1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati

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1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati
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Distintivi con decorazione e Dame Patronesse
Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi
Portachiavi smaltato
Orologio
Crest grande
Labaretto
Emblema Araldico
Cartolina, cartoncino doppio e busta
Fermacarte in onice
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Posacenere
Attestato di Benemerenza
Cravatta: disponibile in polyestere e seta
Foulards in seta
Mug
Fermacarte peltro
Copricapo a bustina
Quadro con emblema araldico del Nastro Azzurro
Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che, in caso di carenza di materiale, possono richiederla alla Presidenza
Nazionale dell’Istituto. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.
PERIODICO
NAZIONALE
DELL’ISTITUTO
DEL NASTRO
AZZURRO FRA
COMBATTENTI
DECORATI
AL VALORE
MILITARE
ANNO LXXIV - N. 3 - MAG./GIU. 2013 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 MP-AT/C-CENTRO/RM
PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE
SOMMARIO
In copertina
“Il Presidente della Repubblica”
In questo numero:
pag. 7
Furto MOVM di Ettore Viola
pag. 10
Povera Italia!
pag. 17
Papa Francesco
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Sommario
Editoriale: Speranza
Lettere a “Il Nastro Azzurro”
La Presidenza Nazionale comunica
Notizie stampa
Xiii Congresso dell’UNSI
Alemanno spegne la luce
90° Anniversari dell’A.M.
Bandito il Premio “De Cia” 2013
Il principe Massimo visita l’Istituto
Povera Italia!
Vivi le Forze Armate
Umberto II ricordato a Villa Ada
Papa francesco
Via Vincenzo Capelli MOVM
La campagna di Tunisia
Bengasi: un paradiso perduto
MOVM eccellenti: Luigi Gentile
Lecco ricorda Antonio Badoni
Gloria a voi soldati del Grappa
I 100 anni della Coppa Schneider
Ciao Ovidio!
Parliamone ancora
Notizie in Azzurro
Azzurri che si fanno Onore
Cronache delle Federazioni
Recensioni
Consigli Direttivi
Potenziamento del periodico
Oggettistica del Nastro Azzurro
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COME COLLABORARE
La collaborazione a “Il Nastro Azzurro” è
aperta a tutti ed è a titolo gratuito. I testi possono pervenire per posta elettronica oppure possono essere inviati alla redazione su supporto
informatico (CD-Rom o DVD). Le immagini in
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NON si restituiscono.
“Il Nastro Azzurro” ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 - (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) - Bimestrale - Anno LXXIV - n.° 3 - Maggio-Giugno 2013 - Poste Ital. S.p.A.:
Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - MP-AT/C-CENTRO/RM - Direz. e Amm.: Roma 00161 p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org - E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore Responsabile: Antonio
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Maria Menotti, Carlo Minchiotti, Giuseppe Picca, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione
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viene inviato a tutti i soci dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, ma è anche possibile,
per chi non è socio dell’Istituto del Nastro Azzurro, riceverlo abbonandosi. Per abbonarsi i versamenti possono essere
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Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
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IL NASTRO AZZURRO
EDITORIALE: SPERANZA
della scomparsa del Comandante Giorgio Zanardi.
i ero ripromesso
Non voglio ripetere frasi o pensieri che avete
di scrivere queavuto modo di leggere in queste pagine, aggiungo
sti miei pensieri
solo che mai come in questo anno ho sentito parsubito dopo l’elezione
ticolarmente la mancanza della sua esperienza e
del Presidente della
dei suoi consigli puntuali. Abbiamo deciso di comRepubblica e quindi,
memorarlo con la creazione di un riconoscimento
prima di conoscere gli
che premi persone in possesso di particolari
intendimenti
che
caratteristiche
che
ricordino
il
nostro
saranno espressi da Giorgio Napolitano a Camere
Comandante. Nel prossimo numero comunicheriunite, esprimo la mia personale soddisfazione
remo maggiori dettagli.
per la sua rielezione alla massima carica dello
In questo periodo, pur avendo limitato la mia
Stato. Soddisfazione che trae origine non solo
partecipazione ad avvenimenti programmati in
dalla mia stima personale verso un Presidente
località raggiungibili in poche ore dalla mia resiche, pur provenendo dalle fila di un partito politidenza, ho assistito a celebraco di ideologia ben caratterizzioni organizzate dalle nostre
zata, ha svolto il suo primo
Sono sempre più convinto che
Federazioni che hanno visto
mandato al di sopra delle
quando la nostra attività non si
la presenza e l’intervento
parti, ma anche dal gran
limita alla partecipazione passiva
delle massime autorità prosospiro di sollievo scaturito
alle varie cerimonie istituzionali ma
vinciali. È il risultato di un
dal mio petto nel momento in
diventa propositiva, trainante ed
riconoscimento tributato non
cui altre candidature sono
inedita, attira un’attenzione
solo all’Istituto ma anche ai
state bocciate. Adesso, dopo
particolare sull’Istituto e suoi
responsabili locali che hanno
mesi dalle elezioni, i nostri
compiti istituzionali.
saputo coinvolgere in modo
cari politici sembra abbiano
totale le Istituzioni. Le parole
trovato finalmente un accordi apprezzamento che ho udito a Como, alla predo che potrebbe assicurare un governo stabile in
sentazione di un volume dedicato alle Medaglie
grado di fronteggiare una situazione economica
d’Oro del territorio, e a Novara, nella cerimonia in
precaria con provvedimenti mirati e non estempomemoria dei Caduti, sono la testimonianza che
ranei.
l’impegno e le buone intenzioni vengono sempre
Non possiamo certamente dimenticare la
premiate specie se riescono a toccare alcuni tasti
ricorrenza del 25 aprile, data fondamentale nella
sensibili. Sono sempre più convinto che quando la
nostra storia patria. Il nostro memore ricordo va
nostra attività non si limita alla partecipazione
pertanto a tutti coloro che hanno contribuito nei
passiva alle varie cerimonie istituzionali ma
Reparti regolari delle Forze Armate e nelle
diventa propositiva, trainante ed inedita, attira
Formazioni Partigiane alla liberazione dell’Italia
un’attenzione particolare sull’Istituto e suoi comdall’occupazione nazista. A loro accumuniamo
piti istituzionali.
tutte le vittime innocenti delle stragi e delle rapUn caro saluto azzurro.
presaglie che hanno caratterizzato le fasi più
cruente della guerra di Liberazione.
Carlo Maria Magnani
Ricorre in questi giorni il primo anniversario
M
DONIAMO IL 5 PER MILLE AL NOSTRO ISTITUTO
Come ogni anno, si avvicina il momento della consegna della Denuncia dei redditi con la
quale è possibile destinare il “5 per mille” dell’IRPEF a sostegno delle attività
dell’ Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti Decorati al Valor Militare , come
Associazione riconosciuta che opera nei settori di cui all’art.10, comma 1, lettera a, del
DLG n.460/97. Sia il Mod. UNICO che il Mod. 730 permettono di compiere tale scelta, per tanto invitiamo tutti i lettori ad utilizzare questo strumento per sostenere gli impegni
che il nostro Istituto si è assunto, cioè diffondere, in particolare nelle giovani generazio ni, il rispetto e l’amore per la Patria e la conoscenza dei doveri verso questa; assistere
gli iscritti e salvaguardare gli interessi morali e materiali della categoria; mantenere
vivi i contatti con le Forze Armate e con le Associazioni Combattentistiche e d’Arma. La
scelta può essere espressa apponendo, nell’apposito spazio, la propria firma ed inse rendo il Codice Fiscale dell’Istituto 80226830588 e non comporta alcun onere a carico del
contribuente.
IL NASTRO AZZURRO
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LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO”
Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente Nazionale dell’Istituto
del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e Direttore
Editoriale della rivista “Il Nastro Azzurro”.
Spett.le Associazione del Nastro azzurro,
già vice Presidente Provinciale della A.N.B. di Firenze, sono a conoscenza che il simpatizzante Volpini Iuri, valido componente della Fanfara fiorentina, abitando in quel di
Certaldo si era messo, a suo tempo in contatto con il Sindaco di detta cittadina per far
sì, che nel luogo ove è nato il Bersagliere "Aldo Marzi", Medaglia d'Argento al Valor
Militare, al quale è intitolata la nostra Sezione, venisse eretto un Cippo con l'effige dell' Eroe. Le trattative
sono andate avanti e sembrava che tutto procedesse regolarmente quando l' ANPI del circondario, asserendo - senza documentazione alcuna - che il padre del su nominato Aldo, aveva compiuto, durante il Fascismo,
delle azioni riprovevoli, cosa per altro che non investe il figlio, non voleva che il nome del Marzi figurasse
sul Cippo. Per accontentare i medesimi, è stato messo in atto questo riprovevole inganno: di erigere si, come
è stato fatto il Cippo recante il volto del Bersagliere Aldo Marzi ma di non mettervi il suo nome ma la scritta generica, poco visibile:
"Ai Bersaglieri Caduti"
Per inciso la scultura è stata realizzata dal capo fanfara, Bersagliere Giuseppe Caselle che, compiuta l'opera l'ha generosamente donata alla Sezione. L'inaugurazione è avvenuta appunto domenica 27 Maggio
(2012). Il Monumento è una costruzione in mattoni che reca, incastonato un riquadro raffigurante il volto,
ben riconoscibile del Marzi con sulla destra, nello sfondo un gruppo di bersaglieri marcianti che rendono
l'insieme un manufatto veramente pregevole.
La mattina, i Bersaglieri, giunti da Firenze, fanfara in testa con Labaro Sezionale hanno presenziato, al
cospetto del Sindaco di Certaldo e delle autorità invitate la manifestazione ascoltando i vari discorsi di circostanza che tutti eludevano volutamente il nome dell'Eroe. Tutto ciò alla presenza della popolazione, plaudente, ignara e presa in giro dalla falsa cerimonia.
Ritenendo ignobile un simile raggiro, per il decoro dell'Arma dei Bersaglieri che in guerra e in pace
hanno sempre dimostrato il loro Valore meritando si Medaglie e riconoscimenti di alto merito; ma principalmente per l'"Onore" che spetta ad un Caduto per la Patria, Medaglia d'Argento al Valore Militare, chiedo che
il Ministero della Difesa e L'Associazione del Nastro azzurro, si adoperino per mutare l'odioso imbroglio
concepito e compiuto facendo sì che sul monumento che reca, ripeto, l'effige del valoroso Bersagliere vi sia
inserito non solo il suo nome, ma anche la motivazione della Medaglia d'Argento, nobilmente meritata:
"Ufficiale valoroso più volte volontario in rischiose azioni di guerra recatosi spontaneamente con una pattuglia ad eliminare nuclei avversari che battevano efficacemente il proprio centro, veniva ferito.
Sopportando ogni sofferenza, e ricusando ogni soccorso continuava ad incitare i suoi alla lotta sino a che
scagliandosi da solo con lancio di bombe a mano contro un'arma automatica improvvisamente rilevatasi,
cadeva da prode." Molcheltat (Tunisia) 20 Marzo 1943.
Non so quali provvedimenti prenderà la Sezione di Firenze, che in copia mi legge, nei miei confronti per
questa mia iniziativa. Come bersagliere sono estremamente indignato e sinceramente ciò non mi interessa.
Mi chiedo: se nel futuro all'ANPI stesse oltremodo scomodo il nome dell'Eroe, cosa potrebbe accadere? Che
la Sezione di Firenze debba cambiarne il nome? Si dovrà in seguito togliere dai Medaglieri e dal Labaro
quella medaglia d'Argento tanto ... a loro invisa?
Prima di informare la stampa e dare quel risalto dovuto all'avvenimento, attendo l'esito di questa mia
istanza. Con ossequi.
Gr. Uff. Bersagliere Corrado Liberati
Gent.mo Liberati,
dopo la lettura della Sua appassionata lettera mi sono adoperato presso le autorità locali per sapere come
mai si era deciso di modificare l'intitolazione del monumento secondo quanto da Lei riferito e, vorrei dire,
nel miglior stile italiano ... nessuno mi ha saputo (o voluto) dire nulla: tutti cadevano dalle nuvole; tutti quelli con cui ho parlato erano convinti che il monumento fosse genericamente intitolato "Ai Bersaglieri Caduti"
e nulla più. Chiaramente, una situazione di questo tipo, mai mutata nei diversi miei tentativi esperiti per tutti
questi mesi (non molti, ma sufficienti), mi impedisce di compiere qualsiasi passo, se non quello di dare, in
questa rubrica, adeguati ospitalità e risalto alla Sua denuncia nella speranza che tale atto faccia venire allo
scoperto qualcuno che conosce la situazione e si assuma la responsabilità (altra cosa difficile in questa
strana Italia, al giorno d'oggi) di spiegare le motivazioni, qualora ve ne fossero state, del cambio di intitolazione del monumento.
Questa vicenda mi permette ancora una volta di sottolineare come la seconda guerra mondiale abbia creato una spaccatura profonda nella società italiana, e come tale risultato continui a minarne qualsiasi prospettiva futura.
Non vorrei ripetermi, ma è evidente come il sole che, se a settant'anni di distanza ancora non si riesce a
consegnare quelle vicende alla storia e si utilizzano fatti, episodi e personaggi dell'epoca per "tagliare la strada" a chi oggi vorrebbe vivere in libertà vera e in democrazia conclamata, facendo autonomamente le proprie
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IL NASTRO AZZURRO
scelte, senza per questo doversi sentire in colpa o sminuito di alcunché, la libertà e la democrazia di cui i
discorsi ufficiali pronunciati dalle nostre autorità istituzionali abbondano, in realtà sono ancora da conquistarsi. Ad una precisa domanda circa il tempo da attendere prima che tali pregiudizi vengano superati uno storico mi ha risposto “ancora due generazioni”. Spero solo che sia pessimista.
Non aggiungerei altro se non l'invito a constatare quanto ho appena scritto in un fatto evidente: l’enorme
difficoltà che avuto la classe politica, appena "rinnovata" dalle recenti elezioni, nel dare un governo alla Patria
e le motivazioni profonde che esistono dietro questa difficoltà.
Egregio signor Presidente e Direttore,
una volta di più devo apprezzare, ed essergliene grato - congratulandomi con Lei ed i suoi collaboratori alla
bella rivista "Il Nastro Azzurro", che ricevo regolarmente come iscritto all'Istituto - la correttezza, l'obiettività ed il profondo rispetto per le verità storiche, dopo tante fandonie ed imbecillaggini sull'argomento, che
da 70 anni infestano la storia italiana.
Mi riferisco all'eccellente e dettagliato articolo sul n.° 1 del gennaio di quest'anno del "Nastro Azzurro",
a firma dell'avv. Francesco Atanasio, Presidente della Federazione di Siracusa del nostro Istituto, intitolato
"1943: l'Italia nella tempesta - Dall'armistizio al Regno del sud". Articolo dove finalmente, come del resto
da voi scritto altre volte, si riferisce la verità sui tragici eventi dell'8 settembre 1943, con l'inevitabile per
l'Italia armistizio con gli alleati e, successivamente, con la coraggiosa, e non facile, decisione di Re Vittorio
Emanuele III (non facile perché anche ben sapeva il sovrano, che - per il bene della Patria, egli metteva in
rischio il futuro della Dinastia, come sempre fatto in casa Savoia), di trasferirsi nel solo lembo di terra del
Regno ancora libera da tedeschi e alleati. Ed il trasferimento fu fatto su automobili fino alla costa adriatica,
battenti il "guidoncino reale". Ma era l'unica soluzione possibile nelle circostanze. Altro che fuga!
Conosco bene il signor Paolo Nello e so quanto sempre gli siano state a cuore la verità e la correttezza
sugli avvenimenti dell'8 settembre 1943, con la "vulgata" della cosiddetta "fuga" del Re, come ha scritto,
nell'articolo menzionato dall'avv. Atanasio, pubblicato da "Nuova storia contemporanea" del 4/2012.
A conclusione del suo articolo, l'avv. Atanasio scrive: "Se (l'Italia) vi sopravvisse (alle rovine che colpirono Germania e Giappone), pur umiliata, ferita e sanguinante, lo si deve agli uomini con le "stellette" ed alla
Corona, l'unica istituzione veramente condivisa nella sua breve storia unitaria, che nei tragici momenti del
1943 seppe vedere dov'era "Il bene della Patria".
Parole più vere è difficile trovarle. Le sarò grato signor Presidente, se potrà fare girare all'avv. Atanasio
queste espressioni della mia stima e, grazie anche a Lei per come dirige l'Istituto e il Nastro Azzurro.
Mi creda: con i più cordiali saluti.
Franceso Carlo Griccio
(Uff.le di collegamento del R. Esercito con l'VIII Armata Britannica)
Gent.mo Griccio
prendo atto con piacere delle belle parole di apprezzamento che Lei ha voluto esternarmi nella Sua lettera,
che ho girato in copia all'avv. Atanasio, e desidero cogliere l'occasione per un ulteriore approfondimento dell'episodio di cui Vittorio Emanuele III fu costretto dagli eventi ad essere protagonista. In realtà, è da tempo che
gli storici seri non prendono più in considerazione la "vulgata" della "fuga del Re" perché lo stesso armistizio
prevedeva lo spostamento del Governo e delle Istituzioni italiane in un luogo sicuro, diverso da Roma, finché
la città eterna fosse rimasta sotto l'eventuale controllo tedesco.
Oggi, a distanza di settant'anni da quei terribili eventi, comincia a farsi strada piuttosto l'esigenza di comprendere come fosse stato possibile che, dopo l'attenta regia con cui lo stesso Vittorio Emanuele III, a deposizione di Mussolini avvenuta, aveva gestito la delicatissima fase di avvicinamento agli Alleati per poter concordare un armistizio, egli non avesse preso in considerazione la più banale delle precauzioni: come far uscire l'Italia dalle ostilità. In effetti, la storiografia antimonarchica (quindi di parte), con la sua "vulgata" cui
abbiamo fatto cenno, ha da sempre creato una cortina fumogena che ha fatto rimanere sullo sfondo una ben
più terribile questione: il fatto che l'armistizio non sia servito praticamente a nulla: anzi!
