fratrumminorum - Prowincja Panewniki
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ACTA ORDINIS FRATRUM MINORUM VEL AD ORDINEM QUOQUO MODO PERTINENTIA IUSSU ET AUCTORITATE Fr. MICHAEL ANTHONY PERRY TOTIUS ORD. FR. MIN. MINISTRI GENERALIS IN COMMODUM PRAESERTIM RELIGIOSORUM SIBI SUBDITORUM IN LUCEM AEDITA Veritatem facientes in caritate (Eph. 4,15). Peculiari prorsus laude dignum putavimus, dilecte Fili, consilium quo horum Actorum collectio atque editio suscepta est. (Ex Epist. L eonis P p . XIII ad Min. Gen.) ROMA CURIA GENERALIS ORDINIS CUM APPROBATIONE ECCLESIASTICA Fr. Michael A. Perry, ofm, Min. Gen. Fr. Luigi Perugini Director Fr. Gianpaolo Masotti Director responsabilis Autoriz. N. 10240 del Trib. di Roma, 8-3-1965 Impaginazione e grafica Fr. Joseph Magro per l’Ufficio Comunicazioni OFM – Roma Stampato dalla Tipografia Mancini s.a.s. – Tivoli (Roma) nel mese di ottobre dell’anno 2015 E SANCTA SEDE 1. Discorso ai partecipanti al Capitolo generale dell’Ordine dei Frati Minori Città del Vaticano, Sala Clementina, 26.05.2015 Nel chiostro del mondo Cari Frati Minori, Siate i benvenuti! Ringrazio il Ministro Generale, Padre Michael Perry, per le sue cordiali parole e gli auguro ogni bene per il compito nel quale è stato confermato. Estendo il mio saluto all’intero Ordine, specialmente ai confratelli malati e anziani, che sono la memoria dell’Ordine e sono la presenza di Cristo crocifisso nell’Ordine. In queste giornate di riflessione e di preghiera, voi vi siete lasciati guidare in particolare da due elementi essenziali della vostra identità: la minorità e la fraternità. Io ho chiesto consiglio a due francescani amici, giovani, dell’Argentina: “Devo dire qualcosa su questo, sulla minorità, dammi un consiglio”. Uno mi ha risposto: “Dio me la conceda ogni giorno”. L’altro mi ha detto: “È quello che cerco di fare tutti i giorni”. Questa è la definizione di minorità che questi due amici, giovani francescani, della mia terra, mi hanno dato. La minorità chiama ad essere e sentirsi piccoli davanti a Dio, affidandosi totalmente alla sua infinita misericordia. La prospettiva della misericordia è incomprensibile per quanti non si riconoscono “minori”, cioè piccoli, bisognosi e peccatori davanti a Dio. Quanto più siamo consapevoli di questo, tanto più siamo vicini alla salvezza; quanto più siamo convinti di essere peccatori, tanto più siamo disposti ad essere salvati. Così accade nel Vangelo: le persone che si riconoscono povere davanti a Gesù vengono salvate; chi invece ritiene di non averne bisogno non riceve la salvezza, non perché non gli sia stata offerta, ma perché non l’ha accolta. Minorità significa anche uscire da sé stessi, dai propri schemi e vedute personali; significa andare oltre le strutture – che pure sono utili se usate saggiamente –, andare oltre le abitudini e le sicurezze, per testimoniare concreta vicinanza ai poveri, ai bisognosi, agli emarginati, in un autentico atteggiamento di condivisione e di servizio. Anche la dimensione della fraternità appartiene in maniera essenziale alla testimonianza evangelica. Nella Chiesa delle origini, i cristiani vivevano a tal punto la comunione fraterna da costituire un segno eloquente e attraente di unità e di carità. La gente era stupita nel vedere i cristiani così uniti nell’amore, così disponibili nel dono e nel perdono vicendevole, così solidali nella misericordia, nella benevolenza, nell’aiuto reciproco, unanimi nel condividere le gioie, le sofferenze e le esperienze della vita. La vostra famiglia religiosa è chiamata ad esprimere questa fraternità concreta, mediante un recupero di fiducia reciproca – e sottolineo questo: recupero di fiducia reciproca - nelle relazioni interpersonali, affinché il mondo veda e creda, riconoscendo che l’amore di Cristo guarisce le ferite e rende una cosa sola. In questa prospettiva, è importante che venga recuperata la coscienza di essere portatori di misericordia, di riconciliazione e di pace. Realizzerete con frutto questa vocazione e missione se sarete sempre più una congregazione “in uscita”. Questo del resto corrisponde al vostro carisma, attestato anche nel “Sacrum Commercium”. In questo racconto sulle vostre origini si narra che ai primi frati fu chiesto di mostrare quale fosse il loro chiostro. Per rispondere, essi salirono su un colle e «mostrando tutt’intorno la terra fin dove giungeva lo sguardo dissero: “Questo è il nostro chiostro”» (SCom 63). Cari fratelli, in questo chiostro, che è il mondo intero, andate ancora oggi spinti dall’amore di Cristo, come vi invita a fare san Francesco, che nella Regola bollata dice: «Consiglio, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore Gesù Cristo, che quando vanno per il mondo, non litighino ed evitino le dispute di parole e non giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti. … In qualunque casa entreranno, dicano prima di tutto: “Pace a questa casa”; e sia loro lecito mangiare di tutti i cibi che saranno loro messi davanti (Rb III, 10-14). Quest’ultima cosa è buona! 186 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 Queste esortazioni sono di grande attualità; sono profezia di fraternità e di minorità anche per il nostro mondo di oggi. Quanto è importante vivere un’esistenza cristiana e religiosa senza perdersi in dispute e chiacchiere, coltivando un dialogo sereno con tutti, con mitezza, mansuetudine e umiltà, con mezzi poveri, annunciando la pace e vivendo sobriamente, contenti di quanto ci è offerto! Ciò richiede anche un impegno deciso nella trasparenza, nell’uso etico e solidale dei beni, in uno stile di sobrietà e di spogliazione. Se, invece, siete attaccati ai beni e alle ricchezze del mondo, e ponete lì la vostra sicurezza, sarà proprio il Signore a spogliarvi da questo spirito di mondanità al fine di preservare il prezioso patrimonio di minorità e di povertà a cui vi ha chiamato per mezzo di san Francesco. O siete voi liberamente poveri e minori, o finirete spogliati. Lo Spirito Santo è animatore della vita religiosa. Più gli diamo spazio, più Egli è l’animatore dei nostri rapporti e della nostra missione nella Chiesa e nel mondo. Quando le persone consacrate vivono lasciandosi illuminare e guidare dallo Spirito, scoprono in questa visione soprannaturale il segreto della loro fraternità, l’ispirazione del loro servizio ai fratelli, la forza della loro presenza profetica nella Chiesa e nel mondo. La luce e la forza dello Spirito vi aiuteranno anche ad affrontare le sfide che sono davanti a voi, in particolare il calo numerico, l’invecchiamento e la diminuzione delle nuove vocazioni. È una sfida, questa. Poi vi dico: il popolo di Dio vi ama. Il Cardinale Quarracino una volta mi ha detto più o meno queste parole: “Nelle nostre città ci sono gruppi o persone un po’ mangiapreti, e quando passa un sacerdote gli dicono certe cose: “Corvo” – in Argentina gli dicono questo –; lo insultano, non fortemente, ma qualcosa gli dicono. Mai, mai, mai – mi diceva Quarracino – dicono queste cose ad un abito francescano”. E perché? Voi avete ereditato un’autorevolezza nel popolo di Dio con la minorità, con la fratellanza, con la mitezza, con l’umiltà, con la povertà. Per favore, conservatela! Non perdetela! Il popolo vi vuole bene, vi ama. Vi sia di incoraggiamento nel vostro cammino la stima di questa buona gente, come pure l’affetto e l’apprezzamento dei Pastori. Affido l’intero Ordine alla materna protezione della Vergine Maria, da voi venerata come speciale Patrona con il titolo di Immacolata. Vi accompagni anche la mia Benedizione che di cuore vi imparto; e, per favore, non dimentica- tevi di pregare per me, ne ho bisogno. Grazie! Papa Francesco [L’Osservatore Romano, 27 maggio 2015, p. 8] 2. Viaggio Apostolico a Sarajevo Sarajevo, Bosnia/Erzegovina, 06.06.2015 1. Discorso nell’incontro con le Autorità Signori Membri della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina, Signor Presidente di turno, Membri del Corpo Diplomatico, Cari fratelli e sorelle! Ringrazio vivamente i membri della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina per la gentile accoglienza, e in particolare per le cordiali espressioni di saluto rivoltemi a nome di tutti dal Signor Presidente di turno Mladen Ivanić. È per me motivo di gioia trovarmi in questa città che ha tanto sofferto per i sanguinosi conflitti del secolo scorso e che è tornata ad essere luogo di dialogo e pacifica convivenza. È passata da una cultura dello scontro, della guerra, a una cultura dell’incontro. Sarajevo e la Bosnia ed Erzegovina rivestono uno speciale significato per l’Europa e per il mondo intero. Da secoli in questi territori sono presenti comunità che professano religioni diverse e appartengono a diverse etnie e culture, ciascuna delle quali è ricca delle sue peculiari caratteristiche e gelosa delle sue specifiche tradizioni, senza che questo abbia impedito per lungo tempo l’instaurarsi di relazioni reciproche amichevoli e cordiali. Anche la stessa struttura architettonica di Sarajevo ne porta visibili e consistenti tracce, poiché nel suo tessuto urbanistico sorgono, a breve distanza l’una dall’altra, sinagoghe, chiese e moschee, tanto che la città ricevette l’appellativo di “Gerusalemme d’Europa”. Essa infatti rappresenta un crocevia di culture, nazioni e religioni; e tale ruolo richiede di costruire sempre nuovi ponti e di curare e restaurare quelli esistenti, perché sia assicurata un’agevole, sicura e civile comunicazione. Abbiamo bisogno di comunicare, di scoprire le ricchezze di ognuno, di valorizzare ciò che ci unisce e di guardare alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto di tutti. È necessario un dialogo paziente e fiducioso, E SANCTA SEDE in modo che le persone, le famiglie e le comunità possano trasmettere i valori della propria cultura e accogliere il bene proveniente dalle esperienze altrui. In tal modo, anche le gravi ferite del recente passato possono essere rimarginate e si può guardare al futuro con speranza, affrontando con animo libero da paure e rancori i quotidiani problemi che ogni comunità civile è chiamata ad affrontare. Sono venuto come pellegrino di pace e di dialogo, 18 anni dopo la stiorica visita di san Giovanni Paolo II, avvenuta a meno di due anni dalla firma degli Accordi di Pace di Dayton. Sono lieto di vedere i progressi compiuti, per i quali occorre ringraziare il Signore e tante persone di buona volontà. È però importante non accontentarsi di quanto finora realizzato, ma cercare di compiere passi ulteriori per rinsaldare la fiducia e creare occasioni per accrescere la mutua conoscenza e stima. Per favorire questo percorso sono fondamentali la vicinanza – la vicinanza! – e la collaborazione della Comunità internazionale, in particolare dell’Unione Europea, e di tutti i Paesi e le Organizzazioni presenti e operanti sul territorio della Bosnia ed Erzegovina. La Bosnia ed Erzegovina è infatti parte integrante dell’Europa; i suoi successi e i suoi drammi si inseriscono a pieno titolo nella storia dei successi e dei drammi europei, e sono nel medesimo tempo un serio monito a compiere ogni sforzo perché i processi di pace avviati diventino sempre più solidi e irreversibili. In questa terra, la pace e la concordia tra Croati, Serbi e Bosgniachi, le iniziative volte ad accrescerle ulteriormente, le relazioni cordiali e fraterne tra musulmani, ebrei, cristiani e altre minoranze religiose, rivestono un’importanza che va ben al di là dei suoi confini. Esse testimoniano al mondo intero che la collaborazione tra varie etnie e religioni in vista del bene comune è possibile, che un pluralismo di culture e tradizioni può sussistere e dare vita a soluzioni originali ed efficaci dei problemi, che anche le ferite più profonde possono essere sanate da un percorso che purifichi la memoria e dia speranza per l’avvenire. Io ho visto oggi questa speranza in quei bambini che ho salutato all’aeroporto - islamici, ortodossi, ebrei, cattolici e altre minoranze - tutti insieme, gioiosi! Questa è la speranza! Facciamo la scommessa su questo. Abbiamo tutti bisogno, per opporci con successo alla barbarie di chi vorrebbe fare di 187 ogni differenza l’occasione e il pretesto di violenze sempre più efferate, di riconoscere i valori fondamentali della comune umanità, valori in nome dei quali si può e si deve collaborare, costruire e dialogare, perdonare e crescere, permettendo all’insieme delle diverse voci di formare un nobile e armonico canto, piuttosto che urla fanatiche di odio. I responsabili politici sono chiamati al nobile compito di essere i primi servitori delle loro comunità con un’azione che salvaguardi in primo luogo i diritti fondamentali della persona umana, tra i quali spicca quello alla libertà religiosa. In tal modo sarà possibile costruire, con concretezza d’impegno, una società più pacifica e giusta, avviando a soluzione, con l’aiuto di ogni componente, i molteplici problemi della vita quotidiana del popolo. Perché ciò avvenga è indispensabile l’effettiva uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e nella sua attuazione, qualunque sia la loro appartenenza etnica, religiosa e geografica: così tutti indistintamente si sentiranno pienamente partecipi della vita pubblica e, godendo dei medesimi diritti, potranno attivamente dare il loro specifico contributo al bene comune. Illustri Signori e Signore, la Chiesa Cattolica partecipa, attraverso la preghiera e l’azione dei suoi fedeli e delle sue istituzioni, all’opera di ricostruzione materiale e morale della Bosnia ed Erzegovina, condividendone le gioie e le preoccupazioni, desiderosa di testimoniare con impegno la sua speciale vicinanza verso i poveri e i bisognosi, mossa nel fare questo dall’insegnamento e dall’esempio del suo divino Maestro, Gesù. La Santa Sede si felicita per il cammino fatto in questi anni ed assicura la sua sollecitudine nel promuovere la collaborazione, il dialogo e la solidarietà, sapendo che la pace e il reciproco ascolto in una convivenza civile e ordinata sono le condizioni indispensabili per un autentico e duraturo sviluppo. Essa auspica vivamente che la Bosnia ed Erzegovina, con l’apporto di tutti, dopo che le nuvole nere della tempesta si sono finalmente allontanate, possa procedere sulla via intrapresa, in modo che, dopo il gelido inverno, fiorisca la primavera. E si vede fiorire qui la primavera. Con questi sentimenti imploro dall’Altissimo pace e prosperità per Sarajevo e tutta la Bosnia ed Erzegovina. Grazie. Papa Francesco 188 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 2. Omelia nella Celebrazione eucaristica Sarajevo, Stadio Koševo, 06.06.2015 Cari fratelli e sorelle, nelle Letture bibliche che abbiamo ascoltato è risuonata più volte la parola “pace”. Parola profetica per eccellenza! Pace è il sogno di Dio, è il progetto di Dio per l’umanità, per la storia, con tutto il creato. Ed è un progetto che incontra sempre opposizione da parte dell’uomo e da parte del maligno. Anche nel nostro tempo l’aspirazione alla pace e l’impegno per costruirla si scontrano col fatto che nel mondo sono in atto numerosi conflitti armati. È una sorta di terza guerra mondiale combattuta “a pezzi”; e, nel contesto della comunicazione globale, si percepisce un clima di guerra. C’è chi questo clima vuole crearlo e fomentarlo deliberatamente, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi. Ma la guerra significa bambini, donne e anziani nei campi profughi; significa dislocamenti forzati; significa case, strade, fabbriche distrutte; significa soprattutto tante vite spezzate. Voi lo sapete bene, per averlo sperimentato proprio qui: quanta sofferenza, quanta distruzione, quanto dolore! Oggi, cari fratelli e sorelle, si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra! All’interno di questo clima di guerra, come un raggio di sole che attraversa le nubi, risuona la parola di Gesù nel Vangelo: «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9). È un appello sempre attuale, che vale per ogni generazione. Non dice “Beati i predicatori di pace”: tutti sono capaci di proclamarla, anche in maniera ipocrita o addirittura menzognera. No. Dice: «Beati gli operatori di pace», cioè coloro che la fanno. Fare la pace è un lavoro artigianale: richiede passione, pazienza, esperienza, tenacia. Beati sono coloro che seminano pace con le loro azioni quotidiane, con atteggiamenti e gesti di servizio, di fraternità, di dialogo, di misericordia… Questi sì, «saranno chiamati figli di Dio», perché Dio semina pace, sempre, dovunque; nella pienezza dei tempi ha seminato nel mondo il suo Figlio perché avessimo la pace! Fare la pace è un lavoro da portare avanti tutti i giorni, passo dopo passo, senza mai stancarsi. E come si fa, come si costruisce la pace? Ce lo ha ricordato, in maniera essenziale, il profeta Isaia: «Praticare la giustizia darà pace» (32,17). “Opus iustitiae pax”, secondo la versione della “Vulgata” diventata un celebre motto, adottato anche profeticamente dal Papa Pio XII. La pace è opera della giustizia. Anche qui: non una giustizia declamata, teorizzata, pianificata… ma la giustizia praticata, vissuta. E il Nuovo Testamento ci insegna che il pieno compimento della giustizia è amare il prossimo come sé stessi (cfr Mt 22,39; Rm 13,9). Quando, con la grazia di Dio, noi seguiamo questo comandamento, come cambiano le cose! Perché cambiamo noi! Quella persona, quel popolo, che vedevo come nemico, in realtà ha il mio stesso volto, il mio stesso cuore, la mia stessa anima. Abbiamo lo stesso Padre nei cieli. Allora la vera giustizia è fare a quella persona, a quel popolo, ciò che vorrei fosse fatto a me, al mio popolo (cfr Mt 7,12). San Paolo, nella seconda Lettura, ci ha indicato gli atteggiamenti necessari per fare la pace: «Rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei confronti di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi» (3,12-13). Ecco gli atteggiamenti per essere “artigiani” di pace nel quotidiano, là dove viviamo. Non illudiamoci però che questo dipenda solo da noi! Cadremmo in un moralismo illusorio. La pace è dono di Dio, non in senso magico, ma perché Lui, con il suo Spirito, può imprimere questi atteggiamenti nei nostri cuori e nella nostra carne, e fare di noi dei veri strumenti della sua pace. E, andando in profondità, l’Apostolo dice che la pace è dono di Dio perché è frutto della sua riconciliazione con noi. Solo se si lascia riconciliare con Dio, l’uomo può diventare operatore di pace. Cari fratelli e sorelle, oggi domandiamo insieme al Signore, per intercessione della Vergine Maria, la grazia di avere un cuore semplice, la grazia della pazienza, la grazia di lottare e lavorare per la giustizia, di essere misericordiosi, di operare per la pace, di seminare la pace e non guerra e discordia. Questo è il cammino che rende felici, che rende beati. Papa Francesco E SANCTA SEDE 3. Discurso a los sacerdotes, religiosos y seminaristas en la catedral Tenía preparado un discurso para vosotros, pero después de escuchar el testimonio de este sacerdote, de este Religioso, de esta Religiosa, siento la necesidad de hablaros de manera espontánea. Ellos nos han contado vida, nos han contado experiencias, nos han contado muchas cosas feas y hermosas. Le doy el discurso – que es bonito- al Cardenal Arzobispo. Los testimonios hablaban por sí mismos. ¡Y esta es la memoria de vuestro pueblo! Un pueblo que olvida su memoria no tiene futuro. Esta es la memoria de vuestros padres y madres en la fe: aquí sólo han hablado tres personas, pero detrás de ellas hay tantos y tantas que han sufrido las mismas cosas. Queridas hermanas, queridos hermanos, no tenéis ningún derecho a olvidar vuestra historia. No para vengaros, sino para hacer la paz. No para mirar [estos testimonios] como una cosa extraña, sino para amar como ellos han amado. En vuestra sangre, en vuestra vocación, está la vocación, está la sangre de estos tres mártires. Y está la sangre y está la vocación de tantas religiosas, tantos sacerdotes, tantos seminaristas. El autor de la Carta a los Hebreos nos dice: Por favor, no os olvidéis de vuestros antepasados, que os han transmitido la fe. Estos [señala a los testigos] os han transmitido la fe; estos os han transmitido cómo se vive la fe. El mismo Pablo nos dice: “No os olvidéis de Jesucristo”, el primer Mártir. Y estos han seguido las huellas de Jesús. Retomar la memoria para hacer la paz. Algunas palabras se me han quedado grabadas en el corazón. Una, repetida: “perdón”. Un hombre, una mujer que se consagra al servicio del Señor y no sabe perdonar, no sirve. Perdonar a un amigo que te ha dicho una mala palabra, con el que habías discutido, o a una religiosa que tiene celos de ti, no es tan difícil. Pero perdonar al que te golpea, a quien te tortura, a quien te pisotea, a quien te amenaza con un fusil para matarte, eso es difícil. Y ellos lo han hecho, y predican que se haga. Otra palabra que se me ha grabado es la de los 120 días del campo de concentración. Cuántas veces el espíritu del mundo nos hace olvidar estos antepasados nuestros, el sufrimiento de nuestros antepasados. Esos días están contados, y no por días, sino por minutos, porque cada minuto, cada hora es una tortu- 189 ra. Vivir todos juntos, sucios, sin comida, sin agua, con calor o con frío, ¡y esto durante tanto tiempo! Y nosotros, que nos quejamos cuando nos duele un diente, o queremos tener la televisión en nuestra habitación con tantas comodidades, y que hablamos de la superiora o del superior cuando la comida no es muy buena ... No olvidéis, por favor, los testimonios de vuestros antepasados. Pensad en lo mucho que han sufrido estas personas; pensad en esos seis litros de sangre que ha recibido el padre – el primero que ha hablado – para sobrevivir. Y llevad una vida digna de la cruz de Jesucristo. Religiosas, sacerdotes, obispos, seminaristas mundanos, son una caricatura, no sirven. No tienen la memoria de los mártires. Han perdido la memoria de Jesucristo crucificado, nuestra única gloria. Otra cosa que me viene a la mente es aquel miliciano que dio una pera a la religiosa; y aquella mujer musulmana que ahora vive en Estados Unidos, que dio de comer... Todos somos hermanos. Incluso aquel hombre cruel pensó... No sé lo que pensó, pero sintió el Espíritu Santo en su corazón y tal vez pensó en su madre y dijo: “Toma esta pera y no digas nada”. Y aquella mujer musulmana fue más allá de las diferencias religiosas: amaba. Creía en Dios e hizo el bien. Buscad el bien de todos. Todos tienen la posibilidad, la semilla del bien. Todos somos hijos de Dios. Dichosos vosotros que tenéis tan cerca estos testimonios: por favor, no los olvidéis. Que vuestra vida crezca con este recuerdo. Pienso en aquel sacerdote, cuyo papá murió cuando él era un niño, después murió la mamá, después su hermana, y quedó solo... Pero él era el fruto de un amor, de un amor matrimonial. Pensad en aquella religiosa mártir: también ella era hija de una familia. Y pensad también en el franciscano, con dos hermanas franciscanas; y me viene a la mente lo que ha dicho el Cardenal Arzobispo: ¿qué pasa con el jardín de la vida, es decir la familia? Algo malo, sucede: que no florece. Rezad por las familias, para que florezcan con muchos hijos y haya también muchas vocaciones. Y, por último, quisiera deciros que ésta ha sido una historia de crueldad. También hoy, en esta guerra mundial vemos tantas, tantas, tantas crueldades. Haced siempre lo contrario de la crueldad: tened actitudes de ternura, de fraternidad, de perdón. Y llevad la Cruz de Jesucristo. La Iglesia, la santa Madre Iglesia, 190 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 os quiere así: pequeños, pequeños mártires, delante de estos pequeños mártires, pequeños testigos de la Cruz de Jesús. Que el Señor os bendiga. Y, por favor, rezad por mí. Gracias. Papa Francisco Queridos hermanos y hermanas: Saludo afectuosamente a todos vosotros, así como a vuestros hermanos y hermanas enfermos y ancianos que no pueden estar aquí, pero están con nosotros espiritualmente. Doy las gracias al Cardenal Puljić por sus palabras, como también a Sor Ljubica, al Reverendo Zvonimir y Fray Jozo por sus testimonios. Agradezco a todos el servicio que hacéis al Evangelio y a la Iglesia. He venido a vuestra tierra como peregrino de paz y de diálogo, para confirmar y animar a los hermanos en la fe, y en particular a vosotros, llamados a trabajar “a tiempo completo” en la viña del Señor. Él nos dice: «Yo estoy con vosotros todos los días, hasta el final de los tiempos» (Mt 28,21). Esta es la certeza que infunde consuelo y esperanza, especialmente en los momentos difíciles para el ministerio. Pienso en los sufrimientos y en las pruebas pasadas y presentes de vuestras comunidades cristianas. Incluso viviendo en esas situaciones, vosotros no os habéis rendido, habéis resistido, esforzándoos por afrontar las dificultades personales, sociales y pastorales con incansable espíritu de servicio. El Señor os lo recompense. Imagino que la situación numéricamente minoritaria de la Iglesia Católica en vuestra tierra, así como los fracasos del ministerio, en ocasiones os hacen sentir como los discípulos de Jesús cuando, habiendo bregado toda la noche, no habían pescado nada (cf. Lc 5,5). Pero es precisamente en estos momentos, si nos fiamos del Señor, cuando experimentamos el poder de su Palabra, la fuerza de su Espíritu, que renueva en nosotros la confianza y la esperanza. La fecundidad de nuestro servicio depende sobre todo de la fe; la fe en el amor de Cristo, del cual nada podrá separarnos, como afirma el apóstol Pablo, que de pruebas entendía (cf. Rm 8,35-39). Y también la fraternidad nos sostiene y nos anima; la fraternidad entre sacerdotes, entre religiosos, entre laicos consagrados, entre seminaristas; la fraternidad entre todos nosotros, a quienes el Señor ha llamado a dejarlo todo para seguirlo, nos da alegría y consuelo, y hace más eficaz nuestro trabajo. Nosotros somos testimonio de fraternidad. «Tened cuidado de vosotros y de todo el rebaño» (Hch 20,28). Esta exhortación de san Pablo –narrada en los Hechos de los Apóstoles- nos recuerda que, si queremos ayudar los demás a ser santos, debemos cuidar de nosotros mismos, es decir, de nuestra santificación. Y, de la misma manera, la dedicación al pueblo fiel de Dios, la inmersión en su vida y sobre todo la cercanía a los pobres y a los pequeños nos hace crecer en la configuración con Cristo. El cuidado del propio camino personal y la caridad pastoral hacia los demás van siempre juntas y se enriquecen mutuamente. No van nunca por separado. ¿Qué significa para un sacerdote y para una persona consagrada, hoy, aquí en Bosnia y Herzegovina, servir al rebaño de Dios? Pienso que significa realizar la pastoral de la esperanza, cuidando las ovejas que están en el redil, pero también yendo, saliendo en la búsqueda de cuantos esperan la Buena Noticia y no saben hallar o reencontrar solos el camino que conduce a Jesús. Encontrar a la gente allí donde vive, incluso aquella parte del rebaño que está fuera del redil, lejos, en ocasiones sin conocer aún a Jesucristo. Cuidar la formación de los católicos en la fe y en la vida cristiana. Animar los fieles laicos a ser protagonistas de la misión evangelizadora de la Iglesia. Por tanto, os exhorto a formar comunidades católicas abiertas y “en salida”, capaces de acogida y de encuentro, y que den testimonio con valentía del Evangelio. El sacerdote, el consagrado está llamado a vivir las inquietudes y las esperanzas de su gente; a actuar en los contextos concretos de su tiempo, con frecuencia caracterizado por tensión, discordia, desconfianza, precariedad y pobreza. Ante las situaciones más dolorosas, pidamos a Dios un corazón que sepa conmoverse, capacidad de empatía; no hay mejor testimonio que estar cerca de las necesidades materiales y espirituales de los demás. Es nuestra tarea como obispos, sacerdotes y religiosos hacer sentir a las personas la cercanía de Dios, su mano que conforta y sana; acercarse a las heridas y a las lágrimas de nuestro pueblo; no nos cansemos de abrir el corazón y de tender la mano a cuantos nos piden ayuda y a cuantos, quizás por pudor, no la piden, pero tienen gran necesidad. A este respecto, deseo expresar mi reconocimiento a las religiosas, por todo lo E SANCTA SEDE que hacen con generosidad y sobre todo por su presencia fiel y solícita. Queridos sacerdotes, religiosos y religiosas, os animo a proseguir con alegría vuestro servicio pastoral, cuya fecundidad viene de la fe y la gracia, pero también del testimonio de una vida humilde y despegada de los intereses del mundo. No caigáis, por favor, en la tentación de formar una especie de elite cerrada en sí misma. El generoso y transparente testimonio sacerdotal y religioso constituyen un ejemplo y un estímulo para los seminaristas y para cuantos el Señor llama a servirlo. Estando al lado de los jóvenes, invitándolos a compartir experiencias de servicio y de oración, los ayudáis a descubrir el amor de Cristo y a abrirse a la llamada del Señor. Que los fieles laicos puedan ver en vosotros aquel amor fiel y generoso que Cristo ha dejado como testamento a sus discípulos. Y una palabra en particular para vosotros, queridos seminaristas. Entre los bellos testimonios de consagrados de vuestra tierra, recordamos al siervo de Dios Petar Barbarić. Él une Herzegovina, donde nace, con Bosnia, donde emite su profesión, y une también a todo el clero, tanto diocesano como religioso. Este joven candidato al sacerdocio, con su vida virtuosa, sea para todos un gran ejemplo. La Virgen María está siempre con nosotros, como madre atenta. Ella es la primera discípula del Señor y ejemplo de vida dedicada a Él y a los hermanos. Cuando nos encontramos en una dificultad o ante una situación que nos hace sentir impotentes, nos dirigimos a Ella con confianza de hijos. Y Ella siempre nos dice – como en las bodas de Caná- : «Haced lo que Él os diga» (Jn 2,5). Nos enseña a escuchar a Jesús y a seguir su Palabra, pero con fe. Este es su secreto, que como madre nos quiere transmitir: la fe, aquella fe genuina, de la que basta una migaja para mover montañas. Con este confiado abandono, podemos servir al Señor con alegría y ser por dondequiera sembradores de esperanza. Os aseguro mi recuerdo en la oración y bendigo de corazón a todos vosotros y a vuestras comunidades. Por favor, no os olvidéis de rezar por mí. Papa Francisco 4. Discorso nell’incontro ecumenico e interreligioso Sarajevo, Centro internazionale studentesco francescano, 06.06.2015 191 Cari fratelli e sorelle, sono lieto di partecipare a questo incontro, che riunisce i rappresentanti delle confessioni religiose presenti in Bosnia ed Erzegovina. Rivolgo un cordiale saluto a ciascuno di voi e alle vostre comunità, e ringrazio in particolare per le cortesi espressioni e le riflessioni che sono state proposte. E sentendole posso dirvi che mi hanno fatto bene! L’incontro di oggi è segno di un comune desiderio di fraternità e di pace; esso dà testimonianza di un’amicizia che state costruendo negli anni e che già vivete nella quotidiana convivenza e collaborazione. Essere qui è già un “messaggio” di quel dialogo che tutti cerchiamo e per il quale lavoriamo. Vorrei specialmente ricordare, quale frutto di questo desiderio d’incontro e di riconciliazione, l’istituzione, nel 1997, del locale Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che raduna musulmani, cristiani ed ebrei. Mi rallegro per l’opera che il Consiglio sta svolgendo con la promozione di diverse attività di dialogo, il coordinamento di iniziative comuni e il confronto con le Autorità statali. Il vostro lavoro è molto prezioso in questa regione, e a Sarajevo in particolare, crocevia di popoli e di culture, dove la diversità, se da un lato costituisce una grande risorsa che ha permesso lo sviluppo sociale, culturale e spirituale di questa regione, dall’altro è stata motivo di dolorose lacerazioni e sanguinose guerre. Non è un caso che la nascita del Consiglio per il Dialogo Interreligioso e le altre apprezzabili iniziative in campo interreligioso ed ecumenico siano avvenute alla fine della guerra, come una risposta all’esigenza di riconciliazione e di fronte alla necessità di ricostruire una società dilaniata dal conflitto. Il dialogo interreligioso, infatti, qui come in ogni parte del mondo, è una condizione imprescindibile per la pace, e per questo è un dovere per tutti i credenti (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 250). Il dialogo interreligioso, prima ancora di essere discussione sui grandi temi della fede, è una «conversazione sulla vita umana» (ibid.). In esso si condivide la quotidianità dell’esistenza, nella sua concretezza, con le gioie e i dolori, le fatiche e le speranze; si assumono responsabilità comuni; si progetta un futuro migliore per tutti. Si impara a vivere insieme, a conoscersi e ad accettarsi nelle rispettive di- 192 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 versità, liberamente, per quello che si è. Nel dialogo si riconosce e si sviluppa una comunanza spirituale, che unifica e aiuta a promuovere i valori morali, i grandi valori morali, la giustizia, la libertà e la pace. Il dialogo è una scuola di umanità e un fattore di unità, che aiuta a costruire una società fondata sulla tolleranza e il mutuo rispetto. Per questo motivo, il dialogo interreligioso non può limitarsi solo a pochi, ai soli responsabili delle comunità religiose, ma dovrebbe estendersi quanto più è possibile a tutti i credenti, coinvolgendo le diverse sfere della società civile. E un’attenzione particolare meritano in tal senso i giovani, chiamati a costruire il futuro di questo Paese. Tuttavia, è sempre bene ricordare che il dialogo, per essere autentico ed efficace, presuppone una identità formata: senza identità formata, il dialogo è inutile o dannoso. Questo lo dico pensando ai giovani, ma vale per tutti. Apprezzo sinceramente quanto avete fatto sino ad ora e vi incoraggio in questo vostro impegno per la causa della pace, della quale voi, come leader religiosi, siete i primi custodi qui in Bosnia ed Erzegovina. Vi assicuro che la Chiesa Cattolica continuerà a dare il suo pieno appoggio e ad assicurare la sua completa disponibilità. Siamo tutti consapevoli che c’è ancora tanta strada da percorrere. Non lasciamoci, però, scoraggiare dalle difficoltà e continuiamo con perseveranza nel cammino del perdono e della riconciliazione. Mentre facciamo giusta memoria del passato, anche per imparare le lezioni della storia, evitiamo i rimpianti e le recriminazioni, ma lasciamoci purificare da Dio, che ci dona il presente e il futuro: Lui è il nostro futuro, Lui è la fonte ultima della pace. Questa città, che nel recente passato è tristemente diventata un simbolo della guerra e delle sue distruzioni, questa Gerusalemme d’Europa, oggi, con la sua varietà di popoli, culture e religioni, può diventare nuovamente segno di unità, luogo in cui la diversità non rappresenti una minaccia, ma una ricchezza e un’opportunità per crescere insieme. In un mondo purtroppo ancora lacerato da conflitti, questa terra può diventare un messaggio: attestare che è possibile vivere uno accanto all’altro, nella diversità ma nella comune umanità, costruendo insieme un futuro di pace e di fratellanza. Si può vivere facendo la pace! Sono grato a tutti voi per la vostra presenza e per le preghiere che avrete la bontà di offrire per il mio servizio. Da parte mia, vi assicuro che pregherò altrettanto per voi, per le vostre comunità, e di cuore lo farò. Il Signore ci benedica tutti. Adesso invito tutti a fare questa preghiera. All’Eterno, all’Unico e Vero Dio Vivente, al Misericordioso. Preghiera Dio Onnipotente ed eterno, Padre buono e misericordioso; Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili; Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, Re e Signore del passato, del presente e del futuro; unico giudice di tutti gli uomini, che ricompensi con la gloria eterna i tuoi fedeli! Noi, discendenti di Abramo secondo la fede in Te, unico Dio, ebrei, cristiani e musulmani, umilmente siamo davanti a Te e con fiducia Ti preghiamo per questo Paese, la Bosnia ed Erzegovina, affinché possano abitarvi in pace e armonia uomini e donne credenti di diverse religioni, nazioni e culture. Ti preghiamo, o Padre, perché ciò avvenga in tutti i Paesi del mondo! n ognuno di noi rafforza la fede e la speranza, il rispetto reciproco e l’amore sincero per tutti i nostri fratelli e sorelle. Fa’ che, con coraggio, ci impegniamo a costruire la giustizia sociale, ad essere uomini di buona volontà, pieni di comprensione reciproca e di perdono, pazienti artigiani di dialogo e di pace. Tutti i nostri pensieri, le parole e le opere siano in armonia con la Tua santa volontà. Tutto sia per Tuo onore e Tua gloria e per la nostra salvezza. Lode e gloria eterna a Te, nostro Dio! Amen. Papa Francesco 5. Conferenza stampa durante il volo di ritorno da Sarajevo Volo Papale, 06.06.2015 Padre Lombardi E SANCTA SEDE Santità, grazie di essere qui in mezzo a noi, di averci salutati tutti. Noi pensavamo che stasera Lei fosse stanchissimo e quindi di non poter approfittare… Poi lo abbiamo visto “scatenato” con i giovani. Quindi va bene, possiamo ancora farle qualche domanda anche noi. Papa Francesco: Cosa vuol dire “scatenato”? Mi spieghi bene… Padre Lombardi: Vuol dire che era pieno di energia, veramente. I giovani erano contentissimi. Allora noi abbiamo scelto tre domande a sorteggio e poi se ne vuole delle altre, le facciamo, altrimenti ci fermiamo alle tre domande… La prima la facciamo fare al nostro croato, Silvije Tomašević, che è qui: Silvije Tomašević: Buonasera, Santità, qui sono arrivati naturalmente molti croati in pellegrinaggio, che chiedono se Sua Santità verrà in Croazia…. Ma siccome siamo in Bosnia ed Erzegovina c’è anche un grande interesse per il giudizio sul fenomeno di Međjugorje… Papa Francesco: Sul problema di Međjugorje Papa Benedetto XVI, a suo tempo, aveva fatto una commissione presieduta dal cardinale Camillo Ruini; c’erano anche altri Cardinali, teologi e specialisti lì. Hanno fatto lo studio e il cardinale Ruini è venuto da me e mi ha consegnato lo studio, dopo tanti anni – non so, 3-4 anni più o meno. Hanno fatto un bel lavoro, un bel lavoro. Il cardinale Müller [Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede] mi ha detto che avrebbe fatto una “feria quarta” [un’apposita riunione] in questi tempi; credo sia stata fatta l’ultimo mercoledì del mese. Ma non sono sicuro… [Nota del p. Lombardi: in effetti non vi è stata ancora una feria quarta dedicata a questo tema]. Siamo lì lì per prendere delle decisioni. Poi si diranno. Per il momento si danno soltanto alcuni orientamenti ai vescovi, ma sulle linee che si prenderanno. Grazie! Silvije Tomašević: E la visita in Croazia? Papa Francesco: La visita in Croazia? Non so quando ci sarà. Adesso mi ricordo la domanda che mi avete fatto quando sono andato in Albania: “Lei incomincia la visita in Europa da un Paese che non appartiene alla Comunità Europea”; e io ho risposto: “È un segno. Io 193 vorrei incominciare a fare le visite in Europa, partendo dai Paesi più piccoli, e i Balcani sono Paesi martoriati, hanno sofferto tanto!”. Hanno sofferto tanto… E per questo la mia preferenza è qua. Grazie! Padre Lombardi: Allora, la seconda domanda la facciamo fare ad Anna Chiara Valle di Famiglia Cristiana. Anna Chiara Valle: Lei ha parlato di chi deliberatamente fomenta il clima di guerra, e poi ha detto ai giovani: ci sono i potenti che parlando apertamente di pace e sottobanco commerciano le armi. Ci può approfondire un po’ di più questo concetto… Papa Francesco: Sì c’è l’ipocrisia, sempre! Per questo ho detto che non è sufficiente parlare di pace: si deve fare la pace! E chi parla soltanto di pace e non fa la pace è in contraddizione; e chi parla di pace e favorisce la guerra – per esempio con la vendita delle armi – è un ipocrita. È cosi semplice… Padre Lombardi: Allora, la terza domanda a Katia Lopez del gruppo di lingua spagnola. Katia Lopez: (domanda in spagnolo) Santo Padre, nel suo ultimo incontro con i giovani ha parlato dettagliatamente della necessità di fare molta attenzione a quello che leggono, a quello che vedono: non ha detto esattamene la parola “pornografia”, ma ha detto “fantasia cattiva”. Può approfondire un po’ questo concetto della perdita di tempo… Papa Francesco: Ci sono due cose differenti: le modalità e i contenuti. Sulle modalità, ce n’è una che fa male all’anima ed è l’essere troppo attaccato al computer. Troppo attaccato al computer! Questo fa male all’anima e toglie la libertà: ti fa schiavo del computer. È curioso, in tante famiglie i papà e le mamme mi dicono: siamo a tavola con i figli e loro con il telefonino sono in un altro mondo. È vero che il linguaggio virtuale è una realtà che non possiamo negare: dobbiamo portarla sulla buona strada, perché è un progresso dell’umanità. Ma quando questo ci porta via dalla vita comune, dalla vita familiare, dalla vita sociale, ma anche dallo sport, dall’arte e rimaniamo attaccati al computer, questa è una malattia psicologica. Sicuro! Secondo: i contenuti. Sì, ci sono cose sporche, che vanno dalla pornografia alla 194 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 semi-pornografia, ai programmi vuoti, senza valori: per esempio programmi relativisti, edonisti, consumistici, che fomentano tutte queste cose. Noi sappiamo che il consumismo è un cancro della società, il relativismo è un cancro della società; di questo io parlerò nella prossima Enciclica, che uscirà entro questo mese. Non so se ho risposto. Ho detto la parola “sporcizia” per dire una cosa generale, ma tutti sappiamo questo. Ci sono genitori molto preoccupati che non permettono che ci siano i computer nelle stanze dei bambini; i computer devono essere in un posto comune della casa. Questi sono piccoli aiuti che i genitori trovano per evitare proprio questo. Padre Lombardi: Santo Padre, grazie! L’organizzazione dice che bisogna fare le distribuzioni del cibo e queste altre cose… Tra mezz’ora siamo a terra… Domanda: [poco chiara nell’audio, ma concernente una visita del Santo Padre in Francia]. Papa Francesco: Sì, sì, ho in programma di andare in Francia. L’ho promesso ai Vescovi. Padre Lombardi: Grazie, molte grazie. Papa Francesco: Vi ringrazio per il lavoro, per la vostra fatica in questo viaggio… Grazie tante del vostro lavoro, grazie tante! E pregate per me, grazie! 3. Enc. Laudato si’ 1. «Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba» (Cant 20). [...] San Francesco d’Assisi 10. Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed era amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore. 11. La sua testimonianza ci mostra anche che l’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano. Così come succede quando ci innamoriamo di una persona, ogni volta che Francesco guardava il sole, la luna, gli animali più piccoli, la sua reazione era cantare, coinvolgendo nella sua lode tutte le altre creature. Egli entrava in comunicazione con tutto il creato, e predicava persino ai fiori e «li invitava a lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione» (1Cel XXIX, 81). La sua reazione era molto più che un apprezzamento intellettuale o un calcolo economico, perché per lui qualsiasi creatura era una sorella, unita a lui con vincoli di affetto. Per questo si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste. Il suo discepolo san Bonaventura narrava che lui, «considerando che tutte le cose hanno un’origine comune, si sentiva ricolmo di pietà ancora maggiore e chiamava le creature, per quanto piccole, con il nome di fratello o sorella» (LegM VIII, 6). Questa convinzione non può essere disprezzata come un romanticismo irrazionale, perché influisce sulle scelte che determinano il nostro comportamento. Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea. La pover- E SANCTA SEDE tà e l’austerità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio. 12. D’altra parte, san Francesco, fedele alla Scrittura, ci propone di riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà: «Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore» (Sap 13,5) e «la sua eterna potenza e divinità vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute» (Rm 1,20). Per questo chiedeva che nel convento si lasciasse sempre una parte dell’orto non coltivata, perché vi crescessero le erbe selvatiche, in modo che quanti le avrebbero ammirate potessero elevare il pensiero a Dio, autore di tanta bellezza (2Cel CXXIV, 165). Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode. [...] 66. I racconti della creazione nel libro della Genesi contengono, nel loro linguaggio simbolico e narrativo, profondi insegnamenti sull’esistenza umana e la sua realtà storica. Questi racconti suggeriscono che l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra. Secondo la Bibbia, queste tre relazioni vitali sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di noi. Questa rottura è il peccato. L’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato è stata distrutta per avere noi preteso di prendere il posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come creature limitate. Questo fatto ha distorto anche la natura del mandato di soggiogare la terra (cfr Gn 1,28) e di coltivarla e custodirla (cfr Gn 2,15). Come risultato, la relazione originariamente armonica tra essere umano e natura si è trasformato in un conflitto (cfr Gn 3,17-19). Per questo è significativo che l’armonia che san Francesco d’Assisi viveva con tutte le creature sia stata interpretata come una guarigione di tale rottura. San Bonaventura disse che attraverso la riconciliazione universale con tutte le creature in qualche modo Francesco era riportato allo stato di innocenza originaria (LegM VIII, 1). Lungi da quel modello, oggi il peccato si manifesta con tutta la sua forza di 195 distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei più fragili, negli attacchi contro la natura. [...] 87. Quando ci si rende conto del riflesso di Dio in tutto ciò che esiste, il cuore sperimenta il desiderio di adorare il Signore per tutte le sue creature e insieme ad esse, come appare nel bellissimo cantico di san Francesco d’Assisi: «Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione. Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle: in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento. Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte» (Cant). [...] 91. Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito. Ciò mette a rischio il senso della lotta per l’ambiente. Non è un caso che, nel cantico in cui loda Dio per le creature, san Francesco aggiunga: «Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore». Tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un 196 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 costante impegno riguardo ai problemi della società. [...] 125. Se cerchiamo di pensare quali siano le relazioni adeguate dell’essere umano con il mondo che lo circonda, emerge la necessità di una corretta concezione del lavoro, perché, se parliamo della relazione dell’essere umano con le cose, si pone l’interrogativo circa il senso e la finalità dell’azione umana sulla realtà. Non parliamo solo del lavoro manuale o del lavoro della terra, bensì di qualsiasi attività che implichi qualche trasformazione dell’esistente, dall’elaborazione di un studio sociale fino al progetto di uno sviluppo tecnologico. Qualsiasi forma di lavoro presuppone un’idea sulla relazione che l’essere umano può o deve stabilire con l’altro da sé. La spiritualità cristiana, insieme con lo stupore contemplativo per le creature che troviamo in san Francesco d’Assisi, ha sviluppato anche una ricca e sana comprensione del lavoro, come possiamo riscontrare, per esempio, nella vita del beato Charles de Foucauld e dei suoi discepoli. [...] 218. Ricordiamo il modello di san Francesco d’Assisi, per proporre una sana relazione col creato come una dimensione della conversione integrale della persona. Questo esige anche di riconoscere i propri errori, peccati, vizi o negligenze, e pentirsi di cuore, cambiare dal di dentro. I Vescovi dell’Australia hanno saputo esprimere la conversione in termini di riconciliazione con il creato: «Per realizzare questa riconciliazione dobbiamo esaminare le nostre vite e riconoscere in che modo offendiamo la creazione di Dio con le nostre azioni e con la nostra incapacità di agire. Dobbiamo fare l’esperienza di una conversione, di una trasformazione del cuore». [...] 221. Diverse convinzioni della nostra fede, sviluppate all’inizio di questa Enciclica, aiutano ad arricchire il senso di tale conversione, come la consapevolezza che ogni creatura riflette qualcosa di Dio e ha un messaggio da trasmetterci, o la certezza che Cristo ha assunto in sé questo mondo materiale e ora, risorto, dimora nell’intimo di ogni essere, circondan- dolo con il suo affetto e penetrandolo con la sua luce. Come pure il riconoscere che Dio ha creato il mondo inscrivendo in esso un ordine e un dinamismo che l’essere umano non ha il diritto di ignorare. Quando leggiamo nel Vangelo che Gesù parla degli uccelli e dice che «nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio» (Lc 12,6), saremo capaci di maltrattarli e far loro del male? Invito tutti i cristiani a esplicitare questa dimensione della propria conversione, permettendo che la forza e la luce della grazia ricevuta si estendano anche alla relazione con le altre creature e con il mondo che li circonda, e susciti quella sublime fratellanza con tutto il creato che san Francesco d’Assisi visse in maniera così luminosa. [...] Papa Francesco 4. Lettera per l’istituzione della «Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato» Conversione ecologica Ai Venerati Fratelli Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace Cardinale Kurt Koch Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani Condividendo con l’amato fratello il Patriarca Ecumenico Bartolomeo le preoccupazioni per il futuro del creato (cfr Lett. Enc. Laudato si’, 7-9), ed accogliendo il suggerimento del suo rappresentante, il Metropolita Ioannis di Pergamo, intervenuto alla presentazione dell’Enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, desidero comunicarvi che ho deciso di istituire anche nella Chiesa Cattolica la “Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato”, che, a partire dall’anno corrente, sarà celebrata il 1° settembre, così come già da tempo avviene nella Chiesa Ortodossa. Come cristiani vogliamo offrire il nostro contributo al superamento della crisi ecologica che l’umanità sta vivendo. Per questo dobbiamo prima di tutto attingere dal nostro ricco patrimonio spirituale le motivazioni che alimentano la passione per la cura del creato, 197 E SANCTA SEDE ricordando sempre che per i credenti in Gesù Cristo, Verbo di Dio fattosi uomo per noi, «la spiritualità non è disgiunta dal proprio corpo, né dalla natura o dalle realtà di questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che li circonda» (ibid., 216). La crisi ecologica ci chiama dunque ad una profonda conversione spirituale: i cristiani sono chiamati ad una «conversione ecologica che comporta il lasciare emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda» (ibid., 217). Infatti, «vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana» (ibid). L’annuale Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato offrirà ai singoli credenti ed alle comunità la preziosa opportunità di rinnovare la personale adesione alla propria vocazione di custodi del creato, elevando a Dio il ringraziamento per l’opera meravigliosa che Egli ha affidato alla nostra cura, invocando il suo aiuto per la protezione del creato e la sua misericordia per i peccati commessi contro il mondo in cui viviamo. La celebrazione della Giornata, nella stessa data, con la Chiesa Ortodossa sarà un’occasione proficua per testimoniare la nostra crescente comunione con i fratelli ortodossi. Viviamo in un tempo in cui tutti i cristiani affrontano identiche ed importanti sfide, alle quali, per risultare più credibili ed efficaci, dobbiamo dare risposte comuni. Per questo, è mio auspicio che tale Giornata possa coinvolgere, in qualche modo, anche altre Chiese e Comunità ecclesiali ed essere celebrata in sintonia con le iniziative che il Consiglio Ecumenico delle Chiese promuove su questo tema. A Lei, Cardinale Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, chiedo di portare a conoscenza delle Commissioni Giustizia e Pace delle Conferenze episcopali, nonché degli Organismi nazionali e internazionali impegnati in ambito ecologico, l’istituzione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, affinché, in armonia con le esigenze e le situazioni locali, la celebrazione sia debitamente curata con la partecipazione dell’intero Popolo di Dio: sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici. A tale scopo, sarà premura di codesto Dicastero, in collaborazione con le Conferenze Episcopali, attuare opportune iniziative di promozione e di animazione, affinché questa celebrazione annuale sia un momento forte di preghiera, riflessione, conversione e assunzione di stili di vita coerenti. A Lei, Cardinale Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, chiedo di prendere i necessari contatti con il Patriarcato Ecumenico e con le altre realtà ecumeniche, affinché tale Giornata Mondiale possa diventare segno di un cammino percorso insieme da tutti i credenti in Cristo. Sarà premura inoltre di codesto Dicastero curare il coordinamento con iniziative simili intraprese dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. Mentre auspico la più ampia collaborazione per il migliore avvio e sviluppo della Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, invoco l’intercessione della Madre di Dio Maria Santissima e di san Francesco d’Assisi, il cui Cantico delle Creature ispira tanti uomini e donne di buona volontà a vivere nella lode del Creatore e nel rispetto del creato. Avvalora questi voti la Benedizione Apostolica, che di cuore imparto a voi, Signori Cardinali, e a quanti collaborano nel vostro ministero. Dal Vaticano, 6 agosto 2015 Festa della Trasfigurazione del Signore Franciscus [L’Osservatore Romano, 2015] 10-11 agosto DE CAPITULO GENERALI ORDINIS in S. MariaAngelorum, Assisii, 10 Maii-7 Iunii 2015 1. Cronaca 11 maggio 2015 Il Capitolo generale 2015 si è aperto con la celebrazione eucaristica nella Basilica della Porziuncola: è iniziata nel piazzale davanti alla Basilica, dove i Frati capitolari si sono radunati. Ascoltato un brano dalla vita prima di Tommaso da Celano (cf. 1Cel XIV, 35), sono poi entrati processionalmente in Basilica e, davanti alla piccola chiesa della Porziuncola, hanno venerato il libro del Vangelo. Il Ministro generale, Fr. Michael Perry, ha presieduto la celebrazione insieme al Cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, Delegato del Santo Padre per accompagnare i Frati durante questo Capitolo, a Fr. Julio César Bunader, Vicario generale e a Fr. Aidan McGrath, Segretario generale dell’Ordine. Durante la prima sessione della mattina il Ministro generale ha ufficialmente dato inizio ai lavori capitolari e ha invitato tutti a ringraziare per il dono dei Fratelli. Anche il Cardinale Delegato ha rivolto un saluto ai Frati, trasmettendo i sentimenti di vicinanza del Papa e il suo invito a riprendere con slancio il cammino, per continuare il rinnovamento della vita e missione alla luce del Concilio Vaticano II. Il resto della giornata, seguendo le indicazioni del Definitorio generale, è stato dedicato alla riflessione e all’orazione. Ci si è messi in ascolto, pertanto, del Ministro generale OFMCap., Fr. Mauro Jöhri, che ha parlato di cosa significhi essere “Frati e Minori oggi”, offrendo numerosi spunti di meditazione su cosa si debba intendere per identità francescana, ponendo l’accento sull’importanza della vita fraterna e del vivere questa realtà con quell’atteggiamento di misericordia fondamentale anche nell’affrontare le sfide capitolari. La sessione pomeridiana si è aperta con il saluto del Ministro della Provincia Serafica che, anche a nome di tutti i Frati della Provincia, ha dato il benvenuto ai membri del Capitolo. Si è quindi continuato con la Lectio Divina, animata da Fr. Jeremiáš Kvaka, Ministro della Provincia del Santissimo Salvatore in Slovacchia, sul brano evangelico della “tempesta se- data” (Mc 4,35-41). Alla Lectio è seguita l’adorazione eucaristica. Il tutto si è concluso con la celebrazione dei Vespri nei diversi gruppi linguistici. 12 maggio 2015 La seconda giornata del Capitolo generale è iniziata con il ringraziamento per la presenza dei Frati capitolari… il Ministro generale ha, infatti, invitato a ringraziare il Signore per tutti Frati che partecipano al Capitolo, ma in particolare per quelli che vengono dalla Cina! Ha poi affidato alle preghiere di tutti Fr. Joško Kodžoman, che non è potuto essere presente per un grave problema familiare, Fr. John Vaughn, già Ministro generale, e Fr. Darío Carrero Morales, ricoverati in ospedale per seri problemi di salute. I lavori sono proseguiti con il giuramento di rito degli Ufficiali del Capitolo, cui è seguita la presentazione del Regolamento. I Capitolari, divisi per Conferenze, hanno dedicato la seconda parte della mattinata proprio allo studio e alla discussione di questo documento e si è trovato anche il tempo per fare le prime prove dell’impianto elettronico per le votazioni. Al termine del lavoro nei gruppi i Frati capitolari si sono riuniti nuovamente in Aula per accogliere Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo della Diocesi di Assisi, che ha rivolto a tutti un saluto e ha concesso la sua benedizione sui lavori capitolari. Mons. Sorrentino ha sottolineato lo stretto rapporto tra la Diocesi e la Famiglia Francescana e ha invitato a vivere il Capitolo in un atteggiamento di ascolto, non avendo timore di fare anche scelte coraggiose… Il pomeriggio è stato dedicato alla presentazione in Aula delle conclusioni dei lavori dei gruppi sul Regolamento del Capitolo. I diversi Segretari hanno presentato le varie proposte di modifica che, dopo essere state votate, sono state incorporate nel testo definitivo. Il Regolamento capitolare è stato così approvato dall’Assemblea. Da ultimo si è passati all’elezione dei Moderatori dell’assemblea capitolare. Ascoltati i nomi proposti dalle diverse Conferenze e dopo la relativa votazione, sono stati eletti Fr. John 200 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 Puodziunas per la lingua inglese; Fr. Edwin de Jesús Alvarado Segura per la lingua spagnola e Fr. Carlo Serri per la lingua italiana. 13 maggio 2015 La terza giornata capitolare, guidata dal Moderatore per la lingua inglese, Fr. John Puodziunas, si è aperta con un breve momento di preghiera. I lavori della giornata si sono concentrati sulla presentazione della prima parte della Relazione del Ministro generale, che ha prestato particolare attenzione ai temi economici. Fr. Michael Perry, durante la lettura della sua Relazione, ha affrontato i temi del calo numerico dei Frati e dell’invecchiamento che si sta vivendo nell’Ordine, ma ha anche indicato segni di speranza, che si incominciano a intravvedere per uno sviluppo futuro. Ha, poi, parlato della mancanza di motivazione che molti Frati stanno sperimentando nel vivere la vita francescana e, da ultimo, ha invitato ad approfondire la dimensione spirituale della nostra vita, per poter “sognare in grande” e mantenere viva l’energia e la passione per la vita evangelica, sollecitando in questo la collaborazione tra le diverse Entità dell’Ordine. Dopo una breve pausa, l’Assemblea capitolare si è riunita di nuovo per ascoltare la parte economica della Relazione. La prima sessione del pomeriggio è stata, invece, dedicata ai lavori nei gruppi capitolari, che si sono costituiti e hanno fatto la loro prima riunione, discutendo la prima parte della Relazione ascoltata in mattinata. Le conclusioni e le domande sono, poi, state presentate in Aula, dando vita ad un dialogo con il Ministro generale. Nell’ultima parte della giornata le Conferenze si sono riunite per iniziare a discutere sui candidati agli uffici di Ministro e di Definitori generali. Anche i Presidenti dei gruppi, che si sono costituiti, si sono riuniti con la Presidenza del Capitolo per eleggere un loro rappresentante che faccia parte del Consiglio di presidenza. 14 maggio 2015 I lavori di questa quarta giornata capitolare sono stati dedicati alla presentazione della seconda parte della Relazione del Ministro generale, che ha affrontato i temi dell’animazione spirituale e fraterna, dell’evangelizzazione e missione, della formazione e degli studi, di Giustizia, Pace e integrità del Creato. Il Moderatore delle sessioni di oggi è stato Fr. Edwin de Jesús Alvarado Segura, di lingua spagnola. Si stanno via via definendo anche i diversi Uffici necessari per la buona organizzazione del Capitolo. È stato infatti eletto il rappresentante dei presidenti dei gruppi, che si sono costituiti ieri, ed è Fr. Francesco Patton. Il rappresentante dei presidenti fa parte del Consiglio di Presidenza, che ha il compito di organizzare giorno per giorno l’andamento del Capitolo. Sono stati eletti anche il suo Vice, Fr. Alan Tomasz Brzyski, e il Segretario, Fr. John Hardin. È stato, poi, dato il benvenuto a Fr. Joško Kodžoman, unitosi ai Frati capitolari, mentre il Ministro generale ha invitato tutti a pregare per la situazione politica del Burundi e per tutti i Frati e gli abitanti del Paese, perché il Signore doni loro stabilità e pace. Durante la presentazione della sua Relazione, Fr. Michael Perry, ha sottolineato la necessità di recuperare la nostra identità di Frati Minori attraverso un impegno continuo ed efficace, teso al rinnovamento della nostra vita di fratelli in missione. Per esporre i temi successivi il Ministro si è avvalso del contributo dei responsabili dei diversi settori: Fr. Massimo Tedoldi, Segretario generale per l’Evangelizzazione e la Missione, Fr. Vidal Rodriguez Lopez, Segretario generale per la Formazione e gli Studi, e Fr. Joseph Rozansky, Direttore dell’Ufficio di GPIC. Fr. Michael ha, quindi, concluso ringraziando per il loro servizio il suo predecessore nell’ufficio di Ministro generale, i membri del Definitorio generale e i Frati che prestano il servizio in Curia. Quasi in risposta, un sincero e prolungato applauso da parte dell’Assemblea ha espresso il sincero grazie di tutti i Frati per il generoso servizio di questi anni. Il lavoro nella prima parte del pomeriggio è stato dedicato alla riflessione nei gruppi sulla parte di Relazione presentata in mattinata. Nella seconda parte ci si è trovati in Aula per un momento di condivisione e dialogo. Al termine i Capitolari si sono recati a San Damiano per vivere uno dei momenti “forti” del Capitolo con la celebrazione dei Vespri. La preghiera è stata presieduta dal Ministro provinciale della Provincia Serafica, Fr. Claudio Durighetto. 15 maggio 2015 I lavori sono proseguiti a pieno ritmo in DE CAPITULO GENERALI ORDINIS questa quinta giornata capitolare, articolata in quattro sessioni animate dal Moderatore per la lingua italiana, Fr. Carlo Serri. Oggi i Frati hanno cominciato a lavorare su uno degli strumenti principali di questo Capitolo: l’Instrumentum laboris. Uno degli esperti che affiancano i Capitolari nei loro lavori, Fr. Cesare Vaiani, ha presentato i contenuti del documento durante due delle sessioni odierne, ciascuna delle quali è stata seguita dalla riflessione nei gruppi. Fr. Cesare ha spiegato che per la redazione dell’Instrumentum laboris la Commissione preparatoria ha tenuto presenti le risposte ai Lineamenta, che sono pervenute dalle diverse Entità dell’Ordine, i risultati dell’indagine sociologica condotta nell’Ordine negli anni passati, le proposte provenienti dal Definitorio generale e la Evangelii Gaudium di papa Francesco. Tra i criteri seguiti per la sua redazione, centrale è stato il riferimento al nostro tempo, che costituisce la prospettiva a partire da cui riflettere sia sulla fraternità che sulla minorità. I gruppi di lavoro hanno particolarmente apprezzato il documento, riconoscendone il valore e l’interesse, soprattutto per il continuo riferimento alla Evangelii Gaudium e per l’attenzione data alla solidarietà con i più poveri. Il Ministro generale ha, infine, invitato i Capitolari a creare spazi di reciproca fiducia, per lasciarsi veramente guidare dallo Spirito e sperimentare la sua forza, senza paure e nello spirito francescano. Con questi sentimenti nel cuore, ci si è avviati alla conclusione della giornata scandita dalla celebrazione dei Vespri per gruppi linguistici. 16 maggio 2015 I lavori sono cominciati con la comunicazione della triste notizia della morte di due Frati: Fr. Olivo Tondello, della Provincia della Immacolata Concezione in Brasile, e di Fr. Darío Carrero Morales, Custode del Portorico e del Caribe, che era stato chiamato come esperto nel Capitolo del 2009. Fr. John Puodziunas ha guidato l’Assemblea e ci si è concentrati principalmente sulla presentazione in Aula delle riflessioni fatte ieri nei gruppi sull’Instrumentum laboris. I Segretari dei diversi gruppi hanno esposto le conclusioni dei lavori, che hanno offerto numerosi spunti e suggerimenti in vista dell’elaborazione delle proposte che saranno contenute nel Documento finale. In un dialogo franco e aperto, sempre 201 nell’Aula capitolare, i Frati sono intervenuti per sottolineare l’importanza di concentrare la riflessione sulle sfide del “nostro tempo”, in linea con il tema del Capitolo: “Frati Minori in nostra aetate”; dai diversi interventi è emersa anche l’esigenza che le conclusioni cui giungerà il Capitolo siano quanto più condivise, pratiche e realiste, supportate da una metodologia che le renda attuabili nelle Fraternità. È stata poi ripresentata l’idea, già espressa nel Capitolo del 2009, di compiere dei gesti profetici e che possano essere un segno per la società. Si è insistito sulla necessità di evitare che i problemi interni all’Ordine rendano autoreferenziale la riflessione capitolare, impedendo un autentico ascolto della Parola di Dio, che ci parla attraverso i segni dei tempi. Da ultimo, si è sottolineato che, per elaborare proposte essenziali, chiare e concrete, è necessario che ciascuno sia disposto ad “uscire” dalla propria visione della realtà, per mettersi in ascolto dell’altro e, così, giungere ad una vera comunione di idee. La ricchezza della riflessione e il dialogo condiviso ha aiutato i Capitolari ad entrare in un clima di fiducia e di speranza con cui si è chiusa la prima settimana di Capitolo 17 maggio 2015 La settima giornata del Capitolo generale è stata di riposo e di incontro fraterno, vissuta alla luce dell’esperienza francescana originaria. Un nutrito gruppo di Frati capitolari ha, infatti, fatto un pellegrinaggio al Santuario di Greccio e nella Valle reatina dove, nel 1223, Francesco ha rivissuto in modo speciale il mistero dell’Incarnazione. Calorosamente accolti dai Frati della Fraternità del Santuario, i Capitolari hanno visitato i luoghi della memoria francescana, che hanno reso viva e palpabile la semplicità e la povertà invocata nelle riflessioni di questi giorni. La Celebrazione eucaristica è stata presieduta da Fr. Julio Bunader, Vicario generale, che ha esortato i Frati ad impegnarsi per rendere attuale con le loro riflessioni e la loro vita la memoria Christi, che ha guidato tutta l’esistenza di san Francesco. A metà del pomeriggio ci si è di nuovo incamminati verso Assisi, per prepararsi alla seconda settimana del Capitolo generale, durante la quale si conosceranno i nomi dei Frati che saranno chiamati a governare e servire l’Ordine nel prossimo sessennio. 202 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 18 maggio 2015 La seconda settimana del Capitolo generale è iniziata, principalmente, con l’economia della Curia generale e delle Case ed Entità che da essa dipendono. Questo argomento è stato particolarmente approfondito dai membri del Capitolo a motivo della crisi finanziaria, di cui proprio il Ministro generale aveva pubblicamente dato notizia alla fine dello scorso anno. Fr. Silvio De La Fuente, Vice Economo dell’Ordine, ha presentato una dettagliata relazione dell’attuale situazione economica. Il programma previsto per oggi è stato per questo motivo “flessibile”, così da assicurare ai Capitolari di avere tempo a sufficienza per porre domande e chiedere i chiarimenti necessari. Anche Fr. Pasquale Del Pezzo, Delegato generale per gli Affari economici dell’Ordine, ha offerto in questa giornata il suo prezioso contributo. Fr. Silvio ha, quindi, presentato il piano di riorganizzazione delle risorse economiche della Curia generale, delle Entità, delle Case e dei Progetti che dipendono dalla stessa Curia. Nel pomeriggio Fr. Michael Perry, Ministro generale, ha invece presentato le proposte per rinnovare ed espandere le strutture che dovranno supervisionare e controllare il sistema economico, per arrivare ad avere un sistema finanziario che garantisca la trasparenza. Anche in questa occasione i Frati hanno avuto la possibilità di chiedere chiarimenti e di porre domande. Il resto del pomeriggio è stato dedicato alle Relazioni dei Presidenti delle Conferenze, che hanno offerto una panoramica di tutto l’Ordine, parlando della vita che i Frati conducono nelle loro Province e Custodie sparse in ogni parte del mondo. Da ultimo, l’Assemblea si è raccolta in preghiera con la Lectio divina. 19 maggio 2015 La nona giornata capitolare, moderata da Fr. Carlo Serri, è iniziata con il consueto momento di preghiera, a cui è seguito un programma vario ed intenso. Il primo ad intervenire è stato Fr. Julio Bunader, Vicario generale, che in veste di Procuratore generale dell’Ordine ha introdotto la Relazione dell’ufficio della Procura, presentata da Fr. Valentino Menegatti, Vice Procuratore. Li accompagnava Fr. Albert Schmucki, della Commissione “Fedeltà e perseveranza”, che ha informato sui lavori svolti dalla Com- missione in questo sessennio. Quanto esposto da Fr. Valentino e da Fr. Albert ha suscitato numerosi interrogativi a proposito dei motivi profondi dei tanti abbandoni avvenuti nell’Ordine in questi anni e su come tentare di dare risposte a queste situazioni. La riflessione è, così, proseguita nei gruppi, che hanno formulato diverse proposte e hanno considerato opportuno che la Commissione “Fedeltà e perseveranza” continui anche in futuro il suo lavoro. È stato, poi, molto apprezzato che il lavoro di questa Commissione non si sia fermato all’esame degli aspetti antropologici e sociologici, ma abbia cercato delle risposte a partire dalla spiritualità, investigando il rapporto che si instaura tra vita di fede, momenti di crisi e possibile accompagnamento. Il lavoro del pomeriggio ha visto tre momenti molto diversi: nel primo si è continuata la presentazione delle Conferenze, dove hanno parlato i Presidenti della CONFRES, della Conferenza del Cono Sur, dell’Asia dell’Est, Australia e Oceania e quella anglofona, che, supportati dalle immagini, hanno illustrato la ricchezza e la varietà dei contesti in cui i Frati sono presenti; nel secondo momento, presieduto dal Card. Francisco Javier Errázuriz Ossa, si è svolto il primo prescrutinio per l’elezione del Ministro generale; nel terzo momento la celebrazione dei Vespri ha costituito la cornice più adeguata per dire il grazie al Governo uscente. 20 maggio 2015 La decima giornata capitolare è cominciata con la presentazione di un’attività particolarmente innovativa, che ha occupato tutta la mattinata: Fr. Sergiusz Marek Bałdyga, Vicesegretario del Capitolo, ha presentato l’esperienza “Poveri tra i Poveri” con cui, facendo memoria dell’incontro di Francesco con il Lebbroso, si è voluto incontrare realtà di marginalizzazione presenti in Assisi ed esprimere la solidarietà del Capitolo con i più svantaggiati. I Capitolari si sono così divisi per gruppi linguistici e si sono diretti rispettivamente all’Istituto Serafico, all’Istituto “La Madonnina” e alla “Casa Papa Francesco”, mentre un altro gruppo di Frati è rimasto in adorazione presso la cappella della Domus Pacis, in comunione con quanti in quel momento condividevano tempo ed esperienze con i più poveri. I lavori del pomeriggio sono ripresi con l’intervento di Fr. Aidan Mc Grath, della DE CAPITULO GENERALI ORDINIS 203 Commissione giuridica, che ha presentato le diverse proposte di cambiamento degli Statuti generali giunte dal CPO, da alcune Entità e da singoli Frati. Le proposte riguardano diversi articoli degli Statuti sulla riorganizzazione dei Segretariati della Curia generale, sulla rappresentatività di Custodie e Province, fino alla funzione e ai criteri per la costituzione delle Conferenze. Alla presentazione è seguito un giro di domande di chiarimento sui testi presentati. Le questioni giuridiche hanno poi ceduto il passo al secondo prescrutinio per l’elezione del Ministro generale. La giornata è terminata con la celebrazione dei Vespri e l’adorazione eucaristica nella Basilica della Porziuncola, con cui i Capitolari sono entrati nel clima di preghiera che accompagnerà l’elezione del nuovo Ministro generale, prevista per domani. hanno offerto nel Convento della Porziuncola al nuovo Ministro e ai Capitolari. Nonostante il clima di festa, i lavori sono continuati nel pomeriggio con le riunioni delle Conferenze, per discutere i candidati ai restanti uffici del Governo generale. Si è svolto anche il prescrutinio per l’elezione del Vicario generale, terminato il quale si è continuato con la presentazione delle Conferenze Nord e Sud Slavica e con l’approvazione dei verbali delle prime sei sessioni capitolari. 21 maggio 2015 Con l’eucaristia di invocazione dello Spirito Santo, presieduta dal Card. Francisco Javier Errázuriz Ossa, Delegato pontificio per il Capitolo, si è aperta l’undicesima giornata del Capitolo, che ha avuto come momento culminante l’elezione del Ministro generale dell’Ordine. Nella sua omelia il Cardinale Errázuriz ha ricordato che accogliere la guida dello Spirito significa animare ed entusiasmare gli altri “per promuovere nuove relazioni con il Creato e con i beni”; per questo ha chiesto per il nuovo Ministro generale e il suo Definitorio “la grazia dell’obbedienza e l’audacia di Pietro, per riconoscere i nuovi percorsi che Dio continua ad aprire nel nostro tempo”. Nella prima sessione della mattina, terminato il rito previsto dalla nostra legislazione, si è proceduto al primo scrutinio per l’elezione del nuovo Ministro. Concluso lo scrutinio è risultato subito rieletto con una grande maggioranza Fr. Michael A. Perry, che è stato salutato con un caloroso applauso da tutta l’Assemblea. Terminata l’elezione, I Frati si sono diretti processionalmente alla Porziuncola, dove il Ministro generale ha fatto la professione di fede e ha ricevuto il sigillo dell’Ordine. Ricevuto l’abbraccio fraterno di tutti i Frati lì riuniti, il Ministro ha impartito ai presenti, tra cui numerosi membri della Famiglia Francescana, la Benedizione di San Francesco. La celebrazione è continuata con il pranzo fraterno che i Frati della Provincia Serafica 23 maggio 2015 La tredicesima giornata del Capitolo generale, nella vigilia di Pentecoste, è stata dedicata principalmente all’elezione dei Frati che, insieme al Ministro e al Vicario generale, costituiranno il nuovo Definitorio, che avrà il compito di animare la Fraternità universale dell’Ordine per il prossimo sessennio. Espletate le procedure di rito, è iniziata la votazione che, per l’alto numero dei voti da scrutinare, ha occupato quasi tutta la mattinata. Dopo mezzogiorno sono stati comunicati i risultati e sono stati eletti come Definitori generali • per la zona europea: Fr. Antonio Scabio (Italia), Fr. Ivan Sesar (Croazia) e Fr. Lóránt Orosz (Ungheria); • per la zona dell’America Latina: Fr. Valmir Ramos (Brasile) e Fr. Ignacio Ceja Jiménez (Messico); • per la zona anglofona: Fr. Caoimhín Kevin Ó Laoide (Irlanda); • per la zona africana: Fr. Nicodème Kibuzehose (Kenya); • per la zona asiatica e dell’Oceania: Fr. Lino Gregorio Redoblado (Filippine) I nuovi Definitori già presenti in Capitolo, interpellati dal Ministro generale in Aula, hanno subito generosamente accettato il servizio che i Fratelli hanno richiesto loro. Lo stesso Ministro ha comunicato, poi, di aver consultato telefonicamente i Definitori eletti al di fuori del Capitolo – Fr. Valmir Ramos, Fr. Ivan Sesar e Fr. Lóránt Orosz – e di aver avuto la 22 maggio 2015 Presso la Domus Pacis in Santa Maria degli Angeli-Assisi (Perugia, Italia), il Capitolo generale ordinario ha eletto Fr. Julio César Bunader Vicario generale dell’Ordine Frati Minori, confermandolo nell’incarico che gli era già stato affidato nel luglio 2013 ad complendum sexennium. 204 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 loro piena disponibilità. Anche questi Fratelli raggiungeranno, quindi, quanto prima i Capitolari. Tutta l’Assemblea ha, infine, salutato i Definitori con un fraterno abbraccio, felicitandosi con loro. Nel pomeriggio i Capitolari hanno avuto una ampio tempo per godere, nonostante l’insistente pioggia che cade da ieri sulla città di Assisi, per comunicare tutte le novità ai Frati delle rispettive Province di provenienza o, semplicemente, per riposarsi. Al termine della giornata l’invocazione dello Spirito, ripetuta molte volte in questi giorni, si è rinnovata nella solenne veglia di Pentecoste, che è stata celebrata insieme nella Basilica della Porziuncola 24 maggio 2015 Sospesi i lavori capitolari, la giornata della domenica di Pentecoste ha avuto il suo culmine nella Celebrazione eucaristica della Pentecoste, sempre nella Basilica della Porziuncola, presieduta dal Ministro generale, Fr. Michael Perry, il quale, oltre a ringraziare per il cammino capitolare di queste due settimane e per la disponibilità dei Fratelli eletti a servire nel Definitorio generale, ha invocato l’assistenza dello “Spirito del Signore e la sua santa operazione”, perché accompagni la riflessione dei prossimi giorni e l’elaborazione delle proposte per il prossimo sessennio. 25 maggio 2015 La quindicesima giornata di Capitolo, che ha aperto la terza settimana di lavori, è iniziata con una prima presentazione delle Commissioni, che si dovranno costituire per elaborare le proposte che orienteranno il cammino dell’Ordine nel prossimo sessennio. Le Commissioni sono state pensate a partire dai temi trattati durante le prime due settimane di lavori capitolari, riflettendo cioè sulla Relazione del Ministro generale, sull’Instrumentum Laboris e sulle Relazioni dei Presidenti delle Conferenze. Nei prossimi giorni verranno definiti gli argomenti di ciascuna e chi ne farà parte. Il cuore della giornata è stata però la bella condivisione con tutta la Famiglia Francescana. In mattinata sono stati, infatti, con noi Fr. Stefan Kozhu, Vicario generale OFMCap, Fr. Marco Tasca, Ministro generale OFMConv, il nostro fratello Tibor Kauser, Ministro generale OFS e Sr. Klara Simunovich, rappresentante della Conferenza Francescana Internazionale degli Istituti del Terz’Ordine Regolare. Tutti hanno espresso i loro auguri per il lavoro che attende il Capitolo e il loro comune auspicio perché, tra le indicazioni dei lavori capitolari, vi sia quello di continuare a promuovere la collaborazione e la fraternità tra i differenti rami del frondoso albero della nostra Famiglia. La sessione del pomeriggio ha visto la presenza della francescana secolare Marie Dennis, Co-presidente di Pax Christi International, associazione impegnata a promuovere la pace e la riconciliazione. La sorella Marie, con la sua riflessione, ha risposto alla domanda su cosa significhi nella nostra società applicare i principi cristiani e francescani di fraternità universale e di pace, lasciando i Capitolari con due provocanti interrogativi: quale delle sfide presentate vi pare la più urgente? Che azioni specifiche possiamo intraprendere noi, Frati Minori riuniti in Capitolo, per rispondere a queste sfide? … Tali interrogativi sono stati anche il motore della riflessione nei gruppi e, poi, nella lettura orante della Parola. 26 maggio 2015 La sedicesima giornata del Capitolo generale rimarrà, senza dubbio, profondamente incisa nel ricordo dei Frati che l’hanno vissuta; con un “fuori programma” rispetto alle normali giornate, ma vivendo certamente uno dei momenti più intensi di questo Capitolo. I Capitolari, infatti, hanno avuto la grazia di essere ricevuti in Udienza privata da papa Francesco. La giornata è cominciata prima del solito: alle 7.30 era prevista la partenza per Roma. Dopo un viaggio tranquillo, alle 10.45 si stava già camminando per via della Conciliazione verso il Portone di Bronzo, dove si era attesi per le 11.30. L’emozione di tutti si faceva via via più percepibile, mentre si era in attesa di essere ammessi alla Sala Clementina per l’Udienza. Dopo un’attesa un po’ più lunga del previsto. Giunti nella Sala Clementina, dove i Capitolari sono stati raggiunti da papa Francesco, accolto dagli applausi di tutti. All’udienza ha partecipato anche Mons. José Rodríguez Carballo, Arcivescovo Segretario della CIVCSVA e già Ministro generale. Fr. Michael Perry ha salutato papa Francesco, presentandogli i lavori che in questi giorni stiamo portando avanti in Capitolo. Il papa, da parte sua, ha rivolto un discorso ai Capitolari in cui ha ricordato la considerazione di cui l’Ordine gode, e di cui ha sempre goduto tra DE CAPITULO GENERALI ORDINIS 205 la gente lungo i secoli, affermando che questa deve costituire un incentivo per continuare ad impegnarsi nell’evangelizzazione nel più genuino spirito della tradizione francescana. Ha poi rivolto un invito particolare a continuare a crescere nella fiducia reciproca nelle relazioni fraterne, perché questa è la condizione necessaria per superare qualsiasi difficoltà, e ha insistito sull’importanza della minorità come segno distintivo della nostra vita. Concluso il suo discorso, papa Francesco ha salutato uno per uno tutti i Capitolari e questo è stato veramente un momento particolarmente intenso ed emozionante per ciascuno. Terminata l’Udienza, felici per l’incontro vissuto, ci si è incamminati verso il Santuario del Divino Amore dove, dopo il pranzo, c’è stata la possibilità di visitare la chiesa del Santuario più importante della città di Roma e di tutta la sua Provincia. Si è, infine, ripreso il viaggio di ritorno a Santa Maria degli Angeli, stanchi ma ancora emozionati per la giornata trascorsa e pronti a riprendere il normale ritmo del nostro Capitolo. lidi rapporti e sappia superare anche le barriere religiose, favorendo un dialogo autentico. Queste sfide, insieme alla testimonianza offerta da Marie Dennis l’altro ieri, sono state al centro della riflessione dei gruppi, che ha occupato la gran parte del pomeriggio e che è stata poi condivisa in Aula. Terminati i lavori, i Frati si sono diretti al Protomonastero di Santa Chiara, dove hanno celebrato i Vespri con le Sorelle Povere. La celebrazione, presieduta da Fr. Julio Bunader, Vicario generale, è stata preceduta dal saluto di Sr. Chiara Agnese Acquadro, Abbadessa del Proto Monastero. Sr. Chiara Agnese, ricordando come Francesco fosse per le Sorelle un continuo stimolo per andare a Cristo, per vivere nella logica del mistero pasquale e per convertirsi alla sapienza evangelica, ha invitato i Frati Minori di oggi a continuare a dare questa testimonianza. La preghiera e l’incontro con le Sorelle ha così concluso un altro intenso giorno di lavoro dedicato all’accoglienza di nuove ed esigenti sfide che, poco a poco, cominciano a risuonare con forza nella riflessione capitolare. 