fratrumminorum - Prowincja Panewniki

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fratrumminorum - Prowincja Panewniki
ACTA ORDINIS
FRATRUM MINORUM
VEL AD ORDINEM QUOQUO MODO PERTINENTIA
IUSSU ET AUCTORITATE
Fr. MICHAEL ANTHONY PERRY
TOTIUS ORD. FR. MIN. MINISTRI GENERALIS
IN COMMODUM PRAESERTIM RELIGIOSORUM SIBI SUBDITORUM
IN LUCEM AEDITA
Veritatem facientes in caritate (Eph. 4,15).
Peculiari prorsus laude dignum putavimus,
dilecte Fili, consilium quo horum Actorum
collectio atque editio suscepta est.
(Ex Epist. L eonis P p . XIII ad Min. Gen.)
ROMA
CURIA GENERALIS ORDINIS
CUM APPROBATIONE ECCLESIASTICA
Fr. Michael A. Perry, ofm, Min. Gen.
Fr. Luigi Perugini
Director
Fr. Gianpaolo Masotti
Director responsabilis
Autoriz. N. 10240 del Trib. di Roma, 8-3-1965
Impaginazione e grafica
Fr. Joseph Magro per l’Ufficio Comunicazioni OFM – Roma
Stampato dalla
Tipografia Mancini s.a.s. – Tivoli (Roma)
nel mese di ottobre dell’anno 2015
E SANCTA SEDE
1. Discorso ai partecipanti al Capitolo generale dell’Ordine dei Frati Minori
Città del Vaticano, Sala Clementina, 26.05.2015
Nel chiostro
del mondo
Cari Frati Minori,
Siate i benvenuti! Ringrazio il Ministro
Generale, Padre Michael Perry, per le sue cordiali parole e gli auguro ogni bene per il compito nel quale è stato confermato. Estendo il
mio saluto all’intero Ordine, specialmente ai
confratelli malati e anziani, che sono la memoria dell’Ordine e sono la presenza di Cristo
crocifisso nell’Ordine.
In queste giornate di riflessione e di preghiera, voi vi siete lasciati guidare in particolare da due elementi essenziali della vostra
identità: la minorità e la fraternità.
Io ho chiesto consiglio a due francescani amici, giovani, dell’Argentina: “Devo dire
qualcosa su questo, sulla minorità, dammi un
consiglio”. Uno mi ha risposto: “Dio me la
conceda ogni giorno”. L’altro mi ha detto: “È
quello che cerco di fare tutti i giorni”. Questa è
la definizione di minorità che questi due amici,
giovani francescani, della mia terra, mi hanno
dato.
La minorità chiama ad essere e sentirsi
piccoli davanti a Dio, affidandosi totalmente
alla sua infinita misericordia. La prospettiva
della misericordia è incomprensibile per quanti non si riconoscono “minori”, cioè piccoli, bisognosi e peccatori davanti a Dio. Quanto più
siamo consapevoli di questo, tanto più siamo
vicini alla salvezza; quanto più siamo convinti
di essere peccatori, tanto più siamo disposti ad
essere salvati. Così accade nel Vangelo: le persone che si riconoscono povere davanti a Gesù vengono salvate; chi invece ritiene di non
averne bisogno non riceve la salvezza, non
perché non gli sia stata offerta, ma perché non
l’ha accolta. Minorità significa anche uscire da
sé stessi, dai propri schemi e vedute personali; significa andare oltre le strutture – che pure
sono utili se usate saggiamente –, andare oltre le abitudini e le sicurezze, per testimoniare
concreta vicinanza ai poveri, ai bisognosi, agli
emarginati, in un autentico atteggiamento di
condivisione e di servizio.
Anche la dimensione della fraternità
appartiene in maniera essenziale alla testimonianza evangelica. Nella Chiesa delle origini,
i cristiani vivevano a tal punto la comunione
fraterna da costituire un segno eloquente e attraente di unità e di carità. La gente era stupita nel vedere i cristiani così uniti nell’amore,
così disponibili nel dono e nel perdono vicendevole, così solidali nella misericordia, nella
benevolenza, nell’aiuto reciproco, unanimi nel
condividere le gioie, le sofferenze e le esperienze della vita. La vostra famiglia religiosa
è chiamata ad esprimere questa fraternità concreta, mediante un recupero di fiducia reciproca – e sottolineo questo: recupero di fiducia
reciproca - nelle relazioni interpersonali, affinché il mondo veda e creda, riconoscendo che
l’amore di Cristo guarisce le ferite e rende una
cosa sola.
In questa prospettiva, è importante che
venga recuperata la coscienza di essere portatori di misericordia, di riconciliazione e di
pace. Realizzerete con frutto questa vocazione
e missione se sarete sempre più una congregazione “in uscita”. Questo del resto corrisponde al vostro carisma, attestato anche nel
“Sacrum Commercium”. In questo racconto
sulle vostre origini si narra che ai primi frati
fu chiesto di mostrare quale fosse il loro chiostro. Per rispondere, essi salirono su un colle e
«mostrando tutt’intorno la terra fin dove giungeva lo sguardo dissero: “Questo è il nostro
chiostro”» (SCom 63). Cari fratelli, in questo
chiostro, che è il mondo intero, andate ancora
oggi spinti dall’amore di Cristo, come vi invita a fare san Francesco, che nella Regola bollata dice: «Consiglio, ammonisco ed esorto i
miei frati nel Signore Gesù Cristo, che quando
vanno per il mondo, non litighino ed evitino le
dispute di parole e non giudichino gli altri; ma
siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti. … In qualunque casa entreranno, dicano prima di tutto:
“Pace a questa casa”; e sia loro lecito mangiare
di tutti i cibi che saranno loro messi davanti
(Rb III, 10-14). Quest’ultima cosa è buona!
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Queste esortazioni sono di grande attualità; sono profezia di fraternità e di minorità
anche per il nostro mondo di oggi. Quanto è
importante vivere un’esistenza cristiana e religiosa senza perdersi in dispute e chiacchiere,
coltivando un dialogo sereno con tutti, con mitezza, mansuetudine e umiltà, con mezzi poveri, annunciando la pace e vivendo sobriamente, contenti di quanto ci è offerto! Ciò richiede
anche un impegno deciso nella trasparenza,
nell’uso etico e solidale dei beni, in uno stile
di sobrietà e di spogliazione. Se, invece, siete
attaccati ai beni e alle ricchezze del mondo, e
ponete lì la vostra sicurezza, sarà proprio il Signore a spogliarvi da questo spirito di mondanità al fine di preservare il prezioso patrimonio
di minorità e di povertà a cui vi ha chiamato
per mezzo di san Francesco. O siete voi liberamente poveri e minori, o finirete spogliati.
Lo Spirito Santo è animatore della vita religiosa. Più gli diamo spazio, più Egli è
l’animatore dei nostri rapporti e della nostra
missione nella Chiesa e nel mondo. Quando
le persone consacrate vivono lasciandosi illuminare e guidare dallo Spirito, scoprono in
questa visione soprannaturale il segreto della
loro fraternità, l’ispirazione del loro servizio
ai fratelli, la forza della loro presenza profetica
nella Chiesa e nel mondo. La luce e la forza
dello Spirito vi aiuteranno anche ad affrontare
le sfide che sono davanti a voi, in particolare il
calo numerico, l’invecchiamento e la diminuzione delle nuove vocazioni. È una sfida, questa. Poi vi dico: il popolo di Dio vi ama. Il Cardinale Quarracino una volta mi ha detto più o
meno queste parole: “Nelle nostre città ci sono
gruppi o persone un po’ mangiapreti, e quando passa un sacerdote gli dicono certe cose:
“Corvo” – in Argentina gli dicono questo –;
lo insultano, non fortemente, ma qualcosa gli
dicono. Mai, mai, mai – mi diceva Quarracino
– dicono queste cose ad un abito francescano”.
E perché? Voi avete ereditato un’autorevolezza nel popolo di Dio con la minorità, con la
fratellanza, con la mitezza, con l’umiltà, con la
povertà. Per favore, conservatela! Non perdetela! Il popolo vi vuole bene, vi ama.
Vi sia di incoraggiamento nel vostro
cammino la stima di questa buona gente, come
pure l’affetto e l’apprezzamento dei Pastori.
Affido l’intero Ordine alla materna protezione della Vergine Maria, da voi venerata come
speciale Patrona con il titolo di Immacolata. Vi
accompagni anche la mia Benedizione che di
cuore vi imparto; e, per favore, non dimentica-
tevi di pregare per me, ne ho bisogno. Grazie!
Papa Francesco
[L’Osservatore Romano, 27 maggio 2015,
p. 8]
2. Viaggio Apostolico a Sarajevo
Sarajevo, Bosnia/Erzegovina, 06.06.2015
1. Discorso nell’incontro con le Autorità
Signori Membri della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina,
Signor Presidente di turno,
Membri del Corpo Diplomatico,
Cari fratelli e sorelle!
Ringrazio vivamente i membri della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina per la gentile accoglienza, e in particolare per le cordiali
espressioni di saluto rivoltemi a nome di tutti
dal Signor Presidente di turno Mladen Ivanić.
È per me motivo di gioia trovarmi in questa
città che ha tanto sofferto per i sanguinosi conflitti del secolo scorso e che è tornata ad essere
luogo di dialogo e pacifica convivenza. È passata da una cultura dello scontro, della guerra,
a una cultura dell’incontro.
Sarajevo e la Bosnia ed Erzegovina rivestono uno speciale significato per l’Europa e
per il mondo intero. Da secoli in questi territori sono presenti comunità che professano
religioni diverse e appartengono a diverse etnie e culture, ciascuna delle quali è ricca delle
sue peculiari caratteristiche e gelosa delle sue
specifiche tradizioni, senza che questo abbia
impedito per lungo tempo l’instaurarsi di relazioni reciproche amichevoli e cordiali.
Anche la stessa struttura architettonica di
Sarajevo ne porta visibili e consistenti tracce,
poiché nel suo tessuto urbanistico sorgono,
a breve distanza l’una dall’altra, sinagoghe,
chiese e moschee, tanto che la città ricevette
l’appellativo di “Gerusalemme d’Europa”.
Essa infatti rappresenta un crocevia di culture, nazioni e religioni; e tale ruolo richiede di
costruire sempre nuovi ponti e di curare e restaurare quelli esistenti, perché sia assicurata
un’agevole, sicura e civile comunicazione.
Abbiamo bisogno di comunicare, di scoprire le ricchezze di ognuno, di valorizzare ciò
che ci unisce e di guardare alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto di tutti.
È necessario un dialogo paziente e fiducioso,
E SANCTA SEDE
in modo che le persone, le famiglie e le comunità possano trasmettere i valori della propria
cultura e accogliere il bene proveniente dalle
esperienze altrui.
In tal modo, anche le gravi ferite del recente passato possono essere rimarginate e si può
guardare al futuro con speranza, affrontando
con animo libero da paure e rancori i quotidiani problemi che ogni comunità civile è chiamata ad affrontare.
Sono venuto come pellegrino di pace e di
dialogo, 18 anni dopo la stiorica visita di san
Giovanni Paolo II, avvenuta a meno di due anni dalla firma degli Accordi di Pace di Dayton.
Sono lieto di vedere i progressi compiuti, per
i quali occorre ringraziare il Signore e tante
persone di buona volontà. È però importante
non accontentarsi di quanto finora realizzato, ma cercare di compiere passi ulteriori per
rinsaldare la fiducia e creare occasioni per
accrescere la mutua conoscenza e stima. Per
favorire questo percorso sono fondamentali la
vicinanza – la vicinanza! – e la collaborazione
della Comunità internazionale, in particolare
dell’Unione Europea, e di tutti i Paesi e le Organizzazioni presenti e operanti sul territorio
della Bosnia ed Erzegovina.
La Bosnia ed Erzegovina è infatti parte integrante dell’Europa; i suoi successi e i suoi
drammi si inseriscono a pieno titolo nella storia dei successi e dei drammi europei, e sono
nel medesimo tempo un serio monito a compiere ogni sforzo perché i processi di pace avviati diventino sempre più solidi e irreversibili.
In questa terra, la pace e la concordia tra
Croati, Serbi e Bosgniachi, le iniziative volte
ad accrescerle ulteriormente, le relazioni cordiali e fraterne tra musulmani, ebrei, cristiani e
altre minoranze religiose, rivestono un’importanza che va ben al di là dei suoi confini. Esse
testimoniano al mondo intero che la collaborazione tra varie etnie e religioni in vista del
bene comune è possibile, che un pluralismo di
culture e tradizioni può sussistere e dare vita
a soluzioni originali ed efficaci dei problemi, che anche le ferite più profonde possono
essere sanate da un percorso che purifichi la
memoria e dia speranza per l’avvenire. Io ho
visto oggi questa speranza in quei bambini che
ho salutato all’aeroporto - islamici, ortodossi,
ebrei, cattolici e altre minoranze - tutti insieme, gioiosi! Questa è la speranza! Facciamo la
scommessa su questo.
Abbiamo tutti bisogno, per opporci con
successo alla barbarie di chi vorrebbe fare di
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ogni differenza l’occasione e il pretesto di violenze sempre più efferate, di riconoscere i valori fondamentali della comune umanità, valori in nome dei quali si può e si deve collaborare, costruire e dialogare, perdonare e crescere,
permettendo all’insieme delle diverse voci di
formare un nobile e armonico canto, piuttosto
che urla fanatiche di odio.
I responsabili politici sono chiamati al nobile compito di essere i primi servitori delle
loro comunità con un’azione che salvaguardi in primo luogo i diritti fondamentali della
persona umana, tra i quali spicca quello alla
libertà religiosa. In tal modo sarà possibile costruire, con concretezza d’impegno, una società più pacifica e giusta, avviando a soluzione,
con l’aiuto di ogni componente, i molteplici
problemi della vita quotidiana del popolo.
Perché ciò avvenga è indispensabile l’effettiva uguaglianza di tutti i cittadini di fronte
alla legge e nella sua attuazione, qualunque sia
la loro appartenenza etnica, religiosa e geografica: così tutti indistintamente si sentiranno pienamente partecipi della vita pubblica e,
godendo dei medesimi diritti, potranno attivamente dare il loro specifico contributo al bene
comune.
Illustri Signori e Signore,
la Chiesa Cattolica partecipa, attraverso
la preghiera e l’azione dei suoi fedeli e delle
sue istituzioni, all’opera di ricostruzione materiale e morale della Bosnia ed Erzegovina,
condividendone le gioie e le preoccupazioni,
desiderosa di testimoniare con impegno la sua
speciale vicinanza verso i poveri e i bisognosi, mossa nel fare questo dall’insegnamento e
dall’esempio del suo divino Maestro, Gesù.
La Santa Sede si felicita per il cammino
fatto in questi anni ed assicura la sua sollecitudine nel promuovere la collaborazione, il
dialogo e la solidarietà, sapendo che la pace e
il reciproco ascolto in una convivenza civile e
ordinata sono le condizioni indispensabili per
un autentico e duraturo sviluppo. Essa auspica
vivamente che la Bosnia ed Erzegovina, con
l’apporto di tutti, dopo che le nuvole nere della
tempesta si sono finalmente allontanate, possa procedere sulla via intrapresa, in modo che,
dopo il gelido inverno, fiorisca la primavera. E
si vede fiorire qui la primavera.
Con questi sentimenti imploro dall’Altissimo pace e prosperità per Sarajevo e tutta la
Bosnia ed Erzegovina. Grazie.
Papa Francesco
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2. Omelia nella Celebrazione eucaristica
Sarajevo, Stadio Koševo, 06.06.2015
Cari fratelli e sorelle,
nelle Letture bibliche che abbiamo ascoltato è risuonata più volte la parola “pace”. Parola profetica per eccellenza! Pace è il sogno di
Dio, è il progetto di Dio per l’umanità, per la
storia, con tutto il creato. Ed è un progetto che
incontra sempre opposizione da parte dell’uomo e da parte del maligno. Anche nel nostro
tempo l’aspirazione alla pace e l’impegno per
costruirla si scontrano col fatto che nel mondo
sono in atto numerosi conflitti armati. È una
sorta di terza guerra mondiale combattuta “a
pezzi”; e, nel contesto della comunicazione
globale, si percepisce un clima di guerra.
C’è chi questo clima vuole crearlo e fomentarlo deliberatamente, in particolare coloro che
cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà,
e anche coloro che speculano sulle guerre per
vendere armi. Ma la guerra significa bambini,
donne e anziani nei campi profughi; significa
dislocamenti forzati; significa case, strade,
fabbriche distrutte; significa soprattutto tante
vite spezzate. Voi lo sapete bene, per averlo
sperimentato proprio qui: quanta sofferenza,
quanta distruzione, quanto dolore! Oggi, cari
fratelli e sorelle, si leva ancora una volta da
questa città il grido del popolo di Dio e di tutti
gli uomini e le donne di buona volontà: mai
più la guerra!
All’interno di questo clima di guerra, come un raggio di sole che attraversa le nubi, risuona la parola di Gesù nel Vangelo: «Beati
gli operatori di pace» (Mt 5,9). È un appello
sempre attuale, che vale per ogni generazione. Non dice “Beati i predicatori di pace”: tutti
sono capaci di proclamarla, anche in maniera
ipocrita o addirittura menzognera. No. Dice:
«Beati gli operatori di pace», cioè coloro che
la fanno. Fare la pace è un lavoro artigianale:
richiede passione, pazienza, esperienza, tenacia. Beati sono coloro che seminano pace con
le loro azioni quotidiane, con atteggiamenti e
gesti di servizio, di fraternità, di dialogo, di
misericordia… Questi sì, «saranno chiamati
figli di Dio», perché Dio semina pace, sempre,
dovunque; nella pienezza dei tempi ha seminato nel mondo il suo Figlio perché avessimo
la pace! Fare la pace è un lavoro da portare
avanti tutti i giorni, passo dopo passo, senza
mai stancarsi.
E come si fa, come si costruisce la pace?
Ce lo ha ricordato, in maniera essenziale, il
profeta Isaia: «Praticare la giustizia darà pace» (32,17). “Opus iustitiae pax”, secondo la
versione della “Vulgata” diventata un celebre
motto, adottato anche profeticamente dal Papa
Pio XII. La pace è opera della giustizia. Anche
qui: non una giustizia declamata, teorizzata,
pianificata… ma la giustizia praticata, vissuta.
E il Nuovo Testamento ci insegna che il pieno
compimento della giustizia è amare il prossimo come sé stessi (cfr Mt 22,39; Rm 13,9).
Quando, con la grazia di Dio, noi seguiamo questo comandamento, come cambiano le
cose! Perché cambiamo noi! Quella persona,
quel popolo, che vedevo come nemico, in realtà ha il mio stesso volto, il mio stesso cuore,
la mia stessa anima. Abbiamo lo stesso Padre
nei cieli. Allora la vera giustizia è fare a quella persona, a quel popolo, ciò che vorrei fosse
fatto a me, al mio popolo (cfr Mt 7,12).
San Paolo, nella seconda Lettura, ci ha indicato gli atteggiamenti necessari per fare la
pace: «Rivestitevi di sentimenti di tenerezza,
di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di
che lamentarsi nei confronti di un altro. Come
il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi»
(3,12-13).
Ecco gli atteggiamenti per essere “artigiani” di pace nel quotidiano, là dove viviamo.
Non illudiamoci però che questo dipenda solo
da noi! Cadremmo in un moralismo illusorio.
La pace è dono di Dio, non in senso magico,
ma perché Lui, con il suo Spirito, può imprimere questi atteggiamenti nei nostri cuori e
nella nostra carne, e fare di noi dei veri strumenti della sua pace. E, andando in profondità,
l’Apostolo dice che la pace è dono di Dio perché è frutto della sua riconciliazione con noi.
Solo se si lascia riconciliare con Dio, l’uomo
può diventare operatore di pace.
Cari fratelli e sorelle, oggi domandiamo
insieme al Signore, per intercessione della
Vergine Maria, la grazia di avere un cuore
semplice, la grazia della pazienza, la grazia
di lottare e lavorare per la giustizia, di essere
misericordiosi, di operare per la pace, di seminare la pace e non guerra e discordia. Questo
è il cammino che rende felici, che rende beati.
Papa Francesco
E SANCTA SEDE
3. Discurso a los sacerdotes, religiosos y seminaristas en la catedral
Tenía preparado un discurso para vosotros,
pero después de escuchar el testimonio de este
sacerdote, de este Religioso, de esta Religiosa,
siento la necesidad de hablaros de manera espontánea.
Ellos nos han contado vida, nos han contado experiencias, nos han contado muchas cosas feas y hermosas. Le doy el discurso – que
es bonito- al Cardenal Arzobispo.
Los testimonios hablaban por sí mismos.
¡Y esta es la memoria de vuestro pueblo! Un
pueblo que olvida su memoria no tiene futuro.
Esta es la memoria de vuestros padres y madres en la fe: aquí sólo han hablado tres personas, pero detrás de ellas hay tantos y tantas que
han sufrido las mismas cosas.
Queridas hermanas, queridos hermanos, no
tenéis ningún derecho a olvidar vuestra historia. No para vengaros, sino para hacer la paz.
No para mirar [estos testimonios] como una
cosa extraña, sino para amar como ellos han
amado. En vuestra sangre, en vuestra vocación, está la vocación, está la sangre de estos
tres mártires. Y está la sangre y está la vocación de tantas religiosas, tantos sacerdotes,
tantos seminaristas. El autor de la Carta a los
Hebreos nos dice: Por favor, no os olvidéis de
vuestros antepasados, que os han transmitido
la fe. Estos [señala a los testigos] os han transmitido la fe; estos os han transmitido cómo se
vive la fe. El mismo Pablo nos dice: “No os olvidéis de Jesucristo”, el primer Mártir. Y estos
han seguido las huellas de Jesús.
Retomar la memoria para hacer la paz. Algunas palabras se me han quedado grabadas en
el corazón. Una, repetida: “perdón”. Un hombre, una mujer que se consagra al servicio del
Señor y no sabe perdonar, no sirve. Perdonar
a un amigo que te ha dicho una mala palabra,
con el que habías discutido, o a una religiosa que tiene celos de ti, no es tan difícil. Pero
perdonar al que te golpea, a quien te tortura,
a quien te pisotea, a quien te amenaza con un
fusil para matarte, eso es difícil. Y ellos lo han
hecho, y predican que se haga.
Otra palabra que se me ha grabado es la
de los 120 días del campo de concentración.
Cuántas veces el espíritu del mundo nos hace
olvidar estos antepasados nuestros, el sufrimiento de nuestros antepasados. Esos días están contados, y no por días, sino por minutos,
porque cada minuto, cada hora es una tortu-
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ra. Vivir todos juntos, sucios, sin comida, sin
agua, con calor o con frío, ¡y esto durante tanto
tiempo! Y nosotros, que nos quejamos cuando
nos duele un diente, o queremos tener la televisión en nuestra habitación con tantas comodidades, y que hablamos de la superiora o del
superior cuando la comida no es muy buena
... No olvidéis, por favor, los testimonios de
vuestros antepasados. Pensad en lo mucho que
han sufrido estas personas; pensad en esos seis
litros de sangre que ha recibido el padre – el
primero que ha hablado – para sobrevivir. Y
llevad una vida digna de la cruz de Jesucristo.
Religiosas, sacerdotes, obispos, seminaristas mundanos, son una caricatura, no sirven.
No tienen la memoria de los mártires. Han
perdido la memoria de Jesucristo crucificado,
nuestra única gloria.
Otra cosa que me viene a la mente es aquel
miliciano que dio una pera a la religiosa; y
aquella mujer musulmana que ahora vive en
Estados Unidos, que dio de comer... Todos
somos hermanos. Incluso aquel hombre cruel
pensó... No sé lo que pensó, pero sintió el Espíritu Santo en su corazón y tal vez pensó en su
madre y dijo: “Toma esta pera y no digas nada”. Y aquella mujer musulmana fue más allá
de las diferencias religiosas: amaba. Creía en
Dios e hizo el bien.
Buscad el bien de todos. Todos tienen la
posibilidad, la semilla del bien. Todos somos
hijos de Dios.
Dichosos vosotros que tenéis tan cerca estos testimonios: por favor, no los olvidéis. Que
vuestra vida crezca con este recuerdo. Pienso
en aquel sacerdote, cuyo papá murió cuando él
era un niño, después murió la mamá, después
su hermana, y quedó solo... Pero él era el fruto
de un amor, de un amor matrimonial. Pensad
en aquella religiosa mártir: también ella era hija de una familia. Y pensad también en el franciscano, con dos hermanas franciscanas; y me
viene a la mente lo que ha dicho el Cardenal
Arzobispo: ¿qué pasa con el jardín de la vida,
es decir la familia? Algo malo, sucede: que no
florece. Rezad por las familias, para que florezcan con muchos hijos y haya también muchas vocaciones.
Y, por último, quisiera deciros que ésta ha
sido una historia de crueldad. También hoy,
en esta guerra mundial vemos tantas, tantas,
tantas crueldades. Haced siempre lo contrario
de la crueldad: tened actitudes de ternura, de
fraternidad, de perdón. Y llevad la Cruz de
Jesucristo. La Iglesia, la santa Madre Iglesia,
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os quiere así: pequeños, pequeños mártires,
delante de estos pequeños mártires, pequeños
testigos de la Cruz de Jesús.
Que el Señor os bendiga. Y, por favor, rezad por mí. Gracias.
Papa Francisco
Queridos hermanos y hermanas:
Saludo afectuosamente a todos vosotros,
así como a vuestros hermanos y hermanas enfermos y ancianos que no pueden estar aquí,
pero están con nosotros espiritualmente. Doy
las gracias al Cardenal Puljić por sus palabras,
como también a Sor Ljubica, al Reverendo
Zvonimir y Fray Jozo por sus testimonios.
Agradezco a todos el servicio que hacéis al
Evangelio y a la Iglesia. He venido a vuestra
tierra como peregrino de paz y de diálogo, para
confirmar y animar a los hermanos en la fe, y
en particular a vosotros, llamados a trabajar “a
tiempo completo” en la viña del Señor. Él nos
dice: «Yo estoy con vosotros todos los días,
hasta el final de los tiempos» (Mt 28,21). Esta
es la certeza que infunde consuelo y esperanza,
especialmente en los momentos difíciles para
el ministerio. Pienso en los sufrimientos y en
las pruebas pasadas y presentes de vuestras comunidades cristianas. Incluso viviendo en esas
situaciones, vosotros no os habéis rendido, habéis resistido, esforzándoos por afrontar las dificultades personales, sociales y pastorales con
incansable espíritu de servicio. El Señor os lo
recompense.
Imagino que la situación numéricamente
minoritaria de la Iglesia Católica en vuestra
tierra, así como los fracasos del ministerio, en
ocasiones os hacen sentir como los discípulos
de Jesús cuando, habiendo bregado toda la noche, no habían pescado nada (cf. Lc 5,5). Pero es precisamente en estos momentos, si nos
fiamos del Señor, cuando experimentamos el
poder de su Palabra, la fuerza de su Espíritu,
que renueva en nosotros la confianza y la esperanza. La fecundidad de nuestro servicio depende sobre todo de la fe; la fe en el amor de
Cristo, del cual nada podrá separarnos, como
afirma el apóstol Pablo, que de pruebas entendía (cf. Rm 8,35-39). Y también la fraternidad
nos sostiene y nos anima; la fraternidad entre
sacerdotes, entre religiosos, entre laicos consagrados, entre seminaristas; la fraternidad entre
todos nosotros, a quienes el Señor ha llamado
a dejarlo todo para seguirlo, nos da alegría y
consuelo, y hace más eficaz nuestro trabajo.
Nosotros somos testimonio de fraternidad.
«Tened cuidado de vosotros y de todo el
rebaño» (Hch 20,28). Esta exhortación de san
Pablo –narrada en los Hechos de los Apóstoles- nos recuerda que, si queremos ayudar los
demás a ser santos, debemos cuidar de nosotros mismos, es decir, de nuestra santificación. Y, de la misma manera, la dedicación al
pueblo fiel de Dios, la inmersión en su vida
y sobre todo la cercanía a los pobres y a los
pequeños nos hace crecer en la configuración
con Cristo. El cuidado del propio camino personal y la caridad pastoral hacia los demás van
siempre juntas y se enriquecen mutuamente.
No van nunca por separado.
¿Qué significa para un sacerdote y para
una persona consagrada, hoy, aquí en Bosnia y Herzegovina, servir al rebaño de Dios?
Pienso que significa realizar la pastoral de la
esperanza, cuidando las ovejas que están en el
redil, pero también yendo, saliendo en la búsqueda de cuantos esperan la Buena Noticia y
no saben hallar o reencontrar solos el camino
que conduce a Jesús. Encontrar a la gente allí
donde vive, incluso aquella parte del rebaño
que está fuera del redil, lejos, en ocasiones sin
conocer aún a Jesucristo. Cuidar la formación
de los católicos en la fe y en la vida cristiana.
Animar los fieles laicos a ser protagonistas de
la misión evangelizadora de la Iglesia. Por tanto, os exhorto a formar comunidades católicas
abiertas y “en salida”, capaces de acogida y de
encuentro, y que den testimonio con valentía
del Evangelio.
El sacerdote, el consagrado está llamado
a vivir las inquietudes y las esperanzas de su
gente; a actuar en los contextos concretos de
su tiempo, con frecuencia caracterizado por
tensión, discordia, desconfianza, precariedad
y pobreza. Ante las situaciones más dolorosas,
pidamos a Dios un corazón que sepa conmoverse, capacidad de empatía; no hay mejor testimonio que estar cerca de las necesidades materiales y espirituales de los demás. Es nuestra
tarea como obispos, sacerdotes y religiosos
hacer sentir a las personas la cercanía de Dios,
su mano que conforta y sana; acercarse a las
heridas y a las lágrimas de nuestro pueblo; no
nos cansemos de abrir el corazón y de tender
la mano a cuantos nos piden ayuda y a cuantos,
quizás por pudor, no la piden, pero tienen gran
necesidad. A este respecto, deseo expresar mi
reconocimiento a las religiosas, por todo lo
E SANCTA SEDE
que hacen con generosidad y sobre todo por su
presencia fiel y solícita.
Queridos sacerdotes, religiosos y religiosas, os animo a proseguir con alegría vuestro
servicio pastoral, cuya fecundidad viene de la
fe y la gracia, pero también del testimonio de
una vida humilde y despegada de los intereses
del mundo. No caigáis, por favor, en la tentación de formar una especie de elite cerrada en
sí misma. El generoso y transparente testimonio sacerdotal y religioso constituyen un ejemplo y un estímulo para los seminaristas y para
cuantos el Señor llama a servirlo. Estando al
lado de los jóvenes, invitándolos a compartir
experiencias de servicio y de oración, los ayudáis a descubrir el amor de Cristo y a abrirse
a la llamada del Señor. Que los fieles laicos
puedan ver en vosotros aquel amor fiel y generoso que Cristo ha dejado como testamento a
sus discípulos.
Y una palabra en particular para vosotros,
queridos seminaristas. Entre los bellos testimonios de consagrados de vuestra tierra, recordamos al siervo de Dios Petar Barbarić.
Él une Herzegovina, donde nace, con Bosnia,
donde emite su profesión, y une también a todo el clero, tanto diocesano como religioso.
Este joven candidato al sacerdocio, con su vida virtuosa, sea para todos un gran ejemplo.
La Virgen María está siempre con nosotros,
como madre atenta. Ella es la primera discípula del Señor y ejemplo de vida dedicada a Él
y a los hermanos. Cuando nos encontramos en
una dificultad o ante una situación que nos hace sentir impotentes, nos dirigimos a Ella con
confianza de hijos. Y Ella siempre nos dice –
como en las bodas de Caná- : «Haced lo que
Él os diga» (Jn 2,5). Nos enseña a escuchar a
Jesús y a seguir su Palabra, pero con fe. Este es
su secreto, que como madre nos quiere transmitir: la fe, aquella fe genuina, de la que basta
una migaja para mover montañas.
Con este confiado abandono, podemos servir al Señor con alegría y ser por dondequiera
sembradores de esperanza. Os aseguro mi recuerdo en la oración y bendigo de corazón a
todos vosotros y a vuestras comunidades. Por
favor, no os olvidéis de rezar por mí.
Papa Francisco
4. Discorso nell’incontro ecumenico e interreligioso
Sarajevo, Centro internazionale
studentesco francescano, 06.06.2015
191
Cari fratelli e sorelle,
sono lieto di partecipare a questo incontro,
che riunisce i rappresentanti delle confessioni religiose presenti in Bosnia ed Erzegovina.
Rivolgo un cordiale saluto a ciascuno di voi e
alle vostre comunità, e ringrazio in particolare per le cortesi espressioni e le riflessioni che
sono state proposte. E sentendole posso dirvi
che mi hanno fatto bene!
L’incontro di oggi è segno di un comune
desiderio di fraternità e di pace; esso dà testimonianza di un’amicizia che state costruendo
negli anni e che già vivete nella quotidiana
convivenza e collaborazione. Essere qui è già
un “messaggio” di quel dialogo che tutti cerchiamo e per il quale lavoriamo.
Vorrei specialmente ricordare, quale frutto
di questo desiderio d’incontro e di riconciliazione, l’istituzione, nel 1997, del locale Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che raduna
musulmani, cristiani ed ebrei. Mi rallegro per
l’opera che il Consiglio sta svolgendo con la
promozione di diverse attività di dialogo, il
coordinamento di iniziative comuni e il confronto con le Autorità statali. Il vostro lavoro è
molto prezioso in questa regione, e a Sarajevo
in particolare, crocevia di popoli e di culture,
dove la diversità, se da un lato costituisce una
grande risorsa che ha permesso lo sviluppo sociale, culturale e spirituale di questa regione,
dall’altro è stata motivo di dolorose lacerazioni e sanguinose guerre.
Non è un caso che la nascita del Consiglio
per il Dialogo Interreligioso e le altre apprezzabili iniziative in campo interreligioso ed
ecumenico siano avvenute alla fine della guerra, come una risposta all’esigenza di riconciliazione e di fronte alla necessità di ricostruire
una società dilaniata dal conflitto. Il dialogo
interreligioso, infatti, qui come in ogni parte
del mondo, è una condizione imprescindibile
per la pace, e per questo è un dovere per tutti
i credenti (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium,
250).
Il dialogo interreligioso, prima ancora di
essere discussione sui grandi temi della fede, è
una «conversazione sulla vita umana» (ibid.).
In esso si condivide la quotidianità dell’esistenza, nella sua concretezza, con le gioie e i
dolori, le fatiche e le speranze; si assumono
responsabilità comuni; si progetta un futuro
migliore per tutti. Si impara a vivere insieme,
a conoscersi e ad accettarsi nelle rispettive di-
192
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versità, liberamente, per quello che si è. Nel
dialogo si riconosce e si sviluppa una comunanza spirituale, che unifica e aiuta a promuovere i valori morali, i grandi valori morali, la
giustizia, la libertà e la pace. Il dialogo è una
scuola di umanità e un fattore di unità, che aiuta a costruire una società fondata sulla tolleranza e il mutuo rispetto.
Per questo motivo, il dialogo interreligioso
non può limitarsi solo a pochi, ai soli responsabili delle comunità religiose, ma dovrebbe
estendersi quanto più è possibile a tutti i credenti, coinvolgendo le diverse sfere della società civile. E un’attenzione particolare meritano in tal senso i giovani, chiamati a costruire
il futuro di questo Paese. Tuttavia, è sempre
bene ricordare che il dialogo, per essere autentico ed efficace, presuppone una identità
formata: senza identità formata, il dialogo è
inutile o dannoso. Questo lo dico pensando ai
giovani, ma vale per tutti.
Apprezzo sinceramente quanto avete fatto
sino ad ora e vi incoraggio in questo vostro impegno per la causa della pace, della quale voi,
come leader religiosi, siete i primi custodi qui
in Bosnia ed Erzegovina. Vi assicuro che la
Chiesa Cattolica continuerà a dare il suo pieno
appoggio e ad assicurare la sua completa disponibilità.
Siamo tutti consapevoli che c’è ancora tanta strada da percorrere. Non lasciamoci, però, scoraggiare dalle difficoltà e continuiamo
con perseveranza nel cammino del perdono e
della riconciliazione. Mentre facciamo giusta
memoria del passato, anche per imparare le
lezioni della storia, evitiamo i rimpianti e le
recriminazioni, ma lasciamoci purificare da
Dio, che ci dona il presente e il futuro: Lui è il
nostro futuro, Lui è la fonte ultima della pace.
Questa città, che nel recente passato è tristemente diventata un simbolo della guerra
e delle sue distruzioni, questa Gerusalemme
d’Europa, oggi, con la sua varietà di popoli,
culture e religioni, può diventare nuovamente segno di unità, luogo in cui la diversità non
rappresenti una minaccia, ma una ricchezza
e un’opportunità per crescere insieme. In un
mondo purtroppo ancora lacerato da conflitti,
questa terra può diventare un messaggio: attestare che è possibile vivere uno accanto all’altro, nella diversità ma nella comune umanità,
costruendo insieme un futuro di pace e di fratellanza. Si può vivere facendo la pace!
Sono grato a tutti voi per la vostra presenza
e per le preghiere che avrete la bontà di offrire
per il mio servizio. Da parte mia, vi assicuro
che pregherò altrettanto per voi, per le vostre
comunità, e di cuore lo farò. Il Signore ci benedica tutti.
Adesso invito tutti a fare questa preghiera.
All’Eterno, all’Unico e Vero Dio Vivente, al
Misericordioso.
Preghiera
Dio Onnipotente ed eterno,
Padre buono e misericordioso;
Creatore del cielo e della terra, di tutte le
cose visibili e invisibili;
Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe,
Re e Signore del passato, del presente e del
futuro;
unico giudice di tutti gli uomini,
che ricompensi con la gloria eterna i tuoi
fedeli!
Noi, discendenti di Abramo secondo la fede
in Te, unico Dio,
ebrei, cristiani e musulmani,
umilmente siamo davanti a Te
e con fiducia Ti preghiamo
per questo Paese, la Bosnia ed Erzegovina,
affinché possano abitarvi in pace e armonia
uomini e donne credenti di diverse religioni, nazioni e culture.
Ti preghiamo, o Padre, perché ciò avvenga
in tutti i Paesi del mondo!
n ognuno di noi rafforza la fede e la speranza,
il rispetto reciproco e l’amore sincero
per tutti i nostri fratelli e sorelle.
Fa’ che, con coraggio, ci impegniamo
a costruire la giustizia sociale,
ad essere uomini di buona volontà,
pieni di comprensione reciproca e di perdono,
pazienti artigiani di dialogo e di pace.
Tutti i nostri pensieri, le parole e le opere
siano in armonia con la Tua santa volontà.
Tutto sia per Tuo onore e Tua gloria e per la
nostra salvezza.
Lode e gloria eterna a Te, nostro Dio!
Amen.
Papa Francesco
5. Conferenza stampa durante il volo di ritorno da Sarajevo
Volo Papale, 06.06.2015
Padre Lombardi
E SANCTA SEDE
Santità, grazie di essere qui in mezzo a noi,
di averci salutati tutti. Noi pensavamo che stasera Lei fosse stanchissimo e quindi di non poter approfittare… Poi lo abbiamo visto “scatenato” con i giovani. Quindi va bene, possiamo
ancora farle qualche domanda anche noi.
Papa Francesco: Cosa vuol dire “scatenato”? Mi spieghi bene…
Padre Lombardi: Vuol dire che era pieno di
energia, veramente. I giovani erano contentissimi. Allora noi abbiamo scelto tre domande a
sorteggio e poi se ne vuole delle altre, le facciamo, altrimenti ci fermiamo alle tre domande…
La prima la facciamo fare al nostro croato,
Silvije Tomašević, che è qui:
Silvije Tomašević: Buonasera, Santità, qui
sono arrivati naturalmente molti croati in pellegrinaggio, che chiedono se Sua Santità verrà
in Croazia…. Ma siccome siamo in Bosnia ed
Erzegovina c’è anche un grande interesse per
il giudizio sul fenomeno di Međjugorje…
Papa Francesco: Sul problema di
Međjugorje Papa Benedetto XVI, a suo tempo,
aveva fatto una commissione presieduta dal
cardinale Camillo Ruini; c’erano anche altri
Cardinali, teologi e specialisti lì. Hanno fatto
lo studio e il cardinale Ruini è venuto da me e
mi ha consegnato lo studio, dopo tanti anni –
non so, 3-4 anni più o meno. Hanno fatto un
bel lavoro, un bel lavoro. Il cardinale Müller
[Prefetto della Congregazione per la Dottrina
della Fede] mi ha detto che avrebbe fatto una
“feria quarta” [un’apposita riunione] in questi
tempi; credo sia stata fatta l’ultimo mercoledì
del mese. Ma non sono sicuro… [Nota del p.
Lombardi: in effetti non vi è stata ancora una
feria quarta dedicata a questo tema]. Siamo lì
lì per prendere delle decisioni. Poi si diranno.
Per il momento si danno soltanto alcuni orientamenti ai vescovi, ma sulle linee che si prenderanno. Grazie!
Silvije Tomašević: E la visita in Croazia?
Papa Francesco: La visita in Croazia? Non
so quando ci sarà. Adesso mi ricordo la domanda che mi avete fatto quando sono andato
in Albania: “Lei incomincia la visita in Europa
da un Paese che non appartiene alla Comunità Europea”; e io ho risposto: “È un segno. Io
193
vorrei incominciare a fare le visite in Europa,
partendo dai Paesi più piccoli, e i Balcani sono
Paesi martoriati, hanno sofferto tanto!”. Hanno sofferto tanto… E per questo la mia preferenza è qua. Grazie!
Padre Lombardi: Allora, la seconda domanda la facciamo fare ad Anna Chiara Valle
di Famiglia Cristiana.
Anna Chiara Valle: Lei ha parlato di chi deliberatamente fomenta il clima di guerra, e poi
ha detto ai giovani: ci sono i potenti che parlando apertamente di pace e sottobanco commerciano le armi. Ci può approfondire un po’
di più questo concetto…
Papa Francesco: Sì c’è l’ipocrisia, sempre!
Per questo ho detto che non è sufficiente parlare di pace: si deve fare la pace! E chi parla
soltanto di pace e non fa la pace è in contraddizione; e chi parla di pace e favorisce la guerra
– per esempio con la vendita delle armi – è un
ipocrita. È cosi semplice…
Padre Lombardi: Allora, la terza domanda
a Katia Lopez del gruppo di lingua spagnola.
Katia Lopez: (domanda in spagnolo) Santo
Padre, nel suo ultimo incontro con i giovani
ha parlato dettagliatamente della necessità di
fare molta attenzione a quello che leggono, a
quello che vedono: non ha detto esattamene
la parola “pornografia”, ma ha detto “fantasia
cattiva”. Può approfondire un po’ questo concetto della perdita di tempo…
Papa Francesco: Ci sono due cose differenti: le modalità e i contenuti. Sulle modalità,
ce n’è una che fa male all’anima ed è l’essere
troppo attaccato al computer. Troppo attaccato
al computer! Questo fa male all’anima e toglie
la libertà: ti fa schiavo del computer. È curioso, in tante famiglie i papà e le mamme mi dicono: siamo a tavola con i figli e loro con il
telefonino sono in un altro mondo. È vero che
il linguaggio virtuale è una realtà che non possiamo negare: dobbiamo portarla sulla buona
strada, perché è un progresso dell’umanità. Ma
quando questo ci porta via dalla vita comune,
dalla vita familiare, dalla vita sociale, ma anche dallo sport, dall’arte e rimaniamo attaccati
al computer, questa è una malattia psicologica.
Sicuro! Secondo: i contenuti. Sì, ci sono cose sporche, che vanno dalla pornografia alla
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semi-pornografia, ai programmi vuoti, senza valori: per esempio programmi relativisti,
edonisti, consumistici, che fomentano tutte
queste cose. Noi sappiamo che il consumismo
è un cancro della società, il relativismo è un
cancro della società; di questo io parlerò nella prossima Enciclica, che uscirà entro questo
mese. Non so se ho risposto. Ho detto la parola “sporcizia” per dire una cosa generale, ma
tutti sappiamo questo. Ci sono genitori molto
preoccupati che non permettono che ci siano i
computer nelle stanze dei bambini; i computer
devono essere in un posto comune della casa.
Questi sono piccoli aiuti che i genitori trovano
per evitare proprio questo.
Padre Lombardi: Santo Padre, grazie!
L’organizzazione dice che bisogna fare le distribuzioni del cibo e queste altre cose… Tra
mezz’ora siamo a terra…
Domanda: [poco chiara nell’audio, ma concernente una visita del Santo Padre in Francia].
Papa Francesco: Sì, sì, ho in programma di
andare in Francia. L’ho promesso ai Vescovi.
Padre Lombardi: Grazie, molte grazie.
Papa Francesco: Vi ringrazio per il lavoro,
per la vostra fatica in questo viaggio… Grazie
tante del vostro lavoro, grazie tante! E pregate
per me, grazie!
3. Enc. Laudato si’
1. «Laudato si’, mi’ Signore», cantava san
Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci
ricordava che la nostra casa comune è anche
come una sorella, con la quale condividiamo
l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne
sustenta et governa, et produce diversi fructi
con coloriti flori et herba» (Cant 20).
[...]
San Francesco d’Assisi
10. Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco
sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò
che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di
tutti quelli che studiano e lavorano nel campo
dell’ecologia, amato anche da molti che non
sono cristiani. Egli manifestò un’attenzione
particolare verso la creazione di Dio e verso i
più poveri e abbandonati. Amava ed era amato
per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il
suo cuore universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con
la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino
a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri,
l’impegno nella società e la pace interiore.
11. La sua testimonianza ci mostra anche
che l’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano
con l’essenza dell’umano. Così come succede
quando ci innamoriamo di una persona, ogni
volta che Francesco guardava il sole, la luna,
gli animali più piccoli, la sua reazione era cantare, coinvolgendo nella sua lode tutte le altre
creature. Egli entrava in comunicazione con
tutto il creato, e predicava persino ai fiori e «li
invitava a lodare e amare Iddio, come esseri
dotati di ragione» (1Cel XXIX, 81). La sua reazione era molto più che un apprezzamento intellettuale o un calcolo economico, perché per
lui qualsiasi creatura era una sorella, unita a
lui con vincoli di affetto. Per questo si sentiva
chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste. Il suo discepolo san Bonaventura narrava
che lui, «considerando che tutte le cose hanno
un’origine comune, si sentiva ricolmo di pietà
ancora maggiore e chiamava le creature, per
quanto piccole, con il nome di fratello o sorella» (LegM VIII, 6). Questa convinzione non
può essere disprezzata come un romanticismo
irrazionale, perché influisce sulle scelte che
determinano il nostro comportamento. Se noi
ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza
questa apertura allo stupore e alla meraviglia,
se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con
il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli
del dominatore, del consumatore o del mero
sfruttatore delle risorse naturali, incapace di
porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura
scaturiranno in maniera spontanea. La pover-
E SANCTA SEDE
tà e l’austerità di san Francesco non erano un
ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di
più radicale: una rinuncia a fare della realtà un
mero oggetto di uso e di dominio.
12. D’altra parte, san Francesco, fedele alla
Scrittura, ci propone di riconoscere la natura
come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e
della sua bontà: «Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla
il loro autore» (Sap 13,5) e «la sua eterna potenza e divinità vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le
opere da lui compiute» (Rm 1,20). Per questo
chiedeva che nel convento si lasciasse sempre
una parte dell’orto non coltivata, perché vi crescessero le erbe selvatiche, in modo che quanti le avrebbero ammirate potessero elevare il
pensiero a Dio, autore di tanta bellezza (2Cel
CXXIV, 165). Il mondo è qualcosa di più che
un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode.
[...]
66. I racconti della creazione nel libro della Genesi contengono, nel loro linguaggio
simbolico e narrativo, profondi insegnamenti
sull’esistenza umana e la sua realtà storica.
Questi racconti suggeriscono che l’esistenza
umana si basa su tre relazioni fondamentali
strettamente connesse: la relazione con Dio,
quella con il prossimo e quella con la terra.
Secondo la Bibbia, queste tre relazioni vitali
sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di
noi. Questa rottura è il peccato. L’armonia tra
il Creatore, l’umanità e tutto il creato è stata
distrutta per avere noi preteso di prendere il
posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come
creature limitate. Questo fatto ha distorto anche la natura del mandato di soggiogare la terra (cfr Gn 1,28) e di coltivarla e custodirla (cfr
Gn 2,15). Come risultato, la relazione originariamente armonica tra essere umano e natura si
è trasformato in un conflitto (cfr Gn 3,17-19).
Per questo è significativo che l’armonia che
san Francesco d’Assisi viveva con tutte le creature sia stata interpretata come una guarigione di tale rottura. San Bonaventura disse che
attraverso la riconciliazione universale con
tutte le creature in qualche modo Francesco
era riportato allo stato di innocenza originaria
(LegM VIII, 1). Lungi da quel modello, oggi
il peccato si manifesta con tutta la sua forza di
195
distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di
violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei
più fragili, negli attacchi contro la natura.
[...]
87. Quando ci si rende conto del riflesso di
Dio in tutto ciò che esiste, il cuore sperimenta
il desiderio di adorare il Signore per tutte le
sue creature e insieme ad esse, come appare
nel bellissimo cantico di san Francesco d’Assisi:
«Laudato sie, mi’ Signore,
cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le
stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa
et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et
forte» (Cant).
[...]
91. Non può essere autentico un sentimento
di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è
tenerezza, compassione e preoccupazione per
gli esseri umani. È evidente l’incoerenza di
chi lotta contro il traffico di animali a rischio
di estinzione, ma rimane del tutto indifferente
davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei
poveri, o è determinato a distruggere un altro
essere umano che non gli è gradito. Ciò mette a
rischio il senso della lotta per l’ambiente. Non
è un caso che, nel cantico in cui loda Dio per
le creature, san Francesco aggiunga: «Laudato
si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per
lo tuo amore». Tutto è collegato. Per questo
si richiede una preoccupazione per l’ambiente
unita al sincero amore per gli esseri umani e un
196
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
costante impegno riguardo ai problemi della
società.
[...]
125. Se cerchiamo di pensare quali siano
le relazioni adeguate dell’essere umano con
il mondo che lo circonda, emerge la necessità
di una corretta concezione del lavoro, perché,
se parliamo della relazione dell’essere umano
con le cose, si pone l’interrogativo circa il senso e la finalità dell’azione umana sulla realtà.
Non parliamo solo del lavoro manuale o del
lavoro della terra, bensì di qualsiasi attività
che implichi qualche trasformazione dell’esistente, dall’elaborazione di un studio sociale
fino al progetto di uno sviluppo tecnologico.
Qualsiasi forma di lavoro presuppone un’idea
sulla relazione che l’essere umano può o deve
stabilire con l’altro da sé. La spiritualità cristiana, insieme con lo stupore contemplativo
per le creature che troviamo in san Francesco
d’Assisi, ha sviluppato anche una ricca e sana comprensione del lavoro, come possiamo
riscontrare, per esempio, nella vita del beato
Charles de Foucauld e dei suoi discepoli.
[...]
218. Ricordiamo il modello di san Francesco d’Assisi, per proporre una sana relazione
col creato come una dimensione della conversione integrale della persona. Questo esige
anche di riconoscere i propri errori, peccati,
vizi o negligenze, e pentirsi di cuore, cambiare
dal di dentro. I Vescovi dell’Australia hanno
saputo esprimere la conversione in termini di
riconciliazione con il creato: «Per realizzare
questa riconciliazione dobbiamo esaminare le
nostre vite e riconoscere in che modo offendiamo la creazione di Dio con le nostre azioni
e con la nostra incapacità di agire. Dobbiamo
fare l’esperienza di una conversione, di una
trasformazione del cuore».
[...]
221. Diverse convinzioni della nostra fede,
sviluppate all’inizio di questa Enciclica, aiutano ad arricchire il senso di tale conversione,
come la consapevolezza che ogni creatura riflette qualcosa di Dio e ha un messaggio da
trasmetterci, o la certezza che Cristo ha assunto in sé questo mondo materiale e ora, risorto,
dimora nell’intimo di ogni essere, circondan-
dolo con il suo affetto e penetrandolo con la
sua luce. Come pure il riconoscere che Dio ha
creato il mondo inscrivendo in esso un ordine
e un dinamismo che l’essere umano non ha il
diritto di ignorare. Quando leggiamo nel Vangelo che Gesù parla degli uccelli e dice che
«nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a
Dio» (Lc 12,6), saremo capaci di maltrattarli e
far loro del male? Invito tutti i cristiani a esplicitare questa dimensione della propria conversione, permettendo che la forza e la luce della
grazia ricevuta si estendano anche alla relazione con le altre creature e con il mondo che li
circonda, e susciti quella sublime fratellanza
con tutto il creato che san Francesco d’Assisi
visse in maniera così luminosa.
[...]
Papa Francesco
4. Lettera per l’istituzione della «Giornata
Mondiale di Preghiera per la Cura del
Creato»
Conversione
ecologica
Ai Venerati Fratelli
Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson
Presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace
Cardinale Kurt Koch
Presidente del Pontificio Consiglio per la
Promozione dell’Unità dei Cristiani
Condividendo con l’amato fratello il Patriarca Ecumenico Bartolomeo le preoccupazioni per il futuro del creato (cfr Lett. Enc.
Laudato si’, 7-9), ed accogliendo il suggerimento del suo rappresentante, il Metropolita
Ioannis di Pergamo, intervenuto alla presentazione dell’Enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, desidero comunicarvi che ho
deciso di istituire anche nella Chiesa Cattolica
la “Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura
del Creato”, che, a partire dall’anno corrente,
sarà celebrata il 1° settembre, così come già da
tempo avviene nella Chiesa Ortodossa.
Come cristiani vogliamo offrire il nostro
contributo al superamento della crisi ecologica che l’umanità sta vivendo. Per questo
dobbiamo prima di tutto attingere dal nostro
ricco patrimonio spirituale le motivazioni che
alimentano la passione per la cura del creato,
197
E SANCTA SEDE
ricordando sempre che per i credenti in Gesù
Cristo, Verbo di Dio fattosi uomo per noi, «la
spiritualità non è disgiunta dal proprio corpo,
né dalla natura o dalle realtà di questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che li circonda» (ibid.,
216). La crisi ecologica ci chiama dunque ad
una profonda conversione spirituale: i cristiani
sono chiamati ad una «conversione ecologica
che comporta il lasciare emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda» (ibid., 217).
Infatti, «vivere la vocazione di essere custodi
dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di
opzionale e nemmeno un aspetto secondario
dell’esperienza cristiana» (ibid).
L’annuale Giornata Mondiale di Preghiera
per la Cura del Creato offrirà ai singoli credenti ed alle comunità la preziosa opportunità
di rinnovare la personale adesione alla propria
vocazione di custodi del creato, elevando a
Dio il ringraziamento per l’opera meravigliosa
che Egli ha affidato alla nostra cura, invocando il suo aiuto per la protezione del creato e la
sua misericordia per i peccati commessi contro il mondo in cui viviamo. La celebrazione
della Giornata, nella stessa data, con la Chiesa
Ortodossa sarà un’occasione proficua per testimoniare la nostra crescente comunione con
i fratelli ortodossi. Viviamo in un tempo in cui
tutti i cristiani affrontano identiche ed importanti sfide, alle quali, per risultare più credibili
ed efficaci, dobbiamo dare risposte comuni.
Per questo, è mio auspicio che tale Giornata
possa coinvolgere, in qualche modo, anche
altre Chiese e Comunità ecclesiali ed essere
celebrata in sintonia con le iniziative che il
Consiglio Ecumenico delle Chiese promuove
su questo tema.
A Lei, Cardinale Turkson, Presidente del
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, chiedo di portare a conoscenza delle Commissioni Giustizia e Pace delle Conferenze
episcopali, nonché degli Organismi nazionali
e internazionali impegnati in ambito ecologico, l’istituzione della Giornata Mondiale di
Preghiera per la Cura del Creato, affinché, in
armonia con le esigenze e le situazioni locali,
la celebrazione sia debitamente curata con la
partecipazione dell’intero Popolo di Dio: sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici. A tale
scopo, sarà premura di codesto Dicastero, in
collaborazione con le Conferenze Episcopali,
attuare opportune iniziative di promozione e
di animazione, affinché questa celebrazione
annuale sia un momento forte di preghiera, riflessione, conversione e assunzione di stili di
vita coerenti.
A Lei, Cardinale Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, chiedo di prendere i necessari
contatti con il Patriarcato Ecumenico e con le
altre realtà ecumeniche, affinché tale Giornata
Mondiale possa diventare segno di un cammino percorso insieme da tutti i credenti in Cristo. Sarà premura inoltre di codesto Dicastero
curare il coordinamento con iniziative simili intraprese dal Consiglio Ecumenico delle
Chiese.
Mentre auspico la più ampia collaborazione
per il migliore avvio e sviluppo della Giornata
Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato,
invoco l’intercessione della Madre di Dio Maria Santissima e di san Francesco d’Assisi, il
cui Cantico delle Creature ispira tanti uomini
e donne di buona volontà a vivere nella lode
del Creatore e nel rispetto del creato. Avvalora questi voti la Benedizione Apostolica, che
di cuore imparto a voi, Signori Cardinali, e a
quanti collaborano nel vostro ministero.
Dal Vaticano, 6 agosto 2015
Festa della Trasfigurazione del Signore
Franciscus
[L’Osservatore Romano,
2015]
10-11 agosto
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
in S. MariaAngelorum, Assisii, 10 Maii-7 Iunii 2015
1. Cronaca
11 maggio 2015
Il Capitolo generale 2015 si è aperto con
la celebrazione eucaristica nella Basilica della Porziuncola: è iniziata nel piazzale davanti alla Basilica, dove i Frati capitolari si sono
radunati. Ascoltato un brano dalla vita prima
di Tommaso da Celano (cf. 1Cel XIV, 35), sono poi entrati processionalmente in Basilica e,
davanti alla piccola chiesa della Porziuncola,
hanno venerato il libro del Vangelo. Il Ministro generale, Fr. Michael Perry, ha presieduto
la celebrazione insieme al Cardinale Francisco
Javier Errázuriz Ossa, Delegato del Santo Padre per accompagnare i Frati durante questo
Capitolo, a Fr. Julio César Bunader, Vicario
generale e a Fr. Aidan McGrath, Segretario generale dell’Ordine.
Durante la prima sessione della mattina il
Ministro generale ha ufficialmente dato inizio
ai lavori capitolari e ha invitato tutti a ringraziare per il dono dei Fratelli. Anche il Cardinale Delegato ha rivolto un saluto ai Frati, trasmettendo i sentimenti di vicinanza del Papa e
il suo invito a riprendere con slancio il cammino, per continuare il rinnovamento della vita
e missione alla luce del Concilio Vaticano II.
Il resto della giornata, seguendo le indicazioni del Definitorio generale, è stato dedicato
alla riflessione e all’orazione.
Ci si è messi in ascolto, pertanto, del Ministro generale OFMCap., Fr. Mauro Jöhri, che
ha parlato di cosa significhi essere “Frati e Minori oggi”, offrendo numerosi spunti di meditazione su cosa si debba intendere per identità
francescana, ponendo l’accento sull’importanza della vita fraterna e del vivere questa realtà
con quell’atteggiamento di misericordia fondamentale anche nell’affrontare le sfide capitolari.
La sessione pomeridiana si è aperta con il
saluto del Ministro della Provincia Serafica
che, anche a nome di tutti i Frati della Provincia, ha dato il benvenuto ai membri del Capitolo. Si è quindi continuato con la Lectio Divina,
animata da Fr. Jeremiáš Kvaka, Ministro della
Provincia del Santissimo Salvatore in Slovacchia, sul brano evangelico della “tempesta se-
data” (Mc 4,35-41). Alla Lectio è seguita l’adorazione eucaristica. Il tutto si è concluso con
la celebrazione dei Vespri nei diversi gruppi
linguistici.
12 maggio 2015
La seconda giornata del Capitolo generale
è iniziata con il ringraziamento per la presenza dei Frati capitolari… il Ministro generale
ha, infatti, invitato a ringraziare il Signore per
tutti Frati che partecipano al Capitolo, ma in
particolare per quelli che vengono dalla Cina!
Ha poi affidato alle preghiere di tutti Fr. Joško
Kodžoman, che non è potuto essere presente per un grave problema familiare, Fr. John
Vaughn, già Ministro generale, e Fr. Darío
Carrero Morales, ricoverati in ospedale per seri problemi di salute.
I lavori sono proseguiti con il giuramento di
rito degli Ufficiali del Capitolo, cui è seguita la
presentazione del Regolamento. I Capitolari,
divisi per Conferenze, hanno dedicato la seconda parte della mattinata proprio allo studio
e alla discussione di questo documento e si è
trovato anche il tempo per fare le prime prove
dell’impianto elettronico per le votazioni.
Al termine del lavoro nei gruppi i Frati capitolari si sono riuniti nuovamente in Aula per
accogliere Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo della Diocesi di Assisi, che ha rivolto a
tutti un saluto e ha concesso la sua benedizione
sui lavori capitolari. Mons. Sorrentino ha sottolineato lo stretto rapporto tra la Diocesi e la
Famiglia Francescana e ha invitato a vivere il
Capitolo in un atteggiamento di ascolto, non
avendo timore di fare anche scelte coraggiose…
Il pomeriggio è stato dedicato alla presentazione in Aula delle conclusioni dei lavori dei
gruppi sul Regolamento del Capitolo. I diversi Segretari hanno presentato le varie proposte di modifica che, dopo essere state votate,
sono state incorporate nel testo definitivo. Il
Regolamento capitolare è stato così approvato
dall’Assemblea.
Da ultimo si è passati all’elezione dei Moderatori dell’assemblea capitolare. Ascoltati i
nomi proposti dalle diverse Conferenze e dopo
la relativa votazione, sono stati eletti Fr. John
200
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
Puodziunas per la lingua inglese; Fr. Edwin de
Jesús Alvarado Segura per la lingua spagnola
e Fr. Carlo Serri per la lingua italiana.
13 maggio 2015
La terza giornata capitolare, guidata dal
Moderatore per la lingua inglese, Fr. John
Puodziunas, si è aperta con un breve momento di preghiera. I lavori della giornata si sono
concentrati sulla presentazione della prima
parte della Relazione del Ministro generale,
che ha prestato particolare attenzione ai temi
economici.
Fr. Michael Perry, durante la lettura della
sua Relazione, ha affrontato i temi del calo numerico dei Frati e dell’invecchiamento che si
sta vivendo nell’Ordine, ma ha anche indicato
segni di speranza, che si incominciano a intravvedere per uno sviluppo futuro. Ha, poi,
parlato della mancanza di motivazione che
molti Frati stanno sperimentando nel vivere
la vita francescana e, da ultimo, ha invitato
ad approfondire la dimensione spirituale della nostra vita, per poter “sognare in grande” e
mantenere viva l’energia e la passione per la
vita evangelica, sollecitando in questo la collaborazione tra le diverse Entità dell’Ordine.
Dopo una breve pausa, l’Assemblea capitolare si è riunita di nuovo per ascoltare la parte
economica della Relazione.
La prima sessione del pomeriggio è stata,
invece, dedicata ai lavori nei gruppi capitolari,
che si sono costituiti e hanno fatto la loro prima riunione, discutendo la prima parte della
Relazione ascoltata in mattinata. Le conclusioni e le domande sono, poi, state presentate in
Aula, dando vita ad un dialogo con il Ministro
generale.
Nell’ultima parte della giornata le Conferenze si sono riunite per iniziare a discutere
sui candidati agli uffici di Ministro e di Definitori generali. Anche i Presidenti dei gruppi, che si sono costituiti, si sono riuniti con la
Presidenza del Capitolo per eleggere un loro
rappresentante che faccia parte del Consiglio
di presidenza.
14 maggio 2015
I lavori di questa quarta giornata capitolare sono stati dedicati alla presentazione della
seconda parte della Relazione del Ministro generale, che ha affrontato i temi dell’animazione spirituale e fraterna, dell’evangelizzazione
e missione, della formazione e degli studi, di
Giustizia, Pace e integrità del Creato.
Il Moderatore delle sessioni di oggi è stato Fr.
Edwin de Jesús Alvarado Segura, di lingua spagnola.
Si stanno via via definendo anche i diversi
Uffici necessari per la buona organizzazione
del Capitolo. È stato infatti eletto il rappresentante dei presidenti dei gruppi, che si sono costituiti ieri, ed è Fr. Francesco Patton. Il
rappresentante dei presidenti fa parte del Consiglio di Presidenza, che ha il compito di organizzare giorno per giorno l’andamento del
Capitolo. Sono stati eletti anche il suo Vice,
Fr. Alan Tomasz Brzyski, e il Segretario, Fr.
John Hardin.
È stato, poi, dato il benvenuto a Fr. Joško
Kodžoman, unitosi ai Frati capitolari, mentre
il Ministro generale ha invitato tutti a pregare
per la situazione politica del Burundi e per tutti
i Frati e gli abitanti del Paese, perché il Signore doni loro stabilità e pace.
Durante la presentazione della sua Relazione, Fr. Michael Perry, ha sottolineato la necessità di recuperare la nostra identità di Frati
Minori attraverso un impegno continuo ed efficace, teso al rinnovamento della nostra vita
di fratelli in missione. Per esporre i temi successivi il Ministro si è avvalso del contributo
dei responsabili dei diversi settori: Fr. Massimo Tedoldi, Segretario generale per l’Evangelizzazione e la Missione, Fr. Vidal Rodriguez
Lopez, Segretario generale per la Formazione
e gli Studi, e Fr. Joseph Rozansky, Direttore
dell’Ufficio di GPIC.
Fr. Michael ha, quindi, concluso ringraziando per il loro servizio il suo predecessore
nell’ufficio di Ministro generale, i membri del
Definitorio generale e i Frati che prestano il
servizio in Curia. Quasi in risposta, un sincero
e prolungato applauso da parte dell’Assemblea ha espresso il sincero grazie di tutti i Frati
per il generoso servizio di questi anni.
Il lavoro nella prima parte del pomeriggio
è stato dedicato alla riflessione nei gruppi sulla parte di Relazione presentata in mattinata.
Nella seconda parte ci si è trovati in Aula per
un momento di condivisione e dialogo. Al termine i Capitolari si sono recati a San Damiano
per vivere uno dei momenti “forti” del Capitolo con la celebrazione dei Vespri. La preghiera
è stata presieduta dal Ministro provinciale della Provincia Serafica, Fr. Claudio Durighetto.
15 maggio 2015
I lavori sono proseguiti a pieno ritmo in
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
questa quinta giornata capitolare, articolata in
quattro sessioni animate dal Moderatore per la
lingua italiana, Fr. Carlo Serri.
Oggi i Frati hanno cominciato a lavorare su
uno degli strumenti principali di questo Capitolo: l’Instrumentum laboris. Uno degli esperti
che affiancano i Capitolari nei loro lavori, Fr.
Cesare Vaiani, ha presentato i contenuti del
documento durante due delle sessioni odierne,
ciascuna delle quali è stata seguita dalla riflessione nei gruppi. Fr. Cesare ha spiegato che
per la redazione dell’Instrumentum laboris la
Commissione preparatoria ha tenuto presenti
le risposte ai Lineamenta, che sono pervenute dalle diverse Entità dell’Ordine, i risultati
dell’indagine sociologica condotta nell’Ordine
negli anni passati, le proposte provenienti dal
Definitorio generale e la Evangelii Gaudium
di papa Francesco. Tra i criteri seguiti per la
sua redazione, centrale è stato il riferimento al
nostro tempo, che costituisce la prospettiva a
partire da cui riflettere sia sulla fraternità che
sulla minorità.
I gruppi di lavoro hanno particolarmente
apprezzato il documento, riconoscendone il
valore e l’interesse, soprattutto per il continuo
riferimento alla Evangelii Gaudium e per l’attenzione data alla solidarietà con i più poveri.
Il Ministro generale ha, infine, invitato i
Capitolari a creare spazi di reciproca fiducia,
per lasciarsi veramente guidare dallo Spirito e
sperimentare la sua forza, senza paure e nello spirito francescano. Con questi sentimenti
nel cuore, ci si è avviati alla conclusione della
giornata scandita dalla celebrazione dei Vespri
per gruppi linguistici.
16 maggio 2015
I lavori sono cominciati con la comunicazione della triste notizia della morte di due
Frati: Fr. Olivo Tondello, della Provincia della Immacolata Concezione in Brasile, e di Fr.
Darío Carrero Morales, Custode del Portorico e del Caribe, che era stato chiamato come
esperto nel Capitolo del 2009.
Fr. John Puodziunas ha guidato l’Assemblea e ci si è concentrati principalmente sulla
presentazione in Aula delle riflessioni fatte ieri
nei gruppi sull’Instrumentum laboris.
I Segretari dei diversi gruppi hanno esposto le conclusioni dei lavori, che hanno offerto
numerosi spunti e suggerimenti in vista dell’elaborazione delle proposte che saranno contenute nel Documento finale.
In un dialogo franco e aperto, sempre
201
nell’Aula capitolare, i Frati sono intervenuti
per sottolineare l’importanza di concentrare
la riflessione sulle sfide del “nostro tempo”,
in linea con il tema del Capitolo: “Frati Minori in nostra aetate”; dai diversi interventi è
emersa anche l’esigenza che le conclusioni cui
giungerà il Capitolo siano quanto più condivise, pratiche e realiste, supportate da una metodologia che le renda attuabili nelle Fraternità. È stata poi ripresentata l’idea, già espressa
nel Capitolo del 2009, di compiere dei gesti
profetici e che possano essere un segno per la
società. Si è insistito sulla necessità di evitare che i problemi interni all’Ordine rendano
autoreferenziale la riflessione capitolare, impedendo un autentico ascolto della Parola di
Dio, che ci parla attraverso i segni dei tempi.
Da ultimo, si è sottolineato che, per elaborare
proposte essenziali, chiare e concrete, è necessario che ciascuno sia disposto ad “uscire” dalla propria visione della realtà, per mettersi in
ascolto dell’altro e, così, giungere ad una vera
comunione di idee.
La ricchezza della riflessione e il dialogo
condiviso ha aiutato i Capitolari ad entrare in
un clima di fiducia e di speranza con cui si è
chiusa la prima settimana di Capitolo
17 maggio 2015
La settima giornata del Capitolo generale è
stata di riposo e di incontro fraterno, vissuta alla luce dell’esperienza francescana originaria.
Un nutrito gruppo di Frati capitolari ha, infatti,
fatto un pellegrinaggio al Santuario di Greccio
e nella Valle reatina dove, nel 1223, Francesco ha rivissuto in modo speciale il mistero
dell’Incarnazione.
Calorosamente accolti dai Frati della Fraternità del Santuario, i Capitolari hanno visitato i luoghi della memoria francescana, che
hanno reso viva e palpabile la semplicità e
la povertà invocata nelle riflessioni di questi
giorni.
La Celebrazione eucaristica è stata presieduta da Fr. Julio Bunader, Vicario generale,
che ha esortato i Frati ad impegnarsi per rendere attuale con le loro riflessioni e la loro vita
la memoria Christi, che ha guidato tutta l’esistenza di san Francesco.
A metà del pomeriggio ci si è di nuovo incamminati verso Assisi, per prepararsi alla
seconda settimana del Capitolo generale, durante la quale si conosceranno i nomi dei Frati che saranno chiamati a governare e servire
l’Ordine nel prossimo sessennio.
202
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
18 maggio 2015
La seconda settimana del Capitolo generale è iniziata, principalmente, con l’economia
della Curia generale e delle Case ed Entità che
da essa dipendono. Questo argomento è stato
particolarmente approfondito dai membri del
Capitolo a motivo della crisi finanziaria, di cui
proprio il Ministro generale aveva pubblicamente dato notizia alla fine dello scorso anno.
Fr. Silvio De La Fuente, Vice Economo
dell’Ordine, ha presentato una dettagliata relazione dell’attuale situazione economica. Il
programma previsto per oggi è stato per questo motivo “flessibile”, così da assicurare ai
Capitolari di avere tempo a sufficienza per
porre domande e chiedere i chiarimenti necessari. Anche Fr. Pasquale Del Pezzo, Delegato
generale per gli Affari economici dell’Ordine,
ha offerto in questa giornata il suo prezioso
contributo. Fr. Silvio ha, quindi, presentato il
piano di riorganizzazione delle risorse economiche della Curia generale, delle Entità, delle
Case e dei Progetti che dipendono dalla stessa
Curia.
Nel pomeriggio Fr. Michael Perry, Ministro generale, ha invece presentato le proposte
per rinnovare ed espandere le strutture che dovranno supervisionare e controllare il sistema
economico, per arrivare ad avere un sistema
finanziario che garantisca la trasparenza. Anche in questa occasione i Frati hanno avuto la
possibilità di chiedere chiarimenti e di porre
domande.
Il resto del pomeriggio è stato dedicato alle
Relazioni dei Presidenti delle Conferenze, che
hanno offerto una panoramica di tutto l’Ordine, parlando della vita che i Frati conducono
nelle loro Province e Custodie sparse in ogni
parte del mondo.
Da ultimo, l’Assemblea si è raccolta in preghiera con la Lectio divina.
19 maggio 2015
La nona giornata capitolare, moderata da
Fr. Carlo Serri, è iniziata con il consueto momento di preghiera, a cui è seguito un programma vario ed intenso. Il primo ad intervenire è
stato Fr. Julio Bunader, Vicario generale, che
in veste di Procuratore generale dell’Ordine ha
introdotto la Relazione dell’ufficio della Procura, presentata da Fr. Valentino Menegatti,
Vice Procuratore.
Li accompagnava Fr. Albert Schmucki,
della Commissione “Fedeltà e perseveranza”,
che ha informato sui lavori svolti dalla Com-
missione in questo sessennio.
Quanto esposto da Fr. Valentino e da Fr.
Albert ha suscitato numerosi interrogativi a
proposito dei motivi profondi dei tanti abbandoni avvenuti nell’Ordine in questi anni e su
come tentare di dare risposte a queste situazioni. La riflessione è, così, proseguita nei gruppi,
che hanno formulato diverse proposte e hanno
considerato opportuno che la Commissione
“Fedeltà e perseveranza” continui anche in futuro il suo lavoro. È stato, poi, molto apprezzato che il lavoro di questa Commissione non
si sia fermato all’esame degli aspetti antropologici e sociologici, ma abbia cercato delle risposte a partire dalla spiritualità, investigando
il rapporto che si instaura tra vita di fede, momenti di crisi e possibile accompagnamento.
Il lavoro del pomeriggio ha visto tre momenti molto diversi: nel primo si è continuata
la presentazione delle Conferenze, dove hanno parlato i Presidenti della CONFRES, della
Conferenza del Cono Sur, dell’Asia dell’Est,
Australia e Oceania e quella anglofona, che,
supportati dalle immagini, hanno illustrato la
ricchezza e la varietà dei contesti in cui i Frati sono presenti; nel secondo momento, presieduto dal Card. Francisco Javier Errázuriz
Ossa, si è svolto il primo prescrutinio per l’elezione del Ministro generale; nel terzo momento la celebrazione dei Vespri ha costituito
la cornice più adeguata per dire il grazie al
Governo uscente.
20 maggio 2015
La decima giornata capitolare è cominciata con la presentazione di un’attività particolarmente innovativa, che ha occupato tutta la
mattinata: Fr. Sergiusz Marek Bałdyga, Vicesegretario del Capitolo, ha presentato l’esperienza “Poveri tra i Poveri” con cui, facendo
memoria dell’incontro di Francesco con il
Lebbroso, si è voluto incontrare realtà di marginalizzazione presenti in Assisi ed esprimere
la solidarietà del Capitolo con i più svantaggiati.
I Capitolari si sono così divisi per gruppi
linguistici e si sono diretti rispettivamente
all’Istituto Serafico, all’Istituto “La Madonnina” e alla “Casa Papa Francesco”, mentre un
altro gruppo di Frati è rimasto in adorazione
presso la cappella della Domus Pacis, in comunione con quanti in quel momento condividevano tempo ed esperienze con i più poveri.
I lavori del pomeriggio sono ripresi con
l’intervento di Fr. Aidan Mc Grath, della
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
203
Commissione giuridica, che ha presentato le
diverse proposte di cambiamento degli Statuti
generali giunte dal CPO, da alcune Entità e da
singoli Frati. Le proposte riguardano diversi
articoli degli Statuti sulla riorganizzazione dei
Segretariati della Curia generale, sulla rappresentatività di Custodie e Province, fino alla
funzione e ai criteri per la costituzione delle
Conferenze. Alla presentazione è seguito un
giro di domande di chiarimento sui testi presentati.
Le questioni giuridiche hanno poi ceduto
il passo al secondo prescrutinio per l’elezione
del Ministro generale.
La giornata è terminata con la celebrazione dei Vespri e l’adorazione eucaristica nella
Basilica della Porziuncola, con cui i Capitolari
sono entrati nel clima di preghiera che accompagnerà l’elezione del nuovo Ministro generale, prevista per domani.
hanno offerto nel Convento della Porziuncola
al nuovo Ministro e ai Capitolari.
Nonostante il clima di festa, i lavori sono
continuati nel pomeriggio con le riunioni delle Conferenze, per discutere i candidati ai restanti uffici del Governo generale. Si è svolto
anche il prescrutinio per l’elezione del Vicario
generale, terminato il quale si è continuato con
la presentazione delle Conferenze Nord e Sud
Slavica e con l’approvazione dei verbali delle
prime sei sessioni capitolari.
21 maggio 2015
Con l’eucaristia di invocazione dello Spirito Santo, presieduta dal Card. Francisco Javier Errázuriz Ossa, Delegato pontificio per il
Capitolo, si è aperta l’undicesima giornata del
Capitolo, che ha avuto come momento culminante l’elezione del Ministro generale dell’Ordine.
Nella sua omelia il Cardinale Errázuriz ha
ricordato che accogliere la guida dello Spirito
significa animare ed entusiasmare gli altri “per
promuovere nuove relazioni con il Creato e
con i beni”; per questo ha chiesto per il nuovo
Ministro generale e il suo Definitorio “la grazia dell’obbedienza e l’audacia di Pietro, per
riconoscere i nuovi percorsi che Dio continua
ad aprire nel nostro tempo”.
Nella prima sessione della mattina, terminato il rito previsto dalla nostra legislazione,
si è proceduto al primo scrutinio per l’elezione
del nuovo Ministro. Concluso lo scrutinio è risultato subito rieletto con una grande maggioranza Fr. Michael A. Perry, che è stato salutato
con un caloroso applauso da tutta l’Assemblea.
Terminata l’elezione, I Frati si sono diretti processionalmente alla Porziuncola, dove
il Ministro generale ha fatto la professione di
fede e ha ricevuto il sigillo dell’Ordine. Ricevuto l’abbraccio fraterno di tutti i Frati lì riuniti, il Ministro ha impartito ai presenti, tra cui
numerosi membri della Famiglia Francescana,
la Benedizione di San Francesco.
La celebrazione è continuata con il pranzo
fraterno che i Frati della Provincia Serafica
23 maggio 2015
La tredicesima giornata del Capitolo generale, nella vigilia di Pentecoste, è stata dedicata principalmente all’elezione dei Frati
che, insieme al Ministro e al Vicario generale,
costituiranno il nuovo Definitorio, che avrà il
compito di animare la Fraternità universale
dell’Ordine per il prossimo sessennio.
Espletate le procedure di rito, è iniziata la
votazione che, per l’alto numero dei voti da
scrutinare, ha occupato quasi tutta la mattinata.