Infatti, l'Italia, che dalla metà del 1942 stava subendo colpi sempre più forti ai quali stava opponendo una
resistenza sempre meno convinta, con l'armistizio sarebbe dovuta uscire dal conflitto e rendere alla diplomazia il compito di gestire il trattato di pace. Invece, il tutto si è risolto con una sorta di "cambio di bandiera",
accreditandoci ancora una volta la poco invidiabile nomea di "nazione voltagabbana", la divisione di fatto del
territorio nazionale in due zone costituenti ancora il "campo di battaglia" per altri due lunghi e sanguinosi anni
di guerra. Questo pessimo risultato, poi, è stato condito con la triste conseguenza della spaccatura sociale,
ancora oggi profondissima, nell'animo degli italiani che si sono trovati "soli" di fronte ad una scelta morale,
politica ed ideologica alla quale il governo dell'epoca non aveva dato alcuna risposta, anzi, se ne era sottratto
per due lunghissimi giorni: quelli necessari a spostarsi a Brindisi. Due giorni durante i quali la struttura militare e sociale italiana, già immensamente provata, ha ceduto.
Quindi, appurato che il Re non fuggì (la prova sta nel "guidoncino" sulla vettura reale di cui Lei giustamente fa menzione), ma si spostò a Brindisi, è anche doveroso ammettere che lo spostamento doveva collocarsi in
priorità successiva alle attività politiche e militari con le quali il governo e la corona dovevano gestire l'uscita
dell'Italia dal conflitto. All'obiezione sulla potenza militare dei tedeschi presenti in Italia, si può solo rispondere che essi poterono gestire l'occupazione in una maniera che più facile non si può immaginare, proprio grazie all'errato ordine di priorità di cui sopra.
Quindi, è vero che Vittorio Emanuele III non fuggì (e ci mancherebbe!), ma ciò non significa che abbia gestito in maniera perfetta la delicatissima fase dell’attuazione dell'armistizio.
IL NASTRO AZZURRO
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LA PRESIDENZA NAZIONALE COMUNICA
90° ANNO DI FONDAZIONE DELL 'ISTITUTO
Sarà celebrato a livello nazionale nella Giornata del Decorato (sabato 25 maggio alle ore 10,15) nel tratradizionale omaggio all'Altare della Patria.
CONGRESSO NAZIONALE
Si terrà a Roma nei giorni 9 e 10 novembre. È pertanto necessario conoscere al massimo entro la fine di
maggio il numero di coloro che intendono partecipare tenendo conto che, come già più volte anticipato,
l'Istituto non potrà farsi carico delle spese relative al viaggio ed al soggiorno dei congressisti. Gli aspetaspetti particolari verranno specificati in un’apposita circolare.
Sarà importante che le Federazioni propongano le candidature per tutte le cariche a livello nazionale,
tenendo conto che i candidati dovranno avere una pluriennale esperienza almeno a livello provinciale, non
essere incorsi in provvedimenti disciplinari, essere in possesso di spirito di iniziativa e garantire, una
volta eletti, la loro disponibilità.
Si prevedono alcune importanti modifiche dello Statuto che dovranno comportare drastiche riduzioni a
livello nazionale (eliminazione della GEC, Consiglio Nazionale al massimo di 9 persone, introduzione del
Collegio dei Probiviri) per rendere il processo decisionale più rapido. In tale ambito si intende anche
conoscere le proposte in merito alle varianti da apportare allo Statuto che potranno pervenire dai Consigli
Direttivi di tutte le Federazioni, specie nella parte che tratta gli organi direttivi nazionali e provinciali.
ASSOCIAZIONE ITALIANA SCLEROSI MULTIPLA (AISM)
L'AISM ha proposto all'Istituto del Nastro Azzurro di collaborare mediante il sostegno alle attività sociasociali che si concretizzano nel fornire volontari nelle loro manifestazioni esterne, come già avvenuto per “La
Gardenia dell'AISM” 8, 9 e 10 marzo (dedicata alle donne con sclerosi multipla) e come potrà avvenire per
“Una Mela per la Vita”, prevista nel mese di ottobre (dedicata ai giovani colpiti dalla malattia).
La nostra collaborazione verrà pubblicizzata a livello nazionale e costituirà un veicolo informativo della
nostra attività.
Le Federazioni verranno contattate singolarmente dall'AISM e sono ovviamente autorizzate a fornire, se
possibile, il loro supporto.
SOTTOSCRIZIONE A FAVORE DELLE FAMIGLIE DEI MARINAI DECEDUTI A GENOVA
La Presidenza Nazionale dell’Associazione Marinai d’Italia, considerata la grave sciagura che ha colpito
il Corpo delle Capitanerie di Porto con la perdita di sei Marinai a Genova la notte del 7 maggio 2013, apre
una sottoscrizione volontaria in favore delle famiglie degli stessi.
I versamenti possono essere eseguiti come segue:
Bonifico bancario:
bancario:
Intestato: Associazione Nazionale Marinai d’Italia P.N.
Istituto di Credito: UNICREDIT Agenzia Roma Ministero Marina 36041 Iban: IT 28 J 02008 05114
000400075643
Codice BIC Swift: UNCRITM1 B94
Causale: pro famiglie Marinai caduti a Genova
Conto Corrente Postale:
Postale: n. 26351007
Intestato: Associazione Nazionale Marinai d’Italia P.N. Piazza Randaccio n. 2 - 00195 ROMA
Iban: IT 74 O 07601 03200 000026351007
Causale: pro famiglie Marinai caduti a Genova
La somma totale raccolta sarà impiegata in accordo con il Comando Generale delle Capitanerie di Porto.
ANNO CONTRIBUTO ORDINARIO DEL TESORO
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
6
18.990
14.990
14.990
14.990
14.990
13.350
9.993
CONTRIBUTO STRAORDINARIO DIFESA
49.998
49.998
42.063
24.490
2.990
2.798
2.798
IL NASTRO AZZURRO
NOTIZIE STAMPA
Da notizie di stampa si è appreso che le Medaglie d'Oro al Valor Militare di Ettore Viola e di
Nazario Sauro, Eroi pluridecorati della prima guerra mondiale, custocustodite presso il Museo del Vittoriano, sono state trafugate.
Il valore venale dei cimeli non può eguagliare in alcuna maniera il
loro Valore storico per la Patria, e simbolico e affettivo per le famifamiglie che le hanno donate al museo.
Inoltre, qualora la notizia rimanesse sconosciuta ai più, tali
Medaglie potrebbero acquisire un elevato valore numismatico sul
mercato delle militaria.
Al fine di evitare che ciò accada, la Presidenza Nazionale
dell'Istituto del Nastro Azzurro ha diffuso un comunicato stampa, allo
scopo di rendere noto il grave episodio e chiamare contemporaneacontemporaneamente l’Istituto, nella sua interezza, cioè tramite tutte le Federazioni,
le Sezioni, i Gruppi e i singoli Soci, a fare opera di divulgazione della
notizia, anche coinvolgendo la stampa locale e utilizzando internet,
affinché chi si fosse impossessato fraudolentemente delle Medaglie
dei due Eroi, non possa speculare in nessuna maniera sul valore di
oggetti notoriamente di provenienza furtiva.
Quindi, tutte le Federazioni sono state invitate a mettersi anche a
disposizione delle Forze dell'Ordine, in particolare dell'Arma dei
Carabinieri, allo scopo di fornire, qualora richiesta, consulenza sui
ritrovamenti di materiale di origine furtiva che possa essere in qualqualsiasi maniera collegato a cimeli storici e militari.
LA VEDOVA DELL’EROE: TENUTA ALL’OSCURO DEL FURTO
« Sono arrabbiata, mi sento offesa. Nessuno mi ha informata, nesnesLa MOVM trafugata
suno mi ha detto niente. " Ha dichiarato indignata a "Il tempo" la
signora Palma, vedova di Ettore Viola, quando ha avuto notizia del
furto dalla nipote, che a sua volta lo ha appreso
navigando in internet. " Nel ’78, con mio marito
abbiamo consegnato al Museo per la Storia del
Risorgimento italiano il medagliere, diciotto pezzi.
Abbiamo pensato di metterle al Vittoriano a dispodisposizione delle future generazioni, compresa la
Medaglia d’Oro al Valor Militare ». Ed è proprio
quella che a marzo è sparita al Vittoriano, dalla
teca dedicata a Ettore Viola, fondatore dell'Istituto
del Nastro Azzurro, assieme a un’altra presa daldall’espositore dei cimeli dell’altro eroe della prima
guerra mondiale, Nazario Sauro.
« Non hanno salvaguardato queste cose. E poi
mi sento offesa due volte. Non le hanno tutelate e
non difendono i valori patriottici su cui si fonda la
nostra nazione. È grave. Non volevo essere messa
in questa situazione » Ha aggiunto la signora
Palma esprimendo il proprio disappunto anche
circa il vero valore della Medaglia: « A parte l’etto
e mezzo di oro, ha un valore simbolico: Servizio
per la nazione. Mio marito l’ha servita in guerra e
anche nella vita pubblica ... Se questi Valori, oggi,
non vengono additati da nessuno è chiaro che
vanno in disuso. È quello che sta avvenendo. Ma le
cose possono cambiare. Ci sono ragazzi che sono
andati a pulire le scritte sui marmi del sacrario
sul Monte Grappa, senza che nessuno glielo abbia
Ettore Viola e la signora Palma all’epoca della
detto
» (vds. pag. 31, n.d.r.).
donazione del Medagliere
IL NASTRO AZZURRO
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XVIII CONGRESSO DELL’UNSI
L'Unione Nazionale Sottufficiali d'Italia (UNSI), presieduta da oltre sei anni da Arturo Malagutti,
ha celebrato, dal 9 al 12 aprile, ospite della Scuola Specialisti dell'Aeronautica Militare presso la
Reggia di Caserta, il suo XVIII Congresso Nazionale dei Delegati.
In appendice al Congresso, allo scopo di discutere ed approfondire un tema ritenuto importante
nell'attuale momento politico-economico del Paese, si è svolta una Tavola Rotonda sul tema: "La
Riserva in Italia, una risorsa da utilizzare" alla quale sono intervenuti, oltre ad autorità politiche e
militari, il gen. Geoges Lebel Presidente del N.R.F.C. (Nato Reserve Forces Committee) ed il
Commander Richard Roll Presidente del C.I.O.R. (Confederation Interallied des Officers de Reserve).
ALEMANNO SPEGNE LA LUCE
La sera del 28 marzo 2013, alle ore 19:00, il sindaco di Roma, on. Gianni Alemanno, si è recato al
Colosseo dove, al suo arrivo, sono state spente le luci per una dimostrazione di solidarieta' verso i
nostri marò trattenuti in India.
La Presidenza Nazionale di Assoarma, poche ore prima, aveva diffuso un comunicato col quale
richiedeva la più ampia e sentita partecipazione alla manifestazione, pur ricordando “... che come
concordato in sede di assemblea straordinaria del 27 u.s., la "nostra" presenza dovra' essere a titolo personale senza alcuna insegna rappresentativa ...”
La partecipazione dei soci delle diverse Associazioni d’Arma è stata coerente con la tempestività
ed il tenore della comunicazione.
90° ANNIVERSARIO DELL’A.M.
La cerimonia per il 90° anniversario della
Costituzione dell'Aeronautica Militare si è svolta il 28 marzo 2013 in piazza del Plebiscito a
Napoli presieduta dal Presidente del Senato
Pietro Grasso che ha Decorato la Bandiera di
Guerra dell'Aeronautica Militare di Medaglia
d'Oro al Merito Civile per il contributo offerto
nel soccorso alle popolazioni colpite dal sisma
in Abruzzo nel 2009 e di Medaglia d'Argento al
Valore Aeronautico il capitano Roberto Grasso,
pilota capo equipaggio di elicottero, e il maresciallo Giuseppe Marra, impegnati in missione
di recupero feriti in Afghanistan, nel novembre
2009.
L’evento è stato occasione per il giuramento
degli allievi del corso Pegaso V dell'Accademia
Aeronautica di Pozzuoli. Subito dopo il rito di giuramento di fedeltà alla Repubblica da parte degli
81 allievi ufficiali, Piazza del Plebiscito è stata
sorvolata dalla Pattuglia Acrobatica Nazionale,
che ha steso su Napoli i fumi tricolori.
Su invito del Capo di Stato Maggiore
dell'Aeronautica, gen. S.A. Pasquale Preziosa,
la piazza applaude e abbraccia idealmente i
due maró italiani Massimiliano La Torre e
Salvatore Girone in attesa di giudizio in India.
Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, amm.
Luigi Binelli Mantelli, invia il suo pensiero ai
due marò e tutta piazza Plebiscito applaude di
nuovo.
Quando prende la parola il Ministro della
Difesa Di Paola, cita d'Annunzio per ricordare
"l'audacia, l'osare responsabile, la modernità e
il bisogno di cambiamento dell'Italia", quindi il
Ministro parla dei due marò italiani e lo fa con
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commozione: "Guardando negli occhi La Torre
e Girone ho chiesto loro di condividere la scelta di sofferta responsabilità del Governo. Forse
tanti di voi non hanno condiviso questa scelta.
Ne avete diritto. Ma è stata una scelta collegiale. E da piazza Plebiscito, io a Massimiliano e a
Salvatore chiedo scusa se non ho potuto farli
essere oggi qui con noi", ha detto ancora Di
Paola. "Salvatore e Massimiliano hanno
responsabilmente fatto propria questa decisione. Non è vero che hanno impiegato cinque ore
per dire sì. Non è vero che è stato un ordine,
non è stata obbedienza a un ordine ma al loro
senso di responsabilità e del dovere, alla loro
parola data. Non lasceremo soli i nostri ragazzi fino a che la loro vicenda non sarà conclusa
in India e in Italia. Non cesseremo di chiedere
con tutta l'energia che siano restituiti ai loro
cari ed ai loro reparti".
Una cerimonia di fatto dedicata a loro.
Napoli: Festa dell’Aeronautica
dedicata ai Marò
IL NASTRO AZZURRO
BANDITO IL PREMIO “DE CIA” 2013
stato bandito il concorso 2013 per il Premio
Letterario, annualmente voluto dall'ing.
Alberto De Cia in ricordo della propria moglie
alla Contessa dr.ssa Caterina De Cia Bellati Canal, cultrice della lingua alloglotta di
Timau/Tischlbong (Udine). Il Premio, nelle prime
edizioni fu ospitato a Feltre, mentre dal 2010 è
curato a Belluno dall'Istituto Bellunese di Ricerche
Sociali e Culturali, che ne è divenuto il Presidente,
e riguarda la cultura delle zone alpine italiane ed è
patrocinato dal Ministero dei Beni Culturali, dal
Club Alpino Italiano e dal Gruppo Italiano Scrittori
di Montagna (G.I.S.M.).
Per chi desiderasse maggiori informazioni, la
documentazione storica dei Bandi "De Cia" è tenuta dal sig. Ezio Zanor, presidente dell'Associazione
Culturale "Gruppo Storico Penne Nere" e pubblicata sul sito Internet: www.gruppopennanera.it.
Il premio, a partire dal corrente anno 2013, è a
cadenza biennale, è libero e gratuito e si rivolge a
opere, quali libri, tesi di laurea specialistica o di
dottorato e CD o DVD di consistente portata, su:
- ambito linguistico: dialetti e parlate alloglotte del
territorio considerato;
- ambito di storia moderna e contemporanea, nonché opere dì attualità: con ricerche anche nelle
specificazioni di storia dell'arte, archeologia e
personaggi famosi o benemeriti.
Sono ammessi a presentare opere al concorso,
È
oltre al singoli studiosi e docenti, anche case editrici e associazioni culturali. Le opere inviate non
dovranno già essere state presentate il edizioni
precedenti del Premio.
Il premio è di 6.000,00 Euro. L'Istituto
Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, come
Presidente del Premio, indicherà le opere meritevoli di "Diplomi di Merito", con premio in denaro
destinato all'autore dell'opera, e quelle per "Premi
d'Onore". Questi ultimi proposti dal Donatore e dal
Presidente del Premio. Il giudizio della Giuria è
inappellabile.
Ogni concorrente dovrà presentare la propria
opera in triplice copia non restituibile e non rimborsabile, spedendola entro il giorno 2 settembre
2013, alle ore 15,00 (farà fede il timbro postale), o
consegnandola direttamente a mano alla
Segreteria del Premio, presso l'Istituto Bellunese
di Ricerche Sociali e Culturali, piazza Piloni 11 32100 Belluno (BL).
Il bando completo di tutte le informazioni è
reperibile sul sito www.ibrsc.sunrise.it oppure può
essere richiesto via e-mail alla segreteria del
Premio: [email protected]
La cerimonia di premiazione, alla quale tutti i
concorrenti sono fin d'ora invitati, avrà luogo sabato 23 novembre 2013 alle ore 15,00 nella Sala
"Muccin" del Centro "Giovanni XXIII" - p.zza Piloni,
2 - Belluno.