27 maggio 2015 Ripreso il normale ritmo di lavoro in Capitolo, all’inizio della diciassettesima giornata il Capitolo ha dato il benvenuto in Aula al neo eletto Definitore generale Ivan Sesar, arrivato dalla Provincia di Mostar in Bosnia Erzegovina l’altro ieri sera. In mattinata è stato con noi il Cardinale Perter Turkson, Presidente del “Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace”, che ha presentato la Sua riflessione sul ruolo della Chiesa e dei Frati Minori nel nostro tempo. Nel suo discorso, e poi nel partecipato dialogo suscitato tra i Capitolari, il Card. Turkson ha presentato il fondamento biblico della minorità, facendo riferimento al racconto giovanneo della lavanda dei piedi. Ha anche ricordato diverse sfide del nostro tempo, tra le quali ha sottolineato: la necessità di lavorare “in rete”, per poter rispondere ad un livello più globale alle necessità dei più poveri, spesso conseguenza di una cattiva gestione politica e amministrativa; l’importanza della cura del creato da considerare come una virtù cristiana, perché non possiamo amare Dio se non amiamo le sue creature; l’importanza, come diceva Benedetto XVI, di ascoltare le necessità reali dei poveri prima di offrire delle risposte; l’importanza di costruire una fraternità che crei so- 28 maggio 2015 La giornata odierna del Capitolo è stata contrassegnata dal tema dell’economia e, più precisamente, da un approfondimento sul Fundraising, attività sempre più necessaria per far fronte alle necessità economiche dell’Ordine, a causa della diminuzione delle Entità economicamente autosufficienti e della crescita di quelle più giovani e, per questo, ancora dipendenti a livello economico. Prima di affrontare questo tema le diverse Commissioni, che si erano costituite l’altro ieri, hanno avuto il loro primo incontro. Secondo quanto indicato dal regolamento del Capitolo ad esse compete la discussione e la formulazione delle proposte sulla base delle diverse relazioni ascoltate nelle Sessioni capitolari dei giorni scorsi. Nella seconda sessione della mattinata, invece, ci si è messi in ascolto di Fr. John O’Connor, convocato dal Ministro generale per presentare nuove strategie per le attività di Fundraising. Fr. John ha presentato il cammino fatto dalla Curia generale in questi ultimi anni e ha spiegato i criteri per una raccolta di fondi, che possa sostenere i diversi progetti dell’Ordine. Verso mezzogiorno i Capitolari hanno ricevuto la visita del Sindaco di Assisi, il Dott. 206 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 Claudio Ricci, che ha rivolto un saluto ai Capitolari. Dopo aver ricordato il valore simbolico e spirituale della città di Assisi grazie all’opera e alla presenza dei francescani, ha ricordato quanto, oggi più che mai, il pensiero francescano sia universale, perché capace di offrire soluzioni socio-economiche per questa società e proporre, a partire dall’esperienza della fraternità, una “economia della comunione”. Nel pomeriggio, con una conferenza “via skype”, il prof. Valerio Melandri, docente dei Principi e delle Tecniche di Fundraising nelle Università di Bologna (Italia) e Columbia (New York), ci ha aiutato ad approfondire il concetto di Fundraising, spiegando quanto sia importante far conoscere la qualità dei risultati ottenuti grazie ai fondi raccolti e come, per questo scopo, oggi siano importanti i social media. Ci ha poi aiutati a capire che, quando si parla di Fundraising, si sta in realtà parlando di una relazione personale con un donatore in vista di un obiettivo da raggiungere insieme. Facendogli eco il Ministro generale ha sottolineato l’importanza che ha per noi oggi il Fundraising, perché può essere un modo per far crescere i Frati nella coerenza, nella trasparenza e nella solidarietà. 29 maggio 2015 La diciannovesima giornata capitolare è stata fondamentalmente dedicata al lavoro nelle diverse Commissioni, che hanno come scopo quello di definire le proposte che saranno discusse in Aula e che riguarderanno temi importanti della nostra vita, come le relazioni fraterne e con il Creato, la formazione e gli studi, la vita di orazione e devozione, il governo e il servizio dell’autorità, il carisma della povertà e lo stile di vita, gli orientamenti per la gestione economica della Curia, la missione ad gentes e le nuove forme di evangelizzazione. Data la complessità dei temi trattati, si dà maggiore tempo alle Commissioni per riflettere e discutere. Nella seconda sessione della mattinata, però, questa riflessione è stata interrotta per accogliere il Rettore Magnifico della Pontificia Università Antonianum, Sr. Mary Melone, e il Vice Rettore, Fr. Agustín Hernández Vidales, invitati perché informassero il Capitolo generale dell’attuale situazione dell’Università dell’Ordine. La loro presenza è stata anche l’occasione per il Ministro generale di ringraziare ufficialmente il predecessore di Sr. Mary, Fr. Martín Carbajo Núñez, che per un periodo aveva ricoperto l’ufficio di Rettore facente funzione. Il Rettore e il Vice Rettore, dopo aver ringraziato l’Ordine e, in particolare, le sue Istituzioni più direttamente coinvolte nella collaborazione con l’Università, hanno presentato una realtà accademica che, pur non esente da difficoltà come il reperimento dei docenti, il limitato numero di studenti e quelle economiche, garantisce un’offerta formativa di qualità, mentre offre un servizio all’intera Famiglia Francescana. Tutto ciò si traduce in un impegno accademico, espressione della ricchezza del carisma francescano nella Chiesa, che mira ad offrire una formazione orientata all’evangelizzazione. Questo in concreto significa attenzione ai temi di interesse francescano come la pace, la giustizia e la custodia del creato, l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, lo studio critico delle fonti del francescanesimo, sempre affrontati a partire da una prospettiva francescana di studio. Al termine il Ministro generale ha espresso, a nome di tutti i Capitolari, la riconoscenza per tutte le attività che si svolgono nell’Università e ha esortato a continuare a crescere nella qualità dell’offerta, mantenendo sempre una prospettiva evangelica. Il lavoro del pomeriggio, in cui si è continuata la riflessione nelle Commissioni, è stato allietato durante l’abituale pausa da un breve intrattenimento musicale offerto da un gruppo di pellegrini giapponesi legati alla Famiglia Francescana. 30 maggio 2015 Come per i sabati trascorsi, anche oggi i lavori si sono svolti solo la mattina e, benché fosse previsto di trovarsi solo nelle Commissioni, il Coetus Moderans ha deciso di convocare all’inizio i Capitolari in Aula per ascoltare come procedevano i lavori delle Commissioni. I Segretari di ciascuna Commissione hanno così esposto il metodo seguito nella riflessione e la maggioranza di loro ha comunicato di essere quasi arrivati alla formulazione definitiva delle proposte che saranno presentate in Assemblea, mentre alcuni aspettavano solo i contributi di altre Commissioni o informazioni tecniche per poter proseguire nei lavori. Inoltre, alcune delle Commissioni che dovevano affrontare diverse tematiche, hanno deciso di dividersi al loro interno in sottocommissioni per facilitare la riflessione. Ascoltati i resoconti dei Segretari, si è deciso che nella mattinata di lunedì si potrà già DE CAPITULO GENERALI ORDINIS fare una prima presentazione delle proposte in Assemblea. Prima di terminare il Ministro generale ha confermato nell’ufficio i Definitori generali Fr. Ivan Sesar, Fr. Lóránt Orosz e Fr. Valmir Ramos, che in questi giorni ci hanno raggiunto in Capitolo. Terminata la sessione in Aula i lavori sono continuati, come da programma, nelle Commissioni per il resto della mattinata. 31 maggio 2015 La mattina della domenica, solennità della Santissima Trinità, un nutrito gruppo di Capitolari si è recato in pellegrinaggio al Santuario della Verna, dove ha trascorso quasi tutta la giornata. Arrivati al Santuario verso le 11.00 i Capitolari hanno partecipato all’eucaristia di questa Solennità, presieduta dal Ministro della Provincia Toscana, Fr. Guido Fineschi. Nell’omelia Fr. Guido ha ricordato che il mistero trinitario, più che da comprendere e da spiegare, è una profonda esperienza di vita da accogliere, per diventare a nostra volta comunione vivente. Fr. Guido ha anche ricordato che, come alla base del Vangelo scritto c’è una vita evangelica, così noi che ora siamo impegnati nei lavori capitolari, non dobbiamo dimenticare che non si riforma l’Ordine o la propria vita con i documenti capitolari, perché questi non possono essere altro che la ratifica di un cammino. Per questo ha invitato tutti a chiedere la grazia di essere segnati nel corpo dalla passione di Gesù, dall’amore che lo mosse e dal dolore che Egli visse, perché la nostra carne diventi uno stendardo di questo amore, quasi un sacramento della Sua redenzione. Dopo il pranzo fraterno e una breve visita ai luoghi del Santuario, i Frati hanno potuto partecipare alla processione alla Cappella delle Stimmate. Quindi, rinnovata la memoria dell’incontro di Francesco con il Crocifisso, si è ripresa la strada del ritorno ad Assisi, pronti per affrontare l’ultima settimana di Capitolo generale. 1° giugno 2015 La 22ª giornata capitolare, con la quale è iniziata l’ultima settimana del Capitolo, si è aperta con la presentazione in Aula delle proposte che le diverse Commissioni avevano elaborato nei giorni scorsi. I Segretari delle rispettive Commissioni hanno presentato le proposte, ciascuna delle 207 quali è stata poi ampiamente discussa dai Capitolari. Le presentazioni e le relative discussioni si sono prolungate per tutta la mattinata, al termine della quale, accogliendo i suggerimenti di molti Capitolari su una revisione del metodo che si era adottato, la sessione è stata interrotta e il Coetus Moderans si è ritrovato per decidere come proseguire i lavori. Nel pomeriggio, seguendo le indicazioni del Coetus Moderans, si è proseguito con la presentazione delle relazioni da parte dei Segretari delle Commissioni. Terminate le presentazioni e le relative discussioni, la Presidenza ha presentato all’Assemblea la possibilità di modificare la metodologia prevista per l’elaborazione delle conclusioni. Il cambiamento consisterebbe nell’affidare tutte le proposte presentate oggi in Aula alla Commissione delle Proposte, perché questa non solo ne curi la stesura definitiva in vista della votazione finale, ma esamini anche quale di queste siano da considerare solo delle proposte ispirazionali e quali dei veri e propri mandati capitolari. Così, una volta pronte e tradotte nelle diverse lingue, queste proposte potrebbero essere sottoposte alla votazione finale dell’Assemblea. Dopo un breve dialogo in Aula, nel quale sono emersi altri possibili modi di procedere, si è preferito rimandare a domattina la votazione definitiva su questo tema. La giornata, particolarmente impegnativa, si è conclusa con un momento di relax molto gradito dai Frati del Capitolo. La Fraternità della Porziuncola ha, infatti, offerto la cena in Convento e, dopo di questa, un concerto di Fr. Alessandro della Provincia Serafica. La voce di Fr. Alessandro ha aiutato a ritrovare l’energia per continuare i lavori capitolari. 2 giugno 2015 La 23ª giornata capitolare è coincisa con il 2 giugno, festa della Repubblica Italiana. Nonostante il clima di festa, i lavori sono proseguiti secondo il programma previsto e ci si è nuovamente concentrati sulla presentazione e l’analisi delle proposte elaborate dalle Commissioni. La sessione del mattino è stata così occupata dalla presentazione delle proposte della quarta Commissione, che si occupa del tema del “Governo e servizio dell’autorità” e delle possibili modifiche agli Statuti generali. Dopo aver presentato le diverse proposte di modifica agli Statuti – provenienti dall’ultimo Consiglio Plenario dell’Ordine, dalle diverse Entità 208 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 o da singoli Frati – la Commissione ha comunicato le sue osservazioni e le sue proposte di modifica, di mantenimento o, in alcuni casi, di trasformazione delle proposte pervenute in semplici “raccomandazioni”. Terminata la discussione su questo argomento, si è messa a votazione la metodologia con cui continuare i lavori. Si è così deciso che tanto le proposte venissero inviate di nuovo alle Commissioni per un ulteriore studio in vista di una riformulazione sintetica. Le proposte poi, così riformulate, saranno inviate alla “Commissione per la revisione delle proposte”. Il lavoro del pomeriggio è, perciò, iniziato con la discussione nelle Commissioni. Nella seconda sessione, invece, ci si è nuovamente ritrovati in Aula dove, dopo la presentazione di alcune esperienze missionarie dell’Ordine, si è proceduto con la votazione per eleggere i due Frati che faranno parte della Commissione Economica del Capitolo. Con questa votazione si è concluso il lavoro comune della giornata che, però, è continuato a livello personale con la lettura della prima bozza del Documento finale, che sarà discussa domani. Se la giornata è trascorsa in un normale clima lavorativo, la cena all’aria aperta e la ricreazione successiva, hanno però restituito la necessaria nota festiva alla giornata del 2 giugno. 3 giugno 2015 La 24ª giornata capitolare è iniziata, come di consueto, con un momento di preghiera, durante il quale si è ricordato anche Fr. Gil Wohler, della Provincia San Giovanni Battista negli USA, morto ieri. Il Segretario del Capitolo ha poi comunicato il risultato del secondo scrutinio, svoltosi ieri, per l’elezione dei due Capitolari che faranno parte della Commissione economica del Capitolo. Sono risultati eletti Fr. Dennis Vavrek e Fr. Mario Vaccari. Sono stati anche approvati definitivamente i verbali delle sessioni capitolari dalla 13 alla 20. Il lavoro della giornata si è però concentrato sulla presentazione e lo studio della prima bozza del Documento del Capitolo, che è stata elaborata dalla Commissione costituita da tre esperti: Fr. Dominic Monti, Fr. Cesare Vaiani e Fr. Frédéric Manns. I tre hanno presentato, nella prima sessione plenaria della giornata, il metodo seguito per la redazione della bozza. Alla presentazione è seguito un animato dialogo in Assemblea, in cui si è apprezzata la ricchezza del testo e si sono proposte alcune osservazioni, in particolare per accentuare l’aspetto di speranza, della gioia e della fiducia nel futuro, caratteristiche del nostro carisma. Al termine c’è stato anche tempo per presentare un progetto per un cammino comune delle quattro obbedienze del Primo Ordine. Fr. Julio Bunader, Vicario generale, ha illustrato alcuni importanti passi già compiuti in vista della celebrazione del prossimo Centenario del Perdono d’Assisi, che sarà celebrato insieme da tutta la Famiglia Francescana. Mentre il primo pomeriggio è stato dedicato allo studio personale o per gruppi sulle proposte, per la seconda sessione ci si è ritrovati in Aula, per ascoltare la presentazione del lavoro che la Commissione per la revisione delle proposte aveva fatto sulle riflessioni emerse nei giorni scorsi dalle Commissioni. Concluse le sessioni di lavoro, ci attendeva un altro momento celebrativo importante: i Capitolari si sono, infatti, recati al Sacro Convento in Assisi, dove hanno solennemente celebrato i Vespri. La celebrazione è stata presieduta da Fr. Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento, che, ripercorrendo il Testamento di san Francesco, ha messo in luce i punti fondamentali della vocazione francescana. Fr. Mauro ha invitato anche a camminare tutti uniti, in Assisi e nel mondo, come veri fratelli, “senza preoccuparsi di occupare i primi posti”, ma cercando piuttosto di essere “periferici” e di vivere in uno spirito di condivisione, mettendo a disposizione tutto ciò che siamo e abbiamo. La fraterna accoglienza dei Fratelli Conventuali, la cena condivisa con loro nello splendido refettorio del Sacro Convento e l’esperienza di fraternità vissuta, sono state la più bella anticipazione del cammino di comunione che attende il Capitolo. 4 giugno 2015 La 25ª giornata capitolare, moderata da Fr. Carlo Serri, è iniziata con il raccogliere i frutti della riflessione di questo mese, cominciando a votare le prime proposte. Si è comunque trovato del tempo nella prima sessione della mattina per avvicinarci alla realtà che, come diceva il 29° mandato del precedente Capitolo generale, è riconosciuta come la missione più importante dell’Ordine: la Custodia di Terra Santa. Il Custode, Fr. Pierbattista Pizzaballa, ha presentato la situazione attuale della Custodia, soffermandosi in DE CAPITULO GENERALI ORDINIS particolare su quella dei Frati che attualmente vivono in Siria. L’intervento di Fr. Pierbattista è stato veramente toccante, specialmente nel descrivere le complesse situazioni, che abitualmente devono affrontare i Frati della Custodia nell’offrire la loro testimonianza di vita e di riconciliazione in mezzo ai tanti conflitti religiosi e politici. La presentazione ha suscitato l’interesse di tutti i Capitolari, che sono intervenuti numerosi per chiedere al Custode ulteriori chiarimenti sulla vita nella Custodia, sulla situazione politico-religiosa di quei territori, sul dialogo ecumenico ed interreligioso e sul senso della nostra missione in quelle terre. La mattinata è poi proseguita con la presentazione delle proposte riviste e riformulate dalla “Commissione per la revisione delle proposte”. Fr. Ferdinando Campana, Segretario della Commissione, ha presentato il lavoro, cui è seguito un animato dibattito in Assemblea. Nella sessione del pomeriggio si è cominciato con le votazioni delle proposte della Commissione 4, che si è occupata della modifica degli Statuti generali. In maniera abbastanza scorrevole si sono votate una parte di queste proposte, che erano state raggruppate per facilitare i lavori in quattro gruppi: quelle che la Commissione considerava ammissibili, quelle che giudicava né necessarie né opportune, quelle per le quali si riteneva attenersi alla norma vigente e quelle che si proponeva di convertire in semplici raccomandazioni. Nella stessa sessione, venendo il tempo di pensare di far fronte alle spese del Capitolo, Fr. Silvio Rogelio de la Fuente, Vice Economo generale, ha presentato diverse possibilità di ripartizione delle spese del Capitolo. Su queste l’Assemblea dovrà pronunciarsi domani. Dopo un intenso pomeriggio dedicato alle leggi e alle questioni economiche è, finalmente, giunto il tempo di alimentare anche lo spirito con un nuovo incontro sulla Lettura orante della Parola. 5 giugno 2015 La 26ª giornata capitolare, penultima del Capitolo, si potrebbe riassumere in una sola parola, ripetuta molte volte: votazioni, votazioni, votazioni… Si è cominciato nella prima sessione della mattina, votando le proposte della Commissione per la revisione degli Statuti generali, che ieri non si era finito di votare. Quindi, dopo l’abituale pausa di mezza mattina, si è conti- 209 nuato a votare le proposte delle diverse Commissioni, riviste dall’apposita “Commissione per la revisione delle proposte”. Alcuni video preparati dalle diverse Province sulla loro vita e le loro attività, sono stati l’occasione per distrarre gli occhi e la mente, andando oltre i placet, non placet, placet iuxta modum, abstineo… Il pomeriggio ha riservato al Capitolo …. altre votazioni sulle proposte delle Commissioni. Una nota di fraternità è stata offerta dai Fratelli delle Province della Polonia che, nella pausa del pomeriggio, hanno allietato i Capitolari con un’abbondante varietà di prelibati dolci tipici delle loro zone. Ma al Capitolo aspettava ancora, prima di terminare i lavori, il lungo elenco delle proposte presentate dalle Commissioni … eppure, nonostante non siano mancati i momenti di confusione – una volta per colpa degli apparecchi elettronici usati per votare, una volta per le diverse redazioni dei testi dovuti alle traduzioni, ecc. – si è riusciti a portare a termine i lavori previsti. E così, alla fine della giornata aspettava i Capitolari … un’altra votazione! Questa volta sulla modalità per pagare le spese del Capitolo. La preghiera dei vespri e la cena (questa volta senza votazioni!) hanno concluso la penultima giornata dei lavori capitolari. 6 giugno 2015 L’ultima giornata capitolare, come è ovvio, è stata il momento delle conclusioni, delle valutazioni e dei ringraziamenti. Le conclusioni sono state l’impegno della mattinata, che è stata dedicata alla votazione di quelle proposte che non avevano ricevuto la maggioranza qualificata in prima votazione. Si è poi passati alla presentazione e votazione del Documento del Capitolo che, con alcuni suggerimenti, è stato approvato, lasciando al Definitorio generale il compito di curarne l’ultima redazione. Sono stati votati anche alcuni adempimenti capitolari, come il limite di spesa di cui può disporre il Ministro generale, ma soprattutto è stata significativa l’approvazione di una dichiarazione di vicinanza e solidarietà del Capitolo con quei Frati che, in diverse parti del mondo, vivono e testimoniano la nostra forma evangelica di vita in contesti difficili, pericolosi o di persecuzione. Al termine della sessione è stato distribuito 210 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 un questionario perché tutti i Capitolari possano esprimere il loro parere sulla preparazione del Capitolo, il suo svolgimento, le attrezzature, l’organizzazione, il luogo in cui abbiamo passato questo mese, ecc. Al di là delle opinioni personali, comunque, quello che è certo è che sono tante le persone da ringraziare per quanto vissuto durante questo Capitolo… Il primo momento di ringraziamento è avvenuto nella Celebrazione eucaristica conclusiva alla Porziuncola, presieduta dal Ministro generale, Fr. Michael A. Perry, il quale, ricordando il tema centrale del Capitolo, ha invitato tutti i Frati a vivere da autentici uomini di fede, per poter essere veramente fratelli e minori. Affidando l’Ordine a Maria, le ha chiesto di aiutarci a dire il nostro “sì” davanti all’urgenza, più impellente che mai, di far risuonare la Buona Notizia di Gesù Cristo. Il secondo momento di ringraziamento ha avuto luogo durante l’ultima sessione di questo Capitolo. Dopo aver ringraziato Dio ed esserci affidati alla protezione di Maria, è stato il momento di ringraziare tante persone: i Capitolari, gli Ufficiali, i tecnici, la Fraternità della Porziuncola, il personale della Domus Pacis che ci ha ospitato e servito… tutti quelli che hanno contribuito al felice svolgimento di questi giorni di intensa fraternità, tutti coloro che hanno in qualche modo collaborato, perché fossero veramente giorni carichi di speranza e di gioia. 2. Conferenza del Ministro generale dei Cappuccini Frati e Minori oggi È un onore per me poter proporre alcuni pensieri introduttivi al vostro Capitolo generale. Ma sto anche davanti a voi con un certo tremore! Tenterò di darvi la mia lettura personale del tema che dovrà orientare i vostri lavori capitolari: “Frati e Minori oggi!” Il tema che vi siete proposti tocca la questione stessa della nostra identità profonda, quella che ci ha lasciato san Francesco d’Assisi. Esso risponde alla semplice domanda: chi siamo? Siamo chiamati di conseguenza a chiederci come rendere presente oggi la grande novità introdotta da san Francesco nella Chiesa e nella società del suo tempo e come viverla in modo coerente e rinnovato al presente, a più di 800 anni dal suo inizio. Proprio a questo proposito desidero ricordare quanto ci ha detto Papa Francesco nella sua intervista rilasciata a P. Antonio Spadaro della Civiltà Cattolica: “Non c’è identità senza appartenenza.”1 Difatti, non di rado capita di imbatterci in Frati che sanno parlare benissimo di san Francesco e delle nostre origini, ma che lo fanno da un punto di vista meramente intellettuale o accademico, mentre il loro stile di vita non è segnato in alcun modo dalla volontà di adeguarvisi. L’identità, per essere verace ed evitare di essere semplicemente vuota, esige che si affronti anche l’aspetto dell’appartenenza. Come è pure vero che l’appartenenza necessita sempre di un’identità precisa sulla quale misurarsi. È più facile intrattenerci sull’identità che non sull’appartenenza, perché quest’ultima tocca la concretezza della vita e può manifestarsi in gradi di maggiore o minore gradualità. Risulta più difficile dichiararsi appartenenti ad un gruppo quando questi sta attraversando un momento di crisi. Eppure io penso che sono proprio i momenti difficili e i tempi di crisi, quelli che maggiormente ci interpellano. Perché può darsi che ci siamo allontanati dai nostri valori identitari o che avvertiamo una forte battuta di arresto, e allora è il caso di confrontarci e di rinnovare più che mai la nostra adesione al gruppo, al nostro Ordine, in vista di aprire nuovi cammini e per essere autentici Frati Minori nel e per il nostro tempo. Frati Quando feci il noviziato nel lontano 1964/65 mi parlarono unicamente del fatto che san Francesco aveva scritto la Regola, quella bollata, e il Testamento. Sugli altri scritti neanche una parola. L’impostazione della formazione era decisamente di tipo moralistico e penitenziale. Moralistico perché ci vennero esposti quali erano i peccati gravi che si potevano commettere contro la Regola e gli innumerevoli peccati veniali. Penitenziale perché incentrato su tanto silenzio, sulla dipendenza in ogni cosa dal maestro dei novizi, sul coro di notte, la disciplina e il cilicio. Ma eravamo al tempo del Concilio Vaticano II e questo grande evento ecclesiale non tardò a gettare la sua luce benefica anche sul nostro Ordine. Parlo dei Cappuccini perché a quel tempo non conoscevo altro. Difatti il nostro Ordine, come immagino tanti altri, fu scosso interiormente da un’ondata di vento assai forte e avvertì la necessità di riscrivere da capo le Costituzioni che per più di 400 anni erano rimaste presso- DE CAPITULO GENERALI ORDINIS ché invariate. Era tempo e ora di rinnovarsi radicalmente. L’accento venne posto decisamente sulla vita fraterna. Se c’è un filo rosso che attraversa le nostre Costituzioni dal dopo Concilio fino a tutt’oggi è proprio questa insistenza sulla vita fraterna come il cuore del nostro carisma francescano cappuccino. Ed è sintomatico il fatto per cui non tutti accettarono questo nuovo orientamento. Sta di fatto che alcuni si staccarono dall’Ordine per rimanere fedeli alla sua indole prettamente penitenziale. Avevano compreso forse più degli altri che era avvenuto un cambiamento di rotta di non poco conto e non vollero aderirvi. A mio modesto avviso si trattò di una svolta provvidenziale e, a volte, continuo a chiedermi ancora oggi, a cinquant’anni di distanza, se ne siamo sufficientemente consapevoli e se stiamo realmente cercando di mettere in atto quella scelta. E credo di poter affermare che si trattò di una scelta provvidenziale sia a livello francescano, ecclesiologico e anche antropologico. Provo a spiegarmi: — A livello francescano Ponendo l’impegno della vita fraterna al centro del carisma, abbiamo ricuperato o, meglio ancora, abbiamo scoperto tutta la ricchezza della scelta innovativa compiuta da san Francesco, da colui che fin dall’inizio della sua conversione si fece chiamare “frate Francesco”. Consapevole e grato per l‘intervento forte e deciso di Dio (Deus ipse!) che lo aveva condotto in mezzo ai lebbrosi, Francesco cambiò in modo irreversibile la sua visione del mondo e la sua percezione della vita. Scelse allora di andare a vivere in mezzo ai lebbrosi, di usare loro misericordia e di essere loro fratello.2. Torneremo su questo aspetto quando affronteremo il tema del nostro essere minori. E quando giunsero i primi compagni, ce lo dice lui stesso nel Testamento che in un primo tempo non sapeva proprio cosa fare e che, in seguito, fu il Signore stesso a rivelargli che doveva vivere secondo la forma del santo Vangelo. Ciò comportò un’impostazione del tutto nuova delle relazioni fra di loro. Aveva a disposizione il modello monastico con il potere di uno solo, l’abate, su tutti, ma Francesco scelse una forma del tutto nuova, quella della circolarità del servizio reciproco del fratello per i fratelli e volle che il gruppo di uomini che chiesero di poter condividere il suo stesso stile di vita formassero una fraternitas.3 211 Il rinnovamento degli studi francescani, la valorizzazione degli scritti del Santo e una migliore conoscenza del suo tempo contribuirono in modo decisivo a questa nuova impostazione della nostra vita e sono convinto che ciò valga tanto per noi Frati Cappuccini come pure per voi. Ma qui è anche il caso di renderci conto che la vita fraterna vissuta con intensità e fedeltà è più esigente anche della stessa povertà. Mi spiego: la povertà consiste principalmente nel sottrarre quante più cose alla vita e ridurre le mie e le nostre esigenze all’essenziale, mentre il vivere fraterno esige una continua dinamica di donazione, che ci impegna a rendere più autentica la qualità delle relazioni che accompagnano la nostra quotidianità. A volte si tratta di saper perdonare e di saperlo fare sempre di nuovo. A volte occorre fare un passo indietro per fare spazio all’altro, perché i suoi doni possano fiorire e portare frutto. La vita fraterna, originata dallo Spirito Santo, cresce se la qualità della nostre relazioni ha il sapore dell’accoglienza, del perdono, della misericordia e della carità che il Signore Gesù ci ha presentato come Beatitudine per la nostra esistenza. La povertà che tanti nostri Frati hanno vissuto e vivono con letizia non è relegata in secondo piano ma, nella luce del rinnovamento che rende sempre più giovani di carismi, assume i connotati della solidarietà, della condivisione dei beni con gli ultimi della terra, della responsabilità nei confronti della salvaguardia del Creato. Fraternità significa pure disponibilità a superare i confini della Fraternità locale, della Provincia o della Custodia in cui viviamo, per sostenere Circoscrizioni in difficoltà oppure ad essere aggregati a Fraternità interculturali dove le necessità di personale sono più urgenti. La povertà può anche essere vissuta individualmente, mentre la vita fraterna non ci dispensa mai dal porci in relazione con l’altro, senza volere che diventi un cristiano migliore. Difatti è risaputo che la sola persona sulla quale abbiamo un certo potere di cambiamento siamo unicamente noi stessi! — A livello ecclesiale Mettendo decisamente al centro della nostra vita il vivere fraterno, noi ci poniamo pure in profonda sintonia con quell’ecclesiologia di comunione che rappresenta uno dei doni più belli del Concilio Vaticano II per la Chiesa. Sappiamo quanto sia stato difficile e faticoso realizzare il passaggio da un’ecclesiologia 212 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 che considerava la Chiesa alla stregua di una societas perfecta ad una ecclesiologia di comunione, dove la comunione prima ancora di essere il frutto di uno sforzo morale attuato dai vari componenti della stessa, è da considerarsi alla stregua un dono dall’alto, icona della santissima Trinità. Mi ha molto stupito quando alcuni mesi or sono un vescovo di Germania, di fronte all’offerta fattagli da un gruppo di nostri Frati indiani che si rendevano disponibili per assumere la responsabilità di parrocchie nella sua diocesi, rispondeva loro che ciò di cui la sua diocesi aveva bisogno era altra cosa. Chiedeva loro di venire per dare la testimonianza della vita fraterna in uno dei tanti conventi che già sono stati chiusi o che stanno per essere chiusi nella sua diocesi. Nella stessa affermava che la diocesi avverte il bisogno della presenza dei religiosi che pregano regolarmente insieme e sono disponibili ad accogliere le persone alla ricerca di chi le sa ascoltare o per le confessioni. Ciò sta a dire che le nostre Fraternità rappresentano un bene irrinunciabile per la vita del corpo ecclesiale. All’interno di un’ecclesiologia di comunione possiamo essere esempio vivo di comunione. Tempo fa rivolsi a Mons. Galantino, il segretario della CEI, la domanda di ciò che si aspettava da noi Frati e la sua risposta fu chiara e inequivocabile: “Dipendesse da me, direi: meno parrocchie e fate i Frati!” E poi ci spiegava come si attendesse da noi pressoché le stesse cose che ho appena esposto sopra. — A livello antropologico Ma io credo vi sia anche un’urgenza di tipo antropologico! Il bambino prima di aprirsi alla relazione con gli altri, attraversa una lunga fase in cui impara a manipolare i suoi giocattoli e ad apprendere come ci si comporta in famiglia. Ripete all’infinito gli stessi giochi e gli piace prendere in mano un oggetto e lasciarlo cadere per terra per poi farselo raccogliere da un adulto e lasciarlo cadere di nuovo. Intanto la muscolatura si va rafforzando e il bambino diventa sempre più abile nel manipolare gli oggetti. È il periodo in cui va molto geloso delle cose che gli appartengono e solo difficilmente le condividerà con un altro. Lo farà in una fase successiva, quando, pur di avere la presenza dell’amico, sarà disposto a cedergli i suoi giocattoli o a scambiare i ruoli, perché la presenza dell’altro diventerà più importante delle cose e degli oggetti posseduti. Da uno sguardo anche solo sfuggevole al nostro mondo di oggi riusciamo a comprendere come l’umanità abbia sviluppato moltissimo la fase che precede quella della relazione. Lo si può comprendere a partire dallo sviluppo enorme delle realizzazioni attuate nell’ambito della tecnologia. Questa oggi intervenendo sulla materia è in grado di fissare su di un chip piccolissimo un numero infinitamente grande di informazioni. E ciò che avviene a livello microscopico avviene anche a livello macroscopico, in quanto l’uomo è capace di produrre sonde tanto sofisticate da raggiungere pianeti a distanze inimmaginabili. Questo ci permette di affermare che l’uomo d’oggi ha sviluppato in maniera esponenziale la sua capacità di manipolare la materia e di usarla per i fini i più disparati. Il che purtroppo è vero anche a livello degli armamenti! Tuttavia, a livello di relazioni tra i popoli, tra le nazioni e tra le varie componenti del tessuto sociale siamo lontani anni luce dall’aver sviluppato anche solo lontanamente qualcosa di paragonabile a quanto è avvenuto in campo tecnologico. Il mondo continua a essere diviso, il divario fra ricchi e poveri continua a crescere, in famiglia ci si fa la guerra per questioni ereditarie e anche fra le nazioni possono scoppiare improvvisamente nuovi conflitti a motivo dei territori che uno stato contesta ad un altro. Inoltre, si direbbe che lo sviluppo continuo nel campo dei mezzi di comunicazione renda le persone sempre meno inclini alla relazione. Ci si trastulla per ore e ore con questi nuovi giocattoli per adulti e, di conseguenza, siamo sempre meno capaci di godere di un bel panorama o di porci in ascolto dell’altro che ha qualcosa di tutto suo da raccontarci. E questo capita anche tra noi Frati! Ecco perché la scelta di porre al centro dei nostri intenti la promozione della vita fraterna assume un valore molto alto ed esemplare sia in relazione alla nostra identità di francescani, in seno alla Chiesa e per il mondo in cui viviamo. È evidente che non possiamo limitarci a proclamare un principio e che siamo chiamati a precisare tutti quegli atteggiamenti che favoriscono la realizzazione di una vita decisamente condivisa tra fratelli. Si tratta appunto del delicato ma necessario passaggio dall’identità all’appartenenza. “Significa – per dirlo con le parole di Papa Francesco – diventare ‘esperti di comunione’”.4 Mi piace allora ricordare qui quanto stanno DE CAPITULO GENERALI ORDINIS vivendo alcuni nostri Frati in Francia, più precisamente a Clermont Ferrand. Sono trascorsi sì e no 10 anni da quando un gruppetto di Frati decise di stabilirsi nel convento in stato di quasi abbandono di quella città e di provare a vivere insieme, condividendo i lavori domestici, curando in particolare la liturgia, garantendo l’accoglienza per l’ascolto e per le confessioni lungo tutto l’arco della giornata e sviluppando modalità semplici per essere una presenza solidale accanto ai poveri, agli ammalati e ai carcerati. La prima cosa che hanno fatto insieme è stata ripulire la chiesa, dipingerla e renderla uno spazio sobrio, dignitoso e anche bello. Quando la gente del luogo ha notato ciò che stavano facendo i nuovi arrivati, è accorsa per dare loro una mano nei lavori. E quella mano si è in seguito dimostrata generosa anche nel non far mancare ai Frati una buona bottiglia di vino, l’agnello pasquale e molte altre cose ancora. Oggi quella chiesa è molto frequentata e per lo più da un pubblico giovane e da giovani famiglie con i loro bambini. Ho potuto constatarlo di persona due anni fa durante il triduo pasquale. Immaginate voi che questo avviene in una città segnata dalla secolarizzazione come la maggior parte delle città nordeuropee! Un ritorno semplice e intelligente alla vita fraterna, vissuta in tutta semplicità, possiede una forza di attrazione incredibile, proprio e anche laddove Gesù Cristo è relegato fra la schiera dei grandi sconosciuti. E nascono nuove vocazioni! Vi racconto un fatterello assai eloquente: tempo fa un giovane disse ai Frati che aveva deciso di non frequentarli più in avvenire perché temeva che gli potesse sorgere la vocazione di farsi Frate. Ci tengo a dire che si tratta di una Fraternità tutto sommato molto normale, formata cioè da Frati di tutte le età. Si passa, infatti, dal trentenne fino al novantenne. Una delle chiavi per comprendere ciò che sta avvenendo consiste nella progettualità che questi Frati si sono dati: hanno fatto delle scelte comuni e si impegnano a viverle. Direi che hanno imparato ad abbinare identità e appartenenza. E la gente che li frequenta si sente attratta dal vedere come questi Frati fanno le cose insieme, avverte che il loro pregare è solcato da una tensione vera e profonda verso Dio, li vede realizzare uno stile di vita assai semplice e condiviso. Lo scorso mese di dicembre abbiamo radunato a Fatima tutti i Ministri provinciali di 213 Europa ed abbiamo presentato loro la testimonianza di quanto stanno vivendo i Frati a Clermont Ferrand. Avevo invitato all’incontro anche il vostro carissimo Fr. Giacomo Bini e lui mi aveva rassicurato che sarebbe intervenuto, se non ché sorella morte ha deciso di chiamarlo prima a sé. Lo ha sostituito Fra Jacopo, che ci ha parlato di Palestrina. E questo ci dice come possiamo e dobbiamo intensificare il dialogo e lo scambio di esperienze laddove sorge qualcosa di nuovo e di autentico. Perciò ritengo di poter affermare con forza che la vita fraterna, vissuta in maniera autentica, affrontando i conflitti che immancabilmente possono insorgere in seno alla Fraternità, assume una forte connotazione evangelizzatrice. Quando papa Francesco ha regalato ai Ministri generali dei vari Ordini e Congregazioni la sua presenza lungo tutta una mattinata il 29 novembre 2013, ci ha parlato della vita fraterna con un grande senso del realismo, fino a giungere ad affermare che una Fraternità senza conflitti non può dirsi di essere realmente tale. Ci invitava a non avere paura dei conflitti, a condizione tuttavia di affrontarli decisamente per evitare che ingigantendosi possano scoppiare e causare danni molto gravi. Ciò che auguro a voi cari fratelli in san Francesco per questo Capitolo generale è che possiate fare un’esperienza fraterna forte fra di voi nelle prossime settimane. Non abbiate paura di affrontare le cose che non vanno o che sono andate storte nel sessennio appena trascorso. Ma prima ancora di fare questo è necessario che ciascuno di voi si interroghi con quale spirito intende vivere questo Capitolo e in che modo voglia dare il suo contributo personale per renderlo realmente fraterno. Minori Il giorno 4 ottobre 2013 è stato per Assisi e per tutti noi francescani una giornata memorabile: il primo Papa nella storia che ha scelto di chiamarsi come il nostro Santo fondatore è venuti in visita, ed era per lui la prima volta, nella città che ha dato i natali al nostro serafico padre. Le scelte compiute da Papa Francesco in quel giorno continuano ad interpellarci. Difatti le prime persone che ha voluto incontrare non furono i Frati ma i disabili, quasi a volerci ricordare che la conversione di san Francesco avvenne grazie al fatto che Dio stesso lo condusse in mezzo ai lebbrosi e che questo incontro con gli ultimi e meno favoriti rimane una 214 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 pietra miliare per tutti noi che ci reclamiamo del nome di francescani. Inoltre, il Papa non si è limitato a quel solo gesto sbalorditivo, perché, invece di condividere con noi, come si usa fare in quel giorno di festa, il pranzo presso il Sacro Convento, è andato a pranzare con i poveri, alla mensa allestita per loro dalla Caritas diocesana. Quale lezione di minorità! E sappiamo che Papa Francesco è rimasto fedele a queste sue scelte e non finisce di stupirci compiendo gesti di grande e amorevole attenzione verso i più poveri e gli emarginati. Il pericolo per noi tutti è quello di chiamarci “minori” ma di essere in realtà molto lontani dalle persone che effettivamente stanno vivendo in stato di emarginazione e mancano di tutto. Assomigliamo molto al sacerdote e al levita che scendevano da Gerusalemme a Gerico, i quali videro quell’uomo lasciato mezzo morto lungo la strada e passarono oltre. Che non sia stato così anche per il giovane figlio di Pietro di Bernardone, il quale, in un primo tempo, compiva un ampio giro attorno ai lazzaretti pur di non doversi imbattere in quelle figure dall’aspetto raccapricciante e dall’odore insopportabile? Gli facevano ribrezzo e lui si fermava alle sue sensazioni sgradevoli. Non si lasciava raggiungere dal loro grido di aiuto, dalla loro richiesta di un gesto umano di vicinanza, perché rimaneva centrato unicamente su se stesso. Ma fu il Signore stesso a condurlo tra di loro e da quel momento molte cose, anzi, tutto cambiò nella sua vita. Mi chiedo se non debba ripetersi anche per la maggior parte di noi, me compreso, questo intervento forte da parte del Signore che ci confronti direttamente con il povero e apra il nostro cuore e lo renda accogliente e compassionevole. Non basta il semplice fatto di dirci “francescani” per garantirci di essere capaci di stare con i poveri e di rallegrarcene, perché Francesco ci chiede proprio questo: “E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate tra poveri e deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada.”5 L’incontro di Francesco con i lebbrosi segnò l’inizio della sua conversione e gli permise di gettare uno sguardo del tutto nuovo sull’esistenza. Dopo quell’incontro Francesco non fu più lo stesso. Un nuovo sapore della vita gli venne consegnato: era passato dall’amarezza alla dolcezza. Questo evento lo portò ad “uscire dal secolo”, a ricollocarsi dentro la vita degli uomini del suo tempo in modo nuovo, uscendo dalle logiche di potere per vivere quelle intra- viste e sperimentate, come una rivelazione, tra i lebbrosi. Nel giovane figlio del mercante, desideroso di diventare un grande cavaliere, avvenne un ribaltamento radicale delle categorie sociali nelle quali era vissuto fino a quel momento così da abbandonare ogni sogno di grandezza. Gli veniva chiesto di lasciare la città e di scendere verso il basso tra coloro che vivevano l’emarginazione. Uscì dunque dalla città per scendere nel recinto dei lebbrosi, collocati fuori dalle mura cittadine, confinati nel basso della valle e rinchiusi dentro le mura di emarginazione. Francesco andò a vivere tra i lebbrosi, tra coloro che erano posizionati nel posto inferiore della piramide sociale medievale. A partire da quel momento iniziò a vivere un’altra logica, opposta a quella vissuta fino a quel momento. Non si trattava più di salire nella scala sociale, ma di abbracciare valori nuovi quali la misericordia e la condivisione gratuita di sé a coloro che non potevano ripagarlo o avvantaggiarlo.6 La scelta di essere e di farsi chiamare “Frate Minore” si radica in questo passaggio fondante della sua vita e si trasformò in un invito pressante ai suoi Frati a essere sottomessi a tutte le creature, a non turbarsi per il peccato altrui, a non appropriarsi di luogo alcuno, ad accogliere con bontà chiunque verrà da loro sia esso amico o nemico, ladro o brigante; che nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano chiamati semplicemente Frati Minori. E l’uno lavi i piedi all’altro. Ammettiamo onestamente che non si tratta di un aspetto facile da realizzare: probabilmente ci vuole una vita intera e tanta formazione per compiere questo cammino di spogliazione dal nostro ego e da aspirazioni che sono certamente legittime ma non concordano con l’ideale propostoci da Francesco. Sono molti coloro che avendo abbracciato la vita di Frati Minori, inconsciamente continuano a sognare il prestigio e desiderano affermarsi ed essere riconosciuti. Certo, per scendere e gloriarsi dell’ultimo posto, prima bisogna aver vissuto consapevolmente la nostra identità di persone affermate e mature. Da qui nasce e si ripropone continuamente la sfida grande di un accompagnamento personalizzato e attento negli anni della formazione iniziale. La stessa formazione continua dovrà ritornare spesso sull’argomento. Ritorniamo a Francesco e lui ci prenderà per mano per portarci al suo modello per eccellenza, al Figlio di Dio fattosi uomo e all’Eu- DE CAPITULO GENERALI ORDINIS caristia, a quella sublime umiltà, dove il Figlio di Dio si umilia a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, in poca apparenza di pane. “Guardate, frati, l’umiltà di Dio, e aprite davanti a Lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché egli vi esalti. Nulla dunque di voi, tenete per voi; affinché vi accolga tutti Colui che a voi si da tutto.”7 Così tutta l’introduzione alla nostra vita consacrata francescana dovrebbe assumere il carattere di un vero e proprio cammino di iniziazione, dove il candidato viene condotto attraverso l’insegnamento e esperienze graduali e mirate a fare propri “gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: che pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.”8 La condizione di minori ci toglie per un certo verso anche il diritto di turbarci e adirarci per il peccato o il male di un altro. Scrive, infatti, Francesco al capitolo IV della Regola non bollata: “E si guardino i frati, sia ministri e servi sia gli altri, dal turbarsi e dall’adirarsi per il peccato o il male di un altro, perché il diavolo per la colpa di uno vuole corrompere molti; ma spiritualmente, come meglio possono, aiutino chi ha peccato!” Ecco allora l’atteggiamento con il quale affrontare anche i temi più scabrosi che possono presentarsi durante il Capitolo che state per iniziare. La nostra missione oggi L’essere Frati e Minori deve inserirsi in un progetto che, in comunione con la Chiesa, miri a una trasformazione di alcune realtà che ci stanno particolarmente a cuore. Non basta dire che siamo Frati e che vogliamo privilegiare la vita fraterna al nostro interno! Credo sia altrettanto importante affermare e impegnarci a fare del nostro mondo un mondo più fraterno. Non dovrebbe esserci parrocchia o opera sociale o scuola o altra realtà ancora a noi affidata, dove non promuoviamo la collaborazione e il coinvolgimento di tutti. Il nostro essere Frati ci invita ad assumere ovunque e sempre uno stile fraterno e mira a fare del mondo una realtà fraterna. Lo spazio che ci sta davanti e in cui agire è immenso. Qualcuno ha affermato che dei tre ideali della Rivoluzione francese ne sono stati realizzati, e non ovunque, sì e no quelli di libertà e uguaglianza, ma siamo ben lungi 215 dall’aver promosso realmente la fraternità! Credo proprio che noi in quanto francescani non possiamo tirarci indietro da questo grande compito. È vero che siamo pochi di fronte ad un mondo così vasto e diviso. Ciò nonostante assumiamo l’atteggiamento di chi crede nei valori del Regno, paragonabile al granello di senape che, gettato nel giardino, crebbe e divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami, oppure a quel lievito che mescolato in tre misure di farina la lievitò tutta.9 Agire in comunione con la Chiesa oggi esige che lavoriamo in sintonia con quanto Papa Francesco ci ha proposto in modo chiaro e forte nella sua Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, dove come prima cosa afferma che dobbiamo lasciarci riempiere il cuore e la vita intera dalla gioia del Vangelo incontrando la persona di Gesù; lasciandoci salvare da Lui, che ci libera dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento (1). Quanto il Papa propone a ogni cristiano, cioè a rinnovare il suo incontro personale con Gesù Cristo o almeno a lasciarsi incontrare da Lui, a cercarlo ogni giorno senza sosta (3), vale anche per noi figli di san Francesco. Non si comprende san Francesco se lo si isola dal suo rapporto profondo ed esistenziale con la persona di Cristo e il suo mistero di vita, morte e risurrezione. Una certa stanchezza, entrata a far parte delle nostre Fraternità e dei singoli Frati, è dovuta secondo me ad una sottile e larvata crisi di fede. È incredibile con quale facilità ci lasciamo pervadere dai valori del mondo che puntano al successo personale e al prestigio, invece di lasciarci trasformare progressivamente da quelli del Vangelo. Il Papa ci interpella in particolare sul piano della fraternità quando afferma: “Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa” (91). Questo pensiero lo aveva già espresso con altre parole durante l’incontro avuto il 29 novembre 2013 con i Superiori generali della USG, quando ci disse: “La fraternità ha una forza di convocazione enorme. Le malattie della Fraternità, d’altra parte, hanno una forza che distrugge”. E aggiungeva: “A volte è difficile vivere la fraternità, ma, se non la si vive, non si è fecondi. Il lavoro, anche quello apostolico, può diventare una fuga dalla Fraternità”10. Non è che il Papa non si renda conto che le Fraternità possono essere attraversate 216 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 da conflitti vari, ma ci ricorda semplicemente che vanno assunti, sofferti e affrontati. Nella Evangelii gaudium ci chiede di “accettare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento con un nuovo processo” (227). Il suo pensiero in questo ambito lo ha precisato ancora maggiormente nella Lettera Apostolica a tutti i Consacrati in occasione dell’Anno della Vita Consacrata.11 Dapprima invita i Consacrati a vivere la loro vocazione con passione e poi precisa ulteriormente: “Vivere il presente con passione significa diventare ‘esperti di comunione’, testimoni e artefici di quel progetto di comunione che sta al vertice della storia dell’uomo secondo Dio. In una società dello scontro, della difficile convivenza tra culture diverse, della sopraffazione sui più deboli, delle disuguaglianze, siamo chiamati ad offrire un modello concreto di comunità che attraverso il riconoscimento della dignità di ogni persona e della condivisione del dono di cui ognuno è portatore, permetta di vivere rapporti fraterni”. E questo lo si può fare soltanto se abbiamo la gioia nel cuore, memori di quanto afferma san Francesco nella Ammonizione XXVII: “Dov’e povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia!”. Come dovranno essere le nostre Fraternità nell’ottica di quanto ci propone Papa Francesco? Lui sogna una Chiesa in uscita, con le porte aperte. Dice che deve assumere l’atteggiamento del padre del figlio prodigo, il quale rimane con le porte aperte perché quando suo figlio ritornerà possa entrare senza difficoltà (46). Non si tratta di condannare, ma di rimanere in paziente attesa, e che ci sia sempre qualcuno disposto ad accogliere. L’esperienza ci dice che la qualità dell’accoglienza non dipende dall’età: ci può essere un Frate ottantenne molto più accogliente di un trentenne e viceversa! Guardando oltre, mi pare pure importante l’invito ad “offrire spazi di preghiera e comunione con caratteristiche innovative, più attraenti e significative per le popolazioni urbane” (73). E ancora: “Abbiamo bisogno di creare spazi adatti a motivare e risanare gli operatori pastorali, luoghi in cui rigenerare la propria fede in Gesù crocifisso e risorto, in cui condividere le proprie domande più profonde e le preoccupazioni del quotidiano, in cui discernere in profondità con criteri evangelici sulla propria esistenza ed esperienza, al fine di orientare al bene e al bello le proprie scelte individuali e sociali” (77). Le nostre Fraternità non potrebbero diventare questi spazi di cui parla il Papa? Queste sue parole ci aiutano ad approfondire quanto ho detto sopra a proposito della risposta data dal vescovo tedesco ai Frati indiani che gli chiedevano parrocchie. La Chiesa ha bisogno di luoghi abitati da religiosi che credono, celebrano la loro fede e sono disposti ad accogliere chi è in ricerca e a condividere con lui un pezzo di strada. Vi è un altro tema sul quale Papa Francesco ritorna con molta insistenza tanto da aver indetto un Anno Santo speciale dedicato a esso: la misericordia! Ho come l’impressione che questo Papa si renda conto dei danni immensi che sono stati provocati da una prassi penitenziale improntata al moralismo e che, invece di portare sollievo, metteva paura. Ora lui vuole riportarci tutti alla freschezza del Vangelo e di quel perdono che Cristo ha offerto a tutti indistintamente. Così può dire al singolo: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti” (EG 164). Di conseguenza può anche affermare che “la misericordia è la più grande di tutte le virtù” (EG 37). Per voi che state per iniziare il Capitolo generale che dovrà toccare argomenti scottanti come quello di una buona e trasparente gestione economica, rimane importante aver presente la massima pronunciata da Francesco nell’Ammonizione XXVII: “Dove è misericordia e discrezione, ivi non è superfluità ne durezza”. E nella Lettera a tutti i fedeli Francesco ricorda a coloro che hanno ricevuto la potestà di giudicare gli altri di esercitare il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore; e ammonisce: “Infatti il giudizio sarà senza misericordia per coloro che non hanno usato misericordia”.12 È interessante constatare come il Papa nella EG non parli molto della secolarizzazione e del relativismo dei valori, argomenti certamente importanti ma di taglio piuttosto intellettuale. Egli preferisce argomentare a partire dai poveri, da coloro che stanno al margine. È pervaso dal desiderio di trasmettere la sua fede agli altri, a tutti senza escludere nessuno. In questo senso l’insistenza di uscire per andare verso le periferie al fine di guardare al tutto a partire da esse, diventa la chiave ermeneutica a partire dalla quale il Papa argomenta. In questo si sente sostenuto dalla profonda convinzione che questa fu e continua a essere la scelta del Dio di Gesù Cristo. Perciò può affermare con DE CAPITULO GENERALI ORDINIS forza: “C’è un segno che non deve mai mancare: l’opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via” (195). Per far parte anche noi di questa Chiesa in uscita verso le periferie dobbiamo disporci a compiere dei cambiamenti nelle nostre scelte e a rivedere molte delle nostre abitudini. “Uscire” significa “cambiare” e tutti ci rendiamo conto di quanto ciò sia difficile. A giusta ragione san Francesco pone accanto all’umiltà, quale sua stretta sorella, la pazienza: “Dov’è pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento”. I cambiamenti generalmente avvengono solo lentamente ed esigono tanto tempo. Ecco perché il Papa dà la preferenza ad una Chiesa accidentata, ferita e sporca perché in uscita per le strade, piuttosto che ad una Chiesa malata per chiusura e per la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze (49). Potremo parlare delle nostre Fraternità come accidentate, ferite e sporche a partire dal momento in cui non avremo più paura di farci vicini alle tante forme di povertà che segnano i contesti in cui viviamo. Oggi essere minori significa sempre ancora farsi prossimi di coloro che sono minori non per scelta ma per le circostanze avverse della vita. Queste persone hanno pure loro il diritto che venga loro annunciato il Vangelo: “Hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede” (200). A un Frate che si burlò di un povero che gli chiedeva l’elemosina Francesco impose di togliersi l’abito, di chiedergli perdono e di baciargli i piedi! Il che stava a dire che chi disprezza un povero non è degno di chiamarsi Frate Minore, deve mettersi lui stesso nell’atteggiamento di mendicare il perdono e, baciandogli i piedi, è chiamato a restituirgli la sua dignità13. Quando da studente di teologia vissi per un mese in mezzo ai clochard a Zurigo, mi resi conto che i poveri sono tutt’altro che semplici e remissivi. Quegli uomini erano spesso ubriachi e oltremodo litigiosi, per non dire che puzzavano ed erano trascurati. A pensarci bene dobbiamo constatare che dopo l’incontro tanto importante per Francesco con i lebbrosi, incontro che gli cambiò la vita, i lebbrosi continuavano ad emanare un cattivo odore e la loro presenza era tutt’altro che piacevole. Guardiamoci da ogni forma di romanticismo. La domanda che siamo chiamati a porci è piuttosto: Chi era cambiato? I lebbrosi no di certo 217 ma Francesco sì. Questo lo rendeva capace di gesti nuovi e sorprendenti al punto di provare un sentimento di reale dolcezza. Anche in questo ci raggiungono nuovamente le parole di Papa Francesco in EG quando afferma: “La vita si rafforza donandola e si indebolisce nell’isolamento e nell’agio. La vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri” (10). Con questo, cari fratelli riuniti in Capitolo, io vi auguro che possiate vivere un tempo fraterno assai forte e possiate uscire da questa esperienza capitolare con rinnovata consapevolezza dei valori che orientano la nostra vita di Frati Minori (l’identità), ma anche avvertendo dal profondo di voi stessi la gioia e la fierezza di appartenere a questa vostra Fraternità (l’appartenenza) e desiderosi di trasmetterla ai Frati a voi affidati al momento del rientro nelle vostre Circoscrizioni di origine. Vi auguro inoltre che vi sia dato di maturare e prendere decisioni che permettano di compiere quei cambiamenti che vi portino a vivere la minorità in una reale vicinanza con i poveri del nostro tempo e questo evitando di soccombere di fronte alla paura di sporcarci le mani e di essere maleodoranti. Dio benedirà tutte le iniziative che rafforzerete o promuoverete per favorire la comprensione e il dialogo tra gli appartenenti a religioni, razze, provenienze diverse. Lo Spirito Santo con la sua luce e la sua forza vi renda capaci di portare Cristo “nel cuore e nel corpo con l’amore e con la pura e sincera coscienza” e di generarlo “attraverso le sante opere, che devono risplendere agli altri in esempio”.14 San Francesco, santa Chiara e tutti i vostri santi Patroni accompagnino i lavori capitolari e li rendano fecondi per il bene del vostro Ordine e della Chiesa. La Vergine Maria, “Stella della nuova evangelizzazione”, vi aiuti a restare fedeli al progetto evangelico di vita cui Francesco continua ad esortarvi con la bella espressione: “Riponi la tua fiducia nel Signore ed Egli avrà cura di te”.15 Cari Fratelli nel Signore, che Dio vi illumini in questi giorni di deliberazioni e vi sostenga nel cammino di santità e di servizio alla sua Chiesa! Vi accompagno con il pensiero e le preghiere. Fr. Mauro Jöhri, OFMCap. Ministro generale 218 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 La «Civiltà Cattolica», 19 settembre 2013. join the postulancy program; those who are accepted into novitiate and who make first profession of our Rule and Life; those who after a long period of discernment and struggle make a solemn and perpetual profession to live forever the evangelical counsels in a radical and prophetic manner; those who are ordained as Franciscan deacons and priests, called to minister in a particular way to the ecclesial community of the Church and to reflect the values of the Franciscan consecrated vocation in all aspects of this special ministry; the election of Ministers to assist and guide us in living our fraternal profession of the Gospel life, particularly our Ministers Provincial and Definitoria; the holding of our Provincial Chapters, during which we strive to discern what the Lord is asking us to do in response to the signs – the desires, the needs, the fundamental aspirations – of our times. A General Chapter is just such a special event in our lives. 3. Report of the Minister General to the Chapter 2015 We Are A Mission 1 Cfr. P. Maranesi, Chiara e Francesco. Due volti dello stesso sogno, Cittadella Editrice, Assisi 2015. 3 Cfr. Idem, Il sogno di Francesco. Rilettura storicotematica della Regola dei Frati Minori alla ricerca della sua attualità, Cittadella Editrice, Assisi 2011. 4 Papa Francesco, Lettera apostolica A tutti i consacrati in occasione dell’anno della Vita Consacrata. 5 Rnb IX. 6 Cfr. P. Maranesi, Chiara e Francesco, 23-29. 7 LOrd. 8 Fil 2,5-8. 9 Lc 13,18-20. 10 Antonio Spadaro S.J., “Svegliate il mondo!”. Colloquio di Papa Francesco con i Superiori Generali, in: Civiltà Cattolica, 4 gennaio 2014. 11 21 novembre 2014. 12 2Lf 29. 13 2Cel LII,85. 14 2Lf 53. 15 1Cel XII,29. 2 Friars and Lesser Ones in our Times Introduction As he was setting out on a journey, a man ran up, knelt down before him, and asked him: “Good teacher, what must I do to inherit eternal life?” (Mark 10: 17) My Dear Brothers of the Order of Friars Minor, May the Lord give you peace! 1. All of us are engaged in a spiritual journey involving the entire Order of Friars Minor, lived daily through lives offered freely and without condition to the Lord of Life, Jesus, the resurrected One. This journey is marked by special events in the life of the Order: the celebration of new candidates who 2. By its very nature as a gathering of all the brothers, in the persons of Ministers and other delegates, the scope of the General Chapter touches all aspects of our Franciscan life, enabling us to step back and evaluate the current situation of the life of the Order and our lives together as brothers of the Gospel. We also are called to discern the voice and call of God who speaks continuously from the cross of San Damiano, speaking to each of us who have embraced the radical evangelical life, calling us to ever greater fidelity and to embrace the call we have received with absolute abandon and generosity, without placing conditions on God, on one another and on ourselves. 3. The General Chapter also provides us an occasion in which to renew our commitment to the universal and local brotherhood, to live in simplicity and minority, allowing God to call and guide us into the way of itinerancy and participation in the evangelizing mission of the Church in all of its diverse forms (‘ad gentes’, ‘inter-gentes’, ‘intra-gentes’). As Pope Francis reminds us in Evangelii gaudium (EG): I am a mission on this earth; that is the reason why I am here in this world. We have to regard ourselves as sealed, even branded, by this mission of bringing light, DE CAPITULO GENERALI ORDINIS blessing, enlivening, raising up, healing and freeing. (EG 273, emphasis added) 4. This missionary invitation is extended to all of the brothers of the Order, as developed in Chapter V of the General Constitutions (GGCC), and serves as a permanent attitude or intuition about how we are to live with and for God, with and for one another, and with and for the Church, the world and for creation. “God has sent you into the entire world for this reason”: “As the Son was sent by the Father, so all the friars, guided by the Holy Spirit, are sent to proclaim the Gospel in the whole world, to every creature and to make everyone know by the witness they give to his voice, that no one is all-powerful except God. (Ch. V, art. 83.1).” Thus, all structures of the Order, all methods for organizing ourselves at the level of the General Curia, the Provinces, the Custodies, the Foundations, and in all of our apostolic endeavors must reflect this primary vocational intuition: we are mission on this earth; that is the reason for which we Friars Minor exist and to which our entire lives are turned. This is no less the case now, as we gather in General Chapter, to consider more purposefully as an Order the ways in which the Lord is inviting us to live this, our missionary vocation in and for the world today. A Time of Change 5. As we have all experienced in one way or another, our Order has experienced numerous changes over the course of these past number of years, and has experienced them at every level of life together: the global, the provincial, and the personal. We have witnessed growth in some parts of the Order, while in other parts we have experienced the aging of the brothers and numerical decline. At the beginning of the previous sexennium (2003), the Order officially numbered 16,082 friars (including 478 novices). By 2009, that number had further declined to 14,525 (including 398 novices). And in 2013 there were 13,745 friars (including 383 novices). Thus, from 2003 to 2013, the Order declined officially by 14.7%. The number of novices during that same period dropped by 19.8%! At the current rate of decline, there is a likelihood that the Order could further decline by another 14.7%, or to approximately 11,724 219 friars in the coming decade. The numbers might actually be lower should the current rate of decline in the number of novices continue. It also is important to keep in mind that the official statistics of the Order do not account for the significant number of brothers no longer living in a ‘regular’ situation, e.g. no longer living in fraternities of the Order, those who are ‘missing in action’, and those who simply have decided to ‘check out’ of the Order and live independent lives. It would be hard to assess the number of friars living under these conditions, effectively living outside of the Order, but the numbers are statistically relevant. 6. At this level of our life as a global fraternity, we also have seen many changes within the government of the Order. The Holy Father called the former Minister General, Archbishop Jose’ Rodriguez Carballo, and two General Definitors, Bishop Paskalis Syukur and Bishop Vincent Mduduzi Zungu to episcopal service. The current Minister General and Vicar General were elected in May 2013 to complete the six-year mandate and to help prepare for the upcoming 2015 General Chapter. As you are all well aware, these changes – and with them, challenges – at the level of general governance were not limited simply to placing new names on office doors. In July 2014 it was discovered that there had occurred serious irregularities in the handling of funds and the operation of the Office of the General Treasurer at the General Curia, leading to the resignation of the former General Treasurer. These irregularities have shaken the financial stability of the General Curia and its ability to respond to its financial responsibilities and to urgent needs expressed within the life of the Order. This crisis points to other areas of our lives where individual friars, local fraternities and even entities of the Order have not always respected our vocation to minority, transparency, and Gospel solidarity. I will return to the issue of the financial crisis and implications for our current and future witness in Part I of the current report. 7. As I noted above, changes have also been felt at the level of the Provinces, Custodies, and other entities of the Order. Sometimes these changes have been experienced as moments of tremendous grace. I am thinking par- 220 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 ticularly of the movements for provincial and custodial reconfiguration that have – and still are – enabling provinces to renew the presence of our fraternity in the lives of the women and men we are privileged to serve. Other changes, unfortunately, have been occasions of great pain for all those involved. 8. Over the past six years, I have had the opportunity to serve as your Vicar General (2009-2013) and now as your General Minister and Servant (2013-2015). When I was elected as Vicar General in 2009, I did not feel that I had the requisite skills for serving in leadership in the General Definitory. If I may, I wish to offer a short personal testimony. During the first year in the General Curia I experienced a bit of a crisis, which was marked also by the grace of the brotherhood, of cooperation and teamwork within the General Definitory. This spirit of cooperation and fraternity was found also among the brothers of the Curia serving tirelessly and thanklessly in the General Secretariats for Mission and Evangelization, Formation and Studies, the Office of Justice, Peace and Integrity of Creation (JPIC), the Office of the General Secretary, the General Procurator, the Office of Spiritual Assistant to the Secular Franciscan Order, the Promotion of Saints, the Office of Pro Monialibus, the Office of Translators, the Communications Office, the Juridical Commission, the brothers serving in the front office and for hospitality, the sacristans, and the brothers serving in the other services in the Curia. To all of these brothers, I offer a special word of gratitude for their tireless service to the Order, in addition to the service they provided to me personally. I am, and shall always be, grateful. Governance in the life of the Order 9. Governance in the life of the Order or the Church is never an easy task but it is a most necessary one. The logic of governance and the exercise of authority in the life of the Order is based on the concept of responsibility grounded in minority and the ‘washing of the feet’ of the brothers. Francis links two key words, “minister” and “servant” (cf. RNB 5). The brothers of the Order entrusted with authority are to be “ministers and servants” of the friars, respecting the dignity and equality of all brothers in the sight of God. Seen in this light, all exercise of authority is for the promotion of evangelical holiness and fraternal communion, fraternitas, promoting a spirit of service and the ‘washing of the feet’ among all ministers and, by extension, among all the brothers of the Order who are called to be co-responsible with and for one another. Any other understanding of governance and the exercise of authority is antithetical to our life and our evangelical mission (cf. P. Maranesi, M. Reschiglian, “Beato il servo che…,” 2014, Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, pp. 21-26). 10. The General Definitory has made every effort to fulfill its task of governing the Order, seeking to listen to the needs of the entities and the universal brotherhood, and placing these before God in a spirit of discernment. At the same time, the Minister General and the General Definitory have been required to intervene in certain cases in the life of the Provinces or Custodies in order to ensure a good quality of Franciscan life and mission. These interventions have come at great cost and have not always been well received or supported. Rather than being interpreted as an effort to promote communion, they have been perceived as ‘illegitimate intervention’. I will return to this issue later in the report when I consider the question of a crisis of governance, leadership and co-responsibility. Do know that in every such intervention, we have acted in good faith, and did so only after listening to the concerns of the brothers, and with the hope of proposing solutions that represent a cross-fertilization of local and universal insights and which help to restore trust and become a cause for hope. In this way, we have sought to do as St. Paul recommended to the community in Ephesus, i.e., “putting away falsehood, speak[ing] the truth, each one to his neighbor, for we are members of one another” (Eph. 4, 25), and to do this according to the Tradition of our Order. 11. Despite all of our good efforts in administration, we did not always achieve the balance that is necessary in order to ensure the good conduct of affairs at the level of the central governing structures of the Order. The financial crisis in which we currently find ourselves at the general level of the Order is an example of our lack of attention to detail. It should serve as a ‘wake up call’ to future administrations to ensure that greater attention is given to the regular administrative tasks that are the direct responsibility of the Gen- DE CAPITULO GENERALI ORDINIS eral Definitory. This applies equally to the Provinces, Custodies, and other entities of the Order. The spiritual animation of the Order 12. Animation of the Order, at the general as much as at the provincial, custodial and local levels, is not merely a matter of governance. It is also a matter of that spiritual care with which Ministers help their brothers to “put on the new self, created in God’s way in righteousness and holiness of truth” (Eph. 4, 24), in order that they may go forth to give witness to the life-giving power of the Gospel in the world. This witness must begin in our own proper cloister, which is undergoing changes often more profound than the ones we ourselves have only just faced, changes we could scarcely have imagined six years ago. This putting on of the ‘new self’ is at the center of all Franciscan animation. Our General Constitutions described the character of this new self well: “The friars…are bound to lead a radically evangelical life, namely: to live in a spirit of prayer and devotion and in fraternal fellowship; they are to offer a witness of penance and minority; and, in charity towards all humankind, they are to announce the Gospel throughout the whole world and to preach reconciliation, peace and justice by their deeds; and to show respect for creation” (GGCC Art. 1 §2). 13. The goal of the spiritual animation of the Order by the General Definitory has been to work with the staff in the General Curia and with the entities so as to fulfill the mandates of the General Constitutions, and those emerging from the 2009 General Chapter found in the document Bearers of the Gift of the Gospel (BGG). Special attention has been given to the themes of “restoring the gift of the Gospel,” and “evangelizing mission” (cf. BGG, no. 3, 4). The post-2009 General Chapter documents prepared by the General Definitory and the various General Secretariats and Offices have attempted to present clearly the themes and mandates of the 2009 General Chapter and to provide useful tools to facilitate the integration of the values and priorities that are central to the living out of our Franciscan missionary identity in the rapidly changing contexts of the world today – the characteristics of which I will consider at depth in Part III of my report, 221 and which can be found in the Lineamenta for the 2015 General Chapter. Many brothers have told us that the documents and tools that have been provided have been generally helpful to promoting and animating the lives and ministries of the entities and the Order. 14. We also have conducted animation activities through the Visits to the brothers and the entities, the Visits to the Conferences, through letters, through the Communications office, through international meetings, through General Visitations, through the work of International Commissions, and in particular through the work of the Interdisciplinary Commission, the Questionnaire, study days and other initiatives seeking to promote serious reflection on our lives, and to challenge the Order to ‘wake up’ from any temptation towards lethargy or inertia, and to engage ourselves in ‘waking up the world’ (cf. Pope Francis, Nov. 29, 2013, USG). All of these efforts reflect the commitment of the General Definitory to fulfill the sixty-one mandates of the 2009 General Chapter. Critical Themes in the Life of the Order Today 15. Over the course of our service of animation, dealing with issues both governmental and spiritual, some central themes in the life and mission of the friars that have emerged include the following: a. Identity of Friars Minor, a sense of belonging to God, to the Order, the province or custody and the local fraternity; b. Fraternity as the locus for our encounter with God and our engagement with the Church and the world today; c.Restructuring of the human person, the local fraternities, and the entities as the hermeneutical tool for re-igniting our passion for living the Gospel life and re-awakening the hope of the friars in entities that are facing the challenges of rapid aging, numerical decline, fatigue, the temptation of an exaggerated individualism, unhealthy dependencies, and other symptoms of malaise; d.Interprovincial and other forms of collaboration leading to a greater sense of participation in, and co-responsibility for, the universal identity of the Order and the evangelizing mission of the Church; e.Mission as the necessary fruit of a deep life 222 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 of prayer, fraternity and commitment to ongoing formation and conversion; f. Renewal of a life of simplicity and minority as tools for liberating us for greater mobility and insertion in the lives of the people of God; g.Accompaniment as the means for promoting a deeper integration of the central values and helping one another to overcome moments of personal and collective crises; and h. Integration of the values of justice, peace and integrity of creation into all aspects of our identity as Friars Minor, into the work of the governance and animation of the Order, into all of our activities, and as an effective means for deepening the quality of our encounter with others and with the created universe. 16. This Report seeks to give an account to the Order of the ways my predecessor, Archbishop José Rodríguez Carballo, OFM, the General Definitory, and I have attempted to fulfill the mandates of the 2009 General Chapter. The goal of these mandates ultimately was the restructuring or transformation (‘redimensioning’) of the life of the friars minor and of the entities of the Order so that they could become once again springboards for evangelical life and mission, centers of faith and humanity, and living witnesses to the justice and peace promised by God. The mandates also take as their starting point not only the gift of the Gospel but also the gift of the brothers committed to a shared, fraternal life as the locus of divine incarnation. It is only as we deepen our awareness of the nature of the gifts we bear, the Gospel life and the brothers with whom we share fraternity, that we might come to a deeper experience of the joy of the Gospel, Evangelii gaudium! The mandates of which I speak are found in the 2009 post-General Chapter document, Bearers of the Gifts of the Gospel. Much gratitude is given to Archbishop Carballo for the tireless efforts he made in service to the Order. Hermeneutics for this Report A. Inspiration 17. In preparing this report, I have found inspiration in several sources: the Rule and Life of our fraternity; our General Constitutions and General Statutes; and Pope Francis’ Apostolic Exhortation Evangelii gaudium. To these texts I must also add another, source of inspiration: the “text” of the life experiences of each of the brothers I it has been my privilege to serve, in many ways and different roles, these past six years. Each friar has contributed something to the story for our Order. This is not surprising, as each friar bears the responsibility for deepening the story of our Franciscan adventure, an adventure that must be daily renewed through prayer, the living of close affective bonds with the brothers, through the practice of love and justice towards all people and towards the created universe, and through efforts to engage in God’s missionary program for the world – the in-breaking of the Kingdom of God, a Kingdom of mercy, love, justice, peace and communion. It is in this way that our story – as friars, as disciples, and brothers to all creation – becomes one of union and communion, of living the experience of what Pope Benedict XVI calls “human ecology”: “The human being will be capable of respecting other creatures only if he keeps the full meaning of life in his own heart. Otherwise he will come to despise himself and his surroundings, and to disrespect the environment, the creation, in which he lives. (Caritas in veritate 51)” 18. I have also found inspiration in another source, the true Rule of our fraternity: the Gospels, specifically the story of the rich, wouldbe disciple (Mark 10: 17-31). “Good teacher, what must I do to inherit eternal life?” For those of us who have chosen the Gospel life as proposed by St. Francis, this question is unlike any other; it goes to the heart of our identity and the choice we have made through our religious profession to abandon all in order that we might be free to follow Jesus, the master of our lives. Through the grace of his “Amen” to this same call, St. Francis – in his poverty, his humility, and his fidelity in following in the footsteps of his “Good Teacher” – became a living gospel for the people of his time. 19. If we desire to be such a living word of mercy, compassion, and hope to the people of our time, rather than a source of scandal and a sign of contradiction to the Gospel we profess as our Rule and Life, then we must do more than wear Francis’ habit and recount his deeds. As St. Francis warned the brothers in Admonition 6: “Therefore, it is a great shame for us, DE CAPITULO GENERALI ORDINIS the servants of God, that the saints have accomplished great things and we want only to receive glory and honor by recounting them” (in Francis of Assisi, The Early Documents, New York, 1999, pp. 201-202). We must once again follow his example. We must renew our “Amen” to the “Good Teacher” who is speaking to us today, His feet planted firmly in the midst of a wounded and broken world: in poverty and humility, “follow me” (cf. Jn 1: 3839; Mt. 25: 31-46). B. Invitation to Freedom The Gospel of Mark, 10: 17-31: 20. As he was setting out on a journey, a man ran up, knelt down before Jesus, and asked him, “Good teacher, what must I do to inherit eternal life?” Jesus answered him, “Why do you call me good? No one is good but God alone. You know the commandments: ‘You shall not kill; you shall not commit adultery; you shall not steal; you shall not bear false witness; you shall not defraud; honor your father and your mother.’” The man replied and said to Jesus, “Teacher, all of these I have observed from my youth.” Jesus, looking at him, loved him and said to him, “You are lacking in one thing. Go, sell what you have, and give to the poor and you will have treasure in heaven; then come, follow me.” At that statement the man’s face fell, and he went away sad, for he had many possessions. Jesus looked around and said to his disciples, “How hard it is for those who have wealth to enter the kingdom of God!” The disciples were amazed at his words. So Jesus again said to them in reply, “Children, how hard it is to enter the kingdom of God! It is easier for a camel to pass through the eye of a needle than for one who is rich to enter the kingdom of God.” They were exceedingly astonished and said among themselves, “Then who can be saved?” Jesus looked at them and said, “For human beings it is impossible, but not for God. All things are possible for God.” Peter began to say to him, “We have given up everything and followed you.” Jesus said, “Amen, I say to you, there is no one who has given up house or brothers or sisters or mother or father or children or lands for my sake and for the sake of the gospel who will not receive a hundred times more now in this present age: houses and brothers and sisters and mothers 223 and children and lands, with persecutions, and eternal life in the age to come. But many that are first will be last, and the last will be first.” 