Dopo mezzogiorno sono stati comunicati i
risultati e sono stati eletti come Definitori generali
• per la zona europea: Fr. Antonio Scabio
(Italia), Fr. Ivan Sesar (Croazia) e Fr. Lóránt Orosz (Ungheria);
• per la zona dell’America Latina: Fr. Valmir
Ramos (Brasile) e Fr. Ignacio Ceja Jiménez
(Messico);
• per la zona anglofona: Fr. Caoimhín Kevin Ó Laoide (Irlanda);
• per la zona africana: Fr. Nicodème Kibuzehose (Kenya);
• per la zona asiatica e dell’Oceania: Fr. Lino
Gregorio Redoblado (Filippine)
I nuovi Definitori già presenti in Capitolo,
interpellati dal Ministro generale in Aula, hanno subito generosamente accettato il servizio
che i Fratelli hanno richiesto loro. Lo stesso
Ministro ha comunicato, poi, di aver consultato telefonicamente i Definitori eletti al di fuori del Capitolo – Fr. Valmir Ramos, Fr. Ivan
Sesar e Fr. Lóránt Orosz – e di aver avuto la
22 maggio 2015
Presso la Domus Pacis in Santa Maria degli
Angeli-Assisi (Perugia, Italia), il Capitolo generale ordinario ha eletto Fr. Julio César Bunader Vicario generale dell’Ordine Frati Minori,
confermandolo nell’incarico che gli era già
stato affidato nel luglio 2013 ad complendum
sexennium.
204
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
loro piena disponibilità. Anche questi Fratelli
raggiungeranno, quindi, quanto prima i Capitolari. Tutta l’Assemblea ha, infine, salutato i
Definitori con un fraterno abbraccio, felicitandosi con loro.
Nel pomeriggio i Capitolari hanno avuto
una ampio tempo per godere, nonostante l’insistente pioggia che cade da ieri sulla città di
Assisi, per comunicare tutte le novità ai Frati delle rispettive Province di provenienza o,
semplicemente, per riposarsi.
Al termine della giornata l’invocazione dello Spirito, ripetuta molte volte in questi giorni,
si è rinnovata nella solenne veglia di Pentecoste, che è stata celebrata insieme nella Basilica
della Porziuncola
24 maggio 2015
Sospesi i lavori capitolari, la giornata della
domenica di Pentecoste ha avuto il suo culmine nella Celebrazione eucaristica della Pentecoste, sempre nella Basilica della Porziuncola,
presieduta dal Ministro generale, Fr. Michael
Perry, il quale, oltre a ringraziare per il cammino capitolare di queste due settimane e per
la disponibilità dei Fratelli eletti a servire nel
Definitorio generale, ha invocato l’assistenza
dello “Spirito del Signore e la sua santa operazione”, perché accompagni la riflessione dei
prossimi giorni e l’elaborazione delle proposte
per il prossimo sessennio.
25 maggio 2015
La quindicesima giornata di Capitolo, che
ha aperto la terza settimana di lavori, è iniziata
con una prima presentazione delle Commissioni, che si dovranno costituire per elaborare le proposte che orienteranno il cammino
dell’Ordine nel prossimo sessennio.
Le Commissioni sono state pensate a partire dai temi trattati durante le prime due settimane di lavori capitolari, riflettendo cioè sulla
Relazione del Ministro generale, sull’Instrumentum Laboris e sulle Relazioni dei Presidenti delle Conferenze. Nei prossimi giorni
verranno definiti gli argomenti di ciascuna e
chi ne farà parte.
Il cuore della giornata è stata però la bella
condivisione con tutta la Famiglia Francescana. In mattinata sono stati, infatti, con noi Fr.
Stefan Kozhu, Vicario generale OFMCap, Fr.
Marco Tasca, Ministro generale OFMConv, il
nostro fratello Tibor Kauser, Ministro generale OFS e Sr. Klara Simunovich, rappresentante
della Conferenza Francescana Internazionale
degli Istituti del Terz’Ordine Regolare. Tutti
hanno espresso i loro auguri per il lavoro che
attende il Capitolo e il loro comune auspicio
perché, tra le indicazioni dei lavori capitolari, vi sia quello di continuare a promuovere la
collaborazione e la fraternità tra i differenti rami del frondoso albero della nostra Famiglia.
La sessione del pomeriggio ha visto la presenza della francescana secolare Marie Dennis, Co-presidente di Pax Christi International, associazione impegnata a promuovere la
pace e la riconciliazione. La sorella Marie, con
la sua riflessione, ha risposto alla domanda su
cosa significhi nella nostra società applicare
i principi cristiani e francescani di fraternità
universale e di pace, lasciando i Capitolari con
due provocanti interrogativi: quale delle sfide
presentate vi pare la più urgente? Che azioni
specifiche possiamo intraprendere noi, Frati Minori riuniti in Capitolo, per rispondere a
queste sfide? … Tali interrogativi sono stati
anche il motore della riflessione nei gruppi e,
poi, nella lettura orante della Parola.
26 maggio 2015
La sedicesima giornata del Capitolo generale rimarrà, senza dubbio, profondamente incisa nel ricordo dei Frati che l’hanno vissuta;
con un “fuori programma” rispetto alle normali giornate, ma vivendo certamente uno dei
momenti più intensi di questo Capitolo. I Capitolari, infatti, hanno avuto la grazia di essere
ricevuti in Udienza privata da papa Francesco.
La giornata è cominciata prima del solito:
alle 7.30 era prevista la partenza per Roma.
Dopo un viaggio tranquillo, alle 10.45 si stava
già camminando per via della Conciliazione
verso il Portone di Bronzo, dove si era attesi
per le 11.30. L’emozione di tutti si faceva via
via più percepibile, mentre si era in attesa di
essere ammessi alla Sala Clementina per l’Udienza.
Dopo un’attesa un po’ più lunga del previsto. Giunti nella Sala Clementina, dove i Capitolari sono stati raggiunti da papa Francesco,
accolto dagli applausi di tutti. All’udienza ha
partecipato anche Mons. José Rodríguez Carballo, Arcivescovo Segretario della CIVCSVA
e già Ministro generale.
Fr. Michael Perry ha salutato papa Francesco, presentandogli i lavori che in questi giorni
stiamo portando avanti in Capitolo. Il papa, da
parte sua, ha rivolto un discorso ai Capitolari in cui ha ricordato la considerazione di cui
l’Ordine gode, e di cui ha sempre goduto tra
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
205
la gente lungo i secoli, affermando che questa
deve costituire un incentivo per continuare ad
impegnarsi nell’evangelizzazione nel più genuino spirito della tradizione francescana. Ha
poi rivolto un invito particolare a continuare a
crescere nella fiducia reciproca nelle relazioni fraterne, perché questa è la condizione necessaria per superare qualsiasi difficoltà, e ha
insistito sull’importanza della minorità come
segno distintivo della nostra vita.
Concluso il suo discorso, papa Francesco
ha salutato uno per uno tutti i Capitolari e questo è stato veramente un momento particolarmente intenso ed emozionante per ciascuno.
Terminata l’Udienza, felici per l’incontro
vissuto, ci si è incamminati verso il Santuario
del Divino Amore dove, dopo il pranzo, c’è
stata la possibilità di visitare la chiesa del Santuario più importante della città di Roma e di
tutta la sua Provincia.
Si è, infine, ripreso il viaggio di ritorno a
Santa Maria degli Angeli, stanchi ma ancora
emozionati per la giornata trascorsa e pronti
a riprendere il normale ritmo del nostro Capitolo.
lidi rapporti e sappia superare anche le barriere
religiose, favorendo un dialogo autentico.
Queste sfide, insieme alla testimonianza
offerta da Marie Dennis l’altro ieri, sono state
al centro della riflessione dei gruppi, che ha
occupato la gran parte del pomeriggio e che è
stata poi condivisa in Aula.
Terminati i lavori, i Frati si sono diretti al
Protomonastero di Santa Chiara, dove hanno
celebrato i Vespri con le Sorelle Povere. La
celebrazione, presieduta da Fr. Julio Bunader,
Vicario generale, è stata preceduta dal saluto
di Sr. Chiara Agnese Acquadro, Abbadessa
del Proto Monastero. Sr. Chiara Agnese, ricordando come Francesco fosse per le Sorelle
un continuo stimolo per andare a Cristo, per
vivere nella logica del mistero pasquale e per
convertirsi alla sapienza evangelica, ha invitato i Frati Minori di oggi a continuare a dare
questa testimonianza.
La preghiera e l’incontro con le Sorelle ha
così concluso un altro intenso giorno di lavoro
dedicato all’accoglienza di nuove ed esigenti
sfide che, poco a poco, cominciano a risuonare
con forza nella riflessione capitolare.
27 maggio 2015
Ripreso il normale ritmo di lavoro in Capitolo, all’inizio della diciassettesima giornata il
Capitolo ha dato il benvenuto in Aula al neo
eletto Definitore generale Ivan Sesar, arrivato
dalla Provincia di Mostar in Bosnia Erzegovina l’altro ieri sera.
In mattinata è stato con noi il Cardinale Perter Turkson, Presidente del “Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace”, che ha presentato la Sua riflessione sul ruolo della Chiesa e
dei Frati Minori nel nostro tempo.
Nel suo discorso, e poi nel partecipato dialogo suscitato tra i Capitolari, il Card. Turkson
ha presentato il fondamento biblico della minorità, facendo riferimento al racconto giovanneo della lavanda dei piedi. Ha anche ricordato diverse sfide del nostro tempo, tra le
quali ha sottolineato: la necessità di lavorare
“in rete”, per poter rispondere ad un livello più
globale alle necessità dei più poveri, spesso
conseguenza di una cattiva gestione politica
e amministrativa; l’importanza della cura del
creato da considerare come una virtù cristiana,
perché non possiamo amare Dio se non amiamo le sue creature; l’importanza, come diceva
Benedetto XVI, di ascoltare le necessità reali
dei poveri prima di offrire delle risposte; l’importanza di costruire una fraternità che crei so-
28 maggio 2015
La giornata odierna del Capitolo è stata
contrassegnata dal tema dell’economia e, più
precisamente, da un approfondimento sul Fundraising, attività sempre più necessaria per far
fronte alle necessità economiche dell’Ordine,
a causa della diminuzione delle Entità economicamente autosufficienti e della crescita di
quelle più giovani e, per questo, ancora dipendenti a livello economico.
Prima di affrontare questo tema le diverse
Commissioni, che si erano costituite l’altro ieri, hanno avuto il loro primo incontro. Secondo
quanto indicato dal regolamento del Capitolo
ad esse compete la discussione e la formulazione delle proposte sulla base delle diverse
relazioni ascoltate nelle Sessioni capitolari dei
giorni scorsi.
Nella seconda sessione della mattinata,
invece, ci si è messi in ascolto di Fr. John
O’Connor, convocato dal Ministro generale
per presentare nuove strategie per le attività di
Fundraising. Fr. John ha presentato il cammino fatto dalla Curia generale in questi ultimi
anni e ha spiegato i criteri per una raccolta di
fondi, che possa sostenere i diversi progetti
dell’Ordine.
Verso mezzogiorno i Capitolari hanno ricevuto la visita del Sindaco di Assisi, il Dott.
206
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
Claudio Ricci, che ha rivolto un saluto ai Capitolari. Dopo aver ricordato il valore simbolico
e spirituale della città di Assisi grazie all’opera e alla presenza dei francescani, ha ricordato
quanto, oggi più che mai, il pensiero francescano sia universale, perché capace di offrire
soluzioni socio-economiche per questa società
e proporre, a partire dall’esperienza della fraternità, una “economia della comunione”.
Nel pomeriggio, con una conferenza “via
skype”, il prof. Valerio Melandri, docente dei
Principi e delle Tecniche di Fundraising nelle Università di Bologna (Italia) e Columbia
(New York), ci ha aiutato ad approfondire il
concetto di Fundraising, spiegando quanto sia
importante far conoscere la qualità dei risultati ottenuti grazie ai fondi raccolti e come, per
questo scopo, oggi siano importanti i social
media. Ci ha poi aiutati a capire che, quando
si parla di Fundraising, si sta in realtà parlando
di una relazione personale con un donatore in
vista di un obiettivo da raggiungere insieme.
Facendogli eco il Ministro generale ha sottolineato l’importanza che ha per noi oggi il
Fundraising, perché può essere un modo per
far crescere i Frati nella coerenza, nella trasparenza e nella solidarietà.
29 maggio 2015
La diciannovesima giornata capitolare è
stata fondamentalmente dedicata al lavoro
nelle diverse Commissioni, che hanno come
scopo quello di definire le proposte che saranno discusse in Aula e che riguarderanno temi
importanti della nostra vita, come le relazioni fraterne e con il Creato, la formazione e gli
studi, la vita di orazione e devozione, il governo e il servizio dell’autorità, il carisma della
povertà e lo stile di vita, gli orientamenti per
la gestione economica della Curia, la missione
ad gentes e le nuove forme di evangelizzazione. Data la complessità dei temi trattati, si dà
maggiore tempo alle Commissioni per riflettere e discutere.
Nella seconda sessione della mattinata, però, questa riflessione è stata interrotta per accogliere il Rettore Magnifico della Pontificia
Università Antonianum, Sr. Mary Melone, e il
Vice Rettore, Fr. Agustín Hernández Vidales,
invitati perché informassero il Capitolo generale dell’attuale situazione dell’Università
dell’Ordine. La loro presenza è stata anche
l’occasione per il Ministro generale di ringraziare ufficialmente il predecessore di Sr.
Mary, Fr. Martín Carbajo Núñez, che per un
periodo aveva ricoperto l’ufficio di Rettore facente funzione.
Il Rettore e il Vice Rettore, dopo aver ringraziato l’Ordine e, in particolare, le sue Istituzioni
più direttamente coinvolte nella collaborazione
con l’Università, hanno presentato una realtà
accademica che, pur non esente da difficoltà
come il reperimento dei docenti, il limitato numero di studenti e quelle economiche, garantisce un’offerta formativa di qualità, mentre offre
un servizio all’intera Famiglia Francescana.
Tutto ciò si traduce in un impegno accademico,
espressione della ricchezza del carisma francescano nella Chiesa, che mira ad offrire una formazione orientata all’evangelizzazione. Questo
in concreto significa attenzione ai temi di interesse francescano come la pace, la giustizia e la
custodia del creato, l’ecumenismo e il dialogo
interreligioso, lo studio critico delle fonti del
francescanesimo, sempre affrontati a partire da
una prospettiva francescana di studio.
Al termine il Ministro generale ha espresso,
a nome di tutti i Capitolari, la riconoscenza per
tutte le attività che si svolgono nell’Università e ha esortato a continuare a crescere nella
qualità dell’offerta, mantenendo sempre una
prospettiva evangelica.
Il lavoro del pomeriggio, in cui si è continuata la riflessione nelle Commissioni, è stato
allietato durante l’abituale pausa da un breve
intrattenimento musicale offerto da un gruppo di pellegrini giapponesi legati alla Famiglia
Francescana.
30 maggio 2015
Come per i sabati trascorsi, anche oggi i
lavori si sono svolti solo la mattina e, benché
fosse previsto di trovarsi solo nelle Commissioni, il Coetus Moderans ha deciso di convocare all’inizio i Capitolari in Aula per ascoltare
come procedevano i lavori delle Commissioni.
I Segretari di ciascuna Commissione hanno
così esposto il metodo seguito nella riflessione e la maggioranza di loro ha comunicato di
essere quasi arrivati alla formulazione definitiva delle proposte che saranno presentate in
Assemblea, mentre alcuni aspettavano solo i
contributi di altre Commissioni o informazioni
tecniche per poter proseguire nei lavori. Inoltre, alcune delle Commissioni che dovevano
affrontare diverse tematiche, hanno deciso di
dividersi al loro interno in sottocommissioni
per facilitare la riflessione.
Ascoltati i resoconti dei Segretari, si è deciso che nella mattinata di lunedì si potrà già
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
fare una prima presentazione delle proposte in
Assemblea.
Prima di terminare il Ministro generale ha
confermato nell’ufficio i Definitori generali
Fr. Ivan Sesar, Fr. Lóránt Orosz e Fr. Valmir
Ramos, che in questi giorni ci hanno raggiunto
in Capitolo.
Terminata la sessione in Aula i lavori sono
continuati, come da programma, nelle Commissioni per il resto della mattinata.
31 maggio 2015
La mattina della domenica, solennità della
Santissima Trinità, un nutrito gruppo di Capitolari si è recato in pellegrinaggio al Santuario
della Verna, dove ha trascorso quasi tutta la
giornata.
Arrivati al Santuario verso le 11.00 i Capitolari hanno partecipato all’eucaristia di questa
Solennità, presieduta dal Ministro della Provincia Toscana, Fr. Guido Fineschi. Nell’omelia Fr. Guido ha ricordato che il mistero trinitario, più che da comprendere e da spiegare, è
una profonda esperienza di vita da accogliere,
per diventare a nostra volta comunione vivente. Fr. Guido ha anche ricordato che, come alla
base del Vangelo scritto c’è una vita evangelica, così noi che ora siamo impegnati nei lavori
capitolari, non dobbiamo dimenticare che non
si riforma l’Ordine o la propria vita con i documenti capitolari, perché questi non possono
essere altro che la ratifica di un cammino. Per
questo ha invitato tutti a chiedere la grazia di
essere segnati nel corpo dalla passione di Gesù, dall’amore che lo mosse e dal dolore che
Egli visse, perché la nostra carne diventi uno
stendardo di questo amore, quasi un sacramento della Sua redenzione.
Dopo il pranzo fraterno e una breve visita
ai luoghi del Santuario, i Frati hanno potuto
partecipare alla processione alla Cappella delle Stimmate. Quindi, rinnovata la memoria
dell’incontro di Francesco con il Crocifisso, si
è ripresa la strada del ritorno ad Assisi, pronti
per affrontare l’ultima settimana di Capitolo
generale.
1° giugno 2015
La 22ª giornata capitolare, con la quale è
iniziata l’ultima settimana del Capitolo, si è
aperta con la presentazione in Aula delle proposte che le diverse Commissioni avevano elaborato nei giorni scorsi.
I Segretari delle rispettive Commissioni
hanno presentato le proposte, ciascuna delle
207
quali è stata poi ampiamente discussa dai Capitolari. Le presentazioni e le relative discussioni si sono prolungate per tutta la mattinata,
al termine della quale, accogliendo i suggerimenti di molti Capitolari su una revisione del
metodo che si era adottato, la sessione è stata
interrotta e il Coetus Moderans si è ritrovato
per decidere come proseguire i lavori.
Nel pomeriggio, seguendo le indicazioni
del Coetus Moderans, si è proseguito con la
presentazione delle relazioni da parte dei Segretari delle Commissioni. Terminate le presentazioni e le relative discussioni, la Presidenza ha presentato all’Assemblea la possibilità di
modificare la metodologia prevista per l’elaborazione delle conclusioni. Il cambiamento
consisterebbe nell’affidare tutte le proposte
presentate oggi in Aula alla Commissione delle Proposte, perché questa non solo ne curi la
stesura definitiva in vista della votazione finale, ma esamini anche quale di queste siano da
considerare solo delle proposte ispirazionali e
quali dei veri e propri mandati capitolari. Così,
una volta pronte e tradotte nelle diverse lingue,
queste proposte potrebbero essere sottoposte
alla votazione finale dell’Assemblea. Dopo un
breve dialogo in Aula, nel quale sono emersi
altri possibili modi di procedere, si è preferito
rimandare a domattina la votazione definitiva
su questo tema.
La giornata, particolarmente impegnativa,
si è conclusa con un momento di relax molto gradito dai Frati del Capitolo. La Fraternità
della Porziuncola ha, infatti, offerto la cena in
Convento e, dopo di questa, un concerto di Fr.
Alessandro della Provincia Serafica. La voce
di Fr. Alessandro ha aiutato a ritrovare l’energia per continuare i lavori capitolari.
2 giugno 2015
La 23ª giornata capitolare è coincisa con il
2 giugno, festa della Repubblica Italiana. Nonostante il clima di festa, i lavori sono proseguiti secondo il programma previsto e ci si è
nuovamente concentrati sulla presentazione e
l’analisi delle proposte elaborate dalle Commissioni.
La sessione del mattino è stata così occupata dalla presentazione delle proposte della
quarta Commissione, che si occupa del tema
del “Governo e servizio dell’autorità” e delle
possibili modifiche agli Statuti generali. Dopo
aver presentato le diverse proposte di modifica agli Statuti – provenienti dall’ultimo Consiglio Plenario dell’Ordine, dalle diverse Entità
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AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
o da singoli Frati – la Commissione ha comunicato le sue osservazioni e le sue proposte di
modifica, di mantenimento o, in alcuni casi,
di trasformazione delle proposte pervenute in
semplici “raccomandazioni”.
Terminata la discussione su questo argomento, si è messa a votazione la metodologia
con cui continuare i lavori. Si è così deciso che
tanto le proposte venissero inviate di nuovo
alle Commissioni per un ulteriore studio in vista di una riformulazione sintetica. Le proposte poi, così riformulate, saranno inviate alla
“Commissione per la revisione delle proposte”.
Il lavoro del pomeriggio è, perciò, iniziato
con la discussione nelle Commissioni. Nella
seconda sessione, invece, ci si è nuovamente
ritrovati in Aula dove, dopo la presentazione
di alcune esperienze missionarie dell’Ordine,
si è proceduto con la votazione per eleggere i
due Frati che faranno parte della Commissione
Economica del Capitolo.
Con questa votazione si è concluso il lavoro
comune della giornata che, però, è continuato
a livello personale con la lettura della prima
bozza del Documento finale, che sarà discussa
domani.
Se la giornata è trascorsa in un normale clima lavorativo, la cena all’aria aperta e la ricreazione successiva, hanno però restituito la necessaria nota festiva alla giornata del 2 giugno.
3 giugno 2015
La 24ª giornata capitolare è iniziata, come
di consueto, con un momento di preghiera,
durante il quale si è ricordato anche Fr. Gil
Wohler, della Provincia San Giovanni Battista
negli USA, morto ieri. Il Segretario del Capitolo ha poi comunicato il risultato del secondo
scrutinio, svoltosi ieri, per l’elezione dei due
Capitolari che faranno parte della Commissione economica del Capitolo. Sono risultati eletti Fr. Dennis Vavrek e Fr. Mario Vaccari. Sono
stati anche approvati definitivamente i verbali
delle sessioni capitolari dalla 13 alla 20.
Il lavoro della giornata si è però concentrato sulla presentazione e lo studio della prima
bozza del Documento del Capitolo, che è stata
elaborata dalla Commissione costituita da tre
esperti: Fr. Dominic Monti, Fr. Cesare Vaiani
e Fr. Frédéric Manns. I tre hanno presentato,
nella prima sessione plenaria della giornata, il
metodo seguito per la redazione della bozza.
Alla presentazione è seguito un animato
dialogo in Assemblea, in cui si è apprezzata
la ricchezza del testo e si sono proposte alcune osservazioni, in particolare per accentuare
l’aspetto di speranza, della gioia e della fiducia
nel futuro, caratteristiche del nostro carisma.
Al termine c’è stato anche tempo per presentare un progetto per un cammino comune
delle quattro obbedienze del Primo Ordine. Fr.
Julio Bunader, Vicario generale, ha illustrato
alcuni importanti passi già compiuti in vista
della celebrazione del prossimo Centenario
del Perdono d’Assisi, che sarà celebrato insieme da tutta la Famiglia Francescana.
Mentre il primo pomeriggio è stato dedicato allo studio personale o per gruppi sulle proposte, per la seconda sessione ci si è ritrovati
in Aula, per ascoltare la presentazione del lavoro che la Commissione per la revisione delle proposte aveva fatto sulle riflessioni emerse
nei giorni scorsi dalle Commissioni.
Concluse le sessioni di lavoro, ci attendeva un altro momento celebrativo importante: i Capitolari si sono, infatti, recati al Sacro
Convento in Assisi, dove hanno solennemente celebrato i Vespri. La celebrazione è stata
presieduta da Fr. Mauro Gambetti, Custode
del Sacro Convento, che, ripercorrendo il Testamento di san Francesco, ha messo in luce
i punti fondamentali della vocazione francescana. Fr. Mauro ha invitato anche a camminare tutti uniti, in Assisi e nel mondo, come
veri fratelli, “senza preoccuparsi di occupare
i primi posti”, ma cercando piuttosto di essere
“periferici” e di vivere in uno spirito di condivisione, mettendo a disposizione tutto ciò che
siamo e abbiamo.
La fraterna accoglienza dei Fratelli Conventuali, la cena condivisa con loro nello
splendido refettorio del Sacro Convento e l’esperienza di fraternità vissuta, sono state la più
bella anticipazione del cammino di comunione
che attende il Capitolo.
4 giugno 2015
La 25ª giornata capitolare, moderata da Fr.
Carlo Serri, è iniziata con il raccogliere i frutti
della riflessione di questo mese, cominciando
a votare le prime proposte.
Si è comunque trovato del tempo nella prima sessione della mattina per avvicinarci alla realtà che, come diceva il 29° mandato del
precedente Capitolo generale, è riconosciuta
come la missione più importante dell’Ordine: la Custodia di Terra Santa. Il Custode, Fr.
Pierbattista Pizzaballa, ha presentato la situazione attuale della Custodia, soffermandosi in
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
particolare su quella dei Frati che attualmente
vivono in Siria. L’intervento di Fr. Pierbattista
è stato veramente toccante, specialmente nel
descrivere le complesse situazioni, che abitualmente devono affrontare i Frati della Custodia nell’offrire la loro testimonianza di vita
e di riconciliazione in mezzo ai tanti conflitti
religiosi e politici.
La presentazione ha suscitato l’interesse di
tutti i Capitolari, che sono intervenuti numerosi per chiedere al Custode ulteriori chiarimenti sulla vita nella Custodia, sulla situazione
politico-religiosa di quei territori, sul dialogo
ecumenico ed interreligioso e sul senso della
nostra missione in quelle terre.
La mattinata è poi proseguita con la presentazione delle proposte riviste e riformulate dalla “Commissione per la revisione delle proposte”. Fr. Ferdinando Campana, Segretario della Commissione, ha presentato il lavoro, cui è
seguito un animato dibattito in Assemblea.
Nella sessione del pomeriggio si è cominciato con le votazioni delle proposte della
Commissione 4, che si è occupata della modifica degli Statuti generali. In maniera abbastanza scorrevole si sono votate una parte di
queste proposte, che erano state raggruppate
per facilitare i lavori in quattro gruppi: quelle
che la Commissione considerava ammissibili,
quelle che giudicava né necessarie né opportune, quelle per le quali si riteneva attenersi
alla norma vigente e quelle che si proponeva di
convertire in semplici raccomandazioni.
Nella stessa sessione, venendo il tempo di
pensare di far fronte alle spese del Capitolo,
Fr. Silvio Rogelio de la Fuente, Vice Economo
generale, ha presentato diverse possibilità di
ripartizione delle spese del Capitolo. Su queste
l’Assemblea dovrà pronunciarsi domani.
Dopo un intenso pomeriggio dedicato alle
leggi e alle questioni economiche è, finalmente, giunto il tempo di alimentare anche lo spirito con un nuovo incontro sulla Lettura orante
della Parola.
5 giugno 2015
La 26ª giornata capitolare, penultima del
Capitolo, si potrebbe riassumere in una sola
parola, ripetuta molte volte: votazioni, votazioni, votazioni…
Si è cominciato nella prima sessione della
mattina, votando le proposte della Commissione per la revisione degli Statuti generali, che
ieri non si era finito di votare. Quindi, dopo
l’abituale pausa di mezza mattina, si è conti-
209
nuato a votare le proposte delle diverse Commissioni, riviste dall’apposita “Commissione
per la revisione delle proposte”.
Alcuni video preparati dalle diverse Province sulla loro vita e le loro attività, sono stati
l’occasione per distrarre gli occhi e la mente,
andando oltre i placet, non placet, placet iuxta
modum, abstineo…
Il pomeriggio ha riservato al Capitolo ….
altre votazioni sulle proposte delle Commissioni.
Una nota di fraternità è stata offerta dai
Fratelli delle Province della Polonia che, nella
pausa del pomeriggio, hanno allietato i Capitolari con un’abbondante varietà di prelibati
dolci tipici delle loro zone.
Ma al Capitolo aspettava ancora, prima di
terminare i lavori, il lungo elenco delle proposte presentate dalle Commissioni … eppure, nonostante non siano mancati i momenti
di confusione – una volta per colpa degli apparecchi elettronici usati per votare, una volta
per le diverse redazioni dei testi dovuti alle traduzioni, ecc. – si è riusciti a portare a termine
i lavori previsti.
E così, alla fine della giornata aspettava i
Capitolari … un’altra votazione! Questa volta
sulla modalità per pagare le spese del Capitolo.
La preghiera dei vespri e la cena (questa
volta senza votazioni!) hanno concluso la penultima giornata dei lavori capitolari.
6 giugno 2015
L’ultima giornata capitolare, come è ovvio,
è stata il momento delle conclusioni, delle valutazioni e dei ringraziamenti.
Le conclusioni sono state l’impegno della
mattinata, che è stata dedicata alla votazione
di quelle proposte che non avevano ricevuto
la maggioranza qualificata in prima votazione.
Si è poi passati alla presentazione e votazione
del Documento del Capitolo che, con alcuni
suggerimenti, è stato approvato, lasciando al
Definitorio generale il compito di curarne l’ultima redazione.
Sono stati votati anche alcuni adempimenti
capitolari, come il limite di spesa di cui può
disporre il Ministro generale, ma soprattutto
è stata significativa l’approvazione di una dichiarazione di vicinanza e solidarietà del Capitolo con quei Frati che, in diverse parti del
mondo, vivono e testimoniano la nostra forma
evangelica di vita in contesti difficili, pericolosi o di persecuzione.
Al termine della sessione è stato distribuito
210
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
un questionario perché tutti i Capitolari possano esprimere il loro parere sulla preparazione
del Capitolo, il suo svolgimento, le attrezzature, l’organizzazione, il luogo in cui abbiamo
passato questo mese, ecc.
Al di là delle opinioni personali, comunque,
quello che è certo è che sono tante le persone
da ringraziare per quanto vissuto durante questo
Capitolo… Il primo momento di ringraziamento è avvenuto nella Celebrazione eucaristica
conclusiva alla Porziuncola, presieduta dal Ministro generale, Fr. Michael A. Perry, il quale,
ricordando il tema centrale del Capitolo, ha invitato tutti i Frati a vivere da autentici uomini di
fede, per poter essere veramente fratelli e minori. Affidando l’Ordine a Maria, le ha chiesto di
aiutarci a dire il nostro “sì” davanti all’urgenza,
più impellente che mai, di far risuonare la Buona Notizia di Gesù Cristo.
Il secondo momento di ringraziamento ha
avuto luogo durante l’ultima sessione di questo
Capitolo. Dopo aver ringraziato Dio ed esserci
affidati alla protezione di Maria, è stato il momento di ringraziare tante persone: i Capitolari,
gli Ufficiali, i tecnici, la Fraternità della Porziuncola, il personale della Domus Pacis che
ci ha ospitato e servito… tutti quelli che hanno
contribuito al felice svolgimento di questi giorni di intensa fraternità, tutti coloro che hanno in
qualche modo collaborato, perché fossero veramente giorni carichi di speranza e di gioia.
2. Conferenza del Ministro generale dei
Cappuccini
Frati e Minori oggi
È un onore per me poter proporre alcuni
pensieri introduttivi al vostro Capitolo generale. Ma sto anche davanti a voi con un certo
tremore! Tenterò di darvi la mia lettura personale del tema che dovrà orientare i vostri lavori capitolari: “Frati e Minori oggi!”
Il tema che vi siete proposti tocca la questione stessa della nostra identità profonda,
quella che ci ha lasciato san Francesco d’Assisi. Esso risponde alla semplice domanda: chi
siamo? Siamo chiamati di conseguenza a chiederci come rendere presente oggi la grande novità introdotta da san Francesco nella Chiesa e
nella società del suo tempo e come viverla in
modo coerente e rinnovato al presente, a più di
800 anni dal suo inizio.
Proprio a questo proposito desidero ricordare quanto ci ha detto Papa Francesco nella
sua intervista rilasciata a P. Antonio Spadaro
della Civiltà Cattolica: “Non c’è identità senza
appartenenza.”1
Difatti, non di rado capita di imbatterci in
Frati che sanno parlare benissimo di san Francesco e delle nostre origini, ma che lo fanno
da un punto di vista meramente intellettuale
o accademico, mentre il loro stile di vita non
è segnato in alcun modo dalla volontà di adeguarvisi. L’identità, per essere verace ed evitare
di essere semplicemente vuota, esige che si affronti anche l’aspetto dell’appartenenza. Come
è pure vero che l’appartenenza necessita sempre di un’identità precisa sulla quale misurarsi.
È più facile intrattenerci sull’identità che
non sull’appartenenza, perché quest’ultima
tocca la concretezza della vita e può manifestarsi in gradi di maggiore o minore gradualità. Risulta più difficile dichiararsi appartenenti
ad un gruppo quando questi sta attraversando
un momento di crisi. Eppure io penso che sono proprio i momenti difficili e i tempi di crisi, quelli che maggiormente ci interpellano.
Perché può darsi che ci siamo allontanati dai
nostri valori identitari o che avvertiamo una
forte battuta di arresto, e allora è il caso di confrontarci e di rinnovare più che mai la nostra
adesione al gruppo, al nostro Ordine, in vista
di aprire nuovi cammini e per essere autentici
Frati Minori nel e per il nostro tempo.
Frati
Quando feci il noviziato nel lontano
1964/65 mi parlarono unicamente del fatto che
san Francesco aveva scritto la Regola, quella
bollata, e il Testamento. Sugli altri scritti neanche una parola. L’impostazione della formazione era decisamente di tipo moralistico
e penitenziale. Moralistico perché ci vennero
esposti quali erano i peccati gravi che si potevano commettere contro la Regola e gli innumerevoli peccati veniali. Penitenziale perché
incentrato su tanto silenzio, sulla dipendenza
in ogni cosa dal maestro dei novizi, sul coro di
notte, la disciplina e il cilicio. Ma eravamo al
tempo del Concilio Vaticano II e questo grande evento ecclesiale non tardò a gettare la sua
luce benefica anche sul nostro Ordine. Parlo
dei Cappuccini perché a quel tempo non conoscevo altro. Difatti il nostro Ordine, come
immagino tanti altri, fu scosso interiormente
da un’ondata di vento assai forte e avvertì la
necessità di riscrivere da capo le Costituzioni
che per più di 400 anni erano rimaste presso-
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
ché invariate. Era tempo e ora di rinnovarsi
radicalmente. L’accento venne posto decisamente sulla vita fraterna. Se c’è un filo rosso
che attraversa le nostre Costituzioni dal dopo
Concilio fino a tutt’oggi è proprio questa insistenza sulla vita fraterna come il cuore del
nostro carisma francescano cappuccino. Ed è
sintomatico il fatto per cui non tutti accettarono questo nuovo orientamento. Sta di fatto che
alcuni si staccarono dall’Ordine per rimanere
fedeli alla sua indole prettamente penitenziale.
Avevano compreso forse più degli altri che era
avvenuto un cambiamento di rotta di non poco
conto e non vollero aderirvi.
A mio modesto avviso si trattò di una svolta
provvidenziale e, a volte, continuo a chiedermi ancora oggi, a cinquant’anni di distanza,
se ne siamo sufficientemente consapevoli e se
stiamo realmente cercando di mettere in atto
quella scelta. E credo di poter affermare che si
trattò di una scelta provvidenziale sia a livello
francescano, ecclesiologico e anche antropologico. Provo a spiegarmi:
— A livello francescano
Ponendo l’impegno della vita fraterna al
centro del carisma, abbiamo ricuperato o,
meglio ancora, abbiamo scoperto tutta la ricchezza della scelta innovativa compiuta da san
Francesco, da colui che fin dall’inizio della
sua conversione si fece chiamare “frate Francesco”. Consapevole e grato per l‘intervento
forte e deciso di Dio (Deus ipse!) che lo aveva condotto in mezzo ai lebbrosi, Francesco
cambiò in modo irreversibile la sua visione del
mondo e la sua percezione della vita. Scelse
allora di andare a vivere in mezzo ai lebbrosi, di usare loro misericordia e di essere loro
fratello.2. Torneremo su questo aspetto quando
affronteremo il tema del nostro essere minori.
E quando giunsero i primi compagni, ce lo
dice lui stesso nel Testamento che in un primo tempo non sapeva proprio cosa fare e che,
in seguito, fu il Signore stesso a rivelargli che
doveva vivere secondo la forma del santo Vangelo. Ciò comportò un’impostazione del tutto
nuova delle relazioni fra di loro. Aveva a disposizione il modello monastico con il potere di uno solo, l’abate, su tutti, ma Francesco
scelse una forma del tutto nuova, quella della
circolarità del servizio reciproco del fratello
per i fratelli e volle che il gruppo di uomini
che chiesero di poter condividere il suo stesso
stile di vita formassero una fraternitas.3
211
Il rinnovamento degli studi francescani, la
valorizzazione degli scritti del Santo e una migliore conoscenza del suo tempo contribuirono
in modo decisivo a questa nuova impostazione
della nostra vita e sono convinto che ciò valga
tanto per noi Frati Cappuccini come pure per
voi. Ma qui è anche il caso di renderci conto
che la vita fraterna vissuta con intensità e fedeltà è più esigente anche della stessa povertà.
Mi spiego: la povertà consiste principalmente
nel sottrarre quante più cose alla vita e ridurre le mie e le nostre esigenze all’essenziale,
mentre il vivere fraterno esige una continua
dinamica di donazione, che ci impegna a rendere più autentica la qualità delle relazioni che
accompagnano la nostra quotidianità. A volte si tratta di saper perdonare e di saperlo fare
sempre di nuovo. A volte occorre fare un passo
indietro per fare spazio all’altro, perché i suoi
doni possano fiorire e portare frutto. La vita
fraterna, originata dallo Spirito Santo, cresce
se la qualità della nostre relazioni ha il sapore
dell’accoglienza, del perdono, della misericordia e della carità che il Signore Gesù ci ha
presentato come Beatitudine per la nostra esistenza. La povertà che tanti nostri Frati hanno
vissuto e vivono con letizia non è relegata in
secondo piano ma, nella luce del rinnovamento che rende sempre più giovani di carismi, assume i connotati della solidarietà, della condivisione dei beni con gli ultimi della terra, della
responsabilità nei confronti della salvaguardia
del Creato. Fraternità significa pure disponibilità a superare i confini della Fraternità locale,
della Provincia o della Custodia in cui viviamo, per sostenere Circoscrizioni in difficoltà
oppure ad essere aggregati a Fraternità interculturali dove le necessità di personale sono
più urgenti. La povertà può anche essere vissuta individualmente, mentre la vita fraterna
non ci dispensa mai dal porci in relazione con
l’altro, senza volere che diventi un cristiano
migliore. Difatti è risaputo che la sola persona
sulla quale abbiamo un certo potere di cambiamento siamo unicamente noi stessi!
— A livello ecclesiale
Mettendo decisamente al centro della nostra vita il vivere fraterno, noi ci poniamo pure
in profonda sintonia con quell’ecclesiologia di
comunione che rappresenta uno dei doni più
belli del Concilio Vaticano II per la Chiesa.
Sappiamo quanto sia stato difficile e faticoso realizzare il passaggio da un’ecclesiologia
212
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
che considerava la Chiesa alla stregua di una
societas perfecta ad una ecclesiologia di comunione, dove la comunione prima ancora di
essere il frutto di uno sforzo morale attuato dai
vari componenti della stessa, è da considerarsi
alla stregua un dono dall’alto, icona della santissima Trinità.
Mi ha molto stupito quando alcuni mesi or
sono un vescovo di Germania, di fronte all’offerta fattagli da un gruppo di nostri Frati indiani che si rendevano disponibili per assumere la
responsabilità di parrocchie nella sua diocesi,
rispondeva loro che ciò di cui la sua diocesi
aveva bisogno era altra cosa. Chiedeva loro
di venire per dare la testimonianza della vita
fraterna in uno dei tanti conventi che già sono
stati chiusi o che stanno per essere chiusi nella
sua diocesi. Nella stessa affermava che la diocesi avverte il bisogno della presenza dei religiosi che pregano regolarmente insieme e sono
disponibili ad accogliere le persone alla ricerca
di chi le sa ascoltare o per le confessioni. Ciò
sta a dire che le nostre Fraternità rappresentano un bene irrinunciabile per la vita del corpo
ecclesiale. All’interno di un’ecclesiologia di
comunione possiamo essere esempio vivo di
comunione.
Tempo fa rivolsi a Mons. Galantino, il segretario della CEI, la domanda di ciò che si
aspettava da noi Frati e la sua risposta fu chiara e inequivocabile: “Dipendesse da me, direi:
meno parrocchie e fate i Frati!” E poi ci spiegava come si attendesse da noi pressoché le
stesse cose che ho appena esposto sopra.
— A livello antropologico
Ma io credo vi sia anche un’urgenza di tipo
antropologico! Il bambino prima di aprirsi alla
relazione con gli altri, attraversa una lunga fase in cui impara a manipolare i suoi giocattoli e
ad apprendere come ci si comporta in famiglia.
Ripete all’infinito gli stessi giochi e gli piace
prendere in mano un oggetto e lasciarlo cadere per terra per poi farselo raccogliere da un
adulto e lasciarlo cadere di nuovo. Intanto la
muscolatura si va rafforzando e il bambino diventa sempre più abile nel manipolare gli oggetti. È il periodo in cui va molto geloso delle
cose che gli appartengono e solo difficilmente
le condividerà con un altro. Lo farà in una fase
successiva, quando, pur di avere la presenza
dell’amico, sarà disposto a cedergli i suoi giocattoli o a scambiare i ruoli, perché la presenza
dell’altro diventerà più importante delle cose e
degli oggetti posseduti.
Da uno sguardo anche solo sfuggevole al
nostro mondo di oggi riusciamo a comprendere come l’umanità abbia sviluppato moltissimo la fase che precede quella della relazione.
Lo si può comprendere a partire dallo sviluppo
enorme delle realizzazioni attuate nell’ambito della tecnologia. Questa oggi intervenendo
sulla materia è in grado di fissare su di un chip
piccolissimo un numero infinitamente grande
di informazioni. E ciò che avviene a livello
microscopico avviene anche a livello macroscopico, in quanto l’uomo è capace di produrre
sonde tanto sofisticate da raggiungere pianeti
a distanze inimmaginabili. Questo ci permette
di affermare che l’uomo d’oggi ha sviluppato
in maniera esponenziale la sua capacità di manipolare la materia e di usarla per i fini i più
disparati. Il che purtroppo è vero anche a livello degli armamenti! Tuttavia, a livello di relazioni tra i popoli, tra le nazioni e tra le varie
componenti del tessuto sociale siamo lontani
anni luce dall’aver sviluppato anche solo lontanamente qualcosa di paragonabile a quanto
è avvenuto in campo tecnologico. Il mondo
continua a essere diviso, il divario fra ricchi e
poveri continua a crescere, in famiglia ci si fa
la guerra per questioni ereditarie e anche fra le
nazioni possono scoppiare improvvisamente
nuovi conflitti a motivo dei territori che uno
stato contesta ad un altro. Inoltre, si direbbe
che lo sviluppo continuo nel campo dei mezzi di comunicazione renda le persone sempre
meno inclini alla relazione. Ci si trastulla per
ore e ore con questi nuovi giocattoli per adulti
e, di conseguenza, siamo sempre meno capaci di godere di un bel panorama o di porci in
ascolto dell’altro che ha qualcosa di tutto suo
da raccontarci. E questo capita anche tra noi
Frati!
Ecco perché la scelta di porre al centro dei
nostri intenti la promozione della vita fraterna
assume un valore molto alto ed esemplare sia
in relazione alla nostra identità di francescani,
in seno alla Chiesa e per il mondo in cui viviamo. È evidente che non possiamo limitarci a
proclamare un principio e che siamo chiamati
a precisare tutti quegli atteggiamenti che favoriscono la realizzazione di una vita decisamente condivisa tra fratelli. Si tratta appunto del
delicato ma necessario passaggio dall’identità
all’appartenenza. “Significa – per dirlo con le
parole di Papa Francesco – diventare ‘esperti
di comunione’”.4
Mi piace allora ricordare qui quanto stanno
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
vivendo alcuni nostri Frati in Francia, più precisamente a Clermont Ferrand. Sono trascorsi
sì e no 10 anni da quando un gruppetto di Frati
decise di stabilirsi nel convento in stato di quasi abbandono di quella città e di provare a vivere insieme, condividendo i lavori domestici,
curando in particolare la liturgia, garantendo
l’accoglienza per l’ascolto e per le confessioni
lungo tutto l’arco della giornata e sviluppando modalità semplici per essere una presenza
solidale accanto ai poveri, agli ammalati e ai
carcerati.
La prima cosa che hanno fatto insieme è
stata ripulire la chiesa, dipingerla e renderla
uno spazio sobrio, dignitoso e anche bello.
Quando la gente del luogo ha notato ciò che
stavano facendo i nuovi arrivati, è accorsa per
dare loro una mano nei lavori. E quella mano
si è in seguito dimostrata generosa anche nel
non far mancare ai Frati una buona bottiglia
di vino, l’agnello pasquale e molte altre cose
ancora. Oggi quella chiesa è molto frequentata
e per lo più da un pubblico giovane e da giovani famiglie con i loro bambini. Ho potuto
constatarlo di persona due anni fa durante il
triduo pasquale.
Immaginate voi che questo avviene in una
città segnata dalla secolarizzazione come la
maggior parte delle città nordeuropee! Un ritorno semplice e intelligente alla vita fraterna,
vissuta in tutta semplicità, possiede una forza
di attrazione incredibile, proprio e anche laddove Gesù Cristo è relegato fra la schiera dei
grandi sconosciuti. E nascono nuove vocazioni! Vi racconto un fatterello assai eloquente:
tempo fa un giovane disse ai Frati che aveva
deciso di non frequentarli più in avvenire perché temeva che gli potesse sorgere la vocazione di farsi Frate.
Ci tengo a dire che si tratta di una Fraternità
tutto sommato molto normale, formata cioè da
Frati di tutte le età. Si passa, infatti, dal trentenne fino al novantenne. Una delle chiavi per
comprendere ciò che sta avvenendo consiste
nella progettualità che questi Frati si sono dati:
hanno fatto delle scelte comuni e si impegnano a viverle. Direi che hanno imparato ad abbinare identità e appartenenza. E la gente che
li frequenta si sente attratta dal vedere come
questi Frati fanno le cose insieme, avverte che
il loro pregare è solcato da una tensione vera e
profonda verso Dio, li vede realizzare uno stile
di vita assai semplice e condiviso.
Lo scorso mese di dicembre abbiamo radunato a Fatima tutti i Ministri provinciali di
213
Europa ed abbiamo presentato loro la testimonianza di quanto stanno vivendo i Frati a Clermont Ferrand. Avevo invitato all’incontro anche il vostro carissimo Fr. Giacomo Bini e lui
mi aveva rassicurato che sarebbe intervenuto,
se non ché sorella morte ha deciso di chiamarlo prima a sé. Lo ha sostituito Fra Jacopo, che
ci ha parlato di Palestrina. E questo ci dice come possiamo e dobbiamo intensificare il dialogo e lo scambio di esperienze laddove sorge
qualcosa di nuovo e di autentico.
Perciò ritengo di poter affermare con forza
che la vita fraterna, vissuta in maniera autentica, affrontando i conflitti che immancabilmente possono insorgere in seno alla Fraternità, assume una forte connotazione evangelizzatrice.
Quando papa Francesco ha regalato ai Ministri generali dei vari Ordini e Congregazioni
la sua presenza lungo tutta una mattinata il 29
novembre 2013, ci ha parlato della vita fraterna con un grande senso del realismo, fino a
giungere ad affermare che una Fraternità senza
conflitti non può dirsi di essere realmente tale.
Ci invitava a non avere paura dei conflitti, a
condizione tuttavia di affrontarli decisamente
per evitare che ingigantendosi possano scoppiare e causare danni molto gravi.
Ciò che auguro a voi cari fratelli in san
Francesco per questo Capitolo generale è che
possiate fare un’esperienza fraterna forte fra
di voi nelle prossime settimane. Non abbiate
paura di affrontare le cose che non vanno o
che sono andate storte nel sessennio appena
trascorso. Ma prima ancora di fare questo è necessario che ciascuno di voi si interroghi con
quale spirito intende vivere questo Capitolo e
in che modo voglia dare il suo contributo personale per renderlo realmente fraterno.
Minori
Il giorno 4 ottobre 2013 è stato per Assisi e
per tutti noi francescani una giornata memorabile: il primo Papa nella storia che ha scelto
di chiamarsi come il nostro Santo fondatore è
venuti in visita, ed era per lui la prima volta,
nella città che ha dato i natali al nostro serafico
padre. Le scelte compiute da Papa Francesco
in quel giorno continuano ad interpellarci. Difatti le prime persone che ha voluto incontrare
non furono i Frati ma i disabili, quasi a volerci
ricordare che la conversione di san Francesco
avvenne grazie al fatto che Dio stesso lo condusse in mezzo ai lebbrosi e che questo incontro con gli ultimi e meno favoriti rimane una
214
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
pietra miliare per tutti noi che ci reclamiamo
del nome di francescani. Inoltre, il Papa non si
è limitato a quel solo gesto sbalorditivo, perché, invece di condividere con noi, come si usa
fare in quel giorno di festa, il pranzo presso il
Sacro Convento, è andato a pranzare con i poveri, alla mensa allestita per loro dalla Caritas
diocesana. Quale lezione di minorità! E sappiamo che Papa Francesco è rimasto fedele a
queste sue scelte e non finisce di stupirci compiendo gesti di grande e amorevole attenzione
verso i più poveri e gli emarginati.
Il pericolo per noi tutti è quello di chiamarci “minori” ma di essere in realtà molto lontani dalle persone che effettivamente stanno
vivendo in stato di emarginazione e mancano
di tutto. Assomigliamo molto al sacerdote e al
levita che scendevano da Gerusalemme a Gerico, i quali videro quell’uomo lasciato mezzo
morto lungo la strada e passarono oltre. Che
non sia stato così anche per il giovane figlio
di Pietro di Bernardone, il quale, in un primo
tempo, compiva un ampio giro attorno ai lazzaretti pur di non doversi imbattere in quelle
figure dall’aspetto raccapricciante e dall’odore
insopportabile? Gli facevano ribrezzo e lui si
fermava alle sue sensazioni sgradevoli. Non
si lasciava raggiungere dal loro grido di aiuto,
dalla loro richiesta di un gesto umano di vicinanza, perché rimaneva centrato unicamente
su se stesso. Ma fu il Signore stesso a condurlo
tra di loro e da quel momento molte cose, anzi,
tutto cambiò nella sua vita. Mi chiedo se non
debba ripetersi anche per la maggior parte di
noi, me compreso, questo intervento forte da
parte del Signore che ci confronti direttamente
con il povero e apra il nostro cuore e lo renda
accogliente e compassionevole. Non basta il
semplice fatto di dirci “francescani” per garantirci di essere capaci di stare con i poveri
e di rallegrarcene, perché Francesco ci chiede
proprio questo: “E devono essere lieti quando
vivono tra persone di poco conto e disprezzate
tra poveri e deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i
mendicanti lungo la strada.”5
L’incontro di Francesco con i lebbrosi segnò l’inizio della sua conversione e gli permise
di gettare uno sguardo del tutto nuovo sull’esistenza. Dopo quell’incontro Francesco non
fu più lo stesso. Un nuovo sapore della vita gli
venne consegnato: era passato dall’amarezza
alla dolcezza. Questo evento lo portò ad “uscire dal secolo”, a ricollocarsi dentro la vita degli
uomini del suo tempo in modo nuovo, uscendo
dalle logiche di potere per vivere quelle intra-
viste e sperimentate, come una rivelazione,
tra i lebbrosi. Nel giovane figlio del mercante,
desideroso di diventare un grande cavaliere,
avvenne un ribaltamento radicale delle categorie sociali nelle quali era vissuto fino a quel
momento così da abbandonare ogni sogno di
grandezza. Gli veniva chiesto di lasciare la città e di scendere verso il basso tra coloro che
vivevano l’emarginazione. Uscì dunque dalla
città per scendere nel recinto dei lebbrosi, collocati fuori dalle mura cittadine, confinati nel
basso della valle e rinchiusi dentro le mura di
emarginazione. Francesco andò a vivere tra i
lebbrosi, tra coloro che erano posizionati nel
posto inferiore della piramide sociale medievale. A partire da quel momento iniziò a vivere
un’altra logica, opposta a quella vissuta fino a
quel momento. Non si trattava più di salire nella scala sociale, ma di abbracciare valori nuovi
quali la misericordia e la condivisione gratuita
di sé a coloro che non potevano ripagarlo o avvantaggiarlo.6
La scelta di essere e di farsi chiamare “Frate Minore” si radica in questo passaggio fondante della sua vita e si trasformò in un invito
pressante ai suoi Frati a essere sottomessi a
tutte le creature, a non turbarsi per il peccato altrui, a non appropriarsi di luogo alcuno,
ad accogliere con bontà chiunque verrà da loro sia esso amico o nemico, ladro o brigante;
che nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano
chiamati semplicemente Frati Minori. E l’uno
lavi i piedi all’altro.
Ammettiamo onestamente che non si tratta di un aspetto facile da realizzare: probabilmente ci vuole una vita intera e tanta formazione per compiere questo cammino di spogliazione dal nostro ego e da aspirazioni che
sono certamente legittime ma non concordano
con l’ideale propostoci da Francesco. Sono
molti coloro che avendo abbracciato la vita
di Frati Minori, inconsciamente continuano
a sognare il prestigio e desiderano affermarsi
ed essere riconosciuti. Certo, per scendere e
gloriarsi dell’ultimo posto, prima bisogna aver
vissuto consapevolmente la nostra identità di
persone affermate e mature. Da qui nasce e si
ripropone continuamente la sfida grande di un
accompagnamento personalizzato e attento
negli anni della formazione iniziale. La stessa formazione continua dovrà ritornare spesso
sull’argomento.
Ritorniamo a Francesco e lui ci prenderà
per mano per portarci al suo modello per eccellenza, al Figlio di Dio fattosi uomo e all’Eu-
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
caristia, a quella sublime umiltà, dove il Figlio
di Dio si umilia a tal punto da nascondersi, per
la nostra salvezza, in poca apparenza di pane.
“Guardate, frati, l’umiltà di Dio, e aprite davanti a Lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi,
perché egli vi esalti. Nulla dunque di voi, tenete per voi; affinché vi accolga tutti Colui che a
voi si da tutto.”7
Così tutta l’introduzione alla nostra vita
consacrata francescana dovrebbe assumere il
carattere di un vero e proprio cammino di iniziazione, dove il candidato viene condotto attraverso l’insegnamento e esperienze graduali
e mirate a fare propri “gli stessi sentimenti di
Cristo Gesù: che pur essendo nella condizione
di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una
condizione di servo. Dall’aspetto riconosciuto
come uomo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.”8
La condizione di minori ci toglie per un
certo verso anche il diritto di turbarci e adirarci per il peccato o il male di un altro. Scrive,
infatti, Francesco al capitolo IV della Regola
non bollata: “E si guardino i frati, sia ministri
e servi sia gli altri, dal turbarsi e dall’adirarsi per il peccato o il male di un altro, perché
il diavolo per la colpa di uno vuole corrompere molti; ma spiritualmente, come meglio
possono, aiutino chi ha peccato!” Ecco allora
l’atteggiamento con il quale affrontare anche i
temi più scabrosi che possono presentarsi durante il Capitolo che state per iniziare.
La nostra missione oggi
L’essere Frati e Minori deve inserirsi in un
progetto che, in comunione con la Chiesa, miri a una trasformazione di alcune realtà che ci
stanno particolarmente a cuore. Non basta dire
che siamo Frati e che vogliamo privilegiare la
vita fraterna al nostro interno! Credo sia altrettanto importante affermare e impegnarci a fare
del nostro mondo un mondo più fraterno. Non
dovrebbe esserci parrocchia o opera sociale o
scuola o altra realtà ancora a noi affidata, dove non promuoviamo la collaborazione e il
coinvolgimento di tutti. Il nostro essere Frati
ci invita ad assumere ovunque e sempre uno
stile fraterno e mira a fare del mondo una realtà fraterna. Lo spazio che ci sta davanti e in cui
agire è immenso. Qualcuno ha affermato che
dei tre ideali della Rivoluzione francese ne sono stati realizzati, e non ovunque, sì e no quelli
di libertà e uguaglianza, ma siamo ben lungi
215
dall’aver promosso realmente la fraternità!
Credo proprio che noi in quanto francescani
non possiamo tirarci indietro da questo grande
compito. È vero che siamo pochi di fronte ad
un mondo così vasto e diviso. Ciò nonostante
assumiamo l’atteggiamento di chi crede nei
valori del Regno, paragonabile al granello di
senape che, gettato nel giardino, crebbe e divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami, oppure a quel
lievito che mescolato in tre misure di farina la
lievitò tutta.9
Agire in comunione con la Chiesa oggi esige che lavoriamo in sintonia con quanto Papa
Francesco ci ha proposto in modo chiaro e forte nella sua Esortazione Apostolica Evangelii
gaudium, dove come prima cosa afferma che
dobbiamo lasciarci riempiere il cuore e la vita
intera dalla gioia del Vangelo incontrando la
persona di Gesù; lasciandoci salvare da Lui,
che ci libera dal peccato, dalla tristezza, dal
vuoto interiore, dall’isolamento (1). Quanto il
Papa propone a ogni cristiano, cioè a rinnovare il suo incontro personale con Gesù Cristo o
almeno a lasciarsi incontrare da Lui, a cercarlo
ogni giorno senza sosta (3), vale anche per noi
figli di san Francesco. Non si comprende san
Francesco se lo si isola dal suo rapporto profondo ed esistenziale con la persona di Cristo
e il suo mistero di vita, morte e risurrezione.
Una certa stanchezza, entrata a far parte delle
nostre Fraternità e dei singoli Frati, è dovuta
secondo me ad una sottile e larvata crisi di fede. È incredibile con quale facilità ci lasciamo
pervadere dai valori del mondo che puntano al
successo personale e al prestigio, invece di lasciarci trasformare progressivamente da quelli
del Vangelo.
Il Papa ci interpella in particolare sul piano
della fraternità quando afferma: “Ai cristiani
di tutte le comunità del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa” (91). Questo pensiero lo aveva già espresso con altre parole durante l’incontro avuto
il 29 novembre 2013 con i Superiori generali
della USG, quando ci disse: “La fraternità ha
una forza di convocazione enorme. Le malattie della Fraternità, d’altra parte, hanno una
forza che distrugge”. E aggiungeva: “A volte
è difficile vivere la fraternità, ma, se non la si
vive, non si è fecondi. Il lavoro, anche quello
apostolico, può diventare una fuga dalla Fraternità”10. Non è che il Papa non si renda conto
che le Fraternità possono essere attraversate
216
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
da conflitti vari, ma ci ricorda semplicemente
che vanno assunti, sofferti e affrontati. Nella
Evangelii gaudium ci chiede di “accettare il
conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento con un nuovo processo”
(227). Il suo pensiero in questo ambito lo ha
precisato ancora maggiormente nella Lettera
Apostolica a tutti i Consacrati in occasione
dell’Anno della Vita Consacrata.11
Dapprima invita i Consacrati a vivere la loro
vocazione con passione e poi precisa ulteriormente: “Vivere il presente con passione significa diventare ‘esperti di comunione’, testimoni
e artefici di quel progetto di comunione che sta
al vertice della storia dell’uomo secondo Dio.
In una società dello scontro, della difficile convivenza tra culture diverse, della sopraffazione sui più deboli, delle disuguaglianze, siamo
chiamati ad offrire un modello concreto di comunità che attraverso il riconoscimento della
dignità di ogni persona e della condivisione del
dono di cui ognuno è portatore, permetta di vivere rapporti fraterni”. E questo lo si può fare
soltanto se abbiamo la gioia nel cuore, memori
di quanto afferma san Francesco nella Ammonizione XXVII: “Dov’e povertà con letizia, ivi non
è cupidigia né avarizia!”.
Come dovranno essere le nostre Fraternità nell’ottica di quanto ci propone Papa Francesco? Lui sogna una Chiesa in uscita, con le
porte aperte. Dice che deve assumere l’atteggiamento del padre del figlio prodigo, il quale
rimane con le porte aperte perché quando suo
figlio ritornerà possa entrare senza difficoltà
(46). Non si tratta di condannare, ma di rimanere in paziente attesa, e che ci sia sempre
qualcuno disposto ad accogliere. L’esperienza
ci dice che la qualità dell’accoglienza non dipende dall’età: ci può essere un Frate ottantenne molto più accogliente di un trentenne e
viceversa! Guardando oltre, mi pare pure importante l’invito ad “offrire spazi di preghiera
e comunione con caratteristiche innovative,
più attraenti e significative per le popolazioni urbane” (73). E ancora: “Abbiamo bisogno
di creare spazi adatti a motivare e risanare gli
operatori pastorali, luoghi in cui rigenerare la
propria fede in Gesù crocifisso e risorto, in cui
condividere le proprie domande più profonde
e le preoccupazioni del quotidiano, in cui discernere in profondità con criteri evangelici
sulla propria esistenza ed esperienza, al fine
di orientare al bene e al bello le proprie scelte
individuali e sociali” (77). Le nostre Fraternità non potrebbero diventare questi spazi di cui
parla il Papa? Queste sue parole ci aiutano ad
approfondire quanto ho detto sopra a proposito della risposta data dal vescovo tedesco ai
Frati indiani che gli chiedevano parrocchie. La
Chiesa ha bisogno di luoghi abitati da religiosi
che credono, celebrano la loro fede e sono disposti ad accogliere chi è in ricerca e a condividere con lui un pezzo di strada.
Vi è un altro tema sul quale Papa Francesco
ritorna con molta insistenza tanto da aver indetto un Anno Santo speciale dedicato a esso:
la misericordia! Ho come l’impressione che
questo Papa si renda conto dei danni immensi
che sono stati provocati da una prassi penitenziale improntata al moralismo e che, invece di
portare sollievo, metteva paura. Ora lui vuole
riportarci tutti alla freschezza del Vangelo e di
quel perdono che Cristo ha offerto a tutti indistintamente. Così può dire al singolo: “Gesù
Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti,
e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per
illuminarti, per rafforzarti, per liberarti” (EG
164). Di conseguenza può anche affermare
che “la misericordia è la più grande di tutte le
virtù” (EG 37).
Per voi che state per iniziare il Capitolo
generale che dovrà toccare argomenti scottanti come quello di una buona e trasparente
gestione economica, rimane importante aver
presente la massima pronunciata da Francesco nell’Ammonizione XXVII: “Dove è misericordia e discrezione, ivi non è superfluità ne
durezza”. E nella Lettera a tutti i fedeli Francesco ricorda a coloro che hanno ricevuto la
potestà di giudicare gli altri di esercitare il giudizio con misericordia, così come essi stessi
vogliono ottenere misericordia dal Signore;
e ammonisce: “Infatti il giudizio sarà senza
misericordia per coloro che non hanno usato
misericordia”.12
È interessante constatare come il Papa nella EG non parli molto della secolarizzazione
e del relativismo dei valori, argomenti certamente importanti ma di taglio piuttosto intellettuale. Egli preferisce argomentare a partire
dai poveri, da coloro che stanno al margine. È
pervaso dal desiderio di trasmettere la sua fede
agli altri, a tutti senza escludere nessuno. In
questo senso l’insistenza di uscire per andare
verso le periferie al fine di guardare al tutto a
partire da esse, diventa la chiave ermeneutica a
partire dalla quale il Papa argomenta. In questo
si sente sostenuto dalla profonda convinzione
che questa fu e continua a essere la scelta del
Dio di Gesù Cristo. Perciò può affermare con
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
forza: “C’è un segno che non deve mai mancare: l’opzione per gli ultimi, per quelli che la
società scarta e getta via” (195).
Per far parte anche noi di questa Chiesa in
uscita verso le periferie dobbiamo disporci a
compiere dei cambiamenti nelle nostre scelte e
a rivedere molte delle nostre abitudini. “Uscire” significa “cambiare” e tutti ci rendiamo
conto di quanto ciò sia difficile. A giusta ragione san Francesco pone accanto all’umiltà,
quale sua stretta sorella, la pazienza: “Dov’è
pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento”. I cambiamenti generalmente avvengono
solo lentamente ed esigono tanto tempo. Ecco
perché il Papa dà la preferenza ad una Chiesa
accidentata, ferita e sporca perché in uscita per
le strade, piuttosto che ad una Chiesa malata
per chiusura e per la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze (49). Potremo parlare delle nostre Fraternità come accidentate,
ferite e sporche a partire dal momento in cui
non avremo più paura di farci vicini alle tante
forme di povertà che segnano i contesti in cui
viviamo. Oggi essere minori significa sempre
ancora farsi prossimi di coloro che sono minori non per scelta ma per le circostanze avverse
della vita. Queste persone hanno pure loro il
diritto che venga loro annunciato il Vangelo:
“Hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua
benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei
sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede” (200).
A un Frate che si burlò di un povero che
gli chiedeva l’elemosina Francesco impose
di togliersi l’abito, di chiedergli perdono e di
baciargli i piedi! Il che stava a dire che chi disprezza un povero non è degno di chiamarsi
Frate Minore, deve mettersi lui stesso nell’atteggiamento di mendicare il perdono e, baciandogli i piedi, è chiamato a restituirgli la sua
dignità13. Quando da studente di teologia vissi
per un mese in mezzo ai clochard a Zurigo, mi
resi conto che i poveri sono tutt’altro che semplici e remissivi. Quegli uomini erano spesso
ubriachi e oltremodo litigiosi, per non dire che
puzzavano ed erano trascurati. A pensarci bene dobbiamo constatare che dopo l’incontro
tanto importante per Francesco con i lebbrosi, incontro che gli cambiò la vita, i lebbrosi
continuavano ad emanare un cattivo odore e
la loro presenza era tutt’altro che piacevole.
Guardiamoci da ogni forma di romanticismo.
La domanda che siamo chiamati a porci è piuttosto: Chi era cambiato? I lebbrosi no di certo
217
ma Francesco sì. Questo lo rendeva capace di
gesti nuovi e sorprendenti al punto di provare un sentimento di reale dolcezza. Anche in
questo ci raggiungono nuovamente le parole di
Papa Francesco in EG quando afferma: “La vita si rafforza donandola e si indebolisce nell’isolamento e nell’agio. La vita cresce e matura
nella misura in cui la doniamo per la vita degli
altri” (10).
Con questo, cari fratelli riuniti in Capitolo, io vi auguro che possiate vivere un tempo
fraterno assai forte e possiate uscire da questa
esperienza capitolare con rinnovata consapevolezza dei valori che orientano la nostra vita
di Frati Minori (l’identità), ma anche avvertendo dal profondo di voi stessi la gioia e la
fierezza di appartenere a questa vostra Fraternità (l’appartenenza) e desiderosi di trasmetterla ai Frati a voi affidati al momento del
rientro nelle vostre Circoscrizioni di origine.
Vi auguro inoltre che vi sia dato di maturare
e prendere decisioni che permettano di compiere quei cambiamenti che vi portino a vivere
la minorità in una reale vicinanza con i poveri
del nostro tempo e questo evitando di soccombere di fronte alla paura di sporcarci le mani
e di essere maleodoranti. Dio benedirà tutte
le iniziative che rafforzerete o promuoverete
per favorire la comprensione e il dialogo tra
gli appartenenti a religioni, razze, provenienze
diverse. Lo Spirito Santo con la sua luce e la
sua forza vi renda capaci di portare Cristo “nel
cuore e nel corpo con l’amore e con la pura e
sincera coscienza” e di generarlo “attraverso le
sante opere, che devono risplendere agli altri
in esempio”.14
San Francesco, santa Chiara e tutti i vostri
santi Patroni accompagnino i lavori capitolari
e li rendano fecondi per il bene del vostro Ordine e della Chiesa. La Vergine Maria, “Stella
della nuova evangelizzazione”, vi aiuti a restare fedeli al progetto evangelico di vita cui
Francesco continua ad esortarvi con la bella
espressione: “Riponi la tua fiducia nel Signore
ed Egli avrà cura di te”.15
Cari Fratelli nel Signore, che Dio vi illumini in questi giorni di deliberazioni e vi sostenga nel cammino di santità e di servizio alla
sua Chiesa! Vi accompagno con il pensiero e
le preghiere.
Fr. Mauro Jöhri, OFMCap.
Ministro generale
218
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
La «Civiltà Cattolica», 19 settembre 2013.
join the postulancy program; those who are
accepted into novitiate and who make first
profession of our Rule and Life; those who
after a long period of discernment and struggle make a solemn and perpetual profession
to live forever the evangelical counsels in a
radical and prophetic manner; those who are
ordained as Franciscan deacons and priests,
called to minister in a particular way to the
ecclesial community of the Church and to reflect the values of the Franciscan consecrated
vocation in all aspects of this special ministry; the election of Ministers to assist and
guide us in living our fraternal profession of
the Gospel life, particularly our Ministers
Provincial and Definitoria; the holding of our
Provincial Chapters, during which we strive
to discern what the Lord is asking us to do in
response to the signs – the desires, the needs,
the fundamental aspirations – of our times. A
General Chapter is just such a special event
in our lives.
3. Report of the Minister General to the
Chapter 2015
We Are A Mission
1
Cfr. P. Maranesi, Chiara e Francesco. Due volti
dello stesso sogno, Cittadella Editrice, Assisi 2015.
3
Cfr. Idem, Il sogno di Francesco. Rilettura storicotematica della Regola dei Frati Minori alla ricerca
della sua attualità, Cittadella Editrice, Assisi 2011.
4
Papa Francesco, Lettera apostolica A tutti i consacrati in occasione dell’anno della Vita Consacrata.
5
Rnb IX.
6
Cfr. P. Maranesi, Chiara e Francesco, 23-29.
7
LOrd.
8
Fil 2,5-8.
9
Lc 13,18-20.
10
Antonio Spadaro S.J., “Svegliate il mondo!”. Colloquio di Papa Francesco con i Superiori Generali, in:
Civiltà Cattolica, 4 gennaio 2014.
11
21 novembre 2014.
12
2Lf 29.
13
2Cel LII,85.
14
2Lf 53.
15
1Cel XII,29.
2
Friars and Lesser Ones
in our Times
Introduction
As he was setting out on a journey,
a man ran up,
knelt down before him,
and asked him:
“Good teacher,
what must I do to
inherit eternal life?”
(Mark 10: 17)
My Dear Brothers of the Order of Friars
Minor,
May the Lord give you peace!
1. All of us are engaged in a spiritual journey involving the entire Order of Friars Minor, lived daily through lives offered freely
and without condition to the Lord of Life,
Jesus, the resurrected One. This journey is
marked by special events in the life of the Order: the celebration of new candidates who
2. By its very nature as a gathering of all
the brothers, in the persons of Ministers and
other delegates, the scope of the General
Chapter touches all aspects of our Franciscan
life, enabling us to step back and evaluate the
current situation of the life of the Order and
our lives together as brothers of the Gospel.
We also are called to discern the voice and
call of God who speaks continuously from
the cross of San Damiano, speaking to each
of us who have embraced the radical evangelical life, calling us to ever greater fidelity and
to embrace the call we have received with absolute abandon and generosity, without placing conditions on God, on one another and
on ourselves.
3. The General Chapter also provides us an
occasion in which to renew our commitment
to the universal and local brotherhood, to live
in simplicity and minority, allowing God to
call and guide us into the way of itinerancy
and participation in the evangelizing mission
of the Church in all of its diverse forms (‘ad
gentes’, ‘inter-gentes’, ‘intra-gentes’). As
Pope Francis reminds us in Evangelii gaudium (EG): I am a mission on this earth; that
is the reason why I am here in this world.
We have to regard ourselves as sealed, even
branded, by this mission of bringing light,
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
blessing, enlivening, raising up, healing and
freeing. (EG 273, emphasis added)
4. This missionary invitation is extended
to all of the brothers of the Order, as developed in Chapter V of the General Constitutions (GGCC), and serves as a permanent attitude or intuition about how we are to live
with and for God, with and for one another,
and with and for the Church, the world and
for creation. “God has sent you into the entire
world for this reason”: “As the Son was sent
by the Father, so all the friars, guided by the
Holy Spirit, are sent to proclaim the Gospel
in the whole world, to every creature and to
make everyone know by the witness they give
to his voice, that no one is all-powerful except
God. (Ch. V, art. 83.1).” Thus, all structures
of the Order, all methods for organizing ourselves at the level of the General Curia, the
Provinces, the Custodies, the Foundations,
and in all of our apostolic endeavors must
reflect this primary vocational intuition: we
are mission on this earth; that is the reason
for which we Friars Minor exist and to which
our entire lives are turned. This is no less the
case now, as we gather in General Chapter, to
consider more purposefully as an Order the
ways in which the Lord is inviting us to live
this, our missionary vocation in and for the
world today.
A Time of Change
5. As we have all experienced in one way
or another, our Order has experienced numerous changes over the course of these past
number of years, and has experienced them
at every level of life together: the global, the
provincial, and the personal. We have witnessed growth in some parts of the Order,
while in other parts we have experienced the
aging of the brothers and numerical decline.
At the beginning of the previous sexennium
(2003), the Order officially numbered 16,082
friars (including 478 novices). By 2009,
that number had further declined to 14,525
(including 398 novices). And in 2013 there
were 13,745 friars (including 383 novices).
Thus, from 2003 to 2013, the Order declined
officially by 14.7%. The number of novices
during that same period dropped by 19.8%!
At the current rate of decline, there is a likelihood that the Order could further decline by
another 14.7%, or to approximately 11,724
219
friars in the coming decade. The numbers
might actually be lower should the current
rate of decline in the number of novices continue. It also is important to keep in mind that
the official statistics of the Order do not account for the significant number of brothers
no longer living in a ‘regular’ situation, e.g.
no longer living in fraternities of the Order,
those who are ‘missing in action’, and those
who simply have decided to ‘check out’ of
the Order and live independent lives. It would
be hard to assess the number of friars living
under these conditions, effectively living outside of the Order, but the numbers are statistically relevant.
6. At this level of our life as a global fraternity, we also have seen many changes
within the government of the Order. The Holy Father called the former Minister General,
Archbishop Jose’ Rodriguez Carballo, and
two General Definitors, Bishop Paskalis Syukur and Bishop Vincent Mduduzi Zungu to
episcopal service. The current Minister General and Vicar General were elected in May
2013 to complete the six-year mandate and
to help prepare for the upcoming 2015 General Chapter. As you are all well aware, these
changes – and with them, challenges – at the
level of general governance were not limited
simply to placing new names on office doors.
In July 2014 it was discovered that there had
occurred serious irregularities in the handling
of funds and the operation of the Office of the
General Treasurer at the General Curia, leading to the resignation of the former General
Treasurer. These irregularities have shaken
the financial stability of the General Curia
and its ability to respond to its financial responsibilities and to urgent needs expressed
within the life of the Order. This crisis points
to other areas of our lives where individual
friars, local fraternities and even entities of
the Order have not always respected our vocation to minority, transparency, and Gospel
solidarity. I will return to the issue of the financial crisis and implications for our current
and future witness in Part I of the current report.
7. As I noted above, changes have also been
felt at the level of the Provinces, Custodies,
and other entities of the Order. Sometimes
these changes have been experienced as moments of tremendous grace. I am thinking par-
220
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
ticularly of the movements for provincial and
custodial reconfiguration that have – and still
are – enabling provinces to renew the presence
of our fraternity in the lives of the women and
men we are privileged to serve. Other changes,
unfortunately, have been occasions of great
pain for all those involved.
8. Over the past six years, I have had the
opportunity to serve as your Vicar General
(2009-2013) and now as your General Minister
and Servant (2013-2015). When I was elected
as Vicar General in 2009, I did not feel that I
had the requisite skills for serving in leadership in the General Definitory. If I may, I wish
to offer a short personal testimony. During the
first year in the General Curia I experienced a
bit of a crisis, which was marked also by the
grace of the brotherhood, of cooperation and
teamwork within the General Definitory. This
spirit of cooperation and fraternity was found
also among the brothers of the Curia serving
tirelessly and thanklessly in the General Secretariats for Mission and Evangelization, Formation and Studies, the Office of Justice, Peace
and Integrity of Creation (JPIC), the Office of
the General Secretary, the General Procurator,
the Office of Spiritual Assistant to the Secular
Franciscan Order, the Promotion of Saints, the
Office of Pro Monialibus, the Office of Translators, the Communications Office, the Juridical Commission, the brothers serving in the
front office and for hospitality, the sacristans,
and the brothers serving in the other services
in the Curia. To all of these brothers, I offer
a special word of gratitude for their tireless
service to the Order, in addition to the service
they provided to me personally. I am, and shall
always be, grateful.
Governance in the life of the Order
9. Governance in the life of the Order or the
Church is never an easy task but it is a most
necessary one. The logic of governance and the
exercise of authority in the life of the Order is
based on the concept of responsibility grounded
in minority and the ‘washing of the feet’ of the
brothers. Francis links two key words, “minister” and “servant” (cf. RNB 5). The brothers
of the Order entrusted with authority are to be
“ministers and servants” of the friars, respecting the dignity and equality of all brothers in
the sight of God. Seen in this light, all exercise
of authority is for the promotion of evangelical
holiness and fraternal communion, fraternitas,
promoting a spirit of service and the ‘washing of
the feet’ among all ministers and, by extension,
among all the brothers of the Order who are
called to be co-responsible with and for one another. Any other understanding of governance
and the exercise of authority is antithetical to
our life and our evangelical mission (cf. P. Maranesi, M. Reschiglian, “Beato il servo che…,”
2014, Milano, Edizioni Biblioteca Francescana,
pp. 21-26).
10. The General Definitory has made every
effort to fulfill its task of governing the Order,
seeking to listen to the needs of the entities and
the universal brotherhood, and placing these
before God in a spirit of discernment. At the
same time, the Minister General and the General Definitory have been required to intervene
in certain cases in the life of the Provinces or
Custodies in order to ensure a good quality of
Franciscan life and mission. These interventions have come at great cost and have not always been well received or supported. Rather
than being interpreted as an effort to promote
communion, they have been perceived as ‘illegitimate intervention’. I will return to this
issue later in the report when I consider the
question of a crisis of governance, leadership
and co-responsibility. Do know that in every
such intervention, we have acted in good faith,
and did so only after listening to the concerns
of the brothers, and with the hope of proposing
solutions that represent a cross-fertilization of
local and universal insights and which help to
restore trust and become a cause for hope. In
this way, we have sought to do as St. Paul recommended to the community in Ephesus, i.e.,
“putting away falsehood, speak[ing] the truth,
each one to his neighbor, for we are members
of one another” (Eph. 4, 25), and to do this according to the Tradition of our Order.
11. Despite all of our good efforts in administration, we did not always achieve the
balance that is necessary in order to ensure
the good conduct of affairs at the level of the
central governing structures of the Order. The
financial crisis in which we currently find ourselves at the general level of the Order is an
example of our lack of attention to detail. It
should serve as a ‘wake up call’ to future administrations to ensure that greater attention
is given to the regular administrative tasks
that are the direct responsibility of the Gen-
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
eral Definitory. This applies equally to the
Provinces, Custodies, and other entities of the
Order.
The spiritual animation of the Order
12. Animation of the Order, at the general
as much as at the provincial, custodial and
local levels, is not merely a matter of governance. It is also a matter of that spiritual care
with which Ministers help their brothers to
“put on the new self, created in God’s way
in righteousness and holiness of truth” (Eph.
4, 24), in order that they may go forth to give
witness to the life-giving power of the Gospel in the world. This witness must begin in
our own proper cloister, which is undergoing
changes often more profound than the ones
we ourselves have only just faced, changes we
could scarcely have imagined six years ago.
This putting on of the ‘new self’ is at the center of all Franciscan animation. Our General
Constitutions described the character of this
new self well: “The friars…are bound to lead
a radically evangelical life, namely: to live in
a spirit of prayer and devotion and in fraternal
fellowship; they are to offer a witness of penance and minority; and, in charity towards all
humankind, they are to announce the Gospel
throughout the whole world and to preach reconciliation, peace and justice by their deeds;
and to show respect for creation” (GGCC Art.
1 §2).
