolti ai ragazzi. 1.3.1 L’intervista collettiva con i gruppi di giovani Gli incontri con i due gruppi di giovani piemontesi sono stati progettati per raccogliere informazioni e opinioni sulle modalità di acquisizione e fruizione dell’informazione da parte dei più giovani, e, allo stesso tempo, per comprendere le percezioni, le idee del servizio Informagiovani presso i ragazzi. Nella scelta di questa tecnica di produzione delle informazioni utili al processo di ricerca, si è tenuto conto di due fattori: 1. efficacia dell’intervista collettiva nell’esplicitazione delle opinioni: «In certi casi l’interazione – e in particolare l’interazione di un gruppo – può essere produttiva di approfondimenti e favorire la comprensione del ricercatore. […] Dalla discussione possono sorgere motivazioni che non sarebbero emerse in colloqui individuali»7; 2. esistenza della ricerca “Giovani e informazione. Bisogni, strumenti, prospettive”, pubblicata nel 2007 da EGA e condotta da Renzo Gallini e Roberto Maurizio, lavoro che ha prodotto alcune riflessioni sul tema “giovani e informazione”. In altre parole, si è optato per valorizzare tale percorso conoscitivo a un doppio livello: - condividendo il rapporto di ricerca nel gruppo di lavoro; 7 Corbetta, P. (1999), Metodologia e tecniche della ricerca sociale. Il Mulino, Bologna, p. 421. 21 Molte gioventù, nuovi Informagiovani - evitando di ripetere percorsi di lavoro da poco realizzati con target simili a quello degli Informagiovani e su territori in parte sovrapponibili a quelli coperti dal Coordinamento della Regione Piemonte. In particolare, essendosi la ricerca di Gallini e Maurizio concentrata sulla città di Torino, il gruppo di lavoro ha proposto di coinvolgere anche ragazzi appartenenti ad altri territori del Piemonte. Le due interviste a gruppi di giovani sono state realizzate negli stessi luoghi di aggregazione e/o servizio che i ragazzi sono soliti frequentare. In accordo con i responsabili dei due gruppi, i ricercatori hanno concordato l’incontro per una durata di circa due ore. L’intervista si è svolta alla presenza di due ricercatori in veste rispettivamente di moderatore e segretario. La discussione, dove possibile, è stata audioregistrata, previo consenso verbale dei partecipanti, e soggetta a parziale sbobinatura secondo gli obiettivi della ricerca. Per quanto riguarda gli argomenti trattati, i gruppi di giovani coinvolti in intervista sono stati sollecitati a rispondere ad una griglia di domande, costruita dai ricercatori insieme al Coordinamento e che ha toccato le seguenti aree tematiche: - il rapporto con l’informazione. Si è inteso comprendere che tipo di informazioni i ragazzi siano soliti cercare e in che modo si attivino per reperire le informazioni di loro interesse. Si è chiesto ai giovani di raccontare quali siano i luoghi reali o virtuali in cui cercano o scambiano informazioni e per quali contenuti ritengano più efficaci i primi o i secondi. È parso interessante anche capire se e quando la ricerca di informazioni avvenga in gruppo o individualmente e se ci siano interlocutori particolari nel rapporto tra giovani ed informazione (es. amici, parenti ecc.); - il rapporto con gli strumenti di informazione. Si è chiesto ai ragazzi coinvolti di delineare il ruolo assunto dai mezzi di comunicazione di massa nella ricerca di informazioni, facendo riferimento nello specifico ad Internet, televisione, carta stampata e radio. Si è inteso, inoltre, capire se e in che modo i ragazzi intervistati utilizzino, o gestiscano, mezzi locali di diffusione delle informazioni (es. giornalino della scuola, tv di quartiere, radio locale ecc.); - il rapporto con alcuni contenuti di informazione. In quest’area dell’intervista si è scelto di indagare sui contenuti di interesse nell’informazione, con particolare attenzione a temi considerati 22 Il progetto di ricerca-azione Capitolo 1 “sensibili”: sessualità, sostanze ecc. L’intento è stato quello di comprendere quali siano le fonti a cui i ragazzi attingono nella ricerca di tali informazioni e quali esperienze raccontino in merito; - il rapporto tra informazione e partecipazione. Si è voluto approfondire se e in che modo i ragazzi coinvolti intendano il nesso tra partecipazione ed informazione, a partire dal racconto delle loro esperienze di promozione di eventi o manifestazioni. A chi ci si è rivolti, in quali luoghi e con quali strumenti sono alcune delle domande poste per approfondire questa sezione dell’intervista; - il servizio Informagiovani. L’intervista si è conclusa indagando le percezioni del servizio IG presso i ragazzi presenti, invitandoli a raccontare se e in che modo abbiano avuto occasione di fruirne. Si è chiesto ai ragazzi di riportare la loro esperienza nell’utilizzo del servizio, se sono entrati in contatto con altri servizi simili nel territorio in cui vivono, quali informazioni hanno trovato all’IG e quali, eventualmente, no. Si è chiesto, infine, di riflettere sull’utilità di un servizio situato in un luogo fisico e quali vantaggi e/o svantaggi questo comporti. In conclusione si è affrontato il tema del ruolo dell’operatore dell’IG. 1.3.2 I nove focus group con gli operatori degli Informagiovani In base alla progettazione del percorso di ricerca, i focus group condotti con gli operatori dei Centri e Punti IG della rete regionale sono stati realizzati, da un lato, per coinvolgere attivamente gli operatori nel processo di riprogettazione dei servizi, dall’altro per raccogliere e produrre informazioni sulla percezione del ruolo dell’operatore, sull’immaginario che ruota attorno alla funzione informativa, sulle prospettive e le possibilità di cambiamento del servizio, sul rapporto con le Politiche Giovanili del territorio, sul Coordinamento. Come per l’intervista collettiva a gruppi di giovani, la scelta della tecnica del focus group è derivata da una concezione della ricerca intesa come processo partecipato. Un processo che non è esclusivamente volto a rilevare dati già esistenti sul campo, ma che, in virtù della natura stessa delle tematiche trattate, si fonda sull’attivazione dei soggetti chiamati alla produzione dei contenuti utili. Accanto alla rilevazione dell’esistente in termini di tipologia dei servizi offerti, strumentazione adottata, collocazione fisica e ulteriori elementi strutturali, è stato altrettanto utile alla 23 Molte gioventù, nuovi Informagiovani riprogettazione capire in che modo e per quali ragioni la funzione informativa degli IG fosse oggetto di ripensamento. Il confronto diretto con gli stessi operatori, e degli operatori tra loro, è stato fondamentale per conoscere le ragioni di tale cambiamento, come pure le modalità attraverso cui questo può tradursi in pratica. In virtù del fatto che la tecnica del focus group consente di conoscere la prospettiva di una specifica popolazione su un oggetto di studio, essa è parsa particolarmente indicata nel caso di operatori che riflettono sulla propria funzione negli IG. È infatti molto efficace per l’analisi di processi come la percezione di sé e del proprio ruolo, per esplicitare l’immaginario sulla funzione di lavoro, per focalizzare l’attenzione sulle prospettive di cambiamento della stessa. È importante sottolineare che con questa tecnica di ricerca i dati ottenuti non sono da individuare esclusivamente nella gamma di informazioni condivise in gruppo dai partecipanti e registrate dal ricercatore, ma, insieme a queste, anche dal modo in cui le opinioni si sono formate attraverso l’interazione in gruppo8. In riferimento al contesto, sebbene la tecnica del focus group preveda l’utilizzo di un luogo neutro rispetto ai temi della discussione ed estraneo ai partecipanti, per il Laboratorio di ricerca e riprogettazione della funzione informativa, si è scelto di realizzare gli incontri presso gli stessi centri Informagiovani dislocati sul territorio regionale. Questo ha consentito ai ricercatori di “andare sul campo” e conoscere direttamente alcuni dei luoghi di lavoro dei servizi coinvolti e agli operatori dei Centri vicini di ritrovarsi o conoscersi, scambiarsi idee e ragionare insieme su difficoltà comuni e possibili strategie di miglioramento. In riferimento agli argomenti selezionati per la discussione con gli operatori in sede di focus group si è scelto di privilegiare le seguenti aree tematiche: - autodefinizione. I partecipanti sono stati invitati a discutere sulla funzione informativa a partire dalla definizione del proprio ruolo all’interno del Centro presso cui lavorano, facendo riferimento alle competenze e professionalità che li caratterizzano come operatori IG e alle capacità che dovrebbe possedere l’“operatore ideale”; 8 «Il focus group, infatti, consente di recuperare la dimensione relazionale nella formazione delle opinioni; […] le opinioni personali non nascono in una situazione di isolamento sociale e non sono frutto unicamente di riflessione individuale, ma derivano dalla discussione e dal confronto con le idee di altre persone». Corrao, S. (2000) Il focus group, Franco Angeli, Milano, p. 76. 24 Il progetto di ricerca-azione Capitolo 1 - attività dei Centri oggi. Successivamente si è chiesto di descrivere le attività che fanno parte della funzione informativa e ciò che ruota attorno alle azioni svolte dall’operatore IG; - utenza. Una volta esaurita la discussione sull’area precedente, si è voluto tracciare il profilo dell’utenza che si rivolge più spesso agli IG, chiedendo ai partecipanti di indicare, oltre al target della domanda di informazioni, anche particolari fasce di utenza che, dove esistenti, non raggiungono i Centri; - temi. In seguito la discussione si è spostata sui contenuti che sono o potrebbero trasformarsi in domanda di ricerca di informazione da parte dei giovani; - strumenti e metodi. In questa fase si è inteso comprendere quali strumenti sono utilizzati nei Centri e Punti e quali potrebbero essere utili per rinnovare od ottimizzare la realizzazione della funzione informativa; - funzione educativa. Si è inteso analizzare quale relazione possa esistere, secondo gli operatori coinvolti, tra informare ed educare, invitando i partecipanti a discutere sul modo in cui la funzione informativa possa considerarsi anche educativa e rispetto a quali temi e quando si possa pensare a una funzione educativa dell’operatore; - progettualità/specificità dei Centri. In questa fase ci si è concentrati sui progetti innovativi, sulle iniziative di cambiamento degli IG, chiedendo ai partecipanti di descrivere peculiarità e specificità dei singoli servizi; - partecipazione. Gli operatori sono poi stati invitati a discutere sulle relazioni possibili tra informazione e partecipazione, su quali spazi di coinvolgimento giovanile si attivino, o si possano attivare, all’interno degli IG, sul modo in cui l’informazione possa essere stimolo e supporto alla cittadinanza attiva; - ascolto del territorio/bisogni. Si è inteso capire quale relazione esiste tra i Centri e i territori circostanti, se ci sono esperienze di lavoro in rete e come ci si attiva nell’analisi dei bisogni e nella predisposizione delle informazioni richieste; - rapporto con le istituzioni. Quest’area della discussione si è incentrata sui rapporti tra gli Informagiovani e le amministrazioni di appartenenza, sulle attese degli enti, sugli “spazi di azione” possibili per gli operatori e sui temi dell’accessibilità e della visibilità dei Centri; - Politiche Giovanili. Si è chiesto ai partecipanti di discutere sul rapporto tra IG e Politiche Giovanili, sulle funzioni che le Politiche per i giovani hanno rispetto agli IG e rispetto alla funzione informativa, e viceversa; 25 Molte gioventù, nuovi Informagiovani - Coordinamento regionale. L’ultima area di discussione ha riguardato il Coordinamento. Si è chiesto agli operatori di indicare quale ruolo assume rispetto al lavoro svolto all’interno dei Centri, se c’è partecipazione alle attività proposte e perché, e quali sono le attese rispetto le sue funzioni. 1.3.3 Le interviste ai rappresentanti delle cooperative e agli esperti Il progetto di ricerca ha previsto anche il coinvolgimento dei rappresentanti della cooperazione sociale. Nello specifico si è trattato di tre realtà che gestiscono servizi di informazione per i giovani e che partecipano al Laboratorio. I temi di cui si è discusso in sede di intervista hanno ripercorso la gamma di argomenti affrontati con gli altri interlocutori (ruoli, strumenti, metodi, idee per la progettazione ecc.), il tutto dal punto di vista di realtà del privato sociale, portatrici, ciascuna, di uno stile e di un agire che risponde, da un lato, ai valori di riferimento dell’organizzazione, dall’altro al radicamento nei territori sui quali le cooperative lavorano. In sintesi, l’obiettivo è stato quello di discutere di informazione, giovani e servizi loro rivolti con particolare attenzione ai seguenti aspetti: - caratteristiche peculiari dei servizi IG gestiti dalle cooperative sociali. In questa parte dell’intervista, si è inteso tracciare un quadro qualitativo dei punti di forza e delle criticità, così come vengono percepiti direttamente dai territori, rispetto alla funzione informativa. La riflessione su questo tema, pertanto, è stata fortemente contestualizzata per poter riassumere le differenti situazioni dei Centri e dei Punti IG rispetto a ciò che realmente realizzano nelle differenti città; - strategie messe in atto per raggiungere l’utenza e difficoltà incontrate. I referenti delle cooperative sono stati interrogati sulle linee elaborate con i loro operatori rispetto ai bisogni informativi percepiti dai giovani o dai fruitori, rispetto alle aree di bisogno non soddisfatte e ai problemi che emergono nella quotidianità del lavoro informativo; - possibili linee di sviluppo della funzione informativa. Il coinvolgimento delle cooperative è stato importante anche per chiedersi se la funzione informativa possa essere ancora un’area di investimento di risorse e, in caso di risposta affermativa, per quali ragioni. Il ruolo di gestori di servizi in appalto o convenzione rende queste organizzazioni del privato sociale una sorta di elemento di connessione tra domande emergenti dai territori 26 Il progetto di ricerca-azione Capitolo 1 - - - - e scelte politico-amministrative. Essere un perno di relazione tra questi due poli pone le cooperative certamente in un ruolo complesso, ma può permettere di capire le motivazioni sia economiche sia socioculturali di una prosecuzione del lavoro informativo; rapporto informazione/educazione. Dopo averlo esplorato con gli operatori, molti dei quali appartengono alle stesse cooperative sociali, anche ai referenti è stata posta la questione se gli IG debbano o meno svolgere una funzione educativa e, in caso affermativo, con quali specificità. L’intento di queste domande era quello di cogliere le riflessioni sui modelli sottostanti l’esercizio della funzione informativa propri delle cooperative medesime, le loro visioni in merito, gli interrogativi di metodo e di principio; ruolo dell’operatore. Similmente a quanto svolto con gli operatori, anche alle cooperative sono state poste le questioni del profilo professionale attuale e futuro dell’operatore, delle competenze necessarie, delle aree di potenziamento e di quelle di indispensabile mutamento, della natura della relazione con l’utenza ecc. Ancora una volta, la finalità di questa riflessione è stata quella di sperimentare una visione dall’alto della questione, immaginando che i referenti potessero portare una lettura “sedimentata” del lavoro condotto internamente con i propri operatori; ruolo dell’informazione rivolta ai giovani all’interno delle politiche di sviluppo del territorio. In parte collegata all’area dedicata al tema della maggiore o minore propensione all’investimento futuro sulla funzione informativa, questa sezione dell’intervista ha mirato a comprendere meglio quali significati possano avere gli IG rispetto all’evoluzione socioculturale e/o economica dei propri contesti. Conseguentemente, si è anche affrontata la questione del lavoro di rete: forze, carenze, direzioni future, proposte, buone prassi ecc; rapporto e integrazione tra Politiche Giovanili e IG. In modo non dissimile da quanto esplorato con gli operatori e con gli altri testimoni, con i referenti delle cooperative si è cercato di comprendere come le loro organizzazioni affrontino la questione relativa al rapporto tra funzione informativa e il più ampio sistema delle Politiche Giovanili. Per gli ultimi interlocutori coinvolti dalla ricerca, vale a dire gli esperti, si è scelto invece di proporre a ciascuno di loro una traccia di domande personalizzata a seconda della professionalità espressa, dell’ambito di lavoro e del conseguente contributo che ognuno avrebbe potuto apportare al 27 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Laboratorio. Anche in questo caso gli argomenti trattati sono stati quelli relativi al tema dell’informazione rivolta ai giovani, all’evoluzione degli strumenti e dei metodi per una comunicazione efficace in un contesto sociale mutato, ai ruoli possibili per gli adulti incontrati dai ragazzi nei più diversi percorsi di ricerca di informazione. In generale sono state toccate le seguenti aree tematiche: - giovani: i loro bisogni di informazione percepiti, le caratteristiche della “categoria”, i loro approcci alla comunicazione, gli stili e gli strumenti, i punti di attenzione. Ciascuno degli intervistati è stato stimolato a presentare il proprio punto di vista sulle implicazioni del fare informazione oggi, per i giovani e con i giovani. Si sono colte opinioni rispetto agli approcci di relazione, ai mezzi più utilizzati dai ragazzi e ai contesti in cui li usano, al loro bisogno di essere protagonisti e produttori di contenuti, alle domande che pongono in fatto di relazione; - funzione informativa oggi, in un mondo di proliferazione di processi e mezzi informativi. Muovendo dalla constatazione che oggi gli IG si trovano in un mercato molto competitivo dal punto di vista della produzione informativa, si è cercato di capire quali possano essere gli spazi disponibili per questo servizio specifico, se possa ancora avere senso un luogo fisico. E ancora, su quali nodi essi potrebbero concentrarsi, pur mantenendo la propria specificità, e su quali potrebbero aprirsi, per ottenere un valore aggiunto; - senso di servizi informativi rispetto ai territori e alle comunità. Con gli esperti si è affrontata la questione della relazione tra IG e informazione di comunità, del mutamento degli obiettivi originari e delle finalità che potrebbero assolvere oggi, del lavoro di rete tra nodi consolidati e dei necessari ammodernamenti. Un tema, oggetto di particolare attenzione in questa sezione, è stato la questione di come gli IG comunichino o meno a sufficienza su se stessi, e il conseguente bisogno di potenziare l’area della promozione; - adulti e giovani in cerca di informazioni: quale relazione e quali competenze? Con tutti gli esperti si è toccato il tema non solo della professionalità degli operatori (le competenze oggi irrinunciabili, le conoscenze da acquisire, la “forma mentis” da maturare ecc.), ma in particolare come potrebbe essere concettualizzata e, quindi, agita la relazione tra un operatore IG e quei giovani “descritti” lungo il percorso di ricerca; 28 Il progetto di ricerca-azione Capitolo 1 - spazi offerti dalle Nuove Tecnologie in relazione agli IG. In riferimento a quest’area si è cercato di comprendere in che cosa consista questa categoria oggi, quali siano le sopravvalutazioni cui essa è soggetta, ma soprattutto come tali strumenti possano divenire utili per gli operatori, in un’ottica di razionalizzazione delle risorse. 1.4 Note sull’analisi dei dati e sulla lettura del testo Dal punto di vista dell’analisi dei dati, per ciascuna delle fasi di ricerca qualitativa, le informazioni raccolte sono state audioregistrate e trascritte, in modo ragionato nel caso delle interviste ai gruppi di giovani e dei focus group, e integralmente per le interviste ai referenti delle cooperative e agli esperti. Le informazioni raccolte sono state successivamente sottoposte all’analisi del contenuto attraverso la classificazione delle categorie, degli argomenti ricorrenti e la costruzione di quadri di sintesi, detti quadri sinottici. Nel caso della raccolta dei dati tecnici effettuata attraverso un questionario, si ricorda che essa è ancora in corso di completamento. Pertanto, nelle pagine successive del testo si proporranno alcune delle tendenze principali emergenti dalle prime elaborazioni. Sebbene non definitive, si è ritenuto comunque importante iniziare a presentarle in questa pubblicazione come elementi utili alla definizione delle prospettive di lavoro futuro del Coordinamento regionale. I dati finora raccolti attraverso la somministrazione del questionario sono stati e vengono via via elaborati procedendo ad analisi di distribuzione di frequenze delle dimensioni indagate sull’insieme dei rispondenti. Tra gli sviluppi futuri del lavoro, il Coordinamento prevede il completamento della raccolta, avviata con la scheda tecnica, delle “buone prassi” innovative rispetto all’esercizio della funzione informativa. Tutto il materiale è stato restituito ai componenti del gruppo di lavoro. Successivamente, nel corso di un’intera mattinata, si è presentato il percorso intrapreso a tutto il Coordinamento e si è discusso sulle prime conclusioni emerse, sia attraverso un incontro in plenaria sia con lavori di gruppo. In questo modo si sono potute condividere e approfondire le linee di riprogettazione presentate nelle conclusioni di questo testo (capitolo 6). I dettagli dei contenuti di ciascuna fase di raccolta sono presentati, rispettivamente, nel capitolo 2 per le interviste a gruppi di giovani, nel 29 Molte gioventù, nuovi Informagiovani capitolo 3 per i focus group con gli operatori, nel capitolo 4 per le interviste ai rappresentanti delle cooperative e, infine, nel capitolo 5 per le interviste agli esperti. Nei capitoli che seguono, come detto, si presentano i contenuti emersi durante il processo di ricerca-azione e prodotti dall’incontro tra ricercatori ed interlocutori. I testi di analisi saranno intervallati da stralci di interviste, segnate in corsivo e proposte a sostegno dei concetti analizzati. 30 Uno sguardo dal mondo dei giovani Capitolo 2 Capitolo 2 UNO SGUARDO DAL MONDO DEI GIOVANI Premessa La presentazione dei risultati della ricerca-azione partecipata condotta attraverso il progetto “Laboratorio di riprogettazione della funzione informativa degli Informagiovani” inizia dalle considerazioni dei destinatari privilegiati di questi servizi, cioè i giovani. Il gruppo di lavoro (descritto nel capitolo 1) che ha progettato e seguito il processo conoscitivo, ha scelto di valorizzare i contenuti dei percorsi di ricerca già intrapresi dagli IG piemontesi in fasi precedenti. In particolare, insieme con la documentazione italiana ed europea di riferimento per i servizi informativi destinati ai giovani, si è ripreso il frutto di un precedente piano di ricerca pubblicato nel 2007 e dal titolo Giovani e informazione9. Nel corso di quell’ampia indagine, oltre un migliaio di giovani torinesi fu coinvolto sul tema del rapporto con l’informazione: i contenuti, i mezzi di comunicazione, le modalità di fruizione, le proposte. Unitamente ad essi, furono contattate tutte le principali associazioni costituite da ragazzi e altre organizzazioni attive nel settore delle Politiche Giovanili sul territorio di Torino e provincia, per cogliere anche il loro punto di vista. Data l’ampiezza di dati raccolti sul territorio, la ricerca ha permesso agli IG di partire da una buona base conoscitiva sul rapporto giovani e informazione. Per tale ragione, durante le prime battute di questo percorso di approfondimento, si è ritenuto 9 Gallini R., Maurizio R., Melgiovanni R., Pascali A., Giovani e informazione. Bisogni, strumenti, prospettive, EGA Editore, Torino, 2007. Cfr. capitolo 1. 31 Molte gioventù, nuovi Informagiovani opportuno assumere come acquisite quelle conoscenze, mettendole in relazione con le riflessioni di due gruppi di giovani residenti fuori provincia di Torino oppure provenienti da altri territori della regione, ma impegnati in attività a Torino. I ragazzi contattati sono stati 28, maschi e femmine, di nazionalità italiana e non, studenti e lavoratori, di età compresa tra i 18 ed i 23 anni. In un caso si è trattato di un gruppo di giovani che frequentano un Centro di Aggregazione Giovanile (CAG) della provincia di Cuneo; nell’altro caso, invece, gli intervistati erano volontari di un’associazione torinese, giunti però a Torino da vari altri territori. I ricercatori hanno scelto di realizzare con entrambi i gruppi un’intervista collettiva finalizzata a raccogliere percezioni e idee sulle informazioni ritenute utili, sulle strategie utilizzate per raccoglierle, sugli strumenti e, infine, sul loro rapporto con gli IG10. La realizzazione di due interviste collettive semistrutturate ha permesso di cogliere alcune suggestioni per il funzionamento dei servizi IG. Dati i numeri non elevati, infatti, le conclusioni tratte non possono essere generalizzate, bensì utilizzate come spunti di riflessione. Gli operatori IG potranno sviluppare le conoscenze maturate nel corso di questa ricerca, affiancandone la lettura con altro materiale bibliografico in tema di giovani, informazione e comunicazione. È importante, infatti, che il percorso di conoscenza dei giovani fruitori dei servizi passi sia attraverso il rapporto quotidiano, sia tramite processi di approfondimento e di autoformazione. 2.1 Giovani in cerca di informazioni: logiche, strategie, strumenti, luoghi, tempi L’obiettivo della prima parte dell’intervista è stato di comprendere quale tipo di informazioni i giovani siano soliti ricercare e in che modo si attivino per reperire le informazioni di loro interesse. Si è chiesto ai ragazzi di 10 Le due interviste ai giovani sono state realizzate negli stessi luoghi di aggregazione e/o servizio che i ragazzi sono soliti frequentare. In accordo con i referenti dei due gruppi, i ricercatori hanno concordato l’incontro per una durata di circa due ore. L’intervista si è svolta alla presenza di due ricercatori in veste di moderatore e segretario. La discussione, dove possibile, è stata audioregistrata, previo consenso verbale dei partecipanti, e soggetta a parziale sbobinatura secondo gli obiettivi della ricerca. Per una più approfondita analisi degli aspetti metodologici, si veda il Capitolo 2. 32 Uno sguardo dal mondo dei giovani Capitolo 2 raccontare quali siano i luoghi in cui cercano o scambiano informazioni e per quali tipologie privilegino fonti di tipo front office o virtuali (portali internet, newsletter ecc). Si è inoltre tentato di capire se e quando la ricerca avvenga in gruppo o individualmente e se vi siano interlocutori privilegiati nel rapporto “giovani e informazione” – ad esempio amici, parenti ecc. Rispetto alle motivazioni che li spingono alla ricerca, i ragazzi sottolineano l’interesse per aspetti legati alla propria quotidianità: «È da quello che facciamo ogni giorno che nasce il bisogno di informarci». Non importa che l’attività quotidiana sia rappresentata da sport, studioformazione-aggiornamento, lavoro o piccole occupazioni estive, eventi musicali e tempo libero, o da tutte queste insieme: i giovani in genere cercano di approfondire le loro conoscenze a partire dalle proprie abitudini. I ragazzi tentano così di capire che cosa la città o l’ambiente circostante offre in termini di lavoro/studio o di svago. Il più delle volte, la vita degli intervistati si svolge all’interno di territori definiti - in questo caso due città - per cui la ricerca sui contenuti che più li riguardano da vicino avviene nel proprio contesto sociale, quindi i servizi ivi disponibili, i gruppi di amici, i coetanei attivi nell’organizzazione di eventi, gli operatori incontrati ad allenamento ecc. La scelta delle fonti avviene privilegiando quei contatti con cui si è già stabilito o si potrebbe stabilire un legame di fiducia, di condivisione di interessi e che appaiono attendibili: «Io vado dove ho garanzia e certezza dell’informazione». Trattare di fiducia, di attendibilità, di comunanza di valori di riferimento conduce i testimoni ad attribuire un ruolo particolarmente significativo alla relazione in rapporto all’informazione: è nei contesti in cui si è stabilito un legame di valore che è possibile attivare un percorso di ricerca. Secondo i due gruppi di ragazzi intervistati, a motivare il processo di raccolta di contenuti sono soprattutto le attività del proprio quotidiano. L’ambito in cui avviene l’approfondimento è rappresentato dal contesto abitativo e dai legami, specie quelli in cui si hanno in comune i valori di riferimento. Identificata questa “cornice” di riferimento per la ricerca di informazioni, i giovani passano ad approfondire la questione dei temi su cui si cercano indicazioni. Oltre alla ricerca di informazioni di valenza quotidiana - corsi di lingue, occasioni di lavoretti saltuari, viaggi studio ecc.33 Molte gioventù, nuovi Informagiovani i ragazzi sentono la necessità di approfondire temi quali la politica, la cronaca, l’economia, l’ambiente, la tecnologia e la scienza. I giovani interpellati ritengono che sia importante tenersi aggiornati sulle vicende storiche e sociali che avvengono oltre la loro realtà territoriale. La maggiore consapevolezza dei cambiamenti del mondo può permettere di vivere pienamente la propria realtà, ad esempio con la partecipazione a un dato gruppo politico o facendo scelte in una direzione piuttosto che in un’altra all’interno della propria scuola. « Seguire le notizie di cronaca è importante per comprendere che cosa pensa la gente». La coscienza critica di che cosa accade oltre i confini del vissuto quotidiano consente ai giovani cittadini di comprendere anche verso quali direzioni orientare le proprie scelte personali future, ad esempio verso la professione, il corso di studi universitari ecc. È da considerare il fatto che essere intervistati in merito a un tema quale quello dell’informazione all’interno di un percorso voluto da attori istituzionali può aver destato in loro il desiderio di fornire risposte socialmente desiderabili, tuttavia le riflessioni dei ragazzi testimoniano la consapevolezza di vivere in un mondo dai confini e dai processi più ampi rispetto a quelli che essi stessi osservano nei contesti più vicini. Di fronte al fatto che le informazioni ricercate appartengono a molte aree, quali sono i modi con cui i giovani intervistati si aggiornano? Il percorso di ricerca appare caratterizzato da almeno quattro linee-guida. 1. La logica di fondo – con questo termine si intendono riassumere le qualità principali del processo di individuazione dei contenuti. Esse sono in certa misura trasversali rispetto all’eterogeneità della fascia giovanile e sono riassumibili sotto tre etichette: - ricerca attiva – i ragazzi tendono ad andare a cercare le informazioni, soprattutto se inerenti il lavoro o la formazione, piuttosto che esserne fruitori passivi. Gli ambiti “scuola e professione” sono quelli che occupano la maggior parte del loro tempo, oltre ad essere quelli più legati al processo di emancipazione e crescita. Durante le due interviste effettuate, anche coloro che appaiono più autonomi non mancano di segnalare che nel mondo di oggi ci si trova anche a dover “subire” l’informazione. Una certa “proliferazione degli stimoli”, 34 Uno sguardo dal mondo dei giovani Capitolo 2 purtroppo, si associa al rischio che molte persone finiscano con il seguire «un po’ tutto e niente», in modo superficiale; - conoscenze ad ampio raggio – di fronte alla molteplicità di “input”, quei giovani che hanno maturato una maggiore capacità critica riescono a trasformare una situazione potenzialmente negativa a loro vantaggio. Alcuni partecipanti narrano infatti che se la società di oggi comunica tanto, in forme diversificate e su numerose questioni, allora i giovani devono imparare a prepararsi su tutti i temi almeno a un livello minimo; - gratuità della fonte – essendo tante le aree su cui è necessario possedere conoscenze, è naturale allora prediligere quelle fonti di informazione che non implichino costi per i ragazzi o per le loro famiglie. Ciò vale sia per chi è più propenso a una ricerca attiva, sia per chi lo è meno. Tra gli strumenti utilizzabili nella vita di tutti i giorni e senza aggravi economici, vi sono i quotidiani in distribuzione gratuita nelle scuole o nei locali e Internet, dove non sia a pagamento – a scuola, presso gli IG ecc. Una strategia di ricerca che dia una grande importanza a un’informazione fruibile gratuitamente permette alcune considerazioni riguardo i servizi informativi. Da un lato si conferma il potenziale attrattivo degli IG, data la loro storica gratuità; dall’altro gli operatori di questi servizi si trovano di fronte a una sfida stimolante sotto il profilo culturale e organizzativo: costruire una maggiore visibilità, ad esempio prendendo a modello alcune strategie di diffusione attuate dai quotidiani gratuiti presenti nei luoghi di maggiore passaggio – bus, stazioni, scuole, semafori ecc. Dalla loro parte, i servizi informativi pubblici potrebbero contare su una qualità critica che meno connota i giornali in distribuzione libera, vale a dire quella dell’approfondimento e della cura dei contenuti trasmessi. 2. una sequenza di passi – si sintetizzano in questa sezione le fasi principali che sembrano contraddistinguere i processi di ricerca dei contenuti descritti nelle interviste: - una prima fase propedeutica di orientamento – prima di tutto, di fronte a un bisogno di informazione i giovani cercano di “farsi un’idea”. Questo avviene a prescindere dal tema, il quale influisce, invece, sulla fonte scelta per attuare la prima raccolta di dati. Ad esempio, se si tratta di lavoro, formazione e tempo libero si ricorre a giornali e bacheche, quali quelle poste a scuola o presso sportelli come 35 Molte gioventù, nuovi Informagiovani gli IG. In caso occorrano maggiori indicazioni rispetto a questioni particolari, come l’organizzazione di uno specifico evento o di una vacanza in un luogo particolare, allora si inizia a contattare persone ritenute significative sia rispetto alla qualità della relazione sia rispetto alla presunta competenza sul tema, ad esempio l’allenatore o l’insegnante; - un secondo passaggio di confronto diretto con una fonte significativa – dopo la precedente fase di “scrematura” delle informazioni, i ragazzi possono scegliere di interrompere la raccolta o di procedere a un ulteriore approfondimento fino a soddisfare completamente il loro bisogno conoscitivo. In tal caso entra in gioco il contatto diretto con una sorgente informativa: «Uso Internet quando le idee sono vaghe, poi vado di persona». Con ogni probabilità, in questo momento, il ragazzo ha già maturato domande più articolate che non possono trovare risposte generiche in Internet, ma che devono essere elaborate, guidate, sostenute con esempi, arricchite con suggerimenti. In questa parte del processo, il giovane si rivolge a una persona o a un insieme di individui, a un luogo o a strumenti che siano ritenuti credibili, competenti, specializzati, testati attraverso esperienze concrete. Tali qualità possono essere possedute da molte figure: colleghi, compagni di scuola o di squadra, insegnanti, familiari o altre figure educative, quali professori universitari. Nel novero dei contatti significativi possono esserci anche spazi come CAG o altre occasioni collettive dove si può sottoporre la propria conoscenza a una prova importante: quella del “passaparola” oppure del vero e proprio confronto approfondito con i pari; 3. una strategia di rapporti – la sequenza delineata tra “creazione di una prima impressione sul tema” e “approfondimento attraverso fonte significativa e credibile” ha un’eco anche al livello delle relazioni nelle quali i ragazzi scelgono di trattare l’informazione: - “da soli” – nella ricerca sembra prevalere, almeno in prima istanza, la dimensione individuale. I ragazzi paiono muoversi da soli fino a costruirsi una prima impressione su un argomento, tranne nei casi in cui quest‘ultimo sia già collegato a una dimensione collettiva, come l’organizzazione delle vacanze in gruppo. In questo caso, i giovani si attivano da subito insieme ai loro amici o colleghi; 36 Uno sguardo dal mondo dei giovani Capitolo 2 - “confronto all‘interno di una relazione esperta” – una volta effettuato il primo orientamento, essi procedono a individuare luoghi credibili nei quali reperire informazioni più precise. Qui può intervenire il confronto con adulti o pari che siano più informati; - “i pari come elemento imprescindibile” – sia che il primo approccio ai contenuti sia stato individuale o in gruppo, sia che sia stato concluso il primo orientamento o sia già avvenuto il confronto con una fonte esperta, i giovani si confrontano sempre con i loro coetanei. Il meccanismo del passaparola è strumento efficace per diffondere quanto si è appreso e per raccogliere punti di vista altri o costruirne di nuovi. Le occasioni di confronto con i pari possono essere tante: le situazioni di classe o di lavoro con colleghi, ma anche i momenti di svago come il sabato sera. L’ambito dei pari non è individuato esclusivamente da un criterio anagrafico, né dalla condivisione di particolari esperienze e stili di vita. L’universo giovanile è talmente vasto ed eterogeneo, attraversato da molte culture, da differenti modi d‘aggregazione e di socializzazione che «servirebbero molti pari» per poter essere messi in contatto con la gamma di esperienze dei coetanei. Gli intervistati vorrebbero sperimentare strategie per moltiplicare i legami, allargando in tal modo il sistema di relazioni e di luoghi con cui costruire significati all’interno della comunità; 4. la capillarità di tempi e luoghi – per gli operatori degli IG e per il Coordinamento è necessario individuare i contesti di passaggio di informazione per i giovani. Questo per un duplice fine: capire i meccanismi più utilizzati per la diffusione di contenuti, farne propri i principi e individuare quei contesti in cui possa essere esercitata una funzione promozionale dei servizi IG. Nel corso delle interviste collettive sono stati indicati due tipi di contesti principali in cui i ragazzi riescono a reperire le informazioni: - prima di tutto, i contesti formali quali scuole, biblioteche, università, centri deputati come IG o altri contesti similari; - in secondo luogo, gli ambiti più informali. Si definisce con tale aggettivo tutto quel complesso di situazioni che in apparenza non sono destinate a essere “informative” per mission, ma che secondo quanto narrato dai ragazzi intervistati rivestono però un ruolo fondamentale per venire a conoscenza di eventi, oggetti di interesse, opportunità di divertimento, lavoro, formazione ecc. Si tratta dei posti in cui i 37 Molte gioventù, nuovi Informagiovani giovani trascorrono la quotidianità, come ad esempio le stazioni ferroviarie, i treni, gli spazi che consentono uno scambio tra i coetanei stessi o con altre figure. Per servizi quali gli IG, come confermato anche dagli esperti coinvolti nella ricerca (cfr. capitolo 5), è importante comprendere i significati che i ragazzi attribuiscono a questi contesti. In treno, ad esempio, alcuni narrano di trovare il tempo per leggere i quotidiani gratuiti distribuiti sulle vetture. Allo stesso modo sui vagoni spesso sono diffusi materiali informativi su mostre, concerti, eventi delle proprie città, ma anche di altri centri abitati. Che cosa accade in questi momenti? Secondo i ragazzi, in treno, ad esempio, si ha il tempo di leggere dei materiali informativi che non devono essere ricercati, ma che arrivano attraverso strategie di distribuzione mirate da parte delle aziende. In questo contesto i ragazzi affermano di usufruire di un’ampia varietà di input informativi. Nelle stazioni, ad esempio, possono essere appese le locandine di eventi cittadini che avvengono nel breve periodo e che fanno capo a diverse fonti, quali istituzioni, gruppi o associazioni. Nei treni e nelle stazioni, si assiste al passaggio di molte persone, quindi chi vuole diffondere notizie su iniziative vi ricorre in virtù del loro effetto moltiplicatore: tanti individui transitano, leggono e poi amplificano i contenuti, magari proprio durante il viaggio. Un ruolo simile è ricoperto anche dai luoghi di divertimento, quali i pub e i locali. Il valore aggiunto di questi contesti è quello di essere luoghi di confronto su tanti punti di vista, soprattutto quelli dei propri coetanei, opinioni che, come si è appreso dal punto precedente, sono molto importanti. Altri momenti di relazione informale assumono comunque un elevato potenziale informativo, ad esempio i pasti con i propri compagni di studi. La quotidianità dei ragazzi non è solo lo spunto della ricerca, come emerso nel primo paragrafo, ma anche la prospettiva temporale entro cui le informazioni vengono cercate. Alcuni intervistati raccontano infatti di quanto siano importanti i momenti dei pasti come occasioni di “passaparola”. Se è vero che l’informazione “incontra” i ragazzi e viene cercata nel contesto della propria quotidianità, è importante allora tenere conto che essendo tanti i “tipi” di giovani, altrettanto numerose e diversificate possono essere le loro abitudini e necessità. I ragazzi lavoratori, in particolare, hanno affermato di cercare le notizie e di 38 Uno sguardo dal mondo dei giovani Capitolo 2 approfondire quelle di particolare interesse nei momenti liberi dall’attività professionale, come la sera oppure il sabato e la domenica. Per questi giovani, specie se si tratta di artigiani, i vincoli imposti da orari, mansioni e contesti costringono a strategie differenti rispetto a quelle dei coetanei studenti. Al termine della giornata lavorativa i luoghi dove è possibile consultare la Rete gratuitamente sono chiusi; inoltre, per chi vive in provincia, il minor numero di servizi come gli Internet Point limita ulteriormente le risorse a disposizione. Questi ragazzi ricorrono allora agli amici che magari possiedono la Rete in casa, chiedendo loro di cercare un’informazione o di poter navigare. Queste relazioni divengono una fonte di informazione importante perché disponibile, quando non ne sono accessibili altre, gratuita e, infine, ricca di spunti. I propri amici, infatti, «hanno caratteristiche diverse: uno guarda molto la TV, un altro segue molto i forum ecc.». 2.2 Giovani e mezzi di comunicazione di massa Questi ragazzi cercano e captano l’informazione in modi e tempi che coprono l’intera quotidianità, ma in questa “pervasione dell’informazione”, cosa pensano dei mezzi che utilizzano? Sono tutti uguali o si possono rilevare scelte specifiche? Come già detto, dato il numero circoscritto di intervistati, le considerazioni proposte di seguito possono essere assunte più come suggestioni che come affermazioni conclusive. Gli stimoli emergenti dalle interviste dovrebbero essere specificati non solo in riferimento ai tanti tipi di giovani, ma anche rispetto alle diversità territoriali. - Una cassetta degli attrezzi piena a partire dai propri territori: rispetto agli strumenti utilizzati per accrescere il proprio livello di informazione, i contenuti di conoscenza possono essere rintracciati in vario modo: bacheche dei Comuni, delle scuole o delle Università, cartelloni di varia natura, banchetti e volantini, radio locali, giornalini scolastici o di territorio, quotidiani gratuiti rappresentano la maggior gamma di stimoli. Gli intervistati confermano, in tal modo, che il binomio quotidianità e territorio è un punto imprescindibile per il proprio arricchimento informativo. 39 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Qual è quindi l’apprendimento possibile per i servizi IG? Una proposta potrebbe essere quella di essere capillarmente presenti nei contesti, con diversi tipi di mezzi informativi, quali volantini lasciati sui treni, appesi nelle bacheche delle scuole, la pubblicità sui quotidiani gratuiti ecc. (a questo proposito, si veda il capitolo 5 in tema di promozione degli IG). La questione fondamentale per il servizio può essere dunque quella di uscire da se stesso e andare ad agganciare i ragazzi nei tanti luoghi dove questi vivono, studiano e lavorano. Altro elemento centrale è quello di comprendere che i giovani sono un insieme di tante gioventù, con tempi e strumenti diversi, quindi il target del servizio può divenire molteplice e non essere limitato solo a quello degli studenti, che spesso è quello più facilmente avvicinabile. - L’ambivalente valore dei mezzi di comunicazione di massa: le comunità a cui appartengono i ragazzi – quartieri, città, paesi, circoscrizioni ecc. – spesso non sono in grado di soddisfare pienamente il loro fabbisogno informativo. Internet, televisione e radio permettono ai ragazzi di rintracciare informazioni o di essere aggiornati su ciò che appartiene a una comunità geograficamente più ampia. Questi strumenti di comunicazione hanno il vantaggio di ampliare l’orizzonte dei ragazzi, ma secondo gli intervistati non sempre superano la “prova” della vicinanza, dell’affidabilità e della capacità di creare un legame significativo. Quando la discussione si apre alla vita sociale e politica del paese, gli intervistati chiamano in causa i telegiornali e i palinsesti televisivi, considerati oggi, non solo poveri di contenuti, ma soprattutto poco attendibili: «Non c’è niente di decente in televisione se non dopo le 23.30. […] tutti i TG sono di parte» Stampa, TV, radio ecc. sono dunque presenti nella vita dei ragazzi, ma non mancano di attirare critiche da parte loro. L’ambivalenza dimostrata nel corso delle interviste da giovani di diversa estrazione sociale, nazionalità e grado di impegno civile suggerisce un’importante direzione di lavoro: i giovani utilizzano tutta la gamma di suggestioni che incontrano a livello informativo. Ciò non significa che non mettano in atto un processo di analisi e selezione rispetto alle fonti. Alcune di esse sono considerate più attendibili di altre, ma spesso ciò non avviene in 40 Uno sguardo dal mondo dei giovani Capitolo 2 senso assoluto, bensì relativo. L’affidabilità infatti dell’origine del messaggio viene costruita tenendo conto di alcuni fattori: l’importanza che il tema riveste per il singolo, la natura del mezzo di comunicazione e lo stile o propensione personale. Tutto ciò vale anche per la Rete come dimostrato al punto successivo. - Internet sì, Internet no: tra i molti strumenti di informazione, il Web ricopre un ruolo dominante, ma quali sono i suoi modi di utilizzo? Le riflessioni dei ragazzi restituiscono un’immagine non scontata di Internet, poiché esso non è considerato il mezzo di informazione per eccellenza. Come già indicato nel paragrafo precedente, esistono dei limiti alla sua fruibilità: non sempre è disponibile un computer a casa, alcuni possono incontrare difficoltà nell’accesso a postazioni a consultazione gratuita per problemi di lavoro ecc. La Rete inoltre è utilizzata in modo diverso: c’è chi vi ricorre per recuperare informazioni di primo livello da approfondire in seguito usando altre fonti - ad esempio i libri -, ma vi è anche chi fa l’esatto contrario, per cui la biblioteca diventa il luogo di informazione per avere «un’infarinatura», per poi rivolgersi alla Rete per dettagliare ulteriormente le conoscenze. Che cosa può esserci dietro queste divergenze di opinione? - stili di fruizione diversi: i giovani intervistati ci dicono che l’utilizzo o meno di Internet può dipendere dai gusti personali, da una maggiore dimestichezza, da abitudini, dal grado di investimento personale sul tema da approfondire ecc.; - interesse differente per i temi: per qualcuno Internet è funzionale se i temi presi in analisi non sono troppo personali. Alcuni ragazzi affermano che se si tratta di informazioni legate alla sfera intima, allora diviene prioritario recarsi in un luogo fisico dove incontrare persone con cui costruire un rapporto di fiducia; - diversa maturità culturale: i giovani o gli adolescenti hanno diversi livelli di maturità personale e di competenza culturale nell’accedere alle risorse della Rete. Individui con strumenti cognitivi, culturali ed economici differenti approcciano Internet con modalità diverse. Gli operatori dell’informazione devono avere chiaro che Internet può essere uno tra gli strumenti di informazione disponibili, ma non sempre 41 Molte gioventù, nuovi Informagiovani risulta il più indicato. Stando ad una recente indagine Censis (2006)11 sulla diffusione e l’impiego dei mezzi di comunicazione di massa tra i cittadini europei, l’analisi dell’accesso all’informazione attraverso l’utilizzo di più mezzi, quali quelli dell’oralità, come televisione e radio, stampati e digitali, relega la popolazione italiana all’ultimo posto dopo Gran Bretagna, Germania, Spagna e Francia. In particolare, in merito all’uso di Internet, la popolazione in generale risulta utilizzare poco la Rete, mentre molto critica è la situazione delle fasce di adulti di età compresa tra i 30 e i 64 anni, soprattutto delle donne. Migliora la situazione se si tratta di ragazzi: i giovani italiani (14-29 anni) sono sostanzialmente al passo con i coetanei europei sull’utilizzo dei media e sulla familiarità con Internet12. Secondo lo studio, la difficile situazione italiana sarebbe spiegabile non tanto in termini di digital divide quanto di cultural divide. Gli italiani non utilizzerebbero meno gli strumenti perché privati della possibilità di accesso ai mezzi informatici, ma piuttosto perché esiste una «barriera che impedisce l’accesso ai media a causa delle carenti competenze culturali di base»13. Per tale ragione, per alcuni utenti degli IG potrebbe risultare necessario un supporto nella ricerca informatica. La Rete non può essere intesa come la soluzione a ogni forma di bisogno informativo. Ne sono convinti i ragazzi intervistati, poiché Internet propone una tale mole di contenuti da rendere difficile per loro discernere l’attendibilità delle fonti. I luoghi fisici sarebbero, pertanto, più sicuri per il reperimento di informazioni, in quanto fornirebbero un’occasione di incontro con facilitatori in grado di aiutare i ragazzi nella decodifica e nella verifica 11 CENSIS, U.C.S.I. (2006), Sesto Rapporto sulla comunicazione. Le diete mediatiche degli italiani nello scenario europeo. Franco Angeli, Milano. 12 La tendenza è più che confermata dagli ultimi dati CENSIS/U.C.S.I., diffusi in un comunicato stampa durante la redazione di questa pubblicazione, e che attestano una crescita notevole dell’uso di Internet presso i giovani tra 14 e 29 anni. Nello specifico, tra il 2003 ed il 2007, la percentuale d’utenza complessiva del Web, per la stessa fascia d’età, è salita dal 61% all’83%, mentre quella relativa all’uso abituale di Internet (almeno tre volte alla settimana) dal 39,8% al 73,8%. Lo stesso rapporto di ricerca registra un aumento generalizzato nell’impiego di tutti i media presso i ragazzi, una molteplicità di strumenti a disposizione che li spinge a «passare da un mezzo all’altro secondo un “nomadismo mediatico” – come dichiarato da Giuseppe Roma, Direttore Generale CENSIS - che si accompagna al disincanto dovuto all’assenza di una vera prospettiva gerarchica tra i media». 13 CENSIS, U.C.S.I. (2006), Sesto Rapporto sulla comunicazione. Le diete mediatiche degli italiani nello scenario europeo. Franco Angeli, Milano, p. 97. 42 Uno sguardo dal mondo dei giovani Capitolo 2 dei contenuti, ai quali sarebbe possibile rivolgere domande e con cui fissare incontri di chiarimento futuri. Il Web, le cui doti di velocità e di ricchezza sono indiscusse, può essere un bacino di stimoli, anche iconografici, e di esperienze, soprattutto nella misura in cui si possono scaricare materiali, ma la selezione è migliore quando realizzata altrove, specie se all’interno di una contesto relazionale. Coerentemente, la richiesta dei giovani incontrati è quindi quella di essere aiutati nel gestire le informazioni reperite on-line, attraverso il confronto con persone più esperte nel trattamento delle informazioni e capaci di ricorrere alle nuove tecnologie, di cui la Rete rappresenta solo una parte. 2.3 Giovani e temi socialmente “difficili” Formazione, lavoro, mobilità, tempo libero sono alcuni dei temi “classici” degli IG. Quali spazi potrebbero avere, secondo i ragazzi, i temi sociali quali i comportamenti sessuali e l’uso di sostanze stupefacenti? Quando si è domandato ai ragazzi se avrebbero desiderato ricevere informazioni su questi argomenti in luoghi come gli IG, essi hanno risposto in modo affermativo. Secondo gli intervistati, infatti, è ancora scarsa la conoscenza su questi temi, in special modo presso le giovani generazioni, poiché continuano a essere considerati temi taboo intorno ai quali gli adolescenti si vergognano di porre domande. A complicare ulteriormente lo scenario interviene poi il fatto che è difficile per loro individuare gli interlocutori specializzati su questi temi. Alcuni dei partecipanti alla ricerca affermano: «Serve essere in relazione con le persone per parlare di certe cose e non in tutti i luoghi se ne può parlare». Rispetto a informazioni sui temi delle sostanze stupefacenti, della sessualità e dei comportamenti a rischio, le strategie di ricerca sono quelle presentate nel paragrafo 2.1. Alcuni avviano una prima ricognizione attraverso Internet, mentre altri procedono contattando i professionisti dei consultori al fine di poter preservare l’anonimato e di avere la possibilità di contare sulla competenza specifica dell’interlocutore. Professionalità, discrezione e, quando possibile, anche familiarità dell’esperto, emergono come elementi imprescindibili nel trattare temi così delicati. 43 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Rilevata l’esistenza del bisogno informativo su tali questioni, resta da comprendere come vi si possono accostare gli IG. Partendo dai suggerimenti degli intervistati occorre porre attenzione ad alcuni nodi di contenuto e di metodo: - temi sensibili come questi richiedono agli operatori di possedere adeguate conoscenze e/o di essere in grado di svolgere un buon lavoro di rete: dato il bisogno dei ragazzi di poter considerare una fonte affidabile rispetto alla discrezione, alla correttezza delle informazioni, alla relazione affettiva ecc, per gli operatori IG si aprono una serie di possibilità: una formazione almeno di base sui temi in oggetto e l’assunzione su di sé di una relazione capace di sostenere la complessità del tema, il padroneggiamento della rete territoriale e, infine, l’organizzazione di eventi comuni con agenzie del territorio deputate ad assolvere una funzione informativa specifica sui contenuti sensibili. In tal senso, nel corso dei focus group con gli operatori (capitolo 3) sono emerse progettualità sui territori che vedono coinvolti, ad esempio, i consultori; - i contenuti complessi richiedono tempi e strumenti specifici di diffusione dell’informazione: quando ai ragazzi intervistati è stato chiesto di suggerire quali potessero essere, dal loro punto di vista, i luoghi più opportuni per una diffusione di informazioni su temi particolarmente delicati, essi hanno proposto di trattare tali questioni nei contesti usuali di ritrovo dei giovani o nei posti come gli IG dove i coetanei abitualmente transitano. L’attenzione dovrebbe essere però catturata, secondo loro, attraverso manifesti o altri materiali capaci di suscitare curiosità, affinché i giovani procedano poi autonomamente ad attivarsi nella ricerca di informazioni utili. Altri ragazzi hanno rilanciato l’importanza dei momenti collettivi come le assemblee di istituto, durante le quali è possibile distribuire materiali informativi. La scuola sembra restare il luogo privilegiato per azioni di sensibilizzazione e prevenzione su temi come le sostanze o la sicurezza stradale. Tale istituzione è infatti un luogo che raggiunge tutti, mentre non sono ritenuti efficaci i mezzi di comunicazione di massa, per via dell’incoerenza con i contenuti dei messaggi che spesso questi veicolano, ad esempio la pubblicizzazione in televisione delle bevande alcoliche. 44 Uno sguardo dal mondo dei giovani Capitolo 2 Dopo aver ascoltato le proposte raccolte direttamente dagli intervistati, occorre lasciar sedimentare le suggestioni e riflettere sulla complessità di processi che i temi inerenti devianza, disagio o difficoltà emotivocomportamentali apportano alla funzione informativa. Nella riflessione dei ragazzi si intrecciano infatti processi aventi finalità diversa: informazione di primo livello, prevenzione, sensibilizzazione, aggancio, fino a giungere quasi a forme di educativa di strada. È chiaro che non tutto può e deve appartenere agli IG. Di loro competenza può essere la ricezione di bisogni di questo tipo, la raccolta di materiale informativo adeguato, la conoscenza delle strategie comunicative dei ragazzi in tema, la consapevolezza delle risorse sul territorio, l’attivazione di progetti. Non si tratta, quindi, di improvvisare, ma neppure di allontanare difensivamente da sé questi temi, bensì di costruire una riflessione specifica. 2.4 Giovani tra informazione e partecipazione, tra se stessi e l’istituzione Nei capitoli 4 e 5, dalle voci di esperti e di referenti delle cooperative, sociali emergerà in modo chiaro un concetto: i giovani desiderano assumere il ruolo di produttori di conoscenze e di progettisti di eventi. Essi, quindi, non devono essere identificati solo come target, ma anche come potenziali produttori di informazione. A tal fine, i ragazzi intervistati sono stati interrogati sulle loro esperienze di partecipazione alla realizzazione di contenuti e alla loro diffusione in occasione di eventi da loro stessi organizzati. Dalle riflessioni è emerso che: - i ragazzi sono stati tutti produttori di informazione in relazione a un evento. I giovani hanno preso parte alla progettazione di differenti tipi di iniziative: feste scolastiche o di paese, concerti, manifestazioni teatrali ecc. Tali occasioni hanno avuto luogo principalmente nei territori di appartenenza o di lavoro, dove i ragazzi hanno predisposto anche le “campagne” di pubblicizzazione e di comunicazione delle loro iniziative. Tale produzione di informazioni è stata funzionale non solo a sostenere la partecipazione dei giovani organizzatori, ma anche quella della cittadinanza nella sua interezza; 45 Molte gioventù, nuovi Informagiovani - i ragazzi sono stati in grado di ricorrere a una varietà di strumenti di comunicazione e di luoghi. Il coinvolgimento di un pubblico di pari, di adulti o di entrambi è stato reso possibile, specificano gli intervistati, attraverso la realizzazione di volantini e di cartelloni, nonché per mezzo di banchetti, di macchine con altoparlanti, di articoli e annunci sui giornali locali. I ragazzi hanno affermato di essere stati soddisfatti dal ricorso a questi mezzi, poiché hanno permesso loro di raggiungere l’obiettivo di coinvolgere i loro pari. In termini di efficienza, è stato sottolineato come molto utile lo strumento del “passaparola”. La comunicazione orizzontale e informale tra coetanei, ancora una volta, si presenta come canale fondamentale nel doppio senso della raccolta di informazione e della loro trasmissione, e la sua forza è data dall’affidabilità: «la comunicazione di un pari può contenere credibilità». Internet non manca di giocare un ruolo anche quando si tocca il tema del protagonismo giovanile. Alcuni intervistati, infatti, hanno pubblicizzato le proprie idee attraverso la costruzione di un sito o mettendo annunci on-line. Interrogati sui luoghi privilegiati per la comunicazione dei propri eventi, i giovani hanno affermato di aver scelto i medesimi contesti in cui avviene la raccolta di informazioni: stazioni, treni e locali. E’ stata confermata la validità di tutti questi contesti come “buone vetrine” per i loro progetti; - alcuni ragazzi hanno potuto contare sull’aiuto degli IG. In fatto di luoghi virtuali o reali utili per la sensibilizzazione rispetto alle iniziative volute in prima persona da adolescenti e ragazzi più grandi, anche gli IG hanno confermato la loro utilità. Gli intervistati hanno confermato di aver ottenuto appoggio anche dagli IG locali. Alcuni, in particolare, hanno confermato che il servizio ha reso possibile la diffusione gratuita di volantini e di comunicati stampa. Nel caso specifico, occorre precisare che i ragazzi avevano già costruito un buon rapporto con l’istituzione locale. Per gli operatori, un suggerimento da cogliere a partire da questa esperienza positiva è quella di costruire con i ragazzi relazioni durature nel tempo, in modo che essi apprendano come utilizzare appieno le potenzialità del servizio e sfruttino nel modo migliore le occasioni di scambio. Nel corso delle discussioni, infatti, è emerso che nell’immaginario giovanile i luoghi di emanazione dell’ente sono rappresentati e sentiti come eccessivamente istituzionalizzati: 46 Uno sguardo dal mondo dei giovani Capitolo 2 «È difficile avvicinarci e partecipare in posti dei quali abbiamo un’immagine come quella di un’istituzione burocratizzata». Gli operatori IG devono essere consapevoli che i giovani possono avere nei confronti di un servizio istituzionale un atteggiamento pregiudiziale (cfr. capitolo 5). In altre parole, i giovani pur non conoscendo realmente un servizio come l’IG, potrebbero ugualmente considerarlo come un contesto burocratico, perché istituzionale. La consapevolezza di questi atteggiamenti deve spingere gli attori pubblici verso un’azione di studio sulla propria immagine e a un lavoro di promozione. Molti suggerimenti in tal senso emergeranno nel corso del capitolo dedicato agli esperti; - i giovani sono soddisfatti quando possono instaurare una relazione con le amministrazioni. L’importanza del lavoro sulla forma di un servizio pubblico però non è che una parte del percorso verso il sostegno della partecipazione. Nel corso delle interviste alcuni giovani testimoniano che i processi di partecipazione e protagonismo possono essere ulteriormente facilitati se a livello locale si può contare su un buon rapporto con i propri assessorati di riferimento – ad esempio le Politiche Giovanili. I ragazzi che hanno manifestato una relazione positiva con la dimensione politica dicono di aver potuto stabilire un contatto diretto con le amministrazioni tramite occasioni di dialogo. I giovani hanno sostenuto di essere stati incoraggiati all’impegno quando hanno avvertito un reale interesse da parte delle istituzioni nei loro confronti. Che cosa si intende, secondo i ragazzi, per atteggiamento costruttivo da parte delle istituzioni? Non solo ai momenti di incontro diretto con gli assessori, ma anche all’aiuto concreto ricevuto ad esempio con la concessione in affitto di un locale per le prove musicali, oppure grazie all’agevolazione nel reperimento di strumentazione per concerti ecc. Un tema da approfondire per gli IG può essere quello della natura della relazione che lega i ragazzi alle istituzioni. Non sempre il coinvolgimento delle istituzioni da parte dei giovani è dovuto a un radicato senso di appartenenza alla comunità, quanto piuttosto a una relazione d’uso (cfr. capitolo 5). Fatta salva questa connotazione, nulla vieta però che il rapporto possa evolvere: l’utilizzo dell’istituzione per i propri scopi può essere il primo momento di aggancio da cui può seguire 47 Molte gioventù, nuovi Informagiovani una più proficua collaborazione. I ragazzi intervistati rilanciano in effetti l’esigenza di conoscere e di poter interagire maggiormente con i servizi istituzionali dedicati ai giovani, tra cui le Politiche Giovanili in primis, attraverso incontri e occasioni di confronto diretto. 2.5 Giovani e gli IG: un territorio inesplorato Dopo questo lungo percorso, non poteva restare senza risposta una domanda fondamentale, vale a dire: i giovani intervistati conoscono e utilizzano gli IG? Data la limitatezza del numero di casi scelti (28 ragazzi) e la conseguente parziale impossibilità di generalizzare le opinioni emerse, in questo paragrafo vengono presentati i punti di attenzione segnalati dagli intervistati in tema di servizi pubblici informativi. In tal modo, tali stimoli potranno essere aggregati con quelli degli operatori (capitolo 3), dei referenti delle cooperative sociali (capitolo 4) e degli esperti (capitolo 5) nella definizione di alcuni percorsi di ripensamento. Quali sono, dunque, i processi su cui gli IG dovrebbero lavorare con maggiore intensità interpretando le riflessioni dei giovani coinvolti? - Promozione e accessibilità. Nei due gruppi di giovani emergono gradi diversi di conoscenza degli IG. Qualcuno non sa che cosa siano, altri li conoscono solo a grandi linee ma non hanno chiare le loro funzioni: «Non so quanti tra i miei coetanei conoscano il servizio» e «Non conosciamo le potenzialità e l’offerta del servizio». Poiché meno di dieci ragazzi dei circa 20 presenti in uno dei gruppi coinvolti afferma di avere un’idea precisa su che cosa sia e come agisca un IG, l’indicazione che si può trarre da queste prime considerazioni è che gli IG possono lavorare sui loro territori per farsi conoscere meglio. Occorre, quindi, che prima di una ri-progettazione si affronti la questione della progettazione di alcune operazioni fondamentali, quali un’azione di “marketing” di se stessi. A ciò si dovrebbe accompagnare una riflessione approfondita sul grado di accessibilità di ciascun servizio: i ragazzi hanno, infatti, sottolineato come le strutture dovrebbero adattarsi ai loro tempi quotidiani – scuola, lavoro ecc. 48 Uno sguardo dal mondo dei giovani Capitolo 2 Alcuni degli intervistati che hanno avuto occasione di sperimentare una struttura IG suggeriscono quanto sia importante che i tempi dei servizi siano coerenti con quelli dei giovani, siano essi lavoratori, studenti o entrambi. Un orario di apertura che, almeno per alcuni momenti della settimana, comprenda la mattina e prosegua nel pomeriggio, magari anche fino a coprire una fascia pre-serale, potrebbe soddisfare meglio le loro esigenze. Inoltre, gli IG dovrebbero porre maggiore attenzione alla loro collocazione nel tessuto urbano. Il fatto che l’IG sia ubicato nel centro ha sicuramente dei vantaggi in termini di riconoscibilità e visibilità. Tuttavia, in quelle città in cui le condizioni di viabilità non consentono un facile accesso ai centri storici, allora si possono creare delle situazioni di disagio. Certamente, i ragazzi ritengono più opportuna una dislocazione che consenta una facile raggiungibilità con i mezzi pubblici. In tema di accessibilità, essa non deve essere intesa solo in senso fisico. Per essere contattabile, un IG potrebbe dotarsi di un sito e consentire la ricerca di alcune informazioni o l’aggiornamento di esse direttamente da dove i ragazzi si trovano. Tra gli intervistati alcuni pongono questa caratteristica come elemento cruciale per la facilitazione all’accesso. - Specializzazione del servizio e inserimento in una mappa di luoghi quotidiani per i giovani. Chi tra i partecipanti alle interviste collettive ha sperimentato direttamente gli IG, vi si è recato per molte ragioni: conoscere meglio possibilità sui viaggi per gli studenti, le iniziative nei propri contesti, le disponibilità di borse di studio, le occasioni di lavoro e, qualche volta, anche le questioni relative alla politica locale. L’IG come luogo di informazione generalista conferma, allora, la sua importanza. Nel dibattito, tuttavia, emerge anche una potenziale criticità per i servizi: molte informazioni sui contenuti appena indicati si possono trovare, infatti, presso l’Ufficio turistico, in Biblioteca, al CAG, nelle varie scuole e nelle loro segreterie. Sembra allora urgente rilanciare presso il pubblico giovanile quelle che sono le reali opportunità che il servizio offre, i modi con cui le si può utilizzare pienamente e cosa lo rende diverso da altri luoghi di informazione. Alcune indicazioni su una possibile specializzazione dei servizi IG suggeriscono che il loro utilizzo e la partecipazione sarebbero incentivati 49 Molte gioventù, nuovi Informagiovani da un’azione che li renda luogo di cui i ragazzi potrebbero aver bisogno tutti i giorni: «Dovrebbe essere un luogo che facilita la frequentazione quotidiana» I giovani, cioè, dovrebbero poter incontrare un servizio dinamico in cui spazi ricreativi si associano a quelli informativi; questi ultimi potrebbero essere arricchiti con l’organizzazione di incontri su tematiche vicine alla vita dei ragazzi, in base alle diverse fasce di età. - Ammodernamento. Resta un ultimo punto di attenzione importante per i ragazzi: un uso maggiore dei servizi potrà essere sostenuto anche rendendoli più agili, moderni e vicini ai giovani. Centri che si occupano di informazione non possono non conoscere e utilizzare i canali e gli strumenti specifici del loro target. Essi dovrebbero allora ricorrere e sperimentare soluzioni come prodotti informativi da distribuire in luoghi diversi per far conoscere il servizio e le opportunità in esso presenti; potranno stimolare la curiosità per mezzo di manifesti o video, anche su quei temi che non sono patrimonio della classificazione classica, ma che pure sono oggetto di attenzione da parte dei ragazzi, quali sostanze stupefacenti e sessualità. Ciascun IG dovrà poi essere dotato di software, database aggiornati e di postazioni per la navigazione su Internet, con operatori che siano in grado di fornire accoglienza e adeguato supporto alla ricerca. - Pensare al ruolo dell’operatore. L’operatore dell’Informagiovani è anzitutto descritto dai ragazzi come una persona da cui si desidera essere trattati “alla pari”; da lui si aspettano risposte esaurienti e non banali, oltre che la capacità di lavorare in rete. I giovani vorrebbero infatti poter ricevere consigli su altri luoghi dove poter approfondire le informazioni. Alcuni degli intervistati richiedono che l’IG consenta loro di guidare la ricerca di ulteriori informazioni utili e che sappia suggerire strumenti e percorsi nuovi. L’operatore dovrebbe essere competente, ma capace di decodificare le informazioni per dare risposte che siano comprensibili. È pertanto determinante la sua abilità nell’analisi della domanda, accompagnando i ragazzi verso una migliore definizione del loro bisogno informativo, insieme alla funzione di orientamento. L’operatore non dovrebbe solo rispondere alle domande, ma anche sostenere processi di 50 Uno sguardo dal mondo dei giovani Capitolo 2 partecipazione e protagonismo, rendendo i giovani attori di processi informativi e comunicativi e fornendo loro competenze nella produzione di messaggi e di campagne informative trasferibili in altri contesti. 