IL PRINCIPE MASSIMO VISITA
LA PRESIDENZA DELL’ISTITUTO
l termine della solenne funzione celebratasi il 9 marzo nella Basilica del Pantheon in suffragio
di Umberto II e di Amedeo di Savoia, Duca d’Aosta, Viceré d’Etiopia, alla quale l’Istituto del
Nastro Azzurro ha partecipato col Labaro Nazionale portato dall’Alfiere sig. Giuliano Fefè, ha
avuto luogo la gradita visita presso la sede nazionale di don Ascanio dei Principi Massimo, una delle
famiglie più antiche e illustri di Roma. Questa antica “gens” capitolina negli anni '30 del ‘900 ebbe a
legarsi con i Duchi di Savoia Genova, ramo cadetto della Famiglia Reale italiana principiata con il
secondogenito di Carlo Alberto, Ferdinando, decorato di M.O.V.M. per l’assedio della piazzaforte
austriaca di Peschiera nel 1848. I figli di
Tommaso,
secondo
Duca
di
Genova,
Luogotenente generale del Re durante la prima
guerra mondiale, ebbero a distinguersi in questo
conflitto e nella guerra italo-etiopica, venendo
ripetutamente Decorati al Valor Militare, e furono soci del nostro Istituto. Hanno accolto l’illustre ospite i Vice Presidenti Nazionali, gen.li
Arnaldo Cassano e Giuseppe Picca, il Segretario
Generale dott.ssa Anna Maria Menotti e i membri
della GEC. A don Ascanio, al cui seguito si trovavano frà Marco Galdini, cappellano di Casa
Massimo, il cav. Gianni Ruzzier e l’avv. Fabrizio
Nucera, rispettivamente Presidente e Segretario
dell’associazione
“Rinnovamento
nella
Il Principe don Ascanio Massimo in visita alla
Tradizione", e soci dell’Istituto, è stato omaggiaPresidenza Nazionale del Nastro Azzurro
to il crest della Presidenza Nazionale.
A
IL NASTRO AZZURRO
9
POVERA ITALIA!
lla fine abbiamo il nuovo Presidente della
Repubblica! Anzi, il precedente: ancora Giorgio
Napolitano, nonostante avesse più volte chiaramente affermato di non desiderarlo assolutamente.
Ma almeno, la sua elezione ha finalmente permesso
di dare anche un governo all'Italia: ora, mi auguro,
che questo governo, retto da una strana maggioranza
formata da avversari, possa governare sul serio, sebbene le difficoltà sembrano davvero non mancare. Nel
frattempo vorrei fare una piccola, modesta analisi del
perché ci troviamo in una situazione nella quale sembra che, più è difficile il momento sociale ed economico che viviamo, più la nostra classe politica faccia di
tutto per dimostrarsi inadeguata a gestirlo.
Tutto nasce, secondo me, all'indomani della
seconda guerra mondiale. L'Italia, uscita sconfitta
dalla guerra, si era però "liberata" del regime fascista
grazie agli alleati. La Monarchia, venne ritenuta
responsabile del fascismo e delle sue nefaste conseguenze, e ciò portò al referendum del 2 giugno 1946
che sancì la nascita della nuova forma di stato repubblicano ed elesse l'Assemblea Costituente. La
Costituzione, tuttora in vigore, sebbene con qualche
piccola modifica, venne quindi promulgata nel 1948,
dopo circa un anno e mezzo di lavoro dell’Assemblea.
I padri costituenti mutuarono, dal precedente
Statuto Albertino, la forma di stato basata sulla "doppia" rappresentanza parlamentare: la Camera dei
Deputati e il Senato della Repubblica paritetici e complementari, cioè entrambi devono approvare le leggi
nella medesima stesura e formalizzare, col "voto di
fiducia", la maggioranza che sostiene il Governo.
Una tale forma di Stato doveva avere una legge
elettorale che fosse in sincronia con la sua struttura.
A
Giorgio Napolitano è il primo Presidente della
Repubblica al secondo mandato
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I Costituenti idearono una doppia legge: completamente proporzionale per l'elezione dei deputati, fondamentalmente maggioritaria (con alcuni correttivi)
per il Senato.
Ciò che non si dice, ma all'epoca era evidente, è il
motivo per cui si vollero queste due diverse formule di
elezione. La Democrazia Cristiana avrebbe voluto un
criterio maggioritario anche per la Camera, ma il
Partito Comunista insisté ed ottenne l'altra legge poiché sapeva che così la sua forza elettorale sarebbe
stata più condizionante. Sempre il PCI avrebbe voluto
una forma di sbarramento al minimo (adesso c'è), ma
fu la DC ad impedirlo, affinché potesse contare su una
"riserva" di partiti, anche piccoli, con i quali eventualmente allearsi e far fronte alla crescita possibile dei
comunisti.
Il Senato, ad elezione maggioritaria, dava meno
pensieri poiché la DC contava sulla prevalenza nel
maggior numero di collegi dei propri candidati.
Tutto funzionò abbastanza bene finché la "guerra
fredda", continuava a obbligare il PCI all'opposizione
perpetua.
In realtà, già a partire dagli anni cinquanta, la DC
non aveva più la maggioranza assoluta in parlamento
e doveva allearsi con altri partiti ideologicamente vicini. Ciò provocava sempre maggiori difficoltà di collaborazione perché un piccolo partito, se si allea con
uno molto più grande, è costretto a fare qualcosa di
eclatante "ogni giorno" per dare ai propri elettori
notizia della propria esistenza. Ciò però obbliga il partito leader della coalizione a governare scendendo
continuamente a patti con i propri partner, non importa quanto “piccoli”. Di fatto, ne risulta un governo
delle “minoranze”.
Per risolvere il problema, nel 1953 la DC
tentò per la prima volta
di introdurre nella
legge elettorale il
"premio di maggioranza", cioè quel meccanismo che assegna la
maggioranza dei seggi
parlamentari (almeno
il 50% + 1) al partito
che raccoglie il maggior numero di voti
(non la maggioranza
dei voti, ma il maggior
numero, che generalmente
corrisponde
alla minoranza più
numerosa). La modifica fu bloccata dalla
fiera opposizione del
"Partito
dell'Uomo
Qualunque", in parlamento solo in quella
legislatura e per il
quale venne coniata
l'espressione ancora
oggi in voga di "qualunquista", il cui leader
Giannini la denunciò
come "legge truffa"
IL NASTRO AZZURRO
spiegando che il premio di maggioranza consisteva
nello spostare al partito di maggioranza relativa seggi
che gli elettori avevano dato, con i loro voti, ad altri
partiti i quali, per questo, risultavano “truffati”.
La legge elettorale rimase quindi quella originale
obbligando negli anni la DC ad una sempre minore
rilevanza sugli altri partiti con cui era costretta ad
allearsi per governare. Il Presidente del Consiglio,
ormai, era una carica che andava spesso a leader
politici di altri partiti, evidenziando sempre di più il
profondo distacco tra la volontà espressa dagli elettori (che designavano ancora la DC come partito di maggioranza relativa), e la libertà istituzionale del
Presidente della Repubblica che, in ossequio a logiche di palazzo incomprensibili ai più, spesso assegnava l'incarico di formare il governo a esponenti di partiti evidentemente minoritari. Tale situazione metteva
in imbarazzo la DC di fronte ai propri elettori i quali le
rimproveravano l'incapacità di governare seguendo
una linea politica chiara e confacente alle idee rappresentate in campagna elettorale, poi invariabilmente
tradite. La necessità di scendere continuamente a
compromessi con i piccoli partiti della coalizione rendeva sempre meno attraente il voto alla Democrazia
Cristiana, vista ormai solo come un neppure tanto
efficace baluardo contro il comunismo. I governi duravano poco, le alleanze venivano fatte e disfatte, le crisi
di governo si susseguivano, in campagna elettorale
l'appeal del partito di maggioranza relativa si limitava
al solo antagonismo al PCI. L’obbligo di permanenza
al Governo della Democrazia Cristiana, poi, stava
favorendo anche l’insorgere ed il diffondersi di fenomeni di corruzione, che certo non miglioravano la
percezione del partito tra gli elettori. Famosa, a tal
proposito, è la frase di Indro Montanelli alla vigilia di
una delle tante consultazioni elettorali: "Turiamoci il
naso e votiamo DC".
Non a caso quindi, sul finire degli anni '80, il dibattito politico sulla legge elettorale fu aperto di nuovo,
dall'on. Mario Segni, figlio di Antonio Segni, indimenticato Presidente della Repubblica. Il Moloch sovietico
cominciava a dare i primi cenni di sfaldamento, pertanto Segni ritenne ormai i tempi maturi per riprendere il vecchio disegno democristiano dell'elezione
totalmente maggioritaria con cui, egli sperava, la DC
avrebbe potuto recuperare una ben più solida e consistente maggioranza parlamentare.
Per questo, e non per altro, il giovane Segni riteneva che il sistema maggioritario, con cui si eleggono i
senatori, dovesse essere esportato anche nella legge
elettorale della Camera, sebbene egli andasse affermando che tale sistema, realizzando quel controllo
diretto e personale, di tipo anglosassone, tra gli elettori e gli eletti, avrebbe anche riavvicinato alla politica gli elettori che stavano già allora dando segni di
disaffezione per un sistema che produceva risultati
sempre meno coerenti con quelli delle urne.
Ma il referendum popolare da lui promosso poté
essere celebrato non prima del 1993, cioè quando
l'URSS non esisteva più da un pezzo, "Tangentopoli"
stava già spazzando via l'intero pentapartito mentre il
vecchio PCI, pur avendo mutato pelle, esisteva ancora: si era significativamente autonominato "La quercia".
Segni ebbe successo. Dopo il referendum, la legge
per l'elezione dei deputati era diventata uguale a
quella per l'elezione dei senatori, cioè prevedeva che
in ogni collegio venisse eletto uno solo dei candidati:
quello che prendeva più voti. Ma non bastava avere la
IL NASTRO AZZURRO
l’on. Mario Segni
maggioranza dei voti: affinché un candidato fosse
eletto occorreva anche che questa maggioranza non
fosse inferiore al 25% del totale dei voti espressi. Se
nessuno dei candidati di un determinato collegio raggiungeva tale valore minimo, bisognava attendere che
si completasse lo spoglio e i "resti", cioè quella quota
di voti eccedente il 25% presa da altri candidati dello
stesso partito eletti in altri collegi, si redistribuissero
in maniera "proporzionale alla loro ripartizione tra i
diversi partiti", finché qualcuno dei "quasi" eletti in
quei collegi dove nessuno ce l'aveva fatta, poteva
finalmente raggiungere la fatidica soglia del 25% dei
voti per assicurarsi l'elezione. Compiuta questa operazione, rimanevano ancora pochi seggi da coprire
che potevano essere assegnati solo con un criterio
completamente proporzionale, proprio come quello in
vigore prima del referendum, utilizzando gli ultimi
"resti".
La percentuale sul totale degli eletti "proporzionali", compiuta l'operazione, comunque non doveva
superare il 25%. In realtà, tale percentuale si attestava generalmente intorno al 7% tranne un solo caso
che registrò poco più del 9% dei seggi assegnati con
criterio proporzionale.
Subito dopo il referendum, il famoso Parlamento
degli "inquisiti", invece di consentire agli elettori l'utilizzo della legge elettorale così com'era scaturita dal
responso delle urne (abolendo gli articoli messi a
referendum, la legge elettorale della Camera era praticamente uguale a quella del Senato), ne promulgò
una nuova che, "tenendo conto del volere degli elettori" (come ripetevano pappagallescamente i giornalisti
RAI in tutti i telegiornali), introduceva su una base di
tipo maggioritario, una quota fissa proporzionale del
25% dei seggi.
In realtà agli elettori non importava proprio nulla
della quota proporzionale del 25%. Essa veniva presentata come volere degli elettori, ma derivava solo
dal meccanismo referendario di tipo esclusivamente
abrogativo. In pratica, un “danno collaterale” non cercato e non voluto dagli elettori.
Ebbene, nonostante l'evidente notevole differenza
tra il limite del 25% e la realtà del 7-9%, la legge che
11
venne licenziata all'indomani del referendum di
Segni, introdusse il sistema maggioritario per la
Camera, con non più un "limite massimo", ma una
"quota fissa" del 25% di seggi assegnati in modo completamente proporzionale. L'ideatore del meccanismo fu l'on. Sergio Mattarella, da cui il nomignolo di
"Mattarellum" dato alla legge.
Non ci vuole Archimede per capire che, in questa
maniera, l'obiettivo della maggiore governabilità
inseguito da Segni col referendum, venne completamente mancato. Però se ne conseguì in pieno, invece,
l'altro, che proprio non interessava agli elettori ma
solo agli eletti: la possibilità di far sopravvivere i piccoli partiti, primo motivo di ingovernabilità, al solo
scopo di consentire a chi vi militava di poter continuare ad esservi eletto. Sicché, la situazione, nonostante
le promesse dei referendari, non migliorò ovviamente
di una virgola.
Anzi, che la governabilità fosse così fortemente
compromessa lo sapeva bene lo stesso Mattarella il
quale, al fine di consentirne almeno un minimo accettabile, inserì nella legge un meccanismo in base al
quale i partiti singoli, o le coalizioni di partiti che si
presentavano alle elezioni insieme, dovessero superare una soglia del 4% dei voti su base nazionale per
potersi vedere "riconosciuta" l'elezione dei propri
candidati. In tal guisa le coalizioni erano quasi un
obbligo ma, ancora una volta, il sistema non funzionò.
Le alleanze forzate alla vigilia delle lezioni, giunte in
parlamento si logoravano regolarmente in pochi mesi
perché i piccoli partiti, nel timore di sparire politicamente, creavano un gran numero di problemi alla
coalizione di appartenenza al solo scopo di rendere
evidente agli elettori la propria esistenza. Quando ciò
avviene tra partiti di opposizione, non ha una gran
rilevanza, ma per la coalizione di governo è una vera e
propria iattura che si traduce, ancora una volta, nell'impossibilità di governare con serietà, coerenza e
tranquillità.
l’on. Sergio Mattarella
12
La legge elettorale, sempre sotto accusa, venne di
nuovo modificata nel 2005. Ritenendo gli uomini, e
non il sistema, i responsabili dell'ingovernabilità,
questa volta fu ideata una nuova formula in base alla
quale si sarebbero votati solo i seggi. Chi avrebbe
occupato quei seggi lo decideranno le segreterie dei
partiti con liste bloccate presentate alla vigilia della
campagna elettorale. L'intenzione era evidentemente
di avere parlamentari molto docili ed accondiscendenti affinché chi ha la responsabilità di governo sia
finalmente al riparo dalle trame oscure dei palazzi
parlamentari.
Non solo: per assicurare finalmente una vera
governabilità, la legge, oltre a mantenere la soglia di
sbarramento del 4% per i partiti singoli, la eleva al
10% per le coalizioni nella loro interezza, pur riducendola al 2% per i partiti che vi partecipano; ma soprattutto rispolvera anche il famigerato "premio di maggioranza", assegnato su base nazionale alla Camera e
su base regionale al Senato, di fatto snaturandolo in
quest'ultimo caso.
Non commento sul nomignolo che venne dato a
questa legge elettorale a seguito di una battuta un po'
pesante, ma quanto mai azzeccata, pronunciata proprio dal suo ideatore, il senatore leghista Roberto
Calderoli. Ciò che mi preme sottolineare è che, nonostante tale legge abbia di fatto espropriato l'elettore
da qualsiasi tipo di controllo sull'eletto, e nonostante
i due rami del parlamento siano stati riempiti di
"nominati" e non più di eletti, la chimera della governabilità non è stata conseguita.
Poco prima della crisi che ha portato alle elezioni
anticipate (solo di un paio di mesi), si parlava di modificare ancora la legge elettorale cercando di trovare
una nuova formula per ottenere finalmente una coerenza tra i propositi della campagna elettorale e i
comportamenti post elettorali e, a tale scopo, si parlava di tornare al sistema proporzionale puro, col voto
di preferenza, magari neppure obbligatorio: cioè,
esattamente come funzionava l'elezione alla Camera
prima del referendum Segni.
Affrontando il problema secondo un approccio
meramente istituzionale, appare evidente che esso
non è costituito dalla legge elettorale, ma è insito
nella Costituzione. Infatti, la nostra Costituzione stabilisce che l'incarico di formare il governo, che è preludio a quello di presiederlo, è attribuzione esclusiva
del Presidente della Repubblica. La legge elettorale
attualmente in vigore, che prevede di presentare agli
elettori il "candidato premier", in realtà, concede loro
un finto diritto, una vera e propria bufala: la possibilità di votare il cosiddetto "candidato premier". Il
motivo per cui lo chiamo finto diritto è scritto nella
Costituzione, come ho già spiegato nel mio articolo
"Tempo di elezioni" apparso a pag. 10 e seguenti del
n.° 1-2013 di questo stesso periodico. Tale legge non
è stata dichiarata incostituzionale solo perché la prassi prevede che il Capo dello Stato assegni l'incarico
tenendo conto delle indicazioni dei partiti e "del risultato elettorale". Praticamente, il "risultato elettorale"
viene preso in considerazione dal Presidente della
Repubblica con priorità due, cioè dopo le indicazioni
dei partiti.
