L`applicazione della Well Being Therapy in ambito scolastico: uno

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L`applicazione della Well Being Therapy in ambito scolastico: uno
Studi sperimentali
L’applicazione della Well Being Therapy in ambito scolastico:
uno studio pilota
Well-Being Therapy in school setting: a pilot study
CHIARA RUINI1, CARLOTTA BELAISE1, FEDRA OTTOLINI1, ELENA TOMBA1, ERNESTO CAFFO2,
GIOVANNI A. FAVA1
1
Dipartimento di Psicologia, Università di Bologna
Dipartimento Materno-Infantile, Università di Modena e Reggio Emilia
2
RIASSUNTO. Introduzione. Nella pratica clinica infantile/adolescenziale assistiamo a un crescente interesse per la promozione del benessere psicologico e delle risorse individuali. La promozione di tali meccanismi, infatti, potrebbe essere l’elemento determinante per una maggiore resistenza a situazioni esterne sfavorevoli e per superare gli effetti negativi legati ad
ansia, depressione e altre forme di disagio psicologico sempre più riscontrate in questa fascia d’età. La scuola rappresenta il
luogo ideale dove rilevare i primi segnali di sofferenza e dove offrire un’eventuale risposta. Lo scopo di questo studio è applicare in ambito scolastico un nuovo protocollo basato sulla Well Being Therapy (WBT), una strategia psicoterapica per la
promozione del benessere psicologico, e testarne l’efficacia rispetto a un intervento di tipo cognitivo comportamentale standard. Metodo. 111 studenti di scuole medie inferiori sono stati randomizzati per ricevere un breve corso (4 incontri) di educazione all’affettività. In un caso (gruppo A), il corso si è basato sul riconoscimento delle emozioni negative secondo i concetti proposti dalla teoria cognitivo-comportamentale; nell’altro (gruppo B) il corso si è basato sul riconoscimento e la valorizzazione delle emozioni positive secondo i concetti proposti dalla WBT. Immediatamente prima e successivamente agli incontri della durata di 2 ore, i ragazzi hanno compilato due scale di autovalutazione particolarmente indicate, il Symptom Questionnaire di Kellner (SQ) e la forma breve per adolescenti della Psychological Well-Being Scale (PWB). Sono state valutate, all’interno di ogni gruppo, le differenze pre-post intervento mediante t-test e le differenze tra i due gruppi utilizzando l’analisi per la covarianza. Risultati. Al termine dello studio, entrambi gli interventi scolastici sono risultati significativamente
efficaci in termini di riduzione sintomatologica (SQ) e aumento del benessere psicologico (PWB). Conclusioni. Questa nuova strategia d’intervento focalizzata sulla promozione del benessere psicologico, seppur a uno stadio ancora preliminare in
ambito infantile, sembra promettente sia per la prevenzione del disagio psicologico sia per la promozione del funzionamento ottimale dell’individuo e costituisce uno spunto interessante per futuri studi controllati in psicoterapia.
PAROLE CHIAVE: scuola, bambini, disturbi affettivi, prevenzione, benessere psicologico, Well-Being Therapy.
SUMMARY. Background. In child psychiatry and clinical settings, there is increasing interest in the promotion of resilience,
psychological well-being, and personal resources. It is conceivable that activation of such mechanisms in the school settings
may entail long term benefits, both in terms of developmental process and of prevention of distress. This study wants to apply and test the efficacy of a school based intervention protocol derived from Well-Being Therapy (WBT) compared to cognitive behavioral strategies. Methods. School interventions were performed in a population of 111 students randomly assigned to: a) a protocol using theories and techniques derived from cognitive-behavior therapy (CBT); b) a protocol derived
from WBT. Assessment before and after interventions was performed using two self-rating scales: Kellner’s Symptom Questionnaire and Ryff’s Psychological Well-Being Scales (PWB). Results. Both school-based interventions resulted in a comparable improvement in symptoms and psychological well-being. Conclusions. This new well-being enhancing strategy could
play an important role in the prevention of psychological distress in school settings and in promoting optimal human functioning among children.
KEY WORDS: prevention, school, children, affective disorders, psychological well-being, Well-Being-Therapy.