51 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Capitolo 3 UNA LETTURA DAI TERRITORI: GLI OPERATORI INFORMAGIOVANI Premessa Il presente capitolo illustra i dati principali prodotti nel corso di nove focus group – realizzati dalla seconda metà del 2007 – che hanno coinvolto attivamente 40 strutture tra Centri e Punti Informagiovani di tutto il territorio piemontese. Le interviste di gruppo sono state condotte sui singoli territori – Nord, Sud est e Sud ovest del Piemonte e Torino – al fine di consentire la partecipazione di più operatori possibile. La scelta di non centralizzare le interviste è stata dettata, inoltre, dalla volontà di avvicinare tra loro Coordinamento regionale/Laboratorio e i singoli Centri, permettendo momenti di confronto tra realtà geograficamente simili (cfr. capitolo 1). Nelle pagine che seguono sono sintetizzati i contenuti raccolti nel corso dei focus group, accanto alla presentazione dei dati di tendenza emergenti a maggio 2008 dalla somministrazione di un questionario tecnico realizzato dal Coordinamento regionale. La raccolta delle informazioni, tuttora in fase di approfondimento, è stata condotta della segreteria di Coordinamento. Gli strumenti focus group e questionario tecnico sono stati costruiti in modo da essere complementari in riferimento ai reciproci obiettivi. Il questionario, pensato inizialmente solo ad uso interno della rete, aveva come finalità il reperimento analitico di informazioni rispetto alla collocazione fisica del servizio, alla sua identità, al numero di passaggi nel corso dell’anno precedente, ai temi più richiesti, ai software presenti, alla 52 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 dotazione strumentale, alle collaborazioni a livello di reti, alle iniziative di successo qualificabili come buone prassi. I focus group, invece, hanno lasciato più spazio al dibattito tra operatori su alcune tematiche cruciali: la funzione informativa oggi, il profilo dell’operatore, gli strumenti di lavoro, i punti di forza e di debolezza nella realizzazione delle attività, le relazioni con le istituzioni locali e con le Politiche Giovanili e le tendenze future del servizio IG nel suo complesso. I dati emergenti dalla prima e dalla seconda tecnica di raccolta si intrecciano a seconda dei temi trattati nel corso del capitolo. 3.1 Dentro i territori, dentro gli IG Prima di presentare le suggestioni degli operatori in merito a chi sono e che cosa fanno, si propongono alcuni dati di sintesi sui servizi IG del Piemonte per capire dove si colloca la loro azione. Al mese di maggio 2008 avevano risposto al questionario tecnico 69 su circa 80 Centri e Punti IG del territorio piemontese. La raccolta, come già esplicitato, è ancora oggi in corso: il personale della segreteria del Coordinamento sta procedendo ad approfondire quelle informazioni che paiono ancora parziali, al fine di poter avere un quadro il più esatto possibile sulla situazione tecnica dei servizi. I questionari compilati provengono dalle diverse aree geografiche del Piemonte e si distribuiscono come illustrato nel grafico 1: sul totale dei 69 Centri e Punti rispondenti, il 43,5% dei servizi appartengono alla provincia di Torino, il 20,3% alla provincia di Cuneo, il 14,5%, l’11,6% e il 10,1% rispettivamente alle zone di Asti-Alessandria e Verbano-Cusio-Ossola, Novara e Vercelli e, infine, alla provincia di Biella. Si può precisare che la percentuale di ritorno dei questionari è decisamente elevata in quanto 69 strutture rispondenti su 80 rappresentano l’86,25% del totale. A ciò si aggiunge poi il fatto che le 80 strutture sono comprensive anche di alcuni Punti che potrebbero non essere più attivi. Il Coordinamento regionale sta procedendo a questa ulteriore verifica. Un dato utile a comprendere l’identità dei servizi IG oggi presenti sui territori è quello relativo al tipo di gestione: tra le strutture che hanno risposto alla domanda, circa il 38% è a gestione pubblica. È elevata, sebbene inferiore alla precedente, la percentuale di servizi gestiti in convenzione, in modo misto o in appalto: si colloca intorno al 29%. 53 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Questo dato è utile per comprendere che, nel corso di questo capitolo, i punti di vista degli operatori provengono da realtà diverse, pubbliche o del privato sociale. Infatti, in modo specifico alla cooperazione sociale, in quanto frequentemente chiamata a organizzare i servizi IG, è dedicato il capitolo 4. Biella 10,1% Alessandria Asti 14,5% T orino 43,5% Cuneo 20,3% VCO, Novara, Vercelli 11,6% Grafico 1: distribuzione territoriale delle strutture che hanno risposto al questionario tecnico, come da dati disponibili alla fine del mese di maggio 2008 Ultimo dato che si ritiene opportuno anticipare è quello dei tempi: alle strutture piemontesi è stato richiesto di indicare l’anno di avvio del servizio, al fine di comprendere l’andamento delle aperture degli IG negli anni. Il grafico 2 riassume questi dati, ponendo in relazione gli anni di apertura con il numero di IG aperti in quell’anno: tranne per il Centro di Torino nel 1982, come primo Informagiovani in Italia, il periodo di maggiore diffusione dei servizi informativi sul territorio è stato comunque quello compreso tra il 1989 e il 1994, arco di tempo che ha coinciso con il momento di maggiore attenzione alle tematiche inerenti le Politiche Giovanili. Altra fase di numerose aperture è stata quella tra il 1997 e il 1999, immediatamente successiva all’approvazione della Legge regionale n. 16/95. Sono seguiti alcuni anni di rallentamento per poi assistere a nuove aperture di IG tra il 2002 e il 2004. Certamente nell’ultimo quadriennio sono stati attivati un minor numero di servizi informativi per i giovani – con un’eccezione nel 2005, in cui ne sono nati 3 – mentre il 2007 e il 2008 hanno visto la creazione di due nuovi Centri. 54 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 Il tema dell’apertura e della chiusura degli IG è una questione complessa: non sempre un servizio che apre come IG è tale nella sua natura. Il grafico 3 ci aiuta a comprendere meglio questa affermazione. Esso rappresenta l’articolazione delle risposte ottenute da circa 40 IG alla domanda “Il servizio è anche…”, a cui seguivano una serie di opzioni tra cui: URP, Informacittà, Agenzia turistica ecc. 8 7 7 6 6 5 5 4 4 3 4 2 2 1 1 1 1 0 0 08 20 02 20 00 20 98 19 96 19 94 19 92 19 90 19 88 19 86 19 84 19 82 19 0 06 20 0 0 0 2 2 04 20 0 3 3 2 1 5 4 3 2 1 5 Grafico 2: distribuzione temporale dei servizi Informagiovani rispetto all’anno di apertura Il quesito aveva lo scopo di comprendere l’eventuale commistione tra IG e altri servizi. In base alle risposte ricevute a maggio 2008, si può dire che il 26% degli IG è anche un’Informacittà, il 10% è anche URP o agenzia turistica, il 7% è anche un Centro di Aggregazione Giovanile, il 12% è anche un Informalavoro. Interessante citare le opzioni che sono state indicate in quell’ampia categoria definita “altro”. Secondo quando scritto dai rispondenti, gli IG possono essere abbinati anche a: - spazi d’ascolto per giovani; - Informanziani; 55 Molte gioventù, nuovi Informagiovani - servizi di formazione per adulti; uffici Cultura, Sport, Tempo Libero, Politiche Sociali; Eurodesk e scambi giovanili; Informastranieri; Uffici pace; Sportelli di associazioni; Informadisabile; altro. Molti IG sono dunque anche un servizio informativo di altro genere, rivolto a fasce differenti di cittadinanza. In alcuni casi, inoltre, non si tratta solo di due identità abbinate, ma anche di tre. In questo capitolo, ma più ancora nel capitolo 4, emergerà con chiarezza come questa identità plurima dei servizi comporti un certo snaturamento della funzione originaria, un eccessivo carico di lavoro, difficoltà organizzative ecc. Informacittà 26% Altro 35% URP 10% Informalavoro 12% Centro aggr. 7% Ag. Turistica 10% Grafico 3: i servizi con cui convivono gli IG sul territorio piemontese (maggio 2008) Si corre il rischio che la convivenza di più servizi svuoti d’identità gli IG, e che quindi essi non possano più svolgere una funzione informativa coerente (cfr. capitoli 3 e 4). Questa affermazione sintetizza uno dei possibili 56 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 percorsi di lavoro per gli IG e per il Coordinamento, al fine di avviare un confronto sulle progettazioni con le rispettive istituzioni politiche. 3.2 Voci sull’operatore IG dagli operatori IG: le autodefinizioni S’intende ora sospendere il viaggio dedicato alla natura e ai tempi degli IG per affrontare ciò che avviene al loro interno dal punto di vista degli operatori. Dalle riflessioni del paragrafo 3.1, è emerso che ci sono IG “storici” e altri nuovi, che la maggior parte dei servizi svolge almeno un’altra forma di funzione informativa e che i Centri possono essere gestiti da operatori pubblici, ma anche da dipendenti di cooperative. Inevitabilmente, dalle riflessioni degli operatori emergono le implicazioni legate a questa situazione. Una prima risonanza delle vicende territoriali si incontra nei dati presentati di seguito. Si tratta di alcune delle autodefinizioni degli operatori IG, raccolte nel corso dei focus group. Si è deciso di presentarle, per far emergere i vissuti riguardanti la propria funzione, la propria quotidianità e il proprio ruolo, al fine di cogliere quella componente emotiva che appare sempre più importante nel lavoro di relazione con i giovani. In apertura dei focus, i partecipanti sono stati invitati ad applicare una breve tecnica di autoproiezione, finalizzata a cogliere la percezione dell’operatore rispetto al proprio ruolo e alle funzioni che l’attività informativa comporta. A ciascuno è stato chiesto di disegnare o scrivere il nome di un oggetto in grado di descriverli come operatori IG. Un oggetto che fisicamente esiste nel Centro in cui lavorano e che pensano li possa rappresentare. Uno dei conduttori di ciascun focus14 ha scritto su una lavagna le fasi della catena documentaria, in ordine casuale: analisi della domanda, ricerca e selezione delle informazioni, elaborazione, erogazione, valutazione e feedback. Una volta terminato il compito ciascun partecipante ha condiviso in gruppo la sua idea. Contemporaneamente un conduttore (“il moderatore”) ha portato all’attenzione del gruppo le fasi della catena documentaria e ha 14 Tutti i focus group sono stati realizzati alla presenza di due ricercatori: uno avente il ruolo di “moderatore” vero e proprio della discussione e l’altro di “osservatore”. 57 Molte gioventù, nuovi Informagiovani chiesto ad ognuno di accostare il proprio disegno a una o più di queste, quella/e più vicine al suo lavoro quotidiano o più importanti per esso. Le risposte degli operatori possono essere raggruppate in alcune categorie che raccontano i punti di forza e di debolezza dell’attività informativa quotidiana. - Gli operatori che si concentrano in particolare sulle fasi di accoglienza e analisi della domanda: ƒ l’operatore Accoglienza. È colui che si colloca nella fase di analisi della domanda. L’incontro con i ragazzi e la capacità di entrare in relazione sono, per questo operatore, gli elementi basilari della funzione informativa. Si è accoglienti soprattutto per facilitare la decodifica e l’elaborazione delle domande. Accade, infatti, che i giovani arrivino all’IG mostrando difficoltà nell’esplicitare le loro necessità; ƒ l’operatore Poltrona. Fondamentale nella relazione informativa è l’accoglienza, mettere a proprio agio l’utente, farlo “accomodare”. Questo dà senso al servizio, rappresenta la qualità dello stesso ed è uno strumento per l’analisi dei bisogni; ƒ l’operatore Porta aperta. Un operatore sceglie questa categoria perché per lui l’IG è anzitutto un luogo accessibile, caratterizzato da un’accoglienza diversa da altri servizi, un luogo dove si possono ottenere le informazioni più varie, a 360 gradi. Un luogo di tutti, dove chiunque può accedere, al di là dell’età: dagli studenti agli insegnanti, fino «al signore ottantenne che sta imparando a usare il computer e vuole mandare una e-mail». Attualmente l’ufficio che gestisce il servizio è sbilanciato sull’area educazione, a causa delle poche ore e risorse a disposizione. Per una migliore gestione delle attività di sportello, egli auspica che ci siano in futuro altre strutture, ad un livello superiore, in grado di cercare, selezionare, preparare le informazioni e inviarle ai singoli Centri. La fase del lavoro cui si sente più affine è quella dell’accoglienza. Fa riferimento alla prima azione che svolge all’interno del Centro quando arriva una persona: metterla a proprio agio in modo che possa chiedere serenamente. Secondo lui è fondamentale strutturare l’ufficio e preparare gli operatori a far sì che le persone possano entrare nella struttura in modo confidenziale, sereno, senza percepire la distanza che c’è solitamente tra l’istituzione e il cittadino, la distanza dello sportello; 58 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 ƒ l’operatore Porta aperta e relazioni. La parte fondamentale del servizio è l’analisi della domanda, momento cruciale in cui si gioca tutto il lavoro. Da un lato, nella relazione diretta con l’utenza, l’analisi della domanda ha lo scopo di interpretare le richieste, andando al di là delle domande esplicite, e dall’altro è utile ad un obiettivo più generale del servizio, quello di monitorare l’evoluzione dei bisogni informativi degli utenti. Capire in che direzione sta andando l’IG, cosa sta chiedendo l’utenza, quali sono i nuovi linguaggi, quali possono essere i modi per avvicinare i ragazzi più giovani: la porta aperta indica che l’IG deve uscire dalla sua sede, spostarsi idealmente in città e riflettere sul servizio offerto, andando oltre l’interazione con la singola persona; ƒ l’operatore Sportello. Se lo sportello rappresenta il servizio “visto da fuori”, l’operatore sportello è colui che si definisce attraverso l’immagine del servizio, attraverso ciò che l’IG appare agli occhi dell’utenza. L’operatore si rappresenta come chi accoglie, ascolta, dà le informazioni e aiuta nella ricerca. Tra tutte le attività sono importanti due momenti: l’analisi della domanda e la valutazione del servizio offerto. Sapere se si è riusciti a fornire un buon servizio è anche un modo per far sì che l’utente ritorni; ƒ l’operatore Spugna. È quello che si trova ad assorbire completamente le richieste dei ragazzi; la funzione informativa si espleta, per lo più, nello spazio e nel tempo di analisi della domanda, non c’è altro tempo per preparare le risposte attraverso un lavoro di back office. Infatti, in questi casi, invece che alla predisposizione delle informazioni, il back office è dedicato all’elaborazione delle risposte. All’operatore non è sempre chiara la richiesta dell’utente, per cui è necessario un tempo per approfondire il suo bisogno. In questi casi si preferisce rinviare il momento dell’erogazione delle informazioni ad una fase successiva, per avere il tempo di rielaborare i contenuti. Si chiede alla persona di tornare oppure s’invia il materiale per posta elettronica o con altra modalità. - Gli operatori storici: l’operatore Pilastro. È la persona di riferimento del servizio, quella che vi lavora da più tempo, alla quale gli utenti si rivolgono in virtù di un rapporto di fiducia maturato negli anni. Per lui la funzione informativa è rappresentata quasi in egual misura da tutte le 59 Molte gioventù, nuovi Informagiovani componenti della catena documentaria, con un’attenzione particolare all’attività di erogazione, quasi che la risposta ricevuta da “quella persona” abbia, per gli utenti, una diversa attendibilità. - Gli operatori che si propongono attraverso gli strumenti che utilizzano maggiormente: ƒ l’operatore Scrivania. È quello che colloca se stesso e il suo ruolo nel luogo di accoglienza degli utenti, la scrivania dell’IG. Come nei casi precedenti, l’elemento fondamentale è ascoltare e capire se si è in grado di dare una risposta. Le fasi del lavoro cui l’operatore si sente più affine vanno dall’analisi della domanda alla ricerca e erogazione dell’informazione, per concludersi con la valutazione del servizio offerto, per capire se risponda effettivamente alle richieste dell’utente. L’operatore è consapevole che una domanda, a volte, può nascondere altro, ad esempio quei bisogni di cui i ragazzi possono non essere ben consapevoli o di cui non vogliono parlare apertamente; ƒ l’operatore Internet. Il Web è strumento fondamentale per chi non ha altre fonti di informazioni e vuole comunque dare suggerimenti utili all’utenza. Anche in questo caso, come per l’operatore Spugna, si “naviga” sulle richieste che la persona pone durante la fase di analisi delle domanda. I bisogni a cui la funzione informativa risponde sono l’ascolto, l’orientamento iniziale e la possibilità di rielaborare la domanda con l’aiuto dell’operatore. Nell’elaborazione delle risposte possibili ha un ruolo importante anche la collaborazione con gli altri servizi del territorio; ƒ l’operatore Cassetta delle idee e dei suggerimenti. La cassetta delle idee e dei suggerimenti rappresenta l’operatore di un servizio che ha sempre puntato sulla rilevazione dei reali bisogni dei giovani e delle loro proposte. Il Centro diventa quindi un’opportunità perché i giovani possano essere partecipi: per questo operatore un aspetto fondamentale dell’attività informativa è, infatti, chiedersi cosa i giovani si aspettino dal servizio, cosa sia necessario fare e cosa non sia ancora stato fatto. La fase della catena documentaria scelta da questo operatore è quella della valutazione e del feedback; ƒ l’operatore Bacheca. La bacheca di cui parla questo operatore raccoglie in sé tutte le attività che fanno capo al Centro in cui lavora e delle quali questi è il referente. Gestisce gli sportelli IG e Informalavoro, un ufficio turistico e un ufficio di servizi al cittadino. 60 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 Insieme a lui c’è un volontario in servizio civile: due sole persone per un servizio aperto al pubblico 36 ore alla settimana e quindi senza spazi per il lavoro di retro-sportello, per scelta dell’amministrazione comunale. L’attività di back office viene effettuata necessariamente in presenza dell’utenza, anche quando questa è veramente numerosa. In parallelo, l’operatore IG è responsabile anche del Centro giovani, frequentato da un gruppo di trenta ragazzi. Quella che descrive è «una grossa bacheca… con un gran casino dentro!» Non è il carico di lavoro a preoccuparlo maggiormente, quanto il fatto di raggruppare tutti i servizi in una sola persona. Anche questa è una scelta dell’amministrazione dettata dai tagli al personale. La fase dell’attività informativa che sceglie è l’erogazione; ƒ l’operatore Bacheca e Telefono. L’operatore che sceglie questi due oggetti lavora presso un Centro che negli ultimi anni ha subito una serie di trasferimenti. È stato ubicato nel centro cittadino, vicino al palazzo comunale, poi spostato presso la sala di consultazione della biblioteca civica, in una fase in cui la presenza dell’operatore è stata molto limitata. Successivamente è stato deciso di lasciare la sala di consultazione perché era un locale dove si studiava e si utilizzava Internet, in silenzio, e all’interno del quale il trillo del telefono e le richieste degli utenti dell’IG recavano disturbo. Nella sala è stata lasciata una bacheca informativa e l’operatore è stato trasferito in un ufficio del Comune. Oggi il personale della biblioteca comunica per telefono con l’operatore IG per l’invio delle persone che chiedono del suo servizio. Chiaramente questo ha significato un grande calo dell’utenza, ma parallelamente si è sviluppata la collaborazione con le Politiche Giovanili e il Centro giovani, per cui l’organizzazione del lavoro è cambiata. L’operatore IG è più a contatto con i giovani e con le associazioni per organizzare manifestazioni, mentre la parte prettamente informativa ha subito un drastico ridimensionamento. La bacheca della sala consultazione è rimasto lo strumento per fornire informazione e il telefono è quello di primo contatto con l’utenza; ƒ l’operatore Bacheca e Computer. È colui che si definisce in relazione agli strumenti che maggiormente utilizza sul lavoro: il computer e la bacheca. Si fa riferimento al computer usato dall’operatore, non a quello eventualmente dedicato ai ragazzi. Il PC è utile non solo alla ricerca delle informazioni, ma anche all’analisi della domanda, poiché le richieste arrivano anche attraverso la posta elettronica; mentre la 61 Molte gioventù, nuovi Informagiovani bacheca è, invece, indicata come canale classico dell’erogazione dell’informazione, uno strumento che va curato e aggiornato e che contribuisce a dare informazioni anche oltre l’orario di apertura. Ancora una volta l’operatore percepisce come ugualmente importanti tutte le fasi dell’attività informativa; ƒ l’operatore Computer. Il momento dell’erogazione è decisivo, comporta saper dare una risposta e saper assecondare, e in questo il PC è lo strumento essenziale, senza il quale il lavoro dell’operatore non è completo e grazie al quale si possono aggiungere nuove informazioni a quelle contenute nei faldoni; ƒ l’operatore Computer e Telefono. L’operatore IG che sceglie il computer e il telefono come oggetti che lo rappresentano sul lavoro, considera particolarmente importanti le fasi di analisi della domanda ed erogazione dell’informazione. I due oggetti sono quelli più utilizzati durante le ore di lavoro. Il servizio in questo caso è sempre aperto al pubblico, il computer è sempre connesso per la ricerca di informazioni e il telefono squilla continuamente. Non ci sono ore di back office: non c’è tempo dedicato alla selezione del materiale e alla sua elaborazione, né alla valutazione del servizio offerto. Aspetti che sono ritenuti comunque importanti, ma che non possono essere realizzati per ragioni organizzative – poche ore a disposizione per il back office, operatore singolo ecc; ƒ l’operatore Bacheca e Info-point. È quello che ... non si vede, ma c’è! La bacheca e l’Info-point – le postazioni Internet dove i ragazzi possono navigare e fare le proprie ricerche – sono, per questo operatore, gli strumenti fondamentali dell’IG. L’operatore è rappresentato in questo caso dalla struttura e dagli strumenti classici di erogazione dell’informazione, ma non dal suo ruolo, né dalla sua persona. La funzione informativa si espleta quasi esclusivamente nel back office, durante la fase di raccolta delle notizie che andranno ad aggiornare la bacheca. Solo in sporadiche occasioni l’operatore si organizza per seguire direttamente la ricerca delle informazioni insieme all’utente, egli ritiene che non ci siano le condizioni per lo scambio diretto di informazioni tra operatore e utente, poiché l’operatore IG non ha la preparazione adeguata ad un approccio simile, né le competenze per riuscire a fornire, in questo modo, risposte corrette ed esaustive; 62 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 ƒ l’operatore Bacheca e Girandola. L’operatore che ha scelto la bacheca per parlare di sé considera il proprio ruolo versatile. Egli, come la bacheca, si trova all’interno e all’esterno del servizio, è al centro di un lavoro che coinvolge tutti i mezzi a disposizione dell’IG – computer, telefono ecc. – oltre a tutte le fonti di informazione, ed è a disposizione degli utenti. Il suo ruolo è utile all’utente curioso che ha bisogno di suggerimenti, così come a quello che, anche fuori orario di apertura, chiede sempre delle informazioni. La bacheca è anche un riferimento all’interno del servizio, sia per i colleghi sia per gli esterni, e riassume le caratteristiche dell’operatore: chiaro, immediato, senza fronzoli, con informazioni trattate e interpretate. L’erogazione è il momento più importante e delicato. L’operatore, che in questo caso sceglie tutte le fasi della catena documentaria, si descrive come una girandola: un oggetto multicolore, come i settori dell’IG, e sempre in movimento, come una persona che ha più funzioni, seguire le Politiche Giovanili, organizzare eventi ecc: «L’IG deve girare dove gira il vento, è inutile che si fossilizzi su un tipo di informazione o su un settore di cui non importa a nessuno»; ƒ l’operatore Faldone. È quello che si colloca principalmente nelle fasi di analisi della domanda e di ricerca e selezione delle informazioni. Non è sempre facile e immediato capire quale sia il vero obiettivo delle domande degli utenti; queste a volte sono confuse ed è quindi importante per l’operatore non solo comprendere le richieste dell’utenza, ma anche avere a disposizione le risposte, le informazioni in grado di soddisfare i loro bisogni. Il faldone è l’oggetto che racchiude i “campi” dell’IG, il contenitore delle risposte a tutte le domande possibili; ƒ l’operatore Porta d’entrata. L’immagine dell’IG per questo operatore è quella “primordiale”, quella che aveva quando era utente, quando ha conosciuto il servizio per la prima volta. Un “luogo magico”, dove poter trovare molte cose che possono interessare, in cui andare anche senza l’idea di una ricerca precisa, ma anche solo a “curiosare”. L’operatore in questo caso si colloca nella fase di valutazione del servizio, si mette “nei panni” dell’utenza e si pone una serie di domande critiche sia sull’organizzazione interna del servizio sia sull’esterno: su cosa puntare, cosa vuole il giovane, come si evolve l’informazione. Ciò permette di proiettarsi nel futuro e non analizzare solo l’immediato. 63 Molte gioventù, nuovi Informagiovani - Gli operatori che segnalano nodi critici: ƒ l’operatore Jolly. È quello che si occupa di tutta l’attività informativa, è l’unico operatore in servizio presso il Centro IG che segue tutte le fasi di lavoro. L’impressione è quella di fare un po’ tutto, trascurando a volte la qualità del servizio offerto e correndo il rischio di dare all’utenza informazioni incomplete o non del tutto corrette; ƒ l’operatore Computer, Raccoglitore, Altri uffici e Due persone contente. Il computer e il raccoglitore sono, per questo operatore, gli strumenti più utilizzati sia per raccogliere informazioni, sia per erogarle. L’espressione “altri uffici” indica coloro che dovrebbero collaborare con l’IG per fornire le informazioni; all’interno del proprio ente, sono gli uffici delle Politiche Giovanili che, secondo l’operatore, di solito collaborano poco. “Le persone contente” sono gli utenti che effettivamente si rivolgono al servizio: sono due e potrebbero essere cento, ma, alla luce dei drastici tagli alle ore di sportello e dello spostamento dell’ufficio in più luoghi nel corso di un solo anno, è impossibile che l’affluenza al servizio resti costante. Secondo l’operatore le istituzioni locali oggi non si preoccupano minimamente di capire cosa fa l’IG, mentre hanno dato priorità ad altre attività. Le fasi di lavoro a cui questo operatore si sente più affine sono la ricerca, l’elaborazione e l’erogazione dell’informazione; ƒ l’operatore Defibrillatore. La scelta di questo oggetto per descrivere il suo lavoro ha un duplice significato. Anzitutto quello del limite cardiaco che questo operatore realmente vive e poi dell’oggetto nel quale egli si identifica, come colui che va a “defibrillare” gli altri, a far da calmiere per colleghi, superiori, politici o dirigenti, se questi vanno in fibrillazione. Egli vive grazie a questo strumento e il suo lavoro dentro l’IG è molto simile alla sua funzione, una persona di vitale importanza per il servizio. Si occupa degli aspetti di coordinamento e della parte amministrativa; non si trova in un luogo separato rispetto al luogo d’accoglienza dell’utenza e questo comporta a volte la possibilità di ricoprire anche funzioni di sportello. Sente più vicina, infatti, la fase dell’erogazione. - Gli operatori che svolgono attività organizzative a supporto della funzione informativa: ƒ l’operatore Porta. La porta descritta da questo operatore, qualche volta aperta e qualche volta chiusa, è quella del suo ufficio, adiacente 64 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 all’IG. Da qualche anno non si occupa direttamente di erogazione delle informazioni, ma ha funzioni di coordinamento e responsabilità. L’ufficio in cui lavora, tuttavia, è continuamente assalito da una serie di domande degli utenti, dei colleghi, del dirigente. Con i colleghi ha avviato un lavoro di coordinamento per capire come si può riorganizzare la sala consultazione e come gestire in generale l’informazione, anche alla luce del taglio di risorse e del cambiamento della domanda degli utenti. Anche in questo caso, rispetto alle aree di lavoro, la sua attenzione è maggiormente rivolta alla fase di valutazione; ƒ l’operatore Vetrina e Bacheca. Per arrivare ad avere una vetrina, un sito, è necessario un grande lavoro alle spalle. L’operatore in questo caso è anche responsabile del servizio e ricopre molti ruoli al suo interno: a volte è allo sportello, ma si occupa anche di relazioni esterne, è coordinatore, progettista ecc. L’obiettivo del suo lavoro è inserire in un contesto già elaborato, che è la “vetrina”, tutta una serie di informazioni e di proposte che, grazie al lavoro di back office, vengono messe a disposizione del pubblico. 3.3 L’operatore: ruoli, competenze e professionalità Dopo aver compreso come i partecipanti ai focus rappresentano se stessi, è stata aperta una discussione sui nodi ritenuti fondamentali rispetto alla professionalità dell’operatore Informagiovani. 3.3.1 Le competenze dell’operatore Il complesso di abilità, capacità e conoscenze relative agli operatori IG, secondo gli stessi operatori, è distinguibile in alcune categorie: 1. caratteristiche personali: gli intervistati segnalano che per un operatore IG è importante essere prima di tutto informato su molti ambiti. Tale qualità viene qui collocata tra le abilità o caratteristiche personali perché non è solo riferita ai contenuti degli IG. 65 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «Fare informazione vuol dire anzitutto informarsi, leggere tantissime cose; informarsi per acquisire delle conoscenze per primi, per poi chiaramente riuscire ad offrirle». Un aspetto di questa capacità di informarsi ad ampio raggio pare essere la curiosità. Questa qualità può essere molto utile nel proprio lavoro, in termini di capacità di anticipare i bisogni dei giovani: «La curiosità che comunque va al di là dei bisogni che ci arrivano dai ragazzi, avere voglia di mettersi a cercare altre cose che potrebbero essere correlate, anche se in quel momento non c’è richiesta». Il professionista dovrebbe avere poi caratteristiche appetibili per molte altre figure professionali, quali l’apertura mentale, una grande capacità di analisi delle situazioni e la ricettività rispetto agli stimoli, primi fra tutti quelli del territorio circostante. Secondo un operatore è importante «aprire tutti i cassetti della mente». La complessità del ruolo dell’operatore giustifica, inoltre, l’affermazione di alcuni, secondo cui un altro elemento alla base dell’attività informativa è la carica motivazionale dell’operatore. Credere nell’utilità del servizio ne migliora la qualità, soprattutto nel caso di Centri gestiti direttamente da dipendenti degli enti. Qui, più che altrove, gli operatori IG si scontrano con un modello di lavoro altamente burocratizzato, spesso poco motivante e con dirigenti ed amministratori che, a volte, non riconoscono l’utilità del servizio offerto. Un riconoscimento che, fortunatamente, invece arriva dal pubblico a cui i Centri IG si rivolgono: «La carica motivazionale è grande, insieme al piacere di lavorare con un pubblico giovanile. Con il passare del tempo cambia il servizio, così come cambiano i ragazzi. Soprattutto chi gestisce Centri come operatore di un ente, dall’interno, deve aver bisogno di una grande motivazione: il tuo stipendio è uguale a chi alle quattro non vede l’ora di scappare dall’ufficio, mentre tu timbri quando ti è possibile. Ti scontri con la quotidianità, sia rispetto ai colleghi, non tutti, sia rispetto alla dirigenza […], perché si reputa che il servizio una volta avviato vada avanti da sé. Da operatore, invece, ti rendi conto di quanto sia importante l’azione che sta sotto: la ricerca e la selezione, l’elaborazione e il trattamento delle informazioni sono il fondamento e spesso è un po’ dimenticato. Cosa ci fa rimanere è sapere di fare un lavoro di una certa 66 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 importanza, e così è percepito dagli utenti, da chi utilizza il servizio: è la grande differenza tra gli operatori»; 2. competenze trasversali: in questa categoria includiamo soprattutto quelle competenze relazionali che paiono sempre più cruciali per un buon lavoro informativo. Quest’area di abilità viene proposta da un intervistato come un possibile nuovo nucleo identitario per gli IG: laddove la funzione informativa è appannaggio di molti servizi, occorre puntare su quanto gli operatori hanno appreso ad esercitare al meglio, cioè un buon rapporto con i ragazzi: «[…] Per essere il doppione di altre cose [servizi informativi] che esistono e sono magari più qualificate di noi, non facciamolo. Quindi, non parliamo più tanto di informazione come centrale, fondamentale di questi servizi, ma […] puntiamo di più sul rapporto con le persone, che è cosa molto diversa». In queste pagine non si intende scrivere di relazione tra operatore e utente in senso retorico. Saper condurre una buona relazione implica, infatti, l’apprendimento di competenze tecniche elevate di ascolto, di gestione di un colloquio, di animazione ecc. Nello specifico, pensando ad un repertorio di capacità, questa riflessione potrebbe essere un interessante ambito di lavoro per il Coordinamento regionale: «[…] Non è sufficiente essere socievoli e disponibili, bisogna conoscere tecniche di conduzione del colloquio». Comunque gli operatori concordano sul fatto che si debba imparare ad uscire dallo sportello e raggiungere i giovani, sempre utilizzando in particolare le abilità di relazione: «Fare informazione vuol dire anche uscire dallo sportello, cioè andare dove i ragazzi si incontrano - penso alle scuole - o formare giovani che promuovano l’informazione tra pari». Il movimento verso l’esterno pare una necessità che altri testimoni nel corso della ricerca hanno posto come imprescindibile (cfr. capitoli 2 e 5) e rappresenta il momento di aggancio in cui la capacità di rapportarsi risulta determinante per poter «riportare i ragazzi allo sportello dove, però, la relazione diventa fondamentale». 67 Molte gioventù, nuovi Informagiovani L’abilità nel costruire un buon rapporto inizia da una buona comunicazione, innanzitutto nel momento dell’interazione faccia a faccia: essere chiari, intraprendenti nel dialogo, avere capacità d’ascolto. Per tutti è importante mettere la persona a proprio agio, farla sentire accolta, evitare di avere atteggiamenti giudicanti. In tale contesto, l’operatore assume anche il ruolo di facilitatore dei processi di comunicazione, oltre che di informatore, aiutando i ragazzi ad esplicitare i propri bisogni informativi ed intercettando, ove possibile, le domande implicite: «Questi ragazzi arrivano e devi faticare a tirargli fuori le cose, fanno una fatica incredibile a parlare, non dico di sé, ma anche di cose normali… e quindi punto molto sull’accoglienza». Allo stesso tempo, però, i presenti sottolineano l’importanza di assumere un atteggiamento diretto e onesto nei confronti dell’utente: è normale ammettere che non si è a conoscenza di ciò che la persona sta cercando. «[È importante] saper cercare l’informazione. Far capire alla persona che c’è disponibilità a mettersi in gioco, non aver paura a dire “non lo so”». Tra le competenze trasversali ritenute importanti vi è anche quella progettuale. La professionalità dell’operatore sembra arricchirsi di sfaccettature e dinamismo: senza trascurare un buon padroneggiamento della componente informativa, una parte dei partecipanti segnala la necessità di far evolvere l’IG dalla logica di sportello a quella di servizio capace di movimento verso l’esterno. Questa condizione dipende molto dall’operatore che deve essere in grado di esercitare: «Abilità nell’erogazione di informazioni, ma anche capacità progettuali per le iniziative». Essere capaci di progettazione può voler dire anche essere capaci di innovazione: «Ci sono informazioni che non ci chiedono più da vent’anni e le teniamo ancora». La flessibilità, allora, appare sulla scena come un’ulteriore abilità da allenare, per i professionisti futuri. Questa sembra importante in relazione ad almeno tre aspetti: la competenza nel sapersi muovere in modo diverso in relazione a persone differenti: «[…] In base a chi entra ti devi trasformare […], 68 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 se il politico, il preside della scuola o altro devi essere adatto a chi hai davanti»; la conoscenza dei mezzi tecnici nel corso della loro evoluzione: «C’è questa cosa in più: i ragazzi viaggiano su Internet e tu devi stargli dietro, anzi di più, davanti»; la capacità di applicare uno spirito imprenditoriale; 3. competenze tecniche: mentre molti operatori procedono a delineare il proprio ruolo sempre più in senso dinamico, «a metà tra animatore e operatore dell’informazione», altri sottolineano l’importanza di possedere adeguatamente le competenze professionali di base. Le osservazioni emerse nei focus a questo proposito toccano tutte le fasi della catena documentaria. Infatti, il professionista deve essere in grado di: ƒ analizzare i bisogni: data spesso per scontata, questa capacità è, invece determinate in un contesto come quello giovanile dove la parola d’ordine è “diversità” (cfr. capitolo 2): «Oggi per fare informazione è fondamentale partire sempre e comunque da quelli che sono i bisogni. A noi [del Centro X], la ricerca fatta recentemente ha insegnato che i bisogni sono molto diversi in base all’età […], la quale determina anche i linguaggi e le modalità da utilizzare per raggiungere le nostre finalità»; ƒ cogliere le nuove tensioni: se un operatore mostra una buona capacità di lettura delle domande emergenti, difficilmente perderà le occasioni d’innovare il proprio servizio in modo coerente con le trasformazioni che avvengono, come quelle apportate dalla crescente varietà culturale. Infatti, molti degli utenti oggi sono di origine straniera, ragione per cui si impongono necessariamente nuove proposte e soluzioni a tutti i livelli: ĺ contenutistico: «Fare informazione oggi vuol dire avere attenzione a degli aspetti che sono nuovi, perché è evoluta la società. Mi viene in mente l’attenzione all’intercultura»; ĺ tecnico: «Come Centro stiamo lavorando per [predisporre] una serie di comunicazioni in lingua straniera. Anche […] le problematiche legate all’utilizzo dei linguaggi: per l’uso del computer c’è il problema della tastiera, sia per scrivere un messaggio in lingua che per l’utilizzo da parte dei ragazzi»; 69 Molte gioventù, nuovi Informagiovani ĺ professionale: «Bello avere un mediatore culturale giovane per i ragazzi stranieri che vengono lì e tante volte non riesci ad aiutare fino in fondo». ƒ accogliere e ascoltare con professionalità: è una competenza cruciale per l’esercizio della funzione informativa. La capacità di ascolto, ad un livello professionale, parte dall’accoglienza e comprensione del bisogno e procede sostenendo nei giovani la costruzione di una propria autonomia critica. Ancora una volta la strumentazione tecnica appare un elemento importante, ma accessorio o parziale, se non si riesce ad attivare una buona intesa: «Magari li ascolti un poco di più, li aiuti a preparare il CV, la domanda di lavoro e loro si sentono già più sostenuti». «Secondo me l’operatore dovrebbe avere capacità d’ascolto, poi dovrebbe accompagnare l’utente ad acquisire autonomia nella ricerca. Quindi fornire schede di sintesi […] che in qualche modo attivino ulteriormente la persona a fare ricerche». Secondo un operatore ciò che caratterizza gli IG è l’informalità, o meglio, “la professionalità dell’informalità”, che differenzia questi servizi da altri, anche simili, che li rende più vicini e accoglienti. «L’informalità è un punto di forza importantissimo dell’IG, che lo differenzia da altri uffici, come il CPI, in cui la gente avverte un distacco, una vecchia ostilità; quindi l’informalità, lo stile accogliente, che non vuol dire non professionale, ma [che si può definire] la “professionalità dell’informalità”, uno stile costruito, voluto, un setting ben preciso». ƒ comprendere la domanda: l’ascolto deve essere parte del più ampio processo di analisi della domanda, che attraverso le auto-presentazioni iniziali, gli operatori hanno definito fondamentale (par. 3.1): «Devi elaborare quello che ti chiedono, ma non sempre in realtà è quello che vogliono. Vengono con una domanda e poi alla fine ti accorgi che non è proprio quello che cercano; le domande strane che mi fanno le cerco e le catalogo, così mi rimangono». 70 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 Come verrà approfondito nel corso del capitolo, la trasformazione degli IG nel tempo ha spesso interessato la riduzione del numero di operatori e del loro monte ore-lavoro. Ciò ha comportato un necessario sacrificio, in termini di tempo dedicato, di alcune fasi della catena documentaria. In relazione a questa ridefinizione dei tempi e delle priorità, appare più chiaro il valore attribuito ad alcune fasi: l’analisi della domanda è uno dei momenti che gli operatori preservano, per poi procedere con il resto del lavoro. Spesso all’analisi della domanda segue una riformulazione di quanto detto dal fruitore del servizio. Nel fare ciò occorre essere semplici e adottare un linguaggio molto comprensibile: l’operatore è chiamato a capire e decodificare le domande e proporre risposte coerenti. La relazione tra quesiti e soluzioni spesso deve essere riproposta al giovane, al fine di sostenere la sua autonomia; ƒ essere un buon documentalista: gli operatori devono essere in grado di cercare le informazioni su ogni tema in modo completo, attento, efficace, pertinente, selezionando con cura soprattutto ciò che si reperisce in Internet. Le aree tematiche devono essere curate in modo approfondito e continuativo nel tempo. In questa fase di ricerca e selezione delle informazioni è inoltre necessario saper utilizzare le banche dati, ma non tutti i Centri e Punti IG ne dispongono. Le ragioni del mancato utilizzo sono il più delle volte economiche e la Banca Dati SPRING (cfr. Introduzione) ne è un esempio: non tutti gli IG possono permettersi ormai di acquistarla, pur riconoscendone l’utilità; ƒ organizzare le risorse e produrre informazione: la ricerca e la selezione dei dati sono preparatorie ad un’altra fase cruciale del back office, ovvero la produzione di informazioni. L’operatore deve riuscire a catalogare il materiale trovato in modo che sia facilmente reperibile da tutti gli operatori del Centro. Una volta sistematizzato, potrebbe essere adeguatamente elaborato per una presentazione al pubblico. Secondo gli operatori, pur essendo essenziale, «la produzione di informazioni è una tra le competenze necessarie, ma non sempre presenti, […] perché spesso e volentieri lavorano nell’IG persone che non sono competenti a fare questo genere di lavoro […]». Questa scarsa abilità ha, ovviamente, una ricaduta negativa diretta sulla qualità del servizio. Ed è tanto più grave quanto più sembra 71 Molte gioventù, nuovi Informagiovani assodato, secondo qualcuno tra gli intervistati, che l’IG non sia più in grado di produrre informazioni: «l’IG non produce informazioni soprattutto nei Centri piccoli, ma si limita a passare informazioni che gli arrivano o da agenzie un po’ più grandi oppure da chi via mail fa questo genere di servizio a pagamento. Naturalmente questo vincola molto il servizio: il risultato che [si ottiene], il confronto con i ragazzi, la possibilità di dar [loro] il genere di informazione di cui hanno bisogno»; ƒ curare l’erogazione: in parte connessa con la produzione dell’informazione, l’erogazione pare assumere anche un’altra accezione. Certamente è il modo “mediato” di proporre informazioni da parte dell’operatore. Egli prepara i materiali perché siano fruibili da chi ne dovesse fare richiesta. Esiste però una modalità “immediata” di presentazione dei contenuti: la risposta diretta dell’operatore al ragazzo giunto al servizio. In queste situazioni è importante la disponibilità, come elemento fondamentale del lavoro di servizio a contatto con l’utenza. La fase di ascolto e decodifica della domanda è importante per rassicurare la persona sulla qualità del servizio offerto, ma a questa deve seguire un’erogazione adeguata e non superficiale dell’informazione: «Disponibilità significa andare a fondo nel capire l’utente e nel cercare di rispondere in modo sostanziale, soprattutto nel caso in cui non si abbia la risposta immediata; far capire che si può attivare un meccanismo per cui si cerca la risposta, facendo presente che i temi vengono sempre aggiornati e le risposte alle stesse domande variano di conseguenza. […] Voler essere precisi nell’erogazione, non essere mai superficiali, non fermarsi mai a quello che c’è, è segno di qualità». Anche la verifica della comprensione da parte del ragazzo fa parte di quest’attività di traduzione dell’informazione. Per gli operatori sono importanti, dunque, le competenze di “ricerca” del feedback dall’utente. La funzione informativa si espleta infatti in entrambe le direzioni: quella dell’utente che riceve informazioni e quella dell’operatore che accoglie un ritorno ed effettua una verifica. Le informazioni cercate sono utili ad entrambi e l’attività informativa contribuisce alla crescita dell’utente come a quella del servizio: 72 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 «Anche il momento dell’erogazione è sempre un momento in cui uno ricerca l’informazione che gli potrà servire in altre circostanze, quindi nell’incontro con l’utente c’è non solo [il] dare, ma anche [il] ricevere»; ƒ possedere conoscenza e capacità di utilizzare la posta elettronica […]. La capacità di lavorare in gruppo: le due capacità non hanno, di per sé, molto in comune se non forse un elemento di possibile innovazione, legato all’identità del servizio IG. Entrambi gli aspetti richiamano una concezione non sportellistica del lavoro. Come accennato in alcuni stralci d’intervista precedenti, per gli operatori è importante conoscere l’evoluzione dei linguaggi per poter anticipare le richieste dei ragazzi o, almeno, sintonizzarvisi. Inoltre, poter utilizzare il gruppo come strumento di formazione e informazione richiama una certa attivazione da parte dell’operatore. Il fatto che non siano molti gli operatori ad aver posto queste due capacità tra quelle centrali per il lavoro dell’operatore IG, lascia il dubbio su una visione del proprio lavoro ancora radicata sulle dinamiche di sportello; ƒ gestire al meglio il tempo lavoro: in tempi di riduzione di personale e di ore di apertura, nonché di complessificazione delle domande, gli operatori devono imparare a organizzare bene il loro tempo, suddividendolo tra: ĺ front office; ĺ back office. Tale parte di lavoro non può essere considerata accessoria, poiché ha la stessa importanza dell’analisi della domanda e rappresenta il valore aggiunto al servizio offerto. Tra gli operatori coinvolti in focus, qualcuno afferma che questa funzione può essere svolta solo da un documentalista esperto, altri sostengono che ogni operatore dovrebbe essere un buon documentarista: «Manca il tempo e la professionalità del documentalista che valuta fino a che punto si riesca a dare una risposta, ad essere precisi. Se non hai questa figura, puoi essere accogliente quanto vuoi, però è il [suo] lavoro che ti dà la forza [la qualità del servizio]»; ƒ curare la visibilità e l’accessibilità del servizio: allestire la vetrina, usare una grafica accattivante e un linguaggio molto semplice sono abilità cruciali, tanto più nella misura in cui hanno la funzione di 73 Molte gioventù, nuovi Informagiovani facilitare l’accesso al servizio informativo a tutto il pubblico, anche a chi ha meno strumenti: «Accessibilità a tutti, da chi è laureato a chi non lo è»; ƒ conoscere il proprio territorio ed essere in rete: molti operatori segnalano come caratteristica fondamentale per l’IG la capacità di connessione con il territorio: «Competenze e professionalità sono dettate dal ruolo che l’IG deve avere: recepire le esigenze del territorio, elaborare ed erogare l’informazione». Questo elemento imprescindibile evidentemente ha una ricaduta a livello di competenze dell’operatore: egli deve uscire dal proprio sportello per aprire il servizio al contesto territoriale. Inoltre, il legame con l’ambiente locale può articolarsi su vari aspetti della funzione informativa: a. nell’ascolto dei bisogni, per cui ciascun IG si caratterizzerà per una certa flessibilità organizzativa a partire dalle richieste specifiche: «Sul nostro territorio le informazioni più richieste riguardano proprio il lavoro. Mi sono specializzata soprattutto su quelle. Poi, nel frattempo, vado a vedere tutto il resto. Tutte le altre aree informative continuo a mandarle avanti, perché potrebbe sempre arrivare qualcuno che le chiede»; b. attraverso l’informazione di prossimità: l’uscita, non solo metaforica, dalla propria sede comporta una notevole attivazione in fase progettuale e in termini di realizzazione. Infatti, se da un lato si riconosce l’efficacia dell’informazione portata là dove i giovani vivono (cfr. capitolo 5, in particolare), dall’altro si individuano le difficoltà che l’operatore, se unico nel servizio, può incontrare: «Capacità di uscire dal Centro e capire cosa succede nel territorio. In ogni caso la parte informativa resta centrale e un lavoro di contatto con il territorio richiede più risorse umane»; c. attraverso la costruzione di una rete di organizzazioni con cui collaborare sia per il reperimento delle informazioni, sia per l’organizzazione di eventi informativi: «Nei piccoli Centri diventa fondamentale il contatto con il territorio, perché comunque l’utente è molto legato al posto dove si trova. Diventa [importante] 74 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 attivare una rete di collaborazioni con enti, agenzie e tutto quello che ci può essere, che faciliti lo scambio e il reperimento delle informazioni»; d. attraverso il rinvio a servizi e strutture specifiche: «Secondo me, una competenza importante è quella di saper costruire una rete territoriale per accompagnare l’utente nel percorso di ricerca rispetto al bisogno che ha». Dai focus sono emerse altre due proposte in merito alla figura professionale interna agli IG: ĺ alcuni ritengono che saranno sempre più importanti in futuro le competenze relative all’orientamento, in parte già praticate nei servizi, in particolare dove siano i gestori privati a organizzare l’attività (cfr. capitolo 4): «Secondo me, bisognerebbe fare un passo ulteriore non solo per quello che riguarda l’informazione in sé, ma anche [rispetto a] un’informazione orientativa»; ĺ qualche operatore ritiene, invece, che il futuro degli IG passi anche attraverso la maturazione di competenze consulenziali. Queste sembrano riferirsi alle capacità di offrire un accompagnamento personalizzato, con una buona specializzazione su alcune aree tematiche e con la possibilità di formulare proposte individualizzate: «Credo che ci sia bisogno, oltre al cosiddetto accompagnamento all’informazione, di una consulenza più specifica nel settore del lavoro, della formazione, dell’inserimento e della disoccupazione; l’utenza, che si è elevata come età, richiede competenze che vanno al di là dell’informazione orientativa». Tuttavia, l’operatore che vuole offrire una consulenza personalizzata dovrebbe possedere in modo adeguato la conoscenza dei temi oggetto di accompagnamento, ma appare controversa la questione del grado di specializzazione tra gli intervistati. Sebbene alcuni operatori giungano a proporre una preparazione tematica specifica di alcune figure professionali presenti negli IG («L’ideale 75 Molte gioventù, nuovi Informagiovani sarebbe che ci fossero persone preparate in ambiti specifici, sui temi»), la maggioranza si mantiene sulla posizione che l’operatore deve saper trattare l’informazione in modo competente, ma pur sempre trattando un’informazione generalista. 3.3.2 L’importanza della formazione, dell’affiancamento iniziale e di un buon livello di expertise Trattando questo tema, molti partecipanti segnalano l’importanza di un’adeguata formazione per l’esercizio della propria funzione. Prima di tutto ci deve essere particolare attenzione a una buona formazione iniziale, seguita da un affiancamento on the job. Alcuni operatori dichiarano di non aver ricevuto alcuna forma di addestramento o tutoring. In questi casi i corsi non erano disponibili sui propri territori e non si è potuto partecipare ai percorsi formativi organizzati dal Coordinamento regionale a fronte di impedimenti organizzativi – impossibilità di lasciare il Centro, non autorizzazione della dirigenza o altro: «[...] Non ho mai fatto […] corsi di formazione, mi sono trovata all’IG senza nessuno che mi insegnasse cos’è. Mi sono trovata lì, senza operatori che mi spiegassero. Ho cercato di capirlo io. Mi hanno permesso di fare un solo corso... Quello che faccio non so se lo faccio bene o lo faccio male. Mi piacerebbe, ad esempio, capire di più come catalogare il materiale». In alcuni Centri, non potendo contare su una formazione ad hoc, si è ovviato con percorsi di autoformazione sui temi della comunicazione, della creatività, dell’arte, dell’animazione. Contenuti che, pur non essendo direttamente inerenti all’ambito informativo, stimolano la cura dell’altro e quindi favoriscono il lavoro di sportello. Tuttavia, oltre all’attivazione iniziale e a quella personale, il percorso di apprendimento di un operatore dovrebbe proseguire in una prospettiva “lifelong”, vale a dire di apprendimento continuo15. 15 Ad oggi il Coordinamento regionale organizza tutti gli anni moduli formativi per operatori junior e per chi ha già maturato esperienza. L’obiettivo dei corsi è sviluppare sia le competenze trasversali sia quelle tecniche. I corsi, attivati sulla base del fabbisogno formativo espresso dagli operatori, hanno sede a Torino e prevedono l’impegno di una giornata alla settimana per dieci-dodici giorni di formazione annua. I moduli sono normalmente tre, tutti ad accesso libero: ogni operatore sceglie quali corsi frequentare. 76 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 Altro elemento utile alla formazione delle competenze dell’operatore IG è il confronto con altri colleghi. Per molti intervistati, la gestione dell’IG avviene in solitudine, vale a dire che sono operatori unici nei servizi. Questa situazione viene vissuta con un senso di frustrazione sia per la compromissione della qualità del lavoro, sia per il senso di isolamento. Per cui per loro sarebbe una bella opportunità quella di poter essere inseriti in un gruppo di lavoro: «Noi siamo Centri più piccoli, è già tanto se c’è un operatore. Nel mio caso io mi occupo di front office, back office, Internet point e Politiche Giovanili, tutto quello che può riguardare i giovani. Devo cercare di essere preparato su tutto e di costruire le relazioni tra i giovani; tutto in quel pacchetto minimo di ore. Durante il servizio sei solo, non hai la possibilità di confrontarti con nessun altro, hai le tue idee e le uniche persone a cui le puoi presentare sono, appunto, o l’assessore o il dirigente». Il tema della collaborazione con altri colleghi non si declina solo nella versione di un potenziamento delle équipe dal punto di vista dell’organico. Per gli operatori infatti sono importanti e sono state significative quelle esperienze in cui c’è stata possibilità di confronto con altri colleghi. Alcuni partecipanti riportano a tal fine l’esperienza del Coordinamento provinciale degli IG del cuneese, attivato in passato per migliorare i servizi attraverso incontri diretti tra operatori della stessa area territoriale. Mentre, altri intervistati ricordano come questo bisogno fosse soddisfatto in passato anche dalla rete IG Net, una mailing-list gestita dall’IG di Modena. Lo strumento, secondo quanto riportato dagli operatori durante un focus, era utile per molte ragioni: permetteva di accedere alle domande, curiosità e risposte che i servizi IG mettevano in rete, facilitando quindi agli operatori il reperimento delle informazioni. Significava poter inserire le proprie ricerche di documentazione e riuscire ad offrire, in poco tempo, materiale già pronto su informazioni particolarmente complesse; un servizio utile, in particolare, ai neo-operatori ancora non specializzati, in grado di far sentire l’operatore non isolato, ma parte di un insieme: «[quando usavo IG Net], io non mi sentivo sola». La formazione e la collaborazione tra servizi sono due tra gli elementi che possono qualificare il lavoro dell’operatore. Un terzo elemento è quello dell’esperienza acquisita negli anni. Questa sembra avere un ruolo cruciale, tanto che la questione delle mansioni che possono essere riservate ad operatori molto giovani, come i ragazzi in servizio civile, appare 77 Molte gioventù, nuovi Informagiovani controversa. Presso alcuni dei Centri coinvolti i volontari in servizio civile si occupano della ricerca, selezione e trattamento delle informazioni, così come dell’erogazione “ordinaria”, mentre, nel caso di colloqui specifici, affiancano l’operatore anziano: «Da noi i civilisti [volontari in servizio civile] si occupano della ricerca, selezione e trattamento delle informazioni. Sulle cose ordinarie trattano con la gente, sulle cose che richiedono un colloquio affiancano me». Molti operatori, tuttavia, ritengono che l’erogazione delle informazioni, a qualsiasi livello si effettui, non possa essere demandata ad operatori con poca esperienza. La questione della composizione delle équipe con operatori non specializzati è complessa. Da un lato, c’è chi sostiene che un adulto possa avere più difficoltà a relazionarsi con ragazzi giovani, per cui può essere più strategico, oltre che di valore, proporre una forma di relazione tra pari presso il servizio: «Il servizio è tenuto da un’unica persona adulta che fatica a relazionarsi con i giovani». Per altri operatori, invece, i requisiti di età e di vicinanza di esperienze non sono sufficienti a garantire la qualità del servizio offerto. Ad essi va aggiunta la conoscenza puntuale delle tematiche, la padronanza delle informazioni delle quali si tratta con gli utenti, al fine di stabilire una relazione proficua e non superficiale: «Tu semini anche quando dai un’informazione banale e con sufficienza, e la cosa si proietta [negativamente] su altro. Magari ti affiancano qualcuno che è in grado di parlare col pubblico, ma non sa quello che legge e quindi parla col pubblico, ma fa conversazione». Inoltre, secondo alcuni, nella fase di erogazione dell’informazione, gli operatori giovani mancherebbero di quella sicurezza trasmessa invece dall’operatore adulto nello svolgimento dell’attività informativa: «Sicuramente l’erogazione è anche la maniera in cui la risposta viene data, non nel senso di essere cortese o no: se tu stesso non sei sicuro della risposta che dai, lo si capisce e magari la seconda volta [l’utente] non si rivolge alla stessa persona». Se è vero che la competenza relativa al processo informativo è una qualità importante per connotare in modo professionale un servizio come 78 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 quello degli IG, è pur vero, però, che in parte il ragionamento di alcuni operatori potrebbe essere dettato da ragioni difensive. Alcuni avvertono con ansia l’affiancamento di persone più giovani: più di altre, queste figure potrebbero costringere a una messa in discussione del proprio ruolo. In molti momenti della ricerca, dalla progettazione del Laboratorio, alle interviste con i referenti delle cooperative e gli esperti, ai focus stessi, si è avvertita la necessità di un chiarimento di valore e di metodo all’interno del Coordinamento, proprio in riferimento alla questione, non solo generazionale, che potrebbe essere riduttiva, ma più ampiamente della presenza di pari nel servizio informativo. Non si tratta solo di una questione di relazione tra “operatori vecchi e giovani”, perché questa potrebbe essere affrontata rilevando le sole differenze di stile di rapporto tra le due categorie. Tuttavia, potrebbe essere interessante riflettere e discutere insieme su quali funzioni possono avere i più giovani all’interno del sistema informativo e quali gli operatori con più esperienza. Certamente con ciò non si sta affermando che i servizi dovrebbero essere gestiti dai soli volontari: una preparazione professionale specifica è indispensabile. 3.4 La funzione informativa: oggi e domani Le autopresentazioni degli operatori descrivono bene il turbinio di azioni, richieste, soluzioni che essi adottano nello svolgere la loro normale attività. Nella complessità della situazione delineata, cosa accade oggi e cosa accadrà in futuro al nucleo dell’identità del servizio IG, vale a dire alla funzione informativa? In questa parte del testo, si propongono alcuni spunti di riflessione muovendo in modo “centrifugo” dalle considerazioni di quale sia la specificità del fare informazione oggi e nell’immediato futuro, sino a giungere alla relazione tra processo e altre questioni chiave, quali le scelte politiche, la “concorrenza” informativa ecc. Prima di entrare nel dettaglio si puntualizzano due elementi che si possono ritenere basilari: l’utilità del servizio e l’importanza dell’informazione generalista. Molti degli operatori intervistati nel corso dei focus possono considerarsi “storici” dei servizi, ossia impegnati negli IG da anni. Questi, al di là del bisogno di difendere l’identità professionale e del servizio percepita come minacciata, rimarcano che oggi l’IG è ancora autenticamente utile: esiste, 79 Molte gioventù, nuovi Informagiovani cioè, il bisogno di informazioni che non si trovano altrove, che vanno oltre gli eventi e le notizie della città: «Sono convintissima che sia un servizio di cui c’è bisogno, che serve. Lo [sperimentiamo] noi che ci si perde nel cercare in Internet. Non è vero che un ragazzino può fare tutto da solo!». Nel corso dei focus si mette in evidenza che la funzione informativa ha subito numerosi cambiamenti negli ultimi anni, primo tra tutti quello relativo all’utenza: all’IG non arrivano più solo giovani, ma anche adulti (cfr. par. 3.6). Tutti coloro che accedono a questo servizio apprezzano la possibilità di poter trovare in un unico luogo una varietà di informazioni che possono toccare vari ambiti d’interesse, confermando in questo modo l’importanza di un’informazione generalista come punto di forza dell’IG: «La funzione informativa è davvero importantissima. Dalla discreta utenza che c’era prima alla poca utenza che ho adesso, si rileva, comunque, il fatto che i giovani, e anche i non più tanto giovani, perché ormai all’IG vengono tutti, trovano informazioni di tantissimi generi nello stesso punto. [Ciò] è molto importante, perché vuol dire non dover andare in cinquanta posti diversi per trovare le cose che servono». 3.4.1 Esercitare una funzione informativa oggi Che cosa può essere la funzione informativa oggi in un IG? Fin troppo spesso si ritiene che questa funzione si esaurisca con l’utilizzo di Internet: che i giovani possano ricercare le informazioni solo sulla Rete e che per gli operatori questa diventi l’unica fonte informativa. Da più voci, infatti, nel corso della ricerca, siano esse quelle dei giovani, degli esperti, degli operatori ecc. emerge chiara la competizione tra l’informazione erogata dagli IG e quella proposta da Internet. Questo accostamento è così radicato nella rappresentazione collettiva da essere proposto forse un po’ troppo spesso anche dagli stessi operatori, sebbene in modo involontario. Fare informazione consiste davvero solo in un processo di trasferimento dell’informazione? È realmente solo quella relazione semplificata in cui allo stimolo, la domanda, corrisponde in modo lineare la risposta? Questo 80 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 modello di processo informativo, non è il frutto di una semplificazione un po’ troppo meccanicistica? È importante, dunque, per gli operatori IG procedere in un lavoro di destrutturazione delle proprie rappresentazioni in tema di funzione informativa, al fine di chiedere onestamente a se stessi cosa significhi per ciascuno esercitarla oggi. Nel corso dei focus group è stato chiesto ai partecipanti di procedere in questo sforzo di esplicitazione delle proprie rappresentazioni. Ne è derivata una lettura della funzione informativa più complessa, che può realmente divenire patrimonio di un servizio come quello degli IG, composto da persone, relazioni, strumenti. Qual è dunque il complesso di azioni che connotano oggi la funzione informativa? - Selezionare e approfondire: l’equazione funzione informativa = trasferimento può essere smentita considerando che esistono vari tipi di informazioni. Alcuni contenuti sono rappresentati da indicazioni semplici o puntuali – ad es. un indirizzo o l’orario di un treno – mentre altri hanno livelli di complessità ben maggiori. Si pensi ai concorsi, alle occasioni di mobilità, per non parlare di quello che serve per capire come dar vita ad un’associazione ecc. In questi casi la relazione che si crea con la fonte informativa è più complessa del semplice “prendere”. Occorre leggere attentamente le proposte, scegliere tra le varie fonti, confrontarle e così via. La funzione informativa presso gli IG si esercita fornendo informazioni articolate in gradi differenti, ma soprattutto attuando una selezione critica di fonti e contenuti: «[…] Si dice che ormai c’è Internet e i ragazzi su Internet trovano qualsiasi cosa, senza pensare che non è vero! La funzione che abbiamo noi è anche [quella] di selezionare quello che su Internet ha valore, è reale, giusto e importante divulgare. […] Noi applichiamo un filtro a tutta l’informazione che offriamo. […] Ci possono essere persone che Internet non lo sanno usare o non hanno il computer, ne esistono ancora, non sono tutti obbligati ad averlo». Nella misura in cui risulta soltanto apparente il binomio “informazione più diffusa - informazione più disponibile e recepita”, si conferma l’importanza per gli IG di caratterizzarsi come contesti di scelta e di approfondimento dei contenuti: 81 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «La nostra è già forse un’informazione di secondo livello, in cui si entra nel merito delle questioni. Paradossalmente su molte cose c’è più confusione di prima, molti pensano di non avere bisogno di supporto e vanno in quel marasma che è Internet». In un IG, una persona potrebbe trovare una gamma di informazioni definita in base ai bisogni, ricevere una formazione alla scelta delle fonti e dei contenuti, trovare una selezione dei materiali, ma soprattutto potrebbe ricevere una risposta personalizzata e più approfondita. Questa sfida appare significativa, poiché vuol dire non solo modificare in parte le abitudini e le competenze degli operatori (cfr. il punto seguente “consigliare e orientare”), ma anche costruire con il proprio fruitore una relazione tale per cui si riesca a “educarlo all’attesa”, alla capacità di accogliere la complessità delle risposte ottenute e di accettare il tempo necessario alla loro elaborazione. Tale “formazione” a un diverso modo di rapportarsi all’informazione dovrebbe essere la chiave per preservare una buona qualità del processo informativo. - Costruire: i mutamenti che hanno interessato gli IG nel tempo, a seguito di cambiamenti avvenuti in altri contesti, hanno visto i singoli servizi talvolta reagire, talvolta subire le trasformazioni in modo quasi passivo. Eppure nel corso dei focus group, alcuni operatori hanno evidenziato spazi di azione e di attivazione che potrebbero connotare questi servizi. Oggi più che mai, la funzione informativa dovrebbe accompagnarsi ad un processo di costruzione e di sintesi tra le informazioni. Non è qualcosa di molto diverso da quanto gli operatori fanno nella propria quotidianità, elaborando guide, volantini ecc. Forse il suggerimento degli operatori va nel senso di osare, di innovare i percorsi in modo, che i professionisti non siano a loro volta dominati dall’informazione, ma la possano trasformare e produrre. Per fare ciò è necessario avere motivazione e competenze adeguate al cambiamento: occorre imparare a comunicare in modo più efficace, con strumenti sintonizzati ai modelli comunicativi, con idee personalizzate ecc.: «Credo che i giovani siano bombardati di informazioni che arrivano da tutte le parti, da media e giornali. Forse il nostro compito è quello di far sintesi, cioè capire, partendo dalla domanda, le cose che loro vorrebbero. Cercare di fare una sintesi partendo da quelli che sono i loro bisogni per cercare di tirare fuori le informazioni più utili, più dirette, che possono utilizzare senza perdersi, in 82 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 modo corretto e con linguaggi adeguati, per aiutarli a fare scelte e intraprendere percorsi». - Consigliare e orientare: la proliferazione di informazioni e di fonti ha contribuito a spostare sempre più l’attività degli IG verso i processi di sostegno all’autonomizzazione, che erano già tra i principi alla base di questi servizi. Tali processi però si vanno caratterizzando in misura crescente, secondo gli operatori, in termini di personalizzazione delle risposte, di orientamento e di consulenza. Gli operatori narrano del loro incontro quotidiano con un’utenza che può giungere già informata, ma che domanda poi un aiuto per trovare un senso e una direzione in cui inserire i contenuti. Tutto ciò è ancora più vero per coloro che dispongono di pochi strumenti e opportunità: «Siccome, oggi, l’informazione di base si trova su Internet e [come dimostrato dalla] ricerca che abbiamo svolto noi16, il 97% dei giovani ricorre a Internet e alle relazioni amicali per trovare la prima informazione, la nostra funzione non è più quella di erogare la prima informazione, ma è di costruire relazione, essere di accompagnamento, di consulenza e fornire educazione alla ricerca delle informazioni, rendendo i ragazzi autonomi nella ricerca [stessa]». Nella misura in cui la funzione informativa si modifica, con conseguenti ricadute sul ruolo dell’operatore, quest’ultimo appare reagire in molti modi. Sebbene siano tante le modulazioni, alcuni atteggiamenti paiono dominanti, come quello dell’accettazione naturale di un nuovo ruolo in una relazione più orientativa. Alcuni operatori non solo si sintonizzano con gli eventi, ma li anticipano scegliendo un profilo di orientatori e consulenti. Altri, invece, subiscono i cambiamenti apparendo più disorientati, sino a giungere a coloro che restano ancorati a un’idea di sé come “tecnici” dell’informazione. Questi possono rifiutare il pensiero di un’evoluzione sia per scelta, sia per timore del cambiamento. In questo quadro di posizioni, se la funzione informativa si ibrida di finalità orientative, spingendosi verso modelli di maggiore o minore orientamento, negli IG sarà necessaria un’esperienza adeguata ed un’alta professionalità specifica: 16 L’operatore fa riferimento alla ricerca “Giovani e informazione”, cfr. paragrafo 1.3.1. 