13. The goal of the spiritual animation of
the Order by the General Definitory has been
to work with the staff in the General Curia and
with the entities so as to fulfill the mandates
of the General Constitutions, and those emerging from the 2009 General Chapter found in
the document Bearers of the Gift of the Gospel
(BGG). Special attention has been given to the
themes of “restoring the gift of the Gospel,”
and “evangelizing mission” (cf. BGG, no. 3,
4). The post-2009 General Chapter documents
prepared by the General Definitory and the
various General Secretariats and Offices have
attempted to present clearly the themes and
mandates of the 2009 General Chapter and to
provide useful tools to facilitate the integration of the values and priorities that are central
to the living out of our Franciscan missionary
identity in the rapidly changing contexts of the
world today – the characteristics of which I
will consider at depth in Part III of my report,
221
and which can be found in the Lineamenta
for the 2015 General Chapter. Many brothers
have told us that the documents and tools that
have been provided have been generally helpful to promoting and animating the lives and
ministries of the entities and the Order.
14. We also have conducted animation
activities through the Visits to the brothers
and the entities, the Visits to the Conferences, through letters, through the Communications office, through international meetings,
through General Visitations, through the work
of International Commissions, and in particular through the work of the Interdisciplinary
Commission, the Questionnaire, study days
and other initiatives seeking to promote serious reflection on our lives, and to challenge
the Order to ‘wake up’ from any temptation
towards lethargy or inertia, and to engage ourselves in ‘waking up the world’ (cf. Pope Francis, Nov. 29, 2013, USG). All of these efforts
reflect the commitment of the General Definitory to fulfill the sixty-one mandates of the
2009 General Chapter.
Critical Themes in the Life of the Order
Today
15. Over the course of our service of animation, dealing with issues both governmental
and spiritual, some central themes in the life
and mission of the friars that have emerged include the following:
a. Identity of Friars Minor, a sense of belonging to God, to the Order, the province or
custody and the local fraternity;
b. Fraternity as the locus for our encounter
with God and our engagement with the
Church and the world today;
c.Restructuring of the human person, the local
fraternities, and the entities as the hermeneutical tool for re-igniting our passion for
living the Gospel life and re-awakening the
hope of the friars in entities that are facing
the challenges of rapid aging, numerical decline, fatigue, the temptation of an exaggerated individualism, unhealthy dependencies,
and other symptoms of malaise;
d.Interprovincial and other forms of collaboration leading to a greater sense of
participation in, and co-responsibility for,
the universal identity of the Order and the
evangelizing mission of the Church;
e.Mission as the necessary fruit of a deep life
222
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
of prayer, fraternity and commitment to ongoing formation and conversion;
f. Renewal of a life of simplicity and minority
as tools for liberating us for greater mobility and insertion in the lives of the people of
God;
g.Accompaniment as the means for promoting a deeper integration of the central values and helping one another to overcome
moments of personal and collective crises;
and
h. Integration of the values of justice, peace
and integrity of creation into all aspects of
our identity as Friars Minor, into the work
of the governance and animation of the Order, into all of our activities, and as an effective means for deepening the quality of
our encounter with others and with the created universe.
16. This Report seeks to give an account to
the Order of the ways my predecessor, Archbishop José Rodríguez Carballo, OFM, the
General Definitory, and I have attempted to
fulfill the mandates of the 2009 General Chapter. The goal of these mandates ultimately was
the restructuring or transformation (‘redimensioning’) of the life of the friars minor and of
the entities of the Order so that they could become once again springboards for evangelical
life and mission, centers of faith and humanity,
and living witnesses to the justice and peace
promised by God. The mandates also take as
their starting point not only the gift of the Gospel but also the gift of the brothers committed
to a shared, fraternal life as the locus of divine
incarnation. It is only as we deepen our awareness of the nature of the gifts we bear, the Gospel life and the brothers with whom we share
fraternity, that we might come to a deeper experience of the joy of the Gospel, Evangelii
gaudium! The mandates of which I speak are
found in the 2009 post-General Chapter document, Bearers of the Gifts of the Gospel. Much
gratitude is given to Archbishop Carballo for
the tireless efforts he made in service to the
Order.
Hermeneutics for this Report
A. Inspiration
17. In preparing this report, I have found inspiration in several sources: the Rule and Life
of our fraternity; our General Constitutions and
General Statutes; and Pope Francis’ Apostolic
Exhortation Evangelii gaudium. To these texts
I must also add another, source of inspiration:
the “text” of the life experiences of each of the
brothers I it has been my privilege to serve, in
many ways and different roles, these past six
years. Each friar has contributed something to
the story for our Order. This is not surprising,
as each friar bears the responsibility for deepening the story of our Franciscan adventure, an
adventure that must be daily renewed through
prayer, the living of close affective bonds with
the brothers, through the practice of love and
justice towards all people and towards the created universe, and through efforts to engage in
God’s missionary program for the world – the
in-breaking of the Kingdom of God, a Kingdom of mercy, love, justice, peace and communion. It is in this way that our story – as
friars, as disciples, and brothers to all creation
– becomes one of union and communion, of
living the experience of what Pope Benedict
XVI calls “human ecology”: “The human being will be capable of respecting other creatures only if he keeps the full meaning of life
in his own heart. Otherwise he will come to
despise himself and his surroundings, and to
disrespect the environment, the creation, in
which he lives. (Caritas in veritate 51)”
18. I have also found inspiration in another
source, the true Rule of our fraternity: the Gospels, specifically the story of the rich, wouldbe disciple (Mark 10: 17-31). “Good teacher,
what must I do to inherit eternal life?” For
those of us who have chosen the Gospel life as
proposed by St. Francis, this question is unlike
any other; it goes to the heart of our identity
and the choice we have made through our religious profession to abandon all in order that
we might be free to follow Jesus, the master of
our lives. Through the grace of his “Amen” to
this same call, St. Francis – in his poverty, his
humility, and his fidelity in following in the
footsteps of his “Good Teacher” – became a
living gospel for the people of his time.
19. If we desire to be such a living word of
mercy, compassion, and hope to the people of
our time, rather than a source of scandal and a
sign of contradiction to the Gospel we profess
as our Rule and Life, then we must do more
than wear Francis’ habit and recount his deeds.
As St. Francis warned the brothers in Admonition 6: “Therefore, it is a great shame for us,
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
the servants of God, that the saints have accomplished great things and we want only to
receive glory and honor by recounting them”
(in Francis of Assisi, The Early Documents,
New York, 1999, pp. 201-202). We must once
again follow his example. We must renew our
“Amen” to the “Good Teacher” who is speaking to us today, His feet planted firmly in the
midst of a wounded and broken world: in poverty and humility, “follow me” (cf. Jn 1: 3839; Mt. 25: 31-46).
B. Invitation to Freedom
The Gospel of Mark, 10: 17-31:
20. As he was setting out on a journey, a
man ran up, knelt down before Jesus, and
asked him, “Good teacher, what must I do
to inherit eternal life?” Jesus answered him,
“Why do you call me good? No one is good
but God alone. You know the commandments:
‘You shall not kill; you shall not commit adultery; you shall not steal; you shall not bear
false witness; you shall not defraud; honor
your father and your mother.’”
The man replied and said to Jesus, “Teacher, all of these I have observed from my
youth.” Jesus, looking at him, loved him and
said to him, “You are lacking in one thing. Go,
sell what you have, and give to the poor and
you will have treasure in heaven; then come,
follow me.” At that statement the man’s face
fell, and he went away sad, for he had many
possessions.
Jesus looked around and said to his disciples, “How hard it is for those who have
wealth to enter the kingdom of God!” The
disciples were amazed at his words. So Jesus
again said to them in reply, “Children, how
hard it is to enter the kingdom of God! It is
easier for a camel to pass through the eye of
a needle than for one who is rich to enter the
kingdom of God.” They were exceedingly astonished and said among themselves, “Then
who can be saved?” Jesus looked at them and
said, “For human beings it is impossible, but
not for God. All things are possible for God.”
Peter began to say to him, “We have given
up everything and followed you.” Jesus said,
“Amen, I say to you, there is no one who has
given up house or brothers or sisters or mother
or father or children or lands for my sake and
for the sake of the gospel who will not receive
a hundred times more now in this present age:
houses and brothers and sisters and mothers
223
and children and lands, with persecutions, and
eternal life in the age to come. But many that
are first will be last, and the last will be first.”
21. The story of the rich man in the Gospel is fundamentally about the relationship
between that which we hold to be our greatest treasure, our personal freedom and the
positive and negative consequences that come
with the choices we make along the way, and
the self-denial required to follow Jesus as His
disciples, as consecrated religious and as friars and minors in the world today. The good
news of the story of the rich man is that Jesus
offers him the response to his most fundamental needs, and an opportunity to live in the
freedom of the children of God. The difficult
news is that this offer is all consuming. It does
not allow a lukewarm response or a temporary
commitment of one’s energies and passion
until a better offer comes along. Doing only
what is absolutely necessary to survive in life,
following the rules and, we might say, fulfilling the minimum requirements of prayer,
fraternity and missionary evangelization also
is excluded from the demands of discipleship
that Jesus makes of the man.
22. In the context of the Gospel of Mark,
discipleship requires a denial of oneself, the
embracing of the cross of Jesus, and to following Jesus through acts of absolute generosity, giving of oneself totally for the sake of
the Gospel and in unreserved service to all of
God’s people, and in a particular way to all
of God’s creation. We are called to place the
goals of the Kingdom of God at the center of
our lives, our fraternities, our ministries, our
commitment to missionary evangelization,
to ongoing formation and conversion, and
through our acts of justice, peace and care for
creation (cf. GGCC, art. 1 §2).
23. As the story develops, Jesus responds to
the request of the man in search of eternal life
by citing the obligations that every faithful Jew
was expected to fulfill, Jesus summed up in the
commandment to “love your neighbor as yourself” (cf. Mark 10:19; 12:31; Leviticus 19:18).
The rich man responds by insisting that he has
fulfilled all that the prescriptions of the Law
throughout his life. Jesus then escalates the requirement by identifying what was the man’s
greatest treasure, challenging him not only to
follow all of the commands of the Law but also
224
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
to take a further and more difficult step of letting go of all that prevents him from offering
himself totally in service to the Lord God and
in service to others. In this way, Jesus does not
deny the goodness that comes from following
the prescriptions of the Law. Rather, he makes
clear that is insufficient – and the man knows
it. If they were, why would he be here asking
Jesus what more he must do? Why would he
be seeking out Jesus to satisfy his hunger for
true fulfillment?
24. Jesus recognizes the spiritual hunger of
the man, and so, looking at him with love, Jesus invites him to take a further step in his life
in order that he might find peace, fulfillment,
a sense of identity and purpose that will lead
him into the future – a future marked by evangelical love and freedom. The difficult step
the man must make, however, is to abandon
everything – his liberty, his possessions, even
his understanding of God, himself and others
– and embrace without reserve the goals and
vision of the kingdom of God proposed and
lived by Jesus. Our beloved Minister General
Bro. Giacomo Bini once wrote: “God seeks
all. He is jealous. It is not a matter of combining things but rather of changing [one’s heart].
We must hand ourselves over to Him, create a
profound and lively dialogue with Him in order to come to choose Him with generosity,
cutting off previous connections (ties). Ambiguity and indecision will lead to a division
within us: we will never be free. God wants all,
and he wants all precisely in order to construct
[within us] our identity and freedom. Make a
choice in order to be free! (Un’esistenza unificata e pacificata in Dio, Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, 2011, pp. 25-26).
25. My dear brothers of the Order, as we
prepare for the 2015 General Chapter, the
question before each of us as friars and minors
is the same as is found in the Gospel text. For
this reason, I have chosen to use it as a leitmotif for my report to you. In the light of the
invitation Jesus puts to this would-be disciple,
the following questions come to my mind as
most pertinent to us today as we follow the
Lord as friars and minors in our times. I seek
to use this text as a means of helping each of us
to examine the quality of our Franciscan lives,
fraternities, and evangelizing mission, and our
personal response to Jesus’ radical demand.
It is my prayer that the 2015 General Chapter
will serve the Order as a kairos event.
a. For whom do we long, and what do we desire as disciples of the Risen Lord, members of the Order of Friars Minor, and as
men invited to experience the gift of eternal
life now, in our daily lives? Is it clear in the
witness of our lives for whom we long?
b. Are we prepared to daily take up the cross
of Jesus, as our founder and Father Francis
challenges us to do, to “go, sell everything
you have and give it to the poor, and you
will have treasure in heaven; and come, follow me” (cf. Regula non bulata, chapter
1.3), or are there too many other competing
demands and temptations that keep us from
responding without condition?
c. What immediate steps might we as an Order need to take to help one another to enter
into the mystery of the vocational call from
Christ, and in what ways might we create an environment within our fraternities
where we might explore together the full
consequences of responding to the demand
of Jesus given to Francis of Assisi and to
each of us who are his beloved sons?
26. It is only by responding to these questions, among many others, that as brothers of
the evangelical Gospel life we be able to come
into the experience of the freedom offered by
God. This alone is the freedom that will enable us to enter into dialogue with God, with
all human beings, with the created universe,
seeking to place God at the center of all of our
activities and to recognize God’s presence at
the center of our fraternities, our evangelizing
missionary activities and our work for justice,
peace and the integrity of creation.
27. If we are willing to embrace Jesus’ offer to the rich man, the same offer he made
to Francis of Assisi and that he makes to each
of us, we can then expect to reap the fruits of
a new-found and radical evangelical freedom
within our hearts. This freedom also will be
made manifest within the lives of our brothers, our fraternities, and our provinces, custodies, foundations, and institutions, transforming them into centers of humanity and grace to
which will be drawn both young and old, rich
and poor, believer and non-believer alike.
28. Utopia? Perhaps. But this also is the
promise that Jesus offers to those who dare to
step out in total faith, abandoning themselves
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
into his providential mercy and walking with
eyes of faith, hearts of love, lives filled with
the joy of the Gospel. This is our vocation.
This is our identity, which “no one can strip
[from us]…the dignity bestowed upon us by
[the] boundless and unfailing love [of God]…
he makes it possible for us to lift up our heads
and to start anew. Let us not flee from the resurrection of Jesus, let us never give up, come
what will. May nothing inspire more than his
life, which impels us onwards! (Pope Francis,
Evangelii gaudium, no. 3).”
Structure of the Report
29. My report to the Order is divided into
four parts. These are as follows:
a.Introduction provides a context, a spiritual
reflection and a series of questions to help
the reader enter into the spirit of the Report,
and to provoke within the brothers a deeper
reflection on the quality of their (our) commitment to the evangelical life as proposed
by St. Francis of Assisi.
b.Part I describes the current financial crisis confronting the Order, the deeper challenges present throughout the Order that
this issue reveals, and specific means that
all of us must undertake if we are to face
this crisis with faith, perseverance and with
the promise that God will bring us to the
dawn of a new, if very different, experience
of our Franciscan life. Quite possibly, God
has provided us with a new opportunity to
rediscover the freedom that comes from living evangelical simplicity and austerity. At
the same time, God also is calling us to be
more responsible for the resources he has
provided us, oftentimes with great sacrifice
on the part of the faithful.
c. Part II: evaluates the Journey in the life of
the Order from 2009-2015, focusing on the
ways the General Definitory and the Minister General, in collaboration with the Secretariats and Offices of the General Curia,
have sought to fulfill the Mandates of the
2009 General Chapter, and to respond to
other challenges emerging from within the
life of the Order, the Church and the world;
d. Part III: examines the context in which the
living out of our Rule and Life takes place
today, the specific challenges to the Order,
the Church and the world that are emerging and for which we must seek responses,
and a message of hope and encouragement
225
as we engage in the work of constant renewal of our lives, the life of the Order and,
through our witness, the transformation of
the world.
30. As I move through each of these parts, I
shall endeavor to respond to each of the questions posed immediately above, as well as others that will arise over the course of the Report. To assist with this, I have selected certain
passages from the story to serve as the titles for
each of the report’s constitutive parts. Before
jumping right into each part, read its title first,
and let these words of the Gospel, our true Rule
and Life, sink into your minds and hearts. Then
as you read each part, attending critically to the
information in it, attend as well to the queries
and the concerns, the excitement and even the
resistance that arise within you. What might
the Spirit be telling you, and through you, telling all your brothers something we need to
hear, in order that we “follow more closely the
Gospel and the footprints of Our Lord Jesus
Christ, (Profession Formula, GGCC, 5.2)” as
Friars and Minors in our times.
Gratitude as an essential evangelical
quality
31. There are many brothers of the Order
who have served on a variety of Commissions and special projects during the course
of the past six years for which I also wish to
give thanks. Special thanks to those who have
served on the Commissions for Dialogue,
Franciscan Liturgy, Prayer and Contemplation, the International Interdisciplinary Study
Commission, the Service for Fidelity and
Perseverance, the International Councils and
Animation Committees of the Secretariats of
Formation and Studies, Mission and Evangelization, and the Office of JPIC. Special thanks
also to those who served as Visitators, Assistant Visitators and Secretaries, carefully and
diligently visiting the provinces and other entities of the Order, to Special Delegates and to
other friars who responded generously to the
call of the Minister General and the General
Definitory, seeking to help deepen our commitment to the Gospel life. Thanks to the brothers who have served on the Commmission that
prepared the Lineamenta and the Instrumentum Laboris, and to those who will serve as
periti (specialists) at the General Chapter and
those who will help with the preparation of a
226
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final text or message. Thanks to those brothers
who will provide many kinds of services during the General Chapter. A very special thanks
goes to Bro. Pasquale Del Pezzo of the Province of Salerno, to his Provincial and his local
fraternity, for allowing him to serve the Order
as the Special Delegate for Economic Affairs
throughout this recent time of financial crisis in
the General Curia, to Bro. Augusto Micangeli,
the new Legal Representative, and Bro. Silvio
de la Fuente, Vice-General Treasurer serving
in the function as General Treasurer. Each of
you have helped the General Definitory and
me to weather this financial storm with clarity,
professionalism, evangelical hope and a commitment to restoring balance and trust.
32. I also want to express a special word of
gratitude to the guardian of Santa Maria Mediatrice, the General Curia, and to his discretorium, the local bursar, to the brothers in the front
office, the sacristy, the book bindery, those responsible for the general care and well-being
of the brothers and guests, those serving in
various and oftentimes thankless positions. It
is by the grace of God and the witness of these
brothers that I have found an additional source
of strength, enabling me to be of service to the
universal brotherhood. A word of gratitude
goes also to you my beloved brothers of the
Order who have on many occasions offered
to me and to the General Definitory encouraging words and gestures of support, enabling
us to persevere in our work of governance and
animation of the life of the Order. Your fraternal support and the occasional challenges you
have placed before us to open our lives to an
ever-deeper experience of faith, hope and love
have given us sustenance for the journey.
33. On a more personal note, I wish to thank
the Vicar General, Bro. Julio Bunader, the
brothers serving on the General Definitory,
Brothers Vincenzo Brocanelli, Nestor Ignacio
Schwerz, Vicente-Emilio Felipe Tapia, Francis Walter, Roger Marchal, Ernest Siekierka,
Gabriel Mathias and Nicodeme Kibuzehoza
for their tireless efforts, support and insights.
I also thank our General Secretary, Bro. Aidan
McGrath, for his commitment and efforts in
transcribing and interpreting the contents of
the meetings of the General Definitory, and
for his helpful insights in areas related to juridical affairs. Thanks also to Archbishop José
Rodriguez Carballo, former Minister General,
to Bishop Pascalis Syukur, and Bishop Vincent Mduduzi Zungu, former General Definitors for your many efforts to promote the life
of the Order. May God continue to bless you
as you serve the Church in the episcopal order
as pastors and teachers.
34. As we turn our full attention to 2015
General Chapter, I wish to thank the Secretary,
Bro. William Short, and his Assistants, Bro.
Sergiusz Baldyga, and Bro. Victor Quemacha; the Treasurer, Bro. Silvio de la Fuente,
and his Assistant, Bro. Tyberiusz Maka. Special thanks to those involved in preparing the
liturgical celebrations, the interpreters and
translators, those responsible for the verbal
reports, the canonists involved in preparing a
revision of the General Statutes and those accompanying the Chapter process, the brothers
responsible for communications. I also want
to thank Bro. Claudio Durighetto, Provincial,
and all of the friars of the Province of our Seraphic Father St. Francis in Assisi, especially
those in service to the Basilica of St. Mary of
the Angels, for the assistance they will provide
to us, and to the Franciscan Sisters of Blessed
Angelina who will provide assistance for the
liturgies and other services while in Assisi.
Special thanks also to Bro. Pasqualino Massone, Director of Domus Pacis in Assisi, to the
other friars in the local fraternity, and to the
entire staff of Domus Pacis for the efforts they
will expend to help ensure a smooth running of
the 2015 General Chapter.
Chapter II
2009 General Chapter Mandates
and the Work of the General Definitory
The man replied
and said to Jesus,
‘Teacher,
all of these I have observed
from my youth.’
(Mark 10:20)
I. Introduction
60. As disciples of the Lord, who strive and
often stumble to follow in His footsteps after
the example of St. Francis, we know that the
good we do does not belong to us. It is nothing
we have a right to; it is nothing we can claim
as our own. It is a gift from the Lord. It is a
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
grace freely given to us that we Friars Minor,
through grace, return to Him through the service we render to one another, to all our sisters
and brothers, especially those who are poor,
and, indeed, to all of creation in His name.
61. In this spirit, I wish to render an account
of the good the Lord has done through you, my
dear Brothers, in the fulfillment of the 2009
Chapter Mandates. These Mandates were entrusted to my predecessor as Minister General
, His Excellency Jose’ Rodriguez Carballo, to
me as Vicar General and now as Minister General and Servant, and to the Brothers serving
on the General Definitory during these past six
years. We give thanks to the Lord for the good
that He has accomplished through our efforts.
We recognize our shortcomings and ask pardon and peace from you, our Brothers of the
Order, for what we have failed to accomplish,
and also for the grave financial situation in
which the General Curia finds itself.
62. In the name of those Brothers who will
follow us in the General Administration of our
Universal Brotherhood, we ask for guidance
and inspiration. The work they will perform,
the good they will do in fulfillment of the Mandates given them by the 2015 General Chapter,
is not for their own sakes. It is for the sake of
our life as Brothers in the service the Lord who
daily calls us to serve and not be served, and
doing as Jesus did, giving our lives fully for
the life of the world (cf. Mk 10:45).
II. Structure
63. In its reflections on the state of the Order and the theme of Missionary Evangelization, the General Chapter of 2009 developed
and approved 61 Mandates, which served as a
program of governance and animation for the
life of the Order over the course of these past
six years. Immediately following the 2009
Chapter, the former Minister General and the
General Definitory made every effort to respond to the desire of the Capitulars to take
steps to fulfil the mandates. Since my election
two years ago as Minister and Servant, I have
made every effort to continue the momentum
created during the previous four years. Along
with the demands of animation, the General
Definitory has attempted to respond to the
ordinary demands of governance, ensuring
that the life and mission of the Order might
227
be deepened and strengthened through the service of authority. Without repeating what was
already stated in Chapter 1 of my report, it is
clear that we did not give sufficient attention
to the economic affairs of the Order and to ensuring that the normal structures for oversight
were followed without exception. Tremendous
efforts have been made to correct this situation
and to put in place a series of procedures and
tools for verification. I hope that this General
Chapter will dedicate sufficient time to ensure
that these and other necessary procedures and
tools might be ‘institutionalized’ through legislation to help ensure that the errors of the
past will not be repeated.
64. The 2009 Chapter Mandates can be divided into seven general categories:
a. Animation of the life of the Order: Spiritual
and Fraternal.
b. Evangelizing Mission in the Life of the Order.
c. Formation and Studies, and Ongoing Conversion.
d. Current State of the Order and Future Challenges and Directions.
e. Service of Authority and Governance of the
Order.
f. Management of Finances.
g. Justice, Peace and Integrity of Creation and
Solidarity with the Poor.
65. In each of these sections, the responsibility for fulfilling these Mandates was conferred in different manners and degrees to the
General Definitory, the Provincial Definitories, the Custodial Councils, the Conferences, the Secretariats and/or the Offices. However, a large percentage of these Mandates
were entrusted to the Minister General and
his General Definitory. Therefore, I shall use
the categories listed above to structure my report, concluding a separate section to cover,
in brief, the reports of particular offices of the
Curia, Commissions, and Services of the Order. I shall introduce these categories with a
review of the documents produced these past
six years. My intent is twofold: (1) to provide
you with an overview of the work we have
accomplished; and (2) to introduce questions
that have emerged from the experience of the
Order in attempting to respond to these Mandates, questions that demand responses if we
are to ensure a deepening of our identity as
men rooted in God, committed to living and
228
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
sharing our experience of God with the brothers of our fraternities, and prepared to go to the
existential peripheries of which Pope Francis
speaks, as bearers of the Gospel, free to engage
in itinerancy, and committed to the promotion
of peace, justice and integrity of creation.
66. It is clear to me that the overarching
theme of these Mandates focuses on the reorganization and revitalization of the lives of the
Friars Minor by promoting a renewal of spirituality, fraternity, minority, missionary evangelization, and commitment to the poor and
marginalized through the promotion of dialogue, justice and peace. Even as we enter into
this process of restructuring of our lives, so too
must we seek to transform the very organizational and governing structures that should be
in service to the building up of our spiritual
lives, our lives in fraternity, our commitment
to missionary itinerancy and evangelization
and our engagement in the daily struggles of
the people of our times through the promotion
of justice, peace and integrity of creation.
67. All talk of reorganization and restructuring begins and ends with the transformation
of our lives as men of the Gospel, brothers to
one another and to the world and creation, who
are called by the grace of our baptism and religious profession to embrace, live and fill the
whole earth with the joy of the Gospel (cf. To
Fill the Whole Earth with the Gospel of Christ,
Fra. Hermann Schaluck, 1996). Restructuring, thus, involves a radical transformation in
the way we think, act, organize ourselves and
share what we ourselves have received through
the ‘gift of the Gospel’. It is clear that personal
transformation should lead to the transformation of the means we use to organize our lives,
the organizational structures that are at the service of building up the ‘kingdom of God’ within our hearts, within our fraternities and within
our provinces/custodies/foundations. Many
friars have told me that they believe some of
our structures are outmoded; they no longer
serve the needs of the Order, the Church or the
world of today; and that they must be changed
if we are not only to survive but to thrive. At
the same time, few friars have provided solid
descriptions of what these new structures or
forms for organizing our lives should look
like. The brothers who have been engaged in
creating ‘new forms’ and ‘new approaches’ to
fraternity and missionary evangelization are
an exception to this because they have set out
in new directions and are seeking to renew the
experience of Franciscan spirituality, fraternity, missionary evangelization, and dialogue,
justice and peace (in some cases). These fraternities should serve as models or ‘laboratories’,
proposing concrete steps for the way we might
renew the life of the Order in all of its various forms and expressions. They should not be
seen as extraneous or ‘boutique’ creations that
function outside of the normal context of Franciscan life lived in the provinces/custodies/
foundations but rather as instruments and signposts, pointing in the direction of a renewal of
our Franciscan lives, commitment to ongoing
formation and conversion, our engagement in
a specifically ‘Franciscan’ type of missionary
evangelization and our commitment to being
men of dialogue, peace, justice and reconciliation.
III. Overview of the Work of the General
Definitory: Documents of the Order
68. The General Definitory, seeking to fulfil its responsibilities to the Order, presented
to the Conferences, Provinces, Custodies and
Foundations a series of initiatives that sought
to help them focus on the reality of our Gospel life as Friars Minor in the world today,
and to enable them to offer a response to contemporary challenges that would be both relevant and also of high quality. The first set of
‘tools’ involved a series of short documents
to encourage prayerful reflection and, where
possible, to propose specific types of actions
that reflect our identity, sense of missionary
evangelization, and commitment to dialogue
and justice.
69. Time Out to Discern: An Aid from the
General Definitory for Taking Time Out. This
document was a response to Mandate 10 of the
2009 General Chapter, with the goal of inviting friars to deepen their reflexion on Franciscan identity, to take ‘time out’, slow the train
down, and allow the Spirit of God to touch our
hearts, to comfort and heal us, so that we might
respond more freely and generously to the gift
of the Gospel. As the document reminded
us, we can become victims of words without
meaning, actions without purpose and of an
activism that robs us of our identity as Friars
Minor. Re-creation, a time for prayer, reflection and discernment, is proposed as a means
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
229
for allowing God to help us establish a balance
in our lives, at the individual and fraternal/
communal levels.
the evangelical life, the evangelizing mission
of Jesus Christ, and his mission of justice, reconciliation and peace.
70. Many brothers of the Order found in
this short document a means to renew their
commitment to prayer, fraternity and mission.
Friars of the 125 entities of the Order were invited to share the fruits of their reflections on
‘Taking Time Out’ with the General Definitory. Approximately 40 entities responded positively to this request, which raises the question as to why less than one-third of all entities
responded. Are we, indeed, too busy to ‘take
time out’ for the Lord and for one another?
Does the invitation to incorporate the dimension of ‘Moratorium’ into our daily lives continue to form us and encourage us to become
men capable of a deeper spirit of reflection,
discernment, living more balanced lives?
73. Reorganizing and Restructuring.
Guidelines by the OFM General Definitory. In
response to Mandate 47, this ‘simple and flexible aid’ proposed guidelines for reorganizing
and restructuring the entities of the Order to
address demographic and other significant
changes taking place in the world, the Church
and the Order. At the center of all reorganizing and restructuring is always the human
person, the friar. The document reminded us
that all changes to structures and the way we
organize our lives should reflect the effort to
“promote a quality of Gospel life and witness,
…to give dynamism to Gospel and Missionary
Life, …[allowing] new forms of ‘new evangelization’ [to emerge], …[and] to welcome
the challenges and urgencies that come to us
from the world today…” (p. 8). These guidelines promoted an expansion and deepening of
solidarity and communion between the different entities of the Order through various forms
of collaboration – interprovincial programs
for initial and ongoing formation, missionary evangelization, sharing of personnel and
economic resources, retirement and care of
elderly and infirmed friars, etc. – in order to
promote solidarity and communion.
71. Beginning Afresh from the Gospel:
Guidelines for Animation for the Six-Year
Period 2010-2015: This set of guidelines reminded us that it is the Gospel that is the starting point of our lives as Friars Minor (cf. p.
3), the living person of Jesus, who invites us
to be ‘on fire’ with passion for Christ, who
is the center of our life and mission, and passion for humanity (cf. p. 4). These guidelines
were an effort to respond to Mandates 1, 13,
21-27, and 47 of the 2009 General Chapter.
The guidelines proposed a three-stage itinerary: (1) 2010-11: Living the Gift of the Gospel;
(2) 2012-13: Giving Back to God for the Gift
of God; and (3) 2014-2015: Reorganizing and
Revitalizing Our Different Forms of Presence
and Structures to help make them lighter, liberating, relevant and prophetic.
72. The Emmaus methodology for reflection and sharing was proposed as a means
for the local fraternities to enter more fully
in this process. At each stage, four operative
principles were proposed: 1. the Gospel as the
starting point for our lives; 2. our engagement
in missionary evangelization as a means of returning to the Lord the gift we have received;
3. a call to enter into profound dialogue with
the world, a dialogue that carries with it transformative power, for us and for those whom
we encounter; and 4. reorganizing and renewing our structures and styles of leadership and
sense of co-responsibility, which must place
at the center of all activities the human person,
74. It is my belief, and the belief of the General Definitory, that the Spirit is moving the
Order and the entire Franciscan movement in
one very specific direction, namely intensive
interprovincial collaboration for the sake of
the Gospel, the fraternity, formative transformation, evangelizing mission, and dialogue,
justice and peace. I am convinced the Spirit
of God is inviting us as an Order to begin to
create inter-obediential fraternities composed
of OFMs, Capuchins, and Conventuals, living
together as brothers committed to the same
way of life. These inter-obediential fraternities should be inserted fraternities, enabling us
to return to living with and among our brothers and sisters who are poor, giving witness to
the unity of the Spirit and the bonds of fraternal communion. I also believe that now is the
time for us to move with energy, commitment
but also with great care, working closely with
our Capuchin and Conventual brothers to create one, unified, Franciscan university, which
would be placed under the common obedience
230
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
of the three Minister Generals of the First Order. We share a common evangelical charism.
We also might want to consider inviting the
Franciscan Sisters’ Congregations to become
part of this new future. I believe this would
help us to concentrate our resources so that we
could release in a new way the power of the
Gospel for the world today through the development of our common Franciscan intellectual tradition. It will take much courage. Do
we ‘dare’ to engage in such a process? Do we
have the necessary faith and courage to step
out into the deep, where the Lord is calling us
to go?
75. Our Franciscan Identity: The underlying theme of the 2009 General Chapter was
that of the identity of the Order of Friars Minor
in the light of our call to missionary evangelization. The General Definitory decided to address this fundamental issue through a variety
of instruments, including but not limited to: (i)
Letter for the Feast of St. Francis, 2010, which
explored the theme of the vocation of the friar
priest; (ii) Letter for the Feast of St. Francis,
2011, which explored the theme of the vocation of the religious/lay brother; (iii) programs
of formation for Visitors General, with particular focus on the theme of Franciscan identity
and missionary evangelization, (iv) the development of a Program of Franciscan Life and
Mission within the provinces and custodies,
and (v) greater collaboration between entities.
What has emerged from discussions following the sharing of these Letters, is a sense that
the Order must do more to clarify the central
identity of the vocation of the ‘friar minor’,
promoting a de-clericalization of the Order
through personal and communal transformation in the lives of all brothers, and promoting the fullness of our Franciscan life, which
is composed of both lay and clerical friars. Immediate and serious attention must be given
to these areas if we are to guarantee a future
for the full expression of our identity as friars
and minors at the service of the Church and the
world (cf. EG 102, where Pope Francis speaks
of the challenges that follow from a Church
that has become too clericalized).
76. In 2012, a brochure presenting a methodology for deepening a reflection on our
Franciscan identity was made available to all
the entities of the Order. These various efforts
sought to fulfil Mandate 2 of the 2009 Gen-
eral Chapter. The General Definitory devoted
much time to exploring the theme of identity,
“who we are and who we are called to become
as Friars Minor and as Provinces [i.e., Entities]” (p. 5), with the Rule of Life and the General Constitutions as our starting point, and engaging a dialogue on identity with the Church
and contemporary societies. All such reflections are meant to help us recover: (i) a sense
of belonging to God, and to the universal and
local fraternity of the Order; (ii) the specifically Franciscan inspiration for the promotion
of the transversal values of justice, peace and
integrity of creation; (iii) our sense of belonging to the universal Church; and (iv) a desire to
deepen our dialogue with other religions, with
the dominant contemporary culture, and with
cultures with a critical spirit of listening and
discernment.
77. Another critical dimension in the recovery of our specifically Franciscan identity, as
proposed by the document, is that of the need
to become men of compassion and forgiveness, seeking always to promote reconciliation, first among ourselves and then among all
brothers and sisters in the world. As St. Paul
reminds us: “Whoever is in Christ is a new creation… And all this is from God, who has reconciled us to himself through Christ and given
us the ministry of reconciliation” (2 Cor. 5:
17-18). What would our Fraternities, our Provinces/Custodies, our Order, our Church, and
our world look like if all followers of Christ
based their lives on forgiveness, mercy and
reconciliation? What if our fraternities were
to become centres of humanity, reconciliation,
and peace, open to all people? Some will say,
“But what about the cloister, the space for privacy for the friars.” We need such privacy, for
the sake of renewing our spiritual and fraternal lives. At the same time, we must be careful
not to create the excuse of ‘privacy’ in order to
keep ourselves from God’s people, keep ourselves from entering into their sufferings, their
hopes and aspirations, joining our lives with
theirs in the pursuit of the kingdom of God (cf.
Gaudium et spes, par. 1).
78. Presence of Friars in the Territory of
Other Provinces: An area of particular concern that emerged during the 2009 General
Chapter was that of the presence of friars from
other entities who are working in the territory
of another province. Mandate 50 asked that
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
all Ministers, in whose jurisdictions reside
friars from other entities of the Order, clarify
the nature and quality of these presences and
normalize these situations in conformity with
the legislation of the Order, and for the sake
of fraternity and common courtesy. The General Definitory was asked to work with entities where irregular presences existed and to
encourage dialogue and a spirit of fraternal
communion, leading to the ‘normalization’ of
these situations. This document offered practical ways to promote such ‘normalization’ and
communion. Despite these efforts, there still
remain obstacles to the promotion of a much
fuller experience of fraternal communion and
coordination. Provinces sometimes undertake new mission initiatives at the request of
bishops without contacting or informing provincials of provinces already present in these
same territories. Friars work independently
and without seeking any contact with the friars of the provinces or custodies already present in a given territory. These situations can
create bad feelings among the brothers. In the
case where a member of an entity (foreign)
working in the territory of another province or
custody gets into difficulty (moral, economic,
political, etc), this can create serious legal difficulties, and can also damage the reputation
of the Franciscan entity based in the territory.
Despite these difficulties, provinces continue
to undertake new missionary or pastoral initiatives in regions and territories that have a
clear, historical Franciscan presence. What
steps must the Order undertake to ensure that
all new initiatives involving territories where
an established Franciscan presence already
exists are submitted to the provinces or custodies, and also to the Conferences, as stipulated
in the legislation of the Order? What consequences must be considered in the case where
provinces or friars do not respect the legislation?
79. Ite, Nuntiate. Guidelines for the New
Forms of Life and Mission in the Order of Friars Minor: This ‘Handbook’ was the fruit of
the Secretariat for Mission and Evangelization
and the Commission for “New Forms”, with
the blessing of the General Definitory. The
document called all friars to root their lives in
the Gospel. It recognized the gift and centrality of fraternity as the locus out of which and
back into which missionary evangelization is
realized and reinforced. And it invited the fri-
231
ars to renew their passion and fervour for our
Franciscan life and fraternity, seeking to “find
constantly renewed evangelical modes for our
life and mission within the Church and in the
world, serving the poorest” (p. 6), and those
living in the existential peripheries. The call
to radical evangelical living proposed by those
engaged in new forms of life and mission is as
much about identity as it is about dialogue, encounter, and evangelizing mission. Even more
important is the fact that all Friars Minor are
called to live these core values and put into
practice everywhere the fundamental, radical
elements of our Gospel project leading to a renewal of Franciscan life and mission. Should
not all fraternities and entities enter into a program of reflection and discernment so that we
might renew all of our presences – ‘traditional’
and ‘new’ – in the light of the central priorities of the Order? Perhaps the words of Pope
Francis in Evangelii gaudium bear repeating
as we think about the renewal of all of our fraternal, evangelizing presences: “More than
fear of going astray, my hope is that we will be
moved by fear of remaining shut up within our
structures which give us a false sense of security, within rules which make us harsh judges,
within habits which make us feel safe, while
at the door people are starving and Jesus does
not tire of saying to us, ‘Give them something
to eat’ (Mk. 6, 37)” (no. 49). How might we
achieve a renewal of all of our structures while
simultaneously promoting new forms for expressing our life, mission, and service of dialogue, justice and peace?
80. New Wine, New Wineskins, Plenary Council of the Order, 17-30 November
2013. The Plenary Council of the Order (PCO)
dealt with two central areas of Franciscan life,
namely, (a) governance and (b) animation.
In the area of governance, the PCO had as its
task four principal duties: (i) to determine the
number and method of election of General
Definitors to be elected in the 2015 General
Chapter (2009 Chapter Mandate 46); (ii) to
help prepare the next General Chapter and to
offer advice regarding its location (cf. GGCC,
Art. 194, par. 5); (iii) to discuss the finances of
the Order (cf. Art. 194, par. 6); and (iv) to offer assistance to the Minister General and his
Definitory in governing and inspiring the Order (GGCC, Art. 194, par. 1).
81. The Government of the Order and the
232
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
members of the Plenary Council made tremendous efforts to create a spirit of collegiality
in order to achieve these goals. The Plenary
Council was not without its moments of frustration, including the struggle to identify the
‘newness’ of the “New Wine Skins,” and also
to understand in a transparent manner the financial situation of the Order. As I indicated
in the introduction to the document New Wine,
New Wineskins (NWNW), our responsibility is
to “return to the source and to recover the original freshness” of the life of the Friars Minor,
rooted in the Gospel. The “new avenues” and
“new paths of creativity,” which Pope Francis
calls us to create in the Order, the Church and
the world are the daily task of each and every
brother of the universal fraternity (cf. Pope
Francis, meeting with the USG, November 29,
2013, “Called to Wake Up the World!”).
82. The Plenary Council represented yet
one further contribution to this life-giving and
spirit-renewing process. As we prepare for the
General Chapter of 2015, all of us must open
our hearts to the action of the Spirit of God;
we must go deep within ourselves to listen and
discern the voice of the Triune God who works
in the lives of the Friars through the forging
of strong human and spiritual bonds between
the brothers in fraternity; and we must open
wide the doors of our fraternities, allowing
ourselves to be embraced by the cry of God’s
people, especially our brothers and sisters who
are trapped in dehumanizing poverty and all
other forms of exclusion and violence, thus
becoming brothers to all of God’s people and
all of creation. In these ways, we run the risk
of once again opening our lives to the movement of the Spirit of God, and of undertaking
the way of Gospel minority and itinerancy as
a specifically Franciscan manner for responding to the ‘gift of the Gospel’ that we have received. Perhaps in these ways we might come
to discover anew and create the conditions implicit in Jesus’ parable about authentic Christian discipleship, the call to abandon all for the
sake of the Kingdom of God. Perhaps only in
this way does it make sense to speak about the
possibility for us men of the Gospel, fratres et
minores, to become “New Wine” and to offer
“New Wineskins,” for the people of our times.
83. Franciscan Management of Finances:
A Formation Aid (FMF): As was made abundantly clear by the capitulars at the 2009 Gen-
eral Chapter, the Order of Friars Minor can
no longer stand on the side-lines of the debate
regarding the accumulation, management and
distribution of its financial resources in whatever form they are held. We are called to take
immediate and clear steps to “promote the
ethical use of economic and natural resources
in the life of the friars, in their ministry and in
society” (BGG, Mandate 43). The 2009 General Chapter also asks “The Minister General
and his Definitory… to continue to promote a
policy of economic transparency among themselves, in the General Curia and in all of the
Entities of the Order” (BGG, Mandate 51).
As was mentioned in Chapter 1 of the current
report, our identity, our fraternity, and our
engagement in the missionary evangelizing
activities of the Order, of the Church, cannot
be done independently from considerations regarding the stewardship of finances and other
economic means at our disposal. If we stop for
a moment and analyse the way we accumulate, manage and use our resources, might we
be able to discover in what way we actually
are living the fundamental Franciscan values
we profess among ourselves to which we are
called to give witness before the Church and
the world? Do we understand the connection
between the way we care for the resources that
God provides to us and the evangelical life to
which we have been called?
84. As FMF reminds us, “The economic
crisis, which the world is going through calls
everyone, individuals and peoples, to examine in depth the principles and the cultural and
moral values at the basis of social coexistence”
(p. 3). This applies equally to the stewardship
of resources at the General Curia, in each
province, custody, foundation, and even more
importantly at the level of the local fraternity
and each friar. Abuses in the area of finances
automatically will have repercussions in every other area of our life at the individual and
collective levels. More importantly, the world
is looking to us Friars because of our public
commitment to fraternitas and minoritas, two
potent tools or antidotes for correcting and restoring human dignity and for helping promote
the correct use and sharing of the goods of the
earth. Thus, we are called to give witness to
the world of a very different way of living on
this fragile planet, guided by Gospel values
and ever ready to demonstrate the specifically Franciscan commitment to transparency,
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
solidarity, and non-appropriation (to live sine
proprio) in all of its diverse forms (cf. FMF,
p. 13; see also Pope Francis, November 29,
2013, Union of Superior Generals of Men).
By living in this way, we will find ourselves
set free for one another, for the Church, and for
our mission in the world. We also will demonstrate that we are responsible partners with
the natural environment, which we are called
to honour and protect (cf. FMF, p. 14, p. 40 et
passim).
85. One final aspect of the document on
the FMF has to do with the sharing of our resources with the poor, i.e. the act of evangelical restitution. This is outlined in section 2.2
of the document. One of the early great philosophers and scholars of the Order, Alexander of Hales, was noted as saying, “The poor
can be aided in two ways: either by sharing
surplus goods, which is only justice, since the
superfluous already belongs to the poor, and it
is simply just to return to each one what is already his or hers; or we can help them by giving them from our own need” (FMF, p. 23; see
also Hales, Liber 3 Sententiarum, dis. 33, cf.
Lineamenta, III. 2. B.). “Giving from our own
need”? What might this imply for our lives,
our fraternities and our mission? 86. One of the greatest ways that the provinces that are materially rich might respond
more fully to the challenge to live Franciscan
solidarity is through the sharing of their resources with the economically poorer entities
of the Order. Under the current system, we use
a tax system to generate funds for supporting
a number of activities related to missionary
evangelization and formation and studies. As
the economically wealthier entities of the Order continue to experience numerical decline,
this translates into less income sent to the General Curia for the care of those entities, and for
missionary and formation needs of the Order
that are directly under the Minister General.
Now is the time to engage with the economically weaker entities of the Order, to bring experience and expertise, without condescension
or judgment, in order to assist these entities to
find new ways of creating income-generating
projects. One way of generating new support
might be through the expansion of the fundraising activities of the Order. A proposal will
be made to at the General Chapter related to
fund-raising and development, something that
233
will be needed in an even greater manner as
we move into the future and as revenues from
‘traditional’ sources continue to decline. The
tax system of the Order no longer is capable
of providing the basic support needed for the
current and future needs of the Order that are
under the responsibility of the General Curia.
87. At the same time, the economically
poorer entities of the Order also bear certain
responsibilities, including the practice of transparency: responsible use of resources; reporting on monies received and used; and work on
developing a stronger system of checks and
balances to prevent abuses. They also must
seek to promote a greater sense of co-responsibility among the brothers and to develop new
avenues for generating funds to support the
ordinary expenses of the local fraternities and
the costs of administration and formation. It
might be helpful if newer or financially weaker entities of the Order were to seek technical
or other assistance from the financially stronger entities of the Order in order to devise new
methods for financial management and for increasing return on local initiatives.
88. These values should be included in
every aspect of our lives: spiritual, fraternal,
formative and missionary (cf. FMF, p. 29,
no. 6 et passim). Paraphrasing the wisdom of
the Regula non bullata, par. 9 and the Regula
bullata, par. 6, FMF reminds us that “Material poverty without spiritual poverty can lead
to an asceticism that leads to self-satisfaction.
Spiritual poverty without material poverty reduces poverty to an empty discourse. There is
a circular movement and reciprocity between
the two dimensions” (p. 52). Do we have the
courage to challenge ourselves, and to challenge one another and the world to conduct
economic affairs (financial transactions, just
salaries for workers, our commitment to work
with our hands) in a transparent, ethical and
legal manner, and in a way that does little or
no harm to the natural environment? Recent
revelations of financial dealings at the level of
the General Curia and other entities of the Order serve as a clarion call to take seriously the
demands of the Gospel in the economic areas
of our evangelical life.
89. With these documents in mind, I shall
now turn my attention to the ways in which we
addressed the Mandates that called for specific
234
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
action on the part of the Minister General and
his Definitory. By way of reminder, our actions were organized according to seven general categories, namely: (1) Animation of the
Life of the Order at the spiritual and fraternal
levels; (2) Evangelizing Mission in the Life
of the Order; (3) Formation and Studies, and
Ongoing Conversion; (4) Current State of the
Order and Future Challenges and Directions;
(5) Service of Authority and Governance of
the Order; and (6) Management of Finances;
(7) Justice, Peace and Integrity of Creation and
Solidarity with the Poor.
IV. Animation of the Life of the Order: Spiritual and Fraternal
90. Mandate 7 underscores the importance
of developing a Fraternal Plan for Life and
Mission. Do the brothers see this as a value
for their lives, as something that might help
them deepen a sense of identity, belonging and
shared mission? If not, why? Have you been
able to develop this plan at the local and provincial or custodial levels?
91. Mandate 8 addresses the matter of the
formation of guardians at the level of the Conferences, where possible, or at the Provincial
or Custodial levels. From the visits I have conducted to individual entities, and contact we
have had with the Conferences, the formation
of guardians in many of the entities of the Order
is taking place. This is a positive development
in the life of the Order. At the same time, there
remain specific challenges for the formation of
guardians so that they might understand their
role as that of principal animator of our way of
life at the local level. They also must be helped
in the area of conflict resolution and the promotion of a sense of co-responsibility among
the friars of the fraternity. The guardians are
to serve to accompany the brothers, offering
spiritual, moral and other practical advice and
assistance, promoting human, Christian and
Franciscan growth, and the integration of the
central priorities of our lives.
92. Mandate 9 invites all of the entities of
the Order to create at least one house where
the life of prayer is lived deeply. Such a project could be extended to include laity as a new
form for evangelization, and to promote the
vocation of, and collaboration with, the laity.
Have your entities been able to achieve this
goal? If not, why? What else might the Order
do to encourage a greater spirit of prayer and
devotion and the practice of a spirituality of
Moratorium? These same questions could be
extended to an evaluation of the practice of
Lectio divina, the prayerful and shared reading
of the Word of God in the fraternities of the
entities of the Order, as proposed in Mandate
12. Activism and the loss of a spirit of prayer
and devotion risk to extinguish the flame of
the Spirit of God in our lives and in the life
of the fraternity, the province/custody/foundation, and the Order.
93. Mandate 48 calls on the General Definitory to “Study the causes and motives for departures from the Order, and offer orientations
for intervention.” To respond to this Mandate,
the General Definitory created a commission
named “The Service of Fidelity and Perseverance.” This ‘Service’ has worked in strict
collaboration with experts within and outside
the Order and has initiated an in-depth study
of the deeper motives and reasons underlying
the phenomenon of departures from the Order.
The members of the Service include the Vicar
General/Procurator General of the Order, the
Secretary of the Procurator General, and the
Secretary and Vice-Secretary Generals of the
Secretariat for Formation and Studies. Experts
include Bro. Albert Schmucki, OFM, (Pontifical University Antonianum), Bro. Paulo Matinelli, OFMCap (former President of the Franciscan Institute of Spirituality at the Antonianum, now Auxiliary Bishop of Milano), and P.
Giovanni Dal Piaz, OSBCarm (Sociologist). 94. In addition to multiple meetings of the
Commission, two seminars were organized
to explore more deeply the phenomenon of
departures from the Order. One seminar was
organized exclusively for the General Definitory, to help it better understand the complexity of this issue. A second seminar or study day
was organized at Antonianum and was opened
to the larger public. Over 200 religious and laity participated in this public seminar. Don Renato Mion, SBD, of the Salesianum, presented
the sociological findings of the Interdisciplinary Commission, the results of the Questionnaire that was sent to 1,500 friars and to which
1,408 responded.
95. The group Service for Fidelity and Perseverance examined external factors such as
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
the post-modern condition of ‘identity in flux’,
major changes in the understanding of the anthropology of the human person, and the consequences of these changes for the family, for
societies and for the Church. It was noted that
seismic shifts have occurred in the understanding of religious life, the vows, the nature and
‘possibility’ or ‘impossibility’ of long-term
commitments, the progressive decline of fervour and sense of belonging to the Order over
a lifespan that is ever-increasing, and various
other consequences. It was noted that married
couples are experiencing similar challenges
and facing similar consequences, with more
than 50% of marriages ending in divorce. Another important theme that emerged was that
of vocational crisis, which is understood to be
a normal part of the cycle of human and religious life. However, for a variety of reasons, a
number of friars do not feel the freedom or level of trust within the brotherhood where they
might discuss crises as they are happening. As
a result, many friars feel obliged to traverse
crises alone, or perhaps with a friend from outside of the brotherhood. The brothers and/or
the Ministers or guardians are the last to know
about what is going on in the life of the brothers in crises. When a personal crisis reaches a
‘point of no return’, the brother in crisis simply
informs the provincial or the brothers of his
intention to leave the Order in order to pursue
other opportunities. 96. One of the more fruitful discussions that
took place through the work of the “Service
for Fidelity and Perseverance” focused attention on finding ways to help friars to explore
the motives for which they (we) persevere in
the Franciscan religious life. Thus, rather than
focus all energies of the ‘Service’ group on
identifying reasons for departures from the
Order, the group felt it might be more productive to ask two other questions: “Why do friars remain in the Order?” and “What has been
helpful to friars in order to overcome personal
crises?” These questions were proposed to the
General Visitors to be included in their discussions with friars during the canonical visitation
beginning in 2012. They also were proposed
to Provincials and to Secretaries and Directors
of Formation to be included in formation programs, to help friars reflect on the motives and
methods that provide them with the strength
to remain members of the Order. It is our hope
that these reflections will continue at the local
235
and provincial or custodial levels, and that we
might be able to create humanizing communities where brothers experiencing personal or
vocational crises might find a place to share
and explore their difficulties in the context of
the local fraternity.
V. Evangelizing Mission in the Life of the
Order
97. Mandate 6 discusses the Five Priorities, which, according to numerous documents
of the Order over the past number of years, reflect the constitutive values of our evangelical
life. The 2009 Chapter requested that each of
the entities of the Order “assume responsibility for finding its own methodology or process to study in greater depth and implement
the Priorities.” How have the entities of the
Order responded to this mandate? What successes have been achieved? What obstacles
have been encountered? How has this process
helped to deepen the values of the lives of the
friars in your entities, and how has it helped
them to develop a greater sense of shared responsibility for the care and promotion of the
Franciscan charism?
98. The different initiatives and responsibilities found in Mandates 20-27, dealing with
the Missionary Evangelization, have been addressed in a variety of ways by the Minister
General and the General Definitory. These include:
a.Mandate 20: organizing and executing two
(2) Seminars on New Forms of Evangelization (2011, 2013);
b.Mandates 21 and 22: a very successful response to the call for new Franciscan missionaries for the Custody of the Holy Land
and for the Custody of the Protomartyrs in
Morocco;
c.Mandate 23: New missionary endeavours
in Ghana, Cameroon, and South Sudan (Africa), which are still in early stages and will
require greater resources both human and
material in the very near future;
d.Mandate 24: New mission project in the
Amazon Region (Vicariate of Requena),
which is working in closer cooperation
with the Bishop, but also which has experienced some significant challenges in the
initial period of its operations; in recent
times, new missionary volunteers have
come forward to join in this endeavor, and
236
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
with a new opening of friars in the Vicariate
of San Jose’, also in Peru;
e.Mandate 25: New missionary efforts in
Cambodia and Laos (Asia), which have
been undertaken by the brothers of the
Province of Vietnam, and which are receiving financial support from the General Curia;
f.Mandates 26 and 27: Accompaniment
of Conferences of Europe (UFME) in the
preparation of a special missionary project
for Europe (‘Europe Project’) but which
continues to experience a number of challenges.
99. The General Definitory has worked diligently to promote activities related to ecumenical, interreligious and intercultural dialogue, as
called for in Mandates 28 and 29. The General
Definitory promoted energetically the celebration of the 25th anniversary of the celebration
of the Spirit of Assisi. I want to thank each and
every entity that undertook initiatives to promote the Spirit of Assisi, organizing common
study days and prayer services, thus giving
witness to the universal identity we share with
people of all religious traditions as beloved
sons and daughters of God. We also have gone
beyond these mandates in working closely
with the Centre for Ecumenical, Interreligious
and Intercultural Dialogue in Istanbul, seeking
to strengthen the fraternity and encourage an
expansion of our presence in Turkey, including the possible engagement with the people
of Izmir in the form of an expanded fraternity.
We also have encouraged with success the engagement of other brothers of the Order in this
project. Still greater efforts will be needed in
order to address new challenges arising from
a change the religious geography in parts of
Africa and also in Europe and elsewhere in
the world. One the greatest challenges for us
Friars Minor will be our openness and willingness to engage in dialogue with people at the
ecumenical, inter-religious and cultural levels.
The world is demonstrating an ever-greater
need to develop new methods and centres for
such dialogue, as a means for overcoming the
temptation to resort to violence as the only
means for resolving differences and conflicts.
We as friars and minors must increase our efforts and our capacity in this area if our Gospel
witness is to achieve full potential.
VI. Formation and Studies and Ongoing
Formation
100. The Study centres of the Order remain
a major preoccupation of the General Definitory. In Mandates 38-40, the capitulars of the
2009 Chapter called upon the General Definitory to give particular attention to the quality
of academic formation in these study centres,
and in particular to the Pontifical University
Antonianum and the Studium Biblicum Franciscanum in Jerusalem. The General Definitory, through the General Secretariat for Formation and Studies, continues to monitor developments at other study centres of the Order
(e.g. Franciscan Institute at St. Bonaventure’s
University, USA; the Franciscan Study Centre
in Canterbury, England, the inter-obediential
study centre in Lusaka, Zambia, the interprovincial study centre in Nairobi, Kenya, the
theological and mission study centre in Petropolis, Brazil, etc.). Several of these centres
are facing serious economic and other challenges and risk being closed.
101. In addition, the General Definitory has
been deeply involved in the Avepro (Agency
for the Evaluation and Promotion of Quality
in Ecclesiastical Universities and Faculties)
process, which sought to evaluate the quality
of the intellectual and human formation of the
Antonianum, to offer critical suggestions on
how to improve quality in each area related
to research and teaching, and to find ways to
connect the University with the contemporary
world, with the challenges and opportunities
that are emerging in the current historical period in which we are living. In my capacity as
Grand Chancellor of the University, it pleases
me to report that the evaluation process has
been successfully completed. The University
witnesses a great many strengths that should
be built upon. At the same time, there also are
a number of areas that call for urgent and constant vigilance and work.
102. It is the responsibility of the new “Rettore Magnifico,” the first woman religious to
be appointed to this position in a pontifical
university, with the assistance of all members
of the administrative offices, the professors
and other lecturers, and all others involved
in the academic formation programs to carry
forward the recommendations proposed by
Avepro. This will require a great spirit of cooperation and commitment on the part of all
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
concerned and the full backing of the General
Definitory and the Secretariat of Formation
and Studies if we are to achieve these lofty values and goals and allow the Pontifical University Antonianum to truly become a full-scale
Franciscan university. One of the distinctive
features of the study is that is makes clear
that the university must give greater attention
to developing all aspects of the specifically
‘Franciscan’ identity, allowing this to saturate
the culture of the university and to give a specific flavor to all of its programs. There will be
a need for much courage and for a transformation of minds and hearts, particularly among
the friars engaged at the Antonianum, so that it
might move from being a closed ecclesiastical
institution to an open, Franciscan ecclesiastical university. What is needed is a revolution
of mind and heart, an institutional revolution.
I am convinced that there will be no future for
the Antonianum if this revolution is not carried forward.
103. Mandate 61 called for the creation of
an International Commission that would study
ways to improve the system of contributions
for the General Secretariat for Formation and
Studies. This Commission made its proposal
to the Presidents of the Conferences and the
Custos of the Holy Land, which they approved.
The decision was to place a tax on the entities
of the Order of the same nature as applies to
the General Secretariat for Mission and Evangelization, which was approved by the 2009
General Chapter capitulars. With the revenue
from these contributions, the General Curia is
able to provide much of the needed funding
for many of the activities of the Secretariat for
Mission and Evangelization.
104. There are, however, two important
considerations that must be mentioned and
that will continue to have an impact on the
ability of the General Curia, through the Secretary for Mission and Evangelization, to provide adequate support for the projects of the
Order. First, we are experiencing a decline in
total income sent by the provinces and entities
of the Order due to a decline in tax revenues,
particularly those coming from the traditionally wealthier entities. The wealthier entities
are experiencing a reduction in the number of
friars in their respective provinces or custodies. As this occurs, the amount of total revenue declines. At the same time as revenues
237
are decreasing, demands for support from the
less fortunate and economically poorer entities of the Order are increasing. Second, it will
become ever more important that the less-economically endowed entities of the Order take
additional steps to (a) improve use and reporting of funds received (transparency) and (b)
seek alternative sources of income, including
the creation of income-generating activities in
country (e.g. agricultural development, running of schools, etc.). Additional efforts also
must be made at all levels to develop contacts
with donors and friends who might wish to
commit financial resources for the support
of our evangelizing mission, formation and
studies and justice and peace programs and
activities. Thus, the Order must expand its
understanding and commitment to efforts at
fund-raising, creating or building upon structures already in place that might help the Order maximize its capacity to generate funding
from outside of the Order, from benefactors,
foundations and through other means. Without
these additional resources, it will be very difficult for the General Curia to meet all of its
financial obligations.
VII. Current State of the Order and Future
Challenges and Directions
105. Mandates 13-14: Called for the creation of an International Interdisciplinary Commission to analyze the current situation of the
Order, with the objective of offering strategies
for promoting the evangelizing mission of the
Order. This Commission was created and has
worked diligently to conduct a well-organized
study of the situation of the Order, employing a
sociological instrument in the form of a Questionnaire that was sent to 1,500 friars representing the full range of the diversity of the Order
and to which 1,408 (93%) friars responded.
106. The Questionnaire was prepared in
consultation with the Pontifical University
Salesiana, which also conducted an empirical
analysis of the data. The Commission also organized two seminars that sought to confront
the challenges of evangelization in the context
of contemporary cultural contexts. The former
and current Minister Generals and the General
Definitory were deeply involved in all aspects
of the process. A daylong meeting one year ago
in the General Curia took place between the
members of the International Interdisciplinary
238
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
Commission and the General Definitory and
staff members, where a general evaluation of
the process was conducted and possible priorities were identified in light of the agenda of
the forthcoming Chapter. In addition, a book
has been published, Francescanesimo e Contemporaneite: Ripensare l’evangelizzazione
francescana di fronte alle sfide della cultura
attuale (OFM, Roma 2014), containing the
major presentations and findings of two seminars conducted at the Pontifical University
Antonianum. The purpose of these seminars
and this book is to help the friars of the Order
to conduct a reading of the signs of the times
in the light of our Franciscan values. This goal
should also be part of the work of the 2015
General Chapter since we must make clear
the central aspects of our Franciscan identity,
our sense of being lesser brothers (minoritas),
in the context of a rapidly changing world in
which we live and to which we are called and
sent to carry the Good news of the Kingdom
of God.
107. The overall impression given by the
Questionnaire is that the Order is facing many
challenges, internally and externally, in the
living of our specifically Franciscan missionary vocation. There also is a hunger and thirst
among the brothers to deepen their relationship
with the Triune God, with the brothers of the
Order, a desire also to live a more simple lifestyle consistent with our identity as minores,
and to reach out to the world through missionary evangelization, with particular focus on
social service programs. At the same time, the
brothers who responded to the Questionnaire
indicated that they continue to struggle with
the integration of the dimensions of dialogue,
justice, peace and integrity of creation in their
lives, in the life of the local fraternities, and
the consequences of this situation on the life
of the Order. It is my conviction that unless
and until we integrate these dimensions into
our individual and fraternal lives, we will continue to suffer from a false dichotomy between
the sacred and the profane, between prayer and
love-in-action, thus weakening the potential
impact of our Gospel vocation and witness to
universal fraternity on contemporary society. I
am convinced that we Friars and Lesser Brothers have a central role to play in shaping our
contemporary world, and to do so in a manner
that makes absolutely clear the priorities of the
Kingdom of God as proclaimed by Jesus (cf.
Matthew 5, 1-3-10; Luke 1, 46-55; 4, 16-20;
and expressed by St. Paul in 2 Corinthians 5,
11-21). How we are to demonstrate these central values in our Franciscan witness if left to
the imagination and courage of each friar, of
each local fraternity, of each entity and of the
Order at the universal level. Our commitment
to local initiatives in dialogue, justice and
peace, and to national and international efforts
of friars and the Franciscan family (e.g. Franciscan Action Network in the U.S.A. and Franciscan International) must be further strengthened and expanded if we are to have a significant, positive impact on these structures.
108. The two seminars held at the Antonianum informed us of the tremendous challenges facing human societies, the Church and
the Order, challenges calling into question the
dignity of the human person, and shaking the
foundations of our understandings of the identity of the human person and that of human societies. At the same time, these seminars, and
subsequent work by the Commission, reminded us of our specifically Franciscan, positive
approach to the world, rooted in sympathy,
compassion, and solidarity. In this way, we
are called always to allow the Spirit to lead us
with Christ into the heart of humanity, going to
the ‘existential peripheries’ spoken of most recently by Popes Benedict XVI and Pope Francis. The Questionnaire revealed that the friars
of the Order do not fear the current waves of
secularization or challenges to the theological and social traditions with regards to the
nature and mission of human persons and societies. Rather, the friars, especially younger
friars, see these challenges as opportunities
for growth and for reshaping the future of our
Franciscan charism in a way that will promote
authentic personal and social transformation.
VIII. Service of Authority and Governance
1. At General Level
109. The 2009 General Chapter called attention to the need for continuous communication and interaction between the central Government and the entities of the Order. For this
reason, the General Definitory has made every
effort to establish a program of encounters
with each Conference, meting at least once
during the six-year period (cf. Mandate 4). We
also have continued to schedule and conduct
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
annual meetings with the General Visitators,
the newly elected Minister Provincials, Custodes, and Presidents of Foundations, and with
the Presidents of the Conferences and the Custos of the Holy Land (cf. Mandate 3).
110. In addition, the General Definitors
regularly participate in the meetings of the
Conferences, taking the opportunity to inform
the Conferences of new developments within
the Order, inviting greater participation of the
entities in the work of the General Curia and
the universal fraternity, and providing a brief
account of the content of these meetings to the
General Definitory during the Tempo Forte
(cf. Mandate 5) in order to help the General
Definitory to better appreciate the life of the
brothers in the Conferences. Other forms of
contact have been nurtured where possible so
as to strengthen the bonds of identity and fraternal communion between the Minister General and the General Definitory with the entities and the friars of the Order. The Minister
General, working in close collaboration with
the Definitor General for a specific region,
has made great efforts to conduct fraternal
visitation to the brothers in order to fulfil the
mandate of the office according to the Constitutions and General Statutes, and also to promote a greater sense of identity and belonging.
111. Despite all of these efforts, greater
efforts still will be required in the future in
order to promote a deeper sense of identity
and belonging between the individual entities, the Conferences and the General Curia.
Perhaps there is need to re-think the methods
and types of visits by the Minister General
and the Definitors in order to promote deeper
communion, and allow sufficient time to enter more deeply into the reality of each entity
visited. This same point was underscored by
the Capitulars at the PCO, leading to following
proposal: “The Minister General will visit possibly all of the entities of the Order, programming for each visit sufficient, quality time”
(cf. Proposal 5, p. 26). Quality of the fraternal
visit by the Minister General must be given
priority so that the relationship between the
Minister General and the General Definitory
with the Conferences, entities and brothers of
the regions might be deepened. How might
future visits by the Minister General and the
Definitor General might be conducted so as to
strengthen identity and a sense of belonging to
239
the universal brotherhood?
112. Mandate 45 called for the creation of
a separate Commission to study the current
structures of the Order with the idea of elaborating proposals that would be presented to the
Plenary Council of the Order (Mandate 46) in
its consideration of the norms for the number
and method of election of the General Definitors. This Commission has completed its work.
Its fruits can be found in the Instrumentum
laboris for the PCO. After having examined
the various proposals of the Commission, the
PCO made the following decisions:
1. Number of Definitors: total of 8 - 3 for Europe; 2 for Latin America; 1 for the English
Speaking Conference; 1 for Africa; and 1
for Asia.
2. Modalities for presenting candidates for
election to major offices can be found in the
post-PCO document, under “Decisions,”
number 2 (New Wine, New Wineskins, p.
24, hereafter NWNW).
113. A series of proposals from the CPO
related to governance in the Order will
be presented at the General Chapter 2015
(cf. NWNW, pp. 25-30). They focus on issues
related to governance, structures in the General Curia, increased role of lay friars in decision-making within the Order, the creation
of a Moderator for Ongoing Formation, promotion of a renewed missionary spirit within
the Order, the continuation of research into the
structures of the Order in the light of the values
of our life and mission, and that proposals for
mandates at the 2015 General Chapter be few,
but “clear” and “well-defined” (NWNW, Proposal 20, p. 28).
2. Governance at the Level of the Entities:
Several Difficulties
114. For the sake of the wellbeing of provinces and custodies, and to guarantee a quality
of life and mission, the Minister General and
the General Definitory have been obliged to
intervene in a number of ‘irregular’ situations,
naming special delegates to deal with major
problems in a charitable, discrete and effective
manner. In the case of all of these interventions, friars have experienced much pain prior
to and as a result of the intervention by ‘Rome’.
The critical interventions have also come at a
cost to the General Definitory because of the
240
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
pain we feel in arriving at a decision to intervene, and the somewhat lack of support shown
by the friars of entities where we have had to
play a strong role. It is possible that we have
made some mistakes in an effort to seek the
good of the friars and the entities of the Order. For all mistakes that we have made, I ask
your forgiveness. At the same time, we are
concerned that there might be a rising number
of circumstances in the future that may require
extraordinary intervention on the part of the
Minister General and his Definitory.
115. I am convinced that we need to take
time at the General Chapter to reflect upon
the increasing incidence of interventions from
outside the particular entities, and to ask what
types of training programs might be necessary
to help the brothers to (a) discern good and
competent servant-leaders (provincials, custos, and even guardians), and to (b) confront
situations requiring mediation, providing them
with the necessary tools to do what is best for
the sake of the mission of the entity and the
Order. In all of this, we must seek the way of
the Lord, encouraging growth in human and
spiritual skills requisite for leadership, and at
the same time encourage formation of all the
brothers of the entities for leadership, co-responsibility and evangelical service.
116. We are living in a new age of Franciscan life, one that requires all members of the
Order, living and working in their particular
entities, to assume greater responsibility for
the life and future of the entity and the Order.
I invite all of the brothers to abandon the “wait
for Rome to intervene” mentality and to assume your/our proper responsibility for shaping the future of Franciscan life and witness
in your respective entities, and to commit to
help promote the spiritual and social transformation of the lives of the brothers, and through
them to transform the Church and human societies in which we find ourselves. This same
commitment of all of the brothers to become
co-responsible should also de encouraged and
strengthened within each of the entities of
the Order (cf. St. Clare, “Letter to Agnes of
Prague,” no. 3, 8).
IX. Management of Finances
117. In response to Mandate 32, the General Definitory examined and approved of the
final draft of Guidelines for Management/Activities of the Offices of the General Curia. Efforts have been made to complete a new ‘Prontuario’ for the Secretaries of the Provinces in
order to encourage and facilitate greater collaboration between the entities of the Order
and the Offices of the Procurator General and
the Secretary General. In light of recent developments in the economic management of the
patrimony of the Order, further reflection will
be required, leading to the possible development of a new set of guidelines for the management of the financial dealings of the Office
of the General Treasurer and the Government
of the Order.
118. The General Definitory, responding
to Mandate 53 on the fundraising efforts of
the General Curia have conducted a review of
the General Secretariat for Franciscan Missions (GSFM, Waterford, USA) leading to
a reorganization of these efforts. In the first
period following the initial restructuring of
these fundraising efforts, more funds have
been dedicated to the needs of the Order in its
missionary and formation efforts worldwide.
Further restructuring of the General Secretariat is currently underway and, hopefully, will
lead to an increase of revenues for the needs of
the Order. The Minister General, with the approval of the General Definitory, has named
two Special Assistants to the Minister General
for Development and Fundraising. Over the
course of the six-year period both the GSFM
and the Special Assistants have raised several
million euros in support of the General Secretariats for Mission and Evangelization and
also Formation and Studies, and for various
other needs of the General Curia. These efforts will need to be expanded if the needs of
the Order are to be met. A presentation and
proposal for the future of fundraising efforts
for the Order will be presented at the 2015
General Chapter. At the same time, the entities that have received funds are being called
to give greater accountability for the funds
and to seek to initiate local efforts in fundraising. Missionszentrale also had continued to
play a significant role of support to the Order,
providing much needed funds for missionary
evangelization, formation and studies, and
justice, peace and integrity of creation for
which the Order is most grateful. Special recognition also goes to the friars who founded
and worked for many years in the office of the
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
GSFM in Waterford – to Fr. Sereno Baiardi,
Fr. Sante De Angelis, Fr. Pontiano Macabalo,
and to their former lay and religious staff and
benefactors.
X. Justice, Peace and Integrity of Creation
(JPIC)
119. The 2009 General Chapter affirmed
the transversality of the values of JPIC for the
current and future life of the Order. “It is itinerancy, it is sympathy toward the world, from
which one does not wish to flee, but in which
rather is recognized one’s own cloisters, it is
sharing the life of the poor and those who are
found along the side of the road (reference
to the Poor Samaritan). This way of going
through the world is restoring the gift of the
Gospel received” (Bearers of the Gift of the
Gospel, p. 8, no. 7). To proclaim the Gospel of
Jesus Christ is, at the same time a proclamation of the values of the justice and peace of
the kingdom. These values are made evident
in Mandates 43-44, 51, and 54. As our General Constitutions make imminently clear, “The
friars are to have life and condition of the little
ones in society, always living among them as
minors. In this social environment they are to
work for the coming of the Kingdom” (GGCC
Art. 66). The General Constitutions continue:
“The friars are to live in this world as promoters of justice and as messengers and agents
of peace, overcoming evil and doing good
(GGCC Art. 68)…Conscious also of the terrible dangers that threaten the human race, the
friars are to denounce in the strongest terms
every kind of warlike action and the arms race
as a very serious calamity for the world and
a very great injury to the poor…(GGCC Art.
69)…Following closely in the footsteps of St.
Francis, the friars are to maintain a reverent attitude nature, threatened from all sides today,
in such a way that they may restore it completely to its condition of brother and to its role
of usefulness to all [human-kind] for the glory
of God the Creator” (GGCC Art. 71).
120. I have taken the liberty to cite extensively the texts related to our lives as “Pilgrims and Strangers in This World,” the title
of Chapter IV of the General Constitutions.
Despite the insistence of the documents of the
Order promoting the cross-cutting (‘transversal’) nature of the values of JPIC for our Franciscan lives, there remains a deep suspicion in
241
the life of the Order with regards to the work
of justice, peace and integrity of creation. In
some cases, this is the result of a misunderstanding of the double command of Jesus in
the Gospels (cf. Matthew 22, 34-40; Mark 12,
35-37; Luke 20, 41-44) and its implication for
the life of Christian discipleship.
121. In his Apostolic Exhortation Evangelii
gaudium (2013), Pope Francis makes absolutely clear the link between love of God and
love of neighbor, service to God and service
to our brothers and sisters, where he writes:
“The kerygma has a clear social content: at the
very heart of the Gospel is life in community
and engagement with others (no. 177).” Pope
Francis continues: “The task of evangelization
implies and demands the integral promotion of
each human being. It is no longer possible to
claim that religion should be restricted to the
private sphere and that it exists only to prepare souls for heaven….It follows that Christian conversion demands reviewing especially
those areas and aspects of life ‘related to the
social order and the pursuit of the common
good” (no. 182). “Who would claim to lock
up in a church and silence the message of St.
Francis of Assisi and Blessed Theresa of Calcutta? They themselves would have found this
unacceptable. An authentic faith – which is
never comfortable or completely personal –
always involves a deep desire to change the
world, to transmit values, to leave this earth
somehow better than we found it…If indeed
‘just ordering of society and of the state is a
central responsibility of politics’, the Church
‘cannot and must not remain on the sidelines
in the fight for justice’” (no. 183; cf. also Benedict xvi, Deus Caritas est, 28).
122. For too long, many in the Church reduced the social dimensions of the Gospel to
acts of charity without justice or the requirement to engage with the ‘structures of sin’,
which, according to Saint Pope John Paul II,
are the result of structural injustices (cf. Sollicitudo Rei Socialis). Charity alone without
social analysis and commitment to social
transformation is not sufficient to respond to
the demands of the Gospel. Seen in this light,
our identity, our spirituality, our life in fraternity, our engagement in the formative process
and our deep commitment to be missionaries and evangelizers flow from a communion
with God that transforms us into protagonists
242
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
for the justice and peace of the Kingdom of
God proclaimed in and through the life, death
and resurrection of the Lord Jesus, and in and
through the witness to the Kingdom in the life
of our founder Francis of Assisi. We friars also
have at times failed to understand and integrate
the justice and peace values of Jesus’ Kingdom, message, and witness, and that of our
founder Francis. As the document of the 2009
General Chapter reminds us: “The spirituality
that nourishes our life and evangelizing mission is never foreign to the life of our people
and what concerns them. What is called environmental justice, active non-violence, refugees, emigrants, those without land, ethnic minorities, the ethical use of financial resources
in solidarity, the HIV/AIDS pandemic: these
are some of the many realities that need to be
brought to prayer and discerned in our daily
practice of prayerful reading of the Word. The
values of justice, of peace, and the integrity
of creation, which are values rooted in the
Gospel, must be present naturally in our life
of prayer and devotion, and in our daily life
and exercise of our ministries. We are called
to build bridges of dialogue, of encounter, of
reconciliation and peace; to be messengers of
the culture of life in the whole range of its development; to be, finally, guardians of hope”
(p. 20, no. 30, emphasis added).
great efforts to visit the projects entrusted to
the Minister General in Africa, Asia, Russia/
Kazakistan, the Caribbean and Latin America.
XI. Summaries of Select Reports from
Secretariats, Offices and Commissions
126. In its reflection on evangelization
within our Franciscan parishes, the GSME reports that “We must admit that the Franciscan
charism still remains scarcely visible in parish
service,” this in spite of the fact that fifty percent (50%) of the Friars of the Order are engaged in this service. How might we as Friars
Minor engaged in parish ministries strengthen
the transmission of our Franciscan charism to
the people of God? This same questions must
be asked of those friars engaged in the education ministry at the primary, secondary and
post-secondary levels, e.g., universities, study
centers, etc.
1. General Secretariat for Mission and Evangelization (2009-2015)
123. The General Secretariat for Missions
and Evangelization (GSME) strove to fulfill the duties it received in Mandates 13-32
of General Chapter 2009 principally through
“a wide range of different meetings.” It also
organized a series of “seminars, conventions,
[and] congresses” at various levels within the
Order, such as with individual Entities and
Conferences. The GSME also organized the
First International Congress for Missions and
Evangelization (Sassone, Rome, 18-28 May
2014). Documents on various themes for the
animation of missions and evangelization were
drafted and published, the most recent being
Ite, nuntiate: Guidelines for the New Forms of
Life and Mission in the Order of Friars Minor. The GSME also provided direct support
to missionary projects of the Order both financial and with new friar personnel, and made
124. GSME noted in its report that these
various endeavors were performed in the light
of its twofold mission: (a) the promotion and
animation of the missions; and (b) evangelization [sanctuaries, new evangelization, “New
Forms” of Franciscans presence and evangelization, evangelization in schools, etc.]. The
GSME also is entrusted with the promotion
of interreligious, ecumenical and cultural dialogue. The Commission on Dialogue, which
forms parts of the GSME, has prepared a
separate report (see below). In each of these
areas the GSME reported experiences of both
success and challenge, sometimes in the very
same areas.
125. With respect to the missions ‘ad gentes’, the GSME reports that while the number
of Friars joining the Projects of the Order has
increased, this increase has not been able to
keep pace with the increasing needs of each of
these Projects. In many of these projects, the
friar presence is very limited, stretching the
energies of the friars and preventing the Order
from expanding its activities in an effective
and coordinated manner.
127. Among the various needs identified
for the fulfillment of the mission entrusted to
the GSME in the coming six years, there appear at least four areas calling for serious attention: 1. develop resources for the Ongoing
Formation of friars serving in the various ‘ad
gentes’, ‘inter gentes’ and ‘intra gentes’ missionary projects of the Order, and for all missionaries, a need for human, spiritual, theolog-
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
ical and social formation; 2. provide greater
opportunities to friars in Initial Formation to
experience mission ‘ad gentes’ and ‘inter gentes’, and to provide programs for the integration of these experiences into Franciscan life
and fraternity; 3. develop resources and programs for friars engaged in mission ‘ad’ and
‘inter gentes’ in the missionary projects of
the Order, and also of the individual entities
of the Order, in order that they might reflect
on their experiences in the light of our Franciscan Tradition; and 4. continue to promote a
greater collaboration and integration between
the various secretariats and offices within the
Order, i.e. between GSME with the General
Secretariat for Formation and Studies (GSFS)
and the Office of Justice, Peace and Integrity
of Creation (JPIC). The GSME should also
continue to promote at all levels of the Order
an ever-greater awareness of the missionary
dimension of our lives as Friars and Minors
in the context of the world today. The GSME
encourages friars to pursue advanced studies
in missiology and evangelization at the Pontifical University Antonianum, at the mission
study center in Petropolis, Brazil or in other
institutes. It also encourages friars to do advanced studies in ecumenical, interreligious
and inter-cultural dialogue, which are vital for
the life of the Order, the Church and the world.