21. The story of the rich man in the Gospel is fundamentally about the relationship between that which we hold to be our greatest treasure, our personal freedom and the positive and negative consequences that come with the choices we make along the way, and the self-denial required to follow Jesus as His disciples, as consecrated religious and as friars and minors in the world today. The good news of the story of the rich man is that Jesus offers him the response to his most fundamental needs, and an opportunity to live in the freedom of the children of God. The difficult news is that this offer is all consuming. It does not allow a lukewarm response or a temporary commitment of one’s energies and passion until a better offer comes along. Doing only what is absolutely necessary to survive in life, following the rules and, we might say, fulfilling the minimum requirements of prayer, fraternity and missionary evangelization also is excluded from the demands of discipleship that Jesus makes of the man. 22. In the context of the Gospel of Mark, discipleship requires a denial of oneself, the embracing of the cross of Jesus, and to following Jesus through acts of absolute generosity, giving of oneself totally for the sake of the Gospel and in unreserved service to all of God’s people, and in a particular way to all of God’s creation. We are called to place the goals of the Kingdom of God at the center of our lives, our fraternities, our ministries, our commitment to missionary evangelization, to ongoing formation and conversion, and through our acts of justice, peace and care for creation (cf. GGCC, art. 1 §2). 23. As the story develops, Jesus responds to the request of the man in search of eternal life by citing the obligations that every faithful Jew was expected to fulfill, Jesus summed up in the commandment to “love your neighbor as yourself” (cf. Mark 10:19; 12:31; Leviticus 19:18). The rich man responds by insisting that he has fulfilled all that the prescriptions of the Law throughout his life. Jesus then escalates the requirement by identifying what was the man’s greatest treasure, challenging him not only to follow all of the commands of the Law but also 224 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 to take a further and more difficult step of letting go of all that prevents him from offering himself totally in service to the Lord God and in service to others. In this way, Jesus does not deny the goodness that comes from following the prescriptions of the Law. Rather, he makes clear that is insufficient – and the man knows it. If they were, why would he be here asking Jesus what more he must do? Why would he be seeking out Jesus to satisfy his hunger for true fulfillment? 24. Jesus recognizes the spiritual hunger of the man, and so, looking at him with love, Jesus invites him to take a further step in his life in order that he might find peace, fulfillment, a sense of identity and purpose that will lead him into the future – a future marked by evangelical love and freedom. The difficult step the man must make, however, is to abandon everything – his liberty, his possessions, even his understanding of God, himself and others – and embrace without reserve the goals and vision of the kingdom of God proposed and lived by Jesus. Our beloved Minister General Bro. Giacomo Bini once wrote: “God seeks all. He is jealous. It is not a matter of combining things but rather of changing [one’s heart]. We must hand ourselves over to Him, create a profound and lively dialogue with Him in order to come to choose Him with generosity, cutting off previous connections (ties). Ambiguity and indecision will lead to a division within us: we will never be free. God wants all, and he wants all precisely in order to construct [within us] our identity and freedom. Make a choice in order to be free! (Un’esistenza unificata e pacificata in Dio, Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, 2011, pp. 25-26). 25. My dear brothers of the Order, as we prepare for the 2015 General Chapter, the question before each of us as friars and minors is the same as is found in the Gospel text. For this reason, I have chosen to use it as a leitmotif for my report to you. In the light of the invitation Jesus puts to this would-be disciple, the following questions come to my mind as most pertinent to us today as we follow the Lord as friars and minors in our times. I seek to use this text as a means of helping each of us to examine the quality of our Franciscan lives, fraternities, and evangelizing mission, and our personal response to Jesus’ radical demand. It is my prayer that the 2015 General Chapter will serve the Order as a kairos event. a. For whom do we long, and what do we desire as disciples of the Risen Lord, members of the Order of Friars Minor, and as men invited to experience the gift of eternal life now, in our daily lives? Is it clear in the witness of our lives for whom we long? b. Are we prepared to daily take up the cross of Jesus, as our founder and Father Francis challenges us to do, to “go, sell everything you have and give it to the poor, and you will have treasure in heaven; and come, follow me” (cf. Regula non bulata, chapter 1.3), or are there too many other competing demands and temptations that keep us from responding without condition? c. What immediate steps might we as an Order need to take to help one another to enter into the mystery of the vocational call from Christ, and in what ways might we create an environment within our fraternities where we might explore together the full consequences of responding to the demand of Jesus given to Francis of Assisi and to each of us who are his beloved sons? 26. It is only by responding to these questions, among many others, that as brothers of the evangelical Gospel life we be able to come into the experience of the freedom offered by God. This alone is the freedom that will enable us to enter into dialogue with God, with all human beings, with the created universe, seeking to place God at the center of all of our activities and to recognize God’s presence at the center of our fraternities, our evangelizing missionary activities and our work for justice, peace and the integrity of creation. 27. If we are willing to embrace Jesus’ offer to the rich man, the same offer he made to Francis of Assisi and that he makes to each of us, we can then expect to reap the fruits of a new-found and radical evangelical freedom within our hearts. This freedom also will be made manifest within the lives of our brothers, our fraternities, and our provinces, custodies, foundations, and institutions, transforming them into centers of humanity and grace to which will be drawn both young and old, rich and poor, believer and non-believer alike. 28. Utopia? Perhaps. But this also is the promise that Jesus offers to those who dare to step out in total faith, abandoning themselves DE CAPITULO GENERALI ORDINIS into his providential mercy and walking with eyes of faith, hearts of love, lives filled with the joy of the Gospel. This is our vocation. This is our identity, which “no one can strip [from us]…the dignity bestowed upon us by [the] boundless and unfailing love [of God]… he makes it possible for us to lift up our heads and to start anew. Let us not flee from the resurrection of Jesus, let us never give up, come what will. May nothing inspire more than his life, which impels us onwards! (Pope Francis, Evangelii gaudium, no. 3).” Structure of the Report 29. My report to the Order is divided into four parts. These are as follows: a.Introduction provides a context, a spiritual reflection and a series of questions to help the reader enter into the spirit of the Report, and to provoke within the brothers a deeper reflection on the quality of their (our) commitment to the evangelical life as proposed by St. Francis of Assisi. b.Part I describes the current financial crisis confronting the Order, the deeper challenges present throughout the Order that this issue reveals, and specific means that all of us must undertake if we are to face this crisis with faith, perseverance and with the promise that God will bring us to the dawn of a new, if very different, experience of our Franciscan life. Quite possibly, God has provided us with a new opportunity to rediscover the freedom that comes from living evangelical simplicity and austerity. At the same time, God also is calling us to be more responsible for the resources he has provided us, oftentimes with great sacrifice on the part of the faithful. c. Part II: evaluates the Journey in the life of the Order from 2009-2015, focusing on the ways the General Definitory and the Minister General, in collaboration with the Secretariats and Offices of the General Curia, have sought to fulfill the Mandates of the 2009 General Chapter, and to respond to other challenges emerging from within the life of the Order, the Church and the world; d. Part III: examines the context in which the living out of our Rule and Life takes place today, the specific challenges to the Order, the Church and the world that are emerging and for which we must seek responses, and a message of hope and encouragement 225 as we engage in the work of constant renewal of our lives, the life of the Order and, through our witness, the transformation of the world. 30. As I move through each of these parts, I shall endeavor to respond to each of the questions posed immediately above, as well as others that will arise over the course of the Report. To assist with this, I have selected certain passages from the story to serve as the titles for each of the report’s constitutive parts. Before jumping right into each part, read its title first, and let these words of the Gospel, our true Rule and Life, sink into your minds and hearts. Then as you read each part, attending critically to the information in it, attend as well to the queries and the concerns, the excitement and even the resistance that arise within you. What might the Spirit be telling you, and through you, telling all your brothers something we need to hear, in order that we “follow more closely the Gospel and the footprints of Our Lord Jesus Christ, (Profession Formula, GGCC, 5.2)” as Friars and Minors in our times. Gratitude as an essential evangelical quality 31. There are many brothers of the Order who have served on a variety of Commissions and special projects during the course of the past six years for which I also wish to give thanks. Special thanks to those who have served on the Commissions for Dialogue, Franciscan Liturgy, Prayer and Contemplation, the International Interdisciplinary Study Commission, the Service for Fidelity and Perseverance, the International Councils and Animation Committees of the Secretariats of Formation and Studies, Mission and Evangelization, and the Office of JPIC. Special thanks also to those who served as Visitators, Assistant Visitators and Secretaries, carefully and diligently visiting the provinces and other entities of the Order, to Special Delegates and to other friars who responded generously to the call of the Minister General and the General Definitory, seeking to help deepen our commitment to the Gospel life. Thanks to the brothers who have served on the Commmission that prepared the Lineamenta and the Instrumentum Laboris, and to those who will serve as periti (specialists) at the General Chapter and those who will help with the preparation of a 226 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 final text or message. Thanks to those brothers who will provide many kinds of services during the General Chapter. A very special thanks goes to Bro. Pasquale Del Pezzo of the Province of Salerno, to his Provincial and his local fraternity, for allowing him to serve the Order as the Special Delegate for Economic Affairs throughout this recent time of financial crisis in the General Curia, to Bro. Augusto Micangeli, the new Legal Representative, and Bro. Silvio de la Fuente, Vice-General Treasurer serving in the function as General Treasurer. Each of you have helped the General Definitory and me to weather this financial storm with clarity, professionalism, evangelical hope and a commitment to restoring balance and trust. 32. I also want to express a special word of gratitude to the guardian of Santa Maria Mediatrice, the General Curia, and to his discretorium, the local bursar, to the brothers in the front office, the sacristy, the book bindery, those responsible for the general care and well-being of the brothers and guests, those serving in various and oftentimes thankless positions. It is by the grace of God and the witness of these brothers that I have found an additional source of strength, enabling me to be of service to the universal brotherhood. A word of gratitude goes also to you my beloved brothers of the Order who have on many occasions offered to me and to the General Definitory encouraging words and gestures of support, enabling us to persevere in our work of governance and animation of the life of the Order. Your fraternal support and the occasional challenges you have placed before us to open our lives to an ever-deeper experience of faith, hope and love have given us sustenance for the journey. 33. On a more personal note, I wish to thank the Vicar General, Bro. Julio Bunader, the brothers serving on the General Definitory, Brothers Vincenzo Brocanelli, Nestor Ignacio Schwerz, Vicente-Emilio Felipe Tapia, Francis Walter, Roger Marchal, Ernest Siekierka, Gabriel Mathias and Nicodeme Kibuzehoza for their tireless efforts, support and insights. I also thank our General Secretary, Bro. Aidan McGrath, for his commitment and efforts in transcribing and interpreting the contents of the meetings of the General Definitory, and for his helpful insights in areas related to juridical affairs. Thanks also to Archbishop José Rodriguez Carballo, former Minister General, to Bishop Pascalis Syukur, and Bishop Vincent Mduduzi Zungu, former General Definitors for your many efforts to promote the life of the Order. May God continue to bless you as you serve the Church in the episcopal order as pastors and teachers. 34. As we turn our full attention to 2015 General Chapter, I wish to thank the Secretary, Bro. William Short, and his Assistants, Bro. Sergiusz Baldyga, and Bro. Victor Quemacha; the Treasurer, Bro. Silvio de la Fuente, and his Assistant, Bro. Tyberiusz Maka. Special thanks to those involved in preparing the liturgical celebrations, the interpreters and translators, those responsible for the verbal reports, the canonists involved in preparing a revision of the General Statutes and those accompanying the Chapter process, the brothers responsible for communications. I also want to thank Bro. Claudio Durighetto, Provincial, and all of the friars of the Province of our Seraphic Father St. Francis in Assisi, especially those in service to the Basilica of St. Mary of the Angels, for the assistance they will provide to us, and to the Franciscan Sisters of Blessed Angelina who will provide assistance for the liturgies and other services while in Assisi. Special thanks also to Bro. Pasqualino Massone, Director of Domus Pacis in Assisi, to the other friars in the local fraternity, and to the entire staff of Domus Pacis for the efforts they will expend to help ensure a smooth running of the 2015 General Chapter. Chapter II 2009 General Chapter Mandates and the Work of the General Definitory The man replied and said to Jesus, ‘Teacher, all of these I have observed from my youth.’ (Mark 10:20) I. Introduction 60. As disciples of the Lord, who strive and often stumble to follow in His footsteps after the example of St. Francis, we know that the good we do does not belong to us. It is nothing we have a right to; it is nothing we can claim as our own. It is a gift from the Lord. It is a DE CAPITULO GENERALI ORDINIS grace freely given to us that we Friars Minor, through grace, return to Him through the service we render to one another, to all our sisters and brothers, especially those who are poor, and, indeed, to all of creation in His name. 61. In this spirit, I wish to render an account of the good the Lord has done through you, my dear Brothers, in the fulfillment of the 2009 Chapter Mandates. These Mandates were entrusted to my predecessor as Minister General , His Excellency Jose’ Rodriguez Carballo, to me as Vicar General and now as Minister General and Servant, and to the Brothers serving on the General Definitory during these past six years. We give thanks to the Lord for the good that He has accomplished through our efforts. We recognize our shortcomings and ask pardon and peace from you, our Brothers of the Order, for what we have failed to accomplish, and also for the grave financial situation in which the General Curia finds itself. 62. In the name of those Brothers who will follow us in the General Administration of our Universal Brotherhood, we ask for guidance and inspiration. The work they will perform, the good they will do in fulfillment of the Mandates given them by the 2015 General Chapter, is not for their own sakes. It is for the sake of our life as Brothers in the service the Lord who daily calls us to serve and not be served, and doing as Jesus did, giving our lives fully for the life of the world (cf. Mk 10:45). II. Structure 63. In its reflections on the state of the Order and the theme of Missionary Evangelization, the General Chapter of 2009 developed and approved 61 Mandates, which served as a program of governance and animation for the life of the Order over the course of these past six years. Immediately following the 2009 Chapter, the former Minister General and the General Definitory made every effort to respond to the desire of the Capitulars to take steps to fulfil the mandates. Since my election two years ago as Minister and Servant, I have made every effort to continue the momentum created during the previous four years. Along with the demands of animation, the General Definitory has attempted to respond to the ordinary demands of governance, ensuring that the life and mission of the Order might 227 be deepened and strengthened through the service of authority. Without repeating what was already stated in Chapter 1 of my report, it is clear that we did not give sufficient attention to the economic affairs of the Order and to ensuring that the normal structures for oversight were followed without exception. Tremendous efforts have been made to correct this situation and to put in place a series of procedures and tools for verification. I hope that this General Chapter will dedicate sufficient time to ensure that these and other necessary procedures and tools might be ‘institutionalized’ through legislation to help ensure that the errors of the past will not be repeated. 64. The 2009 Chapter Mandates can be divided into seven general categories: a. Animation of the life of the Order: Spiritual and Fraternal. b. Evangelizing Mission in the Life of the Order. c. Formation and Studies, and Ongoing Conversion. d. Current State of the Order and Future Challenges and Directions. e. Service of Authority and Governance of the Order. f. Management of Finances. g. Justice, Peace and Integrity of Creation and Solidarity with the Poor. 65. In each of these sections, the responsibility for fulfilling these Mandates was conferred in different manners and degrees to the General Definitory, the Provincial Definitories, the Custodial Councils, the Conferences, the Secretariats and/or the Offices. However, a large percentage of these Mandates were entrusted to the Minister General and his General Definitory. Therefore, I shall use the categories listed above to structure my report, concluding a separate section to cover, in brief, the reports of particular offices of the Curia, Commissions, and Services of the Order. I shall introduce these categories with a review of the documents produced these past six years. My intent is twofold: (1) to provide you with an overview of the work we have accomplished; and (2) to introduce questions that have emerged from the experience of the Order in attempting to respond to these Mandates, questions that demand responses if we are to ensure a deepening of our identity as men rooted in God, committed to living and 228 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 sharing our experience of God with the brothers of our fraternities, and prepared to go to the existential peripheries of which Pope Francis speaks, as bearers of the Gospel, free to engage in itinerancy, and committed to the promotion of peace, justice and integrity of creation. 66. It is clear to me that the overarching theme of these Mandates focuses on the reorganization and revitalization of the lives of the Friars Minor by promoting a renewal of spirituality, fraternity, minority, missionary evangelization, and commitment to the poor and marginalized through the promotion of dialogue, justice and peace. Even as we enter into this process of restructuring of our lives, so too must we seek to transform the very organizational and governing structures that should be in service to the building up of our spiritual lives, our lives in fraternity, our commitment to missionary itinerancy and evangelization and our engagement in the daily struggles of the people of our times through the promotion of justice, peace and integrity of creation. 67. All talk of reorganization and restructuring begins and ends with the transformation of our lives as men of the Gospel, brothers to one another and to the world and creation, who are called by the grace of our baptism and religious profession to embrace, live and fill the whole earth with the joy of the Gospel (cf. To Fill the Whole Earth with the Gospel of Christ, Fra. Hermann Schaluck, 1996). Restructuring, thus, involves a radical transformation in the way we think, act, organize ourselves and share what we ourselves have received through the ‘gift of the Gospel’. It is clear that personal transformation should lead to the transformation of the means we use to organize our lives, the organizational structures that are at the service of building up the ‘kingdom of God’ within our hearts, within our fraternities and within our provinces/custodies/foundations. Many friars have told me that they believe some of our structures are outmoded; they no longer serve the needs of the Order, the Church or the world of today; and that they must be changed if we are not only to survive but to thrive. At the same time, few friars have provided solid descriptions of what these new structures or forms for organizing our lives should look like. The brothers who have been engaged in creating ‘new forms’ and ‘new approaches’ to fraternity and missionary evangelization are an exception to this because they have set out in new directions and are seeking to renew the experience of Franciscan spirituality, fraternity, missionary evangelization, and dialogue, justice and peace (in some cases). These fraternities should serve as models or ‘laboratories’, proposing concrete steps for the way we might renew the life of the Order in all of its various forms and expressions. They should not be seen as extraneous or ‘boutique’ creations that function outside of the normal context of Franciscan life lived in the provinces/custodies/ foundations but rather as instruments and signposts, pointing in the direction of a renewal of our Franciscan lives, commitment to ongoing formation and conversion, our engagement in a specifically ‘Franciscan’ type of missionary evangelization and our commitment to being men of dialogue, peace, justice and reconciliation. III. Overview of the Work of the General Definitory: Documents of the Order 68. The General Definitory, seeking to fulfil its responsibilities to the Order, presented to the Conferences, Provinces, Custodies and Foundations a series of initiatives that sought to help them focus on the reality of our Gospel life as Friars Minor in the world today, and to enable them to offer a response to contemporary challenges that would be both relevant and also of high quality. The first set of ‘tools’ involved a series of short documents to encourage prayerful reflection and, where possible, to propose specific types of actions that reflect our identity, sense of missionary evangelization, and commitment to dialogue and justice. 69. Time Out to Discern: An Aid from the General Definitory for Taking Time Out. This document was a response to Mandate 10 of the 2009 General Chapter, with the goal of inviting friars to deepen their reflexion on Franciscan identity, to take ‘time out’, slow the train down, and allow the Spirit of God to touch our hearts, to comfort and heal us, so that we might respond more freely and generously to the gift of the Gospel. As the document reminded us, we can become victims of words without meaning, actions without purpose and of an activism that robs us of our identity as Friars Minor. Re-creation, a time for prayer, reflection and discernment, is proposed as a means DE CAPITULO GENERALI ORDINIS 229 for allowing God to help us establish a balance in our lives, at the individual and fraternal/ communal levels. the evangelical life, the evangelizing mission of Jesus Christ, and his mission of justice, reconciliation and peace. 70. Many brothers of the Order found in this short document a means to renew their commitment to prayer, fraternity and mission. Friars of the 125 entities of the Order were invited to share the fruits of their reflections on ‘Taking Time Out’ with the General Definitory. Approximately 40 entities responded positively to this request, which raises the question as to why less than one-third of all entities responded. Are we, indeed, too busy to ‘take time out’ for the Lord and for one another? Does the invitation to incorporate the dimension of ‘Moratorium’ into our daily lives continue to form us and encourage us to become men capable of a deeper spirit of reflection, discernment, living more balanced lives? 73. Reorganizing and Restructuring. Guidelines by the OFM General Definitory. In response to Mandate 47, this ‘simple and flexible aid’ proposed guidelines for reorganizing and restructuring the entities of the Order to address demographic and other significant changes taking place in the world, the Church and the Order. At the center of all reorganizing and restructuring is always the human person, the friar. The document reminded us that all changes to structures and the way we organize our lives should reflect the effort to “promote a quality of Gospel life and witness, …to give dynamism to Gospel and Missionary Life, …[allowing] new forms of ‘new evangelization’ [to emerge], …[and] to welcome the challenges and urgencies that come to us from the world today…” (p. 8). These guidelines promoted an expansion and deepening of solidarity and communion between the different entities of the Order through various forms of collaboration – interprovincial programs for initial and ongoing formation, missionary evangelization, sharing of personnel and economic resources, retirement and care of elderly and infirmed friars, etc. – in order to promote solidarity and communion. 71. Beginning Afresh from the Gospel: Guidelines for Animation for the Six-Year Period 2010-2015: This set of guidelines reminded us that it is the Gospel that is the starting point of our lives as Friars Minor (cf. p. 3), the living person of Jesus, who invites us to be ‘on fire’ with passion for Christ, who is the center of our life and mission, and passion for humanity (cf. p. 4). These guidelines were an effort to respond to Mandates 1, 13, 21-27, and 47 of the 2009 General Chapter. The guidelines proposed a three-stage itinerary: (1) 2010-11: Living the Gift of the Gospel; (2) 2012-13: Giving Back to God for the Gift of God; and (3) 2014-2015: Reorganizing and Revitalizing Our Different Forms of Presence and Structures to help make them lighter, liberating, relevant and prophetic. 72. The Emmaus methodology for reflection and sharing was proposed as a means for the local fraternities to enter more fully in this process. At each stage, four operative principles were proposed: 1. the Gospel as the starting point for our lives; 2. our engagement in missionary evangelization as a means of returning to the Lord the gift we have received; 3. a call to enter into profound dialogue with the world, a dialogue that carries with it transformative power, for us and for those whom we encounter; and 4. reorganizing and renewing our structures and styles of leadership and sense of co-responsibility, which must place at the center of all activities the human person, 74. It is my belief, and the belief of the General Definitory, that the Spirit is moving the Order and the entire Franciscan movement in one very specific direction, namely intensive interprovincial collaboration for the sake of the Gospel, the fraternity, formative transformation, evangelizing mission, and dialogue, justice and peace. I am convinced the Spirit of God is inviting us as an Order to begin to create inter-obediential fraternities composed of OFMs, Capuchins, and Conventuals, living together as brothers committed to the same way of life. These inter-obediential fraternities should be inserted fraternities, enabling us to return to living with and among our brothers and sisters who are poor, giving witness to the unity of the Spirit and the bonds of fraternal communion. I also believe that now is the time for us to move with energy, commitment but also with great care, working closely with our Capuchin and Conventual brothers to create one, unified, Franciscan university, which would be placed under the common obedience 230 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 of the three Minister Generals of the First Order. We share a common evangelical charism. We also might want to consider inviting the Franciscan Sisters’ Congregations to become part of this new future. I believe this would help us to concentrate our resources so that we could release in a new way the power of the Gospel for the world today through the development of our common Franciscan intellectual tradition. It will take much courage. Do we ‘dare’ to engage in such a process? Do we have the necessary faith and courage to step out into the deep, where the Lord is calling us to go? 75. Our Franciscan Identity: The underlying theme of the 2009 General Chapter was that of the identity of the Order of Friars Minor in the light of our call to missionary evangelization. The General Definitory decided to address this fundamental issue through a variety of instruments, including but not limited to: (i) Letter for the Feast of St. Francis, 2010, which explored the theme of the vocation of the friar priest; (ii) Letter for the Feast of St. Francis, 2011, which explored the theme of the vocation of the religious/lay brother; (iii) programs of formation for Visitors General, with particular focus on the theme of Franciscan identity and missionary evangelization, (iv) the development of a Program of Franciscan Life and Mission within the provinces and custodies, and (v) greater collaboration between entities. What has emerged from discussions following the sharing of these Letters, is a sense that the Order must do more to clarify the central identity of the vocation of the ‘friar minor’, promoting a de-clericalization of the Order through personal and communal transformation in the lives of all brothers, and promoting the fullness of our Franciscan life, which is composed of both lay and clerical friars. Immediate and serious attention must be given to these areas if we are to guarantee a future for the full expression of our identity as friars and minors at the service of the Church and the world (cf. EG 102, where Pope Francis speaks of the challenges that follow from a Church that has become too clericalized). 76. In 2012, a brochure presenting a methodology for deepening a reflection on our Franciscan identity was made available to all the entities of the Order. These various efforts sought to fulfil Mandate 2 of the 2009 Gen- eral Chapter. The General Definitory devoted much time to exploring the theme of identity, “who we are and who we are called to become as Friars Minor and as Provinces [i.e., Entities]” (p. 5), with the Rule of Life and the General Constitutions as our starting point, and engaging a dialogue on identity with the Church and contemporary societies. All such reflections are meant to help us recover: (i) a sense of belonging to God, and to the universal and local fraternity of the Order; (ii) the specifically Franciscan inspiration for the promotion of the transversal values of justice, peace and integrity of creation; (iii) our sense of belonging to the universal Church; and (iv) a desire to deepen our dialogue with other religions, with the dominant contemporary culture, and with cultures with a critical spirit of listening and discernment. 77. Another critical dimension in the recovery of our specifically Franciscan identity, as proposed by the document, is that of the need to become men of compassion and forgiveness, seeking always to promote reconciliation, first among ourselves and then among all brothers and sisters in the world. As St. Paul reminds us: “Whoever is in Christ is a new creation… And all this is from God, who has reconciled us to himself through Christ and given us the ministry of reconciliation” (2 Cor. 5: 17-18). What would our Fraternities, our Provinces/Custodies, our Order, our Church, and our world look like if all followers of Christ based their lives on forgiveness, mercy and reconciliation? What if our fraternities were to become centres of humanity, reconciliation, and peace, open to all people? Some will say, “But what about the cloister, the space for privacy for the friars.” We need such privacy, for the sake of renewing our spiritual and fraternal lives. At the same time, we must be careful not to create the excuse of ‘privacy’ in order to keep ourselves from God’s people, keep ourselves from entering into their sufferings, their hopes and aspirations, joining our lives with theirs in the pursuit of the kingdom of God (cf. Gaudium et spes, par. 1). 78. Presence of Friars in the Territory of Other Provinces: An area of particular concern that emerged during the 2009 General Chapter was that of the presence of friars from other entities who are working in the territory of another province. Mandate 50 asked that DE CAPITULO GENERALI ORDINIS all Ministers, in whose jurisdictions reside friars from other entities of the Order, clarify the nature and quality of these presences and normalize these situations in conformity with the legislation of the Order, and for the sake of fraternity and common courtesy. The General Definitory was asked to work with entities where irregular presences existed and to encourage dialogue and a spirit of fraternal communion, leading to the ‘normalization’ of these situations. This document offered practical ways to promote such ‘normalization’ and communion. Despite these efforts, there still remain obstacles to the promotion of a much fuller experience of fraternal communion and coordination. Provinces sometimes undertake new mission initiatives at the request of bishops without contacting or informing provincials of provinces already present in these same territories. Friars work independently and without seeking any contact with the friars of the provinces or custodies already present in a given territory. These situations can create bad feelings among the brothers. In the case where a member of an entity (foreign) working in the territory of another province or custody gets into difficulty (moral, economic, political, etc), this can create serious legal difficulties, and can also damage the reputation of the Franciscan entity based in the territory. Despite these difficulties, provinces continue to undertake new missionary or pastoral initiatives in regions and territories that have a clear, historical Franciscan presence. What steps must the Order undertake to ensure that all new initiatives involving territories where an established Franciscan presence already exists are submitted to the provinces or custodies, and also to the Conferences, as stipulated in the legislation of the Order? What consequences must be considered in the case where provinces or friars do not respect the legislation? 79. Ite, Nuntiate. Guidelines for the New Forms of Life and Mission in the Order of Friars Minor: This ‘Handbook’ was the fruit of the Secretariat for Mission and Evangelization and the Commission for “New Forms”, with the blessing of the General Definitory. The document called all friars to root their lives in the Gospel. It recognized the gift and centrality of fraternity as the locus out of which and back into which missionary evangelization is realized and reinforced. And it invited the fri- 231 ars to renew their passion and fervour for our Franciscan life and fraternity, seeking to “find constantly renewed evangelical modes for our life and mission within the Church and in the world, serving the poorest” (p. 6), and those living in the existential peripheries. The call to radical evangelical living proposed by those engaged in new forms of life and mission is as much about identity as it is about dialogue, encounter, and evangelizing mission. Even more important is the fact that all Friars Minor are called to live these core values and put into practice everywhere the fundamental, radical elements of our Gospel project leading to a renewal of Franciscan life and mission. Should not all fraternities and entities enter into a program of reflection and discernment so that we might renew all of our presences – ‘traditional’ and ‘new’ – in the light of the central priorities of the Order? Perhaps the words of Pope Francis in Evangelii gaudium bear repeating as we think about the renewal of all of our fraternal, evangelizing presences: “More than fear of going astray, my hope is that we will be moved by fear of remaining shut up within our structures which give us a false sense of security, within rules which make us harsh judges, within habits which make us feel safe, while at the door people are starving and Jesus does not tire of saying to us, ‘Give them something to eat’ (Mk. 6, 37)” (no. 49). How might we achieve a renewal of all of our structures while simultaneously promoting new forms for expressing our life, mission, and service of dialogue, justice and peace? 80. New Wine, New Wineskins, Plenary Council of the Order, 17-30 November 2013. The Plenary Council of the Order (PCO) dealt with two central areas of Franciscan life, namely, (a) governance and (b) animation. In the area of governance, the PCO had as its task four principal duties: (i) to determine the number and method of election of General Definitors to be elected in the 2015 General Chapter (2009 Chapter Mandate 46); (ii) to help prepare the next General Chapter and to offer advice regarding its location (cf. GGCC, Art. 194, par. 5); (iii) to discuss the finances of the Order (cf. Art. 194, par. 6); and (iv) to offer assistance to the Minister General and his Definitory in governing and inspiring the Order (GGCC, Art. 194, par. 1). 81. The Government of the Order and the 232 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 members of the Plenary Council made tremendous efforts to create a spirit of collegiality in order to achieve these goals. The Plenary Council was not without its moments of frustration, including the struggle to identify the ‘newness’ of the “New Wine Skins,” and also to understand in a transparent manner the financial situation of the Order. As I indicated in the introduction to the document New Wine, New Wineskins (NWNW), our responsibility is to “return to the source and to recover the original freshness” of the life of the Friars Minor, rooted in the Gospel. The “new avenues” and “new paths of creativity,” which Pope Francis calls us to create in the Order, the Church and the world are the daily task of each and every brother of the universal fraternity (cf. Pope Francis, meeting with the USG, November 29, 2013, “Called to Wake Up the World!”). 82. The Plenary Council represented yet one further contribution to this life-giving and spirit-renewing process. As we prepare for the General Chapter of 2015, all of us must open our hearts to the action of the Spirit of God; we must go deep within ourselves to listen and discern the voice of the Triune God who works in the lives of the Friars through the forging of strong human and spiritual bonds between the brothers in fraternity; and we must open wide the doors of our fraternities, allowing ourselves to be embraced by the cry of God’s people, especially our brothers and sisters who are trapped in dehumanizing poverty and all other forms of exclusion and violence, thus becoming brothers to all of God’s people and all of creation. In these ways, we run the risk of once again opening our lives to the movement of the Spirit of God, and of undertaking the way of Gospel minority and itinerancy as a specifically Franciscan manner for responding to the ‘gift of the Gospel’ that we have received. Perhaps in these ways we might come to discover anew and create the conditions implicit in Jesus’ parable about authentic Christian discipleship, the call to abandon all for the sake of the Kingdom of God. Perhaps only in this way does it make sense to speak about the possibility for us men of the Gospel, fratres et minores, to become “New Wine” and to offer “New Wineskins,” for the people of our times. 83. Franciscan Management of Finances: A Formation Aid (FMF): As was made abundantly clear by the capitulars at the 2009 Gen- eral Chapter, the Order of Friars Minor can no longer stand on the side-lines of the debate regarding the accumulation, management and distribution of its financial resources in whatever form they are held. We are called to take immediate and clear steps to “promote the ethical use of economic and natural resources in the life of the friars, in their ministry and in society” (BGG, Mandate 43). The 2009 General Chapter also asks “The Minister General and his Definitory… to continue to promote a policy of economic transparency among themselves, in the General Curia and in all of the Entities of the Order” (BGG, Mandate 51). As was mentioned in Chapter 1 of the current report, our identity, our fraternity, and our engagement in the missionary evangelizing activities of the Order, of the Church, cannot be done independently from considerations regarding the stewardship of finances and other economic means at our disposal. If we stop for a moment and analyse the way we accumulate, manage and use our resources, might we be able to discover in what way we actually are living the fundamental Franciscan values we profess among ourselves to which we are called to give witness before the Church and the world? Do we understand the connection between the way we care for the resources that God provides to us and the evangelical life to which we have been called? 84. As FMF reminds us, “The economic crisis, which the world is going through calls everyone, individuals and peoples, to examine in depth the principles and the cultural and moral values at the basis of social coexistence” (p. 3). This applies equally to the stewardship of resources at the General Curia, in each province, custody, foundation, and even more importantly at the level of the local fraternity and each friar. Abuses in the area of finances automatically will have repercussions in every other area of our life at the individual and collective levels. More importantly, the world is looking to us Friars because of our public commitment to fraternitas and minoritas, two potent tools or antidotes for correcting and restoring human dignity and for helping promote the correct use and sharing of the goods of the earth. Thus, we are called to give witness to the world of a very different way of living on this fragile planet, guided by Gospel values and ever ready to demonstrate the specifically Franciscan commitment to transparency, DE CAPITULO GENERALI ORDINIS solidarity, and non-appropriation (to live sine proprio) in all of its diverse forms (cf. FMF, p. 13; see also Pope Francis, November 29, 2013, Union of Superior Generals of Men). By living in this way, we will find ourselves set free for one another, for the Church, and for our mission in the world. We also will demonstrate that we are responsible partners with the natural environment, which we are called to honour and protect (cf. FMF, p. 14, p. 40 et passim). 85. One final aspect of the document on the FMF has to do with the sharing of our resources with the poor, i.e. the act of evangelical restitution. This is outlined in section 2.2 of the document. One of the early great philosophers and scholars of the Order, Alexander of Hales, was noted as saying, “The poor can be aided in two ways: either by sharing surplus goods, which is only justice, since the superfluous already belongs to the poor, and it is simply just to return to each one what is already his or hers; or we can help them by giving them from our own need” (FMF, p. 23; see also Hales, Liber 3 Sententiarum, dis. 33, cf. Lineamenta, III. 2. B.). “Giving from our own need”? What might this imply for our lives, our fraternities and our mission? 86. One of the greatest ways that the provinces that are materially rich might respond more fully to the challenge to live Franciscan solidarity is through the sharing of their resources with the economically poorer entities of the Order. Under the current system, we use a tax system to generate funds for supporting a number of activities related to missionary evangelization and formation and studies. As the economically wealthier entities of the Order continue to experience numerical decline, this translates into less income sent to the General Curia for the care of those entities, and for missionary and formation needs of the Order that are directly under the Minister General. Now is the time to engage with the economically weaker entities of the Order, to bring experience and expertise, without condescension or judgment, in order to assist these entities to find new ways of creating income-generating projects. One way of generating new support might be through the expansion of the fundraising activities of the Order. A proposal will be made to at the General Chapter related to fund-raising and development, something that 233 will be needed in an even greater manner as we move into the future and as revenues from ‘traditional’ sources continue to decline. The tax system of the Order no longer is capable of providing the basic support needed for the current and future needs of the Order that are under the responsibility of the General Curia. 87. At the same time, the economically poorer entities of the Order also bear certain responsibilities, including the practice of transparency: responsible use of resources; reporting on monies received and used; and work on developing a stronger system of checks and balances to prevent abuses. They also must seek to promote a greater sense of co-responsibility among the brothers and to develop new avenues for generating funds to support the ordinary expenses of the local fraternities and the costs of administration and formation. It might be helpful if newer or financially weaker entities of the Order were to seek technical or other assistance from the financially stronger entities of the Order in order to devise new methods for financial management and for increasing return on local initiatives. 88. These values should be included in every aspect of our lives: spiritual, fraternal, formative and missionary (cf. FMF, p. 29, no. 6 et passim). Paraphrasing the wisdom of the Regula non bullata, par. 9 and the Regula bullata, par. 6, FMF reminds us that “Material poverty without spiritual poverty can lead to an asceticism that leads to self-satisfaction. Spiritual poverty without material poverty reduces poverty to an empty discourse. There is a circular movement and reciprocity between the two dimensions” (p. 52). Do we have the courage to challenge ourselves, and to challenge one another and the world to conduct economic affairs (financial transactions, just salaries for workers, our commitment to work with our hands) in a transparent, ethical and legal manner, and in a way that does little or no harm to the natural environment? Recent revelations of financial dealings at the level of the General Curia and other entities of the Order serve as a clarion call to take seriously the demands of the Gospel in the economic areas of our evangelical life. 89. With these documents in mind, I shall now turn my attention to the ways in which we addressed the Mandates that called for specific 234 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 action on the part of the Minister General and his Definitory. By way of reminder, our actions were organized according to seven general categories, namely: (1) Animation of the Life of the Order at the spiritual and fraternal levels; (2) Evangelizing Mission in the Life of the Order; (3) Formation and Studies, and Ongoing Conversion; (4) Current State of the Order and Future Challenges and Directions; (5) Service of Authority and Governance of the Order; and (6) Management of Finances; (7) Justice, Peace and Integrity of Creation and Solidarity with the Poor. IV. Animation of the Life of the Order: Spiritual and Fraternal 90. Mandate 7 underscores the importance of developing a Fraternal Plan for Life and Mission. Do the brothers see this as a value for their lives, as something that might help them deepen a sense of identity, belonging and shared mission? If not, why? Have you been able to develop this plan at the local and provincial or custodial levels? 91. Mandate 8 addresses the matter of the formation of guardians at the level of the Conferences, where possible, or at the Provincial or Custodial levels. From the visits I have conducted to individual entities, and contact we have had with the Conferences, the formation of guardians in many of the entities of the Order is taking place. This is a positive development in the life of the Order. At the same time, there remain specific challenges for the formation of guardians so that they might understand their role as that of principal animator of our way of life at the local level. They also must be helped in the area of conflict resolution and the promotion of a sense of co-responsibility among the friars of the fraternity. The guardians are to serve to accompany the brothers, offering spiritual, moral and other practical advice and assistance, promoting human, Christian and Franciscan growth, and the integration of the central priorities of our lives. 92. Mandate 9 invites all of the entities of the Order to create at least one house where the life of prayer is lived deeply. Such a project could be extended to include laity as a new form for evangelization, and to promote the vocation of, and collaboration with, the laity. Have your entities been able to achieve this goal? If not, why? What else might the Order do to encourage a greater spirit of prayer and devotion and the practice of a spirituality of Moratorium? These same questions could be extended to an evaluation of the practice of Lectio divina, the prayerful and shared reading of the Word of God in the fraternities of the entities of the Order, as proposed in Mandate 12. Activism and the loss of a spirit of prayer and devotion risk to extinguish the flame of the Spirit of God in our lives and in the life of the fraternity, the province/custody/foundation, and the Order. 93. Mandate 48 calls on the General Definitory to “Study the causes and motives for departures from the Order, and offer orientations for intervention.” To respond to this Mandate, the General Definitory created a commission named “The Service of Fidelity and Perseverance.” This ‘Service’ has worked in strict collaboration with experts within and outside the Order and has initiated an in-depth study of the deeper motives and reasons underlying the phenomenon of departures from the Order. The members of the Service include the Vicar General/Procurator General of the Order, the Secretary of the Procurator General, and the Secretary and Vice-Secretary Generals of the Secretariat for Formation and Studies. Experts include Bro. Albert Schmucki, OFM, (Pontifical University Antonianum), Bro. Paulo Matinelli, OFMCap (former President of the Franciscan Institute of Spirituality at the Antonianum, now Auxiliary Bishop of Milano), and P. Giovanni Dal Piaz, OSBCarm (Sociologist). 94. In addition to multiple meetings of the Commission, two seminars were organized to explore more deeply the phenomenon of departures from the Order. One seminar was organized exclusively for the General Definitory, to help it better understand the complexity of this issue. A second seminar or study day was organized at Antonianum and was opened to the larger public. Over 200 religious and laity participated in this public seminar. Don Renato Mion, SBD, of the Salesianum, presented the sociological findings of the Interdisciplinary Commission, the results of the Questionnaire that was sent to 1,500 friars and to which 1,408 responded. 95. The group Service for Fidelity and Perseverance examined external factors such as DE CAPITULO GENERALI ORDINIS the post-modern condition of ‘identity in flux’, major changes in the understanding of the anthropology of the human person, and the consequences of these changes for the family, for societies and for the Church. It was noted that seismic shifts have occurred in the understanding of religious life, the vows, the nature and ‘possibility’ or ‘impossibility’ of long-term commitments, the progressive decline of fervour and sense of belonging to the Order over a lifespan that is ever-increasing, and various other consequences. It was noted that married couples are experiencing similar challenges and facing similar consequences, with more than 50% of marriages ending in divorce. Another important theme that emerged was that of vocational crisis, which is understood to be a normal part of the cycle of human and religious life. However, for a variety of reasons, a number of friars do not feel the freedom or level of trust within the brotherhood where they might discuss crises as they are happening. As a result, many friars feel obliged to traverse crises alone, or perhaps with a friend from outside of the brotherhood. The brothers and/or the Ministers or guardians are the last to know about what is going on in the life of the brothers in crises. When a personal crisis reaches a ‘point of no return’, the brother in crisis simply informs the provincial or the brothers of his intention to leave the Order in order to pursue other opportunities. 96. One of the more fruitful discussions that took place through the work of the “Service for Fidelity and Perseverance” focused attention on finding ways to help friars to explore the motives for which they (we) persevere in the Franciscan religious life. Thus, rather than focus all energies of the ‘Service’ group on identifying reasons for departures from the Order, the group felt it might be more productive to ask two other questions: “Why do friars remain in the Order?” and “What has been helpful to friars in order to overcome personal crises?” These questions were proposed to the General Visitors to be included in their discussions with friars during the canonical visitation beginning in 2012. They also were proposed to Provincials and to Secretaries and Directors of Formation to be included in formation programs, to help friars reflect on the motives and methods that provide them with the strength to remain members of the Order. It is our hope that these reflections will continue at the local 235 and provincial or custodial levels, and that we might be able to create humanizing communities where brothers experiencing personal or vocational crises might find a place to share and explore their difficulties in the context of the local fraternity. V. Evangelizing Mission in the Life of the Order 97. Mandate 6 discusses the Five Priorities, which, according to numerous documents of the Order over the past number of years, reflect the constitutive values of our evangelical life. The 2009 Chapter requested that each of the entities of the Order “assume responsibility for finding its own methodology or process to study in greater depth and implement the Priorities.” How have the entities of the Order responded to this mandate? What successes have been achieved? What obstacles have been encountered? How has this process helped to deepen the values of the lives of the friars in your entities, and how has it helped them to develop a greater sense of shared responsibility for the care and promotion of the Franciscan charism? 98. The different initiatives and responsibilities found in Mandates 20-27, dealing with the Missionary Evangelization, have been addressed in a variety of ways by the Minister General and the General Definitory. These include: a.Mandate 20: organizing and executing two (2) Seminars on New Forms of Evangelization (2011, 2013); b.Mandates 21 and 22: a very successful response to the call for new Franciscan missionaries for the Custody of the Holy Land and for the Custody of the Protomartyrs in Morocco; c.Mandate 23: New missionary endeavours in Ghana, Cameroon, and South Sudan (Africa), which are still in early stages and will require greater resources both human and material in the very near future; d.Mandate 24: New mission project in the Amazon Region (Vicariate of Requena), which is working in closer cooperation with the Bishop, but also which has experienced some significant challenges in the initial period of its operations; in recent times, new missionary volunteers have come forward to join in this endeavor, and 236 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 with a new opening of friars in the Vicariate of San Jose’, also in Peru; e.Mandate 25: New missionary efforts in Cambodia and Laos (Asia), which have been undertaken by the brothers of the Province of Vietnam, and which are receiving financial support from the General Curia; f.Mandates 26 and 27: Accompaniment of Conferences of Europe (UFME) in the preparation of a special missionary project for Europe (‘Europe Project’) but which continues to experience a number of challenges. 99. The General Definitory has worked diligently to promote activities related to ecumenical, interreligious and intercultural dialogue, as called for in Mandates 28 and 29. The General Definitory promoted energetically the celebration of the 25th anniversary of the celebration of the Spirit of Assisi. I want to thank each and every entity that undertook initiatives to promote the Spirit of Assisi, organizing common study days and prayer services, thus giving witness to the universal identity we share with people of all religious traditions as beloved sons and daughters of God. We also have gone beyond these mandates in working closely with the Centre for Ecumenical, Interreligious and Intercultural Dialogue in Istanbul, seeking to strengthen the fraternity and encourage an expansion of our presence in Turkey, including the possible engagement with the people of Izmir in the form of an expanded fraternity. We also have encouraged with success the engagement of other brothers of the Order in this project. Still greater efforts will be needed in order to address new challenges arising from a change the religious geography in parts of Africa and also in Europe and elsewhere in the world. One the greatest challenges for us Friars Minor will be our openness and willingness to engage in dialogue with people at the ecumenical, inter-religious and cultural levels. The world is demonstrating an ever-greater need to develop new methods and centres for such dialogue, as a means for overcoming the temptation to resort to violence as the only means for resolving differences and conflicts. We as friars and minors must increase our efforts and our capacity in this area if our Gospel witness is to achieve full potential. VI. Formation and Studies and Ongoing Formation 100. The Study centres of the Order remain a major preoccupation of the General Definitory. In Mandates 38-40, the capitulars of the 2009 Chapter called upon the General Definitory to give particular attention to the quality of academic formation in these study centres, and in particular to the Pontifical University Antonianum and the Studium Biblicum Franciscanum in Jerusalem. The General Definitory, through the General Secretariat for Formation and Studies, continues to monitor developments at other study centres of the Order (e.g. Franciscan Institute at St. Bonaventure’s University, USA; the Franciscan Study Centre in Canterbury, England, the inter-obediential study centre in Lusaka, Zambia, the interprovincial study centre in Nairobi, Kenya, the theological and mission study centre in Petropolis, Brazil, etc.). Several of these centres are facing serious economic and other challenges and risk being closed. 101. In addition, the General Definitory has been deeply involved in the Avepro (Agency for the Evaluation and Promotion of Quality in Ecclesiastical Universities and Faculties) process, which sought to evaluate the quality of the intellectual and human formation of the Antonianum, to offer critical suggestions on how to improve quality in each area related to research and teaching, and to find ways to connect the University with the contemporary world, with the challenges and opportunities that are emerging in the current historical period in which we are living. In my capacity as Grand Chancellor of the University, it pleases me to report that the evaluation process has been successfully completed. The University witnesses a great many strengths that should be built upon. At the same time, there also are a number of areas that call for urgent and constant vigilance and work. 102. It is the responsibility of the new “Rettore Magnifico,” the first woman religious to be appointed to this position in a pontifical university, with the assistance of all members of the administrative offices, the professors and other lecturers, and all others involved in the academic formation programs to carry forward the recommendations proposed by Avepro. This will require a great spirit of cooperation and commitment on the part of all DE CAPITULO GENERALI ORDINIS concerned and the full backing of the General Definitory and the Secretariat of Formation and Studies if we are to achieve these lofty values and goals and allow the Pontifical University Antonianum to truly become a full-scale Franciscan university. One of the distinctive features of the study is that is makes clear that the university must give greater attention to developing all aspects of the specifically ‘Franciscan’ identity, allowing this to saturate the culture of the university and to give a specific flavor to all of its programs. There will be a need for much courage and for a transformation of minds and hearts, particularly among the friars engaged at the Antonianum, so that it might move from being a closed ecclesiastical institution to an open, Franciscan ecclesiastical university. What is needed is a revolution of mind and heart, an institutional revolution. I am convinced that there will be no future for the Antonianum if this revolution is not carried forward. 103. Mandate 61 called for the creation of an International Commission that would study ways to improve the system of contributions for the General Secretariat for Formation and Studies. This Commission made its proposal to the Presidents of the Conferences and the Custos of the Holy Land, which they approved. The decision was to place a tax on the entities of the Order of the same nature as applies to the General Secretariat for Mission and Evangelization, which was approved by the 2009 General Chapter capitulars. With the revenue from these contributions, the General Curia is able to provide much of the needed funding for many of the activities of the Secretariat for Mission and Evangelization. 104. There are, however, two important considerations that must be mentioned and that will continue to have an impact on the ability of the General Curia, through the Secretary for Mission and Evangelization, to provide adequate support for the projects of the Order. First, we are experiencing a decline in total income sent by the provinces and entities of the Order due to a decline in tax revenues, particularly those coming from the traditionally wealthier entities. The wealthier entities are experiencing a reduction in the number of friars in their respective provinces or custodies. As this occurs, the amount of total revenue declines. At the same time as revenues 237 are decreasing, demands for support from the less fortunate and economically poorer entities of the Order are increasing. Second, it will become ever more important that the less-economically endowed entities of the Order take additional steps to (a) improve use and reporting of funds received (transparency) and (b) seek alternative sources of income, including the creation of income-generating activities in country (e.g. agricultural development, running of schools, etc.). Additional efforts also must be made at all levels to develop contacts with donors and friends who might wish to commit financial resources for the support of our evangelizing mission, formation and studies and justice and peace programs and activities. Thus, the Order must expand its understanding and commitment to efforts at fund-raising, creating or building upon structures already in place that might help the Order maximize its capacity to generate funding from outside of the Order, from benefactors, foundations and through other means. Without these additional resources, it will be very difficult for the General Curia to meet all of its financial obligations. VII. Current State of the Order and Future Challenges and Directions 105. Mandates 13-14: Called for the creation of an International Interdisciplinary Commission to analyze the current situation of the Order, with the objective of offering strategies for promoting the evangelizing mission of the Order. This Commission was created and has worked diligently to conduct a well-organized study of the situation of the Order, employing a sociological instrument in the form of a Questionnaire that was sent to 1,500 friars representing the full range of the diversity of the Order and to which 1,408 (93%) friars responded. 106. The Questionnaire was prepared in consultation with the Pontifical University Salesiana, which also conducted an empirical analysis of the data. The Commission also organized two seminars that sought to confront the challenges of evangelization in the context of contemporary cultural contexts. The former and current Minister Generals and the General Definitory were deeply involved in all aspects of the process. A daylong meeting one year ago in the General Curia took place between the members of the International Interdisciplinary 238 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 Commission and the General Definitory and staff members, where a general evaluation of the process was conducted and possible priorities were identified in light of the agenda of the forthcoming Chapter. In addition, a book has been published, Francescanesimo e Contemporaneite: Ripensare l’evangelizzazione francescana di fronte alle sfide della cultura attuale (OFM, Roma 2014), containing the major presentations and findings of two seminars conducted at the Pontifical University Antonianum. The purpose of these seminars and this book is to help the friars of the Order to conduct a reading of the signs of the times in the light of our Franciscan values. This goal should also be part of the work of the 2015 General Chapter since we must make clear the central aspects of our Franciscan identity, our sense of being lesser brothers (minoritas), in the context of a rapidly changing world in which we live and to which we are called and sent to carry the Good news of the Kingdom of God. 107. The overall impression given by the Questionnaire is that the Order is facing many challenges, internally and externally, in the living of our specifically Franciscan missionary vocation. There also is a hunger and thirst among the brothers to deepen their relationship with the Triune God, with the brothers of the Order, a desire also to live a more simple lifestyle consistent with our identity as minores, and to reach out to the world through missionary evangelization, with particular focus on social service programs. At the same time, the brothers who responded to the Questionnaire indicated that they continue to struggle with the integration of the dimensions of dialogue, justice, peace and integrity of creation in their lives, in the life of the local fraternities, and the consequences of this situation on the life of the Order. It is my conviction that unless and until we integrate these dimensions into our individual and fraternal lives, we will continue to suffer from a false dichotomy between the sacred and the profane, between prayer and love-in-action, thus weakening the potential impact of our Gospel vocation and witness to universal fraternity on contemporary society. I am convinced that we Friars and Lesser Brothers have a central role to play in shaping our contemporary world, and to do so in a manner that makes absolutely clear the priorities of the Kingdom of God as proclaimed by Jesus (cf. Matthew 5, 1-3-10; Luke 1, 46-55; 4, 16-20; and expressed by St. Paul in 2 Corinthians 5, 11-21). How we are to demonstrate these central values in our Franciscan witness if left to the imagination and courage of each friar, of each local fraternity, of each entity and of the Order at the universal level. Our commitment to local initiatives in dialogue, justice and peace, and to national and international efforts of friars and the Franciscan family (e.g. Franciscan Action Network in the U.S.A. and Franciscan International) must be further strengthened and expanded if we are to have a significant, positive impact on these structures. 108. The two seminars held at the Antonianum informed us of the tremendous challenges facing human societies, the Church and the Order, challenges calling into question the dignity of the human person, and shaking the foundations of our understandings of the identity of the human person and that of human societies. At the same time, these seminars, and subsequent work by the Commission, reminded us of our specifically Franciscan, positive approach to the world, rooted in sympathy, compassion, and solidarity. In this way, we are called always to allow the Spirit to lead us with Christ into the heart of humanity, going to the ‘existential peripheries’ spoken of most recently by Popes Benedict XVI and Pope Francis. The Questionnaire revealed that the friars of the Order do not fear the current waves of secularization or challenges to the theological and social traditions with regards to the nature and mission of human persons and societies. Rather, the friars, especially younger friars, see these challenges as opportunities for growth and for reshaping the future of our Franciscan charism in a way that will promote authentic personal and social transformation. VIII. Service of Authority and Governance 1. At General Level 109. The 2009 General Chapter called attention to the need for continuous communication and interaction between the central Government and the entities of the Order. For this reason, the General Definitory has made every effort to establish a program of encounters with each Conference, meting at least once during the six-year period (cf. Mandate 4). We also have continued to schedule and conduct DE CAPITULO GENERALI ORDINIS annual meetings with the General Visitators, the newly elected Minister Provincials, Custodes, and Presidents of Foundations, and with the Presidents of the Conferences and the Custos of the Holy Land (cf. Mandate 3). 110. In addition, the General Definitors regularly participate in the meetings of the Conferences, taking the opportunity to inform the Conferences of new developments within the Order, inviting greater participation of the entities in the work of the General Curia and the universal fraternity, and providing a brief account of the content of these meetings to the General Definitory during the Tempo Forte (cf. Mandate 5) in order to help the General Definitory to better appreciate the life of the brothers in the Conferences. Other forms of contact have been nurtured where possible so as to strengthen the bonds of identity and fraternal communion between the Minister General and the General Definitory with the entities and the friars of the Order. The Minister General, working in close collaboration with the Definitor General for a specific region, has made great efforts to conduct fraternal visitation to the brothers in order to fulfil the mandate of the office according to the Constitutions and General Statutes, and also to promote a greater sense of identity and belonging. 111. Despite all of these efforts, greater efforts still will be required in the future in order to promote a deeper sense of identity and belonging between the individual entities, the Conferences and the General Curia. Perhaps there is need to re-think the methods and types of visits by the Minister General and the Definitors in order to promote deeper communion, and allow sufficient time to enter more deeply into the reality of each entity visited. This same point was underscored by the Capitulars at the PCO, leading to following proposal: “The Minister General will visit possibly all of the entities of the Order, programming for each visit sufficient, quality time” (cf. Proposal 5, p. 26). Quality of the fraternal visit by the Minister General must be given priority so that the relationship between the Minister General and the General Definitory with the Conferences, entities and brothers of the regions might be deepened. How might future visits by the Minister General and the Definitor General might be conducted so as to strengthen identity and a sense of belonging to 239 the universal brotherhood? 112. Mandate 45 called for the creation of a separate Commission to study the current structures of the Order with the idea of elaborating proposals that would be presented to the Plenary Council of the Order (Mandate 46) in its consideration of the norms for the number and method of election of the General Definitors. This Commission has completed its work. Its fruits can be found in the Instrumentum laboris for the PCO. After having examined the various proposals of the Commission, the PCO made the following decisions: 1. Number of Definitors: total of 8 - 3 for Europe; 2 for Latin America; 1 for the English Speaking Conference; 1 for Africa; and 1 for Asia. 2. Modalities for presenting candidates for election to major offices can be found in the post-PCO document, under “Decisions,” number 2 (New Wine, New Wineskins, p. 24, hereafter NWNW). 113. A series of proposals from the CPO related to governance in the Order will be presented at the General Chapter 2015 (cf. NWNW, pp. 25-30). They focus on issues related to governance, structures in the General Curia, increased role of lay friars in decision-making within the Order, the creation of a Moderator for Ongoing Formation, promotion of a renewed missionary spirit within the Order, the continuation of research into the structures of the Order in the light of the values of our life and mission, and that proposals for mandates at the 2015 General Chapter be few, but “clear” and “well-defined” (NWNW, Proposal 20, p. 28). 2. Governance at the Level of the Entities: Several Difficulties 114. For the sake of the wellbeing of provinces and custodies, and to guarantee a quality of life and mission, the Minister General and the General Definitory have been obliged to intervene in a number of ‘irregular’ situations, naming special delegates to deal with major problems in a charitable, discrete and effective manner. In the case of all of these interventions, friars have experienced much pain prior to and as a result of the intervention by ‘Rome’. The critical interventions have also come at a cost to the General Definitory because of the 240 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 pain we feel in arriving at a decision to intervene, and the somewhat lack of support shown by the friars of entities where we have had to play a strong role. It is possible that we have made some mistakes in an effort to seek the good of the friars and the entities of the Order. For all mistakes that we have made, I ask your forgiveness. At the same time, we are concerned that there might be a rising number of circumstances in the future that may require extraordinary intervention on the part of the Minister General and his Definitory. 115. I am convinced that we need to take time at the General Chapter to reflect upon the increasing incidence of interventions from outside the particular entities, and to ask what types of training programs might be necessary to help the brothers to (a) discern good and competent servant-leaders (provincials, custos, and even guardians), and to (b) confront situations requiring mediation, providing them with the necessary tools to do what is best for the sake of the mission of the entity and the Order. In all of this, we must seek the way of the Lord, encouraging growth in human and spiritual skills requisite for leadership, and at the same time encourage formation of all the brothers of the entities for leadership, co-responsibility and evangelical service. 116. We are living in a new age of Franciscan life, one that requires all members of the Order, living and working in their particular entities, to assume greater responsibility for the life and future of the entity and the Order. I invite all of the brothers to abandon the “wait for Rome to intervene” mentality and to assume your/our proper responsibility for shaping the future of Franciscan life and witness in your respective entities, and to commit to help promote the spiritual and social transformation of the lives of the brothers, and through them to transform the Church and human societies in which we find ourselves. This same commitment of all of the brothers to become co-responsible should also de encouraged and strengthened within each of the entities of the Order (cf. St. Clare, “Letter to Agnes of Prague,” no. 3, 8). IX. Management of Finances 117. In response to Mandate 32, the General Definitory examined and approved of the final draft of Guidelines for Management/Activities of the Offices of the General Curia. Efforts have been made to complete a new ‘Prontuario’ for the Secretaries of the Provinces in order to encourage and facilitate greater collaboration between the entities of the Order and the Offices of the Procurator General and the Secretary General. In light of recent developments in the economic management of the patrimony of the Order, further reflection will be required, leading to the possible development of a new set of guidelines for the management of the financial dealings of the Office of the General Treasurer and the Government of the Order. 