83 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «Devi avere personale che sia preparato ad un discorso di questo tipo. Non è facile e può essere rischioso anche in base a quello che tu dai come risposta. Punti più sul rapporto con la persona, sul comprendere le sue necessità al di là della domanda che ti pone. Non è più l’informazione il punto centrale, ma l’individuo che ho di fronte: chi è? Cosa vuole? Di cosa ha bisogno?». - Mirare: le domande con cui si conclude lo stralcio di intervista precedente manifestano una tra le caratteristiche cruciali per l’esercizio della funzione informativa oggi. Personalizzare e orientare hanno alla base la capacità di finalizzare modi, obiettivi, contenuti e relazione di comunicazione in base non solo ai differenti target, ma anche al singolo: «C’è bisogno di qualcosa che vada oltre la semplice informazione che posso trovare con altri canali. Posso invece avere un colloquio più approfondito con un operatore che mi spiega e che aggiunge quel di più che [non possiede] il semplice elenco dei corsi di formazione o delle scuole». - Portare: oggi non si può solo fare sportello, è necessario portare l’informazione nei luoghi dove i giovani s’incontrano, con modalità che siano a loro vicine. La funzione informativa, dunque, non si caratterizza per essere presente solo in un contesto, ma per essere funzione, per così dire, “diffusa”. Essa deve essere un processo realizzato per mezzo di una varietà di strumenti quali, per giocare con le parole, la Rete e il lavoro di rete: «Fare informazione oggi è curare uno sportello con tutte le attività che possono esservi connesse, ma è anche avere attenzione al Web, nel caso in cui un IG abbia un sito. Quindi utilizzare comunque il Web come strumento per dare delle informazioni. Può essere [anche], per esempio, organizzare degli incontri e [condurre] un lavoro molto più stretto con chi opera sul territorio a livello decentrato». Uscire dal luogo fisico e soprattutto dalla lettura dell’IG come sportello per avvicinarsi a una concezione di servizio ben più dinamica e meno fisica, molto più basata sui bisogni e i linguaggi dell’utenza oltre che sulle competenze degli operatori, significa concretizzare quanto si è proposto nel capitolo 2 a proposito di giovani. Oggi una parte della funzione informativa del servizio si gioca nei luoghi della quotidianità, che sono i contesti in cui i giovani non solo maturano i loro bisogni 84 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 informativi, ma in cui costruiscono le loro proposte e diffodono i contenuti ai pari: «Si tratta dell’informazione di prossimità, di portare l’informazione nei luoghi dove i giovani si incontrano, dove vivono il loro tempo. [Si tratta] di pensare alla formazione degli operatori che lavorano con i giovani, portare le informazioni a educatori e animatori di associazioni, nei Centri di Aggregazione e in quelli commerciali». Parole determinanti nella lettura della funzione informativa al momento attuale: non si tratta di ripensare solo l’organizzazione di un servizio fisico, ma di rileggere un processo e i suoi principi andando a ridefinire i tempi e i luoghi oggi più consoni per l’incontro con l’utenza e per la diffusione dell’informazione stessa. - Collegare: se l’esercizio della funzione informativa oggi implica un nuovo avvicinamento fisico e relazionale al target privilegiato, e se è vero che occorre comunicare in modi che siano vicini ai giovani, allora appaiono chiare le affermazioni di quegli operatori per i quali fare funzione informativa oggi significa accostare, ma non confondere, informazione e aggregazione: «L’idea di un Centro che stimoli l’aggregazione, che sia anche luogo di aggregazione, continua a [interessarmi], per cui mi piacerebbe per esempio uno spazio dove periodicamente si facciano delle mostre oppure un concertino». L’intervistato propone una visione dinamica del servizio: l’IG potrebbe arricchirsi e innovarsi sperimentando forme di collaborazione con altre attività, puntando in modo più deciso verso una funzione informativa sostenuta da attività di animazione, che sappiano attirare i ragazzi. Questa direzione di lavoro comporta una revisione del ruolo dell’operatore: se il servizio non è più sportello ed è richiesto uno sforzo progettuale e di avvicinamento all’utenza, il possesso di competenze di animazione socioculturale appare un aspetto da approfondire (cfr. capitolo 4). - Rilanciare: questa particolare accezione della funzione informativa non è certo nuova, ma il fatto che nel corso dei focus group sia emersa, 85 Molte gioventù, nuovi Informagiovani suggerisce la necessità di un lavoro di rinnovamento tra IG e altre attività di Politiche Giovanili. Secondo alcuni intervistati, infatti, il servizio deve fare da cassa di risonanza per le informazioni inerenti tali attività, senza confondere i processi di informazione e di aggregazione/animazione “pura”, ma evidenziando come le due possano essere necessarie l’una all’altra: «L’IG dovrebbe veicolare le informazioni prodotte dalle Politiche Giovanili attraverso il suo servizio». La relazione tra IG e Politiche Giovanili sarà approfondita di seguito, ma appare importante sin da ora precisare come la possibile relazione tra le due si basi sulla presenza di una progettualità per l’una e per l’altra. In altre parole, è difficile che l’IG possa essere diffusore di informazioni sulle Politiche Giovanili se la progettualità è scarsa sia nel pensare l’informazione sia nel pensare l’animazione. La sola informazione senza una progettazione di valore non è sufficiente per una buon lavoro con i giovani. Tra questi elementi di qualità certamente si deve porre proprio la figura dell’operatore, il cui profilo, da più parti, è emerso come centrale nel corso della ricerca. Non si tratta di attribuire all’elemento umano quelle eventuali mancanze di progettazione riscontrate a livello centrale: una difficoltà tecnica del Coordinamento nel ripensare il servizio o una difficoltà politica nella progettazione di iniziative più ampie che riguardino i giovani non deve fare del professionista dell’IG un capro espiatorio. Tuttavia, questi non può deresponsabilizzarsi rispetto ai propri eventuali immobilismi. Sembra importante portare a testimonianza il brano di un’intervista, in cui un operatore, trattando di un particolare tipo di informazione, qual è quella sulle sostanze stupefacenti e sulla sessualità, afferma: «L’informazione dovrebbe passare con modalità completamente innovative: un video che proietti i contenuti in modo da evitare il contatto con l’operatore e il relativo imbarazzo». Le parole presentate possono essere spunto di riflessione e discussione ulteriore all’interno del Coordinamento, in particolare quando verrà affrontato il tema del profilo dell’operatore come uno degli aspetti di lavoro futuro (cfr. capitolo 6). 86 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 Qual è il modello di relazione che si vuole proporre all’interno di un IG? La logica dello sportello è ancora possibile? Una concezione di erogazione dell’informazione senza relazione è pensabile? Non ci sono intenti colpevolizzanti rispetto agli operatori: il loro imbarazzo su alcuni temi è lecito, costruire un rapporto è complesso, non si tratta di diventare “psicologi”, ma forse di pensare a soluzioni diverse quando s’incontrano domande complesse – il rinvio a un nodo di rete, ad esempio – senza rifuggire da una risposta. Dopo aver riportato le riflessioni degli operatori in tema di funzione informativa, si propongono i primi dati emersi dalla rilevazione tecnica in tema di prestazioni effettuate nel front office (grafico 4). Ciò per offrire al Coordinamento ipotesi di lavoro su come la complessa condizione attuale influisca sul lavoro degli operatori, su quali possano essere le responsabilità dei Centri medesimi e, quindi, su come si possa ottimizzare la situazione per garantire un migliore servizio all’utenza. Ciò che emerge dall’analisi del grafico è che le prestazioni dei Centri sembrano concentrarsi su quelle tradizionali, con un’attenzione diffusa all’orientamento, alla composizione di CV (in coerenza con quanto si affermerà nel paragrafo 3.6 in fatto di predominio delle domande sul tema lavoro), nonché all’auto-consultazione e alla promozione. Queste ultime informazioni potrebbero definire la differenza tra due tipi di Centri IG: quelli che fungono quasi da Infopoint, con una bassa interazione tra operatore e utente e quelli che potrebbero essere più indirizzati su attività di animazione. Un’altra ipotesi di lavoro si delinea osservando l’area delle attività caratterizzate da punteggi inferiori: l’organizzazione di eventi informativi e la progettazione appaiono presenti in pochi Centri, circa il 10% del campione. Questo potrebbe indicare la necessità di potenziare la capacità progettuale degli operatori al fine di acquisire un maggiore dinamismo (cfr. capitoli 4 e 5). 87 Molte gioventù, nuovi Informagiovani 50 46 45 45 45 41 40 35 32 31 30 30 25 19 20 16 16 15 11 10 12 8 7 8 7 5 6 3 1 0 tti o ltr ge IG A ro io i p az ole . r ltr sp cu gg A zo n s ri a iz til i co ent U t et n c og co Pr ti et e re og n fie Pr zio ne a io rm az a Fo izz nz e a n sul c. rg so O o n as tti c a ie a za cul igl ltr i m b A le u r r i t a c su d on ne ven C / io az n e ed zio R u lli ive ib t te tr is os izia D e n er e i ss o n Te ozi om Pr to to h e ti ic en es Pr am fon l nt ele ai t rie O ste e-m lo ia ne po v el is o rt R ste zi po ta po ul o s s is l R on al ni oc ut zio A a rm fo In Grafico 4: servizi offerti dagli IG nel front office 3.4.2 Due nodi per una migliore informazione: identità e organizzazione Nel paragrafo precedente si sono proposti gli elementi maggiormente caratterizzanti la funzione informativa oggi, mentre in questa sezione si propongono alcuni altri dati relativi all’identità dei servizi IG che andrebbero presi in considerazione in un lavoro di riprogettazione. Alcuni nodi come la relazione tra servizio e amministrazioni locali, l’efficacia del lavoro di rete, l’innovazione degli strumenti saranno trattati nei paragrafi successivi, mentre qui di seguito si concentra l’attenzione su: il nucleo identitario degli IG e la sua organizzazione. - L’identità. Nel paragrafo 3.1 si è potuto osservare come molti Informagiovani sul territorio piemontese convivano o rivestano il ruolo 88 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 anche di altre strutture: Informacittà, URP ecc. La compresenza di più servizi in un solo “sportello” può condurre ad alcune considerazioni: l’informazione erogata all’interno di questi servizi è concepita come un unico indistinto, nel senso che vi è una sorta di interpretazione generale per cui esiste un’Informazione e non tanti tipi di informazioni e di modi di erogarla, quanti sono i differenti target: «Come IG c’è fuori il cartello con scritto Informagiovani, ma sostanzialmente noi siamo soprattutto un Ufficio di Relazioni con il Pubblico. L’amministrazione precedente voleva creare un unico punto informativo che andasse bene dal quindicenne all’ultraottantenne». Se in alcuni casi è la volontà istituzionale a condurre ad un accorpamento di funzioni, in altri casi è proprio la mancanza di occasioni sui territori: dove sono presenti minori opportunità è forse più facile che l’identità del servizio si snaturi: «[Nella mia città] c’è molta dispersione e […] mi era capitato di avere tanti utenti dei Servizi sociali. Potevano essere ex ragazzini che seguivo io oppure direttamente l’utente che magari passava dai Servizi Sociali e che loro rimandavano per veder se c’era qualche possibilità di lavoro. Solo ogni tanto arrivava qualcun altro: qualche ragazzino che vagava così. Dei giovani ogni tanto passano, però arriva un po’ di tutto e di tutte le fasce di età, perché la richiesta principale è quella del lavoro». La compresenza di molti servizi informativi in uno solo viene certamente vissuta dagli operatori con disagio, in quanto implica l’espletamento di una funzione informativa generica che finisce per tradire il senso del servizio IG, privando di efficienza il lavoro. Senza tener conto di target diversi si unificano gli stili di comunicazione, si rischia di non avere la sensibilità necessaria per rapporti personalizzati e si può verificare facilmente un carico di lavoro eccessivo per gli operatori, con una loro conseguente insoddisfazione. In tema di funzione informativa, dunque, occorrerà lavorare non poco in particolare con le amministrazioni, per comprendere come preservare l’identità degli Informagiovani, pena il rischio di perdere il contatto con i giovani stessi. È pur vero, però, che ragionando di IG deve essere posta molta attenzione alla differenzizzione dei servizi a seconda delle realtà 89 Molte gioventù, nuovi Informagiovani territoriali in cui si collocano. Se nelle grandi città spesso i servizi informativi sono accorpati per questioni di risparmio economico, nelle piccole località il centro IG diviene spesso un punto di riferimento per l’intera comunità, rispondendo ai bisogni informativi di tutta la popolazione, non solo giovanile, ed intercettando nuovi tipi di richieste, come nel caso degli utenti stranieri. La funzione informativa allora si ibrida perché si dirige verso utenze differenti. In questo caso, tuttavia, le dimensioni minori di alcune città sembrano preservare dalla confusione maggiore dei centri più grandi, rendendo l’IG una struttura comunque viva e riconosciuta dalla comunità: «Da noi, che viviamo in un paesino, [l’IG] è l’unico punto di riferimento. Vengono lì giovani, donne, stranieri perché sanno che è come se fosse un piccolo Centro per l’Impiego. Quindi ha un senso». Proprio il tema del significato anticipato dal frammento d’intervista precedente è una direzione di lavoro molto interessante per gli Informagiovani: quale senso assumono gli IG in centri di maggiori e minori dimensioni? Cosa resta delle radici dell’informazione e del lavoro di comunità che in parte hanno generato gli IG? - L’organizzazione del servizio. Trattare della funzione informativa non significa solo capire che cosa essa sia, quali possano essere le sue specificità rispetto a diverse situazioni, differenti target e varie strutture, ma anche come la si possa esercitare al meglio attraverso soluzioni organizzative. Nel corso dei focus group infatti sono emersi almeno due ordini di problemi rispetto alle questioni di articolazione del servizio: alcuni di ordine interno, altri, per così dire, di tipo esterno. a. organizzazione “interna” del servizio IG: per interno s’intende quel complesso di elementi strutturali su cui gli operatori potrebbero agire, ma spesso con un movimento di pressione sulle proprie amministrazioni. Un nodo organizzativo importante, ad esempio, pare essere quello degli orari di apertura, non sempre in sintonia con le esigenze dei giovani frequentatori: «Lo sportello è aperto in determinati momenti che non sono sicuramente ottimi, cioè non vanno a vantaggio dei giovani, affinché [questi] vengano». 90 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 Allo stesso modo, sembra essere fondamentale la collocazione dell’IG nello spazio cittadino, il tipo di sede o l’organizzazione spaziale interna. È molto chiaro agli operatori, che vorrebbero poterne discutere con i propri referenti istituzionali, il fatto che un IG si connoti in base alla struttura che lo ospita, determinando un allontanamento o un avvicinamento dei giovani. Ciò testimonia in parte quell’affermazione che nel capitolo 2 era ben presente, cioè che i ragazzi sanno scegliere e non desiderano essere connotati passivamente: «Da noi [la presenza dell’utenza] è collegata alla sede: prima eravamo nel centro giovanile, tutto colorato, e c’era un certo tipo di target. Adesso che siamo allo sportello unico è completamente scomparsa tutta una serie di persone, e se ci sposteremo a breve vicino alla biblioteca con il caffè letterario, bisognerà recuperare una serie di personaggi che dentro lo sportello unico, con l’anagrafe e tutto [il resto], non ci vengono, perché si sentono troppo giudicati dentro a certe [strutture]». I ragazzi raggiungono più facilmente quelle strutture che sono a loro misura e che parlano, fin dagli aspetti esterni, il loro stesso linguaggio: «Essendo [stati] in un vicolo, da noi prima venivano soltanto adulti o [stranieri] a cercare lavoro. Adesso che ci siamo trasferiti in questa sede nuova che ha molta visibilità, vengono tanti ragazzi, finalmente. Anzi io ho notato che gli adulti non si trovano particolarmente bene: c’è sempre la musica… Invece i ragazzi vengono, magari stanno anche li, leggono il giornale, fatti che prima non succedevano». Oltre allo spazio esterno, i giovani si accostano più facilmente a quei servizi che anche internamente si rivelano a “loro misura”. L’IG riesce ad attrarre maggiormente i giovani quando offre opportunità molteplici, spesso dal punto di vista dell’animazione. Certamente questo pone la questione della relazione tra funzione informativa e aggregazione, ma permette nuovamente di riflettere intorno alle possibili e feconde ibridazioni: «Stiamo lavorando su questo spazio affinché diventi proprio un Centro catalizzatore di attività di Politiche Giovanili, non soltanto un luogo per 91 Molte gioventù, nuovi Informagiovani concerti. Ci sarà la sala prove, l’accesso a Internet, si potranno fare dei corsi… Faremo un corso di giornalismo tra poco». Il modo con cui sono organizzati gli IG è un tema cruciale: per il Coordinamento e per l’intera rete IG è fondamentale interrogarsi se i requisiti base dei servizi, vale a dire l’accessibilità e la visibilità, siano garantiti. Significativa è la testimonianza di un operatore, il cui IG gode di una posizione privilegiata e nel quale, quindi, la funzione informativa può trovare una giusta utenza: «Noi abbiamo l’IG nella piazzetta del Comune, al piano terra, con tre vetrine, come un negozio di informazioni, quindi abbiamo molta visibilità. […] Ci siamo un po’ adeguati alle esigenze dei nostri clienti. Abbiamo dovuto dare postazioni informatiche veloci, accessibili, che garantissero riservatezza». Dai dati raccolti attraverso la rilevazione tecnica in corso, da questo punto di vista la situazione non appare ottimale. Interrogati rispetto alla propria collocazione fisica, le strutture che hanno risposto offrono il seguente scenario: ƒ 38 vicine al centro cittadino; ƒ 35 situate al piano terra; ƒ 12 situate al primo piano; ƒ 19 dotate di insegna visibile dalla strada; ƒ 18 dotate di vetrine con bacheche esposte; ƒ 39 accessibili ai portatori di handicap; ƒ 40 dotate di tavoli e spazi appositi per l’auto-consultazione; ƒ 6 dotate di macchinette per caffè, bevande, snack. La lettura di queste informazioni è ancora parziale, ma dimostra che circa la metà dei Centri non si trova nel centro città e solo un terzo sembra avere un’insegna visibile sulla strada o vetrine. Un buon lavoro di promozione e di adeguamento strutturale sembra possa essere una delle prime linee operative per ciascun servizio. b. L’organizzazione “esterna” del servizio IG: si utilizza l’aggettivo esterno per aprire la discussione su un’attività in realtà profondamente “interna” degli IG, qual è quella del back office e della cura della relazione con l’utente. Per chiarire meglio questo passaggio, occorre 92 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 tornare alla considerazione in base a cui molti Informagiovani svolgono molteplici funzioni informative per la cittadinanza in generale. Questo pone un problema di tempi per gli operatori che spesso non riescono a seguire l’utenza in modo adeguato. Se a ciò si aggiunge il fatto che spesso il personale degli uffici informativi è rappresentato da volontari in servizio civile, si apre la questione della mancanza di esperienza di una parte degli operatori. La questione è allora quella di una cura non sufficiente del front office. A questo si aggiunge il fatto che la riduzione delle risorse umane comporta una difficoltà a seguire in modo adeguato anche il back office, cioè tutta quella fase fondamentale per il reperimento e l’elaborazione di un’informazione di qualità. Nel corso di un focus, ad esempio, alcuni operatori ricordano il ruolo centrale avuto dall’agenzia informativa di Alba nel gestire le informazioni e inviarle ai Centri della provincia cuneese. Oltre al carico di lavoro che, con la chiusura dell’agenzia, è aumentato notevolmente, gli operatori lamentano la perdita di occasioni periodiche di confronto, momenti di scambio e supporto su fenomeni nuovi interni al servizio, come sull’utenza straniera che è andata crescendo negli ultimi anni: «[…] Riguardo all’agenzia [di Alba] che ci forniva il materiale, il lavoro dell’operatore dell’IG della provincia di Cuneo adesso è aumentato in maniera esponenziale perché non abbiamo più questo servizio. Questo crea dei grossi problemi, perché prima avevamo una banca dati che selezionava i concorsi maggiori a livello nazionale, ma soprattutto sulla regione e sulla provincia, che era richiestissima. [Ora] dobbiamo andare a cercare tutto sulle Gazzette e non è una cosa semplice. Ora lo dobbiamo fare da soli». Il confronto tra operatori, reso possibile da forme quali il Coordinamento regionale, ma anche da soluzioni più radicate nei territori, ha il vantaggio di offrire tempi e luoghi per l’ideazione di attività, momenti che talvolta vengono sacrificati durante la normale attività quotidiana. Alla segnalazione di questo punto di forza si accompagna però anche la constatazione che le forme di coordinamento devono essere efficaci per raggiungere i loro risultati. Il rischio, suggerito dagli operatori, è infatti quello di restare al solo livello di formulazione dei problemi, senza dar seguito alla sperimentazione di possibili soluzioni: 93 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «[…] A suo tempo, come coordinamento provinciale, si era già discusso più volte della necessità di modificare gli strumenti, le modalità anche della ricerca e del trattamento delle informazioni, della produzione dei materiali informativi della stessa agenzia. È un discorso su cui in realtà, poi, non si è investito più di tanto e che quindi si è fermato all’analisi degli operatori che portavano una serie di nodi, ma che non ha avuto degli sviluppi. Anzi c’è stata la chiusura dell’agenzia […]». 3.5 Tra informare ed educare Riprogettare un ruolo di lavoro all’interno di un servizio e comprendere l’evoluzione di una figura come quella dell’operatore IG non può prescindere dal considerare tale funzione all’interno di un contesto fatto di rapporti. Certamente nessun operatore considera il servizio IG finalizzato ad una mera ed asettica erogazione di informazioni su richiesta; a tal proposito, seguendo le istanze del Coordinamento, nel corso dei focus si è cercato di comprendere quali fossero i punti di vista degli operatori in merito alla relazione tra funzione informativa ed educativa. Si è partiti dal presupposto che, comunque, non è semplice stabilire i confini entro i quali sia opportuno costruire la relazione con i ragazzi che si rivolgono agli IG portando i loro bisogni di informazione, ma anche di sostegno e di ascolto. Dalle interviste sono emerse tre posizioni principali in tema di rapporto tra informare ed educare. 1. La prima posizione afferma che accanto alla funzione informativa possa esserci un esercizio di funzioni educative. Alcuni tra gli operatori intervenuti ritengono che i genitori dovrebbero essere tranquilli se i figli si recano all’IG per navigare in Internet, perché trovano ad accoglierli persone esperte nella ricerca di informazioni: in tal caso la funzione informativa diventa educativa perché l’obiettivo non è solo riuscire a dare informazioni, ma stimolare la capacità critica dei ragazzi nel valutare l’attendibilità delle informazioni sul Web. L’educazione è qui intesa in termini di accompagnamento alla scelta, una funzione fondamentale, ma messa in atto di rado, solo se si ha tempo a sufficienza: «La funzione educativa, nel senso di accompagnamento alla scelta, c’è […]. Lo facciamo se non c’è tanta gente, se abbiamo tempo di stare su Internet insieme ai ragazzi». 94 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 Per altri operatori la funzione informativa nell’attività di sportello è anche educativa per ragioni che stanno a monte rispetto alla ricerca e all’erogazione delle informazioni. Sta nella figura dell’operatore stesso in quanto adulto che ricopre una responsabilità educativa nella costruzione di una relazione importante, significativa, oltre che utile a soddisfare i bisogni informativi dei giovani. Alla luce di questo “patto di fiducia” si colloca la necessità di informare in modo chiaro e semplice, facendo in modo che le informazioni date non siano nei termini e nelle modalità di chi le produce o di chi le eroga, ma che siano trasmesse in un linguaggio utile e comprensibile a chi le riceve: «Sì [la funzione informativa può essere anche educativa] nel senso che comunque essere degli adulti e quindi figure di riferimento è già educare. Poi i ragazzi ci conoscono, si instaura una relazione, mi auguro, significativa. Questo è importante per me. [Da ciò la necessità di avere maggiore] attenzione a spiegare bene anche le cose che diamo più per scontate, ad esempio il servizio civile, il concetto di bando che deve uscire, cos’è un ente accreditato ecc. Alla fine cerco di sincerarmi che la persona capisca». La funzione educativa, stando alle parole di alcuni partecipanti, sembra trovare spazio nell’attività dell’operatore IG in relazione a particolari contenuti dell’informazione, come quelli relativi all’area della prevenzione, oppure nelle attività di animazione, creatività e aggregazione collaterali alla funzione informativa. Si fa riferimento alla funzione educativa come attività di intervento rispetto ad alcuni fenomeni, come ad esempio quello del bullismo. Ma non sempre l’operatore pensa di essere preparato o adeguato a rispondere al mandato politico e si sente smarrito, rispetto alle sue consuete attività informative: «Adesso ci sono i fenomeni di bullismo presso le scuole e mi è stata rivolta questa domanda: – voi, come IG, che cosa state facendo?. Sono cascato completamente dalle nuvole, perché a livello di amministrazione non era una cosa sentita, non c’era stato nulla. Io non mi sono mosso perché non sapevo come». Presso un Centro, un operatore racconta di aver promosso un sondaggio sul bullismo a scuola, anche in questo caso su richiesta dell’assessorato alle Politiche Giovanili: «Siamo partiti con un sondaggio nelle scuole per capire con i ragazzi se poteva emergere qualche informazione per comprendere questo meccanismo. Ora stanno elaborando i dati raccolti». 95 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Ma non tutti i gli operatori sono concordi nel considerare l’intervento su fenomeni come il bullismo un’area di attività per i Centri IG: «È un ambito che c’entra relativamente con l’IG. […] Secondo me non è una sua competenza affrontare il problema del bullismo. […] Su certi aspetti l’IG può avere una funzione, in casi in cui ci siano ambiti paralleli. Ci sono strutture che hanno spazi ricreativi, laboratori [in cui se ne occupano], però rispetto a certe problematiche l’IG non c’entra nulla. Come posso io occuparmi del bullismo a scuola come IG!». In riferimento a tematiche simili, il ruolo dell’IG potrebbe essere anche solo accessorio, di supporto ad interventi realizzati da altre realtà. Potrebbe essere finalizzato a far sì che i ragazzi si interessino al tema: «Io dico che l’IG non c’entra nulla in questo, perché è un problema che può essere di competenza delle Politiche Giovanili o di altri assessorati. Però è un’attività parallela: l’IG può fare un pezzo, può diffondere informazioni, cercare di agganciare i giovani in qualche modo, ma il problema sociale, il disagio, il disturbo della quiete pubblica, la droga, il bullismo, sono tutte attività che vanno realizzate con altre modalità, che coinvolgono vari assessorati, mentre l’IG secondo me ha una sua mission che è diversa». La questione resta aperta, perché alla base non c’è solo il dubbio degli operatori se il Centro IG debba occuparsi unicamente di informazione o se debba mettere in atto interventi di prevenzione, sensibilizzazione ecc. Accanto ed insieme a questo aspetto c’è senz’altro il ruolo dell’amministrazione locale, che, in alcuni casi riconosce nel servizio IG, e soprattutto nell’operatore, colui che si occupa di giovani in generale, al di là di compiti o finalità specifiche. 2. La seconda posizione è quella di chi ritiene che la funzione educativa non debba essere appannaggio degli IG, perché l’educazione richiede una professionalità differente da quella dell’operatore del Centro e perché questi non ha il tempo per esercitarla: «Nel nostro caso no, c’è la funzione informativa e basta, l’educativa richiede professionalità diverse». Per chi sostiene questa posizione, infatti, una funzione educativa è attribuibile solo a chi sente di avere un’adeguata preparazione in tal 96 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 senso. Quindi, a fronte di una domanda di supporto, che pure esiste, l’operatore risponde comunque con le proprie competenze, senza per questo ritenersi parte di una relazione educativa: «C’è chi non si sente educatore, la funzione non è educativa, non si è preparati. In un certo senso la domanda di educazione c’è. Quando dai loro una lista di siti e ti chiedono come fare, non sono capaci, ti chiamano in tutti in momenti. Sono capacissimi ad usare il computer, ma non sanno orientarsi». Secondo altri operatori è più importante che i cittadini riconoscano nell’IG un servizio erogato da un ente pubblico, un servizio che è elemento di dialogo con le istituzioni locali e la cui informalità e gratuità a volte sorprende gli stessi utenti. Ma questi stessi intervistati non lo considerano un servizio educativo, perché non si possiedono “ancora” strumenti a sufficienza per avere un altro ruolo oltre a quello informativo e perché l’organizzazione del lavoro non lo consente: «La gente ci percepisce come un ente pubblico e quindi il settore pubblico dovrebbe essere molto orgoglioso di avere un servizio che si rivolge [direttamente] al cittadino. In realtà è uno dei pochi servizi che davvero funge da interfaccia tra istituzioni e cittadini. Che la funzione dell’informazione sia gestita dall’istituzione è fondamentale. […] Anche la gente tante volte dice – Ma non mi chiede il nome? Ma non c’è niente da pagare? – quasi stupiti. Sulla funzione educativa non siamo ancora attrezzati per farlo, quando passano oltre 30 persone in un pomeriggio, come si fa?». 3. La terza posizione è propria di coloro che cercano una definizione educativa della funzione informativa. Da un punto di vista differente, infatti, c’è chi analizza l’attività informativa mettendo in luce tutti gli aspetti che, al suo interno, hanno una valenza educativa: il supporto nella scelta, l’arricchimento del bagaglio di conoscenze delle persone che si rivolgono al servizio, l’importanza nello stimolare l’autonomia nella ricerca delle informazioni e nell’utilizzo degli strumenti. Il tutto riassunto nell’espressione “funzione educativa indiretta”, di chi non si pone l’obiettivo di risolvere un problema, ma svolge un’importante funzione di supporto: «Sono ambiti diversi, con obiettivi diversi. Forse si può educare alla scelta, unico punto di collegamento tra informazione ed educazione. Poi c’è il fatto che dare informazioni può servire ad arricchire il bagaglio di conoscenze delle 97 Molte gioventù, nuovi Informagiovani persone. Dipende se per educativo si intende l’intervento che pone rimedio, che cerca di mediare sui problemi della sfera del sociale. Mi viene in mente il parallelo tra “Informastranieri” e Informagiovani che hanno dei punti in comune, però il primo è qualcosa di più “serio”. Non che l’IG non lo sia, però lì le problematiche sono molto più sentite, riguardano bisogni urgenti come dormire, lavorare; l’informazione tocca ambiti molto delicati e profondi. Educare alla scelta invece è dare strumenti che aiutino la persona a cercarsi le informazioni, è un discorso che c’è da tempo con l’auto-consultazione, strutturare il servizio per portare la persona ad essere autonoma […] Educare alle scelte è una funzione educativa indiretta, attraverso le risposte, gli input, le informazioni». 3.6 L’utenza e i temi Rispetto al numero di persone che nel corso del 2006 sono passate attraverso i servizi IG, la metà circa dei 69 servizi che hanno partecipato alla ricognizione tecnica ha potuto offrire un dato esatto, grazie alla presenza di un sistema di rilevazione al suo interno. Sul totale delle strutture, il complesso dei passaggi stimati nel 2006 è di 148.466, di cui 52.667 solo a Torino. 2.903 sarebbero i passaggi in media per Centro, senza considerare Torino che, chiaramente, scosterebbe di molto la media. Come si caratterizza questa utenza oggi? Rispetto alle caratteristiche socioanagrafiche, nel corso dei focus, gli operatori hanno segnalato alcune tendenze generali: - ormai gli IG incontrano sempre più persone di ogni età e provenienza. Il target è cambiato nel tempo, per cui molti servizi rilevano una maggior affluenza di persone con età intorno ai 30 anni e nuovi utenti stranieri. Nel frattempo il numero dei ragazzi della fascia di età inizialmente prevista per gli IG, vale a dire quella tra i 15 e i 25 anni, si è andato riducendo in molti Centri. Tale situazione è collegata, probabilmente, non solo con il cambiamento della società italiana, ma anche con l’irrompere delle richieste in tema di lavoro, che risultano predominanti: «Noi abbiamo anche l’ufficio stranieri di fianco, quindi in questo periodo la maggior parte delle informazioni provengono dagli stranieri dirottati dall’Ufficio stranieri o dall’Ufficio scuola. C’è un po’ di tutto. Sono pochi, invece, i ragazzi che vengono». 98 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 «E’ aumentata molto l’età di chi usufruisce del servizio con richieste legate al lavoro; mi piacerebbe riuscire ad agganciare anche i giovani su altre tematiche»; - ci sarebbe una fascia di età assente da una parte dei servizi. Si tratterebbe soprattutto degli adolescenti, che si rivelano difficili da intercettare e che, quando raggiungono gli IG, portano domande relative soprattutto all’orientamento scolastico o lavorativo, in genere dopo un fallimento iniziale: «Io quelli sotto i 15 non li vedo proprio, da noi non sono mai passati. Magari viene qualche ragazzino che dopo le medie non vuole assolutamente studiare, chiede un corso per il lavoro e allora [in quel caso] però è più orientamento». In generale gli operatori sottolineano che i ragazzi appartenenti alla fascia d’età più bassa, quella della scuola secondaria di secondo grado, sono più intercettabili attraverso attività di animazione, iniziative progettate per stimolare la loro curiosità o percorsi di formazione su alcuni temi di particolare interesse. Per alcuni operatori, inoltre, i ragazzi appartenenti alla fascia dei preadolescenti sono assenti, ma potrebbero giovare del servizio. In particolare, con loro si potrebbe sperimentare la parte più orientativa della funzione informativa: «Forse i giovanissimi, quelli che fanno l’ultimo anno delle medie e che magari avrebbero bisogno anche loro di un momento di orientamento…». L’esiguo numero di giovanissimi che accedono allo sportello potrebbe anche dipendere dalla natura dell’IG come parte dell’istituzione comunale e alla sua collocazione fisica che, se a ridosso o all’interno di uno stabile pubblico, tende a far assimilare il Centro ad un “ufficio del Comune”, o comunque ad un luogo non direttamente accessibile ai più giovani. Anche nel caso dell’utenza, come per molte altre questioni, la differenza territoriale tra i servizi ha un peso notevole. Infatti, alcuni operatori sostengono di non riuscire assolutamente a intercettare i ragazzi tra i 15 e i 18 anni, mentre, grazie ad azioni di orientamento scolastico presso le scuole medie inferiori, vengono coinvolti i ragazzi più giovani: «Anche i più piccoli, perché magari riesci a contattarli attraverso la scuola media, li raggiungi per fare orientamento scolastico o andare su 99 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Internet, quindi vengono già di più. Invece con la fascia dai 14 in su faccio fatica»; - tra gli utenti degli IG non bisogna dimenticare i tanti adulti che cercano informazioni per i propri figli o che vogliono formulare proposte per i giovani. Infatti, vengono spesso menzionate le famiglie, i genitori. Questi si recano all’IG per informarsi sull’università, anticipando la visita dei figli, quasi a voler essere sicuri che questi possano ricevere informazioni attendibili. Sono incuriositi dal servizio, ne hanno sentito parlare e vogliono vedere di persona di cosa si tratta; altre volte invece sono loro direttamente alla ricerca di informazioni utili ai ragazzi, come gli annunci di lavoro. «Agganciare i genitori è importante perché molte volte vengono loro ad informarsi e te li devi un po’ conquistare, spiegare loro cosa fai, quali attività proponi e, se loro ci credono, novanta su cento il giorno dopo viene il figlio a chiedere informazioni». Se è vero che non è semplice tracciare un profilo di utente “standard” del servizio IG oggi, allora non sarà neppure così agevole sintetizzare quali sono le motivazioni che portano le persone presso i servizi. Ad esempio, c’è chi si avvicina perché trova una porta aperta, ma non perché si attende di trovarvi qualcosa di specifico: «[Persone] di tutte le età e di tutte le provenienze, adulti, stranieri. L’IG fa da catalizzatore per chi le informazioni ce le ha già, però nel dubbio di non averle proprio tutte, viene comunque. Un po’ c’è una ragione storica, risalente a quando noi sopperivamo ad altri servizi, tipo Centro per l’Impiego, Centro Servizi Volontariato, un po’ è rimasto “vado lì, sono gentili, qualcosa mi dicono”. Così come [spesso] non c’è un pensiero sugli IG [da parte degli] amministratori, lo stesso avviene per gli utenti, non c’è un pensiero sul perché vanno lì. È una porta aperta, sanno che siamo disponibili». «Persone anche solo curiose, persone che hanno difficoltà a leggere gli annunci o a farsi il CV e a capire come muoversi nella vita […]». Come ben suggerisce lo stralcio precedente, è vero quindi che, dal punto di vista delle competenze dell’utenza, gli IG paiono ricevere principalmente due gruppi di persone: 100 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 ĺ ragazzi o adulti molto competenti, che si sanno già muovere e che chiedono un sostegno, un orientamento o un approfondimento: «Arrivano anche persone con grossi disagi e quindi è importante essere in rete con i servizi, per aiutarli. Poi ci sono persone molto capaci che hanno bisogno di altre informazioni, leggono i giornali, cercano i faldoni sui master; oppure vengono le persone che devono fare una tesi di laurea. Arriva un po’ di tutto. È chiaro che, avendo tante possibilità, attiri più persone»; ĺ ragazzi o adulti che, invece, non hanno strumenti, prima di tutto a livello tecnico, ad esempio nell’uso del computer, o opportunità in generale: «L’IG è sempre stato un luogo utilizzato da chi in qualche modo sapeva muoversi: non c’è il ragazzino problematico che prende e viene. Oppure vengono quelli più adulti che proprio non sanno come girarsi, che non usano il computer e hanno difficoltà anche a leggere un opuscolo». La presenza di persone che hanno conoscenze e capacità e, al contrario, di coloro che sono privi di competenze e possibilità, genera una situazione particolare per gli IG: da un lato, la loro funzione informativa si ammanta profondamente di significati sociali, mentre dall’altro occorre domandarsi quali azioni possano essere condotte per intercettare quella fascia intermedia di giovani che non giunge al servizio: «I giovani cosiddetti svantaggiati, i giovani che hanno meno strumenti culturali, che non studiano, che hanno meno accesso all’informazione in generale, sono più fragili e manipolabili. Di domenica non sanno che fare, magari vanno al centro commerciale, invece che andare a sentire un concerto. Non sanno che ci sono possibilità di viaggiare, di scoprire delle cose. Di solito, per la mia esperienza, all’IG sono sempre venuti ragazzi che comunque di strumenti, in qualche modo, ne avevano già, vuoi perché di solito l’IG è dentro la biblioteca, quindi lo studente che passa si ferma, ma le fasce più vicine al disagio sono quelle che si riescono a coinvolgere di meno. Potrebbero trovare informazioni sia sugli ambiti meno importanti, legati al tempo libero, sia su altro». Nel capitolo 5 appare chiaro come gli IG siano chiamati ad uscire dalla logica dello sportello per raggiungere i ragazzi. Mentre nei capitoli 4 e 5 si sottolinea come spesso gli operatori siano essi stessi attori involontari di semplificazioni rispetto all’utenza: tendono a lavorare con coloro che conoscono meglio, senza interrogarsi su come facilitare l’accesso ad altri ragazzi. 101 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Proprio in tema di accessibilità, i partecipanti ai focus ammettono alcuni limiti dei loro servizi: ƒ questi non sono abbastanza conosciuti, specie tra i ragazzi più giovani. È dunque importante che gli IG escano presto sui propri territori per facilitare l’aggancio: «Per far sì che ci sia il passaggio degli adolescenti si è deciso di distribuire Pass 15 presso l’Informagiovani oppure di collocare alcune attività sotto o fuori dall’IG stesso per far almeno conoscere il tipo di servizio». «[Ci sono] fasce di età molto vaste di ragazzi che non hanno mai conosciuto l’IG, non sanno che esiste nonostante ci sia da dieci e più anni»; ƒ hanno talvolta orari non congruenti con le esigenze dei ragazzi ed è necessario organizzare eventi che li attirino: «Fino a poco tempo fa, fino a settembre, eravamo solo IG, eravamo aperti fino alle sette di sera ed era più semplice fare aggregazione e seguire i ragazzi. Poi siamo diventati anche Informacittà, ci hanno cambiato l’orario spostandolo al mattino: adesso i ragazzi li vedo poco, tranne gli affezionati… Le persone che al momento vengono sono disoccupate, che possono venire alla mattina, oppure sono pensionati». «Adesso abbiamo promosso un bando per un progetto europeo e stanno arrivando molti giovani per quella esigenza specifica. Se ci sono iniziative particolari vengono. Poi la mattina sono a scuola, quindi l’orario non coincide, alle cinque chiudiamo»; ƒ gli IG sono spesso associati all’Istituzione e all’Ente per cui questo può generare un allontanamento, soprattutto nei ragazzi più giovani (cfr. anche capitolo 2): «…è nel palazzo del Comune, [quindi] il Centro viene assimilato ad un ufficio del Comune»; ƒ certamente altre ragioni più ampie che spiegano il cambiamento dell’utenza hanno a che vedere con la politica che investe poco sui giovani e con le nuove tecnologie che hanno moltiplicato le opportunità d’accesso alle informazioni: 102 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 «Sembra esserci stato un declino rispetto al passato, ma cosa può aver allontanato i ragazzi? La politica non ha più puntato tanto sui giovani, le risorse sono diminuite. Prima le richieste erano più varie, oggi con Internet molta gente è autonoma nella ricerca delle informazioni». Ma gli utenti degli IG sopra descritti, quali domande portano al servizio? Per quanto riguarda i temi più ricorrenti, gli operatori elencano soprattutto il lavoro e poi la formazione professionale e permanente: «Da noi le richieste che ci vengono più spesso rivolte riguardano il lavoro. Tanti vengono pensando che siamo un’agenzia, ci portano il curriculum». «C’è tutta la fascia intermedia di ragazzi con contratti a termine, che vengono se hanno bisogno: per loro abbiamo prodotti specifici di orientamento». Nel caso dei percorsi di formazione, la fase di analisi della domanda richiede una particolare attenzione: spesso l’utente non ha ben chiare né le opportunità che può sfruttare, né ciò che vorrebbe realmente fare. L’operatore in questo caso deve riuscire a capire quali opportunità e attività siano più adatte a quella persona, sulla base della sua esperienza di vita: «Cosa vuole fare realmente la persona, un corso professionale, uno per il tempo libero, a volte loro non hanno idea. Non si tratta per noi di fare gli psicologi, ma restare nell’ambito della vita sociale e capire dove la persona si vuole collocare. Al Centro per l’Impiego spesso trovano un modulo da compilare…». Ovviamente le domande e i temi richiesti variano anche con l’età. I più grandi richiedono informazioni su lavoro e formazione, mentre per i ragazzi più giovani le tematiche di interesse sono altre: turismo, vacanze studio, associazionismo ecc. (cfr. capitolo 4 e 5). Inoltre, secondo gli operatori, l’aspetto che caratterizza maggiormente il bisogno informativo dei ragazzi più giovani è la necessità dell’accompagnamento nella ricerca e nell’utilizzo delle informazioni: «Il lavoro per gli adulti, non per i ragazzi. Nelle scuole troviamo la necessità dei ragazzi di un’informazione più accompagnata. […] I ragazzi cercano delle cose, ma poi non sanno come utilizzarle: su turismo, soggiorni all’estero per studio, per imparare la lingua. Non sono sufficienti i depliant, i ragazzi avrebbero bisogno di una struttura che li accompagni di più nell’organizzazione delle esperienze con 103 Molte gioventù, nuovi Informagiovani responsabilità, sul volontariato, sull’associazionismo, sul turismo inteso come “vacanze alternative”, su istruzione e formazione». Gli operatori IG, inoltre, segnalano che i ragazzi che frequentano i Centri non sempre rivolgono domande agli operatori: - c’è chi usa l’IG come un Internet Point. Si pone in questi termini il problema di molti servizi che vedono transitare i ragazzi per l’utilizzo del PC, ma che non riescono ad agganciarli per attività specifiche. In effetti, rispetto a questo tema, pare importante che gli operatori si interroghino se l’autonomia dell’utenza sia o meno un segnale di superficialità, o di un errato utilizzo del servizio. Allo stesso modo ci si può interrogare se forse non manchi qualcosa, invece, per essere realmente attrattivi rispetto ai ragazzi: «Si è andati sempre di più in questa direzione. E’ vero che ci sono delle persone che devono essere guidate nell’uso di Internet fino a vedere quali sono le informazioni che veramente contano, ma non è sempre così. […] Da noi il 50% delle persone in modo autonomo entra in ufficio, si collega a Internet, parla con il PC e poi esce […]; - alcuni temi devono essere stimolati. Alcuni operatori sottolineano come l’ambito della mobilità non sempre attragga i ragazzi e non sempre sia in grado di farlo allo stesso modo. Su tti territori probabilmente possono esistere ragioni legate alla differente “sensibilità” dei contesti, per cui in alcuni luoghi i ragazzi conoscono e ricercano le opportunità di esperienze all’estero, mentre in altri non ne sono avvezzi e devono essere accompagnati: «Per quanto riguarda i progetti di mobilità, qui la Provincia partecipa al progetto Leonardo, 5 posti in Spagna e 5 in Ungheria: non si presenta nessuno»; - ci sono bisogni che non giungono allo sportello IG. Secondo alcuni operatori i temi relativi all’abuso di sostanze e alla sessualità non giungerebbero facilmente agli sportelli IG: «I temi più ricercati dagli adolescenti sono quelli relativi allo svago, al tempo libero, alle vacanze. Poi c’è tutta la parte più delicata dei bisogni relativi alla sessualità, all’amore, alle malattie sessualmente trasmissibili, alle droghe: questo tipo d’informazioni non le cercano ad uno sportello». Questa questione è certamente complessa, ma il fatto che la domanda su temi socialmente delicati non giunga, non significa che non ci sia (cfr. capitolo 2). Inoltre 104 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 occorre riflettere su quanto, involontariamente, gli operatori generino barriere all’esplicitazione di questi temi per una loro difficoltà nel trattarli. Parlando di rete, infatti, (cfr. paragrafo 3.10), alcuni operatori sostengono di collaborare attivamente con consultori e Ser.T, segnale di un interesse vivo sui temi delle dipendenze e dei comportamenti sessuali. Infine, in tema di relazione con l’utenza, nel corso dei focus sono stati segnalati alcuni punti di attenzione: 1. per quanto riguarda l’utenza straniera, non si nasconde la difficoltà nel gestire questi tipi di domande, che sovente riguardano tematiche delicate, che richiederebbero un’attenzione particolare ed una situazione di maggiore privacy: «Anche da noi ci sono stranieri, di tutte le età. C’è difficoltà nel gestire una fascia anagrafica così ampia, perché da una parte viene il ragazzino a navigare in Internet e dall’altra c’è l’adulto che chiede una cosa serissima sul lavoro, che mi chiedo quanto si senta a suo agio, quanto reputi seria anche la risposta che l’operatore fornisce, mentre ha mille ragazzini nel Centro che fanno casino»; 2. per quanto riguarda la relazione con i giovani, secondo gli operatori un nodo fondamentale è quello del linguaggio. Si rivendica l’importanza di una comunicazione efficace ed estremamente semplice, un linguaggio che non rincorra le mode giovanili, ma comunichi i servizi offerti: «Andare nelle scuole ha senso, uscire dal servizio […] per dire ai ragazzi chi siamo. E poi sì, è vero, ci siamo, ma cosa facciamo? A volte la gente ci chiede cos’è questo posto, se bisogna iscriversi. Nella nuova sede vorremmo scrivere fuori in linguaggio semplicissimo cosa ci trovano dentro. Secondo me dobbiamo fare una regressione nel linguaggio, è fondamentale. I ragazzi più giovani non capiscono, bisogna parlare in modo semplice, togliere tutti i termini da operatore e questo a tutti i livelli, nelle insegne, nei volantini. Trovare un linguaggio che sia giovane e non giovanilista, semplice e diretto e che faccia capire subito di cosa si tratta. Altrimenti sono tutte barriere»; 3. non tutti gli operatori concordano sull’opportunità di continuare solo a fornire informazioni di primo livello o di dedicarsi ad approfondimenti. Se è vero che sembra esserci, infatti, bisogno di un supporto all’approfondimento e alla gestione delle informazioni da parte dei 105 Molte gioventù, nuovi Informagiovani giovani, non tutti gli operatori sembrano essere in accordo. C’è chi sostiene che per fornire un simile servizio sulle varie tematiche sia necessario accumulare molta esperienza negli anni e che l’operatore non abbia il tempo a disposizione per costruirsi una simile competenza: «Non è semplice accumulare competenze, ci vuole una persona che stia dietro a questi meccanismi. Ciascuno lavora nel suo Centro come può, ma non si hanno le ore a disposizione per diventare specialisti sulla mobilità o sull’università. Abbiamo 22 ore settimanali, 18 di apertura e 4 di back office e sono insignificanti. È già tanto se riusciamo a garantire la tempestività, la chiarezza e l’efficacia dell’informazione. Per cui se viene un ragazzo a chiedermi informazioni perché vuole andare all’estero ad imparare una lingua straniera, quello che posso fare è dargli l’elenco delle agenzie presso cui trovare risposte, dicendo che io non le ho mai contattate di persona, non so quale è più o meno seria, se si fanno pagare, non so cosa troverà. Io gli do queste informazioni, poi si arrangia». Secondo alcuni, però, fornire un’informazione generalista non può più essere l’unico obiettivo dell’IG. L’informazione oggi è molto più accessibile che in passato ed il valore aggiunto del servizio, risorse umane permettendo (cfr. paragrafo 3.8), potrebbe essere proprio quello dell’accompagnamento, dell’approfondimento. Si fa riferimento a situazioni in cui gli stessi utenti sono già molto informati sui temi richiesti e sui quali non avrebbe senso dare informazioni che possono essere reperite autonomamente. 3.7 Strumenti per l’attività informativa In tema di strumenti utilizzati o da utilizzarsi nei Centri e nei Punti IG per il miglior espletamento possibile della funzione informativa, si possono individuare alcune categorie di mezzi per ciascuno dei quali sono indicate alcune considerazioni. - Lo spazio del Centro come strumento di lavoro. È, infatti, lo spazio entro cui avviene l’incontro con i ragazzi e pertanto deve avere una serie di caratteristiche interne ed esterne adeguate. La qualità del servizio è facilitata se lo spazio interno è una struttura aperta, con libero accesso e un’ampia area di consultazione. Uno strumento, questo, che certamente non è sufficiente a garantire da solo la qualità nell’erogazione 106 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 dell’informazione, perché fulcro del lavoro resta la relazione tra operatore e utente, ma che può quantomeno facilitare la coerenza tra dichiarato e praticato: «[Abbiamo le] bacheche, i tavoli espositivi, i computer, lo spazio per faldoni, ma non è sufficiente, non è ampio». Ci si riferisce quindi ad un Centro moderno, con una dotazione strumentale minima, non necessariamente caratterizzato dal solo elemento tecnico. La presenza umana, si è detto più volte, è cruciale per una funzione di sostegno reale all’utenza: «L’IG lo vedo come una struttura molto aperta, i tavoli, le sedie, il libero accesso a tutti gli spazi. Recentemente siamo andati ad un convegno [dove abbiamo visitato] un Centro con soltanto computer. Se l’evoluzione va verso una tecnologia di quel tipo lì, cioè che l’operatore sia un optional, secondo me è sbagliato. È un servizio diverso, un Internet point, un “Informacittadino”, ma non è IG. […] Spesso l’azione dell’operatore è di aiuto, di supporto». Altro elemento critico sottolineato è la visibilità dei Centri, il loro posizionamento e la loro riconoscibilità. Una collocazione centrale, inserita nel tessuto cittadino, facilita l’accesso alla cittadinanza ed è certamente un elemento in grado di migliorare il servizio offerto. Si è già evidenziato come la garanzia del rispetto del criterio di visibilità e di facilità di accesso debba essere oggetto di particolare attenzione da parte del Coordinamento: «Abbiamo le bacheche e le postazioni Infopoint, lo sportello informativo. La posizione è centrale, però è dentro il palazzo comunale, non è visibile. La gente è condizionata dalla struttura. Vorremmo più spazio anche noi». «Ora mi sembra di avere il massimo. Quando sono arrivata tre anni fa era un disastro, c’erano PC vecchissimi, il locale era abbastanza nascosto, poco luminoso. Oggi ho tre PC, l’ADSL, ho cambiato le poltrone, le luci…il luogo è più accogliente, lo spazio c’è». È altrettanto determinante per una buona realizzazione del servizio una promozione efficace delle sue attività: 107 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «Quello che manca è la comunicazione adatta per diffondere le notizie: ad esempio durante il progetto di collocamento all’estero, […] avremmo ricevuto molte domande in più con una comunicazione più efficace». - I molti strumenti della quotidianità. Gli operatori tendono a utilizzare una vasta gamma di strumenti per l’esercizio della funzione informativa: giornali, guide, rete dei servizi, dossier, sito, computer, volantini e depliant ecc. Tra gli strumenti fondamentali a supporto dell’attività informativa gli operatori citano i computer e il collegamento ad Internet per l’accesso alle informazioni e per la loro gestione, nonché il telefono: «Tutti avremmo bisogno di PC con collegamento ADSL. Questo è uno strumento importante, bisogna averlo, ma se uno dice “ho Internet, ho tutto” mi si rizzano i capelli! D’altra parte magari un operatore di un Punto periferico ti dice “Non ho neanche il computer”! In quelle condizioni non ha senso neanche aprire uno sportello. Internet non è solo lo strumento per cercare le informazioni, ma serve anche per leggere le e-mail, per comunicare. Riceviamo migliaia di e-mail all’anno di richiesta di informazioni. Sono utenti, ma sono anche associazioni, enti, reti. Anche il telefono è fondamentale». - Gli strumenti da sviluppare in futuro. Alla luce dell’importanza dell’attività di back office, gli operatori segnalano che uno strumento fondamentale oggi e per il futuro sono e saranno le banche dati. Queste sono utili per ridurre i tempi della ricerca di informazioni, ma spesso sono poco accessibili per i costi e per la complessità d’uso: «Manca una banca dati [gratuita]. Non c’è perché ha un costo [...]. [Per utilizzare] SPRING17 devi fare un corso, non ha un’interfaccia proprio semplice». Quindi, tra gli strumenti maggiormente desiderati dagli operatori si cita un’agenzia centrale per la gestione delle informazioni stesse. In tema, si propone l’esperienza dei Centri francesi, dove la documentazione è realizzata attraverso un sistema centralizzato di produzione e distribuzione delle informazioni: 17 Cfr. Prefazione. 108 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 «Una cosa utile ci sarebbe, però forse [qui] è fantascienza. In Francia hanno un modello centralizzato, in cui ogni capoluogo di provincia ha un’agenzia IG che produce le informazioni e la gira ai Punti sul territorio. Un sistema così sarebbe interessante, darebbe maggiore qualità al lavoro. Ci sarebbero esperti che si occupano solo di quello e fanno avere a tutti le stesse informazioni». «Un banca dati per tutti, con un scambio di informazioni almeno tra Comuni vicini; alle volte non sai nemmeno cosa fa il Comune a fianco». Infine, tra gli strumenti utili a migliorare il servizio informativo ci sono senz’altro anche il Web e tutto il complesso delle Nuove Tecnologie. Adeguarsi ad esse non significa solo seguire una moda, ma possedere la strumentazione minima e la competenza tecnica necessarie: «Con il fatto che da questa estate abbiamo l’Internet Point le cose sono un pochino cambiate, nel senso che grazie all’accesso ad Internet, qualche giovane in più è arrivato […]». Ricorrere in misura maggiore al Web significa poter utilizzare tutte le sue potenzialità, come, ad esempio, la costruzione di siti o la sostituzione del supporto cartaceo con versioni on-line: «Con un lavoro certosino abbiamo fatto una “banca dati di link” per i nuovi settori tematici, solo fatta di collegamenti. Li abbiamo inseriti sul monitor dei due computer a disposizione dell’utenza per facilitare e velocizzare la ricerca». Se dunque alcuni tentativi di un maggiore ricorso alle Nuove Tecnologie sono già presenti, sebbene forse non ancora ben strutturati, sarebbe opportuno che la rete degli IG mettesse in comune le esperienze già in atto e promuovesse un tavolo di riflessione in merito. Gli operatori stessi suggeriscono di attivare un processo di valutazione e di conoscenza del proprio e altrui modo di comunicare: «Sarebbe un’ottima cosa riflettere su come avviene la comunicazione e l’elaborazione delle informazioni. Quali materiali utilizziamo? Quali sono gli strumenti da mettere in atto utili per tutti? Oggi cosa serve veramente? I siti Internet funzionano?». 109 Molte gioventù, nuovi Informagiovani In particolare, alcuni operatori ritengono di voler riflettere su quali strumenti di informazione siano più adatti ai preadolescenti e agli adolescenti: «Bisognerebbe sperimentare un po’ di più [alcuni] strumenti non convenzionali, soprattutto mirati al target 15-18, quello che forse manca di più: sms, e-mail, newsletter». Tra gli strumenti di lavoro da potenziare in futuro, gli operatori citano anche il lavoro in rete con le altre realtà territoriali (cfr. paragrafo 3.10). «Per quanto riguarda il lavoro di rete, c’è poco collegamento tra IG e realtà del territorio con cui si può lavorare insieme. Forse è un lavoro che andrebbe fatto anche dal punto di vista politico». 3.8 Innovazione e promozione del servizio Gli operatori coinvolti nei focus sono stati sollecitati anche a rispondere alla domanda: quale può essere l’IG del futuro? 3.8.1 Verso una maggiore centralità dell’orientamento e dell’approfondimento Secondo alcuni operatori, in riferimento ad altre esperienze europee, l’Informagiovani potrebbe evolversi in servizio sempre più rivolto all’orientamento e alla mediazione informativa, capace di integrare le proprie attività con quelle del territorio e di adottare strumenti utili a coinvolgere tutta la popolazione giovanile. Il fulcro dell’innovazione di un servizio resta comunque l’operatore, considerato come colui che “fa la differenza” nell’attività informativa, che può rispondere a bisogni specifici in modo più efficace rispetto agli strumenti di informazione: «Uno sviluppo possibile è l’orientamento, rivalutare e formare ad hoc la figura dell’operatore, affinché possa dare quello che Internet o altri canali di ricerca non possono dare, perché apparentemente il calo degli utenti e l’uso di tecnologie fanno 110 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 sospettare che attualmente i bisogni informativi vengano risolti attraverso altri canali. Puntare sulla specializzazione degli operatori può fare la differenza». Riqualificare il lavoro degli operatori sembra essere un punto centrale di interesse per i partecipanti. C’è poi chi non nasconde che tale esigenza deve fare i conti con la disponibilità di risorse finanziarie da destinare alla formazione: «Come si fa a riqualificare il lavoro degli operatori se i Comuni tagliano le risorse?». Si avanza la proposta di strutturare un percorso di formazione regionale o nazionale, volto alla creazione di uno standard per la figura dell’operatore IG. 3.8.2 Verso un ripensamento della dotazione strumentale In tema di innovazione del servizio gli operatori sottolineano come alcuni strumenti tradizionali dell’attività informativa siano ormai anacronistici. Molti dossier, infatti, restano a lungo negli scaffali, senza che nessuno li consulti. Interrogandosi sulle ragioni possibili, gli operatori concordano su alcune questioni: - l’inadeguatezza del supporto, ovvero il fatto che, rispetto all’utilizzo di Internet, della bacheca e degli altri supporti disponibili, il dossier non sembra essere più familiare alla maggioranza dei ragazzi: «Abbiamo semplificato molto la parte informativa. Una volta avevamo trecento dossier, oggi ne abbiamo un terzo, forse meno. Li abbiamo sostituiti con dei faldoni monotematici sulle aree che abbiamo deciso di continuare a presidiare, che non sono tutte quelle della classificazione IG, abbiamo ristretto molto. Ma ai faldoni le persone, se proprio non le accompagni, fanno fatica ad avvicinarsi, vogliono una risposta dall’operatore»; - i temi “vecchi”. Si sottolinea che, tendenzialmente, i dossier più consultati presso i Centri sono quelli dedicati ai temi “caldi”, come ad esempio la formazione professionale e il lavoro: 111 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «I dossier sono tra gli strumenti meno usati nei Centri. I ragazzi non li considerano, non li sfogliano […]. [Invece] ad esempio quello della formazione professionale è usatissimo, aggiornatissimo e sempre aperto sul bancone. Poi ne abbiamo altri su concorsi culturali o su concorsi pubblici […]». Si potrebbe pensare ad un nuovo modo di presentare le informazioni, ad esempio attraverso la digitalizzazione dei dossier in computer manovrabili con il touch, un’interfaccia molto semplice, che sostituirebbe la consultazione del cartaceo e le fotocopie. 3.8.3 Verso un ripensamento dei metodi Tra le altre proposte per il futuro, gli operatori citano le strategie in grado di raggiungere le fasce d’utenza per le quali si è assistito ad un calo di affluenza negli ultimi anni, in particolare i giovanissimi, i ragazzi delle superiori. In tal senso si propone di realizzare presso gli IG delle attività di peer information: «Una fascia con cui è difficile interagire è quella dei ragazzi delle scuole superiori […]. Da tempo pensavo ad una sorta di gruppo redazionale fatto da ragazzi che interagiscano con gli operatori dell’IG, per portare avanti un loro progetto di comunicazione che sia rivolto poi anche ai loro coetanei. Potrebbe far parte del sito dell’IG, uno strumento che serva a loro, ai loro coetanei, ma anche da pubblicità per il Centro. Il concetto è quello di peer information. Un’idea sperimentale con un linguaggio sintetico e giovanile, per agganciare quel pubblico. Tra l’altro i ragazzi delle superiori per accumulare crediti formativi svolgono attività di vario tipo, fare attività di comunicazione e giornalismo potrebbe interessarli». Alcuni Centri mirano a strutturarsi sempre più come nuclei di servizi utili al territorio, e che collaborano intensamente con esso per produrre attività comuni, ad esempio consulenze tematiche: «Da un po’ di anni svolgiamo delle piccole attività di consulenza, tra cui quella sul Servizio Civile Nazionale. Funziona, specie nei periodi in cui escono i bandi. Un altro sportello è quello sulla mobilità: stage all’estero e altro. Secondo me i nostri servizi si devono attrezzare rispetto alle competenze che hanno, farne tesoro per dare servizi al territorio. La consulenza è importante, la conoscenza del territorio è da sfruttare perché è una competenza che non tutti i servizi hanno. Dal punto di 112 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 vista dell’informazione va pensata una diversa strategia di rapporto con gli utenti, di recente abbiamo lavorato con un gruppo di studenti universitari per uno scambio, da lì potrebbe nascere un piccolo Punto informativo nell’università, fatto dagli studenti. L’occhio al territorio è la cosa fondamentale per mantenere vivo il servizio». Operatori di altri Centri raccontano di voler creare un blog per i ragazzi che utilizzano il loro servizio. L’obiettivo è allestire uno spazio che non abbia unicamente la funzione di fornire informazioni al pubblico, ma che sia anche un luogo virtuale per lo scambio di idee: «Un piccolo progetto è quello di un blog […]. Tra i ragazzi è una forma diffusa, comune, non dovrebbe essere difficile». Altri IG sottolineano, infine, l’importanza di promuovere spazi di ascolto delle proposte avanzate dai ragazzi: «Stiamo partecipando ad un programma di e-democracy gestito dall’amministrazione. Una parte del sito è dedicata alle proposte dei e per i giovani e alcune delle cose che propongono meriterebbero uno spazio». 3.9 Informazione e partecipazione Nel corso della discussione, gli operatori hanno proposto alcune modalità di partecipazione giovanile nell’esercizio della funzione informativa. 1. Esiste partecipazione dei giovani alla funzione informativa quando i ragazzi interagiscono con gli operatori, per fornire indicazioni utili sul materiale a disposizione nel Centro – informazioni non aggiornate, non adeguate, obsolete. Quando, in sostanza, contribuiscono alla valutazione del servizio offerto e stimolano il Centro a migliorare l’attività. 2. Un’altra forma di partecipazione dei ragazzi all’attività informativa è prendere parte alla redazione del materiale informativo del Centro. In questo caso l’IG non è solo il luogo presso cui ricevere informazioni, ma diventa per alcuni ragazzi un mezzo per fare informazione ed essere attivi sul territorio cittadino: «Per quanto riguarda la partecipazione vera e propria – progetti con gruppi di pari – noi non l’abbiamo mai sperimentata. [...] L’unica partecipazione che 113 Molte gioventù, nuovi Informagiovani abbiamo noi è sulla rivista, dove facciamo sì che i ragazzi vi pertecipino, cercando di mediare su quelli che sono i loro linguaggi, le loro esigenze». 3. Anche il passaparola che i ragazzi attivano nello scambio di informazioni è considerato un elemento di partecipazione alla diffusione delle informazioni (cfr. capitolo 2): «Riguardo all’informazione ci potrebbe essere uno spazio, se si coinvolgessero gruppi di ragazzi nella ricerca e produzione del materiale informativo. L’informazione che tu dai, il ragazzo la gira poi ai coetanei, quindi anche in quel caso ha un ruolo attivo nell’informazione e magari qualcun altro torna all’IG». 4. Un altro aspetto interessante è dato dalla possibilità dell’operatore di mettere in contatto tra loro ragazzi che cercano informazioni simili, in modo tale da facilitare la loro ricerca: «Ogni tanto cerco di metterli in contatto tra loro e che magari sia uno dei ragazzi presenti a trovare le informazioni per gli altri, non necessariamente io. Cerco di farli partecipare in quel senso lì». 5. Inoltre, alcuni sostengono che già nel colloquio tra operatore e utente ci sia un aspetto di partecipazione, che sta nel feedback che segue la risposta. In tal senso il ragazzo partecipa all’attività informativa perché non ha un ruolo passivo, ma diventa attore di un processo di negoziazione di significati: «Sicuramente nel momento in cui viene data l’informazione c’è un dibattito, un dialogo, un ritorno rispetto l’informazione ricevuta». Invece, secondo alcuni la partecipazione non c’è, probabilmente perché i ragazzi non sono mai stati coinvolti o non vedono l’IG come un luogo attraverso cui diffondere le loro informazioni: «La partecipazione l’abbiamo nelle attività che svolgiamo insieme a loro dall’inizio alla fine, anche a livello informativo». C’è chi sostiene che non ci sia affatto bisogno da parte dei ragazzi di partecipare all’attività informativa e che i giovani si aspettino dal servizio IG esclusivamente risposte ai loro quesiti: 114 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 «Più che di partecipare la richiesta è quella di ricevere una risposta immediata». 