128. Questions for Reflection: In what concrete, specific ways might the GSME be of assistance to you, my brothers, and to your entities in the promotion of a greater sense of missionary evangelization and dialogue as constitutive elements of our Franciscan identity, as
Pope Francis stresses in the opening pages of
his Apostolic Exhortation Evangelii gaudium?
What obstacles do you perceive at the level of
your fraternities and entities (province, custody, foundation) that discourage this? Why
are so many of us friars afraid to explore the
missionary dimension of our vocation, and to
open our lives to taking much greater risks for
the sake of the Kingdom. My own personal experience of mission ‘ad gentes’ for ten years
in the Democratic Republic of Congo has
shaped and transformed my sense of mission
and every aspect of my Franciscan identity and
sense of fraternity and mission. Even now as I
serve you as your minister and servant, I also
am convinced that I am called to realize this
from within the context of an identity that is
truly missionary and founded upon the justice
243
demands of the Kingdom of God. Should this
not also be the case for each and every brother within the Order? And should not provincials and custos do all they can to promote the
growth of a missionary vocation, guided by a
deep experience of the spiritual life, fraternity,
ongoing formation, and the values of justice
and peace, even if it means emptying the provinces of vital personnel ‘for the sake of God’s
Kingdom’?
2. General Secretariat for Formation and
Studies (2009-2015)
129. The programming of activities for
the General Secretariat for Formation and
Studies (GSFS) took into consideration the
key elements of Mandates 33-37 of the 2009
General Chapter, which are presented in two
post-chapter documents, namely, Bearers of
the Gift of the Gospel, and Beginning Afresh
from the Gospel (General Definitory, 2010).
The GSFS began a number of initiatives seeking to help the Order deepen its commitment
and capacity in the areas of both Ongoing and
Initial Formation. One of the more important
methods employed was that of the Continental congresses, focusing on the central themes
of the formative experience within the Order.
Among these themes are found: integration of
the Ratio Formationis Francescana (RFF) into the formation programs of all entities of the
Order; formation in the evangelical counsels
(vowed life); formation in the sacramental life
of the Church and Order; the Accompaniment
of brothers at all levels, and those preparing
for ordained ministries; and the integration of
missionary evangelization into the formation
process.
130. As a result of the Continental Congresses, the XIII International Council in Jerusalem, the International Congress in Assisi,
the validity and importance of the RFF and
its integration into all programs of formation
throughout the Order has been unanimously
supported. The friars participating at these
various meetings indicated the need to help the
Entities of the Order to arrive at greater awareness of the various dimensions of the RFF
and also its integration into all programming.
There also was expressed the need that government of the entities (Provincial, Definitors,
Custos, Councils) also need to receive formation about the RFF, and that the Secretaries for
formation in the Entities of the Order need to
244
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
better inform the province and the friars engaged directly in formation work (Ongoing,
Initial).
131. The International Congress of the
GSFS in Assisi (2013) assigned to the General
Secretariat the duty of preparing in the near
future a set of guidelines or orientations for a
specifically Franciscan accompaniment. It is
hoped that this document might be of particular help to programs for Ongoing and Initial
formation, and also in the animation of the
friars and the local fraternities. The guidelines
for accompaniment should be of particular assistant to those involved in the formation process, formandi and formators alike (cf RFF
92-97; 98-104). They also can be used for the
formation of guardians and, subsequently, by
the guardians in their service to the brothers in
the local fraternities (cf. RFF, no. 92-104).
132. The GSFS offers five (5) proposals for
reflection by the Capitulars in preparation for
the 2015 General Chapter:
1. That special priority be given to Ongoing
Formation. [electronic on-line documents,
tools for permanent formation; organize
experiences for ongoing formation in collaboration with the Conferences.]
2.Greater efforts be made to encourage
knowledge and the application of the principles of the RFF in all programs of formation in all of the Entities of the Order.
[Ways to accomplish this could include
Continental Congresses or meetings within
each Conference, working together with
the GSFS on the theme, and “Accompaniment of Friars for an Evangelically-based
formation in Franciscan Identity proposed
in the RFF.” This formation would necessarily include the participation of formators
and guardians in each area and zone of the
Order.]
3. Steps be taken to help deepen a reflection
on the theme/practice of Franciscan accompaniment. [The GSFS could organize
a Second International Congress to follow
upon on work begun at the 2013 International Congress dealing with the theme
of Accompaniment, taking as its focus the
theme of Franciscan accompaniment within the formation process, working with the
Provincial Secretaries of Formation.]
4.Provide support for the Study Centers of
the Order, particularly the Pontifical Uni-
versity Antonianum. [Organize an International Congress on Studies in the Order,
with particular focus on the theme of the
role of studies in formation, Franciscan life
and missionary evangelization in the Order
today. Representatives from the various
study centers of the Order, including professors, would be invited to participate.]
5.Provide special accompaniment for the
Formation houses, which are international
and intercultural. [Support the International
Franciscan Fraternity of “Padre Gabriele
Allegra,” other formation houses that are
international, intercultural and interprovincial, and collaboration at other levels
with existing programs/houses/centers, especially where vocations to the Order are
increasing. There also is need to promote
collaboration and a culture of subsidiarity
among the Entities of the Order in the area
of formation.]
133. Questions: How might a ‘Culture of
Franciscan Accompaniment’ of friars at all
levels of our life - Ongoing and Initial Formation - in the ‘ordinary’ life of the local fraternity be introduced and integrated so as to contribute to the strengthening of our specifically
Franciscan identity, our experience of fraternity, our engagement in evangelizing mission,
and our commitment to dialogue, justice and
peace? What levels of resistance would such
a model of accompaniment for living out our
Franciscan vocation encounter, and how might
we overcome this resistance? What contribution would a ‘Culture of Franciscan Accompaniment’ make to the deepening of our sense of
identity as Friars and Minors in our Times?
3. Justice, Peace and Integrity of Creation
(2009-2015)
134. The Office of Justice, Peace and the
Integrity of Creation (JPIC) committed itself
to ten courses of action, in the light of Mandates 43-44 of General Chapter 2009. These
dealt with issues of formation and animation
of friars and entities of the Order and collaboration with entities of the Order, Church, and
wider civil society, including international
non-governmental bodies and organizations.
135. JPIC pursued these courses of action
in a variety of ways, e.g., production and/or
implementation of print and online resources
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
(Pilgrims and Stranger, Guidelines for Animation of JPIC, Contact and the website for the
35th anniversary of St. Francis being named the
patron of ecology), visits to Conferences and
Entities of the Order, workshops and courses
(annual course at the PUA), participation in
major international gatherings (Rio+20 Conference in Brazil), and broad collaboration
(Romans VI and ICR at Food and Agricultural
Organization of the United Nations).
136. JPIC reported broad and ongoing success in its endeavors to build positive relationships with Entities of the Order and with
groups sharing similar values outside of the
Order. For the future promotion of JPIC as an
integral part of our Franciscan life and vocation, integral also to the evangelizing mission
of the Church (part IV of Evangelii gaudium),
it will be necessary to address two ongoing
challenges: (1) the need for initial and ongoing formation of friars on JPIC issues within
their entities, including an appreciation of the
role of JPIC as a constitutive part of our lives
as Franciscans [part of the DNA]; and (2) a
general lack of collaboration among offices of
the General Curia in integrating and promoting the principles of JPIC. In the future, there
will be a need for greater coordination and collaboration between the GSME, the GSFS and
JPIC.
137. Of particular note, JPIC also reported a
consensus among members of the International Council for JPIC (ICJPIC) that “We need to
stop evaluating our life and ministry and our
commitment to minority, and that we actually
need to change the way we live, minister and
follow the path of minority.” The ICJPIC recommendation that the Order produce fewer
documents and give greater emphasis on the
study and implementation of existing documents may be read in this light.
138. Questions for reflection: What challenges do you, my brothers, face in attempting to integrate the transversal dimensions of
Justice, Peace and Integrity of Creation into
your spirituality, fraternal life, and mission?
How might the Office for Justice, Peace and
Integrity of Creation, working in collaboration
with the Secretariats for Mission Evangelization and Formation and Studies, help deepen
awareness of and commitment to the values
expressed in Chapter IV of the General Consti-
245
tutions (Pilgrims and Strangers in this World)
and in Part IV of Pope Francis’ Apostolic Exhortation Evangelii gaudium? How might we
take seriously the call in the Lineamenta proposed for reflection in preparation for the 2015
General Chapter to a radical restructuring of
our lives, leading to a renewed commitment to
simplicity of life and minority?
4. The Commission of the Order “The Service for Dialogue” (2009-2015)
139. The Service for Dialogue (SD) falls
under the purview of the GSME. In his report the General Secretary for Missions and
Evangelization noted that the SD responded to its duties by means of thematic annual meetings, particularly with reference
to Islam, in territories “closely linked” to
the chosen theme. It also was reported that
Fr. Ruben Tierrablanca, OFM, has been appointed as “General Assistant for Islam,”
to encourage friars to dialogue with Islam
“particularly in Entities co-existing with
Muslims.” In addition to these activities,
the President of the Commission for SD has
reported the following activities:
• Translation and dissemination of the four
volumes on dialogue prepared by the previous Commission.
• Development and translation of a fifth volume intended for the use of those seeking
to prepare and engage in ecumenical and
interreligious prayer.
• Ongoing work to prepare and make available various resources for the animation of
the annual Octave of Prayer for Christian
Unity.
• Support and advertising of initiatives of the
International Fraternity for Dialogue in Istanbul, especially its annual Course on Dialogue.
140. The SD has sought to fulfill its mandate to promote a “culture of dialogue” within
the Order, one that understands dialogue – ecumenical, interreligious, and intercultural – to
be an intrinsic aspect of our Franciscan identity. The General Definitory has collaborated
actively with the SD in the promotion of the
values expressed in Chapter XVI of the RNB.
Among the needs identified by the SD President are (1) greater space to be given to ecumenical dialogue and (2) the engagement of
non-believers in dialogue.
246
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
141. Questions for Reflection: How are
you, my brothers, engaging actively in the Service of Dialogue within your life and ministries? Do you see this as a value for your life as
a Friar and Lesser Brother, as a member of the
Church (cf. EG 238-258) and as a member of
the society in which you find yourself? What
obstacles do you face in seeking to become a
person of dialogue? How might the Commission for the Service of Dialogue be of greater
help to you and to the brothers of your province/custody/foundation?
5. The “Service for Fidelity and
Perseverance” (Mandate 48 - 2009-2015)
142. The “Service for Fidelity and Perseverance” (SFP) was created by the General Definitory to respond to Mandate 48 of the 2009 General Chapter, which states: “The General Definitory should study the causes and motives for departures from the Order, and offer orientations
for interventions.” The General Definitory created a working group, which included the Vicar
General in his capacity as General Procurator,
his Assistant, the General Secretariat for Formation and Studies and his Assistant, friars from
the Franciscan Institute of Spirituality at the
Pontifical University Antonianum (including an
OFM Cap), and a Camaldolese sociologist and
specialist in the study of religious life in Italy.
The Service group decided not to allow itself to
be named the “Commission for the Study of the
Phenomenon of Abandonment from the Order”
since this could set a decidedly negative tone.
The Service group has focused its attention on
the potential causes for departure by friars from
the Order, which have numbered approximately
75 per year since 2009. At the same time, it was
decided that it might be more fruitful to focus on
“Why friars remain in the Order?,” and “How
friars overcome personal vocational crisis and
choose to remain in the Order?” rather than focus on the more elusive question of why men are
leaving the Order and religious life.
143. The SFP dedicated much attention
to the gathering of data located in the Office
of the General Procurator. The General Visitators, new Provincials and Custos, and the
Conferences were invited to participate in this
study by providing information on the phenomenon of friars leaving the Order, seeking
to deepen our understanding of the principal
motives and also trying to propose strategies
for intervention in cases where friars are in per-
sonal vocational crisis. In 2013, a pre-seminar
and a seminar were organized for the General
Definitory by the SFP to help deepen reflection
on this extremely complex matter. Following
these meetings, a study day was organized in
October 2013 by the Institute for Franciscan
Spirituality, working in strict collaboration
with the SFP, at the Pontifical University Antonianum to expand the reflection and include
other specialists from within and outside the
Order. The Service group also worked closely
with Don Renato Mion, SDB, and sociologist,
who was responsible for designing and analyzing a Questionnaire sent to 1,500 friars of the
Order. The objective of the Questionnaire was
to try to assess the current state of the life of
the friars and the Order as perceived and lived
by the friars. Of the 1,500 Questionnaires sent
to all regions and age groups, 1,408 friars responded. In addition, the GSFS explored the
theme of perseverance and fidelity through the
Continental Congresses, the XIII International
Council of the GSFS in Jerusalem in 2013, and
during the International Congress held in Assisi in 2013. The theme of Franciscan Accompaniment and the role it could play in helping
friars to overcome personal vocation crisis
was discussed in-depth at the International
Congress. While it was generally recognized
that the question of departures from the Order
is extremely complex and multi-faceted, at
the same time it was recognized that there is
greater need to further personalize the formation process and to expand an understanding
of accompaniment to include friars who have
already completed the initial formation process. Seen in this light, it was suggested that
accompaniment could serve as a useful tool in
programs for ongoing formation for helping
strengthen the capacity of friars to persevere
in their vocation with fidelity and joy.
144. Some tentative, preliminary ‘Orientations’ for possible interventions: The second
part of Mandate 48 asked that the General
Definitory propose orientations and possible
‘solutions’ to the issue of friars departing
from the Order. The SFP offers several concrete, limited, suggestions in the form of recommendations. These are not meant to serve
as ‘recipes’ that, if prepared correctly, will
necessarily provide support and enable friars undergoing vocational crises to overcome
these crises. Rather, the more specific goal of
these proposals is to promote within the Order
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
a deeper reflection on our life and the many
challenges we face, and to encourage the creation of ‘spaces’ in which friars experiencing
personal vocational crisis might explore the
issues with their brothers in fraternity. But in
order for this to ever become a reality, the SFP
recognized the importance of beginning conversations within the Entities and at the levels
of Ongoing and Initial formation on the theme
of fidelity and perseverance. One additional
and most challenging ‘ingredient’ will be most
necessary if accompaniment is to achieve its
goals, namely, the building of reciprocal trust
among the brothers of the Order.
145. Specific Recommendations from the
SFP
1. That the next Minister General and General
Definitory confirm friars from Offices and
Secretariats of the General Curia to continue this critical work within the Order;
2.That the SFP continue its collaboration
with the Institute for Franciscan Spirituality at the PUA and with other competent
specialists in order to provide further assistance for addressing vocational crisis; and
helping friars to choose to remain in the Order with renewed commitment and passion
for the Franciscan life.
146. Four Lines for Further Development
in the coming six-year Government
1. Formation considerations: The SFP echoes
the recommendations of the GSFS on the
importance of forming brothers in a culture
of Franciscan Accompaniment; strengthening mutual dialogue, sharing, and listening; formation and animation of Ministers,
Custodies, Guardians and Formators; and
promote the creation of houses of spirituality or other significant places in order to
deepen the quality of [our] Franciscan spirituality and identity. In addition, the preparation of a set of ‘guidelines’ by the GSFS
for Franciscan Accompaniment should also
serve as a helpful tool for promoting fidelity and perseverance in the Franciscan life.
2. Therapeutic considerations: The Ministers
should be given additional information and
tools in order to help in their discernment of
future candidates to the Order. These tools
should include instruments for making a
determination about issues the candidates
or young friars in initial formation might
247
be facing, and whether these are pathological in nature, involve forms of dependency
(drug, alcohol, sexual, etc.), and physical
and psychological illnesses or other factors
that could compromise the person’s ability to make a responsible and free decision
to commit to Franciscan religious life. It
might also be worthwhile developing a list
of specialized centers where friars and/or
candidates could receive treatment for various disorders.
3. Canonical considerations: In some cases,
it might be necessary to make recourse to
canonical procedures and measures to help
the friar in difficulty confront issues of major import, and to insure that the friar accept
the accompaniment of another qualified
friar. One suggestion might be to develop
a canonical “vademecum,” in order to offer
canonical advice to Ministers as they deal
with friars in difficulty.
4. Other considerations: I remain convinced,
as was my predecessor in the office of Minister General, that the Order must continue
to study the problem of friars in vocational
crisis and the phenomenon of departures
from the Order. This has been verified by
the results of the 2012 Questionnaire in
which nearly one-third of the friar-respondents indicated they had experienced a serious vocational crisis. I urge the future General Definitory, in collaboration with the
Pontifical University Antonianum, to create
an “Observatory” that would focus specifically on questions related to consecrated life
and the work of the SFP (Mandate 48). In
addition, I urge the Provinces or Custodies,
working together at the level of the Conference, to undertake an in-depth study of the
causes for departures from the Order, particularly in those Entities where the number of departures of solemnly or temporary
professed friars is statistically significant.
Finally, the next General Definitory must
help to create methods for better collection,
management and analysis of the statistical data of the Order, and organize an online data base that would allow Franciscan
specialists and the Entities of the Order to
expand their reflections and be updated on
future developments within the life of the
friars and to review the work of our ‘specialists’ and engage with them in seeking to
find effective means for responding to this
critical situation. The members of the 2015
248
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
General Chapter will receive a more comprehensive analysis of the work and major
findings of the SFP.
147. Questions for Reflection: What has
been the experience of departures from your
particular entity, and what impact have these
had on the living out of your Franciscan vocation? Do you experience within the local fraternity, and/or in your province or custody, a
‘space’ where you are able to share with the
brothers the difficulties and challenges you
face in trying to live your vocation in fidelity and perseverance? If so, why? If not, why?
How might the Order (General Definitory,
GSFS, other offices) or the entity help create
such spaces of trust and authentic spirituality
and humanity? What more might the Lord be
asking of us as Friars and Lesser Brothers in
Our Times? What bold new initiatives must we
be willing to initiate? What courageous steps
must we undertake if we are to respond to the
call to give all to the Lord and to allow Him to
transform our fraternities into authentic, lifegiving centers of spirituality, of humanity, of
reconciliation and peace? What risk do we run
if we do not once again embrace in a radical
manner the call of Jesus to come and follow
him, and to do so together as brothers of the
Gospel, and as brothers to all of humanity and
all of creation?
Chapter III
The Future of the Order:
Radical Discipleship
You are lacking one thing.
Go, sell what you have,
and give it to (the) poor
and you will have treasure in heaven;
then come, follow me.”
At this statement his face fell,
and he went away sad,
for he had many possessions.”
(Mark 10, 21-22)
Seismological Shifts in the Contemporary
World
148. My dear brothers, today more than
ever we witness the consequences of rapid
globalization and profound and irreversible
changes at all levels of human existence: an-
thropological, sociological, political, economical, religious and environmental. These
change are not just happening ‘out there’ or ‘in
the world’, but they also are occurring within
the life of the Order, the Church and within
the lives of each of us (cf. Bro. Nilo Agostini,
OFM, “Cambio de Epoca, Opportunidades y
desafios,” in Francescanesimo e Contemporaneitàa, Ripensare l’evangelizzazione francescana di fronte alle sfide della cultura attuale,
Rome, 2014, pp. 111-120). They also are having direct consequences on our understanding
of the Franciscan evangelical life, and our experience of fraternity and mission. I invite you
to reflect with me for a moment on the nature
of these changes, their impact on human societies, on the Church and on our lives as brothers of the Gospel.
149. In his challenging letter to the Order,
“To Fill the World with the Gospel of Christ,”
1996, ‘Introduction’, Brother Hermann
Schalück, former Minister General, gives serious attention to the epochal changes affecting the world, the Church and the Order. Four
major areas of change are delineated: (a) the
emergence of the individual, and the subjectivity of the person and of history; (b) the emergence of a pluralistic and polycentric world,
including a technical and scientific pluralism;
(c) the expansion of the processes of secularization, which today are present in every human society; and (d) the emergence of a new
international order, an ‘open’ world in which
geographical boundaries no longer define the
nature of human relationships and no longer
control the flow of human populations (Chap
I, nn. 15-27. cf. pp. 15-20).
150. To this list I would add a fifth area of
change calling for immediate attention by the
world community, the Church, and the Order.
I am speaking of the emergence of a new and
very dangerous phenomenon, the globalization of violence and terrorism, which is creating havoc in every part of the world. The
causes of this phenomenon are complex and
lie beyond the scope of this report to the Order.
However, it has become clear that the threats
posed by these new and globalized forms of
violence and terrorism are adversely affecting the life and mission of the brothers of the
Order. The friars living in Syria, Libya, and
Pakistan, to name a few zones of conflict, feel
most directly the impact of these new forms
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
of violence. Brothers in Jordan and Lebanon
also witness the constant streams of refugees
running from violence in the search for a place
of peace and security. Threats to peace and
security in Cameroon, the Central African
Republic, Ivory Coast, South Sudan, Kenya,
the Democratic Republic of Congo, Mindanao
and elsewhere also are having a direct impact
on the life of the people served by the friars.
Drug and gang-related forms of violence in
Latin and North America, parts of Europe and
Asia also are claiming many innocent lives.
Friars are present in each of these regions and
witness the impact on families, local communities and regions, and the impact on their lives
as well.
Brothers of Encounter, Dialogue and
Ambassadors of Reconciliation
151. The threats to human communities in
the different parts of the world, which in the
age of globalization become threats to each
and every human community and to peace and
security everywhere, challenge the Church
and the Order to seek new and more effective
responses for the promotion of peace, justice,
dialogue and reconciliation. In his speech to
the President and peoples of Turkey, Pope
Francis made the following plea: “Fanaticism
and fundamentalism, as well as irrational fears
which foster misunderstanding and discrimination, need to be countered by the solidarity
of all believers. This solidarity must rest on
the following pillars: respect for human life
and for religious freedom, that is the freedom
to worship and to live according to the moral
teachings of one’s religion; commitment to ensuring what each person requires for a dignified life; and care for the natural environment
(November 28, 2014, http://en.radiovaticana.
va/news/2014/11/28/pope_francis_need_for_
interreligious_dialogue_/1112757).”
152. The solidarity of which Pope Francis
speaks is not something foreign to our own
Franciscan tradition. In recent times, the Order
has made great efforts to deepen its commitment to the promotion of ecumenical, interreligious and intercultural dialogue through the
work of the Commission on Dialogue (see report of Commission in the Annex). It also has
expanded its commitment to the practice of dialogue through the creation of the fraternity in
Istanbul, with the possibility of the opening of
249
a second fraternity for dialogue in Ismir. Friars
also continue their work to promote interreligious dialogue through processes of peace and
reconciliation in Mindanao, the Philippines.
The lived experience of dialogue also occurs
in such places as Pakistan where brothers are
committed to living in peace with their neighbors, and in creating opportunities for study
and dialogue at the theological levels. The
witness of brothers in the Holy Land Custody
promoting cultural activities that bring together Jews, Muslims and Christians are signs of
hope that peace might one day be a reality in
this troubled region. Cooperation and service
by the friars in the Horn of Africa, in Lebanon,
in Syria and Libya, in Egypt, in the Republic
of Sudan and the Republic of South Sudan,
and other regions of the world demonstrate
the commitment of friars to the promotion
of mutual respect, dignity and to the promotion of social institutions and a vision of the
world that embraces diversity and counteracts
injustice and violence. The work of the friars
at the Ecumenical Institute in Venice, and in
other theological institutes sponsored by the
Order, effectively provides the theological rationale and technical preparation for dialogue.
These are great signs of hope. They also serve
as models for the way we friars and minors
are to live our Gospel commitment as men
of encounter, dialogue, and authentic agents
for peace and reconciliation. It is precisely
through these forms of concrete witness that
we are able to participate in what Pope Francis
calls the “globalization of solidarity” to combat a growing “globalization of indifference”
(cf. Evangelii gaudium 54).
153. In his Report to the Order, Bro. Giacomo reminded us that: “[St.] Francis is a man
of universal dialogue because of his radical
evangelical experience, his love for the Word
of God which worked an ongoing conversion
in him: all of this made of him a new man who
found once again the balance of relationships
with God, with other people, and with creation,
to which every one can refer with hope” (2003,
Report of the Minister General Bro. Giacomo
Bini, OFM, p. 121). Bro. Giacomo adds: For
this reason, the Franciscan is, by vocation, a
man of dialogue” (2003, Report, p. 121). We
are by vocation men of dialogue! The brothers in so many parts of the world are living
witnesses to the truth about this aspect of our
Franciscan identity. I personally am convinced
250
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
that if we can allow the Spirit of God to deepen this aspect of our vocation, we might once
again rediscover and recover a hunger and
thirst to become men who: (a) listen deeply
to the Word of God, through prayer, contemplation and the sharing of our faith with one
another in fraternity, and with others; (b) promote dialogue, the spending of time with one
another in fraternity, learning from one another and prizing the grace of God at work in the
hearts of the brothers; (c) generate within our
fraternities the desire to become centers of humanity, welcome and solidarity, places where
others might come and celebrate with us the
marvelous deeds of the Lord that are transpiring in our very midst; and (d) co-ambassadors
with Christ, and with people of all faith traditions and cultures, seeking to create the conditions for authentic humanization, justice and
peace and integrity of creation, and for the reconciliation of all peoples everywhere, beginning within and among ourselves and radiating
outwards to the Church and the world.
Called to Renew Franciscan Identity and
Fraternity
154. Two central themes that have emerged
from the different studies conducted on the
“State of the Order” following the 2009 Chapter Mandate (cf. Mandate 14), themes that have
also have emerged from official visitations to
the entities of the Order and that have been
discussed at various international congresses
organized by the Order in recent years (the
September 2013 International Congress on
Formation and Studies; the 2014 First International Congress on Missions and Evangelization), are Franciscan identity and Franciscan
fraternity. These themes also were examined
in the Questionnaire sent by the International
Interdisciplinary Commission to the friars of
the Order, and were discussed at length during
the two seminars organized by this same International Interdisciplinary Commission in 2012
and 2013 at the Pontifical University Antonianum in Rome. Many of the results of these latter two initiatives – the Questionnaire and the
Seminars – can be found in the Lineamenta for
the 2015 General Chapter.
155. I will not try to repeat or duplicate
what already has been so well presented in the
Lineamenta. I would, however, encourage all
friars of the Order to use this document for per-
sonal study and reflection, and for prayerful
reflection and discussion within each fraternity of the Order. I also urge you to reflect on the
results of the Questionnaire and to allow the
challenges – the ‘crises’ - that are identified by
the friars themselves to form the substance of
our conversations, to inform the content of our
prayer, so that we might together seek ways to
reclaim the central aspects of our Franciscan
identity, articulated so very well by the Five
Priorities, and to allow these to help us once
again recommit our lives to the common and
fraternal search for God and participation in
the mission God entrusts to us as individual
disciples and as members of the one fraternity
of God and of the Order.
156. The various crises confronting the Order, the Church and the world must be viewed
with eyes of faith and with hearts open to the
presence of the Spirit of God who goes ahead
of us to prepare the way of the Lord. At the
same time, we must take seriously the challenges each of these crises presents to the
world, the Church and the Order – their impact on our individual and fraternal lives – and
work together to find ways to respond from
within our specifically Franciscan experience
of God and vision of the world.
157. To the crisis of exclusion and marginalization, which impacts also the environment,
increasingly threatening the health of the planet, we must respond through the transformation of our lives and our lifestyles, rejecting
the mercantilist logic of the world (Lineamenta, p. 7). The 2009 General Chapter also challenged us to undertake a deep reflection and to
embrace a radically simpler lifestyle, one that
bears the seeds for the promotion of authentic conditions for a more just and peace-filled
world, one that demonstrates our mutual interdependence with one another and our respect
and care for our beloved planet.
158. To the crisis of cultures, we must allow ourselves to be open to diversity, celebrating the beauty of difference, and undertaking
a formative process that will create within and
among us the capacity to become men of welcome and dialogue, transforming our fraternities from protected havens for privacy and
the pursuit of individualism and a secure life
to centers radiating openness and hospitality
where people will feel drawn to come because
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
of the love, acceptance and joy they will experience in our houses. Is it too much to dream
or imagine that our homes could become ‘hospitals’ for the full humanization of the planet
(cf. Pope Francis, “I see the Church as a field
hospital after the battle”)? Perhaps. But this is
the challenge that we have embraced in and
through our religious profession to the Franciscan Gospel life, or at least that is what is
found in our General Constitutions (Article 1,
1).
159. To the crisis of ethics, I refer you to
Chapter 1 of the current report. I am convinced that we must allow the financial crisis,
which is a crisis of identity and of ethics and
transparency, to not become an exercise of
finger pointing and blaming those who acted
irresponsibly, or those who, for some, failed
to sufficiently act to prevent abuses. Rather,
God is calling us friars and minors to examine the quality of our response to the Lord’s
call to “leave all” and to “follow Him alone.”
This necessarily will require a radical reordering of priorities and the simplification of our
lifestyles, even our institutional lifestyles.
Perhaps we need also to review ‘where’ we
live, physical structures, and not only ‘how’
we live. Perhaps we might also need to see
how we could allow our structures to serve the
needs of God’s people in new ways, responding to emerging needs and opportunities.
160. To the crisis of institutions, including
the institutions of the Order, I would urge all
of us to reflect together on the development
of a new model of participation and the service of authority. This new model, whatever
form it might take, should seek to recover
the central themes and original intuitions of
our founder St. Francis. In his writings, when
Francis speaks about the service of authority,
he never fails to identify it with the central
value of Gospel minority, rooted in the life of
Jesus who ‘washes the feet of others’, and who
offers his life as a sacrifice for the sake of the
world (cf. Regula non bullata, Chapter 4; the
Admonitions, no. 5; etc.). How does this guide
our discernment of those we elect to roles of
ministry and service? And for those who have
accepted the role of minister and servant, how
are you fulfilling your duties in a spirit of Gospel minority, leading by example and inviting
others to participate in the service entrusted to
you?
251
161. Connected with Gospel minority is
another Franciscan value, that of co-responsibility. As Francis reminded the brothers and
reminds us, “Wherever the brothers may be
and in whatever place they meet, they should
respect spiritually and attentively one another,
and honor one another without complaining”
(Regula non bullata, chapter VII, par.15). St.
Clare calls this being “Co-workers with God
himself and a support of the weak members
of His ineffable Body” (Third letter to Agnes).
It is the responsibility of all of the brothers
of the universal fraternity, the Order, to safeguard and promote the evangelical values of
our lives, the Five Priorities, and to safeguard
fraternal communion. In this way, we will be
able to avoid the cancer of complaining that is
ever-present in religious life, and the temptation to blame those who are our ministers and
servants. We will be able to establish fraternities of deeper trust, fraternities capable of
inspiring others through a communion of cooperation and a mutual sense of ‘ownership’
(sense of belonging) and service. We also will
be able to exercise a more responsible process
of discernment for the selection of those called
to minister and serve.
162. On the matter of institutional crisis,
there is need for urgent and profound study
and reform of the various research and publications commissions and groups associated
with Grottaferrata, and the houses dependent
on the Minister General, including St. Isidore,
the International Community of St. Anthony
(CISA), and the student fraternity of Blessed
Gabriel Allegra. There also is need for reform
within the Pontifical University Antonianum,
which must be undertaken in strict collaboration with the Rector, the Administration and
all of the different parties within the University. The reform of the General Curia should
be guided by the results of recent General
Visitation (pending) and will require that new
thought be given to how to organize the administrative and animation tasks, as well as to engage with the challenges and opportunities of
hospitality. The goal should be to create a collaborative organizational model that engages
all of the friars, enables them to develop their
particular competencies, and simultaneously
promotes cohesive fraternal communion. This
urgent task is left to the competence of the new
General Definitory.
252
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
Franciscan Identity, Leadership, and
Ministry within the Order: A Particular
Area of Concern for the Future of the
Order
163. In our ways of speaking and acting, in
our manner of exercising leadership, in our approach to ministry, all the brothers must beware
of those attitudes identified by the term “clericalism.” This term is used to indicate a sense of
privilege, of belonging to an exclusive group,
frequently associated with access to social and
ecclesial benefits not available to other members of the Church. Such an attitude is harmful to a genuine sense of equality and mutuality
among the brothers themselves, and is an obstacle to genuine involvement of all the baptized
in an evangelizing mission. Its manifestations
are sometimes visible already in programs for
the promotion of our Franciscan vocation, and
in programs of initial formation. In some entities of the Order I have visited, when I asked
about how the promotion of the vocation of the
lay brother to the Order was going, I was told
that those expressing an interest in becoming
a lay brother were encouraged to go to a religious congregation of brothers and not to pursue Franciscan religious life. As you can well
imagine, this was one of those times in my life
when I was a bit scandalized, and also disappointed. In some formation programs of the
Order, in contradiction to the Ratio formationis, there is a subtle and unarticulated promotion of a style of formation that looks and feels
more in harmony with what one would receive
in a diocesan seminary. There is nothing wrong
with good formation programs being offered in
diocesan seminaries but this is not at the heart
of what the Franciscan formative process proposes to achieve.
164. The nearly exclusive identification of
the role of the priest with the Church’s ministry prevents the faithful from recognizing their
own call to proclaim the Gospel. In my visits to
the entities, I have also seen that such an exclusive focus on priestly ministry and the tendency
of entities and individual friars to think exclusively in terms of new initiatives for Franciscan
mission and evangelization limited almost exclusively to accepting parishes. These are well
and good, and form the nucleus of Catholic life
in dioceses. However, we friars and minors
have other gifts to offer to the local Church, gifts
that would allow us to express the full charism
of vocation, lay and clerical, we have received
from the Lord. In this way, we could actually
provide to the faithful people of God a new and
broader reflection on the nature and extent of
the vocation all believers receive through the
sacrament of baptism, which should serve as a
springboard for the multiplication of a diversity
of ministries and services within the Body of
Christ, and in the Church’s mission and ministry in the world. In these ways, the full identity
and vocation of the laity, and in a particular way
that of the lay friar, might be developed, integrated, and shared.
165. One of the most important steps toward implementing a new evangelizing vision in the Order would be to choose a form
of “proclamation” that arises from the life of
our fraternity and opens itself to involvement
of all baptized Christians. Such a “proclamation” would include the works of justice and
mercy as major components, accompanied by
prayer, with a heart-felt invitation to draw near
to the person of Christ, a “proclamation” that
is exemplified in the life of charity, justice and
prayer lived in a local fraternity. Such a form
of evangelizing can involve all the brothers; it
does not require that priest-brothers bear the
major responsibility for its organization; nor
does it require the structures of the parish for
its implementation. How many of our brothers, cleric and lay, have become famous for
their creative initiatives on behalf of the poor!
Our challenge today is to make such initiatives the shared projects of a fraternity, insuring the participation of many brothers in these
evangelizing efforts, and demonstrating to the
world the grace and power of God’s love and
mercy that comes from working together as
brothers, called to the same dignity and grace
of vocation, and giving witness to the power
of collective action on behalf of the Gospel.
The lay brothers of the Conference of Brazil,
for example, have made tremendous efforts to
educate all the friars of the Conference on the
full nature of the Franciscan vocation, and the
need to develop new models capable of giving
concrete expression to our identity.
166. Another area of serious concern relates to the question about the conditions required by the Church for access to the offices
of authority (Minister General, Vicar, Minister Provincial, Vicar). In the case of our Order, which according to our original charism
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
should be considered a ‘mixed institute’, it is
not possible for non-clerical friars to be elected
to major offices. In the eyes of the Church, we
are identified as a clerical institute. Pope John
Paul II, in Vita Consecrata, Article 61, promised to establish a special Commission “to
examine and resolve the problems connected
with this issue.” In actual fact, little or nothing
has been done to fulfill this promise. During
the meeting of the General Definitory with the
Pope in March 2014, we once again expressed
our concerns about this situation and asked the
Pope to take up this issue. He agreed to do so
but also urged us to do all we could to promote
the full dignity of the friars, and all members
of the Church, to combat all negative elements
of clericalism, and to promote equality among
the friars. Many brothers of the Order are already responding to the request of the Pope to
promote an evangelical vision of the dignity of
all believers who are called to share in the one
mission of Jesus Christ carried forward by the
Church. I invite all of you my brothers to enter
into a process of renewal and conversion, so
that a more authentic evangelical vision and
practice might take root in the life of each of us
and in all of our activities and structures. I also
beg for your patience as the Church attempts to
understand our charism and to find a way that
will enable us to give full expression to our
identity, even and particularly in and through
the exercise of the service of authority.
Possible Ways Forward for Strengthening
Identity, Fraternity and Mission
167. The crises in which we find ourselves,
individually and as an Order, will require that
we move from paralysis to action and from
the repetition of pious platitudes and slogans
to concrete signs of radical commitment to the
Gospel life that we have embraced through
our religious profession. “People look to us to
stand out as men of justice, reconciliation and
peace in a world which is ruled by cut-throat
competition and upstart flaunting of wealth,”
writes Bro. Giacomo (cf. The Order Today,
pp. 8-9). “As usual, we are not dumbstruck for
words; on good days we can even rise to sporadic acts of generosity. But what we desperately lack,” and here Bro. Giacomo issues his
challenge to each of us, “are concrete, alternative forms of a lifestyle of Fraternity…Should
we not now concentrate our greatest efforts
on ‘orthopraxis’, on beginning to live a style
253
of life which will provide for today’s world a
prophetic expression of what we believe, hope
and profess” (cf. The Order Today, pp. 8-9).
A New Orthopraxis for Renewal of the
Order: ‘New Forms’
168. The question before each of us, my
dear brothers, remains as challenging today as
it was for the rich man in Mark’s Gospel: What
are we willing to sacrifice, to give up, to embrace and to undertake in order that God might
bring us into an experience of ‘eternal life’
now? The place where the experience of ‘eternal life’ needs to take root is in all areas of our
Franciscan life, as developed by the Five Priorities of the Order: 1. life with God; 2. life in
fraternity; 3. simplicity of life, expressing sine
proprio in a spirit of freedom and itinerancy,
with hearts opened to those who are poor, marginalized, or suffering from injustice, entering
into these same conditions (cf. Phil 2, 6-7); 4.
life of missionary itinerancy - ad gentes, inter
gentes, intra gentes (cf. Evangelii gaudium)
– lived through fraternity, a fraternity-in-mission; and 5. formation and development – spiritual, human, professional, ecclesial, and in all
other ways – and the willingness to be accompanied throughout our project of religious life.
169. The words of Bro. Giacomo continue
to challenge even as they call for a response:
“Should we now concentrate our greatest efforts on ‘orthopraxis’, on beginning to live a
style of life, which will provide for today’s
world a prophetic expression of what we believe, hope and profess?” We know from his
own life, and from the witness of the lives of
countless other friars in the Order, that these
words are not glittering but empty expressions but a true reflection of the type of life to
which we are called to give witness today in
the world.
170. One more recent and hopeful way the
call for a new type of ‘orthopraxis’ might take
shape can be found in the experience of brothers in different entities of the Order who have
initiated ‘new forms’ for Franciscan life, fraternity, and mission. These new forms have
offered new possibilities for friars to deepen
their life of prayer, to experience a more radical sharing of life in fraternity, the undertaking of old/new forms for missionary and evangelizing itinerancy, to draw closer to the lives
254
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
of brothers and sisters who are poor through
a very simple lifestyle and through direct and
sustained experiences of encounter, to work
in collaboration with other religious and with
the laity in a renewed sense of ‘shared mission’ (cf. Evangelii gaudium and Aparecida,
Documento Conclusivo, 2007). Let us examine briefly a set of seven principles that have
emerged from the experience of the brothers
living these ‘new forms’, which, in actual fact,
have always found expression at various moments and in a wide diversity of social, cultural, ecclesial and geographical contexts.
171. The seven principles that have recently been articulated by members of the different
fraternities identified by the General Secretariat for Missions and Evangelization as expressions of ‘new forms’ for Franciscan life and
mission are in fact not ‘new’. If anything, they
are a return to the most traditional of values
contained in our Rule and in the General Constitutions and General Statutes. They include:
a. Primacy of the life of prayer and listening
to the Word of God.
b. Development of authentic and deep fraternal bonds among the brothers.
c.Commitment to a simple, sober lifestyle
rooted in Gospel minority.
d. Openness to sharing life with the people of
God, especially with brothers and sisters
who are poor and marginalized.
e. Commitment to evangelical and missionary
itinerancy, encounter, and dialogue through
a shared, fraternal mission (fraternity-inmission).
f. Communion with the local Church (mostly
as a testimony of fraternity and minority).
g.Cultivation of a sense of shared mission
with and among the laity and the Franciscan family (cf. Ite, nuntiate, p. 30-31).
172. Members of the General Definitory, of
the General Secretariats and others of the General Curia have had the opportunity to visit and
experience life in the fraternities where these
seven values are lived in an intense and active
manner. From my own experience and observation, I am convinced more now than ever of
the transformative power these values could
have on our lives, and on the transformative
power they offer if taken and lived seriously. I
have experienced energy, passion, a commitment to the common life of prayer and fraternity, and the birth of new forms of missionary
evangelization that include but are not limited
to more traditional pastoral approaches. I also
have witnessed in these fraternities the promotion of a shared vision of life in the Church,
including new forms of collaboration between
cleric and lay, the friars and the Franciscan
family, especially collaboration in missionary
evangelization with the laity. This is cause for
great hope for the Order, and could play a major role in helping to create the ‘dream’ of Pope
Francis for the Church to become truly missionary, “so that the Church’s customs, ways
of doing things, times and schedules, language
and structures can be suitably channeled for
the evangelization of today’s world rather than
for her self-preservation” (Evangelii gaudium,
no. 27). Should this not also be our dream, my
dear brothers, the dream of an Order that is not
concerned with self-preservation, an Order of
friars who are filled with “a constant desire to
go forth,” two-by-two, living the seven fundamental values expressed through the living out
of ‘new forms’ for Franciscan identity, fraternity and missionary evangelization? What is
holding us back from realizing these values
and engaging fully in the Church’s self-vision
as missionary and as ‘in exodus’?
173. I would offer one small word of caution with regard to these new forms for Franciscan living. I would hope that these fraternities would not become, or be considered by the
friars, as ‘boutique’ and ‘exceptional’ fraternities. They can and should be given space to
develop and deepen the seven values that have
been listed above. Care must be taken that they
not be created in response to the individual
charismatic nature of one or the other friar, no
matter how ‘exceptional’ he might be in his
commitment to Franciscan life. These fraternities, rather, should be viewed as potential
models for the renewal of our lives. I would
hope that the brothers from these fraternities
might find ever-increasing occasions whereby
they might reach out to other fraternities in a
sign of evangelical solidarity in order to explain what joy and peace the friars might experience through the deepening of the spiritual
and fraternal life, and through the cultivation
of a new missionary vision, which also should
lead to the development of new and more creative tools and practices, and which also and
rightly would include collaboration with the
laity as a fundamental ‘Franciscan’ condition leading to the renewal of our practice of
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
missionary evangelization and pastoral and
educational ministries and services. I also encourage brothers to visit the fraternities identified under the category of ‘new forms’, and
to seek to integrate the seven values into your
lives, and to commit to promoting these in all
houses of the Order. These same values could
also be instrumental to us in re-thinking the
politics and practice of the way we organize
our efforts in missionary evangelization, especially ‘ad gentes’ and through traditional pastoral and educational activities and ministries.
We must find a way to begin to think ‘outside
of the boxes’. As Pope Francis reminds us:
“Whenever we make the effort to return to the
source and to recover the original freshness of
the Gospel, new avenues arise, new paths of
creativity open up, with different forms of expression, more eloquent signs and words with
new meaning for today’s world” (Evangelii
gaudium, par. 11).
Gospel Minority as the Hermeneutic for
Inter-Provincial and Inter-Obediential
Collaboration
174. By our religious profession, we Friars
Minor enter into the life of the Order. At the
same time, for the sake of good governance
and animation, the Order is divided into provinces, the basic unit for the living out of our
Franciscan life. Thus, while we are organized
into provinces (or custodies or foundations),
we also are members of the universal fraternity of the Order. We need to keep this in mind
when examining the current state of our singular entities and the state of the Order. Thus, we
are members of a specific province (custody
or foundation), which has its own history, particular way of organizing Franciscan life, its
culture and manner of expression Franciscan
life. However, the fact that we also and primordially are members of the Order, obliges
us to keep our minds and hearts open to working across provincial or custodial lives, in a
spirit of inter-provincial collaboration in order
to promote a common life and witness.
175. This spirit of inter-provincial collaboration, and collaboration at various other levels
and with various other institutions of the Order
is absolutely essential if we are to guarantee
the life and vitality of the Order – its interior
life and mission, and its witness to missionary evangelization and to the transformation of
255
the world. Thanks to the vision and courage of
many friars in different provinces of the Order,
new forms for interprovincial collaboration
have been invented and implemented, including but not limited to: postulancy; novitiate;
ongoing formation; justice and peace; communications; shared apostolic and missionary
projects and activities; seminaries and institutes for higher learning; missionary itinerancy
projects, to name a few such initiatives. As demographic changes continue, leading to a numerical decline and aging in some parts of the
Franciscan world, the wisdom and necessity of
interprovincial collaboration should become
clearer. At the same time, there are pockets of
resistance to change, which resist all efforts
at interprovincial collaboration. There also is
resistance to the internationalization of some
of our historical presences. The imperative of
maintaining a vibrant, effective and Gospelinspired presence and witness should help us
better understand that it is in working together,
uniting our forces, and struggling together to
develop the vision and mission of the Order
that a new grace will be found, and initiatives
will unfold. Again, it is through an ever-strong
sense of Gospel minority that we will be able
to see in the history and specific characteristics
of our ‘unique’ entities the seeds for a new and
as of yet uncharted future, one that will lead us
to a greater sense of our belonging to and participation in the universal brotherhood of the
Order. I thank all of the entities and brothers of
the Order for their openness to work together
with brothers of other entities in the promotion
of our Gospel way of life and the mission of
the Church. May God strengthen you and continue to multiply occasions where the brothers
might come more closely together.
176. Some of the movements towards interprovincial collaboration have led to the reconfiguring or restructuring of entities, and this in
every part of the OFM world. I wish to thank
all the brothers who participated in these processes of restructuring. I recognize how difficult these are because they touch every aspect of our lives: our identity, our feelings and
sense of worth, our creative energies, and the
history of our commitment and that of those
in our entities who have gone before us. They
also touch our relationship with God, our life
of prayer, our fraternal relations, and our missionary engagements. No process of restructuring is easy. No amount of extra time spent in
256
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
the process, and no additional efforts to ensure
complete and effective communications along
the way, and no increased efforts to ensure the
possibility for full participation by all brothers
involved should be considered wasted or excessive. We are talking about the dignity and
goodness of human beings, our brothers, and
about a noble evangelical quest upon which
we have embarked, the Gospel life!
mon Vocation and Franciscan Mission: 20152018.” This initiative, developed by the friars
of Assisi, has been examined by the Minister
Generals and the General Definitories of the
Three First Orders and the Third Order Regular, and we have asked that its authors, working with the Vicars General, expand it so that
we might use in all entities of our respective
Orders.
177. To those entities that are currently
engaged in dialogue, who are ‘seated at the
table’, or who are beginning to examine structures and processes that could lead to the reorganizing of your entities, I want to assure you
of the support and encouragement of the General Definitory and my own personal support.
Let us remember that the specifically Franciscan characteristic of discernment involves
contemplation in action, the movement back
and forth from prayer to concrete steps and
back again to prayer. This is most obvious in
the life of our founder St. Francis who divided
his time between LaVerna and the highways,
seeking always the will of the Most High God
but also working by the sweat of his brow and
engagement with the brothers to discover the
presence of God through active co-participation. In this way, the vision and mission for the
life of the Order were developed and put into
practice. Have no fears! God is with you, with
us and God will bring us into the future that
He is preparing for us even now. This applies
equally to those entities of the Order where
there is resistance, an inability to overcome
parochialism and provincialism. Francis, in
our Rule and Life, and Clare, in the Sister’s
Form of Life, invite us to “desire to have above
else, the Spirit of the Lord and its holy activity.” Therefore, let the Spirit of God work in
your lives, shake your foundations, and lead
you to a future over which you have no control, a future that belongs to God. Take the risk
to dream and to step out in faith together with
those entities around you and with whom you
might be able to dream and build.
179. The “Path for Walking Together” involves a four-year process whereby we might
cultivate “growth in creative fidelity to the
charism through more incisive and constructive joint witness” (cf. Franciscan Friars in
Chapter, no. 5). Through the commemoration
of the 8th centenary of the Pardon of Assisi,
the friars will be invited to seek reconciliation
among and between ourselves (all three First
Orders, TOR). In the third year, in commemoration of Ite vos, or the Bulla unionis, the friars
will dedicate time to examining the negative
consequences of the effective division of the
First Order, seeking the way of understanding, forgiveness and a deepening appreciation
for the communion we share as brothers who
profess the same Rule and Life. In this way,
it is hoped that we might promote a greater
sense of shared fraternity. The third year will
culminate with a pilgrimage to the Holy Father who will reconfirm our common charism
and communicate to the Ministers General of
the First Order the Rule (Regola bollata). The
final year, 2018, will be marked by a call to
renew our missionary charism, and to expand
our relationships and collaboration with all
the members of the Franciscan Family. In this
way, we will be able to witness to “the same
original inspiration and single purpose” (cf.
Franciscan Friars in Chapter).
178. There is yet one additional and even
more difficult step that we Friars Minor must
be willing to take if we are to respond without limit to the call to abandon all for the sake
of the Gospel. I would call your attention to
the initiative of the OFM Capuchins, OFM
Conventuals, OFMs and TORs entitled “Path
for Walking Together and Growing in Com-
180. This program for renewal of identity
and healing of the wounds of division between
the three Orders and with TOR will be a time
of grace and blessings. But we must open our
minds and hearts and let go of all that might
prevent us from entering freely and with a
sense of expectation and hope. This applies
equally to current initiatives involving interobediential collaboration, especially in our
Franciscan centers for formation and studies.
I support and encourage the long-standing collaboration that exists at the St. Bonaventure
Study Center in Lusaka, Zambia and hope this
might be extended to include the theological
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
centers in Nairobi. More recently, efforts have
been renewed to examine the possibility, advantages, and viability of creating a unified
Franciscan University in Rome, and to developing a strategic road map for arriving at this
goal. I and the other Minister Generals of the
First Order remain convinced that this is good
and necessary, for the sake of our Gospel witness, for the sake of strengthening existing
programs, and for the sake of renewing our
commitment to make a significant contribution to the life of the world around us through
our Franciscan research, teaching and publications. The collaboration in other Franciscan
centers for higher learning, such as Canterbury
and Petropolis, should continue and should receive the full support of the OFM provinces
and entities, moral and economic.
181. I would be remiss if I did not recognize and honor the important work that has
been accomplished in order to “promote the
full development of [the] Franciscan charism
among all those who are imbued with the Spirit of St. Francis” (General Constitutions, Art.
55,2). This spirit of shared charism and mission, lived in diversity, has lead to ever-greater
efforts to respect the unique forms of life and
contributions that the Secular Franciscan Order (SFO), Young Franciscans (YOUFRA),
and with nuns of the Second and Third Orders
of St. Francis are making to the development
of the Franciscan charism. Efforts to understand and respect one another must continue,
and fraternal bonds must be strengthened. I
therefore urge all programs of formation, ongoing and initial, to include preparation for entering into deeper communion with our brothers and sisters of the Franciscan family, and, in
light of the challenges and invitation of Evangelii gaudium, for us to explore new ways
to collaborate directly in new initiatives for
missionary evangelization ‘ad gentes’, ‘inter
gentes’, and intra-gentes’. These collaborative
efforts should also help consolidate the direct
and intrinsic evangelical links between formation and studies, missionary evangelization,
dialogue and reconciliation, and justice, peace
and integrity of creation. The value of this was
made most evident during a visit to one of
the Poor Clare Monasteries in Latin America
where the sisters expressed their commitment
to accompany the friars and other members
of the Franciscan family (OFS, YOUFRA)
in their efforts to promote peace and healing
257
among the warring drug gangs, and the work
of the friars in support of migrants and human
beings who are victims of human trafficking.
I was pleasantly shocked by the astute awareness of the Poor Clare nuns, their sensitivity,
the accuracy of their information, and their
commitment to open a space within their life
of prayer and contemplation in order to embrace a new form of partnership with the other
members of the Franciscan family. We their
brothers have always experienced this closeness and love. We also have experienced the
grace of being occasionally discomforted and
nudged to move with greater determination
and conviction of heart in the living out of our
vocation. To you, our Sisters, we give thanks
to God and also to you. May your prayer and
love continue to challenge us to be men prepared to leave all and to follow Jesus unreservedly and in communion of mind and heart with
one another.
Conclusion
Responding with Generosity
and Gratitude to the Invitation to
Total Self-Abandonment to God
182. Not everything can or should be said
about everything. This Report is a case in
point. I have not attempted to say everything
about who we are and how we are responding to our Gospel vocation and to the emerging and urgent needs of the Order, the Church
and the world. I have, rather, sought to highlight the central elements, and to place them
within the larger context of the Church and
world in which we live and through which
we are to make our specifically Franciscan
contribution. Perhaps I could have said a bit
more about the context of the world Church,
its ever-increasing diversity, the challenges
among those holding different theological and
philosophical ideas, and coming from very
different ecclesial experiences. I would refer you someone who has done a much better
job of explaining this than I: Pope Francis, in
his Apostolic Encyclical Evangelii gaudium.
Perhaps I also have erred in not highlighting
sufficiently the essential importance of the rediscovery of a life of contemplation, of prayer,
upon which all structures and activities must
be built. There is no substitute for personal encounter with the Lord Jesus. The life and example of our founder St. Francis makes this
258
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
absolutely clear: life in and with God is the
starting point and the permanent animating
force for the discovery and living out of our
Franciscan identity, fraternity, evangelizing
missionary vocation, for formation in service
to conversion, and in our living out of lives as
men of reconciliation, justice, and peace, in
harmony with the created universe.
183. In the course of these reflections on
the current state of the Order, I have always
had in mind the faces and the lives of each of
you. I have witnessed at different moments
and in different places around the Order the
hopes and dreams, the joys and sorrows that
you have shared with me and with the members of the General Definitory. I also have had
the graced opportunity to witness the commitment of many brothers to strive to overcome
these struggles, for the sake of the Gospel, the
fraternity, the evangelizing missionary vocation to which we have been called. I have
witnessed the many and creative ways you
are giving yourselves in love for the sake of
our brothers and sisters, those held in crushing poverty, those living in social and spiritual
marginalization, those striving to recover from
violence and dehumanization and from all
forms of dependence. I have witnessed your
commitment to participate with others – in the
Church, people of other Christian or faith traditions, non-believers and people of good will
– in initiatives promoting the transformation
and healing of the world community and the
natural environment. And I have witnessed
the care many of you have provided, and continue to provide, for our brothers who are aging, who are ill, or who are experiencing other
forms of personal challenge and brokenness. I
give thanks to each of you, my dear brothers,
who are a great source of inspiration, joy and
hope to me, to your brothers and to the world!
184. I also wish to ask for pardon for my
own personal weaknesses, the many ways I
have not responded as I should, for decisions
that I have taken that have not served well the
brothers of the Order, and for any other personal failings, many that they are. When I was
asked in 2009 to serve as Vicar General, working in collaboration with the former Minister
General, Archbishop Jose’ Rodriguez Carballo, I had no idea what I was getting into. And
although I had a rich international experience,
and the experience of working in large organi-
zations of the Church, I did not have the extensive ‘Franciscan’ background and knowledge
of the documents and experience of the Order.
On more than one occasion, these lacunae
have been evident. And in certain moments, I
have not always demonstrated the greatest of
sensitivities to the cultural, historical and idiosyncratic diversity present in the Order. The
change that occurred two years ago and that
led to my being asked to serve as your minister
and servant also brought new challenges and
opportunities to make mistakes. For these I ask
pardon from the Lord; I ask pardon from my
closest collaborators, the members of the General Definitory, my personal secretary, and the
members of the Secretariats and Offices of the
General Curia and all the brothers of our local
fraternity; and I ask forgiveness from all the
brothers whom I met for not listening to them
as attentively as I should have, or not always
having understood their needs and provided
the right words of support and counsel. I also
ask forgiveness for the lateness in presenting
to the Order this report. I assume full responsibilities and admit my limitations, which have
been further complicated by the circumstances
of the changes and challenges we have faced
in the Order in recent times. In light of the upcoming Jubilee Year of Mercy, I ask that you
forgive me and pray for me.
185. Finally, I would call your attention
to the great hope that the Lord holds out for
us and for the Order. In the midst of the current challenges we face, challenges that are
the result of our own doing, and those that
are emerging from within the Church and the
world, the Lord of Life, the Resurrected Jesus,
comes into our midst and says to each of us,
“Peace be with you” (Jn 20: 19ff). We, like
the first disciples, might be tempted to lock the
doors of our hearts, our fraternities, our provinces and even the doors of the Order ‘for fear’
of all that we cannot understand or control.
“Peace be with you,” Jesus repeats to Peter
and the other disciples, and He repeats to each
of us, friars and minors, who are struggling to
live our vocation without reserve or condition.
186. This peace is not a guarantee of our future security; nor is it an invitation to sit back
and become passive consumers. Quite the opposite! The offer of the peace from the Resurrected Lord Jesus is a call to renew our lives
and our hope; to take up the cross each day;
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
to do so as brothers committed to the same
Gospel life, the same Rule and Constitutions,
committed to life in the Church; and to renew
our commitment to minority, itinerancy, and
to the evangelizing missionary program of the
Church, a program capable of renewing the
face of the earth. As we prepare to celebrate
the canonization of Blessed Junípero Serra,
we are provided with a living witness to what
it means to live in total abandonment to the
Lord, never tiring of preaching the Gospel
through itinerancy and minority, embracing
those whom God embraces in the pursuit of
the full realization of the Kingdom of God.
187. Brothers, let us in all humility and with
an earnest desire to renew our lives, go once
again to the Lord, holding one another, holding the Church, the world and all of creation in
our arms. Let us take the same resolve as St.
Francis where, upon hearing the call of Christ
in the Gospel of Matthew (Chap. 10, 9-10) to
forsake all for the sake of Christ, declares:
“This is what I want,
this is what I seek,
this is what I desire with all my heart.”
(cf. I Cel., Chap. IX 22, in Francis of Assisi,
The Saint, New York, 1999, pp. 201-202)
Rome, March 31, 2015
Fr. Michael A. Perry, ofm
Minister General
4. Eucharist Opening Homily
Basilica of the Portiuncula, 11.05.2015
Ecce quam bonum et quam jucumdum,
habitare fratres in unum!
Thomas of Celano, in the reading we heard
at the beginning of our celebration, has provided us with an idyllic description of the life
of the first Friars who placed the love they
bore toward one another at the center of their
lives and their evangelizing activities. Celano
understands that unless and until the Brothers
embrace fraternity as a central and unifying
element of the Gospel life, they will not experience the fullness of the gift of the Spirit
of God at work in the Order. It is clear that
259
Celano seeks to draw attention away from the
experiences of failure of the Brothers to live
the radical truth of their vocation in simplicity, humility, reciprocal respect, promoting
the well-being of the other and not their own
personal needs and plans. Thus, Celano was as
concerned with helping the friars deepen their
lived experience of identity, fraternity and
mission as we who are gathered here for this
General Chapter.
For Celano, Friar Minors are called to live
out their Gospel vocation as disciples who
are grounded in a personal experience of the
crucified and resurrected Lord Jesus, just
as St. Francis did. They are called to be ‘on
fire’ with love for one another; to express this
love through concrete actions; to share this
love with all they meet; and to demonstrate it
in the way they care for God’s beloved creation. Thus, Celano makes clear the prior and
more fundamental relationship upon which
the gift and challenge of fraternity must be
constructed: the absolute and unconditional
bond of love and trust with the Lord Jesus. It
is this foundational relationship that Francis
came to embrace, that directed his every activity and his every choice, and that led him to a
profound experience of the Trinity as a circle
of love and mercy into which all of humanity and all of creation is invited to participate.
The post-synodal document on Consecrated
Life, Vita Consecrata (1996, par. 14) makes
clear this same radical demand: that we must
enter into an intimate relationship of love and
trust with the risen Lord Jesus if our lives are
to be transfigured, transformed by God and
with Jesus. All authentic discipleship must be
grounded in the experience of “intimacy with
the Master,” where we see “Jesus only”(Vita
Consecrata, par. 14). It is when our lives are
rooted in the eternal love of the Father and the
Son and the Holy Spirit that we are able to see
beyond our own personal limits and sinfulness, to see beyond the limits and sinfulness of
the brothers, and to recognize the mystery of
the grace of God’s uncontrollable mercy and
love, which comes to console us in our difficulties and challenges us to live in the freedom
of the children of God.
In the Gospel of John, we have been following Jesus’ “Farewell Discourses” in which
Jesus reveals the depth of His love for the disciples, and for all of humanity, and His promise that they will never be left orphans, never
abandoned. His invitation to live in intimate
260
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
communion with Him is extended not only to
us as individuals but to the entire community
of faith, the Church. By extension, this same
invitation is given to us Friars Minor, to live
in intimacy of life with one another, to receive
the gift of the brother as a sacramental sign of
God’s presence in our world, and to live our
radical evangelical commitment with passion,
compassion, joy and unconditional love for the
brothers and for the universal fraternity, which
extends to all of humanity and all of creation. We are reminded that our call as disciples
is to become children of light, of truth, of love,
filled with passion for the Kingdom of God and
for sharing with others the gift of faith that we
have received and which we continue to nurture. “When the Advocate comes whom I will
send you from the Father, the Spirit of truth
who proceeds from the Father, he will testify
to me. And you also will testify, because you
have been with me from the beginning” (John
15, 26). My Brothers, during this General
Chapter, we are called, indeed challenged, to
seek the truth with love and compassion. We
are challenged to examine our lives, the quality of our commitment to live in radical dependence on God and radical interdependence
with one another in the fraternity of faith-filled
disciples. We are challenged not to be satisfied with the ‘status quo’ in the life of the Order but, like the apostle Thomas, to probe the
wounds of Christ, the wounds inflicted by a
lack of trust, respect, open communication,
honest dialogue, zeal, unconditional faith, economic transparency and all other wounds. It is
the Advocate, the Spirit of God, who is always
with us, who seeks to make manifest the glory
and love of the Father for each of us, and who
will give us the grace necessary to undertake
this journey towards eternal life for which each
of us longs. But we must let go of all that is not
of God, all that distracts us, all that causes fear,
anger or any other feelings that keep us from
allowing God to instruct and guide us during
these days of Chapter. Perhaps what we need
at this Chapter is a spiritual Tsunami that will
enable us to arrive where the Spirit might be
leading us.
As the Gospel makes so abundantly clear,
the promise of the resurrection provides us
with the spiritual courage to take up the cross
daily and follow in the footprints of our Lord
Jesus Christ. This following of Jesus is expressed concretely in the daily living out of
our Franciscan religious profession, through
our commitment to build fraternities of salt
and light, and through our ‘going out’ to the
existential peripheries and there proclaiming
truth and the good news of God’s unconditional and limitless mercy and love. The Spirit
of God will bring to fulfillment the promise of
God in our lives and in the life of the Order if
we remain true to His word, true to the life to
which we have been called as friars and lesser
ones, willing to humble ourselves before God
and one another, begging for forgiveness, lifting one another up, and walking together towards the promise of the Kingdom. “I have told you all of this so that you may
not fall away” (John 16, 1), Jesus tells his disciples and he tells us, the members of the General Chapter, and all the brothers of the Order. We all have a share in the glory of the Son;
we are beneficiaries of the unfolding love of
the Father, expressed through the loving commitment of Jesus the Son, and fulfilled through
the gift of the Spirit, the true Minister General
of The Order, that has been given to each of
us and to all the brothers. May we grow in the
confidence of the Spirit, trusting that God is
present here with us and will lead and guide
us, bringing about a renewal of our minds and
our hearts.
Ecce quam bonum et quam jucundum!
My brothers, I conclude with some parts of
the prayer of Saint John Paul II found in Vita
Consecrata. Let us pray:
“Holy Spirit, Love poured into our hearts...
fill our (our) hearts with the deep certainty of
having been chosen to love, to praise and to
serve. Enable (us) to savor your friendship,
fill (us) with your joy and consolation, help
(us) to overcome moments of difficulty and to
rise up again with trust after (we) have fallen;
make (us) mirrors of the divine beauty. Give
(us) the courage to face the challenges of our
times and the grace to bring all humankind the
goodness and loving kindness of our Saviour
Jesus Christ (cf. Titus 3:4). Amen.”
Fr. Michael A. Perry, OFM
Minister General
4. Saluto a Fr. Mauro Jöhri
Domus Pacis, 11.05.2015
Fr. Mauro Jöhri è nato a Bivio nel 1947, nel
Cantone dei Grigioni, in Svizzera. Si è unito
all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini come
novizio nel 1964 ed è stato ordinato sacerdo-
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
te nel 1972. Ha continuato gli studi, diventando professore di teologia, materia che ha
insegnato nel seminario di Coira come pure
all’Università della Svizzera Italiana. Diventa
Provinciale dei Frati Cappuccini per la Svizzera nel 1995, e nel 2006 viene eletto Ministro
generale. Il 29 agosto 2012 è riconfermato Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori
Cappuccini.
In occasione dei primi auguri natalizi
da Ministro generale, dicevi ai Confratelli:
“Ovunque siate nel mondo, desidero farmi
vicino a voi. C’è una cosa che mi preme dirvi: tante volte a noi Frati è chiesto di andare
oltre le nostre forze, i nostri progetti e i nostri
desideri. È molto, lo so. Ma sappiate che sono
sicuro che questa nostra vita vale davvero la
pena di essere vissuta”.
Ancora, all’incontro dei Superiori Generali nel maggio 2013, in una riflessione sul tuo
servizio di Ministro, a proposito del capitolo
X della Regola bollata, in cui san Francesco
chiarisce in quale modo i Ministri debbano
svolgere il loro servizio, affermavi:“Nelle
parole di Francesco colgo alcune indicazioni assai precise alle quali attenermi per l’esercizio del ministero che i Frati mi hanno
affidato: sono chiamato a servirli, visitarli,
ammonirli e correggerli, salvaguardando due
parametri fondamentali: il rispetto della coscienza di ogni singolo e della Regola”. Il
compito di ammonire e correggere […] comporta che il Ministro accompagni e incoraggi
ogni singolo Frate a vivere in atteggiamento
di obbediente apertura a quanto lo Spirito del
Signore intende operare in lui e attraverso di
lui hic et nunc.
Esprimiamo la nostra gratitudine al Signore e anche a te per la tua presenza in mezzo a
noi oggi, tra i tuoi tanti impegni. Ti diciamo
grazie per la tua vicinanza fraterna e illuminante. Ti ringraziamo per la testimonianza
di vita e missione francescana, e per il tuo
servizio, nel quale sei stato riconfermato (riportano le cronache: “con un plebiscito!”). E
ti ascoltiamo mentre “visitandoci, ci ammonisci e ci correggi”. E ci incoraggi a vivere
questa nostra vita che “vale davvero la pena
di essere vissuta”. Grazie!
Fr. Michael A. Perry, OFM
Ministro generale
261
5. Saluto al Vescovo di Assisi Mons. Domenico Sorrentino
Domus Pacis, 12.05.2015
Eccellenza Reverendissima,
carissimo “nostro Vescovo” Domenico!
Permetta che la chiami così almeno per
due motivi: primo, perché Lei è il Vescovo di
Francesco d’Assisi, successore del Vescovo
Guido che oltre otto secoli fa, per primo, prese
sotto il manto della sua protezione, che era poi
quella della Madre Chiesa, il giovane figlio
di Pietro di Bernardone. Secondo: soprattutto perché Lei è Pastore di questa significativa “piccola porzione” della sua diocesi, ossia
la Porziuncola, che è culla, “caput et mater”
dell’Ordine dei Minori. Perciò, con gioia possiamo affermare col Salmista d’esser tutti nati
qui e d’aver qui tutte le nostre sorgenti (cf. Sal
86). Oggi è il giorno di inizio dei lavori del
nostro Capitolo generale e Le siamo particolarmente grati di voler stare in mezzo a noi.
Desideriamo ascoltare la sua parola di padre
e maestro nella fede. Desideriamo essere confortati dalla sua benedizione in apertura del
nostro Capitolo generale. Questo Capitolo di
Pentecoste si colloca in un tempo, in un anno
speciale della Chiesa: l’Anno della Vita Consacrata. Il nostro amato “Signor Papa” Francesco lo ha voluto innanzitutto come grande
occasione per ri-centrare la nostra vita in Cristo, per riscoprire la bellezza e la gioia di appartenergli, e divenire così testimoni credibili
di pace e di speranza tra i fratelli. Inoltre siamo
alle soglie di un altro grande evento ecclesiale:
il Giubileo straordinario della Misericordia.
Esso sarà un dono in più per entrare nel Cuore
misericordioso di Dio e per aprirci al desiderio della conversione. Accogliamo perciò con
gratitudine, le intenzioni e la testimonianza
del Sommo Pontefice, che ci scuotono e ci interpellano. Il nostro Santo Padre, già a partire
dalla scelta del nome programmatico di Francesco, sta proponendo alla Chiesa lo stile di
vita e i messaggi che furono propri del nostro
serafico Padre: innanzitutto il riferimento costante al Vangelo, anzi, alla “gioia del Vangelo”, che costituisce la bellezza intrinseca della
Vita consacrata. Poi la prossimità soprattutto
ai poveri e agli esclusi. E ancora, la misericordia, la riconciliazione, la fraternità, l’essenzialità, la semplicità, l’impegno per la pace e
per la custodia del Creato. Questi e altri sono
gli aspetti che noi Frati Minori siamo prima di
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tutto chiamati a vivere e poi a testimoniare alla
Chiesa e al mondo di oggi. Pertanto, mentre
siamo invitati ancora una volta e in maniera
forse più forte a rivisitare il nucleo più profondo della nostra forma di vita, vogliamo altresì
far tesoro di tutta la riflessione, il confronto, la
preghiera e le esperienze che la Chiesa intera
sta vivendo, in quest’Anno della Vita Consacrata e in preparazione al Giubileo della Misericordia. Quest’ampio respiro ecclesiale ci
aiuterà ad alimentare e arricchire i lavori di
questo Capitolo generale, che ha come tema di
fondo la vocazione specifica che il Padre San
Francesco ci ha trasmesso. Questa nostra vocazione è racchiusa nel nome che il Poverello
di Assisi ci ha dato, ossia la chiamata a vivere
in maniera autentica da “Fratelli” e “Minori”,
e questo anche nel nostro tempo («Fratres et
Minores in nostra aetate»), «seguendo l’insegnamento e le orme del Signore nostro Gesù
Cristo» (cf. Rnb 1,1). Vivendo così, potremo
cercare di essere davvero «memoria vivente
del modo di esistere e di agire di Gesù come
Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte
ai fratelli» (VC 22).
Amato Vescovo Domenico, a nome mio e
di tutti i Frati dell’Ordine Le chiedo di pregare
il Signore per noi, d’invocare su di noi il patrocinio della B.V. Maria Regina degli Angeli
e di benedire con paterno affetto questo nostro
Capitolo generale: sia esso il luogo e il tempo
per guardare con serenità e fiducia alla meta
della nostra storia. Così potremo contribuire
a far sì che «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono»
(Gaudium et spes, 1), trovino eco nel nostro
cuore di discepoli e possano confluire nella vita nuova, donataci in Cristo risorto dal Padre
misericordioso.
Fr. Michael A. Perry, OFM
Ministro generale
6. Conferenza stampa del Ministro generale
Assisi, 13.05.2015
L’Ordine dei Frati Minori è una Fraternità
internazionale della Chiesa Cattolica, formato
da circa 13.750 membri, tra cui professi, laici e sacerdoti, e novizi. Siamo presenti in 112
Paesi, tra cui Madagascar, Filippine, Ungheria, Irlanda, Marocco, Polonia, Timor Est, Bolivia, Zimbabwe, Russia, Kazakhstan, Italia,
Turchia, Stati Uniti d’America, Terra Santa,
Sudan, Sud Sudan, Ucraina, Bielorussia, Pakistan e India. Ci sentiamo chiamati a seguire
l’esempio di san Francesco d’Assisi, che ha
cercato di seguire le orme di Gesù Cristo, vivendo il santo Vangelo.
Un tratto della Fraternità dei Frati Minori
delle origini era la celebrazione regolare di un
Capitolo. Nella Regola del 1223 Francesco
chiedeva ai Frati dell’intero Ordine di radunarsi ad intervalli regolari, in prossimità della
Festa di Pentecoste. A questi incontri i Frati discorrevano delle cose di Dio e prendevano decisioni necessarie e utili per la loro vita di ogni
giorno. Questa pratica continua fino ad oggi.
Il Capitolo generale ordinario adesso si svolge
ogni sei anni. Suo scopo, tra le altre cose, è
cercare nuove vie e nuovi mezzi per la crescita
spirituale e il rinnovamento dell’Ordine, emanare leggi appropriate per governare l’Ordine
ed eleggere il governo supremo dell’Ordine,
cioè il Ministro generale, il Vicario generale e
i Definitori generali.
Quest’anno il Capitolo si riunisce per rivedere la vita dell’Ordine e progettare il futuro
alla luce del tema Fratres et Minores in nostra
aetate, ossia Frati e Minori nel nostro tempo.
Questo obiettivo ci porta al cuore della nostra
identità all’interno della Chiesa. Dal tema generale emergono chiaramente tre principali
sotto-temi:
• Essere Frati/Fratelli: per san Francesco
ogni singolo fratello era ed è un dono di
Dio, un dono all’intera Fraternità. Questo
riflette l’intuizione fondamentale del Santo
assisate, secondo cui tutti gli esseri umani
sono veramente e realmente fratelli e sorelle in Cristo. Di più, per quanto sappiamo
dai suoi Scritti e dalle sue Preghiere, Francesco considerava fratelli e sorelle tutte le
realtà create. L’intuizione di san Francesco
è essenziale alla nostra identità. Non solo
ci consideriamo fratelli e sorelle in Cristo,
membri di un’umanità in cammino verso la
piena realizzazione, ma riteniamo anche di
avere una relazione privilegiata con tutti gli
esseri creati. Perciò, cerchiamo di vivere in
armonia con ogni cosa e con ogni persona:
tutti i popoli, tutti gli animali, l’ambiente, il
pianeta e tutto il creato. Con il nostro modo
di vivere speriamo di poter esprimere la nostra amicizia con Dio, con tutta l’umanità e
con tutto il creato: “Laudato sii, mio Signore…”.
• Essere minori: anche questo è un aspetto essenziale della nostra identità. San Francesco
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
non voleva essere uno di potenti nella società. Voleva non solo lavorare ma anche identificarsi pienamente con coloro che stavano
sul gradino sociale più basso, i minori. Per
questo motivo si affidava e non ha mai smesso di spronare i suoi confratelli ad affidarsi
alla provvidenza di Dio, dimostrando che dipendiamo totalmente da Dio e dal suo amore. Questo particolare aspetto della nostra
identità ci porta a vivere una vita di semplicità, e questa medesima semplicità implica
un obbligo a usare con grande responsabilità
il denaro e le cose che Dio ci ha donato di
utilizzare. In questo Capitolo dedicheremo
del tempo a riconsiderare i valori che devono
sottostare all’uso delle risorse: trasparenza,
uso etico e solidarietà. Nei primi mesi del
2014 è stato pubblicato un breve manuale,
intitolato L’amministrazione francescana
dell’economia, che cerca di analizzare la
questione dell’uso delle risorse non solo da
un punto di vista amministrativo ma soprattutto a partire dalla nostra identità francescana. Alla luce di ciò, abbiamo cercato di porre
in essere un sistema di verifica e di controllo
per assicurarci che l’uso delle risorse rifletta
sempre i tre valori francescani centrali, ossia
che le nostre pratiche siano trasparenti, che
riflettano i valori etici abbracciati dalla Chiesa e dall’Ordine e che mostrino il nostro impegno costante nella solidarietà con quanti
sono poveri ed emarginati. Purtroppo, poco
dopo la pubblicazione di questo documento,
abbiamo scoperto che una serie di investimenti malamente pianificati e malamente
gestiti hanno provocato una perdita in termini di risorse economiche dagli effetti devastanti per la Curia generale. Le promesse che
accompagnavano questi investimenti sono
state assolutamente disattese. Non sappiamo che fine abbiano fatto i capitali investiti.
Abbiamo chiesto l’intervento della Procura
delle Repubblica al fine di far luce sulla faccenda. Tali fondi erano stati dati al Governo
generale dell’Ordine per far fronte ai bisogni
nei campi delle attività missionarie e della
formazione dei giovani Frati. La perdita di
questi capitali riguarda direttamente la Curia
generale: ogni Provincia e Entità dell’Ordine
resta autonoma dal punto di vista economico, come pure a livello di governo. Tuttavia,
questa scoperta avrà conseguenze sulla vita
dei Frati in tutto il mondo.
• Il terzo aspetto del tema del Capitolo che
sottolineeremo è nel nostro tempo. Come
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Frati Minori siamo chiamati ad essere uomini di preghiera che, attraverso la testimonianza di una vita di contemplazione vissuta in mezzo al mondo, invitano gli altri a
vedere la bellezza del divino nel quotidiano
e anche nei contesti di sofferenza, di violenza, di distruzione e di disumanizzazione.
Cerchiamo di essere amici e pastori fedeli
che stanno a fianco di coloro che affrontano
persecuzioni religiose, culturali e di altro
tipo in posti come la Siria, la Libia, il Sudan, Mindanao, il Pakistan e l’India. Siamo
uomini di fede che credono nella presenza
attiva di Dio nel mondo e nella storia umana. Siamo fratelli e amici di tutta l’umanità
e di tutto l’universo creato. Cerchiamo di
annunciare il Vangelo attraverso l’evangelizzazione primaria, l’attività missionaria
e l’educazione. Promuoviamo il rispetto
dei diritti umani e dei diritti dell’ambiente all’ONU e a livello di governi locali e
nazionali. Abbiamo fondato centri educativo/formativi e università, dove cerchiamo
di creare condizioni che promuovano lo
sviluppo umano integrale, la solidarietà e
l’impegno per la trasformazione della società umana. Tra noi ci sono dottori che si
prendono cura dei poveri e degli emarginati
e infermieri che curano i malati terminali.
Attraverso il lavoro del dialogo ecumenico,
interreligioso e interculturale cerchiamo di
costruire ponti di dialogo e di comprensione in un mondo dove le relazioni sono sempre più frantumate. In tutta questa varietà
di impegni, vecchi e nuovi, cerchiamo di
rispondere ai “segni dei tempi”.
Come sempre accade durante i Capitoli
generali, avremo tempo per verificare il passato prima di passare ad eleggere il Governo
generale e poi andare a compiere decisioni di
ampio margine per il futuro, riguardanti tutti
gli aspetti della nostra vita di fraternità universale. In accordo con questo espresso da san
Francesco d’Assisi, ci raduniamo a Capitolo
nel periodo della festa di Pentecoste. Con Papa
Francesco crediamo fermamente che “non c’è
maggior libertà che quella di lasciarsi portare
dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini,
ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera.
Egli sa bene ciò di cui c’è bisogno in ogni epoca e in ogni momento. Questo si chiama essere
misteriosamente fecondi!” (Esort. ap. Evangelii gaudium, 280).
Il nostro desiderio e la nostra preghiera è
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che tutti i Frati riuniti in questo Capitolo generale possano aprirsi allo Spirito Santo e prendere le giuste decisioni per aiutare i Frati sparsi in tutto il mondo a vivere e lavorare da Frati
e Minori nel nostro tempo.
