Catalogo Bologna

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PIRANESI, Giambattista
Lapides Capitolini sive Fasti Consulares
triunphalesque Romanorum.
Roma, Salomoni, 1762.
Delle Antichità di Cora
s.n.t. (ma Roma, Salomoni, 1764).
Del Castello dell’acqua Giulia
Roma, Salomoni 1761.
Tre opere in prima edizione, rilegate
insieme in un volume in Folio. Sguardie
marmorizzate. Ex libris cartaceo all’interno del piatto superiore. Elegante
mezza pelle ottocentesca con angoli;
dorso a sei nervi recante fregi dorati e a
secco; titolo e autore impressi in oro al
dorso.
Lapides: pagg. (2), 2 carte tavole con
incisioni in rame in antiporta, (4), 61
(testo entro cornice) e 1 grande tavola calcografica f.t. più volte ripiegata. Le
iscrizioni, ridotte a frammenti, vennero
rinvenute nel 1547 e poste in una cornice
architettonica in Campidoglio, su progetto di Michelangelo. Piranesi riproduce
i frammenti nella bella tavola ripiegata e li riporta poi tipograficamente nel testo entro
cornice tipografica arricchendoli di erudite annotazioni.
Cora: pagg. (2), 1 ant., 15, con 10 incisioni, 6 delle quali su due carte, e 1 grande tavola
calcografica più volte ripiegata.
“Le antichità di Cora” riproducono i resti d’epoca romana di questa città laziale, visitata da Piranesi assieme al vedutista francese Hubert Robert.
"Acqua Giulia”: (2), 1 ant, 26, XIX incisioni su 16 tavole f.t. Il trattato continua idealmente lo studio sul sistema idrico romano iniziato nelle “Antichità Romane” e, come
accennato, include la discussione sulla parte più importante del trattato “De acquae
ductu urbis Romae” di Sesto Giulio Frontino
Giambattista Piranesi (1720-1778) è stato un architetto, incisore e scenografo di origine
Veneta. Le sue incisioni, di soggetto architettonico per lo più a carattere classico romano,
grazie alla grandiosità dell’espressione artistica e all’isolamento dell’elemento architettonico, esprimono una dignità ed una magnificenza che tendono a pervenire ad un
sublime senso di grandezza del passato glorioso di Roma.
Bell’esemplare impresso su carta forte. Qualche minima raccia di umidità.
Focillon 421-427, 537-550, 396-420; Hind, pag. 85.
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Ortelius Abraham.
Theatrum Orbis Terrarum.
Antwerp, Gillis van den Rade, 1575.
Folio; pagg. XIX, 70 carte geografiche; legatura in piena pelle coeva con fregi dorati,
finemente colorato a mano d'epoca, nota manoscritta di dono da parte di Antony Bacon
a "B. Turræo Italo DDD". Exlibris all'interno dei piatti. Anthony Bacon (1558-1601), fu
parente di Francis Bacon e nipote di William Cecil, Lord Burghley; di lui è risaputo che
fu diplomatico e spia, lavorando per Walsingham, capo dei "servizi segreti" di Elisabetta
I; di Bacon sono riconosciute le capacità di negoziazione politica alla fine del '600. Il
destinatario "B. Turraeus o Della Torre" non è identificabile con un personaggio storico
preciso, ma sicuramente all'epoca ricoprì ruoli di rilievo. L'esemplare appartenne a Bob
Luza (1893-1980), la cui collezione fu messa all'incanto in Amsetrdam nel 1981.
Il “Theatrum Orbis Terrarum” di Ortelius, è il primo atlante moderno, comprendente
carte di tutte le zone del mondo. Questa fu la geniale intuizione di Ortels, latinizzato
successivamente in Ortelius: prima d'allora la produzione cartografica era stata irregolare, locale a livello di produzione, ed i pochi atlanti cosiddetti "lafreriani" erano
costituiti su richiesta raccogliendo carte di alcune zone, ignorando le altre. Ortelius riunì
in un unico corpus la produzione cartografica eterogenea del periodo, uniformando come
formato carte assai diverse e costituendo la base per un'impresa editoriale di enorme
successo, pubblicata dal 1570 al 1612, attraverso cinque "Additamenta". Questo successo
commerciale permise al "Theatrum" di dare enorme sviluppo alla conoscenza geografica
del tempo, consolidando la propria struttura come modello per tutti gli atlanti seguenti.
Splendido esemplare in eccezionale coloritura con cinque carte che presentano piccoli
restauri alla piega centrale.
Koeman: Ort 13.
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