3.10 Rete e territori Una delle aree di riflessione proposte agli operatori nel corso dei focus group è stata quella relativa al loro rapporto con il proprio territorio e al tipo di lavoro di rete che li vede coinvolti. I dati emersi propongono uno spaccato variegato, probabilmente perché le differenze tra i territori hanno un’influenza determinante sulle questioni relative all’utenza, ai temi, alla relazione con le amministrazioni. Per gli IG non ci sono dubbi di principio sul senso di lavorare in rete. In altre parole, gli operatori ritengono che il lavoro in collegamento sia indispensabile e che gli IG possano portare una propria visione dell’ambito di riferimento: «Credo che la ricchezza dei tavoli, delle reti sia il confronto, l’opportunità di conoscersi, di crescere e discutere insieme. In questo senso l’IG c’è, porta il suo spaccato di problematiche, attività o voglia di progettare insieme». Una volta affermato questo dato come “di fatto”, sembra utile capire quali siano i punti di forza, i nodi di lavoro e le difficoltà che i Centri incontrano sui loro territori. Inevitabilmente, il ragionamento proposto di seguito risentirà di una certa semplificazione, data la grande diversità che caratterizza Centri e Punti. Si suggerisce al Coordinamento, pertanto, di approfondire la questione della rete territoriale, soprattutto assumendo aree geografiche specifiche per evidenziarne le particolarità. 3.10.1 I punti di forza Si comincia questo paragrafo, evidenziando alcuni modelli di strutturazione della rete degli IG. È interessante notare, infatti, che gli operatori propongono almeno due stili di lavoro diversi, che in nessun modo si escludono l’un l’altro: - nel primo caso gli IG lavorano in modo articolato con altri attori del territorio per realizzare progetti comuni. L’IG è, quindi, parte di un 115 Molte gioventù, nuovi Informagiovani gruppo rete strutturato che coinvolge periodicamente, oltre al Centro, rappresentanti delle scuole e delle associazioni, ed altri referenti di servizi per giovani. Obiettivo di questi gruppi rete è quello di conoscere e condividere le esperienze adottate sul territorio, di progettare insieme sulla base dei bisogni, informativi ed educativi, di cui tutti i servizi si fanno portavoce: «Uno dei nostri compiti è anche la gestione del gruppo di rete. Vengono fatti degli incontri mensili con i referenti dei servizi rivolti agli adolescenti, dagli insegnanti delle scuole elementari alle associazioni di volontariato. Perché è giusto che tutti sappiano fanno gli altri, per poi magari costruire qualcosa insieme[…]»; - in altri casi la rete non è strutturata, ed è affidata ai contatti personali e alle conoscenze tra operatori: si tratta di rapporti di fiducia con soggetti a cui si inviano le richieste dei ragazzi o dai quali giungono segnalazioni e domande: «È una rete fatta di persone: nelle scuole abbiamo i nostri insegnanti di riferimento, nel consultorio l’operatrice che conosciamo bene. Anche nel Ser.T.: noi facciamo la formazione insieme a loro. È una rete che si rinnova e si autoconvoca su un evento, se nasce un progetto vengono chiamate le persone che conosciamo». Queste due forme di rete proposte hanno ricadute diverse in termini di solidità, di durata, di numeri, di visibilità ecc. Non si sta ponendo in dubbio la loro efficacia, ma per gli operatori è importante comprendere i diversi tipi di risultato che esse possono permettere di raggiungere. La prima, forse, potrà consentire di intervenire su questioni collettive, mentre la seconda tenderà ad essere efficace in primo luogo per situazioni individuali e poi a muoversi verso quelle collettive. Quest’ultima modalità presenta tuttavia una debolezza facilmente percepibile: quella di essere affidata alla bontà dei legami individuali. È necessario inoltre considerare una serie di prerequisiti per il lavoro di rete. Innanzitutto è fondamentale che l’IG si renda visibile e si muova per costruire rete con i suoi strumenti, altrimenti difficilmente nasceranno relazioni e l’utenza potrà venire a conoscenza del servizio: 116 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 «La funzione informativa c’è, viene garantita e la facciamo sia al di fuori sia sul territorio; molti ragazzini passano da noi per sapere come fare a prenotare la visita al consultorio. Lavoriamo molto in rete. Vengono perché sono più vicini, ci sono già stati, ci hanno visto a scuola». L’esigenza di rendere partecipe il territorio, e soprattutto i giovani, dell’attività del Centro e della sua esistenza sembra essere condivisa da vari operatori, per cui occorre essere presenti con bacheche e con volantini, organizzare iniziative nei luoghi dove si trovano i giovani e attività in collaborazione con i Centri giovanili, ospitare classi scolastiche all’interno degli IG: «Abbiamo bacheche nelle scuole, alla stazione, in alcuni punti del paese, organizziamo diverse manifestazioni estive, abbiamo la fortuna di avere un Centro giovani molto utilizzato dai ragazzi e questo ci porta diversa utenza. Il venerdì pomeriggio ci trasferiamo direttamente al Centro giovani, dove gli educatori collaborano con noi». Dopo che la rete ha trovato una sua forma, diviene semplice proporre i vantaggi che vi riscontrano gli operatori. Il lavoro congiunto con altre strutture permette di: - migliorare il servizio, rinviando i ragazzi verso fonti con preparazione specifica. Il fatto di collaborare con altri soggetti consente di integrare le competenze e di non cadere nella visione scorretta secondo la quale essere portatori di un’informazione generalista significa essere preparati su tutto: «Non è compito dell’IG avere [competenze specifiche] su tutto. Se ci sono realtà che si occupano nello specifico del problema che la persona ti pone, è anche assurdo che io [non lo rimandi là]»; - contaminarsi per meglio rilevare i bisogni. Alcuni operatori raccontano come il confronto con altri nodi della rete abbia una ricaduta positiva notevole proprio sulla funzione informativa, poiché permette di arricchire la conoscenza del mondo giovanile e dei suoi bisogni. In tal modo, può migliorare anche la capacità di risposta dell’IG ai bisogni emergenti: 117 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «Noi siamo nella stessa struttura in cui c’è anche l’ufficio stranieri, pace e cooperazione che in parte ha progetti che riguardano i giovani, i migranti per esempio. Quindi cerchiamo di tenere insieme tutto, proprio per avere una trasversalità rispetto al discorso dei ragazzi. Il fatto di essere lì tutti insieme permette una maggiore contaminazione, per riuscire ad avvicinarci il più possibile alla corretta analisi delle domande dei ragazzi». Nel caso citato, la compresenza di IG e di altri servizi nella stessa struttura, che talvolta diviene debolezza se comporta l’ibridazione delle funzioni, diventa forza per una migliore lettura dei luoghi. Ed è proprio la capacità di comprendere il territorio nella sua complessità che aumenta con il confronto attraverso la rete: «La nostra utenza è completamente diversa da quella che frequenta il Centro di Aggregazione o l’oratorio, e quindi insieme si cerca di capire quali siano le esigenze del territorio»; - intercettare i giovani. Strettamente collegato al punto precedente è un altro elemento di valore aggiunto del lavoro in rete, vale a dire quello di poter stabilire legami con i giovani, individualmente o come gruppi. Laddove l’IG non può giungere per natura o per limitazione di risorse, lì possono arrivare altri servizi. Le zone d’ombra rispetto alle molte gioventù hanno allora il modo di ridursi, con un migliore esito sia rispetto al compimento della mission dell’IG stesso sia sotto il profilo della razionalizzazione delle risorse: «Abbiamo cercato di superare il problema del raggiungimento dei giovani lavorando nell’ottica di rete con operatori di altri enti con cui abbiamo collaborato negli anni, ad esempio i Ser.T, gli Assistenti sociali e gli educatori di strada. Abbiamo cercato di individuare delle strategie per interagire con i ragazzi, sia dal punto di vista pratico, cioè con l’organizzazione di eventi, sia da un punto di vista informativo. Abbiamo anche un Centro giovani, separato dall’IG. È una struttura che funziona bene, ci sono diverse attività, quindi [possiamo] utilizzare anche le sue risorse, tra cui lo spazio per informare». Con questi processi collaborativi, quella funzione informativa che a molti operatori pare così difficile oggi da svolgere, trova sbocchi naturali e nuove potenzialità. Certamente occorre dinamismo, tempo, disponibilità al confronto e una cornice di lettura della funzione informativa stessa 118 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 come processo non solo legato a uno sportello, ma anche a una logica ben più ampia di lavoro di comunità. 3.10.2 I nodi di lavoro e le difficoltà Lo scenario positivo tracciato nel paragrafo precedente lascia ora il posto ad alcune riflessioni sulle complessità proprie del lavoro di rete. In questa categoria pare entrare essenzialmente la questione del chiarimento dei confini nell’esercizio delle varie forme di funzione informativa in un territorio. Tutto ciò è più vero oggi, a causa della massiccia domanda di occupazione professionale. Questa tematica specifica pone a volte gli operatori in difficoltà nel rapportarsi con l’utenza nel modo più corretto, nel garantire una risposta, correndo il rischio di giocare ruoli non propri, ad esempio l’incontro tra domanda e offerta: «Da noi la richiesta sul tema del lavoro è molto importante, ma devi fare attenzione, perché davvero rischi di sconfinare: ci sono le agenzie del lavoro, c’è il Centro per l’Impiego, in teoria ognuno ha i propri servizi, i propri compiti e devi fare attenzione anche a non andare a svolgere il lavoro di qualcun altro». «Ci troviamo a fornire come servizio la bacheca dove ci sono esposte tutte le offerte [di lavoro], la rassegna stampa curata diligentemente, però il compito dell’IG potrebbe essere quello di riuscire a spiegare ai ragazzi come funzionano i vari contratti, come comportarsi quando vanno ad un colloquio». I due brani di intervista lasciano trasparire chiaramente l’urgenza sociale dei temi della disoccupazione e della povertà. Così come presentano il disorientamento, se non il senso di impotenza nel poter affrontare in modo costruttivo il problema con le sole forze della funzione informativa. Le considerazioni proposte aprono allora alcune linee di lavoro per i servizi IG: - porre attenzione a svolgere comunque al meglio la propria funzione informativa rispetto al tema lavoro, aumentando i contatti con le agenzie e le imprese; - chiarire i compiti specifici e le rispettive identità con gli attori deputati ad affrontare le questioni della collocazione lavorativa e dell’orientamento 119 Molte gioventù, nuovi Informagiovani professionale – CPI, agenzie formative ecc. – al fine di rendere ottimali i processi collaborativi di rete; - sviluppare percorsi di informazione orientativa non solo rispetto al lavoro in sé, ma anche rispetto ai servizi che trattano questo argomento. Occorre poi mettere a fuoco quali altre aree secondo gli operatori rendono difficile il lavoro in rete. Dai focus group appare possibile identificare alcuni nodi problematici principali: - la difficoltà intrinseca di costruire reti. Alcuni operatori avrebbero forse bisogno di essere sostenuti nel loro volenteroso tentativo di generare reti sui propri territori. Il problema di strutturare collaborazioni può dipendere anche da territori poveri di servizi o da atteggiamenti di chiusura da parte delle associazioni stesse. È chiaro, senza perdere il realismo, che, anche in questi casi, il dinamismo degli operatori è comunque una qualità importante: «[...] Siamo proprio scollegati rispetto al territorio. Io ad esempio ho tentato [di contattare] tutte le associazioni sportive, ho mandato una lettera, un questionario da compilare su orari, attività ecc.: sono arrivate poche risposte»; - la “personalizzazione” delle reti. Laddove la collaborazione è poco formalizzata e lasciata molto alle conoscenze personali dell’operatore, il rischio è che un suo venir meno nel servizio IG sancisca anche la perdita delle rete stessa. Lo sforzo che può essere compiuto dagli operatori è allora quello di tentare delle formalizzazioni, di trovare un modo per rendere meno personali i legami, magari strutturando momenti d’incontro, facilitando l’alternanza dei partecipanti a tali occasioni, diversificando i contatti, identificando le progettualità e non le relazioni come punti di contatto: «Abbiamo lavorato molto sul networking, grazie ad una rete molto bella con tanti insegnanti e altri attori sociali. Soltanto che è una rete fondata sulle relazioni personali e io penso che, se il 31 gennaio mi scade il contratto, la rete me la porterò dietro. La rete bisognerebbe non legarla troppo alle persone, ma ai progetti»; 120 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 - i problemi organizzativi degli IG. Non aiutano gli operatori nella costruzione di rete neppure alcune difficoltà interne ai servizi, quali i tempi di lavoro, lo scarso riconoscimento del valore della collaborazione da parte di alcune amministrazioni, la mancanza di risorse umane. Una sensibilizzazione dei politici e dei dirigenti potrebbe avvenire ad opera del Coordinamento, proprio evidenziando tutti quei punti positivi, anche in senso economico, presentati al paragrafo 3.10.1: «Per quanto riguarda la rete, molte volte l’amministrazione la dà per scontata. Invece, oltre alle ore che loro calcolano per le informazioni, devono inserirne altre dedicate alla rete. Se hai tre ore, una di sportello e due di back office, non ce la fai». 3.11 Gli IG e le istituzioni locali Talvolta succede che intercettare operatori di servizi e interrogarli rispetto al rapporto con i propri vertici o decisori comporti un’esposizione a un vero e proprio cahier des doléances (Amerio, 2000)18, cioè alla raccolta di lamentele, rimpianti, insoddisfazioni. Non si può nascondere che una parte di tutto ciò si sia verificato anche nel corso dei focus group condotti con gli operatori IG. Questo è certamente accaduto per molteplici ragioni. Esistono situazioni oggettivamente difficili e frustranti, prima fra tutte il calo dell’utenza degli IG collegato alla percezione di una diminuzione del potenziale rispetto al passato; in secondo luogo la riduzione degli investimenti da parte delle amministrazioni; infine la diminuzione di risorse umane dedicate e la richiesta di “spostare” la professionalità degli operatori su altre iniziative di Politiche Giovanili. Di fronte alle considerazioni degli operatori rispetto al rapporto con le loro amministrazioni, dunque, non si può non dare voce alla loro frustrazione, per trasformarla in risorsa di lavoro. Tutto ciò senza venire meno, però, al richiamo alle responsabilità degli operatori stessi, descritte in altri capitoli del testo. Se l’amarezza è il principale sentimento raccolto, non si può non comprendere a che cosa possa essere collegato. Una delle prime ragioni ha a che vedere con il senso di confusione che provano molti operatori. Gli IG, infatti, non sono più strettamente collegati alle Politiche Giovanili 18 Amerio, P. (2000) Psicologia di comunità, il Mulino, Bologna. 121 Molte gioventù, nuovi Informagiovani come un tempo. Spesso sono di competenza di assessorati molto diversi: “Il nostro assessore ha deleghe alla Cultura, alle Politiche Giovanili, alle Pari opportunità”. E il novero di assessorati si completa con quelli dell’Istruzione, Politiche sociali, fino ad arrivare al caso in cui l’IG è di competenza dello stesso politico che ha la delega sui Servizi cimiteriali. Al di là degli interrogativi possibili sulla opportunità o meno di alcuni abbinamenti, si può constatare come questi possano segnalare da subito una riduzione di attenzione e di risorse in tutti gli ambiti, Politiche Giovanili comprese. L’analisi della situazione di rapporti tra operatori e istituzioni locali è ancora una volta complessa, e si può articolare sui seguenti livelli. 3.11.1 Quando l’IG è dentro una logica di politica locale Non sempre e non in tutti i territori i rapporti con i propri politici di riferimento paiono negativi. Vi sono situazioni in cui esiste, quantomeno, una consapevolezza che il servizio funziona e va portato avanti, pur riconoscendo il fatto che la sua sopravvivenza dipende dalle risorse che le istituzioni, o meglio gli interlocutori al loro interno, intendono dedicarvi. «Dipende dalle persone. Anche all’interno della stessa amministrazione possono esserci pensieri diversi: il sindaco, l’assessore, il dirigente». Ci sono invece situazioni in cui, a fronte di proposte di investimento sugli IG avanzate da alcuni politici, l’importanza dell’informazione per i giovani non pare condivisa in maniera univoca dall’intera amministrazione: «Il problema è che si sarebbe favorevoli a mantenere l’IG, peccato che poi praticamente il nostro assessore è l’unico che si batta per la causa, ma si trova poi buona parte dell’amministrazione contro». È chiaro che è difficile accettare il disinvestimento dei politici senza poter interloquire con loro sulle motivazioni. Da qui l’invito emergente da più parti nel corso della ricerca: un dialogo per spiegare le ragioni e progettare insieme. Questa soluzione appare possibile, laddove gli IG sono supportati dai propri Enti, in una logica di progettazione congiunta. 122 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 Sebbene la collaborazione a livello progettuale non sia sempre così facile, perché «[…] sei condizionato comunque dalla scelta del politico che ti dice: “questa è la direttiva, questo è quello di cui ci dobbiamo e vogliamo occupare”», in alcune realtà gli operatori IG tentano strade di programmazione annuale con i loro politici: «Da settembre elaboreremo con l’amministrazione un progetto giovani da far partire a gennaio, perché non possiamo andare avanti come IG con tutti questi servizi all’interno di un solo ufficio, e, visto che siamo [pochi] operatori che lavorano sul Settore giovani, vogliamo costruire un progetto per i prossimi anni, con tappe ben precise. Vogliamo che si raggiungano degli obiettivi e non si vada a caso, come stiamo facendo in questo momento. Così l’attività migliorerà sicuramente, e se cambia l’amministrazione non ci saranno rivoluzioni». Le considerazioni ora proposte evidenziano la possibilità di dialogare con le proprie amministrazioni. Questa via non è facile: non sempre si gode di sufficienti spazi di negoziazione nella progettazione. Ciò può essere dovuto alla difficoltà di dedicare del tempo alla programmazione o a un limitato spazio di intervento per gli operatori, tuttavia resta una strada da percorrere: «Una simile negoziazione necessita di tempo da entrambe le parti […]». «Il tempo di elaborazione di strategie complessive di Politiche Giovanili è quasi inesistente. Se da un lato idealmente vorresti, non riesci a trovare il tempo per poterlo fare. C’è uno spazio di confronto sia con l’assessore sia con il dirigente, c’è fiducia, stima del servizio. Però questo forse non è sufficiente per modificare la situazione, ed è suscettibile delle variazioni che ci possono essere nella divisione delle competenze tra assessori. Il dialogo c’è, non c’è la possibilità di arrivare a modificare la situazione reale dei servizi e fare azioni strutturate per lo sviluppo del servizio in futuro». Certamente, dove una collaborazione già esiste, occorre prendersi il tempo, come operatori e come politici, e collaborare con maggiore continuità. Dati i ritmi di lavoro e il carico presente da entrambe le parti, questo implica uno sforzo di volontà per trovare spazi, nonostante tutto, e prospettive temporali di lungo respiro: «E’ anche difficile con scadenze così brevi programmare qualcosa. Se uno sa che davanti ha tre anni di continuità, allora può programmare, diversamente è difficile». 123 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Come traspare da queste citazioni, la programmazione dei servizi IG è molto legata a una più ampia riflessione sulle Politiche Giovanili. Il rapporto tra funzione informativa e queste ultime sarà oggetto del paragrafo 3.12. 3.11.2 Quando l’IG pare non riconosciuto e dimenticato Alle situazioni positive presentate nelle pagine precedenti fanno eco quelle più critiche. Alcuni IG lamentano un contesto politico che blocca la progettualità, perché «[…] tutta la parte più più innovativa in questo momento è congelata». L’immobilità che raccontano alcuni operatori non è sempre così chiara e intenzionale. A volte essa è generata da una forma di disinvestimento latente: gli IG sono ancora sostenuti, perché previsti nella programmazione comunale, ma non sono poi supportati con energie progettuali o finanziarie. Accade allora che gli IG divengano dei semplici Punti informativi, lasciati in una sorta di attesa o investiti di altre deleghe, mentre le risorse finiscono altrove: «Se non scade la convenzione, per sei mesi io non vedo nessuno del mio ente. La mia interfaccia è solo con il Comune». «Il fatto è che delegano una cooperativa, alla quale dicono “Fate voi”». «Per me è ancora più forte la frustrazione, perché chi arriva qui è già andato in biblioteca, ha parlato con l’operatore, si è fatto dare il mio numero di telefono ed è venuto un altro giorno19. In questo modo l’amministrazione ha già fatto delle scelte […], e così si mantiene [questa situazione]». La situazione di “limbo” vissuta da molte strutture dovrebbe sollecitare le rispettive amministrazioni, ed eventualmente il Coordinamento, ad una valutazione, partendo innanzitutto dai bisogni dell’utenza, sull’opportunità di mantenere ancora attivi dei servizi ormai privati delle caratteristiche e delle funzionalità essenziali. 19 Il Centro IG in questione è ubicato presso un ufficio del Comune non direttamente accessibile agli utenti. Vi si accede attraverso la biblioteca, tramite appuntamento telefonico. 124 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 Simile è la situazione di quegli IG che si trovano a dover svolgere molte altre attività che poco hanno a che vedere con l’informazione, ma che certamente garantiscono alla politica locale una maggiore visibilità: «Ci sono attività di animazione sul territorio che si fanno per coinvolgere i ragazzi, per agganciarli. [Altre] servono solo per farsi vedere. In questo caso l’idea è “Perché così ci facciamo conoscere”». 3.11.3 Quando l’IG è oggetto di riduzione di investimenti La scelta di distinguere la situazione degli IG “fantasma” da quella dei Centri in cui, sotto l’etichetta IG, si propongono altre attività di Politiche Giovanili è stata dettata dalla diversa condizione dei due tipi di struttura. I primi IG rischiano di diventare una sorta di involucri vuoti, mentre i secondi sono attivi, ma su fronti diversi da quelli della funzione informativa. Questa non è più oggetto di investimenti economici, mentre lo sono le attività di animazione del territorio. L’attività informativa resta una delle due anime delle Politiche Giovanili, insieme a quella dell’animazione del territorio, ma questa gode di un’attenzione prioritaria da parte dell’amministrazione. È infatti l’area a cui vengono destinate maggiori risorse finanziarie: «L’idea che ho è che [quella informativa] sia una delle attività fondamentali da erogare all’interno del più ampio cappello delle Politiche Giovanili e che in un’eventuale situazione di taglio di fondi sia quella in questo momento da mantenere piuttosto che altre. Invece, rispetto al mandato politico precedente, l’investimento sull’animazione è decisamente aumentato. La parte informativa è abbastanza standardizzata, nel senso che dal punto di vista dell’organigramma siamo dipendenti pubblici, quindi c’è comunque una persona che è incaricata di quello. A meno che questa non decida di lasciare la propria posizione o succeda qualche stravolgimento, l’investimento acquisito dall’amministrazione è ormai standardizzato, non rappresenta un intervento supplementare». «Da noi l’amministrazione comunale non si sa bene cosa voglia, nel senso che [per loro] l’IG è un servizio che deve dare visibilità e un servizio di informazione questo non lo fa. Hai [visibilità] quando proponi una grossa manifestazione, uno spettacolo, quando mandi inviti e ci sono locandine ovunque. All’Informagiovani dai l’informazione, finisce lì e il nostro grosso problema è quello». 125 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Oltre alla consapevolezza di questo distacco tra le attese delle amministrazioni rispetto ai servizi IG e come invece la funzione informativa viene percepita e messa in atto dagli operatori, si riscontra la delusione del non vedersi riconosciuti per il ruolo che in realtà si occupa, per il lavoro che effettivamente si svolge. La preoccupazione degli operatori è anche inerente al distacco delle politiche e dei politici locali dai bisogni reali dei ragazzi, esigenze di cui il servizio IG si fa portavoce presso le istituzioni: «L’idea è quella che facciamo cose di cui si può anche fare a meno. Perché se pensi ai giovani pensi ai concerti, al divertimento, mentre non è considerato l’aspetto della loro autonomia, che hanno dei bisogni, che sono precari, che non hanno lavoro e non riescono ad andare via di casa. Invece queste sono le urgenze su cui l’IG è più chiamato [a intervenire]. Questi aspetti sono messi in secondo piano e i giovani sempre visti, o comunque conquistati, dai temi del divertimento, del tempo libero». Ancora una volta risulta fondamentale un accordo preliminare tra operatori e politici per collaborare sul senso e sugli obiettivi del servizio IG: «Quando il Comune apre un IG è come se in tema di giovani avesse assolto al suo dovere […].Poi magari fanno richieste assurde al servizio, o se si rendono conto che i giovani non lo frequentano più allora decidono di organizzare una manifestazione. Non si sono chiariti sul tipo di servizio che vogliono dare con esso». La condivisione del significato degli IG e del valore o meno della funzione informativa, a dire degli operatori, non dovrebbe essere lasciata solo alla gestione della singola situazione locale. Ecco allora il richiamo all’importanza della definizione di un quadro normativo nazionale che tuteli il servizio e soprattutto stabilisca alcuni criteri minimi affinché un IG sia tale: «Nel mio caso l’assessore alle Politiche Giovanili ha un’idea che può essere un po’ più “significativa” che in altri casi […]. [Ma serve] una legge nazionale che indichi delle linee guida a livello qualitativo e quantitativo per il servizio, per cui puoi essere IG solo se segui queste linee». 126 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 3.12 Informagiovani e Politiche Giovanili Come abbiamo visto, molte delle difficoltà vissute nel rapporto tra IG e amministrazioni locali è dovuto al maggiore investimento attuale su altre attività di Politiche Giovanili. Ma qual è dunque il rapporto tra funzione informativa e Politiche Giovanili? I tipi di relazione pensabili sui territori paiono i seguenti: - arricchimento positivo. In certa misura è quello della tradizione che ha visto nascere gli IG all’interno delle Politiche Giovanili. Secondo gli operatori, la relazione con le Politiche Giovanili è ritenuta proficua, perché consente al servizio di essere costantemente a contatto con i giovani ed è garanzia della costruzione di cittadinanza: «Il contenitore grande sono le Politiche Giovanili, e ritengo che l’informazione sia una delle sue parti fondamentali, perché è coltivando questa che i giovani sono messi in grado di esercitare il diritto di cittadinanza, per cui sicuramente svolge un ruolo centrale». Un altro vantaggio è quello di poter contare sulle Politiche per i giovani per usufruire di altri spazi nei quali diffondere l’informazione e realizzare attività ad essa connesse: «Noi abbiamo promosso l’IG facendo dei corsi amatoriali, come fotografia e scacchi ecc». Questa considerazione appare particolarmente vera per i Centri che si trovano nelle piccole città. Qui l’IG è spesso l’unica attività di Politiche Giovanili e quindi assume un ruolo fondamentale come catalizzatore dei giovani e dei loro bisogni: «L’IG racchiude in sé tutta la Politica giovanile di un ente e penso sia così in molti Comuni piccoli: tutto quello che si fa per i giovani parte dall’IG, il quale diventa il Centro giovani, il centro delle Politiche Giovanili». Tuttavia, gli operatori sottolineano che lo stretto legame tra funzione informativa e iniziative di aggregazione e animazione debba originare progettazioni congiunte, ma consapevoli dell’essenza di entrambe le 127 Molte gioventù, nuovi Informagiovani azioni. Se ciò avviene, allora le due funzioni si arricchiscono realmente, sostenendosi nel loro valore educativo: «Oltre all’IG abbiamo quattro Centri di Aggregazione classici, quindi è tutto legato ad un sistema di Politiche Giovanili nel quale l’IG è lo sportello motore di comunicazione e informazione delle attività del progetto giovani nel suo complesso». In alternativa, senza una riflessione comune, il rischio che s’intravede è, infatti, quello di spostare l’attenzione e le risorse sull’animazione del territorio, privando di progettualità l’attività informativa. La situazione ideale è quella in cui la programmazione permetta all’animazione e all’informazione di garantire attività connesse tra loro e che mantengano continuità di svolgimento: «All’interno delle Politiche Giovanili non ha senso progettare un’attività o un laboratorio che poi non abbia seguito. Sarebbe bello che le Politiche Giovanili riuscissero a realizzare un servizio per i giovani che vada al di là della semplice informazione e che crei tutta una serie di percorsi che offrano comunque una certa continuità». Il lavoro del Coordinamento potrà prendere certamente in considerazione il confronto tra gestione pubblica e privata, per trovare spunti utili allo sviluppo delle attività proprio sul confine animazioneinformazione (cfr. capitolo 4). Molte volte, invece, la richiesta relazionale tra Politiche Giovanili e IG è determinata dal fatto che la gestione di tutte le attività rivolte ai giovani è assegnata agli operatori di una stessa cooperativa del territorio. In tal caso la programmazione congiunta delle attività permette un’integrazione tra le aree e una distribuzione delle risorse in base alle esigenze dell’utenza: «La nostra esperienza è andata nell’ottica di costruire le Politiche Giovanili e inserire al loro interno le varie azioni e interventi rivolti ai giovani. Da pochi anni abbiamo un unico riferimento come assessore e come capitolo di spesa; ci siamo arrivati costruendo la cornice delle Politiche Giovanili. Ora la progettazione riguarda tre aree connesse tra loro. Siamo quattro operatori [della stessa cooperativa] e ci confrontiamo. È diventata una necessità, dal momento che il Comune ha iniziato ad interrogarsi sul senso di avere servizi distinti e poi su come pagarli, visti i tagli degli ultimi anni. Per essere un po’ più 128 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 forti e consistenti si è deciso di creare un’attività unica di politiche Giovanili e di andare a individuare quelli che, di volta in volta, possono essere i bisogni e le esigenze, senza essere troppo ingessati.» Senza nulla togliere all’azione delle cooperative e al merito della loro capacità progettuale, questo esempio ci permette di esprimere qualche perplessità sul livello di delega effettuata dalle amministrazioni, che a volte eccedono fino ad appaltare per intero un pensiero politico o una linea programmatica; - di convivenza forzata o funzionale ad altri scopi. Alla nobile idea che animazione e informazione possano convivere e arricchirsi di spunti educativi e partecipativi, fa eco quella situazione in cui, invece, azioni di Politiche Giovanili e di informazione convivono non per strategia ma per scelta organizzativa. Sono i casi ormai noti dall’inizio del capitolo, di quegli IG il cui personale è chiamato anche a svolgere compiti di animazione sul territorio. Questo spesso accade per volere dell’amministrazione e per ragioni di razionalizzazione. In questi casi gli operatori IG e di Politiche Giovanili sono gli stessi, privilegiando la parte animativa e riducendo quella informativa: «Finanziariamente l’amministrazione si impegna più sulle Politiche Giovanili che sull’IG. In tema di sostegno reciproco questo è automatico, perché dal punto di vista organizzativo e amministrativo fa tutto capo al nostro ufficio; non c’è una distinzione netta, né pensata, né di fatto, anche perché il Comune è piccolo e il suo organico è essenziale». Se il vissuto della maggioranza degli operatori in queste situazioni è ovviamente carico di emotività, è anche vero che non tutti vivono questa situazione con difficoltà. Alcuni hanno saputo elaborare nel tempo un equilibrio professionale basato su una nuova identità: «Se prima la mia figura era quella dell’operatore dell’IG, ora è quella dell’operatore delle Politiche Giovanili. Io la vivo serenamente». - separazione necessaria. Tra gli operatori esiste un numero esiguo di persone che rappresentano una terza posizione rispetto alle due precedentemente illustrate. È quella di coloro che ritengono che gli ambiti dell’animazione e dell’informazione debbano essere nettamente divisi. Le 129 Molte gioventù, nuovi Informagiovani ragioni che sostengono questa posizione sembrano discendere proprio dalle fragilità e dai rischi emersi dai punti precedenti, vale a dire una funzione di animazione che fagocita quella informativa, una scarsa progettazione dell’una e dell’altra per mancanza di tempo e per bisogno di “prestazione aggregativa”, un mancato ascolto dei giovani: «Abbiamo un forte legame con le Politiche Giovanili […], forse troppo. Gestiamo lo spazio giovani, che è un servizio del Comune, dove i ragazzi possono fare prove musicali, teatro, attività culturali. Questo ci ha aiutato ancora di più ad avvicinarci a loro. Dietro ogni iniziativa c’è un coordinamento formato da rappresentanti d’istituto e ragazzi che in genere sono attivi nel territorio e vengono comunque presi in considerazione […]. Ma io sono dell’idea che i servizi vadano separati: una cosa è IG, una cosa è il Centro giovani, e quindi la gestione delle attività»; - né l’una né l’altra. Si tratta della relazione meno auspicata, vale a dire dell’assenza di rapporto tra IG e Politiche Giovanili, per la loro mancata esistenza. Presso alcune amministrazioni, infatti, non solo non esiste attenzione all’informazione, ma non sono previste neanche le Politiche Giovanili. Questo scenario non è frequente, però può servire a monito di quanto potrebbe accadere per mancanza di tempo, risorse, significati: «Con la scorsa amministrazione si era partiti, tra impegni e cambiamenti, con la consulta regionale. Oggi, invece, con la nuova gestione, non ci sono attività di Politiche Giovanili, a meno che non si parli di promozione della lettura verso i giovani in biblioteca...». Spesso le Politiche Giovanili risultano private di una progettazione intenzionale, per cui divengono quei contenitori fantasma che molto hanno a che vedere con gli IG fantasma descritti in precedenza. Nei casi migliori, dunque, manca un quadro di riferimento alle spalle in grado di chiarire quali siano gli obiettivi delle Politiche stesse e come questi incontrino, o possano incontrare, l’IG. Nei casi peggiori, le Politiche Giovanili non sono contemplate: «Come responsabile del servizio […] quello che a me manca è un quadro più strutturato di riferimento alle spalle, non siamo mai arrivati alla costruzione di un progetto giovani dove si definissero una serie di competenze, di attori ecc. Forse anche perché non ci sono delle disposizioni legislative che vincolino più di tanto i Comuni. Dove ci sono state risorse per farlo, persone che hanno voluto 130 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 investirci, magari c’è stata una riprogettazione più pesante, invece in questi anni ognuno di noi è cambiato seguendo la vocazione del territorio». «Manca una riflessione su come un’amministrazione possa investire sulle Politiche Giovanili, e non soltanto su alcuni aspetti o progetti. Io credo che neanche politicamente ci sia uno sforzo per pensare che cosa possa fare un’amministrazione, grande o piccola che sia, per i giovani, se non quello di dire: “apriamo un servizio giovani o apriamo degli spazi”». 3.13 Il Coordinamento regionale Nei paragrafi precedenti si è già sottolineato come gli operatori ritengano importanti i momenti di Coordinamento e dell’alta funzionalità che avrebbero delle agenzie centrali per la produzione di informazioni. La centralizzazione di alcuni compiti consentirebbe, infatti, non solo di preservare la qualità di processi delicati quali il back office, ma faciliterebbe il confronto e la progettazione. Al momento attuale, la sola forma di coordinamento esistente tra gli IG piemontesi è proprio il Coordinamento regionale, per tale ragione nel corso dei focus gli operatori sono stati interrogati rispetto al suo senso, alla sua efficacia, ai suoi punti di debolezza. 3.13.1 I punti di forza Le questioni emerse in relazione al soggetto “Coordinamento” sono riassumibili in alcuni temi principali: - la partecipazione. Non tutti gli operatori presenti ai focus hanno avuto occasione o possibilità di partecipare ai momenti di Coordinamento. Se è vero, infatti, che alcuni intervistati riconoscono un suo buon operato, gli stessi sottolineano una criticità nella scarsa partecipazione da parte degli operatori: «Credo che in questi anni abbia esercitato quelle che erano le sue funzioni. Il problema secondo me non è tanto nel Coordinamento né nelle proposte che ha fatto: manca una maggiore partecipazione da parte degli operatori». 131 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Quali sono le ragioni della difficoltà a prendere parte alle riunioni e alle attività del Coordinamento? Da un lato c’è chi inizialmente vi ha preso parte, ma poi non ha più potuto proseguire per ragioni organizzative, mentre c’è chi, per gli stessi motivi di impegno lavorativo, non ha mai potuto presenziare agli incontri: «Mai partecipato per questione di tempi e di date; ero già impegnata altrove». Un problema, emerso nel corso della discussione in merito al tema della partecipazione, è anche quello relativo all’assenza di una formalizzazione del Coordinamento20 che impegni i Comuni non solo a parteciparvi in prima persona, ma anche a prevedere ore sufficienti per il proprio personale. Ciò finisce per costringere alcuni operatori a seguire gli incontri al di fuori dell’orario settimanale di lavoro: «Non esiste un Protocollo che impegni i Comuni a partecipare, questo rimane una debolezza del Coordinamento. Non è una formalità, è sostanziale. Il mio dirigente mi chiede: “Perché lei va ad una riunione del Coordinamento se non abbiamo firmato nulla?”». «Il nostro IG è gestito da una società municipalizzata di cui io e la mia collaboratrice siamo dipendenti, per cui noi abbiamo effettivamente monte orari settimanali che includono il back office, il front office e poi una serie di ore per i coordinamenti. La maggior parte di queste ore purtroppo noi le dobbiamo dedicare al coordinamento del tavolo giovani o con l’assessore o con il dirigente. Quindi abbiamo effettivamente delle grosse difficoltà a far capire che effettivamente questi incontri servono per confrontarci, per portare delle cose nuove, per riprogettare il servizio»; - la funzione di supporto tecnico. Per molti operatori, il valore del Coordinamento regionale, o forse anche di eventuali soluzioni provinciali o territoriali, sta soprattutto nella possibilità di essere in ambiti vari un sostegno tecnico per gli IG. Quelli più citati sono la formazione, la ricerca e la progettazione: 20 Il Coordinamento regionale degli Informagiovani è stato formalizzato per anni attraverso un Protocollo d’Intesa che ora è in fase di rinnovo. 132 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 «La formazione che il Coordinamento ha cercato di portare avanti è un risultato importante, perché senza di esso non si sarebbe mai potuta fare. Nessun altro ente avrebbe avuto modo [di organizzarla]. Comunque la possibilità del confronto può aprire spiragli di crescita, come questa [ricerca], un lavoro difficile e complicato, che da soli non avremmo [realizzato]». In quanto spazio di confronto tra operatori, il Coordinamento permette uno scambio di esperienze, apprendimento reciproco e la condivisione di punti di vista: «Da quando faccio parte dell’IG non ho quasi perso nessun incontro. Provengo da esperienze di lavoro completamente diverse, quindi la sento come esigenza. [La formazione] è fondamentale per la crescita personale degli operatori, ma anche per la qualità del servizio e per gli standard di lavoro […]. Per me gli incontri al Coordinamento sono stati importanti per lo scambio di idee». Anche la funzione di confronto sulle buone prassi, realizzate in territori regionali ed extraregionali, è ritenuta cruciale: «[Il Coordinamento] è utilissimo sia per la formazione sia per gli stimoli [che fornisce], ad esempio sulle novità [provenienti] dall’Europa o dai grossi centri come Parigi». La diffusione di conoscenze sulle buone prassi è infatti ritenuta un’importante funzione del Coordinamento, come testimoniato anche dal grafico 5 (pag. 137). Questo riporta le tendenze di risposta a una breve scheda che è stata proposta al termine dei focus. All’operatore di ciascun Centro è stato chiesto di attribuire un punteggio (da 1 a 5) alle funzioni che il Coordinamento svolge o dovrebbe svolgere, valutandole in termini di importanza per il lavoro dell’operatore oggi e in futuro. Un’altra funzione tecnica che il Coordinamento potrebbe svolgere è quella di sostegno in caso di apertura di nuovi IG, soprattutto per garantire un’omogeneità di standard nei casi in cui i servizi siano in gestione/appalto/convenzione; - la funzione di rappresentanza politica. Molti operatori si auspicano che venga prevista in futuro la presenza politica all’interno del Coordinamento e che si rafforzi di dialogo con gli amministratori. 133 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Sebbene qualcuno affermi che il «Coordinamento è [ancora] un po’ nell’ombra», in generale si riconosce il ruolo che ha iniziato ad assumere soprattutto nel rimarcare e difendere la presenza degli IG nei territori. Tuttavia questa funzione potrebbe essere potenziata prevedendo l’organizzazione di momenti di confronto tra operatori, politici e funzionari: «È l’unico strumento che comunica al di fuori il fatto che esistiamo […]». «In qualche modo i politici sanno che esiste un Coordinamento, però sul suo ruolo non hanno mai riflettuto. I politici non hanno uno spazio nel Coordinamento per poter formulare, costruire, identificarsi». In futuro, quindi, il Coordinamento dovrà lavorare per la propria visibilità sia rispetto ai politici sia ai decisori tecnici, in modo da accrescere non solo l’incisività dell’organo stesso, ma anche l’efficacia delle sue proposte e decisioni. 3.13.2 I punti di criticità Come ogni fotografia, la descrizione dei punti di forza e di possibile sviluppo per il Coordinamento porta con sé la presenza di alcuni tratti in negativo. La loro segnalazione da parte degli operatori può essere un’utile strumento di lavoro per il Coordinamento stesso, per aumentare la propria efficacia e rappresentatività. Certi operatori, infatti, sottolineano che la mancata partecipazione di alcuni colleghi può essere dovuta ad una scarsa motivazione, soprattutto in riferimento ai contenuti degli incontri: «In un certo periodo sembrava che i problemi fossero sempre gli stessi […]. In certi momenti ci si incontrava, si parlava, però poi [c’era poca sostanza]». La difficoltà del Coordinamento ad essere pienamente incisivo nella sua azione è collegata a due dimensioni. Alcuni operatori segnalano una certa mancanza di programmazione che forse potrebbe agevolare la partecipazione delle persone più reticenti perché in situazione di carico di lavoro eccessivo: «Bisogna fare un programma annuale ben preciso delle attività del Coordinamento e rispettarlo: “Ci occuperemo di questi tre temi, ci incontreremo 134 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 tante volte, i seminari di studio e le attività di formazione degli operatori [si collocheranno] in questi due periodi”. [Il tutto comunicato] con un documento ufficiale che viene inviato e che si chiede di approvare. A quel punto, si tutti è legittimati a partecipare». Una seconda area di complessità è quella dell’eterogeneità dei Centri: essendo presenti al Coordinamento tanti IG, ciascuno con istanze proprie e legate al contesto territoriale, la rete regionale può provocare una sorta di “appiattimento” delle varietà: «[…] Molte riunioni si sono concluse [con una impasse], perché il Coordinamento regionale per sua natura richiama, come propri membri costitutivi, realtà diverse dal punto di vista geografico e amministrativo. In questo contesto non si riusciva a trovare una quadra soprattutto per valutare questioni operative e tecniche». Il tema della specificità dei Centri torna come questione imprescindibile: la progettazione può avvenire attraverso il confronto, ma questo è tanto più produttivo quanto più sa assumere le particolarità delle diverse aree della regione e delle dimensioni dei Centri e dei Punti. Altro limite sottolineato nel corso dei focus group ha proprio a che vedere con le attese rispetto alla funzione politica del Coordinamento. Questo dovrebbe riuscire ad imporsi con il sostegno tecnico non solo tra gli operatori, ma anche tra i loro superiori, vale a dire politici e dirigenti: «Io credo che un punto di debolezza del Coordinamento sia l’assenza politica, cioè il Coordinamento regionale piemontese è costituito essenzialmente da tecnici e allora lì si spiega la limitata partecipazione da parte degli operatori. La parte politica dà forza, perché vuol dire che c’è una scelta che ha una sua ricaduta a livello dirigenziale, per cui poi, quando si chiede l’autorizzazione a partecipare ad un esecutivo piuttosto che un seminario, non incontrerà difficoltà [ad essere accettata]». Tra gli obiettivi che il Coordinamento potrà perseguire per garantirsi maggiore rappresentatività, almeno a livello formale, vi è quello della sua formalizzazione: «Ha poca forza politica o non gli è riconosciuta. [Gli incontri di coordinamento] erano autoconvocati dagli enti. Sulla fatidica legge [regionale 16/95] che doveva essere cambiata, il Coordinamento aveva presentato delle mozioni per essere 135 Molte gioventù, nuovi Informagiovani inserito tra le funzioni della Regione. [Se non si ripropone questo], esso rimane un qualcosa che gli enti possono [prendere in considerazione] solo se c’è un dirigente o un assessore particolarmente illuminato o un operatore che abbia voglia di sbattersi. Altrimenti [gli incontri] si possono tranquillamente non fare [perché non sono riconosciuti]». Una volta ottenuta una formalizzazione, il Coordinamento potrà svolgere più agevolmente alcune funzioni attese dagli operatori, quali: - fornire linee guida da proporre ai politici: «E’ fondamentale perché comunque potrebbe dare le linee guida a cui poi i nostri politici dovranno rendere conto […]». Tali direzioni di lavoro vengono intese in una dimensione dialogica, cioè con l’auspicio di vedere riuniti insieme tecnici e decisori in momenti prestabiliti; - favorire lo scambio con i politici: «Tante volte al posto di un funzionario o dell’operatore ci dovrebbero essere i politici o comunque potrebbero parteciparvi insieme […]». L’affermazione è congruente con quanto sostenuto al punto immediatamente precedente: non si tratta di aprire una “contesa” tra tecnici e politici, bensì di favorire momenti di ascolto reciproco; - gli operatori e gli amministratori dovrebbero essere a loro volta di stimolo per il Coordinamento, «nel senso che se tutti insieme riuscissimo ad esprimere dei bisogni collettivi forti, poi il Coordinamento se ne dovrebbe far carico ancora di più». Le parole dell’intervistato ben esprimono il desiderio di non lavorare in un’ottica a “compartimenti stagni”, ma di sostenere la comprensione delle reciproche posizioni e l’interlocuzione sul piano della proposte. Un’ultima criticità del Coordinamento deve essere segnalata. Si è già avuto modo di dire che gli IG dovranno lavorare sulla loro promozione. Questo impegno dovrà essere profuso dal Coordinamento anche rispetto a se stesso. La domanda cruciale che pare lecito formulare in chiusura di capitolo è: quanto riesce ad essere realmente rappresentativo un organo al quale non tutti si sentono pienamente appartenenti? «Non abbiamo mai avuto grandi rapporti [con il Coordinamento]. È la prima volta che veniamo a contatto [con esso]. Anche perché se non ti senti parte di qualcosa non puoi dargli importanza.» 136 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani Capitolo 3 Sembra quindi che il Coordinamento regionale venga talvolta percepito come un’istituzione un po’ lontana dalle singole realtà territoriali e quotidiane. Un filone di riflessione futura potrebbe essere dedicato proprio alla costruzione di opportunità di confronto più frequenti tra operatori degli stessi territori. 3,78 Reperire risorse f inanziarie Lavorare in ret e con ent i, ist it uzioni, ecc. 4 , 12 4 , 18 Facilit are il conf ront o e lo scambio di buone prassi Promuovere la f ormazione per gli operat ori 4,72 4,25 Promuovere la qualit à dei servizi Def inire gli st andard di lavoro 3,9 Sost enere l'at t ivit à dei vecchi IG 3,9 Support are la creazione di nuovi IG 3,5 Realizzare mat eriale inf ormat ivo 4,2 Gest ire la comunicazione est erna alla ret e 3,78 Gest ire la comunicazione int erna 3,4 Cost ruire ident it à e senso di appart enenza 3,78 Proporre st rat egie di rinnovament o 4,4 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5 Grafico 5: funzioni del Coordinamento auspicate dagli operatori 137 5 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Capitolo 4 UNA SERIE DI PROSPETTIVE DALLA COOPERAZIONE SOCIALE Premessa Il mondo degli IG intreccia vari soggetti: istituzioni, cittadini, gruppi di giovani, ma anche la cooperazione sociale. Il contributo che le cooperative apportano, in termini di progettazione dei servizi informativi, ha motivato i componenti del Laboratorio e i ricercatori a coinvolgerne i rappresentanti nel processo di ricerca. Per tale ragione sono stati intervistati i referenti per le aree di competenza degli IG delle tre cooperative sociali che partecipano anche agli incontri del gruppo di lavoro: Cooperative Educazione Progetto, ORSo e Vedogiovane21. L’obiettivo principale che ci si è posti è stato cogliere il punto di vista di soggetti che, da un lato, rispondono alla richiesta della committenza pubblica nella gestione di un servizio e, dall’altro, portano una specifica cultura e un investimento organizzativo nell’ambito dei Centri informativi. È apparso, pertanto, importante comprendere quale lettura sull’erogazione dei servizi IG, quali difficoltà e quali occasioni di sviluppo rilevino e, infine, quale tipo di investimento ritengano possibile e/o auspicabile per il futuro di queste realtà. Numerosi i territori nella regione in cui gli IG, siano essi Centri o Punti, sono appaltati a cooperative: stando ai primi risultati della somministrazione 21 Le persone intervistate per le Cooperative sono: Giovanni Campagnoli (Vedogiovane, Borgomanero), Viviana Girard (ORSo, Torino), Gianclaudio Santo (Educazione Progetto, Torino). 138 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 del questionario per la rilevazione dei dati “tecnici”, emerge che un terzo circa dei servizi regionali sono in gestione a realtà del privato sociale. Quindi la prospettiva di analisi della cooperazione sociale appare utile per cogliere la situazione degli IG in diversi territori, così come è stata osservata da attori non istituzionali. Lo sguardo dei referenti delle cooperative sociali è interessante anche per una sua specificità: questi intervistati possono portare sia il punto di vista sintetico degli operatori sui territori, sia una prospettiva di tipo politico. Quest’ultima analisi è a doppio livello: di politica “interna”, poiché i referenti sono in grado di proporre quella visione organizzativa che ciascuna cooperativa ha sviluppato ai propri vertici e che definisce le linee strategiche di investimento; di politica “esterna”, in quanto i referenti intercettati sono spesso quelli coinvolti in processi di lavoro con gli amministratori. In sede di intervista, quindi, gli esponenti delle cooperative hanno potuto suggerire linee di riflessione anche sulla relazione tra servizi informativi e processi di amministrazione ed elaborazione di politiche sui territori. 4.1 Giovani e giovani, bisogni e bisogni Sembra opportuno trattare gli IG passati, presenti e futuri muovendo dalla definizione di ciò che sono i “giovani” e dall’individuazione dei loro bisogni, così come elaborati dai referenti delle cooperative. Un servizio avente una funzione sociale e di comunità (cfr. capitolo 5) deve riuscire a formulare la propria strategia di azione in riferimento a dei modelli di interpretazione della realtà. Uno di questi non può che riguardare l’idea guida dei giovani, in base a cui si strutturano i servizi. Dagli osservatori territoriali e dalle riflessioni interne, gli intervistati dal mondo del privato sociale propongono alcuni spunti, in base a cui ripensare i servizi in chiave futura. 4.1.1 Leggere i giovani in chiave di “categorie” vecchie e nuove Utilizzando il termine “categorie” si intende ribadire quanto colto dai partecipanti al gruppo di lavoro e già accennato (cfr. capitoli 1 e 2): oggi non si può parlare genericamente di giovani. Coloro che arrivano agli IG si differenziano profondamente per età, estrazione sociale, nazionalità ecc. La fascia “giovanile” che entra in contatto con i servizi IG va dai 15 ai 35 anni, non è più solo italiana e si compone di generi diversi. La diversità pone ai servizi IG una sfida immediata: quella di essere capaci di raccogliere, 139 Molte gioventù, nuovi Informagiovani distinguere e rispondere alle richieste in modi altrettanto diversificati, per raggiungere quegli obiettivi di emancipazione che furono e sono alle radici del servizio. Così un intervistato si esprime in merito all’attenzione verso le diversità dei fruitori: «Sia sul servizio sia sui progetti di Politiche Giovanili, […] bisognerebbe capire se appunto rispetto ad una serie di offerte che facciamo [alle amministrazioni], noi diamo una risposta “pari”, se lavoriamo per le pari opportunità. È un interrogativo, un’area in cui svilupparsi, su cui fare approfondimenti». Dalle considerazioni degli intervistati emerge un’ulteriore punto di attenzione: non si possono considerare target solo coloro che già giungono ai servizi e che sono spesso coloro che hanno a disposizione più strumenti economico-culturali. Gli operatori devono fare uno sforzo per pensare che c’è un orizzonte di persone giovani che non giungono agli IG, ma che potrebbero beneficiare dei servizi informativi. Per tale ragione si propone di pensare a gruppi di utenti “vecchi e nuovi”: «[...] Il rischio […] è che gli operatori tendano a lavorare con le persone simili a loro per affinità, e quindi che si lavori con persone già impegnate [e coinvolte nelle attività del servizio]. Il target dei ragazzi “normali”, quelli che vanno in discoteca, vedo che si fa fatica a raggiungerli. Così come si fatica nelle cose un po’ “popular” come la sagra paesana, per dire: quando la comunità è in festa, l’operatore mi chiede perché non facciamo festa con la comunità, dato che si parla di fare rete... Quindi anche noi alla fine “targetizziamo”, inconsapevolmente raggiungiamo le persone che hanno voglia di fare». Porre la questione di quale sia la rappresentazione del giovane in base a cui si strutturano i servizi pubblici è cruciale. Essa, infatti, apre profonde questioni di scelta sul fronte dei metodi e delle finalità. La posizione suggerita dall’intervistato, nello stralcio precedente, risente di culture organizzative ispirate agli ambiti dell’educazione, della partecipazione e dell’animazione. Quali sono le proposte dei servizi gestiti dal pubblico su tali questioni? Quali posizioni hanno rispetto ai target? Quali strategie rispetto alle finalità? Queste domande non sono che alcune di quelle possibili e, in parte, sono state già oggetto di lavoro del Coordinamento, mentre altre lo saranno o dovranno diventarlo. Il passaggio attraverso questo percorso di interrogazione profonda è infatti imprescindibile per il processo di lavoro 140 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 sull’identità dei servizi IG. Questo per molte ragioni: rifondare il senso di una struttura che ha perso una parte del suo centro; ridefinire criteri minimi comuni per poter identificare che cosa sia un IG, pena il rischio della mutevolezza in base al tipo di gestore; fare una scelta di campo rispetto a target e metodi. 4.1.2 Leggere i giovani in termini di bisogni evolutivi e di relazione Se i giovani a cui gli IG si rivolgono o potrebbero rivolgersi sono tanto diversi, allora vari saranno i bisogni portati ai servizi. Il contributo dei referenti delle cooperative alla lettura della situazione è nuovamente prezioso, perché permette di ragionare intorno a modelli e macrodimensioni, non limitandosi a categorie micro. Più semplicemente, gli intervistati ricordano che i ragazzi o i giovani adulti, intercettati dai loro servizi, elaborano attese diverse a livello di bisogni e di relazioni. Le due categorie sono qui presentate insieme, perché le domande dei giovani, rispetto a quanto è più importante per loro in un preciso momento evolutivo, richiedono una modulazione del rapporto con l’operatore. Rispetto ai fini personali, ragazzi più giovani chiedono che la funzione informativa possa soddisfare i propri bisogni di socializzazione, di integrazione con i coetanei e con il tessuto socio-culturale e cittadino; i giovani adulti chiedono di essere sostenuti nella loro autonomizzazione: «[…]Rispetto sia ai bisogni informativi sia [a quelli] più complessivi a cui diamo risposta con [altri] interventi di Politiche Giovanili, io distinguerei tra adolescenti e giovani oltre i 25. Ci sembra che gli adolescenti esprimano più bisogni di socializzazione, socialità e orientamento. I giovani più di autonomia, formazione e lavoro». Secondo i referenti delle cooperative, altre due richieste elaborate dai giovani sono funzionali sia alle necessità di appartenenza sia a quelle di indipendenza. Tra i bisogni oggi più sentiti, sia dagli adolescenti sia dai giovani adulti, vi sarebbe quello dell’orientamento e dell’acquisizione di competenze: «Non credo alla logica lineare utente – richiesta - erogazione – “buongiorno”, perché è una logica che forse andava bene venti o trent’anni fa. Adesso, in un’ottica 141 Molte gioventù, nuovi Informagiovani complessa, credo in meccanismi più strutturati, in cui il ragazzo che viene da me e ha difficoltà a trovare lavoro è lo stesso che potenzialmente, oltre all’informazione, ad una consulenza specificatamente orientativa e quindi individualizzata, ha bisogno di maturare competenze relazionali, tecnico-organizzative, per organizzare il proprio tempo, la propria formazione o ri-formazione e questo è compito delle politiche informative». Nell’analizzare gli impliciti presenti negli stralci di intervista precedenti emergono alcune considerazioni. Target di età differente richiedono all’operatore di giocare un diverso ruolo di “orientatore”: con i giovani adulti, che giungono con richieste rispetto a lavoro e formazione, i professionisti degli IG possono prima assolvere a una funzione di orientamento e di mediazione informativa, per poi passare all’organizzazione di momenti di formazione su alcune competenze centrali. Tutto questo non significa che gli IG debbano diventare agenzie di orientamento o di formazione, ma lavorare in relazione con le opportune strutture sui territori. Ciò non toglie tuttavia che possano progettare percorsi di formazione strettamente collegati alla funzione informativa e al loro specifico (tale suggerimento emerge anche dal confronto con gli esperti; cfr. capitolo 5). Con i ragazzi più giovani, probabilmente, la funzione informativa si ibrida con quella orientativa, ma non solo, anche con quella educativa fino a spingersi a quella animativa. Almeno questa interpretazione appare lecita laddove si utilizzano le parole di guida e di timone. La questione del bilanciamento tra i diversi tipi di funzione è un tema che dovrà essere oggetto di dibattito all’interno del Coordinamento, in quanto esso ha nuovamente profonde implicazioni a livello di modello di azione e di scopi, ma anche di formazione e competenze degli operatori. In tema di relazione tra operatori IG e utenza, un intervistato sottolinea un aspetto di valore specifico degli IG: essendo pubblici, i servizi informativi possono giocare un’azione “imparziale” o meno parziale di informazione orientativa o di orientamento rispetto ad altre agenzie. A proposito di ciò è cura degli intervistati delle cooperative non sovrastimare i significati del contesto degli IG: non si tratta di divenire setting psicologici, ma certamente luoghi di ascolto attento, di esercizio di competenze finalizzate alla costruzione condivisa di significati, con attenzione a preservare l’autonomia dei ragazzi e a non indurre dipendenza: «[...] Non è il setting dello psicologo, è ascolto, anche perché poi […] non ci sono chissà quali problematiche, se non il bisogno di orientamento, perché è una 142 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 domanda a cui [normalmente] non ricevono risposta. Anche a scuola oggi non si fa orientamento. Le università vanno nei licei a proporre i loro corsi e i licei nelle scuole medie, ma è marketing, non è orientamento. Devono attrarre le iscrizioni, [a loro] non interessano le attitudini delle persone, fanno offerte luccicanti, nessuno spiega le differenze tra area umanistica o scientifica. I saloni di orientamento sono delle fiere, in realtà. Ma chi oggi si occupa di queste cose? La democrazia si basa sull’informazione, [essa] deve essere pubblica, fuori dai giochi di marketing. Se il mio Comune mi dice che per studiare economia devi sapere la matematica, io ci credo, perché è un’informazione “super partes”. Ma lo spot su radio DJ è diverso». Rispetto ai processi per i quali i giovani esprimono bisogni di informazione, un posto particolare deve essere concesso ai temi del protagonismo e della partecipazione. La cultura organizzativa delle cooperative coinvolte è fortemente radicata nella tradizione dell’animazione socioculturale, per cui un intervistato stesso ammette che possa esserci un’induzione di questo tipo di necessità. È vero però che la triangolazione, resa possibile dalla ricerca attraverso il confronto tra punti di vista diversi, conferma che i ragazzi vogliono essere protagonisti (cfr. in particolare i capitoli 2 e 5): «Riscontriamo, o induciamo, il bisogno di protagonismo e di cittadinanza, nel senso che i giovani vogliono sentirsi protagonisti. È un bisogno forte, vogliono dimostrare di valere, di essere attivi. E questo per noi è il primo passo cui segue la partecipazione. Crediamo che se il giovane riesce a fare una bella esperienza da protagonista, e dunque a ottenere dei risultati, automaticamente sarà più disponibile a partecipare alla vita sul territorio; […] bisogna dare per avere». Procedendo un passo alla volta, al fine di massimizzare i suggerimenti di azione possibile per gli IG, si deve allora constatare che i giovani, pur desiderando una guida e un orientamento, si pongono in una relazione simmetrica: desiderano non solo essere riconosciuti nei loro contributi possibili, ma poterli concretamente attuare. L’operatore dovrà essere pronto, quindi, non solo a costruire spazi opportuni di espressione del protagonismo, ma potrà farne anche un buon strumento di aggancio. Il secondo passaggio è quello relativo alla questione della negoziazione e del “patto relazionale” che intercorre tra operatore IG e giovane: gli operatori oggi si confrontano non solo con il desiderio di protagonismo, ma anche con un atteggiamento opportunistico dei ragazzi (cfr. capitolo 5). A tal proposito un intervistato sottolinea come i giovani vogliano essere coinvolti in percorsi da cui possano “portarsi qualcosa a casa”: 143 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «Ci sono poi gli interventi di Politiche Giovanili, in cui i giovani per partecipare dicono: “Partecipo al tuo progetto, ma tu mi devi dare in cambio l’occasione di crescita e di formazione”». Una volta ottenuta una qualche forma di garanzia che la condivisione del percorso con l’adulto porterà benefici, il ragazzo potrà prendere in considerazione di proseguire la relazione con l’operatore verso la partecipazione. Il passaggio non è però scontato: «Non è semplice, perché per loro è più appetibile il protagonismo della partecipazione [...]». Se la relazione tra protagonismo e partecipazione non è diretta, quali sono le possibilità per gli IG? Per gli operatori si apre uno scenario futuro in cui è loro richiesta: un’elevata attivazione per attrarre giovani decisi ad avere un maggiore controllo del proprio percorso di crescita; l’accettazione che i ragazzi sono i decisori primi e ultimi rispetto al processo e che occorrono tempi lunghi di lavoro con loro (cfr. capitolo 5) per poter esplicitare le domande e procedere ad ulteriori proposte: «Vediamo che non ci sono bisogni espressi: nessuno viene a dire “Voglio essere un cittadino attivo”. Mi spaventerei se un ragazzo mi dicesse così. [I ragazzi] chiedono più di organizzare eventi o fare volontariato, poi col tempo [le cose si possono evolvere]. Ad esempio: viene uno che vuole fare lo skate park. Allora si parla, si chiede cosa è disposto a fare per averlo, perché lo vuole, che tipo di impegno è disposto a sostenere. Da lì si comincia […]: questi ragazzi volevano uno spazio dove fare skate, ma poi bisognava aprirlo a tutti e quindi studiare un regolamento. Fare questo vuol dire partecipare, organizzare uno spazio pubblico […]». Tra tempi lunghi di lavoro, necessità di distinguere tra protagonismo e partecipazione, capacità di ascolto delle esigenze dei ragazzi si prospetta un ruolo non semplice per l’operatore IG. 4.1.3 Leggere i giovani in termini di bisogni sui contenuti Le considerazioni elaborate ai paragrafi 4.1.1. e 4.1.2 sono coerenti con le richieste che i giovani portano agli IG in termini di contenuti. Se per gli 144 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 adolescenti la necessità di socializzazione è prioritaria, è naturale che le domande convergano su tempo libero, eventi e tutti quegli ambiti che possono facilitare la “socialità” stessa: «[...] Gli ambiti più richiesti sono lavoro e formazione, poi vita locale, eventi e via dicendo. Poi ci sono oppure altri centri specializzati in informazione sull’animazione giovanile, in cui i ragazzi vanno a chiedere come funzionano gli scambi giovanili o come si fa un evento». I giovani adulti in cerca di autonomia tenderanno a ricercare informazioni su lavoro e formazione: capire come predisporre un curriculum vitae adeguato, raccogliere informazioni sufficienti sui corsi di studi e sulla successive possibilità di lavoro, sapere di più in tema di crediti formativi ecc. I temi proposti dagli IG appartengono dunque alla gamma tradizionale che ha caratterizzato i servizi negli anni. Sul piano dei contenuti la riflessione, tuttavia, è più breve per due ragioni. La prima è che maggiori considerazioni sono state proposte nel capitolo 3, dove hanno il vantaggio di essere non solo più dettagliate, ma anche più attente rispetto a quanto accade nei territori, poiché derivano dalla voce degli operatori. La seconda motivazione alla sintesi di questo paragrafo è inerente a quanto anticipato in premessa al capitolo. Sembra utile valorizzare il punto di vista dei referenti delle cooperative soprattutto rispetto agli spunti su modelli e letture “dall’alto” di alcuni processi. Due aspetti appaiono interessanti: - laddove un intervistato afferma: «Alle volte sembra che gli adolescenti si avvicinino per trovare un adulto di riferimento: le domande riguardano il tempo libero e alle volte arrivano anche accompagnati dalle famiglie», si conferma una direzione di lavoro interessante già accennata al paragrafo 4.1.2: quali spazi si creano negli IG per un incontro tra operatori, giovani e adulti di riferimento o famiglie?22 - in merito ai temi, il lavoro del Laboratorio può raccogliere dalla ricerca una serie di conferme. Alcuni dei temi caratterizzanti gli IG sono oggi 22 In tema di sviluppo di progettualità degli IG, nel capitolo 5 sono presenti alcuni passaggi che suggeriscono una direzione di lavoro proprio sul tema della famiglia, nel doppio senso di divenire luoghi di incontro “informativo” per giovani e famiglie e di preparare gli operatori ad alcune funzioni educative assolte non più completamente dai nuclei familiari, quale l’orientamento. 145 Molte gioventù, nuovi Informagiovani appetibili e utili per i giovani quanto ieri. Le aree del lavoro e della formazione devono essere oggetto di particolare attenzione a tutti i livelli, non solo in termini di soddisfazione dei bisogni, ma anche rispetto alle modalità con cui essi possono essere trattati. Per essere efficaci, gli IG dovranno sempre più collaborare con i Centri per l’Impiego, le Agenzie formative, le scuole ecc., attraverso un lavoro di rete imprescindibile. Quando si parla di rete, inevitabilmente, si richiama il territorio. A questo livello è interessante l’osservazione di un intervistato, secondo cui i temi degli IG dovrebbero trovare attualizzazione, intesa come concretizzazione e modernizzazione, a partire dai propri territori. I contenuti proposti da un servizio dovrebbero essere viva espressione di un processo di contestualizzazione: «Il problema [è] riuscire a ragionare su temi importanti, i vecchi settori della mobilità, del volontariato, della vita sociale, riuscendo a rileggerli attraverso il filtro della connessione con l’esperienza e il territorio». I contenuti informativi degli IG propongono un’interessante direzione di lavoro per il Coordinamento, nel senso della ricerca di un equilibrio tra centralizzazione e localizzazione dei temi, tra ciò che discende dalla proposta di un certo modello di società e di giovani e ciò che risente dell’influenza dal basso. 