Il mondo è una ninfea
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Il mondo è una ninfea
[ARTE/1] DI NICOLETTA PALLINI IL MONDO È UNA NINFEA, PAROLA DI MONET È di nuovo aperto a Parigi il Museo dell’Orangerie, che Uno dei padiglioni del Museo dell’Orangerie, a Parigi U n evento d’eccezione ha segnato l’estate parigina: ha riaperto i battenti il Museo dell’Orangerie a due passi da Place de la Concorde e dalla Senna. Ci sono voluti sei anni per offrire di nuovo al pubblico di tutto il mondo la possibilità di ammirare uno dei massimi capolavori dell’impressionismo. Il Museo conserva infatti, dal 1927, il celebre ciclo pittorico di otto Ninfee di Claude Monet, donato dall’artista allo Stato francese nel 1918, cioè alla fine della prima guerra mondiale, in segno di pace e di fratellanza. L’ampio lavoro di restauro e ampliamento, realizzato dallo studio Brochet-Lajus et Pujet, è riuscito alla perfezione : eliminato ospita il più famoso ciclo di dipinti del grande maestro lo scalone centrale e l’incombente soffitto realizzato negli anni Sessanta, che snaturava l’ambiente, oggi si accede direttamente alle due sale ellittiche dove, attraverso l’immensa vetrata degli anni Venti, la luce filtra direttamente dall’alto in modo naturale. Proprio come era nelle intenzioni di Monet. Inoltre, sono stati incrementati gli spazi espositivi sia per la Collezione Paul Guillaume e Jean Walter con dipinti di Renoir, Cezanne, Rousseau, Matisse e Modigliani, sia quelli dedicati alle mostre temporanee. In novembre si inaugurerà infatti l’esposizione “Orangerie 1934: i pittori della realtà”. Ma l’attrazione principale è sicuramente la parte dedicata a Monet: entrare in questo museo è come accedere al testamento spirituale del grande artista, che considerava la serie dedicata alle Ninfee un inno al trascorrere del tempo e della vita, quasi un oggetto di meditazione, esemplificato simbolicamente attraverso questi fiori galleggianti che affiorano dall’acqua e la cui visione, grazie al nuovo assetto, muta a seconda delle ore del giorno. A questo soggetto l’artista si dedicò ininterrottamente fra il 1899 e il 1926, anno della sua scomparsa, il periodo in cui Monet, ormai ritiratosi a vivere a Giverny in Normandia, fu mosso da una ossessione creativa che lo spinse a produrre più di 250 ninfee. 씮 CLUB3 41 SETTEMBRE 2006 [ARTE/1] Qui sotto: una delle Ninfee dell’Orangerie. A destra: pubblico in coda per entrare al museo 씮 «Quello che per me è essenziale», scrisse, «è cogliere le modificazioni della superficie dell’acqua che si increspa al minimo passaggio del vento e si modifica grazie al riflesso del cielo e delle nuvole che scorrono, mostrando la luce che trasforma ogni cosa». La natura che tutto avvolge e che muta con il trascorrere delle stagioni diventa dunque il soggetto preferito da Claude Monet in questi ultimi anni della sua vita e l’unica fonte di ispirazione. La figura umana è ormai totalmente scomparsa dalla sua pittura: tutto si concentra sull’acqua e sulle ninfee, dipinte come macchie gigantesche di colore dove l’occhio si perde e si annulla. E in queste ultime tele, dove è evidente la pennellata vorticosa e quasi astratta, si annuncia già la nascita della pittura moderna. 왎 Musée de l’Orangerie, Place de la Concorde, Jardin des Tuileries. Tel. 0033/142974816. Aperto dalle 9.45 alle 17, tranne il lunedì. www.musee-orangerie.fr IL GIARDINO DI GIVERNY, UN ALTRO CAPOLAVORO 씰 Nel 1899 Claude Monet scelse di vivere a Giverny, un piccolo villaggio della Normandia, situato nei pressi della riva destra della Senna lungo il corso del fiume Epte. Qui passò gli ultimi quarant’anni della vita dedicandosi alla pittura e alla costruzione del suo giardino, una vera opera d’arte che è quasi un dipinto vivente e che costituirà l’unica fonte di ispirazione di questo ultimo periodo. Prendendo spunto dalle culture orientali (come molti pittori impressionisti Monet fu un appassionato collezionista di stampe giapponesi), l’artista ricercò una totale armonia di forza e di delicatezza accostando, come su una tavolozza, le infinite sfumature dei fiori, l’azzurro del glicine al violetto delle iris, gli innumerevoli toni del verde ai rossi infuocati di rododendri e azalee. Come quelli che circondano il ponticello sullo stagno delle ninfee costruito nel 1895 in perfetto stile giapponese (nella foto) e che diventò una delle fonti principali di ispirazione. La sua casa e il giardino furono lasciate nel 1966 da suo figlio Michel all’Académie des Beaux Arts e dal 1980 fanno parte della Fondation Claude Monet diretta dalla conservatrice, madame Gerald Van der Kemp. Oltre a questo straordinario giardino unico al mondo, degna di nota è la visita alla collezione di 230 xilografie giapponesi conservate nell’atelier dell’artista. La Fondation Claude Monet è aperta al pubblico dal 1˚ aprile al 31 ottobre, tutti i giorni tranne il lunedì dalle 9,30 alle 18. 씰 L’indirizzo è: 84, rue Claude Monet, 27620 Giverny, tel. 0033/2/32.51.28.21 www.fondation-monet.com