Non voglio aprire polemiche sulla maggiore o minore democraticità della formula costituzionale di cui sto
parlando, ma intendo semplicemente richiamare l'attenzione sul fatto che i continui rimaneggiamenti della
legge elettorale hanno ben poco a che vedere con l'obiettivo dichiarato di "migliorare la governabilità",
IL NASTRO AZZURRO
piani" proposti dalla dirigenza aziendale, non vota una
mentre inseguono costantemente quello vero, e semfiducia
alla
"cordata
di
riferimento"
pre sottaciuto, di rendere certa l'elezione di alcuni, ben
dell'Amministratore Delegato e dei suoi collaboratori;
determinati, membri dei partiti. Non importa se il parla terza è che, se proprio non riusciamo a fare a meno
tito, nel suo complesso vince o perde le elezioni, l'imdi un numero esorbitante di partiti e partitini, che
portante è che quel numero minimo di seggi sia assicualmeno essi siano vincolati alla scelta pre elettorale di
rato e che vada a quelle ben determinate persone. Per
un programma di coalizione, in modo che le ragioni
questo scopo, la legge elettorale attualmente in vigore,
dei dissensi interni alla coalizione stessa siano oggetche tutti dicono di voler cambiare mentre fanno di tutto
tivamente verificabili dagli elettori; la quarta è che i
per lasciarla com'è, è perfetta. Ha un solo difetto: il suo
due rami del parlamento dovranno specializzarsi per
scopo è troppo evidente!
funzioni legislative e la doppia approvazione di una
Occorre ora ancora una considerazione sulla più
legge dovrà essere limitata il più possibile ai soli casi
elevata delle nostre istituzioni: il Presidente della
in cui essa sia di così ampia portata da richiedere davRepubblica. Esso viene eletto dai due rami del
vero l'analisi parlamentare alla luce delle "diverse"
Parlamento in seduta comune con l'aggiunta dei rapfunzioni legislative di ciascuno dei due rami; infine,
presentanti delle Regioni: poco più di mille "grandi
occorre prendere atto che il mondo attuale richiede
elettori", tutti rappresentanti di diversi partiti, quindi
risposte sempre più veloci, immediate e tempestive e,
di diversi interessi politici.
con consapevolezza, prevedere che il governo possa
Per evitare che prevalga l'interesse di uno solo dei
compiere atti di carattere legislativo senza dover
partiti rappresentati, la Costituzione stabilisce che
dimostrare ogni volta il rispetto del vincolo dell'url'elezione del Presidente avvenga con la maggioranza
genza, lasciando al parlamento una funzione di tipo
qualificata dei due terzi dei voti. Ma, affinché vi sia la
consultivo e di controllo, a similitudine di quella asseragionevole certezza che il Presidente, prima o poi,
gnata dalla costituzione americana al Congresso,
venga effettivamente eletto, la maggioranza qualificadeputato a sancire gli atti legislativi del Presidente (e
ta è necessaria solo per le prime tre votazioni; dalla
quella costituzione è molto più antica della nostra!).
quarta votazione in poi è sufficiente la maggioranza
L'argomento di questo articolo potrebbe sembrare
semplice, cioè il 50% più uno voti. Si torna così all'inun po' troppo lontano dal tema generalmente trattato
teresse di un partito ... più eventuali comprimari. Un
sulle colonne de "Il Nastro Azzurro", ma ritengo invecompromesso non difficile da trovare.
ce estremamente importante che tali argomenti venEcco che il Presidente della Repubblica, cioè il
gano dibattuti nell'ambito del nostro Istituto, poiché
depositario del potere di decisione su chi sarà il Capo
come custodi del "Valore", sappiamo che non basta
del governo, tenendo conto prioritariamente delle
riformare la legge elettorale o addirittura la
indicazioni dei partiti, e solo dopo del responso delle
Costituzione in modo più efficientista o più ortodosso,
urne, viene anch'egli eletto da ... “una parte” che, per
se poi la messa in pratica delle regole, vecchie o
concordare sul suo nome, dovrà per forza stabilire
nuove che siano, avviene con obiettivi non coerenti
una serie di patti e di accordi, talvolta inconciliabili
con le regole stesse. Ma siamo anche consapevoli che
nella realtà, che verranno poi a scadenza all’atto foril Parlamento scaturito dalle recenti elezioni ben difmale della “fiducia” al governo.
ficilmente sarà in grado di modificare la legge elettoL'ingovernabilità è servita!
rale in una maniera accettabile, figuriamoci se potrà
Dopo la travagliata rielezione di Giorgio
porre mano alla Costituzione.
Napolitano alla Presidenza della Repubblica, tutti gli
Intanto ... il tempo passa: povera Italia!
osservatori concordano sul fatto che si tornerà presto
alle urne, “ma non con questa legge elettorale!”
Antonio Daniele
Il nuovo governo, come prima priorità, dovrà proprio elaborarne un'altra. Io
ritengo che, se vogliamo davvero che anche l'Italia abbia
Il sen. Roberto Calderoli
un governo adeguato, forte e
rispettato a livello internazionale, occorre accettare l'idea
che non basta porre mano
all'ennesima modifica della
sola legge elettorale, occorre
aggiornare urgentemente la
Costituzione inserendo alcune nuove prerogative per il
Capo del Governo. La prima
dovrebbe essere la sua elezione diretta da parte del
popolo, a similitudine di
quanto, per esempio, succede
a livello locale per l'elezione
del sindaco; la seconda
dovrebbe essere che il
Parlamento non vota la fiducia al governo, ma al "programma di governo", come
avviene nelle grandi imprese
dove
il
Consiglio
di
Amministrazione approva "i
IL NASTRO AZZURRO
13
VIVI LE FORZE ARMATE
ari lettori, dopo un anno eccoci di nuovo qui a parlare di un progetto particolare che ha coinvolto, e speriamo coinvolgerà ancora, le nostre Forze Armate. È il progetto Vivi le Forze Armate che, sebbene con un format ridotto e
presso un numero di reparti inferiore rispetto agli anni precedenti, ha avuto luogo anche nell'anno 2012.
L'anno scorso vi avevo parlato della mia esperienza personale, mentre in questo numero voglio lasciare spazio alle
emozioni ed ai sentimenti di un altro partecipante del quale riporto i pensieri così come li ha scritti.
Come sempre, visto il forte legame del vostro cronista con il 151° Reggimento Fanteria "Sassari" si tratta di un'esperienza vissuta a Cagliari, ma certamente non dissimile da quelle vissute da mille altri giovani negli altri Enti Militari coinvolti.
Ed ecco il testo inviatomi da Claudia, la nostra giovanissima partecipante.
C
l 20 Luglio 2012 alle 16.49 arrivò il fatidico messaggio sul cellulare: "Gentile candidato, sei stato
ammesso al corso Vivi le Forze Armate". Feci un
salto dal divano e scaricai la tensione che avevo accumulato in un mese di attesa con un urlo di gioia. Già dal
giorno dopo cominciai a procurarmi tutti i documenti
necessari per poter soggiornare in caserma per quelle
tre settimane. Feci ogni sorta di visita medica, venendo
sballottata come una pallina da ping pong da un centro
medico all'altro per essere analizzata da degli sconosciuti, il cui solo fatto di avere un camice bianco gli dava
il diritto di studiarmi come fossi un esperimento in provetta. Dopo un mese avevo tutto il necessario per
imbarcarmi nella mia piccola avventura: documenti
pronti, valigia colma fino a scoppiare e morale alle stelle, preparata a qualsiasi sfida mi sarebbe stata imposta
dietro le quattro mura con la scritta "Zona Militare",
per molti minacciosa, per me attraente.
È risaputo che ciò che più si vuole non sempre arriva, però se la fortuna ci sfiora sarà sempre in ritardo
secondo le nostre aspettative; ma il 27 Agosto finalmente arrivò e dovendo presentarmi in sede entro le
13.00 mi alzai verso 7 del mattino, mi preparai, salutai
mia madre che cercava ancora di dissuadermi dall'andare via, la rassicurai con un abbraccio, presi i bagagli
e li misi in auto, dove mio padre era pronto ad un viaggio di circa tre ore e mezza per arrivare da Olbia a
Cagliari, nella caserma Monfenera, sede del 151°
Reggimento fanteria "Sassari", che sarebbe stata la
mia casa, la mia famiglia e una delle più grandi espe-
I
Onori ai Caduti
14
rienze di vita.
Le ore si dilatarono, sembrava di essere in viaggio
da una vita; la spensieratezza, l'allegria e l'euforia
cominciavano a cedere il passo alla paura, al terrore e
pensai di aver fatto una sciocchezza, di aver preso tutto
troppo alla leggera, ma ormai era tardi per i ripensamenti, ero giunta a destinazione e l'enorme scritta
"Monfenera" si stagliava davanti ai miei occhi, non
potevo e non volevo tornare indietro dopo tutti i sacrifici fatti per arrivare lì dove ero. Salutai mio padre più
frettolosamente di quanto avessi voluto per via delle
occhiate impazienti dei ragazzi del corpo di guardia che
tenevano aperto il portone. Presi un bel respiro, mi feci
coraggio e attraversai la soglia della caserma: la porta
si chiuse tra me e mio padre con un rumore metallico e
definitivo.
Carica di bagagli mi voltai verso un ufficiale che mi
accompagnò in una stanza dell'edificio principale della
caserma, dove trovai gli altri ragazzi del corso "Vivi le
Forze Armate", tutti silenziosi e in attesa di consegnare i dovuti documenti, fare un piccolo colloquio con
alcuni militari che avrebbero scritto un breve profilo
psicologico personale, presentarsi alla visita per gli
accertamenti medici, consegnare la cauzione e ritirare
le tanto agognate mimetiche.
La prima giornata la passammo a sbrigare tutti i
doveri burocratici di rito, e a imparare le basi del comportamento consono a un ambiente militare per evitare
rimproveri e figuracce con i superiori (essendo dei
semplici fanti "onorari" chiunque era un nostro superiore).
Ci vennero mostrati i nostri alloggi e cominciammo a fare conoscenza
tra compagni di camerata ancor
prima di venire a sapere chi sarebbero stati i nostri istruttori: il
Maresciallo
Ordinario
Rinaldo
Serafini, il Sergente Maggiore Pier
Paolo Agus, i Caporal Maggiori Capi
Scelti Carmelo Incani e Maurizio
Porceddu; quest’ultimo, molto gentilmente si è offerto per ben due volte
di accompagnarmi in infermeria dopo
essermi resa conto che se non avessi
iniziato a curarmi le vesciche non
avrei potuto indossare più gli stivaletti da combattimento, e di conseguenza presenziare al'alzabandiera,
marciare, fare educazione fisica o,
più semplicemente camminare senza
zoppicare.
Le lezioni, sia pratiche che teoriche, erano sempre interessanti,
anche se a volte, causa l'orario suc-
IL NASTRO AZZURRO
cessivo al pranzo, scappava qualche sbadiUna fase dell’addestramento
glio e il malcapitato che veniva notato con gli
occhi chiusi veniva fatto stare in piedi per
qualche minuto. A parte questi piccoli episodi di pieno rigore militare, i nostri istruttori
non furono mai troppo severi o poco umani,
come la maggior parte di noi si aspettava.
Questo ci fece capire che i militari non sono
quelle fredde macchine senza cuore che in
molti credono: obbediscono agli ordini e non
fanno domande non perché siano incapaci di
pensare con la propria testa, bensì perché
ognuno di loro dovrebbe sapere già il perché
di quello che sta per compiere.
In caserma non imparammo solo regole,
ma approfondimmo anche i rapporti umani:
pochi di noi erano sardi, la maggior parte dei
ragazzi proveniva da quello che noi isolani
chiamiamo "l'estero" che non è altro che lo
stivale d'Italia, dal quale a volte ci sentiamo
esclusi, ed è stato interessante e istruttivo il
confronto con diverse forme di pensiero e
opinioni contrastanti, senza che queste
potessero creare problemi all'interno del
quel tempo sarebbero state presso che nulle.
nostro piccolo plotone di 23 persone, che diminuì di
Scoprimmo che avevano ragione: gli ordini "At-tenti" e
numero dopo due settimane a causa del ritiro di tre
"Ri-poso" divennero delle manne del cielo, e il sollievo
partecipanti al corso, per problemi chi di famiglia, chi di
che ci procurava quei minimi movimenti traspariva dai
salute.
nostri volti, i quali però erano contratti più spesso da
Dopo qualche giorno di convivenza cominciarono a
smorfie di dolore che a volte non riuscivamo a controlinstaurarsi rapporti di amicizia, e questo favorì l'intesa,
lare, in special modo quando il sole di metà mattina
anche se non perfetta (purtroppo non lo fu mai) per riucominciò a scaldare i nostri stivali e a bruciarci i piedi.
scire a compiere una marcia adeguata da poter presenRiuscimmo a tenere testa anche a questa ennesima
ziare all'alzabandiera, dove ogni Compagnia gridava il
sfida, forse, tralasciando educazione fisica, la più diffiproprio nome, con un urlo che scaturiva prepotente dal
cile che ci fosse stata proposta tra quelle quattro mura.
petto e si trasformava in ruggito di guerra.
Nonostante la stanchezza della giornata, da bravi
«Terza!» urlava il Comandante della nostra compagiovani quali siamo, ogni sera trovavamo la forza per
gnia, un forte rumore d'aria raccolta nei polmoni faceuscire e stare tutti insieme facendo un giro per il centro
va da sottofondo alla piazza d'armi «SKORPIO!»
di Cagliari, fermandoci a qualche bar per vedere un po'
Questo urlavamo ogni mattina, prima che le voci di
di televisione e bere un aperitivo in tutta tranquillità,
800 persone, schierate davanti alla bandiera del
prima di tornare in caserma per il contrappello delle
Reggimento si unissero nel potente "Forza Paris", che
23.00, dopo il quale si crollava a letto dalla stanchezza.
precedeva la marcia in cui veniva intonato l'Inno della
Le tre settimane passarono più in fretta di quanto si
Brigata Sassari, "Dimonios", da tutto il Reggimento.
sperava: arrivò il 13 Settembre e tutti fummo obbligati
Ciò che per i militari era una formalità di routine,
a consegnare mimetica, magliette, calze, cintura, stivaper noi riacquistò il senso antico di forza, unità e potenletti da combattimento, zaino tecnico e tuta da ginnastiza, gli stessi sentimenti che animarono gli antichi
ca. Fu come se fosse stata strappata una parte di me di
"Tattarinos" e che si spera, continuino ad animare il
cui mi ero presa estrema cura. Il plotone di "Vivi le
cuore di giovani ragazzi dediti alla carriera nelle forze
Forze Armate" divenne un mucchio di ragazzi come
armate.
tanti che il giorno dopo si sarebbero salutati, alcuni per
Durante il nostro soggiorno partecipammo al tanto
rincontrarsi nella stessa città, altri per non rivedersi
atteso cambio del Comandate di Brigata (il 49°
mai più se non via internet. Ci furono lacrime, sia tra
Colonello Comandante di Reggimento Luigi Viel lasciaragazze che ragazzi, in modo equo, proprio come erava il suo posto al Colonello Angelo Del Lungo) per i cui
vamo stati agli occhi dei nostri istruttori, i quali si
preparativi furono rimandate alcune lezioni. Il nostro
lasciarono andare insieme a noi a qualche dimostrazioiniziale dispiacere si tramutò ben presto in agitazione
ne d'affetto.
nel sapere che anche noi avremmo preso parte alla
Un'esperienza emozionante che però non ripeterei
cerimonia. I nostri istruttori pensarono ben presto di
per il solo motivo che non potrebbe mai essere migliofarci vedere l'altra faccia della medaglia mettendoci a
re di come è stata.”
conoscenza del fatto che il tutto sarebbe durato circa
un'ora e mezzo e che le possibilità di muoverci durante
Claudia Bazzu
Non credo sia necessario aggiungere altro a quanto ci ha raccontato questa giovane recluta sarda, dalle cui parole
emergono con sufficiente chiarezza le emozioni vissute per quei pochi giorni trascorsi nella grande famiglia della
"Brigata", culminata con il cambio delle consegne al Comando tra il Colonnello Luigi Viel e il Colonnello Angelo Del Lungo.
Chiudo perciò questo articolo con la locuzione che ogni mattina all'alzabandiera i Sassarini urlano al cielo:
"FORZA PARIS"; due parole semplici e chiare che dovrebbero a mio modesto parere rappresentare il vero modus
vivendi degli italiani, perché solo uniti si possono superare i problemi e le difficoltà.
avv. Federico Vido
(Segretario della Federazione di Sondrio)
IL NASTRO AZZURRO
15
UMBERTO II RICORDATO A VILLA ADA
l 27 ottobre 2012, nel parco di Villa Ada (residenza
privata della famiglia reale italiana dai primi del ‘900,
quando su acquistata da Vittorio Emanuele III, e
conosciuta pertanto anche come Villa Savoia), a Roma,
il Sindaco On. Gianni Alemanno, l’On. Giovanni Quarzo
ed il Consigliere Municipale Francesco Di Bartolomei,
questi ultimi fra i promotori dell’iniziativa, hanno inaugurato le targhe toponomastiche dedicate agli ultimi
Sovrani d’Italia: Largo Umberto II e Viale Regina Maria
Josè. Presenti il figlio Vittorio Emanuele, con la consorte e il proprio figlio Emanuele Filiberto, che ha rivolto
un indirizzo di saluto e di ringraziamento.
In rappresentanza della Federazione Provinciale di
Roma dell’Istituto del Nastro Azzurro, la Sig.ra Palma
Viola di Cà Tasson, vedova del Gen. M.O.V.M.- O.M.S.
Ettore Viola di Cà Tasson, socio fondatore dell’Istituto
del Nastro Azzurro, legato assieme alla moglie da
affettuosa amicizia al Re Umberto, la dott.ssa Anna
Maria Menotti, pronipote del Patriota Ciro Menotti e
nipote del S. Ten. Alpino Ciro Menotti M.O.V.M. "alla
memoria”, disperso in Russia, il sig. Gabriele Gigliotti,
nipote dell’Azzurro generale medico Francescantonio
Gigliotti, il sig. Giuliano Fefè, Alfiere della Federazione
con il Labaro Provinciale.
Presenti numerose associazioni: la Croce Rossa
Italiana, con le Sorelle Puntoni e Lamanna del Corpo
delle Infermiere Volontarie in rappresentanza
dell’Ispettrice Nazionale Brachetti Peretti ed un ufficiale commissario del Corpo Militare C.R.I. del 9°
Centro Mobilitazione Roma; con i rispettivi labari:
l’Associazione Reduci e Rimpatriati d’Africa, rappresentata dal dott. Chiavellati, figlio della M.O.V.M. “alla
memoria” capomanipolo medico Luigi Chiavellati;
l’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, con la
Presidente del Comitato Provinciale di Roma Donatella
Schurzel; l’Istituto delle Guardie d’Onore alle Reali
Tombe del Pantheon, con il Presidente C.V. Ugo d’Atri;
l’Associazione Nazionale Combattenti Italiani in
Spagna con il Segretario Nazionale avv. Juan Carlos
Gentile; la Sezione di Roma del Club Alpino Italiano con
il Presidente Roberto Niolu; la Sezione Escursionismo
della S.S. Lazio.