E-mail: [email protected]
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L’applicazione della Well Being Therapy in ambito scolastico: uno studio pilota
INTRODUZIONE
La scuola rappresenta oggi l’istituzione primaria per
l’apprendimento, l’educazione e la socializzazione del
bambino e il luogo ideale per promuovere la salute e
attuare interventi di prevenzione. I principali scopi di
molti interventi scolastici sono, infatti, la prevenzione
dei disturbi psicologici dell’età evolutiva e la promozione del funzionamento ottimale dell’individuo. Si
ipotizza che l’attivazione di tali meccanismi in ambito
scolastico possa produrre benefici a lungo termine, sia
per quanto riguarda i processi di sviluppo sia per la
prevenzione del disagio giovanile.
Esistono oggi molti programmi di prevenzione rivolti alle scuole elementari, medie e superiori che hanno lo scopo di preservare la salute mentale e ridurre i
principali fattori di rischio attraverso l’insegnamento
di capacità cognitive, sociali, emotive e di problem-solving (1). Alcuni tra questi programmi sono finalizzati
in modo specifico all’insegnamento di capacità sociali
e cognitive (2-7). Altri hanno lo scopo di migliorare nei
bambini le abilità sociali di problem-solving, la comprensione emotiva, i problemi della condotta, i comportamenti adattivi e le abilità cognitive legate al contesto sociale e l’impulsività (8,9).
Alcuni interventi sono specificatamente indirizzati
alla prevenzione dei disturbi dell’umore nei giovani e
di solito sono di tipo cognitivo-comportamentale. I
principali obiettivi sono il miglioramento dei deficit e
delle distorsioni cognitive tipicamente associati al disturbo (10-16). L’applicazione di questi interventi nelle scuole, dopo uno screening accurato tra gli studenti
della popolazione generale, ha determinato una significativa riduzione degli episodi di depressione maggiore o distimia nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo (11,12). Analoghi benefici sono stati riscontrati in seguito all’applicazione di interventi di
prevenzione dei disturbi ansiosi, sempre di impronta
cognitivo-comportamentale, sia al termine degli interventi che al follow-up di 6 e 24 mesi (17,18). Inoltre,
quando agli interventi di tipo cognitivo-comportamentale svolti nelle classi è stata associata un’attività di
training per i genitori, i risultati sono stati addirittura
maggiori (19).
Bambini e adolescenti sottoposti a traumi di vario
tipo o a eventi di vita stressanti sono più vulnerabili a
sviluppare forme di psicopatologia nel corso dello sviluppo. Gli interventi che hanno prodotto i risultati più
interessanti in questa popolazione sono quelli ispirati
allo Stress Inoculation Training di Meichenbaum (2024) e un intervento di gruppo per bambini delle scuole medie già traumatizzati, o considerati a rischio.
Quest’ultimo intervento è finalizzato alla riduzione
della depressione, della sintomatologia legata al disturbo post-traumatico da stress e al miglioramento
delle funzioni psicosociali e del comportamento in
classe (25-27).
L’efficacia degli interventi scolastici a orientamento
cognitivo-comportamentale in termini di riduzione del
disagio psicobiologico è stata, dunque, ampiamente dimostrata in letteratura. Tuttavia, nessuno tra questi interventi è mai stato finalizzato alla promozione del benessere e del funzionamento ottimale dell’individuo.
Gli interventi che sollevano i pazienti dal malessere e
dalla sintomatologia (CBT) sono certamente una forma di successo terapeutico (10-16). Favorire lo sviluppo delle risorse personali dell’individuo fino al raggiungimento di una condizione di benessere psicologico potrebbe però non solo rappresentare una valida alternativa, ma anche garantire al paziente una condizione di benessere a lungo termine. La promozione del
benessere può essere, infatti, l’elemento determinante
per una maggiore resistenza a situazioni esterne sfavorevoli (stress) e per superare gli effetti negativi legati
all’ansia e alla depressione (28), sempre più riscontrati in ambito infantile e adolescenziale. Pertanto, la promozione del benessere psicologico potrebbe avere implicazioni cliniche importanti. A tal proposito è stata
messa a punto una strategia psicoterapica volta alla
promozione del benessere psicologico, la Well-Being
Therapy (WBT) (29-31), che si è rilevata efficace in
una serie di studi clinici condotti sulla popolazione
adulta sia se applicata singolarmente (29) sia in aggiunta a una terapia cognitivo-comportamentale (3134). La sua efficacia sembra promettente anche nel
trattamento del disturbo post-traumatico da stress
(35,36). La WBT si sviluppa sulla base del modello
multidimensionale di benessere psicologico proposto
dalla psicologa americana Carol Ryff. Secondo tale
modello, il benessere psicologico è il prodotto dell’interazione di 6 dimensioni: autonomia, crescita personale, padronanza ambientale, scopo nella vita, relazioni positive con gli altri e auto-accettazione (28,37). Il
principale obiettivo della terapia è pertanto ottenere
un miglioramento dei livelli di benessere psicologico
attraverso lo sviluppo delle dimensioni sopra citate,
che risultano deficitarie nel paziente.