Fr. Michael A. Perry, OFM
Ministro generale
7. Saluto a Papa Francesco
Città del Vaticano, 26.05.2015
Santità, nostro amatissimo Signor Papa
Francesco, con profonda gioia Le porgo il più
cordiale saluto da parte di tutti i membri del
Capitolo generale dell’Ordine dei Frati Minori.
Dal 10 maggio scorso siamo riuniti ad Assisi, presso Santa Maria della Porziuncola, dove
san Francesco d’Assisi voleva che si ritrovassero i suoi fratelli.
Ciascuno di noi e tutti insieme vogliamo
ringraziarLa di cuore per la benevolenza che
da sempre ci dimostra.
In particolare Le esprimiamo la nostra gratitudine per l’udienza che oggi ci concede e
per la squisita attenzione che ha avuto per il
nostro Capitolo mediante l’amabilissima presenza del Suo delegato, il Card. Javier Francisco Errázuriz Ossa, che con la sua discrezione
fraterna e la sua e autorevolezza paterna ci ha
trasmesso la vigilanza e la cura premurosa del
Papa per il nostro Ordine.
Mi spiace, Santo Padre, ma siamo venuti a
mani vuote, senza nemmeno un po’ di mate:
se lo sono bevuto tutto i Capitolari! E il nostro
“Turco” non è riuscito a trovarne nemmeno un
po’ ad Assisi!
In una breve frase, in un solo versetto!, abbiamo riassunto il tema che stiamo affrontando in Capitolo: «Fratres et minores in nostra
aetate». Due sono gli aspetti di questo motto:
fratelli e minori è il nome scelto da san Francesco per sé e per i suoi compagni; l’attenzione
al nostro tempo è la prospettiva a partire dalla
quale vogliamo interrogarci sul modo in cui
essere sempre più fratelli e sempre più minori.
Siamo, infatti, convinti che la profezia che il
mondo di oggi si aspetta da noi sia soprattutto
quella fraternità e minorità che vogliamo testimoniare in maniera credibile.
Il nome di fratres minores ci richiama alla
nostra vocazione, cioè – e qui prendo a prestito il suo insegnamento – essere “chiesa in
uscita”. Questo corrisponde profondamente
all’intuizione del nostro carisma, testimoniata
anche nel Sacrum Commercium. In questo racconto delle nostre origini si narra che ai primi
Frati fu chiesto di mostrare quale fosse il loro
chiostro. Per rispondere a tale domanda, essi
salirono su un colle e «mostrando tutt’intorno
la terra fin dove giungeva lo sguardo dissero:
“Questo è il nostro chiostro”» (Sacrum Commercium 63).
In questo chiostro, che è il mondo intero,
vogliamo ancora oggi con sollecitudine andare. Proprio come ci invita a fare lo stesso san
Francesco, che nella nostra Regola, approvata
dal suo predecessore Papa Onorio III, così ci
dice: «Consiglio, poi, ammonisco ed esorto i
miei frati nel Signore Gesù Cristo, che quando
vanno per il mondo, non litighino ed evitino le
dispute di parole e non giudichino gli altri; ma
siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, così come
conviene. E non debbano cavalca­re se non siano costretti da evidente necessità o infermità.
In qualunque casa entreranno, dicano pri­ma di
tutto: Pace a questa casa; e, secondo il santo
Vangelo, sia loro lecito mangiare di tutti i cibi
che saranno loro messi davanti» (Rb 3, 10-14).
Riteniamo molto attuale questa maniera di
“andare per il mondo”, proposta da san Francesco: senza dispute di parole e senza giudizio
ostile, capaci di un dialogo sereno con tutti,
con mitezza, mansuetudine e umiltà, con mezzi poveri, annunciando la pace e vivendo sobriamente, contenti di quanto ci è offerto. Questa vorremmo fosse la profezia della fraternità
e della minorità in questo nostro tempo e per
questo nostro mondo.
Siamo venuti qui da lei, «Signor Papa»,
come diceva san Francesco, per esprimere la
nostra ferma decisione di essere sempre fedeli
alla santa Chiesa romana, e anche per ricevere
indicazioni, correzioni e suggerimenti affinché possiamo seguire sempre più fedelmente
le orme di Gesù.
Sappiamo che tra non molto tempo ci renderà partecipi di una Sua riflessione sul tema
dell’ecologia. Questo è un tema molto caro a
tutti noi francescani. Le promettiamo sin d’ora
di fare tutto il possibile per tradurre in scelte
concrete quanto vorrà indicarci anche in questo ambito.
In sede di Capitolo generale e in questo incontro con Lei desideriamo ritrovare nuovo
slancio, coraggio e audacia per la nostra vita
di Frati Minori. Così potremo tornare nei paesi dei cinque continenti da cui proveniamo,
DE CAPITULO GENERALI ORDINIS
confermati nella volontà e rinnovati nelle forze in modo da poter annunciare la pace, dono
del Risorto, ed essere testimoni della gioia del
vangelo, Evangelii gaudium!
Talvolta, però, accade che la nostra testimonianza di vita vacilli, rendendoci poco
credibili. Come ben sa, Santo Padre, la nostra
coerenza con il carisma della minorità e della
povertà recentemente è venuta meno, in particolare con scelte di gestione economica discutibili. In questo Capitolo abbiamo voluto
parlare con onestà e chiarezza anche di questo.
Chiediamo a Dio che queste situazioni problematiche e provocatorie possano essere, per
grazia divina, una morte che fiorisce nella resurrezione della vita evangelica. È il Vangelo
che abbiamo promesso di vivere. Il Vangelo
è l’unico solido fondamento della nostra vita.
Chiediamo al Signore di rimarginare, con il
suo santo Spirito, le ferite alla fiducia fraterna
che questi eventi hanno provocato.
All’inizio e alla fine della nostra Regola san
Francesco unisce strettamente «l’osservare il
santo Vangelo» con «l’obbedienza e riverenza
al Signor Papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa Romana». Per
questo voglio ora terminare questo saluto con
la frase che conclude la nostra Regola e che
spiega bene perché oggi siamo qui davanti a
Lei: «perché sempre sudditi e soggetti ai piedi
della santa Chiesa, stabili nella fede cattolica,
osserviamo la povertà e l’umiltà e il santo vangelo, che abbiamo fermamente promesso».
Fr. Michael A. Perry, OFM
Ministro generale
8. Eucharistic Celebration Closing Homily
Basilica of the Portiuncula, 06.06.2015
Standing by the cross of Jesus were his
mother and his mother’s sister,
Mary the wife of Clopas
and Mary of Magdala
(Jn 19: 25-27).
Friars and lesser ones in our times. This,
my brothers, has been the guiding theme of
our General Chapter. It has found expression
through our liturgical celebrations, our group
discussions, our evening socials and songfests,
and in the simple sharing of the story of our
lives with one another at meals and at other
moments where we have taken time to listen
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to and share.
At the same time, this theme also has haunted us, not allowing us to get comfortable with
the current state of affairs in the life of the Order, the Church, the world, or of our personal
lives. We have struggled to formulate proposals capable of expressing our restlessness before the immense challenge of the Gospel life
that we have embraced unconditionally. We
have found ourselves struggling to understand
a wounded humanity and a threatened natural environment – the ‘substance’ of ‘nostra
aetate’ - that are crying out for our love and
full attention. This woundedness is coming not
only from outside of the Order but also from
within because we recognize that we have broken trust with one another, a trust that must
be rebuilt through daily acts of doing justice,
living transparent lives, offering and seeking
forgiveness, mercy and reconciliation, and
walking humbly with our God (Micah 6:8).
The Gospel of John that we have heard proclaimed reveals the nature of authentic discipleship in Jesus Christ. It also reveals the way
for us to live fully our evangelical commitment to the ‘life and rule’, which is the Gospel.
We like Jesus’ mother and his mother’s sisters
are called to stand with Jesus and with humanity and the created universe in at all times, and
most especially in moments of suffering, dehumanization, and death. This ‘standing’ is
not a passive act carried out by guilty bystanders. It is a prophetic activity, as our Lineamenta reminds us, because it reveals to us “new
paths…, new models of acting, new forms of
communal life and mission” that we are called
to undertake in order that our life and lifestyle
might constitute “a living memorial of Jesus’
way of living and acting…”.
Mary, the mother of Jesus, the other women,
and the disciple whom Jesus loved who were
standing at the foot of the cross recognized
that by remembering Jesus’ way of living and
acting they were participating in an act of spiritual and disruption: the tyranny of the present
status quo in their lives and in ours is defeated
by the power of Jesus’ suffering, death and
resurrection. This is revealed most dramatically in Mary’s Magnificat! The freedom we now
enjoy enables us to summon up the courage to
embrace one another and to embrace all of humanity as authentic brothers. This same freedom is renewed and deepened each time we
reach out in love, mercy and hope to our brothers in the Order, to the blind and the beggar we
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meet along the road, to those who hold visions
of God and the world different from our own,
and to our wounded environment. By living as
authentic men of faith we become brothers and
lesser ones, companions with Jesus, Mary his
mother, and with one another, journeying together on the road towards the Kingdom.
As we celebrate in this sacred place of St.
Mary of the Angels, we call upon Mary the
mother of Jesus, a Jewish woman and pilgrim
of faith, to intercede for us so that we might
embrace fully our Gospel identity as itinerant
missionaries of hope, dialogue, peace, uncontrollable joy and unconditional love. “Today
we look to her and ask her to help us proclaim
the message of salvation…(Evangelii gaudium, 287).
With Mary, let us pray (cf. Evangelii gaudium, 288):
“Mary, Virgin and Mother, …help us to say
our own ‘yes’ to the urgent call, as pressing as
ever, to proclaim the good news of Jesus (EG,
288)…
Obtain for us now a new ardor born of the
resurrection, that we may bring to all the Gospel of life, which triumphs over death. Give us
a holy courage to seek new paths, that the gift
of unfading beauty may reach every man and
woman.
Star of the new evangelization, help us
bear radiant witness to communion, service,
ardent and generous faith, justice and love of
the poor, that the joy of the Gospel may reach
to the ends of the earth, illuminating even the
fringes of our world.” Amen.
Fr. Michael A. Perry, OFM
Minister General
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
1. Intervento nell’incontro con i Frati di
Foggia
Foggia, Italia, 04.05.2015
Abbracciare il futuro
con speranza
Carissimi Fratelli
della Provincia di san Michele Arcangelo
di Puglia e Molise,
Il Signori vi doni la sua pace!
Vorrei prendere l’avvio per questo mio intervento – il cui orizzonte è talmente vasto,
complesso e, per certi versi, indefinito da costringermi necessariamente ad essere più didascalico ed evocativo che realmente esaustivo o
strettamente aderente a contingenze specifiche
– proponendovi il seguente brano evangelico,
tratto dal cap. 17 di Giovanni, versetti 9-11:
«Io prego per loro, non prego per il mondo,
ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono
tuoi. Tutto ciò che è mio è tuo e quello che è tuo
è mio, e io sono stato glorificato in loro. Io non
sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo,
mentre io vengo a te. Padre santo, conservali
nel tuo nome che mi hai dato, affinché siano
uno come noi».
Di fatto il nostro permanere in Gesù Cristo
rimane la cifra ermeneutica per interpretare il
senso della nostra missione ecclesiale nell’oggi e nel futuro poiché egli «è sempre lo stesso,
ieri, oggi e sempre» (Eb 13, 8). La presenza
del Risorto, che si è consegnato al mondo per
la salvezza di ogni uomo, continua ad animare
il senso cristiano della speranza nella vita della
Chiesa. Egli «si accompagna a noi sulle nostre
strade, lasciandosi riconoscere, come dai discepoli di Emmaus “nello spezzare il pane”»
(Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Novo
millennio ineunte [= NMI], 59), cosicché la
nostra speranza si traduce nella gioia di riconoscere il Suo volto nei volti dei fratelli e tutti
insieme proclamare: «Abbiamo visto il Signore!» (Gv 20, 25).
D’altronde, il discorso sul futuro, diciamo
pure sugli orizzonti escatologici della Chiesa,
oggi più che mai s’inserisce nel presente storico della comunità credente e s’impegna a non
trascurare le difficoltà e i travagli di essa per
poter appunto «trasformare con lui [Cristo] la
storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste» (NMI, 29).
Lo slancio verso il futuro, che vogliamo
abbracciare con speranza piuttosto che temere nell’incertezza, ci ricorda del resto la nostra condizione di pellegrini e ci conferma nel
nostro statuto di forestieri, richiamando contestualmente la domanda che fu rivolta a Pietro in Gerusalemme subito dopo il discorso di
Pentecoste: «Che cosa dobbiamo fare?» (At 2,
37).
È un interrogativo che viene posto con slancio, che diviene la forza ispiratrice del nostro
cammino: il Risorto è con noi sino alla fine
del mondo (cfr. Mt 28, 20), per cui diviene necessario ricuperare il primato della risurrezione e la sua incidenza nella vita del credente e
nella progettualità di un mondo possibilmente
migliore. Del resto è sintomatico che le promesse escatologiche, lì dove la giustizia non è
stata ripristinata, siano ricomparse con più incisività e come anticipo e pregustazione della
liberazione da un presente senza futuro e da un
passato senza memoria.
Queste promesse hanno assunto il valore di
un “mandato missionario”: nella prova, nella
tribolazione, nella crisi di senso, nelle difficoltà della vita «possiamo contare sulla forza dello stesso Spirito, che fu effuso a Pentecoste e
ci spinge oggi a ripartire sorretti dalla speranza
“che non delude” (Rm 5, 5)» (NMI, 58).
Non a caso il Vaticano II ha operato un ritorno pastorale ed esistenziale al tema della
speranza. «Le gioie e le speranze, le tristezze
e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri
soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le
angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di
genuinamente umano che non trovi eco nel
loro cuore» (Gaudium et spes, 1). Nella Gaudium et spes (= GS), di cui ho appena citato
il celebre esordio, la categoria della speranza
riceve più referenti: il Regno, il genere umano,
i discepoli di Cristo – dunque anche noi Frati
Minori – e la storia.
In rapporto al Regno, è necessario scrutare
i segni dei tempi e interpretarli alla luce del
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Vangelo (GS 4); verso il genere umano, la speranza richiama il fondamento della salvezza
dell’uomo nella sua unità e totalità (GS 3); nei
confronti dei cristiani – di noi francescani –
la speranza esige la dinamica della vita nuova che promuove, nella riconciliazione intesa
anzitutto come purificazione della memoria,lo
sviluppo di una fraternità universale (cf. GS
22).
Il ritorno della speranza è dunque un ritorno ecclesiale, comunitario: appartiene a tutta
la “comunità dei santi”, è segno che il cristiano, ognuno di noi, vive un’attesa autentica
del compimento finale e un suo anticipo nella
sua speranza d’essere salvato in Cristo; così
il ritorno della speranza è un ritorno al senso
escatologico della Pasqua di Gesù e dell’annuncio missionario della Chiesa nascente; è
un riproporre la buona novella della parola
evangelica. Questo significa che il ritorno della speranza avviene nel punto di contatto tra
il ”già” e il “non ancora”, cioè tra il presente
e il futuro di modo che il primo [il presente]
annuncia la fisionomia del secondo [il futuro]
e ne costituisce il preludio reale e l’esecuzione
iniziale (cfr. E. Scognamiglio, Orizzonti escatologici della Chiesa del Terzo Millennio, in
CISM, Consacrati per la comunione e la missione. “Duc in altum” [a cura di P. Vanzan e
F.Volpi], Roma 2003, 266).
Il nucleo centrale del tema della speranza –
e il richiamo all’escatologia – è Gesù Cristo!
La nuova condizione promessa e sperata è già
cominciata con Lui; l’invio dello Spirito Santo le ha dato il suo slancio e per mezzo dello
stesso Spirito essa continua nella Chiesa, nella
quale siamo istruiti dalla fede anche sul senso
della nostra vita temporale, mentre portiamo
a termine, nell’attesa dei beni futuri, l’opera
a noi affidata nel mondo da Padre e attuiamo
così la nostra salvezza (cfr. Fil 2, 12).
Ovviamente, il tema della speranza coinvolge non solo la dimensione ecclesiale della
vita cristiana, ma pure la sua dimensione sacramentale, soprattutto mediante la celebrazione
dell’Eucaristia in cui la comunità dei discepoli
si pone «nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo»,
cosicché «la speranza cristiana si fa lievito e
luce della stessa speranza umana» (Giovanni
Paolo II,Lettera apostolica Dies Domini, 38).
La fractio panis significa cioè quello che il
mondo deve diventare: un’offerta e un inno
di lode al Creatore, una comunione universale nel corpo di Cristo, un regno di giustizia,
amore e pace nello Spirito Santo (cfr. B. Forte, L’eternità nel tempo. Saggio di antropologia ed etica sacramentale, Cinisello Balsamo
1993, 223-230).
È per questo che la Chiesa, e in essa il nostro Ordine, vuole recare una parola di speranza a tutti gli uomini nella consapevolezza di
due grandi difficoltà che attanagliano il nostro mondo: il progressivo ridimensionamento della speranza tra gli uomini, provati non
da ultimo anche dalla grave crisi economica
attuale, e la scomparsa dalla nostra cultura
dell’orizzonte escatologico; e questo non solo
al di fuori della Chiesa, ma pure nella vita stessa delle comunità cristiane, non escluse le nostre fraternità ai vari livelli. Si vive, anche tra
i cristiani, la tentazione di «dilatare il tempo
presente», togliendo spazio e valore al passato,
alla tradizione, alla memoria, e quindi anche
al futuro. Talvolta anche l’impegno pastorale,
missionario e catechetico manca «del pensare
a dischiudere il futuro». Occorre davvero riscoprire i «fili invisibili della vita» per dire che
«nulla si perde nella storia» e che «ogni cosa
può essere riscattata e acquisire un senso» (cfr.
CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che
cambia. Orientamenti pastorali 2001-2010,
2).
Pertanto il ripristino dell’orizzonte speranza, passa attraverso la comunicazione della fede. «L’amore di Cristo ci spinge ad annunciare
la speranza a tutti i fratelli e le sorelle: Cristo
è risorto,la morte è vinta, e vi sono ancora migliaia di uomini che accettano di morire per
testimoniare le verità della resurrezione del
Signore» (ivi, 8).
In effetti, la nostra speranza si fonda unicamente sul fatto che la vita tracciata da Gesù
è quella che conduce anche noi alla vita piena
ed eterna (cfr. 1Cor 6, 14). In connessione a
Cristo, il Veniente, il discorso teologico sulla
speranza e sul compimento del mondo assume
la categoria dell’attesa. Dove tale attesa viene
meno c’è da chiedersi quanto la fede sia viva,
la carità possibile e la speranza fondata. Infatti,
«Gesù è colui che è venuto, viene e verrà. E’
venuto nell’incarnazione, verrà nella gloria e
nel frattempo non ci lascia soli: egli continua a
venire a noi nei doni del suo Spirito, nella predicazione della parola di verità, nella liturgia
e nei sacramenti, nella comunione attorno ai
pastori della Chiesa, nell’esperienza della sua
misericordia che a ciascuno è possibile fare,
per grazia, nell’intimo della coscienza» (NMI,
29).
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
Il Cristo glorificato dalla potenza dello Spirito diviene un “Cristo cosmico”, verso cui
tendono tutte le cose. Unito a Cristo col battesimo, il credente partecipa già realmente della
sua vita celeste (cf. Ef 2, 6). L’esperienza degli
apostoli è stata, innanzitutto, l’esperienza del
perdono concesso e della conversione concretizzate nella comunione di fede e di carità
che si andava formando. È l’esperienza della
koinonia nata dal kerygma che li fa sperare e
muovere, con lo sguardo fisso verso il cielo
e rinnovato nella storia, per operare una sua
trasformazione.
Attraverso il dono del Risorto, la Chiesa
delle origini si scopre visitata dall’alto e riceve la sua identità, il suo motivo d’essere, solo
dallo Spirito, perché la sua missione proviene
dall’autorità del Padre. In essa, il compito dello Spirito sarà il discernimento dei tempi e dei
momenti per l’attesa del giorno del Signore
(cfr. 1 Ts 5, 1-3). Si rinuncia perciò a qualsiasi
pretesa di gestire l’avvenire della comunità pasquale in virtù di una competenza umana (cfr.
E. Scognamiglio, Orizzonti escatologici della
Chiesa del Terzo Millennio, 274).
È così cominciata la storia della Chiesa,
una storia pneumatica ed estatica. Vivere nella
speranza in modo messianico significa di fatto vivere e camminare «secondo lo Spirito»
(Rm 8, 4; Gal 5, 25), partecipando alla morte
e resurrezione di Cristo, ai suoi benefici, liberandosi dall’asservimento totale al peccato. La
comunità degli ultimi tempi è formata dalla
schiera di coloro che guardano al giorno che
sta per venire. Intanto, però, chi vive l’esperienza della Pasqua attraverso la vita battesimale – e, nel nostro specifico, anche mediante
la consacrazione religiosa – è chiamato a lottare contro ogni forma di male presente in sé e
nella storia.
È questo l’impegno per rappresentare il
proprio essere «figli della luce» e santi (cfr.
Rm 5, 18; Ef 1, 4). Secondo la sensibilità e
la prospettiva teologica dell’evangelista San
Giovanni, la vocazione battesimale è caratterizzata da questa dinamicità: camminare nella
luce (1Gv 1, 5-10); vivere nella carità di Dio
(1Gv 2,10-11); operare per la giustizia (1Gv 2,
29); non commettere peccato (1Gv 3, 9); vincere il mondo con la verità che è Cristo (1Gv
5, 4).
Ciò posto, che farà la Chiesa – e ciascun
battezzato in essa – oggi e poi nel domani?
Anzitutto rimarrà fedele a quella suprema
cattedra della rivelazione di Dio, che è Gesù
269
Cristo crocifisso e risorto. La Chiesa non lo
dovrà mai dimenticare: sarà questa la sua strada a servizio dell’amore e della rivelazione di
Dio agli uomini. Per i discepoli del Signore, la
carità non è soltanto l’insegnamento centrale
del Vangelo; è addirittura il cammino di Dio
e il suo volto più vero. In secondo luogo, la
Chiesa, l’Ordine, le Province, ciascuno di noi
dovrà cogliere e sviluppare i germi di bene
che, magari anonimamente, rivelano tuttavia
il Vangelo e, nonostante tutto, sono presenti nel mondo d’oggi. Essi sono individuabili
là dove emerge il desiderio di prossimità, di
socialità, d’incontro, di solidarietà e di ricerca della pace, tutti segni nei quali trapela che
l’autenticità a cui mira l’uomo moderno non
si orienta soltanto verso la ricerca di emozioni
immediate e a basso prezzo, né che essa sia di
per sé inesorabilmente destinata all’individualismo: gli occhi dei nostri contemporanei continuano a dischiudersi sull’altro, specie su chi
è sofferente e bisognoso, è questo è un motivo
di speranza anche per il domani.
Per questo motivo Papa Francesco non si
stanca di esortare i cristiani a testimoniare generosamente, oggi più che mai, il loro farsi
prossimo agli uomini e alle donne che vivono
situazioni di frontiera o si trovano relegati nelle periferie esistenziali ossia, concretamente:
i malati e i sofferenti, i poveri, gli immigrati,
le tante persone che faticano a trovare ragioni
per vivere e sono sull’orlo della disperazione,
le famiglie in crisi e in difficoltà materiale e
spirituale, i giovani che non riescono ad inserirsi attivamente nella società e nel mondo del
lavoro.
Il cristiano, sull’esempio di Gesù, buon
samaritano,non si domanda chi è il suo prossimo, ma si fa egli stesso prossimo dell’altro,
entrando in un rapporto realmente fraterno con
lui (cfr. Lc 10, 29-37), riconoscendo ed amando in lui il volto di Cristo, che ha voluto identificarsi con i fratelli più piccoli, i “minori”.
E questo riconoscere il volto del fratello nel
volto degli altri è stata la strada che Francesco d’Assisi ha intrapreso: “Il Signore mi donò dei fratelli” (Test. 14). Lo storico francese
Jacques Le Goff afferma che, grazie a questa
consapevolezza, «il Poverello resta non solo
uno dei protagonisti della storia ma una delle
guide dell’umanità» (J. Le Goff, San Francesco d’Assisi, Bari-Roma 2000, 73).
Ai credenti è chiesto di prendere a cuore
tutte queste forme, nuove e antiche, di povertà
e a inventare nuove forme di solidarietà e di
270
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
condivisione: è l’ora di una «nuova fantasia
della carità». Quella possibile solo a quanti
riscopriranno la forza rivoluzionaria della «riserva escatologica» (cfr. P. Vanzan, L’escatologia autorealizzantesi nella città dell’uomo,
in: Consacrati per la comunione e la missione, 291-292)e, attingendo da essa, potranno di
conseguenza abbracciare il futuro con speranza nella sola dinamica realmente possibile che
è quella della comunione.
A quest’ultimo riguardo, ossia in riferimento alla comunione, vorrei fare alcune considerazioni più calate nel vissuto reale, con le sue
luci e le sue ombre, delle nostre fraternità. Del
resto il tema della “santa koinonia” ha impregnato e impregna la vita religiosa di Oriente
ed Occidente, per cui la chiamata di Giovanni
Paolo II in Novo millennio ineunte 43, riproposta a più riprese anche da papa Francesco in
quest’Anno della Vita Consacrata, a fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione,
trova la vita consacrata preparata a dare una
risposta corretta, ma insieme la sfida a essere
davvero al suo interno e in mezzo al Popolo
di Dio animatrice e promotrice di comunione.
Preparata, dicevo, perché tale ispirazione essenziale fu già colta nel Perfectae caritatis 15,
che raccoglie in sintesi quei passi del Nuovo
Testamento che maggiormente mettono in luce lo spirito della comunione nella carità; ma
comunque sfidata, perché emerge chiaramente, nel riferimento alla comunione, il rimando
all’archetipo divino trinitario, alla realtà della
vita che circola nel Corpo mistico, al senso di
fraternità e famiglia di Dio, all’esigenza che la
comunione delle persone nella Chiesa riproduca quell’icona ideale della Pentecoste che è insieme l’opposto del collettivismo senza volto e
dell’individualismo narcisistico. La Chiesa, e
ogni comunità nella Chiesa, non è la somma di
individualismi chiusi così come non è la massa
generica di gente anonima. È, invece, la Chiesa uscita dal Cenacolo di Gerusalemme, dove
ciascuno, raggiunto dall’unica fiamma dello
Spirito, indica che la grazia della comunione
è appunto il movimento libero di convergenza
delle persone e la libera assunzione di compiti
e di missioni.
Dunque la comunione è mistica nel suo rivelarsi e nel suo donarsi.
Non spaventi l’aggettivo “mistica”, poiché
si tratta del misterioso progetto di Dio per noi
e dice altresì che la comunione come la santità,
non sono conquista umana, ma grazia divina
che bisogna chiedere, accogliere e incarnare.
In senso più antropologico, e con linguaggio più affine alla nostra sensibilità di figli
e seguaci di Frate Francesco, la comunione
può essere tradotta con l’espressione “fraternità” nella sua declinazione evangelica, che
rimanda all’esperienza di “famiglia di Dio”,
al comandamento dell’amore con tutte le esigenze di una carità affettiva ed effettiva. Non
c’è comunione se non è cementata da un vero
senso di fraternità. E la vita religiosa ha coltivato anche nel suo lessico (fratello, sorella/
frate, suora) il senso soprannaturale di questa
comunione nell’amore, per fare famiglia, per
farci davvero reciprocamente “fratello, sorella
e madre” nella dimensione evangelica cara a
Francesco d’Assisi che la esprime e fa crescere in base a rapporti fondati su una nuova e
originale icona: madre-figlio (cfr. J. Le Goff,
San Francesco d’Assisi, 152). E non possiamo dimenticare la bella variante della comunione che è ”amicizia”. Parola divina riferita
ai rapporti di Dio con l’uomo, di Cristo con i
suoi discepoli. Ma parola che rende evidente
anche il senso del rapporto tra di noi: amicizia in Cristo, condivisione, apertura del cuore, misericordia, perdono con quella purezza
e quella normalità che deve caratterizzare la
carità-amicizia fra cristiani e, mi sia consentito
dirlo, a fortiori tra fratelli e minori!
D’altronde, affinché la comunione/fraternità acquisti concretezza e spessore umano,
è necessaria una ascesi comunitaria quotidiana, che esige questi tre momenti essenziali: 1.
identificazione, ossia sentirsi di “appartenere
a”, costituire un “noi” fortemente comunitario,
che non cede alle facili divisioni, che non si
nasconde dietro il meschino “voi” che divide
in buoni e cattivi, che sa pazientemente fare
comunione anche negli apparenti fallimenti
comunitari; 2. solidarietà, come condivisione
di ideali e di programmi, prontezza e disponibilità nel momento di eseguirli, non tirarsi indietro, non scappare quando la barca fa acqua;
3. partecipazione, ossia si vive la comunione
quando la si incarna nei vari aspetti della vita
ordinaria: una partecipazione che sia generosa
e responsabile, perché ciascuno vegli su quanto gli è stato affidato, intendendo concorrere
nel gioco di squadra con gli altri.
Evidentemente, l’ascesi di comunione impegna tutte le energie spirituali, tutte le virtù
evangeliche e umane. E richiede quella perseveranza creatrice nel bene senza la quale la
comunione non riesce mai ad essere “storia”
di amore e di condivisione, in tensione verso
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
la realizzazione, senza reticenze, della volontà
di Dio nella comunità.
Il divino e l’umano richiedono questa armonia tra dono di Dio e impegno personale,
per fare una comunione incarnata, una grazia
accolta e resa vita. E per non creare vane illusioni, è bene che ci si ricordi che l’amore vero
è quello che reca il sigillo della croce: ossia
della donazione sacrificale della propria vita
per gli altri.
Concludendo, per abbracciare il futuro con
speranza, per liberare la vita religiosa da certe tendenze a rinchiudersi o a scappare, e per
incoraggiare tutti verso un’attesa autentica
del compimento finale e un suo anticipo nella
speranza d’essere salvati in Cristo, dobbiamo
ricordare che alla base di tutto c’è una grazia
e un disegno di Dio nei nostri confronti. Una
grazia che dobbiamo accogliere e nella quale
Dio stesso si è impegnato a camminare con noi
per realizzarla.
Cari Fratelli ci dice Gesù: «Non si turbi
il vostro cuore e non si abbatta» (Gv 14,27),
«Ecco io sono con voi tutti i giorni, sino alla
fine del mondo» (Mt 28,20).
Abbracciamo pertanto il futuro con speranza, rinnovando alla vigilia del nostro Capitolo generale il desiderio di «seguire l’insegnamento e le orme del Signore nostro Gesù
Cristo» (Rnb 1, 1) per divenire come il serafico padre san Francesco «pura trasparenza del
Vangelo» ed essere così «memoria vivente
del modo di esistere e di agire di Gesù come
Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte
ai fratelli» (Giovanni Paolo II, Esortazione
apostolica postsinodale Vita Consecrata, 22).
Fr. Michael A. Perry, OFM
Ministro generale
2. Omelia nella Celebrazione eucaristica in
occasione della Festa della Provincia
Foggia, Italia, 04.05.2015
«Uomini, perché fate questo? Anche noi
siamo esseri umani, mortali come voi, e vi
annunciamo che dovete convertirvi da queste
vanità al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la
terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano» (At 14,15).
La medesima sfida che Luca pose alla gente
di Listra, la pone anche a noi, radunati qui oggi
nel nome del Signore Gesù risorto. Anche noi
dobbiamo convertirci “da queste vanità al Dio
vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e
271
tutte le cose che in essi si trovano” (At 14,15).
Ma dobbiamo chiederci a cosa Luca si stia
riferendo negli Atti degli Apostoli quando
parla di “idoli”. Non si sta di certo riferendo
all’adorazione di feticci o false immagini alle quali spesso i non-credenti offrono onori.
Nella mente di Luca, come in quella di san
Paolo, l’idolatria si dà quando cominciamo
a dare più valore ad una cosa, una qualsiasi,
piuttosto che a Dio. Se passiamo più tempo a
pensare ai nostri eroi o a noi stessi, questa è
idolatria. Se i nostri pensieri si concentrano
esclusivamente sui nostri bisogni personali,
oppure sul riuscire a procurarsi l’ultimo dispositivo tecnologico appena uscito, o ancora sull’apparire buoni agli occhi degli altri,
questa è idolatria. Se passiamo più tempo a
ruminare sul passato, le ferite e il dolore che
abbiamo sofferto per mano altrui, piuttosto
che sull’invito a diventare strumenti di misericordia e di perdono, questa è idolatria.
Se passiamo più tempo a criticare gli altri,
distruggendo la reputazione e la dignità dei
Fratelli o degli amici piuttosto che a cercare di creare condizioni per sostenerci e edificarci vicendevolmente, questa è idolatria.
Se rifiutiamo di assumerci la nostra propria
responsabilità per la qualità di vita sia personale che fraterna e per la qualità della vita
della Provincia, della Conferenza e dell’Ordine, piuttosto che farci carico di diventare
protagonisti di un futuro che sia definito dal
perdono, dalla misericordia, dalla riconciliazione, dal rispetto reciproco, dalla pace e dalla gioia, allora ci stiamo incamminando sul
sentiero dell’idolatria.
L’idolatria è la conseguenza che deriva dallo scegliere di dare più valore a tutto quello
che “non è di Dio” piuttosto che a quello che
è “di Dio”. Quando Dio ha parlato a Mosè e al
suo popolo, Israele, dicendo: “Non avrai altro
Dio all’infuori di me”, non stava semplicemente parlando di dei immaginari che oggi ci
appaiono così ridicoli. Stava parlando di qualsiasi cosa usurpi il primato, il posto centrale di
Dio nella nostra vita; di qualsiasi cosa usurpi il
primato dei valori di Dio incarnati nelle nostre
relazioni e a livello delle nostre emozioni e dei
nostri pensieri. Stava parlando della necessità
di diventare il popolo del Regno di Dio, di diventare figli di un Padre amorevole che ci ha
dato tutto quello di cui abbiamo bisogno per
vivere da figli del Regno.
Se “l’antidoto” all’idolatria è vivere per
il bene del Regno di Dio, cari Fratelli, allora
272
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
dobbiamo chiederci in cosa consista e dove si
manifesti questo Regno. Secondo san Paolo e
anche secondo l’Evangelista Luca, il Regno
si trova ogni qualvolta un’offesa viene perdonata, uno straniero viene accolto come uno di
casa, si abbraccia un nemico, il più piccolo tra
noi viene innalzato, si pratica la giustizia e una
voce profetica si alza contro l’ingiustizia. Se
vogliamo capire come e cosa può essere una
fraternità radicata nei valori del Regno di Dio,
dobbiamo solo richiamare alla mente il modello della Chiesa primitiva, presentata al Capitolo 2 degli Atti degli Apostoli, dove leggiamo:
“Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti
i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e
sostanze e le dividevano con tutti, secondo il
bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il
pane nelle case, prendevano cibo con letizia e
semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il
favore di tutto il popolo” (At 2,43-47).
Il tema di questo nostro incontro, di questo
tempo vissuto insieme, il tema della celebrazione della Festa di questa Provincia, dedicata
a San Michele Arcangelo è: “Abbracciare il
futuro con speranza”.
Ma come potremo davvero abbracciare
appieno il futuro se non riusciamo affatto ad
abbracciarci l’un l’altro? Se non riusciamo a
perdonarci vicendevolmente? Se non riusciamo a lasciare che ogni Fratello sia libero si
perseguire gli obiettivi e i valori del Regno,
in modo da diventare tutti coprotagonisti e da
promuovere i valori del Regno per il bene della Provincia?
Solo percorrendo la strada del perdono e
della riconciliazione saremo capaci e ci renderemo l’un latro capaci di diventare autentici profeti della speranza e dell’amore che Dio
nutre per il mondo, per la Chiesa, per l’Ordine
e per la Provincia. Anche i Lineamenta per il
Capitolo 2015 ce lo ricordano: essere e vivere come fratelli, costruire la fraternità attorno
a noi, essere costruttori di pace e riconciliazione, essere con i poveri e per i poveri, nella
solidarietà e semplicità della vita, custodire il
creato questo è ciò che la gente si aspetta dai
“Frati Minori” (pp. 7-8). Questo è quanto dovremmo aspettarci da noi stessi; questo è quello che dovremmo aspettarci l’uno dall’altro;
questo è quello che Dio si aspetta da noi.
Cari Fratelli, invito tutti voi, me compreso, ad abbandonare ogni forma di idolatria che
controlla e domina il nostro pensiero, le nostre
emozioni, le nostre relazioni; vi invito a entrare nel potere umanizzante della misericordia e
dell’amore di Dio, che siamo chiamati a vivere
e a condividere come Fratelli del Vangelo e
profeti di speranza. Questa è la Buona Novella
annunciata da Gesù, dagli Apostoli e da san
Francesco d’Assisi. Vi e mi auguro di avere
il coraggio e l’umiltà di accettare e accogliere questa offerta da parte del Signore Gesù, in
modo da poter davvero diventare segni di speranza l’uno per l’altro e per il mondo d’oggi.
Fr. Michael A. Perry, OFM
Ministro generale
3. Maria Vergine Madre e Mediatrice di
Grazia
Curia generale, Roma, 08.05.2015
“Fate quello che vi dirà”
Carissimi fratelli, carissime sorelle,
il Signore vi doni la sua pace!
Il 1° gennaio 2015, Papa Francesco ha celebrato la solennità della Divina Maternità di
Maria con queste parole: Cari fratelli e sorelle! Gesù Cristo è la benedizione per ogni uomo e per l’intera umanità. La Chiesa, donandoci Gesù, ci offre la pienezza della benedizione del Signore. Proprio questa è la missione
del popolo di Dio: irradiare su tutti popoli la
benedizione di Dio incarnata in Gesù Cristo.
E Maria, la prima e perfetta discepola di Gesù, la prima e perfetta credente, modello della
Chiesa in cammino, è Colei che apre questa
strada di maternità della Chiesa e ne sostiene
sempre la missione materna rivolta a tutti gli
uomini. La sua testimonianza discreta e materna cammina con la Chiesa fin dalle origini.
Ella, Madre di Dio, è anche Madre della Chiesa e, per mezzo della Chiesa, è Madre di tutti
gli uomini e di tutti i popoli.
Oggi celebriamo la festa di Santa Maria
Mediatrice, Madre della Chiesa e Patrona della nostra Curia generale. Siamo invitati a entrare nel mistero del meraviglioso amore che
Dio nutre per il mondo, un amore espresso
attraverso l’Incarnazione di Gesù. L’evento
dell’Incarnazione ci offre una duplice rivelazione. La prima rivelazione, centrale, non è altro che l’eterna offerta della misericordia, della giustizia e dell’amore di Dio per l’umanità,
attraverso il suo Figlio prediletto, Gesù Cristo.
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
Secondo la tradizione teologica francescana la
misericordia, la giustizia e l’amore di Dio sono la causa dell’Incarnazione, che, quindi, non
è un qualche tentativo di riportare l’umanità
decaduta ad un originario stato di grazia (cf.
Benedetto XVI, Udienza generale, 7 luglio
2010).
La seconda rivelazione va a toccare la risposta umana all’offerta d’amore di Dio.
Maria è presentata come “la prima e più
perfetta discepola di Gesù”. Nella sua risposta
alla chiamata di Dio, trasmessa da un angelo,
il suo “sì” incondizionato getta le basi per la
fioritura del mistero dell’Incarnazione, assicurando così a Maria un ruolo permanente nella
storia del piano di salvezza di Dio.
Maria, Madre del Signore, rivela il potere
massimo della sua mediazione non attraverso
atti sovrannaturali o miracolosi, che sfiderebbero le leggi della natura. Maria non è una sorta di profeta magico di Dio. Al contrario, come
Papa Francesco afferma, Maria è “la prima e
perfetta discepola di Gesù, […], modello della
Chiesa in cammino, è Colei che apre questa
strada di maternità della Chiesa”. Ella compie
tutto ciò manifestando la sua fiducia assoluta e
incondizionata nella promessa che Dio ha fatto
a lei, al suo popolo Israele, che si estende al
nuovo Israele, ossia tutti i membri del Corpo
di Cristo. La sua apertura alla voce di Dio e
la sua disponibilità a seguire senza riserve la
chiamata di Dio gettano le basi del ruolo che
lei assume come Madre di nostro Signore Gesù Cristo, Madre anche del Popolo pellegrino
di Dio, la Chiesa. Pertanto, quando lei si rivolge ai servi, al matrimonio di Cana, dicendo
loro: “Qualunque cosa vi dica, fatela”, ossia
invitandoli a fidarsi del fatto che Dio è vivo e
parla attraverso suo Figlio, Gesù, in quell’atto
Maria svolge il suo ruolo primario di mediatrice, perché innanzitutto ricorda loro, e ricorda
anche a noi, il posto centrale che Dio occupa
nella nostra vita. Attraverso la sua mediazione,
ci sfida a porre tutta la nostra fiducia nell’Unico davvero affidabile e a sottomettere la nostra
vita alla grazia e all’amore sorprendente che
Dio desidera offrire a ciascuno di noi.
Come notiamo nell’episodio della festa
nuziale di Cana, la fede spinge Maria a intercedere in favore della festa di nozze e di tutti
gli ospiti, per evitare uno scandalo pubblico
causato dalla taccagneria degli organizzatori
che non hanno preparato quantità di cibo e di
bevande sufficienti per la celebrazione.
Il suo ruolo nella storia della salvezza non
273
è passivo, che guarda la vita scorrere via senza
prendere iniziative, riflettendo così la qualità
della relazione che lei condivide con Dio attraverso il suo amato Figlio Gesù. No!
Maria è un’iniziatrice.
Scorge il bisogno e si attiva nella fede per
rispondere a questa necessità umana, in qualunque modo possibile. Non è lei a compiere
il miracolo della trasformazione dell’acqua in
vino. Il suo ruolo di mediatrice è indicare Colui che può intervenire e che interverrà nella
nostra vita e nel mondo, il Figlio Unigenito di
Dio, Gesù, il Cristo.
Pertanto, il ruolo di mediazione di Maria ci
ricorda le nostre origini, la nostra dignità e il
nostro destino in Dio. Maria non cerca di rubare il posto al suo amato Figlio Gesù. Egli è
il massimo e supremo mediatore tra Dio e l’umanità. Ma nemmeno Gesù vuole porre limiti
all’azione dello Spirito di Dio nella vita dei
credenti, i suoi discepoli, e in quella di Maria,
sua Madre, la sua “prima e perfetta discepola”.
Attraverso il suo sì eterno all’azione dello
Spirito di Dio nella sua vita, Maria ci offre un
modello per il nostro sì incondizionato all’operato di Dio nella nostra vita. E proprio come
Dio ha compiuto le sue opere meravigliose in e
attraverso Maria (cf. Lc 1,46-55), così le compirà nella nostra vita, a patto che noi ci apriamo all’invito di Dio (cf. Gv 14,12).
A ciascuno di noi sono stati dati dei doni di
fede in e attraverso il Battesimo nella morte e
risurrezione di Gesù. Tali doni sono stati irrobustiti dall’ulteriore impegno a vivere la vita
evangelica come religiosi consacrati attraverso
la professione dei voti. Ogni singola volta che
prendiamo iniziative e apportiamo freschezza
e gioia alle attività che già compiamo, noi riattiviamo la nostra partecipazione al mistero
dell’Incarnazione. Ogni volta che compiamo
atti di giustizia, ogni volta che diciamo la verità, ogni volta che difendiamo i diritti delle
vedove e degli orfani, noi testimoniamo l’amore incondizionato e la misericordia infinita
di Dio, l’eternamente Fedele. Così, noi come
Maria fungiamo e serviamo da mediatori della
grazia salvifica di Dio.
Vi invito ora a unirvi a me per pregare le
parole della preghiera alla Vergine Maria, Madre di Dio che Papa Francesco ha messo alla
conclusione della sua Esortazione apostolica
Evangelii gaudium (288). La nostra fiducia in
Dio si possa accrescere fino a renderci partecipi del ruolo di mediazione che Dio ha dato a
Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra, e
274
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
fino a renderci testimoni della gloria i Dio che
risplende nella nostra vita.
Vergine e Madre Maria,
tu che, mossa dallo Spirito,
hai accolto il Verbo della vita
nella profondità della tua umile fede,
totalmente donata all’Eterno,
aiutaci a dire il nostro “sì”
nell’urgenza, più imperiosa che mai,
di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.
Stella della nuova evangelizzazione,
aiutaci a risplendere
nella testimonianza della comunione,
del servizio,
della fede ardente e generosa,
della giustizia
e dell’amore verso i poveri,
perché la gioia del Vangelo
giunga sino ai confini della terra
e nessuna periferia
sia priva della sua luce.
Madre del Vangelo vivente,
sorgente di gioia per i piccoli,
prega per noi.
Amen. Alleluia.
Fr. Michael A. Perry, OFM
Ministro generale
4. La cura del pianeta al centro dell’attenzione del Santo Padre
Roma, Curia generale OFM, 18.06.2015
È una chiamata importante
per i Frati Minori
«Laudato sii, mio Signore, per Frate Sole e
Sora Luna, per Frate Vento e per Sora Acqua
e per Frate Foco; laudato sii, mio Signore, per
Sora nostra Madre Terra, nostra casa comune,
che ci sostenta e ci governa» (Cantico delle
creature di san Francesco d’Assisi).
L’Ordine dei Frati Minori saluta Papa Francesco ed esprime la propria gratitudine a motivo della pubblicazione dell’Enciclica Laudato, si’, scritta nello spirito del santo di cui ha
preso il nome per il suo ministero papale. Le
direttive del Sommo Pontefice in questo settore di umano interesse e premura sono estremamente importanti. Con le parole del Patriarca
Bartolomeo il Santo Padre ci ricorda quanto
pesi il “nostro contributo, piccolo o grande che
sia, alla deformazione e alla distruzione della
natura” e dichiara l’urgente bisogno di riunire
tutta la famiglia umana nel perseguire uno sviluppo sostenibile e integrale al fine di proteggere la nostra casa comune. Indubbiamente è
tempestivo e opportuno il suo appello accorato
a cambiare stile di vita e paradigma di sistema.
Fra Michael A. Perry, OFM, Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, ha dichiarato: «L’impegno di Papa Francesco nei
confronti dei poveri e degli emarginati, della
pace e della riconciliazione e della cura per il
pianeta dimostra le qualità profetiche che derivano dall’essere in comunione con Dio, con
i propri simili, con se stessi e con l’universo
creato. Proprio per questo motivo, Papa Francesco ha osato abbracciare e portare avanti il
mandato del discepolato cristiano modellato
sull’esempio di san Francesco d’Assisi. La sua
Enciclica sfida tutti noi a semplificare la nostra
vita e a spogliarci e abbandonare ciò che non è
necessario per poter riscoprire la bellezza che
Dio ha posto in noi, in ogni persona e in ogni
cosa creata. La nostra vocazione è vivere una
solidarietà senza limiti con tutto quanto Dio ha
creato».
In relazione alle sfide sollevate dal Papa,
l’Ordine dei Frati Minori, insieme a tutti i
membri della Famiglia Francescana, promuove una serie di iniziative:
– per incoraggiare i Francescani e coloro
che sono a noi legati a leggere e riflettere
sull’Enciclica, verrà preparata una guida allo studio che conterrà suggerimenti concreti
per mettere in pratica le proposte presentate
nell’Enciclica; ad ogni regione geografica
dell’Ordine verrà chiesto di preparare una
versione semplificata di questa guida allo
studio, in modo che possa essere accessibile a tutti;
– si propone che il prossimo seminario annuale di GPIC (Giustizia, pace e integrità
del creato), in programma alla Pontificia
Università Antonianum a Roma, concentri
l’attenzione sull’Enciclica e sulle questioni
ad essa associate di giustizia ambientale;
– infine, i centri di studio francescani sparsi
nel mondo saranno invitati a organizzare
e proporre programmi basati sull’Enciclica e a creare programmi propri di studio
sull’ambiente o a rafforzare quelli già in
essere.
L’Ordine Francescano è stato fondato 800
anni fa da San Francesco d’Assisi. La sua
missione è diffondere il Vangelo di Gesù attraverso la vasta gamma di progetti pastorali,
educativi e missionari legati all’evangelizza-
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
zione. L’Ordine Francescano è presente in
quasi tutto il mondo; a tutt’oggi conta quasi
14.000 membri che vivono il loro servizio in
più di 110 Paesi.
5. Omelia nella festa della Provincia del
Ss.mo Cuore di Gesù
Napoli, Italia, 21.06.2015
Che possiate essere
fondati nella carità!
Carissimi Fratelli,
il Signore vi doni la su pace!
«Che il Cristo abiti per mezzo della fede
nei vostri cuori, e così, [possiate essere] radicati
e fondati nella carità»
(Ef 3,17).
L’Apostolo Paolo si inginocchia davanti
al Dio-Trinità e lancia un appello a ciascun
membro delle comunità cristiane di Efeso e ai
seguaci del Signore Gesù risorto. Al centro di
questa preghiera troviamo l’identità, la comunità e la missione. Paolo ricorda agli Efesini –
e a tutti noi – che siamo chiamati e dobbiamo
abbandonare ogni cosa, che dobbiamo aprire la
nostra vita al mistero dell’amore e della misericordia di Dio e che dobbiamo permettere allo
Spirito Santo di prendere dimora dentro di noi.
Paolo conosce fin troppo bene le conseguenze della fede, della fraternità e della missione
quando il cuore dei seguaci di Gesù si distrae e
si lacera tra desideri e impegni contrastanti. Il
loro cuore si riempie di paura ed essi finiscono
col chiudersi in se stessi. Poi cominciano ad
allontanarsi da Dio e dalla fraternità e a correre
dietro alle cose materiali che non danno vita.
Quindi, si perdono nelle occupazioni quotidiane e cominciano a mettere in questione se stessi, gli altri e Dio e non vivono più nell’attesa
e nella speranza delle grandi cose che Dio può
operare nella loro vita e in quella della comunità. Non è forse, a volte, questa la storia della nostra vita? Forse a volte non ci capita di
perdere di vista Dio, di incominciare ad aver
paura e di scappare da Dio, dagli altri e da noi
stessi?
Celebrando la festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, Patrono della vostra Provincia e
anche della mia, dobbiamo ricordarci di non
lasciarci mai distrarre da quella pia spiritualità
che ci impedisce di togliere dalla nostra vita
275
ciò che ci disorienta e ci trattiene dall’impegno nella ricerca del Regno di Dio e dei valori
evangelici. San Paolo ci spiega cosa significhi entrare nel cuore di Dio. Ci invita a entrare
con lui nel mistero della Trinità, nel mistero
del cuore del Signore Gesù crocifisso e risorto,
così da poter scoprire la nostra vera identità di
condiscepoli e co-missionari. Questo richiede
che noi usciamo da noi stessi, dalla comodità delle nostre “sacrestie”, come anche Papa
Francesco ci invita a fare, e che ci apriamo al
grido di sofferenza del popolo di Dio e al grido
di sofferenza del nostro pianeta. San Paolo, come san Francesco e tuti i grandi santi, non era
alieno alla sofferenza. Ha scoperto la potenza
redentrice della croce, una potenza che ci libera e ci permette di vivere come figli amati da
Dio e amanti del Regno di Dio e come fratelli
e minori nel nostro tempo.
«E così, [possiate essere] radicati e fondati nella carità»: queste parole bibliche
trovano corrispondenza nella nostra Regola
e vita, nelle Costituzioni generali e nel documento del Capitolo generale 2015. Siamo
chiamati, attraverso la grazia del Sacratissimo Cuore di Gesù, a vivere in una sempre
crescente comunione d’amore con Dio, con i
fratelli della nostra fraternità e con i fratelli e
le sorelle che stanno al di fuori dei muri delle
nostre sacrestie e dei nostri conventi, fino ad
arrivare ad abbracciare tutta l’umanità e tutto
il creato. Siamo chiamati a testimoniare non
solo a parole ma essenzialmente con la nostra
vita, investendo sui fratelli e diventando fratelli di tutti attraverso una radicale semplicità
di vita. Così facendo, ci uniremo al coro di
san Francesco e di Papa Francesco per cantare insieme: «Laudato sii!».
Fratelli carissimi, il Vangelo ci sfida ad andare insieme come fratelli e a inginocchiarci
davanti al Dio uno e trino in umiltà di spirito,
mendicanti di misericordia, di riconciliazione
e di una più profonda fede. La nostra vocazione ci chiede di lasciare che lo Spirito di Dio
ci doni “occhi di fede”. Se lasciamo che la visione che Dio ha della vita e del mondo entri
profondamente nel nostro cuore e trasformi la
nostra mente il nostro spirito, allora riusciremo a capire cosa significhi essere davvero vivi
e liberi per Dio, per gli altri e per tutto il creato.
Diventeremo davvero centri di riconciliazione
e di speranza gli uni per gli altri e per tutti.
Il Sacratissimo Cuore di Gesù ci invita a
diventare sempre più fratelli e minori, figli
amati da Dio, servi e soggetti a tutte le persone
276
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
e a tutto il creato. La mia preghiera per voi è
la stessa che Paolo ha elevato per le comunità
cristiane da lui fondate: «[E così] siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia
l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che
supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi
di tutta la pienezza di Dio» (Ef 3,18-19).
Buona festa!
Fr. Michael A. Perry, OFM
Ministro generale
6. Encounter of Young Temporary
Professed
Taize, France, 10.07.2015
“I have called you my friends”
It is written in the Gospel of St. John:
“You are my friends if you do what I command you. I no longer call you slaves, because
a slave does not know what his master is doing. I have called you friends, because I have
told you everything I have heard from my Father” (Jn 15: 14-15).
It is a great joy for me as the Minister and
Servant of the Order of Friars Minor to participate with you, my dear brothers and sisters, in this week of special grace and blessing. I give thanks also to God for the gift of
our brothers of the Community of Taize who
offer us the occasion to pray, sing, reflect,
and relax together as members of the one
family of God. Your hospitality gives witness
to the invitation of Jesus who welcomes all at
the same table fellowship, a table fellowship,
which begins in humility, mercy and simplicity and ends in reconciliation, peace and communion.
The song that my brothers sang, Laudato
Si, reflects an authentic recognition by St.
Francis of Assisi of his true identity as a beloved child of God, called to embrace each
and every human being as his own brother
or sister, and to promote peace and harmony
among all.
“Most high, all powerful, all good
Lord!
All praise is Yours, all glory, all honor, and all blessing. To You, alone, Most
High, do they belong. No mortal lips are
worthy to pronounce Your name”.
St. Francis did not begin his spiritual jour-
ney singing the praises of God for all of creation. His vocational pursuit began as a response to a deep crisis that he experienced
within his own life, within his family, within the Church, within the society and within
world in which he lived. His was a world in
which humanity was gradually being de-humanized, systematically stripped of its dignity through the competing forces of greed,
power-grabbing, economic displacement and
the perpetual assault of the poor by the rich.
It also was a world of war and violence, especially religious violence, brought crescendo
in the 5th Christian Crusade, a protracted effort by the Holy Roman Church to retake the
Holy Sights and the Holy Land. In the midst
of a personal and social crisis, three central
themes emerged that would shape the vocational journey of St. Francis. These three
themes allowed Francis to discern the voice
of God speaking through his double embrace:
the embrace of the Crucified and Resurrected
Lord Jesus on the Cross at the dilapidated
Benedictine church of San Damiano; and the
embrace of a leper of Assisi, one of those persons rejected by society, consigned to a life
of misery and begging, suffering from the
wounds of leprosy, which disfigured and deformed the physical appearance, making its
victim look like a monster.
The Humility of God: St. Francis came to
discover a very different image of God than
the one proposed by the major theological and
spiritual practices of the Church of his time. In
the course of his personal crisis, Francis found
himself no longer drawn to an image of God
who, like the emperor or the Pope, was allpowerful, in control of everything, demanding only submission to the established order
in order to achieve salvation. I am speaking
about the theme of the humility of God. For St.
Francis, God was now seen to be the one who
came in the form of a tiny, weak infant, born in
conditions of poverty, stripped of all pretense
of the divine. This image is described most
clearly in the Letter to the Hebrews, Chapter 2
where we hear that Jesus did not deem himself
equal to God but rather came in the form of a
slave, a servant, taking human form in order
that humanity might once again experience the
love and mercy of God from within itself. The
Master of the Dominicans, Friar Bruno, spoke
about his yesterday where he encouraged all of
us religious to never forget or run away from
our humanity precisely because God did not
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
run from us but, rather, sent His only begotten Son into our midst. It is in and through our
humanity that we have been called and chosen
for consecrated life.
For St. Francis, the life of the Christian disciple is rooted in humility. We do not have to
be powerful or in control of our lives in order to be more fully human and spiritual. We
do not need to exercise power over the lives
of others, which is certainly a very big temptation in our times. Rather, we are called to
abandon the pursuit of power, authority, and
control, opening our lives to take the great risk
to believe that God believes in us (cf. Giacomo
Bini, OFM), loves us, forgives us unconditionally and is forever in our lives. Humility is that
quality that sets us free from the fear of taking a risk and of making a decision to choose
a particular form of life to which we believe
God is calling us. This calling, this taking of a
risk, requires that we progressively learn how
to ‘let go’ of all that we never possessed from
the beginning, even though we thought we
were in possession of ourselves. Humility is
the recognition of our true identity as beloved
children of God, members of the one human
family, called to become ‘friends of Jesus’, as
the text from the Gospel of St. John reminds
us. It is this calling into friendship with God
that unleashes within us the desire to break
out in joyful song, “Laudato si, o mi Signore!” “Praise be to you, Most High God…” It
is through a recognition of our true selves before God, the way of humility, that we learn
the way to harmonious living, as exemplified
in God’s creatures (vs 1-9, 10).
A second theme that emerged in the conversion experience of St. Francis might be
described as that of coming to live in mutual
interdependence with others, those who are
members of our specific religious institutes,
those in the Church and the world, and, ultimately learning how to live in mutual interdependence with all of creation. As Fr. Richard
indicated yesterday, one of the contributions
from the experience of life in Africa is the realization that my individual life, my well being and being well, is totally dependent on the
well being of the other person, of my brothers
and sisters anywhere living in the world. We
are born into a permanent condition of brotherhood and sisterhood, members of the one
family of God. St. Francis of Assisi progressively came to this realization as he deepened
his life in God through the ‘wasting of time’
277
in solitude, and by praying together with the
brothers. He came to perceive and understand
that God’s invitation into friendship is an invitation to live ‘fraternitas’, ‘community’, with
the Trinity who forms a community of life and
love. Fraternitas/community, when rooted in
God’s life, demands that we reach out to all
people, especially the poor and marginalized.
This interdependence, this permanent and
true condition of fraternitas/community, of being connected to one another in the one family of God, should not be viewed as weakness
but as strength. Through a mutual interdependence within the human family, God realizes
His Kingdom plan for the future of our lives
and the life of the world. For St. Francis, and
for many other founders of other religious Order, Congregations and Institutes, the dimension of fraternitas/community is an absolute
condition for the realization of the goal of consecrated religious life, namely, communion in
all of its dimensions: communion with God;
communion with brothers and sisters - those
who share the same charismatic vision and
participate in the same form of religious life
pursuit; and communion that extends to all
peoples everywhere, even those who persecute and do violence to us and to others. As
St. Paul reminds the Christian community in
Ephesus, “But now in Christ Jesus you who
once were far off have become near by the
blood of Christ. For he is our peace, he who
made both one and broke down the dividing
wall of enmity…that he might create in himself
a new person in place of two, thus establishing
peace, and might reconcile both with God, in
one body, through the cross, putting that enmity to death by it (Eph. 2: 13-16).
One of the greatest threats to our spiritual
identity, and to consecrated life, is the seduction of individualism. This seduction is very
insidious. Like a hidden cancer, it grows in the
hidden recesses of our heart and mind, leading
us to progressively close in upon ourselves and
to seek to fulfill our own personal needs, our
own loneliness and feelings of being isolated,
exhausted from activities that do not bring life
or meaning, using vicarious material or even
relational means to fill the void. Individualism leads not only to isolationism but also to
a growing fear of the other, and an increasing
lack of trust: trust in God’s presence and work
in our lives; fear of trusting our brother or sister in the consecrated life; fear of the other, of
those whom we encounter, especially those
278
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
who we perceive to be our enemies, closing
us off to all forms of encounter and dialogue.
From my own experience of living and
visiting my Franciscan brothers, it would appear that this threat increases the longer men
and women remain in religious life. Why this
is true is too complex to analyze at this time.
Perhaps there is an element of personal narrative, the sense of failure, or unrealized dreams
in the heart of an individual person. Perhaps it
is the result of living with others who seem to
have abandoned the radical challenges of religious life, those who have adapted to the ‘status quo’, divorced from any sense of holy newness and the need to always begin anew at any
and all stages of our religious journey. There
are no secret therapies to overcome these dangers. Rather, we must encourage one another
to return to the source of life, the Lord Jesus,
and to keep him at the center of our lives. We
must help one another get back up when we
have fallen, when we have failed. And we must
be willing to never let go of one another but
rather to commit and re-commit daily to life in
fraternitas/community. This also will require
a personal willingness to be accompanied
throughout our religious life and to be willing
to accompany one another, opening our lives
to one another with ever-greater transparency
and a sense of humility. Our singing Monk reminded us of this yesterday afternoon where
he spoke of the need to have a spiritual guide
to accompany us. This applies equally to a
Master, or Minister General as to all brothers
and sisters in religious life. We all need to be
accompanied spiritually and humanly if we are
to survive the challenges that we will encounter at every moment of the journey.
There is third dimension of our identity as
human beings, members of the Body of Christ,
and members of a specific type of consecrated
life. I am speaking here of the dimension of
marginality or being people who are called
and commissioned to live ‘on’ or ‘at’ the material, spiritual, political, social and religious
peripheries. Consecrated life challenges us to
abandon all, to leave all behind, for the sake
of God’s Kingdom, which means also for the
sake of our brothers and sisters who struggle
each day to survive, to find meaning in life and
to express their God-given talents in an environment that both recognizes and accepts them
and their gifts as an authentic contribution to
the life of the world and the Church. We are
called to ‘be the poor Church living with and
among the poor’ (Pope Francis), in all the different forms this poverty takes in the life of the
world today.
I must admit that since becoming Provincial, Vicar General, and now Minister General
and Servant, one of the greatest challenges I
face is the distance that I feel from the margins, from the peripheries. I believe that God
is calling me to serve the brothers of the Order
of Friars Minor as their Minister and chief foot
washer. At the same time, I feel sometimes as
though I am speaking only from words that
record the great deeds that God is achieving
in the lives of my brothers, and of other religious and laity in the Church. St. Francis of
Assisi and Pope Francis of Buenos Aires both
remind us that we must be physically present
as religious in the zones of marginality and
the periphery if we are to renew our love and
friendship with God and if we are to be instruments of renewal for all of humanity. We must
not only be poor by our profession, our vows.
We must be poor by our complete self-abandonment and openness to God and to God’s
life lived among His people, especially those
who suffer and are marginalized. After all, we
are disciples of the poor, crucified Lord Jesus,
the one who humbled himself in order that all
of humanity and all of creation might be raised
up and restored to original dignity, no longer
called ‘slaves’ but ‘friends of a loving and
merciful God.
In conclusion, I am convinced now more
than ever that we must do all that we can to
keep alive and keep growing in our ‘friendship’ with the Lord Jesus. It is this fundamental friendship that will enable us to take a risk,
the risk that Jesus is present in our lives, our
world, and is calling and challenging us to respond generously and without condition. The
road will be long. The trials will be many. But
“If we take Jesus’ commandment to love seriously, and if we long to be called ‘friend’ by
Jesus, then [we will be able to] give love freely
and generously without counting the cost and
without wondering and worrying who is on the
receiving end of our limitless love” (O’Day,
2008, p. 24). In this way, we become the prophetic voice of God, of God’s Church, capable
of ‘waking up the world’. Pope Francis, speaking to the Union of Major Superiors of Men
(November 24, 2013) challenged religious
to “Be witnesses of a different way of doing
things, of acting, of living!” He added: “It is
possible to live differently in this world. We
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
are speaking of an eschatological outlook, of
the values of the Kingdom incarnated here, on
this earth. It is a question of leaving everything
to follow the Lord…”.
May God who is calling each of you by
name to enter into a life-giving and life-long
friendship continue to strengthen your resolve,
deepen and expand your capacity to love, and
increase your experience of the joy of the Gospel life!
Fr. Michael A. Perry, OFM
Minister general
7. Lettera per la Festa di santa Chiara
Pellegrine e forestiere
con tutte le creature
Carissime sorelle,
quest’anno la lettera enciclica Laudato si’
di Papa Francesco ci offre l’occasione di condividere qualche riflessione sulla «cura della
casa comune» confrontandoci con l’esperienza di Chiara d’Assisi. Ritengo importante rileggere con voi il richiamo forte del Papa a
quella ecologia cristiana che tutti ci coinvolge.
Chiara, lo sappiamo, non parla direttamente di
questa tematica, ma è possibile ritrovare nella
sua vita e nei suoi scritti alcune tracce che rivelano la sua sensibilità e che possono offrire
alcune provocazioni per voi Sorelle Povere di
oggi.
Essere generati per generare
Chiara ha profondamente radicata in sé la
consapevolezza di essere stata generata e di
ricevere continuamente la vita e il nutrimento
dalle mani del Padre delle misericordie, «che
nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo» (Priv 6): si sente figlia amata, e riconosce
i tratti della paternità di Dio nel volto del suo
servo Francesco. Il padre san Francesco è per
lei «piantatore» (TestsC 38) e più volte, definendosi in riferimento a lui, Chiara sceglie per
sé l’immagine della plantula, della «pianticella». «Io, Chiara, pianticella del padre santo»
(TestsC 37) scrive ancora al termine della vita
nel suo Testamento, utilizzando questa immagine che esprime il bisogno della cura paziente
e amorevole, di essere nutrita e sostenuta nella
propria fragilità. Chiara sa di essere bisognosa
279
di ricevere cura e si riconosce pianticella, ma
sa anche porsi nella relazione con l’altro come
madre che nutre e si prende cura: conosce la
sapienza e la pazienza del contadino nell’andare incontro ai bisogni delle sorelle. Tante
testimonianze al Processo di canonizzazione
rivelano la sua capacità di ascolto e la premura
verso ciascuna, nella singolarità di ogni sorella. Per lei le sorelle sono un dono ricevuto dalle mani del Padre (cfr. TestsC 25): un bene da
custodire con tenerezza e forza, mettendosi a
servizio della vocazione di ognuna.
Chiara ha compassione e cura dell’anima e
del corpo delle sorelle (cfr. Proc 8,3): educhiamoci anche noi a questa «cultura della cura»
(Laudato si’, 231), a fare unità nella nostra
vita, a non contrapporre il corpo allo spirito: «imparare ad accogliere il proprio corpo,
ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana»
(Laudato si’, 155). Questo può interpellare voi
sorelle e le vostre comunità: chiedetevi come
viene nutrita e curata la vostra vita interiore,
come sono coltivate e nutrite le relazioni tra
le sorelle, quanto vi lasciate educare dalla
sapienza del creato, quanto i gesti semplici e
quotidiani anche per voi diventano parabole di
Vangelo seguendo l’esempio di Gesù che per
annunciare il Regno partiva proprio dalla vita
concreta: il pane, il seme, la vite, il grano…
(cfr. Laudato si’, 97).
Riconoscenza e condivisione
Un secondo aspetto evidenziato dalle fonti
ci rimanda al rapporto di Chiara con i beni del
creato. Da povera, «i frustoli di elemosina e i
tozzi di pane che i cercatori riportavano, li accettava con grande piacere, mentre quasi mesta prendeva i pani sani; esultava di più davanti
ai tozzi», come ricorda la Legenda (LegsC 9).
C’è in lei una risposta di gratitudine, di apprezzamento, di riconoscenza per quanto le viene
donato. Il suo atteggiamento improntato alla
sobrietà manifesta con ogni evidenza l’estrema distanza dalla mentalità consumistica e da
quella «cultura dello scarto» (cfr. Laudato si’,
16.22.43.123.220) che tanto condiziona il nostro relazionarci con le persone e con le cose.
I tozzi di pane, scartati dalla tavola dei ricchi,
diventano per lei motivo di gioia, permettendole di assaporare più pienamente il gusto della povertà. Chiara sa accogliere il dono di un
pezzo di pane dato in elemosina ritrovando in
esso la bontà del Donatore. Non pretende e non
280
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
ambisce al superfluo: le basta il necessario, si
accontenta del sufficiente, consapevole che «il
cibo che si butta via è come se lo si rubasse
dalla mensa del povero» (Laudato si’, 50).
Chiara non sfrutta i beni del creato, bensì
li accoglie come dono, ricevendoli in funzione della vita e in risposta al proprio bisogno,
ma senza appropriarsene. Può essere quindi
aperta alla condivisione generosa di quanto ha
ricevuto. Sora Cecilia racconta che, dell’unico
pane rimasto in monastero, Chiara ne fa mandare la metà ai Frati (cfr. LegsC 10), mettendo
in atto una condivisione smisurata nel dividere
equamente il pane tra le sorelle – che erano
cinquanta – e i fratelli, che verosimilmente
erano in quattro (cfr. RsC 12,5-7). Chiara si
abbandona fiduciosa nelle mani provvidenti del Padre delle misericordie che non lascia
mancare il cibo a coloro che confidano in lui,
dimostrando che «è meglio il poco del giusto
che la grande abbondanza dei malvagi» (Sal
37,16). Condivide quanto ha ricevuto, perché
possa servire a tutti; sa ricevere ma senza abusare del dono, restituendolo con fiducia e generosità nella condivisione con i fratelli.
È uno stile che interroga voi, Sorelle, e noi
Frati, riguardo all’uso dei beni e alla gestione
delle risorse che possediamo; smaschera la nostra ricerca e forse pretesa di privilegi che ci
portano ad aspettarci di ricevere qualcosa in
più rispetto agli altri; ci interpella in ordine alla
misura della condivisione con i nostri fratelli,
all’atteggiamento di gratitudine o di avidità
e accumulo. Una sana e giusta relazione con i
beni del creato non ci rimanda, in definitiva, a
quella scelta di minorità che abbiamo abbracciato, invitandoci a non accumulare, a non appropriarci, a non sprecare, bensì ad accogliere
con gratitudine e a restituire nella condivisione?
Stupore e lode per la bellezza del creato
L’atteggiamento libero di Chiara di fronte
al creato le permette di essere aperta a riconoscere nella bellezza delle opere la presenza del Creatore. Sora Angeluccia narra che
quando mandava le Sorelle fuori dal monastero per qualche servizio «le admoniva che,
quando vedessero li arbori belli, fioriti e fronduti, laudassero Iddio» (Proc 14,9). Le Sorelle
a cui Chiara si rivolge hanno un compito da
svolgere, ma la loro attenzione non deve essere assorbita unicamente dalle cose da fare o
dagli impegni, il loro sguardo deve allargarsi
al mondo e a ciò che il Signore vi ha posto:
«prestare attenzione alla bellezza e amarla ci
aiuta ad uscire dal pragmatismo utilitaristico.
Quando non si impara a fermarsi ad ammirare
ed apprezzare il bello, non è strano che ogni
cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli» (Laudato si’, 215). È un guardare
con l’attenzione di chi sa cogliere la bellezza,
l’armonia e la vita delle cose create: Chiara sa
vedere il bello e il buono, prima che l’utile. E,
seguendo l’insegnamento di Francesco, ci dice
che da questo “vedere” deve scaturire il “credere”, che si esplicita nel canto della lode per
il Creatore. La lode di Dio ha il primato sulle
opere, anche su quelle buone, e la vostra vita
deve essere un inno di lode al Signore anche
per il dono del creato, da guardare con attenzione, rispetto, riconoscenza (cfr. Laudato si’,
85.233).
Il Papa ci ricorda che «se noi ci accostiamo
alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della
bellezza nella nostra relazione con il mondo, i
nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore
delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se
noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò
che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in
maniera spontanea» (Laudato si’, 11). Ciò diventa provocazione, per ogni sorella, a coltivare e custodire un atteggiamento di restituzione
nella lode al Donatore per tutti i suoi doni. E
insieme è invito per le comunità a compiere
scelte di rispetto dell’ambiente, di sobrietà
e di attenzione allo spreco, di gestione delle
strutture in modo sapiente e lungimirante, di
valorizzazione degli ambienti, di cura per la
bellezza e l’armonia degli spazi (cfr. Laudato
si’, 147), dell’instaurarsi cioè di «una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano
e natura» (Laudato si’, 67).
Dalla lode alla partecipazione
all’opera creatrice del Signore
Chiara ha la profonda consapevolezza di
essere una creatura, ma altresì si sente chiamata a cooperare all’opera creatrice di Dio. Il
lavoro è per lei una grazia data dal Signore, e
deve essere a servizio di tutte: «Le sorelle alle
quali il Signore ha dato la grazia di lavorare,
dopo l’ora terza lavorino con fedeltà e devozione e di un lavoro che sia onesto e di comune
utilità» (RsC 7,1).
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
Anche riguardo al lavoro emergono i medesimi tratti: è servizio ad un bisogno comune
che richiede ad ogni Sorella «fedeltà e devozione»; è ambito in cui donare cura ed attenzione, in cui sentirsi custodi del bene delle sorelle e dei fratelli, in cui cercare ed esprimere
la bellezza quale “segno” del volto bello di
Dio. Il lavoro inteso come mezzo di sostentamento e possibilità di servizio, contro ogni
forma di appropriazione o di ricerca di riconoscimenti, resta luogo privilegiato in cui tenere
vivo «lo spirito della santa orazione e devozione, al quale tutte le altre cose temporali devono
servire» (RsC 7,2), cercando «la maturazione
e la santificazione nell’intreccio tra il raccoglimento e il lavoro» (Laudato si’, 126).
Non è inutile, forse, interrogarsi circa la
dimensione del lavoro nella vostra vita e nel
tessuto della comunità. Chiedersi cioè se il
tempo del lavoro sia in funzione del servizio
alle sorelle e ai fratelli, se venga vissuto con
la convinzione di stare partecipando all’opera creatrice di Dio e con la responsabilità di
sapersi custodi degli altri e delle creature. Sono interrogativi a cui solo apparentemente si
può dare una facile risposta, ma che in realtà
riguardano l’ambito della gestione del tempo,
lo stile comunitario, le diverse possibilità di
ciascuna sorella, le varie stagioni della vita.
Sorelle carissime, Chiara, sull’esempio di
Francesco, vi lascia in consegna uno stile di
vita che si può riassumere in poche parole: essere «pellegrine e forestiere in questo mondo»
(RsC 8,2). Il pellegrino ha con sé l’essenziale,
non spreca e non accumula, ma tutto riceve
come dono e tutto restituisce nel ringraziamento. Il forestiero è ospite, è di passaggio,
non può appropriarsi di nulla, né accampare
diritti e privilegi, ma tutto si affida alla generosità degli uomini e alla provvidenza di Dio.
Quanto è attuale questo stile ecologico di vita
cristiana e francescana! Se in questa direzione
abbiamo fatto ancora poca strada, chiediamo
al Signore il dono di una «conversione ecologica, che comporta il lasciar emergere tutte le
conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che ci circonda. Vivere la
vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è
parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non
costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno
un aspetto secondario dell’esperienza cristiana
(Laudato si’, 217). Non possiamo restare indifferenti di fronte a questa urgenza. Dobbiamo formarci, come ci esorta il Papa, «ad una
austerità responsabile, alla contemplazione ri-
281
conoscente del mondo, alla cura per la fragilità
dei poveri e dell’ambiente» (Laudato si’, 214).
Il futuro della casa comune passa anche attraverso la vita delle nostre case! Educhiamoci,
pertanto, ad una ecologia della vita quotidiana
che è espressione di una sana spiritualità cristiana e francescana, affidando a Dio il nostro
impegno di cura per la vita in tutte le sue dimensioni.
Vi invito, infine, a pregare e a supplicare il
Signore per tutti coloro che hanno responsabilità politiche sociali ed economiche sul futuro
del pianeta, perché sia sempre più amato, vissuto e custodito come la nostra casa comune.
Auguri di buona festa!
Roma, 15 luglio 2015
Fr. Michael A. Perry, OFM
Ministro e servo
Prot. 105810
8. Lettera della Conferenza della Famiglia
Francescana
San Francesco,
chiave di lettura
dell’Enciclica
I Ministri generali della Famiglia Francescana
esprimono gratitudine e gioia per la pubblicazione della Lettera Enciclica Laudato si’ sulla
cura della casa comune di Papa Francesco. In
essa san Francesco viene citato dodici volte e
si rivela essere la chiave di lettura dell’intero
testo: «Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco
sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò
che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di
tutti quelli che studiano e lavorano nel campo
dell’ecologia, amato anche da molti che non
sono cristiani».
Il testo, presentato ufficialmente giovedì 18
giugno 2015 in Vaticano, attualizza in questo
momento storico il nostro carisma, soprattutto
per quanto riguarda il rispetto per ogni forma
di vita. Come francescani da sempre e in ogni
282
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
luogo cerchiamo di testimoniare e difendere
l’ambiente e le persone che lo abitano, consapevoli che chi ama Dio non può non amare ciò
che Lui ha creato: gli esseri viventi e la natura.
Proprio il Cantico delle Creature, espressione
dello stile di vita di san Francesco, è un inno
alla vita in tutte le sue forme, sia naturali sia
umane. Francesco ha instaurato un rapporto di
profonda sintonia con tutta la creazione, soprattutto con il vertice dell’opera creatrice di
Dio, ossia l’umanità.
A questa speciale relazione si ispira il Papa
nel suo impegno per i poveri e gli emarginati,
per la pace, la riconciliazione e la cura del
pianeta, dimostrando le qualità profetiche
che derivano dall’essere in comunione con
Dio, con i propri simili, con se stessi e con
l’universo creato. Proprio per questo motivo,
Papa Francesco ha osato abbracciare e portare avanti il mandato del discepolato cristiano modellato sull’esempio di san Francesco
d’Assisi. L’Enciclica sfida tutti noi a semplificare la nostra vita, a spogliarci e ad abbandonare ciò che non è necessario, in modo da
poter riscoprire la bellezza che Dio ha posto
in noi, cioè in ogni persona, e in ogni cosa
creata. La nostra vocazione è vivere una solidarietà senza limiti con tutto quello che Dio
ha creato.
Per questa Enciclica ringraziamo di cuore
Papa Francesco e gli assicuriamo il nostro
ricordo nella preghiera. Consapevoli che è
in atto un nuovo approccio per promuovere
e difendere la vita del pianeta e dell’umanità, ci facciamo carico delle parole del Santo
Padre e invitiamo tutte le persone di buona
volontà e i governanti ad assumersi le proprie
responsabilità per la salvaguardia della pace,
della giustizia e del creato. A nome di tutta
la Famiglia Francescana, ci impegniamo con
fermezza a rivedere il nostro stile di vita, in
modo da essere testimoni coerenti di quanto
abbiamo professato di vivere. Concretamente sollecitiamo tutti i francescani e quelli che
con noi collaborano a utilizzare in modo più
consapevole l’elettricità e l’acqua, a ridurre
l’uso dei materiali inquinanti quali la plastica e i detersivi, a prevenire responsabilmente
gli sprechi e a mettere in pratica ogni giorno
qualsiasi piccolo accorgimento per la salvaguardia del creato.
Fraternamente
Roma, 16 luglio 2015
Sr. Deborah Lockwood, OSF
Ministra generale
Presidente CFF
Fr. Michael Anthony Perry,OFM
Ministro generale
Fr. Marco Tasca, OFMConv
Ministro generale
Fr. Mauro Jöhri, OFMCap
Ministro Generale
Fr. Nicholas Polichnowski, TOR
Ministro generale
Tibor Kauser, OFS
Ministro generale
9. Intervista a Fr. Michael A. Perry Ministro
generale OFM
Radio Vaticana, 30.07.2015
Portare al mondo
la misericordia di Dio
Qual è la storia del Perdono di Assisi?