118. The General Definitory, responding to Mandate 53 on the fundraising efforts of the General Curia have conducted a review of the General Secretariat for Franciscan Missions (GSFM, Waterford, USA) leading to a reorganization of these efforts. In the first period following the initial restructuring of these fundraising efforts, more funds have been dedicated to the needs of the Order in its missionary and formation efforts worldwide. Further restructuring of the General Secretariat is currently underway and, hopefully, will lead to an increase of revenues for the needs of the Order. The Minister General, with the approval of the General Definitory, has named two Special Assistants to the Minister General for Development and Fundraising. Over the course of the six-year period both the GSFM and the Special Assistants have raised several million euros in support of the General Secretariats for Mission and Evangelization and also Formation and Studies, and for various other needs of the General Curia. These efforts will need to be expanded if the needs of the Order are to be met. A presentation and proposal for the future of fundraising efforts for the Order will be presented at the 2015 General Chapter. At the same time, the entities that have received funds are being called to give greater accountability for the funds and to seek to initiate local efforts in fundraising. Missionszentrale also had continued to play a significant role of support to the Order, providing much needed funds for missionary evangelization, formation and studies, and justice, peace and integrity of creation for which the Order is most grateful. Special recognition also goes to the friars who founded and worked for many years in the office of the DE CAPITULO GENERALI ORDINIS GSFM in Waterford – to Fr. Sereno Baiardi, Fr. Sante De Angelis, Fr. Pontiano Macabalo, and to their former lay and religious staff and benefactors. X. Justice, Peace and Integrity of Creation (JPIC) 119. The 2009 General Chapter affirmed the transversality of the values of JPIC for the current and future life of the Order. “It is itinerancy, it is sympathy toward the world, from which one does not wish to flee, but in which rather is recognized one’s own cloisters, it is sharing the life of the poor and those who are found along the side of the road (reference to the Poor Samaritan). This way of going through the world is restoring the gift of the Gospel received” (Bearers of the Gift of the Gospel, p. 8, no. 7). To proclaim the Gospel of Jesus Christ is, at the same time a proclamation of the values of the justice and peace of the kingdom. These values are made evident in Mandates 43-44, 51, and 54. As our General Constitutions make imminently clear, “The friars are to have life and condition of the little ones in society, always living among them as minors. In this social environment they are to work for the coming of the Kingdom” (GGCC Art. 66). The General Constitutions continue: “The friars are to live in this world as promoters of justice and as messengers and agents of peace, overcoming evil and doing good (GGCC Art. 68)…Conscious also of the terrible dangers that threaten the human race, the friars are to denounce in the strongest terms every kind of warlike action and the arms race as a very serious calamity for the world and a very great injury to the poor…(GGCC Art. 69)…Following closely in the footsteps of St. Francis, the friars are to maintain a reverent attitude nature, threatened from all sides today, in such a way that they may restore it completely to its condition of brother and to its role of usefulness to all [human-kind] for the glory of God the Creator” (GGCC Art. 71). 120. I have taken the liberty to cite extensively the texts related to our lives as “Pilgrims and Strangers in This World,” the title of Chapter IV of the General Constitutions. Despite the insistence of the documents of the Order promoting the cross-cutting (‘transversal’) nature of the values of JPIC for our Franciscan lives, there remains a deep suspicion in 241 the life of the Order with regards to the work of justice, peace and integrity of creation. In some cases, this is the result of a misunderstanding of the double command of Jesus in the Gospels (cf. Matthew 22, 34-40; Mark 12, 35-37; Luke 20, 41-44) and its implication for the life of Christian discipleship. 121. In his Apostolic Exhortation Evangelii gaudium (2013), Pope Francis makes absolutely clear the link between love of God and love of neighbor, service to God and service to our brothers and sisters, where he writes: “The kerygma has a clear social content: at the very heart of the Gospel is life in community and engagement with others (no. 177).” Pope Francis continues: “The task of evangelization implies and demands the integral promotion of each human being. It is no longer possible to claim that religion should be restricted to the private sphere and that it exists only to prepare souls for heaven….It follows that Christian conversion demands reviewing especially those areas and aspects of life ‘related to the social order and the pursuit of the common good” (no. 182). “Who would claim to lock up in a church and silence the message of St. Francis of Assisi and Blessed Theresa of Calcutta? They themselves would have found this unacceptable. An authentic faith – which is never comfortable or completely personal – always involves a deep desire to change the world, to transmit values, to leave this earth somehow better than we found it…If indeed ‘just ordering of society and of the state is a central responsibility of politics’, the Church ‘cannot and must not remain on the sidelines in the fight for justice’” (no. 183; cf. also Benedict xvi, Deus Caritas est, 28). 122. For too long, many in the Church reduced the social dimensions of the Gospel to acts of charity without justice or the requirement to engage with the ‘structures of sin’, which, according to Saint Pope John Paul II, are the result of structural injustices (cf. Sollicitudo Rei Socialis). Charity alone without social analysis and commitment to social transformation is not sufficient to respond to the demands of the Gospel. Seen in this light, our identity, our spirituality, our life in fraternity, our engagement in the formative process and our deep commitment to be missionaries and evangelizers flow from a communion with God that transforms us into protagonists 242 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 for the justice and peace of the Kingdom of God proclaimed in and through the life, death and resurrection of the Lord Jesus, and in and through the witness to the Kingdom in the life of our founder Francis of Assisi. We friars also have at times failed to understand and integrate the justice and peace values of Jesus’ Kingdom, message, and witness, and that of our founder Francis. As the document of the 2009 General Chapter reminds us: “The spirituality that nourishes our life and evangelizing mission is never foreign to the life of our people and what concerns them. What is called environmental justice, active non-violence, refugees, emigrants, those without land, ethnic minorities, the ethical use of financial resources in solidarity, the HIV/AIDS pandemic: these are some of the many realities that need to be brought to prayer and discerned in our daily practice of prayerful reading of the Word. The values of justice, of peace, and the integrity of creation, which are values rooted in the Gospel, must be present naturally in our life of prayer and devotion, and in our daily life and exercise of our ministries. We are called to build bridges of dialogue, of encounter, of reconciliation and peace; to be messengers of the culture of life in the whole range of its development; to be, finally, guardians of hope” (p. 20, no. 30, emphasis added). great efforts to visit the projects entrusted to the Minister General in Africa, Asia, Russia/ Kazakistan, the Caribbean and Latin America. XI. Summaries of Select Reports from Secretariats, Offices and Commissions 126. In its reflection on evangelization within our Franciscan parishes, the GSME reports that “We must admit that the Franciscan charism still remains scarcely visible in parish service,” this in spite of the fact that fifty percent (50%) of the Friars of the Order are engaged in this service. How might we as Friars Minor engaged in parish ministries strengthen the transmission of our Franciscan charism to the people of God? This same questions must be asked of those friars engaged in the education ministry at the primary, secondary and post-secondary levels, e.g., universities, study centers, etc. 1. General Secretariat for Mission and Evangelization (2009-2015) 123. The General Secretariat for Missions and Evangelization (GSME) strove to fulfill the duties it received in Mandates 13-32 of General Chapter 2009 principally through “a wide range of different meetings.” It also organized a series of “seminars, conventions, [and] congresses” at various levels within the Order, such as with individual Entities and Conferences. The GSME also organized the First International Congress for Missions and Evangelization (Sassone, Rome, 18-28 May 2014). Documents on various themes for the animation of missions and evangelization were drafted and published, the most recent being Ite, nuntiate: Guidelines for the New Forms of Life and Mission in the Order of Friars Minor. The GSME also provided direct support to missionary projects of the Order both financial and with new friar personnel, and made 124. GSME noted in its report that these various endeavors were performed in the light of its twofold mission: (a) the promotion and animation of the missions; and (b) evangelization [sanctuaries, new evangelization, “New Forms” of Franciscans presence and evangelization, evangelization in schools, etc.]. The GSME also is entrusted with the promotion of interreligious, ecumenical and cultural dialogue. The Commission on Dialogue, which forms parts of the GSME, has prepared a separate report (see below). In each of these areas the GSME reported experiences of both success and challenge, sometimes in the very same areas. 125. With respect to the missions ‘ad gentes’, the GSME reports that while the number of Friars joining the Projects of the Order has increased, this increase has not been able to keep pace with the increasing needs of each of these Projects. In many of these projects, the friar presence is very limited, stretching the energies of the friars and preventing the Order from expanding its activities in an effective and coordinated manner. 127. Among the various needs identified for the fulfillment of the mission entrusted to the GSME in the coming six years, there appear at least four areas calling for serious attention: 1. develop resources for the Ongoing Formation of friars serving in the various ‘ad gentes’, ‘inter gentes’ and ‘intra gentes’ missionary projects of the Order, and for all missionaries, a need for human, spiritual, theolog- DE CAPITULO GENERALI ORDINIS ical and social formation; 2. provide greater opportunities to friars in Initial Formation to experience mission ‘ad gentes’ and ‘inter gentes’, and to provide programs for the integration of these experiences into Franciscan life and fraternity; 3. develop resources and programs for friars engaged in mission ‘ad’ and ‘inter gentes’ in the missionary projects of the Order, and also of the individual entities of the Order, in order that they might reflect on their experiences in the light of our Franciscan Tradition; and 4. continue to promote a greater collaboration and integration between the various secretariats and offices within the Order, i.e. between GSME with the General Secretariat for Formation and Studies (GSFS) and the Office of Justice, Peace and Integrity of Creation (JPIC). The GSME should also continue to promote at all levels of the Order an ever-greater awareness of the missionary dimension of our lives as Friars and Minors in the context of the world today. The GSME encourages friars to pursue advanced studies in missiology and evangelization at the Pontifical University Antonianum, at the mission study center in Petropolis, Brazil or in other institutes. It also encourages friars to do advanced studies in ecumenical, interreligious and inter-cultural dialogue, which are vital for the life of the Order, the Church and the world. 128. Questions for Reflection: In what concrete, specific ways might the GSME be of assistance to you, my brothers, and to your entities in the promotion of a greater sense of missionary evangelization and dialogue as constitutive elements of our Franciscan identity, as Pope Francis stresses in the opening pages of his Apostolic Exhortation Evangelii gaudium? What obstacles do you perceive at the level of your fraternities and entities (province, custody, foundation) that discourage this? Why are so many of us friars afraid to explore the missionary dimension of our vocation, and to open our lives to taking much greater risks for the sake of the Kingdom. My own personal experience of mission ‘ad gentes’ for ten years in the Democratic Republic of Congo has shaped and transformed my sense of mission and every aspect of my Franciscan identity and sense of fraternity and mission. Even now as I serve you as your minister and servant, I also am convinced that I am called to realize this from within the context of an identity that is truly missionary and founded upon the justice 243 demands of the Kingdom of God. Should this not also be the case for each and every brother within the Order? And should not provincials and custos do all they can to promote the growth of a missionary vocation, guided by a deep experience of the spiritual life, fraternity, ongoing formation, and the values of justice and peace, even if it means emptying the provinces of vital personnel ‘for the sake of God’s Kingdom’? 2. General Secretariat for Formation and Studies (2009-2015) 129. The programming of activities for the General Secretariat for Formation and Studies (GSFS) took into consideration the key elements of Mandates 33-37 of the 2009 General Chapter, which are presented in two post-chapter documents, namely, Bearers of the Gift of the Gospel, and Beginning Afresh from the Gospel (General Definitory, 2010). The GSFS began a number of initiatives seeking to help the Order deepen its commitment and capacity in the areas of both Ongoing and Initial Formation. One of the more important methods employed was that of the Continental congresses, focusing on the central themes of the formative experience within the Order. Among these themes are found: integration of the Ratio Formationis Francescana (RFF) into the formation programs of all entities of the Order; formation in the evangelical counsels (vowed life); formation in the sacramental life of the Church and Order; the Accompaniment of brothers at all levels, and those preparing for ordained ministries; and the integration of missionary evangelization into the formation process. 130. As a result of the Continental Congresses, the XIII International Council in Jerusalem, the International Congress in Assisi, the validity and importance of the RFF and its integration into all programs of formation throughout the Order has been unanimously supported. The friars participating at these various meetings indicated the need to help the Entities of the Order to arrive at greater awareness of the various dimensions of the RFF and also its integration into all programming. There also was expressed the need that government of the entities (Provincial, Definitors, Custos, Councils) also need to receive formation about the RFF, and that the Secretaries for formation in the Entities of the Order need to 244 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 better inform the province and the friars engaged directly in formation work (Ongoing, Initial). 131. The International Congress of the GSFS in Assisi (2013) assigned to the General Secretariat the duty of preparing in the near future a set of guidelines or orientations for a specifically Franciscan accompaniment. It is hoped that this document might be of particular help to programs for Ongoing and Initial formation, and also in the animation of the friars and the local fraternities. The guidelines for accompaniment should be of particular assistant to those involved in the formation process, formandi and formators alike (cf RFF 92-97; 98-104). They also can be used for the formation of guardians and, subsequently, by the guardians in their service to the brothers in the local fraternities (cf. RFF, no. 92-104). 132. The GSFS offers five (5) proposals for reflection by the Capitulars in preparation for the 2015 General Chapter: 1. That special priority be given to Ongoing Formation. [electronic on-line documents, tools for permanent formation; organize experiences for ongoing formation in collaboration with the Conferences.] 2.Greater efforts be made to encourage knowledge and the application of the principles of the RFF in all programs of formation in all of the Entities of the Order. [Ways to accomplish this could include Continental Congresses or meetings within each Conference, working together with the GSFS on the theme, and “Accompaniment of Friars for an Evangelically-based formation in Franciscan Identity proposed in the RFF.” This formation would necessarily include the participation of formators and guardians in each area and zone of the Order.] 3. Steps be taken to help deepen a reflection on the theme/practice of Franciscan accompaniment. [The GSFS could organize a Second International Congress to follow upon on work begun at the 2013 International Congress dealing with the theme of Accompaniment, taking as its focus the theme of Franciscan accompaniment within the formation process, working with the Provincial Secretaries of Formation.] 4.Provide support for the Study Centers of the Order, particularly the Pontifical Uni- versity Antonianum. [Organize an International Congress on Studies in the Order, with particular focus on the theme of the role of studies in formation, Franciscan life and missionary evangelization in the Order today. Representatives from the various study centers of the Order, including professors, would be invited to participate.] 5.Provide special accompaniment for the Formation houses, which are international and intercultural. [Support the International Franciscan Fraternity of “Padre Gabriele Allegra,” other formation houses that are international, intercultural and interprovincial, and collaboration at other levels with existing programs/houses/centers, especially where vocations to the Order are increasing. There also is need to promote collaboration and a culture of subsidiarity among the Entities of the Order in the area of formation.] 133. Questions: How might a ‘Culture of Franciscan Accompaniment’ of friars at all levels of our life - Ongoing and Initial Formation - in the ‘ordinary’ life of the local fraternity be introduced and integrated so as to contribute to the strengthening of our specifically Franciscan identity, our experience of fraternity, our engagement in evangelizing mission, and our commitment to dialogue, justice and peace? What levels of resistance would such a model of accompaniment for living out our Franciscan vocation encounter, and how might we overcome this resistance? What contribution would a ‘Culture of Franciscan Accompaniment’ make to the deepening of our sense of identity as Friars and Minors in our Times? 3. Justice, Peace and Integrity of Creation (2009-2015) 134. The Office of Justice, Peace and the Integrity of Creation (JPIC) committed itself to ten courses of action, in the light of Mandates 43-44 of General Chapter 2009. These dealt with issues of formation and animation of friars and entities of the Order and collaboration with entities of the Order, Church, and wider civil society, including international non-governmental bodies and organizations. 135. JPIC pursued these courses of action in a variety of ways, e.g., production and/or implementation of print and online resources DE CAPITULO GENERALI ORDINIS (Pilgrims and Stranger, Guidelines for Animation of JPIC, Contact and the website for the 35th anniversary of St. Francis being named the patron of ecology), visits to Conferences and Entities of the Order, workshops and courses (annual course at the PUA), participation in major international gatherings (Rio+20 Conference in Brazil), and broad collaboration (Romans VI and ICR at Food and Agricultural Organization of the United Nations). 136. JPIC reported broad and ongoing success in its endeavors to build positive relationships with Entities of the Order and with groups sharing similar values outside of the Order. For the future promotion of JPIC as an integral part of our Franciscan life and vocation, integral also to the evangelizing mission of the Church (part IV of Evangelii gaudium), it will be necessary to address two ongoing challenges: (1) the need for initial and ongoing formation of friars on JPIC issues within their entities, including an appreciation of the role of JPIC as a constitutive part of our lives as Franciscans [part of the DNA]; and (2) a general lack of collaboration among offices of the General Curia in integrating and promoting the principles of JPIC. In the future, there will be a need for greater coordination and collaboration between the GSME, the GSFS and JPIC. 137. Of particular note, JPIC also reported a consensus among members of the International Council for JPIC (ICJPIC) that “We need to stop evaluating our life and ministry and our commitment to minority, and that we actually need to change the way we live, minister and follow the path of minority.” The ICJPIC recommendation that the Order produce fewer documents and give greater emphasis on the study and implementation of existing documents may be read in this light. 138. Questions for reflection: What challenges do you, my brothers, face in attempting to integrate the transversal dimensions of Justice, Peace and Integrity of Creation into your spirituality, fraternal life, and mission? How might the Office for Justice, Peace and Integrity of Creation, working in collaboration with the Secretariats for Mission Evangelization and Formation and Studies, help deepen awareness of and commitment to the values expressed in Chapter IV of the General Consti- 245 tutions (Pilgrims and Strangers in this World) and in Part IV of Pope Francis’ Apostolic Exhortation Evangelii gaudium? How might we take seriously the call in the Lineamenta proposed for reflection in preparation for the 2015 General Chapter to a radical restructuring of our lives, leading to a renewed commitment to simplicity of life and minority? 4. The Commission of the Order “The Service for Dialogue” (2009-2015) 139. The Service for Dialogue (SD) falls under the purview of the GSME. In his report the General Secretary for Missions and Evangelization noted that the SD responded to its duties by means of thematic annual meetings, particularly with reference to Islam, in territories “closely linked” to the chosen theme. It also was reported that Fr. Ruben Tierrablanca, OFM, has been appointed as “General Assistant for Islam,” to encourage friars to dialogue with Islam “particularly in Entities co-existing with Muslims.” In addition to these activities, the President of the Commission for SD has reported the following activities: • Translation and dissemination of the four volumes on dialogue prepared by the previous Commission. • Development and translation of a fifth volume intended for the use of those seeking to prepare and engage in ecumenical and interreligious prayer. • Ongoing work to prepare and make available various resources for the animation of the annual Octave of Prayer for Christian Unity. • Support and advertising of initiatives of the International Fraternity for Dialogue in Istanbul, especially its annual Course on Dialogue. 140. The SD has sought to fulfill its mandate to promote a “culture of dialogue” within the Order, one that understands dialogue – ecumenical, interreligious, and intercultural – to be an intrinsic aspect of our Franciscan identity. The General Definitory has collaborated actively with the SD in the promotion of the values expressed in Chapter XVI of the RNB. Among the needs identified by the SD President are (1) greater space to be given to ecumenical dialogue and (2) the engagement of non-believers in dialogue. 246 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 141. Questions for Reflection: How are you, my brothers, engaging actively in the Service of Dialogue within your life and ministries? Do you see this as a value for your life as a Friar and Lesser Brother, as a member of the Church (cf. EG 238-258) and as a member of the society in which you find yourself? What obstacles do you face in seeking to become a person of dialogue? How might the Commission for the Service of Dialogue be of greater help to you and to the brothers of your province/custody/foundation? 5. The “Service for Fidelity and Perseverance” (Mandate 48 - 2009-2015) 142. The “Service for Fidelity and Perseverance” (SFP) was created by the General Definitory to respond to Mandate 48 of the 2009 General Chapter, which states: “The General Definitory should study the causes and motives for departures from the Order, and offer orientations for interventions.” The General Definitory created a working group, which included the Vicar General in his capacity as General Procurator, his Assistant, the General Secretariat for Formation and Studies and his Assistant, friars from the Franciscan Institute of Spirituality at the Pontifical University Antonianum (including an OFM Cap), and a Camaldolese sociologist and specialist in the study of religious life in Italy. The Service group decided not to allow itself to be named the “Commission for the Study of the Phenomenon of Abandonment from the Order” since this could set a decidedly negative tone. The Service group has focused its attention on the potential causes for departure by friars from the Order, which have numbered approximately 75 per year since 2009. At the same time, it was decided that it might be more fruitful to focus on “Why friars remain in the Order?,” and “How friars overcome personal vocational crisis and choose to remain in the Order?” rather than focus on the more elusive question of why men are leaving the Order and religious life. 143. The SFP dedicated much attention to the gathering of data located in the Office of the General Procurator. The General Visitators, new Provincials and Custos, and the Conferences were invited to participate in this study by providing information on the phenomenon of friars leaving the Order, seeking to deepen our understanding of the principal motives and also trying to propose strategies for intervention in cases where friars are in per- sonal vocational crisis. In 2013, a pre-seminar and a seminar were organized for the General Definitory by the SFP to help deepen reflection on this extremely complex matter. Following these meetings, a study day was organized in October 2013 by the Institute for Franciscan Spirituality, working in strict collaboration with the SFP, at the Pontifical University Antonianum to expand the reflection and include other specialists from within and outside the Order. The Service group also worked closely with Don Renato Mion, SDB, and sociologist, who was responsible for designing and analyzing a Questionnaire sent to 1,500 friars of the Order. The objective of the Questionnaire was to try to assess the current state of the life of the friars and the Order as perceived and lived by the friars. Of the 1,500 Questionnaires sent to all regions and age groups, 1,408 friars responded. In addition, the GSFS explored the theme of perseverance and fidelity through the Continental Congresses, the XIII International Council of the GSFS in Jerusalem in 2013, and during the International Congress held in Assisi in 2013. The theme of Franciscan Accompaniment and the role it could play in helping friars to overcome personal vocation crisis was discussed in-depth at the International Congress. While it was generally recognized that the question of departures from the Order is extremely complex and multi-faceted, at the same time it was recognized that there is greater need to further personalize the formation process and to expand an understanding of accompaniment to include friars who have already completed the initial formation process. Seen in this light, it was suggested that accompaniment could serve as a useful tool in programs for ongoing formation for helping strengthen the capacity of friars to persevere in their vocation with fidelity and joy. 144. Some tentative, preliminary ‘Orientations’ for possible interventions: The second part of Mandate 48 asked that the General Definitory propose orientations and possible ‘solutions’ to the issue of friars departing from the Order. The SFP offers several concrete, limited, suggestions in the form of recommendations. These are not meant to serve as ‘recipes’ that, if prepared correctly, will necessarily provide support and enable friars undergoing vocational crises to overcome these crises. Rather, the more specific goal of these proposals is to promote within the Order DE CAPITULO GENERALI ORDINIS a deeper reflection on our life and the many challenges we face, and to encourage the creation of ‘spaces’ in which friars experiencing personal vocational crisis might explore the issues with their brothers in fraternity. But in order for this to ever become a reality, the SFP recognized the importance of beginning conversations within the Entities and at the levels of Ongoing and Initial formation on the theme of fidelity and perseverance. One additional and most challenging ‘ingredient’ will be most necessary if accompaniment is to achieve its goals, namely, the building of reciprocal trust among the brothers of the Order. 145. Specific Recommendations from the SFP 1. That the next Minister General and General Definitory confirm friars from Offices and Secretariats of the General Curia to continue this critical work within the Order; 2.That the SFP continue its collaboration with the Institute for Franciscan Spirituality at the PUA and with other competent specialists in order to provide further assistance for addressing vocational crisis; and helping friars to choose to remain in the Order with renewed commitment and passion for the Franciscan life. 146. Four Lines for Further Development in the coming six-year Government 1. Formation considerations: The SFP echoes the recommendations of the GSFS on the importance of forming brothers in a culture of Franciscan Accompaniment; strengthening mutual dialogue, sharing, and listening; formation and animation of Ministers, Custodies, Guardians and Formators; and promote the creation of houses of spirituality or other significant places in order to deepen the quality of [our] Franciscan spirituality and identity. In addition, the preparation of a set of ‘guidelines’ by the GSFS for Franciscan Accompaniment should also serve as a helpful tool for promoting fidelity and perseverance in the Franciscan life. 2. Therapeutic considerations: The Ministers should be given additional information and tools in order to help in their discernment of future candidates to the Order. These tools should include instruments for making a determination about issues the candidates or young friars in initial formation might 247 be facing, and whether these are pathological in nature, involve forms of dependency (drug, alcohol, sexual, etc.), and physical and psychological illnesses or other factors that could compromise the person’s ability to make a responsible and free decision to commit to Franciscan religious life. It might also be worthwhile developing a list of specialized centers where friars and/or candidates could receive treatment for various disorders. 3. Canonical considerations: In some cases, it might be necessary to make recourse to canonical procedures and measures to help the friar in difficulty confront issues of major import, and to insure that the friar accept the accompaniment of another qualified friar. One suggestion might be to develop a canonical “vademecum,” in order to offer canonical advice to Ministers as they deal with friars in difficulty. 4. Other considerations: I remain convinced, as was my predecessor in the office of Minister General, that the Order must continue to study the problem of friars in vocational crisis and the phenomenon of departures from the Order. This has been verified by the results of the 2012 Questionnaire in which nearly one-third of the friar-respondents indicated they had experienced a serious vocational crisis. I urge the future General Definitory, in collaboration with the Pontifical University Antonianum, to create an “Observatory” that would focus specifically on questions related to consecrated life and the work of the SFP (Mandate 48). In addition, I urge the Provinces or Custodies, working together at the level of the Conference, to undertake an in-depth study of the causes for departures from the Order, particularly in those Entities where the number of departures of solemnly or temporary professed friars is statistically significant. Finally, the next General Definitory must help to create methods for better collection, management and analysis of the statistical data of the Order, and organize an online data base that would allow Franciscan specialists and the Entities of the Order to expand their reflections and be updated on future developments within the life of the friars and to review the work of our ‘specialists’ and engage with them in seeking to find effective means for responding to this critical situation. The members of the 2015 248 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 General Chapter will receive a more comprehensive analysis of the work and major findings of the SFP. 147. Questions for Reflection: What has been the experience of departures from your particular entity, and what impact have these had on the living out of your Franciscan vocation? Do you experience within the local fraternity, and/or in your province or custody, a ‘space’ where you are able to share with the brothers the difficulties and challenges you face in trying to live your vocation in fidelity and perseverance? If so, why? If not, why? How might the Order (General Definitory, GSFS, other offices) or the entity help create such spaces of trust and authentic spirituality and humanity? What more might the Lord be asking of us as Friars and Lesser Brothers in Our Times? What bold new initiatives must we be willing to initiate? What courageous steps must we undertake if we are to respond to the call to give all to the Lord and to allow Him to transform our fraternities into authentic, lifegiving centers of spirituality, of humanity, of reconciliation and peace? What risk do we run if we do not once again embrace in a radical manner the call of Jesus to come and follow him, and to do so together as brothers of the Gospel, and as brothers to all of humanity and all of creation? Chapter III The Future of the Order: Radical Discipleship You are lacking one thing. Go, sell what you have, and give it to (the) poor and you will have treasure in heaven; then come, follow me.” At this statement his face fell, and he went away sad, for he had many possessions.” (Mark 10, 21-22) Seismological Shifts in the Contemporary World 148. My dear brothers, today more than ever we witness the consequences of rapid globalization and profound and irreversible changes at all levels of human existence: an- thropological, sociological, political, economical, religious and environmental. These change are not just happening ‘out there’ or ‘in the world’, but they also are occurring within the life of the Order, the Church and within the lives of each of us (cf. Bro. Nilo Agostini, OFM, “Cambio de Epoca, Opportunidades y desafios,” in Francescanesimo e Contemporaneitàa, Ripensare l’evangelizzazione francescana di fronte alle sfide della cultura attuale, Rome, 2014, pp. 111-120). They also are having direct consequences on our understanding of the Franciscan evangelical life, and our experience of fraternity and mission. I invite you to reflect with me for a moment on the nature of these changes, their impact on human societies, on the Church and on our lives as brothers of the Gospel. 149. In his challenging letter to the Order, “To Fill the World with the Gospel of Christ,” 1996, ‘Introduction’, Brother Hermann Schalück, former Minister General, gives serious attention to the epochal changes affecting the world, the Church and the Order. Four major areas of change are delineated: (a) the emergence of the individual, and the subjectivity of the person and of history; (b) the emergence of a pluralistic and polycentric world, including a technical and scientific pluralism; (c) the expansion of the processes of secularization, which today are present in every human society; and (d) the emergence of a new international order, an ‘open’ world in which geographical boundaries no longer define the nature of human relationships and no longer control the flow of human populations (Chap I, nn. 15-27. cf. pp. 15-20). 150. To this list I would add a fifth area of change calling for immediate attention by the world community, the Church, and the Order. I am speaking of the emergence of a new and very dangerous phenomenon, the globalization of violence and terrorism, which is creating havoc in every part of the world. The causes of this phenomenon are complex and lie beyond the scope of this report to the Order. However, it has become clear that the threats posed by these new and globalized forms of violence and terrorism are adversely affecting the life and mission of the brothers of the Order. The friars living in Syria, Libya, and Pakistan, to name a few zones of conflict, feel most directly the impact of these new forms DE CAPITULO GENERALI ORDINIS of violence. Brothers in Jordan and Lebanon also witness the constant streams of refugees running from violence in the search for a place of peace and security. Threats to peace and security in Cameroon, the Central African Republic, Ivory Coast, South Sudan, Kenya, the Democratic Republic of Congo, Mindanao and elsewhere also are having a direct impact on the life of the people served by the friars. Drug and gang-related forms of violence in Latin and North America, parts of Europe and Asia also are claiming many innocent lives. Friars are present in each of these regions and witness the impact on families, local communities and regions, and the impact on their lives as well. Brothers of Encounter, Dialogue and Ambassadors of Reconciliation 151. The threats to human communities in the different parts of the world, which in the age of globalization become threats to each and every human community and to peace and security everywhere, challenge the Church and the Order to seek new and more effective responses for the promotion of peace, justice, dialogue and reconciliation. In his speech to the President and peoples of Turkey, Pope Francis made the following plea: “Fanaticism and fundamentalism, as well as irrational fears which foster misunderstanding and discrimination, need to be countered by the solidarity of all believers. This solidarity must rest on the following pillars: respect for human life and for religious freedom, that is the freedom to worship and to live according to the moral teachings of one’s religion; commitment to ensuring what each person requires for a dignified life; and care for the natural environment (November 28, 2014, http://en.radiovaticana. va/news/2014/11/28/pope_francis_need_for_ interreligious_dialogue_/1112757).” 152. The solidarity of which Pope Francis speaks is not something foreign to our own Franciscan tradition. In recent times, the Order has made great efforts to deepen its commitment to the promotion of ecumenical, interreligious and intercultural dialogue through the work of the Commission on Dialogue (see report of Commission in the Annex). It also has expanded its commitment to the practice of dialogue through the creation of the fraternity in Istanbul, with the possibility of the opening of 249 a second fraternity for dialogue in Ismir. Friars also continue their work to promote interreligious dialogue through processes of peace and reconciliation in Mindanao, the Philippines. The lived experience of dialogue also occurs in such places as Pakistan where brothers are committed to living in peace with their neighbors, and in creating opportunities for study and dialogue at the theological levels. The witness of brothers in the Holy Land Custody promoting cultural activities that bring together Jews, Muslims and Christians are signs of hope that peace might one day be a reality in this troubled region. Cooperation and service by the friars in the Horn of Africa, in Lebanon, in Syria and Libya, in Egypt, in the Republic of Sudan and the Republic of South Sudan, and other regions of the world demonstrate the commitment of friars to the promotion of mutual respect, dignity and to the promotion of social institutions and a vision of the world that embraces diversity and counteracts injustice and violence. The work of the friars at the Ecumenical Institute in Venice, and in other theological institutes sponsored by the Order, effectively provides the theological rationale and technical preparation for dialogue. These are great signs of hope. They also serve as models for the way we friars and minors are to live our Gospel commitment as men of encounter, dialogue, and authentic agents for peace and reconciliation. It is precisely through these forms of concrete witness that we are able to participate in what Pope Francis calls the “globalization of solidarity” to combat a growing “globalization of indifference” (cf. Evangelii gaudium 54). 153. In his Report to the Order, Bro. Giacomo reminded us that: “[St.] Francis is a man of universal dialogue because of his radical evangelical experience, his love for the Word of God which worked an ongoing conversion in him: all of this made of him a new man who found once again the balance of relationships with God, with other people, and with creation, to which every one can refer with hope” (2003, Report of the Minister General Bro. Giacomo Bini, OFM, p. 121). Bro. Giacomo adds: For this reason, the Franciscan is, by vocation, a man of dialogue” (2003, Report, p. 121). We are by vocation men of dialogue! The brothers in so many parts of the world are living witnesses to the truth about this aspect of our Franciscan identity. I personally am convinced 250 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 that if we can allow the Spirit of God to deepen this aspect of our vocation, we might once again rediscover and recover a hunger and thirst to become men who: (a) listen deeply to the Word of God, through prayer, contemplation and the sharing of our faith with one another in fraternity, and with others; (b) promote dialogue, the spending of time with one another in fraternity, learning from one another and prizing the grace of God at work in the hearts of the brothers; (c) generate within our fraternities the desire to become centers of humanity, welcome and solidarity, places where others might come and celebrate with us the marvelous deeds of the Lord that are transpiring in our very midst; and (d) co-ambassadors with Christ, and with people of all faith traditions and cultures, seeking to create the conditions for authentic humanization, justice and peace and integrity of creation, and for the reconciliation of all peoples everywhere, beginning within and among ourselves and radiating outwards to the Church and the world. Called to Renew Franciscan Identity and Fraternity 154. Two central themes that have emerged from the different studies conducted on the “State of the Order” following the 2009 Chapter Mandate (cf. Mandate 14), themes that have also have emerged from official visitations to the entities of the Order and that have been discussed at various international congresses organized by the Order in recent years (the September 2013 International Congress on Formation and Studies; the 2014 First International Congress on Missions and Evangelization), are Franciscan identity and Franciscan fraternity. These themes also were examined in the Questionnaire sent by the International Interdisciplinary Commission to the friars of the Order, and were discussed at length during the two seminars organized by this same International Interdisciplinary Commission in 2012 and 2013 at the Pontifical University Antonianum in Rome. Many of the results of these latter two initiatives – the Questionnaire and the Seminars – can be found in the Lineamenta for the 2015 General Chapter. 155. I will not try to repeat or duplicate what already has been so well presented in the Lineamenta. I would, however, encourage all friars of the Order to use this document for per- sonal study and reflection, and for prayerful reflection and discussion within each fraternity of the Order. I also urge you to reflect on the results of the Questionnaire and to allow the challenges – the ‘crises’ - that are identified by the friars themselves to form the substance of our conversations, to inform the content of our prayer, so that we might together seek ways to reclaim the central aspects of our Franciscan identity, articulated so very well by the Five Priorities, and to allow these to help us once again recommit our lives to the common and fraternal search for God and participation in the mission God entrusts to us as individual disciples and as members of the one fraternity of God and of the Order. 156. The various crises confronting the Order, the Church and the world must be viewed with eyes of faith and with hearts open to the presence of the Spirit of God who goes ahead of us to prepare the way of the Lord. At the same time, we must take seriously the challenges each of these crises presents to the world, the Church and the Order – their impact on our individual and fraternal lives – and work together to find ways to respond from within our specifically Franciscan experience of God and vision of the world. 157. To the crisis of exclusion and marginalization, which impacts also the environment, increasingly threatening the health of the planet, we must respond through the transformation of our lives and our lifestyles, rejecting the mercantilist logic of the world (Lineamenta, p. 7). The 2009 General Chapter also challenged us to undertake a deep reflection and to embrace a radically simpler lifestyle, one that bears the seeds for the promotion of authentic conditions for a more just and peace-filled world, one that demonstrates our mutual interdependence with one another and our respect and care for our beloved planet. 158. To the crisis of cultures, we must allow ourselves to be open to diversity, celebrating the beauty of difference, and undertaking a formative process that will create within and among us the capacity to become men of welcome and dialogue, transforming our fraternities from protected havens for privacy and the pursuit of individualism and a secure life to centers radiating openness and hospitality where people will feel drawn to come because DE CAPITULO GENERALI ORDINIS of the love, acceptance and joy they will experience in our houses. Is it too much to dream or imagine that our homes could become ‘hospitals’ for the full humanization of the planet (cf. Pope Francis, “I see the Church as a field hospital after the battle”)? Perhaps. But this is the challenge that we have embraced in and through our religious profession to the Franciscan Gospel life, or at least that is what is found in our General Constitutions (Article 1, 1). 159. To the crisis of ethics, I refer you to Chapter 1 of the current report. I am convinced that we must allow the financial crisis, which is a crisis of identity and of ethics and transparency, to not become an exercise of finger pointing and blaming those who acted irresponsibly, or those who, for some, failed to sufficiently act to prevent abuses. Rather, God is calling us friars and minors to examine the quality of our response to the Lord’s call to “leave all” and to “follow Him alone.” This necessarily will require a radical reordering of priorities and the simplification of our lifestyles, even our institutional lifestyles. Perhaps we need also to review ‘where’ we live, physical structures, and not only ‘how’ we live. Perhaps we might also need to see how we could allow our structures to serve the needs of God’s people in new ways, responding to emerging needs and opportunities. 160. To the crisis of institutions, including the institutions of the Order, I would urge all of us to reflect together on the development of a new model of participation and the service of authority. This new model, whatever form it might take, should seek to recover the central themes and original intuitions of our founder St. Francis. In his writings, when Francis speaks about the service of authority, he never fails to identify it with the central value of Gospel minority, rooted in the life of Jesus who ‘washes the feet of others’, and who offers his life as a sacrifice for the sake of the world (cf. Regula non bullata, Chapter 4; the Admonitions, no. 5; etc.). How does this guide our discernment of those we elect to roles of ministry and service? And for those who have accepted the role of minister and servant, how are you fulfilling your duties in a spirit of Gospel minority, leading by example and inviting others to participate in the service entrusted to you? 251 161. Connected with Gospel minority is another Franciscan value, that of co-responsibility. As Francis reminded the brothers and reminds us, “Wherever the brothers may be and in whatever place they meet, they should respect spiritually and attentively one another, and honor one another without complaining” (Regula non bullata, chapter VII, par.15). St. Clare calls this being “Co-workers with God himself and a support of the weak members of His ineffable Body” (Third letter to Agnes). It is the responsibility of all of the brothers of the universal fraternity, the Order, to safeguard and promote the evangelical values of our lives, the Five Priorities, and to safeguard fraternal communion. In this way, we will be able to avoid the cancer of complaining that is ever-present in religious life, and the temptation to blame those who are our ministers and servants. We will be able to establish fraternities of deeper trust, fraternities capable of inspiring others through a communion of cooperation and a mutual sense of ‘ownership’ (sense of belonging) and service. We also will be able to exercise a more responsible process of discernment for the selection of those called to minister and serve. 162. On the matter of institutional crisis, there is need for urgent and profound study and reform of the various research and publications commissions and groups associated with Grottaferrata, and the houses dependent on the Minister General, including St. Isidore, the International Community of St. Anthony (CISA), and the student fraternity of Blessed Gabriel Allegra. There also is need for reform within the Pontifical University Antonianum, which must be undertaken in strict collaboration with the Rector, the Administration and all of the different parties within the University. The reform of the General Curia should be guided by the results of recent General Visitation (pending) and will require that new thought be given to how to organize the administrative and animation tasks, as well as to engage with the challenges and opportunities of hospitality. The goal should be to create a collaborative organizational model that engages all of the friars, enables them to develop their particular competencies, and simultaneously promotes cohesive fraternal communion. This urgent task is left to the competence of the new General Definitory. 252 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 Franciscan Identity, Leadership, and Ministry within the Order: A Particular Area of Concern for the Future of the Order 163. In our ways of speaking and acting, in our manner of exercising leadership, in our approach to ministry, all the brothers must beware of those attitudes identified by the term “clericalism.” This term is used to indicate a sense of privilege, of belonging to an exclusive group, frequently associated with access to social and ecclesial benefits not available to other members of the Church. Such an attitude is harmful to a genuine sense of equality and mutuality among the brothers themselves, and is an obstacle to genuine involvement of all the baptized in an evangelizing mission. Its manifestations are sometimes visible already in programs for the promotion of our Franciscan vocation, and in programs of initial formation. In some entities of the Order I have visited, when I asked about how the promotion of the vocation of the lay brother to the Order was going, I was told that those expressing an interest in becoming a lay brother were encouraged to go to a religious congregation of brothers and not to pursue Franciscan religious life. As you can well imagine, this was one of those times in my life when I was a bit scandalized, and also disappointed. In some formation programs of the Order, in contradiction to the Ratio formationis, there is a subtle and unarticulated promotion of a style of formation that looks and feels more in harmony with what one would receive in a diocesan seminary. There is nothing wrong with good formation programs being offered in diocesan seminaries but this is not at the heart of what the Franciscan formative process proposes to achieve. 164. The nearly exclusive identification of the role of the priest with the Church’s ministry prevents the faithful from recognizing their own call to proclaim the Gospel. In my visits to the entities, I have also seen that such an exclusive focus on priestly ministry and the tendency of entities and individual friars to think exclusively in terms of new initiatives for Franciscan mission and evangelization limited almost exclusively to accepting parishes. These are well and good, and form the nucleus of Catholic life in dioceses. However, we friars and minors have other gifts to offer to the local Church, gifts that would allow us to express the full charism of vocation, lay and clerical, we have received from the Lord. In this way, we could actually provide to the faithful people of God a new and broader reflection on the nature and extent of the vocation all believers receive through the sacrament of baptism, which should serve as a springboard for the multiplication of a diversity of ministries and services within the Body of Christ, and in the Church’s mission and ministry in the world. In these ways, the full identity and vocation of the laity, and in a particular way that of the lay friar, might be developed, integrated, and shared. 165. One of the most important steps toward implementing a new evangelizing vision in the Order would be to choose a form of “proclamation” that arises from the life of our fraternity and opens itself to involvement of all baptized Christians. Such a “proclamation” would include the works of justice and mercy as major components, accompanied by prayer, with a heart-felt invitation to draw near to the person of Christ, a “proclamation” that is exemplified in the life of charity, justice and prayer lived in a local fraternity. Such a form of evangelizing can involve all the brothers; it does not require that priest-brothers bear the major responsibility for its organization; nor does it require the structures of the parish for its implementation. How many of our brothers, cleric and lay, have become famous for their creative initiatives on behalf of the poor! Our challenge today is to make such initiatives the shared projects of a fraternity, insuring the participation of many brothers in these evangelizing efforts, and demonstrating to the world the grace and power of God’s love and mercy that comes from working together as brothers, called to the same dignity and grace of vocation, and giving witness to the power of collective action on behalf of the Gospel. The lay brothers of the Conference of Brazil, for example, have made tremendous efforts to educate all the friars of the Conference on the full nature of the Franciscan vocation, and the need to develop new models capable of giving concrete expression to our identity. 166. Another area of serious concern relates to the question about the conditions required by the Church for access to the offices of authority (Minister General, Vicar, Minister Provincial, Vicar). In the case of our Order, which according to our original charism DE CAPITULO GENERALI ORDINIS should be considered a ‘mixed institute’, it is not possible for non-clerical friars to be elected to major offices. In the eyes of the Church, we are identified as a clerical institute. Pope John Paul II, in Vita Consecrata, Article 61, promised to establish a special Commission “to examine and resolve the problems connected with this issue.” In actual fact, little or nothing has been done to fulfill this promise. During the meeting of the General Definitory with the Pope in March 2014, we once again expressed our concerns about this situation and asked the Pope to take up this issue. He agreed to do so but also urged us to do all we could to promote the full dignity of the friars, and all members of the Church, to combat all negative elements of clericalism, and to promote equality among the friars. Many brothers of the Order are already responding to the request of the Pope to promote an evangelical vision of the dignity of all believers who are called to share in the one mission of Jesus Christ carried forward by the Church. I invite all of you my brothers to enter into a process of renewal and conversion, so that a more authentic evangelical vision and practice might take root in the life of each of us and in all of our activities and structures. I also beg for your patience as the Church attempts to understand our charism and to find a way that will enable us to give full expression to our identity, even and particularly in and through the exercise of the service of authority. Possible Ways Forward for Strengthening Identity, Fraternity and Mission 167. The crises in which we find ourselves, individually and as an Order, will require that we move from paralysis to action and from the repetition of pious platitudes and slogans to concrete signs of radical commitment to the Gospel life that we have embraced through our religious profession. “People look to us to stand out as men of justice, reconciliation and peace in a world which is ruled by cut-throat competition and upstart flaunting of wealth,” writes Bro. Giacomo (cf. The Order Today, pp. 8-9). “As usual, we are not dumbstruck for words; on good days we can even rise to sporadic acts of generosity. But what we desperately lack,” and here Bro. Giacomo issues his challenge to each of us, “are concrete, alternative forms of a lifestyle of Fraternity…Should we not now concentrate our greatest efforts on ‘orthopraxis’, on beginning to live a style 253 of life which will provide for today’s world a prophetic expression of what we believe, hope and profess” (cf. The Order Today, pp. 8-9). A New Orthopraxis for Renewal of the Order: ‘New Forms’ 168. The question before each of us, my dear brothers, remains as challenging today as it was for the rich man in Mark’s Gospel: What are we willing to sacrifice, to give up, to embrace and to undertake in order that God might bring us into an experience of ‘eternal life’ now? The place where the experience of ‘eternal life’ needs to take root is in all areas of our Franciscan life, as developed by the Five Priorities of the Order: 1. life with God; 2. life in fraternity; 3. simplicity of life, expressing sine proprio in a spirit of freedom and itinerancy, with hearts opened to those who are poor, marginalized, or suffering from injustice, entering into these same conditions (cf. Phil 2, 6-7); 4. life of missionary itinerancy - ad gentes, inter gentes, intra gentes (cf. Evangelii gaudium) – lived through fraternity, a fraternity-in-mission; and 5. formation and development – spiritual, human, professional, ecclesial, and in all other ways – and the willingness to be accompanied throughout our project of religious life. 169. The words of Bro. Giacomo continue to challenge even as they call for a response: “Should we now concentrate our greatest efforts on ‘orthopraxis’, on beginning to live a style of life, which will provide for today’s world a prophetic expression of what we believe, hope and profess?” We know from his own life, and from the witness of the lives of countless other friars in the Order, that these words are not glittering but empty expressions but a true reflection of the type of life to which we are called to give witness today in the world. 170. One more recent and hopeful way the call for a new type of ‘orthopraxis’ might take shape can be found in the experience of brothers in different entities of the Order who have initiated ‘new forms’ for Franciscan life, fraternity, and mission. These new forms have offered new possibilities for friars to deepen their life of prayer, to experience a more radical sharing of life in fraternity, the undertaking of old/new forms for missionary and evangelizing itinerancy, to draw closer to the lives 254 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 of brothers and sisters who are poor through a very simple lifestyle and through direct and sustained experiences of encounter, to work in collaboration with other religious and with the laity in a renewed sense of ‘shared mission’ (cf. Evangelii gaudium and Aparecida, Documento Conclusivo, 2007). Let us examine briefly a set of seven principles that have emerged from the experience of the brothers living these ‘new forms’, which, in actual fact, have always found expression at various moments and in a wide diversity of social, cultural, ecclesial and geographical contexts. 171. The seven principles that have recently been articulated by members of the different fraternities identified by the General Secretariat for Missions and Evangelization as expressions of ‘new forms’ for Franciscan life and mission are in fact not ‘new’. If anything, they are a return to the most traditional of values contained in our Rule and in the General Constitutions and General Statutes. They include: a. Primacy of the life of prayer and listening to the Word of God. b. Development of authentic and deep fraternal bonds among the brothers. c.Commitment to a simple, sober lifestyle rooted in Gospel minority. d. Openness to sharing life with the people of God, especially with brothers and sisters who are poor and marginalized. e. Commitment to evangelical and missionary itinerancy, encounter, and dialogue through a shared, fraternal mission (fraternity-inmission). f. Communion with the local Church (mostly as a testimony of fraternity and minority). g.Cultivation of a sense of shared mission with and among the laity and the Franciscan family (cf. Ite, nuntiate, p. 30-31). 172. Members of the General Definitory, of the General Secretariats and others of the General Curia have had the opportunity to visit and experience life in the fraternities where these seven values are lived in an intense and active manner. From my own experience and observation, I am convinced more now than ever of the transformative power these values could have on our lives, and on the transformative power they offer if taken and lived seriously. I have experienced energy, passion, a commitment to the common life of prayer and fraternity, and the birth of new forms of missionary evangelization that include but are not limited to more traditional pastoral approaches. I also have witnessed in these fraternities the promotion of a shared vision of life in the Church, including new forms of collaboration between cleric and lay, the friars and the Franciscan family, especially collaboration in missionary evangelization with the laity. This is cause for great hope for the Order, and could play a major role in helping to create the ‘dream’ of Pope Francis for the Church to become truly missionary, “so that the Church’s customs, ways of doing things, times and schedules, language and structures can be suitably channeled for the evangelization of today’s world rather than for her self-preservation” (Evangelii gaudium, no. 27). Should this not also be our dream, my dear brothers, the dream of an Order that is not concerned with self-preservation, an Order of friars who are filled with “a constant desire to go forth,” two-by-two, living the seven fundamental values expressed through the living out of ‘new forms’ for Franciscan identity, fraternity and missionary evangelization? What is holding us back from realizing these values and engaging fully in the Church’s self-vision as missionary and as ‘in exodus’? 173. I would offer one small word of caution with regard to these new forms for Franciscan living. I would hope that these fraternities would not become, or be considered by the friars, as ‘boutique’ and ‘exceptional’ fraternities. They can and should be given space to develop and deepen the seven values that have been listed above. Care must be taken that they not be created in response to the individual charismatic nature of one or the other friar, no matter how ‘exceptional’ he might be in his commitment to Franciscan life. These fraternities, rather, should be viewed as potential models for the renewal of our lives. I would hope that the brothers from these fraternities might find ever-increasing occasions whereby they might reach out to other fraternities in a sign of evangelical solidarity in order to explain what joy and peace the friars might experience through the deepening of the spiritual and fraternal life, and through the cultivation of a new missionary vision, which also should lead to the development of new and more creative tools and practices, and which also and rightly would include collaboration with the laity as a fundamental ‘Franciscan’ condition leading to the renewal of our practice of DE CAPITULO GENERALI ORDINIS missionary evangelization and pastoral and educational ministries and services. I also encourage brothers to visit the fraternities identified under the category of ‘new forms’, and to seek to integrate the seven values into your lives, and to commit to promoting these in all houses of the Order. These same values could also be instrumental to us in re-thinking the politics and practice of the way we organize our efforts in missionary evangelization, especially ‘ad gentes’ and through traditional pastoral and educational activities and ministries. We must find a way to begin to think ‘outside of the boxes’. As Pope Francis reminds us: “Whenever we make the effort to return to the source and to recover the original freshness of the Gospel, new avenues arise, new paths of creativity open up, with different forms of expression, more eloquent signs and words with new meaning for today’s world” (Evangelii gaudium, par. 11). Gospel Minority as the Hermeneutic for Inter-Provincial and Inter-Obediential Collaboration 174. By our religious profession, we Friars Minor enter into the life of the Order. At the same time, for the sake of good governance and animation, the Order is divided into provinces, the basic unit for the living out of our Franciscan life. Thus, while we are organized into provinces (or custodies or foundations), we also are members of the universal fraternity of the Order. We need to keep this in mind when examining the current state of our singular entities and the state of the Order. Thus, we are members of a specific province (custody or foundation), which has its own history, particular way of organizing Franciscan life, its culture and manner of expression Franciscan life. However, the fact that we also and primordially are members of the Order, obliges us to keep our minds and hearts open to working across provincial or custodial lives, in a spirit of inter-provincial collaboration in order to promote a common life and witness. 175. This spirit of inter-provincial collaboration, and collaboration at various other levels and with various other institutions of the Order is absolutely essential if we are to guarantee the life and vitality of the Order – its interior life and mission, and its witness to missionary evangelization and to the transformation of 255 the world. Thanks to the vision and courage of many friars in different provinces of the Order, new forms for interprovincial collaboration have been invented and implemented, including but not limited to: postulancy; novitiate; ongoing formation; justice and peace; communications; shared apostolic and missionary projects and activities; seminaries and institutes for higher learning; missionary itinerancy projects, to name a few such initiatives. As demographic changes continue, leading to a numerical decline and aging in some parts of the Franciscan world, the wisdom and necessity of interprovincial collaboration should become clearer. At the same time, there are pockets of resistance to change, which resist all efforts at interprovincial collaboration. There also is resistance to the internationalization of some of our historical presences. The imperative of maintaining a vibrant, effective and Gospelinspired presence and witness should help us better understand that it is in working together, uniting our forces, and struggling together to develop the vision and mission of the Order that a new grace will be found, and initiatives will unfold. Again, it is through an ever-strong sense of Gospel minority that we will be able to see in the history and specific characteristics of our ‘unique’ entities the seeds for a new and as of yet uncharted future, one that will lead us to a greater sense of our belonging to and participation in the universal brotherhood of the Order. I thank all of the entities and brothers of the Order for their openness to work together with brothers of other entities in the promotion of our Gospel way of life and the mission of the Church. May God strengthen you and continue to multiply occasions where the brothers might come more closely together. 176. Some of the movements towards interprovincial collaboration have led to the reconfiguring or restructuring of entities, and this in every part of the OFM world. I wish to thank all the brothers who participated in these processes of restructuring. I recognize how difficult these are because they touch every aspect of our lives: our identity, our feelings and sense of worth, our creative energies, and the history of our commitment and that of those in our entities who have gone before us. They also touch our relationship with God, our life of prayer, our fraternal relations, and our missionary engagements. No process of restructuring is easy. No amount of extra time spent in 256 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 the process, and no additional efforts to ensure complete and effective communications along the way, and no increased efforts to ensure the possibility for full participation by all brothers involved should be considered wasted or excessive. We are talking about the dignity and goodness of human beings, our brothers, and about a noble evangelical quest upon which we have embarked, the Gospel life! mon Vocation and Franciscan Mission: 20152018.” This initiative, developed by the friars of Assisi, has been examined by the Minister Generals and the General Definitories of the Three First Orders and the Third Order Regular, and we have asked that its authors, working with the Vicars General, expand it so that we might use in all entities of our respective Orders. 177. To those entities that are currently engaged in dialogue, who are ‘seated at the table’, or who are beginning to examine structures and processes that could lead to the reorganizing of your entities, I want to assure you of the support and encouragement of the General Definitory and my own personal support. Let us remember that the specifically Franciscan characteristic of discernment involves contemplation in action, the movement back and forth from prayer to concrete steps and back again to prayer. This is most obvious in the life of our founder St. Francis who divided his time between LaVerna and the highways, seeking always the will of the Most High God but also working by the sweat of his brow and engagement with the brothers to discover the presence of God through active co-participation. In this way, the vision and mission for the life of the Order were developed and put into practice. Have no fears! God is with you, with us and God will bring us into the future that He is preparing for us even now. This applies equally to those entities of the Order where there is resistance, an inability to overcome parochialism and provincialism. Francis, in our Rule and Life, and Clare, in the Sister’s Form of Life, invite us to “desire to have above else, the Spirit of the Lord and its holy activity.” Therefore, let the Spirit of God work in your lives, shake your foundations, and lead you to a future over which you have no control, a future that belongs to God. Take the risk to dream and to step out in faith together with those entities around you and with whom you might be able to dream and build. 179. The “Path for Walking Together” involves a four-year process whereby we might cultivate “growth in creative fidelity to the charism through more incisive and constructive joint witness” (cf. Franciscan Friars in Chapter, no. 5). Through the commemoration of the 8th centenary of the Pardon of Assisi, the friars will be invited to seek reconciliation among and between ourselves (all three First Orders, TOR). In the third year, in commemoration of Ite vos, or the Bulla unionis, the friars will dedicate time to examining the negative consequences of the effective division of the First Order, seeking the way of understanding, forgiveness and a deepening appreciation for the communion we share as brothers who profess the same Rule and Life. In this way, it is hoped that we might promote a greater sense of shared fraternity. The third year will culminate with a pilgrimage to the Holy Father who will reconfirm our common charism and communicate to the Ministers General of the First Order the Rule (Regola bollata). The final year, 2018, will be marked by a call to renew our missionary charism, and to expand our relationships and collaboration with all the members of the Franciscan Family. In this way, we will be able to witness to “the same original inspiration and single purpose” (cf. Franciscan Friars in Chapter). 178. There is yet one additional and even more difficult step that we Friars Minor must be willing to take if we are to respond without limit to the call to abandon all for the sake of the Gospel. I would call your attention to the initiative of the OFM Capuchins, OFM Conventuals, OFMs and TORs entitled “Path for Walking Together and Growing in Com- 180. This program for renewal of identity and healing of the wounds of division between the three Orders and with TOR will be a time of grace and blessings. But we must open our minds and hearts and let go of all that might prevent us from entering freely and with a sense of expectation and hope. This applies equally to current initiatives involving interobediential collaboration, especially in our Franciscan centers for formation and studies. I support and encourage the long-standing collaboration that exists at the St. Bonaventure Study Center in Lusaka, Zambia and hope this might be extended to include the theological DE CAPITULO GENERALI ORDINIS centers in Nairobi. More recently, efforts have been renewed to examine the possibility, advantages, and viability of creating a unified Franciscan University in Rome, and to developing a strategic road map for arriving at this goal. I and the other Minister Generals of the First Order remain convinced that this is good and necessary, for the sake of our Gospel witness, for the sake of strengthening existing programs, and for the sake of renewing our commitment to make a significant contribution to the life of the world around us through our Franciscan research, teaching and publications. The collaboration in other Franciscan centers for higher learning, such as Canterbury and Petropolis, should continue and should receive the full support of the OFM provinces and entities, moral and economic. 181. I would be remiss if I did not recognize and honor the important work that has been accomplished in order to “promote the full development of [the] Franciscan charism among all those who are imbued with the Spirit of St. Francis” (General Constitutions, Art. 55,2). This spirit of shared charism and mission, lived in diversity, has lead to ever-greater efforts to respect the unique forms of life and contributions that the Secular Franciscan Order (SFO), Young Franciscans (YOUFRA), and with nuns of the Second and Third Orders of St. Francis are making to the development of the Franciscan charism. Efforts to understand and respect one another must continue, and fraternal bonds must be strengthened. I therefore urge all programs of formation, ongoing and initial, to include preparation for entering into deeper communion with our brothers and sisters of the Franciscan family, and, in light of the challenges and invitation of Evangelii gaudium, for us to explore new ways to collaborate directly in new initiatives for missionary evangelization ‘ad gentes’, ‘inter gentes’, and intra-gentes’. These collaborative efforts should also help consolidate the direct and intrinsic evangelical links between formation and studies, missionary evangelization, dialogue and reconciliation, and justice, peace and integrity of creation. The value of this was made most evident during a visit to one of the Poor Clare Monasteries in Latin America where the sisters expressed their commitment to accompany the friars and other members of the Franciscan family (OFS, YOUFRA) in their efforts to promote peace and healing 257 among the warring drug gangs, and the work of the friars in support of migrants and human beings who are victims of human trafficking. I was pleasantly shocked by the astute awareness of the Poor Clare nuns, their sensitivity, the accuracy of their information, and their commitment to open a space within their life of prayer and contemplation in order to embrace a new form of partnership with the other members of the Franciscan family. We their brothers have always experienced this closeness and love. We also have experienced the grace of being occasionally discomforted and nudged to move with greater determination and conviction of heart in the living out of our vocation. To you, our Sisters, we give thanks to God and also to you. May your prayer and love continue to challenge us to be men prepared to leave all and to follow Jesus unreservedly and in communion of mind and heart with one another. Conclusion Responding with Generosity and Gratitude to the Invitation to Total Self-Abandonment to God 182. Not everything can or should be said about everything. This Report is a case in point. I have not attempted to say everything about who we are and how we are responding to our Gospel vocation and to the emerging and urgent needs of the Order, the Church and the world. I have, rather, sought to highlight the central elements, and to place them within the larger context of the Church and world in which we live and through which we are to make our specifically Franciscan contribution. Perhaps I could have said a bit more about the context of the world Church, its ever-increasing diversity, the challenges among those holding different theological and philosophical ideas, and coming from very different ecclesial experiences. I would refer you someone who has done a much better job of explaining this than I: Pope Francis, in his Apostolic Encyclical Evangelii gaudium. Perhaps I also have erred in not highlighting sufficiently the essential importance of the rediscovery of a life of contemplation, of prayer, upon which all structures and activities must be built. There is no substitute for personal encounter with the Lord Jesus. The life and example of our founder St. Francis makes this 258 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 absolutely clear: life in and with God is the starting point and the permanent animating force for the discovery and living out of our Franciscan identity, fraternity, evangelizing missionary vocation, for formation in service to conversion, and in our living out of lives as men of reconciliation, justice, and peace, in harmony with the created universe. 