L’introduzione dei principi della WBT in ambito infantile/adolescenziale e la loro applicazione a livello
scolastico rappresentano un passo innovativo nella
pratica clinica nell’ambito degli interventi mirati alla
promozione del funzionamento ottimale dell’individuo. Lo scopo di questo studio è applicare in ambito
scolastico un nuovo protocollo basato sulla WBT e testarne l’efficacia rispetto a un intervento di tipo cognitivo comportamentale standard.
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MATERIALI E METODI
sere psicologico della Ryff, hanno un ruolo fondamentale per il buon funzionamento del gruppo classe. Ai ragazzi è stato chiesto di riconoscere alcune caratteristiche
positive dei compagni e di scambiarsi dei complimenti. I
complimenti non dovevano riferirsi a una caratteristica
esteriore (per es, abito, scarpe, cartella) ma a un aspetto
del carattere e della personalità del soggetto. Dopo aver
ricevuto i complimenti, i ragazzi dovevano trascriverli sul
diario.
Il contenuto del quarto incontro si è basato principalmente su altre due dimensioni del modello di benessere
psicologico proposto dalla Ryff: l’auto-accettazione e la
crescita personale. I ragazzi dovevano prima riconoscere
e comunicare alla classe alcuni aspetti positivi della loro
personalità, poi raccontare e condividere con i compagni,
in gruppo, alcuni momenti speciali della loro vita. Ai ragazzi è stato, infine, richiesto di riflettere sui momenti felici di ogni giorno per poi trascriverli sul diario.
In entrambi i gruppi gli incontri sono stati condotti da
due psicologhe cliniche, dopo aver ottenuto un consenso
informato scritto. Nessuno studente coinvolto nel progetto si è rifiutato di partecipare o ha interrotto il ciclo di
incontri.
Il gruppo A (CBT) era formato da 54 studenti (29 maschi e 25 femmine). L’età media era 13,22 (SD=0,69). Il
gruppo B (WBT) era invece formato da 57 studenti (31
maschi e 26 femmine), in cui l’età media era 13,04
(SD=0,76).
Immediatamente prima e successivamente agli incontri, i ragazzi hanno compilato due scale di autovalutazione particolarmente indicate, il Symptom Questionnaire
(SQ) di Kellner (39) e la forma breve per adolescenti del
Psychological Well-Being (PWB) (37).
Il SQ di Kellner è una scala di autovalutazione con 92
item, che comprende 8 sottoscale, 4 di disagio psicologico (ansia, depressione, somatizzazione, ostilità-irritabilità, con un punteggio che va da 0 a 17) e 4 di benessere
(rilassamento, contentezza, benessere fisico, relazioni positive con gli altri, con punteggio che va da 0 a 6). La forma breve del PWB è un questionario a 18 item per la valutazione del benessere psicologico sviluppato da Carol
Ryff (37) e validato per l’Italia dall’équipe del prof. Fava
(40), che ha messo a punto anche la versione per adolescenti utilizzata in questo protocollo. Il questionario fornisce una valutazione di 6 aree del benessere: autonomia,
padronanza ambientale, crescita personale, relazioni positive con gli altri, scopo nella vita e auto-accettazione.
Ogni scala ha un punteggio che va da 0 a 3. I soggetti devono fornire risposte “sì/no” agli item indicati.
Sono state valutate, all’interno di ogni gruppo, le differenze pre-post intervento mediante t-test (Tabella).