Anzitutto dobbiamo tenere presente il contesto in cui san Francesco ha chiesto questa
grazia. Il contesto era quello di un mondo in
guerra, in conflitto, in cui i ricchi cercavano
di mantenere il potere; c’era poi la guerra fra
la Francia e la Germania, c’erano le Crociate
in Terra Santa tra i cristiani e i musulmani; ma
c’erano anche conflitti all’interno delle famiglie e anche conflitti all’interno della Chiesa.
Questo è il contesto importante da tenere in
mente per capire meglio il significato di questa Festa del Perdono di Assisi. Guardiamo
poi anche l’esperienza di Francesco: in una
notte del 1216, Francesco era immerso nella
preghiera alla Porziuncola, come faceva sempre; ha visto una luce, una luce molto forte.
Francesco vide sopra l’altare il Cristo e alla sua destra la Madonna e gli angeli, che gli
chiesero cosa desiderasse per la salvezza delle
anime. La risposta immediata fu: “Benché io
sia misero e peccatore, ti prego di concedere ampio e generoso perdono”. Francesco ha
chiesto e ha ricevuto dal Papa Onorio III il 2
EX ACTIS MINISTRI GENERALIS
agosto 1216 questa grazia di celebrare la Festa
del Perdono a Santa Maria degli Angeli. In tutte le chiese francescane, ovunque nel mondo,
è concessa l’indulgenza a chi si comunica, si
confessa e prega per il Papa. Credo che questa
festa esprima il desiderio di ricevere la grazia
della liberazione interiore e della liberazione
a livello relazionale, perché non essendo più
schiavi del nostro passato e dei nostri limiti
umani possiamo entrare nel Regno dei figli e
delle figlie di Dio. Credo sia diventare un po’
una benedizione e portatori della misericordia
spirituale e materiale verso tutta l’umanità e
anche verso tutto il Creato. Questo è secondo
me il significato di questa festa del Perdono di
Assisi.
Nei giorni della solennità migliaia di persone si recano alla Porziuncola per confessarsi.
Ecco, come vivere oggi la confessione in modo
maturo?
Prima di tutto vorrei dire che ci sono diverse dimensioni di questa Confessione. Prima di
tutto, questo percorso comincia a livello personale, quindi la dimensione personale. Vediamo che le persone cercano sempre la misericordia di Dio nella propria vita e fanno in
qualche modo una confessione personale nel
cuore, nella profondità del loro cuore e della
loro esperienza umana. Questo è il primo passo verso una vita riconciliata. Poi c’è una dimensione ecclesiale. La Chiesa offre sempre la
possibilità ai cristiani di confessarsi nel Sacramento della Riconciliazione, quindi la Chiesa
riconosce la dimensione sociale e sacramentale dell’atto o meglio del movimento interiore
della persona che vuole avvicinarsi di nuovo a
Dio e che vuole anche ricevere questa grazia
del Sacramento della Riconciliazione. Poi, c’è
la Chiesa che serve come strumento di questa
grazia tramite la Confessione. In tutte le parti
del mondo i francescani vedono un aumento
numerico dei cattolici che vogliono ricevere
questa grazia del Sacramento. Infatti, sono
stato qualche giorno fa a Chicago e prima in
Asia e ho sentito che ci sono più cristiani adesso, rispetto agli ultimi 5, 10 anni, che stanno
riprendendo questa pratica di andare a confessarsi chiedendo la benedizione, il perdono e la
283
possibilità di riprendere la propria vita. Però
per questo ci vuole anche una conversione
matura. La Chiesa deve formare i cristiani a
superare la pratica tradizionale di confessarsi
o presentare un elenco superficiale di fatti e
cercare di identificare le radici del loro peccato, dell’esperienza di vivere come schiavi.
E poi credo sarebbe importante presentare il
Sacramento come una vera esperienza di liberazione, di conversione, di riconciliazione, di
gioia. E infine aiutare i cristiani a fare quello
che Papa Francesco ci ha detto nella sua indizione del Giubileo della misericordia, cioè
di confessarsi e poi di agire e produrre i frutti
della carità e della giustizia nel mondo di oggi.
Papa Francesco ha detto che questo è il tempo
della misericordia, cosa significa per la Chiesa?
Tutto il tempo della storia della nostra vita è
il tempo della misericordia. Allora, noi siamo
veramente molto contenti che Papa Francesco
abbia indetto quest’anno. Mi sembra però,
secondo quello che lui ha detto già in diversi
luoghi, che questo tempo della misericordia
non è solo limitato a quest’anno di grazia, a
quest’anno del Giubileo. Il senso di questo
tempo è diventare una persona che viva della
misericordia di Dio e che condivida questa misericordia con tutte le persone con cui viviamo,
che incontriamo, ed estendere questo al mondo: diventare missionari della misericordia e
approfondire questa esperienza del perdono
nella nostra vita, di sentirsi amati, accolti, abbracciati da Dio, così come il Figliol prodigo.
E poi possiamo diventare segno concreto per
il mondo di oggi che sta cercando questa riconciliazione e questa misericordia. Questo mi
sembra un po’ il senso di questo tempo della
misericordia.
Goroni Alberto
(a cura di)
[Intervista rilasciata a «Radio Vaticana»,
30 luglio 2015]
E SECRETARIA GENERALI
1. Electiones extra Capitulum Cust. Aut.
“Nostræ Dominæ Septem Gaudiorum”
in Brasilia
El Congreso Definitorial de la Custodia de
las Siete Alegrías de Nuestra Señora, en Brasil, legítimamente celebrado en la Casa “São
Francisco”, de Campo Grande, MS, el día 28
de abril de 2015, y presidido por el Custodio,
Do Nascimento Fr. Roberto Miguel, fuera del
Capítulo Custodial eligió:
para el oficio de Vicario Custodial,
de Sousa Fr. Rogério Viterbo
para el oficio de Consejero Custodial,
Neto Fr. João Francisco.
El Definitorio General, en la Sesión del día 05
de mayo de 2015, después del estudio atento
del Acta auténtica, aprobó esta elección.
Prot. 105628/S134-15
2. Electio extra Capitulum Cust. Aut. “Nostræ Dominæ Septem Gaudiorum” in
Brasilia
El Congreso Definitorial de la Custodia de
las Siete Alegrías de Nuestra Señora, en Brasil, legítimamente celebrado en la Casa “São
Francisco”, de Campo Grande, MS, el día 29
de abril de 2015, y presidido por el Custodio,
Do Nascimento Fr. Roberto Miguel, fuera del
Capítulo Custodial eligió:
para el oficio de Secretario Custodial,
Da Silva Fr. Enrico Alves.
El Definitorio General, en la Sesión del día 05
de mayo de 2015, después del estudio atento
del Acta auténtica, aprobó esta elección.
Prot. 105630/S135-15
3. Visitatores Generales
– O’Connel Br. Niall, Prov. Hiberniæ, in Hibernia, pro Prov. Immaculatæ Conceptionis
BMV, in USA: 06.05.2015; prot. 105512/
S081-15.
– Nguyen Van Si Fr. Ambrogio, Prov. S.
Francisci Assisiensis, in Vietnamia, pro
Prov. Christi Regis, in Canada: 06.05.2015;
prot. 105551/S101-15.
– Oliver Alcón Fr. Francisco, Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV, in Hispania, pro
Prov. Ss. Martyrum Marochiensium, in
Portugallia: 06.05.2015; prot. 105636.
– Obico Br. Baltazar, Prov. S. Petri Batistæ,
in Philippinis, pro Cust. Aut. S. Antonii
Patavini in Philippinis: 12.06.2015; prot.
105535/S090-15.
– Crisci Fr. Livio, Prov. S. Francisci Stigmatizati, in Italia, pro Prov. Ss. Cordis Iesu, in
Italia: 12.06.2015; prot. 105620/S129-15
– Ferro Fr. Salvatore, Prov. Siciliæ Ss. Nominis Iesu, in Italia, pro Prov. SaminitoHirpinæ S. Mariæ Gratiarum, in Italia:
12.06.2015; prot. 105632/S138-15.
– Schwerz Fr. Nestor Inácio, Prov. S. Francisci Assisiensis, in Brasilia, pro Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV, in Brasilia:
17.06.2015; prot. 105757.
4. Domus suppressæ
– Holy Spirit Friary, 5225 S. Greenwood
Avenue, Chicago 60615-4335, USA,
07.06.2015; prot. 105644/S142-15.
5. Notitiæ particulares
– McGrath Fr. Aidan, della Provincia di Irlanda, è stato eletto dal Definitorio generale Segretario dell’Ordine e Notaio
dell’Ordine: 15.06.2015; prot. 105748.
– Lovato Fr. Stefano, della Prov. veneta di S.
Antonio di Padova, è stato eletto dal Definitorio generale Vice Segretario generale:
15.06.2015; prot. 105749.
– Echeverry Carbonell Fr. Akimed, della
Prov. di Santa Fede in Colombia, è stato
eletto dal Definitorio generale Vice Segretario generale: 15.06.2015; prot. 105750.
– Orosz Fr. Lóránt, Definitore generale, è stato eletto Procuratore generale dell’Ordine:
286
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
15.06.2015; prot. 105753.
dal Definitorio generale Economo generale: 15.05.2015; prot. 105755.
– Etzi Fr. Priamo, della Cust. di Sardegna dipendente dalla Prov. Serafica di Assisi, è
stato eletto dal Definitorio generale Segretario della Procura generale: 15.06.2015;
prot. 105754.
– De La Fuente Fr. Silvio, della Custodia
di Terra Santa, è stato nominato dal Definitorio generale Vice Economo generale:
15.06.2015; prot. 105756.
– Vaiani Fr. Cesare, della Prov. S. Carlo Borromeo di Milano, è stato eletto dal Definitorio generale Segretario generale per la
Formazione e gli Studi: 15.06.2015; prot.
105751.
– Mąka Fr. Tyberiusz, della Prov.
dell’Immacolata in Polonia, è stato eletto
per un triennio Economo della Fraternità della Curia generale: 18.06.2105; prot.
105761.
– Balajić Fr. Siniša, della Prov. del Ss.mo Redentore in Croazia, è stato eletto dal Definitorio generale Vice Segretario generale per
la Formazione e gli Studi: 18.06.2015; prot.
105759.
– Torrez Fr. Carlos, della Prov. di Nostra Signora di Guadalupe nell’America Centrale,
è stato eletto dal Definitorio generale Vice
Direttore dell’Ufficio di GPIC: 06.07.2015;
prot. 105809.
– Murray Fr. Russel, della Prov. del Ss.mo
Nome di Gesù negli USA, è stato eletto dal
Definitorio generale Animatore generale
per l’Evangelizzazione: 15.06.2015; prot.
105752.
– Sztyk Fr. Witosław, della Prov.
dell’Assunzione in Polonia, è stato eletto
Rettore degli Studenti della Fraternità
“Beato Gabriele Allegra”: 18,06.2015;
prot. 105762.
– Gallardo Loja Fr. Luis, della Prov. di S.
Francesco in Ecuador, è stato nominato dal
Definitorio generale Animatore generale
per le Missioni: 18.06.2015; prot. 105760.
– Flores Guerriero Fr. José Ángel, della
Prov. dei Santi Pietro e Paolo in Messico,
è stato eletto dal Definitorio generale per
un triennio Vice Rettore ed Economo della Fraternità “Beato Gabriele Allegra”:
18.06.2015; prot. 105763.
–Puodziunas Fr. John, della Prov.
dell’Assunzione negli USA, è stato eletto
E SECRETARIATU
PRO FORMATIONE ET STUDIIS
1. Avvenimenti
1. Capitolo generale dei Frati Minori
a. Intervento del Rettore Magnifico
S. Maria degli Angeli, Domus Pacis, 29.05.2015
La Pontificia Università
Antonianum: tra presente e futuro!
Purtroppo non possiamo riportare il discorso del Rettore, molto apprezzato, perché ha
“parlato a braccio”, commentando alcune slide
proiettate sullo schermo. b. Intervento del Vice Rettore della PUA
Antonianum:
percezione, proposta formativa, sfide
1. Percezione «positiva» dell’Antonianum
Dopo una sostanziale discussione sulla natura e missione dell’Antonianum, realizzata in
diversi momenti della storia dell’Ordine, prossimi o remoti, posso dire che è prevalso sempre
un esito positivo o molto positivo. Prendendo
come esempio alcuni di questi momenti, ne
indico alcuni particolarmente significativi: il
Consiglio Plenario di Bangalore, India, è stato
un momento cruciale per l’Antoniaum, perché
riprendeva le decisioni del Capitolo generale
del 1985, per un rinnovamento dell’Ateneo,
dopo avere discusso sulle motivazioni a favore
e contro, si ottenne un risultato positivo con la
revisione di tutti gli enti presenti a Roma in via
Merulana 124, dei programmi, dei professori,
del personale, della missione (cf. Acta Consilii
Plenarii OFM celebrati in civitate Bangalore, India diebus 1-21 Maii, 1988, Roma, Curia
Generalis Ordinis OFM, 1991, p. 192-232).
Dopo Bangalore ogni valutazione in merito
fino ad oggi evidenzia sempre gli aspetti positivi che superano quelli negativi fino a percepire
l’Antonianum in un modo nuovo. Infatti, nella
Ratio Studiorum del 2001 si dice che «L’Ordine dei Frati Minori considera il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma al primo posto tra i
suoi centri di studio» (Ratio Studiorum, 122).
Tale idea è stata ripresa qualche anno dopo:
«la Pontificia Università Antonianum è, senza
dubbio, la prediletta del nostro Ordine, perché, benché sia molto più piccola per numero
di altre istituzioni accademiche dell’Ordine, è
considerata il «suo principale centro di studi»
(Enchiridion dell’Ordine dei Frati Minori =
EOFM, III, 2774).
Merita una nota particolare il fatto che nel
2005 l’Ateneo sia passato a Pontificia Università Antonianum. Questo riconoscimento giungeva in un momento particolarmente significativo per il nostro Ordine: si stava preparando
alla celebrazione della grazia delle origini. Si
coronava così un lungo percorso, iniziato nel
1887, e che riconosceva all’Antonianum un
posto singolare per «l’importanza dello studio
per garantire ai Frati una qualità di vita e di testimonianza» (EOFM, III, 3012), perché come
ha ricordato Giovanni Paolo II, citando Tommaso da Eccleston, «l’Ordine dei Frati Minori
poggia su due pilastri: la santità di vita e lo
studio» (EOFM, II, 381 e III, 2772).
Da un altro punto di vista, è chiaro che la
percezione dell’Antonianum è tanto diversa
quanto lo è la realtà culturale e geografica del
nostro Ordine.
2. Proposta formativa: valida e richiesta
Gli interventi che in situazioni specifiche
hanno riguardato l’Antonianum – mi riferisco
agli interventi dei Papi, di altre Università,
di gruppi di ricerca scientifica, come anche a
quelli del Gran Cancelliere, dei nostri studenti
e professori laici – valutano molto positivamente il patrimonio scientifico, le possibilità
culturali e la capacità di dialogo che offre l’Antonianum agli uomini e alle donne del mondo
contemporaneo.
Custodi della speranza, così Giovanni Paolo II (1982) chiamava il personale dell’Ateneo
ed esortava a coltivare questo titolo approfondendo la ricca dottrina dei maestri francescani.
Diceva Esattamente: «Io vorrei che l’Ordine
dei Frati Minori, in particolare modo mediante questo suo Ateneo, contribuisse a colmare
questo bisogno di speranza con l’apporto originario che a san Francesco si ispira» (EOFM
I, 2990).
288
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
Dopo le varie autovalutazioni e valutazioni
condotte in questi ultimi anni, o dal Processo di Bologna o dall’agenzia AVEPRO, c’era
timore per il risultato, tuttavia ci ha rassicurato molto il fatto che le agenzie, ma anche
gli studenti e il personale coinvolto, abbiano
evidenziato i punti da migliorare. Pertanto,
sostanzialmente, il risultato ha avuto un esito molto positivo (lo possono confermare: il
Ministro Generale, il Vicario Generale, che la
Congregazione ha voluto presenti negli ultimi
incontri; ma anche il prof. C. Coulot, ultimo
Visitatore dell’Antonianum; infine, ciascuno
di voi può vedere il risultato finale nel sito
dell’Antonianum e dell’AVEPRO).
Di altro tipo, come è naturale, sono stati
i tanti e sempre graditi saluti del Gran Cancelliere, riassunte dalle parole di uno di loro:
«Carissimi, un Centro di Studio non viene
qualificato necessariamente o primariamente dal “nome”, né dal numero degli studenti,
ma dalla serietà delle ricerche scientifiche e
dell’insegnamento, che è anche accompagnamento degli studenti, adeguato alle esigenze di
oggi. Mi auguro che questi due elementi siano sempre più potenziati in modo da fare del
nostro Pontificio Ateneo “Antonianum” una
Università Cattolica e Francescana stimata
e valorizzata da tutti, dentro e fuori il nostro
Ordine» (G. Bini, Antonianum, 76/4 (2001) p.
767-769).
Infine, sono incoraggianti le motivazioni a
cui sono pervenuti gli studenti alla nostra Università; coloro, cioè, che vanno in cerca di un
accompagnamento non solo informativo ma
formativo, perché ispirato dalla dottrina francescana.
3. Sfide da affrontare
Nella nostra Università Antonianum non ci
sono soltanto aspetti positivi, ma ci sono anche
parecchi punti non tanto chiari su cui bisognerebbe soffermarsi. Suor Mary e io abbiamo
scelto di parlare delle cose positive, poiché
possono diventare propositive per l’Ordine.
Abbiamo ritenuto doveroso, perciò, portarle
alla vostra conoscenza, reverendissimi Capitolari.
Se parliamo di sfide, non si può non parlare
di economia Ringraziamo per il sostegno del
governo dell’Ordine, che, nella persona del
Ministro generale, Fr. Michael Anthony Perry,
è stato favorevole per noi nonostante le incertezze degli ultimi mesi. Infatti, le iniziative che
di volta in volta si sono programmate o presentate, si sono potute realizzare anche grazie alla
collaborazione della Segreteria generale per la
Formazione e gli Studi con il Definitorio generale. Ma dell’aspetto economico riteniamo che
sarà necessario parlarne ancora.
Non meno importante è la difficoltà per il
reperimento dei professori. Penso, soprattutto,
alla Facoltà di Filosofia, di Diritto canonico, di
Scienze bibliche, all’Istituto di Scienze Religiose perché mancano di professori stabili, necessari per la vita della loro realtà e missione.
Ringrazio i Ministri provinciali che mettono
a disposizione personale che serve all’Ordine
con il munus della docenza e della ricerca nella
nostra Università Antonianum.
Altra sfida che sarà necessario affrontare
è la prospettata Pontificia Università Francescana a Roma, pensata, e non è la prima volta,
dalle quattro principali Famiglie Francescane.
Questa sfida favorirà un confronto tra noi per
rivalorizzare la Pontificia Università Antonianum e così si avrà la possibilità di valutare:
l’utilità di un’unica Università Francescana in
Roma; gli elementi caratterizzanti di un’Università Francescana Unica; le strutture accademiche dell’Unica Università Francescana; il
reclutamento del corpo docente; il funzionamento accademico; la gestione dell’Università; le mansioni accademiche; il modus procedendi per arrivare alla soluzione migliore (cf.
Acta Capituli Generalis Ordinari O.F.M., A
die 21 maii usque ad diem 22 iunii 1979 celebrati, Curante Fr. A. De Guglielmo, Typis
Edita, Roma, Curia Generalis Ordinis, 1980,
p. 703-724 e 900-901).
Conclusione
In conclusione, vi dirò ciò che ho pensato
fin dall’inizio, e cioè: secondo l’art. 173 delle
nostre Costituzioni generali, «l’autorità suprema dell’Ordine risiede nel Capitolo generale»,
davanti al quale ho l’onore di parlare. Allora,
vi chiederei di manifestare l’apprezzamento
dell’Ordine a Suor Mary Melone per avere
accettato l’incarico di Rettore Magnifico della
Pontificia Università Antonianum. Tale gesto
è già stato fatto, ma non in questa sede.
Alla fine di questo primo anno del suo
mandato, e senza nulla togliere ai suoi illustri
predecessori, con Suor Mary l’Antonianum ha
iniziato una nuova tappa, che dimostra l’apertura e la fecondità del carisma francescano.
L’Università ha senz’altro una degna Rettrice,
E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS
proposta e scelta nel momento opportuno; con
l’amore che la lega alla nostra istituzione «dirige, promuove e coordina» (Statuta, art. 10 §
2) ciò che riguarda il buon andamento dell’Antonianum.
Molte delle iniziative che l’Università ha
vissuto in questo anno si devono a lei. In particolare ricordo le due più significative: la giornata di studio sul tema Donne nella Chiesa (28
aprile scorso), e la conferenza Le donne nella
politica, le sfide nel mondo globalizzato (27
maggio). Proprio per la sua intraprendenza è
previsto che, il prossimo 6 giugno, Suor Mary
riceverà il premio «Donne Leader Spezzine»,
istituito dal network internazionale European
Women’s Management Development «per dare un riconoscimento a donne», nate o vissute
a La Spezia, «che si siano affermate anche a
livello nazionale e internazionale».
A lei, dunque, la nostra riconoscenza per la
sua disponibilità a ricoprire l’ufficio di Rettore
Magnifico dell’Antonianum.
Fr. Agustín Hernández Vidales, OFM
Vice Rettore dela PUA
2. Incontro di preparazione alla Professione solenne
Duszniki Zdrój, Polonia, 05-19.07.2015
Animati dal Segretario per la Formazione
e gli Studi della Conferenza Nordslavica, Fr.
Andrzej Duk OFM, si sono riuniti dal 5 al 19
luglio 2015, presso il Convento di Duszniki
Zdrój, Polonia, i giovani Frati con i loro Formatori per l’annuale corso di preparazione alla
Professione solenne.
Questo tempo, due settimane, è stato gestito dalla Conferenza. Mentre altre due 2 settimane saranno gestite dalle singole Province.
Quest’anno nella Conferenza Nordslavica
si sono preparati alla professione solenne 23
Frati.
L’incontro prevedeva: un tempo dedicato
alla preghiera, alla meditazione (sia comune
sia individuale); un giorno di ritiro. C’è stato
anche il tempo per riflettere sul francescanesimo, sui voti e sulla teologia della vita religiosa, sulla missione dell’Ordine. Un incontro didattico è stato guidato da Fr. Sergiusz Bałdyga
OFM – già Vice Segretario generale per la
Formazione e gli Studi – sul tema dell’importanza della comunicazione interpersonale e
sulle sfide attuali della formazione nell’Ordine
dei Frati Minori.
289
2. Notitiæ particulares
1. Pontificia Università Antonianum
– Prot. 104961(143/14). In data
10.06.2014 la AVEPRO della Santa Sede informa al Ministro generale e Gran Cancelliere
sul rapporto della visita alla Pontificia Università Antonianum (7-8.05.2014).
– Prot. 105102(157/14). Il Ministro e
Gran Cancelliere ha nominato diversi Ufficiali
maggiori della Pontificia Università Antonianum: Fr. Marek Wach, ofm, Segretario generale; Fr. Nazariusz Popielarski, ofm, Direttore
della Biblioteca; Fr. Augusto Micangeli, ofm,
Economo, dietro la presentazione del Rettore
Magnifico (16.09.2014).
– Prot. 105129(160/14). Fr. Massimo
Pazzini, ofm, Decano della Facoltà di Scienze
Bibliche e Archeologia nello Studium Biblicum Franciscanum a Gerusalemme (Israele),
presenta al Ministro generale e Gran Cancelliere l’elenco dei Professori invitati per l’anno
accademico 2014-2015.
– Prot. 105278(187/14). Il Ministro
generale e Gran Cancelliere ha nominato Fr.
Massimo Pazzini, ofm, Decano della Facoltà di Scienze Bibliche dello SBF e Fr. Najib
Ibrahim, ofm, Moderatore dello Studium Theologicum Jerosolymitanum, in Gerusalemme
(Israele).
– Prot. 105320(194/14). Il Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica
ha nominato (30.01.2015) Fr. Narcyz Klimas,
ofm, professore straordinario della Cattedra
di Storia della Chiesa nella Facoltà di Scienze
Bibliche e Archeologia nello SBF a Gerusalemme della Pontificia Università Antonianum, dietro presentazione del Rettore Magnifico (09.12.2014).
– Prot. 105319(195/14). Il Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica
ha nominato (30.01.2015) Fr. Salvatore Barbagallo, ofm, professore straordinario della
Cattedra di Liturgia nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Antonianum,
dietro presentazione del Rettore Magnifico
(09.12.2014).
– Prot. 105319(195/14). Il Ministro generale ha nominato (13.01.2015) Fr. Roberto
Giraldo, ofm, professore emerito, della Pontificia Università Antonianum, dietro presentazione del Rettore Magnifico (09.12.2014).
– Prot. 105387(002/15). Il Prefetto della
Congregazione per l’Educazione Cattolica ha
290
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
nominato (19.03.2015) Fr. Alfredo Manhiça
ofm, professore straordinario della Cattedra
di Filosofia Politica nella Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Antonianum,
dietro presentazione del Rettore Magnifico
(02.01.2015).
– Prot. 105441(018/15). Il Ministro
generale e Gran Cancelliere ha nominato Fr.
Salvatore Barbagallo, Preside Superiore di
Scienze Religiose Redemptor Hominis della
Pontificia Università Antonianum, per i prossimi cinque anni.
– Prot. 105471(030/15). Il Ministro generale ha inviato l’obbedienza (12.11.2014)
a Fr. Gilberto Cavazos-González, ofm, ad assumere il servizio di traduttore per la lingua
inglese (in Curia generalizia) e di incaricato di
tecnologia didattica della Pontificia Università
Antonianum a partire del 01.12.2015.
– Prot.105530(041/15). Il Ministro
generale e Gran Cancelliere ha nominato
(19.03.2015) Fr. Piotr Blajer, ofm; Fr. Alessandro Cavicchia, ofm, e Fr. Matteo Munari, ofm, Professori Aggiunti della Facoltà di
Scienze Bibliche e Archeologia nello Studium
Biblicum Franciscanum della Pontificia Università Antonianum a Gerusalemme su proposta del Rettore Magnifico (17.03.2015).
– Prot. 105531(042/15). Il Ministro generale e Gran Cancelliere ha nominato (05.05.2015)
Fr. Claudio Bottini, ofm, Professore Emerito
della Pontificia Università Antonianum.
– Prot. 105532(043/15). Il Ministro
generale e Gran Cancelliere ha nominato
(05.05.2015) Fr. Alfio Marcello Buscemi,
ofm, Professore Emerito della Pontificia Antonianum.
– Prot. 105248(178/14). Il Rettore Magnifico ha nominato per i diversi Uffici della
Pontificia Università Antonianum, dietro presentazione del Segretario generale della PUA
(04.11.2014):
• Fr. Alvaro Cacciotti, ofm, Decano della Facoltà di Teologia.
• Fr. Agustín Hernández, ofm, Pro-Decano
della Facoltà di Filosofia.
• Fr. Jorge Horta, ofm, Decano della Facoltà
di Diritto Canonico.
•Fr. Luca Bianchi, ofmcap, Preside
dell’Istituto Francescano di Spiritualità.
• Fr. Pietro Messa, ofm, Preside della Scuola
Superiore di Studi Medievali e Francescani.
•Fr. Stefano Cavalli, ofm, Preside
dell’Istituto di Studi Ecumenici.
• Fr. Mario Cucca, ofm.cap., Vice Decano
della Facoltà di Teologia.
• Fr. David M. Jaeger, ofm, Vice Decano della Facoltà di Diritto Canonico.
• Fr. Stéphane Oppes, ofm, Vice Decano della Facoltà di Filosofia
• Fr. Marco Guida ofm, Vice Preside della Scuola Superiore di Studi Medievali
e Francescani.
2. Collegio Internazionale S. Antonio in Roma
– Prot. 105269(186/14). Il Ministro generale ha concesso l’obbedienza (17.12.2014)
a Fr. Rafael Blanco Pérez, ofm, per essere ospitato presso il Collegio Internazionale S. Antonio a Roma fino al 15 luglio 2015, per seguire
gli studi di Spiritualità Francescana presso la
Pontificia Università Antonianum, dietro richiesta del Ministro provinciale (12.11.2014).
– Prot. 105633(058/15) Il Ministro generale ha dato l’obbedienza (05.05.2015) a Fr.
Peter Than Van Huan perché rientri in Provincia, S. Francesco in Vietnam, dopo il suo
servizio presso il Collegio Internazionale S.
Antonio.
3. Segretaria Generale per la Formazione e
gli Studi OFM
– Prot. 104944(136/14). Il Ministro generale ha dato l’obbedienza (16.07.2014) a Fr.
Francesco Alfiere per risiedere nel Collegio
S. Isidoro a Roma e per essere docente presso
la Pontificia Università Lateranense per due
anni, dietro richiesta del proprio Ministro provinciale (02.07.2014).
– Prot. 104973(144/14). Il Segretario
generale per la Formazione e gli Studi OFM
(14.07.2014) presenta al Ministro generale
l’elenco della richieste di borse di studio per
l’anno 2014/15.
– Prot. 104977(147/14). Il Segretario
generale per la Formazione e gli Studi OFM
(07.2014) presenta al Ministro generale delle
grafiche con le statistiche della formazione
nell’Ordine nel periodo 2003-2013.
– Prot. 105014(150/14). Il Ministro
generale ha ratificato l’elezione dei formatori, presentate dal Presidente del Collegio
dei Ministri provinciali del Nord d’Italia
(10.07.2014).
– Prot. 105156(165/14). Il Ministro generale ha nominato Preside della Commissione Scotista Internazionale, Roma, Fr. Josip
E SECRETARIATU PRO FORMATIONE ET STUDIIS
Percan, ofm, e Fr. Saturnino Ruiz de Loizaga,
ofm, come Vice Presidente.
– Prot. 105227(173/14). Il Ministro
generale ha ratificato la convenzione fra
la Fondazione “Notre Dame d’Afrique” in
Congo-Brazaville e la Fondazione Francescana nella Repubblica Centroafricana (Bangui) concernente la formazione nel noviziato
(16.03.2015).
– Prot. 105349(202/14). Il Segretario
generale per la Formazione e gli Studi OFM
(12.12.2014) presenta al Ministro generale un
promemoria della struttura attuale del Collegio S. Isidoro a Roma, in vista di una ristrutturazione.
– Prot. 105410(006/15). Il Ministro generale ha concesso l’obbedienza a Fr. Dominik Dorfern, ofm, della Fraternità del Collegio
di S. Isidoro a Roma, per rientrare in Provincia
“S. Elisabetta” in Germania a partire del 1 febbraio 2015.
– Prot. 105445(019/15). Il Ministro generale ha nominato (10.03.2015) Fr. Saúl Zamorano, ofm, membro della Provincia della
Ss.ma Trinità in Cile (Santiago), Visitatore
generale della Fraternità Francescana Internazionale “Beato P. Gabriele M. Allegra OFM”
in Roma.
– Prot. 105446(020/15). Il Ministro generale ha nominato (10.03.2015) Fr. Giacinto
D’Angelo, membro della Provincia Salernitano-Lucana dell’Immacolata Concezione BVM
in Italia (Salerno), Visitatore generale della
Fraternità del Collegio S. Isidoro in Roma.
– Prot. 105526(03615). Il Ministro generale ha nominato Fr. Antonio Ciceri, ofm,
membro della Provincia Veneta di S. Antonio
in Italia (Venezia), membro del Consiglio di
Redazione della Rivista Scientifica Archivium
Franciscanum Historicum dei Frati Editori di
Quaracchi a S. Isidoro, su richiesta del Direttore (16.03.2015).
– Prot. 105600(51/15). Il Segretario generale per la Formazione e gli Studi presenta
al Ministro generale un promemoria sul Seminario Internazionale per formatori e formatrici
alla Vita Consacrata, organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata
e le Società di Vita Apostolica (Roma, 7-11
aprile 2015).
4. Noviziato
– Prot. 104931(133/14). Il Ministro generale ha dispensato (16.07.2014) la Provincia
291
della Magna Domina Hungarorum in Ungheria (Budapest) dall’art. 97 §1 degli SSGG, perché possa iniziare l’anno canonico del noviziato con solo due candidati, dietro richiesta del
Ministro provinciale (04.07.2014).
– Prot. 104985(148/14). Il Ministro generale ha dispensato (17.07.2014) la Provincia
di “S. Croce” in Slovenia (Ljubljana) dall’art.
97 §1 degli SSGG, perché possa iniziare l’anno canonico del noviziato con solo due candidati, su richiesta del Ministro provinciale
(04.07.2014).
– Prot. 105459(024/15). Il Ministro generale ha dispensato (19.02.2015) la Provincia
dei SS. Martiri, Giappone in Giappone (Tokyo), dall’art. 97 §1 degli SSGG, perché possa
iniziare l’anno canonico del noviziato con solo
due candidati, su richiesta del Ministro provinciale (05.02.2015).
– Prot. 105585(050/15). Il Ministro generale ha dispensato (05.05.2015) la Provincia di “S. Elisabetta” in Germania (Monaco)
dall’art. 97 §1 degli SSGG, perché possa iniziare l’anno canonico del noviziato con un solo candidato, su richiesta del Ministro provinciale (31.03.2015).
– Prot. 105602(052/15). Il Ministro generale ha dispensato (05.05.2015) la Provincia
di Ss.mo Salvatore in Slovacchia (Bratislava) dall’art. 97 §1 degli SSGG, perché possa
iniziare l’anno canonico del noviziato con un
solo candidato, su richiesta del Ministro provinciale (13.04.2015).
– Prot. 105046(151/14). Il Ministro generale (15.09.2014) ha dispensato Fr. Paulo
Sergio Florentino, della Custodia del S. Cuore in Brasile, dall’art. 267 degli SSGG, perché possa essere riammesso all’Ordine senza
ripetere il noviziato, su richiesta del Custode
(21.07.2014).
– Prot. 105020(156/14). Il Ministro generale (19.09.2014) ha dispensato Fr. Emile
Geraros, della Provincia SS. Martiri in Olanda (Utrecht), dall’art. 267 degli SSGG, perché possa essere riammesso all’Ordine senza
ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro
provinciale (10.08.2014).
– Prot. 105020(156/14). Il Ministro generale (03.11.2014) ha dispensato Fr. Jose Maria de Miranda Filho, della Provincia S. Croce
in Brasile (Belo Horizonte), dall’art. 267 degli
SSGG, perché possa essere riammesso all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del
Ministro provinciale (08.10.2014).
– Prot. 105240(176/14). Il Ministro ge-
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AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
nerale (13.11.2014) ha dispensato Fr. Fernando da Costa Morais, della Provincia S. Nome
di Gesù (Anapolis), dall’art. 267 degli SSGG,
perché possa essere riammesso all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro provinciale (20.10.2014).
– Prot. 105241(177/14). Il Ministro generale (13.11.2014) ha dispensato Fr. Marcos
Tavares Oliveira, della Provincia S. Nome di
Gesù (Anapolis), dall’art. 267 degli SSGG,
perché possa essere riammesso all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro provinciale (20.10.2014).
– Prot. 105283(189/14). Il Ministro generale (28.01.2015) ha dispensato Fr. Janos
Lovasz, della Provincia Magna Domina Hungarorum in Ungheria (Budapest), dall’art. 267
degli SSGG, perché possa essere riammesso
all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro provinciale (06.11.2014).
– Prot. 105488(028/15). Il Ministro generale (18.03.2015) ha dispensato Fr. Jorge
Luis Freire Fierro, della Provincia di S. Francesco de Quito in Ecuador (Quito), dall’art. 267
degli SSGG, perché possa essere riammesso
all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro provinciale (25.02.2015).
– Prot. 105489(029/15). Il Ministro generale (10.03.2015) ha dispensato Fr. Victor
Andrés Holguín Lara, della Provincia di S.
Francesco Solano in Perú (Lima), dall’art. 267
degli SSGG, perché possa essere riammesso
all’Ordine senza ripetere il noviziato, su richiesta del Ministro provinciale (20.02.2015).
– Prot. 105428(016/15). Il Ministro generale con decreto del 12.02.2015 ha approvato il trasferimento della Sede della Casa di
Noviziato da Monte San Francisco, Guatemala
a Casa di Diríamba, Fraternidad de San José,
Nicaragua, erigendola a Casa di Noviziato della Provincia della Nostra Signora di Guadalupe, Centroamerica e Panama.
– Prot. 105523(038/15). Il Ministro generale ha concesso il permesso di erigere la
Casa Saint François a Lilavois, Rue Charlotin,
N.15, Croix des Bouquetes, Port-au-Prince,
Haiti, stabilendola come Casa del Noviziato
della Fondazione di Santa Croce, dipendente
dalla Provincia della Nostra Signora di Guadalupe, Centroamerica e Panama (19.04.2015).
– Prot. 105345(199/14). Il Ministro generale ha approvato con decreto (20.12.2014)
il trasferimento della Sede della Casa di Noviziato dalla Fraternità “Lar São Francisco”
(Teresina-Piauí) alla Fraternità Francescana
“São Pio de Pietrelcina” (Floriano-Piauí) della
Provincia dell’Assunzione della BVM in Brasile (Bacabal).
E POSTULATIONE GENERALI
1. Litterae Decretales super peracta canonizatione b. Ludovici a Casaurea
Franciscus Episcopus
Servus Servorum Dei
ad perpetuam rei memoriam
«Dominus dulcissimo amore ad se vocavit
et interminata caritate me in vitae itinere direxit...».
Hanc per professionis fidei luculentam affirmationem in suo testamento scriptam, Pater
Ludovicus a Casaurea praecise exprimit mysterium gratiae quae, e divina caritate exorta,
vitam implevit suam. Etenim Dominus dignatus est Beatum Ludovicum verum Sancti Francisci Assisiensis filium duodevicesimi saeculi
facere, ita ut ipse intimam cum Crucifixo communionem foveret Eiusque membris patientibus liberaliter serviret.
Beatus Ludovicus natus est die xi mensis
Martii anno mdcccxiv in Casaurea, prope Neapolim, ex parentibus Vincentio Palmentieri et
Candida Zenga, et, nomine Archangeli imposito, postridie baptizatus est. In disciplinam
fabri tignarii brevi receptus, ad vitam deinde
religiosam allectus est dum conventum Franciscanorum ad Sanctum Antonium dicatum
in oppido Afragola prope Neapolim frequentabat. Habitum seraphicum accepit in Lauro
Nolae die xvii mensis Iunii anno mdcccxxxii.
Sacerdos die iv mensis Iunii anno mdcccxxxvii
consecratus, praecipue se dedidit studio et institutioni disciplinarum chemiae, mathematicae et physicae.
Anno autem mdcccxlvii, dum in ecclesia
Neapolitana Sancti Ioseph de Ruffi vel, ut vulgo dicitur, Sacramentinarum, orabat, immensa
gratia nova et insolita infusus est. Haec re vera
fuit eius “lavatio”, videlicet initium itineris ad
bonum fratrum curandum prorsus directi. Ipse
testimonium praebet de hoc miro eventu: “Ratio mea, fide illustrata, inducta est ad Christum
pauperesque Eius amandos, et ideo totam voluntatem meam direxit ad caritatem faciendam
erga Deum et proximum.”
Curam deinde imprimis dédit fratribus suis
infirmis, pro quibus valetudinarium in Capodimonte construxit nomine La Palma. Anno
mdcccliv, incepit amplecti infantes Africanos
servitudine demptos. Hoc modo incohatum est
opus versus Moretti, ut dicuntur; quod opus,
iuxta Patris Ludovici consilium ad Africam
evangelizandam, destinabatur ad iuvenes Africanos educendos ut fierent Apostoli in Africam, ita ut “Africa ab Africa converteretur”.
Venerabili Sorore Anna Lapini, fundatrice
Sororum Franciscalium a Sacris Stigmatibus,
adiuvante, simile opus instituit pro infantibus
femininis Morette dictis anno mdccclix. Cum
egregiam operam semper Ecclesiae in Africa
aedificandae daret, constituit etiam missionem in regione Scellal; quam regionem ille
ipse, etsi brevi, visitavit mense Ianuario anni
mdccclxvi. Primi collaboratores Patris Ludovici provenerunt ex Tertio Ordine saeculari
Sancti Francisci, quos multum cohortabatur
ad bonum hominum promovendum. Nonnulli
deinde eorum adsciti sunt in duas Congregationes Ordinis
Tertii regularis a Patre Ludovico institutas: altera Fratrum a Caritate, vulgo Bigi, quae
exstitit ab anno mdccclix usque ad annum
mcmlxxi, et altera Sororum a Sancta Elisabeth,
vulgo Bigie, anno mdccclxii instituta.
Laesus amore Dei – ut ipse dicebat – nihil
rogavit nisi ardorem ad opera caritatis facienda: “Anima mea liquescebat ob amorem erga
Iesum Christum, et flagrantissimo igne intus
ardescebam propter amorem erga pauperes
Christi.” Quapropter, ingeniosus et studiosus,
latissimum seriem aliorum operum excogitavit quibus remedium indigentibus sui temporis
afferret: opera, exempli gratia, Accantoncelli
ut pueri tecto carentes adiuvarentur. Constituit
etiam domos aetate provectis, oecotropheos,
scholas, fundos, hospitia pueris, societates
operum misericordiae, domos typographicas,
globos musicorum et alia opera caritatis. Anno mdccclxxi fundavit Asisii domum caecis
ac surdis mutisque. Anno mdccclxxvii exstruit
Florentiae ecclesiam Sacratissimo Cordi Iesu
dicatam. Immensum desiderium boni aliorum
curandi movit cum etiam ad culturam humanam promovendam, quam habuit tamquam
peculiarem viam ad fidem christianam alendam humanitatemque fovendam. Inter collaboratores et amicos eius adnumerantur etiam
294
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
praeclari homines illo tempore, quorum multi fuerunt etiam Sancti. Artissimo amicitiae
vinculo coniunctus est cum Sancta Catherina
Volpicelli, Fundatrice Instituti Ancillarum a
Sacratissimo Corde, necnon Beato Bartholomaeo Longo Fundatore Sanctuarii Operumque
Beatae Virginis Rosarii Pompeii. Beatus Ludovicus mortuus est Neapoli in Hospitio Nautis in Posillipo, quod ultimum opus erat ex corde suo natum, nautis aetate vectis destinatum,
die xxx mensis Martii anno mdccclxxxv, die
scilicet secunda Hebdomadis Sanctae.
Fama sanctitatis post eius obitum late percrebrescente. Processus Ordinarius Informativus rite est institutus mense Augusto anni
mdccclxxxv . Peractus est deinde Processus Apostolicus ab anno mcmviii ad annum
mcmxvi; qui Processus extensus est ab anno
mcmxx ad annum mcmxxviii. Omnibus his canonice agendis feliciter actis, Decretum deinde editum est super virtutibus a Beato Paulo vi die xii mensis Februarii anno mcmlxiv.
Postea Decretum super miro proditum est die
xi mensis Iulii anno mcmxcii. Sanctus Ioannes Paulus ii praesidit Sollemni Ritui Beatificationis ante Basilicam Petrianam die xviii
mensis Aprilis anno mcmxcii, die scilicet Dominica in Albis.
Ad eiusdem Beati canonizationem obtinendam, mira coniecta sanatio cuiusdam infantis,
die xii mensis Iunii anno mcmxciv impetrata,
relata est ad Congregationem de Causis Sanctorum. Hac de sanatione instructus est Processus canonicus apud curiam ecclesiasticam
dioecesis Cerretanae-Thelesin.- Sanctae Agathae Gothorum. Hoc processu expleto, favorabilique voto habito et Consilii Medicorum die
xvi mensis Ianuarii anno mmxiv et Consultorum Theologorum die vi mensis Martii anno
mmxiv, Patres Cardinales et Episcopi congregati sunt in Sessione Ordinaria die xv mensis
Aprilis anno mmxiv. Posito dubio an de miraculo divinitus patrato constaret, responsum affirmativum prolatum est. Decretum super miro
promulgatum est die xvi mensis Aprilis anni
insequentis. Tandem, post suffragium die xii
mensis Iunii anno mmxiv in Consistorio datum,
statuimus ut ritus Canonizationis Beati Ludovici a Casaurea fieret die xxiii mensis Novembris anno mmxiv, Dominica Sollemnitatis Domini Nostri Iesu Christi Universorum Regis.
Hodie igitur hanc formulam inter Sacra
protulimus:
Ad honorem Sanctae et Individuae Trinitatis, ad exaltationem fidei catholicae et vitae
christianae incrementum, auctoritate Domini nostri Iesu Christi, beatorum Apostolorum
Petri et Pauli ac Nostra, matura deliberatione
praehabita et divina ope saepius implorata, ac
de plurimorum Fratrum Nostrorum Consilio,
Beatos Ioannem Antonium Farina, Cyriacum
Eliam Chavara a Sacra Familia, Ludovicum a
Casaurea, Nicolaum a Longobardis, Euphrasiam a Sacro Corde et Amatum Ronconi Sanctos esse decernimus et definimus, ac Sanctorum Catalogo adscribimus, statuentes eos in
universa Ecclesia inter Sanctos pia devotione
recoli debere. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
Quae autem his Litteris decrevimus, nunc
et in posterum rata et firma esse volumus, contrariis quibuslibet rebus minime obstantibus.
Datum Romae, apud S. Petrum, die vicesimotertio mensis Novembris, anno Domini bis
millesimo decimoquarto Pontificatus Nostri
secundo.
Franciscus
2. Decretum super virtutibus SD Ioannae a
Cruce
Congregatio
Causis Sanctorum
de
Xetafensis seu Toletana. Beatificationis
et Canonizationis S. D. Ioannae a Cruce (in
saeculo: Ioannae Vázquez Gutiérrez) Monialis professae Tertii Ordinis Sancti Francisci
Abbatissae Conventus Sanctae Mariae a Cruce in loco v.d. “Cubas” Matriti (1481-1534)
«Os suum aperuit sapientiae, et lex clementiae in lingua eius» (Pr 31, 26).
Laudes, virtuosa de muliere a Sacra Scriptura habitae, Servae Dei Ioannae a Cruce,
Tertii Ordinis Franciscalis moniali professae,
quae in Verbi Divini schola vitae spiritalis magistra, Evangelii praeco, conversionis nuntia
evasit, tribui egregie possunt. Spiritus Domini
illam, ut consorores suae curae commissas institueret, regeret et sublevaret nencon fideles
ad ipsam concurrentes, charismatibus exornavit. Sermo sapientiae, una cum singularibus
sanationum ac miraculorum, prophetiae ac discretionis spirituum donis, in ea sane refulsit.
Serva Dei in parvo loco vulgo Azaña (hodie
nuncupato Numancia de la Sagra, intra Toletanae provinciae fines) die 3 mensis Maii anno
1481 ex Ioanne Vázquez et Catharina Gutiér-
E POSTULATIONE GENERALI
rez, opibus bene ditatis coniugibus, est nata.
Complures fratres sororesque habuit. Infantula interitura ter fuit sed, Matre Dei intercedente, sanitatem impetravit. Nec illius mater nec
pater votum se conferendi peregrinantes ad
sanctuarium Sanctae Mariae a Cruce, in pago
Cubas de la Sagra, ut gratias ob valetudinem
filiae suae restitutam agerent, persolvere quiverunt. Qua re Iohanna esse Dei pro voto intime persuasa crevit. Anno 1488, matre mortua,
est patruis tradita posteaque, sextum decimum
annum agens, viro nobile genere desponsata.
Caelestis attamen Sponsi vocem sequi maluit et in beaterium oppidi Cubas de la Sagra,
prope Toletum, confugit. In hac communitate
religiosa Famula Dei, victa familiarium, qui
eandem reducere domum volebant, repugnantia, die 3 mensis Maii anno 1497 professionem
emisit sibi Iohannam a Cruce sumens nomen.
Pietas eximia gratiaeque dona fuerunt spiritalia illius instrumenta. Vera Sancti Francisci
Assisiensis discipula, Serva Dei viam germanioris eius spiritus vivendi est ingressa. Seraphici Patriarchae exemplo sese in Dei Summi Boni experientiam immersit atque ipsius
tum pulchritudinem in creaturis agnovit tum
clementem paternitatem, quam per Christi humanitatem petebat, nimirum gustavit. In spiritu orationis et contemplationis versata, anno
1506 ad matrimonii spiritualis unionem est
evecta. Anno 1508 passionis stigmata in corpore suo accepit. Etiamsi mysticis elevationibus ac raptis dignaretur, simplicitatem et modestiam semper servavit. Pari tempore veluti
coqua, ianitrix, sacristana aegrotantiumque
ministra sororibus, heroica caritatis testimonia
praebens, in paupertate ac laetitia deserviebat.
In Serva Dei singularis amor Sacrae Scripturae huiusque peculiaris cognitio, praedicationis ministerio ab eadem expressa, praesertim
enituerunt. Tali officio tantum ad fidem populi firmandam et omnes sanctitatis monendos
fungebatur.
Abbatissa die 3 mensis Maii anno 1509
electa, Iohanna a Cruce moderatricem sapientem, fortem ac rigorosae Regulae observantiae
diligentem se ostendit. Angelae Fulginatensis,
Hildegardae Bingensis, Catharinae Senensis, illustrium mysticarum, scriptis formata,
impetrare potuit, in reformationis a Cardinali Francisco Cisneros promotae tempore, ut
communitas sua vota sollemnia nuncuparet et
clausuram veri instar monasterii observaret.
Serva Dei consorores adiuvare, ut Franciscalis
viriditatem charismatis secundum peculiares
295
vitae fraternae ac genuinae paupertatis formas rursus reperirent, in animo habuit. Propter
extraordinarias illius gratias comprobatas parochi oppidi Cubas nominandi beneficium eidem, quae apud populum miorem auctoritatem
ita acquisivit, est datum. Cuiuscumque condicionis socialis Christifideles, Imperatore ipso
non excepto, ad “insignem magistram Franciscanam”, ut consilium peterent monialiumque
precationibus consolationem reciperent, accurrebant. Erga omnes sollicita, Iohanna a
Cruce mystico discretionis spirituum dono in
aedificanda Ecclesia, quae evangelicae rationi
magis magisque consentanea efficeretur, studium praestitit.
Anno 1527 atroces calumniae, ab invida
consorore sparsae, Servae Dei, quae monasterii regimine est iniuste spoliata, humilitatem,
patientiam ac prudentiam probaverunt. Iohanna detractrici, veritate restituta, toto pectore
ignovit. Anno 1528 abbatissa est iterum creata sed mox incidit in morbum qui recruduit
usque ad mortem. Qui obitus, sicut Serva Dei
ipsa praedixerat, die 3 mensis Maii anno 1537
evenit.
Ob diffusam sanctitatis famam est intra
monastici chori saepta, distincto loco, conditum illius corpus, quod incorruptum diu mansit. Populus ad sepulcrum accurrens eam ut
“sanctam” sua sponte invocabat. Talis peregrinatio in saecula usque ad hunc diem permansit. Processus Informativus est Toleti peractus
annis 1614-1616; deinde ab anno 1619 ad annum 1621 celebratus est Processus Apostolicus. Quorum validitas iuridica decreto die 10
mensis Iulii anno 1621 a Sacra Congregatione
Rituum est agnita. Cum beatificatio per cultus
confirmationem imminens videbatur, Decreta
Urbani viii novum iter constituerunt. Originalis septuaginta duorum Servae Dei sermonum,
quibus titulus El Conhorte, textus reperiendi
difficultas per duo saecula moram attulit. Post
illorum inventionem, anno 1986 Causa ad ulteriora procedi potuit. Positione confecta, die
25 mensis Februarii anno 2003 habita est Sessio Consultorum Historicorum; deinde, positivo quidem cum exitu, die 5 mensis Decembris
anno 2013 Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum est actus. Patres Cardinales
et Episcopi in Sessione Ordinaria diei 3 mensis Martii anno 2015, cui egomet ipse Angelus
Cardinalis Amato praefui, professi sunt Servam Dei virtutes theologales, cardinales iisque
adnexas in modum heroum exercuisse.
Facta demum de hisce omnibus rebus
296
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
Summo Pontifici Francisco per subscriptum
Cardinalem Praefectum accurata relatione,
Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis
Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno
die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum
in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine, iisque
adnexis, in gradu heroico, Servae Dei Ioannae
a Cruce (in saeculo: Ioannae Vázquez Gutiérrez), Monialis professae Tertii Ordinis Sancti
Francisci et Abbatissae Conventus Sanctae
Mariae a Cruce in loco v.d. “Cubas” Matriti,
in casu et ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et
in acta Congregationis de Causis Sanctorum
Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 18 mensis Martii a. D.
2015.
Angelus Card. Amato, SDB
Praefectus
+ Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis
a Secretis
3. Decretum super virtutibus S.D. Antonii
Antić
Congregatio
Causis Sanctorum
de
Zagrebensis. Beatificationis et Canonizationis S. D. Antonii Antić Sacerdotis professi
ex Ordine Fratrum Minorum (1893-1965)
«Vivo autem iam non ego, vivit vero in me
Christus» (Gal 2, 20).
Christo conformis fieri vehemens fuit desiderium spiritale quod Servus Dei Antonius
Antić, evangelica consilia profitendo ac sacerdotale ministerium exercendo, toto corde
prosecutus est. Authenticus Sancti Francisci
Assisiensis filius, Dei Famulus fuit religiosus
humilis et misericors, patiens et ad veniam inclinatus, afflictorum consolator, dubitantium
consiliarius, aegris suppe­ditans.
Decem filiorum sextus, Servus Dei in insula v. d. Prvić-Sepurine prope Sibenicum,
Croaticae regionis, die 16 mensis Aprilis anno 1893 e Thoma et Thaide Vlaho coniugibus
natus est. Cum materno in ventre adhuc esset,
pii parentes eundem tempore procellae, quae
illorum vitae, dum mari navigabant, periculum
fecit, Sancto Antonio Patavino voverunt. Dei
Famulus, septem annos natus, familia comite
demigravit in locum vulgo Zaton, ubi prima
litterarum studia perfecit, Domino respondens
vocanti, anno 1905 Collegium seraphicum
Setoviense, e religiosa provincia SS. Redemptoris, est ingressus. Anno 1911 Franciscalem
vestem induit atque in conventu sub titulo
Sanctae Mariae Angelorum, parva in insula
Visovac posito, noviciatum iniit. Die 7 mensis
Septembris anno 1912 temporariam professionem ac perpetuam die 1 mensis Septembris
anno 1915 nuncupavit. Sebenici die 29 mensis
Iulii anno 1917 presbyteralem ordinationem
recepit.
Ob intellectuales, morales spiritalesque
dotes Servum Dei, ad iuvenes religiosos formandos, superiores destinarunt. Ab anno 1917
usque ad annum 1925 Pater Antonius vicarii
magistri clericorum officium Macarscae explevit. Magister clericorum est deinde nominatus (1925-1946). Munus idem Zagrabiae in
con­ventu Beatae Mariae Virgini Lapurdensi
dicato, quo studentatus theologiae erat interea
traductus, vero sustinuit.
Unionis cum Christo vita, baptismali gratia inchoata ac presbyterali consecratione
perfecta, praecipuum illius spiritualitatis fuit
signum. Dei Famulus sacrorum celebratione
mysteriorum fidem suam aluit necnon adoranti intimoque cum Domino colloquio ac ut illud
Sancti Pauli ad Philippenses: «Hoc sentite in
vobis, quod et in Christo Iesu» (2, 6) adimplere curabat, hoc est misericordia, benignitate,
humilitate, mansuetudine, longanimitate semet induere (cf. Col 3, 12).
Omnia in eo conformandi se Iesu voluntatem significabant, ut per ipsum Iesus sub
aspectum quasi veniret. Pater Antonius, in
moderandis conscientiis, Christum esset magistrum cupiebat ac sese solum sequestrem,
humile videlicet instrumentum ut fratres consequeretur.
Caritas illius fuit methodus, per quadraginta fere annorum spatium, iuvenum educandorum fratrum. Servus Dei aspectum patris cum
affectu matris sane coniunxit; prudens fuit et
in iudiciis aequus secundum sententiam illam:
Fortiter in re, suaviter in modo. Non tantum
verbis quantum suae exemplo probae vitae docebat. Scriptis quoque filios suos spirituales,
ad quos epistulas misit plus tria millia et quingentas, mirae vero caritatis pastoralis signum,
est secutus.
E POSTULATIONE GENERALI
Matrem Dei velut Sociam Christi in humana redemptione et gratiae Mediatricem venerabatur, eius virtutes imitando exprimebat eandemque animis exemplum proponebat. Deo
devinctus et non terrenis divitiis, Pater Antonius a rebus fuit alienus ac simplicitatis amans.
Exercitium heroicae paupertatis hilarem, Deo
semper gratum providentiaque fisum illum effecit. Vitae adversa tranquillo et aequo animo
obiit. Numerosos magnosque morbos, quibus
oppressus est, suscepit atque aegritudinem in
perpetuam Deo oblationem convertit.
Anno 1956, gravi ab institutione propter
valetudinem amotus, ad confessiones audiendas et fideles spiritualiter moderandos, religiosarum praecipuam curam agens, saepius etiam
se dicavit. Novembri mense anno 1964 periculoso est morbo correptus. Conscius terrestrem
suum cursum in exitu iam esse, se totum, pietatis vitae impensius attendens omnique vespere ad sacramentalem confessionem accedens,
Domino commisit. Die 4 mensis Martii anno
1965, postquam ultima sacramenta accepit et
sanctissima Iesu ac Mariae nomina invocavit,
suam Deo animam, duodecima circiter hora
cum dimidio, placide reddidit. Eius corpus,
funere celebrato, Zagrabiae est in municipali
coemeterio Mirogoj sepultum. Die 15 mensis
Decembris anno 1970 mortales Dei Famuli
exuviae in conventualis cryptam Zagrebensis
ecclesiae sub titulo Dominae Nostrae a Lapurdo translatae sunt.
Magna sanctitatis fama, qua Servus Dei in
vita et post mortem floruit, effecit ut a die 27
mensis Februarii anno 1985 ad diem 8 mensis
Maii anno 1995 apud Curiam dioecesanam Zagrebiensem instrueretur Inquisitio dioecesana
super vita et virtutibus, cuius validitas iuridica decreto die 20 mensis Octobris anno 1994
ab hac Congregatione de Causis Sanctorum
agnosceretur. Positione confecta, disceptatum
est, iuxta consuetudinem, an Servus Dei more
heroum virtutes christianas exercuisset. Die 26
mensis Novembris 2013 habitus est Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum prospero cum exitu. Patres Cardinales et Episcopi
in Sessione Ordinaria diei 14 mensis Aprilis
anno 2015, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amato praefui, professi sunt Servum Dei
virtutes theologales, cardinales iisque adnexas
in modum heroum exercuisse.
Facta demum de hisce omnibus rebus
Summo Pontifici Francisco per infrascriptum
Cardinalem Praefectum accurata relatione,
Sanctitas Sua vota Congregationis de Causis
297
Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum
tum in proximum, necnon de cardinalibus
Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine iisque adnexis in gradu heroico Servi Dei
Antonii Antić, Sacerdotis Professi ex Ordine
Fratrum Minorum, in casu et ad effectum de
quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et
in acta Congre­gationis de Causis Sanctorum
Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 5 mensis Maii a.D.
2015.
Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus
+ Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensi
a Secretis
4. Decretum super virtutibus S. D. Marcelli Labor
Congregatio
de Causis Sanctorum
Tergestina. Beatificationis et Canonizationis S. D. Marcelli Labor sacerdotis dioecesani
(1890-1954)
«Sapientia complevit labores illius» (Sap
10, 10)
Quemadmodum iustus, divina a Sapientia
ductus, res sanctas intellegit compluraque opera bona agit, sic Servus Dei Marcellus Labor,
Dei gratiae docilis, multifariam vocationem
suam, ut Domino vocanti responderet, est persecutus. Hebraeus natus atque christianam ad
fidem conversus, ipse, qui fuit sponsus, paterfamilias, medicus, sacerdos, spiritalis magister
vitae necnon parochus, ob humanitatis ac virtutum magnitudinem nimirum enitet. Quae illi
acciderunt, salutiferae praesentiae Dei filios
suos sanctificare et ad caritatis perfectionis
ducere volentis signa ostendunt.
Servus Dei Tergesti die 8 mensis Iulii anno
1890 locupleti e familia Hebraea ortus est. Humanarum litterarum studiis in patria expletis,
ad medicinam se contulit «ut aegros adiuvaret». Die 1 mensis Ianuario anno 1912 Tergesti
Elisabetham Reiss ex Hebraeorum ritu duxit.
E matrionio tres filii sunt nati. Die 23 mensis
Decembris anno 1914 ambo coniuges Labaci
298
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
baptismum in Ecclesia catholica susceperunt.
Hoc fuit Servo Dei initium plenae gratiae receptionis, quam patiendo erat maturaturus.
Difficultas nummaria, filiolae decessus primogenitae, res belli adversae, captivitas sub
Russis, disiunctio suorum aliquot per menses
ac postremo longa duraque uxoris infirmitas
Marcellum impulerunt, ut se voluntati Dei, qui
paternitatem suam in illo ostendit ipsumque in
perpetuum ad seipsum traxit, omnino daret.
Polae Servus Dei in medicina exercenda
suis egregie providit. Propter scientiam et humanitatem ille magni existimatus est necnon,
dignus Conferentiae S. Vincentii a Paulo sodalis, peculiari pauperum cura atque caritatis in
humiles operibus sane eluxit.
Mortua uxore mense Ianuario anno 1934,
Marcellus, pro certo habens illum, qui omnia non
dedisset, nihil dedisse, Domino se prorsus dicandi desiderio arsit. Theologiae, Sacrae Scripturae,
Sanctorum Patrum, Mysticorum ac Magisterii
Ecclesiae studio operam dedit. Toto pectore ad
exercitium virtutum, inter quas humilitatem,
simplicitatem, candorem castitatemque praedilexit, nimirum incubuit. Erga filios suos interea
educatoris munere numquam destitit.
Vigorem ex oratione, frequenti Communione, adoratione eucharistica, mariali pietate ac spiritalibus exercitiis vere trahebat. Eo,
quod fecit tamquam catholicus doctus, verbis
scriptisque in re sociali versatus, non paucos
sibi alienavit sed omnes vexationes prudentia
admirabilique fortitudine toleravit. Sanctum
Franciscum Assisiensem ad imitandum delegit
ac die 17 mensis Ianuarii anno 1937 Tertii Ordinis Saecularis regulam est professus. Salvis
filiorum iuribus, omnibus suis renuntiavit opibus, quas indigentibus dispertivit, atque Polae
ambulatorium medicum clausit, ut sacerdos
fieret. Die 12 mensis Octobris anno 1938 in
Patriarchalem Venetiarum Seminarium est receptus. Die 21 mensis Septembris anno 1940
ab Excellentissimo Domino Antonio Santin,
Episcopo Tergestino et Iustinopolitano, cuius
secretarius factus interim erat, presbyteralem
ordinationem accepit.
Uti rector ac moderator spiritualis in Seminariis Iustinopolitano (1942), Goritiensi
(1948) demumque Tergestino (1953) solidas
formatoris, acuti psychologi sacerdotaliumque
animarum magistri virtutes ostendit. In talibus
officiis explendis cunctos humanitatis, scientiae spiritualitatisque suae thesauros profudit
sed praesertim vitae in Christo ex toto collineatae exemplum refulsit. Servus Dei a bea-
to quoque Francisco Bonifacio, sacerdote ac
martyre, director spiritalis est electus.
Suam ob stirpem a nationalibus socialistis
vexatus, post diem 8 mensis Septembris anno
1943 in oppido v. d. Fossalta di Portogruaro,
ubi incolis benefaciendo pertransivit, exilium
est passus. Postquam Seminarii rectoris munus
resumpsit, Iustinopoli, sub communistarum
potestatem interea redacta, est tentus custodia,
ex qua ad sublevandos alios in carcere inclusos utilitatem cepit. Ab anno 1948 ad annum
1953 Tergestinae Ecclesiae Cathedralis S. Iusti parochus, magno cum zelo novam apostolatus operam navavit, de liturgiae splendore, ut
fidelium pietatem aleret, curam adhibuit, suis
cum filiis fuit paterna amabilitate.
Die 29 mensis Septembris anno 1954, post
celebratam Sanctam Missam, quam maximum
donum a Deo receptum habebat, cordis defectione est correptus. Eiusdem diei vespere
Marcellus, Sacramentis roboratus, in Domino
placide obdormivit. Familiae nomen (Labor)
illustravit, suum illud verbum ac propositum
faciendo, ut Deo digne serviret: «De verbo tuo
tantum laborare ac me laboribus frangere tuum
propter mandatum nolo, sed verbis in corde tuis, Spiritu tuo, vita tua laborare volo».
Magna sanctitatis fama, qua Servus Dei in
vita et post mortem floruit, effecit ut a die 27
mensis Maii anno 1996 ad diem 11 mensis Iunii anno 2000 apud Curiam dioecesanam Tergestinam instrueretur Inquisitio dioecesana,
cuius validitas iuridica decreto die 1 mensis
Februarii anno 2002 ab hac Congregatione
de Causis Sanctorum agnosceretur. Positione confecta, disceptatum est, iuxta consuetudinem, an Servus Dei more heroum virtutes
christianas exercuisset. Die 13 mensis Februarii 2014 habitus est Congressus Peculiaris
Consultorum Theologorum prospero cum exitu. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione
Ordinaria diei 19 mensis Maii anno 2015, cui
egomet ipse Angelus Cardinalis Amato praefui, professi sunt Servum Dei virtutes theologales, cardinales iisque adnexas in modum
heroum exercuisse.
Facta demum de hisce omnibus rebus
Summo Pontifici Francisco per infrascriptum
Cardinalem Praefectum accurata relatione,
Sanctitas Sua vota Congregationis de Causis
Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno
die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum
in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine iisque
E POSTULATIONE GENERALI
adnexis in gradu heroico Servi Dei Marcelli
Labor, Sacerdotis dioecesani, in casu et ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et
in acta Congre­gationis de Causis Sanctorum
Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 5 mensis Iunii A. D.
2015.
Angelus Card. Amatus, S.D.B.
Praefectus
+ Marcellus Bartolucci
Archiepiscopus tit. di Mevaniensis
a Secretis
5. Ponens in Causa b. Iuniperi Serra nominatur
Congregatio
Causis Sanctorum
de
Prot. N. 658-46/15
Montereyensis in California. Canonizationis b. Iuniperi Serra (in saeculo: Michaëlis)
Sacerdotis professi Ordinis Fratrum Minorum
Cum Causa Canonizationis Beati Iuniperi
Serra (in saeculo: Michaëlis), Sacerdotis professi Ordinis Fratrum Minorum, suo indigeat
Ponente, Rev.mus P. Ioannes Iosephus Califano, Postulator Generalis eiusdem Ordinis, ab
hac Congregatione de Causis Sanctorum petit
ut, ex Patribus eidem Congregationi praepositis, Ponentem praefatae Beati Causae eligere
ac deputare benigne dignetur.
Haec Congregatio, attentis expositis, precibus annuit, et Em.mum ac Rev.mum Dominum D. Angelum S.R.E. Cardinalem Amato,
S.D.B., Praefectum huius Congregationis, Ponentem Causae Canonizationis eiusdem Beati,
omnibus cum iuribus et facultatibus necessariis et opportunis, elegit et nominavit. Contrariis
non obstantibus quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 16 mensis Martii A.D. 2015.
+ Marcellus Bartolucci
Archiepiscopus tit. Mevanien.
a Secretis
Boguslaus Turek, C.S.M.A.
Subsecretarius
6. Ponens in Causa S. D. Marcelli Labor nominatur
299
Congregatio
de Causis Sanctorum
Prot. N. 2101-11/15
Tergestina. Beatificationis et Canonizationis S. D. Marcelli Labor Sacerdotis Dioecesani
Cum Causa Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Marcelli Labor, Sacerdotis
Dioecesani, suo indigeat Ponente, Rev.mus P.
Ioannes Iosephus Califano, OFM, Postulator
legitime constitutus in eiusdem Servi Dei Causa, ab hac Congregatione de Causis Sanctorum
petit ut, ex Patribus eidem Congregationi praepositis, Ponentem praefatae Servi Dei Causae
eligere ac deputare benigne dignetur.
Haec Congregatio, attentis expositis, precibus annuit, et Em.mum ac Rev.mum Dominum
D. Paulum Schiavon, Episcopum titularem
Trebianum, Ponentem Causae Beatificationis
et Canonizationis eiusdem Servi Dei, omnibus
cum iuribus et facultatibus necessariis et opportunis, elegit et nominavit. Contrariis non
obstantibus quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 24 mensis Martii A.D. 2015.
+ Marcellus Bartolucci
Archiepiscopus tit. Mevanien.
a Secretis
Boguslaus Turek, CSMA
Subsecretarius
7. Validitas in Causa S. D. Bernardi Károlyi
et Sociorum declaratur
Congregatio
Causis Sanctorum
de
Prot. N. 2959-6/15
Strigoniensis-Budapestinensis. Beatificationis seu Declarationis Martyrii S. D. Bernardi
Károlyi et vi Sociorum Sacerdotum professo
rum Ordinis Fratrum Minorum in odium Fidei, uti fertur, interfectorum
In Ordinario Congressu, die 27 mensis
Martii huius anni 2015 celebrato, haec Congregatio de Causis Sanctorum sequens dubium
disceptavit, nimirum: “An constet de validitate Inquisitionis, apud Curiam ecclesiasticam
Strigoniensem-Budapestinensem peractae,
super vita et martyrio necnon fama martyrii
300
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
Servorum Dei Bernardi Károlyi et VI Sociorum, Sacerdotum professorum Ordinis Fratrum Minorum, in odium Fidei, uti fertur, interfectorum: testes sint rite recteque examinati
et iura producta legitime compulsata in casu et
ad effectum de quo agitur”.
Haec Congregatio, attento voto ex officio
redacto reque diligenter perpensa, rescripsit: Affirmative, seu constare de validitate
eiusdem Inquisitionis in casu et ad effectum de
quo agitur, sanatis de iure sanandis. Contrariis
non obstantibus quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 27 mensis Martii A.D.2015.
Angelus Card.Amato, SDB
Praefectus
+ Marcellus Bartolucci
Archiepiscopus tit. Mevanien.
a Secretis
8. Facultas in causa S. D. Gabrielis Mariae
aperiendi
Congregatio
Causis Sanctorum
de
Prot. N. 2529-5/15
Christoliensis seu Agennensis. Beatificationis et Canonizationis S. D. Gabrielis Mariae
(in saeculo: Gilberti Nicolas) Sacerdotis professi Ordinis Fratrum Minorum
Rev.mus P. Ioannes Iosephus Califano, Postulator Generalis Ordinis Fratrum Minorum,
ab hac Congregatione de Causis Sanctorum
petit ut Transumptum Inquisitionis Dioecesanae, apud Curiam ecclesiasticam Christoliensem peractae, super vita et virtutibus necnon
fama sanctitatis et signorum Servi Dei Gabrielis Mariae (in saeculo: Gilberti Nicolas),
Sacerdotis professi eiusdem Ordinis, clausum
sigillisque munitum in actis eiusdem Congregationis, aperiri possit.
Haec Congregatio, attentis expositis, pro
gratia iuxta preces benigne annuit: servatis de
cetero omnibus de iure servandis. Contrariis
non obstantibus quibuslibet.
Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die 10 mensis Iunii A.D. 2015
Angelus Card.Amato, SDB
Praefectus
+ Marcellus Bartolucci
Archiepiscopus tit. Mevanien.
a Secretis
9. Promulgatio Decretorum
1. Nel pomeriggio del 5 maggio 2015, il
Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza
privata Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Nel corso dell’Udienza il Santo Padre ha approvato la sentenza affermativa della Sessione
Ordinaria dei Cardinali e Vescovi Membri della Congregazione circa la prossima canonizzazione del Beato Junípero (al secolo: Michele
Giuseppe Serra), Sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori; nato a Petra (Spagna) il
24 novembre 1713 e morto a Monterrey (Stati
Uniti d’America) il 28 agosto 1784.
Inoltre, il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione a promulgare il
decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Antonio Antić, Sacerdote professo
dell’Ordine dei Frati Minori; nato a PrvićŠepurine (Croazia) il 16 aprile 1893 e morto a
Zagabria (Croazia) il 4 marzo 1965.
2. Il giorno 5 giugno 2015, il Santo Padre
Francesco ha autorizzato la Congregazione a
promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Marcello Labor, Sacerdote
diocesano, appartenente al Terz’Ordine di san
Francesco d’Assisi; nato a Trieste (Italia) l’8
luglio 1890 ed ivi morto il 29 settembre 1954.
3. Il 16 luglio 2015, il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione a promulgare il decreto riguardanti le virtù eroiche
del Servo di Dio Simpliciano della Natività
(al secolo: Aniello Francesco Saverio Maresca), Sacerdote Professo dell’Ordine dei Frati
Minori, Fondatore della Congregazione delle Suore Francescane dei Sacri Cuori; nato a
Meta di Sorrento (Italia) l’11 maggio 1827 e
morto a Roma (Italia) il 25 maggio 1898. La
Causa di questo nostro Venerabile confratello fu avviata nell’anno 1997 dal Rev. P. Luca
M. De Rosa, ofm, Postulatore generale, che
nell’anno 2001 firmò la Positio super vita et
virtutibus. Il lavoro da lui svolto con dedizione
e competenza ha consentito il raggiungimento
di questo felice traguardo. Dopo la morte di P.
Luca De Rosa, le suore francescane dei Sacri
Cuori, nella persona della superiora generale
Suor Maria Teresa De Giglio, parte attrice,
E POSTULATIONE GENERALI
hanno ritenuto di dover affidare la Causa del
nostro confratello P. Simpliciano della Natività ad altra postulazione.
10. Congregationes Ordinariae
– Martedi 5 maggio 2015 gli Em.mi Cardinali e gli Ecc.mi Vescovi Padri della Congregazione, essendo Ponente S. Em.za Rev.
ma Card. Angelo Amato, hanno esaminato
la speciale Positio super canonizatione del
beato Junipero Serra, sacerdote ofm, esprimendo il loro parere favorevole.
– Martedi 19 maggio 2015, si è celebrata la
Congregazione Ordinaria dei Padri circa la Causa super virtutibus del Servo di
Dio Marcello Labor, sacerdote diocesano
, appartenente al Terz’Ordine di San Francesco d’Assisi.
–
–
–
11. Congressa Teologorum
– Giovedì 28 maggio 2015 si è celebrato il
Congresso super vita et virtutibus della Serva di Dio Filomena Giovanna Genovese,
laica del Terz’Ordine di San Francesco.
– Nel mese di giugno si sono celebrati altri
due Congressi super virtutibus, rispettivamente: giovedì 11 giugno per la Causa della
Serva di Dio Florenzia Profilio, fondatrice
delle suore francescane dell’Immacolata di
Lipari; martedì 16 giugno per la Causa del
Servo di Dio Gregorio Fioravanti, sacerdote ofm, fondatore delle Suore francescane
missionarie del Sacro Cuore di Gemona.
12. Consulta medica
Giovedi 21 maggio 2015 si è tenuta con esito pienamente favorevole la Consulta Medica
circa la presunta guarigione miracolosa della
Sig.ra Nina Pancaro di Altomonte (CS) attribuita all’intercessione del Venerabile Servo
di Dio Francesco Maria Greco, sacerdote diocesano, fondatore delle suore Piccole Operaie
dei Sacri Cuori.
13. Notitiae particulares
– Il Congresso Ordinario della Congregazione, in data 24 aprile 2015, ha affidato
al Rev.mo Relatore Generale P. Vincenzo
Criscuolo, ofmcap., la Causa della Serva
di Dio Maria de los Dolores y Patrocinio
Quiroga Capopardo. Lo stesso Congresso
–
301
ha affidato al Rev. Relatore Mons Tagliaferri la Causa della Serva di Dio Maria Luisa
Angelica Clarac, Fondatrice delle Suore di
Carità di Santa Maria.
Il Congresso Ordinario della Congregazione in data 3 luglio 2015 ha affidato al Rev.
Relatore P. Z. Kijas, ofmconv., la Causa
super martyrio dei Servi di Dio Bernardo
Karolyi e sei compagni, sacerdoti professi
dell’Ordine dei Minori.
Giovedi 21 maggio 2015 nella Cattedrale
di Trivento Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Domenico Angelo Scotti, Vescovo diocesano,
ha presieduto la prima Sessione pubblica
dell’Inchiesta diocesana super vita et virtutibus del Servo di DioVittorio Cordisco,
sacerdote diocesano, fondatore delle Suore
francescane della Carità.
Il 2 giugno 2015 S. Ecc.za Rev.ma Mons.
Michel Léon Émile Santier, Vescovo di
Créteil, ha presieduto la Sessione di chiusura della Inchiesta diocesana super vita et
virtutibus necnon confrmationis cultus del
Servo di Dio Gabriel Marie Nicolai, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori,
confondatore dell’Ordine della Ss.ma Annunziata. Il successivo 8 giugno, il Transunto dell’Inchiesta è stato consegnato
presso la Cancelleria della Congregazione
delle Cause dei Santi.
Nel corrente quadrimestre sono state date
alla stampa e presentate al protocollo della
Congregazione delle Cause dei Santi le seguenti Positio super vita et virtutibus:
• in data 23 giugno, la Positio del Servo
di Dio Luigi Sodo, vescovo di Cerreto
Sannita, in vista del voto dei Consultori
storici;
• lo stesso 23 giugno, la Positio della Serva
di Dio Antonietta Giugliano, Fondatrice
delle suore Piccole Ancelle di Cristo Re;
• in data 7 luglio 2015, la Positio del Servo
di Dio Antonio Pagani, sacerdote ofm,
fondatore delle suore Dimesse Figlie di
Maria Immacolata, in vista del voto dei
Consultori storici;
• il 4 agosto 2015, la monumentale Positio
super martyrio in due volumi dei Servi di
Dio Vincenc Prennushi, Arcivescovo di
Durazzo, ofm, e 37 compagni, uccisi in
odium fidei nel corso della persecuzione
religiosa in Albania (1945-1974).
Fr. Giovannigiuseppe Califano, OFM
AD CHRONICAM ORDINIS
1. De itineribus Ministri Generalis
1.1 Vista la Provincia S. Michele Arcangelo di
Puglia e Molise
Monte S. Angelo, 4 maggio 2015
“Abbracciare il futuro con speranza” è il
tema che i Frati minori della Provincia di San
Michele Arcangelo di Puglia e Molise hanno
scelto per celebrare la loro annuale Festa in occasione dell’Apparizione dell’Arcangelo Michele nell’omonima grotta di Monte S. Angelo
sul Gargano.
La festa, anticipata al 4 maggio, quest’anno
è stata arricchita dalla presenza del Ministro
generale Fr. Michael A. Perry, il quale, dopo
un momento di preghiera, ha tenuto un’interessante relazione sul tema.
Particolarmente intensa la Celebrazione
Eucaristica presieduta dallo stesso Ministro
nella grotta dell’Arcangelo Michele e concelebrata dal Delegato del MG per la Provincia, Fr.
Enzo Maggioni, dal Ministro provinciale, Fr.
Giuseppe Tomiri e da tanti Confratelli giunti
dai diversi Conventi della Provincia. L’animazione liturgica è stata curata dai Professi temporanei.
Nell’omelia, particolarmente incisiva,
prendendo spunto dalla Parola di Dio del giorno, Fr. Michael ha messo in guardia tutti dal
cedere all’attrazione degli idoli: scegliere di
dare più valore a tutto quello che “non è Dio”
piuttosto che a quello che è “di Dio”. Ha poi
concluso lanciando un appello a perseguire gli
obiettivi e i valori del Regno: essere e vivere
come fratelli, costruire la fraternità attorno
a noi, essere costruttori di pace e riconciliazione, essere con i poveri e per i poveri, nella
solidarietà e semplicità della vita, custodire il
creato questo è ciò che la gente si aspetta dai
“frati minori”. Questo è quanto dovremmo
aspettarci da noi stessi; questo è quello che
dovremmo aspettarci l’uno dall’altro; questo
è quello che Dio si aspetta da noi.
Dopo aver condiviso nella gioia il pranzo,
i Frati convenuti hanno fatto ritorno alle loro
Case per continuare, con maggiore entusiasmo
e forza, la propria missione di annunciatori e
testimoni di speranza.