4.2 Prospettive dall’esterno degli IG, prospettive di cooperazione La lettura “dall’alto” dei referenti delle cooperative ha permesso di focalizzare alcune questioni critiche. Queste, intese come direzioni di lavoro future per il Coordinamento, vengono affrontate in questo paragrafo per quanto riguarda un’analisi dall’esterno degli IG, mentre il paragrafo successivo 4.3 si concentra sui processi interni. Per “visione esterna” degli Informagiovani si intende quell’analisi che prende in considerazione il mutare di questi servizi per influenze esterne, mentre con “esame dall’interno” si considera il complesso dei mutamenti avvenuti per trasformazioni inerenti processi intraorganizzativi. 146 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 In un caso come nell’altro, la questione trasversale che unisce i due processi di lettura è valutare la condizione dell’identità degli IG oggi. Guardando gli IG dall’esterno, cosa osservano i referenti delle cooperative? 1. La diversità tra gli IG. Fino ad una decina di anni fa gli Informagiovani erano caratterizzati da una maggiore omogeneità in termini di ruoli, funzioni ed attività svolte. Oggi invece i servizi che sono in appalto alle cooperative mostrano una situazione identitaria variegata. La trasformazione è legata ai cambiamenti relativi ai territori, sia per ragioni strettamente connesse ai processi socioeconomici dei centri abitati sia per le richieste da parte delle amministrazioni: «In questi 15 anni ci sono state diverse trasformazioni, in alcuni casi abbiamo mantenuto un’impostazione più canonica del servizio, in altri servizi abbiamo sviluppato direzioni diverse, soprattutto nei piccoli centri […]. In altri posti l’IG è stato, invece, inglobato in un servizio più complessivo rivolto alla cittadinanza, mantenendo però la sua identità, nel senso che è connotato come servizio rivolto ai giovani, generalista». Questa mutevolezza intrinseca, legata alla necessità di adattabilità degli IG ai bisogni informativi, pare abbia avuto come effetto collaterale negativo quello di frammentare l’identità del servizio nella percezione dei pubblici interessati, tra cui quello dei politici: «L’IG ha un’identità variabile nell’ambito dei servizi pubblici: l’anagrafe è l’anagrafe, c’è poco da fare, non cambia un’anagrafe dall’altra. L’identità dell’IG invece varia con le circostanze e gli operatori che ci lavorano». Partendo dalle considerazioni degli esponenti delle cooperative, quali sono le ipotesi che si possono formulare rispetto a questa differenziazione tra i servizi? Da un lato, le strutture possono aver iniziato a dipendere eccessivamente dalle singole figure degli operatori. Dall’altro, la forza originaria degli IG, quale strumento principale delle Politiche Giovanili, si è andata affievolendo nella misura in cui nel tempo si sono modificate le politiche sui giovani e si è perso l’originario entusiasmo in tema di informazione. Questi due fattori, insieme all’adattabilità del servizio e al contrarsi progressivo delle risorse nelle amministrazioni locali, possono aver determinato la situazione di smarrimento della mission iniziale. L’esito è descritto al punto 2. 147 Molte gioventù, nuovi Informagiovani 2. Una funzione informativa esercitata insieme ad altre funzioni. Come già proposto dagli operatori (cfr. capitolo 3), gli IG si sono diversificati tra loro non solo per ragioni collegate al rinnovarsi dei territori, ma anche per ragioni politiche. Le amministrazioni, per motivazioni che vanno dalla limitazione delle possibilità economiche all’apparente venire meno di una lettura di sistema delle Politiche Giovanili, hanno iniziato a trasformare sempre più spesso gli IG in una sorta di “superservizi” di informazione. Sotto il nome di IG, le strutture finiscono per occuparsi di molti tipi di informazione e diventare anche servizi di comunicazione pubblica per tutta la cittadinanza, Uffici di Relazione con il Pubblico delle amministrazioni stesse o Uffici Handicap, uffici per famiglie, uffici dedicati al lavoro... La preoccupazione espressa dai referenti delle cooperative è che questa tendenza produca un’ulteriore implosione degli IG e un esercizio non ottimale della funzione informativa anche nei confronti della cittadinanza nel suo complesso: «Il rischio che vedo di più è che l’IG possa essere inglobato nell’ambito dei servizi informativi per i cittadini a tutto tondo, a causa di una semplificazione politica, perdendo la dimensione orientativa». La parola “semplificazione” si collega al fatto che l’accorpamento di molti tipi di informazione per target diversi potrebbe rendere meno efficace la comunicazione. Per i giovani, in particolare, si potrebbe verificare una limitazione di quelle funzioni più utili, come quella orientativa o educativa. Se è vero quanto dice un intervistato: «La cosa particolare è che magari poi non li aprono, gli IG, ma quelli che già sono aperti non sono a rischio [di chiudere], perché poi [in realtà] funzionano...», allora la questione centrale da trattare con gli amministratori, in un’ottica cooperativa, è quella di chiarire le diverse rappresentazioni dei servizi, il loro senso, le loro potenzialità: «[...] È vero, [il centro X23] non è più un IG. Noi ad X l’abbiamo detto, loro [gli amministratori] chiedevano un IG, [ma] in realtà, volevano una bacheca nel centro di aggregazione. Noi abbiamo detto: “Teniamo qualche informazione 23 Con la lettera X si indica un centro IG del Piemonte. Il nome è stato modificato per non rendere riconoscibile la dichiarazione. 148 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 messa lì, però allora chiamiamo le cose con il loro nome”. Poi io non credo che l’IG debba essere solo uno sportello, però l’informazione è fondamentale, soprattutto nei piccoli centri [...]». Per le cooperative, inoltre, può non essere sempre facile il dialogo con le amministrazioni, a causa di una relazione economica basata sulla logica dell’appalto, della convenzione o della gestione diretta. 3. Il desiderio di ripristinare un dialogo in tema di Politiche Giovanili. La proposta di trovare occasioni di scambio reciproco tra parte politica e operatori pubblici e del privato sociale si estende dagli IG al loro contenitore più ampio, le Politiche Giovanili. Sembra esserci una visione rigida di quest’ultime, per cui esse si esaurirebbero nell’organizzazione di eventi e di manifestazioni. L’invito che si può immaginare interpretando le considerazioni emergenti dalle interviste è che sia necessario tornare a riflettere su quale sia il grado di conoscenza del mondo dei giovani, quale sia la rappresentazione dei giovani, in tutta la loro diversità, che amministratori e operatori hanno maturato, quale sia il modello di partecipazione e di cittadinanza che essi propongono e/o perseguono ecc. Esiste, dunque, un passaggio imprescindibile nel processo di ridefinizione della funzione degli IG e della loro identità: quello della costruzione di un patto forte con le amministrazioni, di una visione condivisa, o almeno esplicitata, di quella che è la progettualità che riguarda i giovani, di ciò che significa fare politica per loro, fare funzione informativa a vantaggio dei loro bisogni ecc., con la consapevolezza delle risorse disponibili. Quindi, l’invito rivolto ai politici – dai referenti delle cooperative così come dagli operatori – è di condurre una valutazione condivisa degli elementi imprescindibili del servizio: l’assenza di questi non consente il pieno esercizio della funzione informativa per i giovani e/o di una funzione informativa di qualità a loro rivolta. La mancata condivisione ed esplicitazione di questo patto, oltre a rendere difficile il lavoro di operatori chiamati a realizzare un mandato, compromette l’efficacia dell’intero servizio. Se la loro strutturazione dipende infatti dall’alternarsi delle parti politiche alla gestione della vita cittadina, la costruzione di servizi capaci di continuità, competenti nel fondare un legame di fiducia con i propri fruitori e di garantire un efficace soddisfacimento dei bisogni diviene davvero difficile: 149 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «Un gruppo [di giovani] si è formato su strumenti come la costruzione di siti, e l’obiettivo era quello di creare il sito dell’IG. Dopodiché questa cosa è caduta perché ci sono state le elezioni, […] è arrivata una giunta meno sensibile e purtroppo il progetto non si è realizzato. […] Sono cose che noi vediamo, ma non abbiamo la forza di dare un segnale diverso, di dire: “No, non è possibile”. Siamo comunque in appalto, non abbiamo risorse nostre». Un’altra direzione di lavoro potrebbe essere quella di un percorso di coinvolgimento degli amministratori, da parte degli operatori degli IG, affinché esista una cooperazione di base sulla visione dei servizi stessi: «[...]A me piace [il lavoro svolto la regione YY24], perché lì c’è attenzione a tutte le componenti […] e anche gli assessori sono coinvolti. Dopodiché fai la formazione, il bando […] e la progettazione. Allora vai a incontrare l’equipe formata dall’amministrazione locale e [dalle] associazioni che progettano insieme il centro giovanile, che è comunale, anche se la gestione è privata. Se parti da queste alleanze è possibile: [gli amministratori] ci stanno e si fidano, questo è il punto». 4.3 Prospettive dall’interno degli IG, prospettive di dinamizzazione Nel paragrafo precedente sono state evidenziate alcune questioni che riguardano IG e dimensione politico-amministrativa. Gli IG tuttavia non sono mutati solo perché volontà esterne hanno sancito una trasformazione organizzativa. Mutamenti connessi al modificarsi dei propri utenti e del mondo stesso dell’informazione comportano nuove necessità per i servizi informativi: 1. l’IG è un servizio e non solo uno sportello. Alcuni elementi dell’identità dell’IG sono tuttora validi nonostante le trasformazioni. Come mostrato nel primo paragrafo del capitolo, i bisogni informativi dei giovani continuano a riguardare molte aree e i ragazzi sentono ancora il bisogno di una figura adulta come guida. Tuttavia, la crescita della mole di informazioni a disposizione, unita all’aumento della competenza 24 Con YY si indica un territorio italiano; il termine è stato mascherato per non rendere riconoscibile la fonte. 150 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 tecnologica dei destinatari, segnano una situazione nuova. È aumentata l’esigenza di poter avere un confronto sui contenuti e di essere guidati tra molteplici fonti aventi livelli diversi di affidabilità, ma gli utenti si pongono per certi versi in una relazione simmetrica con gli operatori. La parola servizio, non già sportello, nome più spesso associato all’IG, lo descrive come una situazione dinamica gestita con un elevato livello di professionalità: «È un servizio mirato ai giovani, che deve avere un linguaggio adatto, generalista, nel senso che tocca diversi temi, non è focalizzato su un’area particolare, ma tocca tutta una serie di ambiti di interesse. In più deve essere un servizio di qualità, curato, perciò non possiamo prescindere da un’attività di gestione delle risorse informative, quindi di back office, di gestione delle informazioni, fatta bene e da persone esperte e competenti. Sulla gestione delle risorse informative non si può improvvisare: sempre di più i giovani sono esigenti rispetto all’informazione, perché siamo in una fase in cui da un lato ce n’è troppa, dall’altro proprio per questo motivo è poco accessibile. Questo lavoro di predisposizione delle informazioni, di risposta in modo adeguato, di orientamento, è fondamentale»; 2. il lavoro di back office è fondamentale. L’abbondanza di informazioni non riguarda solo i giovani o il pubblico che necessita di contenuti, ma anche gli operatori che sono chiamati a filtrare masse ingenti di dati. Tale operazione può risultare difficoltosa a causa delle numerose fonti a disposizione. Un intervistato propone, ad esempio, il caso dei corsi professionali o universitari, tra cui l’operatore può avere non poche difficoltà a districarsi: «Quando ad esempio si parla di elaborare l’informazione sui corsi, io invidio chi ci riesce, perché oggi sono davvero troppe le informazioni. Dodici anni fa il problema era che queste erano scarse, oggi c’è sovrabbondanza e quindi disorientamento». Di fronte a questa mole di contenuti, il lavoro di back office diviene cruciale. Purtroppo però, orari di apertura ridotti, commistione di compiti, frequente presenza di un solo operatore o di operatori giovani e privi della corretta formazione – ad esempio, ragazzi in servizio civile – vanno a ridurre di molto il tempo del back office, con conseguente perdita di efficacia del servizio; 151 Molte gioventù, nuovi Informagiovani 3. gli IG devono curare gli aspetti di visibilità e accessibilità. Come già accennato trattando di patto con gli amministratori e costruzione condivisa di una visione del servizio, molto spesso gli IG sono carenti nel rispetto di alcuni dei criteri fondamentali, vale a dire quelli della visibilità e dell’accessibilità. Collocare un IG in un luogo difficile da raggiungere o, peggio, “nascosto” tra altri uffici o altre attività significa compromettere la sua azione: «[...] Ad esempio in un Comune dove lavoriamo, nel giro di [pochi] anni abbiamo trasferito la sede in due posti diversi, peggiorando la situazione in fatto di accessibilità»; 4. gli IG a volte mancano di capacità attrattiva e di strumenti adeguati ai giovani. I servizi non solo devono essere facilmente raggiungibili, ma anche in grado di motivare gli utenti a recarvisi. Qui gli intervistati segnalano che ci dovrebbe essere un profondo lavoro di modernizzazione dei linguaggi, degli strumenti e delle strategie di comunicazione: «Una vetrina dell’IG rispetto a quella di un negozio fa ridere, non ha potenziale per agganciare un sedicenne. Bisogna riflettere [su] come usare un linguaggio più accattivante. Non ci si rende conto che le fotocopie dei volantini […] non le legge nessuno, non sono accattivanti. Siamo carenti nei supporti»; 5. gli IG devono intraprendere un efficace lavoro di rete. Questo per due motivi. Da un lato molte amministrazioni non leggono questi servizi all’interno di un sistema e, soprattutto, non li collocano in un’ottica potenziale di sviluppo di comunità, per cui non investono e non aiutano i servizi ad investire in questa direzione: «[Gli amministratori] ci chiedono di erogare un servizio, non di sviluppare il territorio, la comunità. Poche volte chiedono di aiutare a costruire la comunità, con altre associazioni […]. Sul lavoro di rete c’è pochissima attenzione e richiesta, ce lo mettiamo noi perché non possiamo andare sul territorio senza creare la rete. A parte che ce n’è bisogno, perché se hai sei ore alla settimana con la rete riesci a fare molto di più, chiedi ad altri un pezzo e lo dai a tua volta, questo è vero. Purtroppo il lavoro in rete è l’eccezione». D’altro canto, secondo i referenti delle cooperative, ci sono responsabilità dirette anche da parte dei servizi stessi: il lavoro di rete è una necessità, specie in tempi di risorse limitate, ma a sua volta richiede 152 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 motivazione e investimento. Lavorare in collegamento con altri servizi implica il superamento della “resistenza [del] tabù” di cedere una parte di potere in favore di altri, e di dedicare una parte di tempo ed energie alla collaborazione. La mancanza di una rete, inoltre, priva gli IG della possibilità di raccogliere informazioni provenienti da punti differenti del territorio e di diffonderle alla popolazione target; 6. gli IG si muovono tra generazioni vecchie e nuove di operatori. Altra questione che attiene a una situazione generale, e che pone degli interrogativi non solo agli IG ma anche al mondo delle organizzazioni del terzo settore nel loro complesso, è quello della motivazione al lavoro di servizio e al lavoro sociale delle nuove generazioni di operatori. Questo rapporto, tra concezione del proprio lavoro e qualità di ciò che si fa come operatore, richiama il modello con cui si interpreta e si agisce la propria funzione. Dalle riflessioni di un referente delle cooperative, infatti, traspare un’impronta educativa e di animazione nel proprio ruolo di operatore di informazione. Il lavoro presso gli IG viene pienamente collocato nell’ambito del lavoro sociale e la rappresentazione dell’operatore è coerente con questa lettura. I nuovi entrati nelle organizzazioni, però, tenderebbero a privilegiare una concezione tecnica e professionalizzante del proprio ruolo, rispetto ad una visione più legata all’impegno sociale, impostazione presente, invece, nei colleghi con maggiore anzianità: «[...] Non so se ci sia un ricambio tra chi ha fatto la storia dei servizi e quelli che ci sono entrati dopo, se ci sia continuità. Da noi ci sono dei cambiamenti generazionali: vedo che chi ha fondato l’organizzazione ha più imprinting e motivazione, perché arriva da una storia di impegno, mentre i giovani fanno più fatica, vedono il lavoro sociale come un lavoro, dove fanno il minimo indispensabile […]. La professione è meno centrale nella loro vita, e questo crea delle difficoltà: manca il piacere di fare questo lavoro, che poi trasmetti e restituisce ritorni positivi». 4.4 Informagiovani: verso dove? Verso che cosa? L’analisi dei bisogni dei giovani e delle complessità che i servizi sono chiamati ad affrontare alla luce di trasformazioni esterne e di alcune difficoltà interne, fa emergere nuove direzioni di lavoro. I compiti che 153 Molte gioventù, nuovi Informagiovani attendono il Coordinamento regionale e gli operatori sono di almeno due tipi: - discutere e definire un modello di fondo attraverso cui leggere il servizio, giungendo a definire una vision condivisa (par. 4.4.1); - avviare una serie di operazioni concrete su alcune voci ritenute cruciali per l’efficacia del servizio (par. 4.4.2). 4.4.1 Elementi di modello per definire l’identità degli IG Una questione è certamente entro quale contenitore potrebbe essere esercitata la funzione informativa, fermo restando il fatto che occorre salvaguardare una certa specificità del servizio rispetto ai giovani, poiché: «[...] Non si può accorpare il giovane a un cittadino come un altro, questo vorrebbe dire per i ragazzi perdere tutta una serie di opportunità». Una volta chiarito questo punto, seguono gli altri elementi di confine della proposta: 1. gli IG hanno un potenziale intrinseco. I servizi informativi spesso sono letti, e forse leggono se stessi, come servizi “vecchi”, passati di moda. Tuttavia, in quanto strumenti di lavoro sociale, essi non smettono mai di cogliere nuovi bisogni. In questo consiste la loro vera forza. Basti pensare come oggi stanno affrontando domande nuove, incontrando non solo più giovani, non solo più italiani, accogliendo domande di lavoro insieme a tante altre necessità – coinvolgimento, protagonismo, appartenenza ecc.. La sfida al rinnovamento sembra allora aprirsi, rendendo la ricerca del nuovo e l’individuazione di bisogni inediti i punti di partenza per riaffermare o rimodulare la propria identità. Inoltre, dalla lettura di nuovi bisogni possono prendere avvio nuove politiche: «I nostri servizi funzionano finché s’impegnano a rispondere a bisogni che fino a ieri non c’erano. Sono veramente soggetti sociali, […] per cui ci si trova a confrontarsi, a dare letture, ad accompagnare i giovani, a leggere dei bisogni [nuovi], ma non a risolverli, perché questo non puoi farlo». 2. gli IG sono luoghi. Un intervistato ha utilizzato la contrapposizione tra luoghi e non luoghi per descrivere le qualità ritenute oggi importanti in un IG. Che cosa sia luogo o non luogo può essere definito dall’adulto, ma è importante che sia definito soprattutto dal giovane. L’essere luogo per 154 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 l’IG appare dato, sì dalla sua fisicità (cfr. capitolo 2 e 5), ma soprattutto dalla sua natura di ambiente di incontro: «[...] C’è una questione che ci sta a cuore: cercare di fare in modo che gli Informagiovani siano dei “luoghi”, e metterei l’accento sul luogo contro il “non-luogo”. A XZ25 ho visto un IG in un centro commerciale. Questa è una nostra possible visione [progetto per il futuro], perché un ragazzo è cresciuto [spesso] nel centro commerciale, quindi per lui è più “luogo” quello che la piazza […]». In quanto luogo dove trovar risposta a una domanda, allora, l’IG dovrebbe essere caratterizzato prima di tutto da un contesto accessibile, in cui il bisogno non trovi difficoltà di espressione. Oltre all’accessibilità, gli IG dovrebbero essere curati dall’operatore in modo tale che si possa percepire calore umano e che l’ambientazione sia accattivante. Sebbene queste indicazioni siano presenti in molti documenti programmatici, pubblicati in passato sia a livello nazionale, sia sovranazionale, il criterio è talvolta disatteso. È vero che molti IG, specie di altre regioni, tendono a proporsi con soluzioni ipertecnologiche e ambienti modernizzati, ma non sempre è necessario investire risorse economiche ingenti per rendere adeguato il servizio. Esse possono essere un fattore facilitante, ma non tutto si risolve nella sola soluzione architettonica. Esiste un primo livello di facilitazione dell’accessibilità, che può essere raggiunto con semplici azioni di segnalazione del luogo. Si possono forse porre dei cartelli per migliorarne l’individuazione; nei limiti delle possibilità concesse dalla struttura, si può riflettere se gli spazi per una prima accoglienza favoriscono la riconoscibilità degli operatori e un agevole contatto con i materiali, se gli spazi sono ordinati e puliti e creano “apertura” o “chiusura” ecc.: «Un requisito fondamentale è l’accessibilità, intesa come struttura, nel senso che deve essere accessibile e bella, accogliente, ordinata e dare l’idea di calore. E anche devono essere dei servizi non connotati, dove qualunque giovane, di diversa età o altro, si senta accolto e non giudicato. Altrimenti si crea una barriera, per cui è difficile che i giovani si rechino presso il servizio»; 25 Con la lettera XZ si indica un centro IG non piemontese. Il nome è stato modificato per non rendere riconoscibile la dichiarazione. 155 Molte gioventù, nuovi Informagiovani 3. gli IG devono essere dinamici e moderni. Questi due spunti di riflessione possono divenire fin da subito criteri di valutazione rispetto all’identità attuale di ciascun servizio. In questo caso, è importante essere realisti. Non si intendono qui presentare suggerimenti irrealizzabili, ma piccole soluzioni che possono consentire dei ripensamenti. I referenti delle cooperative propongono, infatti, uno sforzo di svecchiamento degli IG: «Per usare degli aggettivi da dare al servizio IG […] si può dire che è neutro, dinamico, nel senso che deve star dietro al cambiamento della popolazione giovanile, del mondo, della realtà; il rischio è quello di incancrenirsi sull’impostazione data agli strumenti e al linguaggio. Ma il mondo giovanile evolve velocemente e quindi l’IG deve saper raccogliere, accogliere, rilanciare, riproporre». I faldoni cartacei, ad esempio, possono essere presenti, ma non devono essere l’unico strumento. Si deve fare uno sforzo per selezionare quelli indispensabili, tenerli aggiornati e far sì che il pubblico possa accedervi agevolmente sentendosi autonomo. Il grado di innovatività di un IG è senza dubbio garantito anche dalla parte tecnica a disposizione. Essa deve rispecchiare i tempi, non tanto per ossequio alle mode, ma perché i processi di lavoro si evolvono attraverso i mezzi che li rendono possibili. Il cartaceo può essere ridotto, in quanto una parte dei contenuti può essere raccolta su altri tipi di supporto – su aree Web, ad esempio. Certamente occorre che i servizi possano contare su una dotazione strumentale minima, quali computer funzionanti, stampanti, fax e fotocopiatrici, ma anche su alcuni software di base per consentire le operazioni più comuni ed utili ai fruitori. I referenti delle cooperative, infatti, ritengono questo come un punto importante, poiché i servizi IG non possono prescindere dai mezzi che consentano l’espletamento base della funzione informativa: «[L’IG dovrebbe essere] solare e caldo, perché la persona deve sentirsi bene e rilassata, non a disagio, per cui su questo incide molto il layout del servizio […]. Anche i faldoni ci devono essere, ma non troppi, perché il faldone fa biblioteca, fa vecchio, e questa è una barriera per i giovani che accedono al servizio. Inoltre l’IG deve avere la strumentazione necessaria per poter lavorare. Non è pensabile che ad oggi ci siano ancora situazioni in cui si predispone il servizio, ma senza Internet e con il computer vecchio. Questa è una barriera! Gli strumenti tecnologici ci devono essere [...]»; 156 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 4. gli IG devono essere contesti di relazione e di accoglienza. Già si è detto che i valori dell’animazione e dell’educazione influenzano molto le posizioni delle cooperative coinvolte, nondimeno però le indicazioni emergenti potrebbero essere estese anche ai Centri in gestione pubblica. I testimoni ritengono, infatti, che molta della qualità dell’IG sia fatta dall’operatore; egli ha un ruolo determinante nel costruire ed alimentare il rapporto con i giovani, adottando comportamenti accoglienti: la stretta di mano, il saper creare un clima piacevole ecc. Sebbene contribuiscano al suo senso, non sono dunque solo gli strumenti tecnici o la disposizione degli spazi a fare l’IG, quanto piuttosto le persone. Il complesso di competenze degli operatori (cfr. par. 4.5) è uno degli elementi che possono favorire l’avvicinamento adeguato tra le istituzioni, di cui l’IG è emanazione, e i giovani stessi: «Vogliamo creare un luogo relazionale, […] in cui ci sia attenzione alla relazione con la persona, all’ascolto, alla comprensione dei bisogni. Questo è l’approccio, al punto che, ad esempio, i ragazzi che non conosci e vengono per la prima volta, quando se ne vanno ti stringono la mano. Un gesto che nella pubblica amministrazione non è comune: se io vado a prendere la carta di identità, dico “Grazie” e me ne vado. Invece questa è una cosa che gli operatori fanno e diventa significativo per la mappa mentale della città che hanno i ragazzi. La qualità dell’Informagiovani la fa l’operatore, secondo me. Altri direbbero che la fanno gli strumenti, la piattaforma»; 5. gli IG sono sempre più chiamati ad essere luoghi di democrazia. Essi devono essere contesti in cui tutte le persone possono essere accolte nella loro diversità. Per questa ragione, in un frammento di intervista precedente, l’IG veniva riconfermato come luogo neutro. Il pubblico degli IG, con le opportune specificità territoriali, è rappresentato da giovani appartenenti a diverse categorie sociali, da ragazzi di nazionalità differenti, da persone che portano bisogni che possono avere a che fare tanto con l’area dell’agio quanto con quella del disagio. Gli operatori, in tal senso, devono preservare la non connotazione del servizio, per poter permettere a tutti l’accesso a un’occasione di cittadinanza: «[...] X26 è un Centro che […] purtroppo è collocato al secondo piano, quindi poco accessibile. Il nostro problema è far capire all’amministrazione che non è 26 Con la lettera X si indica un centro IG del Piemonte. Il nome è stato modificato per non rendere riconoscibile la dichiarazione. 157 Molte gioventù, nuovi Informagiovani il posto più indicato e stiamo pensando di trasferire il Punto in un Centro di Aggregazione, lavorando in collaborazione con gli animatori del Centro. Questo è il classico esempio di una caratteristica di base che non funziona: il servizio è difficile da raggiungere. Sperimenteremo questa integrazione, anche se quel CAG è frequentato da ragazzi [già connotati socialmente], perciò […] a livello di collocazione questa [non] sarà più “neutra”, e alcuni utenti lì non andranno». Tuttavia è importante anche dire che gli IG non sono luoghi totalmente “neutri”, in quanto sono parte di un’istituzione pubblica e inevitabilmente ne veicolano l’immagine nei territori. I contenuti delle interviste sembrano suggerire di gestire con attenzione questa dimensione: i giovani giungono, infatti, spesso con un’idea non definita o addirittura negativa delle istituzioni e il contatto con l’IG può rappresentare un canale importante di ricostruzione di fiducia. Secondo i referenti, l’immagine delle istituzioni passa anche attraverso le scelte che esse compiono rispetto a questi servizi. Forme di depotenziamento degli IG rappresentate da scarsa visibilità, difficile accessibilità, assenza di mezzi adeguati (computer, tavoli ecc.) potrebbero diminuire la propensione alla partecipazione giovanile: «Sicuramente per essere soggetto della rete una condizione è […] saper intercettare gli interessi sui quali lavorare, consapevole che sei un soggetto emanazione di un’istituzione che prova a lavorare col territorio. Nelle cose che facciamo si lavora su una competenza particolare che è il rapporto tra giovani e istituzioni»; 6. gli IG sono informazione e territorio. L’informazione non può essere concepita come qualche cosa di decontestualizzato. Questo dato è fondamentale perché ogni servizio, a partire dalle caratteristiche comuni sopra descritte, possa caratterizzarsi in modo rispondente con il proprio ambiente. Certamente questo fattore influisce sull’identità dei Centri: in paesi di dimensioni minori, gli IG possono divenire o essere l’unico servizio delle Politiche Giovanili, per cui i bisogni dei giovani devono trovare risposte diversificate e grande dinamismo: «Io credo che nelle realtà più piccole sia più facile raggiungere i giovani, perché lì l’IG riesce a diventare la risposta diretta e personalizzata ai loro bisogni […]. È più semplice fare interventi di approfondimento per le scuole o far venire le scuole presso il servizio». 158 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 La stessa persona sottolinea come nei centri abitati più grandi la relazione tra i giovani e il servizio si caratterizzi in modo diverso: innanzitutto è maggiore l’offerta di proposte di animazione, in secondo luogo può essere superiore la distanza fisica tra il luogo dell’informazione e quelli della vita dei ragazzi, infine possono essere più numerose le differenze all’interno della categoria dei giovani stessi. In questi luoghi, allora «[…] la sfida [è] riuscire a raggiungere [i giovani nei loro ambienti], e per farlo bisogna uscire dallo sportello, provare con strumenti di informazione diffusa sul territorio, portare all’esterno degli approfondimenti [...]». L’IG non è solo un servizio che ascolta il proprio territorio, che si muove nel proprio contesto, ma che contribuisce a crearlo. La funzione informativa dovrebbe anche essere informazione di comunità: «Siamo immersi in una cultura consumistica: si consumano beni, opportunità, risorse e informazioni, senza magari ragionare su come questi elementi possano essere condivisi con altre esperienze che il territorio mette a disposizione. L’ottica è quella del capitale sociale: l’informazione deve accompagnare il giovane, attraverso un percorso di comunicazione guidata e di consulenza orientativa all’acquisizione di un bagaglio di risorse formative spendibili nel suo percorso di vita». 7. gli IG possono continuare a essere oggetto di investimento di risorse. In riferimento alla dimensione di comunità, si giustifica il desiderio delle cooperative sociali di continuare a investire nell’informazione per i giovani e negli IG. Esse intendono continuare a lavorare sui servizi informativi per tre ordini di ragioni: - possono essere occasioni per sviluppare laboratori locali: «Il significato che attribuiamo all’IG, ma anche delle Politiche Giovanili e dell’orientamento in generale, è quello di un laboratorio sociale. Noi siamo una cooperativa sociale, quindi ci interessa confrontarci con il territorio e con la comunità locale, attraverso i suoi laboratori, nel tentativo di leggere i bisogni di costruire capitale sociale, a partire dalle risorse informative o orientative. Per noi questo vuol dire lavorare sul futuro della comunità»; - sono occasione di conoscenza e comprensione della comunità locale e del suo futuro: «[L’investimento nella funzione informativa] è strategico per la lettura che ci consente della comunità locale rispetto ai giovani, alle persone che sono alla ricerca di lavoro o 159 Molte gioventù, nuovi Informagiovani riqualificazione o ai cittadini stranieri che stanno facendo il loro percorso all’interno della nostra società. Significa per noi ragionare sul futuro delle nostre comunità locali»; - preservano il primo livello di partecipazione democratica, vale a dire la diffusione di informazione: «Rispetto alle prospettive ritengo che ci sia un futuro per gli IG, perché penso che la funzione informativa per i giovani sia strategica. Secondo me l’informazione ti consente l’accesso [a varie opportunità], è per questo che è importante. Quindi la nostra cooperativa investirà ancora in questi servizi, nonostante la fatica quotidiana. Forse bisognerebbe agire con leve più politiche, convincere chi fa le leggi che il servizio è ancora centrale e importante, e che deve continuare ad esistere […]». 4.4.2 Proposte di azione Se gli IG possono leggersi come luoghi di lavoro sociale, la cui sostanza deve essere oggetto di condivisione tra chi partecipa al Coordinamento, che cosa può essere, dunque, ripensato e riprogettato per fornire un servizio migliore e una maggiore congruenza con uno scenario di opportunità e risorse? 1. Un lavoro sulla definizione di alcuni elementi comuni di identità. Data la varietà di funzioni a cui sono soggetti i servizi, occorre uno sforzo di definizione di alcuni elementi minimi comuni, per cui un IG sia riconoscibile in tutti i luoghi e a prescindere dalle necessarie specificità. Gli standard minimi devono però essere definiti a livello centrale, con un impegno comune da parte di tutto il Coordinamento regionale. I fattori identificativi possono essere molteplici: mission, vision, modelli di base a livello di rappresentazioni di giovani e di società, strumenti, temi, ruolo e competenze dell’operatore. Il seguente brano prende come spunto uno dei mezzi tradizionali a cui si sono affidati gli IG nella diffusione di contenuti, vale a dire i faldoni, ma il ragionamento può essere esteso a tutte le altre componenti strutturali e di processo: «Questa cosa ha a che fare molto con la mission e l’identità del servizio: chi può dire quali faldoni tenere o buttare? Siamo noi delle cooperative sociali che gestiscono il servizio o è l’ente pubblico che deve dare indicazioni chiare?». 160 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 La questione dei faldoni è complessa, ma permette di riflettere sui temi ritenuti importanti dai giovani. Probabilmente occorrerà che gli IG si dotino, oltre che di una gamma di argomenti comuni, così come è stato sino ad oggi, anche dei temi maggiormente richiesti nei propri territori, e che ne propongano di nuovi per stimolare i vari contesti. La decisione sulla gamma complessiva dei temi potrà essere in parte centralizzata attraverso un lavoro del Coordinamento, ma essere comunque caratterizzata da una buona flessibilità. 2. Un lavoro di riorganizzazione e razionalizzazione. Di fronte al problema della scarsa disponibilità di tempo da parte degli operatori per la ricerca e la trattazione delle informazioni, quali possono essere le soluzioni? Gli operatori delle cooperative suggeriscono che ciò che oggi è una mancanza potrebbe divenire oggetto di progettazione e investimento futuro, vale a dire la centralizzazione delle fasi di produzione delle informazioni per gli IG: «[...] Facciamo fatica nella gestione delle risorse informative. Noi [come operatori] non possiamo esulare dal fatto che il trattamento dell’informazione sia fatto bene [e] che l’informazione che tu tratti sia corretta, affidabile, precisa. Credo che ci sia la necessità di creare un sistema integrato per la gestione delle risorse informative che venga poi dato ai piccoli Centri, dove gli operatori fanno proprio fatica a star dietro a questo aspetto […]». La produzione organizzata e centralizzata di documentazione e la sua diffusione a tutti i Centri potrebbero migliorare la qualità del lavoro: ci sarebbero persone competenti e preparate dedicate alla selezione ed all’elaborazione dei dati, permettendo così agli operatori di progettare attività specifiche e promuovere le informazioni utilizzando strumenti e linguaggi efficaci. La centralizzazione della produzione documentaria, caldeggiata anche dagli operatori, necessiterebbe comunque di un forte feedback dai territori per essere realmente in linea con i bisogni informativi, e questo implicherebbe un certo impegno costante da parte di tutti per la costruzione del sistema. La banca dati esistente, SPRING è un esempio di centralizzazione documentaria. Questa, al di là del limite dell’essere a pagamento, non viene comunque sfruttata nel pieno delle sue potenzialità, che permetterebbero agli operatori di implementarla con le loro informazioni locali: 161 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «[SPRING] è uno strumento che viene utilizzato dall’operatore per catalogare l’informazione, ma non tanto per implementarla. È sua responsabilità se non si pone questo tipo di problema e cerca l’informazione in modo diverso, senza riportarla nella banca dati». La centralizzazione, inoltre, dovrebbe confrontarsi anche con un altro fattore: la “competizione” con il Web: «La banca dati SPRING per anni era l’unico posto dove tu potevi avere informazioni e indirizzi in modo rapido. Oggi invece c’è Internet. La crisi dell’IG è un po’ anche causata da questo. Con Internet posso trovare tutto subito, che bisogno ho di fare il faldone con gli ostelli della Germania Ovest (e ci sono ancora i faldoni della Germania Ovest in qualche IG...)?». La presenza della Rete pone come prioritario il processo di differenziazione tra le funzioni che una banca dati centralizzata potrebbe assolvere e i contenuti che potrebbe diffondere, e quello che potrebbe fare un operatore attraverso il Web. Inoltre, gli operatori dovrebbero essere formati ad un adeguato utilizzo della Rete e si dovrebbe verificare se i Centri siano, o meno, dotati della strumentazione minima necessaria per consentire consultazione, stampa e riproduzione delle informazioni. Si potrebbe procedere, poi, a una selezione e programmazione delle risorse da conservare in formato cartaceo, di quelle da scaricare dalla Rete e di quelle da condividere utilizzando ambienti precostituiti: «Ci sono due correnti di pensiero: [se] un ragazzo viene a chiedere gli ostelli della Germania, io devo tenere un faldone pronto oppure se me lo chiede lo cerco su Internet? Devo produrre un faldone che in un anno mi chiederanno in due o tre, oppure cercare sul momento? È un dubbio. Noi abbiamo pensato di risolvere la cosa con le guide. Qui una volta c’erano le guide degli studenti americani, tipo “Let’s Go Italy”. Creare un minimo di biblioteca non è male, è importante, con guide turistiche, Apha test, testi legati al lavoro. Oggi l’Apha test è sul sito di Repubblica, allora oggi dobbiamo curare più il sito che il luogo. Al posto di avere l’Alpha test qui, mettiamo il link al sito di Repubblica. Bisogna mediare tra la produzione dell’informazione e il rapporto con la persona». «[…] Non ha senso che tutti gli IG debbano elaborare la guida al servizio civile. Non può esserci uno che lo fa per tutti, dato che è lo stesso? Ogni IG allestisce nel suo sito la parte sul servizio civile, ma non ne basterebbe uno?». Dal punto di vista organizzativo, come si potrebbe concepire una risorsa centralizzata di produzione delle informazioni? Dalle riflessioni 162 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 degli intervistati, questa potrebbe essere pensata come un’agenzia centrale con un ruolo di proposta non solo dei contenuti, ma anche di “[…] strumenti, metodologie, […] perché ci sia un’identità comune [...]”. L’agenzia centralizzata potrebbe essere parte di un processo di accentramento di alcune funzioni e rappresenterebbe un’ulteriore razionalizzazione di risorse. La centralizzazione di alcuni processi di back office permetterà di salvaguardare un elemento centrale nell’identità degli IG: la selezione ed elaborazione delle informazioni. In sostanza si tratta di un ampliamento di quelle che sono già oggi le funzioni di agenzia del Coordinamento regionale e di una revisione dell’attuale banca dati SPRING, da concepire non più a pagamento, ma come libera diffusione di informazioni a copertura del territorio regionale. Questo movimento di razionalizzazione delle risorse attraverso centralizzazione potrebbe essere condotto su due livelli: con la creazione di un punto di riferimento regionale e con alcune articolazioni territoriali, a seconda della similarità dei bisogni nei contesti, esperimento già in corso in modo informale con la presenza di “antenne” (operatori con compiti di segreteria e coordinamento suddivisi per aree territoriali): «Dovrebbe esserci un livello regionale [nella gestione delle informazioni], collegato ad agenzie provinciali, con il compito di trattare le informazioni da erogare ai singoli Centri, insieme ad una piattaforma di comunicazione dal basso, fatta dalle richieste degli operatori. Insomma, un sistema a doppia comunicazione». I due livelli potrebbero, poi, trovare una visibilità attraverso siti opportuni, che diventerebbero mezzi di comunicazione diretta con i giovani, liberando in parte gli IG dalla fisicità del luogo, per restituirli ad una fruizione personalizzata e accompagnata. 3. Un buon lavoro sulla promozione. In questi anni, probabilmente, uno dei limiti dei servizi IG è stato quello di sottovalutare l’importanza della promozione verso fruitori e amministratori. Una delle direzioni di lavoro suggerite dalle cooperative è, dunque, quella di curare maggiormente l’immagine degli IG e procedere a una campagna di comunicazione con due destinatari principali: i giovani e gli amministratori. 163 Molte gioventù, nuovi Informagiovani L’azione di promozione verso i possibili fruitori dei servizi comprende oltre alla pubblicizzazione vera e propria, anche tutte quelle attività “in uscita” con cui dovrebbe caratterizzarsi un IG: ƒ è importante assumere come significativa la questione dell’informazione di prossimità, oltre che organizzare incontri tematici, come gli aperitivi informativi, già sperimentati anche in contesti più circoscritti: «[...] Non credo che l’IG debba essere solo lo sportello, però la comunicazione è fondamentale, soprattutto nei piccoli centri, è importante dove portare le informazioni all’esterno e lavorare sulla promozione. Deve essere una promozione strategica, dinamica, come gli aperitivi informativi […] o la presenza nelle scuole in occasione di alcune ricorrenze, possono essere cose che portano persone, però anche lì bisogna studiare un linguaggio efficace, se no il rischio è che i giovani non sappiano nemmeno cos’è l’IG. La promozione dei progetti collaterali dell’IG è importante e andrebbe fatta sfruttando anche la rete, perché se ci sono quindici ragazzini che sono interessati ad esempio al servizio civile, li si porta all’aperitivo per il servizio civile». Partendo dal fatto che i giovani hanno bisogno di vivere una relazione simmetrica e soprattutto di poter apprendere da esperienze concrete e da sperimentazioni di situazioni reali, la peer information ritorna come strada da percorrere: «[...] Fare parlare un ragazzo che ha fatto uno scambio internazionale o il servizio civile, fargli riportare l’esperienza attraverso dei video o degli incontri, questa sarebbe una strada da percorrere […]. Credo che sarebbe [meglio], trasmetterebbe quell’emozione creata dell’esperienza diretta dei tuoi pari, che parlano con linguaggi che ti raggiungono direttamente, con degli strumenti adeguati… Ad esempio realizzare delle simulazioni di colloqui di lavoro sarebbe ben diverso dal dire “ti do la scheda per vedere come si fa un colloquio di lavoro”. Meno lezione frontale, più simulazione, video, sperimentazione. Insomma, vedere e toccare con mano»; ƒ l’informazione di prossimità richiama a sua volta la capacità degli operatori di utilizzare alcuni strumenti per una comunicazione efficace e a misura di giovane, ad esempio le mailing list o gli sms, e di far funzionare le reti di collaborazione con altri enti: 164 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 «L’altra cosa che mi ha colpito, che dicevano a Piazza Grande27, è che loro attraverso le mailing list raggiungono tantissime persone, con il risultato che quando promuovono corsi di formazione per genitori in due giorni i posti si esauriscono. Questo perché la gente usa di più Internet o ci sono più servizi dove andare a navigare se uno non ce l’ha in casa. Io credo che [questo] sia anche un fattore culturale, […] non so se funzionerebbe qua». «[…] Il linguaggio nelle cose che scriviamo spesso è molto tecnico […]. A Parigi con i video spiegano ai ragazzi delle periferie che cos’è il “frigorista” con un massimo di 400 parole […]». L’altra azione di promozione si concretizza nella riapertura di canali di comunicazione con la classe politica sul senso degli IG: «[…] Non siamo stati abbastanza bravi a spiegare alle amministrazioni [che cosa facciamo]». Tale processo è certamente vitale per i gestori privati, ma è fondamentale in generale perché l’esistenza dei servizi informativi sia contestualizzata: «[...] Dobbiamo essere caratterizzati dall’informazione ma non solo da questo, il servizio deve essere appetibile per l’amministrazione in modo che non sprechi risorse pubbliche. Bisogna capire cosa può funzionare in questo momento». Una parte del lavoro con i politici consiste nell’avviare percorsi di sensibilizzazione sul tema dell’informazione all’interno delle Politiche Giovanili e costruire occasioni di progettazione condivisa. Gli IG, in quanto strutture di confine, sono in grado di rilevare molti nuovi bisogni giovanili, che potrebbero diventare oggetto di una valutazione permanente tra tecnici e politici. 4. Un lavoro su ricerca e riprogettazione di strumenti, metodi e linguaggi. Tra i percorsi di lavoro futuro, i referenti delle cooperative confermano l’importanza per gli IG di creare spazi di analisi e progettazione. Occorre che i servizi, anche attraverso il processo avviato dal Coordinamento regionale, si fermino a considerare la loro trasformazione nel tempo. Si tratta di una lucida assunzione di responsabilità. Un ripensamento di sé che parte da alcune domande fondamentali: 27 È un centro IG non piemontese. 165 Molte gioventù, nuovi Informagiovani - Perché un servizio come questo? Una domanda sul senso degli IG è imprescindibile e i referenti delle cooperative rispondono: «Perché è utile». - Come possono funzionare gli IG? Forse i servizi devono riconoscere la velocità di cambiamento come fattore determinante di tutti i fenomeni – sociali, economici, tecnologici ecc – e utilizzarlo come stimolo. Essi devono saper essere più rapidi nel far seguire proposte differenziate ai mutamenti dei bisogni, se non addirittura nell’anticiparli, imparando a leggere le tendenze e discutendone in un “laboratorio permanente”, organizzato dal Coordinamento: «[...] Non so se siamo rimasti anche noi legati ad un’impostazione un po’ vecchia del servizio… forse avremmo dovuto essere più veloci, anticipare delle risposte e dunque dobbiamo interrogarci anche su questo, perché al di là del business credo che questo servizio sia centrale». - Che cosa significa oggi svolgere una funzione informativa nelle realtà dei territori? Questa lettura può avvenire solo se i singoli Centri costruiscono degli strumenti di valutazione del servizio. La lettura della propria realtà può essere eseguita con mezzi semplici ed essenziali che sappiano monitorare l’andamento delle dimensioni più rappresentative dei servizi: l’affluenza, le caratteristiche del target, i temi più richiesti, quelli più proposti, le iniziative ecc. La predisposizione di questi strumenti di monitoraggio può trarre spunto ancora una volta della presenza di tavoli di lavoro comune organizzati nell’ambito del Coordinamento: «[...] Bisognerebbe prendere del tempo per mettersi a pensare con altre persone ad approcci diversi, magari partendo da qualche [dato], perché è importante sapere quanti ti chiedono cosa e riprogettare la parte informativa partendo dai bisogni. [...] Sarebbe interessante anche andare a vedere se le domande che rivolgono più di frequente sono fatte dal vivo, su Internet o per telefono […]». - Quali suggestioni possono aiutare il processo di revisione? Sempre di più i linguaggi dell’economia, del marketing e della pubblicità influenzano anche le attese del pubblico nei confronti delle organizzazioni che svolgono un lavoro sociale, come gli IG. Occorre 166 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 che il dinamismo dei servizi si sostanzi almeno su tre livelli: altri linguaggi, altre esperienze, altre culture. Questi possono tradursi in azioni di formazione sui processi di comunicazione, di analisi dei “mercati” dei differenti prodotti, di conoscenza dei target ecc.: «[...] Sarebbe interessante studiare il mondo – a noi un po’ lontano – dei privati, ad esempio le agenzie pubblicitarie, che studiano come vendere il prodotto [...], così da imparare a coglierne gli aspetti strumentali, come il layout e l’organizzazione dello spazio». A ciò si possono accompagnare percorsi di analisi di prassi innovative e la loro sperimentazione nei differenti contesti: «[...] l’investimento sulla progettazione, l’innovazione dei prodotti, riflettere sulle buone prassi». Un successivo livello, indicato nella forma di confronto con “culture” altre, indica il bisogno di avviare, ad esempio, percorsi di confronto attraverso visite-studio all’estero, necessità avvertita dai referenti delle cooperative, ma già presente anche nel Coordinamento: «[...] Una cosa che si potrebbe fare come Coordinamento è di investire tempo e risorse per andare a visitare un po’ di strutture. Una ricerca sui servizi italiani e stranieri può essere di stimolo per lavorare e pensare ai servizi in prospettiva e partire dai modelli attualmente disponibili per progettare i servizi futuri». - Quale lavoro di rete per il futuro? Gli attori con cui si può entrare in rete possono essere immaginati a tre livelli: a. la rete primaria dei ragazzi: «Alcuni bar e di negozi ci stanno chiedendo delle bacheche informative su quello che succede in città. Da un lato questo è un buon ritorno rispetto a quanto possiamo essere nodo sul territorio, ed essere riconosciuti come attore specifico»; b. un lavoro di collaborazione e partnership con altri servizi informativi, tra cui quelli del lavoro, così come con Centri locali del protagonismo giovanile: 167 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «[...] Credo che […] sia interessante provare a creare maggiori sinergie e una maggiore integrazione tra il Settore gioventù e la Divisione lavoro della Città Torino per quanto riguarda l’impiego, che è la maggiore richiesta dei giovani. C’è ancora tutta una fetta di giovani diplomati o laureati per i quali l’IG potrebbe fare di più, con percorsi di orientamento mirato, in collegamento con la Divisione lavoro e la Provincia [...]»; c. un’ulteriore occasione di lavoro di rete con quegli attori organizzativi accomunati da un servizio di tipo sociale per «[…] confrontarci con i nostri interlocutori, perché, anche se siamo dei servizi, una serie di riflessioni culturali le facciamo, e sarebbe bello costruire una rete tra privato sociale, pubblica amministrazione e IG [...]». La citazione rimarca come gli IG siano anche osservatori dei fenomeni e come gli operatori possano essere quindi coinvolti in un processo di costruzione del sapere. 5. Un lavoro sul legame tra informazione E partecipazione. Porre una lettera “e” maiuscola tra le due parole del titolo è uno sforzo di vision per il futuro, secondo i referenti delle cooperative. Gli IG non possono esaurire il proprio lavoro di ripensamento solo a livello di strumenti. Al contrario devono lavorare per coniugare informazione e partecipazione, perché i giovani intendono portare i propri contributi anche all’interno del processo informativo. È tuttavia necessario confrontarsi su quale sia l’idea di partecipazione che investe gli IG. Partecipare può significare attivarsi rispetto a un contesto di iniziative e di proposte cittadine, ma anche farsi carico autonomamente e attivamente del proprio percorso di crescita personale: «Uno degli obiettivi dovrebbe essere la partecipazione alla produzione dell’informazione, ma non necessariamente solo quello. Nel senso che là, dove i giovani vivono un processo di questo genere, la partecipazione diventa condizione per verificare l’adeguatezza e l’efficacia della risorsa informativa a cui hanno avuto accesso». La partecipazione può essere sostenuta: - andando ad intercettare i ragazzi negli spazi in cui vivono e a cui danno un significato: 168 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 «[...] Sarebbe interessante capire come intercettare i ragazzi che stanno a casa – con la chat – come dialogare in maniera interattiva con Internet, perché questo potrebbe essere uno strumento di partecipazione. Ad esempio abbiamo visto che gli SMS funzionano molto […]»; - partendo dalle abilità dei giovani, per poi progettare insieme agli adulti delle attività che sappiano guidarli verso la conoscenza del funzionamento di alcuni processi. In altre parole, promuovere la valorizzazione delle competenze dei ragazzi: «[...] I sedicenni le cose le fanno, basta vedere i video su Youtube. Bisogna valorizzare le loro capacità in modo intelligente. I ragazzi vogliono farsi vedere, far vedere che sono capaci. Bisogna intercettare queste abilità»; - favorendo una sperimentazione attiva e l’apprendimento esperienziale di competenze rispetto a processi che hanno a che vedere con il mondo dell’informazione. Attraverso l’esperienza diretta potrebbe essere più agevole raggiungere uno scopo in certa misura educativo, quale quello di rendere il giovane più critico o, almeno, più consapevole: «[I ragazzi] possono avere un ruolo. La radio, per esempio, trasmette una serie di programmi supervisionati dall’IG che sono propriamente informativi sulla mobilità, sul mondo universitario. Un gruppo di ragazzi sta lavorando alla gestione del sito, un’attività che ha valenza con aspetti di comunicazione e d’informazione. Abbiamo una serie di percorsi nelle scuole in cui i ragazzi gestiscono alcuni aspetti informativi tra pari. Gli esiti sono dunque di produzione e di partecipazione alla produzione dell’informazione». «Stiamo studiando come legare informazione e partecipazione, che tipo di informazione può andare nei luoghi presentati dai ragazzi […], oppure come i ragazzi possono lavorare sulla comunicazione e non essere spettatori passivi. Se gli si spiega come vengono fatti i video o la pubblicità in TV, allora la guarderanno in maniera diversa. […] Sarebbe interessante provare a fare una Web radio o una Web TV»; - pensando a proposte originali che permettano ai giovani il pieno utilizzo di alcune occasioni: 169 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «[…] Spiegare che con nove euro un gruppetto di ragazzi può organizzare una gita e andare a Londra, queste sono informazioni che generano partecipazione. Tenere insieme informazione e partecipazione è il centro del discorso». Se la partecipazione è un tema che può unirsi così agevolmente all’informazione, occorre domandarsi quali siano le relazioni tra funzione informativa degli IG e il resto delle Politiche Giovanili. C’è una questione centrale su cui far luce: il rapporto, non sempre chiaro, tra “informare” e “animare”. Tale sovra/contrapposizione è provocata da una concezione talvolta povera di ciò che si intende per Politiche Giovanili. I referenti delle cooperative ricordano che per fare Politiche Giovanili servono opportunità differenziate e connesse tra loro: «Le Politiche Giovanili sono spazi attraverso cui i giovani, singolarmente o come gruppi, si riappropriano dei propri diritti e doveri e diventano soggetti […] con una propria identità e consapevolezza, e quindi autonomi anche nel dialogo con la città. Bisogna mettere a disposizione dei giovani delle opportunità tra loro connesse – risorse informative e aggregative, risorse di cittadinanza e strumenti differenziati di supporto – laddove i giovani vogliano produrre beni collettivi, che magari nascono anche dall’innesco [dalla scintilla] informativo». L’informazione, dunque, può rappresentare l’avvio di una possibilità di partecipazione attiva e di protagonismo, e le Politiche Giovanili sono il contenitore che ospita gli IG dentro un sistema complesso nel quale trovano spazio molti strumenti: «[...] Vogliamo ancora investire su questo servizio, perché è centrale per i giovani e perché gli IG sono iniziative che sviluppano Politiche Giovanili sul territorio, luoghi in cui un giovane può trovare un ambiente neutro e un punto di riferimento, al di là dell’informazione». Tale complessità di mezzi dovrebbe tornare ad essere concepita come un sistema di processi e di attori e non confusa con la sovrapproduzione di eventi. Oltre a ciò, le cooperative segnalano come sia necessario anche un mutamento di cultura con cui si possano “de-burocratizzare” alcuni processi: «[...] Smettiamo di considerare le Politiche Giovanili solo come tutto quello che ha a che fare con il tempo libero dei ragazzi. Certe iniziative vanno bene se diventano delle palestre di cittadinanza attiva. Però diventi cittadino attivo quando 170 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 puoi usufruire di tutti i diritti, cioè quando sei autonomo, hai un reddito, hai accesso al credito, puoi fare impresa, compri casa. [Prendiamo ad esempio il caso] dell’imprenditoria giovanile: […] questa è un’informazione che collega la creatività e le capacità dei ragazzi alle opportunità offerte dal territorio, in maniera da generare dei circuiti virtuosi […]. Mettere insieme le competenze di comunicazione giovanile alle risorse del territorio può generare impresa, reddito e lavoro […]. Ad esempio, un bar con dentro una chitarra dovrebbe essere la cosa più normale del mondo, invece oggi devi chiamare i Vigili del Fuoco, pagare le tasse, la SIAE. Oppure magari hai fatto formazione per design o fotografia, sei bravo, ma non puoi andare a esporre o a vendere da nessuna parte. Non basta fare la mostra, ma devi avere la possibilità di vendere il tuo prodotto, di confrontarti con il mercato. Bisogna mettere in atto dei percorsi per cui i ragazzi possano fare tranquillamente queste cose». Gli IG sono servizi integrati alle strategie delle Politiche Giovanili, ma su quale possa essere la loro identità occorre una condivisione più ampia all’interno del Coordinamento regionale. Una cooperativa traccia la propria proposta: «Da qui discende la modalità con cui, come cooperativa, proviamo ad amministrare gli IG su cui le amministrazioni ci chiedono collaborazione, gestendo la risorsa informativa in stretta connessione con la dinamica delle Politiche Giovanili, senza però chiudersi nei tre modelli e cioè: l’IG che fa Politiche Giovanili, l’IG che fa Politiche del lavoro, l’IG che lavora sull’aggregazione». 4.5 L’operatore IG La realtà attuale richiede che la figura dell’operatore sia concepita all’interno di un modello avente alcuni criteri di base. - È una figura ad elevata professionalità. Le forme di volontariato non possono essere intese se non come supporto alle figure professionalmente preparate, ma non come sostitutive ad esse. È vero infatti che quella dell’operatore «è una professione adulta, perché occorre molta professionalità e molte competenze. Molti IG si caratterizzano per una cosa o per l’altra a seconda delle attitudini dell’operatore». - È una figura esperta, indipendentemente dall’età. Negli IG non si tratta solo di erogare informazioni, ma anche di offrire informazione 171 Molte gioventù, nuovi Informagiovani orientativa, se non vero e proprio orientamento; così si comprende perché gli operatori devono essere figure con elevata expertise, costituita da competenze trasversali e tecniche, adeguatamente formate ed aggiornate: «Mi rendo conto […] che bisogna lavorare molto sulla professionalità degli operatori, andare al di là della classica sequenza “filtro – accoglienza – filtro – risposta”[…]. Queste sono certo funzioni importanti e che devono continuare ad esserci, [ma], purtroppo, per renderle ancora più efficaci dobbiamo farci carico di altre letture e acquisire nuove competenze». - Può arricchirsi di competenze educative e proprie dell’animazione socioculturale. È importante che il patrimonio culturale e professionale degli operatori possa fare appello ai profili dell’educatore e dell’animatore socio-culturale. Di questo aspetto si occupano anche le cooperative che hanno in gestione diversi IG e il Coordinamento regionale: «Riteniamo che [l’operatore debba essere] un educatore, anche se preferiamo chiamarlo animatore socio-culturale, perché ci piace, come metodo, la pratica sociale di aiutare gli individui a prendere consapevolezza delle proprie potenzialità. Ritengo questa figura dell’animatore centrale […], nel senso che ciascuno di noi prende consapevolezza delle emozioni forti quando c’è qualcuno che te le induce, che ti dimostra che è appassionato a te, alle cose che fai […], soprattutto in una fase in cui i giovani vivono molta solitudine, poco confronto e la comunicazione è superficiale […]». Se un operatore non è un animatore socioculturale, ciò non toglie che possa appropriarsi di competenze legate all’animazione. La capacità di rendere dinamico il proprio Centro è infatti collegata alla possibilità di «sporcarsi le mani» con i giovani, superando la lettura “sportellistica” del servizio per andare verso l’autovalutazione e l’investimento in termini di dinamizzazione: «[...] Non può essere che un animatore, nel fare il suo lavoro, trascuri il luogo in cui si trova, che ad esempio nella bacheca lasci un manifesto di due anni fa. È vero che il suo lavoro è relazionale, ma questo non può avvenire. Il ruolo di operatore IG deve essere versatile, ma ci devono essere dei paletti […]. Può essere utile dare più strumenti all’operatore, [per ridurre] la discrezionalità nella gestione delle informazioni». 172 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 La direzione di lavoro che si profila è certamente impegnativa: da un lato occorre procedere ad un’onesta analisi dell’attuale situazione gestionale degli IG e delle figure che vi lavorano. Dall’altro si deve far seguire a ciò la progettazione di un programma di formazione adeguato a uniformare alcune competenze di base. Tutto questo ha come obiettivo la definizione dei requisiti imprescindibili per garantire la professionalità (i “paletti” citati nel brano precedente), per poi stabilire un patto con gli amministratori, proprio sulla questione “professionalità”, nel tentativo di preservare alcuni elementi di qualità. - Deve possedere adeguate competenze trasversali, tra cui quella di saper gestire le relazioni. Per i giovani i rapporti affidabili sono un requisito importante per accedere a un servizio informativo (cfr. capitolo 2), tanto più quando i luoghi di relazione nella società tendono a scarseggiare: «La capacità di relazione è una competenza che l’operatore deve avere, è centrale, perché manca. Anche nella famiglia c’è poca relazione, e quindi ritengo che questa sia una leva forte, anche nei progetti che realizziamo: l’esito positivo si consegue se si è instaurata una relazione forte, che non sia un maternage, ma che offra la possibilità di avere delle figure che ti aiutano a crescere, a svilupparti, ad avere delle opportunità, che ti dedicano attenzione e quindi ti ispirano fiducia. Quest’ultimo è un elemento molto importante». - Deve assumere un ruolo di facilitatore di processi di crescita e di attivazione di percorsi di partecipazione. «[…] La richiesta non è solo quella di informazione, ma è più quella di essere accolti, orientati, guidati, e allora ci vuole la figura del facilitatore, un operatore che possegga tutte le competenze di gestione dell’informazione e che, in qualche modo, sappia facilitare i processi di crescita. Perché è evidente che se hai una trentina di giovani che si rivolgono al servizio e che tornano sempre […], allora questi non hanno bisogno solo di informazioni. Dopo un po’ emerge il bisogno di essere coinvolti in percorsi e progetti, di essere guidati». In questo percorso, l’operatore può diventare orientatore, ma tutto questo, secondo gli intervistati, non ne farebbe una figura di educatore o, in estremo, di operatore di comunità. Funzione informativa e funzione educativa apparirebbero distinte, suscitate da domande diverse, messe in atto con strumenti differenti e finalizzate ad obiettivi di varia natura. 173 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Esiste, tuttavia, un legame tra esse, rappresentato dal fatto che fungono entrambe da sostegno in processi di sviluppo. In particolare, un ruolo fortemente educativo sarebbe stimolato dall’incontro con situazioni di disagio: «[...] Il ruolo dell’operatore è [anche] quello di aiutare il ragazzo a comprendere quali sono i suoi bisogni reali. In questo senso, quindi, svolge una funzione orientativa. Non so, sinceramente, se questo significhi però parlare di educazione. Sì, l’operatore fa un po’ da filtro nel percorso di autonomia, supporta, sostiene e tira fuori i bisogni, instaura un rapporto e cerca di dare risposte adeguate. Forse però definire tutto questo funzione educativa è un po’ forzato». - Ci sono possibili modulazioni del suo ruolo. Le differenti interpretazioni del ruolo potrebbero porsi lungo un continuum: da tecnico dell’informazione nel suo complesso a orientatore, fino a facilitatore/animatore. Sul versante tecnico dell’informazione, senza dubbio l’operatore IG deve essere un esperto dei processi caratteristici dell’erogazione di servizi informativi per cui: «È un operatore che ha come competenza tecnica specifica la gestione dell’informazione e quindi, da un lato, [ha] le competenze per gestire il front office, l’erogazione dell’informazione, la capacità di rinvio ecc., e per quanto riguarda il back office, la gestione delle fonti, la capacità di elaborare documenti, la ricerca». Inoltre il professionista deve essere in grado di esprimere buone conoscenze informatiche e accompagnare i ragazzi nell’utilizzo delle fonti informative, divenendo una sorta di facilitatore nell’uso dei media: «[…] Deve esserci una buona conoscenza informatica, noi scontiamo questa mancanza nei nostri operatori. È un tema caldo: è evidente che serve un linguaggio più multimediale, telematico. Sarebbe da inserire nelle formazioni, insieme al fatto che gli operatori apprendano ad essere dei “media educator”, che sappiano guidare i ragazzi a consultare Internet e le banche dati, che insegnino a filtrare, rendendo i giovani più autonomi nel processo di raccolta di informazioni. E non solo i giovani. Sarebbe interessante fare delle sessioni formative per educatori, insegnanti, allenatori sportivi, e, perché no, per i genitori. Parliamo di Internet ma non solo, anche videogiochi, blog. In quel senso credo che sarebbe una grande risposta, un’evoluzione del servizio informativo». 