Per la valutazione delle differenze tra i gruppi è stato utilizzato un metodo non parametrico, il test di permutazione adattato da Pesarin (41). Questo test è analogo al t-test di Student a due code e all’analisi parametrica della
varianza e covarianza, senza però essere condizionato da
A una scuola media di una città dell’Italia settentrionale, due psicologhe cliniche hanno proposto un progetto per la riduzione del disagio giovanile e la promozione
del benessere da svolgere in classe attraverso una serie di
4 incontri della durata di due ore ciascuno, una volta a
settimana. Sei classi hanno aderito al progetto, per un totale di 111 studenti. Le classi sono state randomizzate per
ricevere rispettivamente: in un caso (gruppo A) un corso
basato sul riconoscimento delle emozioni negative secondo i concetti proposti dalla teoria cognitivo-comportamentale (CBT) (38); nell’altro (gruppo B) un corso basato sul riconoscimento e la valorizzazione delle emozioni positive secondo i concetti proposti dalla WBT
(29,30).
Lo scopo dei primi due incontri, uguali in tutte le classi, è stato stimolare i ragazzi a esprimere e riconoscere le
diverse emozioni e migliorare il clima emotivo all’interno del gruppo classe attraverso attività laboratoriali, giochi, role-playing e discussioni di gruppo. Durante il primo
incontro, attraverso varie attività di gruppo, ai ragazzi è
stato chiesto di associare colori e nomi di animali alle diverse emozioni in modo da esaminare la varietà di emozioni esistenti e la loro influenza sui nostri comportamenti. I ragazzi sono stati inizialmente stimolati a riconoscere le varie emozioni da diverse espressioni del volto o da gesti; successivamente, attraverso attività di roleplaying, è stato loro richiesto di comunicarle al resto della classe.
Il secondo incontro è stato finalizzato all’introduzione
dei concetti generali della teoria cognitiva (38). Ai ragazzi è stato insegnato a individuare i pensieri che precedono le loro emozioni nelle varie situazioni quotidiane (a
scuola, con gli amici, a casa con i genitori) e a trascriverli in un diario. Lo scopo era aiutarli a capire che il modo
in cui interpretano certe situazioni può influenzare le loro emozioni.
Gli ultimi due incontri si differenziavano notevolmente nei due gruppi. In un caso (gruppo A) si sono basati
sulla gestione delle emozioni in generale e sul riconoscimento delle emozioni negative secondo i concetti base
della teoria cognitiva (38). Ai ragazzi è stata presentata
una lista di pensieri ed è stato richiesto di identificare i
pensieri positivi (razionali) e quelli negativi (irrazionali).
Nel caso di pensieri negativi, i ragazzi dovevano prima
valutarne la validità (prove a favore e prove contro) e
poi sforzarsi di cambiarli e sostituirli con pensieri alternativi positivi.
Nel gruppo B, invece, lo scopo è stato il riconoscimento, l’elaborazione, la valorizzazione e la condivisione delle emozioni positive secondo i concetti proposti dal modello di benessere psicologico di Carol Ryff (28). Il terzo
incontro, dunque, è stato focalizzato sul miglioramento
delle relazioni positive con gli altri che, oltre a costituire
una specifica dimensione proposta nel modello di benes-
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Tabella. Cambiamenti pre-post trattamento (CBT, N=54; WBT, N=57) nelle scale di autovalutazione
CBT
Scale
WBT
Pre Trattam.
Mean±SD
Post-Trattam.
Mean±SD
Pre Trattam.
Mean±SD
Post-Trattam.