Tra i convenuti: la Principessa Maria
Elettra Marconi, figlia di Guglielmo
Marconi, lo storico prof. Francesco
Perfetti, Paolo ed Alfredo Guillet, figli
dell’Azzurro Generale ed Ambasciatore
Amedeo Guillet MOVM, il Generale
Enrico Boscardi, insigne studioso e tra i
fondatori dell’”Associazione Nazionale
Combattenti Guerra di Liberazione
Inquadrati nei Reparti Regolari delle
Forze Armate”, il prof. avv. Francesco
Maria Emanuele, Presidente della
Fondazione Roma, Maria Ludovica Calvi
di Bergolo, figlia dell’Azzurro Generale
Giorgio Carlo Calvi di Bergolo.
Il socio Gabriele Gigliotti ha fornito
al Comitato Promotore apprezzate e
poco conosciute informazioni di carattere storico documentale inerenti la Villa
ed ha coordinato i rapporti fra questa e
l’Istituto del Nastro Azzurro curandone
la presenza alla cerimonia, evidenziando al contempo il carattere apolitico ed
I
16
apartitico dell’Istituto stesso allo scopo di dare all’evento un profilo il più istituzionale e condiviso possibile, ricordando come le figure degli ultimi Sovrani
abbiano agito responsabilmente favorendo un pacifico
trapasso di poteri ed evitando ulteriori spargimenti di
sangue in un Italia devastata dagli orrori della guerra
e dallo scontro fratricida, e come essi furono legati a
figure del periodo costituente anche di diverso orientamento politico e culturale, da Enrico De Nicola ad
alcuni componenti la famiglia De Gasperi per
Umberto, ad intellettuali come Benedetto Croce ed
esponenti della socialdemocrazia come Giuseppe
Saragat per Maria Josè. In ossequio a questo spirito
conciliatorio, il sig. Gigliotti ha gentilmente declinato
la proposta di far parte del Comitato d’Onore proponendo al suo posto l’apprezzata figura dell’architetto
Enzo Rigoli, conosciuto per la sua generosa opera
nella salvaguardia del verde pubblico nel municipio ed
afferente alla tradizione storica e culturale del Regno
delle Due Sicilie.
L’Istituto del Nastro Azzurro era già stato presente
nel 1986 all’inaugurazione della stele in memoria di
Umberto II posta all’ingresso monumentale della Villa,
restaurata in concomitanza dell’inaugurazione delle
targhe viarie, con l’allora Presidente della Federazione
Provinciale di Roma il Generale Rosario Staffa e
l’Azzurro cap. Castellano, Aiutante di Campo del Re in
esilio a Cascais, come risulta dalle ricerche effettuate
dal Sig. Gigliotti presso l’archivio dell’Istituto del
Nastro Azzurro.
Il Sindaco ha evidenziato nel suo discorso il comportamento equilibrato degli ultimi sovrani nel delicato periodo del passaggio dalla Monarchia alla
Repubblica e ricordato il contributo, spesso ignorato, di
Umberto II alla Guerra di Liberazione, e ha sottolineato l’azione umanitaria della Regina, aggiungendo che
l’iniziativa è stata trasversalmente approvata da rappresentanti sia di maggioranza che di opposizione.
La stele restaurata e le targhe viarie sono state
benedette dal Parroco della Chiesa di San Saturnino
Martire, don Marco Valenti.
Roma: la delegazione del
Nastro Azzurro alla cerimonia
di Villa Ada
IL NASTRO AZZURRO
PAPA FRANCESCO
a chiesa di Roma e l'intero mondo cattolico
hanno un nuovo Pastore. L'anno domini 2013
sarà ricordato negli annali della storia
ecclesiastica perché l'elezione del nuovo
Pontefice non è avvenuta come di consueto dopo
la morte del predecessore, Papa Benedetto XVI,
ma è stata anticipata, causa l'abdicazione dello
stesso, la seconda in ordine di tempo dopo quella, nel 1294, di Celestino V, 192° Papa in ordine di
successione - nato Pietro Angelerio - detto Pietro
del Morrone.
L'atto della rinuncia, avvenuta alcune settimane prima, ha lasciato sgomenti ed increduli
tutti i fedeli cattolici che hanno vissuto questo
conclave con intensa commozione e consci di
essere partecipi di un evento eccezionale.
Mercoledì 13 marzo, a tarda sera, nella seconda giornata del Conclave, la fumata bianca dal
comignolo sul tetto della Cappella Sistina, dopo le
cinque nere precedenti, ha annunciato al mondo
intero l'elezione del 266° Pontefice. Le campane
delle Basiliche e delle Chiese dell'intero pianeta
hanno suonato a festa mentre la folla contenuta nell'emiciclo berniniano di piazza San Pietro, dopo ore di
tensione, ha gridato la propria gioia aspettando di
vedere il nuovo eletto affacciarsi dalla Loggia della
Benedizione della Basilica. Nel contempo nella
sacralità della Cappella Sistina, lontano dagli sguardi
indiscreti degli uomini comuni, davanti ai suoi confratelli riuniti in conclave, il Cardinale Jorge Mario
Bergoglio, manifestava il consenso all'elezione canonica e indicava, secondo quanto è previsto dall'Ordo
rituum conclavis la scelta del nome da Papa:
Francesco; un nome senza precedenti nella storia dei
Papi. Facevano seguito tutte le pratiche relative
all'accettazione ed il nuovo Pontefice vestito di porpora per l'ultima volta scompariva dietro la porta della
Cappella Sistina per rientrare con le vesti bianche del
Romano Pontefice; a seguire, dalla cattedra posta
sotto l'affresco michelangiolesco, ha ascoltato il
ricordo evangelico delle parole con le quali il Signore
ha affidato la sua Chiesa a Pietro ed ai suoi successori, ha pregato secondo le sue intenzioni con i
Cardinali, ha cantato il Te Deum e da ultimo, a conclusione del Conclave, si è sottoposto all'atto di ossequio
e di obbedienza dei cardinali elettori.
Prima però che i fedeli potessero vedere il loro
nuovo Pastore l'ultima fase del protocollo: l'annuncio
in latino dell'avvenuta elezione da parte del Cardinale
Protodiacono Jean Louis Tauran, dalla Loggia delle
Benedizioni della Basilica, preceduto dalla Croce.
La Chiesa, che vive momenti difficili per gli scandali che l'hanno turbata, ha saputo voltare pagina ed
eleggere in tempi ragionevolmente brevi, deludendo
le aspettative di settimane di pronostici che indicavano una folta rosa di nomi, il nuovo successore dell'apostolo Pietro attraverso un collegio elettorale esemplarmente responsabile e capace. I Cardinali hanno
preso una decisione che entra nella storia per la sua
novità: dopo tredici secoli (dal tempo di Gregorio III e
dei suoi predecessori provenienti dalla Siria), è stato
eletto per Roma un Vescovo che non viene dal continente europeo, ma dall'America Latina e, cosa ancora più importante, è stato scelto nella Compagnia di
L
IL NASTRO AZZURRO
Papa Francesco
Gesù, l'ordine fondato da Ignazio di Loyola. Con l'elezione al soglio pontificio di Papa Francesco, la Chiesa
ci ha fornito una guida sicura per una risposta concreta al bisogno di misericordia e di perdono in un mondo
dove lo smarrimento è molto diffuso
Il nuovo Pontefice che sin dal primo istante si è
mostrato semplice e spontaneo, ha stupito ancora di
più il suo popolo perché non si è voluto definire Papa,
ma Vescovo di Roma, il pastore che camminerà con
loro, ma cosa ancora più incisiva e straordinaria mai
vista prima, ha curvato la maestà papale verso i fedeli nell'umiltà di un inchino, segno anche questo di
volere una svolta radicale nella Chiesa. Questa sua
umiltà personale, che indica la volontà del cambiamento, viene rafforzata dalla scelta del nome che
richiama al Santo di Assisi: Francesco (elevato agli
onori degli altari, il più povero tra i poveri, colui che si
è recato da Papa Innocenzo III affinché approvasse la
Regola dell'Ordine e lo autorizzasse così a predicare
tra la gente con la sola forza della fede). Un progetto,
un vincolo per il suo pontificato quasi fosse la denuncia programmatica della necessità di rinnovamento e
di un gesto estremo per un ritorno alle origini, al
Vangelo, all'Annuncio della missione di una Chiesa
disincarnata dal potere e dalle forme.
Papa Francesco ha riconfermato di nuovo la sua
singolarità e unicità di agire quando ha indossato
sulla veste bianca la croce di sempre, in semplice
metallo e non in oro, ed ancora il giorno dell'elezione:
il non aver voluto indossare la Mazzetta rossa chiusa
sul petto e il Rocchetto, la sopravveste di pizzo bianco, a conferma di uno stile diverso in coerenza con la
predicazione praticata da Vescovo a Buenos Aires. Il
Vicario di Cristo, vuole rinnovare la sua Chiesa e tornare all'essenza e alle origini per porre fine agli scandali che stanno minando la credibilità dell' istituzione
e del suo clero, pertanto ci abituerà nel tempo a molti
altri cambiamenti e, per fermare l'allontanamento
del popolo dalla Chiesa, cerca soluzioni radicali ed
esempi plausibili al fine di evitare l'indifferenza e l'agnosticismo verso il sacro e l'insegnamento della
dottrina.
Maristella Ravelli
(Socia della Federazione di Sondrio)
17
MILANO DEDICA UNA VIA A
VINCENZO CAPELLI MOVM
abato 1° dicembre 2012 a Milano è
Su ambedue i lati della strada erano
stata celebrata, con una solenne
numerosissime
le
Associazioni
cerimonia, l’intitolazione di una via al
Combattentistiche e d’Arma schierate con
Col. R.O. Vincenzo Capelli, M.O.V.M..
i loro Presidenti fra cui la Sig.ra Giusy
Castelleonese di nascita ha trascorso,
Laganà, presidente regionale dell’ANMIG,
però, quasi tutta la sua vita in questa Città.
il Cav. Pietro Fabbris, presidente
Il Capelli è effigiato e immortalato con una
dell’ANMIG della Provincia di Milano, in
pergamena, che riporta la sua foto e la
rappresentanza anche delle province di
motivazione della massima Decorazione
Cremona e Mantova, seguiti dai Labari dei
al V.M., nella “Galleria degli Eroi” milaneBersaglieri, Alpini, Paracadutisti, Carristi,
se. La sua figura è stata rievocata come
Artiglieri, Genieri, Trasmettitori, CC, G.di
Medaglia d’Oro “Eccellente” sul n. 3
F., Polizia di Stato, etc.etc.
mag/giu 2012 di questa rivista, e in tale
Aprivano gli schieramenti i Labari
occasione era stato anche preannunciato
delle Federazioni Provinciali dell’Istituto
questo evento, come riconoscimento, da
del Nastro Azzurro di Milano e Cremona,
parte dell’Amministrazione comunale
con i rispettivi Presidenti gen. B.(r)
milanese, dovutogli come uomo illustre
Arnaldo Cassano, Vice Presidente
distintosi per Valore.
Nazionale Vicario, e magg. Claudio
I figli Pietro, Giuseppina e Luigina, uniMantovani. Tantissimi i cittadini richiamatamente a tutti i loro famigliari hanno
ti dalla cerimonia che ha avuto inizio con
potuto così vedere concretizzarsi e assilo scoprimento della targa dedicata alla
stere alla realizzazione di un bellissimo
M.O.V.M. Vincenzo Capelli, seguito dalla
sogno durato alcuni anni.
deposizione di tre corone d’alloro: del
La via è il prolungamento di Corso
Comune di Milano, del Presidio Militare,
Como ed è situata in un quartiere nuovo,
dei Ciechi di Guerra di Lombardia.
Il soldato Vincenzo
prestigioso, moderno dove sorgono alti
Il trombettiere della 1^ Regione Aerea
Capelli MOVM
grattacieli, quasi a voler significare come
suonava i prescritti tre squilli seguiti da “Il
gli eroismi di uomini della nostra storia
Silenzio” e il picchetto armato interforze
passata abbiano potuto contribuire alla costruzione
rendeva gli onori militari, mentre il gen. Cassano
di una pace duratura e alla realizzazione di opere
dava lettura del fatto d’arme e della motivazione
avveniristiche per un futuro migliore.
della Medaglia d’Oro, suscitando nei presenti viva
Numerose le Autorità Civili, Militari e Religiose
commozione.
presenti, fra le quali l’Assessore Stefano Boeri, in rapHa preso, quindi, la parola l’assessore Boeri sotpresentanza del Sindaco Giuliano Pisapia, il
tolineando come il Comune di Milano considerasse
Comandante della 1^ Regione Aerea e del Presidio
un onore l’aver dedicato una via della Città a Vincenzo
Militare Interforze gen. S.A. Tommaso Ferro, i Sindaci
Capelli che, malgrado la sua cecità, ha saputo essere
dei Comuni di San Bassano Cesira Bassanetti, di
protagonista nella battaglia affinché la nostra società
Soresina Giuseppe Monfrini, di Castelleone Camillo
accolga e tuteli i più deboli e i portatori di handicap.
Comandulli, di Brandizzo (TO) Roberto Buscaglia.
Il gen. S.A. Tommaso Ferro ha invece esaltato le
Significativa la presenza del Consigliere della
virtù di uomo e di soldato del Capelli, che ha dimoFondazione Villa Mirabello, già casa dei Ciechi di
strato che nessuno è più degno di far sentire con
Guerra di Lombardia prof. Alvise Taglietti.
forza la propria voce per la costruzione della pace di
S
Milano: cerimonia di intiintitolazione di via Vincenzo
Capelli MOVM
18
IL NASTRO AZZURRO
MEDAGLIA D’ORO al Valor Militare al soldato CAPELLI VINCENZO
65° reggimento fanteria, 101a compagnia cannoni
“Soldato valoroso, pronto ad ogni sacrificio, otteneva dopo vive insistenze di partecipare volontariamente al
combattimento, anziché assolvere le sue normali funzioni di telefonista. In due giorni di aspra lotta nella
bufera, in alta montagna, contro posizioni ben fortificate e strenuamente difese, era esempio di cosciente
audacia, di insuperabile tenacia e sprezzo del pericolo nel portare un cannone fin sotto le feritoie di un forte
presidiato dal nemico. Gravemente ferito in più parti del corpo ed agli occhi, non cessava di trasfondere il
suo fervido entusiasmo nei compagni. Al posto di medicazione, mentre gli venivano asportati entrambi gli
occhi, esprimeva solo il rammarico di non poter più seguire i commilitoni, ormai prossimi alla vittoria. In
seguito, minorato nel fisico, non nell’ardore guerriero, dava mirabili prove di alto spirito di corpo, di caldo
cameratismo, di sublime attaccamento a quel dovere militare cui, senza un lamento, aveva fatto dono della
vista.”
Piccolo San Bernardo – Forte Traversette, 21-22 giugno 1940
chi ha combattuto in guerra. Il gen. Ferro ha auspicato che la lapide col nome del soldato Capelli sia un
imperituro esempio di virtù e di amor di Patria per le
nuove generazioni e per tutti cittadini.
I Sindaci dei Comuni di San Bassano, Soresina e
Castelleone concordano nell’affermare che chi lo ha
conosciuto, lo ricorda come il ragazzo che amava la
vita e, dopo aver perso la vista, da uomo continuò ad
amarla ancora più intensamente. Una lezione da imitare, un esempio e uno stimolo per tutti a lottare e a
non arrendersi anche quando tutto sembra perduto.
Giusy Laganà, Presidente Regionale dell’ANMIG,
lo stesso incarico a suo tempo ricoperto da Capelli,
ricorda che i figli non vogliono dimenticare il significato di “Patria”, onore, libertà: Valori per i quali i
nostri avi, i nostri genitori hanno combattuto, hanno
sopportato inenarrabili sofferenze e hanno riportato
profonde ferite e mutilazioni.
Chiude gli interventi la figlia Giuseppina, che con
accorate, toccanti parole, ringrazia tutti e dedica la
targa alla mamma e adorata moglie di suo papà Eli
Orsola (Lina), ai nipoti Laura, Dario, Antonella,
Barbara, Diego ed ai loro pronipoti. In particolare ringrazia il Sindaco Pisapia, rappresentato dall’assessore Boeri, e la grande Città di Milano per aver dato
un giusto riconoscimento a un uomo distintosi per
Valore, intitolandogli questa via. Ricorda, poi, il
defunto sen. Gerardo Agostini, già Presidente
Nazionale ANMIG, per il suo contributo dato all’in-
staurazione della pratica, e ringrazia, altresì, la
Federazione milanese del Nastro Azzurro per il contributo e la spinta finale alla sua realizzazione.
“L’impegno di mio padre” continua “fu quello di
dedicarsi agli altri conscio dei principi cristiani che
avevano plasmato tutta la sua vita. Le sue energie
sono sempre state usate anche per la tutela dei
Ciechi di Guerra, di cui fu capogruppo in Lombardia e
vice presidente della Casa di Lavoro e Patronato con
sede a Milano. Occuparsi del suo prossimo è stato
sempre il suo scopo primario in quel lunghissimo e
faticoso percorso nelle tenebre che ha avuto inizio il
22 giugno 1940 e si è cristianamente concluso il 2
agosto 2001”.