1.2. Partecipazione alla festa della Provincia
di Napoli
Afragola, 22.06.2015
«Celebrando la festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, dobbiamo ricordare di non lasciarci mai distrarre da quella pia spiritualità che ci
impedisce di togliere dalla nostra vita ciò che ci
disorienta e ci trattiene dall’impegno nella ricerca del regno di Dio e dei valori evangelici».
Così ha esortato, i Frati Minori della Provincia
del Ss.mo Cuore di Gesù di Napoli e Caserta, il
Ministro generale, Fr. Michael Perry, in occasione della festa della Provincia celebrata il 22
giugno 2015 presso la Basilica del Santuario di
Sant’Antonio in Afragola, riprendendo il tema
del Capitolo generale 2015: “Fratelli e Minori
nel nostro tempo”.
La giornata è iniziata in un clima fraterno e
gioioso, con un momento di preghiera guidati
dal messaggio di Papa Francesco ai partecipanti al Capitolo generale dell’Ordine. Il Ministro
provinciale, Fr. Agostino Esposito ha ringraziato, innanzitutto, il Ministro generale per la sua
presenza, segno di stima e di affetto, e poi ha
invitato tutti i Frati della Provincia, a rendere
grazie al Signore per il dono della fraternità e
della minorità, a ravvivare il senso di appartenenza all’Ordine e alla nostra Provincia, a vivere questa giornata di festa della Provincia, come
una “festa di famiglia” e per il Capitolo generale appena celebrato, in questo anno dedicato
alla Vita Consacrata e alle soglie dell’apertura
del Giubileo della Misericordia.
Il Ministro generale, ha condiviso, l’esperienza del Capitolo, durante il quale è stato
esaminato lo stato attuale dell’Ordine, è stato
eletto il nuovo Governo a servizio della Fraternità universale e si è riflettuto sui passi necessari da compiere per vivere sempre più profondamente la nostra vocazione francescana di
frati minori nel nostro tempo.
«Il Capitolo», ha detto il Ministro generale,
«è stato come uno spartiacque in diversi sensi.
Si è potuto parlare apertamente di alcune questioni critiche che l’Ordine e la Chiesa stanno
affrontando nel mondo di oggi [...] per cercare
di proporre alcune modalità di ritornare a Dio
e alla vita di condivisione fraterna e per trova-
304
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
re nuovi modi per essere una presenza missionaria nel mondo di oggi».
Al termine del suo intervento il Ministro
generale ha aperto uno spazio di dialogo in
cui ha chiesto ai Frati, di riflettere, sull’impegno personale verso il Vangelo e sul modo di
viverlo: «qual è la qualità della relazione con
il Signore; è vicino a noi e noi siamo vicini a
Lui? Qual è la qualità del nostro impegno nella
vita di santità di ciascuno e dei nostri fratelli?
Qual è la qualità della nostra vita di preghiera
e degli altri momenti significativi che favoriscono un ambiente di fiducia e di crescita spirituale? In questo contesto, ognuno può prendesi cura dell’altro per restare fedeli alla nostra
vocazione».
Nel confronto reciproco il Ministro generale ha ricordato ai Frati della Provincia di Napoli che il Vangelo ci sfida ad andare insieme
come fratelli, per inginocchiarci davanti a Dio,
mendicanti di misericordia, di pace e di una
più profonda fede. Se lasciamo che la visione
che Dio ha della vita e del mondo entri profondamente nel nostro cuore e trasformi la nostra
mente e il nostro spirito, allora riusciremo a
capire cosa significhi essere davvero vivi e liberi per Dio, per gli altri e per tutto il creato.
Nella celebrazione eucaristica, presieduta dal Ministro generale, tutti i Frati presenti
hanno potuto rinnovare la professione dei consigli evangelici e come segno di obbedienza
e di affidamento hanno posto le loro mani in
quelle del Ministro generale. La celebrazione
eucaristica è stata anche arricchita dal ricordo
dei giubilei nella vita religiosa che vengono
celebrati nel corso di questo anno e lo scambio
di doni tra la nostra Provincia e il Ministro generale che ha confermato il suo affetto verso i
fratelli della terra partenopea.
Un clima di festa, di gratitudine e di lode,
ha caratterizzato la mattinata del 22 giugno in
cui i Frati Minori di Napoli sono stati invitati
a sentirsi ancora chiamati, attraverso la grazia del Sacratissimo Cuore di Gesù, a vivere
in una sempre crescente comunione d’amore
con Dio e con i fratelli e a testimoniare con la
vita, l’impegno a crescere come fratelli di tutti
attraverso la semplicità e l’umiltà.
La giornata è stata arricchita anche da una
installazione artistica sul tema dell’immigrazione realizzata da Fr. Pio Avitabile, Delegato
provinciale per GPIC, con cui ha voluto esprimere non solo la gravità del problema ma l’impegno dell’Ordine verso i fratelli che cercano
speranza sulla nostra terra.
Al Ministro generale va tutta la riconoscenza e l’affetto della Provincia dei Frati Minori
di Napoli per la sua partecipazione alla festa della Provincia, ma soprattutto per la sua
esortazione a vivere il Vangelo nella comune
vocazione, come Fratelli e Minori nel nostro
tempo.
Fr. Agostino Esposito, OFM
Ministro provinciale
1.3. Partecipazione all’incontro con i giovani
religiosi e religiose
Taizé, Francia, 05-12.07.2015
In quest’anno dedicato alla Vita Consacrata
e in cui ricorrono due anniversari importanti
per la Comunità Ecumenica di Taizé, ossia il
centenario della nascita del fondatore, Frère
Roger, e i 75 anni della fondazione della Comunità, i giovani religiosi e religiose fino a 40
anni delle diverse confessioni cristiane sono
stati invitati a Taizé nella settimana dal 5 al 12
luglio, per condividere un’esperienza di preghiera e di riflessione sull’attualità della vita
consacrata. In 350 giovani religiosi prevalentemente cattolici, ma tra i quali non sono mancati ortodossi e protestanti, hanno risposto a
questo invito e sono convenuti in quest’oasi di
spiritualità ecumenica, permeata dallo spirito
della riconciliazione, in ascolto delle testimonianze di alcuni superiori generali di congregazioni religiose e di alcuni responsabili di
comunità monastiche e di monasteri.
Dopo l’introduzione di Frère Alois, priore
di Taizé, il primo giorno sono intervenuti Suor
Agnès Granier, Superiora generale delle Suore
di Sant’Andrea e Anba Thomas, Vescovo copto ortodosso dall’Egitto. Martedì 7 luglio hanno offerto la loro testimonianza Fratel Marcellin Theeuwes, ex Priore generale dei Certosini,
e Fratel Olivier Quenardel, Abate di Cîteaux,
oltre a Suor Pierrette, Priora della Comunità di
Grandchamp (Svizzera), Suor Angelika, della
Comunità di Imshausen (Germania), e Madre
Iakovi, Badessa del Monastero di San Giovanni il Precursore ad Akritochori (Grecia). Mercoledì 8 luglio hanno parlato Padre Adolfo
Nicolás, Preposito generale dei Gesuiti, Piccola Sorella Maria-Chiara, Superiora generale
della Piccole Sorelle di Gesù, l’Archimandrita Philarète (Egorov) di Lishnya (Ucraina) e
l’Archimandrita Syméon, Igumeno del Monastero Saint Silouane, a Saint Mars de Locquenay (Francia), Suor Mireille, Priora della
AD CHRONICAM ORDINIS
Comunità delle Diaconesse di Reuilly, Suor
Danielle, Priora della Comunità di Pomeyrol e
Suor Danielle Renaud, Priora della Comunità delle Diaconesse di Strasburgo (Francia).
Nella mattinata del 9 luglio hanno condiviso
la loro riflessione Fratel Bruno Cadoré, Maestro generale dei Domenicani e Padre Richard
Baawobr, Superiore generale dei Missionari
d’Africa, mentre nel pomeriggio hanno parlato l’Archimandrita Savva (Mazhuko), del
Monastero di San Nicola di Gomel (Bielorussia), Padre Isihije, del Monastero dei Santi Arcangeli Michele e Gabriele di Kovilj (Serbia),
Suor Annaliese, della Comunità delle Sisters
of the Church a Bristol e Fratel Thomas Dürr,
della Comunità dei Christusträger a Ralligen
(Svizzera).
È stata un’esperienza di profonda condivisione, caratterizzata principalmente dalla capacità e dalla disponibilità a mettersi in
ascolto dell’atro e durante la quale si è potuto
sperimentare che, proprio come affermato da
frère Roger, dai Papi e dal Concilio Vaticano
II, “ciò che unisce in Cristo è molto più importante di ciò che divide”.
Più di una trentina sono stati i giovani Frati
Minori che hanno partecipato all’evento, che
ha visto tra i testimoni anche il Ministro generale, Fr. Michael A. Perry, il quale è intervenuto venerdì 10 luglio in mattinata, proponendo una riflessione, introdotta dai giovani
confratelli che insieme hanno eseguito il canto
“Laudato, Sii”.
Per il suo intervento, Fr. Michael ha preso
spunto dall’affermazione giovannea di Gesù:
“Vi ho chiamato amici” e, alla luce dell’esperienza di san Francesco d’Assisi, ha dato una
lettura della vita consacrata come risposta vocazionale alla proposta d’amicizia offertaci da
Dio. Questa proposta è affidata a ciascun religioso e religiosa, che può e deve coglierla, alimentarla e nutrirla. È proprio e solo crescendo
nell’amicizia con Cristo, che il consacrato può
arrivare a godere della pienezza di vita offerta da Dio e ad essere testimone credibile della
vita escatologica. Fr. Michael ha sottolineato
alcuni punti fondamentali dell’avventura del
Poverello di Assisi, tra i quali la scoperta e la
valorizzazione dell’umiltà di Dio, la necessità del vivere in reciproca interdipendenza gli
uni dagli altri, aiutati anche da un cammino di
accompagnamento, e l’importanza della dimensione della marginalità, ossia, come spesso sottolinea con insistenza Papa Francesco,
dell’essere persone chiamate e impegnate a vi-
305
vere nelle periferie materiali, spirituali, politiche, sociali e religiose del nostro tempo. Dopo
la conclusione della relazione di Fr. Michael,
i giovani religiosi e religiose presenti hanno
avuto modo di dialogare con lui, approfondendo ulteriormente questo tema della chiamata
a vivere il rapporto di amicizia con il Signore Gesù Cristo e con i fratelli e le sorelle, sia
all’interno delle proprie comunità che con il
mondo.
Nel pomeriggio di venerdì 10 luglio Fr. Michael si è incontrato con i giovani Frati Minori presenti a Taizé e provenienti dall’Irlanda,
dall’Italia dal Messico e dalla Spagna. In questo ampio momento di dialogo fraterno tutti
hanno avuto l’opportunità di condividere la
propria esperienza di vita, missione e testimonianza francescana. In particolare, oltre alle
sfide che i giovani religiosi francescani sono
chiamati ad affrontare, sono emerse soprattutto le gioie, i punti di forza del cammino personale e fraterno di sequela Christi, secondo
lo stile ispirato a san Francesco d’Assisi, e le
aspettative che questi giovani Frati nutrono
per il futuro della propria vita da consacrati.
Questa intensa settimana di riflessione e
condivisione è stata scandita e arricchita dagli
appuntamenti regolari e prolungati di preghiera nella Chiesa della Riconciliazione, condivisa con i Fratelli della Comunità di Taizé e con
i più di duemila giovani ivi presenti.
Anche per questa preziosa esperienza di
ascolto della Parola di Dio e dei fratelli e sorelle “maggiori”, di coinvolgente dialogo, di profonda condivisione, di gioiosa fraternità e di
festosa accoglienza non possiamo che rendere
grazie all’altissimo, onnipotente, bon Signore,
che è tutto il bene, l’unico bene, il sommo bene.
Fr. Giovanni Rinaldi, OFM
Segretario particolare
1.4. Fraternal Visit of Br Michael A. Perry,
Minister General and Br David Covertino,
Secretary for Mission and Evangelization
to Our Lady Queen of China OFM Province
Hong Kong-Taiwan, 17-22.07.2015
On the afternoon of July 19th, Brs Rufino
Ho and Claudio Pegoraro welcomed Brs Michael and David at the international airport in
Taoyuan , Taiwan. After an hour’s drive, we
arrived at the Provincial House in Taishan,
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AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
where Brs Michael and David greeted the brothers - 6 friars in temporary profession, Br Anthony Lin, the Guardian, Brs Marcello Yang,
Raphael Huang and 5 elderly retired brothers.
After Evening Prayer we had supper and then
shared a very joyful evening because of the
presence of two brothers visiting from so far
away!
On Monday morning the presider at the
Community Mass at 6:15 was our eldest friar,
Br Pius Liu, (94 years old), who also helped Br
Michael to translate his short homily!
At 9:30 Br Michael meet 30 brothers from
4 other fraternities. The Minister General shared the recent General Chapter orientations:
prayer life with an emphasis on sharing the
Word of God; life in fraternity with a balance
of ministry and pastoral work; protection and
care for Mother Earth through the simple and
sustainable life of the friars, in the light of the
papal encyclical “Laudato sii”. There followed
some questions from the brothers in a atmosphere of openness and sincerity.
That evening during Vespers, 4 brothers in
temporary profession renewed their vows, during which the Minister General encouraged
us to say, “Here I am”, as a constant response to God’s call! After supper, we had a time
of recreation which was marked by a cheerful
spirit: joking, singing, dancing, a real moment
of fraternal joy!
On the morning of July 21st, Brs Michael,
David, Pius Liu and I went to YangMingShan
to pay a visit to the Franciscan Sisters of the
Holy Infant Jesus, a Chinese Congregation
founded by Bishop Modestus Reveraets OFM
in 1906. The Minister General wanted to thank
the sisters in a special way for their prayer and
support to the OFM Mission Project in China.
That afternoon we went to visit the fraternity in XinYing in the south of Taiwan. Br Michael listened carefully to the 5 brothers who
spoke about difficulties in the life of the fraternity and about their busy life of pastoral work.
Br Michael invited them to be re-committed in
fraternal love, to come together and to dialogue with a genuine care for one another. After
supper we went to see the nearby YenShuei
Church with the parish priest Br Paul Wu
OFM, who guided us through the church building, which is in a Chinese style, decorated
with beautiful wall paintings with scriptural
and Franciscan themes. We also visited the
Poor Clare Sisters who are celebrating the 25th
anniversary of their presence in Taiwan. We
had a peasant time of sharing, very happy to be
united in the spirit of St Francis and St Clare!
We returned to the Taishan fraternity late in
the evening by high speed train.
On July 22nd we went to the convent of the
Franciscan Missionary Sisters, very close to
our friary, to celebrate Mass, following by breakfast. It was a further occasion to be in communion with a sister community of the wider
Franciscan family.
We also visited the fraternity in Daxi, composed of 5 brothers and one postulant. Here,
after we had seen the new church and the new
Franciscan Spiritual Centre, we gathered in a
fraternal atmosphere where it was stressed that
we need to pay great attention to the care of
local Vocations, and the accompaniment necessary for this to come about. Time passed
quickly and there was just time for the two
brothers to rush to the airport in order to depart
for Singapore!
Thank you so much Br Michael and Br
David for your fraternal visit, your encouragement, your witness, and your care for us the little Franciscan family in Hong Kong and
Taiwan. Thanks be to God!
Br Claudio Pegoraro,
Minister provincial
2. La sana golosità del Poverello d’Assisi
Anche di pane
vive l’uomo
Nella selva di pubblicazioni che si stanno
affollando sul tema dell’alimentazione (stimolate certamente dall’Expo di Milano, che propone appunto il tema del cibo) una, crediamo,
si distacca per originalità. Stiamo parlando di
Il cibo di Francesco. Anche di pane vive l’uomo, di cui sono autori fra Pietro Messa ofm
e Giuseppe Cassio, professore di Storia del
francescanesimo presso la Pontificia Università Antonianum di Roma il primo, storico
dell’arte il secondo. Il volumetto (poco meno
di 100 pagine, con un inserto di immagini in
colore) ci introduce al rapporto di Francesco
d’Assisi con il cibo. Nell’immaginario collettivo, Francesco avrebbe condotto una vita di
stenti, quasi non avesse il primario bisogno di
nutrirsi. Viceversa le fonti ci danno notizia di
un Poverello «sano goloso», moderato estimatore del buon cibo, che sa apprezzare come dono e segno di letizia.
AD CHRONICAM ORDINIS
Pane, focacce, cereali, erbe selvatiche, verdure, uova, formaggi, pesce, carni bianche
e dolci (i mostaccioli di mandorle): tutto, se
preso senza ingordigia, contribuisce a lodare il
Creatore nel creato. E a rafforzare la fraternità tra gli uomini. Si legge infatti nella Regola
non bollata, composta intorno al 1221: «E con
fiducia l’uno manifesti all’altro la propria necessità, perché l’altro gli trovi le cose che gli
sono necessarie e gliele dia. E ciascuno ami e
nutra il suo fratello, come la madre ama e nutre
il proprio figlio, in quelle cose in cui Dio gli
darà grazia. E colui che mangia, non disprezzi
chi non mangia, e chi non mangia, non giudichi colui che mangia. E ogniqualvolta sopravvenga la necessità, sia consentito a tutti i frati,
ovunque si trovino, di servirsi di tutti i cibi che
gli uomini possono mangiare, così come il Signore dice di Davide, il quale mangiò i pani
dell’offerta che non era permesso mangiare se
non ai sacerdoti. E si ricordino che il Signore
dice: “State bene attenti, che i vostri cuori non
si appesantiscano nella crapula e nell’ubriachezza e nelle preoccupazioni di questa vita e
che quel giorno non piombi su di voi all’improvviso, poiché cadrà come un laccio su tutti
coloro che abitano sulla faccia della terra”. Similmente, ancora, in tempo di manifesta necessità tutti i frati per le cose loro necessarie
provvedano così come il Signore darà loro la
grazia, poiché la necessità non ha legge».
Un libro dunque che ci aiuta a ricollocare,
prendendo esempio dalla spiritualità francescana, il cibo nella giusta dimensione e in un
orizzonte di sobrietà e di giustizia. Un rapporto che, se ci invita a godere del buon cibo
come inno alla grandezza di Dio, ci invita altresì a non trascurare il digiuno come mezzo
privilegiato di rinuncia a se stessi «per cibarsi
solamente di Dio». Perché «anche di pane vive
l’uomo», ma senza dimenticare che esiste un
cibo dell’anima, che consiste appunto «di ogni
parola che esce dalla bocca di Dio».
Giuseppe Caffulli
[L’Osservatore Romano, 1° maggio 2015,
p. 4]
3. Congresso mondiale sulla formazione alla VC
Ciotole di terracotta
307
È stata la prima volta. Strano, a ben pensarci, ma mai prima d’ora s’era organizzato
nella Chiesa un Congresso mondiale sulla formazione alla vita consacrata (VC). Davvero,
senza enfasi, un evento storico quel che s’è celebrato all’Ergife di Roma dall’8 all’11 aprile
scorso. E che si sia trattato di qualcosa di straordinario è detto anche dai numeri: 1389 partecipanti (ma avrebbero potuto esser molti di
più), in rappresentanza di 416 istituti di diritto
pontificio, provenienti da 106 paesi (30 africani, 25 dall’America, 23 asiatici, 24 europei, 4
dall’Oceania).
Imponente e subito simbolica la prima
istantanea del Congresso il mattino dell’8, con
la massa di persone, consacrate e consacrati
(finalmente un convegno ecclesiale con buona
presenza maschile!), strette e pigiate nell’unica via di accesso al grande salone sotterraneo
per l’inizio dei lavori: inevitabile pensare al
cammino faticoso della VC, come Israele nel
deserto, alla ricerca della strada buona, quella
che conduce alla Terra promessa, ma passando
per la terra nascosta del proprio cuore, come
tappa obbligata.
Nel tempo
di papa Francesco
Al di là dell’udienza in San Pietro si è molto
sentita al Congresso la presenza di papa Francesco, il suo invito a esser veri e autentici, e
dunque anche coraggiosi e creativi, ad andare
alla sostanza delle cose.
Cos’ha detto, infatti, il Congresso alla VC?
In tempi in cui abbondano le analisi e troppi
punti di domanda, persino circa il domani della VC (se ci sarà e come sarà), restano senza
risposta, questo simposio ha detto qualcosa di
molto chiaro e su cui immediato è stato l’accordo. Avremo futuro anzitutto se la pianteremo una buona volta con l’angoscia vocazionale, che produce solo angoscia e non vocazioni.
E vi sarà futuro per noi non se avremo comunquevocazioni, ma solo se sapremo curare la
reale crescita umana e spirituale di quei tanti
o pochi che avremo, ovvero se faremo bene,
con rigore di verità, il discernimento in ogni
fase del cammino, senza sconti e compromessi; se sapremo riconoscere e orientare diversamente quei giovani d’oggi problematici “che
inconsciamente cercano strutture forti che li
proteggano, per proteggersi”. E ancora niente
futuro se daremo attenzione solo al versante
esteriore del soggetto, ma solo se cercheremo
308
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
di formare il cuore, la sensibilità profonda. E
nemmeno se daremo appena una buona formazione iniziale, ma se creeremo le condizioni
per una formazione che duri tutta la vita e che
sappia valorizzare la cultura del singolo. Vi sarà un domani per noi non se renderemo facile il
cammino formativo, ma solo se avremo il coraggio di accompagnare i nostri giovani lungo
la via che porta a Gerusalemme.
Basta, allora, con le solite lagne per i soliti
motivi (le poche vocazioni, la poca generosità
dei giovani, il contesto culturale contrario…).
Se i giovani in formazione sono pochi, questo
è motivo in più semmai perché sia una formazione personalizzata, dando tempo e risorse per
il lavoro sulla persona singola; e quanto ai giovani mediocri – ci ha ricordato il Papa – “non è
vero che i giovani di oggi siano mediocri e non
generosi; semmai hanno bisogno di sperimentare che «si è più beati nel dare che nel ricevere!»
(At 20,35), che c’è grande libertà in una vita
obbediente, grande fecondità in un cuore vergine, grande ricchezza nel non possedere nulla”.
Circa la cultura odierna e le sue provocazioni,
infine, essa in ogni caso rappresenta il luogo
ove il giovane, “cittadino del mondo”, deve imparare a dare la propria testimonianza, amando
le persone e cercando di entrare nel loro mondo
con la luce dell’evangelo, senza atteggiamenti
difensivi o, al contrario, ostili, ma con l’intelligenza del cuore.
Basta, allora, anche con quei progetti formativi che chiudono il soggetto entro disegni
di perfezione soggettiva, di attenzione autoreferenziale a se stessi o alla propria realtà di appartenenza, disegni che tanto male han fatto alla
VC del passato, per educare invece il giovane
consacrato al vero senso missionario ed ecclesiale. Se la VC è nata nelle periferie essa solo lì
ritrova la sua vita e criterio e slancio formativi.
Formazione
dei formatori
I formatori rappresentano una categoria di
persone che, in genere, constatano ogni giorno
la propria povertà, a volte persino l’impotenza, e sono spesso esposti a delusioni dolorose,
quando non addirittura a giudizi sommari da
parte di chi li vorrebbe responsabili ultimi di
tutte le crisi e problemi (scandali sessuali compresi).
Per questo è emerso con insistenza, non
solo nelle relazioni ufficiali, il tema della formazione dei formatori stessi. Non è più una
novità oggi (anche se non ovunque è ben attuata), ma è stato significativo sentirlo ripetere
in continuazione: se un tempo fare il formatore
era un compito come gli altri, anche se poi il
formatore era scelto tra i buoni e obbedienti,
pii e casti, oggi nessun superiore dovrebbe
poter dare questo incarico se non provvede
prima alla formazione specifica della persona
incaricata. E possibilmente senza darle altri 10
incarichi.
Contenuti
del Congresso
Il Congresso ha seguito un nesso logico, già
evidente nel suo titolo: “Vivere in Cristo secondo la forma di vita del Vangelo”, che le sei
relazioni hanno cercato di declinare sul piano
formativo nei tre giorni. Il primo con la relazione teologica di M.Tenace, che ha riproposto il concetto di formazione indicato da Vita
consecrata (65 ss.), come azione del Padre che
plasma in noi il cuore del Figlio per la potenza
dello Spirito Santo. La formazione, dunque,
come azione teologico-trinitaria, non come
semplice processo psicopedagogico. E allora,
proprio perché azione del Padre, la formazione è destinata ad abbracciare tutta la persona
e dunque anche tutta la vita. È la vita, infatti,
che forma, non il noviziato, il quale – semmai
– dovrà formare la persona a lasciarsi formare
dalla vita per tutta la vita (la docibilitas), come
ha sottolineato la relazione di A.Cencini.
Il secondo giorno è stato dedicato alla pedagogia della formazione: i formatori hanno bisogno, giustamente, di sapere il come, di avere
un metodo. La relazione di R.Volo ha presentato il metodo adottato da Gesù coi suoi discepoli, sottolineando che anche in quel gruppo
non tutto è andato bene. Mentre C. Pena y Lillo ha offerto un’analisi di alcuni modelli formativi adottati negli ultimi decenni, indicando
nel modello della integrazione quello più adeguato oggi per favorire in ogni chiamato l’azione del Padre, il vero e unico Padre Maestro.
Infine, il terzo giorno è stato dedicato alla
riflessione su alcune urgenze della formazione. Ne sono state scelte due: la formazione alla maturità affettivo-sessuale nel tempo degli
scandali (L. Arrieta), e la formazione dei formatori (M. McGuire).
Ad arricchire ulteriormente la proposta di
contenuti vi sono pure stati un Forum sul tema
della formazione vista nell’ottica di tre Dicasteri vaticani: la Congregazione per il Clero
AD CHRONICAM ORDINIS
(card. Stella), quella per l’Educazione Cattolica (mons. Zani), e la CIVCSVA (mons. Carballo). Oltre al Forum un pomeriggio è stato
dedicato a una Tavola rotonda, con diverse
esperienze specifiche a confronto, dall’interculturalità al rapporto con la secolarità nella
formazione, dal cammino formativo nell’ambito ecumenico all’educazione alla dimensione contemplativa.
Dinamica
dei lavori
Come spesso succede in questo tipo di incontri non sono solo le relazioni ufficiali a offrire stimoli e luci nuove, ma anche – e forse
soprattutto – gli scambi informali, le comunicazioni di esperienze tra persone che prima non
si conoscevano e che scoprono di avere molto
in comune e da condividere. È quello che è avvenuto anche al nostro Congresso, specie con
la dinamica delle cosiddette comunità dei tavoli. La disposizione circolare dei partecipanti
attorno a dei tavoli ha favorito infatti proprio
questo tipo di scambi, che ha costituito come
il filo rosso, sul piano metodologico, di tutto
il convegno. Ogni relazione era regolarmente
seguita, dopo una decina di minuti di assoluto
silenzio, dalla condivisione attorno al tavolo.
Che normalmente andava oltre il tempo stabilito. Sempre da questa condivisione sono venute poi le domande poste ai singoli relatori.
Siamo sicuri che sono nate diverse amicizie
grazie a questa condivisione, come sempre accade quando si condivide la fede e ciò che è
essenziale nella vita.
Altra dinamica sperimentata sono stati i laboratori, una ventina circa, in cui sono state
affrontate tematiche specifiche significative e
oggi particolarmente importanti (dall’omosessualità alla crisi dei formatori, dai poveri quali
agenti della formazione al ruolo formativo della
comunità), temi che avrebbero rischiato di restare fuori della discussione congressuale. Tali
laboratori hanno occupato un pomeriggio intero
del Congresso, dando un po’ a tutti la possibilità
d’intervenire personalmente nella discussione.
Verso
il futuro
Dicevamo prima della domanda inquietante sul futuro della VC. Papa Francesco quando ci ha visti così tanti nell’aula Paolo VI ha
commentato: «Al vedervi così numerosi non si
309
direbbe che ci sia crisi vocazionale!... Ma sono
anche convinto che non c’è crisi vocazionale
là dove ci sono consacrati capaci di trasmettere, con la propria testimonianza, la bellezza
della consacrazione».
E allora, invece di farci domande che ci deprimono su qualcosa che non possiamo prevedere, pensiamo a costruire il futuro più vicino a
noi, per esempio raccogliendo la provocazione
che viene da questo incontro mondiale a organizzare incontri simili a livello continentale e
d’istituto, per applicare a ogni contesto locale
quanto emerso nel Congresso e continuare a
condividere davvero la bellezza di questo ministero. Quella dell’acculturazione dei carismi
è questione che resta centrale e ancora irrisolta
per il futuro della VC.
Le beatitudini
del formatore
Il Congresso ha voluto inviare a formatori
e formatrici un messaggio conclusivo intitolato proprio così: «Le beatitudini del formatore. Per rileggere e declinare le otto beatitudini
del vangelo di Matteo nella vita del formatore,
chiamato a esser povero di spirito, misericordioso, costruttore di pace….». Ne riportiamo
una, quella sui miti: ”Beati voi, se sapete attendere con pazienza i tempi di maturazione del
buon seme gettato con costanza e fiducia, senza imporre nulla con la forza o l’astuzia, senza
pretendere di esser voi a gestire il raccolto.
Beati i formatori-seminatori, che continuano a seminare in ogni caso, in ogni momento,
in ogni cuore, ben sapendo che il seme ha una
sua forza ed efficacia. Beati voi se agite senza mai fare alcuna violenza, sottile e nascosta,
nemmeno per ottenere il bene, perché Dio vi
darà la terra promessa dei cuori.
Beati i formatori che con la loro mitezza ricordano a chi è in formazione che l’unica cosa
davvero necessaria è farsi come ciotole di terracotta, in cui altri possano bere a piccoli sorsi
il cielo”.
Mi sembra che questa immagine finale,
“ciotole di terracotta in cui altri possano bere a
piccoli sorsi il cielo”, dica quel che il formatore è chiamato a essere, quel che ogni giovane
in formazione deve imparare a essere, quel che
la VC dev’essere per il mondo e la Chiesa.
Amedeo Cencini
[Testimoni, 5(2915)27-30]
310
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4. Attese per l’anno della vita consacrata
Il coraggio
di saper innovare
Nella lettera apostolica Testimoni della gioia (28 novembre 2014) papa Francesco esprime alcuni desideri che, oltre ad essere appropriati, possono tradursi in preghiera. Li chiama “attese” e si riassumono in cinque parole:
gioia, svegliare, comunione, mondo-periferia,
creatività-innovazione. Come premessa e su
questo sfondo chiediamoci: Preferiamo una
vita consacrata separata da questo mondo o
piuttosto inviata a questo mondo e desiderosa
di incarnarsi in esso, come Gesù?
Nella trasmissione della nostra fede e nella
testimonianza vogliamo servirci del linguaggio del mondo culturale e intellettuale della gente d’oggi o pretendiamo che gli altri si
adeguino al nostro linguaggio, imparino le sue
chiavi, entrino nel nostro mondo concettuale?
Optiamo per andare controcorrente, per la
denuncia e l’intransigenza – paurosi davanti
a qualsiasi invenzione o innovazione – o ci
sentiamo chiamati ad essere comprensivi, a
rafforzare gli impulsi di rinnovamento della
società e offrire ad essi il significato che lo
Spirito continua a rivelare?
Quando ci attacchiamo troppo alla tradizione diventiamo irrilevanti, incapaci di trasformare la cultura; creiamo delle separazioni, diventiamo incapaci di discernere dove agisce lo
Spirito di Dio; mostriamo un Dio-Chiesa e non
un Dio della vita, compresa la Chiesa.1 Questo modello di Chiesa – e di vita consacrata
in essa – non attira le nuove generazioni che
vogliono uguaglianza, compassione, autenticità, che desiderano vedere delle alternative alle
politiche vigenti fino ad oggi, che si sentono
appassionate per le innovazioni tecnologiche,
per le scoperte delle scienze, per l’avventure
della libertà.
Papa Francesco si chiede: che cosa mi attendo in particolare da questo anno di grazia
dalla vita consacrata? E risponde con cinque
proposte, che io ridurrei a quattro:
• che si realizzi il detto: “Dove ci sono i religiosi, lì c’è gioia”;
• che “svegliate il mondo”;
• che vi mostriate degli “esperti di comunione”;
• che andiate in tutto il mondo, in particolare
nelle periferie esistenziali e vi domandiate
che cosa Dio e l’umanità ci chiedono oggi.
“Dove ci sono i religiosi, lì c’è gioia”
Alcuni mesi fa ho accompagnato un istituto
religioso durante la fase di discernimento per
eleggere il governo generale. Si tratta di un
momento molto delicato. Una persona – molto considerata in quell’istituto nel campo della
spiritualità e della formazione – mi disse: “nel
nostro istituto... c’è molta gente triste”. Ma più
che impressionarmi per questo fatto, mi chiesi:
“capita solo in questo istituto o è un fenomeno
generalizzato nella vita consacrata?”.
A Harvard, il corso che gode di maggiore
popolarità e successo – più di quelli di economia – tenuti da grandi specialisti – è quello
che riguarda la felicità. Si intitola “Maggiore
felicità” ed è tenuto da Tal Ben Shahar.2 È un
corso che attira 1.400 alunni ogni semestre, e il
20% dei laureati di Harvard sceglie di frequentarlo. Il professore paragona la vita a un’impresa che ha dei profitti e dei costi. L’impresa
va bene se ci sono più profitti che costi. I nostri
profitti sono le emozioni e i pensieri positivi;
i costi sono le nostre emozioni e i pensieri negativi. Quando questi prevalgono nel bilancio
finale, andiamo incontro alla bancarotta, ai numeri in rosso. “Solo sorridere, cambia lo stato
d’animo”. “Essere felice è alla fine un accumulare un gran fondo di risparmio di esperienze significative. Povero quel tale che custodisce ciò che possiede là dove si corre il rischio
di perdere tutto”.3
La verità è che i livelli di soddisfazione nella vita consacrata non sono molto alti. Si vedono tra di noi dei “volti tristi, persone scontente,
insoddisfatte…”.
Si possono portare molte ragioni: difficoltà,
notti dello spirito, delusioni, malattie, perdita
di energia; eccesso o difetto di un modo di governare, nella vita comunitaria, nella propria
vita personale affettiva e spirituale…
Papa Francesco ci dice che siamo chiamati a esperimentare e a far vedere che la fonte
della nostra gioia è Dio – capace di riempire
il nostro cuore –; non dobbiamo cercarla da
nessun’altra parte; la fraternità autentica, vissuta nelle nostre comunità nutre la nostra gioia e ci realizza come persone; anche la nostra
consegna totale al servizio della Chiesa (famiglie, giovani, anziani, poveri) dà significato e
pienezza alla nostra vita; non pregiudicano la
nostra gioia interiore i patimenti, le sofferenze: attraverso di essi ci è dato di partecipare
alle sofferenze di Gesù, che, per amore nostro,
non rifiutò la croce; la nostra gioia rende attra-
AD CHRONICAM ORDINIS
ente alle nuove generazioni la vita consacrata.
Non bastano le belle campagne vocazionali,
né l’efficienza e la potenza dei nostri mezzi di
evangelizzazione. Ad esse parla una vita «che
lascia trasparire la gioia e la bellezza di vivere
il Vangelo e seguire Cristo».
“Svegliate il mondo”
La perdita di forza profetica si manifesta
nel distacco da Dio e dagli altri. È la tentazione della fuga, come Elia, come Giona. E, così,
distaccati, cadiamo in un profondo sopore. Un
sopore che ha molto a che vedere con quel peccato capitale dimenticato nella Chiesa d’Occidente, l’accidia.
Per i padri del deserto era il peggiore dei
peccati capitali. Lo chiamavano anche il demonio meridiano. È il demonio della perdita
di speranza, non solo nelle istituzioni, non solo
nella comunità, non solo nel proprio ministero,
ma – in ultima e prima istanza – in Dio. È un
non confidare in Dio, nella sua Provvidenza.
Il profeta è colui che rimane vigile e cerca
di far uscire dal loro sopore quelli che dormono. «La testimonianza profetica (...) si esprime
nella denuncia di tutto ciò che è contrario alla
volontà di Dio e nell’esplorazione di vie nuove
per attuare il Vangelo nella storia, in vista del
Regno di Dio» (VC 84).
Questa è stata la missione del profeta Elia
nei riguardi del suo popolo: passione per la fedeltà all’Alleanza, difesa coraggiosa dei diritti
dei poveri, trasmissione del suo spirito profetico alle nuove generazioni. Benché tentato,
Elia non si lasciò mai prendere dalla disperazione: dopo un lungo tempo di siccità, gli fu
concesso di vedere – mentre pregava piegato
con la faccia tra le ginocchia – una «nuvoletta
grande come la palma di una mano» che saliva
dal mare (1 Re18,42.44).
Noi lottiamo contro gli occhi oppressi dal
sonno (Lc 9,32) per discernere i movimenti
della nube e riconoscere i segni della Presenza:
«Guidati dallo Spirito, mai rigidi, mai chiusi,
sempre aperti alla voce di Dio che parla, che
apre, che conduce, che ci invita ad andare verso l’orizzonte».4 Papa Francesco ci chiede di
essere «sentinelle che vegliano nella notte e
sanno quando giunge l’aurora (Is 21,11-12), e
che stiamo, soprattutto, «dalla parte dei poveri
e degli indifesi, perché Dio sta dalla loro parte».
Diceva Ernst Bloch che ci sono due tipi di
sogni: i sogni notturni – che rimandano al pas-
311
sato – e i sogni diurni – che rinviano al futuro.
Questi sogni non devono essere solo una nostra
utopia, ma dei motori che portano a creare “altri luoghi” in cui vivere «la logica evangelica
del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore vicendevole». I nostri
luoghi, gli spazi, le istituzioni devono tradursi
in lievito di una società ispirata al vangelo, in
città poste sul monte che proclamano la verità
e il potere delle parole di Gesù. Se recuperiamo la nostra dimensione profetica sappiamo
di “non dover avere paura”: «io sono con te
per proteggerti» (Ger 1,8). La profezia ci rende
innovatori.5 «L’innovazione è un processo attraverso il quale un sogno si traduce in realtà»
(Ebraim Hemmatuia). La paura compromette
l’innovazione, la profezia innovatrice. Non
siamo – sia nella Chiesa, sia nella vita consacrata – molto propensi a parlare di “innovazione” o di “invenzione”. Ci sentiamo, piuttosto,
depositari di una grande e ricca tradizione che
celebriamo con assiduità e diligenza. A volte si
sente dire: “lasciamo perdere le innovazioni!”,
“si è sempre fatto così”. Ci dobbiamo chiedere
se è la paura che impedisce tra noi l’innovazione: quando prolifera la paura, le nostre società
cercano delle zone di sicurezza a costo di una
supervigilanza esagerata. La Chiesa della paura – la vita consacrata della paura – non vuole
correre rischi e, in definitiva, pensa più a salvare se stessa che non a salvare gli altri. Non
le interessa l’innovazione, ma solo la tradizione. Ma “la paura è una cattiva consigliera”. Ha
ragione la sapienza popolare, perché la paura
ci de-vitalizza , ci impedisce di essere persone capaci di affrontare le tenebre, di vincere
la nostra paura dell’oscurità , di affrontare i
rischi, di cambiare. Sono molti coloro che seguono alla lettera i consigli della paura. E questa porta a una paralisi dell’attività creatrice,
ad aggrapparsi a funi di sicurezza e cercare di
salvarsi da un mondo che da ogni parte presenta minacce e pericoli. Scrive Luc Ferry che «se
continuiamo ad ascoltare coloro che incutono
paura nel corpo finiremo con l’ammalarci, con
l’essere posti in un cassone di bambagia, avvolti in un gigantesco preservativo».6
“Esperti di comunione”
Le esperienze che andiamo accumulando
nelle nostre comunità, nelle relazioni vicendevoli, nel modo di affrontare i conflitti indicano
che non è facile “essere esperti di comunione”. Abbiamo poca pazienza nei contrasti, nel
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AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
dialogo con chi dissente. L’ira si impadronisce
facilmente di noi e ci impedisce di continuare con pazienza. Nel contesto della missione
della Chiesa vediamo che mai come oggi si è
parlato dell’“ecclesiologia di comunione” e
tuttavia constatiamo il deficit di dialogo che è
esistito tra di noi. Come nella società, così anche noi giungiamo facilmente ai divorzi e agli
aborti di progetti che non trovano un primo
appoggio. Tuttavia, qui sta il sogno della lettera apostolica Novo Millennio ineunte di san
Giovanni Paolo II: «fare della Chiesa la casa e
la scuola di comunione».7
Papa Francesco vuole che questo sogno
diventi realtà – nel corso di quest’anno – nei
nostri ordini e congregazioni, nelle nostre province, nelle nostre comunità: «che l’ideale della fraternità, voluto dai nostri fondatori, cresca
a tutti i livelli, come in circoli concentrici». E
anche tra gli istituti, in rapporto alla Chiesa
particolare e alla Chiesa mondiale.
Il cammino della carità: «Non mi stanco di
ripetere che la critica, le chiacchiere, l’invidia,
le gelosie, gli antagonismi sono atteggiamenti
che non hanno diritto di vivere nelle nostre case. Il cammino della carità che si apre davanti
a noi è quasi infinito: accettazione e attenzione reciproca, comunione di beni materiali e
spirituali, correzione fraterna, rispetto dei più
deboli, relazioni interculturali e accoglienza
vicendevole... “La mistica di vivere uniti” fa
della nostra vita “un santo pellegrinaggio”».
Comunione tra i membri di diversi istituti,
cammino di speranza: «Uscire con maggior
coraggio dai confini del proprio istituto per
sviluppare insieme, sul piano locale e globale, progetti comuni di formazione, evangelizzazione e interventi sociali. Nessuno costruisce il futuro isolandosi, né solo con le proprie
forze, ma riconoscendosi nella verità di una
comunione che sempre si apre all’incontro, al
dialogo, all’ascolto, all’aiuto vicendevole e ci
preserva dalla malattia dell’autoreferenzialità».
È necessaria la sincera sinergia fra tutte le
vocazioni: cominciando dai presbiteri e dai
laici, così da «fomentare la spiritualità della
comunione, anzitutto fra loro e inoltre nella
stessa comunità ecclesiale e oltre i suoi confini».
Fino a tutto il mondo e
alle sue periferie
La vita consacrata sta progettando – ora con
maggiore serietà – la missione. La nostra congregazione l’ha programmata nel precedente
capitolo generale quando si propose di «impostare la missione in chiave d’amore come missio Dei», “missio inter gentes” e “missione
condivisa”. Si sono tenuti diversi incontri che
hanno approfondito il tema della missione.
Il prossimo capitolo generale l’affronterà in
maniera specifica. L’Evangelii gaudium ci ha
esortato a intraprendere una seria “conversione pastorale e missionaria”.
Perciò, stiamo su questa linea!
Papa Francesco, nell’esortazione Evangelii
gaudium, ci ha invitati ad essere una Chiesa in
uscita e ci ha indicato un luogo preferenziale:
le periferie geografiche e culturali!
Ci chiede, inoltre, di lasciarci convertire
dallo Spirito Santo per essere più pastorali e
missionari in questa epoca, di integrarci nel
grande movimento missionario, e che questa conversione rinnovi le nostre strutture, le
istituzioni e le persone, e abbia effetti visibili
nella nostra economia, nella gestione dei beni, nella vendita e destinazione degli immobili
che ci vediamo obbligati ad abbandonare.
Ci ha chiesto di uscire dalle nostre zone di
sicurezza e di comfort per annunciare il Vangelo ai poveri, a coloro che non appartengono
alla nostra confessione cristiana o alla nostra
religione, ma che sono figli e figlie di Dio e
di seminare nelle culture la luce e il sale del
Vangelo.
Se vogliamo essere una Chiesa più incarnata e messianica, più ospitale e accogliente, più
aperta e dialogante, come rifiutare le invenzioni necessarie e l’innovazione che queste produrranno? Ci siamo domandati se nella nostra
provincia, nella nostra comunità funziona la
missione, vale a dire, se siamo «complici coraggiosi della missione dello Spirito Santo?».8
Papa Francesco ci ricorda nella sua lettera
che l’ultima parola di Gesù è stata “Andate in
tutto il mondo” (II, 4) e anche di essere docili
agli impulsi dello Spirito Santo per prendersi
cura dei bisogni del mondo (II, 5). L’umanità intera ci attende. In questa umanità ci sono:
persone senza speranza, famiglie in difficoltà, bambini abbandonati, giovani senza futuro, malati e anziani abbandonati, ricchi con il
cuore vuoto, uomini e donne alla ricerca di significato, persone con la sete del divino (II, 4).
Tutti costoro ci attendono: per essi possiamo essere “Mebasser”, vale a dire profeti
della gioia, evangelizzatori. Perciò ci vengono
chiesti gesti concreti di accoglienza dei rifu-
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giati, di sostegno ai cristiani perseguitati, di vicinanza ai poveri, la creatività nella catechesi
e nell’annuncio del Vangelo, nell’iniziazione
alla vita di preghiera, nell’accompagnamento
di coloro che cercano una vita spirituale più
intensa o hanno bisogno di un sostegno morale
o materiale.
E si attende che si alleggeriscano le strutture, si riutilizzino le grandi case a favore di
opere più conformi alle necessità attuali della
evangelizzazione e della carità, si adeguino le
opere ai nuovi bisogni.
Con risposte creative e innovatrici
Siamo invitati non solo ad un rinnovamento, ma ad un’autentica innovazione; questa
rompe gli schemi, appiana le strade, offre nuove possibilità. Ci sono innovatori nel campo
della medicina, dell’educazione, nella politica
e nella società, nell’ingegneria, nei mezzi di
comunicazione... Anche nell’ambito religioso,
specialmente là dove viene permesso di sperimentare, di aprire nuove strade e cercare nuovi orizzonti. Gli innovatori corrono, mentre la
maggioranza si accontenta solo di passeggiare.
Gli innovatori ci introducono nell’ambito dello sconosciuto; per questo hanno cambiato il
nostro modo di vedere, di sentire, di vivere.
Pensiamo solo a Johannes Guttenberg, l’inventore della stampa. La sua innovazione portò i libri alle masse, rese possibile la riforma
nel campo della religione, della politica e della
società.9
Dalla capacità di innovazione – noi crediamo che in collaborazione con lo Spirito creatore e pieno di fantasia – dipende il nostro futuro
e quello delle prossime generazioni. Ci troviamo nella “società dell’innovazione”. Siamo in
una società in cui “se non innovi, muori”.10
Innovare non consiste nel far crescere ciò
che già esiste e nel ripeterlo nella società. Non
si innova per il semplice fatto di produrre di
più e di favorire un maggior consumo. L’innovazione è l’invenzione del nuovo. Oggi, una
nuova idea, un nuovo servizio, un nuovo prodotto possono provocare una cascata impressionante di cambiamenti collaterali che mobilitano la società come uno tsunami.
Clayton Christensen (1997) chiamò questo
fenomeno: “distruptive innovation” (innovazione dirompente).11 Luc Ferry lo chiama
“innovation destructiva” (“innovazione distruttrice”).12 Perché dirompente o distruttiva?
Perché ci sono idee e prodotti che introducono
313
una tale novità, da rendere obsolete e inutili le
idee e i prodotti precedenti. Ciò che innova ha
come effetto collaterale la distruzione progressiva di ciò che viene superato. L’innovazione
mette fuori gioco chi la rifiuta.
L’innovazione riguarda non solo il settore
tecnologico, ma anche quello etico e religioso. Si sono aperti nuovi dibattiti pubblici in cui
dobbiamo intervenire come evangelizzatori.
Vediamo che il sistema tradizionale di valori
si è disgregato. Sono scomparsi progressivamente tutti i fondamenti della cultura “classica”.
Sono state messe in questione la raffigurazione nella pittura, la tonalità nella musica,
le regole tradizionali del romanzo, del teatro,
della danza e del cinema.
Con la scoperta del DNA, il cambiamento
avvenuto nella genetica è stato spettacolare.
La società ha riscoperto il valore della sessualità in base a parametri diversi da quelli
tradizionali: da una parte, “tolleranza zero”
di fronte alla pederastia, l’abuso sessuale, la
violenza domestica, la tratta delle persone...
e, dall’altra, una maggiore liberalità nel libero
esercizio della sessualità.
I partiti politici sentono il bisogno di rifondarsi per guadagnare adepti e votanti e
raggiungere una maggiore presenza sociale.
A questo scopo si ricorre a mille stratagemmi. I più efficaci – sembra – sono quelli che
meglio si sintonizzano con le “passioni della
gente”: l’indignazione, l’ira, l’invidia, il sesso.
Per questo non c’è scrupolo a gettare in pasto
al pubblico le miserie degli altri. Lo scandalo vende. L’indignazione mobilita. L’invidia
crea inimicizie. Il sesso abbaglia. Le istituzioni su cui si basava la società fino ad oggi cominciano a cambiare.13
Non c’è innovazione senza invenzione. Si
perde il tempo a sognare l’innovazione se non
si apportano dati concreti di invenzione.
L’innovazione non è qualcosa che facciamo, ma qualcosa che già stiamo facendo.
L’innovazione non sorge all’improvviso; è
un traguardo a cui si giunge attraverso le invenzioni. Le invenzioni sono le componenti
dell’innovazione. La storia dell’umanità ci
sorprende di continuo con la comparsa di innovatori e di inventori. Grazie ad essi siamo
progrediti. La rassegnazione, la pigrizia, la
mancanza di creatività, l’abitudine ci porterebbero a vivere in maniera misera in un mondo
pieno di risorse e possibilità.
Questa è la nostra ora, il nostro momento.
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Dobbiamo scendere in campo e giocare questa
partita. Lo Spirito ci ha inseriti nella lista dei
convocati e ci chiede di lasciare la panchina
e di approfittare di questo gioco meraviglioso
per vincerlo. Ma si attende che siamo “creativi” e non “fotocopie del passato”.
Il papa ci dice: «La fantasia dello Spirito
ha creato forme di vita e opere tanto diverse
che non possiamo facilmente catalogare o costringere entro schemi prefabbricati. Non mi
è possibile, quindi, riferirmi a ciascuna delle
forme carismatiche in particolare».
Forse non tutti abbiamo la capacità di innovazione, ma possiamo essere come Giovanni
Battista: persone che appianano la strada o la
preparano per la venuta del “novum”.
Il tema della Plenaria della CIVCSVA –
che ebbe luogo dal 25 al 29 novembre 2014
– fu Vino nuovo in otri nuovi. In quell’occasione si constatò che il “vino nuovo” ci viene già
dato; ma corriamo il pericolo o la tentazione di
versarlo in “otri vecchi” e, pertanto, di adulterarlo. In un contesto del genere, il card. Kasper
ebbe a dire nei riguardi della nuova evangelizzazione «ci chiedono pane e noi diamo loro
pietre».
Papa Francesco ci incoraggia ad uscire verso questi nuovi scenari della missione, anche
come terapia per noi stessi. «Non ripiegatevi
su voi stessi, non lasciate che i piccoli litigi di
casa vi asfissino, non rimanete prigionieri dei
vostri problemi. Questi si risolveranno se andate fuori ad aiutare gli altri a risolvere i loro e
ad annunciare la Buona Novella. Troverete la
vita dando la vita, la speranza offrendo speranza, l’amore amando».
Il magistero attuale della Chiesa (in particolare di Benedetto XV e Francesco) ci invita
a «rinnovare la comprensione e l’esercizio della nostra carità, così centrale nella definizione del missionario: un uomo acceso di carità»
(Deus caritas est – 2005; Sacramentum caritatis – 2007; Caritas in veritate – 2009; Evangelii gaudium, cap. IV: Dimensione sociale
dell’evangelizzazione).
La carità missionaria ci spinge all’innovazione attraverso le nuove tecnologie, terre
inesplorate per narrare il Vangelo e a piantare
tende leggere negli incroci dei sentieri inesplorati. La vita consacrata sarà capace di essere
interlocutrice della ricerca di Dio che aleggia
nel cuore umano?
Questi sono gli auguri non utopistici per
l’Anno della vita consacrata. Sono un appello alla coscienza di quanti partecipano a que-
sta forma di vita perché diventi realtà in noi
l’espressione “anno nuovo – vita nuova”. Bisogna recuperare il coraggio e l’entusiasmo.
Dobbiamo ripeterci molte volte: lo possiamo! Ma con la magica convinzione che «tutto
possiamo in colui che ci dà la forza (Gesù)»
(Fil 4,13) e nello Spirito che disegna il nostro
futuro.
José Cristo Rey García Paredes
[Testimoni, 5(2015)40-45]
Cf. Michael Frost – Alan Hirsh, The Shaping of
1
Things to Come: Innovation and Mission for the
21st Century Church, Hendrckson Pubblicationes,
Peabody, 203, p. 158.
2
Consulente e relatore di conferenze in tutto il mondo, è laureato in Organizzazione Comportamentale
e in Filosofia e Psicologia.
3
La psicologia positiva è un ramo della psicologia
che cerca di comprendere, mediante l’investigazione scientifica, i processi sottostanti alle qualità e alle
emozioni positive dell’essere umano. L’oggetto di
questo interesse sta nell’apportare nuove conoscenze sulla psiche umana non solo per aiutare a risolvere i problemi della salute mentale che fanno soffrire
gli individui, ma anche per conseguire una migliore
qualità di vita e di benessere, tutto questo senza mai
scostarsi da una rigorosa metodologia scientifica
propria della scienza della salute.
4
CIVCSVA, Scrutate, Parte II. La profezia della vigilanza.
5
Forse dovremmo dalle parole tanto usate di recente, parole con ri- (ri-nnovamento, ri-fondazione,
ri-strutturazione, ri-organizzazione, ri-animazione,
ri-forma, ri-vitalizzare...) passare alle parole con in
(in-novazione, in-spirazione, in-tuizione, in-telligenza, in-teriorità, in-clusione...). Queste ci parlano
di un presente segnato di futuro, e non tanto di un
passato d’oro.
6
Luc Ferry, L’innovation destructrice, Plon., Parigi
2014, pp. 12-13.
7
INM 43.
8
José Cristo Rey García Paredes, Complices del
Espiritu. El nuovo paradigma de la Misión, PCL,
Madrid 2014.
9
Kim Chandler McDonald, Innovatio. How innovators think.
10
Cf. Waltyer Isaakson, The Innovators, Simon &
Scuster, London 2014.
11
Clayton Christensen, Harvard Bussines School,
Boston 1977.
AD CHRONICAM ORDINIS
Cf. Luc Ferry, L’innovation destructrice, Plon., Paris 2014.
13
Cf. M. R. Miller, The miillennium Matrix: reclaiming the past, reframing the future of the Cgurch,
Jossey-Bass, San Francisco 2004, pp. 15-16.
12
5. Forum internazionale di Mariologia
Roma, Auditorium Antonianum,
07-09.05.2015
Il messaggio di Fatima
tra carisma e profezia
Dal 7 al 9 maggio 2015 si è svolto presso l’Auditorium Antonianum un Forum internazionale di mariologia organizzato dalla
Pontificia Accademia Mariana Internazionale
in collaborazione con il Santuario di Fatima.
L’iniziativa culturale e spirituale, indirizzata
in modo particolare sia alle istituzioni accademiche romane, sia ai movimenti laicali e
agli Istituti di vita consacrata, aveva un duplice obiettivo: offrire una presentazione chiara,
ben documentata e teologicamente rigorosa
dell’autentico messaggio di Fatima, facendone emergere il raccordo tra il carattere carismatico, la funzione profetica e l’attualità;
avviare di fatto la preparazione al 24° Congresso Mariologico Mariano Internazionale.
Per l’organizzazione, curata dal Segretario dell’Accademia, Fr. Stefano Cecchin ofm,
hanno dato il loro contributo le Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima, il Movimento Mariano Messaggio di Fatima, i volontari
della Polizia di Stato e altre persone legate
all’Accademia Mariana. All’evento, che è
stato pubblicizzato su larga scala, hanno partecipato mediamente un centinaio di persone,
compresa una delegazione proveniente dal
Santuario di Fatima.
La seduta inaugurale si è aperta con l’accoglienza della statua della Madonna Pellegrina di Fatima. Dopo il saluto del Rettore
Magnifico della Pontificia Università Antonianum, Sr. Mary Melone, ha preso la parola
Sua Eminenza il Cardinale Angelo Amato,
Prefetto della Congregazione delle Cause dei
Santi, il quale ha tenuto la prolusione inaugurale. Al termine ha annunciato che dalla Segreteria di Stato, con lettera in data 23 marzo
2015, è stato comunicato al Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che Papa Francesco ha
dato il proprio benestare per la celebrazione
del Congresso nella città di Fatima. Il Con-
315
gresso, che si inserisce nel programma delle
celebrazioni previste per il primo centenario
delle apparizione della Vergine Maria ai tre
pastorelli Francesco, Giacinta e Lucia (19172017), si terrà dal 6 all’11 settembre del 2016
e avrà come tema: “L’evento di Fatima cento
anni dopo. Storia, messaggio e attualità”.
I relatori intervenuti durante le sessioni
plenarie sono stati: il Vescovo di Leiria-Fatima, Mons. António Augusto dos Santos Marto; don Carlos Manuel Pedrosa Cabecinhas,
Rettore del Santuario di Fatima; Eloy Bueno de la Fuente, docente presso la Facoltà
di Teologia di Burgos; Vincenzo Battaglia,
Presidente dell’Accademia Mariana; mons.
Virgilio do Nascimento Antunes, Vescovo
di Coimbra. Le relazioni presentate hanno
messo in evidenza gli elementi essenziali del
messaggio di Fatima. Premesso che nel Cuore
Immacolato di Maria si riflette e si manifesta
l’amore della Santa Trinità, pervaso di misericordia e di compassione, amore rivelato definitivamente in e per mezzo di Gesù Cristo,
l’unico Salvatore del mondo, sono stati spiegati con chiarezza i dati maggiormente caratterizzanti, quali l’impegno nella conversione,
la preghiera per i peccatori, anche tramite la
recita del Rosario, la spiritualità della riparazione, l’affidamento filiale al Cuore immacolato di Maria. Si è avuto modo, tra l’altro,
di conoscere più da vicino l’intensa attività
pastorale e liturgica che si svolge nel santuario mariano, frequentato annualmente da vari
milioni di devoti e pellegrini.
Il pomeriggio di venerdì 8 maggio è stato
dedicato ai lavori di gruppo, incentrati su tre
tematiche specifiche: i movimenti ecclesiali
legati a Fatima; il messaggio di Fatima per
il carisma della vita consacrata; i veggenti
di Fatima. Questo terzo gruppo è stato guidato da Angela de Fátima Coelho da Rocha,
postulatrice della causa dei beati Giacinta e
Francesco e vice-postulatrice della causa di
Sr. Lucia.
Nella giornata di sabato 9 maggio c’è stata
prima la conclusione accademica, con la sintesi sistematica e programmatica fatta da don
Antonio Escudero Cabello. Successivamente,
nella Basilica di S. Antonio al Laterano gremita di fedeli, si è svolto un pomeriggio mariano
di preghiera, preceduto dall’accoglienza della
statua della Madonna Pellegrina di Fatima e
culminato con la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta da Mons. António Augusto dos Santos Marto. L’atto conclusivo di af-
316
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
fidamento al Cuore Immacolato di Maria, fatto
secondo il testo redatto da Papa Francesco, ha
posto il sigillo a tre intensi giorni di riflessione
e di preghiera.
Fr. Vincenzo Battaglia ofm
Presidente della
Pontificia Accademia Mariana
Internazionale
6. Primo anniversario della morte di Fr.
Giacomo Bini
Palestrina, Italia, 09.05.2015
La Comunità francescana ed ecclesiale di
Palestrina, la sera del 9 maggio, ha celebrato il
1° anniversario della scomparsa di Fr. Giacomo Bini. La chiesa del convento S. Francesco
era gremita di gente che ha voluto partecipare
alla commemorazione.
Durante la santa Messa è stata ricordata la
figura spirituale di Fr. Giacomo, prendendo
spunto dal suo Diario recentemente pubblicato (G. Bini, Seme di eternità. Biografia e scritti
inediti, a cura di Vincenzo Brocanelli e Paolo
Canali, Milano, Edizioni francescane, 2014).
Fr. Giacomo ha cercato un’unione sempre
più profonda con il Signore, ha voluto vivere
in maniera radicale il Vangelo che meditava
attentamente ogni giorno, ha sentito sempre il
bisogno di avvicinarsi ai poveri, di condividere con loro la vita semplice, fatta di cose veramente essenziali. Egli ha coltivato i doni che
aveva ricevuto dal Signore, come l’esigenza di
vivere sul serio il Vangelo e la sua “personnalité attachante” – come egli stesso si definiva
– e si è impegnato sempre a farsi dono per gli
altri. All’inizio del suo servizio come Ministro generale (1997-2003), scrisse nel Diario:
«Fare della mia vita un dono per l’Ordine». Le
parole principali che caratterizzano la “biografia spirituale” di Fr. Giacomo sono: fede forte,
grande generosità, semplicità di vita, capacità
di donazione, spirito di fraternità e di servizio,
umiltà e minorità illuminate dalla presenza viva del Signore nella sua vita.
Egli espresse bene il suo itinerario interiore
nell’ultima omelia che pronunciò a Palestrina la domenica 4 maggio 2014. Commentando l’episodio evangelico dei discepoli di
Emmaus, Giacomo spiegava come lasciarsi
guidare da Gesù, poiché, diceva, “il Signore
ci parla lungo il cammino” della nostra vita.
Lo schema autografo di questa omelia è stato
offerto in omaggio a tutti i presenti dalla Fra-
ternità di Palestrina.
Il celebrante, riconoscendo con tutta l’assemblea che Giacomo è certamente già nella
casa del Padre, ha invitato i presenti non tanto
a pregare per Giacomo, in suo suffragio, ma
piuttosto a pregare Giacomo perché egli si
faccia intercessore presso Gesù in favore dei
bisogni di ciascuno.
Dopo la celebrazione, è seguita una breve
proiezione di una delle ultime riflessioni di Fr.
Giacomo e di varie foto che rappresentavano
vari momenti della sua vita, dalla sua missione
in Africa al servizio all’Ordine e soprattutto
all’ultimo periodo vissuto con la gente di Palestrina.
La serata si è conclusa con un’agape fraterna in cui ciascuno ha continuato a fare memoria degli incontri personali con Fr. Giacomo.
La breve commemorazione ha rinnovato
tanti sentimenti di gratitudine verso Fr. Giacomo ed ha espresso ancora una volta il legame
stretto e familiare che unisce la gente con la
fraternità francescana.
Fr. Vincenzo Brocanelli
7. Anno della vita consacrata
A metà del percorso
A metà del percorso, dopo sette mesi
dall’avvio dell’Anno della vita consacrata
(30 novembre 2014-2 febbraio 2016), è utile
una verifica del cammino compiuto. Più che
di un bilancio, ancora immaturo, si tratta di
ricordare i fatti e valorizzare il tempo che rimane. L’idea era nata nella Congregazione
dei religiosi ed è stata annunciate dal papa il
29 maggio 2014, in occasione del colloquio
con l’Unione dei superiori maggiori (USG).
La lettera di indizione è del 21 novembre (cf.
Regno-doc. 21.2014.683; Testimoni 1/2015 p.
41). È la prima volta che nella storia ecclesiale
la Chiesa universale dedica un anno al tema.
E per questo è un’occasione da non sprecare.
Potenzialità intatte
A cominciare da quello che non è successo.
Il riferimento è all’anno sacerdotale che Benedetto XVI ha celebrato fra il 19 giugno 2009 e
il 19 giugno 2010. Fu un momento esaltante e
drammatico per quanto riguarda il ministero
presbiterale. Si registrò, infatti, in quell’anno
il maggiore clamore nella denuncia degli abusi
AD CHRONICAM ORDINIS
del clero a livello mondiale, ma anche quello
della preghiera e della riflessione più condivise. Il papa lo concluse imputando al “nemico”
di aver tentato di oscurare «la gioia per il sacramento del sacerdozio».
Per dare un’idea del clima ferito, basti ricordare la denuncia del papa nella lettera forse
più drammatica del suo pontificato (accanto a
quella successiva alla remissione della scomunica ai lefebvriani) ai vescovi e ai cattolici di
Irlanda. Riferendosi ai responsabili degli abusi
scriveva: «Avete tradito la fiducia riposta in
voi da giovani innocenti e dai loro genitori.
Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della
gente... e rovesciato vergogna e disonore sui
vostri confratelli... Insieme al danno immenso
causato alle vittime, un grande danno è stato
perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa» (cf.
Regno-doc. 7. 2010.194).
Non che in questi mesi siano mancati limiti
e scandali (penso ai casi dei frati dell’Immacolata, dei concezionisti, dei camilliani e dei
salesiani; cf. Testimoni 8/2013 p. 10; 3/2014
p.39; 7/2014 p. 19), ma certo siamo lontani
dall’«inversione termica» registrata nell’anno
sacerdotale. Vanno registrati il coraggio e la
trasparenza di mons. J. Carballo, segretario
della Congregazione per i religiosi che, parlando ai trappisti, dice: «Ci preoccupa oggi
nella vita consacrata, un altissimo numero di
abbandoni... lasciano la vita consacrata più o
meno 3.000 religiosi (all’anno)... Ci preoccupa il numero degli istituti commissariati. In
questo momento abbiamo in corso 39 istituti commissariati... posso dirvi che in questo
momento ci sono una quindicina di fondatori
indagati, per questioni affettive molto serie»
(cf. Testimoni 11/2014 p. 10). Limiti e ferite,
quindi, ma non oscuramento.
Libri, testi e documenti
Difficile registrare quanto succede all’interno delle migliaia degli istituti maschili e
femminili. Si può ipotizzare sensatamente che
la lettera di indizione abbia avuto molti riscontri a tutti i livelli e che iniziative ad hoc siano
progettate. Come è difficile percepire quanto arrivi al popolo di Dio, ai messalizzanti, a
quanti si accostano solo saltuariamente alla
pratica cristiana. Il realismo suggerisce di non
supporre una ricaduta generalizzata e imme-
317
diata delle iniziative pastorali dei vertici. Più
agevole andare ai cataloghi delle editrici religiose per numerosi testi sul tema. Solo come
esempio cito l’EDB (L. Guccini, Vita consacrata. Le radici ritrovate, 2014; Vita consacrata e mondanità spirituale, 2015; CISM,
Questioni attuali per la vita e il governo degli istituti di vita consacrata, 2015), San Paolo (A. Riccardi, Vita consacrata. Una lunga
storia, 2015), Elledici (L. Piano, La posizione
della vita consacrata nella Chiesa alla luce
del Vaticano II ), o il testo di V. Bertolone,
Perfectae caritatis. Cinquant’anni dopo.
Si registrano interventi significativi dei
vescovi: da mons. Mario Maria Morfini di
Alghero-Bosa al documento delle Chiese lombarde sulla vita consacrata, dal neo-card. E.
Menichelli (Ancona) a Massimo Camisasca
(Reggio Emilia), da Francesco Ravinale (Asti)
a Francesco Marinelli (Urbino), da A. Staglianò (Noto) a Crescenzio Sepe (Napoli) fino a
Mariano Crociata (Latina) e Luigi Bressan
(Trento) (cf. Testimoni 2/2015 p. 17).
A titolo di esempio prendo alcuni spunti
dal documento delle Chiese lombarde, dalla
relazione di M. Crociata, dall’intervento di
G. Gardin all’assemblea della CEI (Assisi,
novembre 2014). Nel documento Lombardo i
vescovi chiedono alla vita consacrata di «riconoscere il necessario riferimento alla Chiesa
locale nella quale vive» e perciò raccomandano «un dialogo cordiale con il vescovo diocesano e i suoi rappresentanti, con il parroco e i
parroci del vicariato». Questo presuppone la
conoscenza «delle scelte pastorali della Chiesa
locale». Da parte loro i religiosi chiedono di
«riconoscere e far riconoscere il valore profetico della vita consacrata, il suo essere nella comunità cristiana “memoria di radicalità
evangelica”, segno del Regno già presente nel
mondo e testimonianza della speranza che si
compirà nel mondo futuro».
Mons. G. Gardin ha ricordato ai vescovi,
l’opportunità di «far conoscere la realtà degli
istituti di vita consacrata presenti in diocesi e
anche per stabilire rapporti più stretti e costruttivi con essi». In un’intervista di alcuni anni
fa aveva detto: «Si può ritenere che, senza la
vita religiosa o con una sua presenza assai ridotta, sarà più difficile (per il popolo di Dio e
la Chiesa locale) riconoscere che il Signore è
colui al quale ci si può dedicare in totalità mediante una sequela che investa tutta la persona
e tutta l’esistenza e dunque potrà attenuarsi la
percezione concreta, cioè riconosciuta in de-
318
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
terminate persone e nella loro storia, che si può
davvero lasciare tutto per seguire Gesù» (cf.
Testimoni 16/2011 p. 5).
Mons. Crociata ricorda i punti difficili (appartenenza religiosa e minister presbiterale,
attività apostolica e servizio presbiterale, la
questione delle opere), ma sottolinea anche
il lento e prezioso passaggio dal contesto dominato dall’ecclesiologia universalistica a un
nuovo contesto che privilegia la Chiesa locale
e la sua relazione con la Chiesa universale. Un
passaggio che chiede consapevolezza teologica, riconoscimento del contributo dei religiosi
alla formazione della coscienza cristiana e una
precisa valorizzazione della vita religiosa femminile (cf. Testimoni 3/2015 pp. 38ss.).
Trovare le connessioni
Notevole è stata l’attività della Congregazione per la vita consacrata. Qui è nata l’idea
dell’Anno della vita consacrata, da qui sono
uscite due lettere circolari (Rallegratevi e
Scrutate; con altre due previste, la prossima
sulla vita contemplativa) e diverse iniziative
di convegni, oltre al progetto di alcuni documenti. Le lettere, e in particolare la seconda
Scrutate, trasmettono alle famiglie religiose e
alle loro federazioni nazionali e internazionali
la percezione che il lungo passaggio conciliare
abbia oggi la figura del guado con tempi contingentati. È necessario assumere rapidamente
responsabilità e decider indirizzi. Una novità
assoluta hanno rappresentato sia il convegno
sulla vita consacrata nelle confessioni cristiane (cf. Testimoni 3/2015 p.1), sia quello relative ai formatori (cf. Testimoni 5/2015 p. 26).
Il primo ha visto la presenza di rappresentanti
ortodossi, protestanti e anglicani. Il secondo
ha raccolto impreviste adesioni (1.400), testimoniando la grande attenzione delle famiglie
religiose alla formazione. Vi sono all’orizzonte due altri importanti avvenimenti: la convocazione dei giovani religiosi da tutto il mondo
e la chiamata al confronto reciproco fra tutte
le vocazioni che in qualche maniera si richiamano alla radicalità cristiana: religiosi, monaci, istituti secolari, eremiti, ordo virginum,
famiglie consacrate, forme comunitarie dei
movimenti ecclesiali. Sono in via di scrittura o
riscrittura alcuni documenti già annunciati: un
testo che riguarda i religiosi-fratelli; un secondo sulla vita consacrata femminile monastica
e, infine, la riscrittura di Mutuae relationes,
relativa al rapporto fra religiosi e vescovi. Nel
frattempo è stato completamente rinnovato
Studium, il corso teologico formative del dicastero e la rivista Sequela.
Nei prossimi mesi vi sarà una concentrazione singolare di impegni e riferimenti: la prevista uscita dell’enciclica sull’ambiente, la celebrazione del sinodo sulla famiglia, l’avvio del
Giubileo della misericordia. Temere l’oscuramento dell’attenzione alla vita consacrata non
serve a molto. È piuttosto utile immaginare le
connessioni che l’anno dei religiosi potrà avere con questi eventi, in particolare col sinodo
e il Giubileo.
La restituzione e la devozione
Un primo elemento utile è la restituzione
dei religiosi al papa. Vi è stata una lettera di
rilevante importanza. È auspicabile che ogni
famiglia religiosa non solo ne abbia preso visione, ma si impegni ad una restituzione. Assai
efficace si è dimostrato il tentativo dell’USMI
che ha sollecitato le congregazioni iscritte a
dare riscontro al pontefice. La presidente, suor
Regina Cesarato, ne ha dato traccia nella relazione iniziale dell’assemblea nazionale (cf.
Testimoni 5/2015 p. 1). Nelle circa 60 risposte
raccolte il tono più largamente condiviso è il
ringraziamento. Le religiose si sono sentite riconosciute, confortate e provocate. L’invito a
riandare alle radici ha accompagnato la memoria fondativa di molti istituti, il ringraziamento
per i 50 anni dal concilio ha permesso il riconoscimento dei tratti positivi di questi decenni
e l’attesa del futuro ha incrociato i molti tentativi di rinnovamento. La forza dell’appello e
del progetto ha reso meno ingombranti i motivi di sofferta fatica (invecchiamento, difficoltà
economiche, scarsità vocazionale).
In relazione al sinodo il lavoro da fare è nel
rapporto tra vita consacrata e famiglia. Già la
crisi profonda comune dovrebbe suggerire una
vicinanza impensata fra i due stati di vita e la
lunga storia di pretesa superiorità della forma religiosa su quella matrimoniale (corretta
dall’inversa tendenza del mondo protestante)
ne testimonia l’inevitabile connessione. Riemergono nei testi sinodali e magisteriali recenti riconoscimenti espliciti della compatibilità e
del reciproco arricchimento delle due vocazioni nella Chiesa. Sono ormai assai vaste le esperienze e le sperimentazioni di collegamenti e
talora di comunione di vita tra famiglie e consacrati (cf. Testimoni 4/2014 p. 1; 1/2015 p. 1).
Già ora, ma sempre più nel futuro, la “diffe-
AD CHRONICAM ORDINIS
renza” cristiana investirà ambedue le forme e
la difesa-proposta dell’una significherà difesaproposta dell’altra.
Riguardo all’anno giubilare vi sono nella
lettera di indizione proposte pastorali di immediata comprensione per i religiosi: come,
ad esempio, la celebrazione delle «24 ore per
il Signore» (apertura delle chiese e disponibilità delle confessioni) o gli annunciati «missionari della misericordia», confessori chiamati
ad esercitare il più largo perdono ecclesiale.
Ma è soprattutto suggestivo l’invito che viene
dall’insistenza del papa sulla misericordia. Sia
in ordine alla teologia che in ordine alla spiritualità. L’attenzione ad una teologia più storico-salvifica che sistematica (Sobrino, Metz,
Kasper) permette di meglio riconoscere il volto storico di Dio e del suo amore. Un volto che
esprime sia l’essenza di Dio sia il dovere del
credente di impegnarsi nella storia. Ma il dato
più intrigante è sul versante della devozione e
della theologia cordis. Se lo sguardo cristiano
deve comporre il dato sociale con la dimensione spirituale e la forma teologica, appare
chiaramente l’insufficienza dell’attuale teologia accademica e la necessità di riconoscere la
priorità del vissuto sulle questioni relative alla
struttura istituzionale di Chiesa. Vi è un primato dell’atteggiamento di vita sulle condizioni
teoriche della fede. Il trascendentale della fede
non è un valore astratto, ma un corpo risorto.
Il vissuto devoto della fede trascina e relativizza la domanda delle riforme. Per quest’opera l’enorme deposito devozionale della vita
consacrata diventa prezioso se esce dalle paratie tradizionaliste per spendersi in una Chiesa
missionaria. L’amore di Dio è la ragione della
dignità ultima di ogni essere umano.
Lorenzo Prezzi
[Testimoni, 6(2015)1-4]
8. La vita consacrata luogo della gioia
L’esempio
di Teresa D’Ávila
Nella lettera per l’Anno della vita consacrata, papa Francesco, ricordando la sua precedente affermazione “dove ci sono i religiosi
c’è gioia”, scrive: «Siamo chiamati a sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici, senza
bisogno di cercare altrove la nostra felicità...
319
Che tra di noi non si vedano volti tristi, persone scontente e insoddisfatte, perché “una sequela triste è una triste sequela”».
Ne sono mirabile esempio i santi. Tra questi
ci piace ricordare in particolare Teresa d’Ávila, anche perché quest’anno si celebra il V centenario della sua nascita. Teresa era una persona piena di gioia e di umorismo, amava le feste
e le piaceva molto scherzare. Non tollerava la
tristezza e la melanconia. Diceva: «Un’anima
angosciata non può servire bene il Signore». E
voleva che i suoi monasteri fossero luoghi di
gioia. «Io diceva, voglio la gioia nella comunità carmelitana e nel cuore delle carmelitane”.
In quest’anno dedicato alla vita consacrata, ci sembra interessante guardare a Teresa
d’Ávila e trovare nel suo esempio la gioia di
appartenere al Signore quale condizione anche
per ogni rinnovamento.
Ci può aiutare un articolo che p. José Maria
Arnaiz, sm ha scritto per la rivista dei religiosi
del Cile, in un quaderno tutto dedicato a questa
grande santa e maestra (El gozo en la vida de
Teresa y la vida religiosa hoy, in Testimonio,
gennaio-febbraio 2015, pp. 37-43).
Una gioia
sopra ogni altra cosa
Teresa più che un pensiero – sottolinea il
padre – ci offre un’esperienza; e questa ci porta a assumere determinati atteggiamenti spirituali e un modo concreto di procedere: la sua
parola sulla gioia viene dalla esperienza mistica, dal suo buonumore di base.
Per esprimere questo atteggiamento si serve di una varietà di termini: piacere, contentezza, giubilo, godimento, felicità, gusto, riso,
humour, festa, regalo, consolazione, cielo...
Nei suoi scritti, in particolare nell’autobiografia (Vita) e nelle lettere ci si imbatte continuamente su questo tema. Scrive, per esempio:
«Non mi è possibile esprimere tutto ciò che si
prova quando Dio ci partecipa i suoi segreti e
le sue meraviglie. Si sente una gioia superiore
a qualsiasi umana immaginazione, una gioia
che ispira un così profondo orrore per tutti i diletti della terra, da sentire disgusto anche solo
a paragonarli con quelli perché non sono che
bassezza anche se durassero per sempre. Eppure non è che una piccola goccia, caduta da
quel rigonfio torrente di delizie che ci sta preparando nei cieli” (V 27.12). “Mi sembrava impossibile, senza il soccorso di Dio, che potessi
sopportare tanti mali così lietamente” (V 6.2).
320
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
“Per un monastero di tanta povertà e orazione
(il monastero S. Giuseppe), non avrei potuto
desiderar le monache più perfette, e vi stanno
con tanta gioia e allegrezza da riconoscersi indegne di aver meritato di venirci, specialmente quelle che Dio ha chiamato dalle vanità e
dalle pompe mondane, fra le quali, secondo le
massime del secolo, avrebbero potuto essere
felici: vi godono tanta abbondanza di gioia da
sentirsi pienamente convinte che il Signore
dia loro il cento per uno di quello che hanno
lasciato, per cui non cessano di ringraziarlo»
(V 35.12). E nel Cammino di Perfezione 13,7:
“Se sulla terra vi può essere il paradiso, esso è
in questa casa. Vita felicissima vi conducono
infatti le anime che, disprezzando ogni propria
soddisfazione, non pensano che a contentare
il Signore. Ma quelle che qui cercassero altra
cosa, non solo non la troverebbero, ma perderebbero tutto”
E nelle lettere scrive: “Dio dà loro (alle
monache) una contentezza e una gioia così
ordinaria da sembrare un paradiso sulla terra”
(Epistolario 11,1). “Essendo così contente non
finiscono di ringraziare vostra signoria come
suo principio” (Ep. 81.2). “Alcune volte rido
di me stessa e così conosco la mia miseria”.
Per una VC gioiosa e felice
Della sua vita e del suo carattere – sottolinea p. Arnaiz – ci resta soprattutto lo stimolo e
l’invito che viene da una donna, molto sveglia,
determinata, colta e vanitosa fino a lamentarsi
quando non la ritraggono o dipingono secondo
il suo gusto. Intelligente come era, possedeva
un senso spiccato di umorismo...
La vita spirituale e la preghiera per lei non
sono realtà per chiudersi in se stessi, ma il contrario. Il volto corrucciato, il gesto serio, l’affettazione, la poca gioia, il non poter burlarsi
di sé ... tutto questo, per lei, non è espressione
di una sana spiritualità.