174 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 - Deve conoscere i giovani, i loro linguaggi e le dinamiche di relazione tra i ragazzi stessi. L’operatore deve imparare a conoscere i giovani, cioè i loro ritmi, i loro linguaggi, i processi di creazione delle loro relazioni e come coinvolgere i gruppi, sostenendo i processi di comunicazione e partecipazione: «Ci vuole un minimo di connessione con i tempi dei ragazzi, senza dimenticarci che c’è una funzione educativa e tu sei un adulto, però devi raggiungere i loro percorsi, i loro interessi, le loro aspettative». - Deve possedere abilità per la costruzione di reti e per il mantenimento di connessioni continue con il proprio territorio. Questo è vitale per ricevere informazioni da riportare ai ragazzi e per raccogliere sollecitazioni, per organizzare iniziative in collaborazione con altri: «[Deve essere abile nella] strutturazione delle reti e nella costruzione della credibilità. Certo non è detto che debba fare tutto la stessa persona, però dove c’è un solo operatore, beh, deve essere quello. Si tratta di una concezione strategica: stare dentro un territorio composto da risorse interdipendenti, dove la risorse produttive, quelle informative e di aggregazione intervengono tutte sugli stessi obiettivi». - Non deve smarrire la capacità di entrare in relazione con il politico, nel senso che deve ribadire il ruolo sociale del servizio informativo all’interno di un contesto più ampio di Politiche per i giovani: «Mi rendo conto che la professione dell’operatore deve agire su 360 gradi. Forse tratteggio una direzione che non è immediata, anche perché poi quest’operatore si confronta […] con il politico e c’è il rischio grosso che, presidiando così tanti aspetti, [l’operatore] non sia così incisivo. Spesso il politico pensa che l’IG sia un posto dove la gente entra ed esce da un servizio. Non lo vede come un servizio che, invece, informa e forma una serie di politiche». Questo rapporto si può declinare, ad esempio, proponendo al politico i risultati di una valutazione del servizio a livello qualitativo e quantitativo: occorre rendere visibile il proprio lavoro con i dati di passaggio, con la segnalazione dei tipi di richieste emergenti. Queste informazioni, in particolare, permettono di far comprendere come questi siano luoghi non solo di “erogazione” dei servizi voluti dalle politiche (o dell’immagine 175 Molte gioventù, nuovi Informagiovani delle istituzioni politiche), ma anche contesti in cui le politiche possono prendere forma. Tracciato questo profilo, quali potrebbero essere i processi cui gli operatori dovrebbero porre più attenzione in futuro? - progettazione comune: l’operatore dovrebbe concedersi un po’ di tempo per la concettualizzazione di ciò che vuole concretizzare. Tempi ristretti e mancanza di risorse obbligano tutti all’azione, in tal senso il Laboratorio avviato dal Coordinamento regionale degli Informagiovani è un’occasione importante, uno spazio per l’elaborazione condivisa di politiche informative e progettazioni comuni che vada a giovamento anche dei Centri più piccoli; - formazione condivisa: il Coordinamento regionale è chiamato ad incrementare i percorsi formativi centralizzati, attraverso una programmazione maggiormente condivisa. Ciò, oltre a rendere omogeneo il livello di competenze degli operatori sul territorio, potrebbe sostenerli riducendo il senso di isolamento che alcuni di essi vivono e facilitando la circolazione di idee. 4.6 Il Coordinamento regionale Un ultimo nodo da affrontare è quale ruolo possa avere in questo scenario il Coordinamento regionale degli Informagiovani. Molte delle possibili funzioni sono state già tracciate nel corso del capitolo, per cui in quest’ultimo paragrafo si procede a una sintesi delle questioni principali. - Il Coordinamento può essere luogo, sede, laboratorio da cui partire per condividere un modo comune di intendere i servizi IG, vale a dire per costruire una identità definita che sappia tenere insieme aspetti del passato ancora validi, ma rimanendo aperti alle nuove questioni poste dal presente e dal futuro: «Si fa molta difficoltà a far rete. Si deve capire innanzitutto cosa questo voglia dire: se si vuole creare un sistema conveniente e interessante per tutti bisogna restare all’interno di una visione comune. Per esempio, la banca dati […] che la rete attiva può essere un servizio interessante, perché ti permette di [risparmiare] del tempo nella catena documentaria per investirlo su altre cose. 176 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale Capitolo 4 Ho frequentato la rete del Coordinamento, ma si deve lavorare su una cornice comune di sviluppo per poi far sì che si attivino dei servizi». Il Coordinamento può essere quel luogo di pensiero che spesso non si ha il tempo di creare nella quotidianità dei servizi. La rappresentanza al suo interno di tutti gli operatori può facilitare un’assunzione condivisa di decisioni sulle progettualità future, siano esse a livello di: ƒ contenuti – i temi da trattare negli IG, le modalità di diffusione delle informazioni, la raccolta di prassi efficaci ecc. –; ƒ profilo professionale degli operatori: ƒ aspetti strutturali e funzionali dei servizi, ad esempio, delineando gli standard minimi degli IG; ƒ dialogo con la parte politica: «Una rete deve lavorare sul pensiero. Sembra che il Coordinamento ultimamente questo lo stia facendo, anche accettando degli stimoli provenienti dalle cooperative e utilizzando il contributo esterno [di consulenti]». - Il Coordinamento può offrire strumenti di base utili a tutti i Centri IG, tra cui un’incrementata formazione centralizzata, cogliendo spunti da culture organizzative differenti, quali quella del pubblico e del privato sociale: «[...] Potrebbe essere arricchente ragionare insieme al Coordinamento rispetto alla formazione degli operatori, in una logica di sviluppo dei servizi, ed essere coinvolti nella formazione, contribuendo con i nostri punti di vista». Le persone intervistate leggono il Coordinamento proprio come sede di collaborazione tra gli operatori e tra le diverse realtà da cui questi operatori provengono – cooperative, pubblico ecc.. La cooperazione così costruita potrebbe essere portata all’esterno e proposta agli amministratori, per costruire insieme il senso e le opportunità concrete che i servizi IG possono giocare sui territori. - Il Coordinamento può cooperare con la parte politica: un’azione che il Laboratorio potrebbe condurre è quella di invitare gli amministratori dei territori a partecipare ad alcuni momenti definiti del processo di lavoro. In tal modo, la natura dell’organismo centrale potrebbe trasformarsi da luogo di tecnici a luogo di decisori di politiche, 177 Molte gioventù, nuovi Informagiovani recuperando pienamente il senso degli IG come parte delle Politiche Giovanili e come attore di policy: «[…] Potrebbe essere interessante lavorare ad un [processo di sensibilizzazione] congiunto tra cooperative, Coordinamento e amministrazioni. Questa potrebbe essere un’architettura, un nuovo sistema integrato per la gestione delle risorse informative, affinché diventi più efficace anche a livello locale […]. Del resto credo che le cooperative possano portare al Coordinamento elementi interessanti attraverso la pratica quotidiana e che il Coordinamento possa essere un interlocutore più forte nei confronti degli amministratori pubblici». 178 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie Capitolo 5 IL PUNTO DI VISTA DI ALCUNI ESPERTI DAL MONDO DELLA COMUNICAZIONE, DEL MARKETING E DELLE NUOVE TECNOLOGIE Premessa Il gruppo di lavoro composto da operatori del Coordinamento e dai ricercatori, fin dalla prime fasi di progettazione partecipata, ha compreso che un ripensamento di servizi informativi quali gli IG, avrebbe potuto beneficiare di spunti emergenti da settori altri. La comunicazione e il mondo dell’informazione pubblicitaria, del marketing e delle Nuove Tecnologie sono apparsi come i contesti da cui attingere suggerimenti e intercettare alcuni aspetti centrali per l’attività degli IG: modelli, processi e mezzi di informazione non possono prescindere da una conoscenza di stili, strumenti e scelte in fatto di comunicazione. Questo contenitore, inoltre, non può essere preso in considerazione solo assumendo nell’orizzonte di ricerca e approfondimento approcci comunicativi inerenti i settori sociale o pubblico. Al contrario il mondo del marketing e della pubblicità profit divengono territori di interessanti contaminazioni future. La ricerca partecipata si è mossa, pertanto, andando a incontrare esponenti noti del mondo dei mezzi di comunicazione di massa quali radio e televisione. Ne sono esempio Marco Maccarini, conduttore di numerosi programmi su reti quali MTV e speaker radiofonico, e Paolo Severini, attore, 179 Molte gioventù, nuovi Informagiovani regista di programmi TV e ideatore di format destinati a un pubblico di giovani. Il loro coinvolgimento è stato importante per comprendere come viene pensato il mondo dei giovani e il loro rapporto con l’informazione e la comunicazione, in ambiti in cui la ricerca di mercato e l’innovazione sono determinanti per poter creare prodotti di successo per quegli specifici destinatari. A rinforzare gli stimoli precedenti è giunta anche l’intervista realizzata con Claudia Cagliano, professionista del reparto Sviluppo New Business nella nota agenzia pubblicitaria Armando Testa di Torino, ed Elisa Nobile, stagista nella medesima società. Impegnata nella realizzazione di campagne a finalità sociale oltre che nella progettazione di prodotti per il mondo del profit e del no-profit, l’Armando Testa è apparsa come un punto di confronto significativo per cogliere suggerimenti e punti di vista su percorsi e strumenti pensati per una migliore trasmissione dell’informazione. Parlando di scambi, non si poteva non coinvolgere un esperto in Nuove Tecnologie: Marcello Testi, consulente sulla comunicazione con una specifica conoscenza dell’applicazione delle NT proprio al mondo degli IG e dei servizi pubblici di informazione, che ha permesso di contestualizzarre meglio la questione in rapporto alla funzione informativa. Egli ha proposto una lettura dell’oggetto “tecnologie”, da un lato smitizzante alcuni luoghi comuni e, dall’altro, capace di legare la questione degli strumenti informatici e virtuali con processi “educativi” e di accompagnamento. Paolo Messina, direttore della rete delle Biblioteche civiche torinesi, è stato contattato in virtù della sua esperienza in tema di information literacy, cioè di educazione all’informazione dell’utenza all’interno delle biblioteche, sviluppata in alcuni contributi all’interno del Bollettino dell’AIB28. Tale questione appariva affine agli interrogativi circolanti tra i membri del Coordinamento in tema di ruolo degli operatori IG. Egli, inoltre, ha problematizzato la questione dell’informazione di comunità e quella della relazione tra servizi informativi pubblici sui territori. Sulla storia e sull’evoluzione degli IG, infine, si è basata l’intervista realizzata a Marta Consolini, oggi esperta indipendente dopo anni di servizio presso enti pubblici. I suoi temi di interesse sono tuttora quelli dell’orientamento, dell’inserimento lavorativo, della comunicazione e della produzione di informazione per i giovani, analizzati e “praticati” con sguardo internazionale. 28 Associazione Italiana Biblioteche. 180 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie Nei paragrafi successivi saranno presentate le principali conclusioni emergenti dalle interviste, proposte soprattutto nell’ottica di ciò che i servizi IG possono “ritagliare” più agevolmente su se stessi. In altre parole, i suggerimenti degli esperti, considerando le loro specificità, vengono riproposti in forma di punti di attenzione e direzioni di lavoro per il gruppo di lavoro di operatori dell’informazione. 5.1 Giovani e giovani: da categoria commerciale ad attori Attraverso il percorso affrontato nei capitoli precedenti, appare chiaro come una delle questioni importanti per gli IG sia quella di interrogarsi sulla propria utenza: chi sono i giovani che accedono ai servizi? Quali sono i giovani che non giungono? Quale modello di “giovane” guida le azioni degli operatori? Come costruire una rappresentazione il più realistica possibile dei fruitori attuali e potenziali? Dai loro specifici osservatori, gli intervistati provenienti dall’ambito dei mass media in particolare, propongono alcuni fattori da considerare con attenzione rispetto al “target” di riferimento: 1. dal punto di vista della categoria socioanagrafica, i giovani non sono un tutto indistinto. Chi si rivolge a loro dovrebbe cercare di evitare le semplificazioni implicate da processi di etichette “ombrello”, così ampie da perdere poi la loro capacità di descrivere la realtà. Un testimone dice, infatti: «[…] La parola “giovani” è antica, scorretta. Ci sono i singoli ed ognuno ha le proprie esigenze e bisogni. Non è corretto pensare ad una sola categoria». Da un lato, i giovani non possono più essere assunti come un insieme unico, dall’altro le istanze individualistiche oggi sono molto forti, per cui esiste una necessità di personalizzazione delle proposte. È pur vero, però, che un approccio “one-to-one” non esclude la possibilità di creare categorie diversificate e che sappiano intercettare persone con caratteristiche simili (per bisogni informativi, competenze culturali e per possibilità di accesso ai mezzi di comunicazione ecc.). In base a queste, gli operatori potrebbero progettare iniziative differenti per diversi “modelli” di fruitore, senza sfuggire però all’importanza della valorizzazione individuale di ciascuno; 181 Molte gioventù, nuovi Informagiovani 2. i giovani sono spesso considerati più una categoria commerciale piuttosto che un complesso di individui che si qualificano di per se stessi in quanto persone: «Su certe cose [i giovani] non chiedono l’imposizione di un modello, come si tende a fare oggi: i giovani sono importanti da quando possono comprare i cellulari e aderire ai servizi. È la commercializzazione che ha creato le fasce giovanili». La proposta dell’intervistato richiama il mondo dei servizi e del consumo alle proprie responsabilità. Per fini certamente diversi, i due poli del sostegno pubblico e del commercio finiscono con l’essere i primi attori che creano particolari categorie per soddisfare bisogni organizzativi e non per sostenere le domande reali delle persone. Per i servizi pubblici questo significa porre al centro della loro azione la domanda della cittadinanza, piuttosto che cedere alla tentazione di concentrarsi sulla garanzia della propria sopravvivenza. Per gli IG ciò significa che è fondamentale riprendere in mano la conoscenza reale della propria utenza, comprendendo quali sono i modelli di relazione e di domanda che i destinatari portano. Uno stralcio di intervista aiuta a comprendere meglio questi ultimi passaggi: «[Gli adolescenti] sono commercialmente i più tartassati e socialmente i più abbandonati. È l’età più dura. Il 70% dei servizi e dei prodotti sono fatti per [i giovani dai] 14 ai 18 anni, perché [i ragazzi] sono ancora a casa, [e quindi] si spillano più soldi alle famiglie. [Allora] si creano comunità; esse sono target, [ma] non ci sono ammortizzatori [sociali]». Ci sono fasce giovanili, quindi, che necessitano di essere accompagnate socialmente e culturalmente. In questo gli operatori IG possono trovare una conferma forte della propria utilità pubblica, perché mano a mano che alcuni bisogni trovano risposta, se ne fanno avanti altri. Come suggerivano nel capitolo 5 i referenti delle cooperative, infatti, la forza degli IG deve stare nella loro capacità di leggere le nuove domande. Questo impone, chiaramente, di non essere autoreferenziali, ma, al contrario, aperti alla costante analisi di ciò che il proprio territorio richiede. Non occorre creare categorie per garantirsi la sopravvivenza, dunque, ma piuttosto comprendere quali sono gli individui che restano con quesiti irrisolti e che fanno parte integrante della propria missione organizzativa; 182 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie 3. i giovani sono, oggi, una “generazione exploit”, che chiede di poter partecipare alla vita sociale, ma traendone qualcosa in cambio. Gli intervistati constatano che i giovani da loro incontrati sembrano caratterizzati da alcune specificità: - il desiderio di protagonismo che non vuole modelli imposti e che muove dai propri interessi. Chi a diverso titolo lavora con i ragazzi riconosce che essi, specie se adolescenti, paiono difficili da coinvolgere. Una sfida di lavoro, dunque, è quella di riuscire a trovare attività “curiose” che sappiano attrarre la loro attenzione. L’atteggiamento di una parte dei giovani è, infatti, di ambivalenza rispetto alla loro attivazione: «[...] Una cosa che ho notato è che se da una parte c’è la necessità di aderire [alle proposte], dall’altra c’è la difficoltà nel farlo, o anche nell’opporsi a qualcosa. È difficile entrare in contatto e in relazione». L’osservazione è interessante, ma apre a considerazioni complesse. I rapporti con i ragazzi non sono facili da costruire, poiché questi tendono a porsi a una certa distanza dall’adulto, manifestando difficoltà sia nel raggiungere un maggiore livello di intimità sia nell’opporvisi. I contenuti delle interviste suggeriscono, in molti passaggi, questo problema di raggiungere i ragazzi là dove vivono, di stimolare la loro attenzione, poiché essi non vogliono essere collocati all’interno di modelli predefiniti e desiderano “dire la loro”. Tuttavia l’attivazione è possibile, ma si ottiene solo dopo aver individuato ciò che interessa loro e richiede comunque tempi lunghi: «[…] Occupandomi di teatro e video seguo delle materie affascinanti, e quindi i riferimenti diventano comuni: parliamo di una cosa che a loro diverte e affascina. […] Quando si rendono conto che stanno trattando la loro materia, allora nasce la vera condivisione. Però è un lavoro lungo, di “scrematura” […]». La complessità del percorso sembra essere dovuta sia alla necessità di individuare contenuti che possano interessare i ragazzi, sia ai tempi lenti necessari per costruire una relazione di fiducia con l’adulto. La base di questa affidabilità pare collocarsi nella libertà: «[I ragazzi] vogliono collaborare, non essere vittime o spettatori, quindi è importante trovare il modo di affrontare certi contenuti coinvolgendoli. Solo così loro ammettono tutto il 183 Molte gioventù, nuovi Informagiovani desiderio che hanno di conoscere, perché se io ti impongo un modello, tu subisci passivamente, sei uno spettatore […]». Come emerso dal capitolo 3, molti operatori IG bene sanno che i giovani domandano di essere protagonisti, e non solo di partecipare, ma anche che desiderano farlo all’interno di una relazione che si costruisce in tempi non immediati. Per i ragazzi tali periodi permettono di mettere alla prova il rapporto, verificando che l’operatore conceda spazio sufficiente per l’espressione di sé e un’attenzione personalizzata; - la difficoltà a pensare in chiave di percorsi e l’abitudine a porsi rispetto ai fenomeni in termini di meccanici rapporti di causaeffetto. Se è vero che il parlare di giovani non può avvenire attraverso etichette (per cui tutti i ragazzi sarebbero tecnologizzati, utilizzerebbero solo Internet ecc.), è altrettanto vero che è importante conoscere alcuni elementi che li caratterizzano. Uno tra questi è il tipo di modelli a cui sono avezzi, primo fra tutti quello di poter esistere solo ottenendo visibilità. Essa, in genere, è conquistata attraverso l’immediatezza della vetrina mediatica più che non per mezzo di processi di lavoro e di impegno sul lungo periodo: «[…] Ormai buona parte dei ragazzi vive nell’ipotesi dell’exploit, cioè dicono “Posso arrivare a fare quello se capita quella cosa”. Dal gratta e vinci al Grande Fratello sono tutti eventi che non prevedono una formazione, un percorso, una vera condivisione con un adulto o una squadra». L’attesa dei giovani può essere, per abitudine, quella di porsi in una relazione tipo “a un certo stimolo, consegue una risposta diretta”, ma non è detto che questa attitudine non possa essere superata divenendo occasione di lavoro per gli operatori dell’informazione e della comunicazione. La chiave è quella di saper partire da loro, suscitando curiosità e ponendosi in un’ottica collaborativa. Ciò può dare avvio a percorsi di crescita molto positivi: «[…] È molto bello quando sono loro a chiederti di sviluppare contenuti che gli stanno a cuore […]. La sfida è trovare il percorso collaborativo, il giusto linguaggio, il modo corretto per andare in profondità, per indicare i perché e i percome, per far uso dell’esperienza»; 184 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie - il bisogno di portare via qualcosa per sé dalle occasioni di partecipazione. Tali spunti richiamano le sollecitazioni proposte dagli operatori e dai referenti delle cooperative sull’importanza di operare con i ragazzi all’interno di un contesto significativo, collaborativo e di sperimentazione attiva. Per i servizi IG questo significa pensarsi non come erogatori automatici di informazione, bensì come costruttori di conoscenze e di percorsi. È chiaro, in tal senso, lo stralcio tratto da un’intervista: «[I ragazzi si rapportano all’informazione in modo] utilitaristico. Gli serve quello e vogliono quello. Un Centro [IG], quindi, potrebbe anche essere [uno spazio in cui] “ti do quello che vuoi, però man mano [costruiamo qualcosa insieme]...”. Non [dovrebbe essere] solo un Google che costa più soldi all’amministrazione». Le qualità dei giovani appena delineate non sono che una parte degli spunti proposti dagli esperti. Gli intervistati si sono soffermati a lungo anche sulla questione di quali sarebbero, a loro parere, le parole chiave in fatto di bisogni di informazione. È apparso possibile distinguere le riflessioni in due categorie principali: prima di tutte le necessità che fanno riferimento a dimensioni di contenuto e, secondariamente, quelle relative ai processi. 5.1.1 Bisogni informativi e contenuti Una bella rappresentazione dei giovani a cui si rivolgono gli IG è quella di «ragazzi che si affacciano al mondo», utilizzata da uno degli intervistati. Al di là di una certa capacità suggestiva dell’espressione, essa permette di trattare subito una questione che con l’identità (storica) degli IG ha molto a che fare, vale a dire quella dell’informazione generalista: «Immaginiamo la fascia 15-20 [anni]: non è che esistano contenuti privilegiati. Facendo il [programma TV] dove mandavamo in onda i video dei ragazzi abbiamo visto che toccavano gli argomenti più disparati, dal rapporto con la famiglia, alla politica, alla fede. In due anni abbiamo visto di tutto. Non ci sono contenuti privilegiati, ma è il modo di saperli trattare e scremare che conta». I giovani sono portatori di interessi multipli e, contrariamente a quanto certe semplificazioni potrebbero far pensare, sono disponibili a trattare anche i temi più complessi come quelli dell’attualità della vita civile e politica. È 185 Molte gioventù, nuovi Informagiovani importante, dunque, che i servizi informativi mantengano una certa flessibilità nella proposta di contenuti, apprendendo a fare un buon lavoro di rinvio e di rete laddove non possano esaurire questioni molto specifiche (si pensi alla produttività della relazione, sperimentata da alcuni IG, con i consultori, per non citare che un esempio). A questa constatazione positiva, fa eco una considerazione problematizzante: «[Gli adolescenti] […] hanno bisogno di capire come superare il problema con l’amica o dire al papà una cosa o come entrare in quel gruppo. Sono talmente in balia del tutto che, in teoria, tutto è importante. Spesso non c’è modo o c’è grande difficoltà ad aiutarli a farli venire fuori da loro stessi. Anche parlando con […] gli insegnanti, emerge la difficoltà a fare [esprimere] ai singoli le loro esigenze, non quelle del gruppo». La questione posta è significativa nel nostro percorso, specie in riferimento al dibattito sul rapporto tra funzione informativa, orientativa, animativa ed educativa. Sapere che nel proprio servizio possono giungere giovani che fanno fatica ad entrare in contatto con i contenuti relativi al proprio sé, ad esprimere i propri bisogni più personali, mentre riescono più agevolmente a trattare di sé attraverso la dimensione gruppale, pone questioni sia di contenuto e sia di metodo. Ci si sofferma qui su quelle di contenuto, rinviando quelle di processo al paragrafo successivo. Per un operatore IG, il doversi rapportare con ragazzi che hanno tali difficoltà nell’esplicitare la propria soggettività significa accettare che i tempi della relazione si allunghino e diventino complessi. L’analisi della domanda è, allora, un momento cruciale, poiché la richiesta esplicita può necessitare un approfondimento. Se poi questa fase di elaborazione lascia il posto ai momenti di informazione e informazione orientativa, se non addirittura di orientamento vero e proprio, a maggior ragione, l’operatore deve sostenere il ragazzo nell’implicazione di sé nel processo. Non ci può essere, infatti, orientamento senza possibilità di lettura delle proprie competenze, desideri, limiti ecc. La reticenza o difficoltà nel parlare di sé non deve far concludere che i giovani non mirano a conoscere temi difficili e complessi. Al contrario, gli intervistati provenienti dal mondo dei media, sottolineano in modo spontaneo l’importanza di “prendere molto seriamente in considerazione” le questioni dell’uso di sostanze e della sessualità: 186 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie «Il tema della sessualità è un bisogno. È necessario far passare il concetto che non c’è niente di male a trattare questo tipo di informazioni. […] Su questo c’è molta ignoranza. Non me lo aspettavo». Ci sono questioni come queste, su cui i ragazzi esprimono direttamente un bisogno di informazione (si veda a tale proposito il capitolo 2), ma ve ne sono altre su cui i servizi pubblici e gli operatori possono giocare il ruolo di propositori. Su questo punto, la ricerca mostra una convergenza tra esperti e operatori, specie se provenienti da enti del privato sociale, nell’asserire che alcuni bisogni dei giovani possono essere stimolati dagli adulti stessi. Ciò non significa definire modelli da imporre (elemento deterrente alla partecipazione), ma ragionare su quei temi che la realtà impone all’attenzione di chi oggi studia, lavora, consuma il suo tempo libero nelle città e nei paesi. Nel mondo attuale non possono non essere considerati come elementi “oggettivamente” presenti e influenti due argomenti: la diversità culturale e la necessità di apprendere ad “essere cittadini del mondo”. In un contesto dove la multiculturalità, l’interculturalità, la convivenza tra gruppi etnici differenti è un dato di fatto, i servizi pubblici dovrebbero assumere nel proprio orizzonte anche proposte a sostegno di conoscenze coerenti con «il discorso d’integrazione con le altre culture e la diversità che comunque, ormai, è vissuta a tutti i livelli». I giovani potrebbero essere aiutati da un esercizio di funzione informativa che sia prima di tutto interculturale nella sua natura (perché attento alle differenze culturali tra i ragazzi, capace di proposte di integrazione ecc.) oltre che nei suoi temi (ad esempio, proposte di corsi di conoscenza di etnie diverse ecc.). L’etichetta “essere cittadini del mondo” è stata scelta dai ricercatori per riassumere un complesso di potenziali oggetti di informazione che vanno dalla mobilità, all’apprendimento delle lingue, alla conoscenza delle offerte dell’UE ecc. Tutti questi temi non sono che tasselli per la costruzione della cittadinanza attiva tanto a livello locale quanto a livello “globale”. Questa forma di partecipazione è ormai richiesta dalla società nel suo complesso: il mercato, la politica, il mondo della cultura e dell’istruzione portano istanze non retoriche in base a cui i giovani devono possedere apertura mentale, sociale e professionale: «[…] Sicuramente io lavorerei sui temi della cittadinanza soprattutto partendo dalla città, dall’essere cittadini attivi. L’Europa per me è un tema fortissimo, [e quindi anche] i temi della partecipazione democratica, [...] dell’ambiente, della cultura, dei viaggi all’estero». 187 Molte gioventù, nuovi Informagiovani 5.1.2 Bisogni informativi e processi La divisone tra temi e processi, per certi versi, è pretestuosa, poiché gli uni richiamano strettamente gli altri. Si considerino, a titolo di esempio, le questioni della difficoltà di fare di se stessi un oggetto di discorso, accennate nel paragrafo precedente. Un esperto ha precisato come il lavoro con i giovani, in particolare se adolescenti, sia oggi complicato dalla loro reticenza allo svelarsi. Allo stesso tempo, però, si apre una possibilità di comunicazione con e attraverso il gruppo: i ragazzi demandano il parlare di sé al collettivo a cui appartengono. Dal punto di vista dell’esercizio della funzione informativa, allora, come si può trasformare questo limite in una potenzialità? Il processo che può essere attivato è quello di un passaggio di contenuti che sappia utilizzare il gruppo come primo mezzo. Questo potrà esplicarsi in molte proposte già formulate nei capitoli precedenti: gli operatori IG potrebbero creare gruppi di approfondimento, divulgando informazioni su una data opportunità (servizio civile, partecipazione a programmi europei ecc.) in momenti collettivi, coinvolgendo gruppi esistenti in progetti di informazione tra pari o agganciando i gruppi in attività partecipate per poi raggiungere i singoli componenti. La difficoltà di esprimere se stessi non sembra facilitata neppure da Internet, spesso considerata la soluzione universale a molti problemi. Infatti, uno tra gli esperti in processi di comunicazione specifica per i ragazzi sostiene: «Sicuramente c’è il bisogno di parlare di sé. Si usano molto le chat line, ma in quelle forme si può essere un po’ chiunque, non essere se stessi: in questi casi ci si apre di meno». Benché non si possa negare l’utilità del Web e nonostante le sue implicazioni a livello di processi emotivi, cognitivi e relazionali siano oggetto di dibattito, per un servizio informativo è importante conoscere potenzialità e limiti dello strumento Internet in riferimento ai processi conoscitivi e di rapporto. La Rete è uno tra gli strumenti di aggancio e di creazione di spazi di dialogo, ma che non sempre sembra essere efficace sulla lunga durata. L’IG può utilizzare il Web come luogo di contatto in fatto di informazione, ma deve pensarlo all’interno di una strategia che faccia poi evolvere le proposte di partecipazione verso altre forme. Che i contenuti non possano prescindere dai processi e dai metodi con cui essi vengono condotti è chiaro, anche là dove i contenuti siano quelli di tipo sociale, quali sostanze e comportamenti a rischio. IG capaci di proporre 188 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie questa parte di informazione certamente finirebbero con l’assumere l’identità di servizi con funzione sociale quasi a 360°. Questo allargamento o potenziamento della funzione informativa è processo impegnativo. I servizi informativi, infatti, dovrebbero aver maturato una identità complessa in cui all’attività di erogazione di contenuti si accompagni una profonda capacità di relazione: «Sarebbe bello un posto in cui l’informazione rientri in un livello molto più ampio di ascolto e di confronto». Tale questione risulterà familiare a chi abbia affrontato la lettura dei precedenti capitoli. Al loro interno, operatori e referenti delle cooperative, in modo particolare, interpretavano la funzione degli IG nel senso di servizi destinati sì all’accompagnamento all’informazione, ma capaci di essere luoghi dove rendere possibili forme di relazione sociale non attuabili o non più presenti nel resto della società. Il tutto dovrebbe avvenire, comunque, entro confini stabiliti dalla propria identità di agenti di funzione informativa. Ecco come prende forma questa proposta attraverso le parole di un esperto: «[…] Bisognerebbe avere il coraggio di affrontare certi temi come il sesso, la droga e l’alcol e arrivare alla domanda: “Perché i ragazzi si drogano e assumono alcol?». Loro vogliono sapere i perché. Quando hai a che fare con i quindicenni i perché sono importanti, ma senza retorica […]. Sarebbe bello trovare in posti [come gli IG] qualcuno che racconti come funzionano davvero le cose, o sappia dove mandarti a parlare di queste cose, senza la paura [che si prova quando si tratta] di dire a tuo papà che ti sei fatto una canna. Questa è una generazione che a 15 anni è già sfiduciata; sentono i genitori che non hanno fiducia nella politica e nel lavoro, che non dicono le cose come stanno». Temi così complessi pongono al centro dei processi informativi la questione della qualità delle informazioni più che della quantità: fare qualità significa riuscire ad avvicinarsi sempre di più ai veri bisogni dei giovani: «L’informazione deve essere rispondente ai bisogni, quindi non generica. Non abbiamo fatto un bel lavoro quando abbiamo dato ad un giovane pacchi di carta o elenchi di pagine Web, ma quando lo abbiamo aiutato a raggiungere quell’informazione che risponde al suo bisogno reale». Il conseguimento di questo obiettivo appare possibile laddove nei servizi si sia capaci di relazione. Ciò significa riuscire a trovare una modalità di «comunicazione che aiuti ma non imponga, che non sia autoritaria, ma che 189 Molte gioventù, nuovi Informagiovani si ponga allo stesso livello» e che sappia anche «[...] affrontare temi seri e importanti con un tono di voce più [soft]». Tali proposte in tema di competenze degli operatori hanno implicazioni importanti soprattutto a livello di valutazione delle capacità, di profili professionali e di percorsi di formazione. Per questa ragione le riflessioni provenienti dagli esperti, più di altre, devono essere oggetto di analisi e approfondimento da parte del Coordinamento stesso. La funzione informativa si potrebbe perseguire all’interno di questo “contenitore” di rapporto. Eppure, secondo gli esperti, di quali altri processi si avverte il bisogno in servizi pubblici di informazione? - Orientamento: gli intervistati suggeriscono che l’informazione nei servizi possa andare nella direzione di assumere forme di sostegno alla scelta. L’operatore che svolga una funzione di orientamento dovrebbe essere capace di includere nel proprio orizzonte di metodo tutta la questione del confronto con i pari: «Altro aspetto è quello dell’orientamento alla scuola o al lavoro […]. È sempre meglio che ci sia una persona esperta a suggerirti un percorso, anche se spesso [i ragazzi] si rifanno all’esperienza diretta degli amici». - Formazione gratuita: un raggiungimento più capillare dei ragazzi sui territori, a dire di alcuni esperti, potrebbe essere facilitato dalla proposta di percorsi di formazione gratuiti ai ragazzi. L’importante è che l’apprendimento sia proposto su argomenti utili per i giovani stessi e con metodi attivi. Una progettualità basata su proposte concrete e spendibili per i giovani (che ormai si è appreso, concepiscono la relazione in modo utilitaristico), può essere il canale attraverso il quale è possibile «un primo aggancio. Il ragazzo che volesse imparare l’inglese senza spendere 550 euro avrebbe questa possibilità e intanto potrebbe conoscere persone nuove o un’associazione e da lì potrebbe nascere un altro percorso». - Sostegno alla socializzazione con i pari: le proposte informative dei servizi dovrebbero facilitare il raggiungimento di un obiettivo di processo, vale a dire quello di permettere ai ragazzi di costruire legami con i pari senza perdere la percezione di utilità per se stessi: 190 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie «[…] Qui in Piemonte è particolarmente sentito dai giovani [il bisogno] di uscire dalla propria cerchia per conoscere altra gente e crearne una nuova. Questo è un altro aspetto su cui lavorare ed è molto difficile da realizzare». - Supporto alla socializzazione con adulti significativi: la proposta, elaborata nel corso di un’intervista con un esperto di marketing, va nel senso di pensare all’esercizio della funzione informativa in una lettura sistemica dell’agire dei giovani. Perché non progettare soluzioni originali, in cui non solo i ragazzi, ma anche le loro famiglie siano destinatari di alcuni tipi di informazione? «[Progettare] un incontro con la famiglia, perché con tutti gli impegni quotidiani che si hanno si sta perdendo un po’ il senso dell’unione. Quindi [ci vorrebbe] qualcosa, magari un evento, che porti di nuovo all’unione, allo stare insieme». 5.2 Comunicare ai giovani: suggerimenti di strategia e di metodo Come appreso dalle pagine precedenti, l’azione dei servizi si connota e si dovrebbe connotare per l’attenzione alle nuove utenze accanto a quelle consolidate. Così come sul versante delle persone che accedono ai servizi ci sono alcuni punti imprescindibili dettati dallo scenario (cfr.par. 5.1), allo stesso modo sui processi di informazione, in generale, e per i giovani in particolare, gli operatori dovrebbero imparare a conoscere e riconoscere alcuni fattori base: 1. la presenza di un’abbondanza di informazioni è un dato di fatto constatato da più parti. Essa non deve generare senso di impotenza, bensì nuove riflessioni: «[…] C’è un discorso di sovraccarico d’informazioni tale per cui qualsiasi comunicazione venga fatta entra in un contesto sempre più affollato e allargato. Quindi esiste una difficoltà a farsi sentire e questo comporta […] l’avere una soglia sotto la quale non ci si può proprio far sentire, se non c’è un investimento o un’attenzione a posizionare la comunicazione sui mezzi corretti. D’altra parte c’è [la necessità] di mirare sempre di più la comunicazione a seconda del target [...]». Nella moltitudine di stimoli, occorre procedere con un’analisi di contesto che permetta di individuare le caratteristiche 191 Molte gioventù, nuovi Informagiovani che un messaggio deve avere per poter essere ascoltato e visto. Gli IG dovrebbero allora progettare soluzioni comunicative (su se stessi, in quanto servizi, e sui propri contenuti) capaci di attrazione e penetrazione. Questo punto è stato sottolineato sia dagli operatori sia dai referenti delle cooperative, quando affermavano che oggi è necessario che i servizi siano più “accattivanti”. Tutto ciò, ancora una volta, non può avvenire in modo generalizzato, ma personalizzato a seconda del gruppo di giovani che s’intende intercettare; 2. il ritmo di mutamento degli strumenti di comunicazione è elevato, per cui occorre essere attenti osservatori e tecnici aggiornati. Per rendere più efficace l’esercizio della funzione informativa, l’analisi degli strumenti e dei mezzi di comunicazione è cruciale. Essa deve avvenire sapendo che il processo di cambiamento è continuo: «[...] Il settore della comunicazione è in evoluzione esponenziale in questo periodo», e che, per le diverse fasi, ci sono elementi di volta in volta centrali: «[…] Sicuramente i mezzi stanno cambiando sempre di più. Soprattutto per quanto riguarda il target giovanile [l’ambito] dei new media diventa assolutamente di base [...]». Nuove Tecnologie e nuovi mezzi di comunicazione sono attualmente strumenti necessari, ma non si può dimenticare che potrebbero passare rapidamente di moda. Inoltre, se si osserva la tendenza odierna, gli esperti di comunicazione di massa e commerciale segnalano che l’approccio comunicativo va sempre più nella direzione «one to one, ovvero assolutamente più personalizzato. Il Web, non inteso soltanto come Internet, […] la fa sempre da padrone». Dire che è importante conoscere queste tendenze non significa affermare che si debbano imitare le strategie di altri. Al contrario, indica che è importante comprendere i meccanismi più ampi che sono antecedenti e conseguenti certe soluzioni comunicative. Una parte dei propri fruitori giungerà al servizio dopo essere stato più e più volte coinvolto in modo personalizzato dagli altri mezzi di informazione. Questa abitudine creerà un’attesa: il giovane si aspetterà di essere coinvolto in modo personalizzato anche presso un IG. Per i servizi pubblici, allora, si pone la sfida di poter agganciare questo giovane facendo proprie alcune tecniche, ma sapendo anche che queste sono solo il mezzo per giungere ai propri fini. Esse infatti non devono oscurare 192 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie l’importanza di avere chiaro il significato e la propria strategia di lavoro, pena la banalizzazione del proprio servizio in un tecnicismo esasperato: «[I ragazzi dagli anni ‘90] non hanno capacità in più, ma più mezzi. Ragazzi [anche] molto piccoli hanno la possibilità di accedere a un sacco di strumenti, il che non li rende più bravi, li rende più utenti». 5.2.1 Metodi e strumenti Una volta identificati alcuni punti di attenzione a livello generale in fatto di comunicazione con i giovani, grazie agli intervistati si è entrati nel merito delle strategie che questi propongono per un contatto efficace con i ragazzi. Dal punto di vista del metodo, l’esperienza acquisita nel campo del mass media, dell’espressività teatrale e della pubblicità suggerisce ai servizi informativi come gli IG e agli operatori di curare soprattutto alcuni criteri: - la differenza tra i gruppi di giovani causa una profonda varietà di stili di comunicazione e di comprensione, per cui i messaggi ad essi destinati non sempre hanno l’effetto atteso. Al fine di limitare queste conseguenze inaspettate è importante preservare la comprensibilità del messaggio, pur garantendone la completezza: «La comunicazione verso i giovani è una questione complicata. Non esiste un target unico. I ragazzi possono percepire anche l’opposto di ciò che si vuole comunicare, quindi l’arma in questo caso è la chiarezza, che non significa semplificazione»; - maggiore successo appare probabile laddove, oltre alla linearità del contenuto, sia anche adottato dagli operatori un’attitudine al “movimento verso” i giovani. È importante che nei servizi sia attivata una relazione di ascolto e di accoglimento delle proposte e dei contenuti portati dai ragazzi, a cui può fare seguito un lavoro di proposta e di collaborazione. Ecco come si esemplifica questo processo nell’esperienza di un intervistato: «Prima mi faccio raccontare il loro mondo e poi comincio a suggerire un mondo diverso. Su venti [ragazzi] magari dieci mi ascoltano, altri si perdono oppure non gli interessa, però [il movimento] è andare da loro e portarli da te». 193 Molte gioventù, nuovi Informagiovani L’approccio qui utilizzato richiede, chiaramente, una modulazione rispetto all’obiettivo dell’esercizio di una funzione informativa. In altre parole, non si intende “psicologizzare” troppo il contesto di relazione con il giovane all’interno di un servizio come l’IG. Al contrario, la proposta di metodo raccomanda di lasciare sufficiente spazio ai giovani per esprimere una prima domanda o idea a cui possono seguire le proposte dell’adulto. Esse, se giustamente calibrate, possono incrementare la curiosità dei destinatari e, infine, avviare un vero e proprio percorso di collaborazione: «[Il lavoro sul metodo] è fondamentale. Facendo il video e il teatro in una scuola [vedo] che ormai siamo tutti abituati a usare una telecamera. I ragazzi sono ‘supereducati’ passivamente alle immagini. Lo vedi con i videogiochi, i film e i cartoni. Ma [una vola che gli dai] lo strumento in mano, si rendono conto che non possono farcela a rifare quello che hanno visto, e allora ti chiedono “Perché?”. Tutto ciò diventa la chiave di accesso verso la loro curiosità». Procedere verso ciò che i ragazzi sanno fare o vogliono fare significa imparare a comprenderli. In questo percorso, è fondamentale per l’adulto conoscere gli strumenti che essi utilizzano di più per inviarsi messaggi e, come accennato nel paragrafo 5.1, anche i loro tempi di mutamento: «[…] Se stiamo parlando di giovani, bisogna capire a quale linguaggio sono più abituati. Sicuramente se dovessimo parlare di una comunicazione sul territorio […] non andremmo a utilizzare la tv locale, ma probabilmente sarebbe più efficace utilizzare dei mezzi vicini ai giovani, […] come il Web […]». In tema di mezzi e tecniche per raggiungere i ragazzi i testimoni suggeriscono di: - porre attenzione ad adottare oggi un tono emotivamente leggero, che eviti di attivare sensi di colpa e senso di inadeguatezza rispetto ai contenuti: «C’è ancora anche in Italia una grossa fetta di comunicazione sociale che passa attraverso la visualizzazione di cose forti che però non sono in grado di creare emozioni. [Fare] leva sul pietismo anziché sul senso di colpa o del dovere non funziona: bisogna rilanciare una comunicazione positiva e che sdrammatizzi»; - ricorrere a ciò che i giovani mostrano più spesso essere i loro percorsi di comunicazione. Per cui si possono utilizzare: 194 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie ƒ il Web e la Rete come supporti di blog, mailing list, siti, community ecc. Tutti possono essere intesi come strumenti per “fare rete”: l’attenzione degli esperti di pubblicità, soprattutto, si sposta non tanto sul mezzo virtuale. Esso resta, infatti, medium di un processo altro. I ragazzi utilizzerebbero le possibilità offerte da Internet per costruire le loro reti. Questo è il dato che appare significativo per gli operatori dell’informazione: l’uso di mail, di sms, di chat ha come obiettivo quello di connettere, appunto, di creare un collettivo. Chi voglia agganciare i ragazzi deve allora considerare questo processo e il senso che esso assume per i partecipanti alla comunicazione. Il gruppo (come già accennato al paragrafo 5.1) è allora un canale attraverso il quale raggiungere poi le singolarità. Questo fa sì che il Web non possa essere considerato che per quello che è, ovvero un primo luogo di contatto con le sue caratteristiche, a cui possono seguire altri momenti di relazione “fisica” e diretta: «[...] Parlavo di mailing list, perché ormai nell’80% dei casi i giovani parlano attraverso il computer. Il primo contatto quindi è molto probabile che sia mediante i telefonini e le chat. Quindi, fare parte di una mailing list può essere un primo passo per aggregarsi: [essa] riesce a catturare l’attenzione dei giovani attraverso la sensazione di fare parte di un qualcosa. Poi da lì si può partire con la fisicità e con l’esperienza personale faccia a faccia». Una volta creata la rete, virtuale o reale, occorre ricordare che vi può agire un meccanismo molto potente di trasmissione delle informazioni che sia i giovani sia gli esperti di marketing ricordano, vale a dire quello del “passaparola”. La versione realizzata attraverso la Rete non è che la forma non fisica delle serate passate a confrontarsi al pub segnalate dai giovani intervistati (cfr. capitolo 2) come strumento utile ed affidabile, perché in grado di sottoporre un oggetto alla verifica dei pari; ƒ altri mezzi indicati sono quelli più economici, sia per i giovani sia per i progettisti di comunicazione, quali la stampa, tra cui potrebbero entrare tutti quei quotidiani gratuiti tanto utilizzati dai ragazzi (cfr. capitolo 2): «[...] [Si potrebbe ricorrere al] Web e alla stampa locale, da gestire in funzione del tipo di target […]. Questo aspetto ha degli aspetti positivi perché ci consente di andare a raggiungere sul 195 Molte gioventù, nuovi Informagiovani territorio le persone con cui vogliamo comunicare, attraverso mezzi meno dispendiosi e in maniera più efficace […]»; ƒ il suggerimento relativo all’importanza di utilizzare un tono leggero si collega ad alcune proposte a livello di tecniche di aggancio e di coinvolgimento. Gli esperti dal mondo della pubblicità, in particolare, affermano che l’esercizio della funzione informativa potrebbe adottare alcuni strumenti pubblicitari basati sul gioco e sull’incentivazione. In altre parole, ai ragazzi potrebbero essere proposte iniziative come serate o momenti conviviali. In tal senso gli aperitivi già sperimentati da alcuni IG sono riconfermati nella loro efficacia, in quanto permettono di attrarre in modo “soft” il ragazzo. Se a questa proposta si associa il meccanismo di creazione di rete, allora il fine di attrazione può essere più facilmente raggiunto: «[...] Ci può essere una componente di incentivazione. In questo senso [si tratta di] coinvolgerli da un punto di vista più ludico e leggero, utilizzando dei meccanismi tipicamente pubblicitari, ad esempio: “Vieni stasera e manda questo messaggio a un amico e troverai [un incentivo]”. […] Questa funzione di aggancio è l’aspetto numero uno; senza l’aggancio non passa poi il messaggio successivo di approfondimento». Secondo gli intervistati, una comunicazione emotivamente leggera viene indicata non solo come soluzione per poter veicolare contenuti più o meno complessi, ma può avere benefici effetti anche rispetto all’immagine dell’emittente del messaggio. Se si tratta, come nel caso degli IG, di un’istituzione pubblica, la sfida è di riuscire a comunicare se stessi in modo meno “burocratico” (cfr. capitolo 2), proponendo una maggiore vicinanza. In questo modo, ancora una volta, l’aggancio può essere facilitato: «[...] Tutta la comunicazione istituzionale […] dà un’idea di rigidità, […] di seriosità e quasi di non accettazione di un target […] che si trova in quella fase della vita dove si tende ad avere un rifiuto per l’istituzione in generale. [...] Probabilmente è per questo motivo che tanti […] non ci pensano neanche ad andare sul sito del Comune di Torino»; ƒ un ambito che potrebbe essere oggetto di sperimentazione è quello dell’utilizzo delle immagini: constatato, infatti, che per i ragazzi potersi mostrare e poter presentare visivamente i propri prodotti, 196 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie cogliendo il mondo attraverso la sua raffigurazione fotografica o video, sono fattori che hanno un profondo legame con la costruzione di identità e di relazione, occorre comprendere come utilizzarli. In altre parole, i servizi informativi potrebbero immaginare percorsi che partano dall’immagine o dal rapporto con l’immagine per poter poi costruire un percorso informativo o di apprendimento con i ragazzi: «Mi viene in mente l’uso delle immagini come aspetto prioritario, [da cui possono partire] approfondimenti della materia, il mettere insieme i ragazzi, farli disegnare: [potrebbero venir] fuori dei cartoni animati. [L’immagine] diventa uno strumento di impresa; ormai è basilare nella vita di tutti i ragazzi. Loro dicono: “Se non l’ho visto, non è esistito”. Ecco perché sentono la necessità di mandare subito su YouTube [ciò] che hanno fatto a scuola. Bisognerebbe fare un esperimento per capire come veicolare una serie di contenuti con le immagini». I testimoni, pur nella ricchezza delle proposte, non dimenticano un aspetto che è importante ribadire: non si deve semplificare la categoria giovani, poiché ci sono ragazzi che non possono accedere ai citati meccanismi, così come questi ultimi non devono essere applicati in maniera banalizzante. Affermare, infatti, che il Web sia lo strumento privilegiato significa ricordare che non tutti i giovani lo utilizzano, così come affermare che è importante mantenere un tono ludico, non indica un giudizio di valore sul target in termini di sua presunta superficialità. 5.2.2 Spazi e soluzioni per raggiungere i ragazzi Dopo gli strumenti, quali luoghi e canali adatti a divenire occasione di aggancio per iniziative di comunicazione e informazione? In particolare, agli operatori IG viene suggerito di lavorare in modo intenso soprattutto: - nelle scuole di ogni ordine e grado, comprese quelle professionali, al fine di raggiungere tutti i tipi di ragazzi (ad esempio con le bacheche); non bisogna dimenticare i contesti universitari e, tra i punti rete, tutti i Job Placement. La criticità rappresentata dalla scarsa offerta di lavoro, per molti giovani adulti si aggiunge alla difficoltà collegata al processo di 197 Molte gioventù, nuovi Informagiovani transizione università-lavoro o scuola-lavoro in cui appaiono piuttosto soli. I luoghi collegati a queste domande sono allora molto frequentati dai ragazzi. Per servizi pubblici che vogliano assolvere una funzione informativa e sociale, riuscire a essere presenti in queste fasi della vita e nei luoghi che le intercettano diviene un elemento vincente: «[...] Il canale universitario è da sfruttare molto di più […]. La prima interfaccia è il Job Placement. Ci sarebbe da puntare molto di più su questo servizio […]. L’azienda si rivolge al esso per cercare personale, però manca completamente una visione più sociale; c’è poca informazione da questo punto di vista […]»; - oggi, nel diffondere informazione sui servizi e sui temi ad essi legati, occorre anche sperimentare luoghi nuovi. I locali di ritrovo per ragazzi, dai pub alle palestre, potrebbero svolgere una funzione informativa, sia perché sono contesti di “passaparola” sia perché lì sono presenti differenti tipologie di giovani. Scegliere di farsi conoscere e di diffondere i propri contenuti attraverso gli spazi del tempo libero comporta che i servizi informativi siano conoscano in modo adeguato il proprio territorio, per intercettare al meglio le “diverse gioventù”. Certamente, il luogo non può non condizionare la forma della comunicazione. Se la natura del contesto di contatto è ludica, essa potrebbe contrastare non poco con una comunicazione istituzionale di tono burocratico. Studio, analisi e sperimentazione di nuovi metodi e strumenti appaiono, dunque, una ulteriore sfida: «[...] Mezzi di comunicazione più mirati, ovviamente distribuiti sul territorio e non necessariamente nei punti dove uno si aspetterebbe di trovarli. Quindi non solo nelle università […], ma anche l’opuscolo distribuito nel locale di punta di Torino […]. Il locale raggruppa tutta la fascia giovanile. Oppure [si possono] utilizzare altri percorsi, come le palestre. […]»; - a sostegno di iniziative già realizzate in alcuni IG si rivolge la proposta di presentare i servizi informativi anche attraverso i blog, i quali assolverebbero a differenti funzioni: aggancio attraverso uno strumento familiare ai giovani, offerta di uno spazio di partecipazione e di scambio in doppia direzione e, infine, occasione di appartenenza a un collettivo: «Un blog aggiornato dell’Informagiovani è un contributo che va arricchendosi man mano». A questo strumento virtuale se ne possono poi 198 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie aggiungere altri: «Mail mirate a una serie di indirizzi […], piuttosto che creare una serie di newsletter che vengano poi inoltrate attraverso il direct mail [...]»; - più canale che semplice luogo per raggiungere i giovani, è l’evento. Gli esperti in pubblicità affermano che la logica dell’organizzazione di manifestazioni e occasioni pensate per target specifici si sta affermando in misura crescente e con buona efficacia. Questo tipo di soluzione permette di recuperare anche la dimensione della fisicità dell’incontro. Pertanto i servizi informativi potrebbero proseguire o aprire sperimentazioni, progettando occasioni informative ad elevata visibilità con potenziale aggregante: dall’aperitivo alle serate, non solo per giovani ma magari per ragazzi e famiglie, fino a iniziative per comunicare attraverso musica o altro tipo di animazione i contenuti sulla mobilità internazionale o sulla formazione. Tutte possono entrare nel novero di opportunità per l’esercizio della propria funzione informativa: «Organizzare degli eventi precisi magari tutti i week end su varie tematiche, far venire le famiglie con i bambini e chiamare i clown; eventi in piccolo […] per poi arrivare a qualcosa di più esteso. Bisogna partire dalla piazza, come punto d’incontro. Oltre alla piazza virtuale esiste anche il luogo fisico [...]». 5.3 Il valore aggiunto degli Informagiovani Dopo aver esplorato i processi di informazione e comunicazione sulla base delle tendenze generali, ma anche e soprattutto in riferimento ai bisogni, ai linguaggi, ai luoghi dei giovani, gli esperti sono stati interrogati direttamente sugli IG, vale a dire sulla loro utilità, sulla loro funzione rispetto al mondo dell’informazione destinata ai giovani, sul loro ruolo rispetto a una più ampia azione di sviluppo di comunità. Questo lungo ragionamento raccorda la funzione informativa degli IG tra passato, presente e futuro. Rispetto a questa dimensione temporale, tra quello che erano un tempo a quello che sono oggi e che possono essere in prospettiva, una certezza è espressa da più parti, sia da coloro che provengo dal mondo della comunicazione privata sia da chi contribuisce alla costruzione della comunicazione pubblica: gli IG sono servizi utili proprio in virtù di ciò che ne fonda l’identità, vale a dire l’esercizio di una funzione informativa attenta ad ascoltare i giovani e a sostenerne l’esercizio dei diritti: 199 Molte gioventù, nuovi Informagiovani «Io credo che i centri di informazione siano ancora importanti. Anche l’avvento del Web non toglie che essi restino assolutamente utili». Il valore del servizio IG non viene ridimensionato oggi in tempi di comunicazione diffusa. Anzi, esso deve essere sempre più collegato alla capacità di concepire un’informazione mirata alle esigenze di una specifica fascia di età: «Può essere importante una funzione informativa mirata perché non mi sembra che, in particolare per la fascia giovanile, ci siano davvero delle grandi opportunità di informarsi […]. Il successo degli Informagiovani è stato anche questo: aver occupato uno spazio che non era coperto diversamente, rispetto al quale l’unica risposta complessiva è la televisione MTV, ma [questa] non è una risorsa informativa». Più precisamente, però, su quali altre possibilità intrinseche ai servizi si costruisce questa importanza e in riferimento a quali processi? 1. Gli IG restano un luogo fondamentale per poter accompagnare i ragazzi nella selezione ed elaborazione dell’informazione. La sovrabbondanza di stimoli, da più parti constatata, non sempre è unita ad attendibilità e credibilità delle fonti. Il servizio informativo pubblico deve mantenere questa capacità di guida professionalizzata entro i molteplici tipi di informazione: «Credo che Il livello di autorevolezza e di attendibilità dell’informazione sia qualcosa che occorre esplicitare in modo adeguato: oggi questo significa, avendo a disposizione uno strumento come Internet, fare i conti con il “rumore informativo” dell’ambiente web e il [conseguente] rischio di spaesamento». Il fatto che gli IG siano contesti di accompagnamento all’informazione è funzione articolabile in diversi sotto-processi a seconda del tipo di domanda posta dai giovani. Da un lato, infatti, in questi contesti ci deve essere erogazione di contenuti in base alla richiesta dei giovani, ma anche educazione al procedere corretto nella ricerca e nell’uso dell’informazione: «Credo che oggi sia ancora più importante offrire, accanto alle informazioni specifiche, gli elementi con cui la gente possa crescere nella capacità di interpretarle per potersene servire. Questo significa ricordarsi che fra le prime 200 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie condizioni [di utilizzo] dell’informazione offerta c’è quella della verifica della sua attendibilità ». È semplice poter concludere che gli IG possono essere e devono potersi ripensare come punti di riferimento per i giovani per molteplici ragioni. Innanzitutto, possono essere i luoghi capaci di preservare l’accesso democratico all’informazione, e questo in due sensi. Prima di tutto, la gratuità e l’accessibilità alla vita sociale ampiamente intesa: l’IG può mettere a disposizione la strumentazione tecnica, dal cartaceo al software, che permette a chi non ha mezzi autonomi di avere le medesime possibilità di chi, invece, possiede risorse economiche e culturali. In un secondo senso, saldamente collegato al precedente, l’IG oggi più che mai ha il potenziale per essere un servizio per l’integrazione: «Sono convinto che l’ IG sia […] utile e che abbia una valenza non ghettizzante. È un servizio che può servire e può essere usato in modo diverso da tutti e può essere un motivo per portare fuori dal ghetto anche chi vi ci si trova. Bisogna creare occasioni di scoperta di altro rispetto a quello che già si pratica e si conosce». Questa fondamentale parte dell’esercizio della funzione informativa può avvenire al meglio se gli IG riescono non solo ad accogliere le domande, ma ad andarle a cercare, ad anticiparle, ad avvicinare i giovani. 2. L’IG ha tra i suoi punti di forza quello di poter essere un luogo di incontro fisicamente connotato. Grazie alla Rete, certamente, predomina l’idea che ci possa essere un avvicinamento prima virtuale che fisico. Tuttavia da più parti, nella ricerca, si profila la certezza che l’uno non esaurisca l’altro, bensì che essi si possano completare ed arricchire: «[…] Credo che tutto vada verso il virtuale […]. Sicuramente la tendenza è quella di far transitare tutto tramite Web, [ma] soprattutto quando siamo su un territorio che è molto attento al discorso sociale, credo che non si potrà mai prescindere dall’interazione fisica perché [altrimenti] saremmo veramente rovinati. Ormai i giovani vivono con i telefonini in mano; anche la rete amicale vive di un supporto come dire “mediatico”. Personalmente credo che non si possa prescindere da un luogo fisico di aggregazione. Solo a fino 15 anni fa c’era la piazza del 201 Molte gioventù, nuovi Informagiovani paese, c’era l’oratorio, c’era il centro sociale adesso c’è il centro sociale che finisce sul Web […]». Nella fisicità del servizio, dunque, i ragazzi possono realizzare almeno quattro tipo di relazione: - prima di tutto è il luogo di incontro con contenuti e temi: questa affermazione non vuole essere tautologica rispetto alla funzione degli IG. Se la funzione informativa non è concepita solo come erogazione, ma si pone nell’ottica di far crescere i ragazzi, allora ci si può attendere che, nel frequentare il servizio, il fruitore possa non solo trovare risposte, ma soprattutto confrontarsi con nuove possibilità: «Se per avere una risposta a quel mio bisogno specifico, devo andare in un posto dove ci sono anche altre persone, si avvia un percorso di possibile inserimento e apertura»; - in secondo luogo, è il contesto dove si possono costruire relazioni con adulti competenti. Questi non solo devono essere esperti nella selezione, nell’elaborazione e nell’erogazione di informazioni, ma dovrebbero anche saper costruire processi di educazione o formazione alla ricerca delle informazioni. Non di meno, dovrebbe essere costante anche la capacità di monitorare continuamente tali processi: «Sottolineo molto il concetto di educazione all’uso della ricerca. Soprattutto quando [tu giovane] devi utilizzare l’informazione per scopi orientativi, non puoi andare a destra e sinistra perdendoti nella rete. Se non fai un percorso di ricerca, se non definisci bene gli obiettivi, se non vai a verificare continuamente se l’informazione che hai trovato risponde a quello che stavi cercando [c’è il rischio di perderti]». L’incontro con un adulto competente nell’esercizio della funzione informativa crea possibilità per il ragazzo non solo di ricevere contenuti adeguati all’obiettivo che sta perseguendo, ma gli permette di apprendere strumenti critici. Essi fonderanno la sua possibilità di partecipazione e di appartenenza alla vita quotidiana e cittadina: «Il valore aggiunto [è fare in modo che] che quando il ragazzo viene a cercare l’informazione trovi anche una forma di elaborazione con qualcuno 202 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie o qualcosa che esiste fisicamente […] e non [solo] su Google. Quindi il valore aggiunto all’informazione è anche l’appartenenza»; - essi sono contesti in cui in cui i ragazzi possono incontrare i loro coetanei e sviluppare con loro percorsi di partecipazione e protagonismo oppure di condivisione di esperienze. Nei paragrafi precedenti si è visto come la possibilità di essere e comunicare in quanto gruppo e quindi di costruire una collettività sia fondamentale per i giovani nella formazione e nell’espressione della propria identità. Per questa ragione un intervistato si spinge a proporre gli IG come «[...] una sorta di agenzia di socializzazione. In un vuoto di riferimenti potrebbe porsi come una guida, un luogo che fornisce degli spunti che può essere arricchito nel tempo attraverso un contributo personale: ciascuno va a chiedere esattamente quello che gli serve e quindi l’offerta [di informazioni] può ampliarsi e modificarsi nel tempo»; - possono continuare ad essere una fondamentale opportunità d’incontro con il territorio e con la comunità. Ciò potrebbe avvenire prima di tutto ritrovando il loro senso di luoghi di informazione di comunità, significato che li ha generati nel passato. Secondo un intervistato, infatti, c’e un legame che andrebbe recuperato con l’origine di questi servizi e che riporta l’attenzione all’informazione per la comunità e la quotidianità, un’informazione connessa al luogo e ai suoi significati: «Il servizio Informagiovani non è altro che l’applicazione su una determinata fascia generazionale di un tipo di servizi che in area anglosassone vengono definiti “informazione di comunità”, in sostanza l’informazione che serve per la vita di tutti i giorni; è nata in quel contesto per affrontare il problema degli smobilitati dopo la guerra, che erano in parte giovani, ovviamente. Persone che erano state 3/4 anni, a volte anche di più, fuori dalla vita normale, e dovevano essere nuovamente inserite». «Notavo soprattutto nelle grandi città la difficoltà dei ragazzi a mettersi in relazione con le nuove culture e i luoghi comuni appresi a casa: in parte ci sono i ragazzi che vengono da fuori; dall’altra, a casa ci sono i genitori che ce l’hanno con i marocchini e gli albanesi […] Poi [ci sei] tu che a 15 anni non sai dove stai e [così] accadono le cose peggiori. [E’ importante] saper stare nel territorio per affrontare questioni di questo genere». 203 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Il legame tra informazione e territorio espressa attraverso la formula dell’informazione di comunità propone i servizi IG non solo in chiave di erogatori di contenuti, ma ancora una volta in qualità di attivatori di percorsi di cambiamento e partecipazione se non, grazie a loro, di vero e proprio sviluppo di comunità. Coerentemente con questa visione, gli operatori potrebbero diventare risorse per la costruzione di prodotti informativi mirati a connotare tali spazi quali luoghi della socializzazione e del legame tra informazione – percorsi dei giovani – città: «[Ad esempio] c’è un problema nel quartiere? […] Trasformerei [gli IG] in luoghi di socializzazione e aggregazione, che usano l’informazione per fare delle cose [concrete]». 5.3.1 Operatori e strumenti per un efficace esercizio della funzione informativa Così come per gli altri intervistati, agli esperti è stato chiesto esplicitamente quale ruolo e profilo immaginano per l’operatore del servizio informativo pubblico destinato ai giovani. Tali domande offrono l’occasione di precisare un elemento imprescindibile, cioè che è la funzione informativa ad essere importante per un buon servizio ai giovani in una città e che questa richiede investimento. Certamente occorre un ripensamento di quella che è stata fino ad oggi la relazione tra operatori pubblici dell’informazione e giovani. Ciò deve avvenire alla luce di bilanci, di mutamenti e di nuovi bisogni, ma accanto a un lavoro attento sulle competenze professionali ed umane, si deve elaborare una ben più attenta riflessione riguardo l’informazione per i giovani: «Secondo me deve assolutamente cambiare il rapporto tra operatori, giovani e informazione; […] perché il rischio è che qualche amministratore che debba fare i conti con il denaro pubblico, che è sempre meno, dica: “Ma scusa, chiudete!”. Bisognerebbe riuscire a indicare un IG importante dove una città ha fatto degli investimenti ed è stata sensibile nel [valorizzare il] ruolo di agente di socializzazione e di promozione, in cui cioè l’informazione sia stata mezzo per qualcosa. Sarebbe di esempio e fungerebbe da apripista». 204 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie Tra le competenze segnalate dagli esperti, certamente ricopre un ruolo fondamentale la capacità di accompagnare i giovani nella costruzione e nel monitoraggio del loro percorso di ricerca e uso dell’informazione: «Questo […] è un ruolo in primis degli educatori ma è comunque una dimensione che credo possa essere presente in tutti quelli che hanno a che [fare] con i giovani e con la gestione delle informazioni per loro». Alla luce del brano precedente, dunque, non è detto che un operatore IG debba essere necessariamente un educatore, uno psicologo o un operatore di comunità (cfr. capitolo 3), bensì prima di tutto un buon tecnico dell’informazione con capacità relazionali adeguatamente formate. I ragazzi si attendono una persona affidabile e credibile (cfr. capitolo 2), caratteristiche che egli garantisce attraverso la non improvvisazione dei propri compiti e la preservazione di alcune caratteristiche di base del servizio come “contenitore” di relazioni: «Come sempre la serietà e la professionalità degli operatori determina in modo pesante l’attendibilità e il livello di attenzione all’opportunità che si sta vivendo. C’è una componente che credo sia stata un po’ tralasciata in questi anni, [ovvero] la considerazione del valore pedagogico della serietà, della correttezza nell’impostare le regole del gioco e poi anche nell’esigerle». La presenza di una figura esperta, sia essa un adulto o un giovane adulto, rappresenta una delle condizioni di base del servizio IG secondo le proposte degli esperti contattati. Nulla vieta sperimentazioni di forme di affiancamento con figure più giovani: «[…] Secondo me sarebbe bello poter formare tutta una serie di ragazzi che vanno al DAMS o scienze della comunicazione, di 23-24 anni, per svolgere il lavoro di sportello. Sarebbe anche utile per loro e [sarebbero più o meno coetanei rispetto ai loro utenti], ma consapevoli [di avere] un ruolo diverso, magari anche con una supervisione. Il quarantenne […] potrebbe starsene un po’ dietro, forte della sua esperienza, ma in trincea ci deve stare qualcuno di giovane dotato di una serie di talenti, di relazione, di valori». Data la complessità del ruolo dell’operatore IG così come tracciata dagli esperti, tuttavia, appare qui lecito ipotizzare che il coinvolgimento di figure in formazione (stagisti, volontari, volontari in servizio civile ecc.) debba avvenire con cautela. Queste figure potrebbero essere collocate in ruoli precisi, ad esempio in percorsi di peer information oppure per organizzazioni 205 Molte gioventù, nuovi Informagiovani di eventi informativi. La loro mancanza di maturità professionale non rende questi ragazzi adatti alla gestione completa del servizio, poiché i processi di front e back office sono complessi. Essi possono essere validi sostegni per l’attività di un operatore senior, a seguito di un’opportuna formazione, ma non dovrebbero finire con il sostituirlo: «Puntare su fasce giovani per il back office, anche per [una maggiore dimestichezza con] gli strumenti. Come? Innanzitutto formandoli dal punto di vista documentaristico, [perché] purtroppo le tecniche servono». Ci si è espressi in termini di affiancamento di giovani ad operatori esperti, poiché è arduo pensare a figure troppo giovani impiegate a tempo pieno nell’esercizio della funzione informativa senza che per essi sia indicato un ruolo ben preciso e adeguatamente supervisionato. Oltre a ciò, sebbene il ricambio generazionale possa essere elemento importante per permettere un aggiornamento degli IG, in merito alla relazione tra operatori giovani e operatori più anziani, nel capitolo 3, sono state già evidenziate criticità a livello di motivazione. In tema di strumenti che rendano possibile l’esercizio della funzione informativa, così come oggi è stata proposta dagli esperti coinvolti, possono essere individuate alcune linee di attenzione privilegiata: - un ripensamento non deve significare abbandonare gli strumenti abitualmente utilizzati ma piuttosto apprendere a saperli dosare e mirare, affiancandoli a sistemi più attenti agli attuali canali comunicativi: «Così come possediamo sensi diversi, dobbiamo saper sfruttare i diversi canali comunicativi. Esiste ancora l’informazione cartacea; certo [con Internet] dobbiamo stampare meno carta, dobbiamo lavorare di più sui link, su tutta una serie di altre modalità, però non significa che la carta non serva più»; - data l’importanza della fase di selezione dell’informazione, coerentemente con il punto di vista di operatori e cooperative (cfr. capitoli 3 e 4), una razionalizzazione di risorse economiche e di tempo lavoro potrebbe essere raggiunta attivando un’agenzia centrale per la produzione delle informazioni: «Io continuerei a pensare, da come l’ho visto a Parigi, che quello dell’agenzia centrale sia il modello»; 206 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie - se gli IG sono “porte” di accesso a quell’informazione che può consentire partecipazione e integrazione e sono contesti di molti possibili incontri, l’organizzazione fisica degli spazi deve essere funzionale e coerente con questi principi di azione. Sebbene nel layout non si esauriscano le funzioni dell’IG, esso deve essere almeno capace di esprimerne i valori di fondo (garanzia di accessibilità, facilità nella fruizione ecc.): «L’altro tema è quello dello spazio fisico. È da giocarsi [con] la poltroncina, anziché il tavolo. Il gioco è […] quello di non dimenticare l’estetica, unendola, anzi, alla qualità del servizio»; - una delle condizioni perché un IG possa funzionare è che sia dotato di una strumentazione tecnica minima (cfr. capitolo 3) adeguata, innanzitutto per l’espletamento delle funzioni di base e, parallelamente, al passo con i tempi. Servirebbero dunque postazioni Internet e computer in misura sufficiente: «C’è bisogno anche di luoghi in cui vedere una bacheca con attaccato qualcosa, delle carte da sfogliare, su questo non c’è dubbio, però credo in misura minore e diversa [rispetto al passato]. Gli IG di una volta somigliavano un poco a delle biblioteche dove l’informazione più fresca e aggiornata andava tutta organizzata nella classificazione dei famosi faldoni. Credo che su questo davvero ci dovrebbe essere un momento di ripensamento. Io metterei molte più postazioni Internet e vedrei gli operatori come mediatori anche nella costruzione di prodotti formativi a partire dai bisogni [degli utenti] […]»; - per consentire un accesso adeguato e coerente con gli sviluppi tecnologici, gli IG possono raggiungere il loro pubblico attraverso il proprio sito Web, ma esso deve essere pensato come luogo virtuale di aggancio e non di risposta a tutte le domande. Il sito non può sostituire l’incontro con l’operatore: «[…] È un ragionamento che oggi si fa per tutta la Rete, ma anche per la formazione on-line, che deve essere sempre blanda. Cioè, c’è il momento in cui vai sul sito, ma [su Internet] non ci puoi stare tutto il giorno, devi anche poter incontrare qualcuno»; - altro tassello fondamentale è rappresentato dalla personalizzazione dell’informazione. L’attenzione all’individuo ed al suo personale percorso sono elementi che possono essere assunti solo qualora ci sia la possibilità di confronto con una persona fisica: «Credo che la forza di questi servizi possa risiedere nella capacità di essere servizi alla singola 207 Molte gioventù, nuovi Informagiovani persona; non è un problema allora solo di partecipare. C’è un bisogno di contare come singolo, di avere risposte personalizzate. Ed è quello il passo in più rispetto all’erogazione via Web»; - i servizi devono far diventare parte della loro cultura e del loro lavoro il ricorso agli strumenti del passaparola e dell’informazione tra pari: «L’informazione tra pari, innanzitutto. Noi siamo arrivati a circa 70.000 presenze per le nostre piccole attività di animazione, […] quasi senza pubblicità; il che vuol dire che sono cose che passano da persona a persona, e riteniamo che sia il miglior mezzo di fidelizzazione per un servizio e di superamento dell’ostacolo iniziale [nella comunicazione e nella relazione]»; - è utile pensare di promuovere laboratori di educazione all’informazione, mettendosi in rete con le altre risorse del territorio: «Immagino che ci siano dei centri che istituiscono anche dei momenti o dei piccoli laboratori per l’utilizzo dell’informazione. Questi […] sarebbero utili, a partire dalla ricerca del lavoro o del percorso formativo-scolastico, collegandosi anche in rete con altri servizi tematici»; - occorre progettare incontri, serate, occasioni di aggancio e relazione, cioè iniziative dinamiche e attrattive. Questo richiede che gli operatori pensino se stessi non solo come erogatori di informazione, ma anche e sempre più in ottica progettuale: «Dei Centri hanno senso ma, […] assolutamente non [può accadere che vi siano] operatori [che trascorrono] tutto il giorno a mettere i documenti nei faldoni. Non lo fanno neanche più nelle biblioteche e infatti non a caso anche le biblioteche si stanno muovendo nel promuovere, ad esempio, il buffet del giovedì, la presentazione del libro e via discorrendo; altrimenti diventano delle cattedrali nel deserto. I giovani si muovono con l’informazione di oggi che diventa vecchia domani»; - sviluppare percorsi di informazione orientativa e di primo orientamento, anche uscendo dalle mura del servizio per incontrare i ragazzi nei luoghi che frequentano. Si potrebbero in tal modo organizzare incontri con esperti dell’informazione e dell’orientamento, ponendo attenzione al rispetto dei propri confini di ruolo: «Io cercherei di lavorare 208 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie di più in un’ottica di rete […], in luoghi dove i giovani vanno perché sono interessati, perché là vi trovano altri giovani, perché c’è un ambiente con un layout diverso e possono stare lì tranquilli e magari, grazie a un accordo con qualcuno che fa orientamento, trovarvi un esperto due volte alla settimana. Quindi [si potrebbe pensare] la fornitura di altri servizi in un luogo di questo genere, però non andrei a risolvere la difficoltà di una fase di transizione critica […] andando a fare il lavoro di un altro perché […] può rappresentare quasi un boomerang». 