Mean±SD
p value*
Autonomia (PWB)
1,7±0,98
1,91±0,94
1,67±0,87
1,79±0,86
0,355
Padronanza ambientale (PWB)
2,5±0,75
2,61±0,56
2,53±0,66
2,65±0,55
0,583
Crescita personale (PWB)
2,15±0,76
2,33±0,64
1.,96±0,82
2,14±0,77
0,522
Relazioni positive (PWB)
2,15±0,81
2,26±0,89
1,88±0,89
2,04±0,98
0,645
Scopo nella vita (PWB)
2,48±0,86
2,74±0,56
2,33±0,85
2,44±0,78
0,193
Auto-accettazione (PWB)
2,09±0,85
2,31±0,67
1,84±0,86
2,05±0,79
0,526
Ansia (SQ)
5,24±3,66
3,24±3,29
4,23±3,41
3,4±2,87
0,075
Depressione (SQ)
4,46±3,79
3,59±4,12
4,65±3,93
4,6±4,21
0,127
Somatizzazione (SQ)
4,04±3,5
3,61±3,96
3,68±3,16
3,05±3,24
0,637
Ostilità-Irritabilità (SQ)
3,89±3,68
3,39±3,67
3,98±3,89
2,88±3,19
0,847
Rilassamento (SQ)
2,00±1,15
1,78±1,16
2,23±1,21
2,26±1,37
0,186
Contentezza (SQ)
0,7±1,08
0,61±1,14
0,75±1,24
0,79±1,25
0,344
Benessere fisico (SQ)
2,24±1,64
1,69±1,53
1,91±1,67
2,19±1,84
0,009
Relazioni positive (SQ)
1,15±1,43
1,09±1,36
0,93±1,19
0,95±1,23
0,407
*Analisi della covarianza
un’ipotesi iniziale di distribuzione normale dei dati. Questo metodo è basato su una simulazione condizionata o
una procedura di ricampionamento dei dati. Fornisce
una stima attendibile della distribuzione dei dati calcolando un valore p esatto, che costituisce, quindi, il principale indice non parametrico da considerare. I gradi di libertà non influiscono sui procedimenti di calcolo e perciò non sono stati riportati. Il test di permutazione si è rivelato particolarmente adatto per valutare non solo variabili dipendenti singole, ma anche una combinazione
multivariata di variabili dipendenti, come le 8 scale del
SQ, o le 6 dimensioni del PWB. I risultati sono espressi in
punteggi medi (±DS).
RISULTATI
Otto studenti del gruppo A (CBT) e 1 studente del
gruppo B (WBT) non erano presenti in classe durante
la seconda valutazione.
Al termine dello studio, entrambi gli interventi scolastici (CBT e WBT) sono risultati significativamente
efficaci in termini di riduzione sintomatologica (SQ) e
aumento del benessere psicologico (PWB).
In particolare, la CBT ha indotto miglioramenti significativi nelle dimensioni scopo nella vita (p=0,004)
e auto-accettazione (p=0,037) del PWB e nelle variabili ansia (p=0,001), depressione (p=0,021) e benessere
fisico (p=0,018) dell’SQ. Nel gruppo sottoposto a CBT,
la combinazione delle variabili ha comportato un miglioramento significativo sia nel PWB (p=0,001) sia nel
SQ (p=0,001).
L’efficacia della WBT si è, invece, tradotta in un miglioramento significativo nella dimensione dell’auto-accettazione (p=0,034, PWB) e nella variabile ostilità
(p=0,01, SQ). Nel gruppo sottoposto a WBT, la combinazione delle variabili ha comportato un miglioramento significativo solo nel PWB (p=0,012) e non nel SQ. Confrontando i punteggi dei due gruppi ai questionari dopo i
trattamenti attraverso l’analisi della covarianza (ANCOVA), utilizzando le misure iniziali come covariate, il trattamento basato sulla WBT è risultato statisticamente più
efficace di quello basato sui concetti della CBT esclusivamente nella scala relativa al “benessere fisico” dell’SQ.
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DISCUSSIONE
Lo studio presenta una serie di limitazioni dovute
alla sua natura preliminare: il numero ridotto di incontri di entrambi gli interventi (4 incontri da 2 ore ciascuno), le caratteristiche del campione di studio (studenti di scuola media senza particolari disturbi sia fisici che mentali) e, infine, l’uso esclusivo di scale di autovalutazione (SQ e PWB).
Nonostante queste limitazioni, sia l’intervento incentrato sul riconoscimento e la valorizzazione delle
emozioni positive secondo i concetti proposti dal modello di benessere psicologico di Carol Ryff (WBT) sia
quello focalizzato sul riconoscimento delle emozioni
negative secondo i concetti proposti dalla teoria cognitiva (CBT) hanno prodotto dei miglioramenti significativi in termini di riduzione del disagio e aumento del
benessere psicologico, con importanti implicazioni sia
in un’ottica preventiva che terapeutica.