Al contrario, per Teresa, l’umorismo e la
capacità di ridere e di gioire fanno parte della
santità. Lo dice con chiarezza in un momento in cui si trova davanti a qualcosa di molto
spiacevole. Si erano diffuse delle calunnie nei
riguardi di p. Gracián, per il suo modo di fare
con alcune carmelitane. Dirà a Maria di San
Giuseppe che “sono assurdità; la cosa migliore
è di ridersela di loro e lasciarli dire”.
Per Teresa, l’umorismo era un segno di salute umana e spirituale e aiuta a prendere le
distanze dalla vita quotidiana perché questa
non assorba completamente tutta l’energia...
L’umorismo è equilibrio e maturità. Se la ride
del falso applauso della gente... è ingannevole,
qualcosa di vuoto e senza verità». Scrive: “Ero
solita affliggermi molto nel vedere tanta cecità
in queste lodi e io me la rido come se vedessi
parlare un pazzo”.
Tipico della sua vita è di saper fondere bene
il divino e l’umano, la mistica più sublime con
la realtà più ordinaria. Trova la gioia anche in
mezzo alla sofferenza che per lei è una “croce
florida”.
La gioia è stata il filo conduttore della sua
esistenza. Teresa è educata alla gioia nella sua
famiglia. Coltiva con cura, , “le grazie di natura che il Signore mi aveva dato che – come mi
dicevano – erano tante”. Le costa la disciplina
severa delle religiose agostiniane dove la mette
suo padre come interna. Quando emette il voto
di fare ciò che è più perfetto si sente pervasa
di un’immensa felicità. Vive la grande gioia di
veder trionfare la riforma e l’inizio di un nuovo monastero dove le monache “sono felici come pazze” e festeggiano con gioia l’invasione
dei pidocchi e soprattutto la povertà.
Non minore fu la gioia di cominciare a
chiamarsi “Teresa di Gesù”. Conosce i tempi
duri in cui si trovano la Chiesa e la vita religiosa: “In questi tempi ci vogliono degli amici
forti di Dio”. “vivevamo l’utopia di essere felici facendo affidamento solo in Dio... e cercavamo la gioia sulla via austera del Crocifisso
per amore”. Provarono gioia quando nel luglio
1553 Teresa toglie le scarpe e comincia ad andare scalza. Le piacevano gli stornelli nelle
feste: “camminiamo verso il cielo, monache
del Carmelo”. Quando si tratta di cominciare la riforma, afferma di avere già per questa
fondazione “un frate e mezzo”. La storia delle
fondazioni è piena di aneddoti e di umorismo.
Sono sue frasi come queste: “ Che dice lei che
indovina il futuro”, “magari ci facesse un piccolo miracolo”; “Dicono che lei parla come gli
angeli”; “Prendiamo case povere così faranno
meno rumore cadendo”; Dio ti perdoni, Giovanni, che mi hai ritratta così brutta e cisposa”
(Siviglia 1575. Si riferisce al pittore Fr. Giovanni della Miseria, che lavorò in varie parti
tra cui Napoli e in Spagna).
Nel 1577, l’anno più duro della sua vita, davanti all’accusa dell’Inquisizione, le capita di
commentare che tra i mori ci sarebbe stata più
pietà che ad Ávila e in mezzo a tanta persecuzione trova il tempo per scrivere con un tono
gioioso il Castello interiore o Mansioni. «La
AD CHRONICAM ORDINIS
nostra anima, osserva, è come un cielo dove ci
sono molte dimore».
Le riusciva facile vedere il lato comico delle situazioni e, soprattutto, leggerle in questo
registro. Paragona quei tempi difficili alla primavera. Quando le dicono di bruciare alcune
sue opere, lei le brucia “senza scomporsi”.
Quando le moltiplicano gli attacchi, si lamenta perché non “si finisce mai di morire»”. E
scaturisce dal suo cuore il celebre «Niente ti
turbi, niente ti spaventi, tutto passa. Dio non
cambia, con la pazienza tutto ottieni. Niente ti
manca se hai Dio nel cuore. Dio solo basta!».
Il 4 ottobre 1582 può chiamare dolce perfino la morte che arriva: «Guarda che l’amore è
forte: guarda come l’amore è forte; guarda che
sol mi resta di perderti per guadagnarti. Venga
subito la dolce morte, venga leggero il morir,
che muoio perché non muoio». Ha nei suoi occhi un sorriso contagioso che conservava sempre fresco.
L’esempio di Teresa
per noi oggi
Una vita religiosa riformata nel momento
attuale, all’inizio del sec. XXI – osserva p. Arnaiz – presuppone una vita caratterizzata dalla gioia. Santa Teresa pone infatti la gioia a
fondamento della riforma da lei operata. È una
gioia che pervade le strutture, gli orari, lo stile
formativo. Per lei, le fonti della gioia nella vita
consacrata sono: la povertà evangelica, l’accoglienza del povero, la fraternità comunitaria, le
grazie mistiche.
La vita consacrata oggi deve essere un’eco della vita di Teresa e assumere la sua esperienza evangelica di felicità. La mancanza di
gioia e di felicità è all’origine di una vita religiosa che non è né feconda né rivitalizzata.
Sono enormi le conseguenze di una vita religiosa triste e manifestamente infelice. Ciò che
maggiormente ci interpella nelle parole e nella
testimonianza di Teresa è che se non riusciamo
a essere felici nella vita consacrata, bisogna
o cambiare la vita consacrata o abbandonarla. La gioia rivela in essa e in noi una splendida maturità... In Teresa è forte l’esigenza e
l’ispirazione di vivere una vita gioiosa. Teresa
ci insegna a:
– A favorire le espressioni del buon umore:
Se abbiamo la possibilità di visitare i musei
dove sono esposte le reliquie della Santa,
avremo la sorpresa di trovare delle nacchere, dei tamburi e dei flauti. Teresa amava
321
molto la festa, le piaceva comporre canzoni, animava tutti, viveva contenta. Non
sopportava musi lunghi, né drammi gratuiti; non c’era spazio né per la tristezza né
per la melanconia nella sua comunità, nel
suo ambiente. Teresa fece del buon umore
un atteggiamento di vita. Quando scrive le
sue lettere, si diverte a raccontare dettagli
molto umani, molto graziosi. L’umorismo
era uno dei suoi grandi alleati.
– Ad essere gioviali ed esercitarsi in una giovialità attraente. Teresa aveva sempre a
portata di mano la saliera del buon umore.
E lo utilizzava con dosi convenienti: nelle
correzioni non è male usare un po’ di ironia: “ Se mi stanco a leggere le regole, che
farei se dovessi osservarle...?”. Negli scoraggiamenti ci sta molto bene una schietta risata: “se ti fai delle croci per un nulla,
vivrai crocifissa”. Davanti ai problemi, un
sorriso negli occhi. “Niente ti turbi, niente ti
spaventi, tutto passa...”. Con le persone importanti non perdeva la sua serena allegria:
“Che me ne importa dei re e dei signori?
Non cerco le loro rendite né di farli contenti. Davanti alle persone prive di stima, apriva loro il suo cuore. Usava il buonumore
perfino con Dio. Ricordiamo quell’episodio quando, pulendo la cappella, cadde per
terra. Le faceva molto male il braccio che
si era fratturato. Allora volge lo sguardo al
tabernacolo e domanda al Signore: “Perché
ti comporti così, Gesù?”.
– A cantare e fare festa. Tutti sappiamo che
cantare è proprio degli innamorati. Sarebbe
interminabile la lista se dovessimo contare coloro che hanno espresso i propri sentimenti attraverso la musica. Ci pare che
la chitarra – che ha un’anima femminile –
simboleggi molto bene la gioia, la presenza d’animo con cui Teresa di Gesù faceva
fronte alla vita, non solo con serenità, ma
anche con buon umore e contentezza.
– A vivere la gioia come un dono. La gioia
per la Santa non era conquistata con la forza, né con grandi concetti. Era uno stile, che
considerava un frutto dello Spirito, conseguenza di sentirsi gratuitamente amata dal
Signore. Scoprì il tesoro – Gesù – e comprò
con gioia il campo. Teresa di Gesù se la ride, critica, corregge, scherza sempre con un
pizzico di comprensione, di amabilità. Grazie al suo buon umore conquistava la gente,
usciva dai problemi più duri e si sentiva libera di fronte ai giudizi negativi, se la ride-
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AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
va anche dei contrattempi incontrati come
fondatrice. Ci insegna soavemente che non
c’è cosa tanto seria, né notizia tanto dura
che non possa essere detta con un sorriso...
Vivere felici è un’urgenza oggi nella vita
consacrata, conclude p. Arnaiz. Teresa è una
stupenda maestra e una buona interceditrice.
La invochiamo e le chiediamo il dono della
gioia, indispensabile per essere religiosi appassionati in questo inizio del secolo XXI.
Antonio Dall’Osto
(a cura di)
[Testimoni, 6(2015)15-17] 9. Un articolo di «Avvenire»
«Laudato si’»: così nacque
la più bella poesia del mondo.
Il capolavoro che dà il titolo
alla nuova enciclica del Papa
«Altissimu, onnipotente, bon Signore, Tue
so’ le laude, la gloria, l’honore et onne benedictione, ad Te solo, Altissimo, se konfàno et
nullu hono ène dignu Te mentovare». È la più
bella composizione poetica di tutto il mondo e
di ogni tempo. La sua è una bellezza assoluta,
cosmica, totale, che penetra tutto il creato e arriva quasi a lambire l’ineffabilità di Dio. Nemmeno il Salomone del Cantico dei Cantici che
pure per tanti versi gli somiglia e al quale senza dubbio Francesco si è ispirato, nemmeno il
Dante della Preghiera di san Bernardo a Maria
(«Vergine Madre, Figlia del Tuo Figlio») sono
arrivati tanto in alto e così in profondo.
Era il 1224, e Francesco giaceva ammalato
su un lettuccio del suo San Damiano, la chiesetta diroccata dove una ventina di anni prima
aveva ricevuto dal Cristo crocifisso il messaggio che aveva cambiato la sua vita e dove
erano adesso insediate Chiara e le sue sorelle.
I grandi interpreti del Povero d’Assisi hanno
scritto molto su di lui, sugli ultimi anni della sua giornata terrena, sul suo rapporto con
Chiara e le altre, e di quegli stessi pochi, ispirati, altissimi versi. Sappiamo tutto quello che
si può sapere.
Ma lasciamo da parte tutta quella scienza.
Sforziamoci d’immaginarlo, quel povero piccolo omiciattolo smagrito dopo una notte di
dolore e di pena, tra i rumori dei topi sotto il
pavimento che non lo hanno lasciato dormire,
quando il sole nascente dell’alba ferisce i suoi
occhi malati – è il tracoma preso cinque anni
prima in Egitto, alla crociata – e glieli fa lacrimare.
Sforziamoci di veder il mondo – le povere
suppellettili di quella stanzetta, la luce incerta
eppur abbagliante – attraverso quegli occhi
ormai in grado di distinguere forse appena
poco più che delle ombre. E scrive, o meglio
detta perché di scrivere non ha la forza. Non
sappiamo a chi. Scrive di getto parole che gli
salgono direttamente dal cuore: amiamo credere che da allora sin a quando sul punto di
lasciare questa terra detterà la quartina finale
su sorella Morte dalla quale nullo homo vivente po’ skappare egli non abbia cambiato
nulla di quel perfetto canto d’amore.
Si sono versati fiumi d’inchiostro e scritte
biblioteche intere su quei pochi versi. Nella
loro luminosa chiarezza, essi appaiono ineffabili come Colui in onore del Quale sono
stati scritti. Nessuno può gloriarsi di averli
sul serio decifrati sino in fondo. Lo Spirito
soffia dove vuole: e quella mattina ha soffiato
su quel povero frate e sui suoi occhi arrossati
che hanno finalmente visto il Mistero dell’universo.
Quelle parole parlano di Dio, della Sua
Gloria, della Sua infinita Maestà (Onnipotente), della Sua carità infinita (Bon Signore),
della Sua incommensurabile distanza rispetto
agli uomini eppure della forza con la quale
egli sa arrivare a loro, e soprattutto a quelli
tra loro che sanno perdonare per amor Suo,
attraversando tutto il creato, cioè l’universo:
Messer lo Frate Sole, immagine nobilissima
(significatione) di Dio, e la luna, e le stelle, e
quindi i quattro elementi di cui la materia del
mondo è costituita – il fuoco, l’aria, l’acqua,
la terra con i suoi fiori e i suoi frutti.
Quella poesia, che molti hanno giudicato
ingenua – e in fondo con ragione – abbraccia
il mistero del creato e della natura con una
forza e una chiarezza che, dopo i pochi versetti del Genesi, nessun filosofo e nessun poeta era mai riuscito a eguagliare.
Il Cantico è un irreprensibile, cristallino
trattato teologico. A torto lo si è interpretato
come un testo “panteista”. Non c’è proprio
nulla, qui, di panteistico: il cosmo e la natura
si guardano bene dal fondersi e dal dissolversi in Dio; e Dio dal fondersi e dal dissolversi
con loro. Il Cantico delle creature è appunto
tale perché è scritto in lode del Creatore, e anche in loro lode, e in lode dell’uomo che tra le
creature è la somma, la più amata, quella fatta
AD CHRONICAM ORDINIS
«a Sua immagine e somiglianza», ma che pur
sempre resta creatura, sorella pertanto di tutte
le altre.
C’era stata, nella filosofia cristiana del
secolo XII, una grande tentazione panteistica: era quella neoplatonica, dei Maestri della scuola di Chartres. Ma a quella tentazione
Francesco, che dei Maestri presumibilmente
non aveva mai letto almeno direttamente neppure una riga – il che non toglie che ne avesse
sentito parlare –, neppure un attimo soggiace. Dio resta il Creatore, amorosamente vicino ma infinitamente superiore a qualunque
creatura. In cambio, c’era un altro pericolo a
minacciare la Chiesa del tempo: e Francesco,
che nel secondo decennio del secolo aveva
attraversato la Francia meridionale sconvolta
dalla “crociata degli albigesi”, doveva averlo
ben presente.
Del resto, nella sua Assisi, aveva probabilmente sentito anche lui predicare quegli
strani profeti pallidi e smagriti, che annunziavano il Regno di Dio con le parole dell’evangelista Giovanni a attaccavano la Chiesa
ricca, avida e superba. Più tardi, qualcuno di
loro aveva probabilmente attaccato anche lui
dandogli dell’ipocrita e del falso cristiano.
Erano gli adepti della “Chiesa” catara, una
vera e propria anti-chiesa che si presentava
sotto le vesti della portatrice dell’autentico
cristianesimo, quello “delle origini”, quello
povero e puro, ma che in realtà ai loro seguaci
spiegavano che la Chiesa li ingannava perché
era la Bibbia ad averli ingannati, che il vero
Dio, il Signore della Luce, era il puro Principio Spirituale, e che le sostanze spirituali che
da lui emanavano rischiavano di continuo di
venire imprigionate nella materia creata da
un altro Principio oscuro e malvagio, il Signore delle Tenebre.
Luce contro Oscurità, Giorno contro Notte,
calore del Bene contro freddo raggelante del
Male. Ma se le cose stavano così, se questo era
il cosmo, allora il creatore di tutte le cose era
lui, il Principio malvagio, il crudele Demiurgo.
Il Creatore adorato da tutti i figli di Abramo era Satana; il creato, cioè la materia, era
il Male assoluto; e quanto all’uomo, spirito
eletto imprigionato in una laida gabbia di carne, solo la morte avrebbe potuto liberarlo. Il
paradossale era che da alcuni decenni questa
agghiacciante filosofia mortifera aveva affascinato la parte forse migliore della cristianità: i gran signori e i bei cavalieri di quella
Provenza, nella quale il vivere era tanto dolce
323
e dove i trovatori cantavano d’amore non meno dei prosperi mercanti lombardi e toscani,
si erano lasciati avvincere da questa fede della Liberazione attraverso la Negazione della
Vita.
La Chiesa, la superba e potente Chiesa di
papa Innocenzo III, aveva risposto a questo
attacco inaudito con una furiosa crociata e
con i tribunali dell’Inquisizione. Ma quel che
né l’una né gli altri sarebbero mai forse riusciti a fare per sradicare quella malapianta
travestita da fiore di virtù (corruptio optimi
pessima) seppero farlo i pochi, miracolosi
versi della più grande poesia mai scritta al
mondo.
Tutto, in fondo, sta dunque nella semplicità di quella preposizione semplice che ha tormentato filologi, linguistici e storici: quel perché torna iterante in ogni versetto del Cantico. Che cosa significa? È un complemento di
causa, come la spiegazione più ovvia suggerirebbe (che Tu sia lodato, o Signore, per aver
creato...)?
O un complemento d’agente, simile
al par francese e al por castigliano (che Tu
sia lodato, o Creatore, da parte della corte di
tutte le creature che adoranti Ti circondano)?
O un complemento strumentale, simile al dià
greco (che Tu sia lodato, o Signore, non solo
direttamente dall’uomo, bensì anche attraverso ogni cosa da Te creata, e che conferma la
Tua potenza e il Tuo amore)? Fermiamoci qua,
perché gli studiosi hanno aggiunto molte altre
cose.
L’esegesi di questi brevi versi non finirà
mai, proprio come il mistero della creazione
e quello di Dio. Papa Francesco ha voluto dedicare a quella lode infinita a Dio creatore e al
creato la sua nuova enciclica Laudato si’, che
viene pubblicata oggi, per ricordarci che l’uomo – proprio secondo la lettera e lo spirito del
Genesi – non è il padrone dell’universo (Uno
solo è il Padrone) ma che ne è il guardiano, il
Custode; e che alla fine dei tempi, come ciascuno di noi dovrà riconsegnare a Dio la sua
anima concessagli immacolata e da lui più
volte sporcata e strappata, ricucita e ripulita,
l’umanità dovrà riconsegnarGli il creato.
Che è stato concesso all’uomo per goderlo
in tutta la sua bellezza e nella varietà infinita
delle sue luci, dei suoi profumi e dei suoi sapori; ma che non gli è stato dato come un osceno balocco da violare e da prostituire, come
un’immonda merce da vendere e comprare, e
su cui speculare. Il creato che appartiene a tutti
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AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
gli esseri umani, e soprattutto agli Ultimi della
Terra.
Franco Cardini
[articolo tratto da www.avvenire.it del 18
giugno 2015]
10. L’ecologia: un atto di amore verso la
Creazione
L’enciclica Laudato sì (LS) è il primo documento sociale di papa Francesco. La novità è
che per la prima volta la dottrina sociale della
Chiesa (DSC) si cimenta in una riflessione articolata sulla crisi ecologica.
Quando si parla di problemi ambientali, facilmente si apre il «libro delle lamentazioni» a
causa delle ripetute catastrofi. Il degrado ambientale mostra il volto della terra sfigurato.
Tuttavia, papa Francesco non cade vittima del
pessimismo. Cerca di assumere lo sguardo di
Dio sulla creazione. Esistono drammatiche situazioni d’inquinamento, ma l’uomo è «capace di» bene. Ha mostrato di saper risanare fiumi inquinati, di recuperare boschi o abbellire
paesaggi, di progettare città d’arte, di produrre
energia rinnovabile… «La speranza ci invita a
riconoscere che c’è sempre una via di uscita,
che possiamo sempre cambiare rotta» (n. 61).
Stando alla LS, emergono due questioni etiche fondamentali: la necessità di superare la
cultura dello scarto e di promuovere l’ecologia
umana.
Siamo sommersi di rifiuti d’ogni genere. La
terra sembra essersi trasformata in un deposito
di immondizie e molte scelte si sono rivelate
irreversibili sulla vita delle persone. È la logica della cultura dello scarto, «che colpisce
tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose
che si trasformano velocemente in spazzatura»
(n. 22). Il criterio etico che emerge è quello
dell’«usa e getta». Le persone finiscono per
essere ridotte a oggetti.
L’enciclica approfondisce anche il concetto
di «ecologia umana». L’espressione fa riferimento alla cura dell’uomo «contro la distruzione di se stesso» (LS 79), ma apre ad una visione antropologica dove l’umanità è pensata
in termini di «uscita». La cura di sé è diventata
l’ossessione del nostro tempo: l’esito è un addestramento al dispotismo e all’indifferenza.
Così, «il deterioramento etico e culturale» (n.
162) accompagna quello ecologico: lo prepara
e lo sostiene. Molti problemi sociali odierni,
infatti, sono in relazione con la ricerca egoistica della soddisfazione immediata, con la crisi
dei legami, con la difficoltà a riconoscere l’altro.
Pertanto, la conversione ecologica è urgente: «una strategia di cambiamento reale esige
di ripensare la totalità dei processi» (n. 197).
Se è vero che è sempre possibile sviluppare
una nuova «capacità di uscire da se stessi» (n.
208), la prima trasformazione è quella interiore. LS invoca uno sforzo di formazione delle
coscienze, allenate alla gratuità. I problemi
sociali possono avere risposte adeguate solo
tessendo reti comunitarie, non cercando semplicemente l’interesse particolare di ciascuno.
Per questo la conversione ecologica è anche
conversione comunitaria. Mette in campo stili
di vita sobri.
L’enciclica non pecca di astrattezza. Si può
ben spigolare al suo interno le proposte di atteggiamenti ecologicamente sostenibili: riguardano i singoli e le città, i beni comuni e la
spesa familiare, l’educazione e la cittadinanza.
Non manca neppure l’indicazione di piccole
azioni quotidiane capaci di tutelare l’ambiente: «evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare
i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri
esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico
o condividere un medesimo veicolo tra varie
persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via» (n. 211). Tutto ciò appartiene
al bene se diviene un atto di amore verso la
creazione e se esprime la dignità umana. È un
impegno affidato ad ogni credente e ad ogni
uomo di buona volontà.
Don Bruno Bignami
[www.diocesidicremona.it del 18 giugno
2015]
11. Notitiæ particulares
– Fr. Fernand J. Cheri, OFM, è stato nominato da Papa Francesco Vescovo Ausiliare
di New Orleans (USA), assegnandogli la sede
titolare vescovile di Membressa.
(L’Osservatore Romano, 13 gennaio
2015)
Breve nota biografica
Fr. Fernand J. Cheri è nato a New Orleans
AD CHRONICAM ORDINIS
(Louisiana) il 28 gennaio 1952. Ha frequentato
la “Saint John Vianney Preparatory Seminary”
a New Orleans e ha svolto gli studi ecclesiastici presso il “Saint Joseph Seminary College” a St. Benedict (Louisiana) (1970-1974)
e la “Notre Dame Seminary” a New Orleans
(1974-1978). Successivamente, ha ottenuto il
“Masters” in Teologia presso l’”Institute for
Black Catholic Studies” della “Xavier University” a New Orleans (1997).
Nel 1992, dopo uno specifico discernimento
vocazionale, è entrato nel noviziato dell’Ordine
dei Frati Minori (nella Provincia del Sacro Cuore, USA), ha emesso la professione temporanea
il 14 agosto 1993, quella solenne il 17 agosto
1996. È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di New Orleans il 20 maggio 1978.
Ha ricoperto i seguenti incarichi:
• Cappellano ed Insegnante della «Hales
Franciscan High School» a Chicago (Illinois): dal 1993 al 1996.
• Parroco della «Saint Vincent de Paul Parish» a Nashville (Tennessee): dal 1996 al
2002.
• Definitore provinciale: dal 1999 al 2002.
• Insegnante dell’«Althoff Catholic High
School» a Belleville (Illinois): dal 2002 al
2008.
• Direttore dell’«OFM Office of Friar Life»:
dal 2008 al 2009.
• «Vocation Minister» dell’«OFM Vocation
Office»: dal 2009 al 2010).
• Vice-Direttore della Cappellania Universitaria della «Xavier University» a New Orleans: dal 2010 al 2011.
• Dal 2011 era Direttore del «Campus Ministry» presso la «Quincy University» a
Quincy (Illinois).
– Fr. George Bugeja, OFM, è stato nominato da Papa Francesco Coadiutore del Vicariato Apostolico di Tripoli (Libia). Gli è stata assegnata la sede titolare vescovile di San
Leone.
(L’Osservatore Romano, 11 luglio 2015)
Breve nota biografica
Fr. George Bugeja è nato il 1° luglio 1962 a
Xaghara, nella Diocesi di Gozo. È entrato nel
Noviziato il 2 ottobre 1977, con i Frati Minori della Provincia maltese. Ha emesso la Professione temporanea il 2 ottobre 1978 e quella
solenne il 28 agosto 1983. È stato ordinato sacerdote il 5 luglio 1986. Ha studiato Filosofia e
325
Teologia in patria, presso l’Istitutum Nationale Studiorum Ecclesiasticorum Religiosorum
Melitensium. Ha conseguito un Diploma in
Giornalismo a Londra e ha compiuto un corso
di Direzione Spirituale.
Ha poi ricoperto i seguenti incarichi:
• dal 1986 al 2004: Attività pastorali nella
Diocesi di Gozo; Guardiano delle Comunità di Hamrun, Rabat, Gozo e Sliema;
• dal 2004 al 2008: Parroco di Our Lady of
the Sacred Heart a Sliema;
• dal 2008 al 2010: Uditore del Tribunale Ecclesiastico;
• dal 2010 al 2015: Officiale presso la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;
• dal marzo 2015: Guardiano del Convento
di San Antonio da Padova a Ghajnsielem,
Gozo.
– Fr. Jorge Enrique Concha Cayuqueo,
OFM, è stato nominato da Papa Francesco Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Santiago de
Chile (Cile), assegnandogli la sede titolare di
Carpi.
(L’Osservatore Romano, 15 luglio 2015)
Breve nota biografica
Fr. Jorge Enrique Concha Cayuqueo
è nato a Carahue, diocesi di Temuco, l’8
giugno 1958. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso la Pontificia Università Cattolica del Cile. Ha conseguito il Dottorato in Scienze Sociali presso la
Pontificia Università Gregoriana di Roma.
Il 16 gennaio 1980 ha emesso la Professione
temporanea e il 23 dicembre 1983 quella solenne nell’Ordine dei Frati Minori della Provincia “Ss.ma Trinità” del Cile. Ha ricevuto
l’ordinazione sacerdotale il 20 dicembre 1986.
Ha svolto successivamente i seguenti incarichi:
• Maestro dei Frati di Professione temporanea.
• Segretario provinciale per la Formazione e
gli Studi.
• Vice Parroco della Parrocchia di San Antonio de Padua a Santiago.
• Guardiano della Casa di Formazione San
Felipe de Jesús a Santiago.
• Commissario di Terra Santa in Cile e Vice
Parroco della Parrocchia di San Francisco
a La Cisterna-Santiago.
• Dal 2011 era Ministro provinciale della
326
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
Provincia minoritica della “Ss.ma Trinità”
del Cile e Presidente della Conferenza dei
Ministri provinciali del “Cono Sur” (Argentina, Paraguay e Cile).
• Nel 2014 era stato eletto Primo Vice Pre-
sidente della Conferenza dei Religiosi in
Cile.
BIBLIOGRAPHIA
–
Berta Alfredo, Mons. Eugenio Massi
OFM. Vescovo e Vicario Apostolico di TaiYuamfu e Hankow (1875-1944), Ristampa nel
Centenario della Consacrazione Episcopale a
cura di Sabattini Alberto, Matelica 2014, pp,
163.
Korošak Bruno, Biblični Križevi poti,
–
Založba Branko, Nova Gorica 2015, pp. 112.
Dalarun Jacques, Governare è servi–
re. Saggio di democrazia medievale, Edizioni
Biblioteca Francescana, Milano 2015, pp. 233.
Rovegno Suárez Juan, Historia de las
–
Parroquias Franciscana de la Serena, JM IMPRESOR, Santiago Chile 2015, pp. 115.
Dalarun Jacques, Il Cantico di frate
–
Sole. Francesco d’Assisi riconciliato, Edizioni
Biblioteca Francescana, Milano 2015, pp. 123.
Sabattini Alberto, Il santuario di
–
santa Maria Apparve in Ostra (AN) e il centenario dell’incoronazione della Vergine, Tipografia Francia, Matelica (MC) 2015, pp. 72.
Duque José Félix, Santa Beatriz de Sil–
va Fundadora de la Orden de la Inmaculada
Concepción. Nueva Biografia, Cosmorama
Edições, Maia/Portugal 2015, pp. 624.
–
Maccabelli Anna, Chiesa di San Sigismondo e Monastero San Giuseppe in Cremona, Edizioni VELAR, Gorle 2015, pp. 61.
NECROLOGIA
1. Carrero Morales Fr. Ángel Darío
New York, USA, 04.12.1965
Sabana Seca de Toa Baja, Puerto Rico,
15.05.2015
Nació el 4 de diciembre de 1965 en Nueva
York, pero creció y se educó en Rincón, Puerto Rico. Estudió filosofía y letras, teología sistemática y lenguas modernas en Puerto Rico,
México, España y Alemania. Hizo la profesión
religiosa solemne en la Orden franciscana el 8
de septiembre de 1990 y recibió el orden sacerdotal el 2 de enero de 1995.
El día 15 de mayo a las 6:45 p.m., después
de luchar durante dos años con la terrible enfermedad del cáncer y de recibir los auxilios
espirituales, falleció el Fr. Ángel Darío Carrero Morales, Custodio de la Custodia Franciscana del Caribe Santa María de la Esperanza,
a la edad de 49 años. Al momento de su fallecimiento se encontraba acompañado de sus
padres, hermanas y la comunidad religiosa. A
petición del mismo P. Darío no hubo velatorio
y su cuerpo fue incinerado.
Fray Gerardo Vargas, Vice-custodio del
Caribe, que presidió la Eucaristía del funeral,
dijo en la homilía: “Cuando leía la prensa en
estos días, veía en ella palabras que te describían como «escritor, poeta, crítico literario,
antólogo, teólogo, profesor y periodista cultural». En mi resistencia, descubrí que ese no
eras tú, Darío, que esas palabras no te definían.
Y nuevamente, en oración incesante al Espíritu Santo que hoy se derrama sobe nosotros
en este Pentecostés «consolador», recuerdo a
nuestro padre espiritual, Francisco de Asís, al
decir: «El Señor me dio hermanos». ¡Eureka!,
eso eres tú: eres un hermano, eres mi hermano, eres nuestro hermano”.
Polifacético escritor de formación interdisciplinar, es considerado uno de los intelectuales puertorriqueños de mayor renombre internacional. Combina el quehacer literario con
la cátedra, la edición, la curaduría y el periodismo. Entre sus libros de ensayos destacan:
“Puerto Rico: hay esperanza para tu futuro”,
“Apuntes éticos para la ciudadanía boricua”,
“Nuevos areópagos de la vida religiosa en
América latina y el Caribe en la encrucijada
de la modernidad y la posmodernidad”, “Los
Hermanos Menores en el cambio de época”.
También ha publicado los poemarios: “Llama
del agua”, “Perseguido por la luz” e “Inquietud de la huella. Las monedas místicas de Ángelus Silesius”, editados por la prestigiosa casa editorial Trotta de Madrid. Todos sus libros
han sido reconocidos entre los mejores libros
del año por la crítica. Fue editor y antólogo
de varias publicaciones: de la edición crítica
del clásico de las letras caribeñas, “Canto de
la locura” de Francisco Matos Paoli, de la antología de relatos “En el ojo del huracán” y de
las crónicas, “País nuestro. Crónicas puertorriqueñas de actualidad”. Participó como coguionista del premiado documental cinematográfico “Julia, toda en mí” de la cineasta Ivonne Belén, en torno a las cartas inéditas de la
poeta Julia de Burgos. Su obra literaria ha sido
ampliamente reconocida por poetas y críticos
internacionales como Ernesto Cardenal (Nicaragua), Jaime Siles (España), Antonio Colinas
(España), Peter Boyle (Australia), Julio Ortega (Perú), Javier Sicilia (México), Hugo Gutiérrez Vega (México), Genevieve Fabry (Bélgica), Hugo Mujica (Argentina), entre otros.
Sus textos aparecen en importantes antologías: “Antología de la literatura del siglo XX”
(de Mercedes López Baralt, UPR), “Cuerpo
y sangre” (de Siro López, Siglo XXI de Madrid), “Salmo fugitivo” (de Leopoldo Cifuentes, Clié, Barcelona), entre otras. Los artistas
plásticos Antonio Martorell, Ivelisse Jiménez,
Fernando Colón, Jeannette Betancourt, Hubert
Caño, Aixa Requena, Consuelo Gotay, entre
otros, han realizado piezas o instalaciones inspirados en su obra literaria. Escribe para varias
revistas internacionales, además de columnista habitual y miembro de la junta editorial del
principal periódico puertorriqueño, El Nuevo
Día. Galardonado con el premio nacional de
periodismo en 2008, tiene en prensa un libro
en la que recoge veinte años de entrevistas a
figuras del ámbito internacional cultural: José
Saramago, Rigoberta Menchú, Álvaro Mutis,
Cintio Vitier, Fina García Marruz, Jane Goodall, Franketienne, Derek Walcott, Gianni
Vattimo, Gustavo Gutiérrez, entre tantos otros.
Parte de su obra ha sido traducida al griego,
330
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
italiano, inglés, francés, alemán y holandés.
La Feria Internacional del Libro de Guadalajara 2012 y 2013 lo invitó a participar de
Latinoamérica Viva, que reúne a los escritores
más relevantes del momento.
El Gobernador de Puerto Rico, Alejandro
García Padilla en 2013 lo nombró Presidente de
la Comisión para el Desarrollo Cultural de Puerto Rico y Presidente de la Junta de Directores del
Instituto de Cultura Puertorriqueña, el organismo
cultural más alto e importante del país.
Colaboró como teólogo asesor de la Confederación Latinoamericana de Religiosos
(CLAR), Teólogo residente de la Escuela Graduada de teología de la Universidad Central
de Bayamón, Puerto Rico (CEDOC). Desde
1995 ha enseñado las disciplinas de teología
fundamental y antropología teológica, método
teológico, teología de la vida religiosa, pensamiento filosófico postmoderno y literatura
mística en distintos centros y universidades.
Fue Presidente de la Conferencia de Religiosos de Puerto Rico (CORPUR). El 2009 fundó,
junto a sus hermanos de la Orden Franciscana
de Puerto Rico, el Proyecto Niños de Nueva
Esperanza, cuyo fin es lograr la transformación comunitaria mediante el desarrollo de la
espiritualidad y las artes.
En la Orden Franciscana se ha desempeñado como Secretario de Formación y Estudios, Maestro de Profesos Temporales, Párroco de la Iglesia San José Obrero, Definidor,
Vice-custodio y cuatro veces Custodio de los
Franciscanos del Caribe (2006-2015). Ha sido
perito de dos Capítulos generales de la Orden
Franciscana y parte del coetus moderans en
el pasado Capítulo general del 2009. Formó
parte de la Comisión de Estudios interdisciplinarios sobre la situación de la Orden y coordinó, en ella, los seminarios en la Universidad
Antoniana de Roma sobre Franciscanismo y
contemporaneidad.
Desde diciembre de 2013 inició un tratamiento médico que le llevó a renunciar a sus
cargos de política cultural durante el mandato
del gobernador Alejandro García Padilla. La
enfermedad para la cual se medicaba era cáncer de piel. Poco tiempo después de ser atendido en Dallas, Texas, Ángel Darío fallece el
viernes 15 de mayo de 2015, a causa de esa
enfermedad en Puerto Rico, en la que fue su
casa durante muchos años, junto a la parroquia
San José Obrero, en el barrio Sabana Seca de
Toa Baja.
Tras conocer el fallecimiento del padre
Ángel Darío Carrero, el alcalde de Toa Baja,
Aníbal Vega Borges, dijo que la ciudad pierde
a un hijo, la comunidad religiosa a un padre
y los necesitados a un hermano. Vega Borges
decretó tres días de duelo, ordenando que las
banderas ondeen a media asta por el mismo
período en todos los edificios municipales.
De las últimas palabras que escribió el P.
Darío, queda esta huella inquebrantable donde
reafirmó su fe: “Estoy en paz, y esa paz es la
única ofrenda de la que dispongo ahora mismo, y aquí, casi a tientas, se la entrego”.
2. Uribe Escobar Fr. Fernando
Envigado (Antioquia, Colombia, 13.08.1939
Medellín, Colombia, 15.07.2015).
Fray Fernando Uribe Escobar nació el 13
de agosto de 1939, en Envigado (Antioquia)
y murió en Medellín, el 15 de julio de 2015.
vio la luz en el hogar formado por Don José
María y Doña Gabriela. De ellos aprendió las
virtudes que le caracterizaron durante toda su
vida: una piedad sencilla, sin estridencias, una
vida austera, caballerosidad y disposición para servir, paciencia y constancia en las tareas
emprendidas. Pero no solo las mantuvo sino
que las acrecentó a lo largo de su existencia,
y las adobó con otras manifestaciones personales, tales como el gusto por el arte (pintura,
música) y el cultivo de la escritura que, en poco tiempo, lo llevó a una ingente producción
franciscana.
Desde muy pequeño sintió el llamado a seguir las huellas del Seráfico Padre, habiendo
ingresado al seminario menor franciscano de
la Umbría en 1951. Su noviciado lo realizó en
el convento de San Luis de Ubaté (Ubaté-Cundinamarca), en 1959, y hace su primera profesión en enero de 1960, y cuatro años más tarde
la profesión solemne. Mientras realiza sus estudios de filosofía y teología en la Universidad de San Buenaventura (Bogotá-Colombia),
hace sus incursiones en la catequesis y en la
pastoral juvenil. También se las ingenió para
hacer conocer a sus compañeros la vida y los
Escritos de san Francisco, así como parte de
las hagiografías. Fue un presagio de lo que
sería posteriormente: un apasionado franciscanólogo.
Terminados sus estudios para el presbiterado recibió la ordenación sacerdotal el 7 de
diciembre de 1967de manos de Monseñor
Alfonso Uribe Jaramillo, en Medellín (Antioquia).
NECROLOGIA
Los siguientes años lo veremos entregado
a un trabajo pastoral entre jóvenes y también
entre campesinos, lo mismo que a la asesoría
espiritual y al acompañamiento de hermanos
franciscanos en formación.
Este primeros años de apostolado fueron
interrumpidos ya que fue destinado por la Provincia a estudiar en Roma, en la Universidad
Pontificia de Antonianum donde obtuvo su título de doctor en Teología.
Regresado al país fue Maestro de Novicios,
profesor, pastor entre los campesinos de la Argentina (Huila-Colombia) y responsable de la
pastoral vocacional en la Provincia de San Pablo Apóstol.
En 1987 una invitación del Ministro general de la Orden le cambia definitivamente
el rumbo de su vida: se trata de ir a Roma para continuar la tarea emprendida por el gran
franciscanólogo Fr. Kajetan Esser muerto en
1978.
Efectivamente se traslada a Lovaina donde
hará su especialización en estudios medievales (1987/1988) terminada la cual es destinado a la Pontificia Universidad Antoniana,
donde ejercerá un fructífero apostolado franciscano como profesor, escritor, conferencista, hasta el año 2012, cuando regresa definitivamente a su Provincia de San Pablo.
Durante su permanencia en Roma, además
del ejercicio de la enseñanza ejercerá muchos
otros oficios entre los cuales se destacan.
Decano de teología y vicepresidente del
Instituto de Espiritualidad de la misma Universidad Antoniana, profesor de la Escuela
Superior de Estudios franciscanos (El Pardo,
Madrid- España) y del Instituto teológico franciscano de Petrópolis (Brasil).
Vuelto al país, continúa su magisterio franciscano, esta vez, buscando preparar un grupo
de hermanos franciscanos para que en el futuro
se pudieran desempeñar como profesores de
Franciscanismo. Siempre tuvo entre sus miras
el preparar personal que pudiera continuar su
obra.
Junto con sus tareas académicas Fernando
se dedicó a cultivar la fraternidad y el jardín
de la casa de los hermanos, como queriendo
identificarse más con Francisco de Asís, como
hermano y como cantor de la naturaleza.
Y en verdad que fue grande su obra. A continuación presentamos, de manera resumida,
un panorama de sus servicios en la Orden y de
su trayectoria intelectual:
331
Otros servicios
– Miembro de la Comisión para la revisión
de las Constituciones Generales de la Orden de los Hermanos Menores, Roma, 1984
y 1985.
– 1987-1990: Director de la Experiencia Asís.
Cuatro cursos intensivos de cinco semanas
cada uno sobre las Fuentes Franciscanas y
los lugares franciscanos de Italia central.
– Miembro de la comisión preparatoria de
la “Ratio formationis franciscae”, Roma
1989-1990.
– Experto del Capítulo General OFM. San
Diego (California -USA), 30 mayo-1 Julio,
1991.
– Miembro de la Comisión Internacional para la “Ratio evangelizationis OFM”, Roma,
1991-1995.
– Experto en el Concilio Plenario OFM para la “Ratio evangelizationis”, La Valletta
(Malta), Mayo 7-20 de 1995.
– Director del Congreso Internacional “Il Liber naturae nella Lectio antoniana”, con
motivo del VIII Centenario del nacimiento
de S. Antonio de Padua. Roma-Pontificio
Ateneo Antonianum, Noviembre 20-22
de1995.
– Miembro del Comité Científico y del Comité Organizador del Convegno Internazionale “Verba Domini mei”. Gli Opuscula di
Francesco d’Assisi a 25 anni dalla edizione
di Kajetan Esser, ofm. Roma, Pontificio
Ateneo Antonianum, Abril 10-12 de 2002;
moderador del Mesa Redonda conclusiva.
– Miembro de la Comisión Internacional para
el Subsidio de Pastoral Parroquial OFM.
Roma, Curia general 2005-2007.
– Miembro de la Comisión Internacional
para el Subsidio sobre el capítulo V de las
CCGG OFM. Roma, Curia general, Mayo
15-17 de 2012.
– Miembro de la comisión preparatoria del
“Instrumentum laboris” para el Capítulo
general de 2015.
Libros Publicados
• Strutture e specificità della vita religiosa secondo la Regola di S. Benedetto e gli
opuscoli di S. Francesco. (Studia Antoniana 24, cura Pontificii Athenaei Antoniani
edita) Romae 1979, pp. 387.
• La vida religiosa según san Francisco de
Asís. (Hermano Francisco 12) Oñate (Guipúzcoa) 1982, 231 pp.
• Francisco para ti. Una vida que cuestiona.
332
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AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
Ilustraciones de Juan Jairo Rendón (Francisco hoy, 1) Bogotá 1987; 2ª edición Santiago de Cali, 2009.
Francisco, una vida que cuestiona. Trad.
de Edi Nicolao, São Paulo, 1a. ed. 1988, 2a.
ed. [Coediçao Vofran - Cefepal], 1989, 133
pp., 3a. ed. [PVF Pro-Vocaçoes Franciscanas] 1992, 133 pp.
Francesco. Una vita che interroga. Trad. a
cura del Centro Nazionale di Coordinamento Prom. Voc. Frati Minori, Firenze 1990.
Frangisku. Hajja li tisfidak. Trad. a la lengua maltesa de Noel Muscat, ofm., Ed.
TAU, Valletta 1995, 135pp.
Franjo za tebe. Trad. a la lengua croata de
Marija Krile. Biblioteka “Brat Franjo”, Zivotopisi, Knjiga sedma, Zagreb, [2002], 72
pp.
Por los caminos de Francisco. Notas para el itinerario por los lugares franciscanos. Pro manuscripto. Roma 1989. Por los
caminos de Francisco de Asís. Notas para
el itinerario por los lugares franciscanos
(Hermano Francisco, 23) Oñate (Guipúzcoa) 1990, 201 pp.
Perlos caminhos de Francisco de Assis.
Tradução, Irmã Edi Nicolao [ed. Pro manuscripto. Sin fecha. Impresso no dep. gráfico da Univ. São Francisco. São Paulo];
ed. definitiva FFB, 1997, 253 pp.
Itinerari francescani. Visita ai luoghi dove visse san Francesco. Trad. di Enzo Demarchi, Ed. Messaggero Padova, 1997, pp.
207; 2ª edición, Ed. Dehoniane, Bologna,
2009.
Introduzione alle agiografie di san Francesco e santa Chiara d’Assisi (XIII-XIV),
Pro manuscripto, Roma 1996, pp. 403.
Introducción a las hagiografías de San
Francisco y Santa Clara de Asís (siglos
XIII y XIV), (Publicaciones Instituto Teológico Franciscano. Serie Mayor - 30), Murcia 1999, 587 pp., 24 x 17 cm. 2ª edición
ampliada, 2010, 656 pp.
Introduzione alle fonti agiografiche di san
Francesco e santa Chiara d’Assisi (secc.
XIII-XIV). Traduzione dell’edizione spagnola rivista ed ampliata (Medioevo Francescano, Saggi 7. Collana della Società
internazionale di studi francescani diretta
da Enrico Menestò), Edizioni Porziuncola
2002, pp. XIII + 637.
Wprowadzenie do Źródeł Franciszkańskich,
Trad. E. Kumka, ofmconv. Kraków 2009,
464 pp.
• Il Francesco di Bonaventura. Lettura della
Leggenda Maggiore. Edizioni Porziuncola,
Santa Maria degli Angeli 2003, pp. 564.
• El Francisco de Buenaventura. Lectura
de la Leyenda Mayor. Ed. Tenacitas, Salamanca. Escuela Superior de Estudios Franciscanos, El Pardo – Madrid 2008, 437 pp.
• Leer a Francisco y Clara de Asís. Sus Escritos. Introducción general a las fuentes
primarias del franciscanismo primitivo
(Col. Karisma, 1), Santiago de Cali, Colombia, Ed. Pro manuscripto, 2006, 86 pp.
• La Regla de San Francisco. Letra y espíritu, (Publicaciones Instituto Teológico Franciscano, Textos – 3), Ed. Espigas, Murcia
2006, 381 pp. Id., traducción japonesa,
2009, Keishirou Furusato. Printed in Japan.
ISBN978-4-90221-54-2 C3016.
• La Regola di san Francesco. Lettera e Spirito (Teologia spirituale, 22), Edizioni Dehoniane, Bologna, 2011, pp. 361.
• Orar como Francisco. Notas y sugerencias
sobre las oraciones del Santo de Asís. (Col.
Karisma, 2), Santiago de Cali, Colombia
2008, 264 pp.
• Ejes del carisma de san Francisco de Asís
según sus escritos. La perspectiva de la forma de vida. Familia Franciscana de Colombia, Bogotá, Ed. Pro manuscripto, 2010,
104 pp.
• Leer a Francisco y Clara de Asís: sus escritos. Introducción general e inducción metodológica. (Col. Hermano Francisco 56).
Ediciones Franciscanas Arántzazu, Oñati
2012, 225 pp.
• Leggere Francesco e Chiara d’Assisi. Introduzione generale e guida metodologica ai loro Scritti (Coll. Tau, 14). Edizioni
Biblioteca Francescana, Milano 2013, pp.
208.
• Il «Liber Naturae» nella «Lectio» Antoniana, Atti del Congresso internazionale per l’VIII Centenario della nascita di
Sant’Antonio di Padova (1195-1995), Pontificio Ateneo Antonianum di Roma (Roma, 20-22 novembre 1995), a cura di Fernando Uribe, Roma 1996, P.A.A. Edizioni
Antonianum (Medioevo, 2), pp. 330.
Diversos estudios y artículos
En 14 libros en colaboración
En 5 libros miscelánea
En 2 diccionarios
En diversas Revistas especializadas, de
NECROLOGIA
modo particular en Cuadernos Franciscanos (Chile), Selecciones de Franciscanismo
(Valencia-España), Frate Francesco (Roma),
Vita Minorum (Venezia-Italia), Verdad y Vida
(Madrid), Studi francescani (Firenze-Italia),
Naturaleza y Gracia (Salamanca), Antonianum (Roma), Carthaginensia (Murcia), Collectanea Franciscana (Roma), Archivum
Franciscanum Historicum (Roma), Frontiere
(Foggia - Italia).
La abundancia de dones con que Dios bendijo el buen talante natural de Fernando siga
iluminando nuestros pasos. Sin duda miles de
hermanas y hermanos de la Familia Franciscana de todo el mundo estarán sintiendo con
pesar la muerte de Fernando pero al mismo
tiempo estarán dándole gracias por las luces
que él nos brindó para ser mejores hijos de san
Francisco como él lo fue.
Fr. Alonso Morales
3. Anno 2015 mortui sunt
* 6 febbraio 2015: Castelli Fr. Giusepnato a Fittà di Soave (VR), della Prov. Venetæ S. Antonii Patavini, Italia. Operò nelle
parrocchie di Monfalcone dal 1978 al 1983 e
di Casette in Legnago per un decennio (198393). Ma la parrocchia di Bovalino, dove era
giunto nel 1994, è stata il luogo in cui il Signore gli ha chiesto di manifestargli il suo amore,
ed è stato il gregge con il quale egli ha risposto
amando senza riserve. Nominato Parroco nel
2002, per 20 anni ha dato il meglio di sé a questa Chiesa che in diversi modi gli ha confermato d’essere stato un dono prezioso per tanti
aspetti: il suo ministero come sacerdote e parroco, il suo spirito di preghiera, il suo operato
come animatore, la sua pastorale innovativa e
creativa, la sua sensibilità, la sua vita sobria, la
sua affabilità. È morto nella Casa Canonica di
Bovalino all’età di anni 65, di vita francescana
43 e di sacerdozio 30.
pe,
7 febbraio 2015: Battolini Fr. Ottaviano, Cesare, nato il 29 dicembre 1919 a Vezzano Ligure, della Prov. Liguriæ Ss. Cordis
Mariæ, Italia. Operò nella regione del Chaco
in Argentina, poi in Canada, e quindi, per oltre
cinquant’anni, in Guatemala, dove fu parroco
a Jalatagua e, poi, a Moyuta. Svolse opera di
promozione umana ed evangelizzazione spendendosi anche come infermiere e dedicandosi
alla preparazione dei catechisti, alla promozione dell’OFS locale, all’animazione vocaziona*
333
le e alla costruzione della “Colonia Immaculada”, un villaggio per famiglie povere. È morto
a Moyuta, Guatemala, all’età di anni 95, di vita
francescana 78 e di sacerdozio 71.
* 8 febbraio 2015: Tonini Fr. Aldo, Mario, nato a Padernone (TN), della Prov. Venetæ S. Antonii Patavini, Italia. Commissario
di Terra Santa, trascorse il periodo più lungo
della sua vita a Treviso, prodigandosi con tutte
le sue forze a servizio del Commissariato. Entusiasta della vita, impegnò le sue energie per
far conoscere e amare la Terra che vide i natali
di Gesù e i luoghi santi. Guidava annualmente
numerosi pellegrinaggi, incontrava frequentemente gli Amici di Terra Santa e vari gruppi,
organizzava le giornate pro Terra Santa, aiutava con generose offerte l’attività assistenziale
e culturale dei Frati Minori che lavorano nella Custodia di Terra Santa. È morto a Treviso
all’età di anni 85, di vita francescana 67 e di
sacerdozio 59.
* 8 febbraio 2015: D’Alessandro Fr.
Benedict Joseph, nato il 29 agosto 1937 a New
York, della Prov. Immaculatæ Conceptionis
BMV, USA. È morto all’età di anni 78, di vita
francescana 54 e di sacerdozio 49.
* 10 febbraio 2015: Santacaterina Fr.
Donato, Giovanni, nato a Coldogno (VI), della Prov. Venetæ S. Antonii Patavini, Italia. Dedicò la sua vita alla pastorale parrocchiale, olre
20 anni a Padova S. Francesco, 25 a Taglio di
Po, dove fu anche Parroco e 10 a Marghera. Si
distinse per le sue doti umane e squisitamente
francescane, sempre disponibile a mettersi al
servizio di tutti, manifestando in particolare
la sua attenzione agli ammalati e agli anziani
che visitava abitualmente nelle case. È morto
nell’Ospedale di Abano Terme all’età di anni
91, di vita francescana 76 e di sacerdozio 66.
* 11 febbraio 2015: Tufo Fr. Berard,
Nicholas, nato il 20 febbraio 1923 a Boston.
della Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV,
USA. È morto all’età di anni 93, di vita francescana 70 e di sacerdozio 64.
* 14 febbraio 2015: Milani Fr. Andrea,
Ermenegildo, nato a Monte Magré (VI), della
Prov. Venetæ S. Antonii Patavini, Italia. Trascorse 46 anni nella Fraternità di S. Michele in
Isola, dedicandosi a vari servizi e distinguendosi soprattutto per la direzione del lanificio
334
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
provinciale. Per decenni, infatti, realizzò i tessuti per gli abiti dei Frati, offrendo con la sua
abilità un generoso, apprezzato e utilissimo
servizio. Uomo di grande fede, si distinse per
una qualità speciale: il suo animo era profondamente buono e mite. È morto a Saccolongo
all’età di anni 86 e di vita francescana 52.
nato il 18 maggio 1939 a Detroit, Michigan,
della Prov. S. Ioannis Baptistæ, USA. Ha svolto nella Provincia varie mansioni: Professore
di Biologia, Formatore provinciale, Direttore
di “Giustizia, Pace e Integrità del Creato”. È
morto a Cincinnati, Ohio, all’età di anni 75 e
di vita francescana 49.
* 2 maggio 2015: Scodeggio Fr. FloGiancarlo, nato il 19 ottobre 1937 a
Cremona, della Prov. Mediolanensis S. Caroli
Borromæi, Italia. Dopo una breve esperienza
presso la Casa degli Oblatini del Seminario
Arcivescovile di Milano, attratto dalla semplicità del carisma francescano, ormai ventenne,
chiede di sperimentare la vita e la Regola dei
Frati Minori. A tale motivo, nel 1957, viene
accolto nel Convento di Sabbioncello, dove
incomincia ad apprendere l’arte del cuoco.
Continua questo semplice servizio in vari conventi, fino al manifestarsi di alcuni problemi
fisici che lo costringono a dimorare in una casa
di esercizi a Diano Castello (Imperia) per circa tre anni. Rientrato in Provincia, è a Varese
come portinaio e addetto alla foresteria, poi a
Rezzato come responsabile della Casa di esercizi. Dal 1974 vive nel convento di sant’Antonio dove si prodiga come portinaio e come
assistente ai poveri. Qui diventa per molti
fratelli bisognosi un prezioso strumento della
bontà e della provvidenza divina. In questi anni viene anche eletto Vicario della Fraternità,
primo Frate non sacerdote a ricoprire tale incarico nella Provincia. Nel 1988 viene trasferito
a Sabbioncello dove per ben 13 anni si prende
cura dei fratelli malati, in qualità di responsabile dell’Infermeria provinciale. Dal 2001 risiede nel Convento di sant’Antonio in Milano,
in questo ultimo tratto della vita, se pur accompagnato dal progressivo indebolimento di frate
corpo, si dedica con generosità all’ascolto e alla consolazione di quanti in visita al Santuario
di sant’Antonio ricercano una benedizione o
una parola “speciale” per affrontare le difficoltà della vita. È morto a Milano all’età di anni
77 e di vita francescana 56.
* 8 maggio 2015: Talone Fr. Raffaele,
Guglielmo, nato il 21 dicembre 1912 ad Artena, della Prov. Romanæ Ss. Petri et Pauli,
Italia. Frate semplice e laborioso, finché la
malattia non lo ha condizionato pesantemente
negli ultimi venticinque anni di vita. Di lui si
ricorda l’attenzione ai poveri, in particolare ad
Artena, quando riempiva la vecchia FIAT 500
di generi di prima necessità per portare aiuto
alle famiglie bisognose. All’età di 100 anni ha
ricevuto una medaglia di riconoscimento dal
sindaco di Roma, Gianni Alemanno. È morto nell’Infermeria provinciale “S. Sebastiano”
all’età di anni 102, di vita francescana 87 e di
sacerdozio 79.
riano,
* 3 maggio 2015: Vizcarra Fr. Pablo,
nato il 29 aprile 1923 ad Ayacucho, Perù, della
Cust. Terræ Sanctæ, Israele. È morto a Gerusalemme all’età di anni 92, di vita francescana 73, di sacerdozio 67 e di servizio alla Terra
Santa 37.
* 4 maggio 2015: Rewers Fr. Donald,
13 maggio 2015: Del Vecchio La RoFr. Alberto, Francesco, nato il 19 novembre 1938 a Barletta, Italia, della Prov. S.
Antonii, Bolivia. Giunse in Bolivia nel 1978 e
visse gli ultimi 25 anni a Cochabamba. Lascia
un gran vuoto nelle persone, nella Fraternità e
nella Provincia. È morto a Cochabamba, Bolivia, all’età di anni 76, di vita francescana 57 e
di sacerdozio 49.
*
vere
* 14 maggio 2015: Biasiotto Fr. RiFrancis Richard, nato a Allentown,
della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Laureatosi
in Filosofia e in Teologia, ha insegnato Matematica e Scienze presso la Walsh High Scool
in Olean, NY, dal 1965 al 1969, di cui è stato
anche Vice Preside. Dal 1973 al 1985 è stato
Segretario provinciale. Nel 1985 è stato nominato Parroco e Guardiano di St. Bonaventure
Parish in Paterson, NJ; dal 1999 al 2005 è stato
Vice Parroco della St. Leo Curch in Elmwood Park, NJ. Dal 2005 al 2015 è stato a servizio della St. Francis Chapel in Albany, NY. È
morto presso il «Albany Memorial Hospital»
all’età di anni 76, di vita francescana 56 e di
sacerdozio 51.
chard,
* 14 maggio 2015: Tondello Fr. Olivo
Luiz, nato a Concórdia, della Prov. Immaculatæ Conceptionis BMV, Brasile. Ha lavorato
nella Cust. Nostræ Dominæ Septem Gaudio-
NECROLOGIA
rum come missionario. Nel febbraio 2015 è
tornato in Provincia ed è stato destinato al Postulandato di Guaratinguetá, senza riuscire a
svolgere questa servizio. È morto a São Paulo
all’età di anni 74, di vita francescana 50 e di
sacerdozio 45.
* 15 maggio 2015: Carrero Morales
Fr. Ángel Darío, nato il 4 dicembre 1965 a
New York, USA, , della Prov. Franciscana de
Arantzazu, Spagna. È morto a Sabana Seca de
Toa Baja, Puerto Rico, all’età di anni 50, di
vita francescana 29 e di sacerdozio 20.
– Un recuerdo del periódico donde colaboraba
El escritor y miembro de la Junta Editorial
de “El Nuevo Día”, Ángel Darío Carrero, falleció hoy 15 de mayo en Puerto Rico, tras una
dura batalla contra el cáncer. Tenía 49 años de
edad. El padre Darío, como se le conocía al sacerdote franciscano, fue un hombre de muchos
sombreros: escritor, poeta, crítico literario, antólogo, teólogo, profesor y periodista cultural.
Su voz independiente siempre se hizo sentir
con fuerza en el ámbito cultural, social y político del país. Fue defensor de las causas justas
e intelectual de primer orden, quien siempre
trabajó por el bienestar de su país y su gente.
Carrero fue una figura clave en el proceso
de desobediencia civil que redundó en la salida
de la Marina de los Estados Unidos de la isla
municipio de Vieques, abogó por la liberación
de los presos políticos puertorriqueños, en especial por la de Oscar López Rivera, levantó
su voz en contra de las enmiendas constitucionales para eliminar el derecho absoluto a la
fianza y se expresó a favor de la equidad en
materia de derechos civiles. Una de sus grandes aportaciones sociales
fue el proyecto que lideró, Niños de Nueva
Esperanza en el barrio de Sábana Seca en Toa
Baja, una institución sin fines de lucro a favor
del desarrollo de la niñez.
Pero más allá de su labor social, el padre
Darío fue una amante de la literatura y la poesía. Sus poemarios “Llama del agua” (2001),
“Perseguidos por la luz” (2008) y “Angelus
Silesius” (2012) constatan ese gran don que
tenía para este género literario. Su poesía fue
musicalizada e interpretada por cantantes como Nydia Caro, Danny Rivera y Tony Croatto. Carrero coordinó la edición crítica del
“Canto de la locura”, del poeta Francisco Ma-
335
tos Paoli (2005), y editó junto a la escritora
Mayra Santos-Febres la antología de relatos
“En el ojo del huracán” (2011). Además, editó y formó parte, junto a Luis Rafael Sánchez,
Mayra Montero, Ana Lydia Vega, Edgardo
Rodríguez Juliá y Magali García Ramis, del
libro de ensayos periodísticos “País nuestro. Crónicas puertorriqueñas de actualidad”
(2012).
Sus textos sirvieron también de base para
la exposición El lenguaje de los pájaros de los
artistas abstractos radicados en Nueva York,
Ivelisse Jiménez y Fernando Colón (Museo de
Arte Contemporáneo, 2008). La artista del libro
Consuelo Gotay se basó en sus poemas para su
más reciente trabajo: Para que sepas (2011). Entre sus diferentes cargos durante su trayectoria, se encuentran: presidente de la Conferencia de Religiosos y Religiosas de Puerto
Rico (CORPUR), custodio (líder) de la Orden
Franciscana del Caribe y asesor de movimientos de reflexión interdisciplinaria en América
Latina y Europa y director de la Comisión para el Desarrollo de la Cultura en Puerto Rico
(CODECU).
Nacido en Nueva York en 1965, Carrero se
mudó de niño con su familia a Puerto Rico. Estudió filosofía y literatura, teología y lenguas
modernas en Puerto Rico, México, España y
Alemania. – Reacciona el Gobernador
Alejandro García Padilla y la primera dama
Wilma Pastrana lamentaron “profundamente”
la partida del padre Darío.
“Los puertorriqueños perdimos hoy a un
gran líder y una importante figura para nuestro
pueblo”, indicó en declaraciones escritas.
El mandatario describió al teólogo como
un “defensor incansable de los derechos humanos” y una “figura intelectual que con sus
escritos y poemas enriqueció nuestra cultura”. “Nuestro país siempre le recordará por su
amplio sentido de responsabilidad, compromiso y entereza con la que desempeñó cada uno
de los cargos a los que fue nombrado, hasta el
último momento en el que su salud se lo permitió, y en los que dejó una huella imborrable.
Hoy honramos su memoria y legado, elevando
una oración por su eterno descanso y para que
su familia reciba el consuelo que necesitan ante su partida”, señaló García Padilla.
[El Nuevo Día, 15 de mayo de 2015 - 9:10
PM]
336
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
*
19 maggio 2015: Hunter Fr. Victor,
Williamm nato ad Hooper, della Prov. Barbaræ, USA. È morto a Oakland all’età di anni
90 e di vita francescana 24.
* 19 maggio 2015: Gavin Fr. Robert,
Richard, nato ad Olean, NY, della Prov. Ss.
Nominis Iesu, USA. Dal 1959 al 1962 è stato a
servizio della St. Bonaventure University. Nel
1966 è stato trasferito nella Parish in Paterson,
dove si è dedicato anche alla GiFra. Nel 1967
fu trasferito a New York, dove ha svolto il
suo ministero per 47 anni presso la St. Francis of Assisi Church (è stato anche Assistente
dell’OFS). Nel 2014 si è ritirato dal ministero
attivo. È morto a Ringwood all’età di anni 89,
di vita francescana 60 e di sacerdozio 56.
* 20 maggio 2015: Giugno Fr. Emilio,
Francesco, nato il 5 agosto 1925 a Forenza
(PZ), della Prov. Salernitano-Lucanæ Immaculatæ Conceptionis BMV, Italia. È morto a
Forenza all’età di anni 89, di vita francescana
70 e di sacerdozio 64.
* 2 giugno 2015: Wohler Fr. Gil, James, nato a Wichita, della Prov. S. Ioannis
Baptistæ, USA. Ha svolto vari incarichi: è stato Professore e Direttore spirituale nei nostri
Seminari, Animatore provinciale della Cura
pastorale delle Vocazioni, ha partecipato al
Progetto Africa (12 anni). Amato pastore, è
morto a Cincinnati all’età di anni 79, di vita
francescana 60 e di sacerdozio 52.
2 giugno 2015: Kohlmann Fr. Bonaventura, Herbert, nato a Bamberg, della Prov.
S. Elisabeth, Germania. Ha svolto vari incarichi: completato il corso di pastorale, è stato
cappellano a St. Ludwig in Nürnberg; nel 1973
è stato Guardiano a Dettelbach; Definitore
provinciale della Prov. bavarese (1988-1992);
Vicario a Hammelburg. È morto a Lichtenfels
all’età di anni 78, di vita francescana 57 e di
sacerdozio 51.
*
* 8 giugno 2015: Baril Fr. Maurice,
nato a Montréal, della Prov. S. Ioseph Sponsi BMV, Canada. Esercitando la professione
di Architetto, ha diretto la costruzione di alcune chiese, tra cui quella della Risurrezione
di Montréal. Ha anche diretto la costruzione
di alcuni Edifici civili a Québec. Uomo molto
discreto e di grande cultura, competente nella
sua professione, ha vissuto con coraggio i 10
anni della sua malattia. È morto nell’Infermeria provinciale di Montréal all’età di anni 92,
di vita francescana 69 e di sacerdozio 64.
* 10 giugno 2015: Steckert Fr. Nilton
Waldemar, nato a Forquilhinha, della Prov.
Immaculatæ Conceptionis BMV, Brasile. Di
famiglia luterana, ha esercitato il suo ministero con grande zelo pastorale. È morto a Ituporanga all’età di anni 64, di vita francescana 33
e di sacerdozio 27.
* 11 giugno 2015: Van Deal Fr.
Edward, Petrus Antonius, nato a Nederweert, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium,
Olanda. Ha lavorato come cameriere, falegname, agricoltore. Gli piaceva anche lavorare
nelle scuole per ragazzi. È morto a Weert all’età di anni 93 e di vita francescana 67.
* 13 giugno 2015: Da Silva Correia Fr.
José, nato il 13 gennaio 1922, della Prov. Ss.
Martyrum Marochiensium, Portogallo. Ha insegnato Religione, Latino, Musica e Scienze
Naturali in vari posti. È stato Vice Maestro dei
Novizi a Varatojo, Maestro nel Seminario di
Luz, nel Collegio di Montariol ed infine Parroco in varie Parrocchie. È stato un francescano esemplare per la sua intelligenza, per le
sue doti musicali, il senso della Fraternità e la
dedizione al lavoro. È morto nell’Infermeria
provinciale di Montariol, Braga, all’età di anni
93, di vita francescana 73 e di sacerdozio 67.
*
18 giugno 2015: Afonso do Nascimen-
to Fr. Aquiles, nato il 25 dicembre 1920, della
Prov. Ss. Martyrum Marochiensium, Portogallo. Dal 1962 è andato missionario in Mozambico, dove ha insegnato in varie Scuole, infine
si è dedicato anche alla pastorale parrocchiale.
Ritornato in Portogallo, si è messo a servizio
del Santuario di sant’Antonio. Si è distinto per
la sua bontà, allegria, conoscenza degli uomini
e delle cose. È morto nell’Infermeria provinciale “Imaculada Conceição” di Lisboa all’età
di anni 94, di vita francescana 54 e di sacerdozio 45.
* 22 giugno 2015: Rijper Fr. Vigilius,
Edistius Joannes, nato a Beemster, Olanda,
della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium,
Olanda [della Cust. Aut. S. Francisci Assisiensis, Indonesia]. È andato in Indonesia nel
1951, dove ha insegnato Tecnologia ed è stato
Parroco in varie Parrocchie. È tornato in Olan-
NECROLOGIA
da nel 1996. È morto a Leiden all’età di anni
89, di vita francescana 68 e di sacerdozio 61.
* 30 giugno 2015: Kamleitner Fr.
Gottfried Santiago, Josef, nato a Neustadtl,
della Prov. S. Leopoldi, Austria/Italia. Il suo
più vivo desiderio fu quello di andare in Missione: fu accontentato nel 1960, andando in
Bolivia e ricevendo il crocifisso da Papa Giovanni XXIII. In Bolivia lavorò prima come
Cappellano e, poi, fondò una grande parrocchia, con un raggio di 400 km., a San José di
Campamento: vi costruì scuole, chiese filiali,
strade... Dopo aver consegnato nel 2008 la
parrocchia al clero diocesano, ha celebrato in
Austria il 50° di sacerdozio. È morto ad Enns
all’età di anni 83, di vita francescana 63 e di
sacerdozio 57.
* 2 luglio 2015: Stokman Fr. Alfred,
Cornelius Johannes Casper, nato ad Haarlemmermeer, della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda. È stato in Pakistan dal 1947
al 1990, dove ha svolto vari uffici: cuoco, Direttore di imbarco, Parroco. Tornato in Olanda
è stato Parroco e Cappellano del “Holy Family
Hospice”. È morto a Warmond all’età di anni
92, di vita francescana 72 e di sacerdozio 65.
* 4 luglio 2015: Vigliotta Fr. Thomas,
Thomas Francis, nato a Patechogue, NY, della Prov. Ss. Nominis Iesu, USA. Dal 1985 al
1988 è stato Vice Parroco alla St. Anthony of
Padua Parish in Greenville, dal 1988 al 1989
presso la St. Stephen of Hungary Church,
N.Y. Nel 1989 è entrato a far parte del gruppo
provinciale che si occupava della Parola, predicando Ritiri e risiedendo in vari posti. Nel
2005 fu trasferito al Centro Cattolico dell’University of Georgia in Athens, divenendo anche
Direttore della pastorale universitaria. È morto
a Ringwood all’età di anni 66, di vita francescana 34 e di sacerdozio 29.
10 luglio 2015: Gonsalves Fr. Anthonato a Karachi, India, della Prov.
Christi Regis, Canada. Dal 1969 al 1993 ha lavorato in Pakistan, dove è stato Vice Parroco
e Parroco in varie Parrocchie, Maestro dei Postulanti e dei Novizi, Definitore provinciale.
Dal 1993 al 2105 in Canada, dove è stato Parroco in diverse Parrocchie, Guardiano e Vicario in varie Fraternità, Definitore provinciale.
È morto a Duncan, Canada, all’età di anni 75,
di vita francescana 53 e di sacerdozio 49.
*
ny, Joachim,
337
* 15 luglio 2015: Uribe Escobar Fr. Fernando, nato il 13 agosto 1939 in Envigado,
della Prov. S. Pauli Apostoli, Colombia. È
morto a Medellín, Colombia, all’età di anni
76, di vita francescana 55 e di sacerdozio 48.
* 17 luglio 2015: Rossi Fr. Ruggero, nato a Montegallo, della Prov. Picenæ S. Iacobi
de Marchia, Italia. Di indole semplice e servizievole ha testimoniato il carisma francescano
e il ministero sacerdotale nella formazione dei
giovani nel collegio serafico, nella pastorale
parrocchiale e nella confessione di comunità
religiose. La sua memoria rimane in benedizione. È morto nell’Infermeria provinciale di
Grottammare all’età di anni 93, di vita francescana 73 e di sacerdozio 66.
* 18 luglio 2015: Snoek Fr. Cleophas,
Richard Franciscus, nato a Willeskop, della
Prv. Ss. Martyrum Gorcomiensium, Olanda.
In varie Fraternità ha svolto il servizio di portinaio, calzolaio e sagrestano. È stato anche a
servizio di una Casa per persone anziane. È
morto a Weert all’età di anni 92 e di vita francescana 73.
* 20 luglio 2015: Van Beeck Fr. LamHenricus, nato ad Endhoven,
della Prov. Ss. Martyrum Gorcomiensium,
Olanda. Ha lavorato, dapprima, in Indonesia
(dal 1968 al 1981), poi in Olanda, dal 1982,
come Parroco a Tilburg dedicandosi in particolare ai giovani. Dal 1991 fino alla morte si
è dedicato ad organizzare corsi di contemplazione. È morto a Nijmegen all’età di anni 71,
di vita francescana 54 e di sacerdozio 34.
bert, Johannes
* 21 luglio 2015: Krekelberg Fr. MiJoachim, nato il 17 ottobre 1941 a
Bocket-Waldfeucht. della Prov. S. Elisabeth,
Germania. Terminata la formazione per l’assistenza geriatrica, è stato trasferito a Düsseldorf, dove è stato il Responsabile della Casa
locale per anziani e, poi, dopo la partenza delle
Suore, ha assunto la gestione infermieristica.
Nel 1990 si è preso cura dei Frati anziani a
Mönchengladbach e dal 1991 si è incardinato
nella Provincia francescana di Colonia. È stato
anche a Vossenack e Düsseldorf, servendo i
Frati ammalati e non più auto-sufficienti, svolgendo anche i compiti di sagrestano e portinaio. Dopo la chiusura del convento di Düsseldorf, fu trasferito a Dorsten. Si è distinto per il
servizio ai Frati infermi e per la sua amabilità.
chael,
338
AN. CXXXIV – MAII-AUGUSTI 2015 – N. 2
È morto a Dortmund all’età di anni 73 e di vita
francescana 23.
*
24 luglio 2015: Gasnick Fr. Roy, RoMichael, nato a Garfield, NJ, della Prov.
Ss. Nominis Iesu, USA. Dal 1961 al 1967 ha
insegnato presso la St. Bonaventure University, nello stesso tempo ha conseguito un Master
in Letteratura inglese. Nel 1967 è stato trasferito alla St. Francis of Assisi Church in New
York City, dove è stato Assistente provinciale
dell’OFS. Nel 1969 è stato nominato Direttore delle Comunicazioni della Provincia. Nel
1985 è stato trasferito a Los Angeles, dove
ha servito per due anni il Centro Francescano
delle Comunicazioni. Nel 1987 è tornato ad
East Coast, dove per sei anni è stato Assistente
dell’OFS. Ha dedicato la sua vita a comunicare il messaggio francescano al più vasto pubblico possibile, come documentano i suoi libri:
Francis of Assisi. The Song Goes On; Francis:
Brother of the Universe o i suoi numerosi articoli. È stato determinante nell’emissione di
un francobollo in onore di san Francesco in
occasione dell’ottavo centenario della sua nascita (1982). È morto presso il Bayfrint Medical Center, St. Petersburg, all’età di anni 81, di
vita francescana 60 e di sacerdozio 55.
bert
* 27 luglio 2015: Di Prinzio Fr. BeniAntonio, nato a Guardiagrele, della Prov.
Aprutiorum S. Bernardini Senensis, Italia. Laureatosi in utroque iure, dopo un prezioso servizio di maestro dei novizi e dei professi temporanei, nel 1965 partì missionario in Panama,
lasciando un ricordo indelebile di francescano
e sacerdote dedito all’edificazione del Regno
di Dio. Ha trascorso gli anni della malattia, con
bontà e pazienza, presso la nostra Infermeria
di Lanciano, dove è morto all’età di anni 93, di
vita francescana 78 e di sacerdozio 69.
gno,
* 31 luglio 2015: Urretavizcaya TelFr. Ignacio, nato il 19 dicembre 1927 ad
Abalcisqueta, Spagna, della Prov. S. Francisci
Solano, Perú. Nel 1955 è giunto in Perú, dove
ha lavorato per molto tempo nel Vicariato di
Requena. Ma la maggior parte della sua vita
(42 anni), l’ha trascorsa tra Atalaya, Oxapampa, Quillazú e Villa Rica. Nel 2014, a causa
della sua estrema debolezza, è stato trasferito
nell’Infermeria provinciale, nel Convento de
Santa María de los Ángeles di Rimac-Lima,
dove è morto all’età di anni 87, di vita francescana 69 e di sacerdozio 63.
lería
* 1 agosto 2015: D’Angeli Fr. Francesco, nato il 2 maggio 1921 a Micigliano, della Prov. Romanæ Ss. Petri et Pauli, Italia. Ha
speso la maggior parte delle sue energie e dei
suoi doni nella pastorale parrocchiale, con la
gioia di veder fiorire anche vocazioni religiose
e sacerdotali. È morto nell’Infermeria provinciale di S. Sebastiano ad Cat., Roma, all’età di
anni 94, di vita francescana 77 e di sacerdozio
69.
* 2 agosto 2015: Cubillo Martínez Fr.
Pedro, nato il 19 ottobre 1930 a Santa Cruz
de los Juarros, della Prov. S. Francisci Solano, Perù. Ordinato fu inviato ad Huánuco,
dove percorse le Province della Regione. Fu,
poi, nominato Responsabile delle Vocazioni
in Spagna e per un triennio fu anche Guardiano in Anguciana. Tornò in Perù e fu nominato Guardiano dell’Inmaculada di Huancayo:
ha lavorato con impegno in Parrocchia, nelle
Istituzioni, nel Movimento Familiare Cristiano, organizzato corsi di alfabetizzazione, collaborato nella pastorale della Diocesi. Infine,
ha svolto varie mansioni come infermiere,
Guardiano, Parroco... È morto nel Convento
di Santa María de los Ángeles all’età di anni
84, di vita francescana 66 e di sacerdozio 58.
* 2 agosto 2015: Scheibel Fr. José, nato
il 3 gennaio 1936 ad Arroio do Ouro, Prov. S.
Francisci Assisiensis, Brasile. Più volte fece
parte dell’équipe delle Missioni al Popolo, ha
lavorato in varie nostre parrocchie. È morto ad
Agudo all’età di anni 79, di vita Francescana
56 e di sacerdozio 51.
* 4 agosto 2015: Lanzrath Fr. Curt,
Carl, nato a Greenley, della Prov. S. Ioannis
Baptistæ, USA. Anzitutto si è dedicato alla
pastorale nel Midwest degli Stati Uniti, poi è
stato Cappellano delle Suore Francescane di
Oldenburg e delle Sorelle Povere di Brenham.
È morto a Cincinnati all’età di anni 90, di vita
francescana 69 e di sacerdozio 61.
* 6 agosto 2015: Britz Fr. Guido,
Eduard, nato il 5 luglio 1929 a Nonnweller,
della Prov. S. Elisabeth, Germania. Dopo
l’ordinazione ha studiato le lingue classiche
(greco e latino) e Storia presso l’Università
di Köln. Dopo la Laurea, ha insegnato presso
il St. Bonaventura-Kolleg di Exaten (Olanda) e il Franziskus-Gymnasium di Vossenack, rispettato da tutti per la sua gentilezza
NECROLOGIA
e disponibilità. Infine, ha prestato servizio, in
varie mansioni, presso i Conventi di Neviges,
Remagen, Hermeskeil, Saarbrücken e Euskirchen. È morto a Dortmund all’età di anni 86,
di vita francescana 64 e di sacerdozio 57.
* 15 agosto 2015: Ostojić Fr. Berislav,
nato 21 dicembre 1946 a ad Andorf, della Prov. Dalmatiæ S. Hieronymi, Croazia. È
morto all’età di anni 69, di vita francescana 49
e di sacerdozio 46.
16 agosto 2015: Scascitelli Fr. FedeMario, nato il 17 marzo 1922 a Fumone,
della Prov. Romanæ Ss. Petri et Pauli, Italia.
Per tutta la sua vita religiosa è stato di famiglia ad Artena (RM) con gli uffici di Sagrista,
Refettoriere, Questuante, poi anche Vicario
ed Economo. Di carattere molto mite e docile, ha sempre svolto gli incarichi affidatigli
con grande cura e autentico spirito di servizio,
senza mai spegnere lo spirito di preghiera. Per
tutti aveva un sorriso e una parola buona, in
particolare quando andava per la questua. È
*
rico,
339
morto nell’Infermeria provinciale di S. Sebastiano ad Catacumbas in Roma all’età di anni
93 e di vita francescana 73.
* 20 agosto 2015: Miles Fr. Cassian,
Francis, nato a Wechawken, della Prov. Ss.
Nominis Iesu, USA. All’inizio ha insegnato
inglese e religione, ma poi ha trascorso gran
parte della vita impegnato nella Comunicazione, anche come Direttore delle Comunicazioni della Provincia e Segretario; è stato anche
Assistente dell’OFS; ha curato, infine, Sussidi
liturgici. È morto a Ringwood all’età di anni
85, di vita francescana 60 e di sacerdozio 54.
24 agosto 2015: Zilli Peghín Fr. Luis,
Justo Luis, nato il 19 luglio 1936 a Gobernador Crespo- Santa Fe, della Prov. Fluvii Platensis Assumptionis BMV, Argentina. È morto all’età di anni 79 e di vita francescana 60.
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