183. In the course of these reflections on the current state of the Order, I have always had in mind the faces and the lives of each of you. I have witnessed at different moments and in different places around the Order the hopes and dreams, the joys and sorrows that you have shared with me and with the members of the General Definitory. I also have had the graced opportunity to witness the commitment of many brothers to strive to overcome these struggles, for the sake of the Gospel, the fraternity, the evangelizing missionary vocation to which we have been called. I have witnessed the many and creative ways you are giving yourselves in love for the sake of our brothers and sisters, those held in crushing poverty, those living in social and spiritual marginalization, those striving to recover from violence and dehumanization and from all forms of dependence. I have witnessed your commitment to participate with others – in the Church, people of other Christian or faith traditions, non-believers and people of good will – in initiatives promoting the transformation and healing of the world community and the natural environment. And I have witnessed the care many of you have provided, and continue to provide, for our brothers who are aging, who are ill, or who are experiencing other forms of personal challenge and brokenness. I give thanks to each of you, my dear brothers, who are a great source of inspiration, joy and hope to me, to your brothers and to the world! 184. I also wish to ask for pardon for my own personal weaknesses, the many ways I have not responded as I should, for decisions that I have taken that have not served well the brothers of the Order, and for any other personal failings, many that they are. When I was asked in 2009 to serve as Vicar General, working in collaboration with the former Minister General, Archbishop Jose’ Rodriguez Carballo, I had no idea what I was getting into. And although I had a rich international experience, and the experience of working in large organi- zations of the Church, I did not have the extensive ‘Franciscan’ background and knowledge of the documents and experience of the Order. On more than one occasion, these lacunae have been evident. And in certain moments, I have not always demonstrated the greatest of sensitivities to the cultural, historical and idiosyncratic diversity present in the Order. The change that occurred two years ago and that led to my being asked to serve as your minister and servant also brought new challenges and opportunities to make mistakes. For these I ask pardon from the Lord; I ask pardon from my closest collaborators, the members of the General Definitory, my personal secretary, and the members of the Secretariats and Offices of the General Curia and all the brothers of our local fraternity; and I ask forgiveness from all the brothers whom I met for not listening to them as attentively as I should have, or not always having understood their needs and provided the right words of support and counsel. I also ask forgiveness for the lateness in presenting to the Order this report. I assume full responsibilities and admit my limitations, which have been further complicated by the circumstances of the changes and challenges we have faced in the Order in recent times. In light of the upcoming Jubilee Year of Mercy, I ask that you forgive me and pray for me. 185. Finally, I would call your attention to the great hope that the Lord holds out for us and for the Order. In the midst of the current challenges we face, challenges that are the result of our own doing, and those that are emerging from within the Church and the world, the Lord of Life, the Resurrected Jesus, comes into our midst and says to each of us, “Peace be with you” (Jn 20: 19ff). We, like the first disciples, might be tempted to lock the doors of our hearts, our fraternities, our provinces and even the doors of the Order ‘for fear’ of all that we cannot understand or control. “Peace be with you,” Jesus repeats to Peter and the other disciples, and He repeats to each of us, friars and minors, who are struggling to live our vocation without reserve or condition. 186. This peace is not a guarantee of our future security; nor is it an invitation to sit back and become passive consumers. Quite the opposite! The offer of the peace from the Resurrected Lord Jesus is a call to renew our lives and our hope; to take up the cross each day; DE CAPITULO GENERALI ORDINIS to do so as brothers committed to the same Gospel life, the same Rule and Constitutions, committed to life in the Church; and to renew our commitment to minority, itinerancy, and to the evangelizing missionary program of the Church, a program capable of renewing the face of the earth. As we prepare to celebrate the canonization of Blessed Junípero Serra, we are provided with a living witness to what it means to live in total abandonment to the Lord, never tiring of preaching the Gospel through itinerancy and minority, embracing those whom God embraces in the pursuit of the full realization of the Kingdom of God. 187. Brothers, let us in all humility and with an earnest desire to renew our lives, go once again to the Lord, holding one another, holding the Church, the world and all of creation in our arms. Let us take the same resolve as St. Francis where, upon hearing the call of Christ in the Gospel of Matthew (Chap. 10, 9-10) to forsake all for the sake of Christ, declares: “This is what I want, this is what I seek, this is what I desire with all my heart.” (cf. I Cel., Chap. IX 22, in Francis of Assisi, The Saint, New York, 1999, pp. 201-202) Rome, March 31, 2015 Fr. Michael A. Perry, ofm Minister General 4. Eucharist Opening Homily Basilica of the Portiuncula, 11.05.2015 Ecce quam bonum et quam jucumdum, habitare fratres in unum! Thomas of Celano, in the reading we heard at the beginning of our celebration, has provided us with an idyllic description of the life of the first Friars who placed the love they bore toward one another at the center of their lives and their evangelizing activities. Celano understands that unless and until the Brothers embrace fraternity as a central and unifying element of the Gospel life, they will not experience the fullness of the gift of the Spirit of God at work in the Order. It is clear that 259 Celano seeks to draw attention away from the experiences of failure of the Brothers to live the radical truth of their vocation in simplicity, humility, reciprocal respect, promoting the well-being of the other and not their own personal needs and plans. Thus, Celano was as concerned with helping the friars deepen their lived experience of identity, fraternity and mission as we who are gathered here for this General Chapter. For Celano, Friar Minors are called to live out their Gospel vocation as disciples who are grounded in a personal experience of the crucified and resurrected Lord Jesus, just as St. Francis did. They are called to be ‘on fire’ with love for one another; to express this love through concrete actions; to share this love with all they meet; and to demonstrate it in the way they care for God’s beloved creation. Thus, Celano makes clear the prior and more fundamental relationship upon which the gift and challenge of fraternity must be constructed: the absolute and unconditional bond of love and trust with the Lord Jesus. It is this foundational relationship that Francis came to embrace, that directed his every activity and his every choice, and that led him to a profound experience of the Trinity as a circle of love and mercy into which all of humanity and all of creation is invited to participate. The post-synodal document on Consecrated Life, Vita Consecrata (1996, par. 14) makes clear this same radical demand: that we must enter into an intimate relationship of love and trust with the risen Lord Jesus if our lives are to be transfigured, transformed by God and with Jesus. All authentic discipleship must be grounded in the experience of “intimacy with the Master,” where we see “Jesus only”(Vita Consecrata, par. 14). It is when our lives are rooted in the eternal love of the Father and the Son and the Holy Spirit that we are able to see beyond our own personal limits and sinfulness, to see beyond the limits and sinfulness of the brothers, and to recognize the mystery of the grace of God’s uncontrollable mercy and love, which comes to console us in our difficulties and challenges us to live in the freedom of the children of God. In the Gospel of John, we have been following Jesus’ “Farewell Discourses” in which Jesus reveals the depth of His love for the disciples, and for all of humanity, and His promise that they will never be left orphans, never abandoned. His invitation to live in intimate 260 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 communion with Him is extended not only to us as individuals but to the entire community of faith, the Church. By extension, this same invitation is given to us Friars Minor, to live in intimacy of life with one another, to receive the gift of the brother as a sacramental sign of God’s presence in our world, and to live our radical evangelical commitment with passion, compassion, joy and unconditional love for the brothers and for the universal fraternity, which extends to all of humanity and all of creation. We are reminded that our call as disciples is to become children of light, of truth, of love, filled with passion for the Kingdom of God and for sharing with others the gift of faith that we have received and which we continue to nurture. “When the Advocate comes whom I will send you from the Father, the Spirit of truth who proceeds from the Father, he will testify to me. And you also will testify, because you have been with me from the beginning” (John 15, 26). My Brothers, during this General Chapter, we are called, indeed challenged, to seek the truth with love and compassion. We are challenged to examine our lives, the quality of our commitment to live in radical dependence on God and radical interdependence with one another in the fraternity of faith-filled disciples. We are challenged not to be satisfied with the ‘status quo’ in the life of the Order but, like the apostle Thomas, to probe the wounds of Christ, the wounds inflicted by a lack of trust, respect, open communication, honest dialogue, zeal, unconditional faith, economic transparency and all other wounds. It is the Advocate, the Spirit of God, who is always with us, who seeks to make manifest the glory and love of the Father for each of us, and who will give us the grace necessary to undertake this journey towards eternal life for which each of us longs. But we must let go of all that is not of God, all that distracts us, all that causes fear, anger or any other feelings that keep us from allowing God to instruct and guide us during these days of Chapter. Perhaps what we need at this Chapter is a spiritual Tsunami that will enable us to arrive where the Spirit might be leading us. As the Gospel makes so abundantly clear, the promise of the resurrection provides us with the spiritual courage to take up the cross daily and follow in the footprints of our Lord Jesus Christ. This following of Jesus is expressed concretely in the daily living out of our Franciscan religious profession, through our commitment to build fraternities of salt and light, and through our ‘going out’ to the existential peripheries and there proclaiming truth and the good news of God’s unconditional and limitless mercy and love. The Spirit of God will bring to fulfillment the promise of God in our lives and in the life of the Order if we remain true to His word, true to the life to which we have been called as friars and lesser ones, willing to humble ourselves before God and one another, begging for forgiveness, lifting one another up, and walking together towards the promise of the Kingdom. “I have told you all of this so that you may not fall away” (John 16, 1), Jesus tells his disciples and he tells us, the members of the General Chapter, and all the brothers of the Order. We all have a share in the glory of the Son; we are beneficiaries of the unfolding love of the Father, expressed through the loving commitment of Jesus the Son, and fulfilled through the gift of the Spirit, the true Minister General of The Order, that has been given to each of us and to all the brothers. May we grow in the confidence of the Spirit, trusting that God is present here with us and will lead and guide us, bringing about a renewal of our minds and our hearts. Ecce quam bonum et quam jucundum! My brothers, I conclude with some parts of the prayer of Saint John Paul II found in Vita Consecrata. Let us pray: “Holy Spirit, Love poured into our hearts... fill our (our) hearts with the deep certainty of having been chosen to love, to praise and to serve. Enable (us) to savor your friendship, fill (us) with your joy and consolation, help (us) to overcome moments of difficulty and to rise up again with trust after (we) have fallen; make (us) mirrors of the divine beauty. Give (us) the courage to face the challenges of our times and the grace to bring all humankind the goodness and loving kindness of our Saviour Jesus Christ (cf. Titus 3:4). Amen.” Fr. Michael A. Perry, OFM Minister General 4. Saluto a Fr. Mauro Jöhri Domus Pacis, 11.05.2015 Fr. Mauro Jöhri è nato a Bivio nel 1947, nel Cantone dei Grigioni, in Svizzera. Si è unito all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini come novizio nel 1964 ed è stato ordinato sacerdo- DE CAPITULO GENERALI ORDINIS te nel 1972. Ha continuato gli studi, diventando professore di teologia, materia che ha insegnato nel seminario di Coira come pure all’Università della Svizzera Italiana. Diventa Provinciale dei Frati Cappuccini per la Svizzera nel 1995, e nel 2006 viene eletto Ministro generale. Il 29 agosto 2012 è riconfermato Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. In occasione dei primi auguri natalizi da Ministro generale, dicevi ai Confratelli: “Ovunque siate nel mondo, desidero farmi vicino a voi. C’è una cosa che mi preme dirvi: tante volte a noi Frati è chiesto di andare oltre le nostre forze, i nostri progetti e i nostri desideri. È molto, lo so. Ma sappiate che sono sicuro che questa nostra vita vale davvero la pena di essere vissuta”. Ancora, all’incontro dei Superiori Generali nel maggio 2013, in una riflessione sul tuo servizio di Ministro, a proposito del capitolo X della Regola bollata, in cui san Francesco chiarisce in quale modo i Ministri debbano svolgere il loro servizio, affermavi:“Nelle parole di Francesco colgo alcune indicazioni assai precise alle quali attenermi per l’esercizio del ministero che i Frati mi hanno affidato: sono chiamato a servirli, visitarli, ammonirli e correggerli, salvaguardando due parametri fondamentali: il rispetto della coscienza di ogni singolo e della Regola”. Il compito di ammonire e correggere […] comporta che il Ministro accompagni e incoraggi ogni singolo Frate a vivere in atteggiamento di obbediente apertura a quanto lo Spirito del Signore intende operare in lui e attraverso di lui hic et nunc. Esprimiamo la nostra gratitudine al Signore e anche a te per la tua presenza in mezzo a noi oggi, tra i tuoi tanti impegni. Ti diciamo grazie per la tua vicinanza fraterna e illuminante. Ti ringraziamo per la testimonianza di vita e missione francescana, e per il tuo servizio, nel quale sei stato riconfermato (riportano le cronache: “con un plebiscito!”). E ti ascoltiamo mentre “visitandoci, ci ammonisci e ci correggi”. E ci incoraggi a vivere questa nostra vita che “vale davvero la pena di essere vissuta”. Grazie! Fr. Michael A. Perry, OFM Ministro generale 261 5. Saluto al Vescovo di Assisi Mons. Domenico Sorrentino Domus Pacis, 12.05.2015 Eccellenza Reverendissima, carissimo “nostro Vescovo” Domenico! Permetta che la chiami così almeno per due motivi: primo, perché Lei è il Vescovo di Francesco d’Assisi, successore del Vescovo Guido che oltre otto secoli fa, per primo, prese sotto il manto della sua protezione, che era poi quella della Madre Chiesa, il giovane figlio di Pietro di Bernardone. Secondo: soprattutto perché Lei è Pastore di questa significativa “piccola porzione” della sua diocesi, ossia la Porziuncola, che è culla, “caput et mater” dell’Ordine dei Minori. Perciò, con gioia possiamo affermare col Salmista d’esser tutti nati qui e d’aver qui tutte le nostre sorgenti (cf. Sal 86). Oggi è il giorno di inizio dei lavori del nostro Capitolo generale e Le siamo particolarmente grati di voler stare in mezzo a noi. Desideriamo ascoltare la sua parola di padre e maestro nella fede. Desideriamo essere confortati dalla sua benedizione in apertura del nostro Capitolo generale. Questo Capitolo di Pentecoste si colloca in un tempo, in un anno speciale della Chiesa: l’Anno della Vita Consacrata. Il nostro amato “Signor Papa” Francesco lo ha voluto innanzitutto come grande occasione per ri-centrare la nostra vita in Cristo, per riscoprire la bellezza e la gioia di appartenergli, e divenire così testimoni credibili di pace e di speranza tra i fratelli. Inoltre siamo alle soglie di un altro grande evento ecclesiale: il Giubileo straordinario della Misericordia. Esso sarà un dono in più per entrare nel Cuore misericordioso di Dio e per aprirci al desiderio della conversione. Accogliamo perciò con gratitudine, le intenzioni e la testimonianza del Sommo Pontefice, che ci scuotono e ci interpellano. Il nostro Santo Padre, già a partire dalla scelta del nome programmatico di Francesco, sta proponendo alla Chiesa lo stile di vita e i messaggi che furono propri del nostro serafico Padre: innanzitutto il riferimento costante al Vangelo, anzi, alla “gioia del Vangelo”, che costituisce la bellezza intrinseca della Vita consacrata. Poi la prossimità soprattutto ai poveri e agli esclusi. E ancora, la misericordia, la riconciliazione, la fraternità, l’essenzialità, la semplicità, l’impegno per la pace e per la custodia del Creato. Questi e altri sono gli aspetti che noi Frati Minori siamo prima di 262 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 tutto chiamati a vivere e poi a testimoniare alla Chiesa e al mondo di oggi. Pertanto, mentre siamo invitati ancora una volta e in maniera forse più forte a rivisitare il nucleo più profondo della nostra forma di vita, vogliamo altresì far tesoro di tutta la riflessione, il confronto, la preghiera e le esperienze che la Chiesa intera sta vivendo, in quest’Anno della Vita Consacrata e in preparazione al Giubileo della Misericordia. Quest’ampio respiro ecclesiale ci aiuterà ad alimentare e arricchire i lavori di questo Capitolo generale, che ha come tema di fondo la vocazione specifica che il Padre San Francesco ci ha trasmesso. Questa nostra vocazione è racchiusa nel nome che il Poverello di Assisi ci ha dato, ossia la chiamata a vivere in maniera autentica da “Fratelli” e “Minori”, e questo anche nel nostro tempo («Fratres et Minores in nostra aetate»), «seguendo l’insegnamento e le orme del Signore nostro Gesù Cristo» (cf. Rnb 1,1). Vivendo così, potremo cercare di essere davvero «memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù come Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli» (VC 22). Amato Vescovo Domenico, a nome mio e di tutti i Frati dell’Ordine Le chiedo di pregare il Signore per noi, d’invocare su di noi il patrocinio della B.V. Maria Regina degli Angeli e di benedire con paterno affetto questo nostro Capitolo generale: sia esso il luogo e il tempo per guardare con serenità e fiducia alla meta della nostra storia. Così potremo contribuire a far sì che «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono» (Gaudium et spes, 1), trovino eco nel nostro cuore di discepoli e possano confluire nella vita nuova, donataci in Cristo risorto dal Padre misericordioso. Fr. Michael A. Perry, OFM Ministro generale 6. Conferenza stampa del Ministro generale Assisi, 13.05.2015 L’Ordine dei Frati Minori è una Fraternità internazionale della Chiesa Cattolica, formato da circa 13.750 membri, tra cui professi, laici e sacerdoti, e novizi. Siamo presenti in 112 Paesi, tra cui Madagascar, Filippine, Ungheria, Irlanda, Marocco, Polonia, Timor Est, Bolivia, Zimbabwe, Russia, Kazakhstan, Italia, Turchia, Stati Uniti d’America, Terra Santa, Sudan, Sud Sudan, Ucraina, Bielorussia, Pakistan e India. Ci sentiamo chiamati a seguire l’esempio di san Francesco d’Assisi, che ha cercato di seguire le orme di Gesù Cristo, vivendo il santo Vangelo. Un tratto della Fraternità dei Frati Minori delle origini era la celebrazione regolare di un Capitolo. Nella Regola del 1223 Francesco chiedeva ai Frati dell’intero Ordine di radunarsi ad intervalli regolari, in prossimità della Festa di Pentecoste. A questi incontri i Frati discorrevano delle cose di Dio e prendevano decisioni necessarie e utili per la loro vita di ogni giorno. Questa pratica continua fino ad oggi. Il Capitolo generale ordinario adesso si svolge ogni sei anni. Suo scopo, tra le altre cose, è cercare nuove vie e nuovi mezzi per la crescita spirituale e il rinnovamento dell’Ordine, emanare leggi appropriate per governare l’Ordine ed eleggere il governo supremo dell’Ordine, cioè il Ministro generale, il Vicario generale e i Definitori generali. Quest’anno il Capitolo si riunisce per rivedere la vita dell’Ordine e progettare il futuro alla luce del tema Fratres et Minores in nostra aetate, ossia Frati e Minori nel nostro tempo. Questo obiettivo ci porta al cuore della nostra identità all’interno della Chiesa. Dal tema generale emergono chiaramente tre principali sotto-temi: • Essere Frati/Fratelli: per san Francesco ogni singolo fratello era ed è un dono di Dio, un dono all’intera Fraternità. Questo riflette l’intuizione fondamentale del Santo assisate, secondo cui tutti gli esseri umani sono veramente e realmente fratelli e sorelle in Cristo. Di più, per quanto sappiamo dai suoi Scritti e dalle sue Preghiere, Francesco considerava fratelli e sorelle tutte le realtà create. L’intuizione di san Francesco è essenziale alla nostra identità. Non solo ci consideriamo fratelli e sorelle in Cristo, membri di un’umanità in cammino verso la piena realizzazione, ma riteniamo anche di avere una relazione privilegiata con tutti gli esseri creati. Perciò, cerchiamo di vivere in armonia con ogni cosa e con ogni persona: tutti i popoli, tutti gli animali, l’ambiente, il pianeta e tutto il creato. Con il nostro modo di vivere speriamo di poter esprimere la nostra amicizia con Dio, con tutta l’umanità e con tutto il creato: “Laudato sii, mio Signore…”. • Essere minori: anche questo è un aspetto essenziale della nostra identità. San Francesco DE CAPITULO GENERALI ORDINIS non voleva essere uno di potenti nella società. Voleva non solo lavorare ma anche identificarsi pienamente con coloro che stavano sul gradino sociale più basso, i minori. Per questo motivo si affidava e non ha mai smesso di spronare i suoi confratelli ad affidarsi alla provvidenza di Dio, dimostrando che dipendiamo totalmente da Dio e dal suo amore. Questo particolare aspetto della nostra identità ci porta a vivere una vita di semplicità, e questa medesima semplicità implica un obbligo a usare con grande responsabilità il denaro e le cose che Dio ci ha donato di utilizzare. In questo Capitolo dedicheremo del tempo a riconsiderare i valori che devono sottostare all’uso delle risorse: trasparenza, uso etico e solidarietà. Nei primi mesi del 2014 è stato pubblicato un breve manuale, intitolato L’amministrazione francescana dell’economia, che cerca di analizzare la questione dell’uso delle risorse non solo da un punto di vista amministrativo ma soprattutto a partire dalla nostra identità francescana. Alla luce di ciò, abbiamo cercato di porre in essere un sistema di verifica e di controllo per assicurarci che l’uso delle risorse rifletta sempre i tre valori francescani centrali, ossia che le nostre pratiche siano trasparenti, che riflettano i valori etici abbracciati dalla Chiesa e dall’Ordine e che mostrino il nostro impegno costante nella solidarietà con quanti sono poveri ed emarginati. Purtroppo, poco dopo la pubblicazione di questo documento, abbiamo scoperto che una serie di investimenti malamente pianificati e malamente gestiti hanno provocato una perdita in termini di risorse economiche dagli effetti devastanti per la Curia generale. Le promesse che accompagnavano questi investimenti sono state assolutamente disattese. Non sappiamo che fine abbiano fatto i capitali investiti. Abbiamo chiesto l’intervento della Procura delle Repubblica al fine di far luce sulla faccenda. Tali fondi erano stati dati al Governo generale dell’Ordine per far fronte ai bisogni nei campi delle attività missionarie e della formazione dei giovani Frati. La perdita di questi capitali riguarda direttamente la Curia generale: ogni Provincia e Entità dell’Ordine resta autonoma dal punto di vista economico, come pure a livello di governo. Tuttavia, questa scoperta avrà conseguenze sulla vita dei Frati in tutto il mondo. • Il terzo aspetto del tema del Capitolo che sottolineeremo è nel nostro tempo. Come 263 Frati Minori siamo chiamati ad essere uomini di preghiera che, attraverso la testimonianza di una vita di contemplazione vissuta in mezzo al mondo, invitano gli altri a vedere la bellezza del divino nel quotidiano e anche nei contesti di sofferenza, di violenza, di distruzione e di disumanizzazione. Cerchiamo di essere amici e pastori fedeli che stanno a fianco di coloro che affrontano persecuzioni religiose, culturali e di altro tipo in posti come la Siria, la Libia, il Sudan, Mindanao, il Pakistan e l’India. Siamo uomini di fede che credono nella presenza attiva di Dio nel mondo e nella storia umana. Siamo fratelli e amici di tutta l’umanità e di tutto l’universo creato. Cerchiamo di annunciare il Vangelo attraverso l’evangelizzazione primaria, l’attività missionaria e l’educazione. Promuoviamo il rispetto dei diritti umani e dei diritti dell’ambiente all’ONU e a livello di governi locali e nazionali. Abbiamo fondato centri educativo/formativi e università, dove cerchiamo di creare condizioni che promuovano lo sviluppo umano integrale, la solidarietà e l’impegno per la trasformazione della società umana. Tra noi ci sono dottori che si prendono cura dei poveri e degli emarginati e infermieri che curano i malati terminali. Attraverso il lavoro del dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale cerchiamo di costruire ponti di dialogo e di comprensione in un mondo dove le relazioni sono sempre più frantumate. In tutta questa varietà di impegni, vecchi e nuovi, cerchiamo di rispondere ai “segni dei tempi”. Come sempre accade durante i Capitoli generali, avremo tempo per verificare il passato prima di passare ad eleggere il Governo generale e poi andare a compiere decisioni di ampio margine per il futuro, riguardanti tutti gli aspetti della nostra vita di fraternità universale. In accordo con questo espresso da san Francesco d’Assisi, ci raduniamo a Capitolo nel periodo della festa di Pentecoste. Con Papa Francesco crediamo fermamente che “non c’è maggior libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera. Egli sa bene ciò di cui c’è bisogno in ogni epoca e in ogni momento. Questo si chiama essere misteriosamente fecondi!” (Esort. ap. Evangelii gaudium, 280). Il nostro desiderio e la nostra preghiera è 264 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 che tutti i Frati riuniti in questo Capitolo generale possano aprirsi allo Spirito Santo e prendere le giuste decisioni per aiutare i Frati sparsi in tutto il mondo a vivere e lavorare da Frati e Minori nel nostro tempo. Fr. Michael A. Perry, OFM Ministro generale 7. Saluto a Papa Francesco Città del Vaticano, 26.05.2015 Santità, nostro amatissimo Signor Papa Francesco, con profonda gioia Le porgo il più cordiale saluto da parte di tutti i membri del Capitolo generale dell’Ordine dei Frati Minori. Dal 10 maggio scorso siamo riuniti ad Assisi, presso Santa Maria della Porziuncola, dove san Francesco d’Assisi voleva che si ritrovassero i suoi fratelli. Ciascuno di noi e tutti insieme vogliamo ringraziarLa di cuore per la benevolenza che da sempre ci dimostra. In particolare Le esprimiamo la nostra gratitudine per l’udienza che oggi ci concede e per la squisita attenzione che ha avuto per il nostro Capitolo mediante l’amabilissima presenza del Suo delegato, il Card. Javier Francisco Errázuriz Ossa, che con la sua discrezione fraterna e la sua e autorevolezza paterna ci ha trasmesso la vigilanza e la cura premurosa del Papa per il nostro Ordine. Mi spiace, Santo Padre, ma siamo venuti a mani vuote, senza nemmeno un po’ di mate: se lo sono bevuto tutto i Capitolari! E il nostro “Turco” non è riuscito a trovarne nemmeno un po’ ad Assisi! In una breve frase, in un solo versetto!, abbiamo riassunto il tema che stiamo affrontando in Capitolo: «Fratres et minores in nostra aetate». Due sono gli aspetti di questo motto: fratelli e minori è il nome scelto da san Francesco per sé e per i suoi compagni; l’attenzione al nostro tempo è la prospettiva a partire dalla quale vogliamo interrogarci sul modo in cui essere sempre più fratelli e sempre più minori. Siamo, infatti, convinti che la profezia che il mondo di oggi si aspetta da noi sia soprattutto quella fraternità e minorità che vogliamo testimoniare in maniera credibile. Il nome di fratres minores ci richiama alla nostra vocazione, cioè – e qui prendo a prestito il suo insegnamento – essere “chiesa in uscita”. Questo corrisponde profondamente all’intuizione del nostro carisma, testimoniata anche nel Sacrum Commercium. In questo racconto delle nostre origini si narra che ai primi Frati fu chiesto di mostrare quale fosse il loro chiostro. Per rispondere a tale domanda, essi salirono su un colle e «mostrando tutt’intorno la terra fin dove giungeva lo sguardo dissero: “Questo è il nostro chiostro”» (Sacrum Commercium 63). In questo chiostro, che è il mondo intero, vogliamo ancora oggi con sollecitudine andare. Proprio come ci invita a fare lo stesso san Francesco, che nella nostra Regola, approvata dal suo predecessore Papa Onorio III, così ci dice: «Consiglio, poi, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore Gesù Cristo, che quando vanno per il mondo, non litighino ed evitino le dispute di parole e non giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, così come conviene. E non debbano cavalcare se non siano costretti da evidente necessità o infermità. In qualunque casa entreranno, dicano prima di tutto: Pace a questa casa; e, secondo il santo Vangelo, sia loro lecito mangiare di tutti i cibi che saranno loro messi davanti» (Rb 3, 10-14). Riteniamo molto attuale questa maniera di “andare per il mondo”, proposta da san Francesco: senza dispute di parole e senza giudizio ostile, capaci di un dialogo sereno con tutti, con mitezza, mansuetudine e umiltà, con mezzi poveri, annunciando la pace e vivendo sobriamente, contenti di quanto ci è offerto. Questa vorremmo fosse la profezia della fraternità e della minorità in questo nostro tempo e per questo nostro mondo. Siamo venuti qui da lei, «Signor Papa», come diceva san Francesco, per esprimere la nostra ferma decisione di essere sempre fedeli alla santa Chiesa romana, e anche per ricevere indicazioni, correzioni e suggerimenti affinché possiamo seguire sempre più fedelmente le orme di Gesù. Sappiamo che tra non molto tempo ci renderà partecipi di una Sua riflessione sul tema dell’ecologia. Questo è un tema molto caro a tutti noi francescani. Le promettiamo sin d’ora di fare tutto il possibile per tradurre in scelte concrete quanto vorrà indicarci anche in questo ambito. In sede di Capitolo generale e in questo incontro con Lei desideriamo ritrovare nuovo slancio, coraggio e audacia per la nostra vita di Frati Minori. Così potremo tornare nei paesi dei cinque continenti da cui proveniamo, DE CAPITULO GENERALI ORDINIS confermati nella volontà e rinnovati nelle forze in modo da poter annunciare la pace, dono del Risorto, ed essere testimoni della gioia del vangelo, Evangelii gaudium! Talvolta, però, accade che la nostra testimonianza di vita vacilli, rendendoci poco credibili. Come ben sa, Santo Padre, la nostra coerenza con il carisma della minorità e della povertà recentemente è venuta meno, in particolare con scelte di gestione economica discutibili. In questo Capitolo abbiamo voluto parlare con onestà e chiarezza anche di questo. Chiediamo a Dio che queste situazioni problematiche e provocatorie possano essere, per grazia divina, una morte che fiorisce nella resurrezione della vita evangelica. È il Vangelo che abbiamo promesso di vivere. Il Vangelo è l’unico solido fondamento della nostra vita. Chiediamo al Signore di rimarginare, con il suo santo Spirito, le ferite alla fiducia fraterna che questi eventi hanno provocato. All’inizio e alla fine della nostra Regola san Francesco unisce strettamente «l’osservare il santo Vangelo» con «l’obbedienza e riverenza al Signor Papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa Romana». Per questo voglio ora terminare questo saluto con la frase che conclude la nostra Regola e che spiega bene perché oggi siamo qui davanti a Lei: «perché sempre sudditi e soggetti ai piedi della santa Chiesa, stabili nella fede cattolica, osserviamo la povertà e l’umiltà e il santo vangelo, che abbiamo fermamente promesso». Fr. Michael A. Perry, OFM Ministro generale 8. Eucharistic Celebration Closing Homily Basilica of the Portiuncula, 06.06.2015 Standing by the cross of Jesus were his mother and his mother’s sister, Mary the wife of Clopas and Mary of Magdala (Jn 19: 25-27). Friars and lesser ones in our times. This, my brothers, has been the guiding theme of our General Chapter. It has found expression through our liturgical celebrations, our group discussions, our evening socials and songfests, and in the simple sharing of the story of our lives with one another at meals and at other moments where we have taken time to listen 265 to and share. At the same time, this theme also has haunted us, not allowing us to get comfortable with the current state of affairs in the life of the Order, the Church, the world, or of our personal lives. We have struggled to formulate proposals capable of expressing our restlessness before the immense challenge of the Gospel life that we have embraced unconditionally. We have found ourselves struggling to understand a wounded humanity and a threatened natural environment – the ‘substance’ of ‘nostra aetate’ - that are crying out for our love and full attention. This woundedness is coming not only from outside of the Order but also from within because we recognize that we have broken trust with one another, a trust that must be rebuilt through daily acts of doing justice, living transparent lives, offering and seeking forgiveness, mercy and reconciliation, and walking humbly with our God (Micah 6:8). The Gospel of John that we have heard proclaimed reveals the nature of authentic discipleship in Jesus Christ. It also reveals the way for us to live fully our evangelical commitment to the ‘life and rule’, which is the Gospel. We like Jesus’ mother and his mother’s sisters are called to stand with Jesus and with humanity and the created universe in at all times, and most especially in moments of suffering, dehumanization, and death. This ‘standing’ is not a passive act carried out by guilty bystanders. It is a prophetic activity, as our Lineamenta reminds us, because it reveals to us “new paths…, new models of acting, new forms of communal life and mission” that we are called to undertake in order that our life and lifestyle might constitute “a living memorial of Jesus’ way of living and acting…”. Mary, the mother of Jesus, the other women, and the disciple whom Jesus loved who were standing at the foot of the cross recognized that by remembering Jesus’ way of living and acting they were participating in an act of spiritual and disruption: the tyranny of the present status quo in their lives and in ours is defeated by the power of Jesus’ suffering, death and resurrection. This is revealed most dramatically in Mary’s Magnificat! The freedom we now enjoy enables us to summon up the courage to embrace one another and to embrace all of humanity as authentic brothers. This same freedom is renewed and deepened each time we reach out in love, mercy and hope to our brothers in the Order, to the blind and the beggar we 266 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 meet along the road, to those who hold visions of God and the world different from our own, and to our wounded environment. By living as authentic men of faith we become brothers and lesser ones, companions with Jesus, Mary his mother, and with one another, journeying together on the road towards the Kingdom. As we celebrate in this sacred place of St. Mary of the Angels, we call upon Mary the mother of Jesus, a Jewish woman and pilgrim of faith, to intercede for us so that we might embrace fully our Gospel identity as itinerant missionaries of hope, dialogue, peace, uncontrollable joy and unconditional love. “Today we look to her and ask her to help us proclaim the message of salvation…(Evangelii gaudium, 287). With Mary, let us pray (cf. Evangelii gaudium, 288): “Mary, Virgin and Mother, …help us to say our own ‘yes’ to the urgent call, as pressing as ever, to proclaim the good news of Jesus (EG, 288)… Obtain for us now a new ardor born of the resurrection, that we may bring to all the Gospel of life, which triumphs over death. Give us a holy courage to seek new paths, that the gift of unfading beauty may reach every man and woman. Star of the new evangelization, help us bear radiant witness to communion, service, ardent and generous faith, justice and love of the poor, that the joy of the Gospel may reach to the ends of the earth, illuminating even the fringes of our world.” Amen. Fr. Michael A. Perry, OFM Minister General EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 1. Intervento nell’incontro con i Frati di Foggia Foggia, Italia, 04.05.2015 Abbracciare il futuro con speranza Carissimi Fratelli della Provincia di san Michele Arcangelo di Puglia e Molise, Il Signori vi doni la sua pace! Vorrei prendere l’avvio per questo mio intervento – il cui orizzonte è talmente vasto, complesso e, per certi versi, indefinito da costringermi necessariamente ad essere più didascalico ed evocativo che realmente esaustivo o strettamente aderente a contingenze specifiche – proponendovi il seguente brano evangelico, tratto dal cap. 17 di Giovanni, versetti 9-11: «Io prego per loro, non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutto ciò che è mio è tuo e quello che è tuo è mio, e io sono stato glorificato in loro. Io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo, mentre io vengo a te. Padre santo, conservali nel tuo nome che mi hai dato, affinché siano uno come noi». Di fatto il nostro permanere in Gesù Cristo rimane la cifra ermeneutica per interpretare il senso della nostra missione ecclesiale nell’oggi e nel futuro poiché egli «è sempre lo stesso, ieri, oggi e sempre» (Eb 13, 8). La presenza del Risorto, che si è consegnato al mondo per la salvezza di ogni uomo, continua ad animare il senso cristiano della speranza nella vita della Chiesa. Egli «si accompagna a noi sulle nostre strade, lasciandosi riconoscere, come dai discepoli di Emmaus “nello spezzare il pane”» (Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Novo millennio ineunte [= NMI], 59), cosicché la nostra speranza si traduce nella gioia di riconoscere il Suo volto nei volti dei fratelli e tutti insieme proclamare: «Abbiamo visto il Signore!» (Gv 20, 25). D’altronde, il discorso sul futuro, diciamo pure sugli orizzonti escatologici della Chiesa, oggi più che mai s’inserisce nel presente storico della comunità credente e s’impegna a non trascurare le difficoltà e i travagli di essa per poter appunto «trasformare con lui [Cristo] la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste» (NMI, 29). Lo slancio verso il futuro, che vogliamo abbracciare con speranza piuttosto che temere nell’incertezza, ci ricorda del resto la nostra condizione di pellegrini e ci conferma nel nostro statuto di forestieri, richiamando contestualmente la domanda che fu rivolta a Pietro in Gerusalemme subito dopo il discorso di Pentecoste: «Che cosa dobbiamo fare?» (At 2, 37). È un interrogativo che viene posto con slancio, che diviene la forza ispiratrice del nostro cammino: il Risorto è con noi sino alla fine del mondo (cfr. Mt 28, 20), per cui diviene necessario ricuperare il primato della risurrezione e la sua incidenza nella vita del credente e nella progettualità di un mondo possibilmente migliore. Del resto è sintomatico che le promesse escatologiche, lì dove la giustizia non è stata ripristinata, siano ricomparse con più incisività e come anticipo e pregustazione della liberazione da un presente senza futuro e da un passato senza memoria. Queste promesse hanno assunto il valore di un “mandato missionario”: nella prova, nella tribolazione, nella crisi di senso, nelle difficoltà della vita «possiamo contare sulla forza dello stesso Spirito, che fu effuso a Pentecoste e ci spinge oggi a ripartire sorretti dalla speranza “che non delude” (Rm 5, 5)» (NMI, 58). Non a caso il Vaticano II ha operato un ritorno pastorale ed esistenziale al tema della speranza. «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (Gaudium et spes, 1). Nella Gaudium et spes (= GS), di cui ho appena citato il celebre esordio, la categoria della speranza riceve più referenti: il Regno, il genere umano, i discepoli di Cristo – dunque anche noi Frati Minori – e la storia. In rapporto al Regno, è necessario scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del 268 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 Vangelo (GS 4); verso il genere umano, la speranza richiama il fondamento della salvezza dell’uomo nella sua unità e totalità (GS 3); nei confronti dei cristiani – di noi francescani – la speranza esige la dinamica della vita nuova che promuove, nella riconciliazione intesa anzitutto come purificazione della memoria,lo sviluppo di una fraternità universale (cf. GS 22). Il ritorno della speranza è dunque un ritorno ecclesiale, comunitario: appartiene a tutta la “comunità dei santi”, è segno che il cristiano, ognuno di noi, vive un’attesa autentica del compimento finale e un suo anticipo nella sua speranza d’essere salvato in Cristo; così il ritorno della speranza è un ritorno al senso escatologico della Pasqua di Gesù e dell’annuncio missionario della Chiesa nascente; è un riproporre la buona novella della parola evangelica. Questo significa che il ritorno della speranza avviene nel punto di contatto tra il ”già” e il “non ancora”, cioè tra il presente e il futuro di modo che il primo [il presente] annuncia la fisionomia del secondo [il futuro] e ne costituisce il preludio reale e l’esecuzione iniziale (cfr. E. Scognamiglio, Orizzonti escatologici della Chiesa del Terzo Millennio, in CISM, Consacrati per la comunione e la missione. “Duc in altum” [a cura di P. Vanzan e F.Volpi], Roma 2003, 266). Il nucleo centrale del tema della speranza – e il richiamo all’escatologia – è Gesù Cristo! La nuova condizione promessa e sperata è già cominciata con Lui; l’invio dello Spirito Santo le ha dato il suo slancio e per mezzo dello stesso Spirito essa continua nella Chiesa, nella quale siamo istruiti dalla fede anche sul senso della nostra vita temporale, mentre portiamo a termine, nell’attesa dei beni futuri, l’opera a noi affidata nel mondo da Padre e attuiamo così la nostra salvezza (cfr. Fil 2, 12). Ovviamente, il tema della speranza coinvolge non solo la dimensione ecclesiale della vita cristiana, ma pure la sua dimensione sacramentale, soprattutto mediante la celebrazione dell’Eucaristia in cui la comunità dei discepoli si pone «nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo», cosicché «la speranza cristiana si fa lievito e luce della stessa speranza umana» (Giovanni Paolo II,Lettera apostolica Dies Domini, 38). La fractio panis significa cioè quello che il mondo deve diventare: un’offerta e un inno di lode al Creatore, una comunione universale nel corpo di Cristo, un regno di giustizia, amore e pace nello Spirito Santo (cfr. B. Forte, L’eternità nel tempo. Saggio di antropologia ed etica sacramentale, Cinisello Balsamo 1993, 223-230). È per questo che la Chiesa, e in essa il nostro Ordine, vuole recare una parola di speranza a tutti gli uomini nella consapevolezza di due grandi difficoltà che attanagliano il nostro mondo: il progressivo ridimensionamento della speranza tra gli uomini, provati non da ultimo anche dalla grave crisi economica attuale, e la scomparsa dalla nostra cultura dell’orizzonte escatologico; e questo non solo al di fuori della Chiesa, ma pure nella vita stessa delle comunità cristiane, non escluse le nostre fraternità ai vari livelli. Si vive, anche tra i cristiani, la tentazione di «dilatare il tempo presente», togliendo spazio e valore al passato, alla tradizione, alla memoria, e quindi anche al futuro. Talvolta anche l’impegno pastorale, missionario e catechetico manca «del pensare a dischiudere il futuro». Occorre davvero riscoprire i «fili invisibili della vita» per dire che «nulla si perde nella storia» e che «ogni cosa può essere riscattata e acquisire un senso» (cfr. CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Orientamenti pastorali 2001-2010, 2). Pertanto il ripristino dell’orizzonte speranza, passa attraverso la comunicazione della fede. «L’amore di Cristo ci spinge ad annunciare la speranza a tutti i fratelli e le sorelle: Cristo è risorto,la morte è vinta, e vi sono ancora migliaia di uomini che accettano di morire per testimoniare le verità della resurrezione del Signore» (ivi, 8). In effetti, la nostra speranza si fonda unicamente sul fatto che la vita tracciata da Gesù è quella che conduce anche noi alla vita piena ed eterna (cfr. 1Cor 6, 14). In connessione a Cristo, il Veniente, il discorso teologico sulla speranza e sul compimento del mondo assume la categoria dell’attesa. Dove tale attesa viene meno c’è da chiedersi quanto la fede sia viva, la carità possibile e la speranza fondata. Infatti, «Gesù è colui che è venuto, viene e verrà. E’ venuto nell’incarnazione, verrà nella gloria e nel frattempo non ci lascia soli: egli continua a venire a noi nei doni del suo Spirito, nella predicazione della parola di verità, nella liturgia e nei sacramenti, nella comunione attorno ai pastori della Chiesa, nell’esperienza della sua misericordia che a ciascuno è possibile fare, per grazia, nell’intimo della coscienza» (NMI, 29). EX ACTIS MINISTRI GENERALIS Il Cristo glorificato dalla potenza dello Spirito diviene un “Cristo cosmico”, verso cui tendono tutte le cose. Unito a Cristo col battesimo, il credente partecipa già realmente della sua vita celeste (cf. Ef 2, 6). L’esperienza degli apostoli è stata, innanzitutto, l’esperienza del perdono concesso e della conversione concretizzate nella comunione di fede e di carità che si andava formando. È l’esperienza della koinonia nata dal kerygma che li fa sperare e muovere, con lo sguardo fisso verso il cielo e rinnovato nella storia, per operare una sua trasformazione. Attraverso il dono del Risorto, la Chiesa delle origini si scopre visitata dall’alto e riceve la sua identità, il suo motivo d’essere, solo dallo Spirito, perché la sua missione proviene dall’autorità del Padre. In essa, il compito dello Spirito sarà il discernimento dei tempi e dei momenti per l’attesa del giorno del Signore (cfr. 1 Ts 5, 1-3). Si rinuncia perciò a qualsiasi pretesa di gestire l’avvenire della comunità pasquale in virtù di una competenza umana (cfr. E. Scognamiglio, Orizzonti escatologici della Chiesa del Terzo Millennio, 274). È così cominciata la storia della Chiesa, una storia pneumatica ed estatica. Vivere nella speranza in modo messianico significa di fatto vivere e camminare «secondo lo Spirito» (Rm 8, 4; Gal 5, 25), partecipando alla morte e resurrezione di Cristo, ai suoi benefici, liberandosi dall’asservimento totale al peccato. La comunità degli ultimi tempi è formata dalla schiera di coloro che guardano al giorno che sta per venire. Intanto, però, chi vive l’esperienza della Pasqua attraverso la vita battesimale – e, nel nostro specifico, anche mediante la consacrazione religiosa – è chiamato a lottare contro ogni forma di male presente in sé e nella storia. È questo l’impegno per rappresentare il proprio essere «figli della luce» e santi (cfr. Rm 5, 18; Ef 1, 4). Secondo la sensibilità e la prospettiva teologica dell’evangelista San Giovanni, la vocazione battesimale è caratterizzata da questa dinamicità: camminare nella luce (1Gv 1, 5-10); vivere nella carità di Dio (1Gv 2,10-11); operare per la giustizia (1Gv 2, 29); non commettere peccato (1Gv 3, 9); vincere il mondo con la verità che è Cristo (1Gv 5, 4). Ciò posto, che farà la Chiesa – e ciascun battezzato in essa – oggi e poi nel domani? Anzitutto rimarrà fedele a quella suprema cattedra della rivelazione di Dio, che è Gesù 269 Cristo crocifisso e risorto. La Chiesa non lo dovrà mai dimenticare: sarà questa la sua strada a servizio dell’amore e della rivelazione di Dio agli uomini. Per i discepoli del Signore, la carità non è soltanto l’insegnamento centrale del Vangelo; è addirittura il cammino di Dio e il suo volto più vero. In secondo luogo, la Chiesa, l’Ordine, le Province, ciascuno di noi dovrà cogliere e sviluppare i germi di bene che, magari anonimamente, rivelano tuttavia il Vangelo e, nonostante tutto, sono presenti nel mondo d’oggi. Essi sono individuabili là dove emerge il desiderio di prossimità, di socialità, d’incontro, di solidarietà e di ricerca della pace, tutti segni nei quali trapela che l’autenticità a cui mira l’uomo moderno non si orienta soltanto verso la ricerca di emozioni immediate e a basso prezzo, né che essa sia di per sé inesorabilmente destinata all’individualismo: gli occhi dei nostri contemporanei continuano a dischiudersi sull’altro, specie su chi è sofferente e bisognoso, è questo è un motivo di speranza anche per il domani. Per questo motivo Papa Francesco non si stanca di esortare i cristiani a testimoniare generosamente, oggi più che mai, il loro farsi prossimo agli uomini e alle donne che vivono situazioni di frontiera o si trovano relegati nelle periferie esistenziali ossia, concretamente: i malati e i sofferenti, i poveri, gli immigrati, le tante persone che faticano a trovare ragioni per vivere e sono sull’orlo della disperazione, le famiglie in crisi e in difficoltà materiale e spirituale, i giovani che non riescono ad inserirsi attivamente nella società e nel mondo del lavoro. Il cristiano, sull’esempio di Gesù, buon samaritano,non si domanda chi è il suo prossimo, ma si fa egli stesso prossimo dell’altro, entrando in un rapporto realmente fraterno con lui (cfr. Lc 10, 29-37), riconoscendo ed amando in lui il volto di Cristo, che ha voluto identificarsi con i fratelli più piccoli, i “minori”. E questo riconoscere il volto del fratello nel volto degli altri è stata la strada che Francesco d’Assisi ha intrapreso: “Il Signore mi donò dei fratelli” (Test. 14). Lo storico francese Jacques Le Goff afferma che, grazie a questa consapevolezza, «il Poverello resta non solo uno dei protagonisti della storia ma una delle guide dell’umanità» (J. Le Goff, San Francesco d’Assisi, Bari-Roma 2000, 73). Ai credenti è chiesto di prendere a cuore tutte queste forme, nuove e antiche, di povertà e a inventare nuove forme di solidarietà e di 270 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 condivisione: è l’ora di una «nuova fantasia della carità». Quella possibile solo a quanti riscopriranno la forza rivoluzionaria della «riserva escatologica» (cfr. P. Vanzan, L’escatologia autorealizzantesi nella città dell’uomo, in: Consacrati per la comunione e la missione, 291-292)e, attingendo da essa, potranno di conseguenza abbracciare il futuro con speranza nella sola dinamica realmente possibile che è quella della comunione. A quest’ultimo riguardo, ossia in riferimento alla comunione, vorrei fare alcune considerazioni più calate nel vissuto reale, con le sue luci e le sue ombre, delle nostre fraternità. Del resto il tema della “santa koinonia” ha impregnato e impregna la vita religiosa di Oriente ed Occidente, per cui la chiamata di Giovanni Paolo II in Novo millennio ineunte 43, riproposta a più riprese anche da papa Francesco in quest’Anno della Vita Consacrata, a fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione, trova la vita consacrata preparata a dare una risposta corretta, ma insieme la sfida a essere davvero al suo interno e in mezzo al Popolo di Dio animatrice e promotrice di comunione. Preparata, dicevo, perché tale ispirazione essenziale fu già colta nel Perfectae caritatis 15, che raccoglie in sintesi quei passi del Nuovo Testamento che maggiormente mettono in luce lo spirito della comunione nella carità; ma comunque sfidata, perché emerge chiaramente, nel riferimento alla comunione, il rimando all’archetipo divino trinitario, alla realtà della vita che circola nel Corpo mistico, al senso di fraternità e famiglia di Dio, all’esigenza che la comunione delle persone nella Chiesa riproduca quell’icona ideale della Pentecoste che è insieme l’opposto del collettivismo senza volto e dell’individualismo narcisistico. La Chiesa, e ogni comunità nella Chiesa, non è la somma di individualismi chiusi così come non è la massa generica di gente anonima. È, invece, la Chiesa uscita dal Cenacolo di Gerusalemme, dove ciascuno, raggiunto dall’unica fiamma dello Spirito, indica che la grazia della comunione è appunto il movimento libero di convergenza delle persone e la libera assunzione di compiti e di missioni. Dunque la comunione è mistica nel suo rivelarsi e nel suo donarsi. Non spaventi l’aggettivo “mistica”, poiché si tratta del misterioso progetto di Dio per noi e dice altresì che la comunione come la santità, non sono conquista umana, ma grazia divina che bisogna chiedere, accogliere e incarnare. In senso più antropologico, e con linguaggio più affine alla nostra sensibilità di figli e seguaci di Frate Francesco, la comunione può essere tradotta con l’espressione “fraternità” nella sua declinazione evangelica, che rimanda all’esperienza di “famiglia di Dio”, al comandamento dell’amore con tutte le esigenze di una carità affettiva ed effettiva. Non c’è comunione se non è cementata da un vero senso di fraternità. E la vita religiosa ha coltivato anche nel suo lessico (fratello, sorella/ frate, suora) il senso soprannaturale di questa comunione nell’amore, per fare famiglia, per farci davvero reciprocamente “fratello, sorella e madre” nella dimensione evangelica cara a Francesco d’Assisi che la esprime e fa crescere in base a rapporti fondati su una nuova e originale icona: madre-figlio (cfr. J. Le Goff, San Francesco d’Assisi, 152). E non possiamo dimenticare la bella variante della comunione che è ”amicizia”. Parola divina riferita ai rapporti di Dio con l’uomo, di Cristo con i suoi discepoli. Ma parola che rende evidente anche il senso del rapporto tra di noi: amicizia in Cristo, condivisione, apertura del cuore, misericordia, perdono con quella purezza e quella normalità che deve caratterizzare la carità-amicizia fra cristiani e, mi sia consentito dirlo, a fortiori tra fratelli e minori! D’altronde, affinché la comunione/fraternità acquisti concretezza e spessore umano, è necessaria una ascesi comunitaria quotidiana, che esige questi tre momenti essenziali: 1. identificazione, ossia sentirsi di “appartenere a”, costituire un “noi” fortemente comunitario, che non cede alle facili divisioni, che non si nasconde dietro il meschino “voi” che divide in buoni e cattivi, che sa pazientemente fare comunione anche negli apparenti fallimenti comunitari; 2. solidarietà, come condivisione di ideali e di programmi, prontezza e disponibilità nel momento di eseguirli, non tirarsi indietro, non scappare quando la barca fa acqua; 3. partecipazione, ossia si vive la comunione quando la si incarna nei vari aspetti della vita ordinaria: una partecipazione che sia generosa e responsabile, perché ciascuno vegli su quanto gli è stato affidato, intendendo concorrere nel gioco di squadra con gli altri. Evidentemente, l’ascesi di comunione impegna tutte le energie spirituali, tutte le virtù evangeliche e umane. E richiede quella perseveranza creatrice nel bene senza la quale la comunione non riesce mai ad essere “storia” di amore e di condivisione, in tensione verso EX ACTIS MINISTRI GENERALIS la realizzazione, senza reticenze, della volontà di Dio nella comunità. Il divino e l’umano richiedono questa armonia tra dono di Dio e impegno personale, per fare una comunione incarnata, una grazia accolta e resa vita. E per non creare vane illusioni, è bene che ci si ricordi che l’amore vero è quello che reca il sigillo della croce: ossia della donazione sacrificale della propria vita per gli altri. Concludendo, per abbracciare il futuro con speranza, per liberare la vita religiosa da certe tendenze a rinchiudersi o a scappare, e per incoraggiare tutti verso un’attesa autentica del compimento finale e un suo anticipo nella speranza d’essere salvati in Cristo, dobbiamo ricordare che alla base di tutto c’è una grazia e un disegno di Dio nei nostri confronti. Una grazia che dobbiamo accogliere e nella quale Dio stesso si è impegnato a camminare con noi per realizzarla. Cari Fratelli ci dice Gesù: «Non si turbi il vostro cuore e non si abbatta» (Gv 14,27), «Ecco io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Abbracciamo pertanto il futuro con speranza, rinnovando alla vigilia del nostro Capitolo generale il desiderio di «seguire l’insegnamento e le orme del Signore nostro Gesù Cristo» (Rnb 1, 1) per divenire come il serafico padre san Francesco «pura trasparenza del Vangelo» ed essere così «memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù come Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli» (Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica postsinodale Vita Consecrata, 22). Fr. Michael A. Perry, OFM Ministro generale 2. Omelia nella Celebrazione eucaristica in occasione della Festa della Provincia Foggia, Italia, 04.05.2015 «Uomini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi annunciamo che dovete convertirvi da queste vanità al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano» (At 14,15). La medesima sfida che Luca pose alla gente di Listra, la pone anche a noi, radunati qui oggi nel nome del Signore Gesù risorto. Anche noi dobbiamo convertirci “da queste vanità al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e 271 tutte le cose che in essi si trovano” (At 14,15). Ma dobbiamo chiederci a cosa Luca si stia riferendo negli Atti degli Apostoli quando parla di “idoli”. Non si sta di certo riferendo all’adorazione di feticci o false immagini alle quali spesso i non-credenti offrono onori. Nella mente di Luca, come in quella di san Paolo, l’idolatria si dà quando cominciamo a dare più valore ad una cosa, una qualsiasi, piuttosto che a Dio. Se passiamo più tempo a pensare ai nostri eroi o a noi stessi, questa è idolatria. Se i nostri pensieri si concentrano esclusivamente sui nostri bisogni personali, oppure sul riuscire a procurarsi l’ultimo dispositivo tecnologico appena uscito, o ancora sull’apparire buoni agli occhi degli altri, questa è idolatria. Se passiamo più tempo a ruminare sul passato, le ferite e il dolore che abbiamo sofferto per mano altrui, piuttosto che sull’invito a diventare strumenti di misericordia e di perdono, questa è idolatria. Se passiamo più tempo a criticare gli altri, distruggendo la reputazione e la dignità dei Fratelli o degli amici piuttosto che a cercare di creare condizioni per sostenerci e edificarci vicendevolmente, questa è idolatria. Se rifiutiamo di assumerci la nostra propria responsabilità per la qualità di vita sia personale che fraterna e per la qualità della vita della Provincia, della Conferenza e dell’Ordine, piuttosto che farci carico di diventare protagonisti di un futuro che sia definito dal perdono, dalla misericordia, dalla riconciliazione, dal rispetto reciproco, dalla pace e dalla gioia, allora ci stiamo incamminando sul sentiero dell’idolatria. L’idolatria è la conseguenza che deriva dallo scegliere di dare più valore a tutto quello che “non è di Dio” piuttosto che a quello che è “di Dio”. Quando Dio ha parlato a Mosè e al suo popolo, Israele, dicendo: “Non avrai altro Dio all’infuori di me”, non stava semplicemente parlando di dei immaginari che oggi ci appaiono così ridicoli. Stava parlando di qualsiasi cosa usurpi il primato, il posto centrale di Dio nella nostra vita; di qualsiasi cosa usurpi il primato dei valori di Dio incarnati nelle nostre relazioni e a livello delle nostre emozioni e dei nostri pensieri. Stava parlando della necessità di diventare il popolo del Regno di Dio, di diventare figli di un Padre amorevole che ci ha dato tutto quello di cui abbiamo bisogno per vivere da figli del Regno. Se “l’antidoto” all’idolatria è vivere per il bene del Regno di Dio, cari Fratelli, allora 272 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 dobbiamo chiederci in cosa consista e dove si manifesti questo Regno. Secondo san Paolo e anche secondo l’Evangelista Luca, il Regno si trova ogni qualvolta un’offesa viene perdonata, uno straniero viene accolto come uno di casa, si abbraccia un nemico, il più piccolo tra noi viene innalzato, si pratica la giustizia e una voce profetica si alza contro l’ingiustizia. Se vogliamo capire come e cosa può essere una fraternità radicata nei valori del Regno di Dio, dobbiamo solo richiamare alla mente il modello della Chiesa primitiva, presentata al Capitolo 2 degli Atti degli Apostoli, dove leggiamo: “Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo” (At 2,43-47). Il tema di questo nostro incontro, di questo tempo vissuto insieme, il tema della celebrazione della Festa di questa Provincia, dedicata a San Michele Arcangelo è: “Abbracciare il futuro con speranza”. Ma come potremo davvero abbracciare appieno il futuro se non riusciamo affatto ad abbracciarci l’un l’altro? Se non riusciamo a perdonarci vicendevolmente? Se non riusciamo a lasciare che ogni Fratello sia libero si perseguire gli obiettivi e i valori del Regno, in modo da diventare tutti coprotagonisti e da promuovere i valori del Regno per il bene della Provincia? Solo percorrendo la strada del perdono e della riconciliazione saremo capaci e ci renderemo l’un latro capaci di diventare autentici profeti della speranza e dell’amore che Dio nutre per il mondo, per la Chiesa, per l’Ordine e per la Provincia. Anche i Lineamenta per il Capitolo 2015 ce lo ricordano: essere e vivere come fratelli, costruire la fraternità attorno a noi, essere costruttori di pace e riconciliazione, essere con i poveri e per i poveri, nella solidarietà e semplicità della vita, custodire il creato questo è ciò che la gente si aspetta dai “Frati Minori” (pp. 7-8). Questo è quanto dovremmo aspettarci da noi stessi; questo è quello che dovremmo aspettarci l’uno dall’altro; questo è quello che Dio si aspetta da noi. Cari Fratelli, invito tutti voi, me compreso, ad abbandonare ogni forma di idolatria che controlla e domina il nostro pensiero, le nostre emozioni, le nostre relazioni; vi invito a entrare nel potere umanizzante della misericordia e dell’amore di Dio, che siamo chiamati a vivere e a condividere come Fratelli del Vangelo e profeti di speranza. Questa è la Buona Novella annunciata da Gesù, dagli Apostoli e da san Francesco d’Assisi. Vi e mi auguro di avere il coraggio e l’umiltà di accettare e accogliere questa offerta da parte del Signore Gesù, in modo da poter davvero diventare segni di speranza l’uno per l’altro e per il mondo d’oggi. Fr. Michael A. Perry, OFM Ministro generale 3. Maria Vergine Madre e Mediatrice di Grazia Curia generale, Roma, 08.05.2015 “Fate quello che vi dirà” Carissimi fratelli, carissime sorelle, il Signore vi doni la sua pace! Il 1° gennaio 2015, Papa Francesco ha celebrato la solennità della Divina Maternità di Maria con queste parole: Cari fratelli e sorelle! Gesù Cristo è la benedizione per ogni uomo e per l’intera umanità. La Chiesa, donandoci Gesù, ci offre la pienezza della benedizione del Signore. Proprio questa è la missione del popolo di Dio: irradiare su tutti popoli la benedizione di Dio incarnata in Gesù Cristo. E Maria, la prima e perfetta discepola di Gesù, la prima e perfetta credente, modello della Chiesa in cammino, è Colei che apre questa strada di maternità della Chiesa e ne sostiene sempre la missione materna rivolta a tutti gli uomini. La sua testimonianza discreta e materna cammina con la Chiesa fin dalle origini. Ella, Madre di Dio, è anche Madre della Chiesa e, per mezzo della Chiesa, è Madre di tutti gli uomini e di tutti i popoli. Oggi celebriamo la festa di Santa Maria Mediatrice, Madre della Chiesa e Patrona della nostra Curia generale. Siamo invitati a entrare nel mistero del meraviglioso amore che Dio nutre per il mondo, un amore espresso attraverso l’Incarnazione di Gesù. L’evento dell’Incarnazione ci offre una duplice rivelazione. La prima rivelazione, centrale, non è altro che l’eterna offerta della misericordia, della giustizia e dell’amore di Dio per l’umanità, attraverso il suo Figlio prediletto, Gesù Cristo. EX ACTIS MINISTRI GENERALIS Secondo la tradizione teologica francescana la misericordia, la giustizia e l’amore di Dio sono la causa dell’Incarnazione, che, quindi, non è un qualche tentativo di riportare l’umanità decaduta ad un originario stato di grazia (cf. Benedetto XVI, Udienza generale, 7 luglio 2010). La seconda rivelazione va a toccare la risposta umana all’offerta d’amore di Dio. Maria è presentata come “la prima e più perfetta discepola di Gesù”. Nella sua risposta alla chiamata di Dio, trasmessa da un angelo, il suo “sì” incondizionato getta le basi per la fioritura del mistero dell’Incarnazione, assicurando così a Maria un ruolo permanente nella storia del piano di salvezza di Dio. Maria, Madre del Signore, rivela il potere massimo della sua mediazione non attraverso atti sovrannaturali o miracolosi, che sfiderebbero le leggi della natura. Maria non è una sorta di profeta magico di Dio. Al contrario, come Papa Francesco afferma, Maria è “la prima e perfetta discepola di Gesù, […], modello della Chiesa in cammino, è Colei che apre questa strada di maternità della Chiesa”. Ella compie tutto ciò manifestando la sua fiducia assoluta e incondizionata nella promessa che Dio ha fatto a lei, al suo popolo Israele, che si estende al nuovo Israele, ossia tutti i membri del Corpo di Cristo. La sua apertura alla voce di Dio e la sua disponibilità a seguire senza riserve la chiamata di Dio gettano le basi del ruolo che lei assume come Madre di nostro Signore Gesù Cristo, Madre anche del Popolo pellegrino di Dio, la Chiesa. Pertanto, quando lei si rivolge ai servi, al matrimonio di Cana, dicendo loro: “Qualunque cosa vi dica, fatela”, ossia invitandoli a fidarsi del fatto che Dio è vivo e parla attraverso suo Figlio, Gesù, in quell’atto Maria svolge il suo ruolo primario di mediatrice, perché innanzitutto ricorda loro, e ricorda anche a noi, il posto centrale che Dio occupa nella nostra vita. Attraverso la sua mediazione, ci sfida a porre tutta la nostra fiducia nell’Unico davvero affidabile e a sottomettere la nostra vita alla grazia e all’amore sorprendente che Dio desidera offrire a ciascuno di noi. Come notiamo nell’episodio della festa nuziale di Cana, la fede spinge Maria a intercedere in favore della festa di nozze e di tutti gli ospiti, per evitare uno scandalo pubblico causato dalla taccagneria degli organizzatori che non hanno preparato quantità di cibo e di bevande sufficienti per la celebrazione. Il suo ruolo nella storia della salvezza non 273 è passivo, che guarda la vita scorrere via senza prendere iniziative, riflettendo così la qualità della relazione che lei condivide con Dio attraverso il suo amato Figlio Gesù. No! Maria è un’iniziatrice. Scorge il bisogno e si attiva nella fede per rispondere a questa necessità umana, in qualunque modo possibile. Non è lei a compiere il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino. Il suo ruolo di mediatrice è indicare Colui che può intervenire e che interverrà nella nostra vita e nel mondo, il Figlio Unigenito di Dio, Gesù, il Cristo. Pertanto, il ruolo di mediazione di Maria ci ricorda le nostre origini, la nostra dignità e il nostro destino in Dio. Maria non cerca di rubare il posto al suo amato Figlio Gesù. Egli è il massimo e supremo mediatore tra Dio e l’umanità. Ma nemmeno Gesù vuole porre limiti all’azione dello Spirito di Dio nella vita dei credenti, i suoi discepoli, e in quella di Maria, sua Madre, la sua “prima e perfetta discepola”. Attraverso il suo sì eterno all’azione dello Spirito di Dio nella sua vita, Maria ci offre un modello per il nostro sì incondizionato all’operato di Dio nella nostra vita. E proprio come Dio ha compiuto le sue opere meravigliose in e attraverso Maria (cf. Lc 1,46-55), così le compirà nella nostra vita, a patto che noi ci apriamo all’invito di Dio (cf. Gv 14,12). A ciascuno di noi sono stati dati dei doni di fede in e attraverso il Battesimo nella morte e risurrezione di Gesù. Tali doni sono stati irrobustiti dall’ulteriore impegno a vivere la vita evangelica come religiosi consacrati attraverso la professione dei voti. Ogni singola volta che prendiamo iniziative e apportiamo freschezza e gioia alle attività che già compiamo, noi riattiviamo la nostra partecipazione al mistero dell’Incarnazione. Ogni volta che compiamo atti di giustizia, ogni volta che diciamo la verità, ogni volta che difendiamo i diritti delle vedove e degli orfani, noi testimoniamo l’amore incondizionato e la misericordia infinita di Dio, l’eternamente Fedele. Così, noi come Maria fungiamo e serviamo da mediatori della grazia salvifica di Dio. Vi invito ora a unirvi a me per pregare le parole della preghiera alla Vergine Maria, Madre di Dio che Papa Francesco ha messo alla conclusione della sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium (288). La nostra fiducia in Dio si possa accrescere fino a renderci partecipi del ruolo di mediazione che Dio ha dato a Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra, e 274 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 fino a renderci testimoni della gloria i Dio che risplende nella nostra vita. Vergine e Madre Maria, tu che, mossa dallo Spirito, hai accolto il Verbo della vita nella profondità della tua umile fede, totalmente donata all’Eterno, aiutaci a dire il nostro “sì” nell’urgenza, più imperiosa che mai, di far risuonare la Buona Notizia di Gesù. Stella della nuova evangelizzazione, aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione, del servizio, della fede ardente e generosa, della giustizia e dell’amore verso i poveri, perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce. Madre del Vangelo vivente, sorgente di gioia per i piccoli, prega per noi. Amen. Alleluia. Fr. Michael A. Perry, OFM Ministro generale 4. La cura del pianeta al centro dell’attenzione del Santo Padre Roma, Curia generale OFM, 18.06.2015 È una chiamata importante per i Frati Minori «Laudato sii, mio Signore, per Frate Sole e Sora Luna, per Frate Vento e per Sora Acqua e per Frate Foco; laudato sii, mio Signore, per Sora nostra Madre Terra, nostra casa comune, che ci sostenta e ci governa» (Cantico delle creature di san Francesco d’Assisi). L’Ordine dei Frati Minori saluta Papa Francesco ed esprime la propria gratitudine a motivo della pubblicazione dell’Enciclica Laudato, si’, scritta nello spirito del santo di cui ha preso il nome per il suo ministero papale. Le direttive del Sommo Pontefice in questo settore di umano interesse e premura sono estremamente importanti. Con le parole del Patriarca Bartolomeo il Santo Padre ci ricorda quanto pesi il “nostro contributo, piccolo o grande che sia, alla deformazione e alla distruzione della natura” e dichiara l’urgente bisogno di riunire tutta la famiglia umana nel perseguire uno sviluppo sostenibile e integrale al fine di proteggere la nostra casa comune. Indubbiamente è tempestivo e opportuno il suo appello accorato a cambiare stile di vita e paradigma di sistema. Fra Michael A. Perry, OFM, Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, ha dichiarato: «L’impegno di Papa Francesco nei confronti dei poveri e degli emarginati, della pace e della riconciliazione e della cura per il pianeta dimostra le qualità profetiche che derivano dall’essere in comunione con Dio, con i propri simili, con se stessi e con l’universo creato. Proprio per questo motivo, Papa Francesco ha osato abbracciare e portare avanti il mandato del discepolato cristiano modellato sull’esempio di san Francesco d’Assisi. La sua Enciclica sfida tutti noi a semplificare la nostra vita e a spogliarci e abbandonare ciò che non è necessario per poter riscoprire la bellezza che Dio ha posto in noi, in ogni persona e in ogni cosa creata. La nostra vocazione è vivere una solidarietà senza limiti con tutto quanto Dio ha creato». In relazione alle sfide sollevate dal Papa, l’Ordine dei Frati Minori, insieme a tutti i membri della Famiglia Francescana, promuove una serie di iniziative: – per incoraggiare i Francescani e coloro che sono a noi legati a leggere e riflettere sull’Enciclica, verrà preparata una guida allo studio che conterrà suggerimenti concreti per mettere in pratica le proposte presentate nell’Enciclica; ad ogni regione geografica dell’Ordine verrà chiesto di preparare una versione semplificata di questa guida allo studio, in modo che possa essere accessibile a tutti; – si propone che il prossimo seminario annuale di GPIC (Giustizia, pace e integrità del creato), in programma alla Pontificia Università Antonianum a Roma, concentri l’attenzione sull’Enciclica e sulle questioni ad essa associate di giustizia ambientale; – infine, i centri di studio francescani sparsi nel mondo saranno invitati a organizzare e proporre programmi basati sull’Enciclica e a creare programmi propri di studio sull’ambiente o a rafforzare quelli già in essere. L’Ordine Francescano è stato fondato 800 anni fa da San Francesco d’Assisi. La sua missione è diffondere il Vangelo di Gesù attraverso la vasta gamma di progetti pastorali, educativi e missionari legati all’evangelizza- EX ACTIS MINISTRI GENERALIS zione. L’Ordine Francescano è presente in quasi tutto il mondo; a tutt’oggi conta quasi 14.000 membri che vivono il loro servizio in più di 110 Paesi. 