5.3.2 IG e partecipazione dei giovani: strategie di azioni futuribili L’analisi delle considerazioni degli esperti rispetto all’esercizio di una funzione informativa adeguata per i giovani e di quale direzione appaia percorribile dai servizi informativi pubblici demandati conduce a un’affermazione facilmente integrabile con le riflessioni degli altri attori coinvolti nella ricerca. La prospettiva a cui guardare è quella dell’informazione a sostegno della partecipazione e del protagonismo dei ragazzi. L’informazione deve essere proposta, sostenuta e ricercata al fine di supportare questi processi o di assumerli nel proprio orizzonte d’azione: «[È funzione degli IG quella] di creare dei presupposti perché, che sia in città o in campagna, possa esistere un effettivo livello di democrazia vissuta, di partecipazione attiva. […] Affinché ci sia protagonismo una delle componenti sta nel livello di informazione che si ha sulla realtà e su se stessi, sulle proprie potenzialità, su come poterle mettere in gioco, o come poterle far crescere». Questa parte di intervista riassume in modo chiaro il senso dell’identità e delle funzione degli IG, nonché della loro indubbia utilità. Sostenere i ragazzi nella “partecipazione a se stessi” e al proprio territorio non va a beneficio soltanto dei percorsi individuali, ma ha effetti anche sulla comunità. Nel tempo, forse, la funzione sociale degli IG quali servizi parte di politiche per i giovani è stata smarrita. Tale situazione è dovuta a processi interni ai singoli servizi e alle istituzioni, ma anche esterni, che li hanno resi più “sportello” e meno “servizio”, un po’ più uffici e meno laboratori ed officine per il futuro della comunità. È efficace l’immagine proposta da un intervistato quando riassume nella metafora del tempio i rischi di stagnazione per gli IG così come per altri 209 Molte gioventù, nuovi Informagiovani servizi informativi: «La biblioteca pubblica, nello standard internazionale, è il luogo come potrebbe essere il salotto, che permette di sentirsi a casa, non in un tempio, in un monumento». In questi servizi capaci di movimento e di relazione i ragazzi possono trovare quell’informazione che in una città serve a promuovere la consapevolezza della realtà circostante e del ruolo sociale di ciascuno: «[…] Cosa significa svolgere una funzione informativa oggi in una città? Significa dare la possibilità alla gente di crescere a livello di consapevolezza della realtà che sta vivendo e del ruolo che può svolgere in questa realtà». Tra informazione e partecipazione/protagonismo passa però un altro tipo di relazione, poiché una cosa è informare per partecipare, un’altra è la partecipazione e l’essere protagonisti rispetto alla produzione di informazione. La prima accezione del rapporto non esclude la seconda, al contrario attraverso essa si completa. La capacità di crescere passa attraverso la possibilità di sperimentare in prima persona e di maturare, in tal modo, una coscienza critica sulle proprie esperienze: «Io […] li farei lavorare [con l’informazione], […]così, usandola e producendola, ti rendi conto di come la devi cercare e utilizzare. […] Non è che dobbiamo produrre uno slogan, ma così come c’era la pedagogia attiva, io lavorerei sull’informazione attiva». Le parole chiave della partecipazione e del protagonismo conducono ad accennare brevemente al tema della relazione tra funzione informativa e altri processi di Politiche Giovanili, e tra servizi IG e altri tipi di servizi per l’esercizio di tali politiche. Un intervistato in particolare precisa come non si possa che lavorare integrando il processo informativo con gli altri percorsi delle politiche per i ragazzi, anche perché esse devono essere intese come un’azione di sistema diffusa e non appannaggio di luoghi o momenti particolari: «Bisogna avere delle specificità, però non trascuriamo il fatto che si possa e si debba fare Politica giovanile senza necessariamente creare strutture ad hoc»29. 29 Integrazione tra funzione informativa e altre funzioni, e integrazione tra servizi informativi per i giovani e altri servizi informativi sono, evidentemente, due questioni distinte. A tale proposito, un esperto riflette sul fatto che mentre la funzione informativa specifica per i giovani deve essere preservata rispetto all’esercizio di altre funzioni (orientativa, educativa ecc.), in fatto di servizi si potrebbe pensare ad un’integrazione di molteplici strutture informative di una città in una sorta di unico centro di informazione di comunità. Dato il modificarsi fisico, organizzativo e, anche, funzionale delle biblioteche (con una presenza 210 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie Scrivere di IG che non siano templi, di IG che non siano frammenti di strutture isolate da altri servizi per i giovani non significa definire l’identità del servizio solo “in negativo”. Al contrario, gli IG possono pensarsi come cellule vive, parte di un corpo più ampio, pertanto capaci sia di azioni autonome sia di un fare integrato. Per quanto riguarda le progettualità pensabili da ciascuna struttura, nelle interviste agli esperti sono emersi molti altri suggerimenti per il “fare” degli IG che non solo riguardano gli aspetti tecnici precedentemente illustrati, ma anche processi più ampi: la conoscenza dei propri territori e la promozione di se stessi. Sebbene ciascuno di questi apra a percorsi complessi, una parte di lavoro può essere assunta fin dall’inizio dai singoli operatori e dai servizi. Il titolo del paragrafo, infatti, parla di azioni futuribili, al fine di riassumere e rilanciare una tensione presente fin dalle prime battute del Laboratorio di ri-progettazione. Si tratta della volontà di identificare, con la fase di “ascolto” rappresentata dalla ricerca, le direzioni di lavoro e di procedere poi all’“azione”, intesa come elaborazione di concrete linee di lavoro. I suggerimenti proposti dagli esperti potranno divenire oggetto di discussione nel più ampio Coordinamento regionale, ma certamente alcune più limitate operazioni possono essere già compiute dai servizi. Le proposte degli esperti appaiono puntuali e profondamente radicate nella loro esperienza professionale. Esse paiono distribuirsi lungo due direttrici: 1. La conoscenza dei territori. È interessante rilevare come i due esperti più coinvolti nel mondo dell’espressività artistica dei giovani (TV, radio, teatro o altro) segnalano quanto sia importante “ascoltare” le molte gioventù presenti in Italia. In altre parole, ogni IG potrà avere elementi in numerosa di stranieri, con sale predisposte anche per attività di lavoro in gruppo, con attenzione alla dimensione interculturale ecc.), una delle proposte di questo intervistato è quella di pensare a corner informativi collocati al loro interno. Un’adeguata progettazione di tali spazi potrebbe preservare la possibilità di confronto tra utente e operatore. In merito alle queste ultime figure, la loro professionalità è importante, in quanto differente, ad esempio, da quella di un bibliotecario, ma potrebbe essere agita anche in servizi diversi da quelli sperimentati sino ad ora. La proposta complessiva, dunque, va nel senso di immaginare grandi luoghi di informazione di comunità per le città dove possano essere soddisfatti tutti i bisogni informativi, in tal modo sancendo anche un risparmio in termini di risorse. L’illustrazione sintetica di questa posizione è dovuta al fatto che essa sembra scostarsi dalla maggioranza delle proposte elaborate dagli altri intervistati, soprattutto rispetto alla necessità di curare la differenziazione di processi e strumenti informativi a seconda dei target. 211 Molte gioventù, nuovi Informagiovani comune con altri IG, ma dovrà sapersi adattare alla propria realtà imparando a: a. conoscere i giovani: città e paesi di zone differenti “generano” giovani diversi per bisogni, attese, competenze, comportamenti. I servizi destinati a questo target non potranno fare a meno di consolidare o avviare percorsi di conoscenza con i ragazzi per strutturare proposte ben contestualizzate. Si profilano pertanto IG caratterizzati da un nucleo organizzativo simile (rappresentato dalla mission, dalla vision, da alcune scelte comuni a livello di metodi e strumenti, da una serie di proposte affini ecc.), ma con una zona di confine permeabile. Come cellule di un corpo, gli IG avranno una struttura simile, ma anche una funzionalità peculiare per ciascun gruppo target specifico. La metafora della cellula consente di rappresentare gli IG nella loro vitalità reale o potenziale e di affermare che i servizi hanno un elevato potenziale rispetto ai bisogni di comunità. “Ascoltare” le necessità informative dei propri giovani, infatti, significa poter garantire un’informazione mirata e, quindi, sostenere il primo livello di partecipazione e di cittadinanza. “Sintonizzarsi” con i ragazzi permette alla “cellula-servizio” di assolvere il proprio compito informativo, ma in tal modo permette a più ampi “organi-territori” di funzionare. Gli IG possono restituire alle comunità dei cittadini in grado di avviare percorsi più complessi di cittadinanza attiva, o almeno un po’ più consapevoli perché informati. Quali possono essere le azioni per compiere tutto ciò restando fedeli alla propria mission informativa? Per capire chi sono i giovani del proprio territorio, gli IG dovranno sostenere in modo più forte i momenti di messa in relazione con i fruitori. Lo sportello, si diceva, lascia spazio all’idea del servizio e del laboratorio. Mettersi in rapporto può avere una precisa motivazione in termini di costibenefici: la fatica della costruzione della relazione e della sintonia può ripagare ad aggancio avvenuto. I ragazzi possono, infatti, restituire energia al percorso attraverso i loro prodotti: «Lavorare […] con ragazzi di un paese è diverso che con quelli di un altro. In un posto sono più [affabili], in un altro sono “ragazzi di borgata”. Per me era affascinante quello, [l’esistenza di] differenze pazzesche. Lavorare con i ragazzi delle scuole era affascinante: i prodotti rispecchiavano perfettamente questa diversità. A volte mi stupivano, perché 212 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie se riuscivi a stabilire un rapporto, anche i ragazzi più difficili tiravano fuori le cose più originali da quella loro energia». Creare un contatto con i propri utenti significa anche non trascurare percorsi di monitoraggio e valutazione del proprio agire. I bilanci possono avvenire raccogliendo dati sulle domande dell’utenza e sul loro mutare, magari con “diari di bordo” snelli o adottando schede già messe a punto da colleghi; b. conoscere il contesto socioculturale senza stereotipie: gli IG possono recuperare il proprio senso a volte smarrito riavvicinandosi al territorio. I giovani sono, infatti, “prodotti” di contesti socioeconomici e valoriali precisi, per cui non possono che essere diversi tra loro. Questa varietà è oggi certamente in crescita e, se si aggiungono le influenze culturali e religiose, può essere affrontata in due modi: il primo può essere quello di una lettura “globale”, mentre il secondo potrebbe essere quello di sguardo “locale”. Le situazioni possono essere interpretate ragionando attraverso ampie categorie: i giovani, l’informazione, la tecnologia, la professionalità ecc. Ampliando la prospettiva, si innalza lo sguardo rispetto ai fenomeni e si perdono i particolari, giungendo a formulare una visione sintetica. In tal modo, si perde in analisi, per cui la constatazione della varietà delle situazioni può condurre a un senso di frammentazione e al rischio di bloccare l’azione. Guardare locale, inteso come proposta verso un osservare analitico e contestualizzato, può facilitare la presa di coscienza di ciò che accade nel qui ed ora. Quanto nella prima prospettiva diviene frammentazione, nella seconda cambia senso e diventa specificazione. Globale e locale sono una proposta di interpretazione dei dati raccolti attraverso le interviste agli esperti. Le loro osservazioni sostengono la prospettiva altrove comparsa (cfr. capitolo 3) di una maggiore capacità dei servizi informativi di “localizzarsi”: se è vero che dalle grandi categorie di lettura della realtà non si può prescindere, è pur vero però che non si può fare a meno di radicarsi nella realtà medesima: «Ho notato […] delle differenze tra Nord e Sud Italia. Al Sud l’informazione dei ragazzi è fatta in strada, c’è l’esigenza di parlare di tutto e tantissimo. Più si va verso il Nord, più i ragazzi tendono ad isolarsi; alcuni 213 Molte gioventù, nuovi Informagiovani creano club politici, sporadici e poco frequentati, all’interno dei quali si sfoga un bisogno informativo. Al Sud i ragazzi si confrontano, creano circoli informali: al Nord si sta più in casa e non ci sono spazi di aggregazione gratuiti. Ci sono ragioni climatiche e culturali: le prime perché al Sud si può stare 10 mesi all’anno in strada e quindi non c’è bisogno di uno spazio designato. Quando ero al Sud per strada mi capitava di essere investito da queste conversazioni. Dal lato culturale, al Nord si è più chiusi e c’è la cultura dell’’io per me’; è più difficile creare compagnie». Lo stralcio di intervista conferma in sintesi la questione della contestualizzazione dell’azione (informativa, educativa, espressiva ecc.). Gli IG come molte altre strutture di servizio possono radicarsi sui territori solo conoscendoli profondamente. Ciò può avvenire con la lettura dei quotidiani, con l’osservazione attenta il mutamento delle stesse informazioni che giungono da imprese, agenzie formative, educative o più ampiamente culturali, con l’ascolto della propria utenza, con il lavoro di rete, e attraverso molti strumenti spesso già in possesso degli operatori. La questione della conoscenza dei propri ambienti sembra riassumibile in un’affermazione: per produrre informazioni bisogna aprirsi alla rete di informazioni del contesto. Apertura alla specificità del proprio territorio e contestualizzazione nello scenario socioculturale dovrebbero avvenire tenendo conto anche dei rischi. Nel titolo di questa parte, infatti, si fa riferimento al tema degli stereotipi: sebbene essi possano essere utili nel gestire la conoscenza, la semplificazione che ne è alla base può divenire rischiosa. Per questa ragione, la conoscenza del proprio territorio richiede una revisione critica periodica delle rappresentazioni per non cedere ai luoghi comuni; c. conoscere le altre strutture IG: il lavoro di ricerca e di raccolta dati sui territori è certamente oneroso, ma le vie per giungere al risultato sono molte. Una fra queste è quella di confrontarsi con i colleghi di altri IG, tanto più se appartenenti a territori simili. Le “membrane” cellulari degli IG hanno il pregio tipico delle strutture di confine: possono rilevare cambiamenti prima di altri. La condivisione di considerazioni ed esperienze, attraverso occasioni di confronto in presenza o a distanza (cfr. paragrafo 5.3), possono non solo consentire di recuperare dinamismo, ma anche una certa competenza di produzione culturale. La rilevazione di bisogni comuni a partire da 214 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie territori differenti, lo scambio di prassi efficaci, la segnalazione di tendenze nei comportamenti o nello svolgersi dei processi socioculturali sono tutte operazioni di costruzione di significato e di valori alla portata di strutture IG. Tali processi, in fondo, sono alla base del percorso di ricerca-azione generatrore di questa pubblicazione. Così come gli operatori e il gruppo di lavoro sono stati produttori di senso a partire da questo processo conoscitivo, è possibile che il Laboratorio possa proseguire con la riflessione ulteriore su altri stimoli. Questo è tanto più vero e possibile, quanto più gli IG stessi saranno in grado di legittimarsi una funzione di sostegno alle Politiche Giovanili e, più, in generale, alla comunità. Alla luce di tutto il percorso di lavoro, questo punto apre a delicate considerazioni. Il tema degli IG quali attori di sviluppo di comunità ha spesso attraversato le discussioni, talvolta emergendo in modo più esplicito, altre volte in maniera più velata. È realtà comune a operatori IG e a molti altri operatori sociali in senso ampio una tendenza a interrogarsi sul modo di risolvere questioni pratiche (finanziamenti, carichi di lavoro, innovazione progettuale ecc.), lasciando poco tempo a questioni di fondo rispetto al senso ultimo del proprio lavoro, quali finalità, motivazioni, utilità sociale reale ecc. Il parametro della gestione economica diviene quasi sempre il riferimento in base a cui compiere delle scelte. L’orientamento alla razionalizzazione dei budget, più facilmente attribuibile agli amministratori, ricade anche sull’azione di operatori sociali quali quelli IG. Non si intende affermare che sia sbagliato in assoluto pensare in “chiave economica”, poiché la riduzione della risorse favorisce talvolta occasioni di crescita. Si propone piuttosto, muovendo dagli spunti di un esperto di servizi di informazione pubblica, di considerare in modo relativo i pro e i contro di questa modalità: «[…] Pensiamo ai servizi in appalto […]. Dove si è costretti a giocare sempre al ribasso nell’affidamento di un servizio rischiano di saltare proprio […] gli elementi rilevanti poi per la sua [l’efficacia]. Mi metto nei panni del fornitore del servizio: […] dove non ho i margini per pensare anche alla formazione e all’aggiornamento, perché non ci sto nei costi, è chiaro che le conseguenze sono di un certo tipo». Il testimone nota come amministratori ed operatori debbano mantenere sempre la lucidità dello sguardo analitico. Ragionare solo in 215 Molte gioventù, nuovi Informagiovani ottica gestionale può oscurare il fatto che una gara di appalto, ad esempio, ha una serie di conseguenze immediate sulla qualità del lavoro. Se attuata nell’ottica del massimo contenimento dei costi, infatti, il proprio servizio può essere offerto limitando i momenti di formazione ed aggiornamento degli operatori, ma ciò significa compromettere il loro percorso di crescita e, in modo indiretto, la funzione di pubblica utilità per la comunità. Allo sguardo locale cui si faceva riferimento poco sopra, dunque, si deve accompagnare comunque una capacità di lettura complessa delle situazioni. 2. IG capaci di farsi conoscere. Le voci degli esperti permettono di delineare un processo di approfondimento che dai servizi IG va verso l’esterno (la popolazione target, il territorio, le altre strutture), ma anche un percorso che dall’esterno torna verso i Centri e i Punti informativi. I testimoni provenienti dal mondo del marketing e della pubblicità concentrano, infatti, la loro attenzione sul tema della promozione degli IG. Che queste strutture istituzionali necessitino di un buon lavoro di comunicazione su se stesse è esigenza già nota dai capitoli precedenti. Gli esperti sottolineano che il pubblico non sempre conosce gli IG o è informato solo a grandi linee sui loro servizi, ma poi non li utilizza: «[...] Non è proprio che manchi la conoscenza, perché in verità [i giovani] sanno che esiste, ma non sono abituati ad andarci». Tra le molte operazioni di ripensamento, riproposizione, riprogettazione, certamente tutta l’area della comunicazione istituzionale e della promozione è quella che richiede un’attenzione particolare, anche se non esclusiva. L’investimento per avvicinare il pubblico alle strutture informative non può avvenire senza quel serio lavoro sull’“interno” dei servizi delineato nelle pagine e nei capitoli precedenti. Il rischio è, infatti, quello di “tinteggiare” in modo accattivante un edificio che potrebbe non risultare “abitabile”. E il fatto di poter essere luogo per “abitare” la comunità, la città e i territori è il punto da cui partire o ripartire per definire il proprio senso. Le proposte per un’azione di promozione dei servizi si articolano intorno ad alcune linee: - trovare un messaggio che qualifichi in modo diretto gli IG: gli esperti di pubblicità suggeriscono agli IG di identificare un contenuto 216 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie chiaro e facilmente comunicabile che renda esplicita la loro funzione e la loro peculiarità presso il pubblico desiderato. Tale trasmissione dovrebbe concentrarsi prima di tutto sul comunicare che esistono dei servizi informativi per i giovani. La conoscenza della loro esistenza non deve essere data per scontata solo perché si tratta di un servizio “storico” delle Politiche Giovanili. In secondo luogo, occorre individuare un elemento centrale e interessante che riguardi il servizio e che sia capace di attirare l’attenzione, qualificandone in modo rapido la funzione e il valore aggiunto. Questi contenuti agili possono trovare strumenti di diffusione attraverso la stampa e l’affissione locale «che è sempre un ottimo strumento». Poi si può passare a mezzi più articolati (la Rete, gli eventi ecc.) che sono in grado di sostenere meglio una comunicazione di maggiore dettaglio riguardante l’identità, l’organizzazione e i tipi di servizio. Un’esperta suggerisce le tappe del processo comunicativo-promozionale in uno stralcio di intervista: «[…] 1) “Esiste l’IG”: primo step della comunicazione, posto che la gente non lo sappia. 2) ‘Che cosa fa l’IG?’: é sempre difficile comunicare se stessi. Quando si comunica una cosa sola ovviamente quella passa. La difficoltà dei nuovi modi di comunicazione è trovare, in realtà variegate, un filo conduttore, che dia quello che noi chiamiamo un “condizionamento”. Come se fosse il condizionamento del prodotto, si cerca il condizionamento del servizio […]; quindi trovare un contest che sia quello allargato da comunicare, che faccia da contenitore per tutta una serie di attività. Se l’IG fosse l’ “esperto dei giovani sul territorio”, il [fatto di essere] “punto di riferimento dei giovani” è un concetto che si può comunicare anche tramite un’affissione o una stampa. Che cosa va invece poi a fare nelle specifico, su quale territorio si muove, quali competenze ha ecc, viene approfondito con altri strumenti»; - evitare una comunicazione troppo centrata sulla natura istituzionale del servizio: questo suggerimento è il naturale risultato della considerazione emersa dalle pagine precedenti per cui le istituzioni possono essere svantaggiate nella comunicazione al pubblico, specie se giovane d’età. Centrare l’attenzione sul fatto che l’IG è uno strumento istituzionale potrebbe attivare quelle rappresentazioni di luogo burocratizzato che i giovani hanno affermato di vivere con disagio (cfr. capitolo 2). Gli IG, come altri servizi pubblici, devono trovare le vie comunicative più agili per suscitare interesse nel proprio target di riferimento. La promozione 217 Molte gioventù, nuovi Informagiovani viene qui presentata come il primo momento di aggancio della popolazione, imprescindibile per instaurare relazioni più approfondite: «La sensazione è che [le fonti] troppo istituzionali possano […] creare degli aspetti di rimozione nei giovani. Come dire: se una cosa la vieni a sapere dal sito del Comune di Torino c’è il rischio che sia percepita in modo meno positivo rispetto alla stessa notizia reperita da altra fonte»; - saper ricorrere alla varietà degli strumenti di comunicazione e dei luoghi: questa affermazione è la traduzione operativa di un messaggio chiaramente espresso da un esperto di comunicazione, secondo cui «[…] la reperibilità diviene fondamentale». Come altri prodotti e servizi, per gli Informagiovani è importante aumentare il numero di luoghi fisici e virtuali in cui ci sia informazione su di sé. I siti istituzionali, pertanto, possono essere utilizzati, ma ciò si deve accompagnare alla capacità di rendersi visibili in molti modi e luoghi: «[...] Avere dei link con dei siti meno istituzionali». Gli IG devono avere cura particolare di conoscere tutti mezzi con cui i giovani comunicano, non solo al fine di divulgare i propri contenuti, ma ancora prima per comunicare se stessi: «[...] La rete, con tutto quello che ad essa è collegato, e sicuramente gli eventi territoriali, per passare poi ad elementi molto più pratici come la stampa locale con tutti i supporti opuscoli pieghevoli ecc. Ci vuole capillarità e quindi anche l’uso dei mezzi classici va molto bene». È parte integrante di questa capacità di alta visibilità in luoghi e forme diverse quella capacità di saper utilizzare in modo strategico la Rete e i suoi meccanismi di funzionamento. È a tal fine interessante la proposta contenuta nello stralcio seguente di intervista: «Dal punto di vista tecnico della comunicazione, esistono altri strumenti all’interno del Web. Se io entro in Internet e digito “Informagiovani” [è] ok. Infatti, il fatto di essere trovati [è importante], perché io posso anche mettere tante cose sul Web, ma se poi non mi rendo reperibile questo diventa un problema. L’idea [è quella di] entrare in un motore di ricerca e collegarsi con delle key word significative: ad esempio digitando “lavoro-giovani” nei primi report dovrebbe venire [fuori] in qualche modo il sito dell’IG. Questo mi viene in mente adesso: collegare [l’IG] a tematiche più specifiche». 218 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie Come già detto, tuttavia, i luoghi virtuali non sono che una parte della strategia promozionale. Al suo interno devono comparire anche altre occasioni e possibilità, come «[...] eventi o l’organizzazione di stand in piazza Vittorio8, adesso che è bellissima [...]». 5.4 Nuove Tecnologie in relazione agli IG La scelta di lasciare uno specifico spazio, seppur breve, alla relazione tra IG e Nuove Tecnologie (NT) discende dal desiderio di precisare alcuni punti su un tema emerso con insistenza nel corso della ricerca-azione. Il momento di riflessione sulla funzione informativa dei servizi Informagiovani è stato dettato dalla situazione di stasi nella loro vita organizzativa: sul territorio piemontese gli IG sono stati chiusi o non più aperti e quelli esistenti si sono spesso trovati riconvertiti all’esercizio di funzioni diverse. I partecipanti alle varie fasi di lavoro hanno spesso imputato questa situazione a un mutamento delle progettualità politiche, facilitato dal fatto che gli amministratori avrebbero ritenuto parzialmente sostituita la funzione informativa degli IG dagli strumenti resi disponibili proprio attraverso le NT, tra cui la Rete. La relazione tra NT e funzione informativa di un servizio di Politiche Giovanili appare allora da precisare al fine di non cadere in semplificazioni. Da più punti del percorso conoscitivo emerge, infatti, che Internet non può tutto e non è autoesplicativo. Per questa ragione appare importante trattare in dettaglio quale sia la relazione tra l’esercizio della funzione informativa e le NT in un servizio pubblico specifico. Tale rapporto può essere approfondito attraverso una triplice lente di lettura: in primo luogo, quella del chiarimento di che cosa sono queste NT, di che cosa è realmente “nuovo” e di che cosa non lo è già più e di come gli strumenti che fanno parte di questa grande categoria possono essere messi al servizio degli IG, facilitando il lavoro degli operatori; in secondo luogo, che cosa implica tutto ciò a livello di relazione tra IG e fruitore del servizio? 1. Il campo delle NT e l’orizzonte della condivisione. In merito a questo punto, occorre dire che il Coordinamento regionale ha assunto questa questione nel novero degli interessi conoscitivi e, infatti, ha proposto una 8 L’intervistata si riferisce a Piazza Vittorio Veneto a Torino. 219 Molte gioventù, nuovi Informagiovani formazione degli operatori proprio su questo tema. Vero però che l’etichetta NT può risultare fuorviante, poiché indica come “nuovo” ciò che novità non è più, come ad esempio la Rete. L’attenzione dovrebbe essere diretta verso ciò che oggi la tecnologia mette a disposizione in termini di mezzi e di approcci di lavoro. Nel corso della formazione agli operatori promossa dal Coordinamento regionale, pertanto, è stato proposto il tema del Web 2.0, vale a dire quel complesso di possibilità tecnologiche il cui elemento fortemente innovativo è la condivisione di contenuti attraverso la Rete. Questi strumenti sono attualmente oggetto di dibattito in tutti i settori che si occupano di trasmissione dell’informazione, dal mondo delle biblioteche alla comunicazione mediatica: «[…] “Nuove Tecnologie” può voler dire molto o nulla. Abbiamo deciso di partire dal Web 2.0, perché innanzitutto non è solo il futuro, ma è già il presente. È già qualcosa che si può usare, che si può implementare adesso e sono strumenti che hanno al centro dell’attenzione la condivisione dei contenuti […]». In queste pagine non ci si sofferma sugli aspetti tecnici di che cosa sia o non sia il Web 2.0. Quello che interessa focalizzare sono piuttosto gli aspetti di processo che possono più facilmente essere assimilati o discussi in servizi informativi quali gli IG. Una parte delle NT, infatti, impone prima di tutto un nuovo modo di pensare che può avere ricadute dirette sull’operatività. Il concetto di condividere, di creare e mettere a disposizione dei propri colleghi o del pubblico, di lavorare a più mani a distanza su uno stesso documento, di comunicare non solo parole, ma anche per immagini, di pensare a luoghi con molteplici punti di entrata impone agli operatori IG di maturare una diversa forma mentis. NT in una delle sue forme qual è il Web 2.0 significa: «Condivisione di documenti, Docs30 o […] cose più elaborate, di contenuti anche più ludici come fotografie su Flickr, video [su Youtube] e altre cose del genere». Sfruttare al meglio il potenziale del Web 2.0 richiede di maturare alcune competenze, che sono diventate e potrebbero diventare oggetto di formazione presso gli IG: 30 Con Docs, si intende quella possibilità offerta da Google di porre sulla rete documenti di vario formato e di lavorarvi a distanza, generando uno spazio di collaborazione o di conservazione. 220 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie - superare i limiti della privacy per attivare canali di promozione, comunicazione, informazione dell’utenza: le prassi di lavoro mutano, per cui il principio della messa a disposizione pubblica dei contenti comporta di conoscere «[…] problemi di diritti d’autore, di licenze per la distribuzione ecc». La proposta dell’esperto non va nella direzione di assegnare nuovi compiti agli operatori, ma propone di assumere conoscenze per poter meglio utilizzare certi strumenti ed esercitare il proprio ruolo. Sapere come raccogliere indirizzi mail e usarli per una mailing list (con quali autorizzazioni, accortezze ecc.), significa apprendere contenuti informativi che possono essere direttamente trasmessi all’utenza. Questa comprensione di utilità diretta rispetto all’esercizio della propria funzione informativa potrebbe sgravare di ansie gli operatori. È possibile «[…] sdrammatizzare alcuni temi, per esempio i dati personali […]:sono un punto, uno snodo perché sono fondamentali per attivare e usare dei servizi. Un pilastro del servizio è la personalizzazione delle risposte, che però non ha alcun senso [senza la possibilità di gestire] i dati personali. Quindi la proposta è quella di togliere ansia al concetto della privacy, lasciare che il problema tecnico sia affrontato dai tecnici: non sono gli operatori a doversi occupare della protezione dei dati, però teniamo presente la criticità nella relazione con l’utente. Infatti questa proposta positiva diviene […] un’altra occasione formativa verso la cittadinanza digitale consapevole e sicura: “Non dare i tuoi dati a chiunque, oppure accertati che, quando li lasci, la politica di trattamento sia per te accettabile […]”»; - imparare a condividere prodotti sviluppati da altri e comprendere la possibilità di pluri-accesso ai contenuti: le competenze tecniche nell’utilizzo delle possibilità offerte dal Web 2.0, in particolare, possono far parte direttamente del patrimonio IG. Esse possono infatti sostenere una serie di funzioni. Prima fra tutte quella di creare prodotti comuni a più mani, a loro volta accessibili da più fronti perché depositate in Rete. Rispetto a un tema, ad esempio, si possono creare mappe comuni dei siti più interessanti e informativi, di volta in volta arricchite dagli operatori: «Parte di questi servizi non consiste solo nel fatto di pubblicare più facilmente e agevolmente, ma nel poterli ricombinare in modo molto agevole, ovvero il mash-up, cioè la capacità di integrare all’interno di un nuovo 221 Molte gioventù, nuovi Informagiovani servizio servizi già esistenti senza dover riprogrammare da capo[…] [Prendiamo per esempio] l’utilizzo di mappe collegate a siti che fanno recensioni di ristoranti o di altri soggetti simili». La possibilità di costruzione comune assolve alla fondamentale funzione non solo di ridurre il dispendio di energie, ma consente anche una migliore gestione della molteplicità dell’informazione. Più fonti, quali operatori aventi un orizzonte di lavoro comune, possono fungere da “selezionatori” di contenuti: «Tra gli altri strumenti ce ne sono alcuni che vengono utilizzati per ottimizzare l’ingresso del flusso di informazioni. Abbiamo il problema che aumentano i contenuti e i loro produttori e cresce la quantità di informazione che dobbiamo trattare: abbiamo la possibilità con alcuni strumenti e con alcune strategie di migliorare la nostra non infinita capacità di gestione dell’informazione […]»; - apprendere tecniche di project management: nel percorso proposto dall’esperto di NT, finalizzato a mostrare i principi alla base delle stesse, s’inserisce anche una considerazione sulle relazioni organizzative. Laddove, talvolta, la gestione delle informazioni o il padroneggiamento degli strumenti informatici genera aree di potere, gli operatori possono trovarsi bloccati nelle loro proposte. In altre parole, il dinamismo dei servizi IG può trovarsi bloccato da problemi o volontà tecniche che si trasformano in ostacoli amministrativi. La filosofia del Web 2.0, basata sulla costruzione collaborativa di contenuti e sull’ingresso aperto alle risorse, richiede che, oltre alla competenza tecnica degli operatori, sia garantito un minimo di efficienza strumentale e l’accettazione di strumenti più dialogici con l’utenza. Questo approccio e l’innovazione di processo in generale possono non essere sempre positivamente interpretate da quelle parti dell’organizzazione che poi sono chiamate a gestirle: «Altro punto critico è quello delle problematiche organizzative. Ho cercato di considerare le NT come veri e propri strumenti nella direzione fondamentale della condivisione. […] Tali pratiche purtroppo non sono nel DNA di molte di organizzazioni di servizi. Ho percepito da parte degli operatori un’apertura in questo senso, perché esplicitano un disagio che vivono nella loro organizzazione. Spesso [trovano degli] ostacoli che non 222 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie sono esplicitamente rivolti alla condivisione, ma che finiscono per influenzarla […]». Le NT possono in una certa misura consentire il superamento di una parte di ostacoli posti da questi nodi organizzativo-politici, perché possono permettere agli operatori di svolgere tutta una serie di operazioni senza costi. Il suggerimento dell’esperto va proprio nella direzione di suggerire agli operatori IG che, conoscendo le possibilità offerte dalle innovazioni tecniche, si possono implementare tutta una serie di soluzioni anche a costo zero: «[…] Provate [voi, operatori] ad adottare tecniche di base di project management per proporre delle soluzioni alternative, tra virgolette, a costo zero, cioè provate a ragionare voi sulle risorse che avete a disposizione e dire “Ok molto probabilmente questo progetto incontrerà degli ostacoli”, voi rimuovete quelli economici. Dite: “Riesco a riorganizzare le mie risorse in modo da gestire questo progetto nell’ambito delle ore che ho a disposizione, dei soldi che ho a disposizione”. Già è un punto in più […]». 2. Utenti “reali” e sostegno a una cittadinanza digitale consapevole. Si è più volte detto nel corso di questo capitolo che gli strumenti tecnici sono solo una parta dell’identità degli IG. Gli esperti in molti modi hanno sottolineato che oggi la questione fondamentale per un utile esercizio della funzione informativa è quello di riuscire a instaurare una buona relazione con l’utenza. Le NT come stanno in rapporto a ciò? - Superare le rappresentazioni ipertecnologizzate dell’utenza: prima di tutto, suggerisce l’esperto di NT, gli operatori devono apprendere che spesso la loro idea di utenza è basata su rappresentazioni semplificanti. L’utente, potrebbe talvolta essere più preparato dell’operatore in tema di Nuove Tecnologie. L’operatore tende a ristabilire una dissimmetria nella relazione e attribuendosi il ruolo di colui che deve aiutare l’utenza “tecnologicizzata” nella gestione delle informazioni e degli strumenti di ricerca. Questa lettura, sebbene possa sembrare rassicurante, risulta incompleta per una serie di ragioni. Innanzitutto non tutti gli utenti hanno uguale accesso agli 223 Molte gioventù, nuovi Informagiovani strumenti tecnologici e, comunque, la competenza tecnica esibita da alcuni non deve indurre alcun senso di inferiorità. Inoltre, si riscontra che anche i ragazzi incontrano problemi di proliferazione dell’informazione: «Tra le prime proposte c’è quella di considerare utenza anche quelli che non vengono all’IG, un target che [gli operatori] non conoscevano. [Questo genera] un primo momento di disorientamento, ma poi apre a una proficua riflessione […]. Se parliamo di condivisione e di produzione di contenuti generati dall’utente avendone in mente solo una “caricatura”, probabilmente il nostro interesse crollerà immediatamente e non andremo avanti né nella conoscenza dei contenuti e dell’informazione né nella conoscenza dell’utente stesso. [Si fa talvolta un utilizzo strumentale] dell’idea di sovraccarico informativo: si proiettano sull’utente i propri problemi nella gestione dell’informazione, convinti che la troppa informazione renda assuefatti e incapaci di discernere […]. Questo è un cambiamento centrale [da perseguire]». - Costruire alleanze di lavoro con l’utenza e aprire canali di ascolto: una volta costruita un’immagine più realistica dell’utenza reale o potenziale degli IG, il nodo centrale per gli operatori è comprendere come utilizzare le NT al meglio con i giovani. Tra i suggerimenti dell’esperto, vi sono quelli di utilizzare al massimo la possibilità di condivisione e di partecipazione alla costruzione dell’informazione che le NT offrono. Tale comunicazione a due vie dovrebbe essere utilizzata nel doppio senso di: ƒ consentire all’utenza di offrire valutazioni sul servizio informativo e partecipare al suo adattamento ai bisogni; ƒ agganciare il pubblico, stimolando il protagonismo rispetto ai differenti contenuti per mezzo di forum, concorsi, blog ecc. Tali mezzi altamente partecipativi dovrebbero però essere sempre monitorati dall’operatore che deve esplicitare la sua presenza e fungere da mediatore. L’iniziativa lasciata ai soli ragazzi rischia di perdere il suo potenziale educativo, formativo e informativo: «[E’ necessario] tenere aperto un canale di feedback sia diretto e unidirezionale [verso l’utenza], con la possibilità di contattare chi [giunge al servizio], […] sia di qualcosa di più elaborato come un forum, che preveda 224 Capitolo 5 Il punto di vista della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie un’interazione pubblica con i ragazzi]. […] Non sto parlando di aprire uno YouTube dell’IG, ma magari di utilizzare eventi spot, concorsi in cui c’è un regolamento, dove si possono mettere dei paletti […] in cui c’è un processo di familiarizzazione reciproca. L’ente, l’organizzazione, gli operatori imparano a conoscere gli utenti e i contenuti che producono, e gli utenti contemporaneamente cominciano a capire che l’organizzazione si sta aprendo nei confronti loro e dei contenuti che sono in grado di produrre». - Sostenere i giovani nell’essere cittadini nel mondo delle Nuove Teconologie: si accennava al punto precedente che dove si aprono canali di comunicazione con l’utenza non deve mancare la figura dell’operatore in veste di moderatore, al fine di consentire il pieno esercizio della funzione educativa in relazione all’informazione. Questo passaggio è importante per definire il ruolo dell’operatore rispetto agli utentim in un contesto di grande diffusione delle Nuove Tecnologie. L’operatore deve continuare a sostenere forme di partecipazione e di cittadinanza attiva, sia in un luogo fisico sia in un luogo virtuale: «Mi sembra che questo universo magmatico e problematico non metta in crisi solamente gli operatori, ma anche gli utenti. Il fatto che ci sia la possibilità tecnica di riprodurre contenuti in massa, cosa che non era possibile quindici anni, fa sì che anche utenti, clienti e fornitori non siano a volte pronti a fare tutto come si deve. [Uno sviluppo potrebbe essere quello di] promuovere una cittadinanza digitale consapevole e corretta, di sostenere un modo di essere cittadini digitali che non è cittadinanza parallela e completamente virtuale, bensì è una cittadinanza del mondo on-line che si integra con la cittadinanza fisica e reale». In tal modo gli IG trovano confermata e rinnovata la loro utilità in quanto attori di sviluppo di comunità e di partecipazione. Essi devono assumere le NT in questo orizzonte come strumenti a sostegno di questa finalità e non come nuovo obiettivo in se stesso significativo: «Noi abbiamo puntato comunque sulla facilità d’implementazione, sul fatto che questi servizi [Web 2.0] siano accessibili per costi, per tecniche e modi d’implementazione. Alla fine comunque non bisogna neanche saltare […] sul treno in corsa o cambiare treno in continuazione seguendo la moda. Il servizio deve essere visto come molto strumentale. […] Sfruttiamo il fatto 225 Molte gioventù, nuovi Informagiovani che sono facili da implementare, veloci e poco costosi. Spostiamo tutte le risorse invece sulla fase seria, quella che serve di progettazione, di riflessione di indagine su cosa possono fare per noi». 226 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 Capitolo 6 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E PROPOSTE DI LAVORO Premessa Prima di entrare nel merito e nel dettaglio delle numerose indicazioni emerse da questa ricerca, è doveroso porre in evidenza due scelte che, più di altre, hanno permesso di intraprendere tale studio: la scelta di procedere in modo partecipato e l’uso del sistema Laboratorio. Queste si sono rivelate uno strumento ricco ed utile per le ipotesi di sviluppo e gli investimenti. L’approccio partecipativo ha reso il lavoro uno spazio del “costruire insieme”: un passo dopo l’altro, ogni fase della ricerca ha preso corpo attraverso il confronto, l’impegno nel mettere insieme punti di vista differenti, il giungere ad una sintesi ascoltando ogni interpretazione e lettura di quanto raccolto, attraverso i molti strumenti utilizzati e i soggetti coinvolti nel processo. Inoltre, la pratica partecipativa ha posto al centro della riflessione due protagonisti essenziali: le persone parte dell’intero e complesso sistema Informagiovani, forti delle loro competenze, conoscenze ed esperienze professionali e la quotidianità in tutti i suoi aspetti, densa di informazioni e accadimenti. Partire dalle persone e dal quotidiano nel quale esse operano e dal quale riflettono ed elaborano pensieri generativi di nuove azioni, per poi restituire elementi per una nuova strategia, rappresenta uno tra i punti di forza del metodo utilizzato in questo percorso. Secondo tratto peculiare della ricerca è la scelta di collocarsi in una prospettiva laboratoriale, nella quale ipotesi, teorie ed esperienze altre si 227 Molte gioventù, nuovi Informagiovani rincorrono, si compenetrano, dando origine a nuovi osservatori della realtà, possibili percorsi di sviluppo futuro, linee differenziate di lavoro. In questo capitolo trovano spazio le numerose indicazioni emerse dal Laboratorio di elaborazione collettiva: piccole e grandi intuizioni che fanno parte di un sistema complesso di interventi, finalizzati a sostenere e a qualificare una tra le più importanti funzioni di sostegno alla crescita degli adolescenti e dei giovani, in una prospettiva di cittadinanza: la funzione informativa. 6.1 Centralità dell’informazione e valore degli Informagiovani Conoscere, possedere informazioni corrette ed essere in grado di utilizzare tali saperi mettendoli in relazione con la realtà quotidiana e con i percorsi che in essa ogni individuo intraprende, sono tre requisiti fondamentali per poter guardare in modo costruttivo al futuro e alla propria realizzazione. Non solo sapere, non solo essere informati, ma: riuscire a valutare la credibilità delle fonti e la qualità dei contenuti; riuscire a connettere l’informazione ai percorsi di crescita ed ai progetti personali e collettivi; mettere a disposizione i propri saperi. Nel tempo delle tecnologie dell’informazione questa è la sfida dalla quale non si può prescindere. L’informazione e la funzione informativa continuano tutt’oggi ad avere un ruolo “strategico” e istituzionale in quanto strumenti di promozione culturale, politica e sociale destinati alle nuove generazioni. Quest’affermazione registra una condivisione diffusa sia tra gli addetti ai lavori sia tra gli esperti incontrati e intervistati nel corso del Laboratorio di ricerca e sgombra il campo da eventuali dubbi sul senso dell’investire oggi su servizi che si occupano di informazione per un target giovane, su tutto il territorio regionale e non solo. L’informazione è un aspetto cruciale e determinante della vita dei giovani: anche se si rilevano cambiamenti significativi nelle modalità della comunicazione e nel rapporto con l’informazione, il presidio della funzione informativa viene descritto come un tassello fondamentale nei percorsi di crescita e di pratica di cittadinanza con le giovani generazioni. I nodi essenziali, attorno ai quali dare vita a percorsi di confronto, sembrano essere due: quali informazioni per quali progetti di crescita e di cittadinanza? Quale ruolo hanno gli adolescenti ed i giovani all’interno del processo informativo? 228 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 Non un’informazione, dunque, che si lascia esclusivamente plasmare dall’esterno, dalle influenze del contesto, del sistema sociale e culturale, ma adulti ed istituzioni in grado di assumersi la responsabilità di indicare alcuni “oggetti” particolari, alcuni contenuti specifici, intenzionalmente proposti per dare vita e sostegno ai percorsi di cittadinanza, di crescita culturale e personale, di inclusione sociale, che i giovani in ogni epoca cercano di praticare. Non un’informazione lontana dai grandi mutamenti che questo momento storico sta attraversando e dalle conseguenti ricadute che essi hanno sugli stili di vita quotidiana. Tra tutti ha senso segnalare, in termini esemplificativi, come il vivere in un ambiente tecnologico determini numerose influenze sulle forme comunicative, sul rapporto con l’informazione e gli strumenti da essa utilizzati, sul ruolo che i giovani hanno nella produzione e diffusione delle informazioni, sulle modalità di ricercare ed apprendere, sulle relazioni tra le persone. Non solo un’informazione da “navigatori solitari”, definita nel rapporto faccia a faccia tra operatore e giovane o nella relazione individuale con uno strumento tecnologico, ma un’informazione incentrata sulle connessioni e sostenuta da strumenti che sappiano “mettersi” e facciano “mettere in relazione” con il complesso sistema dei servizi, dei soggetti, delle realtà formali ed informali, reali e virtuali, intenzionali e spontanee, disinteressate o di parte, che danno vita all’articolato impianto dell’informazione. Partendo da queste prerogative è necessario affermare che l’Informagiovani è, e continua ad essere, nell’ambito delle politiche informative, il soggetto specifico che presidia la funzione informativa per i giovani, garantendo un importante diritto di cittadinanza che è l’informazione, il sapere, il conoscere. Perché ciò possa realizzarsi, l’impegno costante degli Informagiovani si muove nella direzione di garantire tre condizioni fondamentali: la prima è la promozione e la tutela dell’accesso, riflettendo sulle soglie fisiche, mentali, culturali che possono ostacolare l’incontro tra giovani ed informazione; la seconda è lo sviluppo della capacità di analisi e di utilizzo dei contenuti oggetto di informazione da parte dei giovani stessi; la terza è la messa a disposizione di un’informazione “generalista”, che abbraccia tutti i temi connessi ai percorsi di crescita, di emancipazione, di cittadinanza, di interesse giovanile, allo scopo di permettere ai ragazzi di operare scelte consapevoli, promuovere autonomia e senso critico nei loro percorsi di vita. 229 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Infine, ma non di ultima importanza, riflettendo sull’identità degli Informagiovani, va sottolineata la dimensione di offerta pubblica dell’informazione: siamo in presenza di Servizi Pubblici e non privati. È in questo ambito che trovano ancora valore alcune scelte di fondo, risalenti agli anni ‘80 al momento dell’apertura dei primi IG, quali: la gratuità, la parità di accesso, l’accessibilità, l’imparzialità, l’informalità, il diritto all’anonimato, la cura della professionalità; la completezza l’aggiornamento e la praticità delle informazioni offerte; la facilità di utilizzo; l’obiettività; la pluralità e l’autenticità verificata delle fonti utilizzate. Sulla base di questi precisi orientamenti operativi emergono, per chi s’impegna all’interno di un Informagiovani, due nodi attuali di carattere metodologico: - la cura delle dinamiche di “aggancio”; - una nuova qualità del lavoro. Non è più possibile pensare di continuare ad essere in presenza di un modello educativo esclusivamente costruito attorno all’idea di un adulto unico possessore delle conoscenze utili ai percorsi di crescita delle persone più giovani. Il sistema della conoscenza è profondamente mutato: modalità, strumenti, opportunità differenti e diffuse hanno abbattuto la discriminante anagrafica, ponendo in evidenza la necessità di pensare ad un nuovo e più adatto impianto educativo. Le logiche informative, dal canto loro, risentono fortemente di queste trasformazioni, trovandosi immediatamente di fronte alla delicata questione del come “agganciare”, cioè del come costruire uno spazio di incontro significativo con i giovani e i loro percorsi evolutivi. Così emergono alcune riflessioni. Innanzitutto è importante interrogarsi sul come entrare in contatto con le traiettorie di ricerca che adolescenti e giovani praticano e sul come metterli in relazione con percorsi di cittadinanza, al fine di attivare strategie inclusive di appartenenza e contribuzione alla comunità nella quale si vive. Inoltre è importante domandarsi come, a nostra volta, “farci agganciare” dagli interessi giovanili, come lasciarsi catturare ed appassionare dalle cose attorno alle quali stanno lavorando ed elaborando, per costruire spazi di condivisione d’impegni e sfide significative per entrambi su “territori” nuovi per tutti i soggetti coinvolti. Per quanto riguarda la seconda tematica di metodo, emerge fortemente la necessità di investire su una nuova qualità del lavoro informativo. Non s’intende fare un’affermazione ingenua o peggio ancora non riconoscente del 230 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 valore e dell’impegno dei molti professionisti impegnati da anni negli Informagiovani piemontesi. Ciò che qui preme mettere in evidenza è una particolare caratterizzazione dei fruitori che inserisce una rinnovata complessità. Siamo in presenza di una sorta di “doppia connotazione” portata dal pubblico che frequenta i servizi: da un lato si trovano adolescenti e giovani che pongono domande di un certo livello, frutto di un’elaborazione pregressa e a supporto di progetti personali e collettivi di cittadinanza; dall’altro vi sono giovani e meno giovani, italiani o originari di altri Paesi, in situazioni di profonde difficoltà personali e sociali, magari dotati di un basso livello di abilità e competenze personali, portatori di domande complesse, spesso poco chiare, non sempre afferenti al ventaglio tipico dell’offerta informativa presente. Situazioni entrambe difficili che, per motivi ed in modi diversi, richiedono una presa in carico complessa, differenziata e di alta qualità professionale. Una qualità che si estende a molti ambiti di attenzione: dal contenuto agli strumenti, dalla relazione alle pratiche di partecipazione, dall’orientamento ai percorsi di cittadinanza, dalla significatività dell’esperienza e dell’incontro alla trasformazione dell’informazione in veri e propri progetti, dallo sviluppo all’inclusione sociale. Attorno a questi fattori esistono, tra gli operatori degli IG piemontesi, competenze e saperi di alto profilo che devono essere valorizzati, diffusi e messi a disposizione dei tanti professionisti che quotidianamente si impegnano per costruire percorsi di cittadinanza, a partire da incontri legati a bisogni informativi. Un patrimonio dal quale è necessario partire per estendere a tutti i soggetti implicati nel sistema IG la possibilità di riflettere sul come affrontare questo particolare momento che stanno attraversando i servizi e sul come lavorare nella direzione di un’alta e attuale qualità dell’offerta. In continuità con quanto appena affermato, si ritiene utile indicare alcuni oggetti di attenzione, provando a desumerli dalla relazione fondante tra obiettivi e strategie per il loro raggiungimento. Il servizio ha come obiettivo quello di raggiungere il maggior numero possibile di giovani, tenendo presente, come si è segnalato, che all’interno di questa categoria si possono distinguere vari pubblici, differenti per età, condizione socio-culturale, genere, portatori di bisogni specifici e di modalità ed abilità differenti nella pratica del loro rapporto con l’informazione. È quindi indispensabile che si adottino modalità comunicative e strumenti che siano adeguati e coerenti con i vari target e con i temi trattati. Il lavoro informativo non può prescindere, pertanto, dall’attenzione costante al mutamento dei bisogni, da una sensibilità che comporta elasticità nel 231 Molte gioventù, nuovi Informagiovani trattamento di nuovi temi, e dalla sperimentazione di attività sempre più conformi al mondo ed alla cultura delle persone con cui si entra in relazione. Inoltre, sempre nella direzione di ricercare fattori di nuova qualità, altro elemento di priorità è che gli IG non si riconoscano soltanto come erogatori d’informazione in modo unidirezionale, ma che assumano una prospettiva metodologica biunivoca, cioè pensata in una relazione di scambio nella quale i professionisti dei Centri e i giovani possano dare vita ad un processo partecipato di costruzione ed approfondimento della domanda e delle informazioni connesse ad essa. Giovani concepiti non solo come destinatari, ma come ulteriori possibili fonti competenti nel lavoro di ricerca e sviluppo. In questo modo oltre ad una maggiore efficacia del lavoro informativo si raggiungono due ulteriori obiettivi: coinvolgere i giovani e favorirne la partecipazione a tutte le fasi del ciclo informativo; raccogliere e diffondere quelle informazioni preziose che possono arrivare solo direttamente dai giovani, che in questo modo assumono una funzione di “informatori pari”. 6.2 Strategie di sviluppo Esaurita la parte di carattere introduttivo, utile ad affermare il valore dell’informazione e il ruolo degli Informagiovani e ad indicare alcuni fattori di tendenza connessi al lavoro informativo con i giovani, si può dare spazio alla presentazione articolata delle ipotesi di rinnovamento emerse a partire dal lavoro partecipato di ascolto e confronto con giovani fruitori, operatori, responsabili di cooperative ed esperti del settore dell’informazione e della comunicazione. In seguito al percorso di studio e rielaborazione dei numerosi materiali raccolti, condiviso in particolare con il gruppo di lavoro, ma anche con tutto il Coordinamento regionale, appare possibile pensare all’individuazione di alcuni percorsi differenziati ed articolati, in modo da non perdere di vista la complessa e variegata realtà degli Informagiovani, la sua eterogeneità, le molteplici esigenze e prospettive di evoluzione. Si profilano, dunque, tre macro aree di sviluppo progettuale, qui elencate e descritte in dettaglio nei paragrafi seguenti: - la prima riguarda la definizione di azioni di sistema, un insieme di interventi orientati alla rete degli Informagiovani sul territorio regionale nel suo complesso; 232 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 - la seconda è funzionale alla realizzazione dell’obiettivo strategico di differenziazione delle politiche informative; - la terza contiene linee per il miglioramento che riguardano in modo diretto i servizi. 6.2.1 Azioni di sistema In questo primo gruppo di proposte trovano collocazione linee di lavoro che hanno ricadute sull’intero sistema dei servizi: azioni ed interventi che prendono in considerazione la globalità degli Informagiovani, senza ancora operare differenziazioni connesse alla loro eterogeneità. Infatti si è riscontrata, attraverso molte interviste, la necessità di dare vita ad alcuni percorsi specifici destinati a rafforzare il sistema Informagiovani, ponendo l’accento sul rendere attuali le dimensioni connesse alla “mission”, alla “vision”, alle strategie e ai dispositivi tecnici utili per la loro applicazione. L’intervento a sostegno del sistema complesso degli Informagiovani e dello sviluppo di piani di miglioramento del presidio della funzione informativa, si articola, dunque, in quattro linee di lavoro specifiche: a. attivazione di uno spazio di pensiero circa la funzione informativa; b. realizzazione di un patto strategico con la politica; c. organizzazione di una banca dati regionale per la produzione di informazioni; d. progettazione di un sistema di percorsi formativi. Di seguito trova spazio una descrizione articolata delle quattro azioni di sistema. a. Attivazione di uno spazio di pensiero circa la funzione informativa. Due le premesse che sostengono la necessità di aprire un “tavolo” di confronto ed approfondimento collettivo, mirato a costruire pensiero su cosa significhi, oggi, presidiare la funzione informativa. In primo luogo, il fare. Le poche risorse economiche implicano la riduzione del personale e del monte ore di lavoro da dedicare alle tante e complesse fasi della catena documentaria. Spesso gli operatori si trovano soli e in assenza di interlocutori con cui condividere le riflessioni, di qualcuno che sia di stimolo a momenti di verifica e riprogettazione, e finiscono per concentrarsi sul “fare quotidiano”. Anche nelle realtà più 233 Molte gioventù, nuovi Informagiovani strutturate, nelle quali vi sono possibilità di maggiori investimenti, gli operatori non riescono a ricavare dal tempo lavoro uno spazio significativo di pensiero, nel quale rielaborare quanto accade e il suo significato, orientando tali riflessioni ad una maggiore coerenza tra momento storico, culture ed esigenze giovanili, strategie del servizio. In secondo luogo, le trasformazioni socio – culturali. È ormai fatto evidente a tutti quanto il vivere in un ambiente ad alto contenuto tecnologico abbia ricadute immediate su qualsiasi aspetto della vita di un individuo, giovane o adulto. Si modificano radicalmente i modelli di relazione, di comunicazione, di conoscenza e di apprendimento. I giovani rischiano di apparire molto lontani agli occhi di un adulto che non riesce a leggere il senso del continuo modificarsi del rapporto tra le persone ed il mondo, in presenza della mediazione tecnologica. A partire da queste due considerazioni si rende necessario dotarsi di spazi specifici destinati al pensiero, dedicati a riflettere sul significato dell’informazione all’interno di un determinato sistema sociale e culturale, su come si articola e concretizza la funzione informativa, facendo necessariamente i conti con i cambiamenti delle persone e dei contesti. Di seguito vengono indicati alcuni “temi sensibili” in ordine alla riflessione sulla funzione informativa, questioni che segnalano ambiti particolari da presidiare, questioni attorno alle quali è necessario fermarsi a ragionare, articolando, specificando e suggerendo puntuali indirizzi operativi. - Educare e formare alla ricerca favorendo un approccio critico all’informazione. Predisporre percorsi e strumenti differenziati utili a sostenere, tra i giovani, la formazione delle competenze connesse all’attivazione di processi di ricerca e al sapersi muovere nella complessità dell’informazione oggi. Stimolare e sostenere con adeguati strumenti un approccio libero, critico e consapevole, attraverso il quale riuscire a selezionare, quanto è attendibile e serio, quanto è utile per i propri bisogni ed interessi evolutivi. - Facilitare l’utilizzo delle tecnologie connesse all’informazione. Predisporre percorsi e strumenti differenziati atti a ridurre la distanza tra i giovani e l’utilizzo efficace e mirato delle tecnologie in relazione ai bisogni informativi. 234 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 - Orientare. Mantenere o sviluppare una funzione di orientamento informativo, indispensabile a supporto dello sviluppo dei punti precedenti. - Essere propositivi. Non lasciare che a dettare la scelta dei contenuti oggetto di informazione, oltre alle tematiche strutturali degli Informagiovani, siano solo i bisogni dei ragazzi, ma che ad essi sia possibile affiancare un’azione propositiva da parte degli operatori, destinata ad inserire nuove prospettive non immaginate dai giovani, ma di grande valore e interesse. - Ripensare la relazione con i giovani fruitori. Ripensare forma e funzioni della relazione centrata sull’informazione di cittadinanza, in base ai cambiamenti del contesto e della tipologia e caratteristiche dei giovani. - Mettere in relazione il quotidiano e l’informazione. Curare strategicamente la costruzione di legami concreti tra percorsi di ricerca e quotidianità: dal quotidiano devono originarsi le istanze generatrici di percorsi di ricerca; dalla ricerca devono strutturarsi informazioni elaborate in modo che possano tornare al quotidiano contribuendo a sostenere i differenti percorsi formativi ed emancipativi. - Promuovere interventi di sviluppo progettuale. Accompagnare la collocazione delle informazioni ricercate all’interno di un vero e proprio progetto personale o collettivo, al fine di sperimentare concretamente il valore di quanto individuato in relazione ai percorsi di vita. - Favorire percorsi ad orientamento collettivo. Andare alla ricerca di soluzioni innovative atte a mettere in relazione i propri percorsi con le esigenze e gli interessi delle comunità nelle quali si vive, al fine di integrare competenze, interessi e ricadute collettive. - Sostenere e sviluppare il ruolo dei giovani. Non sottovalutare inoltre il fatto che, nelle attuali trasformazioni del rapporto tra giovani e informazione, una parte significativa di giovani sia in possesso di abilità specifiche che possono essere messe al servizio di una collaborazione fruttuosa con gli operatori degli Informagiovani. - Attuare la mediazione informativa. Individuare modalità e modelli operativi attraverso i quali fornire il contributo e le competenze degli IG in ordine al ciclo complesso dell’informazione agli operatori sociali che lavorano con i giovani. 235 Molte gioventù, nuovi Informagiovani In assenza di uno spazio dedicato al pensiero, nel quale poter ristrutturare il quotidiano, a partire dall’agire e dalla lettura dei movimenti trasformativi legati al contesto, si può incorrere nel rischio di restare vittime del tecnicismo. Tecnicismo inteso nel senso di rifugio nelle tecniche e nelle tecnologie; nel “miraggio” rappresentato dal pensare che la chiave risolutiva della complessità del rapporto tra giovani ed informazione possa trovare una risposta, esclusivamente nell’utilizzo di soluzioni tecnologiche, quali ad esempio, Internet, siti, comunità virtuali, blog ed altro ancora. Tutto questo è, come si appena affermato, purtroppo solo un’illusione: l’illusione che sia sufficiente una risposta tecnologica a quello che è un problema culturale. Per questo motivo si ritiene che una delle principali linee di sviluppo, all’interno di una strategia di sistema, sia proprio riservare momenti di riflessione, orientati a dare voce e concretezza alla realtà, ai soggetti che la incarnano, alle loro differenze, alle loro esigenze, allo scopo di definire collettivamente gli aspetti che compongono la funzione del fare informazione e le strategie per realizzarli, in un sistema differenziato quale quello degli Informagiovani, dei suoi professionisti e del territorio piemontese. b. Realizzazione di un patto strategico con la politica. Se è vero che l’informazione è una delle porte di accesso per il raggiungimento della condizione di cittadinanza, per realizzare la funzione informativa sono necessari due tipi di lavoro: il già presente lavoro pedagogico31, intendendo con questo il complesso delle attività educative quotidiane degli operatori e i principi di valore che le sostengono, a cui deve aggiungersi un importante e consistente lavoro politico, dei politici, tra i politici e tra i politici e i tecnici. Un intervento politico, che comprenda la riflessione sull’identità, le caratteristiche, le criticità, le evoluzioni del panorama in cui si agisce e 31 Il termine pedagogico viene utilizzato in questo testo con la seguente accezione: l’insieme di attività che, a partire dall’ascolto delle persone, dei loro bisogni, delle loro prospettive di vita, consentono di costruire una strategia complessiva in grado di offrire opportunità di crescita e sviluppo per la comunità. Si tratta di stabilire priorità e modalità di lavoro che possono essere accolte ed integrate con gli indirizzi dalla politica e formalizzate in azioni concrete. In tal senso il patto assume un significato centrale: la politica non slegata dalla pedagogia e la pedagogia aperta al dialogo con la politica. 