L’efficacia degli interventi scolastici a orientamento
cognitivo-comportamentale è già stata ampiamente dimostrata in letteratura (10-16,20-23,25-27). Questo
studio, anche se di natura preliminare, dimostra come
anche un protocollo d’intervento basato sulla promozione del benessere psicologico, e non esclusivamente
sulla rimozione della sintomatologia, possa risultare
efficace sia per ridurre la sintomatologia sia per aumentare il benessere psicologico nei soggetti. Questo
risultato rappresenta la conferma di alcuni dati già
pubblicati (42-44) che dimostrano la stretta correlazione tra benessere e indici sintomatologici, mettendo ulteriormente in discussione quella concezione semplicistica di salute mentale, proposta anche dal DSM, secondo cui i criteri benessere e malessere si escludono
reciprocamente (il benessere è la mancanza di malessere). Le modificazioni a livello di benessere sembrano, invece, indurre una diminuzione del disagio e, viceversa, l’aumento del disagio sembra influenzare negativamente il benessere. Ryff e Singer (28,45,46) ritengono che il benessere psicologico possa rivestire un
importante ruolo protettivo in condizioni di elevata
vulnerabilità. In quest’ottica, la promozione del benessere psicologico nella pratica clinica o attraverso interventi scolastici in ambito infantile/adolescenziale potrebbe portare a un aumento delle risorse individuali
necessarie per far fronte agli eventi di vita stressanti
(resilience), nonché a un miglioramento degli stili di
coping e dei processi di sviluppo nel corso della crescita (47).
Lavorare con i bambini e gli adolescenti implica la
necessità di adottare una prospettiva longitudinale di
sviluppo che rispetti i continui cambiamenti a livello
psicologico che caratterizzano questa fascia d’età (48).
La conclusione che possiamo trarre dalla ricerca sul
fenomeno della resilience nell’infanzia e nell’adolescenza è che questo straordinario adattamento e recupero che alcuni bambini manifestano in seguito a
eventi stressanti è strettamente legato ai fattori protettivi che agiscono in loro difesa. L’infanzia sembra,
pertanto, il momento ottimale in cui promuovere
comportamenti adattivi e salutari, il funzionamento
ottimale dell’individuo, il benessere psicologico e le
strategie di coping, partendo proprio dalle risorse personali del soggetto.
La preparazione scolastica a una migliore gestione
delle emozioni che possono scaturire dagli eventi
stressanti nella vita del bambino/adolescente sta assumendo oggi una sempre maggiore importanza. La
scuola rappresenta, in molte società, l’istituzione primaria per la socializzazione del bambino e il luogo
ideale per promuovere la salute e lo sviluppo (49) e attuare interventi di prevenzione del disagio (ansia e depressione) e promozione del funzionamento ottimale
dell’individuo.
In questo studio, la mancata rilevazione di differenze significative tra i due interventi (WBT e CBT) può
essere dovuta a due principali fattori: il numero limitato di incontri (4 per ogni gruppo) e il fatto che entrambi gli interventi condividono tecniche e ingredienti comuni, come il focus sulle emozioni e la ristrutturazione cognitiva. La WBT viene, infatti, definita una tecnica specifica all’interno dell’ampio insieme
delle strategie cognitivo-comportamentali (29,30). Risultati analoghi sono stati riscontrati anche in studi
condotti sulla popolazione adulta (29), in cui la superiorità della WBT rispetto alla terapia cognitivo-comportamentale standard è emersa soprattutto nel trattamento a lungo termine (31-34). Gli effetti specifici
della WBT rispetto alla CBT in infanzia/adolescenza
potrebbero, quindi, emergere nel caso di studi controllati che prevedano interventi più lunghi e con un
adeguato follow-up.
I risultati di questo studio, seppur preliminari, indicano l’applicabilità di questa nuova strategia d’intervento focalizzata sulla promozione del benessere psicologico in ambito scolastico. Tale strategia potrebbe
rivestire un ruolo importante nella prevenzione di disturbi legati a eventi di vita stressanti, ansia e depressione e favorire un processo di adattamento a eventuali difficoltà future.
Ulteriori studi controllati di follow-up su campioni
più ampi di popolazione infantile/adolescenziale potranno confermare il ruolo specifico della WBT sia per
la prevenzione del disagio psicologico infantile/adolescenziale sia per la promozione del funzionamento ottimale dell’individuo.
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