Conclude rivolgendo un sentito grazie al Sindaco
di San Bassano che nel 2011 ha voluto intitolare a suo
padre l’Aula Magna del Centro Scolastico e un altrettanto grande grazie all’ANMIG, Sezione di Cremona
che, con altrettanto solenne e austera cerimonia, alla
quale hanno presenziato tutte le Autorità civili, militari e religiose cittadine, e numerose Associazioni
Combattentistiche e d’Arma con i loro Labari, fra cui
quello della Federazione Azzurra milanese, il 27
maggio 2012 ha intitolato la sua Sezione al Col. R.O.
Vincenzo Capelli, M.O.V.M. (vds. riquadro - n.d.r.).
Gen.B.(r) Arnaldo Cassano
(Presidente della Federazione di Milano e Vice
Presidente Nazionale Vicario)
LA SEZIONE PROVINCIALE A.N.M.I.G. DI CREMONA INTITOLA LA PROPRIA SEDE DELLA LOCALE
SEZIONE PROVINCIALE AL COL. R.O. VINCENZO CAPELLI M.O.V.M.
Dopo il ricordo e gli onori tributatigli dal Comune di San Bassano (Cr) il 25 aprile 2011, con l’intitolazione dell’Aula Magna dell’Istituto Comprensivo “M.G. Vida”, anche nella città di Cremona è stata ricordata con
una solenne cerimonia la figura di Vincenzo Capelli.
In occasione dell’assemblea annuale, svoltasi il 27 maggio 2012, la sezione A.N.M.I.G. di Cremona, ad
undici anni dalla scomparsa, ha onorato la memoria del suo eroico esponente, intitolandogli la sede della
locale Sezione Provinciale in Via dei Lanaioli n. 6. La solenne cerimonia si è svolta alla presenza delle massime Autorità Civili, Militari e Religiose, delle rappresentanze di tutte le Associazioni Combattentistiche e
d’Arma, fra cui spiccavano il Labaro della Federazione Provinciale dell’Istituto del Nastro Azzurro di Milano,
della cui Federazione era stato membro della Corte d’Onore e presso la cui Galleria degli Eroi si trova collocata la pergamena che lo immortala con foto, motivazione e decorazione, e il Labaro della Federazione
Provinciale di Mantova.
La Presidente della Sez. A.N.M.I.G. Prof.ssa Pierangela Miglio, dopo lo scoprimento della targa, ha rievocato la sua figura e, dopo averne elogiato oltre al Valore Militare ed al senso dell’onore, l’onestà morale
ed intellettuale, ne ha sottolineato le doti di coraggio dallo stesso espresse anche nel lungo cammino nelle
tenebre che è seguito al suo gesto eroico e che lo ha accompagnato per ben 61 anni, sino all’ultimo respiro, incessantemente impegnato per la solidarietà a favore di molte persone infelici per cause di guerra:
"Far conoscere ai giovani la vita di Vincenzo Capelli, grande invalido, cieco di guerra, vuole rappresentare
uno stimolo ad affrontare con impegno, tenacia e fiducia le diverse situazioni della vita a livello personale,
civile, sociale".
IL NASTRO AZZURRO
19
LA CAMPAGNA DI TUNISIA
nserita fra le titaniche battaglie di El Alamein e
Stalingrado,
l’invasione
anglo-americana di Marocco e
Algeria e la tragica ritirata di
Russia la parte finale della campagna dell’Africa settentrionale
(novembre 1942- maggio 1943)
viene di solito compendiata in
poche righe e spesso è taciuto il
ruolo avutovi dalle Forze Armate
italiane, costrette a battersi contro un nemico superiore in termini assoluti per numero e
risorse! Se solo il 4 novembre
1942 (dopo dieci giorni di lotta
senza quartiere) l’VIII Armata
britannica aveva iniziato a muovere verso la Libia, efficacemente contrastata dalla superstiti forze italo-tedesche,
le occorreranno quasi tre mesi per raggiungere
Tripoli (caduta il 23 gennaio 1943) finendo poi per
arenarsi poco dopo il confine con la Tunisia.
La “resa” delle autorità coloniali francesi (estorta
dagli Alleati con la promessa di un successivo imminente sbarco nella Francia meridionale…), formalmente dipendenti dal governo collaborazionista del
Maresciallo Petàin e che potevano contare su
120.000 militari, aveva però consentito agli angloamericani di sbarcare fra il 7 e l’8 novembre 1942
senza quasi colpo ferire a Casablanca, Orano e
Algeri: l’obiettivo era di prendere alle spalle le truppe dell’Asse.
Dall’11 novembre con un ponte areonavale confluivano però in Tunisia reparti italo-tedeschi che,
disarmate le truppe francesi e unitisi a quelli reduci
dalle campagne di Libia e Egitto, vi inchioderanno
fino al maggio 1943 le molto più preponderanti
armate alleate. Al successo dell’operazione (definita
da Basil Liddel Hart “brillante”) contribuiranno gli
attacchi degli aerosiluranti di Buscaglia ai convogli
nemici sulle coste algerine e il sacrificio della Regia
Marina, che si immolò per rifornire le retrovie del
nuovo campo di battaglia. Risolti gli insorti problemi
di competenza fra Roma e Berlino, il fronte, ampio
625 km, veniva diviso in due settori. Il settore centrosettentrionale lo si assegnava alla V Armata germanica, comandata dal gen. von Arnim, e comprendeva
il XXX Corpo d’Armata italiano (divisione di fanteria
“Superga” e 50a Brigata speciale, al cui interno opererà il Raggruppamento Esplorante Corazzato
Cavalleggeri di “Lodi”), la divisione corazzata
“Centauro” e, inseriti nei reparti tedeschi, il 5° e 10°
Reggimento Bersaglieri e i battaglioni “Bafile” e
“Grado” del Reggimento “San Marco”. Il settore
meridionale - la linea di Mareth - era affidato alla I
Armata italiana, costituita dal XX e XXI Corpo
d’Armata (divisioni di fanteria “La Spezia”, “Pistoia”,
“Trieste”, “Giovani Fascisti”, le divisioni tedesche
90a e 164a, la 15a corazzata e la 190a contraerei): vi
sarà anche un battaglione della “Folgore”, ricostituito dopo El Alamein. Al suo comando veniva destinato
il gen. Giovanni Messe, splendida figura di soldato
distintosi in Russia alla testa del C.I.S.R.: la sua presenza eserciterà una salutare ripercussione sullo
I
20
Sbarco di carri armati americani
Sherman in Tunisia
spirito delle nostre unità, per le quali riuscì a ottenere da Roma risorse e nuovi effettivi. Messe, inoltre,
rifiutò ogni subordinazione ai tedeschi ed estese la
propria azione di comando alla Centauro, posizionata al comando del gen. Carlo Calvi di Bergolo a difesa di Gafsa, punto di cerniera fra le due armate.
Infrantesi le speranze degli Alleati di conquistare
d’impeto Biserta e Tunisi entro il 1942, l’Asse si assicurava il possesso dei passi della dorsale del Gebel
che divide a metà la Tunisia e le vie di accesso alle
due città: dopo un periodo di stallo Arnim, occupato
il 2 febbraio 1943 il passo Faid, lanciava una serie di
puntate offensive ad ovest (la zona di Capo Serrat fu
occupata dal 10° Bersaglieri al termine di due giorni
di aspri combattimenti con reparti coloniali francesi)
che scompagineranno il II Corpo d’Armata americano (Eisenhower rischiò di cadere prigioniero).
Rommel da par suo il 20 febbraio al passo di
Kasserine infliggerà sempre agli americani una
sconfitta inattesa, che gettò nel panico i comandi
alleati. Il successo ottenuto lo convinse a muovere il
6 marzo contro l’VIII Armata britannica, ma la decrittazione dei piani di attacco tramite ULTRA e la potenza di fuoco approntata da Montgomery stroncò la sua
offensiva in direzione di Medenine (Rommel lascerà
così definitivamente l’Africa).
Gli Alleati, che vedevano crescere le proprie
risorse, mentre si riducevano quasi al minimo i rifornimenti per le truppe dell’Asse, decisero di riprendere l’offensiva. La prima a muoversi fu l’VIII Armata
sulla linea di Mareth (dal nome del villaggio e non
dell’omonimo corso d’acqua) all’alba del 16 marzo
che, dopo il consueto e violentissimo fuoco di artiglieria, iniziò a premere sulle posizioni tenute dalla
“Trieste” e dalla 90a; il 20 marzo si spostava su quelle della “Giovani Fascisti”. Sotto l’incessante bombardamento dell’aviazione nemica, padrona quasi
assoluta dei cieli, fanti, bersaglieri, paracadutisti,
camice nere e granatieri tedeschi si lanciavano in un
contrattacco dietro l’altro per chiudere le falle apertesi a El Hamma e a El Guettar. Nonostante la sproporzione dei mezzi corazzati (620 contro 94), l’VIII
Armata non passa e registra perdite elevate. Il
rischio di un cedimento a El Hamma, dove l’iniziale
manovra diversiva britannica era stata invece rafforzata, apertasi una breccia il 26 marzo nella stretta di
IL NASTRO AZZURRO
Tunisi, occupate nei due giorni sucTebaga, induce Arnim a chiedere a
cessivi. Mentre i tedeschi iniziano a
Messe di ripiegare a nord verso l’Uadi
sbandarsi, i fanti della “Superga”, agli
Akarit. Gli 8.000 uomini della
ordini del gen. Ferdinando Gelich,
“Centauro”, dopo avere retto alla
continueranno a lottare fino al 12
pressioni delle quattro divisioni del II
maggio. Messe, che temeva di essere
C.d’A. americano, solo il 31 marzo iniaccerchiato, ordinava di ripiegare
ziano a ripiegare verso le nuove posiverso la penisola di Capo Bon, dove
zioni, già raggiunte dalla I Armata.
convergono su sua direttiva anche i
Nella sua relazione ufficiale il gen.
reparti italiani inquadrati nell’oramai
Harold Alexander, comandante in
dissoltasi V Armata germanica. Nelle
capo in Africa settentrionale, scriverà
operazioni di ripiegamento, condotte
che in tutti questi scontri: “entrambi i
sotto l’incessante bombardamento
tedeschi e gli italiani mostrarono una
aereo nemico e conclusesi l’11 magtemeraria determinazione ed un
gio, si distingueranno i fanti della “La
morale ineguagliabile” e che “gli itaSpezia” e i cavalieri di “Lodi”. In seraliani combattevano particolarmente
ta giunge il messaggio di Vittorio
bene superando i tedeschi che erano
Emanuele III : “Ho seguito con vivissiin linea con loro”.
Allo scopo di non consentire a
ma ammirazione le gesta della gloMesse di consolidarsi sulla nuova
riosa I Armata. La sua splendida conIl generale Giovanni Messe
linea, il 31 marzo Montgomery lanciadotta dà sicuro affidamento per la
va due puntate offensive su Gebel
maggior grandezza della nostra
Haidoudi, arginate dalla “Pistoia” e poi reiterate il 6
Patria immortale”.
aprile: 450 carri armati britannici, supportati da 500
La mattina del 12 Messe, appreso della resa di
pezzi d’artiglieria, scatenano un inferno di fuoco al
Arnim, scrive a Roma: “La I Armata, cui la sorte ha
quale si oppongono i nostri fanti con soli 15 carri.
serbato il privilegio di restare ultima e sola a difenCedono le posizioni di Gebel Roumana e di Gebel
dere il Tricolore in terra d’Africa, continuerà fino allo
Tebaga, riconquistate subito dalla “Trieste” e dalla
stremo. Il nemico ormai preme da tutte le direzioni.
“La Spezia”. “La battaglia dello Uadi Akarit aveva
La situazione generale, l’enorme sproporzione delle
segnato un tempo d’arresto nell’avanzata dell’8
forze e il progressivo esaurimento delle munizioni
Armata: il valoroso impegno delle truppe dell’Asse
lasciano prevedere che la resistenza non potrà proaveva fatto fallire ancora una volta i suoi piani di
trarsi a lungo”. Sono autorizzate le trattative per la
annientamento della 1 Armata che, sfuggendo alla
resa, che si chiede onorevole ma che gli inglesi
presa mortale, si trasferiva ordinatamente sulle
impongono incondizionata (non sono più i tempi
nuove posizioni di Enfidaville dove, in un’ultima batdell’Amba Alagi). Mentre sta per scadere la tregua,
taglia disperata, avrebbe affermato la propria invinvergognosamente violata dalle truppe francesi gaulcibilità” (Giuseppe Mancinelli).
liste, alle 19.35 giunge a Messe l’ultimo ordine:
Commenterà da par suo Francis Tucker,
“Cessate il combattimento! Siete nominato
Comandante della 4a Divisione indiana dissanguataMaresciallo d’Italia. Onore a voi e ai vostri prodi.
si negli assalti ai capisaldi italiani: “Per tutta la giorMussolini”. Si compiono così gli ultimi atti di questa
nata del 6 aprile le forze dell’Asse erano state alla
fulgida epopea: racconterà Messe nelle sue memonostra mercè: era triste constatare che esse si ritirie: “Tutti gli artiglieri della I Armata ricorderanno
ravano per prepararsi a combattere un altro giorno”.
sempre con profonda emozione la solenne cerimoIl Raggruppamento Sahariano del gen. Mennarini
nia con cui di fronte ai serventi schierati sul presenviene però accerchiato e, dopo aver difeso fino allo
tat arm si procedeva alla distruzione dei pezzi dopo
stremo la stretta di El Hamma, è sopraffatto dalla 2a
aver lanciato l’ultima salva al grido di: Viva l’Italia.
Divisione neozelandese. Siamo all’ultimo atto della
Viva il Re”. Le ostilità hanno termine alle 12.30 del 13
campagna: diciannove divisioni alleate ad organici
maggio 1943.
completi, ben equipaggiate, alimentate da un ininterFrancesco Atanasio
rotto flusso di rifornimenti e sorrette da una coper(Presidente della Federazione di Siracusa)
tura aerea incontrastata, fronteggiano tredici
divisioni dell’Asse decimate (alcune in linea dal
1942), logorate e ormai totalmente isolate.
Resistere anche un giorno di più significava
tenere lontano dall’Italia il nemico: è questa convinzione ad animare lo spirito delle nostre unità.
Alle 23.00 del 19 aprile, preannunciato dal
consueto fuoco d’artiglieria, indiani e neozelandesi vanno all’attacco degli avamposti di Garci e
Takrouna ad ovest di Enfidaville: si resiste a caro
prezzo, il “Lodi” subisce elevate perdite, ma la
nostra artiglieria ottimamente posizionata supporta con successo i contrattacchi della
“Trieste”, “Pistoia”, “Giovani Fascisti” e
“Folgore”, che resistono fino al 30 aprile. A nord
però il II Corpo d’Armata americano e il V e XI
Corpo d’Armata britannico riescono invece a
sfondare il 6 maggio lungo la valle di Mateur Postazione anticarro
verso Biserta e lungo quella di Mejerda verso italiana
IL NASTRO AZZURRO
21
BENGASI: UN PARADISO PERDUTO
I Breda 65 della 159^ Squadriglia sul
campo di Bengasi
a figura centrale in una scuola di volo è l'istruttore. Forse in nessun altro insegnamento la
figura del maestro assume una così grande
importanza. L'istruttore deve saper togliere la
paura dell'aereo a ciascun allievo. Istruttori come
questi non ce ne sono molti: generalmente provengono dall'Aeronautica Militare; qualcuno proviene
dalla caccia e ha al suo attivo decine di vittorie aeree
ma di questo non parlano volentieri.
Ettore Dotta è l'istruttore dell'Aero Club di
Cagliari. Difficile trovarne uno migliore. In cielo è un
"manico": pilota In modo fluido e continuo; gli specialisti dicono che "dipinge". Ha un curriculum d'aviatore d'eccezione. Entrato nell'Aeronautica
Militare alla fine degli anni '30, fu destinato in Africa
Settentrionale con i Breda 64 e 65.
Con i CR.42 fece azioni su Malta e scorta convogli, ma i combattimenti più duri, dai quali è sempre
uscito vittorioso, (non ha mai perduto un aereo) li
fece con i Macchi 200 e 202. È pluridecorato (tre
Medaglie d'Argento di cui una "sul Campo") ed è
stato più volte citato nei bollettini di guerra, onore
questo riservato soltanto agli "assi". È stato tra i
primi fondatori della scuola di volo di Lecce, nell'immediato dopoguerra. Istruttore sul "Mustang" e
sul G.59, ha forgiato centinaia di piloti. Ha concluso
il servizio attivo pilotando i Jet militari.
I ricordi del reduce sono bianchissimi, travolgen-
L
ti come i vortici del ghibli. Non hanno ombre.
«Perchè non ero fascista, non sono fascista». Ettore
Dotta, pilota della squadriglia dei caccia d'assalto
della Regia Aeronautica, aveva ventun anni quando
ha visto Bengasi per la prima volta. Dal parabrezza
del suo Bredia 65 ("un gioiello che sfiorava i 450 chilometri orari") gli si è spalancato davanti il paradiso. «Per me è stata solo una lunga, splendida
vacanza».
Nel '39 Dotta era sergente. Prima di lui qualcuno
aveva già pensato di allungare lo stivale fino
all'Africa Orientale. «E io mi sentivo a casa. Quando
mai potevo avvertire la sensazione di schiacciare un
popolo, di essere un oppressore?». Non implora
attenuanti, salvo la nebbia febbrile dell'età e una
«voglia matta di combattere»: sedici aerei abbattuti in duello singolo, quaranta insieme al cinquantesimo stormo. Vita movimentata con qualche contropiede: nel dicembre del '40, dopo la prima caduta di
Tobruk, fuga rapida verso l'Italia. «Non so neppure
io come ce l'ho fatta. Un salto sull'aereo e via. A
Bologna sono sbarcato in sahariana: e lì nevicava».
Ricordi importami ma niente nostalgie strappacuore, "Tant'è che non ho mai accettato i pellegrinaggi dei sopravvissuti, messe e corone d'alloro, le
lacrime in ricordo dei Caduti. Ho visto molti amici
morire, però non ho bisogno di celebrarli con nessuno".
MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE AL sergente pilota ETTORE DOTTA da CAGLIARI
“Ardito ed abile pilota, in numerose azioni belliche condotte in un settore particolarmente aspro, dava
costante prova di belle virtù militari. Durante una scorta diretta a un idrovolante di soccorso, sosteneva
durissimo combattimento contro preponderanti forze avversarie, permettendo al velivolo scortato di rientrare incolume alla base a missione compiuta.”
Cielo del Mediterraneo, giugno 1940 - luglio 1941 - XIX
22
IL NASTRO AZZURRO
La sua Libia è una cartolina d'epoca
venata di tinte coloniali. «Crimini? Non
discuto che ce ne siano stati. lo non me
ne sono mai accorto, vivevo tra cielo e
aeroporto, in un mondo lontanissimo.
Ricordo in ogni caso che Italo Balbo, il
Governatore, ci chiedeva di rispettare la
popolazione. Io l'ho rispettata». E gli
altri? Parliamo ad esempio delle donne
libiche. "Fama tutta meritata. Belle e
inavvicinabili. Vicino all'aeroporto di
Bengasi c'erano attendamenti. Beh. lì
c'erano donne. Amore no amore no, ripetevano. Ma poi l'amore lo facevano, eccome se lo facevano".
Violenze? "Non voglio davvero coprire
nessuno. Ma debbo onestamente affermare di non averne viste. Ci scazzottavamo con gli inglesi, questo si." Rapine,
furti ai danni della gente comune? "Di
queste cose non ne ho nemmeno sentito
parlare. Coi libici avevamo un buon rapporto. Quando dovevamo allontanarci dall'aeroporto, dove loro svolgevano i servizi di guardia, chiedevamo di chiamarci una carrozza. Ci domadavano: la
volete araba o nazionale? Nazionale, per loro, voleva dire italiana. Rammento anche che quando arrivava qualcuno di noi organizzavano la fantasia, una
specie di ballo di benvenuto".
Neanche un'impressione del baratro tra gli uni e
gli altri? "Ricordo bene che per noi i viveri c'erano,
per gli altri no. I familiari dei soldati libici vivevano
in capanne vicino all'aeroporto. Mangiavano il cus
cus tutti assieme, dallo stesso insalatiere. Gente di
buon appetito. Per noi c'era la mensa". E poi? Quali
altre immagini si inseguono nei ricordi di una guerra combattuta a ventun anni, in un paese trasformato in un gigantesco campo di battaglia? "Ho vivissima la memoria della miseria. Dovunque ci fosse
una goccia d'acqua trovavi una capra, due galline,
un orticello. E nient'altro. Una povertà sconvolgente. No, io non ho chiesto (e nemmeno pensato) di
chiedere a un libico di non stare sul marciapiede
Il Macchi MC.200 “Saetta”,
uno dei caccia con cui Dotta
ha combattuto in guerra
dove passava un italiano". Tre anni di prigionia, consegnato al nemico con l'onore delle armi.
Quando ci ripensa Ettore Dotta non riesce a trovare sequenze d'orrore. "Io ho sentito parlare di
fascismo soltanto dopo. Allora non c'erano le informazioni che troviamo oggi. Ho preso tre Medaglie
d'Argento, una me l'ha data personalmente Benito
Mussolini. Ma non ero fascista, l'ho detto." E la
scelta di combattere? "Allora era la scelta che coinvolgeva un'intera generazione . Non me ne pento,
rifarei tutto quello che ho fatto."
Dietro questa cortina d'innocenza. invocata in
nome dei ventun anni, c'è una Libia incantevole,
magica. "Il mal d'Africa non è un'invenzione. È qualcosa che ti lascia un segno, un segno dentro. Io non
l'ho dimenticata perché è legata ai miei giorni
migliori. E quando parlo di giorni migliori non penso
alla guerra. Era la mia Libia, bellissima."
G.P.
(Articolo inviato dal Presidente della Federazione di
Cagliari cav. Uff. Antonio Di Girolamo)
Lo splendido P-51 “Mustang” sul quale Dotta era
istruttore subito dopo la guerra
IL NASTRO AZZURRO
23
MOVM ECCELLENTI: LUIGI GENTILE
Il ragazzo che tornò dall’inferno
con quella certezza che misteriol 25 giugno del 1941 era un
samente sentiva dentro di sé nelle
mercoledì: e dal sabato prima
lunghe ore che passava in chiesa
gli
uomini
della
19^
a pregare la Madonna: il giovane
Squadriglia di base sul campo di
pilota ci credeva con una fiducia
Derna non avevano avuto un
senza dubbi e senza limiti.
momento di tregua. In quei giorni
Fu al fronte dal primo giorno,
gli Hurricane avevano abbattuto
con una squadriglia da caccia: e
tre dei dieci bombardieri della
poche volte si era visto, tra quella
squadriglia. Altri tre, crivellati da
gente senza paura, un pilota più
centinaia di colpi erano rientrati a
temerario di lui. “Lui attacca semstento e non erano più efficienti.
Ne restavano quattro, e per le
pre, lui se li va a cercare, i guai”
dicevano i suoi compagni con
richieste del Quartier Generale
ammirazione ed anche con un po'
avrebbero dovuto essere quarandi invidia. “Un giorno o l’altro, se
ta. Nella tenda Comando il telefonon sta attento...”.
no squillava continuamente. I
“A me non può succedere
piloti e gli equipaggi ricevevano gli
niente, lo ha detto la mamma”,
ordini, le eliche ricominciavano a
ripeteva lui.
girare in un turbine di sabbia. Poi
Dalla caccia era passato ai
la breve corsa sulla pista, il rombo
bombardieri in una base della
dei motori al massimo, il decollo:
Sardegna prima ed in Africa setquando tornavano gli uomini
tentrionale poi: ogni giorno più
scendevano lentamente dagli
matto, più generoso, più impreveapparecchi sfiniti dal sonno e
dibile. Una volta venne a sapere
dalla tensione. Andavano verso le
che tre caccia inglesi, dopo aver
loro tende con la speranza di dorabbattuto un caccia italiano, avemire qualche ora, se qualche
vano sparato sul pilota, uccidenamico aveva avuto tempo di tirar
dolo mentre stava scendendo col
fuori anche la loro branda e di
paracadute. Trovarono Gentile che
bruciare le cimici con la benzina,
piangeva nella sua tenda e andama non ci riuscivano: un nuovo
Il ten. Luigi Gentile MOVM
rono a dire al comandante che era
ordine di partenza li rimandava
esaurito. “Ce l’avete voi, l’esauritroppo presto in volo. E se non
mento. Io sto benissimo e adesso
arrivava l’ordine, arrivavano i
voglio volare”.
bombardieri inglesi come furie,
Il comandante lo accontentò subito: partì a pieno
attaccando ogni cosa.
carico, senza scorta. Fu un bombardamento a bassa
Quel mercoledì, sembrava cominciare una giorquota su Alessandria, un lavoro perfetto. Tornando,
nata tranquilla. I quattro bombardieri erano rientrasul mare, fu attaccato da due caccia-bombardieri
ti verso le sette dopo un attacco a dei mercantili alla
inglesi. Una lotta furibonda: uno dei due inglesi
fonda davanti a Tobruk. Dalle sette a mezzogiorno,
abbattuto, l’altro, duramente colpito, si allontana.
tutto silenzio: cinque ore di un sonno atteso e
Gentile ha un motore in avaria, i servocomandi blocprofondo. A mezzogiorno, allarme: tre Hurricane in
cati, un serbatoio che perde benzina. Eppure scenpicchiata sul campo, un passaggio e via. Nessun
de di quota, fa un largo giro sui naufraghi che in
danno, a parte quell'anticipo di sveglia. “È andata
anche troppo bene” disse il tenente pilota Luigi
acqua si aspettano il colpo di grazia, e invece, a volo
Gentile guardando l’orologio. “A te va sempre bene”
radente, lascia cadere il battellino di salvataggio e
commentò il collega, sdraiato accanto a lui. “Tu hai
poi punta verso la costa. Due minuti più tardi tre
la mamma che funziona, io sono orfano ...”.
Hurricane attaccano il bombardiere italiano e
Risero. La storia della mamma del tenente
Gentile riesce ancora a disimpegnarsi: atterrerà
Gentile era proverbiale, alla diciannovesima squasenza carrello, con un motore in fiamme e quelli
driglia. Gentile veniva da San Michele, provincia di
addosso fin sopra la pista: è illeso. Da allora, fra i
Bari. Aveva la passione del volo fin da bambino ma
membri degli equipaggi del Reparto c’è una guerra
il padre non ne voleva sapere. Appena finito il liceo,
silenziosa per essere assegnati al 19/7, il bombarlo inscrisse all’università di Napoli, facoltà di medidiere del tenente Gentile, dove si lavora e si rischia
cina. Ma il ragazzo non resisteva e, due mesi dopo si
di più, perché il capo-equipaggio appena finisce una
arruolò in Aeronautica. A casa lo rividero dopo un
missione va dal comandante a chiedere di partire di
anno, in divisa da allievo ufficiale. Era il maggio del
nuovo: “con tante bombe che ci sono qui ...” dice ...
1940, si sentiva aria di guerra: ma la madre era
Ma da quel sabato a quel mercoledì, nemmeno il
tranquilla. Diceva che suo figlio sarebbe ritornato.
tenente Gentile ha potuto chiedere di più. Uomini e
“La tua mamma sa che non ti accadrà nulla di male”
macchine sono stati in volo di giorno e di notte semgli aveva sussurrato abbracciandolo alla stazione. E
pre. Poi quelle cinque ore di pace, inverosimile,
da allora gli ripeteva quelle parole in ogni lettera,
meravigliosa.
I
24
IL NASTRO AZZURRO
E ... la notizia: un Cant-Z.1007 è stato abbattuto
a circa 50 km dalla costa. Il pilota è riuscito a fare un
ammaraggio di fortuna e un caccia della scorta ha
visto dei naufraghi fra i rottami. “E facile che ci
siano dei feriti, sai che significa”, gli ha detto il
comandante. Quando c’è sangue in mare arrivano i
pescecani; lo sentono anche da lontano, infallibilmente, ed è la fine per tutti, feriti e no. Ogni volta
che è stato possibile, gli apparecchi di soccorso
sono partiti con dei quarti di cammello appena
abbattuto per gettali in mare e attirare gli squali
lontano dai naufraghi: ma oggi non ci sono cammelli. Sono le 13.20. Il bombardiere è gia in linea di partenza.
Il motorista Giacomo Cordò alza il pollice. Angelo
Viola, l’aviere radiotelegrafista, sta trafficando con
l’antenna delle onde medie. Le onde medie sono le
più importanti, è su questa frequenza che passano i
segnali di SOS. “Non va?”, chiede il secondo pilota,
sergente Anzeloni, volgendosi verso di lui. “Può
darsi che vada, puo darsi che no” risponde Viola.
“Ma tanto, abbiamo la mamma del tenente, se c’è
per lui, c’è per tutti, no?” “Sarà”, dice il primo aviere Eugenio Fornera andando a sistemarsi alla
mitragliatrice di poppa. Fornera è nuovo, questa è la
sua prima missione ed ha i nervi a pezzi: “E il tenente?” riprende irrequieto: “non viene?”.
Gentile sta salendo a bordo in quel momento con
un ufficiale osservatore dell’esercito, il tenente
Sante Patussi. Gentile è un pugliese tutto fuoco,
Patussi è un veneto, placido, sereno: sembrano
l’opposto l’uno dell’altro, ma quando si tratta di salvare la vita di un uomo, chiunque egli sia, sono identici nell’ardimento e nella pazienza.
Le 13.35. Un aviere toglie i tacchi dalle ruote, il
bombardiere comincia il rullaggio, ma subito si sente
un colpo secco, ed il grosso apparecchio sbanda di
colpo: una pietra è incastrata in una delle ruote del
carrello. Il sibilo delle eliche si smorza. Gli avieri
accorrono, cercano di liberare la ruota, non ci riescono. Si apre il portello, scende il pilota imprecando:
dietro di lui quelli dell’equipaggio, preoccupati. Uno
strano incidente, sembra un cattivo augurio. Gli aviatori sono gente superstiziosa, ci credono a queste
cose. Si perde un quarto d’ora a far saltare la pietra
con un palanchino. Poi il pilota risale, il bombardiere
rulla, entra in pista, i motori al massimo, corre...
“No!” urla un pilota sul campo stringendo i
pugni. Il bombardiere ha già mangiato quasi tutta la
pista ed ha ancora la coda bassa, non si alza ed
ormai non puo’ più fermarsi.
Il rombo aumenta improvvisamente di tono;
Gentile che ha dato il “più cento”, il massimo di
emergenza: il carrello si stacca sull’ultimo metro di
pista. È fatta. “Chissà che ha avuto” dicono quelli
del campo. Guardano in alto, vedono il 19/7 che fa
quota, dirige a Nord per 60 gradi da Ras Azzaz.
Rientrano nelle tende: nessuno vuole dirlo ma tutti
hanno lo stesso oscuro presentimento. Anche a
bordo del 19/7 non c’è voglia di parlare. Viola, il
marconista scopre che l’antenna delle onde medie è
proprio rotta: decisamente è una giornata nera.
Eppure tutto sembra così normale: il cielo è sereno,
senza una nuvola, ed il mare, immenso sotto le ali,
è tranquillo. Il tenente Patussi, in coda, scruta
attentamente la distesa. Gentile scende di quota
riducendo la velocità, pendola con metodo, come
piace al suo amico. Dieci chilometri quadrati da battere subito, poi si allargherà il raggio. Docilmente, il
grosso S 79 fa il suo lavoro di spola, avanti ed indietro, disegnando una croce d’ombra sull’azzurro. La
visibilità è perfetta. Fornera, che non ha ancora
lasciato la mitraglia, prova a puntare su un banco di
delfini che giocano saltando sull’acqua. “Ancora
niente?”, domanda Gentile che ha passato i comandi al secondo. “Niente”, risponde Patussi continuando a guardare giù. Il CANT Z è caduto certamente qui, ma non si vede neppure un rottame. Dei
naufraghi, nessuna traccia.
“Secondo te sono andati?”
Patussi resta un poco in silenzio. “Scendi ancora
un po’, non è detto”.
“Ho tutta la benzina che vuoi e nessuno ci disturba”, dice Gentile, ritornando al suo posto.
“La caccia! La caccia”, grida il motorista in quel
momento. Sono cinque Hurricane, vengono di coda.
Gentile dà il massimo ai motori e picchia al pelo dell’acqua, virando verso Nord. Cinque caccia sono
troppi per un bombardiere senza scorta. Bisogna
andare al largo più che si può, fino a che quelli
faranno i conti con la benzina e dovranno mollare.
Filando bassi, intanto, gli si leva la possibilità di
attaccare dal di sotto ed è gia qualcosa. Ma i cinque
Hurricane si dispongono velocissimi, due sui fianchi
MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE al Sottotenente Pilota GENTILE Luigi da S. Michele (Bari)
“Giovanissimo Ufficiale pilota, entusiasta e capace, dava piu volte prova di coraggio e sprezzo del pericolo in
numerose e rischiose azioni di guerra. Durante una missione di ricerca di camerati dispersi in mare, attaccata da soverchiante caccia avversaria, svolgeva le manovre per la difesa e reazione con sangue freddo e
calma esemplare. Con tutti i membri dell’equipaggio gravemente feriti, e con il velivolo colpito e reso inservibile, era costretto all’ammaraggio in mare aperto, eseguendo la difficile manovra con decisione e prontezza e provvedendo con le sole sue forze a trasbordare sul battellino tutti i camerati che altrimenti, essendo
essi immobilizzati per le gravi ferite, avrebbero seguito le sorti del velivolo repentinamente inabissatosi.
Rimanendo per 3 ore in acqua per permettere ai feriti di sistemarsi sul canotto nel modo migliore, iniziava
la faticosa navigazione per guadagnare la costa lontana, mai mancando di confortare i camerati doloranti con
la parola e dando loro, con la serenità dello spirito, la certezza del salvamento. Con fraterna devozione assisteva il collega osservatore morente che trovava la forza estrema di additare ai compagni il sublime comportamento del giovane pilota. Per tutto il pomeriggio e la notte provvedeva da solo a dirigere il battello
verso terra fino a che dopo 19 ore di navigazione riusciva a sbarcare sulla riva i compagni feriti. Raccogliendo
in un supremo sforzo le proprie energie, compiva una lunga e faticosa marcia per raggiungere un comando
alleato cui chiedeva i soccorsi. Infaticabile, rimaneva a fianco dei compagni fino al loro ricovero in ospedale,
incurante di se, preoccupato soltanto dei propri uomini attoniti per tanta forza d’animo.”
Cielo del Mediterraneo orientale, 25 giugno 1941
IL NASTRO AZZURRO
25
SM.79 dopo l’ammaraggio
e tre in coda, in formazione al bombardiere: è possibile persino che tentino di catturare l’apparecchio
italiano, constringendo il pilota a discendere su uno
dei loro campi.
Attanagliato alla sua mitraglia, Fornera non ne
puo più. I due caccia laterali volano nell’unico punto
morto dell’arma: gli inglesi conoscono gli apparecchi italiani. Il capopattuglia si avvicina, probabilmente vorrebbe proprio catturare un bombardiere
italiano: Fornera apre il fuoco, mentre lo fa anche il
tenente Patussi con la seconda mitraglia.
Gli inglesi si portano fuori tiro e poi in coda al
19/7. Sono quaranta mitraglie che battono un solo
bersaglio, quaranta mitraglie contro due, e subito
una delle due tace: Fornera rotola giù urlando, una
raffica gli ha sfracellato una gamba ed il sangue si
mescola alla benzina che sgorga da uno dei serbatoi.