236 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 degli utenti, le strategie di miglioramento, è indispensabile. Ciò è importante per operare le scelte d’investimento e di risorse, per offrire garanzie di continuità, per riconoscere il valore del servizio e del Coordinamento. Accanto a questi punti di attenzione, le priorità dell’agenda del lavoro politico sono: l’assunzione del valore degli Informagiovani quali strumenti di cittadinanza, punti di snodo tra le istanze ed i progetti dei giovani, come opportunità per realizzarli e sostenerli, come collegamento con la città o il territorio di appartenenza. Si tratta di dare contenuto riconosciuto alla funzione che gli IG possono svolgere nelle città oggi, costruendo collegialmente il sistema di condizioni e strumenti indispensabili per lo svolgimento di quella specifica funzione. Un vero e proprio “patto”, sia dal un punto di vista strategico sia temporale, va stretto con gli amministratori, con i funzionari e tecnici degli enti. Al suo interno possono trovare spazio tutte le indicazioni necessarie per descrivere e formalizzare le modalità con cui gli IG potranno ricoprire un ruolo strategico nelle politiche informative di una città, di un piccolo paese, di una rete di Comuni. Un patto attraverso cui la politica e la pedagogia, cioè il governo ed il processo di concretizzazione dello stesso, stringono un’alleanza fondamentale: ogni azione in una città deve assumere una valenza politica ed ogni scelta politica deve essere sostenuta da adeguati processi di trasferimento sul territorio. L’una senza l’altra non avrebbero senso di esistere: nel momento in cui la funzione informativa non fosse sostenuta da un adeguato processo pedagogico e strategico, in tal caso risulterebbe essere una prospettiva vuota di senso, prima di tutto politico, quindi a rischio di valore per l’uomo stesso. Nel momento in cui la funzione informativa non trovasse alimento dalla politica resterebbe una prospettiva velleitaria, una semplice affermazione di principi. Da qui la necessità di dare vita ad un percorso che conduca alla realizzazione di un’alleanza che possa individuare oggetti di discussione e costruzione di un accordo in merito ai seguenti aspetti fondamentali del lavoro informativo: - il ruolo e le funzioni degli Informagiovani. Serve un percorso che permetta di avere una visione comune relativamente all’articolazione teorica e pratica del concetto di “funzione informativa” in questo preciso momento storico; inoltre può divenire oggetto di discussione il ruolo degli Informagiovani nelle complesse politiche informative delle 237 Molte gioventù, nuovi Informagiovani città e nella relazione con le altre agenzie che si occupano di informazione nei territori; - gli elementi di differenziazione delle politiche informative. Come si vedrà più avanti, non si può più pensare all’esistenza di un “modello unico”, di un solo modo di pensare ed agire l’informazione su tutto il territorio regionale e in ogni momento storico. Le diverse situazioni dovrebbero essere vincoli determinanti per costruire politiche differenziate di informazione. Solo specificando e riconoscendo le differenze, agendo concretamente, ponendo livelli di risultato differenti, metodi e strumenti diversi, sarà possibile originare un serio piano strategico sull’informazione con i giovani. Il territorio regionale è assai composito: vi sono Centri e Punti collocati in città medio grandi, altri in piccoli paesi, altri ancora in zone montane; vi sono orari di apertura differenti, forme di gestione particolari; vi sono Centri che, per come sono, hanno ormai poco a che vedere con un IG. In questa variegata situazione non è possibile pensare ad un singolo modello di Centro; non si può pensare di lanciare delle sollecitazioni nella convinzione che possano essere recepite da tutti in egual modo e che, soprattutto, possano essere tradotte in fatti; non si può non interrogarsi sul valore di alcuni servizi, sul fatto di ritenerli o meno parte della rete degli Informagiovani. Infine, anche il lavoro con i territori va fatto oggetto di un’attenta riflessione: possibilità e caratterizzazioni varie aprono a strade dissimili e a tipologie di collaborazione con le agenzie educative o formative e le istituzioni, che devono mutare con il cambiare della “mappa del contesto” e del ruolo che l’IG assume. Serve investire nella direzione di differenziare le linee strategiche di lavoro, individuando alcune direzioni di quadro sensibili alle connotazioni di cui prima si è detto. In questo modo si rispetta e si riconosce maggiormente il potenziale di un Centro, si esprimono alcune importanti indicazioni riguardanti gli oggetti di lavoro interni e la relazione con il territorio costituito nella sua complessità di soggetti formali e informali; - gli standard minimi. Avendo un unico riferimento teorico ed applicativo si finisce per chiedere a tutti un medesimo standard operativo, correndo il rischio di scambiare quelli che sono limiti legittimi del lavoro, dati da determinati contesti, per inefficienze. È, invece, importante lavorare collegialmente per ripensare e definire, con attenzione alle diversità territoriali, servizi e standard minimi 238 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 adeguati, da presidiare successivamente con grande cura. Inoltre sembra sia altresì giunto il momento di guardare con determinazione a quelle realtà che non rispondono a standard minimi di servizio rispetto alla funzione informativa, sia dal punto di vista strutturale sia della qualità dei prodotti offerti; - le funzioni del Coordinamento regionale. Un territorio ampio come quello peimontese non può essere sprovvisto di un organo di coordinamento: affermazione semplice che fa parte del patrimonio consolidato degli operatori incontrati. Andando oltre le affermazioni di principio, gli operatori esprimono l’esigenza di un maggior riconoscimento e sostegno politico ai lavori del Coordinamento e alla partecipazione allo stesso da parte di ciascun professionista. Il Coordinamento c’è, si incontra, lavora, propone, ma se gli operatori non riescono a partecipare a causa delle poche ore a disposizione, o per sottovalutazione dell’importanza di un luogo collettivo di pensiero, sia da parte loro sia di chi amministra la città, sarà sempre più difficile generare un impatto incisivo nelle storie delle comunità nelle quali si lavora. Serve un riconoscimento più forte del Coordinamento e, accanto a ciò, un’indicazione più precisa sulle sue funzioni; - il piano di investimenti. Non si può sottovalutare la questione delle risorse, sia nella direzione di considerare insieme come ottimizzarle e risparmiarle, sia in quella di individuare linee di investimento coerenti con il momento che gli IG stanno vivendo a livello locale e nazionale; - le prassi amministrative. Come si è detto in precedenza la politica e la pratica quotidiana devono “andare di pari passo”. Le indicazioni e le direttive espresse dalla politica devono poter essere sostenute da modelli di applicazione pratica congruenti. Il “come” conferma e struttura il “cosa” e, in questa direzione, anche le prassi amministrative dovrebbero poter essere ripensate e costruite in relazione ai grandi cambiamenti dell’informazione e della partecipazione oggi. Non ha senso utilizzare prassi proprie del passato, nella quale la dimensione delle organizzazioni formali rappresentava la principale modalità per la partecipazione alla vita sociale, quando, accanto a queste organizzazioni solide e strutturate, emerge in modo significativo il contributo delle componenti informali della città, rappresentate da singoli o gruppi giovanili che non intendono strutturarsi, ma che possono giocare un ruolo straordinario 239 Molte gioventù, nuovi Informagiovani per le politiche informative di cittadinanza. Ripensare, allora, prassi amministrative attente a queste connotazioni significa rendere il lavoro degli Informagiovani più incisivo e valorizzare la voglia di impegnarsi e le competenze di molti giovani; - le relazioni con soggetti strategici. In un mondo sempre più complesso nel quale l’informazione viene giocata da più soggetti ed i percorsi di cittadinanza implicano la necessità di integrare contributi differenti, la costruzione di alleanze rappresenta un tassello essenziale per le politiche informative. La rete non è più uno dei modelli possibili, ma l’unico modo di portare un contributo efficace ed attuale ai progetti dei giovani in crescita. L’intervento dei professionisti degli Informagiovani deve essere pensato e costruito come uno tra i tanti pezzi di un quadro complesso. Buona parte delle tematiche oggetto di informazione, come ad esempio il lavoro, sono di competenza anche di altri servizi e, come tali, impongono un esercizio di pensiero organizzativo finalizzato alla condivisione e alla costruzione di veri e propri piani di integrazione professionale, in quanto il processo informativo relativo necessita di competenze variegate e di alto livello; - le azioni di sviluppo. Nell’esigenza di guardare sempre avanti, il patto dovrà, in conclusione, poter contenere quelle che sono le linee di sviluppo future per la rete degli Informagiovani piemontesi, nuovi obiettivi di lavoro, nuove sfide culturali e metodologiche, nuove tematiche e nuovi strumenti di impegno, percorsi di aggiornamento e crescita professionale per gli operatori. c. Organizzazione di una banca dati regionale per la produzione di informazioni. Nel quadro altamente differenziato emerso dal Laboratorio di ricerca partecipata, forse una tra le condizioni più diffuse è la graduale riduzione del tempo dedicato al “back office”. Il tempo che gli operatori dovrebbero dedicare alla fondamentale attività di ricerca e organizzazione delle informazioni e alla successiva predisposizione di pacchetti tematici da diffondere attraverso modalità differenti, è ormai fortemente ridotto, se non addirittura, in alcune realtà, quasi completamente annullato. In più si richiede spesso di occuparsi di progetti e iniziative che si discostano molto dalla mission del servizio. In un momento storico in cui l’elevata quantità di informazioni presenti richiede un grande investimento nella selezione e 240 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 sistematizzazione del materiale, i professionisti degli IG si vedono poco riconosciuta questa preziosa fase del loro lavoro. La riduzione delle risorse economiche accanto ad una debole elaborazione tecnica e politica della funzione informativa è all’origine di questo pericoloso sbilanciamento verso un servizio che sembra assumere una connotazione vicina alla cultura del “consumo”, “dell’usa e getta”. Questo a scapito della valorizzazione delle logiche di processo e di risultato, che possono generare invece un servizio di sostegno nell’acquisizione delle competenze connesse al percorso di ricerca ed elaborazione delle informazioni, e alle strategie di collegamento tra le stesse ed i progetti personali e collettivi che hanno originato il bisogno informativo. Un servizio, quindi, che ha anche forti potenziali per costruire reti e proporre progetti legati alla funzione informativa nel rispetto della dimensione territoriale. In secondo luogo, è importante riconoscere le differenze oggi presenti sul territorio regionale: vi sono contesti più strutturati nei quali, seppur con significative riduzioni, gli operatori hanno ancora un tempo lavoro riconosciuto per il back office, mentre vi sono molte realtà di piccole dimensioni nelle quali il servizio ha poche risorse a disposizione e quasi tutte dedicate all’apertura al pubblico, anch’esso spesso di bassa entità. Infine, ulteriore fattore da considerare è l’elevata dimensione della materia d’interesse giovanile, una vastità di contenuti e temi, ciascuno declinato in modalità differenti, che non permette agli operatori di farsi carico di tutto con la medesima competenza e preparazione. In questo sistema complesso, l’evidente conseguenza è il rischio di un abbassamento della qualità delle informazioni e della loro organizzazione, accanto ad una disparità diffusa sul territorio regionale, fonte generatrice di disuguali possibilità per i giovani che lo abitano. Inoltre si riscontrano ricadute legate alle competenze degli operatori che, per rispondere a questo problema, vanno alla ricerca di pacchetti pronti e facilmente accessibili, ma incompleti e non controllati. Queste informazioni non sempre sono in grado di rispondere con puntualità alle domande e ai bisogni dell’utenza e depotenziano il sistema di competenze che gli operatori di un servizio Informagiovani dovrebbero possedere e sviluppare. Affinché tutte queste azioni possano realizzarsi sui vari territori nelle loro specificità, rispondendo ai bisogni dei giovani e alle indicazioni politiche, è indispensabile, dunque, che sia a disposizione degli operatori 241 Molte gioventù, nuovi Informagiovani una documentazione aggiornata e completa, da cui attingere le informazioni necessarie. Sono quindi indispensabili a livello nazionale e regionale banche dati complessive e integrate. In particolare a livello regionale, si può pensare ad un’agenzia redazionale centrale. Ciò non esime comunque gli operatori dall’attività di back office che potrebbe, in virtù di questi investimenti, focalizzarsi sullo specifico del proprio contesto: ciò potrebbe prima di tutto comportare un miglioramento nell’acquisizione di informazioni di carattere locale e la loro elaborazione attraverso strumenti più idonei, cartacei oppure on-line. Inoltre, consentirebbe di liberare tempo per costruire collaborazioni e reti e lavorare sulle strategie. Due sono le linee di intervento strategiche: da un lato, la creazione di una banca dati e di un’agenzia per la predisposizione di informazioni di elevata qualità per tutti; dall’altro, la necessità di accompagnare gli operatori nel processo di recupero o di sviluppo delle loro competenze nella produzione di pacchetti informativi e la loro traduzione in forme utilizzabili, processo fondamentale per rendere fruibili ed efficaci le informazioni a target differenti. Quindi, in conclusione, per realizzare un servizio IG è indispensabile strutturare, con tempi e risorse dedicate, un’organizzazione in grado di assicurare il rispetto delle fasi della catena documentaria che è la base indispensabile a cui fanno riferimento tutti coloro che si occupano di informazione (analisi dei bisogni, ricerca delle informazioni, selezione, elaborazione e loro diffusione – concepita in modo circolare): - un front office, che si occupi di erogare, diffondere, moltiplicare le informazioni attraverso metodologie e strumenti in continua evoluzione con i tempi; - un back office che ricerchi, selezioni ed elabori le informazioni locali o quelle offerte da banche dati nazionali e regionali e si possa dedicare al lavoro di rete, di progettazione, di mediazione informativa. d. Progettazione di un sistema di percorsi formativi. Ultim’area di investimento strategico di sistema è la formazione degli operatori, sia di quelli in servizio sia di quelli che si stanno avvicinando al mondo complesso della gestione della funzione informativa per i giovani. Come è evidente a tutti gli “addetti ai lavori”, e come si evince dal percorso di ricerca partecipata, il livello di complessità dell’oggetto di esercizio della propria professionalità è talmente alto da richiedere la 242 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 costruzione di un vero e proprio impianto formativo permanente. Oggi vengono già offerti percorsi di formazione e aggiornamento sia dagli enti pubblici sia dal privato sociale, ma soprattutto dal Coordinamento regionale. Il valore aggiunto verso il quale tendere è la progettazione di un vero e proprio sistema di supporto formativo, all’interno del quale trovino collocazione contenuti e strategie formative condivise. Per poter guardare avanti in termini di adeguatezza dei servizi e di sviluppo strategico degli stessi, è fondamentale pianificare un articolato impianto formativo che sappia rispondere alle esigenze dei professionisti e dei fruitori relativamente a quattro macro aree fondamentali: - percorsi di base e di accompagnamento al ruolo (importanza dell’interiorizzazione della mission); - percorsi orientati ad accrescere le competenze in ordine a tecnologie, strumenti operativi, metodi di lavoro e di accompagnamento personalizzato; - percorsi finalizzati ad accrescere le competenze e le conoscenze connesse alla progettazione e al lavoro di rete; - percorsi orientati a fornire quadri di riferimento teorico e pratico rispetto ai temi oggetto di informazione; - percorsi utili a governare l’attuazione locale delle strategie di differenziazione delle politiche informative. Inoltre, le proposte di formazione permettono di radicare maggiormente nei territori una cultura di servizio qualificato e significativo, se si prevedono percorsi sulle politiche informative destinati anche a funzionari pubblici e amministratori. Per quanto riguarda la formazione di base ed in itinere degli operatori, dall’attività di indagine sono emersi alcuni contenuti di particolare valore strategico, che riprendiamo di seguito, perché possano entrare a far parte delle questioni oggetto della discussione progettuale futura: - gli elementi della pratica professionale. Non si può sottovalutare lo studio e la formazione attorno a quelli che sono gli oggetti specifici dell’attuale sistema di competenze delle professioni connesse alla cura di processi informativi con i giovani. Accanto a ciò che ciascuna organizzazione ritiene debba essere il proprio stile, espressione della specifica cultura, è necessario che siano attivate competenze condivise e generali, attente alle trasformazioni del contesto, del mondo dell’informazione e delle giovani generazioni; 243 Molte gioventù, nuovi Informagiovani - la predisposizione di pacchetti informativi. Occorre porre attenzione ai metodi possibili per la trasformazione dell’informazione in quanto dato generale, in informazione accessibile ed utilizzabile; come costruire, attorno ai temi di maggior interesse per i giovani, materiali di facile diffusione e di agevole fruizione; - i nuovi linguaggi. Tecnologie e nuovi linguaggi comunicativi devono poter essere posti all’attenzione degli operatori, per favorire la scelta degli strumenti più adeguati ai diversi target e ai contenuti richiesti e per facilitarne la gestione. I professionisti devono essere in grado di individuare quali strumenti connessi alle Nuove Tecnologie sono utili al loro lavoro e, di conseguenza, saperli predisporre ed utilizzare; - realizzazione di siti Web. L’Informagiovani è uno spazio fisico nel quale concentrare l’attività informativa, ma non può essere il luogo esclusivo dell’informazione. In questa prospettiva è importante attivare le condizioni di dialogo ed apertura verso l’esterno con altre modalità: uno strumento importate da utilizzare è il Web. Attraverso questo è possibile costruire un canale comunicativo diretto con chi non arriva al Centro che ne promuova la conoscenza e sostenga il processo individuale di ricerca; - la relazione. Accanto alla ricerca di nuovi strumenti, all’uso delle tecnologie e dei nuovi linguaggi di comunicazione, è necessario avviare percorsi formativi atti a sostenere la dimensione relazionale. La relazione con i giovani risente, oggi, dei grandi cambiamenti sociali, culturali e pedagogici e, come tale, deve essere continuamente ripensata e fatta oggetto di strategia professionale. L’individuazione del modello di relazione è la condizione prima sulla quale trovano spazio gli strumenti e le tecniche: se si sbaglia l’approccio relazionale anche le altre strategie vengono svuotate di senso ed efficacia. Inoltre sono numerose le funzioni della relazione che devono essere presidiate oltre il rapporto con i giovani. Molti sono i livelli di richiesta con cui gli operatori devono confrontarsi (dall’esigenza di una risposta efficace e altamente competente, alla presa in carico complessa, allo sviluppo di pratiche partecipative); molte sono le età, le culture e le nazionalità che si incontrano; è utile possedere competenze relazionali nel lavoro con i singoli e con i gruppi, saper curare i rapporti con gli altri soggetti del territorio che si occupano di informazione, con le agenzie educative e servizi, con la rete degli 244 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 Informagiovani. Opportuno è anche saper integrare l’informazione con le altre azioni di Politiche Giovanili; - la costruzione di percorsi personalizzati. Sono due le prospettive da tenere presenti per organizzare il materiale, gli strumenti ed i processi di informazione: da un lato, lo sviluppo di una informazione “generale” ed ampia su tanti e diversi settori, rivolta ad un pubblico di fruitori allargato; dall’altro, la costruzione di percorsi di accompagnamento individualizzati, per singoli e per gruppi. Rispetto a quest’ultimo importante elemento, la formazione può incidere notevolmente, aiutando gli operatori ad individuare criteri generali e modalità operative grazie alle quali sostenere percorsi di analisi, comprensione e approfondimento, su temi specifici e con soggetti determinati; - l’attivazione di percorsi dall’informazione alla progettualità. Da sole le informazioni sono dati che rischiano di affiancarsi alle tante sollecitazioni che giovani e adulti ricevono ogni giorno; come tali rischiano di entrare nella “confusione quotidiana” e di rimanere in una condizione di potenziale utilità. Per creare concretamente la trasformazione delle informazioni da “risorsa potenziale” a “risorsa reale” è indispensabile che s’individuino le modalità attraverso cui mettere in relazione il contenuto dell’informazione stessa, da un lato, con il bisogno o la domanda che lo ha generato, dall’altro, con la prospettiva futura, rappresentata da un’idea di progetto, dalla tensione nella quale s’intende inserire quel dato contenuto. Attività indubbiamente complessa, in quanto ciascuna delle componenti citate, la domanda e la prospettiva, risulta sovente celata o poco chiara se non addirittura assente. Gli operatori si trovano, dunque, nella condizione di dover aiutare a far emergere ed elaborare ciò che, in molte situazioni, non è immediatamente visibile agli occhi ed alla mente dei loro interlocutori, riuscendo a trovare gli strumenti per dare corpo al loro percorso evolutivo; - i percorsi di partecipazione. L’informazione e la partecipazione sono bisogni dei giovani e la partecipazione può essere una risorsa per i servizi di informazione. La pratica della partecipazione giovanile all’interno degli IG appare abbastanza scarsa e circoscritta, oppure attivata in relazione ad aree non sempre connesse all’informazione, ma in generale alla Politiche Giovanili. Inoltre si riscontra una rappresentazione limitata e a volte un po’ stereotipata dell’utenza: 245 Molte gioventù, nuovi Informagiovani limitata dal punto di vista delle competenze che potrebbe mettere a disposizione del servizio, connesse in modo particolare alla produzione di schede informative, alla raccolta di indicazioni utili all’aggiornamento e modifica dei dati; alla diffusione orizzontale delle informazioni. L’investimento nello sviluppo di spazi integrati di partecipazione giovanile non è un elemento accessorio o, ancor peggio, una tecnica che si può o meno utilizzare. Si tratta di una funzione centrale per il miglioramento della qualità del servizi. In questa direzione, la formazione potrebbe affiancarsi al lavoro di confronto e scambio di esperienze tra gli operatori, aiutando ad impegnarsi nella ricerca del modello pedagogico, delle vie per la sua applicazione, degli ambiti nei quali fare spazio alla partecipazione giovanile, dell’integrazione tra formale ed informale, del come modificare indicatori e criteri per la valutazione della qualità degli IG; - la costruzione della rete territoriale. Ha senso affermare che, in relazione al contesto sociale e culturale nel quale si è immersi tutti i giorni, la pratica d’approccio al lavoro informativo in rete non è una tra le possibili strade, ma la modalità per eccellenza. L’informazione non è più concentrata in pochi luoghi, ben definiti, fisicamente visibili, ma è frammentata o diffusa tra differenti soggetti, legata a spazi e contesti spesso virtuali. Solo scegliendo il lavoro di sistema ed interno al sistema sarà possibile costruire servizi in grado di rispondere efficacemente alla loro funzione. C’è la necessità di una rete che sappia muoversi in sintonia con componenti differenti, che sia fortemente connessa al sistema dei servizi di secondo livello e significativamente legata alla comunità, che sia originata e rivolta alla sviluppo delle relazioni primarie. Prima la formazione, successivamente percorsi di accompagnamento metodologico, mettono in condizione gli operatori di accrescere le competenze teorico pratiche necessarie e di monitorare ed adeguare continuamente il processo; - la funzione educativa. È indispensabile che i nuovi Informagiovani mettano insieme informazione, partecipazione ed educazione. Quest’ultima perché gli IG sono servizi che assolvono ad importanti funzioni con carattere pedagogico: le loro attività informative sono finalizzate a promuovere la conoscenza e il senso critico; l’informazione verso la quale si investe è connessa a percorsi di cittadinanza ed inclusione sociale; lo sviluppo delle competenze degli 246 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 operatori deve trovare senso all’interno dei processi di crescita dei giovani, accompagnandone l’ingresso nel mondo e il divenire adulti. Interrogarsi, dunque, sulle componenti educative del proprio lavoro è un ulteriore elemento cruciale. In modo particolare occorre individuare in che modo i profondi cambiamenti nei processi di socializzazione e crescita possano determinare nuovi modelli di lavoro educativo e come questi possano trovare applicazione negli IG e nelle relazioni che essi stabiliscono con i luoghi di vita e di senso per i giovani. 6.2.2 Differenziazione e integrazione delle politiche informative Un’altra area di sviluppo della complessa realtà degli Informagiovani si concentra sulla necessità di costruire strategie differenziate in tema di informazione per e con i giovani. Il sistema eterogeneo dei servizi, la loro collocazione in contesti variamente connotati, la dissimile composizione dell’utenza, le differenti modalità di investimento, impongono una seria riflessione di sistema circa le politiche informative giovanili nel territorio regionale. Elemento discriminante nella definizione degli indirizzi progettuali della funzione informativa pubblica è la capacità di operare una corretta contestualizzazione della stessa nei tanti territori della regione. Molte sono le modalità e gli strumenti attraverso cui realizzare il processo informativo; ogni realtà territoriale dovrebbe mettere in moto un percorso di analisi specifico orientato ad individuare le pratiche adeguate alle caratteristiche del contesto, dei giovani che lo abitano e dei loro bisogni. Le politiche informative dovrebbero ripartire da questi concetti fondanti: la centralità della funzione informativa pubblica e la ricerca di differenti modalità di applicazione. Ogni contesto necessita di strumenti informativi specifici: se lo sviluppo di strategie informative avviene senza una valutazione accurata, si rischia di investire in dispositivi che non sono in grado di produrre i risultati attesi dalle amministrazioni e dai giovani del territorio. La regione Piemonte possiede una rete interessante di servizi per l’informazione per e con i giovani; le realtà pubbliche e private che ne fanno parte dovrebbero con continuità interrogarsi ed analizzare le proprie scelte 247 Molte gioventù, nuovi Informagiovani ed il proprio lavoro, allo scopo di adeguare interventi e strumenti all’ambiente nel quale operano. Accanto a questo sistema, però, ci sono ancora alcune aree nelle quali non è presente uno sviluppo significativo di percorsi informativi pubblici per i giovani. Riflettere su differenti modelli attuativi delle politiche per l’informazione delle giovani generazioni, permette di rendere possibile l’avvio di percorsi nuovi anche in quei territori che oggi, per motivi diversi, ne sono ancora sprovvisti. Con questa prospettiva, con l’intento di produrre del materiale per una futura discussione, ci permettiamo di tracciare tre possibili percorsi di differenziazione nei quali trovano spazio le indicazioni di un possibile lavoro sulla funzione informativa. In questo scenario è importante considerare che qualsiasi sia l’orientamento progettuale e gli strumenti applicativi scelti, resta di fondamentale importanza il sostegno e lo sviluppo delle competenze informative degli operatori. Infine va sottolineato come le tre prospettive descritte più avanti non sono da considerarsi come definite in modo rigido ed univoco, né come alternative l’una all’altra. Sono prime ipotesi, iniziali modelli di riferimento, utili a porre l’attenzione sulla necessità di progettare nuovi servizi e riorganizzare situazioni già esistenti, sulla base di un’attenta lettura del contesto. Inoltre sono pensate al fine di avviare una riflessione condivisa sulle strategie di differenziazione e integrazione delle politiche informative per e con i giovani. 1. L’IG come snodo dell’informazione sul territorio Un primo possibile indirizzo è rappresentato dalla progettazione e realizzazione di un servizio strutturato, quale risposta ai bisogni informativi del territorio. La costruzione di uno spazio fisico deputato alla cura della funzione informativa pubblica, un Centro Informagiovani, vero e proprio snodo per l’informazione giovanile in un determinato contesto. Una volta operata un’analisi approfondita del territorio e dei bisogni dei giovani che lo abitano e giunti alla conclusione dell’esigenza di uno spazio fisico di riferimento è necessario concentrare l’attenzione su cosa lo qualifica concretamente. Molte sono le domande e gli elementi di studio che definiscono il percorso di progettazione, tra queste è importante riflettere sugli elementi di identità, di sviluppo progettuale e 248 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 sul come garantire gli standard minimi del servizio, dal punto di vista strutturale, tecnico, organizzativo e degli strumenti utilizzati. Lo spazio Informagiovani così definito, oltre ad assolvere alla sua funzione in modo diretto, potrebbe assumere un ruolo strategico di agenzia di produzione di materiale informativo per tutti gli altri servizi rivolti ai giovani presenti in una particolare porzione di territorio. In questa prospettiva è importante che il Centro IG possa avere a disposizione le risorse necessarie perché gli operatori sviluppino le competenze utili alla produzione di pacchetti informativi e all’accompagnamento degli altri operatori ed educatori del territorio. Inoltre, è importante affiancare e sostenere lo sviluppo di questo primo indirizzo attraverso la costruzione di un vero e proprio sistema integrato di relazioni stabili con tutti i servizi ed i professionisti che in quel contesto si occupano di informazione. In questo modo il Centro può assumere il ruolo di riferimento territoriale in tema di informazione con i giovani, attraverso azioni di gestione e sviluppo di specifiche funzioni e d’integrazione con altri soggetti: - organizzazioni competenti su particolari ambiti tematici; - realtà che interagiscono con specifici mondi giovanili; - coloro che presidiano l’utilizzo di particolari strumenti informativi. Tutto ciò finalizzato alla costruzione di una complessa offerta informativa attraverso un sistema integrato e coordinato, seppure differenziato. 2. L’informazione diffusa nei luoghi di socializzazione formali Parallelamente e ad integrazione dell’indirizzo appena descritto, può essere frequente trovarsi di fronte a contesti dai quali emerga l’impossibilità o l’inefficacia di realizzare uno spazio informativo strutturato e complesso come l’Informagiovani. In queste situazioni può risultare auspicabile un presidio della funzione informativa diffuso nei luoghi di socializzazione o aggregazione, non esclusivamente orientati all’informazione, quali ad esempio: i Centri di Aggregazione Giovanile, le parrocchie, gli oratori, le biblioteche o le scuole. Risulta comunque indispensabile che queste attività di presidio vengano progettate, in accordo con la politica, all’interno di strutture informative di supporto, che facciano riferimento a territori più ampi. Tali soggetti possono essere 249 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Informagiovani già presenti sul territorio, agenzie a livello provinciale, specifiche équipe dedicate alla cura del lavoro di back office ecc. In relazione a queste particolari situazioni ci si trova in presenza di un programma di sviluppo che fa riferimento a tre percorsi progettuali. Il primo è legato all’individuazione dei luoghi significativi per la comunità ed in particolare per i suoi giovani, per poi soffermarsi su come caratterizzare e strutturare dei “corner” informativi, in modo che sia possibile dare vita ad un sistema uniforme dal punto di vista dei contenuti, degli strumenti, della gestione degli ambienti, e in base a questi elementi su come organizzare la presenza e la formazione dei professionisti. Il secondo è connesso allo studio di quali processi di relazione stabilire con gli altri luoghi e soggetti del territorio, formali o informali, per condividere percorsi e processi e per diffondere ovunque la cultura dell’informazione di comunità. Infine può essere utile studiare le forme della mobilità giovanile, in modo che l’informazione possa essere presente nei luoghi oggetto di maggiore attrazione, con strumenti adeguati e con una rete di servizi leggeri. 3. L’informazione diffusa nei luoghi di socializzazione informali Infine, la terza categoria comprende tutte quelle aree territoriali nelle quali non ha senso pensare ad un luogo fisico specifico come un IG, ma dove non sono nemmeno presenti altri servizi in grado di accogliere uno spazio informativo. In questo caso può essere significativo pensare coinvolgere alcuni soggetti informali del territorio: educatori, giovani e adulti significativi in particolari luoghi di incontro. Un’informazione che può attivarsi grazie allo sviluppo di strategie di peer information oppure con la presenza sul territorio di operatori con competenze informative. In un sistema così “leggero” e fondato sulla relazione è chiaramente indispensabile il supporto da parte di agenzie, gruppi di lavoro, esperti dell’informazione che progettino gli interventi e se ne occupino con continuità. Le domande utili a sviluppare un percorso di riflessione strategica, in queste situazioni si concentrano su: - quali soggetti possono presidiare la funzione informativa e come sostenerli dal punto di vista della formazione di base e dell’aggiornamento; 250 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 - quali strumenti possono essere efficaci per realizzare la ricerca delle informazioni e la produzione di pacchetti informativi; - come dare vita ad una rete di riferimento per sostenere quella che, in questi contesti, si presenta come una funzione “debole”. Un sistema che sappia valorizzare e stimolare i soggetti del territorio a partire dai giovani stessi e che attribuisca agli operatori una funzione di accompagnamento e formazione, di mediazione e facilitazione, oltre a quella di gestione diretta della relazione informativa. 6.2.3 Interventi per il miglioramento dei servizi Dal lavoro di ascolto e confronto con i molti interlocutori di questo percorso, si sono potute individuare infine alcune strategie ritenute centrali per il processo di riprogettazione dei servizi Informagiovani. Quali possono essere, allora, le azioni nel complesso circuito dell’informazione attorno alle quali è necessario concentrare l’attenzione dei professionisti, per un corretto sviluppo di un sistema diffuso di qualità? Sono indubbiamente molte e vanno ricercate in quegli interventi che permettono di affiancare alla risposta ai bisogni giovanili di informazione la messa in opera di strategie di condivisione, partecipazione e costruzione di veri e propri percorsi di cittadinanza. Si tratta, in alcuni casi, d’interventi semplici, d’immediata applicazione; in altre situazioni, d’interventi complessi o strutturati che richiedono più tempo e risorse. Tutti da studiare in relazione alla tipologia e alla situazione di ogni specifico servizio, in funzione del contesto, della sua grandezza, delle risorse utilizzabili e del personale impiegato. Un processo che richiede prima l’individuazione di indicazioni opportunamente praticabili, impostando poi per ciascuna di esse la sua realizzazione concreta. Per comodità si sono raggruppate le proposte per tipologie d’intervento, evidenziando alcuni nodi generali di lavoro, all’interno dei quali si possono trovare le ipotesi e le proposte concrete di azione. Possiamo indicare le seguenti aree di lavoro come particolarmente significative per un percorso di riprogettazione dei servizi di informazione per i giovani: - la promozione e la visibilità dei servizi. Prima e fondamentale area di sviluppo, contiene azioni orientate alla promozione dei servizi di 251 Molte gioventù, nuovi Informagiovani informazione giovanile nei territori. Sono ancora un numero significativo i giovani che affermano di non sapere dell’esistenza di un Informagiovani sul proprio territorio: alcuni non sanno che esiste, altri non sanno dove è collocato. Tale vincolo impone un maggior investimento circa la conoscenza e la visibilità dei servizi. Gli ambiti di studio possibili in questo caso sono tre e riguardano: azioni promozionali; interventi per la visibilità del Centro; strategie di facilitazione dell’accesso. Per quanto concerne la promozione possono essere molte le linee di intervento: realizzazione di incontri nelle scuole o nei luoghi di aggregazione formali e informali; proposte di ritrovo presso la sede del Centro, utili a farlo conoscere e ad ampliarne l’utilizzo (presentazione di libri, incontri a tema, aperitivi tematici, proiezione di film, distribuzione di materiale per i giovani, lancio di progetti); diffusione di informazioni via SMS, posta elettronica e siti Internet; azioni di “passaparola” tra coetanei, predisposizione di materiale informativo da distribuire in luoghi differenti della città. In relazione alle azioni di visibilità ha senso muovere la riflessione su due direttrici: la prima, di carattere strutturale, riguarda la scelta dell’ubicazione del Centro e la tutela della specifica identità e del mandato istituzionale. Un Informagiovani dovrebbe essere collocato in luoghi della città facilmente raggiungibili dai ragazzi, ancor meglio se in zone significative perché frequentate già per l’esistenza di altri oggetti di interesse giovanile. Dovrebbe assolvere esclusivamente al suo mandato specifico e non essere utilizzato anche per altre necessità o per esercitare una funzione informativa legata a temi e a soggetti non propri (Informacittà, Informahandicap, Sportello al cittadino ed altro ancora). La seconda direttrice, di più semplice attuazione, pone attenzione all’individuazione e alla sistemazione di opportuna segnaletica. Infine, in ordine alla questione dell’accesso risulta importante che il Centro sia facilmente raggiungibile e sia in possesso di un’apertura diretta sulla strada che permetta di entrare immediatamente dal marciapiede alle sale di ricerca, senza dover passare per altri uffici, servizi “amministrativi”; - gli standard minimi. Altro fattore di riprogettazione risulta essere l’impegno per affermare, concretizzare e salvaguardare la presenza di standard minimi di servizio. Nel sistema degli Informagiovani incontrati, come in molte altre regioni, ci si trova in presenza di un tessuto di servizi alquanto eterogeneo. Le differenze sono molte e in alcune situazioni, in forme e per motivi diversi, alcuni parametri operativi o strutturali risultano essere deboli. In questo modo la ricaduta che ne risulta produce 252 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 conseguenze non solo per quel particolare Centro ma, indirettamente, anche sull’intero sistema Informagiovani, in quanto tutto ciò che si discosta dalla cura dei parametri condivisi, mina l’identità complessiva del servizio producendo fragilità sia nella relazione con i fruitori sia con le istituzioni. Tra i fattori particolarmente critici è utile soffermarsi su una maggiore attenzione nella predisposizione degli orari di apertura al pubblico, non tanto e non solo relativamente a quanto tempo resta aperto il servizio, ma in modo particolare in ordine a quando collocare nella giornata e nella settimana i momenti di apertura. Accanto a questo primo nodo, ma sempre in connessione con la questione degli orari, si presenta la necessità di dare maggior valore al tempo dedicato al lavoro di back office, apparso sottotono sia negli investimenti delle amministrazioni sia nelle scelte quotidiane degli operatori che, avendo a disposizione poco tempo, decidono di dedicarlo alla relazione con l’utenza. Quindi, occorre più tempo per la ricerca e preparazione del materiale informativo e maggior equilibrio tra le funzioni di back e di front office. Altro nucleo di attenzione è la presenza concreta di materiale informativo aggiornato e fruibile, necessario per espletare il cuore della funzione informativa: la documentazione sui temi storici degli Informagiovani deve essere garantita e resa disponibile attraverso forme di facile consultazione per tutti gli utenti. La cura dell’ambiente, dello spazio del Centro è un ulteriore ambito di miglioramento: la questione che si pone non riguarda solo le dimensioni, ma la necessità di prestare attenzione alla collocazione e all’allestimento interno, per far percepire immediatamente di essere in luogo accogliente, caldo e informale e non amministrativo e burocratico e permettere lo svolgersi del lavoro di ricerca e consultazione guidata e personale; i colloqui orientativi, gli incontri promozionali o tematici, le iniziative di autopromozione dei ragazzi ecc; - l’evoluzione dei temi. Elemento da non sottovalutare in una prospettiva di evoluzione è lo studio e l’adeguamento delle tematiche oggetto di interesse per i servizi Informagiovani. È importante avviare un’azione di revisione del piano di classificazione attraverso la quale semplificare, strutturare meglio ed aggiornare i temi storici, individuare nuovi temi parte della dimensione sociale, politica, d’impegno responsabile e volontario della vita dei giovani. Inoltre, laddove non esistano ancora, è emersa la necessità di produrre schede orientative su materie complesse da offrire ai giovani fruitori, in modo da mettere gli operatori nelle 253 Molte gioventù, nuovi Informagiovani condizioni di sviluppare un lavoro di serio approfondimento nei propri territori; - l’accoglienza e il colloquio diretto. Tra le aree di sviluppo trova spazio l’elaborazione attorno al bisogno di un maggior investimento sulla qualità della fase iniziale della relazione informativa con i giovani, ponendo attenzione al lavoro di accoglienza e analisi della domanda, attraverso l’utilizzo del colloquio sia in presenza sia in forma telefonica. Due momenti utili a sviluppare una comunicazione sincrona, a favorire una risposta personalizzata, permettendo di promuovere, nel rapporto diretto con i giovani lo sviluppo delle loro abilità di analisi e di utilizzo delle informazioni. La cura della dimensione dell’accoglienza è importante al fine di realizzare le condizioni per una relazione significativa. Nella fase di colloquio, l’obiettivo primario è lavorare sulla domanda informativa, attraverso lo sviluppo di strumenti di educazione all’informazione per promuovere un atteggiamento critico e consapevole che favorisca la crescita sociale ed autonomia; - i percorsi di educazione alla ricerca. Nel tempo della comunicazione, dell’informazione e delle tecnologie, non è pensabile sottovalutare la progettazione di strategie che consentano a tutti i giovani l’accesso al complesso sistema dell’informazione. Non tutti posseggono e sanno utilizzare strumenti tecnologici; non tutti sanno come muoversi nel mondo delle informazioni, dove cercarle, presso quali fonti, come costruire itinerari di approfondimento, come trasformare le informazioni in materiale utilizzabile nella quotidianità. Si tratta, nello specifico, di ideare mezzi per sostenere l’acquisizione di competenze nei giovani nello sviluppo di processi di ricerca e selezione critica delle informazioni, fattori di cittadinanza ed emancipazione, e di progettare attività di “media education”, intesa come formazione all’utilizzo consapevole delle Nuove Tecnologie, attraverso approfondimenti mirati. Azioni da sviluppare sono: l’attività di accompagnamento alla navigazione in Internet e all’auto-consultazione di materiale cartaceo; la progettazione e gestione di veri e propri laboratori; la promozione di corsi di formazione. Infine risulta interessante l’indicazione di incentivare il collegamento con altri servizi competenti sui temi di interesse giovanile, al fine di promuovere l’utilizzo degli IG e un allargamento della rete secondaria di riferimento per i giovani; - gli spazi di approfondimento, consulenza, orientamento. Questi sono pensabili su temi particolarmente complessi e delicati connessi ai percorsi 254 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 di crescita dei ragazzi, quali ad esempio: la sessualità e l’affettività, il rapporto con i consumi e con le dipendenze, la relazione con il mondo adulto. Rispetto a quest’area di intervento è indispensabile che gli IG distinguano ciò che è di loro competenza, come ad esempio l’approfondimento e l’accompagnamento, e valutino il livello di preparazione posseduto dagli operatori, pensando di costruire, dove necessario, sinergie e collaborazioni con altri soggetti del territorio investiti dalle stesse tematiche; - i nuovi linguaggi e le tecnologie. Ulteriore linea di crescita dei servizi è rappresentata dall’utilizzo mirato dei nuovi linguaggi e delle tecnologie. L’argomento di lavoro riguarda la necessità di rispondere alle trasformazioni culturali e all’esplosione multiculturale, adeguandosi alla pratica di modalità comunicative congruenti. Il linguaggio è infatti l’espressione della cultura: permette di comunicare esprimendosi e comprendendo i messaggi che gli altri inviano. Diviene fondamentale riuscire a mettere a disposizione dei giovani forme e codici comunicativi differenti e integrati, per facilitare l’accesso al servizio e all’informazione a soggetti tra loro anche molto diversi. Non si fa, dunque, riferimento solo ad alcune tipologie comunicative: è indispensabile che le strategie “classiche” vengano potenziate. È opportuno continuare a valutare la necessità di mettere a disposizione materiale cartaceo, rinnovandone, se necessario, le forme e i linguaggi. Accanto a queste tuttavia devono poi trovare spazio nuove forme: un maggior utilizzo della Rete, ad esempio con la costruzione e l’aggiornamento di siti Web o veri e propri sportelli virtuali; l’uso di messaggi SMS o per posta elettronica, rispettando i criteri dettati dalla privacy; la progettazione e la realizzazione di giovani redazioni per la gestione di radio digitali; il lancio di informazioni su monitor a circuito chiuso, collocati nell’Informagiovani. Infine può trovare spazio l’attivazione di blog, forum o comunità on-line, che sviluppano una comunicazione asincrona attraverso l’utilizzo di strumenti messi a disposizione dal Web. Nello sviluppo di tali strumenti va prestata molta attenzione affinché non siano le uniche modalità utilizzate di diffusione delle informazioni, perché se è vero che la società della conoscenza sta migliorando molti aspetti della vita, è altrettanto vero che esiste ancora un forte divario tra chi può e sa accedere all’uso delle cosiddette Nuove Tecnologie e chi ne è escluso completamente o parzialmente; 255 Molte gioventù, nuovi Informagiovani - la partecipazione dei giovani e l’informazione di prossimità. È importante non sottovalutare le competenze che i giovani possono mettere a disposizione in tutte le fasi del ciclo informativo: dalla raccolta dei bisogni nel territorio alla ricerca delle informazioni, dalla predisposizione di prodotti informativi alla diffusione delle informazioni. Le modalità attraverso le quali si attivano i processi di conoscenza sono altamente differenziate e riguardano sia gli adulti sia i giovani: da questo presupposto ha senso partire per sviluppare strategie partecipative nella relazione tra i giovani e i servizi di informazione. Tra le vie possibili può essere utile concentrare l’attenzione in particolare su tre aspetti: l’informazione tra pari, l’informazione di prossimità e gli incontri collettivi su temi specifici. L’informazione tra pari permette di valorizzare l’energia dei legami significativi e le competenze comunicative interne agli stessi sistemi culturali: i giovani dopo un adeguato percorso formativo che permetta loro di acquisire le competenze basilari rispetto al lavoro nei gruppi, alla costruzione di pacchetti informativi, alla trasformazione dell’informazione in materiale utilizzabile, diventano soggetti attivi nell’interlocuzione orizzontale intorno a tematiche di particolare interesse per i loro gruppi di appartenenza. Gli operatori assumono allora la funzione di formatori ed accompagnatori al lavoro che i giovani svolgono. L’informazione di prossimità favorisce il raggiungimento e il coinvolgimento dei giovani nei loro luoghi di vita, permettendo la loro partecipazione al processo informativo. È una strategia che può affiancare il lavoro dei Centri e permettere di raggiungere persone che normalmente non si incontrano. Possono essere contattati soggetti e gruppi informali, anche in situazioni di “svantaggio” o marginalità, che difficilmente si rivolgono ai servizi pubblici. All’interno di questa strategia non vanno dimenticati tutti quei luoghi della comunità, luoghi dove i giovani si incontrano e vivono le loro esperienze (Centri di Aggregazione Giovanile, associazioni sportive, parrocchie, biblioteche, locali) e dove la presenza periodica dell’Informagiovani potrebbe essere particolarmente ricca di significato e utilità. Infine, gli incontri collettivi su temi specifici sono destinati a pubblici distinti, sono eventi informativi che vedono la presenza di esperti, testimoni, la presentazione di esperienze fatte da coetanei, e che comportano la possibilità di colloquiare direttamente e informalmente su argomenti parte della quotidianità ed oggetto di una domanda informativa di tipo collettivo; 256 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro Capitolo 6 - la mediazione informativa. Questa vede gli operatori degli IG come facilitatori che mettono le proprie conoscenze/competenze in ambito informativo a disposizione di altri operatori sociali (educatori, insegnanti, istruttori sportivi, animatori ecc.) che sono in relazione con gruppi giovanili. Anche queste attività permettono di raggiungere nuove persone, utilizzando le relazioni già instaurate. Non va sottovalutato il valore connesso alla costruzione di una rete sociale di secondo livello, altro fattore di qualità estremamente attuale e non accessorio per il momento culturale che si sta vivendo; - la mediazione culturale. L’arrivo agli Informagiovani di persone provenienti da altri Paesi è certamente un dato interessante per le prospettive di questi servizi. La loro presenza impone il ripensamento dell’offerta informativa, nei contenuti e nelle modalità, per riuscire a fornire a tutti un servizio di qualità. Tra le questioni da affrontare si individuano alcune priorità, innanzitutto sembra fondamentale la connessione o presenza di un mediatore culturale, oltre che per la lingua, per comprendere il significato delle istanze e per facilitare la costruzione di una relazione di fiducia. Vi sono, poi, questioni in ambito tecnico su cui lavorare: la predisposizione di pacchetti informativi tradotti in lingue differenti; la possibilità di avere tastiere per i computer utilizzabili, ad esempio, da persone di cultura diversa; - la valutazione e il monitoraggio. Un maggior investimento andrebbe profuso per il potenziamento di prassi connesse all’attività di monitoraggio e valutazione. Nel primo caso, potrebbe essere utile avere con continuità il controllo della situazione circa le caratteristiche delle utenze e dei servizi maggiormente richiesti ed offerti dagli operatori. Nel secondo è altrettanto importante raccogliere indicazioni sull’efficacia del servizio in relazione al raggiungimento degli obiettivi progettuali o realizzare un impianto di studio sulla qualità del servizio. 257 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Appendice LA “CARTA EUROPEA DELL’INFORMAZIONE PER LA GIOVENTÙ” Adottata a Bratislava (Slovacchia) il 19 novembre 2004 dalla 15esima Assemblea Generale dell’Agenzia europea per l’informazione e la consulenza dei giovani (ERYICA) Preambolo Nelle società complesse e nell'Europa integrata che offre molte sfide ed opportunità, l'accesso alle informazioni e la loro capacità di analisi ed utilizzo è sempre più importante per i giovani europei. Il lavoro di informazione può aiutare i giovani a realizzare le loro aspirazioni e promuovere la partecipazione in qualità di membri attivi della società. Le informazioni dovrebbero essere fornite in modo tale da ampliare le possibilità di scelta e promuovere l'autonomia e le capacità dei giovani. Il rispetto della democrazia, dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali implica il diritto per tutti i giovani di disporre di informazioni complete, oggettive, comprensibili ed affìdabili su tutte le loro richieste e bisogni. Tale diritto alle informazioni è stato riconosciuto nella Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, nella Convenzione sui diritti del bambino, nella Convenzione europea per la protezione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, e nella Raccomandazione N° (90) 7 del Consiglio d'Europa relativa alle informazioni e alla consulenza da 258 La carta europea dell’informazione per la gioventù Appendice fornire ai giovani in Europa. Questo diritto è inoltre alla base delle attività di informazione per i giovani intraprese dall'Unione Europea. Introduzione Il lavoro di informazione generalista per i giovani abbraccia tutti i temi di loro interesse e può includere una vasta gamma di attività: informazione, consulenza, suggerimento, orientamento, sostegno, accoglienza e ascolto, accompagnamento e formazione, lavoro di rete e rinvio ai servizi specializzati. Queste attività possono essere svolte dai centri d'informazione per i giovani, o attraverso i servizi d'informazione della gioventù di altre strutture, o usando mezzi elettronici ed altri media. I principi di questa Carta sono da applicare a tutte le forme di lavoro di informazione generalista per i giovani. Stabiliscono una base per standard minimi e misure di qualità che dovrebbero essere affermati in ogni paese come elementi costitutivi di un approccio completo, coerente e coordinato al lavoro di informazione per i giovani, che è una parte delle politiche giovanili. Principi I seguenti principi costituiscono le linee guida per il lavoro di informazione generalista per i giovani che mira a garantire il loro diritto all'informazione: 1. I centri e i servizi di informazione per i giovani devono essere aperti a tutti i giovani senza eccezioni. 2. I centri e i servizi di informazione per i giovani si impegnano a garantire la parità di accesso alle informazioni per tutti i giovani, qualunque sia la loro condizione, l'origine, il sesso, la religione o la classe sociale. Attenzione speciale dovrebbe essere prestata ai gruppi svantaggiati ed ai giovani con bisogni specifici. 3. I centri e i servizi di informazione per i giovani dovrebbero essere facilmente accessibili, senza necessità di appuntamento. Dovrebbero 259 Molte gioventù, nuovi Informagiovani 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. attrarre i giovani con un'atmosfera amichevole e orari di funzionamento che ne soddisfìno le esigenze. Le informazioni disponibili si devono basare sulle richieste dei giovani e sui loro bisogni informativi percepiti. Dovrebbero abbracciare tutti i temi di interesse per i giovani ed evolvere costantemente in modo da trattare nuovi argomenti. Ogni utente deve essere rispettato come individuo e la risposta ad ogni domanda deve essere personalizzata. Tutto ciò dovrà essere fatto in modo da sviluppare le capacità degli utenti ad esercitare la loro autonomia e ampliare lo sviluppo delle loro abilità di analisi e di utilizzo delle informazioni. I servizi d'informazione per i giovani devono essere gratuiti. Le informazioni sono fornite in modo da rispettare la segretezza ed il diritto all'anonimato degli utenti. Le informazioni sono fornite in modo professionale da personale appositamente formato. Le informazioni offerte sono complete, aggiornate, precise, pratiche e di facile utilizzo. Deve essere compiuto ogni sforzo possibile per assicurare l'obiettività delle informazioni fornite mediante la pluralità e la verifica delle fonti utilizzate. Le informazioni fornite devono essere indipendenti da qualunque influenza di tipo religioso, politico, ideologico o commerciale. I servizi e i centri di informazione per i giovani si devono impegnare a raggiungere il maggior numero possibile di giovani con modalità efficaci e appropriate a gruppi e bisogni differenti, e con creatività e attenzione all'innovazione nelle scelte di strategie, metodi e strumenti. I giovani devono avere l'opportunità di partecipare, secondo modalità appropriate, alle diverse fasi del lavoro di informazione per i giovani, a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale. Queste possono includere, tra le altre: l'identificazione dei bisogni informativi, l'elaborazione e la diffusione delle informazioni, la gestione e la valutazione di servizi e progetti informativi, e le attività tra pari. I centri di informazione per i giovani devono cooperare con altri servizi e strutture per la gioventù, specialmente nella loro area geografica e avviare un lavoro di rete con mediatori e altri soggetti che lavorano con i giovani. 260 La carta europea dell’informazione per la gioventù Appendice 15. I servizi e i centri di informazione devono aiutare i giovani sia ad avere accesso alle informazioni fornite mediante le moderne tecnologie di informazione e comunicazione, sia a sviluppare le loro abilità di utilizzo. 16. Ogni fonte di finanziamento per il lavoro di informazione per i giovani non dovrebbe in alcun modo impedire ad un centro o servizio per i giovani l'applicazione di tutti i principi di questa Carta. © ERYICA – 2004 Il presente testo è la traduzione dell’originale inglese disponibile sul sito di ERYICA: www.eryica.org/en/content/european-youth-information-charter La traduzione è a cura della Città di Torino, Segreteria del Coordinamento regionale Informagiovani del Piemonte. 261 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Bibliografia AA.VV., (2005) Una tecnica da ritrovare: i focus group, Sociologia e Ricerca Sociale, n. 76/77. Amerio, P. (2000) Psicologia di comunità, il Mulino, Bologna. Buzzi C., Cavalli A., De Lillo A., (a cura di) (2007) Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto Iard sulla condizione giovanile in Italia, il Mulino, Bologna. Bonetti M. Coenen H. Olivetti Manukian F. (a cura di) (2002), La ricerca azione come esercizio di riflessività sociale, in Animazione Sociale, n. 11 Campagnoli, G. (2005) Là dove si rigenera la cittadinanza. Informazione e partecipazione: la nuova sfida degli Informagiovani, in Animazione Sociale, n.5 Cardano, M. (2003) Tecniche di ricerca qualitativa. Percorsi di ricerca nelle scienze sociali, Carocci, Roma. CENSIS, U.C.S.I. (2006) Sesto Rapporto sulla comunicazione. Le diete mediatiche degli italiani nello scenario europeo. Franco Angeli, Milano. Civati, S. (1999) Una nuova domanda di informazione e orientamento. Informagiovani: tra rischio di decadimento e possibilità di sviluppo/1, in Animazione Sociale, n. 6/7 Civati, S. (1999) Per un modello sociale di Informagiovani. Informagiovani: tra rischio di decadimento e possibilità di sviluppo/2, in Animazione Sociale, n. 8/9 Corbetta, P. (1999) Metodologia e tecniche della ricerca sociale. Il Mulino, Bologna. Corrao, S. (2000) Il focus group, Franco Angeli, Milano. 262 Bibliografia Gallini, R., Maurizio, R., Melgiovanni R., Pascali, A. (2007) Giovani e informazione. Bisogni, strumenti, prospettive, EGA, Torino. Olivetti Manoukian, F. (2007) Per sintonizzarci rispetto alla ricercaazione, in Spunti, n.9 Prensky M. (2001), Digital Natives, Digital Immigrants, in On the Horizon, NCB University Press, Vol. 9, n. 5 Scifo, B. (2005) Culture mobili. Ricerche sull’adozione giovanile della telefonia cellulare, Vita e Pensiero, Milano. Tirocchi S. Andò R. Antenore M., (2002) Giovani a parole. Dalla generazione media alla networked generation, Guerini e Associati, Milano. Volpini, D. (2005) La Ricerca-Azione partecipata nello sviluppo medicosanitario, in Todisco A., Gini G., Volpini M. P., Immigrazione, salute e partecipazione. Aspetti critici e nuove prospettive operative, IIMS, Roma. 263 Molte gioventù, nuovi Informagiovani Ringraziamenti Il ringraziamento è rivolto a tutti coloro che hanno contribuito a vario titolo alla realizzazione della ricerca-azione. Innanzitutto agli autori che ne hanno condotto il percorso, a chi ha partecipato attivamente al gruppo di lavoro che ha costituito il Laboratorio di riprogettazione della funzione informativa degli IG, a chi è stato intervistato e a chi ha offerto il suo prezioso supporto nella fase di correzione dei testi, in particolare a Danilo Fiacconi, Viviana Bonora, Sonia Salzotto e Viviana Verderese, “antenne territoriali” del sistema informativo regionale. I responsabili e gli operatori di tutti i Centri e Punti Informagiovani del Piemonte: Acqui Terme, Alba, Alessandria, Alpignano, Asti, Avigliana, Biella, Borgaro Torinese, Borgo San Dalmazzo, Borgolavezzaro, Borgomanero, Bra, Brandizzo, Busca, Buttigliera Alta, Candiolo, Caraglio, Carmagnola, Caselette, Caselle Torinese, Cerano, Ceva, Cherasco, Chieri, Chivasso, Cirié, Collegno, Condove, Cortemilia, Cossato, Cuneo, Cuorgnè, Domodossola, Dronero, Fossano, Garessio, Gattinara, Grignasco, Grugliasco, Ivrea, Leinì, Mappano, Moncalieri, Mondovì, Nichelino, Nizza Monferrato, None, Novara, Novi Ligure, Omegna, Ovada, Perosa Argentina, Pinerolo, Piossasco, Racconigi, Rivalta Bormida, Rivalta Torinese, Rivara Canadese, Rivarolo Canadese, Rivoli, Rubiana, Saluzzo, San Giorio di Susa, San Mauro Torinese, Sant'ambrogio di Torino, Sant'Antonino di Susa, Santhià, Savigliano, Serravalle Scrivia, Settimo Torinese, Sozzago, Strambino, Torino, Trecate, Trino, Trofarello, Valenza Po, Varallo Pombia, Varallo Sesia, Venaria Reale, Verbania, Vercelli, Villardora, Villarfocchiardo, Vinovo, Volpiano. I ragazzi e le ragazze dei due gruppi giovanili: AB, Andrea, Arianna, Aziz, Cecilia, Chiara, Christian, Elena, Elisa, Emanuela, Erica, Federica, Francesco, Housmi, Leonardo, Letizia, Luca, Mattia, Raffaella, Roberto, Samuele, Sara, Simona, Sonia, Stefania, Valentina. I referenti delle Cooperative sociali: Giovanni Campagnoli (Vedogiovane, Borgomanero), Viviana Girard (ORSo, Torino) e Gianclaudio Santo (Educazione Progetto, Torino). Gli esperti del mondo della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie: Claudia Cagliano, Marta Consolini, Marco Maccarini, Paolo Messina, Elisa Nobile, Paolo Severini, Marcello Testi. 264 Indice Introduzione di Marta Levi, Assessore alle Politiche Giovanili della Città di Torino, e Rinaldo Chiola, Assessore alle Politiche Giovanili della Città di Biella pag. 5 Prefazione di Maria Grazia Gay, per il Coordinamento regionale Informagiovani del Piemonte 7 Capitolo 1 Il progetto di ricerca-azione partecipata: alcuni elementi di metodo di Francesca Rascazzo 1.1 1.2 1.3 1.3.1 1.3.2 1.3.3 1.4 Molte gioventù, nuovi Informagiovani La scelta del modello di ricerca e la definizione delle aree di intervento Gli interlocutori e gli strumenti della ricerca L’intervista collettiva con i gruppi di giovani I nove focus group con gli operatori degli Informagiovani Le interviste ai rappresentanti delle cooperative e agli esperti Note sull’analisi dei dati e sulla lettura del testo 15 17 20 21 23 26 29 Capitolo 2 Uno sguardo dal mondo dei giovani di Monica Reynaudo 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 Premessa Giovani in cerca di informazioni: logiche, strategie, strumenti, luoghi, tempi Giovani e mezzi di comunicazione di massa Giovani e temi socialmente “difficili” Giovani tra informazione e partecipazione, tra sé e l’istituzione Giovani e IG: un territorio inesplorato 265 31 32 39 43 45 48 Capitolo 3 Una lettura dai territori: gli operatori Informagiovani di Monica Reynaudo 3.1 3.2 3.3 3.3.1 3.3.2 3.4 3.4.1 3.4.2 3.5 3.6 3.7 3.8 3.8.1 3.8.2 3.8.3 3.9 3.10 3.10.1 3.10.2 3.11 3.11.1 3.11.2 3.11.3 3.12 3.13 Premessa Dentro i territori, dentro gli IG Voci sull’operatore IG dagli operatori IG: le autodefinizioni (a cura di Francesca Rascazzo) L'operatore: ruoli, competenze e professionalità Le competenze dell’operatore L’importanza della formazione, dell’affiancamento iniziale e di un buon livello di expertise La funzione informativa: oggi e domani Esercitare una funzione informativa oggi Due nodi per una migliore informazione: identità e organizzazione Tra informare ed educare L’utenza e i temi Strumenti per l'attività informativa Innovazione e promozione del servizio Verso una maggiore centralità dell’orientatamento e dell’approfondimento Verso un ripensamento della dotazione strumentale Verso un ripensamento dei metodi Informazione e partecipazione Rete e territori I punti di forza I nodi di lavoro e le difficoltà Gli IG e le istituzioni locali Quando l’IG è dentro una logica di politica locale Quando l’IG pare non riconosciuto e dimenticato Quando l’IG è oggetto di riduzione di investimenti Informagiovani e Politiche Giovanili Il Coordinamento regionale pag. 52 53 57 65 65 76 79 80 88 94 98 106 110 110 111 112 113 115 115 119 121 122 124 125 127 131 3.13.1 3.13.2 I punti di forza I punti di criticità pag. 131 134 Capitolo 4 Una serie di prospettive dalla cooperazione sociale di Monica Reynaudo 4.1 4.1.1 4.1.2 4.1.3 4.2 4.3 4.4 4.4.1 4.4.2 4.5 4.6 Premessa Giovani e giovani, bisogni e bisogni Leggere i giovani in chiave di “categorie” vecchie e nuove Leggere i giovani in termini di bisogni evolutivi e di relazione Leggere i giovani in termini di bisogni sui contenuti Prospettive dall’esterno degli IG, prospettive di cooperazione Prospettive dall’interno degli IG, prospettive di dinamizzazione Informagiovani: verso dove? Verso che cosa? Elementi di modello per definire l’identità degli IG Proposte di azione L’operatore IG Il Coordinamento regionale 138 139 139 141 144 146 150 153 154 160 171 176 Capitolo 5 Il punto di vista di alcuni esperti dal mondo della comunicazione, del marketing e delle nuove tecnologie di Monica Reynaudo 5.1 5.1.1 5.1.2 5.2 Premessa Giovani e giovani: da categoria commerciale ad attori Bisogni informativi e contenuti Bisogni informativi e processi Comunicare ai giovani: suggerimenti di strategia e di metodo 179 181 185 188 191 5.2.1 5.2.2 5.3 5.3.1 5.3.2 5.4 Metodi e strumenti Spazi e soluzioni per raggiungere i ragazzi Il valore aggiunto degli Informagiovani Operatori e strumenti per un efficace esercizio della funzione informativa IG e partecipazione dei giovani: strategie di azioni futuribili Nuove Tecnologie in relazione agli IG pag. 193 197 199 204 209 219 Capitolo 6 Considerazioni conclusive e proposte di lavoro di Michele Gagliardo 6.1 6.2 6.2.1 6.2.2 6.2.3 Premessa Centralità dell’informazione e valore degli Informagiovani Strategie di sviluppo Azioni di sistema Differenziazione e integrazione delle politiche informative Interventi per il miglioramento dei servizi 227 228 232 233 247 251 Appendice La “Carta europea dell’informazione per la gioventù” 258 Bibliografia 262 Ringraziamenti 264 cop_informagiovani:cop_informagiovani 20-10-2008 8:51 Pagina 1 MOLTE GIOVENTÙ, NUOVI INFORMAGIOVANI Le “molte gioventù” che oggi approdano agli Informagiovani sono costituite da adolescenti e universitari, ma anche da giovani-adulti e persone di origine straniera, per di più provenienti da territori profondamente differenti. Ciascuno secondo le proprie specificità, questi giovani cittadini sono portatori di bisogni informativi molteplici e ricercano costantemente indicazioni, orientamento, luoghi e strumenti utili al reperimento delle informazioni. Di fronte ad orizzonti così mutevoli e complessi, la funzione informativa appare agli operatori spesso difficile da progettare e attuare, ma è proprio in contesti critici come questi che può e deve ritrovare nuove potenzialità per rilanciare il proprio ruolo. Tutto il sistema informativo regionale può rinnovarsi: occorre che si agisca con dinamismo, tempo, disponibilità al confronto, adottando una cornice di lettura della funzione informativa intesa come processo non solo legato al front office, ma connesso a una logica ben più ampia di lavoro di comunità. Questa è solo una delle direzioni di lavoro emerse nella ricercaazione partecipata realizzata dal Coordinamento regionale degli Informagiovani del Piemonte insieme al Gruppo Abele e presentata in questo testo. Le varie linee di sviluppo e ridefinizione future sono scaturite proprio dall’ascolto dei giovani, degli operatori sul territorio, dei rappresentanti di cooperative impegnate nella gestione dei servizi e di esperti nei campi della comunicazione, del marketing e delle Nuove Tecnologie. In particolare, la partecipazione di coloro che tutti i giorni esercitano una funzione informativa è stato un elemento fondamentale per cercare di costruire visioni condivise di un futuro innovativo e sostenibile per il servizio. Città di BIELLA MOLTE GIOVENTÙ, NUOVI INFORMAGIOVANI Laboratorio di riprogettazione della funzione informativa Coordinamento regionale Informagiovani del Piemonte