5. Omelia nella festa della Provincia del Ss.mo Cuore di Gesù Napoli, Italia, 21.06.2015 Che possiate essere fondati nella carità! Carissimi Fratelli, il Signore vi doni la su pace! «Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, [possiate essere] radicati e fondati nella carità» (Ef 3,17). L’Apostolo Paolo si inginocchia davanti al Dio-Trinità e lancia un appello a ciascun membro delle comunità cristiane di Efeso e ai seguaci del Signore Gesù risorto. Al centro di questa preghiera troviamo l’identità, la comunità e la missione. Paolo ricorda agli Efesini – e a tutti noi – che siamo chiamati e dobbiamo abbandonare ogni cosa, che dobbiamo aprire la nostra vita al mistero dell’amore e della misericordia di Dio e che dobbiamo permettere allo Spirito Santo di prendere dimora dentro di noi. Paolo conosce fin troppo bene le conseguenze della fede, della fraternità e della missione quando il cuore dei seguaci di Gesù si distrae e si lacera tra desideri e impegni contrastanti. Il loro cuore si riempie di paura ed essi finiscono col chiudersi in se stessi. Poi cominciano ad allontanarsi da Dio e dalla fraternità e a correre dietro alle cose materiali che non danno vita. Quindi, si perdono nelle occupazioni quotidiane e cominciano a mettere in questione se stessi, gli altri e Dio e non vivono più nell’attesa e nella speranza delle grandi cose che Dio può operare nella loro vita e in quella della comunità. Non è forse, a volte, questa la storia della nostra vita? Forse a volte non ci capita di perdere di vista Dio, di incominciare ad aver paura e di scappare da Dio, dagli altri e da noi stessi? Celebrando la festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, Patrono della vostra Provincia e anche della mia, dobbiamo ricordarci di non lasciarci mai distrarre da quella pia spiritualità che ci impedisce di togliere dalla nostra vita 275 ciò che ci disorienta e ci trattiene dall’impegno nella ricerca del Regno di Dio e dei valori evangelici. San Paolo ci spiega cosa significhi entrare nel cuore di Dio. Ci invita a entrare con lui nel mistero della Trinità, nel mistero del cuore del Signore Gesù crocifisso e risorto, così da poter scoprire la nostra vera identità di condiscepoli e co-missionari. Questo richiede che noi usciamo da noi stessi, dalla comodità delle nostre “sacrestie”, come anche Papa Francesco ci invita a fare, e che ci apriamo al grido di sofferenza del popolo di Dio e al grido di sofferenza del nostro pianeta. San Paolo, come san Francesco e tuti i grandi santi, non era alieno alla sofferenza. Ha scoperto la potenza redentrice della croce, una potenza che ci libera e ci permette di vivere come figli amati da Dio e amanti del Regno di Dio e come fratelli e minori nel nostro tempo. «E così, [possiate essere] radicati e fondati nella carità»: queste parole bibliche trovano corrispondenza nella nostra Regola e vita, nelle Costituzioni generali e nel documento del Capitolo generale 2015. Siamo chiamati, attraverso la grazia del Sacratissimo Cuore di Gesù, a vivere in una sempre crescente comunione d’amore con Dio, con i fratelli della nostra fraternità e con i fratelli e le sorelle che stanno al di fuori dei muri delle nostre sacrestie e dei nostri conventi, fino ad arrivare ad abbracciare tutta l’umanità e tutto il creato. Siamo chiamati a testimoniare non solo a parole ma essenzialmente con la nostra vita, investendo sui fratelli e diventando fratelli di tutti attraverso una radicale semplicità di vita. Così facendo, ci uniremo al coro di san Francesco e di Papa Francesco per cantare insieme: «Laudato sii!». Fratelli carissimi, il Vangelo ci sfida ad andare insieme come fratelli e a inginocchiarci davanti al Dio uno e trino in umiltà di spirito, mendicanti di misericordia, di riconciliazione e di una più profonda fede. La nostra vocazione ci chiede di lasciare che lo Spirito di Dio ci doni “occhi di fede”. Se lasciamo che la visione che Dio ha della vita e del mondo entri profondamente nel nostro cuore e trasformi la nostra mente il nostro spirito, allora riusciremo a capire cosa significhi essere davvero vivi e liberi per Dio, per gli altri e per tutto il creato. Diventeremo davvero centri di riconciliazione e di speranza gli uni per gli altri e per tutti. Il Sacratissimo Cuore di Gesù ci invita a diventare sempre più fratelli e minori, figli amati da Dio, servi e soggetti a tutte le persone 276 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 e a tutto il creato. La mia preghiera per voi è la stessa che Paolo ha elevato per le comunità cristiane da lui fondate: «[E così] siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio» (Ef 3,18-19). Buona festa! Fr. Michael A. Perry, OFM Ministro generale 6. Encounter of Young Temporary Professed Taize, France, 10.07.2015 “I have called you my friends” It is written in the Gospel of St. John: “You are my friends if you do what I command you. I no longer call you slaves, because a slave does not know what his master is doing. I have called you friends, because I have told you everything I have heard from my Father” (Jn 15: 14-15). It is a great joy for me as the Minister and Servant of the Order of Friars Minor to participate with you, my dear brothers and sisters, in this week of special grace and blessing. I give thanks also to God for the gift of our brothers of the Community of Taize who offer us the occasion to pray, sing, reflect, and relax together as members of the one family of God. Your hospitality gives witness to the invitation of Jesus who welcomes all at the same table fellowship, a table fellowship, which begins in humility, mercy and simplicity and ends in reconciliation, peace and communion. The song that my brothers sang, Laudato Si, reflects an authentic recognition by St. Francis of Assisi of his true identity as a beloved child of God, called to embrace each and every human being as his own brother or sister, and to promote peace and harmony among all. “Most high, all powerful, all good Lord! All praise is Yours, all glory, all honor, and all blessing. To You, alone, Most High, do they belong. No mortal lips are worthy to pronounce Your name”. St. Francis did not begin his spiritual jour- ney singing the praises of God for all of creation. His vocational pursuit began as a response to a deep crisis that he experienced within his own life, within his family, within the Church, within the society and within world in which he lived. His was a world in which humanity was gradually being de-humanized, systematically stripped of its dignity through the competing forces of greed, power-grabbing, economic displacement and the perpetual assault of the poor by the rich. It also was a world of war and violence, especially religious violence, brought crescendo in the 5th Christian Crusade, a protracted effort by the Holy Roman Church to retake the Holy Sights and the Holy Land. In the midst of a personal and social crisis, three central themes emerged that would shape the vocational journey of St. Francis. These three themes allowed Francis to discern the voice of God speaking through his double embrace: the embrace of the Crucified and Resurrected Lord Jesus on the Cross at the dilapidated Benedictine church of San Damiano; and the embrace of a leper of Assisi, one of those persons rejected by society, consigned to a life of misery and begging, suffering from the wounds of leprosy, which disfigured and deformed the physical appearance, making its victim look like a monster. The Humility of God: St. Francis came to discover a very different image of God than the one proposed by the major theological and spiritual practices of the Church of his time. In the course of his personal crisis, Francis found himself no longer drawn to an image of God who, like the emperor or the Pope, was allpowerful, in control of everything, demanding only submission to the established order in order to achieve salvation. I am speaking about the theme of the humility of God. For St. Francis, God was now seen to be the one who came in the form of a tiny, weak infant, born in conditions of poverty, stripped of all pretense of the divine. This image is described most clearly in the Letter to the Hebrews, Chapter 2 where we hear that Jesus did not deem himself equal to God but rather came in the form of a slave, a servant, taking human form in order that humanity might once again experience the love and mercy of God from within itself. The Master of the Dominicans, Friar Bruno, spoke about his yesterday where he encouraged all of us religious to never forget or run away from our humanity precisely because God did not EX ACTIS MINISTRI GENERALIS run from us but, rather, sent His only begotten Son into our midst. It is in and through our humanity that we have been called and chosen for consecrated life. For St. Francis, the life of the Christian disciple is rooted in humility. We do not have to be powerful or in control of our lives in order to be more fully human and spiritual. We do not need to exercise power over the lives of others, which is certainly a very big temptation in our times. Rather, we are called to abandon the pursuit of power, authority, and control, opening our lives to take the great risk to believe that God believes in us (cf. Giacomo Bini, OFM), loves us, forgives us unconditionally and is forever in our lives. Humility is that quality that sets us free from the fear of taking a risk and of making a decision to choose a particular form of life to which we believe God is calling us. This calling, this taking of a risk, requires that we progressively learn how to ‘let go’ of all that we never possessed from the beginning, even though we thought we were in possession of ourselves. Humility is the recognition of our true identity as beloved children of God, members of the one human family, called to become ‘friends of Jesus’, as the text from the Gospel of St. John reminds us. It is this calling into friendship with God that unleashes within us the desire to break out in joyful song, “Laudato si, o mi Signore!” “Praise be to you, Most High God…” It is through a recognition of our true selves before God, the way of humility, that we learn the way to harmonious living, as exemplified in God’s creatures (vs 1-9, 10). A second theme that emerged in the conversion experience of St. Francis might be described as that of coming to live in mutual interdependence with others, those who are members of our specific religious institutes, those in the Church and the world, and, ultimately learning how to live in mutual interdependence with all of creation. As Fr. Richard indicated yesterday, one of the contributions from the experience of life in Africa is the realization that my individual life, my well being and being well, is totally dependent on the well being of the other person, of my brothers and sisters anywhere living in the world. We are born into a permanent condition of brotherhood and sisterhood, members of the one family of God. St. Francis of Assisi progressively came to this realization as he deepened his life in God through the ‘wasting of time’ 277 in solitude, and by praying together with the brothers. He came to perceive and understand that God’s invitation into friendship is an invitation to live ‘fraternitas’, ‘community’, with the Trinity who forms a community of life and love. Fraternitas/community, when rooted in God’s life, demands that we reach out to all people, especially the poor and marginalized. This interdependence, this permanent and true condition of fraternitas/community, of being connected to one another in the one family of God, should not be viewed as weakness but as strength. Through a mutual interdependence within the human family, God realizes His Kingdom plan for the future of our lives and the life of the world. For St. Francis, and for many other founders of other religious Order, Congregations and Institutes, the dimension of fraternitas/community is an absolute condition for the realization of the goal of consecrated religious life, namely, communion in all of its dimensions: communion with God; communion with brothers and sisters - those who share the same charismatic vision and participate in the same form of religious life pursuit; and communion that extends to all peoples everywhere, even those who persecute and do violence to us and to others. As St. Paul reminds the Christian community in Ephesus, “But now in Christ Jesus you who once were far off have become near by the blood of Christ. For he is our peace, he who made both one and broke down the dividing wall of enmity…that he might create in himself a new person in place of two, thus establishing peace, and might reconcile both with God, in one body, through the cross, putting that enmity to death by it (Eph. 2: 13-16). One of the greatest threats to our spiritual identity, and to consecrated life, is the seduction of individualism. This seduction is very insidious. Like a hidden cancer, it grows in the hidden recesses of our heart and mind, leading us to progressively close in upon ourselves and to seek to fulfill our own personal needs, our own loneliness and feelings of being isolated, exhausted from activities that do not bring life or meaning, using vicarious material or even relational means to fill the void. Individualism leads not only to isolationism but also to a growing fear of the other, and an increasing lack of trust: trust in God’s presence and work in our lives; fear of trusting our brother or sister in the consecrated life; fear of the other, of those whom we encounter, especially those 278 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 who we perceive to be our enemies, closing us off to all forms of encounter and dialogue. From my own experience of living and visiting my Franciscan brothers, it would appear that this threat increases the longer men and women remain in religious life. Why this is true is too complex to analyze at this time. Perhaps there is an element of personal narrative, the sense of failure, or unrealized dreams in the heart of an individual person. Perhaps it is the result of living with others who seem to have abandoned the radical challenges of religious life, those who have adapted to the ‘status quo’, divorced from any sense of holy newness and the need to always begin anew at any and all stages of our religious journey. There are no secret therapies to overcome these dangers. Rather, we must encourage one another to return to the source of life, the Lord Jesus, and to keep him at the center of our lives. We must help one another get back up when we have fallen, when we have failed. And we must be willing to never let go of one another but rather to commit and re-commit daily to life in fraternitas/community. This also will require a personal willingness to be accompanied throughout our religious life and to be willing to accompany one another, opening our lives to one another with ever-greater transparency and a sense of humility. Our singing Monk reminded us of this yesterday afternoon where he spoke of the need to have a spiritual guide to accompany us. This applies equally to a Master, or Minister General as to all brothers and sisters in religious life. We all need to be accompanied spiritually and humanly if we are to survive the challenges that we will encounter at every moment of the journey. There is third dimension of our identity as human beings, members of the Body of Christ, and members of a specific type of consecrated life. I am speaking here of the dimension of marginality or being people who are called and commissioned to live ‘on’ or ‘at’ the material, spiritual, political, social and religious peripheries. Consecrated life challenges us to abandon all, to leave all behind, for the sake of God’s Kingdom, which means also for the sake of our brothers and sisters who struggle each day to survive, to find meaning in life and to express their God-given talents in an environment that both recognizes and accepts them and their gifts as an authentic contribution to the life of the world and the Church. We are called to ‘be the poor Church living with and among the poor’ (Pope Francis), in all the different forms this poverty takes in the life of the world today. I must admit that since becoming Provincial, Vicar General, and now Minister General and Servant, one of the greatest challenges I face is the distance that I feel from the margins, from the peripheries. I believe that God is calling me to serve the brothers of the Order of Friars Minor as their Minister and chief foot washer. At the same time, I feel sometimes as though I am speaking only from words that record the great deeds that God is achieving in the lives of my brothers, and of other religious and laity in the Church. St. Francis of Assisi and Pope Francis of Buenos Aires both remind us that we must be physically present as religious in the zones of marginality and the periphery if we are to renew our love and friendship with God and if we are to be instruments of renewal for all of humanity. We must not only be poor by our profession, our vows. We must be poor by our complete self-abandonment and openness to God and to God’s life lived among His people, especially those who suffer and are marginalized. After all, we are disciples of the poor, crucified Lord Jesus, the one who humbled himself in order that all of humanity and all of creation might be raised up and restored to original dignity, no longer called ‘slaves’ but ‘friends of a loving and merciful God. In conclusion, I am convinced now more than ever that we must do all that we can to keep alive and keep growing in our ‘friendship’ with the Lord Jesus. It is this fundamental friendship that will enable us to take a risk, the risk that Jesus is present in our lives, our world, and is calling and challenging us to respond generously and without condition. The road will be long. The trials will be many. But “If we take Jesus’ commandment to love seriously, and if we long to be called ‘friend’ by Jesus, then [we will be able to] give love freely and generously without counting the cost and without wondering and worrying who is on the receiving end of our limitless love” (O’Day, 2008, p. 24). In this way, we become the prophetic voice of God, of God’s Church, capable of ‘waking up the world’. Pope Francis, speaking to the Union of Major Superiors of Men (November 24, 2013) challenged religious to “Be witnesses of a different way of doing things, of acting, of living!” He added: “It is possible to live differently in this world. We EX ACTIS MINISTRI GENERALIS are speaking of an eschatological outlook, of the values of the Kingdom incarnated here, on this earth. It is a question of leaving everything to follow the Lord…”. May God who is calling each of you by name to enter into a life-giving and life-long friendship continue to strengthen your resolve, deepen and expand your capacity to love, and increase your experience of the joy of the Gospel life! Fr. Michael A. Perry, OFM Minister general 7. Lettera per la Festa di santa Chiara Pellegrine e forestiere con tutte le creature Carissime sorelle, quest’anno la lettera enciclica Laudato si’ di Papa Francesco ci offre l’occasione di condividere qualche riflessione sulla «cura della casa comune» confrontandoci con l’esperienza di Chiara d’Assisi. Ritengo importante rileggere con voi il richiamo forte del Papa a quella ecologia cristiana che tutti ci coinvolge. Chiara, lo sappiamo, non parla direttamente di questa tematica, ma è possibile ritrovare nella sua vita e nei suoi scritti alcune tracce che rivelano la sua sensibilità e che possono offrire alcune provocazioni per voi Sorelle Povere di oggi. Essere generati per generare Chiara ha profondamente radicata in sé la consapevolezza di essere stata generata e di ricevere continuamente la vita e il nutrimento dalle mani del Padre delle misericordie, «che nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo» (Priv 6): si sente figlia amata, e riconosce i tratti della paternità di Dio nel volto del suo servo Francesco. Il padre san Francesco è per lei «piantatore» (TestsC 38) e più volte, definendosi in riferimento a lui, Chiara sceglie per sé l’immagine della plantula, della «pianticella». «Io, Chiara, pianticella del padre santo» (TestsC 37) scrive ancora al termine della vita nel suo Testamento, utilizzando questa immagine che esprime il bisogno della cura paziente e amorevole, di essere nutrita e sostenuta nella propria fragilità. Chiara sa di essere bisognosa 279 di ricevere cura e si riconosce pianticella, ma sa anche porsi nella relazione con l’altro come madre che nutre e si prende cura: conosce la sapienza e la pazienza del contadino nell’andare incontro ai bisogni delle sorelle. Tante testimonianze al Processo di canonizzazione rivelano la sua capacità di ascolto e la premura verso ciascuna, nella singolarità di ogni sorella. Per lei le sorelle sono un dono ricevuto dalle mani del Padre (cfr. TestsC 25): un bene da custodire con tenerezza e forza, mettendosi a servizio della vocazione di ognuna. Chiara ha compassione e cura dell’anima e del corpo delle sorelle (cfr. Proc 8,3): educhiamoci anche noi a questa «cultura della cura» (Laudato si’, 231), a fare unità nella nostra vita, a non contrapporre il corpo allo spirito: «imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana» (Laudato si’, 155). Questo può interpellare voi sorelle e le vostre comunità: chiedetevi come viene nutrita e curata la vostra vita interiore, come sono coltivate e nutrite le relazioni tra le sorelle, quanto vi lasciate educare dalla sapienza del creato, quanto i gesti semplici e quotidiani anche per voi diventano parabole di Vangelo seguendo l’esempio di Gesù che per annunciare il Regno partiva proprio dalla vita concreta: il pane, il seme, la vite, il grano… (cfr. Laudato si’, 97). Riconoscenza e condivisione Un secondo aspetto evidenziato dalle fonti ci rimanda al rapporto di Chiara con i beni del creato. Da povera, «i frustoli di elemosina e i tozzi di pane che i cercatori riportavano, li accettava con grande piacere, mentre quasi mesta prendeva i pani sani; esultava di più davanti ai tozzi», come ricorda la Legenda (LegsC 9). C’è in lei una risposta di gratitudine, di apprezzamento, di riconoscenza per quanto le viene donato. Il suo atteggiamento improntato alla sobrietà manifesta con ogni evidenza l’estrema distanza dalla mentalità consumistica e da quella «cultura dello scarto» (cfr. Laudato si’, 16.22.43.123.220) che tanto condiziona il nostro relazionarci con le persone e con le cose. I tozzi di pane, scartati dalla tavola dei ricchi, diventano per lei motivo di gioia, permettendole di assaporare più pienamente il gusto della povertà. Chiara sa accogliere il dono di un pezzo di pane dato in elemosina ritrovando in esso la bontà del Donatore. Non pretende e non 280 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 ambisce al superfluo: le basta il necessario, si accontenta del sufficiente, consapevole che «il cibo che si butta via è come se lo si rubasse dalla mensa del povero» (Laudato si’, 50). Chiara non sfrutta i beni del creato, bensì li accoglie come dono, ricevendoli in funzione della vita e in risposta al proprio bisogno, ma senza appropriarsene. Può essere quindi aperta alla condivisione generosa di quanto ha ricevuto. Sora Cecilia racconta che, dell’unico pane rimasto in monastero, Chiara ne fa mandare la metà ai Frati (cfr. LegsC 10), mettendo in atto una condivisione smisurata nel dividere equamente il pane tra le sorelle – che erano cinquanta – e i fratelli, che verosimilmente erano in quattro (cfr. RsC 12,5-7). Chiara si abbandona fiduciosa nelle mani provvidenti del Padre delle misericordie che non lascia mancare il cibo a coloro che confidano in lui, dimostrando che «è meglio il poco del giusto che la grande abbondanza dei malvagi» (Sal 37,16). Condivide quanto ha ricevuto, perché possa servire a tutti; sa ricevere ma senza abusare del dono, restituendolo con fiducia e generosità nella condivisione con i fratelli. È uno stile che interroga voi, Sorelle, e noi Frati, riguardo all’uso dei beni e alla gestione delle risorse che possediamo; smaschera la nostra ricerca e forse pretesa di privilegi che ci portano ad aspettarci di ricevere qualcosa in più rispetto agli altri; ci interpella in ordine alla misura della condivisione con i nostri fratelli, all’atteggiamento di gratitudine o di avidità e accumulo. Una sana e giusta relazione con i beni del creato non ci rimanda, in definitiva, a quella scelta di minorità che abbiamo abbracciato, invitandoci a non accumulare, a non appropriarci, a non sprecare, bensì ad accogliere con gratitudine e a restituire nella condivisione? Stupore e lode per la bellezza del creato L’atteggiamento libero di Chiara di fronte al creato le permette di essere aperta a riconoscere nella bellezza delle opere la presenza del Creatore. Sora Angeluccia narra che quando mandava le Sorelle fuori dal monastero per qualche servizio «le admoniva che, quando vedessero li arbori belli, fioriti e fronduti, laudassero Iddio» (Proc 14,9). Le Sorelle a cui Chiara si rivolge hanno un compito da svolgere, ma la loro attenzione non deve essere assorbita unicamente dalle cose da fare o dagli impegni, il loro sguardo deve allargarsi al mondo e a ciò che il Signore vi ha posto: «prestare attenzione alla bellezza e amarla ci aiuta ad uscire dal pragmatismo utilitaristico. Quando non si impara a fermarsi ad ammirare ed apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli» (Laudato si’, 215). È un guardare con l’attenzione di chi sa cogliere la bellezza, l’armonia e la vita delle cose create: Chiara sa vedere il bello e il buono, prima che l’utile. E, seguendo l’insegnamento di Francesco, ci dice che da questo “vedere” deve scaturire il “credere”, che si esplicita nel canto della lode per il Creatore. La lode di Dio ha il primato sulle opere, anche su quelle buone, e la vostra vita deve essere un inno di lode al Signore anche per il dono del creato, da guardare con attenzione, rispetto, riconoscenza (cfr. Laudato si’, 85.233). Il Papa ci ricorda che «se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea» (Laudato si’, 11). Ciò diventa provocazione, per ogni sorella, a coltivare e custodire un atteggiamento di restituzione nella lode al Donatore per tutti i suoi doni. E insieme è invito per le comunità a compiere scelte di rispetto dell’ambiente, di sobrietà e di attenzione allo spreco, di gestione delle strutture in modo sapiente e lungimirante, di valorizzazione degli ambienti, di cura per la bellezza e l’armonia degli spazi (cfr. Laudato si’, 147), dell’instaurarsi cioè di «una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura» (Laudato si’, 67). Dalla lode alla partecipazione all’opera creatrice del Signore Chiara ha la profonda consapevolezza di essere una creatura, ma altresì si sente chiamata a cooperare all’opera creatrice di Dio. Il lavoro è per lei una grazia data dal Signore, e deve essere a servizio di tutte: «Le sorelle alle quali il Signore ha dato la grazia di lavorare, dopo l’ora terza lavorino con fedeltà e devozione e di un lavoro che sia onesto e di comune utilità» (RsC 7,1). EX ACTIS MINISTRI GENERALIS Anche riguardo al lavoro emergono i medesimi tratti: è servizio ad un bisogno comune che richiede ad ogni Sorella «fedeltà e devozione»; è ambito in cui donare cura ed attenzione, in cui sentirsi custodi del bene delle sorelle e dei fratelli, in cui cercare ed esprimere la bellezza quale “segno” del volto bello di Dio. Il lavoro inteso come mezzo di sostentamento e possibilità di servizio, contro ogni forma di appropriazione o di ricerca di riconoscimenti, resta luogo privilegiato in cui tenere vivo «lo spirito della santa orazione e devozione, al quale tutte le altre cose temporali devono servire» (RsC 7,2), cercando «la maturazione e la santificazione nell’intreccio tra il raccoglimento e il lavoro» (Laudato si’, 126). Non è inutile, forse, interrogarsi circa la dimensione del lavoro nella vostra vita e nel tessuto della comunità. Chiedersi cioè se il tempo del lavoro sia in funzione del servizio alle sorelle e ai fratelli, se venga vissuto con la convinzione di stare partecipando all’opera creatrice di Dio e con la responsabilità di sapersi custodi degli altri e delle creature. Sono interrogativi a cui solo apparentemente si può dare una facile risposta, ma che in realtà riguardano l’ambito della gestione del tempo, lo stile comunitario, le diverse possibilità di ciascuna sorella, le varie stagioni della vita. Sorelle carissime, Chiara, sull’esempio di Francesco, vi lascia in consegna uno stile di vita che si può riassumere in poche parole: essere «pellegrine e forestiere in questo mondo» (RsC 8,2). Il pellegrino ha con sé l’essenziale, non spreca e non accumula, ma tutto riceve come dono e tutto restituisce nel ringraziamento. Il forestiero è ospite, è di passaggio, non può appropriarsi di nulla, né accampare diritti e privilegi, ma tutto si affida alla generosità degli uomini e alla provvidenza di Dio. Quanto è attuale questo stile ecologico di vita cristiana e francescana! Se in questa direzione abbiamo fatto ancora poca strada, chiediamo al Signore il dono di una «conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che ci circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana (Laudato si’, 217). Non possiamo restare indifferenti di fronte a questa urgenza. Dobbiamo formarci, come ci esorta il Papa, «ad una austerità responsabile, alla contemplazione ri- 281 conoscente del mondo, alla cura per la fragilità dei poveri e dell’ambiente» (Laudato si’, 214). Il futuro della casa comune passa anche attraverso la vita delle nostre case! Educhiamoci, pertanto, ad una ecologia della vita quotidiana che è espressione di una sana spiritualità cristiana e francescana, affidando a Dio il nostro impegno di cura per la vita in tutte le sue dimensioni. Vi invito, infine, a pregare e a supplicare il Signore per tutti coloro che hanno responsabilità politiche sociali ed economiche sul futuro del pianeta, perché sia sempre più amato, vissuto e custodito come la nostra casa comune. Auguri di buona festa! Roma, 15 luglio 2015 Fr. Michael A. Perry, OFM Ministro e servo Prot. 105810 8. Lettera della Conferenza della Famiglia Francescana San Francesco, chiave di lettura dell’Enciclica I Ministri generali della Famiglia Francescana esprimono gratitudine e gioia per la pubblicazione della Lettera Enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune di Papa Francesco. In essa san Francesco viene citato dodici volte e si rivela essere la chiave di lettura dell’intero testo: «Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani». Il testo, presentato ufficialmente giovedì 18 giugno 2015 in Vaticano, attualizza in questo momento storico il nostro carisma, soprattutto per quanto riguarda il rispetto per ogni forma di vita. Come francescani da sempre e in ogni 282 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 luogo cerchiamo di testimoniare e difendere l’ambiente e le persone che lo abitano, consapevoli che chi ama Dio non può non amare ciò che Lui ha creato: gli esseri viventi e la natura. Proprio il Cantico delle Creature, espressione dello stile di vita di san Francesco, è un inno alla vita in tutte le sue forme, sia naturali sia umane. Francesco ha instaurato un rapporto di profonda sintonia con tutta la creazione, soprattutto con il vertice dell’opera creatrice di Dio, ossia l’umanità. A questa speciale relazione si ispira il Papa nel suo impegno per i poveri e gli emarginati, per la pace, la riconciliazione e la cura del pianeta, dimostrando le qualità profetiche che derivano dall’essere in comunione con Dio, con i propri simili, con se stessi e con l’universo creato. Proprio per questo motivo, Papa Francesco ha osato abbracciare e portare avanti il mandato del discepolato cristiano modellato sull’esempio di san Francesco d’Assisi. L’Enciclica sfida tutti noi a semplificare la nostra vita, a spogliarci e ad abbandonare ciò che non è necessario, in modo da poter riscoprire la bellezza che Dio ha posto in noi, cioè in ogni persona, e in ogni cosa creata. La nostra vocazione è vivere una solidarietà senza limiti con tutto quello che Dio ha creato. Per questa Enciclica ringraziamo di cuore Papa Francesco e gli assicuriamo il nostro ricordo nella preghiera. Consapevoli che è in atto un nuovo approccio per promuovere e difendere la vita del pianeta e dell’umanità, ci facciamo carico delle parole del Santo Padre e invitiamo tutte le persone di buona volontà e i governanti ad assumersi le proprie responsabilità per la salvaguardia della pace, della giustizia e del creato. A nome di tutta la Famiglia Francescana, ci impegniamo con fermezza a rivedere il nostro stile di vita, in modo da essere testimoni coerenti di quanto abbiamo professato di vivere. Concretamente sollecitiamo tutti i francescani e quelli che con noi collaborano a utilizzare in modo più consapevole l’elettricità e l’acqua, a ridurre l’uso dei materiali inquinanti quali la plastica e i detersivi, a prevenire responsabilmente gli sprechi e a mettere in pratica ogni giorno qualsiasi piccolo accorgimento per la salvaguardia del creato. Fraternamente Roma, 16 luglio 2015 Sr. Deborah Lockwood, OSF Ministra generale Presidente CFF Fr. Michael Anthony Perry,OFM Ministro generale Fr. Marco Tasca, OFMConv Ministro generale Fr. Mauro Jöhri, OFMCap Ministro Generale Fr. Nicholas Polichnowski, TOR Ministro generale Tibor Kauser, OFS Ministro generale 9. Intervista a Fr. Michael A. Perry Ministro generale OFM Radio Vaticana, 30.07.2015 Portare al mondo la misericordia di Dio Qual è la storia del Perdono di Assisi? Anzitutto dobbiamo tenere presente il contesto in cui san Francesco ha chiesto questa grazia. Il contesto era quello di un mondo in guerra, in conflitto, in cui i ricchi cercavano di mantenere il potere; c’era poi la guerra fra la Francia e la Germania, c’erano le Crociate in Terra Santa tra i cristiani e i musulmani; ma c’erano anche conflitti all’interno delle famiglie e anche conflitti all’interno della Chiesa. Questo è il contesto importante da tenere in mente per capire meglio il significato di questa Festa del Perdono di Assisi. Guardiamo poi anche l’esperienza di Francesco: in una notte del 1216, Francesco era immerso nella preghiera alla Porziuncola, come faceva sempre; ha visto una luce, una luce molto forte. Francesco vide sopra l’altare il Cristo e alla sua destra la Madonna e gli angeli, che gli chiesero cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta immediata fu: “Benché io sia misero e peccatore, ti prego di concedere ampio e generoso perdono”. Francesco ha chiesto e ha ricevuto dal Papa Onorio III il 2 EX ACTIS MINISTRI GENERALIS agosto 1216 questa grazia di celebrare la Festa del Perdono a Santa Maria degli Angeli. In tutte le chiese francescane, ovunque nel mondo, è concessa l’indulgenza a chi si comunica, si confessa e prega per il Papa. Credo che questa festa esprima il desiderio di ricevere la grazia della liberazione interiore e della liberazione a livello relazionale, perché non essendo più schiavi del nostro passato e dei nostri limiti umani possiamo entrare nel Regno dei figli e delle figlie di Dio. Credo sia diventare un po’ una benedizione e portatori della misericordia spirituale e materiale verso tutta l’umanità e anche verso tutto il Creato. Questo è secondo me il significato di questa festa del Perdono di Assisi. Nei giorni della solennità migliaia di persone si recano alla Porziuncola per confessarsi. Ecco, come vivere oggi la confessione in modo maturo? Prima di tutto vorrei dire che ci sono diverse dimensioni di questa Confessione. Prima di tutto, questo percorso comincia a livello personale, quindi la dimensione personale. Vediamo che le persone cercano sempre la misericordia di Dio nella propria vita e fanno in qualche modo una confessione personale nel cuore, nella profondità del loro cuore e della loro esperienza umana. Questo è il primo passo verso una vita riconciliata. Poi c’è una dimensione ecclesiale. La Chiesa offre sempre la possibilità ai cristiani di confessarsi nel Sacramento della Riconciliazione, quindi la Chiesa riconosce la dimensione sociale e sacramentale dell’atto o meglio del movimento interiore della persona che vuole avvicinarsi di nuovo a Dio e che vuole anche ricevere questa grazia del Sacramento della Riconciliazione. Poi, c’è la Chiesa che serve come strumento di questa grazia tramite la Confessione. In tutte le parti del mondo i francescani vedono un aumento numerico dei cattolici che vogliono ricevere questa grazia del Sacramento. Infatti, sono stato qualche giorno fa a Chicago e prima in Asia e ho sentito che ci sono più cristiani adesso, rispetto agli ultimi 5, 10 anni, che stanno riprendendo questa pratica di andare a confessarsi chiedendo la benedizione, il perdono e la 283 possibilità di riprendere la propria vita. Però per questo ci vuole anche una conversione matura. La Chiesa deve formare i cristiani a superare la pratica tradizionale di confessarsi o presentare un elenco superficiale di fatti e cercare di identificare le radici del loro peccato, dell’esperienza di vivere come schiavi. E poi credo sarebbe importante presentare il Sacramento come una vera esperienza di liberazione, di conversione, di riconciliazione, di gioia. E infine aiutare i cristiani a fare quello che Papa Francesco ci ha detto nella sua indizione del Giubileo della misericordia, cioè di confessarsi e poi di agire e produrre i frutti della carità e della giustizia nel mondo di oggi. Papa Francesco ha detto che questo è il tempo della misericordia, cosa significa per la Chiesa? Tutto il tempo della storia della nostra vita è il tempo della misericordia. Allora, noi siamo veramente molto contenti che Papa Francesco abbia indetto quest’anno. Mi sembra però, secondo quello che lui ha detto già in diversi luoghi, che questo tempo della misericordia non è solo limitato a quest’anno di grazia, a quest’anno del Giubileo. Il senso di questo tempo è diventare una persona che viva della misericordia di Dio e che condivida questa misericordia con tutte le persone con cui viviamo, che incontriamo, ed estendere questo al mondo: diventare missionari della misericordia e approfondire questa esperienza del perdono nella nostra vita, di sentirsi amati, accolti, abbracciati da Dio, così come il Figliol prodigo. E poi possiamo diventare segno concreto per il mondo di oggi che sta cercando questa riconciliazione e questa misericordia. Questo mi sembra un po’ il senso di questo tempo della misericordia. Goroni Alberto (a cura di) [Intervista rilasciata a «Radio Vaticana», 30 luglio 2015] E SECRETARIA GENERALI 1. Electiones extra Capitulum Cust. Aut. “Nostræ Dominæ Septem Gaudiorum” in Brasilia El Congreso Definitorial de la Custodia de las Siete Alegrías de Nuestra Señora, en Brasil, legítimamente celebrado en la Casa “São Francisco”, de Campo Grande, MS, el día 28 de abril de 2015, y presidido por el Custodio, Do Nascimento Fr. Roberto Miguel, fuera del Capítulo Custodial eligió: para el oficio de Vicario Custodial, de Sousa Fr. Rogério Viterbo para el oficio de Consejero Custodial, Neto Fr. João Francisco. El Definitorio General, en la Sesión del día 05 de mayo de 2015, después del estudio atento del Acta auténtica, aprobó esta elección. Prot. 105628/S134-15 2. Electio extra Capitulum Cust. Aut. “Nostræ Dominæ Septem Gaudiorum” in Brasilia El Congreso Definitorial de la Custodia de las Siete Alegrías de Nuestra Señora, en Brasil, legítimamente celebrado en la Casa “São Francisco”, de Campo Grande, MS, el día 29 de abril de 2015, y presidido por el Custodio, Do Nascimento Fr. Roberto Miguel, fuera del Capítulo Custodial eligió: para el oficio de Secretario Custodial, Da Silva Fr. Enrico Alves. El Definitorio General, en la Sesión del día 05 de mayo de 2015, después del estudio atento del Acta auténtica, aprobó esta elección. Prot. 105630/S135-15 3. Visitatores Generales – O’Connel Br. Niall, Prov. Hiberniæ, in Hibernia, pro Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV, in USA: 06.05.2015; prot. 105512/ S081-15. – Nguyen Van Si Fr. Ambrogio, Prov. S. Francisci Assisiensis, in Vietnamia, pro Prov. Christi Regis, in Canada: 06.05.2015; prot. 105551/S101-15. – Oliver Alcón Fr. Francisco, Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV, in Hispania, pro Prov. Ss. Martyrum Marochiensium, in Portugallia: 06.05.2015; prot. 105636. – Obico Br. Baltazar, Prov. S. Petri Batistæ, in Philippinis, pro Cust. Aut. S. Antonii Patavini in Philippinis: 12.06.2015; prot. 105535/S090-15. – Crisci Fr. Livio, Prov. S. Francisci Stigmatizati, in Italia, pro Prov. Ss. Cordis Iesu, in Italia: 12.06.2015; prot. 105620/S129-15 – Ferro Fr. Salvatore, Prov. Siciliæ Ss. Nominis Iesu, in Italia, pro Prov. SaminitoHirpinæ S. Mariæ Gratiarum, in Italia: 12.06.2015; prot. 105632/S138-15. – Schwerz Fr. Nestor Inácio, Prov. S. Francisci Assisiensis, in Brasilia, pro Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV, in Brasilia: 17.06.2015; prot. 105757. 4. Domus suppressæ – Holy Spirit Friary, 5225 S. Greenwood Avenue, Chicago 60615-4335, USA, 07.06.2015; prot. 105644/S142-15. 5. Notitiæ particulares – McGrath Fr. Aidan, della Provincia di Irlanda, è stato eletto dal Definitorio generale Segretario dell’Ordine e Notaio dell’Ordine: 15.06.2015; prot. 105748. – Lovato Fr. Stefano, della Prov. veneta di S. Antonio di Padova, è stato eletto dal Definitorio generale Vice Segretario generale: 15.06.2015; prot. 105749. – Echeverry Carbonell Fr. Akimed, della Prov. di Santa Fede in Colombia, è stato eletto dal Definitorio generale Vice Segretario generale: 15.06.2015; prot. 105750. – Orosz Fr. Lóránt, Definitore generale, è stato eletto Procuratore generale dell’Ordine: 286 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 15.06.2015; prot. 105753. dal Definitorio generale Economo generale: 15.05.2015; prot. 105755. – Etzi Fr. Priamo, della Cust. di Sardegna dipendente dalla Prov. Serafica di Assisi, è stato eletto dal Definitorio generale Segretario della Procura generale: 15.06.2015; prot. 105754. – De La Fuente Fr. Silvio, della Custodia di Terra Santa, è stato nominato dal Definitorio generale Vice Economo generale: 15.06.2015; prot. 105756. – Vaiani Fr. Cesare, della Prov. S. Carlo Borromeo di Milano, è stato eletto dal Definitorio generale Segretario generale per la Formazione e gli Studi: 15.06.2015; prot. 105751. – Mąka Fr. Tyberiusz, della Prov. dell’Immacolata in Polonia, è stato eletto per un triennio Economo della Fraternità della Curia generale: 18.06.2105; prot. 105761. – Balajić Fr. Siniša, della Prov. del Ss.mo Redentore in Croazia, è stato eletto dal Definitorio generale Vice Segretario generale per la Formazione e gli Studi: 18.06.2015; prot. 105759. – Torrez Fr. Carlos, della Prov. di Nostra Signora di Guadalupe nell’America Centrale, è stato eletto dal Definitorio generale Vice Direttore dell’Ufficio di GPIC: 06.07.2015; prot. 105809. – Murray Fr. Russel, della Prov. del Ss.mo Nome di Gesù negli USA, è stato eletto dal Definitorio generale Animatore generale per l’Evangelizzazione: 15.06.2015; prot. 105752. – Sztyk Fr. Witosław, della Prov. dell’Assunzione in Polonia, è stato eletto Rettore degli Studenti della Fraternità “Beato Gabriele Allegra”: 18,06.2015; prot. 105762. – Gallardo Loja Fr. Luis, della Prov. di S. Francesco in Ecuador, è stato nominato dal Definitorio generale Animatore generale per le Missioni: 18.06.2015; prot. 105760. – Flores Guerriero Fr. José Ángel, della Prov. dei Santi Pietro e Paolo in Messico, è stato eletto dal Definitorio generale per un triennio Vice Rettore ed Economo della Fraternità “Beato Gabriele Allegra”: 18.06.2015; prot. 105763. –Puodziunas Fr. John, della Prov. dell’Assunzione negli USA, è stato eletto E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS 1. Avvenimenti 1. Capitolo generale dei Frati Minori a. Intervento del Rettore Magnifico S. Maria degli Angeli, Domus Pacis, 29.05.2015 La Pontificia Università Antonianum: tra presente e futuro! Purtroppo non possiamo riportare il discorso del Rettore, molto apprezzato, perché ha “parlato a braccio”, commentando alcune slide proiettate sullo schermo. b. Intervento del Vice Rettore della PUA Antonianum: percezione, proposta formativa, sfide 1. Percezione «positiva» dell’Antonianum Dopo una sostanziale discussione sulla natura e missione dell’Antonianum, realizzata in diversi momenti della storia dell’Ordine, prossimi o remoti, posso dire che è prevalso sempre un esito positivo o molto positivo. Prendendo come esempio alcuni di questi momenti, ne indico alcuni particolarmente significativi: il Consiglio Plenario di Bangalore, India, è stato un momento cruciale per l’Antoniaum, perché riprendeva le decisioni del Capitolo generale del 1985, per un rinnovamento dell’Ateneo, dopo avere discusso sulle motivazioni a favore e contro, si ottenne un risultato positivo con la revisione di tutti gli enti presenti a Roma in via Merulana 124, dei programmi, dei professori, del personale, della missione (cf. Acta Consilii Plenarii OFM celebrati in civitate Bangalore, India diebus 1-21 Maii, 1988, Roma, Curia Generalis Ordinis OFM, 1991, p. 192-232). Dopo Bangalore ogni valutazione in merito fino ad oggi evidenzia sempre gli aspetti positivi che superano quelli negativi fino a percepire l’Antonianum in un modo nuovo. Infatti, nella Ratio Studiorum del 2001 si dice che «L’Ordine dei Frati Minori considera il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma al primo posto tra i suoi centri di studio» (Ratio Studiorum, 122). Tale idea è stata ripresa qualche anno dopo: «la Pontificia Università Antonianum è, senza dubbio, la prediletta del nostro Ordine, perché, benché sia molto più piccola per numero di altre istituzioni accademiche dell’Ordine, è considerata il «suo principale centro di studi» (Enchiridion dell’Ordine dei Frati Minori = EOFM, III, 2774). Merita una nota particolare il fatto che nel 2005 l’Ateneo sia passato a Pontificia Università Antonianum. Questo riconoscimento giungeva in un momento particolarmente significativo per il nostro Ordine: si stava preparando alla celebrazione della grazia delle origini. Si coronava così un lungo percorso, iniziato nel 1887, e che riconosceva all’Antonianum un posto singolare per «l’importanza dello studio per garantire ai Frati una qualità di vita e di testimonianza» (EOFM, III, 3012), perché come ha ricordato Giovanni Paolo II, citando Tommaso da Eccleston, «l’Ordine dei Frati Minori poggia su due pilastri: la santità di vita e lo studio» (EOFM, II, 381 e III, 2772). Da un altro punto di vista, è chiaro che la percezione dell’Antonianum è tanto diversa quanto lo è la realtà culturale e geografica del nostro Ordine. 2. Proposta formativa: valida e richiesta Gli interventi che in situazioni specifiche hanno riguardato l’Antonianum – mi riferisco agli interventi dei Papi, di altre Università, di gruppi di ricerca scientifica, come anche a quelli del Gran Cancelliere, dei nostri studenti e professori laici – valutano molto positivamente il patrimonio scientifico, le possibilità culturali e la capacità di dialogo che offre l’Antonianum agli uomini e alle donne del mondo contemporaneo. Custodi della speranza, così Giovanni Paolo II (1982) chiamava il personale dell’Ateneo ed esortava a coltivare questo titolo approfondendo la ricca dottrina dei maestri francescani. Diceva Esattamente: «Io vorrei che l’Ordine dei Frati Minori, in particolare modo mediante questo suo Ateneo, contribuisse a colmare questo bisogno di speranza con l’apporto originario che a san Francesco si ispira» (EOFM I, 2990). 288 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 Dopo le varie autovalutazioni e valutazioni condotte in questi ultimi anni, o dal Processo di Bologna o dall’agenzia AVEPRO, c’era timore per il risultato, tuttavia ci ha rassicurato molto il fatto che le agenzie, ma anche gli studenti e il personale coinvolto, abbiano evidenziato i punti da migliorare. Pertanto, sostanzialmente, il risultato ha avuto un esito molto positivo (lo possono confermare: il Ministro Generale, il Vicario Generale, che la Congregazione ha voluto presenti negli ultimi incontri; ma anche il prof. C. Coulot, ultimo Visitatore dell’Antonianum; infine, ciascuno di voi può vedere il risultato finale nel sito dell’Antonianum e dell’AVEPRO). Di altro tipo, come è naturale, sono stati i tanti e sempre graditi saluti del Gran Cancelliere, riassunte dalle parole di uno di loro: «Carissimi, un Centro di Studio non viene qualificato necessariamente o primariamente dal “nome”, né dal numero degli studenti, ma dalla serietà delle ricerche scientifiche e dell’insegnamento, che è anche accompagnamento degli studenti, adeguato alle esigenze di oggi. Mi auguro che questi due elementi siano sempre più potenziati in modo da fare del nostro Pontificio Ateneo “Antonianum” una Università Cattolica e Francescana stimata e valorizzata da tutti, dentro e fuori il nostro Ordine» (G. Bini, Antonianum, 76/4 (2001) p. 767-769). Infine, sono incoraggianti le motivazioni a cui sono pervenuti gli studenti alla nostra Università; coloro, cioè, che vanno in cerca di un accompagnamento non solo informativo ma formativo, perché ispirato dalla dottrina francescana. 3. Sfide da affrontare Nella nostra Università Antonianum non ci sono soltanto aspetti positivi, ma ci sono anche parecchi punti non tanto chiari su cui bisognerebbe soffermarsi. Suor Mary e io abbiamo scelto di parlare delle cose positive, poiché possono diventare propositive per l’Ordine. Abbiamo ritenuto doveroso, perciò, portarle alla vostra conoscenza, reverendissimi Capitolari. Se parliamo di sfide, non si può non parlare di economia Ringraziamo per il sostegno del governo dell’Ordine, che, nella persona del Ministro generale, Fr. Michael Anthony Perry, è stato favorevole per noi nonostante le incertezze degli ultimi mesi. Infatti, le iniziative che di volta in volta si sono programmate o presentate, si sono potute realizzare anche grazie alla collaborazione della Segreteria generale per la Formazione e gli Studi con il Definitorio generale. Ma dell’aspetto economico riteniamo che sarà necessario parlarne ancora. Non meno importante è la difficoltà per il reperimento dei professori. Penso, soprattutto, alla Facoltà di Filosofia, di Diritto canonico, di Scienze bibliche, all’Istituto di Scienze Religiose perché mancano di professori stabili, necessari per la vita della loro realtà e missione. Ringrazio i Ministri provinciali che mettono a disposizione personale che serve all’Ordine con il munus della docenza e della ricerca nella nostra Università Antonianum. Altra sfida che sarà necessario affrontare è la prospettata Pontificia Università Francescana a Roma, pensata, e non è la prima volta, dalle quattro principali Famiglie Francescane. Questa sfida favorirà un confronto tra noi per rivalorizzare la Pontificia Università Antonianum e così si avrà la possibilità di valutare: l’utilità di un’unica Università Francescana in Roma; gli elementi caratterizzanti di un’Università Francescana Unica; le strutture accademiche dell’Unica Università Francescana; il reclutamento del corpo docente; il funzionamento accademico; la gestione dell’Università; le mansioni accademiche; il modus procedendi per arrivare alla soluzione migliore (cf. Acta Capituli Generalis Ordinari O.F.M., A die 21 maii usque ad diem 22 iunii 1979 celebrati, Curante Fr. A. De Guglielmo, Typis Edita, Roma, Curia Generalis Ordinis, 1980, p. 703-724 e 900-901). Conclusione In conclusione, vi dirò ciò che ho pensato fin dall’inizio, e cioè: secondo l’art. 173 delle nostre Costituzioni generali, «l’autorità suprema dell’Ordine risiede nel Capitolo generale», davanti al quale ho l’onore di parlare. Allora, vi chiederei di manifestare l’apprezzamento dell’Ordine a Suor Mary Melone per avere accettato l’incarico di Rettore Magnifico della Pontificia Università Antonianum. Tale gesto è già stato fatto, ma non in questa sede. Alla fine di questo primo anno del suo mandato, e senza nulla togliere ai suoi illustri predecessori, con Suor Mary l’Antonianum ha iniziato una nuova tappa, che dimostra l’apertura e la fecondità del carisma francescano. L’Università ha senz’altro una degna Rettrice, E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS proposta e scelta nel momento opportuno; con l’amore che la lega alla nostra istituzione «dirige, promuove e coordina» (Statuta, art. 10 § 2) ciò che riguarda il buon andamento dell’Antonianum. Molte delle iniziative che l’Università ha vissuto in questo anno si devono a lei. In particolare ricordo le due più significative: la giornata di studio sul tema Donne nella Chiesa (28 aprile scorso), e la conferenza Le donne nella politica, le sfide nel mondo globalizzato (27 maggio). Proprio per la sua intraprendenza è previsto che, il prossimo 6 giugno, Suor Mary riceverà il premio «Donne Leader Spezzine», istituito dal network internazionale European Women’s Management Development «per dare un riconoscimento a donne», nate o vissute a La Spezia, «che si siano affermate anche a livello nazionale e internazionale». A lei, dunque, la nostra riconoscenza per la sua disponibilità a ricoprire l’ufficio di Rettore Magnifico dell’Antonianum. Fr. Agustín Hernández Vidales, OFM Vice Rettore dela PUA 2. Incontro di preparazione alla Professione solenne Duszniki Zdrój, Polonia, 05-19.07.2015 Animati dal Segretario per la Formazione e gli Studi della Conferenza Nordslavica, Fr. Andrzej Duk OFM, si sono riuniti dal 5 al 19 luglio 2015, presso il Convento di Duszniki Zdrój, Polonia, i giovani Frati con i loro Formatori per l’annuale corso di preparazione alla Professione solenne. Questo tempo, due settimane, è stato gestito dalla Conferenza. Mentre altre due 2 settimane saranno gestite dalle singole Province. Quest’anno nella Conferenza Nordslavica si sono preparati alla professione solenne 23 Frati. L’incontro prevedeva: un tempo dedicato alla preghiera, alla meditazione (sia comune sia individuale); un giorno di ritiro. C’è stato anche il tempo per riflettere sul francescanesimo, sui voti e sulla teologia della vita religiosa, sulla missione dell’Ordine. Un incontro didattico è stato guidato da Fr. Sergiusz Bałdyga OFM – già Vice Segretario generale per la Formazione e gli Studi – sul tema dell’importanza della comunicazione interpersonale e sulle sfide attuali della formazione nell’Ordine dei Frati Minori. 289 2. Notitiæ particulares 1. Pontificia Università Antonianum – Prot. 104961(143/14). In data 10.06.2014 la AVEPRO della Santa Sede informa al Ministro generale e Gran Cancelliere sul rapporto della visita alla Pontificia Università Antonianum (7-8.05.2014). – Prot. 105102(157/14). Il Ministro e Gran Cancelliere ha nominato diversi Ufficiali maggiori della Pontificia Università Antonianum: Fr. Marek Wach, ofm, Segretario generale; Fr. Nazariusz Popielarski, ofm, Direttore della Biblioteca; Fr. Augusto Micangeli, ofm, Economo, dietro la presentazione del Rettore Magnifico (16.09.2014). – Prot. 105129(160/14). Fr. Massimo Pazzini, ofm, Decano della Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia nello Studium Biblicum Franciscanum a Gerusalemme (Israele), presenta al Ministro generale e Gran Cancelliere l’elenco dei Professori invitati per l’anno accademico 2014-2015. – Prot. 105278(187/14). Il Ministro generale e Gran Cancelliere ha nominato Fr. Massimo Pazzini, ofm, Decano della Facoltà di Scienze Bibliche dello SBF e Fr. Najib Ibrahim, ofm, Moderatore dello Studium Theologicum Jerosolymitanum, in Gerusalemme (Israele). – Prot. 105320(194/14). Il Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica ha nominato (30.01.2015) Fr. Narcyz Klimas, ofm, professore straordinario della Cattedra di Storia della Chiesa nella Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia nello SBF a Gerusalemme della Pontificia Università Antonianum, dietro presentazione del Rettore Magnifico (09.12.2014). – Prot. 105319(195/14). Il Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica ha nominato (30.01.2015) Fr. Salvatore Barbagallo, ofm, professore straordinario della Cattedra di Liturgia nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Antonianum, dietro presentazione del Rettore Magnifico (09.12.2014). – Prot. 105319(195/14). Il Ministro generale ha nominato (13.01.2015) Fr. Roberto Giraldo, ofm, professore emerito, della Pontificia Università Antonianum, dietro presentazione del Rettore Magnifico (09.12.2014). – Prot. 105387(002/15). Il Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica ha 290 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 nominato (19.03.2015) Fr. Alfredo Manhiça ofm, professore straordinario della Cattedra di Filosofia Politica nella Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Antonianum, dietro presentazione del Rettore Magnifico (02.01.2015). – Prot. 105441(018/15). Il Ministro generale e Gran Cancelliere ha nominato Fr. Salvatore Barbagallo, Preside Superiore di Scienze Religiose Redemptor Hominis della Pontificia Università Antonianum, per i prossimi cinque anni. – Prot. 105471(030/15). Il Ministro generale ha inviato l’obbedienza (12.11.2014) a Fr. Gilberto Cavazos-González, ofm, ad assumere il servizio di traduttore per la lingua inglese (in Curia generalizia) e di incaricato di tecnologia didattica della Pontificia Università Antonianum a partire del 01.12.2015. – Prot.105530(041/15). Il Ministro generale e Gran Cancelliere ha nominato (19.03.2015) Fr. Piotr Blajer, ofm; Fr. Alessandro Cavicchia, ofm, e Fr. Matteo Munari, ofm, Professori Aggiunti della Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia nello Studium Biblicum Franciscanum della Pontificia Università Antonianum a Gerusalemme su proposta del Rettore Magnifico (17.03.2015). – Prot. 105531(042/15). Il Ministro generale e Gran Cancelliere ha nominato (05.05.2015) Fr. Claudio Bottini, ofm, Professore Emerito della Pontificia Università Antonianum. – Prot. 105532(043/15). Il Ministro generale e Gran Cancelliere ha nominato (05.05.2015) Fr. Alfio Marcello Buscemi, ofm, Professore Emerito della Pontificia Antonianum. – Prot. 105248(178/14). Il Rettore Magnifico ha nominato per i diversi Uffici della Pontificia Università Antonianum, dietro presentazione del Segretario generale della PUA (04.11.2014): • Fr. Alvaro Cacciotti, ofm, Decano della Facoltà di Teologia. • Fr. Agustín Hernández, ofm, Pro-Decano della Facoltà di Filosofia. • Fr. Jorge Horta, ofm, Decano della Facoltà di Diritto Canonico. •Fr. Luca Bianchi, ofmcap, Preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità. • Fr. Pietro Messa, ofm, Preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani. •Fr. Stefano Cavalli, ofm, Preside dell’Istituto di Studi Ecumenici. • Fr. Mario Cucca, ofm.cap., Vice Decano della Facoltà di Teologia. • Fr. David M. Jaeger, ofm, Vice Decano della Facoltà di Diritto Canonico. • Fr. Stéphane Oppes, ofm, Vice Decano della Facoltà di Filosofia • Fr. Marco Guida ofm, Vice Preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani. 2. Collegio Internazionale S. Antonio in Roma – Prot. 105269(186/14). Il Ministro generale ha concesso l’obbedienza (17.12.2014) a Fr. Rafael Blanco Pérez, ofm, per essere ospitato presso il Collegio Internazionale S. Antonio a Roma fino al 15 luglio 2015, per seguire gli studi di Spiritualità Francescana presso la Pontificia Università Antonianum, dietro richiesta del Ministro provinciale (12.11.2014). – Prot. 105633(058/15) Il Ministro generale ha dato l’obbedienza (05.05.2015) a Fr. Peter Than Van Huan perché rientri in Provincia, S. Francesco in Vietnam, dopo il suo servizio presso il Collegio Internazionale S. Antonio. 3. Segretaria Generale per la Formazione e gli Studi OFM – Prot. 104944(136/14). Il Ministro generale ha dato l’obbedienza (16.07.2014) a Fr. Francesco Alfiere per risiedere nel Collegio S. Isidoro a Roma e per essere docente presso la Pontificia Università Lateranense per due anni, dietro richiesta del proprio Ministro provinciale (02.07.2014). – Prot. 104973(144/14). Il Segretario generale per la Formazione e gli Studi OFM (14.07.2014) presenta al Ministro generale l’elenco della richieste di borse di studio per l’anno 2014/15. – Prot. 104977(147/14). Il Segretario generale per la Formazione e gli Studi OFM (07.2014) presenta al Ministro generale delle grafiche con le statistiche della formazione nell’Ordine nel periodo 2003-2013. – Prot. 105014(150/14). Il Ministro generale ha ratificato l’elezione dei formatori, presentate dal Presidente del Collegio dei Ministri provinciali del Nord d’Italia (10.07.2014). – Prot. 105156(165/14). Il Ministro generale ha nominato Preside della Commissione Scotista Internazionale, Roma, Fr. Josip E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS Percan, ofm, e Fr. Saturnino Ruiz de Loizaga, ofm, come Vice Presidente. – Prot. 105227(173/14). Il Ministro generale ha ratificato la convenzione fra la Fondazione “Notre Dame d’Afrique” in Congo-Brazaville e la Fondazione Francescana nella Repubblica Centroafricana (Bangui) concernente la formazione nel noviziato (16.03.2015). – Prot. 105349(202/14). Il Segretario generale per la Formazione e gli Studi OFM (12.12.2014) presenta al Ministro generale un promemoria della struttura attuale del Collegio S. Isidoro a Roma, in vista di una ristrutturazione. – Prot. 105410(006/15). Il Ministro generale ha concesso l’obbedienza a Fr. Dominik Dorfern, ofm, della Fraternità del Collegio di S. Isidoro a Roma, per rientrare in Provincia “S. Elisabetta” in Germania a partire del 1 febbraio 2015. – Prot. 105445(019/15). Il Ministro generale ha nominato (10.03.2015) Fr. Saúl Zamorano, ofm, membro della Provincia della Ss.ma Trinità in Cile (Santiago), Visitatore generale della Fraternità Francescana Internazionale “Beato P. Gabriele M. Allegra OFM” in Roma. – Prot. 105446(020/15). Il Ministro generale ha nominato (10.03.2015) Fr. Giacinto D’Angelo, membro della Provincia Salernitano-Lucana dell’Immacolata Concezione BVM in Italia (Salerno), Visitatore generale della Fraternità del Collegio S. Isidoro in Roma. – Prot. 105526(03615). Il Ministro generale ha nominato Fr. Antonio Ciceri, ofm, membro della Provincia Veneta di S. Antonio in Italia (Venezia), membro del Consiglio di Redazione della Rivista Scientifica Archivium Franciscanum Historicum dei Frati Editori di Quaracchi a S. Isidoro, su richiesta del Direttore (16.03.2015). – Prot. 105600(51/15). Il Segretario generale per la Formazione e gli Studi presenta al Ministro generale un promemoria sul Seminario Internazionale per formatori e formatrici alla Vita Consacrata, organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (Roma, 7-11 aprile 2015). 4. Noviziato – Prot. 104931(133/14). Il Ministro generale ha dispensato (16.07.2014) la Provincia 291 della Magna Domina Hungarorum in Ungheria (Budapest) dall’art. 97 §1 degli SSGG, perché possa iniziare l’anno canonico del noviziato con solo due candidati, dietro richiesta del Ministro provinciale (04.07.2014). – Prot. 104985(148/14). Il Ministro generale ha dispensato (17.07.2014) la Provincia di “S. Croce” in Slovenia (Ljubljana) dall’art. 97 §1 degli SSGG, perché possa iniziare l’anno canonico del noviziato con solo due candidati, su richiesta del Ministro provinciale (04.07.2014). – Prot. 105459(024/15). Il Ministro generale ha dispensato (19.02.2015) la Provincia dei SS. Martiri, Giappone in Giappone (Tokyo), dall’art. 97 §1 degli SSGG, perché possa iniziare l’anno canonico del noviziato con solo due candidati, su richiesta del Ministro provinciale (05.02.2015). – Prot. 105585(050/15). Il Ministro generale ha dispensato (05.05.2015) la Provincia di “S. Elisabetta” in Germania (Monaco) dall’art. 97 §1 degli SSGG, perché possa iniziare l’anno canonico del noviziato con un solo candidato, su richiesta del Ministro provinciale (31.03.2015). – Prot. 105602(052/15). Il Ministro generale ha dispensato (05.05.2015) la Provincia di Ss.mo Salvatore in Slovacchia (Bratislava) dall’art. 97 §1 degli SSGG, perché possa iniziare l’anno canonico del noviziato con un solo candidato, su richiesta del Ministro provinciale (13.04.2015). – Prot. 105046(151/14). Il Ministro generale (15.09.2014) ha dispensato Fr. Paulo Sergio Florentino, della Custodia del S. Cuore in Brasile, dall’art. 267 degli SSGG, perché possa essere riammesso all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Custode (21.07.2014). – Prot. 105020(156/14). Il Ministro generale (19.09.2014) ha dispensato Fr. Emile Geraros, della Provincia SS. Martiri in Olanda (Utrecht), dall’art. 267 degli SSGG, perché possa essere riammesso all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro provinciale (10.08.2014). – Prot. 105020(156/14). Il Ministro generale (03.11.2014) ha dispensato Fr. Jose Maria de Miranda Filho, della Provincia S. Croce in Brasile (Belo Horizonte), dall’art. 267 degli SSGG, perché possa essere riammesso all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro provinciale (08.10.2014). – Prot. 105240(176/14). Il Ministro ge- 292 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 nerale (13.11.2014) ha dispensato Fr. Fernando da Costa Morais, della Provincia S. Nome di Gesù (Anapolis), dall’art. 267 degli SSGG, perché possa essere riammesso all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro provinciale (20.10.2014). – Prot. 105241(177/14). Il Ministro generale (13.11.2014) ha dispensato Fr. Marcos Tavares Oliveira, della Provincia S. Nome di Gesù (Anapolis), dall’art. 267 degli SSGG, perché possa essere riammesso all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro provinciale (20.10.2014). – Prot. 105283(189/14). Il Ministro generale (28.01.2015) ha dispensato Fr. Janos Lovasz, della Provincia Magna Domina Hungarorum in Ungheria (Budapest), dall’art. 267 degli SSGG, perché possa essere riammesso all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro provinciale (06.11.2014). – Prot. 105488(028/15). Il Ministro generale (18.03.2015) ha dispensato Fr. Jorge Luis Freire Fierro, della Provincia di S. Francesco de Quito in Ecuador (Quito), dall’art. 267 degli SSGG, perché possa essere riammesso all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro provinciale (25.02.2015). – Prot. 105489(029/15). Il Ministro generale (10.03.2015) ha dispensato Fr. Victor Andrés Holguín Lara, della Provincia di S. Francesco Solano in Perú (Lima), dall’art. 267 degli SSGG, perché possa essere riammesso all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro provinciale (20.02.2015). – Prot. 105428(016/15). Il Ministro generale con decreto del 12.02.2015 ha approvato il trasferimento della Sede della Casa di Noviziato da Monte San Francisco, Guatemala a Casa di Diríamba, Fraternidad de San José, Nicaragua, erigendola a Casa di Noviziato della Provincia della Nostra Signora di Guadalupe, Centroamerica e Panama. – Prot. 105523(038/15). Il Ministro generale ha concesso il permesso di erigere la Casa Saint François a Lilavois, Rue Charlotin, N.15, Croix des Bouquetes, Port-au-Prince, Haiti, stabilendola come Casa del Noviziato della Fondazione di Santa Croce, dipendente dalla Provincia della Nostra Signora di Guadalupe, Centroamerica e Panama (19.04.2015). – Prot. 105345(199/14). Il Ministro generale ha approvato con decreto (20.12.2014) il trasferimento della Sede della Casa di Noviziato dalla Fraternità “Lar São Francisco” (Teresina-Piauí) alla Fraternità Francescana “São Pio de Pietrelcina” (Floriano-Piauí) della Provincia dell’Assunzione della BVM in Brasile (Bacabal). E POSTULATIONE GENERALI 1. Litterae Decretales super peracta canonizatione b. Ludovici a Casaurea Franciscus Episcopus Servus Servorum Dei ad perpetuam rei memoriam «Dominus dulcissimo amore ad se vocavit et interminata caritate me in vitae itinere direxit...». Hanc per professionis fidei luculentam affirmationem in suo testamento scriptam, Pater Ludovicus a Casaurea praecise exprimit mysterium gratiae quae, e divina caritate exorta, vitam implevit suam. Etenim Dominus dignatus est Beatum Ludovicum verum Sancti Francisci Assisiensis filium duodevicesimi saeculi facere, ita ut ipse intimam cum Crucifixo communionem foveret Eiusque membris patientibus liberaliter serviret. Beatus Ludovicus natus est die xi mensis Martii anno mdcccxiv in Casaurea, prope Neapolim, ex parentibus Vincentio Palmentieri et Candida Zenga, et, nomine Archangeli imposito, postridie baptizatus est. In disciplinam fabri tignarii brevi receptus, ad vitam deinde religiosam allectus est dum conventum Franciscanorum ad Sanctum Antonium dicatum in oppido Afragola prope Neapolim frequentabat. Habitum seraphicum accepit in Lauro Nolae die xvii mensis Iunii anno mdcccxxxii. Sacerdos die iv mensis Iunii anno mdcccxxxvii consecratus, praecipue se dedidit studio et institutioni disciplinarum chemiae, mathematicae et physicae. Anno autem mdcccxlvii, dum in ecclesia Neapolitana Sancti Ioseph de Ruffi vel, ut vulgo dicitur, Sacramentinarum, orabat, immensa gratia nova et insolita infusus est. Haec re vera fuit eius “lavatio”, videlicet initium itineris ad bonum fratrum curandum prorsus directi. Ipse testimonium praebet de hoc miro eventu: “Ratio mea, fide illustrata, inducta est ad Christum pauperesque Eius amandos, et ideo totam voluntatem meam direxit ad caritatem faciendam erga Deum et proximum.” Curam deinde imprimis dédit fratribus suis infirmis, pro quibus valetudinarium in Capodimonte construxit nomine La Palma. Anno mdcccliv, incepit amplecti infantes Africanos servitudine demptos. Hoc modo incohatum est opus versus Moretti, ut dicuntur; quod opus, iuxta Patris Ludovici consilium ad Africam evangelizandam, destinabatur ad iuvenes Africanos educendos ut fierent Apostoli in Africam, ita ut “Africa ab Africa converteretur”. Venerabili Sorore Anna Lapini, fundatrice Sororum Franciscalium a Sacris Stigmatibus, adiuvante, simile opus instituit pro infantibus femininis Morette dictis anno mdccclix. Cum egregiam operam semper Ecclesiae in Africa aedificandae daret, constituit etiam missionem in regione Scellal; quam regionem ille ipse, etsi brevi, visitavit mense Ianuario anni mdccclxvi. Primi collaboratores Patris Ludovici provenerunt ex Tertio Ordine saeculari Sancti Francisci, quos multum cohortabatur ad bonum hominum promovendum. Nonnulli deinde eorum adsciti sunt in duas Congregationes Ordinis Tertii regularis a Patre Ludovico institutas: altera Fratrum a Caritate, vulgo Bigi, quae exstitit ab anno mdccclix usque ad annum mcmlxxi, et altera Sororum a Sancta Elisabeth, vulgo Bigie, anno mdccclxii instituta. Laesus amore Dei – ut ipse dicebat – nihil rogavit nisi ardorem ad opera caritatis facienda: “Anima mea liquescebat ob amorem erga Iesum Christum, et flagrantissimo igne intus ardescebam propter amorem erga pauperes Christi.” Quapropter, ingeniosus et studiosus, latissimum seriem aliorum operum excogitavit quibus remedium indigentibus sui temporis afferret: opera, exempli gratia, Accantoncelli ut pueri tecto carentes adiuvarentur. Constituit etiam domos aetate provectis, oecotropheos, scholas, fundos, hospitia pueris, societates operum misericordiae, domos typographicas, globos musicorum et alia opera caritatis. Anno mdccclxxi fundavit Asisii domum caecis ac surdis mutisque. Anno mdccclxxvii exstruit Florentiae ecclesiam Sacratissimo Cordi Iesu dicatam. Immensum desiderium boni aliorum curandi movit cum etiam ad culturam humanam promovendam, quam habuit tamquam peculiarem viam ad fidem christianam alendam humanitatemque fovendam. Inter collaboratores et amicos eius adnumerantur etiam 294 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 praeclari homines illo tempore, quorum multi fuerunt etiam Sancti. Artissimo amicitiae vinculo coniunctus est cum Sancta Catherina Volpicelli, Fundatrice Instituti Ancillarum a Sacratissimo Corde, necnon Beato Bartholomaeo Longo Fundatore Sanctuarii Operumque Beatae Virginis Rosarii Pompeii. Beatus Ludovicus mortuus est Neapoli in Hospitio Nautis in Posillipo, quod ultimum opus erat ex corde suo natum, nautis aetate vectis destinatum, die xxx mensis Martii anno mdccclxxxv, die scilicet secunda Hebdomadis Sanctae. Fama sanctitatis post eius obitum late percrebrescente. Processus Ordinarius Informativus rite est institutus mense Augusto anni mdccclxxxv . Peractus est deinde Processus Apostolicus ab anno mcmviii ad annum mcmxvi; qui Processus extensus est ab anno mcmxx ad annum mcmxxviii. Omnibus his canonice agendis feliciter actis, Decretum deinde editum est super virtutibus a Beato Paulo vi die xii mensis Februarii anno mcmlxiv. Postea Decretum super miro proditum est die xi mensis Iulii anno mcmxcii. Sanctus Ioannes Paulus ii praesidit Sollemni Ritui Beatificationis ante Basilicam Petrianam die xviii mensis Aprilis anno mcmxcii, die scilicet Dominica in Albis. Ad eiusdem Beati canonizationem obtinendam, mira coniecta sanatio cuiusdam infantis, die xii mensis Iunii anno mcmxciv impetrata, relata est ad Congregationem de Causis Sanctorum. Hac de sanatione instructus est Processus canonicus apud curiam ecclesiasticam dioecesis Cerretanae-Thelesin.- Sanctae Agathae Gothorum. Hoc processu expleto, favorabilique voto habito et Consilii Medicorum die xvi mensis Ianuarii anno mmxiv et Consultorum Theologorum die vi mensis Martii anno mmxiv, Patres Cardinales et Episcopi congregati sunt in Sessione Ordinaria die xv mensis Aprilis anno mmxiv. Posito dubio an de miraculo divinitus patrato constaret, responsum affirmativum prolatum est. Decretum super miro promulgatum est die xvi mensis Aprilis anni insequentis. Tandem, post suffragium die xii mensis Iunii anno mmxiv in Consistorio datum, statuimus ut ritus Canonizationis Beati Ludovici a Casaurea fieret die xxiii mensis Novembris anno mmxiv, Dominica Sollemnitatis Domini Nostri Iesu Christi Universorum Regis. Hodie igitur hanc formulam inter Sacra protulimus: Ad honorem Sanctae et Individuae Trinitatis, ad exaltationem fidei catholicae et vitae christianae incrementum, auctoritate Domini nostri Iesu Christi, beatorum Apostolorum Petri et Pauli ac Nostra, matura deliberatione praehabita et divina ope saepius implorata, ac de plurimorum Fratrum Nostrorum Consilio, Beatos Ioannem Antonium Farina, Cyriacum Eliam Chavara a Sacra Familia, Ludovicum a Casaurea, Nicolaum a Longobardis, Euphrasiam a Sacro Corde et Amatum Ronconi Sanctos esse decernimus et definimus, ac Sanctorum Catalogo adscribimus, statuentes eos in universa Ecclesia inter Sanctos pia devotione recoli debere. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen. Quae autem his Litteris decrevimus, nunc et in posterum rata et firma esse volumus, contrariis quibuslibet rebus minime obstantibus. Datum Romae, apud S. Petrum, die vicesimotertio mensis Novembris, anno Domini bis millesimo decimoquarto Pontificatus Nostri secundo. Franciscus 2. Decretum super virtutibus SD Ioannae a Cruce Congregatio Causis Sanctorum de Xetafensis seu Toletana. Beatificationis et Canonizationis S. D. Ioannae a Cruce (in saeculo: Ioannae Vázquez Gutiérrez) Monialis professae Tertii Ordinis Sancti Francisci Abbatissae Conventus Sanctae Mariae a Cruce in loco v.d. “Cubas” Matriti (1481-1534) «Os suum aperuit sapientiae, et lex clementiae in lingua eius» (Pr 31, 26). Laudes, virtuosa de muliere a Sacra Scriptura habitae, Servae Dei Ioannae a Cruce, Tertii Ordinis Franciscalis moniali professae, quae in Verbi Divini schola vitae spiritalis magistra, Evangelii praeco, conversionis nuntia evasit, tribui egregie possunt. Spiritus Domini illam, ut consorores suae curae commissas institueret, regeret et sublevaret nencon fideles ad ipsam concurrentes, charismatibus exornavit. Sermo sapientiae, una cum singularibus sanationum ac miraculorum, prophetiae ac discretionis spirituum donis, in ea sane refulsit. Serva Dei in parvo loco vulgo Azaña (hodie nuncupato Numancia de la Sagra, intra Toletanae provinciae fines) die 3 mensis Maii anno 1481 ex Ioanne Vázquez et Catharina Gutiér- E POSTULATIONE GENERALI rez, opibus bene ditatis coniugibus, est nata. Complures fratres sororesque habuit. Infantula interitura ter fuit sed, Matre Dei intercedente, sanitatem impetravit. Nec illius mater nec pater votum se conferendi peregrinantes ad sanctuarium Sanctae Mariae a Cruce, in pago Cubas de la Sagra, ut gratias ob valetudinem filiae suae restitutam agerent, persolvere quiverunt. Qua re Iohanna esse Dei pro voto intime persuasa crevit. Anno 1488, matre mortua, est patruis tradita posteaque, sextum decimum annum agens, viro nobile genere desponsata. Caelestis attamen Sponsi vocem sequi maluit et in beaterium oppidi Cubas de la Sagra, prope Toletum, confugit. In hac communitate religiosa Famula Dei, victa familiarium, qui eandem reducere domum volebant, repugnantia, die 3 mensis Maii anno 1497 professionem emisit sibi Iohannam a Cruce sumens nomen. Pietas eximia gratiaeque dona fuerunt spiritalia illius instrumenta. Vera Sancti Francisci Assisiensis discipula, Serva Dei viam germanioris eius spiritus vivendi est ingressa. Seraphici Patriarchae exemplo sese in Dei Summi Boni experientiam immersit atque ipsius tum pulchritudinem in creaturis agnovit tum clementem paternitatem, quam per Christi humanitatem petebat, nimirum gustavit. In spiritu orationis et contemplationis versata, anno 1506 ad matrimonii spiritualis unionem est evecta. Anno 1508 passionis stigmata in corpore suo accepit. Etiamsi mysticis elevationibus ac raptis dignaretur, simplicitatem et modestiam semper servavit. Pari tempore veluti coqua, ianitrix, sacristana aegrotantiumque ministra sororibus, heroica caritatis testimonia praebens, in paupertate ac laetitia deserviebat. In Serva Dei singularis amor Sacrae Scripturae huiusque peculiaris cognitio, praedicationis ministerio ab eadem expressa, praesertim enituerunt. Tali officio tantum ad fidem populi firmandam et omnes sanctitatis monendos fungebatur. Abbatissa die 3 mensis Maii anno 1509 electa, Iohanna a Cruce moderatricem sapientem, fortem ac rigorosae Regulae observantiae diligentem se ostendit. Angelae Fulginatensis, Hildegardae Bingensis, Catharinae Senensis, illustrium mysticarum, scriptis formata, impetrare potuit, in reformationis a Cardinali Francisco Cisneros promotae tempore, ut communitas sua vota sollemnia nuncuparet et clausuram veri instar monasterii observaret. Serva Dei consorores adiuvare, ut Franciscalis viriditatem charismatis secundum peculiares 295 vitae fraternae ac genuinae paupertatis formas rursus reperirent, in animo habuit. Propter extraordinarias illius gratias comprobatas parochi oppidi Cubas nominandi beneficium eidem, quae apud populum miorem auctoritatem ita acquisivit, est datum. Cuiuscumque condicionis socialis Christifideles, Imperatore ipso non excepto, ad “insignem magistram Franciscanam”, ut consilium peterent monialiumque precationibus consolationem reciperent, accurrebant. Erga omnes sollicita, Iohanna a Cruce mystico discretionis spirituum dono in aedificanda Ecclesia, quae evangelicae rationi magis magisque consentanea efficeretur, studium praestitit. Anno 1527 atroces calumniae, ab invida consorore sparsae, Servae Dei, quae monasterii regimine est iniuste spoliata, humilitatem, patientiam ac prudentiam probaverunt. Iohanna detractrici, veritate restituta, toto pectore ignovit. Anno 1528 abbatissa est iterum creata sed mox incidit in morbum qui recruduit usque ad mortem. Qui obitus, sicut Serva Dei ipsa praedixerat, die 3 mensis Maii anno 1537 evenit. Ob diffusam sanctitatis famam est intra monastici chori saepta, distincto loco, conditum illius corpus, quod incorruptum diu mansit. Populus ad sepulcrum accurrens eam ut “sanctam” sua sponte invocabat. Talis peregrinatio in saecula usque ad hunc diem permansit. Processus Informativus est Toleti peractus annis 1614-1616; deinde ab anno 1619 ad annum 1621 celebratus est Processus Apostolicus. Quorum validitas iuridica decreto die 10 mensis Iulii anno 1621 a Sacra Congregatione Rituum est agnita. Cum beatificatio per cultus confirmationem imminens videbatur, Decreta Urbani viii novum iter constituerunt. Originalis septuaginta duorum Servae Dei sermonum, quibus titulus El Conhorte, textus reperiendi difficultas per duo saecula moram attulit. Post illorum inventionem, anno 1986 Causa ad ulteriora procedi potuit. Positione confecta, die 25 mensis Februarii anno 2003 habita est Sessio Consultorum Historicorum; deinde, positivo quidem cum exitu, die 5 mensis Decembris anno 2013 Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum est actus. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria diei 3 mensis Martii anno 2015, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amato praefui, professi sunt Servam Dei virtutes theologales, cardinales iisque adnexas in modum heroum exercuisse. Facta demum de hisce omnibus rebus 296 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servae Dei Ioannae a Cruce (in saeculo: Ioannae Vázquez Gutiérrez), Monialis professae Tertii Ordinis Sancti Francisci et Abbatissae Conventus Sanctae Mariae a Cruce in loco v.d. “Cubas” Matriti, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 18 mensis Martii a. D. 2015. Angelus Card. Amato, SDB Praefectus + Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensis a Secretis 3. Decretum super virtutibus S.D. Antonii Antić Congregatio Causis Sanctorum de Zagrebensis. Beatificationis et Canonizationis S. D. Antonii Antić Sacerdotis professi ex Ordine Fratrum Minorum (1893-1965) «Vivo autem iam non ego, vivit vero in me Christus» (Gal 2, 20). Christo conformis fieri vehemens fuit desiderium spiritale quod Servus Dei Antonius Antić, evangelica consilia profitendo ac sacerdotale ministerium exercendo, toto corde prosecutus est. Authenticus Sancti Francisci Assisiensis filius, Dei Famulus fuit religiosus humilis et misericors, patiens et ad veniam inclinatus, afflictorum consolator, dubitantium consiliarius, aegris suppeditans. Decem filiorum sextus, Servus Dei in insula v. d. Prvić-Sepurine prope Sibenicum, Croaticae regionis, die 16 mensis Aprilis anno 1893 e Thoma et Thaide Vlaho coniugibus natus est. Cum materno in ventre adhuc esset, pii parentes eundem tempore procellae, quae illorum vitae, dum mari navigabant, periculum fecit, Sancto Antonio Patavino voverunt. Dei Famulus, septem annos natus, familia comite demigravit in locum vulgo Zaton, ubi prima litterarum studia perfecit, Domino respondens vocanti, anno 1905 Collegium seraphicum Setoviense, e religiosa provincia SS. Redemptoris, est ingressus. Anno 1911 Franciscalem vestem induit atque in conventu sub titulo Sanctae Mariae Angelorum, parva in insula Visovac posito, noviciatum iniit. Die 7 mensis Septembris anno 1912 temporariam professionem ac perpetuam die 1 mensis Septembris anno 1915 nuncupavit. Sebenici die 29 mensis Iulii anno 1917 presbyteralem ordinationem recepit. Ob intellectuales, morales spiritalesque dotes Servum Dei, ad iuvenes religiosos formandos, superiores destinarunt. Ab anno 1917 usque ad annum 1925 Pater Antonius vicarii magistri clericorum officium Macarscae explevit. Magister clericorum est deinde nominatus (1925-1946). Munus idem Zagrabiae in conventu Beatae Mariae Virgini Lapurdensi dicato, quo studentatus theologiae erat interea traductus, vero sustinuit. Unionis cum Christo vita, baptismali gratia inchoata ac presbyterali consecratione perfecta, praecipuum illius spiritualitatis fuit signum. Dei Famulus sacrorum celebratione mysteriorum fidem suam aluit necnon adoranti intimoque cum Domino colloquio ac ut illud Sancti Pauli ad Philippenses: «Hoc sentite in vobis, quod et in Christo Iesu» (2, 6) adimplere curabat, hoc est misericordia, benignitate, humilitate, mansuetudine, longanimitate semet induere (cf. Col 3, 12). Omnia in eo conformandi se Iesu voluntatem significabant, ut per ipsum Iesus sub aspectum quasi veniret. Pater Antonius, in moderandis conscientiis, Christum esset magistrum cupiebat ac sese solum sequestrem, humile videlicet instrumentum ut fratres consequeretur. Caritas illius fuit methodus, per quadraginta fere annorum spatium, iuvenum educandorum fratrum. Servus Dei aspectum patris cum affectu matris sane coniunxit; prudens fuit et in iudiciis aequus secundum sententiam illam: Fortiter in re, suaviter in modo. Non tantum verbis quantum suae exemplo probae vitae docebat. Scriptis quoque filios suos spirituales, ad quos epistulas misit plus tria millia et quingentas, mirae vero caritatis pastoralis signum, est secutus. E POSTULATIONE GENERALI Matrem Dei velut Sociam Christi in humana redemptione et gratiae Mediatricem venerabatur, eius virtutes imitando exprimebat eandemque animis exemplum proponebat. Deo devinctus et non terrenis divitiis, Pater Antonius a rebus fuit alienus ac simplicitatis amans. Exercitium heroicae paupertatis hilarem, Deo semper gratum providentiaque fisum illum effecit. Vitae adversa tranquillo et aequo animo obiit. Numerosos magnosque morbos, quibus oppressus est, suscepit atque aegritudinem in perpetuam Deo oblationem convertit. Anno 1956, gravi ab institutione propter valetudinem amotus, ad confessiones audiendas et fideles spiritualiter moderandos, religiosarum praecipuam curam agens, saepius etiam se dicavit. Novembri mense anno 1964 periculoso est morbo correptus. Conscius terrestrem suum cursum in exitu iam esse, se totum, pietatis vitae impensius attendens omnique vespere ad sacramentalem confessionem accedens, Domino commisit. Die 4 mensis Martii anno 1965, postquam ultima sacramenta accepit et sanctissima Iesu ac Mariae nomina invocavit, suam Deo animam, duodecima circiter hora cum dimidio, placide reddidit. Eius corpus, funere celebrato, Zagrabiae est in municipali coemeterio Mirogoj sepultum. Die 15 mensis Decembris anno 1970 mortales Dei Famuli exuviae in conventualis cryptam Zagrebensis ecclesiae sub titulo Dominae Nostrae a Lapurdo translatae sunt. Magna sanctitatis fama, qua Servus Dei in vita et post mortem floruit, effecit ut a die 27 mensis Februarii anno 1985 ad diem 8 mensis Maii anno 1995 apud Curiam dioecesanam Zagrebiensem instrueretur Inquisitio dioecesana super vita et virtutibus, cuius validitas iuridica decreto die 20 mensis Octobris anno 1994 ab hac Congregatione de Causis Sanctorum agnosceretur. Positione confecta, disceptatum est, iuxta consuetudinem, an Servus Dei more heroum virtutes christianas exercuisset. Die 26 mensis Novembris 2013 habitus est Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum prospero cum exitu. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria diei 14 mensis Aprilis anno 2015, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amato praefui, professi sunt Servum Dei virtutes theologales, cardinales iisque adnexas in modum heroum exercuisse. Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per infrascriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua vota Congregationis de Causis 297 Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine iisque adnexis in gradu heroico Servi Dei Antonii Antić, Sacerdotis Professi ex Ordine Fratrum Minorum, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 5 mensis Maii a.D. 2015. Angelus Card. Amato, S.D.B. Praefectus + Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensi a Secretis 4. Decretum super virtutibus S. D. Marcelli Labor Congregatio de Causis Sanctorum Tergestina. Beatificationis et Canonizationis S. D. Marcelli Labor sacerdotis dioecesani (1890-1954) «Sapientia complevit labores illius» (Sap 10, 10) Quemadmodum iustus, divina a Sapientia ductus, res sanctas intellegit compluraque opera bona agit, sic Servus Dei Marcellus Labor, Dei gratiae docilis, multifariam vocationem suam, ut Domino vocanti responderet, est persecutus. Hebraeus natus atque christianam ad fidem conversus, ipse, qui fuit sponsus, paterfamilias, medicus, sacerdos, spiritalis magister vitae necnon parochus, ob humanitatis ac virtutum magnitudinem nimirum enitet. Quae illi acciderunt, salutiferae praesentiae Dei filios suos sanctificare et ad caritatis perfectionis ducere volentis signa ostendunt. Servus Dei Tergesti die 8 mensis Iulii anno 1890 locupleti e familia Hebraea ortus est. Humanarum litterarum studiis in patria expletis, ad medicinam se contulit «ut aegros adiuvaret». Die 1 mensis Ianuario anno 1912 Tergesti Elisabetham Reiss ex Hebraeorum ritu duxit. E matrionio tres filii sunt nati. Die 23 mensis Decembris anno 1914 ambo coniuges Labaci 298 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 baptismum in Ecclesia catholica susceperunt. Hoc fuit Servo Dei initium plenae gratiae receptionis, quam patiendo erat maturaturus. Difficultas nummaria, filiolae decessus primogenitae, res belli adversae, captivitas sub Russis, disiunctio suorum aliquot per menses ac postremo longa duraque uxoris infirmitas Marcellum impulerunt, ut se voluntati Dei, qui paternitatem suam in illo ostendit ipsumque in perpetuum ad seipsum traxit, omnino daret. Polae Servus Dei in medicina exercenda suis egregie providit. Propter scientiam et humanitatem ille magni existimatus est necnon, dignus Conferentiae S. Vincentii a Paulo sodalis, peculiari pauperum cura atque caritatis in humiles operibus sane eluxit. Mortua uxore mense Ianuario anno 1934, Marcellus, pro certo habens illum, qui omnia non dedisset, nihil dedisse, Domino se prorsus dicandi desiderio arsit. Theologiae, Sacrae Scripturae, Sanctorum Patrum, Mysticorum ac Magisterii Ecclesiae studio operam dedit. Toto pectore ad exercitium virtutum, inter quas humilitatem, simplicitatem, candorem castitatemque praedilexit, nimirum incubuit. Erga filios suos interea educatoris munere numquam destitit. Vigorem ex oratione, frequenti Communione, adoratione eucharistica, mariali pietate ac spiritalibus exercitiis vere trahebat. Eo, quod fecit tamquam catholicus doctus, verbis scriptisque in re sociali versatus, non paucos sibi alienavit sed omnes vexationes prudentia admirabilique fortitudine toleravit. Sanctum Franciscum Assisiensem ad imitandum delegit ac die 17 mensis Ianuarii anno 1937 Tertii Ordinis Saecularis regulam est professus. Salvis filiorum iuribus, omnibus suis renuntiavit opibus, quas indigentibus dispertivit, atque Polae ambulatorium medicum clausit, ut sacerdos fieret. Die 12 mensis Octobris anno 1938 in Patriarchalem Venetiarum Seminarium est receptus. Die 21 mensis Septembris anno 1940 ab Excellentissimo Domino Antonio Santin, Episcopo Tergestino et Iustinopolitano, cuius secretarius factus interim erat, presbyteralem ordinationem accepit. Uti rector ac moderator spiritualis in Seminariis Iustinopolitano (1942), Goritiensi (1948) demumque Tergestino (1953) solidas formatoris, acuti psychologi sacerdotaliumque animarum magistri virtutes ostendit. In talibus officiis explendis cunctos humanitatis, scientiae spiritualitatisque suae thesauros profudit sed praesertim vitae in Christo ex toto collineatae exemplum refulsit. Servus Dei a bea- to quoque Francisco Bonifacio, sacerdote ac martyre, director spiritalis est electus. Suam ob stirpem a nationalibus socialistis vexatus, post diem 8 mensis Septembris anno 1943 in oppido v. d. Fossalta di Portogruaro, ubi incolis benefaciendo pertransivit, exilium est passus. Postquam Seminarii rectoris munus resumpsit, Iustinopoli, sub communistarum potestatem interea redacta, est tentus custodia, ex qua ad sublevandos alios in carcere inclusos utilitatem cepit. Ab anno 1948 ad annum 1953 Tergestinae Ecclesiae Cathedralis S. Iusti parochus, magno cum zelo novam apostolatus operam navavit, de liturgiae splendore, ut fidelium pietatem aleret, curam adhibuit, suis cum filiis fuit paterna amabilitate. Die 29 mensis Septembris anno 1954, post celebratam Sanctam Missam, quam maximum donum a Deo receptum habebat, cordis defectione est correptus. Eiusdem diei vespere Marcellus, Sacramentis roboratus, in Domino placide obdormivit. Familiae nomen (Labor) illustravit, suum illud verbum ac propositum faciendo, ut Deo digne serviret: «De verbo tuo tantum laborare ac me laboribus frangere tuum propter mandatum nolo, sed verbis in corde tuis, Spiritu tuo, vita tua laborare volo». Magna sanctitatis fama, qua Servus Dei in vita et post mortem floruit, effecit ut a die 27 mensis Maii anno 1996 ad diem 11 mensis Iunii anno 2000 apud Curiam dioecesanam Tergestinam instrueretur Inquisitio dioecesana, cuius validitas iuridica decreto die 1 mensis Februarii anno 2002 ab hac Congregatione de Causis Sanctorum agnosceretur. Positione confecta, disceptatum est, iuxta consuetudinem, an Servus Dei more heroum virtutes christianas exercuisset. Die 13 mensis Februarii 2014 habitus est Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum prospero cum exitu. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria diei 19 mensis Maii anno 2015, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amato praefui, professi sunt Servum Dei virtutes theologales, cardinales iisque adnexas in modum heroum exercuisse. Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per infrascriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine iisque E POSTULATIONE GENERALI adnexis in gradu heroico Servi Dei Marcelli Labor, Sacerdotis dioecesani, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 5 mensis Iunii A. D. 2015. Angelus Card. Amatus, S.D.B. Praefectus + Marcellus Bartolucci Archiepiscopus tit. di Mevaniensis a Secretis 5. Ponens in Causa b. Iuniperi Serra nominatur Congregatio Causis Sanctorum de Prot. N. 658-46/15 Montereyensis in California. Canonizationis b. Iuniperi Serra (in saeculo: Michaëlis) Sacerdotis professi Ordinis Fratrum Minorum Cum Causa Canonizationis Beati Iuniperi Serra (in saeculo: Michaëlis), Sacerdotis professi Ordinis Fratrum Minorum, suo indigeat Ponente, Rev.mus P. Ioannes Iosephus Califano, Postulator Generalis eiusdem Ordinis, ab hac Congregatione de Causis Sanctorum petit ut, ex Patribus eidem Congregationi praepositis, Ponentem praefatae Beati Causae eligere ac deputare benigne dignetur. Haec Congregatio, attentis expositis, precibus annuit, et Em.mum ac Rev.mum Dominum D. Angelum S.R.E. Cardinalem Amato, S.D.B., Praefectum huius Congregationis, Ponentem Causae Canonizationis eiusdem Beati, omnibus cum iuribus et facultatibus necessariis et opportunis, elegit et nominavit. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 16 mensis Martii A.D. 2015. + Marcellus Bartolucci Archiepiscopus tit. Mevanien. a Secretis Boguslaus Turek, C.S.M.A. Subsecretarius 6. Ponens in Causa S. D. Marcelli Labor nominatur 299 Congregatio de Causis Sanctorum Prot. N. 2101-11/15 Tergestina. Beatificationis et Canonizationis S. D. Marcelli Labor Sacerdotis Dioecesani Cum Causa Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Marcelli Labor, Sacerdotis Dioecesani, suo indigeat Ponente, Rev.mus P. Ioannes Iosephus Califano, OFM, Postulator legitime constitutus in eiusdem Servi Dei Causa, ab hac Congregatione de Causis Sanctorum petit ut, ex Patribus eidem Congregationi praepositis, Ponentem praefatae Servi Dei Causae eligere ac deputare benigne dignetur. Haec Congregatio, attentis expositis, precibus annuit, et Em.mum ac Rev.mum Dominum D. Paulum Schiavon, Episcopum titularem Trebianum, Ponentem Causae Beatificationis et Canonizationis eiusdem Servi Dei, omnibus cum iuribus et facultatibus necessariis et opportunis, elegit et nominavit. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 24 mensis Martii A.D. 2015. + Marcellus Bartolucci Archiepiscopus tit. Mevanien. a Secretis Boguslaus Turek, CSMA Subsecretarius 7. Validitas in Causa S. D. Bernardi Károlyi et Sociorum declaratur Congregatio Causis Sanctorum de Prot. N. 2959-6/15 Strigoniensis-Budapestinensis. Beatificationis seu Declarationis Martyrii S. D. Bernardi Károlyi et vi Sociorum Sacerdotum professo rum Ordinis Fratrum Minorum in odium Fidei, uti fertur, interfectorum In Ordinario Congressu, die 27 mensis Martii huius anni 2015 celebrato, haec Congregatio de Causis Sanctorum sequens dubium disceptavit, nimirum: “An constet de validitate Inquisitionis, apud Curiam ecclesiasticam Strigoniensem-Budapestinensem peractae, super vita et martyrio necnon fama martyrii 300 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 Servorum Dei Bernardi Károlyi et VI Sociorum, Sacerdotum professorum Ordinis Fratrum Minorum, in odium Fidei, uti fertur, interfectorum: testes sint rite recteque examinati et iura producta legitime compulsata in casu et ad effectum de quo agitur”. Haec Congregatio, attento voto ex officio redacto reque diligenter perpensa, rescripsit: Affirmative, seu constare de validitate eiusdem Inquisitionis in casu et ad effectum de quo agitur, sanatis de iure sanandis. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 27 mensis Martii A.D.2015. Angelus Card.Amato, SDB Praefectus + Marcellus Bartolucci Archiepiscopus tit. Mevanien. a Secretis 8. Facultas in causa S. D. Gabrielis Mariae aperiendi Congregatio Causis Sanctorum de Prot. N. 2529-5/15 Christoliensis seu Agennensis. Beatificationis et Canonizationis S. D. Gabrielis Mariae (in saeculo: Gilberti Nicolas) Sacerdotis professi Ordinis Fratrum Minorum Rev.mus P. Ioannes Iosephus Califano, Postulator Generalis Ordinis Fratrum Minorum, ab hac Congregatione de Causis Sanctorum petit ut Transumptum Inquisitionis Dioecesanae, apud Curiam ecclesiasticam Christoliensem peractae, super vita et virtutibus necnon fama sanctitatis et signorum Servi Dei Gabrielis Mariae (in saeculo: Gilberti Nicolas), Sacerdotis professi eiusdem Ordinis, clausum sigillisque munitum in actis eiusdem Congregationis, aperiri possit. Haec Congregatio, attentis expositis, pro gratia iuxta preces benigne annuit: servatis de cetero omnibus de iure servandis. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 10 mensis Iunii A.D. 2015 Angelus Card.Amato, SDB Praefectus + Marcellus Bartolucci Archiepiscopus tit. Mevanien. a Secretis 9. Promulgatio Decretorum 1. Nel pomeriggio del 5 maggio 2015, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza privata Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza il Santo Padre ha approvato la sentenza affermativa della Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi Membri della Congregazione circa la prossima canonizzazione del Beato Junípero (al secolo: Michele Giuseppe Serra), Sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori; nato a Petra (Spagna) il 24 novembre 1713 e morto a Monterrey (Stati Uniti d’America) il 28 agosto 1784. Inoltre, il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione a promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Antonio Antić, Sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori; nato a PrvićŠepurine (Croazia) il 16 aprile 1893 e morto a Zagabria (Croazia) il 4 marzo 1965. 2. Il giorno 5 giugno 2015, il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione a promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Marcello Labor, Sacerdote diocesano, appartenente al Terz’Ordine di san Francesco d’Assisi; nato a Trieste (Italia) l’8 luglio 1890 ed ivi morto il 29 settembre 1954. 3. Il 16 luglio 2015, il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione a promulgare il decreto riguardanti le virtù eroiche del Servo di Dio Simpliciano della Natività (al secolo: Aniello Francesco Saverio Maresca), Sacerdote Professo dell’Ordine dei Frati Minori, Fondatore della Congregazione delle Suore Francescane dei Sacri Cuori; nato a Meta di Sorrento (Italia) l’11 maggio 1827 e morto a Roma (Italia) il 25 maggio 1898. La Causa di questo nostro Venerabile confratello fu avviata nell’anno 1997 dal Rev. P. Luca M. De Rosa, ofm, Postulatore generale, che nell’anno 2001 firmò la Positio super vita et virtutibus. Il lavoro da lui svolto con dedizione e competenza ha consentito il raggiungimento di questo felice traguardo. Dopo la morte di P. Luca De Rosa, le suore francescane dei Sacri Cuori, nella persona della superiora generale Suor Maria Teresa De Giglio, parte attrice, E POSTULATIONE GENERALI hanno ritenuto di dover affidare la Causa del nostro confratello P. Simpliciano della Natività ad altra postulazione. 10. Congregationes Ordinariae – Martedi 5 maggio 2015 gli Em.mi Cardinali e gli Ecc.mi Vescovi Padri della Congregazione, essendo Ponente S. Em.za Rev. ma Card. Angelo Amato, hanno esaminato la speciale Positio super canonizatione del beato Junipero Serra, sacerdote ofm, esprimendo il loro parere favorevole. – Martedi 19 maggio 2015, si è celebrata la Congregazione Ordinaria dei Padri circa la Causa super virtutibus del Servo di Dio Marcello Labor, sacerdote diocesano , appartenente al Terz’Ordine di San Francesco d’Assisi. – – – 11. Congressa Teologorum – Giovedì 28 maggio 2015 si è celebrato il Congresso super vita et virtutibus della Serva di Dio Filomena Giovanna Genovese, laica del Terz’Ordine di San Francesco. – Nel mese di giugno si sono celebrati altri due Congressi super virtutibus, rispettivamente: giovedì 11 giugno per la Causa della Serva di Dio Florenzia Profilio, fondatrice delle suore francescane dell’Immacolata di Lipari; martedì 16 giugno per la Causa del Servo di Dio Gregorio Fioravanti, sacerdote ofm, fondatore delle Suore francescane missionarie del Sacro Cuore di Gemona. 12. Consulta medica Giovedi 21 maggio 2015 si è tenuta con esito pienamente favorevole la Consulta Medica circa la presunta guarigione miracolosa della Sig.ra Nina Pancaro di Altomonte (CS) attribuita all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Francesco Maria Greco, sacerdote diocesano, fondatore delle suore Piccole Operaie dei Sacri Cuori. 13. Notitiae particulares – Il Congresso Ordinario della Congregazione, in data 24 aprile 2015, ha affidato al Rev.mo Relatore Generale P. Vincenzo Criscuolo, ofmcap., la Causa della Serva di Dio Maria de los Dolores y Patrocinio Quiroga Capopardo. Lo stesso Congresso – 301 ha affidato al Rev. Relatore Mons Tagliaferri la Causa della Serva di Dio Maria Luisa Angelica Clarac, Fondatrice delle Suore di Carità di Santa Maria. Il Congresso Ordinario della Congregazione in data 3 luglio 2015 ha affidato al Rev. Relatore P. Z. Kijas, ofmconv., la Causa super martyrio dei Servi di Dio Bernardo Karolyi e sei compagni, sacerdoti professi dell’Ordine dei Minori. Giovedi 21 maggio 2015 nella Cattedrale di Trivento Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Domenico Angelo Scotti, Vescovo diocesano, ha presieduto la prima Sessione pubblica dell’Inchiesta diocesana super vita et virtutibus del Servo di DioVittorio Cordisco, sacerdote diocesano, fondatore delle Suore francescane della Carità. Il 2 giugno 2015 S. Ecc.za Rev.ma Mons. Michel Léon Émile Santier, Vescovo di Créteil, ha presieduto la Sessione di chiusura della Inchiesta diocesana super vita et virtutibus necnon confrmationis cultus del Servo di Dio Gabriel Marie Nicolai, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori, confondatore dell’Ordine della Ss.ma Annunziata. Il successivo 8 giugno, il Transunto dell’Inchiesta è stato consegnato presso la Cancelleria della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corrente quadrimestre sono state date alla stampa e presentate al protocollo della Congregazione delle Cause dei Santi le seguenti Positio super vita et virtutibus: • in data 23 giugno, la Positio del Servo di Dio Luigi Sodo, vescovo di Cerreto Sannita, in vista del voto dei Consultori storici; • lo stesso 23 giugno, la Positio della Serva di Dio Antonietta Giugliano, Fondatrice delle suore Piccole Ancelle di Cristo Re; • in data 7 luglio 2015, la Positio del Servo di Dio Antonio Pagani, sacerdote ofm, fondatore delle suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata, in vista del voto dei Consultori storici; • il 4 agosto 2015, la monumentale Positio super martyrio in due volumi dei Servi di Dio Vincenc Prennushi, Arcivescovo di Durazzo, ofm, e 37 compagni, uccisi in odium fidei nel corso della persecuzione religiosa in Albania (1945-1974). Fr. Giovannigiuseppe Califano, OFM AD CHRONICAM ORDINIS 1. De itineribus Ministri Generalis 1.1 Vista la Provincia S. Michele Arcangelo di Puglia e Molise Monte S. Angelo, 4 maggio 2015 “Abbracciare il futuro con speranza” è il tema che i Frati minori della Provincia di San Michele Arcangelo di Puglia e Molise hanno scelto per celebrare la loro annuale Festa in occasione dell’Apparizione dell’Arcangelo Michele nell’omonima grotta di Monte S. Angelo sul Gargano. La festa, anticipata al 4 maggio, quest’anno è stata arricchita dalla presenza del Ministro generale Fr. Michael A. Perry, il quale, dopo un momento di preghiera, ha tenuto un’interessante relazione sul tema. Particolarmente intensa la Celebrazione Eucaristica presieduta dallo stesso Ministro nella grotta dell’Arcangelo Michele e concelebrata dal Delegato del MG per la Provincia, Fr. Enzo Maggioni, dal Ministro provinciale, Fr. Giuseppe Tomiri e da tanti Confratelli giunti dai diversi Conventi della Provincia. L’animazione liturgica è stata curata dai Professi temporanei. Nell’omelia, particolarmente incisiva, prendendo spunto dalla Parola di Dio del giorno, Fr. Michael ha messo in guardia tutti dal cedere all’attrazione degli idoli: scegliere di dare più valore a tutto quello che “non è Dio” piuttosto che a quello che è “di Dio”. Ha poi concluso lanciando un appello a perseguire gli obiettivi e i valori del Regno: essere e vivere come fratelli, costruire la fraternità attorno a noi, essere costruttori di pace e riconciliazione, essere con i poveri e per i poveri, nella solidarietà e semplicità della vita, custodire il creato questo è ciò che la gente si aspetta dai “frati minori”. Questo è quanto dovremmo aspettarci da noi stessi; questo è quello che dovremmo aspettarci l’uno dall’altro; questo è quello che Dio si aspetta da noi. Dopo aver condiviso nella gioia il pranzo, i Frati convenuti hanno fatto ritorno alle loro Case per continuare, con maggiore entusiasmo e forza, la propria missione di annunciatori e testimoni di speranza. 1.2. Partecipazione alla festa della Provincia di Napoli Afragola, 22.06.2015 «Celebrando la festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, dobbiamo ricordare di non lasciarci mai distrarre da quella pia spiritualità che ci impedisce di togliere dalla nostra vita ciò che ci disorienta e ci trattiene dall’impegno nella ricerca del regno di Dio e dei valori evangelici». Così ha esortato, i Frati Minori della Provincia del Ss.mo Cuore di Gesù di Napoli e Caserta, il Ministro generale, Fr. Michael Perry, in occasione della festa della Provincia celebrata il 22 giugno 2015 presso la Basilica del Santuario di Sant’Antonio in Afragola, riprendendo il tema del Capitolo generale 2015: “Fratelli e Minori nel nostro tempo”. La giornata è iniziata in un clima fraterno e gioioso, con un momento di preghiera guidati dal messaggio di Papa Francesco ai partecipanti al Capitolo generale dell’Ordine. Il Ministro provinciale, Fr. Agostino Esposito ha ringraziato, innanzitutto, il Ministro generale per la sua presenza, segno di stima e di affetto, e poi ha invitato tutti i Frati della Provincia, a rendere grazie al Signore per il dono della fraternità e della minorità, a ravvivare il senso di appartenenza all’Ordine e alla nostra Provincia, a vivere questa giornata di festa della Provincia, come una “festa di famiglia” e per il Capitolo generale appena celebrato, in questo anno dedicato alla Vita Consacrata e alle soglie dell’apertura del Giubileo della Misericordia. Il Ministro generale, ha condiviso, l’esperienza del Capitolo, durante il quale è stato esaminato lo stato attuale dell’Ordine, è stato eletto il nuovo Governo a servizio della Fraternità universale e si è riflettuto sui passi necessari da compiere per vivere sempre più profondamente la nostra vocazione francescana di frati minori nel nostro tempo. «Il Capitolo», ha detto il Ministro generale, «è stato come uno spartiacque in diversi sensi. Si è potuto parlare apertamente di alcune questioni critiche che l’Ordine e la Chiesa stanno affrontando nel mondo di oggi [...] per cercare di proporre alcune modalità di ritornare a Dio e alla vita di condivisione fraterna e per trova- 304 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 re nuovi modi per essere una presenza missionaria nel mondo di oggi». Al termine del suo intervento il Ministro generale ha aperto uno spazio di dialogo in cui ha chiesto ai Frati, di riflettere, sull’impegno personale verso il Vangelo e sul modo di viverlo: «qual è la qualità della relazione con il Signore; è vicino a noi e noi siamo vicini a Lui? Qual è la qualità del nostro impegno nella vita di santità di ciascuno e dei nostri fratelli? Qual è la qualità della nostra vita di preghiera e degli altri momenti significativi che favoriscono un ambiente di fiducia e di crescita spirituale? In questo contesto, ognuno può prendesi cura dell’altro per restare fedeli alla nostra vocazione». Nel confronto reciproco il Ministro generale ha ricordato ai Frati della Provincia di Napoli che il Vangelo ci sfida ad andare insieme come fratelli, per inginocchiarci davanti a Dio, mendicanti di misericordia, di pace e di una più profonda fede. Se lasciamo che la visione che Dio ha della vita e del mondo entri profondamente nel nostro cuore e trasformi la nostra mente e il nostro spirito, allora riusciremo a capire cosa significhi essere davvero vivi e liberi per Dio, per gli altri e per tutto il creato. Nella celebrazione eucaristica, presieduta dal Ministro generale, tutti i Frati presenti hanno potuto rinnovare la professione dei consigli evangelici e come segno di obbedienza e di affidamento hanno posto le loro mani in quelle del Ministro generale. La celebrazione eucaristica è stata anche arricchita dal ricordo dei giubilei nella vita religiosa che vengono celebrati nel corso di questo anno e lo scambio di doni tra la nostra Provincia e il Ministro generale che ha confermato il suo affetto verso i fratelli della terra partenopea. Un clima di festa, di gratitudine e di lode, ha caratterizzato la mattinata del 22 giugno in cui i Frati Minori di Napoli sono stati invitati a sentirsi ancora chiamati, attraverso la grazia del Sacratissimo Cuore di Gesù, a vivere in una sempre crescente comunione d’amore con Dio e con i fratelli e a testimoniare con la vita, l’impegno a crescere come fratelli di tutti attraverso la semplicità e l’umiltà. La giornata è stata arricchita anche da una installazione artistica sul tema dell’immigrazione realizzata da Fr. Pio Avitabile, Delegato provinciale per GPIC, con cui ha voluto esprimere non solo la gravità del problema ma l’impegno dell’Ordine verso i fratelli che cercano speranza sulla nostra terra. Al Ministro generale va tutta la riconoscenza e l’affetto della Provincia dei Frati Minori di Napoli per la sua partecipazione alla festa della Provincia, ma soprattutto per la sua esortazione a vivere il Vangelo nella comune vocazione, come Fratelli e Minori nel nostro tempo. Fr. Agostino Esposito, OFM Ministro provinciale 1.3. Partecipazione all’incontro con i giovani religiosi e religiose Taizé, Francia, 05-12.07.2015 In quest’anno dedicato alla Vita Consacrata e in cui ricorrono due anniversari importanti per la Comunità Ecumenica di Taizé, ossia il centenario della nascita del fondatore, Frère Roger, e i 75 anni della fondazione della Comunità, i giovani religiosi e religiose fino a 40 anni delle diverse confessioni cristiane sono stati invitati a Taizé nella settimana dal 5 al 12 luglio, per condividere un’esperienza di preghiera e di riflessione sull’attualità della vita consacrata. In 350 giovani religiosi prevalentemente cattolici, ma tra i quali non sono mancati ortodossi e protestanti, hanno risposto a questo invito e sono convenuti in quest’oasi di spiritualità ecumenica, permeata dallo spirito della riconciliazione, in ascolto delle testimonianze di alcuni superiori generali di congregazioni religiose e di alcuni responsabili di comunità monastiche e di monasteri. Dopo l’introduzione di Frère Alois, priore di Taizé, il primo giorno sono intervenuti Suor Agnès Granier, Superiora generale delle Suore di Sant’Andrea e Anba Thomas, Vescovo copto ortodosso dall’Egitto. Martedì 7 luglio hanno offerto la loro testimonianza Fratel Marcellin Theeuwes, ex Priore generale dei Certosini, e Fratel Olivier Quenardel, Abate di Cîteaux, oltre a Suor Pierrette, Priora della Comunità di Grandchamp (Svizzera), Suor Angelika, della Comunità di Imshausen (Germania), e Madre Iakovi, Badessa del Monastero di San Giovanni il Precursore ad Akritochori (Grecia). Mercoledì 8 luglio hanno parlato Padre Adolfo Nicolás, Preposito generale dei Gesuiti, Piccola Sorella Maria-Chiara, Superiora generale della Piccole Sorelle di Gesù, l’Archimandrita Philarète (Egorov) di Lishnya (Ucraina) e l’Archimandrita Syméon, Igumeno del Monastero Saint Silouane, a Saint Mars de Locquenay (Francia), Suor Mireille, Priora della AD CHRONICAM ORDINIS Comunità delle Diaconesse di Reuilly, Suor Danielle, Priora della Comunità di Pomeyrol e Suor Danielle Renaud, Priora della Comunità delle Diaconesse di Strasburgo (Francia). Nella mattinata del 9 luglio hanno condiviso la loro riflessione Fratel Bruno Cadoré, Maestro generale dei Domenicani e Padre Richard Baawobr, Superiore generale dei Missionari d’Africa, mentre nel pomeriggio hanno parlato l’Archimandrita Savva (Mazhuko), del Monastero di San Nicola di Gomel (Bielorussia), Padre Isihije, del Monastero dei Santi Arcangeli Michele e Gabriele di Kovilj (Serbia), Suor Annaliese, della Comunità delle Sisters of the Church a Bristol e Fratel Thomas Dürr, della Comunità dei Christusträger a Ralligen (Svizzera). È stata un’esperienza di profonda condivisione, caratterizzata principalmente dalla capacità e dalla disponibilità a mettersi in ascolto dell’atro e durante la quale si è potuto sperimentare che, proprio come affermato da frère Roger, dai Papi e dal Concilio Vaticano II, “ciò che unisce in Cristo è molto più importante di ciò che divide”. Più di una trentina sono stati i giovani Frati Minori che hanno partecipato all’evento, che ha visto tra i testimoni anche il Ministro generale, Fr. Michael A. Perry, il quale è intervenuto venerdì 10 luglio in mattinata, proponendo una riflessione, introdotta dai giovani confratelli che insieme hanno eseguito il canto “Laudato, Sii”. Per il suo intervento, Fr. Michael ha preso spunto dall’affermazione giovannea di Gesù: “Vi ho chiamato amici” e, alla luce dell’esperienza di san Francesco d’Assisi, ha dato una lettura della vita consacrata come risposta vocazionale alla proposta d’amicizia offertaci da Dio. Questa proposta è affidata a ciascun religioso e religiosa, che può e deve coglierla, alimentarla e nutrirla. È proprio e solo crescendo nell’amicizia con Cristo, che il consacrato può arrivare a godere della pienezza di vita offerta da Dio e ad essere testimone credibile della vita escatologica. Fr. Michael ha sottolineato alcuni punti fondamentali dell’avventura del Poverello di Assisi, tra i quali la scoperta e la valorizzazione dell’umiltà di Dio, la necessità del vivere in reciproca interdipendenza gli uni dagli altri, aiutati anche da un cammino di accompagnamento, e l’importanza della dimensione della marginalità, ossia, come spesso sottolinea con insistenza Papa Francesco, dell’essere persone chiamate e impegnate a vi- 305 vere nelle periferie materiali, spirituali, politiche, sociali e religiose del nostro tempo. Dopo la conclusione della relazione di Fr. Michael, i giovani religiosi e religiose presenti hanno avuto modo di dialogare con lui, approfondendo ulteriormente questo tema della chiamata a vivere il rapporto di amicizia con il Signore Gesù Cristo e con i fratelli e le sorelle, sia all’interno delle proprie comunità che con il mondo. Nel pomeriggio di venerdì 10 luglio Fr. Michael si è incontrato con i giovani Frati Minori presenti a Taizé e provenienti dall’Irlanda, dall’Italia dal Messico e dalla Spagna. In questo ampio momento di dialogo fraterno tutti hanno avuto l’opportunità di condividere la propria esperienza di vita, missione e testimonianza francescana. In particolare, oltre alle sfide che i giovani religiosi francescani sono chiamati ad affrontare, sono emerse soprattutto le gioie, i punti di forza del cammino personale e fraterno di sequela Christi, secondo lo stile ispirato a san Francesco d’Assisi, e le aspettative che questi giovani Frati nutrono per il futuro della propria vita da consacrati. Questa intensa settimana di riflessione e condivisione è stata scandita e arricchita dagli appuntamenti regolari e prolungati di preghiera nella Chiesa della Riconciliazione, condivisa con i Fratelli della Comunità di Taizé e con i più di duemila giovani ivi presenti. Anche per questa preziosa esperienza di ascolto della Parola di Dio e dei fratelli e sorelle “maggiori”, di coinvolgente dialogo, di profonda condivisione, di gioiosa fraternità e di festosa accoglienza non possiamo che rendere grazie all’altissimo, onnipotente, bon Signore, che è tutto il bene, l’unico bene, il sommo bene. Fr. Giovanni Rinaldi, OFM Segretario particolare 1.4. Fraternal Visit of Br Michael A. Perry, Minister General and Br David Covertino, Secretary for Mission and Evangelization to Our Lady Queen of China OFM Province Hong Kong-Taiwan, 17-22.07.2015 On the afternoon of July 19th, Brs Rufino Ho and Claudio Pegoraro welcomed Brs Michael and David at the international airport in Taoyuan , Taiwan. After an hour’s drive, we arrived at the Provincial House in Taishan, 306 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 where Brs Michael and David greeted the brothers - 6 friars in temporary profession, Br Anthony Lin, the Guardian, Brs Marcello Yang, Raphael Huang and 5 elderly retired brothers. After Evening Prayer we had supper and then shared a very joyful evening because of the presence of two brothers visiting from so far away! On Monday morning the presider at the Community Mass at 6:15 was our eldest friar, Br Pius Liu, (94 years old), who also helped Br Michael to translate his short homily! At 9:30 Br Michael meet 30 brothers from 4 other fraternities. The Minister General shared the recent General Chapter orientations: prayer life with an emphasis on sharing the Word of God; life in fraternity with a balance of ministry and pastoral work; protection and care for Mother Earth through the simple and sustainable life of the friars, in the light of the papal encyclical “Laudato sii”. There followed some questions from the brothers in a atmosphere of openness and sincerity. That evening during Vespers, 4 brothers in temporary profession renewed their vows, during which the Minister General encouraged us to say, “Here I am”, as a constant response to God’s call! After supper, we had a time of recreation which was marked by a cheerful spirit: joking, singing, dancing, a real moment of fraternal joy! On the morning of July 21st, Brs Michael, David, Pius Liu and I went to YangMingShan to pay a visit to the Franciscan Sisters of the Holy Infant Jesus, a Chinese Congregation founded by Bishop Modestus Reveraets OFM in 1906. The Minister General wanted to thank the sisters in a special way for their prayer and support to the OFM Mission Project in China. That afternoon we went to visit the fraternity in XinYing in the south of Taiwan. Br Michael listened carefully to the 5 brothers who spoke about difficulties in the life of the fraternity and about their busy life of pastoral work. Br Michael invited them to be re-committed in fraternal love, to come together and to dialogue with a genuine care for one another. After supper we went to see the nearby YenShuei Church with the parish priest Br Paul Wu OFM, who guided us through the church building, which is in a Chinese style, decorated with beautiful wall paintings with scriptural and Franciscan themes. We also visited the Poor Clare Sisters who are celebrating the 25th anniversary of their presence in Taiwan. We had a peasant time of sharing, very happy to be united in the spirit of St Francis and St Clare! We returned to the Taishan fraternity late in the evening by high speed train. On July 22nd we went to the convent of the Franciscan Missionary Sisters, very close to our friary, to celebrate Mass, following by breakfast. It was a further occasion to be in communion with a sister community of the wider Franciscan family. We also visited the fraternity in Daxi, composed of 5 brothers and one postulant. Here, after we had seen the new church and the new Franciscan Spiritual Centre, we gathered in a fraternal atmosphere where it was stressed that we need to pay great attention to the care of local Vocations, and the accompaniment necessary for this to come about. Time passed quickly and there was just time for the two brothers to rush to the airport in order to depart for Singapore! Thank you so much Br Michael and Br David for your fraternal visit, your encouragement, your witness, and your care for us the little Franciscan family in Hong Kong and Taiwan. Thanks be to God! Br Claudio Pegoraro, Minister provincial 2. La sana golosità del Poverello d’Assisi Anche di pane vive l’uomo Nella selva di pubblicazioni che si stanno affollando sul tema dell’alimentazione (stimolate certamente dall’Expo di Milano, che propone appunto il tema del cibo) una, crediamo, si distacca per originalità. Stiamo parlando di Il cibo di Francesco. Anche di pane vive l’uomo, di cui sono autori fra Pietro Messa ofm e Giuseppe Cassio, professore di Storia del francescanesimo presso la Pontificia Università Antonianum di Roma il primo, storico dell’arte il secondo. Il volumetto (poco meno di 100 pagine, con un inserto di immagini in colore) ci introduce al rapporto di Francesco d’Assisi con il cibo. Nell’immaginario collettivo, Francesco avrebbe condotto una vita di stenti, quasi non avesse il primario bisogno di nutrirsi. Viceversa le fonti ci danno notizia di un Poverello «sano goloso», moderato estimatore del buon cibo, che sa apprezzare come dono e segno di letizia. AD CHRONICAM ORDINIS Pane, focacce, cereali, erbe selvatiche, verdure, uova, formaggi, pesce, carni bianche e dolci (i mostaccioli di mandorle): tutto, se preso senza ingordigia, contribuisce a lodare il Creatore nel creato. E a rafforzare la fraternità tra gli uomini. Si legge infatti nella Regola non bollata, composta intorno al 1221: «E con fiducia l’uno manifesti all’altro la propria necessità, perché l’altro gli trovi le cose che gli sono necessarie e gliele dia. E ciascuno ami e nutra il suo fratello, come la madre ama e nutre il proprio figlio, in quelle cose in cui Dio gli darà grazia. E colui che mangia, non disprezzi chi non mangia, e chi non mangia, non giudichi colui che mangia. E ogniqualvolta sopravvenga la necessità, sia consentito a tutti i frati, ovunque si trovino, di servirsi di tutti i cibi che gli uomini possono mangiare, così come il Signore dice di Davide, il quale mangiò i pani dell’offerta che non era permesso mangiare se non ai sacerdoti. E si ricordino che il Signore dice: “State bene attenti, che i vostri cuori non si appesantiscano nella crapula e nell’ubriachezza e nelle preoccupazioni di questa vita e che quel giorno non piombi su di voi all’improvviso, poiché cadrà come un laccio su tutti coloro che abitano sulla faccia della terra”. Similmente, ancora, in tempo di manifesta necessità tutti i frati per le cose loro necessarie provvedano così come il Signore darà loro la grazia, poiché la necessità non ha legge». Un libro dunque che ci aiuta a ricollocare, prendendo esempio dalla spiritualità francescana, il cibo nella giusta dimensione e in un orizzonte di sobrietà e di giustizia. Un rapporto che, se ci invita a godere del buon cibo come inno alla grandezza di Dio, ci invita altresì a non trascurare il digiuno come mezzo privilegiato di rinuncia a se stessi «per cibarsi solamente di Dio». Perché «anche di pane vive l’uomo», ma senza dimenticare che esiste un cibo dell’anima, che consiste appunto «di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Giuseppe Caffulli [L’Osservatore Romano, 1° maggio 2015, p. 4] 3. Congresso mondiale sulla formazione alla VC Ciotole di terracotta 307 È stata la prima volta. Strano, a ben pensarci, ma mai prima d’ora s’era organizzato nella Chiesa un Congresso mondiale sulla formazione alla vita consacrata (VC). Davvero, senza enfasi, un evento storico quel che s’è celebrato all’Ergife di Roma dall’8 all’11 aprile scorso. E che si sia trattato di qualcosa di straordinario è detto anche dai numeri: 1389 partecipanti (ma avrebbero potuto esser molti di più), in rappresentanza di 416 istituti di diritto pontificio, provenienti da 106 paesi (30 africani, 25 dall’America, 23 asiatici, 24 europei, 4 dall’Oceania). Imponente e subito simbolica la prima istantanea del Congresso il mattino dell’8, con la massa di persone, consacrate e consacrati (finalmente un convegno ecclesiale con buona presenza maschile!), strette e pigiate nell’unica via di accesso al grande salone sotterraneo per l’inizio dei lavori: inevitabile pensare al cammino faticoso della VC, come Israele nel deserto, alla ricerca della strada buona, quella che conduce alla Terra promessa, ma passando per la terra nascosta del proprio cuore, come tappa obbligata. Nel tempo di papa Francesco Al di là dell’udienza in San Pietro si è molto sentita al Congresso la presenza di papa Francesco, il suo invito a esser veri e autentici, e dunque anche coraggiosi e creativi, ad andare alla sostanza delle cose. Cos’ha detto, infatti, il Congresso alla VC? In tempi in cui abbondano le analisi e troppi punti di domanda, persino circa il domani della VC (se ci sarà e come sarà), restano senza risposta, questo simposio ha detto qualcosa di molto chiaro e su cui immediato è stato l’accordo. Avremo futuro anzitutto se la pianteremo una buona volta con l’angoscia vocazionale, che produce solo angoscia e non vocazioni. E vi sarà futuro per noi non se avremo comunquevocazioni, ma solo se sapremo curare la reale crescita umana e spirituale di quei tanti o pochi che avremo, ovvero se faremo bene, con rigore di verità, il discernimento in ogni fase del cammino, senza sconti e compromessi; se sapremo riconoscere e orientare diversamente quei giovani d’oggi problematici “che inconsciamente cercano strutture forti che li proteggano, per proteggersi”. E ancora niente futuro se daremo attenzione solo al versante esteriore del soggetto, ma solo se cercheremo 308 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 di formare il cuore, la sensibilità profonda. E nemmeno se daremo appena una buona formazione iniziale, ma se creeremo le condizioni per una formazione che duri tutta la vita e che sappia valorizzare la cultura del singolo. Vi sarà un domani per noi non se renderemo facile il cammino formativo, ma solo se avremo il coraggio di accompagnare i nostri giovani lungo la via che porta a Gerusalemme. Basta, allora, con le solite lagne per i soliti motivi (le poche vocazioni, la poca generosità dei giovani, il contesto culturale contrario…). Se i giovani in formazione sono pochi, questo è motivo in più semmai perché sia una formazione personalizzata, dando tempo e risorse per il lavoro sulla persona singola; e quanto ai giovani mediocri – ci ha ricordato il Papa – “non è vero che i giovani di oggi siano mediocri e non generosi; semmai hanno bisogno di sperimentare che «si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35), che c’è grande libertà in una vita obbediente, grande fecondità in un cuore vergine, grande ricchezza nel non possedere nulla”. Circa la cultura odierna e le sue provocazioni, infine, essa in ogni caso rappresenta il luogo ove il giovane, “cittadino del mondo”, deve imparare a dare la propria testimonianza, amando le persone e cercando di entrare nel loro mondo con la luce dell’evangelo, senza atteggiamenti difensivi o, al contrario, ostili, ma con l’intelligenza del cuore. Basta, allora, anche con quei progetti formativi che chiudono il soggetto entro disegni di perfezione soggettiva, di attenzione autoreferenziale a se stessi o alla propria realtà di appartenenza, disegni che tanto male han fatto alla VC del passato, per educare invece il giovane consacrato al vero senso missionario ed ecclesiale. Se la VC è nata nelle periferie essa solo lì ritrova la sua vita e criterio e slancio formativi. Formazione dei formatori I formatori rappresentano una categoria di persone che, in genere, constatano ogni giorno la propria povertà, a volte persino l’impotenza, e sono spesso esposti a delusioni dolorose, quando non addirittura a giudizi sommari da parte di chi li vorrebbe responsabili ultimi di tutte le crisi e problemi (scandali sessuali compresi). Per questo è emerso con insistenza, non solo nelle relazioni ufficiali, il tema della formazione dei formatori stessi. Non è più una novità oggi (anche se non ovunque è ben attuata), ma è stato significativo sentirlo ripetere in continuazione: se un tempo fare il formatore era un compito come gli altri, anche se poi il formatore era scelto tra i buoni e obbedienti, pii e casti, oggi nessun superiore dovrebbe poter dare questo incarico se non provvede prima alla formazione specifica della persona incaricata. E possibilmente senza darle altri 10 incarichi. Contenuti del Congresso Il Congresso ha seguito un nesso logico, già evidente nel suo titolo: “Vivere in Cristo secondo la forma di vita del Vangelo”, che le sei relazioni hanno cercato di declinare sul piano formativo nei tre giorni. Il primo con la relazione teologica di M.Tenace, che ha riproposto il concetto di formazione indicato da Vita consecrata (65 ss.), come azione del Padre che plasma in noi il cuore del Figlio per la potenza dello Spirito Santo. La formazione, dunque, come azione teologico-trinitaria, non come semplice processo psicopedagogico. E allora, proprio perché azione del Padre, la formazione è destinata ad abbracciare tutta la persona e dunque anche tutta la vita. È la vita, infatti, che forma, non il noviziato, il quale – semmai – dovrà formare la persona a lasciarsi formare dalla vita per tutta la vita (la docibilitas), come ha sottolineato la relazione di A.Cencini. Il secondo giorno è stato dedicato alla pedagogia della formazione: i formatori hanno bisogno, giustamente, di sapere il come, di avere un metodo. La relazione di R.Volo ha presentato il metodo adottato da Gesù coi suoi discepoli, sottolineando che anche in quel gruppo non tutto è andato bene. Mentre C. Pena y Lillo ha offerto un’analisi di alcuni modelli formativi adottati negli ultimi decenni, indicando nel modello della integrazione quello più adeguato oggi per favorire in ogni chiamato l’azione del Padre, il vero e unico Padre Maestro. Infine, il terzo giorno è stato dedicato alla riflessione su alcune urgenze della formazione. Ne sono state scelte due: la formazione alla maturità affettivo-sessuale nel tempo degli scandali (L. Arrieta), e la formazione dei formatori (M. McGuire). Ad arricchire ulteriormente la proposta di contenuti vi sono pure stati un Forum sul tema della formazione vista nell’ottica di tre Dicasteri vaticani: la Congregazione per il Clero AD CHRONICAM ORDINIS (card. Stella), quella per l’Educazione Cattolica (mons. Zani), e la CIVCSVA (mons. Carballo). Oltre al Forum un pomeriggio è stato dedicato a una Tavola rotonda, con diverse esperienze specifiche a confronto, dall’interculturalità al rapporto con la secolarità nella formazione, dal cammino formativo nell’ambito ecumenico all’educazione alla dimensione contemplativa. Dinamica dei lavori Come spesso succede in questo tipo di incontri non sono solo le relazioni ufficiali a offrire stimoli e luci nuove, ma anche – e forse soprattutto – gli scambi informali, le comunicazioni di esperienze tra persone che prima non si conoscevano e che scoprono di avere molto in comune e da condividere. È quello che è avvenuto anche al nostro Congresso, specie con la dinamica delle cosiddette comunità dei tavoli. La disposizione circolare dei partecipanti attorno a dei tavoli ha favorito infatti proprio questo tipo di scambi, che ha costituito come il filo rosso, sul piano metodologico, di tutto il convegno. Ogni relazione era regolarmente seguita, dopo una decina di minuti di assoluto silenzio, dalla condivisione attorno al tavolo. Che normalmente andava oltre il tempo stabilito. Sempre da questa condivisione sono venute poi le domande poste ai singoli relatori. Siamo sicuri che sono nate diverse amicizie grazie a questa condivisione, come sempre accade quando si condivide la fede e ciò che è essenziale nella vita. Altra dinamica sperimentata sono stati i laboratori, una ventina circa, in cui sono state affrontate tematiche specifiche significative e oggi particolarmente importanti (dall’omosessualità alla crisi dei formatori, dai poveri quali agenti della formazione al ruolo formativo della comunità), temi che avrebbero rischiato di restare fuori della discussione congressuale. Tali laboratori hanno occupato un pomeriggio intero del Congresso, dando un po’ a tutti la possibilità d’intervenire personalmente nella discussione. Verso il futuro Dicevamo prima della domanda inquietante sul futuro della VC. Papa Francesco quando ci ha visti così tanti nell’aula Paolo VI ha commentato: «Al vedervi così numerosi non si 309 direbbe che ci sia crisi vocazionale!... Ma sono anche convinto che non c’è crisi vocazionale là dove ci sono consacrati capaci di trasmettere, con la propria testimonianza, la bellezza della consacrazione». E allora, invece di farci domande che ci deprimono su qualcosa che non possiamo prevedere, pensiamo a costruire il futuro più vicino a noi, per esempio raccogliendo la provocazione che viene da questo incontro mondiale a organizzare incontri simili a livello continentale e d’istituto, per applicare a ogni contesto locale quanto emerso nel Congresso e continuare a condividere davvero la bellezza di questo ministero. Quella dell’acculturazione dei carismi è questione che resta centrale e ancora irrisolta per il futuro della VC. Le beatitudini del formatore Il Congresso ha voluto inviare a formatori e formatrici un messaggio conclusivo intitolato proprio così: «Le beatitudini del formatore. Per rileggere e declinare le otto beatitudini del vangelo di Matteo nella vita del formatore, chiamato a esser povero di spirito, misericordioso, costruttore di pace….». Ne riportiamo una, quella sui miti: ”Beati voi, se sapete attendere con pazienza i tempi di maturazione del buon seme gettato con costanza e fiducia, senza imporre nulla con la forza o l’astuzia, senza pretendere di esser voi a gestire il raccolto. Beati i formatori-seminatori, che continuano a seminare in ogni caso, in ogni momento, in ogni cuore, ben sapendo che il seme ha una sua forza ed efficacia. Beati voi se agite senza mai fare alcuna violenza, sottile e nascosta, nemmeno per ottenere il bene, perché Dio vi darà la terra promessa dei cuori. Beati i formatori che con la loro mitezza ricordano a chi è in formazione che l’unica cosa davvero necessaria è farsi come ciotole di terracotta, in cui altri possano bere a piccoli sorsi il cielo”. Mi sembra che questa immagine finale, “ciotole di terracotta in cui altri possano bere a piccoli sorsi il cielo”, dica quel che il formatore è chiamato a essere, quel che ogni giovane in formazione deve imparare a essere, quel che la VC dev’essere per il mondo e la Chiesa. Amedeo Cencini [Testimoni, 5(2915)27-30] 310 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 4. Attese per l’anno della vita consacrata Il coraggio di saper innovare Nella lettera apostolica Testimoni della gioia (28 novembre 2014) papa Francesco esprime alcuni desideri che, oltre ad essere appropriati, possono tradursi in preghiera. Li chiama “attese” e si riassumono in cinque parole: gioia, svegliare, comunione, mondo-periferia, creatività-innovazione. Come premessa e su questo sfondo chiediamoci: Preferiamo una vita consacrata separata da questo mondo o piuttosto inviata a questo mondo e desiderosa di incarnarsi in esso, come Gesù? Nella trasmissione della nostra fede e nella testimonianza vogliamo servirci del linguaggio del mondo culturale e intellettuale della gente d’oggi o pretendiamo che gli altri si adeguino al nostro linguaggio, imparino le sue chiavi, entrino nel nostro mondo concettuale? Optiamo per andare controcorrente, per la denuncia e l’intransigenza – paurosi davanti a qualsiasi invenzione o innovazione – o ci sentiamo chiamati ad essere comprensivi, a rafforzare gli impulsi di rinnovamento della società e offrire ad essi il significato che lo Spirito continua a rivelare? Quando ci attacchiamo troppo alla tradizione diventiamo irrilevanti, incapaci di trasformare la cultura; creiamo delle separazioni, diventiamo incapaci di discernere dove agisce lo Spirito di Dio; mostriamo un Dio-Chiesa e non un Dio della vita, compresa la Chiesa.1 Questo modello di Chiesa – e di vita consacrata in essa – non attira le nuove generazioni che vogliono uguaglianza, compassione, autenticità, che desiderano vedere delle alternative alle politiche vigenti fino ad oggi, che si sentono appassionate per le innovazioni tecnologiche, per le scoperte delle scienze, per l’avventure della libertà. Papa Francesco si chiede: che cosa mi attendo in particolare da questo anno di grazia dalla vita consacrata? E risponde con cinque proposte, che io ridurrei a quattro: • che si realizzi il detto: “Dove ci sono i religiosi, lì c’è gioia”; • che “svegliate il mondo”; • che vi mostriate degli “esperti di comunione”; • che andiate in tutto il mondo, in particolare nelle periferie esistenziali e vi domandiate che cosa Dio e l’umanità ci chiedono oggi. “Dove ci sono i religiosi, lì c’è gioia” Alcuni mesi fa ho accompagnato un istituto religioso durante la fase di discernimento per eleggere il governo generale. Si tratta di un momento molto delicato. Una persona – molto considerata in quell’istituto nel campo della spiritualità e della formazione – mi disse: “nel nostro istituto... c’è molta gente triste”. Ma più che impressionarmi per questo fatto, mi chiesi: “capita solo in questo istituto o è un fenomeno generalizzato nella vita consacrata?”. A Harvard, il corso che gode di maggiore popolarità e successo – più di quelli di economia – tenuti da grandi specialisti – è quello che riguarda la felicità. Si intitola “Maggiore felicità” ed è tenuto da Tal Ben Shahar.2 È un corso che attira 1.400 alunni ogni semestre, e il 20% dei laureati di Harvard sceglie di frequentarlo. Il professore paragona la vita a un’impresa che ha dei profitti e dei costi. L’impresa va bene se ci sono più profitti che costi. I nostri profitti sono le emozioni e i pensieri positivi; i costi sono le nostre emozioni e i pensieri negativi. Quando questi prevalgono nel bilancio finale, andiamo incontro alla bancarotta, ai numeri in rosso. “Solo sorridere, cambia lo stato d’animo”. “Essere felice è alla fine un accumulare un gran fondo di risparmio di esperienze significative. Povero quel tale che custodisce ciò che possiede là dove si corre il rischio di perdere tutto”.3 La verità è che i livelli di soddisfazione nella vita consacrata non sono molto alti. Si vedono tra di noi dei “volti tristi, persone scontente, insoddisfatte…”. Si possono portare molte ragioni: difficoltà, notti dello spirito, delusioni, malattie, perdita di energia; eccesso o difetto di un modo di governare, nella vita comunitaria, nella propria vita personale affettiva e spirituale… Papa Francesco ci dice che siamo chiamati a esperimentare e a far vedere che la fonte della nostra gioia è Dio – capace di riempire il nostro cuore –; non dobbiamo cercarla da nessun’altra parte; la fraternità autentica, vissuta nelle nostre comunità nutre la nostra gioia e ci realizza come persone; anche la nostra consegna totale al servizio della Chiesa (famiglie, giovani, anziani, poveri) dà significato e pienezza alla nostra vita; non pregiudicano la nostra gioia interiore i patimenti, le sofferenze: attraverso di essi ci è dato di partecipare alle sofferenze di Gesù, che, per amore nostro, non rifiutò la croce; la nostra gioia rende attra- AD CHRONICAM ORDINIS ente alle nuove generazioni la vita consacrata. Non bastano le belle campagne vocazionali, né l’efficienza e la potenza dei nostri mezzi di evangelizzazione. Ad esse parla una vita «che lascia trasparire la gioia e la bellezza di vivere il Vangelo e seguire Cristo». “Svegliate il mondo” La perdita di forza profetica si manifesta nel distacco da Dio e dagli altri. È la tentazione della fuga, come Elia, come Giona. E, così, distaccati, cadiamo in un profondo sopore. Un sopore che ha molto a che vedere con quel peccato capitale dimenticato nella Chiesa d’Occidente, l’accidia. Per i padri del deserto era il peggiore dei peccati capitali. Lo chiamavano anche il demonio meridiano. È il demonio della perdita di speranza, non solo nelle istituzioni, non solo nella comunità, non solo nel proprio ministero, ma – in ultima e prima istanza – in Dio. È un non confidare in Dio, nella sua Provvidenza. Il profeta è colui che rimane vigile e cerca di far uscire dal loro sopore quelli che dormono. «La testimonianza profetica (...) si esprime nella denuncia di tutto ciò che è contrario alla volontà di Dio e nell’esplorazione di vie nuove per attuare il Vangelo nella storia, in vista del Regno di Dio» (VC 84). Questa è stata la missione del profeta Elia nei riguardi del suo popolo: passione per la fedeltà all’Alleanza, difesa coraggiosa dei diritti dei poveri, trasmissione del suo spirito profetico alle nuove generazioni. Benché tentato, Elia non si lasciò mai prendere dalla disperazione: dopo un lungo tempo di siccità, gli fu concesso di vedere – mentre pregava piegato con la faccia tra le ginocchia – una «nuvoletta grande come la palma di una mano» che saliva dal mare (1 Re18,42.44). Noi lottiamo contro gli occhi oppressi dal sonno (Lc 9,32) per discernere i movimenti della nube e riconoscere i segni della Presenza: «Guidati dallo Spirito, mai rigidi, mai chiusi, sempre aperti alla voce di Dio che parla, che apre, che conduce, che ci invita ad andare verso l’orizzonte».4 Papa Francesco ci chiede di essere «sentinelle che vegliano nella notte e sanno quando giunge l’aurora (Is 21,11-12), e che stiamo, soprattutto, «dalla parte dei poveri e degli indifesi, perché Dio sta dalla loro parte». Diceva Ernst Bloch che ci sono due tipi di sogni: i sogni notturni – che rimandano al pas- 311 sato – e i sogni diurni – che rinviano al futuro. Questi sogni non devono essere solo una nostra utopia, ma dei motori che portano a creare “altri luoghi” in cui vivere «la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore vicendevole». I nostri luoghi, gli spazi, le istituzioni devono tradursi in lievito di una società ispirata al vangelo, in città poste sul monte che proclamano la verità e il potere delle parole di Gesù. Se recuperiamo la nostra dimensione profetica sappiamo di “non dover avere paura”: «io sono con te per proteggerti» (Ger 1,8). La profezia ci rende innovatori.5 «L’innovazione è un processo attraverso il quale un sogno si traduce in realtà» (Ebraim Hemmatuia). La paura compromette l’innovazione, la profezia innovatrice. Non siamo – sia nella Chiesa, sia nella vita consacrata – molto propensi a parlare di “innovazione” o di “invenzione”. Ci sentiamo, piuttosto, depositari di una grande e ricca tradizione che celebriamo con assiduità e diligenza. A volte si sente dire: “lasciamo perdere le innovazioni!”, “si è sempre fatto così”. Ci dobbiamo chiedere se è la paura che impedisce tra noi l’innovazione: quando prolifera la paura, le nostre società cercano delle zone di sicurezza a costo di una supervigilanza esagerata. La Chiesa della paura – la vita consacrata della paura – non vuole correre rischi e, in definitiva, pensa più a salvare se stessa che non a salvare gli altri. Non le interessa l’innovazione, ma solo la tradizione. Ma “la paura è una cattiva consigliera”. Ha ragione la sapienza popolare, perché la paura ci de-vitalizza , ci impedisce di essere persone capaci di affrontare le tenebre, di vincere la nostra paura dell’oscurità , di affrontare i rischi, di cambiare. Sono molti coloro che seguono alla lettera i consigli della paura. E questa porta a una paralisi dell’attività creatrice, ad aggrapparsi a funi di sicurezza e cercare di salvarsi da un mondo che da ogni parte presenta minacce e pericoli. Scrive Luc Ferry che «se continuiamo ad ascoltare coloro che incutono paura nel corpo finiremo con l’ammalarci, con l’essere posti in un cassone di bambagia, avvolti in un gigantesco preservativo».6 “Esperti di comunione” Le esperienze che andiamo accumulando nelle nostre comunità, nelle relazioni vicendevoli, nel modo di affrontare i conflitti indicano che non è facile “essere esperti di comunione”. Abbiamo poca pazienza nei contrasti, nel 312 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 dialogo con chi dissente. L’ira si impadronisce facilmente di noi e ci impedisce di continuare con pazienza. Nel contesto della missione della Chiesa vediamo che mai come oggi si è parlato dell’“ecclesiologia di comunione” e tuttavia constatiamo il deficit di dialogo che è esistito tra di noi. Come nella società, così anche noi giungiamo facilmente ai divorzi e agli aborti di progetti che non trovano un primo appoggio. Tuttavia, qui sta il sogno della lettera apostolica Novo Millennio ineunte di san Giovanni Paolo II: «fare della Chiesa la casa e la scuola di comunione».7 Papa Francesco vuole che questo sogno diventi realtà – nel corso di quest’anno – nei nostri ordini e congregazioni, nelle nostre province, nelle nostre comunità: «che l’ideale della fraternità, voluto dai nostri fondatori, cresca a tutti i livelli, come in circoli concentrici». E anche tra gli istituti, in rapporto alla Chiesa particolare e alla Chiesa mondiale. Il cammino della carità: «Non mi stanco di ripetere che la critica, le chiacchiere, l’invidia, le gelosie, gli antagonismi sono atteggiamenti che non hanno diritto di vivere nelle nostre case. Il cammino della carità che si apre davanti a noi è quasi infinito: accettazione e attenzione reciproca, comunione di beni materiali e spirituali, correzione fraterna, rispetto dei più deboli, relazioni interculturali e accoglienza vicendevole... “La mistica di vivere uniti” fa della nostra vita “un santo pellegrinaggio”». Comunione tra i membri di diversi istituti, cammino di speranza: «Uscire con maggior coraggio dai confini del proprio istituto per sviluppare insieme, sul piano locale e globale, progetti comuni di formazione, evangelizzazione e interventi sociali. Nessuno costruisce il futuro isolandosi, né solo con le proprie forze, ma riconoscendosi nella verità di una comunione che sempre si apre all’incontro, al dialogo, all’ascolto, all’aiuto vicendevole e ci preserva dalla malattia dell’autoreferenzialità». È necessaria la sincera sinergia fra tutte le vocazioni: cominciando dai presbiteri e dai laici, così da «fomentare la spiritualità della comunione, anzitutto fra loro e inoltre nella stessa comunità ecclesiale e oltre i suoi confini». Fino a tutto il mondo e alle sue periferie La vita consacrata sta progettando – ora con maggiore serietà – la missione. La nostra congregazione l’ha programmata nel precedente capitolo generale quando si propose di «impostare la missione in chiave d’amore come missio Dei», “missio inter gentes” e “missione condivisa”. Si sono tenuti diversi incontri che hanno approfondito il tema della missione. Il prossimo capitolo generale l’affronterà in maniera specifica. L’Evangelii gaudium ci ha esortato a intraprendere una seria “conversione pastorale e missionaria”. Perciò, stiamo su questa linea! Papa Francesco, nell’esortazione Evangelii gaudium, ci ha invitati ad essere una Chiesa in uscita e ci ha indicato un luogo preferenziale: le periferie geografiche e culturali! Ci chiede, inoltre, di lasciarci convertire dallo Spirito Santo per essere più pastorali e missionari in questa epoca, di integrarci nel grande movimento missionario, e che questa conversione rinnovi le nostre strutture, le istituzioni e le persone, e abbia effetti visibili nella nostra economia, nella gestione dei beni, nella vendita e destinazione degli immobili che ci vediamo obbligati ad abbandonare. Ci ha chiesto di uscire dalle nostre zone di sicurezza e di comfort per annunciare il Vangelo ai poveri, a coloro che non appartengono alla nostra confessione cristiana o alla nostra religione, ma che sono figli e figlie di Dio e di seminare nelle culture la luce e il sale del Vangelo. Se vogliamo essere una Chiesa più incarnata e messianica, più ospitale e accogliente, più aperta e dialogante, come rifiutare le invenzioni necessarie e l’innovazione che queste produrranno? Ci siamo domandati se nella nostra provincia, nella nostra comunità funziona la missione, vale a dire, se siamo «complici coraggiosi della missione dello Spirito Santo?».8 Papa Francesco ci ricorda nella sua lettera che l’ultima parola di Gesù è stata “Andate in tutto il mondo” (II, 4) e anche di essere docili agli impulsi dello Spirito Santo per prendersi cura dei bisogni del mondo (II, 5). L’umanità intera ci attende. In questa umanità ci sono: persone senza speranza, famiglie in difficoltà, bambini abbandonati, giovani senza futuro, malati e anziani abbandonati, ricchi con il cuore vuoto, uomini e donne alla ricerca di significato, persone con la sete del divino (II, 4). Tutti costoro ci attendono: per essi possiamo essere “Mebasser”, vale a dire profeti della gioia, evangelizzatori. Perciò ci vengono chiesti gesti concreti di accoglienza dei rifu- AD CHRONICAM ORDINIS giati, di sostegno ai cristiani perseguitati, di vicinanza ai poveri, la creatività nella catechesi e nell’annuncio del Vangelo, nell’iniziazione alla vita di preghiera, nell’accompagnamento di coloro che cercano una vita spirituale più intensa o hanno bisogno di un sostegno morale o materiale. E si attende che si alleggeriscano le strutture, si riutilizzino le grandi case a favore di opere più conformi alle necessità attuali della evangelizzazione e della carità, si adeguino le opere ai nuovi bisogni. Con risposte creative e innovatrici Siamo invitati non solo ad un rinnovamento, ma ad un’autentica innovazione; questa rompe gli schemi, appiana le strade, offre nuove possibilità. Ci sono innovatori nel campo della medicina, dell’educazione, nella politica e nella società, nell’ingegneria, nei mezzi di comunicazione... Anche nell’ambito religioso, specialmente là dove viene permesso di sperimentare, di aprire nuove strade e cercare nuovi orizzonti. Gli innovatori corrono, mentre la maggioranza si accontenta solo di passeggiare. Gli innovatori ci introducono nell’ambito dello sconosciuto; per questo hanno cambiato il nostro modo di vedere, di sentire, di vivere. Pensiamo solo a Johannes Guttenberg, l’inventore della stampa. La sua innovazione portò i libri alle masse, rese possibile la riforma nel campo della religione, della politica e della società.9 Dalla capacità di innovazione – noi crediamo che in collaborazione con lo Spirito creatore e pieno di fantasia – dipende il nostro futuro e quello delle prossime generazioni. Ci troviamo nella “società dell’innovazione”. Siamo in una società in cui “se non innovi, muori”.10 Innovare non consiste nel far crescere ciò che già esiste e nel ripeterlo nella società. Non si innova per il semplice fatto di produrre di più e di favorire un maggior consumo. L’innovazione è l’invenzione del nuovo. Oggi, una nuova idea, un nuovo servizio, un nuovo prodotto possono provocare una cascata impressionante di cambiamenti collaterali che mobilitano la società come uno tsunami. Clayton Christensen (1997) chiamò questo fenomeno: “distruptive innovation” (innovazione dirompente).11 Luc Ferry lo chiama “innovation destructiva” (“innovazione distruttrice”).12 Perché dirompente o distruttiva? Perché ci sono idee e prodotti che introducono 313 una tale novità, da rendere obsolete e inutili le idee e i prodotti precedenti. Ciò che innova ha come effetto collaterale la distruzione progressiva di ciò che viene superato. L’innovazione mette fuori gioco chi la rifiuta. L’innovazione riguarda non solo il settore tecnologico, ma anche quello etico e religioso. Si sono aperti nuovi dibattiti pubblici in cui dobbiamo intervenire come evangelizzatori. Vediamo che il sistema tradizionale di valori si è disgregato. Sono scomparsi progressivamente tutti i fondamenti della cultura “classica”. Sono state messe in questione la raffigurazione nella pittura, la tonalità nella musica, le regole tradizionali del romanzo, del teatro, della danza e del cinema. Con la scoperta del DNA, il cambiamento avvenuto nella genetica è stato spettacolare. La società ha riscoperto il valore della sessualità in base a parametri diversi da quelli tradizionali: da una parte, “tolleranza zero” di fronte alla pederastia, l’abuso sessuale, la violenza domestica, la tratta delle persone... e, dall’altra, una maggiore liberalità nel libero esercizio della sessualità. I partiti politici sentono il bisogno di rifondarsi per guadagnare adepti e votanti e raggiungere una maggiore presenza sociale. A questo scopo si ricorre a mille stratagemmi. I più efficaci – sembra – sono quelli che meglio si sintonizzano con le “passioni della gente”: l’indignazione, l’ira, l’invidia, il sesso. Per questo non c’è scrupolo a gettare in pasto al pubblico le miserie degli altri. Lo scandalo vende. L’indignazione mobilita. L’invidia crea inimicizie. Il sesso abbaglia. Le istituzioni su cui si basava la società fino ad oggi cominciano a cambiare.13 Non c’è innovazione senza invenzione. Si perde il tempo a sognare l’innovazione se non si apportano dati concreti di invenzione. L’innovazione non è qualcosa che facciamo, ma qualcosa che già stiamo facendo. L’innovazione non sorge all’improvviso; è un traguardo a cui si giunge attraverso le invenzioni. Le invenzioni sono le componenti dell’innovazione. La storia dell’umanità ci sorprende di continuo con la comparsa di innovatori e di inventori. Grazie ad essi siamo progrediti. La rassegnazione, la pigrizia, la mancanza di creatività, l’abitudine ci porterebbero a vivere in maniera misera in un mondo pieno di risorse e possibilità. Questa è la nostra ora, il nostro momento. 314 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 Dobbiamo scendere in campo e giocare questa partita. Lo Spirito ci ha inseriti nella lista dei convocati e ci chiede di lasciare la panchina e di approfittare di questo gioco meraviglioso per vincerlo. Ma si attende che siamo “creativi” e non “fotocopie del passato”. Il papa ci dice: «La fantasia dello Spirito ha creato forme di vita e opere tanto diverse che non possiamo facilmente catalogare o costringere entro schemi prefabbricati. Non mi è possibile, quindi, riferirmi a ciascuna delle forme carismatiche in particolare». Forse non tutti abbiamo la capacità di innovazione, ma possiamo essere come Giovanni Battista: persone che appianano la strada o la preparano per la venuta del “novum”. Il tema della Plenaria della CIVCSVA – che ebbe luogo dal 25 al 29 novembre 2014 – fu Vino nuovo in otri nuovi. In quell’occasione si constatò che il “vino nuovo” ci viene già dato; ma corriamo il pericolo o la tentazione di versarlo in “otri vecchi” e, pertanto, di adulterarlo. In un contesto del genere, il card. Kasper ebbe a dire nei riguardi della nuova evangelizzazione «ci chiedono pane e noi diamo loro pietre». Papa Francesco ci incoraggia ad uscire verso questi nuovi scenari della missione, anche come terapia per noi stessi. «Non ripiegatevi su voi stessi, non lasciate che i piccoli litigi di casa vi asfissino, non rimanete prigionieri dei vostri problemi. Questi si risolveranno se andate fuori ad aiutare gli altri a risolvere i loro e ad annunciare la Buona Novella. Troverete la vita dando la vita, la speranza offrendo speranza, l’amore amando». Il magistero attuale della Chiesa (in particolare di Benedetto XV e Francesco) ci invita a «rinnovare la comprensione e l’esercizio della nostra carità, così centrale nella definizione del missionario: un uomo acceso di carità» (Deus caritas est – 2005; Sacramentum caritatis – 2007; Caritas in veritate – 2009; Evangelii gaudium, cap. IV: Dimensione sociale dell’evangelizzazione). La carità missionaria ci spinge all’innovazione attraverso le nuove tecnologie, terre inesplorate per narrare il Vangelo e a piantare tende leggere negli incroci dei sentieri inesplorati. La vita consacrata sarà capace di essere interlocutrice della ricerca di Dio che aleggia nel cuore umano? Questi sono gli auguri non utopistici per l’Anno della vita consacrata. Sono un appello alla coscienza di quanti partecipano a que- sta forma di vita perché diventi realtà in noi l’espressione “anno nuovo – vita nuova”. Bisogna recuperare il coraggio e l’entusiasmo. Dobbiamo ripeterci molte volte: lo possiamo! Ma con la magica convinzione che «tutto possiamo in colui che ci dà la forza (Gesù)» (Fil 4,13) e nello Spirito che disegna il nostro futuro. José Cristo Rey García Paredes [Testimoni, 5(2015)40-45] Cf. Michael Frost – Alan Hirsh, The Shaping of 1 Things to Come: Innovation and Mission for the 21st Century Church, Hendrckson Pubblicationes, Peabody, 203, p. 158. 2 Consulente e relatore di conferenze in tutto il mondo, è laureato in Organizzazione Comportamentale e in Filosofia e Psicologia. 3 La psicologia positiva è un ramo della psicologia che cerca di comprendere, mediante l’investigazione scientifica, i processi sottostanti alle qualità e alle emozioni positive dell’essere umano. L’oggetto di questo interesse sta nell’apportare nuove conoscenze sulla psiche umana non solo per aiutare a risolvere i problemi della salute mentale che fanno soffrire gli individui, ma anche per conseguire una migliore qualità di vita e di benessere, tutto questo senza mai scostarsi da una rigorosa metodologia scientifica propria della scienza della salute. 4 CIVCSVA, Scrutate, Parte II. La profezia della vigilanza. 5 Forse dovremmo dalle parole tanto usate di recente, parole con ri- (ri-nnovamento, ri-fondazione, ri-strutturazione, ri-organizzazione, ri-animazione, ri-forma, ri-vitalizzare...) passare alle parole con in (in-novazione, in-spirazione, in-tuizione, in-telligenza, in-teriorità, in-clusione...). Queste ci parlano di un presente segnato di futuro, e non tanto di un passato d’oro. 6 Luc Ferry, L’innovation destructrice, Plon., Parigi 2014, pp. 12-13. 7 INM 43. 8 José Cristo Rey García Paredes, Complices del Espiritu. El nuovo paradigma de la Misión, PCL, Madrid 2014. 9 Kim Chandler McDonald, Innovatio. How innovators think. 10 Cf. Waltyer Isaakson, The Innovators, Simon & Scuster, London 2014. 11 Clayton Christensen, Harvard Bussines School, Boston 1977. AD CHRONICAM ORDINIS Cf. Luc Ferry, L’innovation destructrice, Plon., Paris 2014. 13 Cf. M. R. Miller, The miillennium Matrix: reclaiming the past, reframing the future of the Cgurch, Jossey-Bass, San Francisco 2004, pp. 15-16. 12 5. Forum internazionale di Mariologia Roma, Auditorium Antonianum, 07-09.05.2015 Il messaggio di Fatima tra carisma e profezia Dal 7 al 9 maggio 2015 si è svolto presso l’Auditorium Antonianum un Forum internazionale di mariologia organizzato dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale in collaborazione con il Santuario di Fatima. L’iniziativa culturale e spirituale, indirizzata in modo particolare sia alle istituzioni accademiche romane, sia ai movimenti laicali e agli Istituti di vita consacrata, aveva un duplice obiettivo: offrire una presentazione chiara, ben documentata e teologicamente rigorosa dell’autentico messaggio di Fatima, facendone emergere il raccordo tra il carattere carismatico, la funzione profetica e l’attualità; avviare di fatto la preparazione al 24° Congresso Mariologico Mariano Internazionale. Per l’organizzazione, curata dal Segretario dell’Accademia, Fr. Stefano Cecchin ofm, hanno dato il loro contributo le Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima, il Movimento Mariano Messaggio di Fatima, i volontari della Polizia di Stato e altre persone legate all’Accademia Mariana. All’evento, che è stato pubblicizzato su larga scala, hanno partecipato mediamente un centinaio di persone, compresa una delegazione proveniente dal Santuario di Fatima. La seduta inaugurale si è aperta con l’accoglienza della statua della Madonna Pellegrina di Fatima. Dopo il saluto del Rettore Magnifico della Pontificia Università Antonianum, Sr. Mary Melone, ha preso la parola Sua Eminenza il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il quale ha tenuto la prolusione inaugurale. Al termine ha annunciato che dalla Segreteria di Stato, con lettera in data 23 marzo 2015, è stato comunicato al Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che Papa Francesco ha dato il proprio benestare per la celebrazione del Congresso nella città di Fatima. Il Con- 315 gresso, che si inserisce nel programma delle celebrazioni previste per il primo centenario delle apparizione della Vergine Maria ai tre pastorelli Francesco, Giacinta e Lucia (19172017), si terrà dal 6 all’11 settembre del 2016 e avrà come tema: “L’evento di Fatima cento anni dopo. Storia, messaggio e attualità”. I relatori intervenuti durante le sessioni plenarie sono stati: il Vescovo di Leiria-Fatima, Mons. António Augusto dos Santos Marto; don Carlos Manuel Pedrosa Cabecinhas, Rettore del Santuario di Fatima; Eloy Bueno de la Fuente, docente presso la Facoltà di Teologia di Burgos; Vincenzo Battaglia, Presidente dell’Accademia Mariana; mons. Virgilio do Nascimento Antunes, Vescovo di Coimbra. Le relazioni presentate hanno messo in evidenza gli elementi essenziali del messaggio di Fatima. Premesso che nel Cuore Immacolato di Maria si riflette e si manifesta l’amore della Santa Trinità, pervaso di misericordia e di compassione, amore rivelato definitivamente in e per mezzo di Gesù Cristo, l’unico Salvatore del mondo, sono stati spiegati con chiarezza i dati maggiormente caratterizzanti, quali l’impegno nella conversione, la preghiera per i peccatori, anche tramite la recita del Rosario, la spiritualità della riparazione, l’affidamento filiale al Cuore immacolato di Maria. Si è avuto modo, tra l’altro, di conoscere più da vicino l’intensa attività pastorale e liturgica che si svolge nel santuario mariano, frequentato annualmente da vari milioni di devoti e pellegrini. Il pomeriggio di venerdì 8 maggio è stato dedicato ai lavori di gruppo, incentrati su tre tematiche specifiche: i movimenti ecclesiali legati a Fatima; il messaggio di Fatima per il carisma della vita consacrata; i veggenti di Fatima. Questo terzo gruppo è stato guidato da Angela de Fátima Coelho da Rocha, postulatrice della causa dei beati Giacinta e Francesco e vice-postulatrice della causa di Sr. Lucia. Nella giornata di sabato 9 maggio c’è stata prima la conclusione accademica, con la sintesi sistematica e programmatica fatta da don Antonio Escudero Cabello. Successivamente, nella Basilica di S. Antonio al Laterano gremita di fedeli, si è svolto un pomeriggio mariano di preghiera, preceduto dall’accoglienza della statua della Madonna Pellegrina di Fatima e culminato con la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta da Mons. António Augusto dos Santos Marto. L’atto conclusivo di af- 316 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 fidamento al Cuore Immacolato di Maria, fatto secondo il testo redatto da Papa Francesco, ha posto il sigillo a tre intensi giorni di riflessione e di preghiera. Fr. Vincenzo Battaglia ofm Presidente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale 6. Primo anniversario della morte di Fr. Giacomo Bini Palestrina, Italia, 09.05.2015 La Comunità francescana ed ecclesiale di Palestrina, la sera del 9 maggio, ha celebrato il 1° anniversario della scomparsa di Fr. Giacomo Bini. La chiesa del convento S. Francesco era gremita di gente che ha voluto partecipare alla commemorazione. Durante la santa Messa è stata ricordata la figura spirituale di Fr. Giacomo, prendendo spunto dal suo Diario recentemente pubblicato (G. Bini, Seme di eternità. Biografia e scritti inediti, a cura di Vincenzo Brocanelli e Paolo Canali, Milano, Edizioni francescane, 2014). Fr. Giacomo ha cercato un’unione sempre più profonda con il Signore, ha voluto vivere in maniera radicale il Vangelo che meditava attentamente ogni giorno, ha sentito sempre il bisogno di avvicinarsi ai poveri, di condividere con loro la vita semplice, fatta di cose veramente essenziali. Egli ha coltivato i doni che aveva ricevuto dal Signore, come l’esigenza di vivere sul serio il Vangelo e la sua “personnalité attachante” – come egli stesso si definiva – e si è impegnato sempre a farsi dono per gli altri. All’inizio del suo servizio come Ministro generale (1997-2003), scrisse nel Diario: «Fare della mia vita un dono per l’Ordine». Le parole principali che caratterizzano la “biografia spirituale” di Fr. Giacomo sono: fede forte, grande generosità, semplicità di vita, capacità di donazione, spirito di fraternità e di servizio, umiltà e minorità illuminate dalla presenza viva del Signore nella sua vita. Egli espresse bene il suo itinerario interiore nell’ultima omelia che pronunciò a Palestrina la domenica 4 maggio 2014. Commentando l’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus, Giacomo spiegava come lasciarsi guidare da Gesù, poiché, diceva, “il Signore ci parla lungo il cammino” della nostra vita. Lo schema autografo di questa omelia è stato offerto in omaggio a tutti i presenti dalla Fra- ternità di Palestrina. Il celebrante, riconoscendo con tutta l’assemblea che Giacomo è certamente già nella casa del Padre, ha invitato i presenti non tanto a pregare per Giacomo, in suo suffragio, ma piuttosto a pregare Giacomo perché egli si faccia intercessore presso Gesù in favore dei bisogni di ciascuno. Dopo la celebrazione, è seguita una breve proiezione di una delle ultime riflessioni di Fr. Giacomo e di varie foto che rappresentavano vari momenti della sua vita, dalla sua missione in Africa al servizio all’Ordine e soprattutto all’ultimo periodo vissuto con la gente di Palestrina. La serata si è conclusa con un’agape fraterna in cui ciascuno ha continuato a fare memoria degli incontri personali con Fr. Giacomo. La breve commemorazione ha rinnovato tanti sentimenti di gratitudine verso Fr. Giacomo ed ha espresso ancora una volta il legame stretto e familiare che unisce la gente con la fraternità francescana. Fr. Vincenzo Brocanelli 7. Anno della vita consacrata A metà del percorso A metà del percorso, dopo sette mesi dall’avvio dell’Anno della vita consacrata (30 novembre 2014-2 febbraio 2016), è utile una verifica del cammino compiuto. Più che di un bilancio, ancora immaturo, si tratta di ricordare i fatti e valorizzare il tempo che rimane. L’idea era nata nella Congregazione dei religiosi ed è stata annunciate dal papa il 29 maggio 2014, in occasione del colloquio con l’Unione dei superiori maggiori (USG). La lettera di indizione è del 21 novembre (cf. Regno-doc. 21.2014.683; Testimoni 1/2015 p. 41). È la prima volta che nella storia ecclesiale la Chiesa universale dedica un anno al tema. E per questo è un’occasione da non sprecare. Potenzialità intatte A cominciare da quello che non è successo. Il riferimento è all’anno sacerdotale che Benedetto XVI ha celebrato fra il 19 giugno 2009 e il 19 giugno 2010. Fu un momento esaltante e drammatico per quanto riguarda il ministero presbiterale. Si registrò, infatti, in quell’anno il maggiore clamore nella denuncia degli abusi AD CHRONICAM ORDINIS del clero a livello mondiale, ma anche quello della preghiera e della riflessione più condivise. Il papa lo concluse imputando al “nemico” di aver tentato di oscurare «la gioia per il sacramento del sacerdozio». Per dare un’idea del clima ferito, basti ricordare la denuncia del papa nella lettera forse più drammatica del suo pontificato (accanto a quella successiva alla remissione della scomunica ai lefebvriani) ai vescovi e ai cattolici di Irlanda. Riferendosi ai responsabili degli abusi scriveva: «Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della gente... e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli... Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa» (cf. Regno-doc. 7. 2010.194). Non che in questi mesi siano mancati limiti e scandali (penso ai casi dei frati dell’Immacolata, dei concezionisti, dei camilliani e dei salesiani; cf. Testimoni 8/2013 p. 10; 3/2014 p.39; 7/2014 p. 19), ma certo siamo lontani dall’«inversione termica» registrata nell’anno sacerdotale. Vanno registrati il coraggio e la trasparenza di mons. J. Carballo, segretario della Congregazione per i religiosi che, parlando ai trappisti, dice: «Ci preoccupa oggi nella vita consacrata, un altissimo numero di abbandoni... lasciano la vita consacrata più o meno 3.000 religiosi (all’anno)... Ci preoccupa il numero degli istituti commissariati. In questo momento abbiamo in corso 39 istituti commissariati... posso dirvi che in questo momento ci sono una quindicina di fondatori indagati, per questioni affettive molto serie» (cf. Testimoni 11/2014 p. 10). Limiti e ferite, quindi, ma non oscuramento. Libri, testi e documenti Difficile registrare quanto succede all’interno delle migliaia degli istituti maschili e femminili. Si può ipotizzare sensatamente che la lettera di indizione abbia avuto molti riscontri a tutti i livelli e che iniziative ad hoc siano progettate. Come è difficile percepire quanto arrivi al popolo di Dio, ai messalizzanti, a quanti si accostano solo saltuariamente alla pratica cristiana. Il realismo suggerisce di non supporre una ricaduta generalizzata e imme- 317 diata delle iniziative pastorali dei vertici. Più agevole andare ai cataloghi delle editrici religiose per numerosi testi sul tema. Solo come esempio cito l’EDB (L. Guccini, Vita consacrata. Le radici ritrovate, 2014; Vita consacrata e mondanità spirituale, 2015; CISM, Questioni attuali per la vita e il governo degli istituti di vita consacrata, 2015), San Paolo (A. Riccardi, Vita consacrata. Una lunga storia, 2015), Elledici (L. Piano, La posizione della vita consacrata nella Chiesa alla luce del Vaticano II ), o il testo di V. Bertolone, Perfectae caritatis. Cinquant’anni dopo. Si registrano interventi significativi dei vescovi: da mons. Mario Maria Morfini di Alghero-Bosa al documento delle Chiese lombarde sulla vita consacrata, dal neo-card. E. Menichelli (Ancona) a Massimo Camisasca (Reggio Emilia), da Francesco Ravinale (Asti) a Francesco Marinelli (Urbino), da A. Staglianò (Noto) a Crescenzio Sepe (Napoli) fino a Mariano Crociata (Latina) e Luigi Bressan (Trento) (cf. Testimoni 2/2015 p. 17). A titolo di esempio prendo alcuni spunti dal documento delle Chiese lombarde, dalla relazione di M. Crociata, dall’intervento di G. Gardin all’assemblea della CEI (Assisi, novembre 2014). Nel documento Lombardo i vescovi chiedono alla vita consacrata di «riconoscere il necessario riferimento alla Chiesa locale nella quale vive» e perciò raccomandano «un dialogo cordiale con il vescovo diocesano e i suoi rappresentanti, con il parroco e i parroci del vicariato». Questo presuppone la conoscenza «delle scelte pastorali della Chiesa locale». Da parte loro i religiosi chiedono di «riconoscere e far riconoscere il valore profetico della vita consacrata, il suo essere nella comunità cristiana “memoria di radicalità evangelica”, segno del Regno già presente nel mondo e testimonianza della speranza che si compirà nel mondo futuro». Mons. G. Gardin ha ricordato ai vescovi, l’opportunità di «far conoscere la realtà degli istituti di vita consacrata presenti in diocesi e anche per stabilire rapporti più stretti e costruttivi con essi». In un’intervista di alcuni anni fa aveva detto: «Si può ritenere che, senza la vita religiosa o con una sua presenza assai ridotta, sarà più difficile (per il popolo di Dio e la Chiesa locale) riconoscere che il Signore è colui al quale ci si può dedicare in totalità mediante una sequela che investa tutta la persona e tutta l’esistenza e dunque potrà attenuarsi la percezione concreta, cioè riconosciuta in de- 318 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 terminate persone e nella loro storia, che si può davvero lasciare tutto per seguire Gesù» (cf. Testimoni 16/2011 p. 5). Mons. Crociata ricorda i punti difficili (appartenenza religiosa e minister presbiterale, attività apostolica e servizio presbiterale, la questione delle opere), ma sottolinea anche il lento e prezioso passaggio dal contesto dominato dall’ecclesiologia universalistica a un nuovo contesto che privilegia la Chiesa locale e la sua relazione con la Chiesa universale. Un passaggio che chiede consapevolezza teologica, riconoscimento del contributo dei religiosi alla formazione della coscienza cristiana e una precisa valorizzazione della vita religiosa femminile (cf. Testimoni 3/2015 pp. 38ss.). Trovare le connessioni Notevole è stata l’attività della Congregazione per la vita consacrata. Qui è nata l’idea dell’Anno della vita consacrata, da qui sono uscite due lettere circolari (Rallegratevi e Scrutate; con altre due previste, la prossima sulla vita contemplativa) e diverse iniziative di convegni, oltre al progetto di alcuni documenti. Le lettere, e in particolare la seconda Scrutate, trasmettono alle famiglie religiose e alle loro federazioni nazionali e internazionali la percezione che il lungo passaggio conciliare abbia oggi la figura del guado con tempi contingentati. È necessario assumere rapidamente responsabilità e decider indirizzi. Una novità assoluta hanno rappresentato sia il convegno sulla vita consacrata nelle confessioni cristiane (cf. Testimoni 3/2015 p.1), sia quello relative ai formatori (cf. Testimoni 5/2015 p. 26). Il primo ha visto la presenza di rappresentanti ortodossi, protestanti e anglicani. Il secondo ha raccolto impreviste adesioni (1.400), testimoniando la grande attenzione delle famiglie religiose alla formazione. Vi sono all’orizzonte due altri importanti avvenimenti: la convocazione dei giovani religiosi da tutto il mondo e la chiamata al confronto reciproco fra tutte le vocazioni che in qualche maniera si richiamano alla radicalità cristiana: religiosi, monaci, istituti secolari, eremiti, ordo virginum, famiglie consacrate, forme comunitarie dei movimenti ecclesiali. Sono in via di scrittura o riscrittura alcuni documenti già annunciati: un testo che riguarda i religiosi-fratelli; un secondo sulla vita consacrata femminile monastica e, infine, la riscrittura di Mutuae relationes, relativa al rapporto fra religiosi e vescovi. Nel frattempo è stato completamente rinnovato Studium, il corso teologico formative del dicastero e la rivista Sequela. Nei prossimi mesi vi sarà una concentrazione singolare di impegni e riferimenti: la prevista uscita dell’enciclica sull’ambiente, la celebrazione del sinodo sulla famiglia, l’avvio del Giubileo della misericordia. Temere l’oscuramento dell’attenzione alla vita consacrata non serve a molto. È piuttosto utile immaginare le connessioni che l’anno dei religiosi potrà avere con questi eventi, in particolare col sinodo e il Giubileo. La restituzione e la devozione Un primo elemento utile è la restituzione dei religiosi al papa. Vi è stata una lettera di rilevante importanza. È auspicabile che ogni famiglia religiosa non solo ne abbia preso visione, ma si impegni ad una restituzione. Assai efficace si è dimostrato il tentativo dell’USMI che ha sollecitato le congregazioni iscritte a dare riscontro al pontefice. La presidente, suor Regina Cesarato, ne ha dato traccia nella relazione iniziale dell’assemblea nazionale (cf. Testimoni 5/2015 p. 1). Nelle circa 60 risposte raccolte il tono più largamente condiviso è il ringraziamento. Le religiose si sono sentite riconosciute, confortate e provocate. L’invito a riandare alle radici ha accompagnato la memoria fondativa di molti istituti, il ringraziamento per i 50 anni dal concilio ha permesso il riconoscimento dei tratti positivi di questi decenni e l’attesa del futuro ha incrociato i molti tentativi di rinnovamento. La forza dell’appello e del progetto ha reso meno ingombranti i motivi di sofferta fatica (invecchiamento, difficoltà economiche, scarsità vocazionale). In relazione al sinodo il lavoro da fare è nel rapporto tra vita consacrata e famiglia. Già la crisi profonda comune dovrebbe suggerire una vicinanza impensata fra i due stati di vita e la lunga storia di pretesa superiorità della forma religiosa su quella matrimoniale (corretta dall’inversa tendenza del mondo protestante) ne testimonia l’inevitabile connessione. Riemergono nei testi sinodali e magisteriali recenti riconoscimenti espliciti della compatibilità e del reciproco arricchimento delle due vocazioni nella Chiesa. Sono ormai assai vaste le esperienze e le sperimentazioni di collegamenti e talora di comunione di vita tra famiglie e consacrati (cf. Testimoni 4/2014 p. 1; 1/2015 p. 1). Già ora, ma sempre più nel futuro, la “diffe- AD CHRONICAM ORDINIS renza” cristiana investirà ambedue le forme e la difesa-proposta dell’una significherà difesaproposta dell’altra. Riguardo all’anno giubilare vi sono nella lettera di indizione proposte pastorali di immediata comprensione per i religiosi: come, ad esempio, la celebrazione delle «24 ore per il Signore» (apertura delle chiese e disponibilità delle confessioni) o gli annunciati «missionari della misericordia», confessori chiamati ad esercitare il più largo perdono ecclesiale. Ma è soprattutto suggestivo l’invito che viene dall’insistenza del papa sulla misericordia. Sia in ordine alla teologia che in ordine alla spiritualità. L’attenzione ad una teologia più storico-salvifica che sistematica (Sobrino, Metz, Kasper) permette di meglio riconoscere il volto storico di Dio e del suo amore. Un volto che esprime sia l’essenza di Dio sia il dovere del credente di impegnarsi nella storia. Ma il dato più intrigante è sul versante della devozione e della theologia cordis. Se lo sguardo cristiano deve comporre il dato sociale con la dimensione spirituale e la forma teologica, appare chiaramente l’insufficienza dell’attuale teologia accademica e la necessità di riconoscere la priorità del vissuto sulle questioni relative alla struttura istituzionale di Chiesa. Vi è un primato dell’atteggiamento di vita sulle condizioni teoriche della fede. Il trascendentale della fede non è un valore astratto, ma un corpo risorto. Il vissuto devoto della fede trascina e relativizza la domanda delle riforme. Per quest’opera l’enorme deposito devozionale della vita consacrata diventa prezioso se esce dalle paratie tradizionaliste per spendersi in una Chiesa missionaria. L’amore di Dio è la ragione della dignità ultima di ogni essere umano. Lorenzo Prezzi [Testimoni, 6(2015)1-4] 8. La vita consacrata luogo della gioia L’esempio di Teresa D’Ávila Nella lettera per l’Anno della vita consacrata, papa Francesco, ricordando la sua precedente affermazione “dove ci sono i religiosi c’è gioia”, scrive: «Siamo chiamati a sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici, senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità... 319 Che tra di noi non si vedano volti tristi, persone scontente e insoddisfatte, perché “una sequela triste è una triste sequela”». Ne sono mirabile esempio i santi. Tra questi ci piace ricordare in particolare Teresa d’Ávila, anche perché quest’anno si celebra il V centenario della sua nascita. Teresa era una persona piena di gioia e di umorismo, amava le feste e le piaceva molto scherzare. Non tollerava la tristezza e la melanconia. Diceva: «Un’anima angosciata non può servire bene il Signore». E voleva che i suoi monasteri fossero luoghi di gioia. «Io diceva, voglio la gioia nella comunità carmelitana e nel cuore delle carmelitane”. In quest’anno dedicato alla vita consacrata, ci sembra interessante guardare a Teresa d’Ávila e trovare nel suo esempio la gioia di appartenere al Signore quale condizione anche per ogni rinnovamento. Ci può aiutare un articolo che p. José Maria Arnaiz, sm ha scritto per la rivista dei religiosi del Cile, in un quaderno tutto dedicato a questa grande santa e maestra (El gozo en la vida de Teresa y la vida religiosa hoy, in Testimonio, gennaio-febbraio 2015, pp. 37-43). Una gioia sopra ogni altra cosa Teresa più che un pensiero – sottolinea il padre – ci offre un’esperienza; e questa ci porta a assumere determinati atteggiamenti spirituali e un modo concreto di procedere: la sua parola sulla gioia viene dalla esperienza mistica, dal suo buonumore di base. Per esprimere questo atteggiamento si serve di una varietà di termini: piacere, contentezza, giubilo, godimento, felicità, gusto, riso, humour, festa, regalo, consolazione, cielo... Nei suoi scritti, in particolare nell’autobiografia (Vita) e nelle lettere ci si imbatte continuamente su questo tema. Scrive, per esempio: «Non mi è possibile esprimere tutto ciò che si prova quando Dio ci partecipa i suoi segreti e le sue meraviglie. Si sente una gioia superiore a qualsiasi umana immaginazione, una gioia che ispira un così profondo orrore per tutti i diletti della terra, da sentire disgusto anche solo a paragonarli con quelli perché non sono che bassezza anche se durassero per sempre. Eppure non è che una piccola goccia, caduta da quel rigonfio torrente di delizie che ci sta preparando nei cieli” (V 27.12). “Mi sembrava impossibile, senza il soccorso di Dio, che potessi sopportare tanti mali così lietamente” (V 6.2). 320 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 “Per un monastero di tanta povertà e orazione (il monastero S. Giuseppe), non avrei potuto desiderar le monache più perfette, e vi stanno con tanta gioia e allegrezza da riconoscersi indegne di aver meritato di venirci, specialmente quelle che Dio ha chiamato dalle vanità e dalle pompe mondane, fra le quali, secondo le massime del secolo, avrebbero potuto essere felici: vi godono tanta abbondanza di gioia da sentirsi pienamente convinte che il Signore dia loro il cento per uno di quello che hanno lasciato, per cui non cessano di ringraziarlo» (V 35.12). E nel Cammino di Perfezione 13,7: “Se sulla terra vi può essere il paradiso, esso è in questa casa. Vita felicissima vi conducono infatti le anime che, disprezzando ogni propria soddisfazione, non pensano che a contentare il Signore. Ma quelle che qui cercassero altra cosa, non solo non la troverebbero, ma perderebbero tutto” E nelle lettere scrive: “Dio dà loro (alle monache) una contentezza e una gioia così ordinaria da sembrare un paradiso sulla terra” (Epistolario 11,1). “Essendo così contente non finiscono di ringraziare vostra signoria come suo principio” (Ep. 81.2). “Alcune volte rido di me stessa e così conosco la mia miseria”. Per una VC gioiosa e felice Della sua vita e del suo carattere – sottolinea p. Arnaiz – ci resta soprattutto lo stimolo e l’invito che viene da una donna, molto sveglia, determinata, colta e vanitosa fino a lamentarsi quando non la ritraggono o dipingono secondo il suo gusto. Intelligente come era, possedeva un senso spiccato di umorismo... La vita spirituale e la preghiera per lei non sono realtà per chiudersi in se stessi, ma il contrario. Il volto corrucciato, il gesto serio, l’affettazione, la poca gioia, il non poter burlarsi di sé ... tutto questo, per lei, non è espressione di una sana spiritualità. Al contrario, per Teresa, l’umorismo e la capacità di ridere e di gioire fanno parte della santità. Lo dice con chiarezza in un momento in cui si trova davanti a qualcosa di molto spiacevole. Si erano diffuse delle calunnie nei riguardi di p. Gracián, per il suo modo di fare con alcune carmelitane. Dirà a Maria di San Giuseppe che “sono assurdità; la cosa migliore è di ridersela di loro e lasciarli dire”. Per Teresa, l’umorismo era un segno di salute umana e spirituale e aiuta a prendere le distanze dalla vita quotidiana perché questa non assorba completamente tutta l’energia... L’umorismo è equilibrio e maturità. Se la ride del falso applauso della gente... è ingannevole, qualcosa di vuoto e senza verità». Scrive: “Ero solita affliggermi molto nel vedere tanta cecità in queste lodi e io me la rido come se vedessi parlare un pazzo”. Tipico della sua vita è di saper fondere bene il divino e l’umano, la mistica più sublime con la realtà più ordinaria. Trova la gioia anche in mezzo alla sofferenza che per lei è una “croce florida”. La gioia è stata il filo conduttore della sua esistenza. Teresa è educata alla gioia nella sua famiglia. Coltiva con cura, , “le grazie di natura che il Signore mi aveva dato che – come mi dicevano – erano tante”. Le costa la disciplina severa delle religiose agostiniane dove la mette suo padre come interna. Quando emette il voto di fare ciò che è più perfetto si sente pervasa di un’immensa felicità. Vive la grande gioia di veder trionfare la riforma e l’inizio di un nuovo monastero dove le monache “sono felici come pazze” e festeggiano con gioia l’invasione dei pidocchi e soprattutto la povertà. Non minore fu la gioia di cominciare a chiamarsi “Teresa di Gesù”. Conosce i tempi duri in cui si trovano la Chiesa e la vita religiosa: “In questi tempi ci vogliono degli amici forti di Dio”. “vivevamo l’utopia di essere felici facendo affidamento solo in Dio... e cercavamo la gioia sulla via austera del Crocifisso per amore”. Provarono gioia quando nel luglio 1553 Teresa toglie le scarpe e comincia ad andare scalza. Le piacevano gli stornelli nelle feste: “camminiamo verso il cielo, monache del Carmelo”. Quando si tratta di cominciare la riforma, afferma di avere già per questa fondazione “un frate e mezzo”. La storia delle fondazioni è piena di aneddoti e di umorismo. Sono sue frasi come queste: “ Che dice lei che indovina il futuro”, “magari ci facesse un piccolo miracolo”; “Dicono che lei parla come gli angeli”; “Prendiamo case povere così faranno meno rumore cadendo”; Dio ti perdoni, Giovanni, che mi hai ritratta così brutta e cisposa” (Siviglia 1575. Si riferisce al pittore Fr. Giovanni della Miseria, che lavorò in varie parti tra cui Napoli e in Spagna). Nel 1577, l’anno più duro della sua vita, davanti all’accusa dell’Inquisizione, le capita di commentare che tra i mori ci sarebbe stata più pietà che ad Ávila e in mezzo a tanta persecuzione trova il tempo per scrivere con un tono gioioso il Castello interiore o Mansioni. «La AD CHRONICAM ORDINIS nostra anima, osserva, è come un cielo dove ci sono molte dimore». Le riusciva facile vedere il lato comico delle situazioni e, soprattutto, leggerle in questo registro. Paragona quei tempi difficili alla primavera. Quando le dicono di bruciare alcune sue opere, lei le brucia “senza scomporsi”. Quando le moltiplicano gli attacchi, si lamenta perché non “si finisce mai di morire»”. E scaturisce dal suo cuore il celebre «Niente ti turbi, niente ti spaventi, tutto passa. Dio non cambia, con la pazienza tutto ottieni. Niente ti manca se hai Dio nel cuore. Dio solo basta!». Il 4 ottobre 1582 può chiamare dolce perfino la morte che arriva: «Guarda che l’amore è forte: guarda come l’amore è forte; guarda che sol mi resta di perderti per guadagnarti. Venga subito la dolce morte, venga leggero il morir, che muoio perché non muoio». Ha nei suoi occhi un sorriso contagioso che conservava sempre fresco. L’esempio di Teresa per noi oggi Una vita religiosa riformata nel momento attuale, all’inizio del sec. XXI – osserva p. Arnaiz – presuppone una vita caratterizzata dalla gioia. Santa Teresa pone infatti la gioia a fondamento della riforma da lei operata. È una gioia che pervade le strutture, gli orari, lo stile formativo. Per lei, le fonti della gioia nella vita consacrata sono: la povertà evangelica, l’accoglienza del povero, la fraternità comunitaria, le grazie mistiche. La vita consacrata oggi deve essere un’eco della vita di Teresa e assumere la sua esperienza evangelica di felicità. La mancanza di gioia e di felicità è all’origine di una vita religiosa che non è né feconda né rivitalizzata. Sono enormi le conseguenze di una vita religiosa triste e manifestamente infelice. Ciò che maggiormente ci interpella nelle parole e nella testimonianza di Teresa è che se non riusciamo a essere felici nella vita consacrata, bisogna o cambiare la vita consacrata o abbandonarla. La gioia rivela in essa e in noi una splendida maturità... In Teresa è forte l’esigenza e l’ispirazione di vivere una vita gioiosa. Teresa ci insegna a: – A favorire le espressioni del buon umore: Se abbiamo la possibilità di visitare i musei dove sono esposte le reliquie della Santa, avremo la sorpresa di trovare delle nacchere, dei tamburi e dei flauti. Teresa amava 321 molto la festa, le piaceva comporre canzoni, animava tutti, viveva contenta. Non sopportava musi lunghi, né drammi gratuiti; non c’era spazio né per la tristezza né per la melanconia nella sua comunità, nel suo ambiente. Teresa fece del buon umore un atteggiamento di vita. Quando scrive le sue lettere, si diverte a raccontare dettagli molto umani, molto graziosi. L’umorismo era uno dei suoi grandi alleati. – Ad essere gioviali ed esercitarsi in una giovialità attraente. Teresa aveva sempre a portata di mano la saliera del buon umore. E lo utilizzava con dosi convenienti: nelle correzioni non è male usare un po’ di ironia: “ Se mi stanco a leggere le regole, che farei se dovessi osservarle...?”. Negli scoraggiamenti ci sta molto bene una schietta risata: “se ti fai delle croci per un nulla, vivrai crocifissa”. Davanti ai problemi, un sorriso negli occhi. “Niente ti turbi, niente ti spaventi, tutto passa...”. Con le persone importanti non perdeva la sua serena allegria: “Che me ne importa dei re e dei signori? Non cerco le loro rendite né di farli contenti. Davanti alle persone prive di stima, apriva loro il suo cuore. Usava il buonumore perfino con Dio. Ricordiamo quell’episodio quando, pulendo la cappella, cadde per terra. Le faceva molto male il braccio che si era fratturato. Allora volge lo sguardo al tabernacolo e domanda al Signore: “Perché ti comporti così, Gesù?”. – A cantare e fare festa. Tutti sappiamo che cantare è proprio degli innamorati. Sarebbe interminabile la lista se dovessimo contare coloro che hanno espresso i propri sentimenti attraverso la musica. Ci pare che la chitarra – che ha un’anima femminile – simboleggi molto bene la gioia, la presenza d’animo con cui Teresa di Gesù faceva fronte alla vita, non solo con serenità, ma anche con buon umore e contentezza. – A vivere la gioia come un dono. La gioia per la Santa non era conquistata con la forza, né con grandi concetti. Era uno stile, che considerava un frutto dello Spirito, conseguenza di sentirsi gratuitamente amata dal Signore. Scoprì il tesoro – Gesù – e comprò con gioia il campo. Teresa di Gesù se la ride, critica, corregge, scherza sempre con un pizzico di comprensione, di amabilità. Grazie al suo buon umore conquistava la gente, usciva dai problemi più duri e si sentiva libera di fronte ai giudizi negativi, se la ride- 322 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 va anche dei contrattempi incontrati come fondatrice. Ci insegna soavemente che non c’è cosa tanto seria, né notizia tanto dura che non possa essere detta con un sorriso... Vivere felici è un’urgenza oggi nella vita consacrata, conclude p. Arnaiz. Teresa è una stupenda maestra e una buona interceditrice. La invochiamo e le chiediamo il dono della gioia, indispensabile per essere religiosi appassionati in questo inizio del secolo XXI. Antonio Dall’Osto (a cura di) [Testimoni, 6(2015)15-17] 9. Un articolo di «Avvenire» «Laudato si’»: così nacque la più bella poesia del mondo. Il capolavoro che dà il titolo alla nuova enciclica del Papa «Altissimu, onnipotente, bon Signore, Tue so’ le laude, la gloria, l’honore et onne benedictione, ad Te solo, Altissimo, se konfàno et nullu hono ène dignu Te mentovare». È la più bella composizione poetica di tutto il mondo e di ogni tempo. La sua è una bellezza assoluta, cosmica, totale, che penetra tutto il creato e arriva quasi a lambire l’ineffabilità di Dio. Nemmeno il Salomone del Cantico dei Cantici che pure per tanti versi gli somiglia e al quale senza dubbio Francesco si è ispirato, nemmeno il Dante della Preghiera di san Bernardo a Maria («Vergine Madre, Figlia del Tuo Figlio») sono arrivati tanto in alto e così in profondo. Era il 1224, e Francesco giaceva ammalato su un lettuccio del suo San Damiano, la chiesetta diroccata dove una ventina di anni prima aveva ricevuto dal Cristo crocifisso il messaggio che aveva cambiato la sua vita e dove erano adesso insediate Chiara e le sue sorelle. I grandi interpreti del Povero d’Assisi hanno scritto molto su di lui, sugli ultimi anni della sua giornata terrena, sul suo rapporto con Chiara e le altre, e di quegli stessi pochi, ispirati, altissimi versi. Sappiamo tutto quello che si può sapere. Ma lasciamo da parte tutta quella scienza. Sforziamoci d’immaginarlo, quel povero piccolo omiciattolo smagrito dopo una notte di dolore e di pena, tra i rumori dei topi sotto il pavimento che non lo hanno lasciato dormire, quando il sole nascente dell’alba ferisce i suoi occhi malati – è il tracoma preso cinque anni prima in Egitto, alla crociata – e glieli fa lacrimare. Sforziamoci di veder il mondo – le povere suppellettili di quella stanzetta, la luce incerta eppur abbagliante – attraverso quegli occhi ormai in grado di distinguere forse appena poco più che delle ombre. E scrive, o meglio detta perché di scrivere non ha la forza. Non sappiamo a chi. Scrive di getto parole che gli salgono direttamente dal cuore: amiamo credere che da allora sin a quando sul punto di lasciare questa terra detterà la quartina finale su sorella Morte dalla quale nullo homo vivente po’ skappare egli non abbia cambiato nulla di quel perfetto canto d’amore. Si sono versati fiumi d’inchiostro e scritte biblioteche intere su quei pochi versi. Nella loro luminosa chiarezza, essi appaiono ineffabili come Colui in onore del Quale sono stati scritti. Nessuno può gloriarsi di averli sul serio decifrati sino in fondo. Lo Spirito soffia dove vuole: e quella mattina ha soffiato su quel povero frate e sui suoi occhi arrossati che hanno finalmente visto il Mistero dell’universo. Quelle parole parlano di Dio, della Sua Gloria, della Sua infinita Maestà (Onnipotente), della Sua carità infinita (Bon Signore), della Sua incommensurabile distanza rispetto agli uomini eppure della forza con la quale egli sa arrivare a loro, e soprattutto a quelli tra loro che sanno perdonare per amor Suo, attraversando tutto il creato, cioè l’universo: Messer lo Frate Sole, immagine nobilissima (significatione) di Dio, e la luna, e le stelle, e quindi i quattro elementi di cui la materia del mondo è costituita – il fuoco, l’aria, l’acqua, la terra con i suoi fiori e i suoi frutti. Quella poesia, che molti hanno giudicato ingenua – e in fondo con ragione – abbraccia il mistero del creato e della natura con una forza e una chiarezza che, dopo i pochi versetti del Genesi, nessun filosofo e nessun poeta era mai riuscito a eguagliare. Il Cantico è un irreprensibile, cristallino trattato teologico. A torto lo si è interpretato come un testo “panteista”. Non c’è proprio nulla, qui, di panteistico: il cosmo e la natura si guardano bene dal fondersi e dal dissolversi in Dio; e Dio dal fondersi e dal dissolversi con loro. Il Cantico delle creature è appunto tale perché è scritto in lode del Creatore, e anche in loro lode, e in lode dell’uomo che tra le creature è la somma, la più amata, quella fatta AD CHRONICAM ORDINIS «a Sua immagine e somiglianza», ma che pur sempre resta creatura, sorella pertanto di tutte le altre. C’era stata, nella filosofia cristiana del secolo XII, una grande tentazione panteistica: era quella neoplatonica, dei Maestri della scuola di Chartres. Ma a quella tentazione Francesco, che dei Maestri presumibilmente non aveva mai letto almeno direttamente neppure una riga – il che non toglie che ne avesse sentito parlare –, neppure un attimo soggiace. Dio resta il Creatore, amorosamente vicino ma infinitamente superiore a qualunque creatura. In cambio, c’era un altro pericolo a minacciare la Chiesa del tempo: e Francesco, che nel secondo decennio del secolo aveva attraversato la Francia meridionale sconvolta dalla “crociata degli albigesi”, doveva averlo ben presente. Del resto, nella sua Assisi, aveva probabilmente sentito anche lui predicare quegli strani profeti pallidi e smagriti, che annunziavano il Regno di Dio con le parole dell’evangelista Giovanni a attaccavano la Chiesa ricca, avida e superba. Più tardi, qualcuno di loro aveva probabilmente attaccato anche lui dandogli dell’ipocrita e del falso cristiano. Erano gli adepti della “Chiesa” catara, una vera e propria anti-chiesa che si presentava sotto le vesti della portatrice dell’autentico cristianesimo, quello “delle origini”, quello povero e puro, ma che in realtà ai loro seguaci spiegavano che la Chiesa li ingannava perché era la Bibbia ad averli ingannati, che il vero Dio, il Signore della Luce, era il puro Principio Spirituale, e che le sostanze spirituali che da lui emanavano rischiavano di continuo di venire imprigionate nella materia creata da un altro Principio oscuro e malvagio, il Signore delle Tenebre. Luce contro Oscurità, Giorno contro Notte, calore del Bene contro freddo raggelante del Male. Ma se le cose stavano così, se questo era il cosmo, allora il creatore di tutte le cose era lui, il Principio malvagio, il crudele Demiurgo. Il Creatore adorato da tutti i figli di Abramo era Satana; il creato, cioè la materia, era il Male assoluto; e quanto all’uomo, spirito eletto imprigionato in una laida gabbia di carne, solo la morte avrebbe potuto liberarlo. Il paradossale era che da alcuni decenni questa agghiacciante filosofia mortifera aveva affascinato la parte forse migliore della cristianità: i gran signori e i bei cavalieri di quella Provenza, nella quale il vivere era tanto dolce 323 e dove i trovatori cantavano d’amore non meno dei prosperi mercanti lombardi e toscani, si erano lasciati avvincere da questa fede della Liberazione attraverso la Negazione della Vita. La Chiesa, la superba e potente Chiesa di papa Innocenzo III, aveva risposto a questo attacco inaudito con una furiosa crociata e con i tribunali dell’Inquisizione. Ma quel che né l’una né gli altri sarebbero mai forse riusciti a fare per sradicare quella malapianta travestita da fiore di virtù (corruptio optimi pessima) seppero farlo i pochi, miracolosi versi della più grande poesia mai scritta al mondo. Tutto, in fondo, sta dunque nella semplicità di quella preposizione semplice che ha tormentato filologi, linguistici e storici: quel perché torna iterante in ogni versetto del Cantico. Che cosa significa? È un complemento di causa, come la spiegazione più ovvia suggerirebbe (che Tu sia lodato, o Signore, per aver creato...)? O un complemento d’agente, simile al par francese e al por castigliano (che Tu sia lodato, o Creatore, da parte della corte di tutte le creature che adoranti Ti circondano)? O un complemento strumentale, simile al dià greco (che Tu sia lodato, o Signore, non solo direttamente dall’uomo, bensì anche attraverso ogni cosa da Te creata, e che conferma la Tua potenza e il Tuo amore)? Fermiamoci qua, perché gli studiosi hanno aggiunto molte altre cose. L’esegesi di questi brevi versi non finirà mai, proprio come il mistero della creazione e quello di Dio. Papa Francesco ha voluto dedicare a quella lode infinita a Dio creatore e al creato la sua nuova enciclica Laudato si’, che viene pubblicata oggi, per ricordarci che l’uomo – proprio secondo la lettera e lo spirito del Genesi – non è il padrone dell’universo (Uno solo è il Padrone) ma che ne è il guardiano, il Custode; e che alla fine dei tempi, come ciascuno di noi dovrà riconsegnare a Dio la sua anima concessagli immacolata e da lui più volte sporcata e strappata, ricucita e ripulita, l’umanità dovrà riconsegnarGli il creato. Che è stato concesso all’uomo per goderlo in tutta la sua bellezza e nella varietà infinita delle sue luci, dei suoi profumi e dei suoi sapori; ma che non gli è stato dato come un osceno balocco da violare e da prostituire, come un’immonda merce da vendere e comprare, e su cui speculare. Il creato che appartiene a tutti 324 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 gli esseri umani, e soprattutto agli Ultimi della Terra. Franco Cardini [articolo tratto da www.avvenire.it del 18 giugno 2015] 10. L’ecologia: un atto di amore verso la Creazione L’enciclica Laudato sì (LS) è il primo documento sociale di papa Francesco. La novità è che per la prima volta la dottrina sociale della Chiesa (DSC) si cimenta in una riflessione articolata sulla crisi ecologica. Quando si parla di problemi ambientali, facilmente si apre il «libro delle lamentazioni» a causa delle ripetute catastrofi. Il degrado ambientale mostra il volto della terra sfigurato. Tuttavia, papa Francesco non cade vittima del pessimismo. Cerca di assumere lo sguardo di Dio sulla creazione. Esistono drammatiche situazioni d’inquinamento, ma l’uomo è «capace di» bene. Ha mostrato di saper risanare fiumi inquinati, di recuperare boschi o abbellire paesaggi, di progettare città d’arte, di produrre energia rinnovabile «La speranza ci invita a riconoscere che c’è sempre una via di uscita, che possiamo sempre cambiare rotta» (n. 61). Stando alla LS, emergono due questioni etiche fondamentali: la necessità di superare la cultura dello scarto e di promuovere l’ecologia umana. Siamo sommersi di rifiuti d’ogni genere. La terra sembra essersi trasformata in un deposito di immondizie e molte scelte si sono rivelate irreversibili sulla vita delle persone. È la logica della cultura dello scarto, «che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura» (n. 22). Il criterio etico che emerge è quello dell’«usa e getta». Le persone finiscono per essere ridotte a oggetti. L’enciclica approfondisce anche il concetto di «ecologia umana». L’espressione fa riferimento alla cura dell’uomo «contro la distruzione di se stesso» (LS 79), ma apre ad una visione antropologica dove l’umanità è pensata in termini di «uscita». La cura di sé è diventata l’ossessione del nostro tempo: l’esito è un addestramento al dispotismo e all’indifferenza. Così, «il deterioramento etico e culturale» (n. 162) accompagna quello ecologico: lo prepara e lo sostiene. Molti problemi sociali odierni, infatti, sono in relazione con la ricerca egoistica della soddisfazione immediata, con la crisi dei legami, con la difficoltà a riconoscere l’altro. Pertanto, la conversione ecologica è urgente: «una strategia di cambiamento reale esige di ripensare la totalità dei processi» (n. 197). Se è vero che è sempre possibile sviluppare una nuova «capacità di uscire da se stessi» (n. 208), la prima trasformazione è quella interiore. LS invoca uno sforzo di formazione delle coscienze, allenate alla gratuità. I problemi sociali possono avere risposte adeguate solo tessendo reti comunitarie, non cercando semplicemente l’interesse particolare di ciascuno. Per questo la conversione ecologica è anche conversione comunitaria. Mette in campo stili di vita sobri. L’enciclica non pecca di astrattezza. Si può ben spigolare al suo interno le proposte di atteggiamenti ecologicamente sostenibili: riguardano i singoli e le città, i beni comuni e la spesa familiare, l’educazione e la cittadinanza. Non manca neppure l’indicazione di piccole azioni quotidiane capaci di tutelare l’ambiente: «evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via» (n. 211). Tutto ciò appartiene al bene se diviene un atto di amore verso la creazione e se esprime la dignità umana. È un impegno affidato ad ogni credente e ad ogni uomo di buona volontà. Don Bruno Bignami [www.diocesidicremona.it del 18 giugno 2015] 11. Notitiæ particulares – Fr. Fernand J. Cheri, OFM, è stato nominato da Papa Francesco Vescovo Ausiliare di New Orleans (USA), assegnandogli la sede titolare vescovile di Membressa. (L’Osservatore Romano, 13 gennaio 2015) Breve nota biografica Fr. Fernand J. Cheri è nato a New Orleans AD CHRONICAM ORDINIS (Louisiana) il 28 gennaio 1952. Ha frequentato la “Saint John Vianney Preparatory Seminary” a New Orleans e ha svolto gli studi ecclesiastici presso il “Saint Joseph Seminary College” a St. Benedict (Louisiana) (1970-1974) e la “Notre Dame Seminary” a New Orleans (1974-1978). Successivamente, ha ottenuto il “Masters” in Teologia presso l’”Institute for Black Catholic Studies” della “Xavier University” a New Orleans (1997). Nel 1992, dopo uno specifico discernimento vocazionale, è entrato nel noviziato dell’Ordine dei Frati Minori (nella Provincia del Sacro Cuore, USA), ha emesso la professione temporanea il 14 agosto 1993, quella solenne il 17 agosto 1996. È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di New Orleans il 20 maggio 1978. Ha ricoperto i seguenti incarichi: • Cappellano ed Insegnante della «Hales Franciscan High School» a Chicago (Illinois): dal 1993 al 1996. • Parroco della «Saint Vincent de Paul Parish» a Nashville (Tennessee): dal 1996 al 2002. • Definitore provinciale: dal 1999 al 2002. • Insegnante dell’«Althoff Catholic High School» a Belleville (Illinois): dal 2002 al 2008. • Direttore dell’«OFM Office of Friar Life»: dal 2008 al 2009. • «Vocation Minister» dell’«OFM Vocation Office»: dal 2009 al 2010). • Vice-Direttore della Cappellania Universitaria della «Xavier University» a New Orleans: dal 2010 al 2011. • Dal 2011 era Direttore del «Campus Ministry» presso la «Quincy University» a Quincy (Illinois). – Fr. George Bugeja, OFM, è stato nominato da Papa Francesco Coadiutore del Vicariato Apostolico di Tripoli (Libia). Gli è stata assegnata la sede titolare vescovile di San Leone. (L’Osservatore Romano, 11 luglio 2015) Breve nota biografica Fr. George Bugeja è nato il 1° luglio 1962 a Xaghara, nella Diocesi di Gozo. È entrato nel Noviziato il 2 ottobre 1977, con i Frati Minori della Provincia maltese. Ha emesso la Professione temporanea il 2 ottobre 1978 e quella solenne il 28 agosto 1983. È stato ordinato sacerdote il 5 luglio 1986. Ha studiato Filosofia e 325 Teologia in patria, presso l’Istitutum Nationale Studiorum Ecclesiasticorum Religiosorum Melitensium. Ha conseguito un Diploma in Giornalismo a Londra e ha compiuto un corso di Direzione Spirituale. Ha poi ricoperto i seguenti incarichi: • dal 1986 al 2004: Attività pastorali nella Diocesi di Gozo; Guardiano delle Comunità di Hamrun, Rabat, Gozo e Sliema; • dal 2004 al 2008: Parroco di Our Lady of the Sacred Heart a Sliema; • dal 2008 al 2010: Uditore del Tribunale Ecclesiastico; • dal 2010 al 2015: Officiale presso la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; • dal marzo 2015: Guardiano del Convento di San Antonio da Padova a Ghajnsielem, Gozo. – Fr. Jorge Enrique Concha Cayuqueo, OFM, è stato nominato da Papa Francesco Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Santiago de Chile (Cile), assegnandogli la sede titolare di Carpi. (L’Osservatore Romano, 15 luglio 2015) Breve nota biografica Fr. Jorge Enrique Concha Cayuqueo è nato a Carahue, diocesi di Temuco, l’8 giugno 1958. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso la Pontificia Università Cattolica del Cile. Ha conseguito il Dottorato in Scienze Sociali presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Il 16 gennaio 1980 ha emesso la Professione temporanea e il 23 dicembre 1983 quella solenne nell’Ordine dei Frati Minori della Provincia “Ss.ma Trinità” del Cile. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 20 dicembre 1986. Ha svolto successivamente i seguenti incarichi: • Maestro dei Frati di Professione temporanea. • Segretario provinciale per la Formazione e gli Studi. • Vice Parroco della Parrocchia di San Antonio de Padua a Santiago. • Guardiano della Casa di Formazione San Felipe de Jesús a Santiago. • Commissario di Terra Santa in Cile e Vice Parroco della Parrocchia di San Francisco a La Cisterna-Santiago. • Dal 2011 era Ministro provinciale della 326 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 Provincia minoritica della “Ss.ma Trinità” del Cile e Presidente della Conferenza dei Ministri provinciali del “Cono Sur” (Argentina, Paraguay e Cile). • Nel 2014 era stato eletto Primo Vice Pre- sidente della Conferenza dei Religiosi in Cile. BIBLIOGRAPHIA – Berta Alfredo, Mons. Eugenio Massi OFM. Vescovo e Vicario Apostolico di TaiYuamfu e Hankow (1875-1944), Ristampa nel Centenario della Consacrazione Episcopale a cura di Sabattini Alberto, Matelica 2014, pp, 163. Korošak Bruno, Biblični Križevi poti, – Založba Branko, Nova Gorica 2015, pp. 112. Dalarun Jacques, Governare è servi– re. Saggio di democrazia medievale, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 2015, pp. 233. Rovegno Suárez Juan, Historia de las – Parroquias Franciscana de la Serena, JM IMPRESOR, Santiago Chile 2015, pp. 115. Dalarun Jacques, Il Cantico di frate – Sole. Francesco d’Assisi riconciliato, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 2015, pp. 123. Sabattini Alberto, Il santuario di – santa Maria Apparve in Ostra (AN) e il centenario dell’incoronazione della Vergine, Tipografia Francia, Matelica (MC) 2015, pp. 72. Duque José Félix, Santa Beatriz de Sil– va Fundadora de la Orden de la Inmaculada Concepción. Nueva Biografia, Cosmorama Edições, Maia/Portugal 2015, pp. 624. – Maccabelli Anna, Chiesa di San Sigismondo e Monastero San Giuseppe in Cremona, Edizioni VELAR, Gorle 2015, pp. 61. NECROLOGIA 1. Carrero Morales Fr. Ángel Darío New York, USA, 04.12.1965 Sabana Seca de Toa Baja, Puerto Rico, 15.05.2015 Nació el 4 de diciembre de 1965 en Nueva York, pero creció y se educó en Rincón, Puerto Rico. Estudió filosofía y letras, teología sistemática y lenguas modernas en Puerto Rico, México, España y Alemania. Hizo la profesión religiosa solemne en la Orden franciscana el 8 de septiembre de 1990 y recibió el orden sacerdotal el 2 de enero de 1995. El día 15 de mayo a las 6:45 p.m., después de luchar durante dos años con la terrible enfermedad del cáncer y de recibir los auxilios espirituales, falleció el Fr. Ángel Darío Carrero Morales, Custodio de la Custodia Franciscana del Caribe Santa María de la Esperanza, a la edad de 49 años. Al momento de su fallecimiento se encontraba acompañado de sus padres, hermanas y la comunidad religiosa. A petición del mismo P. Darío no hubo velatorio y su cuerpo fue incinerado. Fray Gerardo Vargas, Vice-custodio del Caribe, que presidió la Eucaristía del funeral, dijo en la homilía: “Cuando leía la prensa en estos días, veía en ella palabras que te describían como «escritor, poeta, crítico literario, antólogo, teólogo, profesor y periodista cultural». En mi resistencia, descubrí que ese no eras tú, Darío, que esas palabras no te definían. Y nuevamente, en oración incesante al Espíritu Santo que hoy se derrama sobe nosotros en este Pentecostés «consolador», recuerdo a nuestro padre espiritual, Francisco de Asís, al decir: «El Señor me dio hermanos». ¡Eureka!, eso eres tú: eres un hermano, eres mi hermano, eres nuestro hermano”. Polifacético escritor de formación interdisciplinar, es considerado uno de los intelectuales puertorriqueños de mayor renombre internacional. Combina el quehacer literario con la cátedra, la edición, la curaduría y el periodismo. Entre sus libros de ensayos destacan: “Puerto Rico: hay esperanza para tu futuro”, “Apuntes éticos para la ciudadanía boricua”, “Nuevos areópagos de la vida religiosa en América latina y el Caribe en la encrucijada de la modernidad y la posmodernidad”, “Los Hermanos Menores en el cambio de época”. También ha publicado los poemarios: “Llama del agua”, “Perseguido por la luz” e “Inquietud de la huella. Las monedas místicas de Ángelus Silesius”, editados por la prestigiosa casa editorial Trotta de Madrid. Todos sus libros han sido reconocidos entre los mejores libros del año por la crítica. Fue editor y antólogo de varias publicaciones: de la edición crítica del clásico de las letras caribeñas, “Canto de la locura” de Francisco Matos Paoli, de la antología de relatos “En el ojo del huracán” y de las crónicas, “País nuestro. Crónicas puertorriqueñas de actualidad”. Participó como coguionista del premiado documental cinematográfico “Julia, toda en mí” de la cineasta Ivonne Belén, en torno a las cartas inéditas de la poeta Julia de Burgos. Su obra literaria ha sido ampliamente reconocida por poetas y críticos internacionales como Ernesto Cardenal (Nicaragua), Jaime Siles (España), Antonio Colinas (España), Peter Boyle (Australia), Julio Ortega (Perú), Javier Sicilia (México), Hugo Gutiérrez Vega (México), Genevieve Fabry (Bélgica), Hugo Mujica (Argentina), entre otros. Sus textos aparecen en importantes antologías: “Antología de la literatura del siglo XX” (de Mercedes López Baralt, UPR), “Cuerpo y sangre” (de Siro López, Siglo XXI de Madrid), “Salmo fugitivo” (de Leopoldo Cifuentes, Clié, Barcelona), entre otras. Los artistas plásticos Antonio Martorell, Ivelisse Jiménez, Fernando Colón, Jeannette Betancourt, Hubert Caño, Aixa Requena, Consuelo Gotay, entre otros, han realizado piezas o instalaciones inspirados en su obra literaria. Escribe para varias revistas internacionales, además de columnista habitual y miembro de la junta editorial del principal periódico puertorriqueño, El Nuevo Día. Galardonado con el premio nacional de periodismo en 2008, tiene en prensa un libro en la que recoge veinte años de entrevistas a figuras del ámbito internacional cultural: José Saramago, Rigoberta Menchú, Álvaro Mutis, Cintio Vitier, Fina García Marruz, Jane Goodall, Franketienne, Derek Walcott, Gianni Vattimo, Gustavo Gutiérrez, entre tantos otros. Parte de su obra ha sido traducida al griego, 330 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 italiano, inglés, francés, alemán y holandés. La Feria Internacional del Libro de Guadalajara 2012 y 2013 lo invitó a participar de Latinoamérica Viva, que reúne a los escritores más relevantes del momento. El Gobernador de Puerto Rico, Alejandro García Padilla en 2013 lo nombró Presidente de la Comisión para el Desarrollo Cultural de Puerto Rico y Presidente de la Junta de Directores del Instituto de Cultura Puertorriqueña, el organismo cultural más alto e importante del país. Colaboró como teólogo asesor de la Confederación Latinoamericana de Religiosos (CLAR), Teólogo residente de la Escuela Graduada de teología de la Universidad Central de Bayamón, Puerto Rico (CEDOC). Desde 1995 ha enseñado las disciplinas de teología fundamental y antropología teológica, método teológico, teología de la vida religiosa, pensamiento filosófico postmoderno y literatura mística en distintos centros y universidades. Fue Presidente de la Conferencia de Religiosos de Puerto Rico (CORPUR). El 2009 fundó, junto a sus hermanos de la Orden Franciscana de Puerto Rico, el Proyecto Niños de Nueva Esperanza, cuyo fin es lograr la transformación comunitaria mediante el desarrollo de la espiritualidad y las artes. En la Orden Franciscana se ha desempeñado como Secretario de Formación y Estudios, Maestro de Profesos Temporales, Párroco de la Iglesia San José Obrero, Definidor, Vice-custodio y cuatro veces Custodio de los Franciscanos del Caribe (2006-2015). Ha sido perito de dos Capítulos generales de la Orden Franciscana y parte del coetus moderans en el pasado Capítulo general del 2009. Formó parte de la Comisión de Estudios interdisciplinarios sobre la situación de la Orden y coordinó, en ella, los seminarios en la Universidad Antoniana de Roma sobre Franciscanismo y contemporaneidad. Desde diciembre de 2013 inició un tratamiento médico que le llevó a renunciar a sus cargos de política cultural durante el mandato del gobernador Alejandro García Padilla. La enfermedad para la cual se medicaba era cáncer de piel. Poco tiempo después de ser atendido en Dallas, Texas, Ángel Darío fallece el viernes 15 de mayo de 2015, a causa de esa enfermedad en Puerto Rico, en la que fue su casa durante muchos años, junto a la parroquia San José Obrero, en el barrio Sabana Seca de Toa Baja. Tras conocer el fallecimiento del padre Ángel Darío Carrero, el alcalde de Toa Baja, Aníbal Vega Borges, dijo que la ciudad pierde a un hijo, la comunidad religiosa a un padre y los necesitados a un hermano. Vega Borges decretó tres días de duelo, ordenando que las banderas ondeen a media asta por el mismo período en todos los edificios municipales. De las últimas palabras que escribió el P. Darío, queda esta huella inquebrantable donde reafirmó su fe: “Estoy en paz, y esa paz es la única ofrenda de la que dispongo ahora mismo, y aquí, casi a tientas, se la entrego”. 2. Uribe Escobar Fr. Fernando Envigado (Antioquia, Colombia, 13.08.1939 Medellín, Colombia, 15.07.2015). Fray Fernando Uribe Escobar nació el 13 de agosto de 1939, en Envigado (Antioquia) y murió en Medellín, el 15 de julio de 2015. vio la luz en el hogar formado por Don José María y Doña Gabriela. De ellos aprendió las virtudes que le caracterizaron durante toda su vida: una piedad sencilla, sin estridencias, una vida austera, caballerosidad y disposición para servir, paciencia y constancia en las tareas emprendidas. Pero no solo las mantuvo sino que las acrecentó a lo largo de su existencia, y las adobó con otras manifestaciones personales, tales como el gusto por el arte (pintura, música) y el cultivo de la escritura que, en poco tiempo, lo llevó a una ingente producción franciscana. Desde muy pequeño sintió el llamado a seguir las huellas del Seráfico Padre, habiendo ingresado al seminario menor franciscano de la Umbría en 1951. Su noviciado lo realizó en el convento de San Luis de Ubaté (Ubaté-Cundinamarca), en 1959, y hace su primera profesión en enero de 1960, y cuatro años más tarde la profesión solemne. Mientras realiza sus estudios de filosofía y teología en la Universidad de San Buenaventura (Bogotá-Colombia), hace sus incursiones en la catequesis y en la pastoral juvenil. También se las ingenió para hacer conocer a sus compañeros la vida y los Escritos de san Francisco, así como parte de las hagiografías. Fue un presagio de lo que sería posteriormente: un apasionado franciscanólogo. Terminados sus estudios para el presbiterado recibió la ordenación sacerdotal el 7 de diciembre de 1967de manos de Monseñor Alfonso Uribe Jaramillo, en Medellín (Antioquia). NECROLOGIA Los siguientes años lo veremos entregado a un trabajo pastoral entre jóvenes y también entre campesinos, lo mismo que a la asesoría espiritual y al acompañamiento de hermanos franciscanos en formación. Este primeros años de apostolado fueron interrumpidos ya que fue destinado por la Provincia a estudiar en Roma, en la Universidad Pontificia de Antonianum donde obtuvo su título de doctor en Teología. Regresado al país fue Maestro de Novicios, profesor, pastor entre los campesinos de la Argentina (Huila-Colombia) y responsable de la pastoral vocacional en la Provincia de San Pablo Apóstol. En 1987 una invitación del Ministro general de la Orden le cambia definitivamente el rumbo de su vida: se trata de ir a Roma para continuar la tarea emprendida por el gran franciscanólogo Fr. Kajetan Esser muerto en 1978. Efectivamente se traslada a Lovaina donde hará su especialización en estudios medievales (1987/1988) terminada la cual es destinado a la Pontificia Universidad Antoniana, donde ejercerá un fructífero apostolado franciscano como profesor, escritor, conferencista, hasta el año 2012, cuando regresa definitivamente a su Provincia de San Pablo. Durante su permanencia en Roma, además del ejercicio de la enseñanza ejercerá muchos otros oficios entre los cuales se destacan. Decano de teología y vicepresidente del Instituto de Espiritualidad de la misma Universidad Antoniana, profesor de la Escuela Superior de Estudios franciscanos (El Pardo, Madrid- España) y del Instituto teológico franciscano de Petrópolis (Brasil). Vuelto al país, continúa su magisterio franciscano, esta vez, buscando preparar un grupo de hermanos franciscanos para que en el futuro se pudieran desempeñar como profesores de Franciscanismo. Siempre tuvo entre sus miras el preparar personal que pudiera continuar su obra. Junto con sus tareas académicas Fernando se dedicó a cultivar la fraternidad y el jardín de la casa de los hermanos, como queriendo identificarse más con Francisco de Asís, como hermano y como cantor de la naturaleza. Y en verdad que fue grande su obra. A continuación presentamos, de manera resumida, un panorama de sus servicios en la Orden y de su trayectoria intelectual: 331 Otros servicios – Miembro de la Comisión para la revisión de las Constituciones Generales de la Orden de los Hermanos Menores, Roma, 1984 y 1985. – 1987-1990: Director de la Experiencia Asís. Cuatro cursos intensivos de cinco semanas cada uno sobre las Fuentes Franciscanas y los lugares franciscanos de Italia central. – Miembro de la comisión preparatoria de la “Ratio formationis franciscae”, Roma 1989-1990. – Experto del Capítulo General OFM. San Diego (California -USA), 30 mayo-1 Julio, 1991. – Miembro de la Comisión Internacional para la “Ratio evangelizationis OFM”, Roma, 1991-1995. – Experto en el Concilio Plenario OFM para la “Ratio evangelizationis”, La Valletta (Malta), Mayo 7-20 de 1995. – Director del Congreso Internacional “Il Liber naturae nella Lectio antoniana”, con motivo del VIII Centenario del nacimiento de S. Antonio de Padua. Roma-Pontificio Ateneo Antonianum, Noviembre 20-22 de1995. – Miembro del Comité Científico y del Comité Organizador del Convegno Internazionale “Verba Domini mei”. Gli Opuscula di Francesco d’Assisi a 25 anni dalla edizione di Kajetan Esser, ofm. Roma, Pontificio Ateneo Antonianum, Abril 10-12 de 2002; moderador del Mesa Redonda conclusiva. – Miembro de la Comisión Internacional para el Subsidio de Pastoral Parroquial OFM. Roma, Curia general 2005-2007. – Miembro de la Comisión Internacional para el Subsidio sobre el capítulo V de las CCGG OFM. Roma, Curia general, Mayo 15-17 de 2012. – Miembro de la comisión preparatoria del “Instrumentum laboris” para el Capítulo general de 2015. Libros Publicados • Strutture e specificità della vita religiosa secondo la Regola di S. Benedetto e gli opuscoli di S. Francesco. (Studia Antoniana 24, cura Pontificii Athenaei Antoniani edita) Romae 1979, pp. 387. • La vida religiosa según san Francisco de Asís. (Hermano Francisco 12) Oñate (Guipúzcoa) 1982, 231 pp. • Francisco para ti. Una vida que cuestiona. 332 • • • • • • • • • • • AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 Ilustraciones de Juan Jairo Rendón (Francisco hoy, 1) Bogotá 1987; 2ª edición Santiago de Cali, 2009. Francisco, una vida que cuestiona. Trad. de Edi Nicolao, São Paulo, 1a. ed. 1988, 2a. ed. [Coediçao Vofran - Cefepal], 1989, 133 pp., 3a. ed. [PVF Pro-Vocaçoes Franciscanas] 1992, 133 pp. Francesco. Una vita che interroga. Trad. a cura del Centro Nazionale di Coordinamento Prom. Voc. Frati Minori, Firenze 1990. Frangisku. Hajja li tisfidak. Trad. a la lengua maltesa de Noel Muscat, ofm., Ed. TAU, Valletta 1995, 135pp. Franjo za tebe. Trad. a la lengua croata de Marija Krile. Biblioteka “Brat Franjo”, Zivotopisi, Knjiga sedma, Zagreb, [2002], 72 pp. Por los caminos de Francisco. Notas para el itinerario por los lugares franciscanos. Pro manuscripto. Roma 1989. Por los caminos de Francisco de Asís. Notas para el itinerario por los lugares franciscanos (Hermano Francisco, 23) Oñate (Guipúzcoa) 1990, 201 pp. Perlos caminhos de Francisco de Assis. Tradução, Irmã Edi Nicolao [ed. Pro manuscripto. Sin fecha. Impresso no dep. gráfico da Univ. São Francisco. São Paulo]; ed. definitiva FFB, 1997, 253 pp. Itinerari francescani. Visita ai luoghi dove visse san Francesco. Trad. di Enzo Demarchi, Ed. Messaggero Padova, 1997, pp. 207; 2ª edición, Ed. Dehoniane, Bologna, 2009. Introduzione alle agiografie di san Francesco e santa Chiara d’Assisi (XIII-XIV), Pro manuscripto, Roma 1996, pp. 403. Introducción a las hagiografías de San Francisco y Santa Clara de Asís (siglos XIII y XIV), (Publicaciones Instituto Teológico Franciscano. Serie Mayor - 30), Murcia 1999, 587 pp., 24 x 17 cm. 2ª edición ampliada, 2010, 656 pp. Introduzione alle fonti agiografiche di san Francesco e santa Chiara d’Assisi (secc. XIII-XIV). Traduzione dell’edizione spagnola rivista ed ampliata (Medioevo Francescano, Saggi 7. Collana della Società internazionale di studi francescani diretta da Enrico Menestò), Edizioni Porziuncola 2002, pp. XIII + 637. Wprowadzenie do Źródeł Franciszkańskich, Trad. E. Kumka, ofmconv. Kraków 2009, 464 pp. • Il Francesco di Bonaventura. Lettura della Leggenda Maggiore. Edizioni Porziuncola, Santa Maria degli Angeli 2003, pp. 564. • El Francisco de Buenaventura. Lectura de la Leyenda Mayor. Ed. Tenacitas, Salamanca. Escuela Superior de Estudios Franciscanos, El Pardo – Madrid 2008, 437 pp. • Leer a Francisco y Clara de Asís. Sus Escritos. Introducción general a las fuentes primarias del franciscanismo primitivo (Col. Karisma, 1), Santiago de Cali, Colombia, Ed. Pro manuscripto, 2006, 86 pp. • La Regla de San Francisco. Letra y espíritu, (Publicaciones Instituto Teológico Franciscano, Textos – 3), Ed. Espigas, Murcia 2006, 381 pp. Id., traducción japonesa, 2009, Keishirou Furusato. Printed in Japan. ISBN978-4-90221-54-2 C3016. • La Regola di san Francesco. Lettera e Spirito (Teologia spirituale, 22), Edizioni Dehoniane, Bologna, 2011, pp. 361. • Orar como Francisco. Notas y sugerencias sobre las oraciones del Santo de Asís. (Col. Karisma, 2), Santiago de Cali, Colombia 2008, 264 pp. • Ejes del carisma de san Francisco de Asís según sus escritos. La perspectiva de la forma de vida. Familia Franciscana de Colombia, Bogotá, Ed. Pro manuscripto, 2010, 104 pp. • Leer a Francisco y Clara de Asís: sus escritos. Introducción general e inducción metodológica. (Col. Hermano Francisco 56). Ediciones Franciscanas Arántzazu, Oñati 2012, 225 pp. • Leggere Francesco e Chiara d’Assisi. Introduzione generale e guida metodologica ai loro Scritti (Coll. Tau, 14). Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 2013, pp. 208. • Il «Liber Naturae» nella «Lectio» Antoniana, Atti del Congresso internazionale per l’VIII Centenario della nascita di Sant’Antonio di Padova (1195-1995), Pontificio Ateneo Antonianum di Roma (Roma, 20-22 novembre 1995), a cura di Fernando Uribe, Roma 1996, P.A.A. Edizioni Antonianum (Medioevo, 2), pp. 330. Diversos estudios y artículos En 14 libros en colaboración En 5 libros miscelánea En 2 diccionarios En diversas Revistas especializadas, de NECROLOGIA modo particular en Cuadernos Franciscanos (Chile), Selecciones de Franciscanismo (Valencia-España), Frate Francesco (Roma), Vita Minorum (Venezia-Italia), Verdad y Vida (Madrid), Studi francescani (Firenze-Italia), Naturaleza y Gracia (Salamanca), Antonianum (Roma), Carthaginensia (Murcia), Collectanea Franciscana (Roma), Archivum Franciscanum Historicum (Roma), Frontiere (Foggia - Italia). La abundancia de dones con que Dios bendijo el buen talante natural de Fernando siga iluminando nuestros pasos. Sin duda miles de hermanas y hermanos de la Familia Franciscana de todo el mundo estarán sintiendo con pesar la muerte de Fernando pero al mismo tiempo estarán dándole gracias por las luces que él nos brindó para ser mejores hijos de san Francisco como él lo fue. Fr. Alonso Morales 3. Anno 2015 mortui sunt * 6 febbraio 2015: Castelli Fr. Giusepnato a Fittà di Soave (VR), della Prov. Venetæ S. Antonii Patavini, Italia. Operò nelle parrocchie di Monfalcone dal 1978 al 1983 e di Casette in Legnago per un decennio (198393). Ma la parrocchia di Bovalino, dove era giunto nel 1994, è stata il luogo in cui il Signore gli ha chiesto di manifestargli il suo amore, ed è stato il gregge con il quale egli ha risposto amando senza riserve. Nominato Parroco nel 2002, per 20 anni ha dato il meglio di sé a questa Chiesa che in diversi modi gli ha confermato d’essere stato un dono prezioso per tanti aspetti: il suo ministero come sacerdote e parroco, il suo spirito di preghiera, il suo operato come animatore, la sua pastorale innovativa e creativa, la sua sensibilità, la sua vita sobria, la sua affabilità. È morto nella Casa Canonica di Bovalino all’età di anni 65, di vita francescana 43 e di sacerdozio 30. pe, 7 febbraio 2015: Battolini Fr. Ottaviano, Cesare, nato il 29 dicembre 1919 a Vezzano Ligure, della Prov. Liguriæ Ss. Cordis Mariæ, Italia. Operò nella regione del Chaco in Argentina, poi in Canada, e quindi, per oltre cinquant’anni, in Guatemala, dove fu parroco a Jalatagua e, poi, a Moyuta. Svolse opera di promozione umana ed evangelizzazione spendendosi anche come infermiere e dedicandosi alla preparazione dei catechisti, alla promozione dell’OFS locale, all’animazione vocaziona* 333 le e alla costruzione della “Colonia Immaculada”, un villaggio per famiglie povere. È morto a Moyuta, Guatemala, all’età di anni 95, di vita francescana 78 e di sacerdozio 71. * 8 febbraio 2015: Tonini Fr. Aldo, Mario, nato a Padernone (TN), della Prov. Venetæ S. Antonii Patavini, Italia. Commissario di Terra Santa, trascorse il periodo più lungo della sua vita a Treviso, prodigandosi con tutte le sue forze a servizio del Commissariato. Entusiasta della vita, impegnò le sue energie per far conoscere e amare la Terra che vide i natali di Gesù e i luoghi santi. Guidava annualmente numerosi pellegrinaggi, incontrava frequentemente gli Amici di Terra Santa e vari gruppi, organizzava le giornate pro Terra Santa, aiutava con generose offerte l’attività assistenziale e culturale dei Frati Minori che lavorano nella Custodia di Terra Santa. È morto a Treviso all’età di anni 85, di vita francescana 67 e di sacerdozio 59. * 8 febbraio 2015: D’Alessandro Fr. Benedict Joseph, nato il 29 agosto 1937 a New York, della Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV, USA. È morto all’età di anni 78, di vita francescana 54 e di sacerdozio 49. * 10 febbraio 2015: Santacaterina Fr. Donato, Giovanni, nato a Coldogno (VI), della Prov. Venetæ S. Antonii Patavini, Italia. Dedicò la sua vita alla pastorale parrocchiale, olre 20 anni a Padova S. Francesco, 25 a Taglio di Po, dove fu anche Parroco e 10 a Marghera. Si distinse per le sue doti umane e squisitamente francescane, sempre disponibile a mettersi al servizio di tutti, manifestando in particolare la sua attenzione agli ammalati e agli anziani che visitava abitualmente nelle case. È morto nell’Ospedale di Abano Terme all’età di anni 91, di vita francescana 76 e di sacerdozio 66. * 11 febbraio 2015: Tufo Fr. Berard, Nicholas, nato il 20 febbraio 1923 a Boston. della Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV, USA. È morto all’età di anni 93, di vita francescana 70 e di sacerdozio 64. * 14 febbraio 2015: Milani Fr. Andrea, Ermenegildo, nato a Monte Magré (VI), della Prov. Venetæ S. Antonii Patavini, Italia. Trascorse 46 anni nella Fraternità di S. Michele in Isola, dedicandosi a vari servizi e distinguendosi soprattutto per la direzione del lanificio 334 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 provinciale. Per decenni, infatti, realizzò i tessuti per gli abiti dei Frati, offrendo con la sua abilità un generoso, apprezzato e utilissimo servizio. Uomo di grande fede, si distinse per una qualità speciale: il suo animo era profondamente buono e mite. È morto a Saccolongo all’età di anni 86 e di vita francescana 52. nato il 18 maggio 1939 a Detroit, Michigan, della Prov. S. Ioannis Baptistæ, USA. Ha svolto nella Provincia varie mansioni: Professore di Biologia, Formatore provinciale, Direttore di “Giustizia, Pace e Integrità del Creato”. È morto a Cincinnati, Ohio, all’età di anni 75 e di vita francescana 49. * 2 maggio 2015: Scodeggio Fr. FloGiancarlo, nato il 19 ottobre 1937 a Cremona, della Prov. Mediolanensis S. Caroli Borromæi, Italia. Dopo una breve esperienza presso la Casa degli Oblatini del Seminario Arcivescovile di Milano, attratto dalla semplicità del carisma francescano, ormai ventenne, chiede di sperimentare la vita e la Regola dei Frati Minori. A tale motivo, nel 1957, viene accolto nel Convento di Sabbioncello, dove incomincia ad apprendere l’arte del cuoco. Continua questo semplice servizio in vari conventi, fino al manifestarsi di alcuni problemi fisici che lo costringono a dimorare in una casa di esercizi a Diano Castello (Imperia) per circa tre anni. Rientrato in Provincia, è a Varese come portinaio e addetto alla foresteria, poi a Rezzato come responsabile della Casa di esercizi. Dal 1974 vive nel convento di sant’Antonio dove si prodiga come portinaio e come assistente ai poveri. Qui diventa per molti fratelli bisognosi un prezioso strumento della bontà e della provvidenza divina. In questi anni viene anche eletto Vicario della Fraternità, primo Frate non sacerdote a ricoprire tale incarico nella Provincia. Nel 1988 viene trasferito a Sabbioncello dove per ben 13 anni si prende cura dei fratelli malati, in qualità di responsabile dell’Infermeria provinciale. Dal 2001 risiede nel Convento di sant’Antonio in Milano, in questo ultimo tratto della vita, se pur accompagnato dal progressivo indebolimento di frate corpo, si dedica con generosità all’ascolto e alla consolazione di quanti in visita al Santuario di sant’Antonio ricercano una benedizione o una parola “speciale” per affrontare le difficoltà della vita. È morto a Milano all’età di anni 77 e di vita francescana 56. * 8 maggio 2015: Talone Fr. Raffaele, Guglielmo, nato il 21 dicembre 1912 ad Artena, della Prov. Romanæ Ss. Petri et Pauli, Italia. Frate semplice e laborioso, finché la malattia non lo ha condizionato pesantemente negli ultimi venticinque anni di vita. Di lui si ricorda l’attenzione ai poveri, in particolare ad Artena, quando riempiva la vecchia FIAT 500 di generi di prima necessità per portare aiuto alle famiglie bisognose. All’età di 100 anni ha ricevuto una medaglia di riconoscimento dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno. È morto nell’Infermeria provinciale “S. Sebastiano” all’età di anni 102, di vita francescana 87 e di sacerdozio 79. riano, * 3 maggio 2015: Vizcarra Fr. Pablo, nato il 29 aprile 1923 ad Ayacucho, Perù, della Cust. Terræ Sanctæ, Israele. È morto a Gerusalemme all’età di anni 92, di vita francescana 73, di sacerdozio 67 e di servizio alla Terra Santa 37. * 4 maggio 2015: Rewers Fr. Donald, 13 maggio 2015: Del Vecchio La RoFr. Alberto, Francesco, nato il 19 novembre 1938 a Barletta, Italia, della Prov. S. Antonii, Bolivia. Giunse in Bolivia nel 1978 e visse gli ultimi 25 anni a Cochabamba. Lascia un gran vuoto nelle persone, nella Fraternità e nella Provincia. È morto a Cochabamba, Bolivia, all’età di anni 76, di vita francescana 57 e di sacerdozio 49. * vere * 14 maggio 2015: Biasiotto Fr. RiFrancis Richard, nato a Allentown, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Laureatosi in Filosofia e in Teologia, ha insegnato Matematica e Scienze presso la Walsh High Scool in Olean, NY, dal 1965 al 1969, di cui è stato anche Vice Preside. Dal 1973 al 1985 è stato Segretario provinciale. Nel 1985 è stato nominato Parroco e Guardiano di St. Bonaventure Parish in Paterson, NJ; dal 1999 al 2005 è stato Vice Parroco della St. Leo Curch in Elmwood Park, NJ. Dal 2005 al 2015 è stato a servizio della St. Francis Chapel in Albany, NY. È morto presso il «Albany Memorial Hospital» all’età di anni 76, di vita francescana 56 e di sacerdozio 51. chard, * 14 maggio 2015: Tondello Fr. Olivo Luiz, nato a Concórdia, della Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV, Brasile. Ha lavorato nella Cust. Nostræ Dominæ Septem Gaudio- NECROLOGIA rum come missionario. Nel febbraio 2015 è tornato in Provincia ed è stato destinato al Postulandato di Guaratinguetá, senza riuscire a svolgere questa servizio. È morto a São Paulo all’età di anni 74, di vita francescana 50 e di sacerdozio 45. * 15 maggio 2015: Carrero Morales Fr. Ángel Darío, nato il 4 dicembre 1965 a New York, USA, , della Prov. Franciscana de Arantzazu, Spagna. È morto a Sabana Seca de Toa Baja, Puerto Rico, all’età di anni 50, di vita francescana 29 e di sacerdozio 20. – Un recuerdo del periódico donde colaboraba El escritor y miembro de la Junta Editorial de “El Nuevo Día”, Ángel Darío Carrero, falleció hoy 15 de mayo en Puerto Rico, tras una dura batalla contra el cáncer. Tenía 49 años de edad. El padre Darío, como se le conocía al sacerdote franciscano, fue un hombre de muchos sombreros: escritor, poeta, crítico literario, antólogo, teólogo, profesor y periodista cultural. Su voz independiente siempre se hizo sentir con fuerza en el ámbito cultural, social y político del país. Fue defensor de las causas justas e intelectual de primer orden, quien siempre trabajó por el bienestar de su país y su gente. Carrero fue una figura clave en el proceso de desobediencia civil que redundó en la salida de la Marina de los Estados Unidos de la isla municipio de Vieques, abogó por la liberación de los presos políticos puertorriqueños, en especial por la de Oscar López Rivera, levantó su voz en contra de las enmiendas constitucionales para eliminar el derecho absoluto a la fianza y se expresó a favor de la equidad en materia de derechos civiles. Una de sus grandes aportaciones sociales fue el proyecto que lideró, Niños de Nueva Esperanza en el barrio de Sábana Seca en Toa Baja, una institución sin fines de lucro a favor del desarrollo de la niñez. Pero más allá de su labor social, el padre Darío fue una amante de la literatura y la poesía. Sus poemarios “Llama del agua” (2001), “Perseguidos por la luz” (2008) y “Angelus Silesius” (2012) constatan ese gran don que tenía para este género literario. Su poesía fue musicalizada e interpretada por cantantes como Nydia Caro, Danny Rivera y Tony Croatto. Carrero coordinó la edición crítica del “Canto de la locura”, del poeta Francisco Ma- 335 tos Paoli (2005), y editó junto a la escritora Mayra Santos-Febres la antología de relatos “En el ojo del huracán” (2011). Además, editó y formó parte, junto a Luis Rafael Sánchez, Mayra Montero, Ana Lydia Vega, Edgardo Rodríguez Juliá y Magali García Ramis, del libro de ensayos periodísticos “País nuestro. Crónicas puertorriqueñas de actualidad” (2012). Sus textos sirvieron también de base para la exposición El lenguaje de los pájaros de los artistas abstractos radicados en Nueva York, Ivelisse Jiménez y Fernando Colón (Museo de Arte Contemporáneo, 2008). La artista del libro Consuelo Gotay se basó en sus poemas para su más reciente trabajo: Para que sepas (2011). Entre sus diferentes cargos durante su trayectoria, se encuentran: presidente de la Conferencia de Religiosos y Religiosas de Puerto Rico (CORPUR), custodio (líder) de la Orden Franciscana del Caribe y asesor de movimientos de reflexión interdisciplinaria en América Latina y Europa y director de la Comisión para el Desarrollo de la Cultura en Puerto Rico (CODECU). Nacido en Nueva York en 1965, Carrero se mudó de niño con su familia a Puerto Rico. Estudió filosofía y literatura, teología y lenguas modernas en Puerto Rico, México, España y Alemania. – Reacciona el Gobernador Alejandro García Padilla y la primera dama Wilma Pastrana lamentaron “profundamente” la partida del padre Darío. “Los puertorriqueños perdimos hoy a un gran líder y una importante figura para nuestro pueblo”, indicó en declaraciones escritas. El mandatario describió al teólogo como un “defensor incansable de los derechos humanos” y una “figura intelectual que con sus escritos y poemas enriqueció nuestra cultura”. “Nuestro país siempre le recordará por su amplio sentido de responsabilidad, compromiso y entereza con la que desempeñó cada uno de los cargos a los que fue nombrado, hasta el último momento en el que su salud se lo permitió, y en los que dejó una huella imborrable. Hoy honramos su memoria y legado, elevando una oración por su eterno descanso y para que su familia reciba el consuelo que necesitan ante su partida”, señaló García Padilla. [El Nuevo Día, 15 de mayo de 2015 - 9:10 PM] 336 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 * 19 maggio 2015: Hunter Fr. Victor, Williamm nato ad Hooper, della Prov. Barbaræ, USA. È morto a Oakland all’età di anni 90 e di vita francescana 24. * 19 maggio 2015: Gavin Fr. Robert, Richard, nato ad Olean, NY, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Dal 1959 al 1962 è stato a servizio della St. Bonaventure University. Nel 1966 è stato trasferito nella Parish in Paterson, dove si è dedicato anche alla GiFra. Nel 1967 fu trasferito a New York, dove ha svolto il suo ministero per 47 anni presso la St. Francis of Assisi Church (è stato anche Assistente dell’OFS). Nel 2014 si è ritirato dal ministero attivo. È morto a Ringwood all’età di anni 89, di vita francescana 60 e di sacerdozio 56. * 20 maggio 2015: Giugno Fr. Emilio, Francesco, nato il 5 agosto 1925 a Forenza (PZ), della Prov. Salernitano-Lucanæ Immaculatæ Conceptionis BMV, Italia. È morto a Forenza all’età di anni 89, di vita francescana 70 e di sacerdozio 64. * 2 giugno 2015: Wohler Fr. Gil, James, nato a Wichita, della Prov. S. Ioannis Baptistæ, USA. Ha svolto vari incarichi: è stato Professore e Direttore spirituale nei nostri Seminari, Animatore provinciale della Cura pastorale delle Vocazioni, ha partecipato al Progetto Africa (12 anni). Amato pastore, è morto a Cincinnati all’età di anni 79, di vita francescana 60 e di sacerdozio 52. 2 giugno 2015: Kohlmann Fr. Bonaventura, Herbert, nato a Bamberg, della Prov. S. Elisabeth, Germania. Ha svolto vari incarichi: completato il corso di pastorale, è stato cappellano a St. Ludwig in Nürnberg; nel 1973 è stato Guardiano a Dettelbach; Definitore provinciale della Prov. bavarese (1988-1992); Vicario a Hammelburg. È morto a Lichtenfels all’età di anni 78, di vita francescana 57 e di sacerdozio 51. * * 8 giugno 2015: Baril Fr. Maurice, nato a Montréal, della Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Canada. Esercitando la professione di Architetto, ha diretto la costruzione di alcune chiese, tra cui quella della Risurrezione di Montréal. Ha anche diretto la costruzione di alcuni Edifici civili a Québec. Uomo molto discreto e di grande cultura, competente nella sua professione, ha vissuto con coraggio i 10 anni della sua malattia. È morto nell’Infermeria provinciale di Montréal all’età di anni 92, di vita francescana 69 e di sacerdozio 64. * 10 giugno 2015: Steckert Fr. Nilton Waldemar, nato a Forquilhinha, della Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV, Brasile. Di famiglia luterana, ha esercitato il suo ministero con grande zelo pastorale. È morto a Ituporanga all’età di anni 64, di vita francescana 33 e di sacerdozio 27. * 11 giugno 2015: Van Deal Fr. Edward, Petrus Antonius, nato a Nederweert, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda. Ha lavorato come cameriere, falegname, agricoltore. Gli piaceva anche lavorare nelle scuole per ragazzi. È morto a Weert all’età di anni 93 e di vita francescana 67. * 13 giugno 2015: Da Silva Correia Fr. José, nato il 13 gennaio 1922, della Prov. Ss. Martyrum Marochiensium, Portogallo. Ha insegnato Religione, Latino, Musica e Scienze Naturali in vari posti. È stato Vice Maestro dei Novizi a Varatojo, Maestro nel Seminario di Luz, nel Collegio di Montariol ed infine Parroco in varie Parrocchie. È stato un francescano esemplare per la sua intelligenza, per le sue doti musicali, il senso della Fraternità e la dedizione al lavoro. È morto nell’Infermeria provinciale di Montariol, Braga, all’età di anni 93, di vita francescana 73 e di sacerdozio 67. * 18 giugno 2015: Afonso do Nascimen- to Fr. Aquiles, nato il 25 dicembre 1920, della Prov. Ss. Martyrum Marochiensium, Portogallo. Dal 1962 è andato missionario in Mozambico, dove ha insegnato in varie Scuole, infine si è dedicato anche alla pastorale parrocchiale. Ritornato in Portogallo, si è messo a servizio del Santuario di sant’Antonio. Si è distinto per la sua bontà, allegria, conoscenza degli uomini e delle cose. È morto nell’Infermeria provinciale “Imaculada Conceição” di Lisboa all’età di anni 94, di vita francescana 54 e di sacerdozio 45. * 22 giugno 2015: Rijper Fr. Vigilius, Edistius Joannes, nato a Beemster, Olanda, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda [della Cust. Aut. S. Francisci Assisiensis, Indonesia]. È andato in Indonesia nel 1951, dove ha insegnato Tecnologia ed è stato Parroco in varie Parrocchie. È tornato in Olan- NECROLOGIA da nel 1996. È morto a Leiden all’età di anni 89, di vita francescana 68 e di sacerdozio 61. * 30 giugno 2015: Kamleitner Fr. Gottfried Santiago, Josef, nato a Neustadtl, della Prov. S. Leopoldi, Austria/Italia. Il suo più vivo desiderio fu quello di andare in Missione: fu accontentato nel 1960, andando in Bolivia e ricevendo il crocifisso da Papa Giovanni XXIII. In Bolivia lavorò prima come Cappellano e, poi, fondò una grande parrocchia, con un raggio di 400 km., a San José di Campamento: vi costruì scuole, chiese filiali, strade... Dopo aver consegnato nel 2008 la parrocchia al clero diocesano, ha celebrato in Austria il 50° di sacerdozio. È morto ad Enns all’età di anni 83, di vita francescana 63 e di sacerdozio 57. * 2 luglio 2015: Stokman Fr. Alfred, Cornelius Johannes Casper, nato ad Haarlemmermeer, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda. È stato in Pakistan dal 1947 al 1990, dove ha svolto vari uffici: cuoco, Direttore di imbarco, Parroco. Tornato in Olanda è stato Parroco e Cappellano del “Holy Family Hospice”. È morto a Warmond all’età di anni 92, di vita francescana 72 e di sacerdozio 65. * 4 luglio 2015: Vigliotta Fr. Thomas, Thomas Francis, nato a Patechogue, NY, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Dal 1985 al 1988 è stato Vice Parroco alla St. Anthony of Padua Parish in Greenville, dal 1988 al 1989 presso la St. Stephen of Hungary Church, N.Y. Nel 1989 è entrato a far parte del gruppo provinciale che si occupava della Parola, predicando Ritiri e risiedendo in vari posti. Nel 2005 fu trasferito al Centro Cattolico dell’University of Georgia in Athens, divenendo anche Direttore della pastorale universitaria. È morto a Ringwood all’età di anni 66, di vita francescana 34 e di sacerdozio 29. 10 luglio 2015: Gonsalves Fr. Anthonato a Karachi, India, della Prov. Christi Regis, Canada. Dal 1969 al 1993 ha lavorato in Pakistan, dove è stato Vice Parroco e Parroco in varie Parrocchie, Maestro dei Postulanti e dei Novizi, Definitore provinciale. Dal 1993 al 2105 in Canada, dove è stato Parroco in diverse Parrocchie, Guardiano e Vicario in varie Fraternità, Definitore provinciale. È morto a Duncan, Canada, all’età di anni 75, di vita francescana 53 e di sacerdozio 49. * ny, Joachim, 337 * 15 luglio 2015: Uribe Escobar Fr. Fernando, nato il 13 agosto 1939 in Envigado, della Prov. S. Pauli Apostoli, Colombia. È morto a Medellín, Colombia, all’età di anni 76, di vita francescana 55 e di sacerdozio 48. * 17 luglio 2015: Rossi Fr. Ruggero, nato a Montegallo, della Prov. Picenæ S. Iacobi de Marchia, Italia. Di indole semplice e servizievole ha testimoniato il carisma francescano e il ministero sacerdotale nella formazione dei giovani nel collegio serafico, nella pastorale parrocchiale e nella confessione di comunità religiose. La sua memoria rimane in benedizione. È morto nell’Infermeria provinciale di Grottammare all’età di anni 93, di vita francescana 73 e di sacerdozio 66. * 18 luglio 2015: Snoek Fr. Cleophas, Richard Franciscus, nato a Willeskop, della Prv. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda. In varie Fraternità ha svolto il servizio di portinaio, calzolaio e sagrestano. È stato anche a servizio di una Casa per persone anziane. È morto a Weert all’età di anni 92 e di vita francescana 73. * 20 luglio 2015: Van Beeck Fr. LamHenricus, nato ad Endhoven, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda. Ha lavorato, dapprima, in Indonesia (dal 1968 al 1981), poi in Olanda, dal 1982, come Parroco a Tilburg dedicandosi in particolare ai giovani. Dal 1991 fino alla morte si è dedicato ad organizzare corsi di contemplazione. È morto a Nijmegen all’età di anni 71, di vita francescana 54 e di sacerdozio 34. bert, Johannes * 21 luglio 2015: Krekelberg Fr. MiJoachim, nato il 17 ottobre 1941 a Bocket-Waldfeucht. della Prov. S. Elisabeth, Germania. Terminata la formazione per l’assistenza geriatrica, è stato trasferito a Düsseldorf, dove è stato il Responsabile della Casa locale per anziani e, poi, dopo la partenza delle Suore, ha assunto la gestione infermieristica. Nel 1990 si è preso cura dei Frati anziani a Mönchengladbach e dal 1991 si è incardinato nella Provincia francescana di Colonia. È stato anche a Vossenack e Düsseldorf, servendo i Frati ammalati e non più auto-sufficienti, svolgendo anche i compiti di sagrestano e portinaio. Dopo la chiusura del convento di Düsseldorf, fu trasferito a Dorsten. Si è distinto per il servizio ai Frati infermi e per la sua amabilità. chael, 338 AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2 È morto a Dortmund all’età di anni 73 e di vita francescana 23. * 24 luglio 2015: Gasnick Fr. Roy, RoMichael, nato a Garfield, NJ, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Dal 1961 al 1967 ha insegnato presso la St. Bonaventure University, nello stesso tempo ha conseguito un Master in Letteratura inglese. Nel 1967 è stato trasferito alla St. Francis of Assisi Church in New York City, dove è stato Assistente provinciale dell’OFS. Nel 1969 è stato nominato Direttore delle Comunicazioni della Provincia. Nel 1985 è stato trasferito a Los Angeles, dove ha servito per due anni il Centro Francescano delle Comunicazioni. Nel 1987 è tornato ad East Coast, dove per sei anni è stato Assistente dell’OFS. Ha dedicato la sua vita a comunicare il messaggio francescano al più vasto pubblico possibile, come documentano i suoi libri: Francis of Assisi. The Song Goes On; Francis: Brother of the Universe o i suoi numerosi articoli. È stato determinante nell’emissione di un francobollo in onore di san Francesco in occasione dell’ottavo centenario della sua nascita (1982). È morto presso il Bayfrint Medical Center, St. Petersburg, all’età di anni 81, di vita francescana 60 e di sacerdozio 55. bert * 27 luglio 2015: Di Prinzio Fr. BeniAntonio, nato a Guardiagrele, della Prov. Aprutiorum S. Bernardini Senensis, Italia. Laureatosi in utroque iure, dopo un prezioso servizio di maestro dei novizi e dei professi temporanei, nel 1965 partì missionario in Panama, lasciando un ricordo indelebile di francescano e sacerdote dedito all’edificazione del Regno di Dio. Ha trascorso gli anni della malattia, con bontà e pazienza, presso la nostra Infermeria di Lanciano, dove è morto all’età di anni 93, di vita francescana 78 e di sacerdozio 69. gno, * 31 luglio 2015: Urretavizcaya TelFr. Ignacio, nato il 19 dicembre 1927 ad Abalcisqueta, Spagna, della Prov. S. Francisci Solano, Perú. Nel 1955 è giunto in Perú, dove ha lavorato per molto tempo nel Vicariato di Requena. Ma la maggior parte della sua vita (42 anni), l’ha trascorsa tra Atalaya, Oxapampa, Quillazú e Villa Rica. Nel 2014, a causa della sua estrema debolezza, è stato trasferito nell’Infermeria provinciale, nel Convento de Santa María de los Ángeles di Rimac-Lima, dove è morto all’età di anni 87, di vita francescana 69 e di sacerdozio 63. lería * 1 agosto 2015: D’Angeli Fr. Francesco, nato il 2 maggio 1921 a Micigliano, della Prov. Romanæ Ss. Petri et Pauli, Italia. Ha speso la maggior parte delle sue energie e dei suoi doni nella pastorale parrocchiale, con la gioia di veder fiorire anche vocazioni religiose e sacerdotali. È morto nell’Infermeria provinciale di S. Sebastiano ad Cat., Roma, all’età di anni 94, di vita francescana 77 e di sacerdozio 69. * 2 agosto 2015: Cubillo Martínez Fr. Pedro, nato il 19 ottobre 1930 a Santa Cruz de los Juarros, della Prov. S. Francisci Solano, Perù. Ordinato fu inviato ad Huánuco, dove percorse le Province della Regione. Fu, poi, nominato Responsabile delle Vocazioni in Spagna e per un triennio fu anche Guardiano in Anguciana. Tornò in Perù e fu nominato Guardiano dell’Inmaculada di Huancayo: ha lavorato con impegno in Parrocchia, nelle Istituzioni, nel Movimento Familiare Cristiano, organizzato corsi di alfabetizzazione, collaborato nella pastorale della Diocesi. Infine, ha svolto varie mansioni come infermiere, Guardiano, Parroco... È morto nel Convento di Santa María de los Ángeles all’età di anni 84, di vita francescana 66 e di sacerdozio 58. * 2 agosto 2015: Scheibel Fr. José, nato il 3 gennaio 1936 ad Arroio do Ouro, Prov. S. Francisci Assisiensis, Brasile. Più volte fece parte dell’équipe delle Missioni al Popolo, ha lavorato in varie nostre parrocchie. È morto ad Agudo all’età di anni 79, di vita Francescana 56 e di sacerdozio 51. * 4 agosto 2015: Lanzrath Fr. Curt, Carl, nato a Greenley, della Prov. S. Ioannis Baptistæ, USA. Anzitutto si è dedicato alla pastorale nel Midwest degli Stati Uniti, poi è stato Cappellano delle Suore Francescane di Oldenburg e delle Sorelle Povere di Brenham. È morto a Cincinnati all’età di anni 90, di vita francescana 69 e di sacerdozio 61. * 6 agosto 2015: Britz Fr. Guido, Eduard, nato il 5 luglio 1929 a Nonnweller, della Prov. S. Elisabeth, Germania. Dopo l’ordinazione ha studiato le lingue classiche (greco e latino) e Storia presso l’Università di Köln. Dopo la Laurea, ha insegnato presso il St. Bonaventura-Kolleg di Exaten (Olanda) e il Franziskus-Gymnasium di Vossenack, rispettato da tutti per la sua gentilezza NECROLOGIA e disponibilità. Infine, ha prestato servizio, in varie mansioni, presso i Conventi di Neviges, Remagen, Hermeskeil, Saarbrücken e Euskirchen. È morto a Dortmund all’età di anni 86, di vita francescana 64 e di sacerdozio 57. * 15 agosto 2015: Ostojić Fr. Berislav, nato 21 dicembre 1946 a ad Andorf, della Prov. Dalmatiæ S. Hieronymi, Croazia. È morto all’età di anni 69, di vita francescana 49 e di sacerdozio 46. 16 agosto 2015: Scascitelli Fr. FedeMario, nato il 17 marzo 1922 a Fumone, della Prov. Romanæ Ss. Petri et Pauli, Italia. Per tutta la sua vita religiosa è stato di famiglia ad Artena (RM) con gli uffici di Sagrista, Refettoriere, Questuante, poi anche Vicario ed Economo. Di carattere molto mite e docile, ha sempre svolto gli incarichi affidatigli con grande cura e autentico spirito di servizio, senza mai spegnere lo spirito di preghiera. Per tutti aveva un sorriso e una parola buona, in particolare quando andava per la questua. È * rico, 339 morto nell’Infermeria provinciale di S. Sebastiano ad Catacumbas in Roma all’età di anni 93 e di vita francescana 73. * 20 agosto 2015: Miles Fr. Cassian, Francis, nato a Wechawken, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. All’inizio ha insegnato inglese e religione, ma poi ha trascorso gran parte della vita impegnato nella Comunicazione, anche come Direttore delle Comunicazioni della Provincia e Segretario; è stato anche Assistente dell’OFS; ha curato, infine, Sussidi liturgici. È morto a Ringwood all’età di anni 85, di vita francescana 60 e di sacerdozio 54. 24 agosto 2015: Zilli Peghín Fr. Luis, Justo Luis, nato il 19 luglio 1936 a Gobernador Crespo- Santa Fe, della Prov. Fluvii Platensis Assumptionis BMV, Argentina. È morto all’età di anni 79 e di vita francescana 60. *