Il marconista corre al posto di Fornera, la mitraglia ricomincia a sparare nella giostra infernale
degli Hurricane: si rialzano, ritornano all’attacco,
adesso è Patussi che cade, ferito a morte mentre
centinaia di colpi fracassano la cabina dei piloti,
abbattono
insieme
Anzeloni
e
Cordò.
Rabbiosamente, il marconista sta cercando di ricaricare la sua mitraglia, sembra che le mani non
vogliano ubbidirlo: solo adesso si accorge che ha
cinque pallottole in corpo. È fradicio di sangue, a
tratti non vede più nulla. Eppure con uno sforzo
supremo riesce a ricaricare, e spara ancora puntando come può, mentre il bombardiere sussulta, scartando come un cavallo impazzito. Una raffica, un’altra, poi una vampata gialla, il capopattuglia va giù in
candela ma gli altri ritornano, più aggressivi di
prima.
Tutto si schianta. Il marconista è colpito ancora,
cerca di trascinarsi alla stazione radio ma non ne ha
il tempo: una sbandata più forte delle altre lo fa
cadere, uomini e cose sono scaraventati da una terribile spinta in avanti, si ammucchiano in un solo
sfacelo. Quando riesce a riaversi, il marconista si
accorge che il bombardiere sta galleggiando. Nel
silenzio si sente lo sciabordare quieto delle piccole
onde sulla fusoliera e l’acqua che entra da mille
26
fessure, gorgogliando adagio.
Come abbia fatto il pilota
Gentile a fermare quella carcassa senza mandarla in mille
pezzi è incomprensibile.
“Signor tenente...”. Il mucchio di corpi si scuote appena,
nella penombra. “Signor tenente, aiuto...”. La voce, piena di
terrore, è di Cordò. Nessuno
risponde. Fornera ripete: “la
mia gamba, la mia gamba...”;
Anzeloni sta tentando di districarsi fra Viola e Patussi. In quel
momento, con un colpo secco si
apre il portello e nella luce
improvisa si vede il tenente
Gentile. “Presto, presto”, dice
affannato, “fra poco si affonda”.
“Il .. il battellino, signor tenente
...”, implora Anzeloni. “È già in
acqua, svelti, venite fuori”.
Gentile è uscito da quell’inferno completamente illeso ed
ha cercato di raggiungere il battellino, ma la frana dei rottami e dei corpi gli ha
sbarrato la strada. Allora ha sbloccato il tetto della
cabina, si è gettato in mare, raggiungendo il portello di poppa: ha messo in mare il battellino, l’ha
attraccato ai timoni, è rientrato a bordo per portare
in salvo la sua gente.
Un’impresa che sembrava impossibile. Il tenente Patussi è in fin di vita. Ha la forza di sorridergli,
gli dice: “Bravo Gigi, lo sapevo che ce l’avresti fatta
...”, ed intanto si preme i pugni sul ventre, vuol far
credere di essere soltanto ferito ad una gamba
mentre la raffica lo ha letteralmente squartato.
Viola resiste con ammirevole coraggio ma è ferito in tutto il corpo, ed è gravissimo. Fornera si tiene
la gamba stroncata, perde tanto sangue che non
puo’ avere più di un’ora di vita. Anzeloni, il sergente
di ferro, dice che non ha niente ma sta rantolando. E
Cordò, il più giovane di tutti, si guarda le mani
imbrattate di sangue e piange, dice: “Muoio, muoio,
signor tenente, muoio...”.
Per questi cinque uomini, ancora vivi soltanto
perché possano soffrire ancora di più, c’è una sola
speranza: quel pilota di ventun anni che febbrilmente sta cercando di trascinarli verso l’uscita, mentre
la carcassa del bombardiere affonda.
Viola, puntandosi sui gomiti, lo aiuta come può.
Guadagna il portello, si lascia scivolare lungo la
fusoliera, raggiunge il battellino. Poi è la volta di
Cordò, il ragazzo. Con uno sforzo sovrumano,
Anzeloni punta la testa contro Fornera, lo spinge
verso Gentile che aspetta. Crollano tutti e due in
acqua, tutto sembra perduto, ed intanto Viola si
accorge che il battellino perde aria, e la bombola di
carica non funziona più. “Signor tenente!”, grida.
Gentile è a pochi metri, ma non può lasciare
Fornera, ormai svenuto per il sangue che ha perso e
per l’atroce dolore. Ansimando, a strappi, trascina
quel povero corpo, lo affida alle mani che si protendono dal battellino, si arrampica sulla apparecchio.
Dovrebbe esserci un soffietto a mano. Chissà dov’è
in questo disastro. Lo trova, si tuffa in acqua, ritorna al battellino e comincia a pompare. Gli occhi
sbarrati dei naufraghi sono fissi sul bordo che, poco
IL NASTRO AZZURRO
a poco si rigonfia, è la salvezza. Gentile nuota ancora verso il portello, tira giù il sergente, lo sorregge.
“Faccio da solo, mi lasci”.
“Ci stai a galla?” Il sergente dice di si, il pilota
ritorna al portello. C’è Patussi ancora, l’ultimo del
mucchio. “Proprio tu per ultimo”, impreca Gentile.
“Lo so che tu mi avresti salvato per primo”, bisbiglia
l’ufficiale. Cerca di sollevarsi, gli crolla tra le braccia.
Dalla giacca aperta il pilota vede quella ferita
orrenda. Adesso gli sembra di non avere più forze, è
soltanto un ragazzo spaventato che vomita accanto
ad un moribondo, mentre la coda del bombardiere
comincia a sollevarsi, ancora pochi istanti e finiranno nel gorgo, tutti e due. Stringendo i denti, il pilota
trascina il corpo dell’amico verso l’uscita, lo fa
cadere nell’acqua, si tuffa a riprenderlo: ora pesa un
poco di meno, Viola con la sola mano valida che ha
cerca di remare verso di loro, c’è ancora un metro
che sembra non finire mai più...
“Ecco, sono arrivati”. Gentile si lega la corda del
battellino ad un piede, nuota con tutte le sue forze
tirandosi dietro a strattoni la sua gente: in quell’istante il bombardiere si impenna, scompare ingoiato da un’ondata gigantesca. Adesso i naufraghi sono
soli, nell’immensità del mare. Non hanno né bussola, né viveri, né acqua.
La loro vita è nelle mani di un uomo, quel pilota
che ormai allo stremo delle energie sta lottando per
spingere a bordo i due feriti più gravi. Occorrono
due ore di sforzi, per riuscirci, e solo allora, anche
lui si decide a salire, rannicchiandosi per lasciare
più posto ai suoi compagni. Non è possibile remare,
non c’è spazio. E anche se ci fosse, non si saprebbe
dove dirigere. Passano lunghe ore, in silenzio. Non
si vede che mare. Ora le ferite bruciano come il
fuoco e gli uomini cominciano a sentire i morsi atroci della sete. Fornera sta delirando, all’improvviso
cerca di buttarsi fuori per bere, Gentile lo trattiene
a stento.
Scende la sera: la gelida notte africana. Il naufraghi battono i denti per il freddo e per la febbre. Il
pilota sta fissando le stelle. Ha
lasciato andare la corda del
battellino e cerca di capire con
questo sistema la direzione
della corrente. “Coraggio,
ragazzi”, dice “la corrente ci
porta verso terra. Non possiamo essere tanto lontani...” nessuno gli risponde. Nel buio si
sente uno che piange... All’alba
il tenente Patussi è in agonia,
sul fondo del battellino pieno di
sangue. Viola e Fornera hanno
perduto i sensi. Il sergente ed il
motorista si guardano intorno
con gli occhi sbarrati, hanno
visto muovere qualche cosa a
pelo dell’acqua: “I pescecani!”
“Eccolo!”, grida il sergente.
Una grossa forma scura passa
veloce accanto al battello facendolo traballare. Ma è soltanto
una tartaruga.
“La corda! La corda!”, dice
Gentile, “gli passiamo la corda
al collo e ci facciamo portare a
IL NASTRO AZZURRO
riva!” Ride, ma nessuno ride con lui. In quel
momento, Patussi gli stringe la mano. “Per me è
finita, Gigi”, sussurra a fatica, “... ma tu li salverai,
non mollare, Gigi ...”. Gli fa segno di cercare nella
tasca, Gentile fruga, trova un fazzoletto di seta ricamato. “Tienilo in mio ricordo”, gli dice Patussi. “Non
è vero, tu te la caverai, tieni qui ...”.
Gentile non sa che altro fare, si toglie di tasca la
sua mela, gliela porta alla bocca ed il moribondo ne
mangia un boccone, lo guarda con infinita gratitudine, poi reclina il capo. Dieci minuti più tardi, il polso
di Patussi non batte più.
Il sole si sta alzando, ritorna la tortura della sete
e delle piaghe tumefatte. Muto, il pilota compone in
croce le mani del suo amico e gli chiede la forza di
fare l’orribile cosa che adesso ha il dovere di fare:
liberarsi di lui. Un’ultima preghiera, un tonfo nell’acqua.
Con gli occhi pieni di lacrime, il pilota prende i
remi, ora c’è spazio. Rema, non sa verso dove, ma è
sicuro che arriverà. Rema fino a spaccarsi la schiena, senza sentire più né fame né sete, mentre attorno a lui non c’è che orrore e abbandono, sangue e
delirio. Il battello del 19/7 arrivò in vista della costa
dopo ventidue ore di quell’indescrivibile martirio.
Un uomo, quell’uomo solo, trascinò sulla sabbia
i corpi ormai inanimati dei suoi compagni e barcollando continuò ad andare senza fermarsi, per chilometri e chilometri, senza sapere dove, sapendo solo
perchè. Qualcuno gli aveva detto: “non mollare, li
salverai”.
Un passo dopo l’altro, ancora, ancora. Fino a che
vide la sentinella di un avamposto tedesco, riuscì a
dire che andassero là dove c’erano i suoi compagni,
che andassero subito. Li vide correre verso una
camionetta, partire. Poi non vide più niente, riprese
conoscenza dopo due giorni nell'ospedale tedesco.
Gli dissero che erano tutti fuori pericolo, anche
Viola, anche Fornera. Finalmente poteva dormire:
sognò sua madre.
Giuseppe Grazzini
(Epoca - 1966)
Cerimonia commemorativa del ten. Luigi
Gentile con la sez. AAA di Ciampino a lui
intitolata e la sez. Nastro Azzurro di San
Michele di Bari
27
LECCO RICORDA ANTONIO BADONI
llo scoppio della
diniere
“Climene”
e
“Seconda
Guerra
“Tifone”
partite
da
Mondiale” la torpePalermo due ore più tardi,
diniera “Cigno” era capopotrà raggiungere indensquadriglia della “XI
ne la destinazione. Il
Squadriglia Torpediniere”
comandante
Carlo
della Regia Marina di
Maccaferri, finito in mare
base a Tripoli. La “Cigno”,
dalla controplancia, fu tra
varata alla fine del 1936,
i pochi superstiti della
era condotta da un equi“Cigno”. La maggior parte
paggio di 5 ufficiali e 94
dei 103 membri dell’equitra sottufficiali e marinai.
paggio risultarono morti o
La nave era impiegata
dispersi. Fra essi il giovaprincipalmente in missione eroe lecchese, il cui
ni di scorta tra la Sicilia e
corpo non fu mai più ritroil Nord Africa, prestando
vato. Suo padre, l’Ing.
soccorso più volte ai nauGiuseppe
Riccardo
fraghi di unità affondate.
Badoni, non si darà pace
All’una di notte del 16
per la perdita dell’adorato
aprile 1943, la “Cigno”, al
figlio e per anni conticomando del capitano di
nuerà a indagare se per
corvetta Carlo Maccaferri,
caso qualcuno, straniero o
salpa dal porto di Trapani,
inesperto, non avesse
insieme alla gemella
preso a bordo un naufrago
“Cassiopea” con il compivagante nel mare.
to di scortare la motonave
Antonio Badoni nasce
“Belluno” diretta a Tunisi.
a Lecco, il 21 ottobre
Dopo un’ora e mezza di
1916, da Adriana Molteni
navigazione il convoglio
e Giuseppe Riccardo
viene intercettato e attacBadoni, ultimo di cinque
cato dai cacciatorpediniefigli, unico figlio maschio,
re britannici “Paladin” e
di una dinastia di induIl s.ten. vasc. MAVM Antonio Badoni
“Pakenham”. “Cigno” e
striali fra le più importan“Calliope”, per consentire
ti d’Italia fin dal 1700. Il
alla motonave “Belluno” di mettersi salvo, ingagsuo avo, Giuseppe Badoni (1807-1877), è una figura
giano un durissimo combattimento contro le più
illustre dell’imprenditoria e del Risorgimento lomgrandi e meglio armate navi inglesi.
bardo. Nel campo industriale introduce nuove tecniNel furore della rapida battaglia, “Cigno” viene
che e macchinari all’avanguardia in grado di migliocolpita alle macchine: sebbene immobilizzata, e
rare la produzione e la qualità di vita degli operai.
quindi alla mercé del fuoco nemico, oppone resiApre nuove fabbriche creando numerosi posti di
stenza con tutti mezzi a disposizione. Il sottotenenlavoro. Nei moti del 1848, Giuseppe Badoni, impavite di vascello Antonio Badoni, “Direttore del Tiro”,
do, alla guida del comitato insurrezionale di Lecco,
gravemente ferito all’addome, continua la strenua
tiene i contatti con gli insorti a Milano. Con l’Unità
difesa dalla sua postazione di babordo, procurando
d’Italia, viene eletto deputato alla Camera con largo
danni irreparabili al “Pakenham”. Verso le ore 3 un
margine di voti. Nel frattempo, i figli Carlo e
siluro lanciato dal “Pakenham” spezza in due la torAntonio, subentrati in azienda seguendo le orme del
pediniera che, rapidamente, si inabissa a una decipadre, conducono con competenza e successo l’attina di miglia a sud ovest di Punta Marsala nel Canale
vità; trasformando l’azienda da Metallurgica a
di Sicilia.
Metalmeccanica.
Gli inglesi, dopo aver devastato la “Cassiopea”,
Alla prematura scomparsa di Carlo e in particosi ritirano. Il “Pakenham” a causa dei gravi danni
lare di Antonio avvenuta nel 1892, l’azienda è consubiti sarà autoaffondato alle 6.30. Nel frattempo la
dotta da una terza generazione della famiglia, fino a
motonave “Belluno” è in salvo; scortata dalle torpequando, Giuseppe Riccardo Badoni (1882-1974),
A
MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE ALLA MEMORIA SUL CAMPO AL
SOTTOTENENTE DI VASCELLO ANTONIO BADONI
“D.T. di silurante più volte fatta segno, in numerose missioni di scorta a convogli, a violenti attacchi aerei e
subacquei, contribuiva all'abbattimento di numerosi aerei e alla salvezza di molti convogli. In rapido e duro
combattimento notturno contro preponderanti forze navali nemiche, apriva il fuoco su di esse con prontezza e precisione producendo sicuri, gravi danni al nemico. Colpita e immobilizzata la propria unità, quantunque gravemente ferito, continuava al tiro coi sistemi di fortuna sino all'estremo limite. Scompariva in mare,
conscio di avere, col proprio sacrificio, contribuito efficacemente alla salvezza del convoglio.”
Canale di Sicilia, 16 aprile 1943 - Torpediniera Cigno
28
IL NASTRO AZZURRO
figlio di Antonio, conseguita la laurea in ingegneria
meccanica nel 1907, presso il “Regio Istituto Tecnico
di Milano”, entra attivamente nella società come
gerente responsabile. Grazie alle sue spiccate doti
di tecnico e d’imprenditore la ”Società per Azioni
Antonio Badoni” avrà un ulteriore sviluppo, arrivando ad impiegare fino a 700 dipendenti, specializzati
nel campo della carpenteria, della meccanica e dei
locomotori, affermandosi in Italia e all’estero con
opere eccellenti.
Antonio, trascorre la gioventù nella grande villa
di famiglia, educato ai principi morali e religiosi,
idolatrato dalle sorelle che l’adorano, compiendo gli
studi superiori al Liceo Classico A. Manzoni di
Lecco; già in questo periodo trascorre le vacanze
estive in Germania e in Inghilterra visitando gli stabilimenti più riguardevoli. Per ovvie esigenze d’azienda, e per seguire le orme paterne, terminate le
superiori, si iscrive al Politecnico di Milano.
Chiamato alle armi, la passione per il mare lo spinge a iscriversi all’Accademia Navale di Livorno. Il 15
giugno 1940 si laurea in ingegneria a pieni voti. Il 31
luglio con il grado di “Aspirante Guardia Marina”
viene imbarcato sull’incrociatore “Zara”, e inizia a
fare pratica sui compiti durante la navigazione. Il
suo comandante lo descrive così: “Era un ragazzone
snello, alto due metri o giù di lì, biondissimo, con
dei lineamenti classici, due occhioni cerulei e un
aspetto così fresco, vigoroso e giovanile da far pensare al David di Michelangelo.” Dopo una breve
licenza ritorna alla MILMART di Taranto. Il 15 agosto
1940 si imbarca sull’incrociatore “San Giorgio”,
ancorato nella rada di Tobruk in Libia, posto a difesa della città con i suoi potenti cannoni. Trascorrono
sei mesi di durissimi combattimenti. Ai primi di
gennaio 1941, Tobruk è circondata e tagliata fuori
dal resto del mondo. Il 21 gennaio, gli inglesi sferrano il potente attacco decisivo; conquistano la città
e catturano 25.000 soldati italiani.
Il “San Giorgio” è condannato, per non farlo
cadere in mano nemica è autoaffondato. La notte
del 22, Antonio Badoni, con altri nove membri dell’equipaggio, decisi a non arrendersi agli inglesi,
tenta la fuga a bordo di un piccolo peschereccio.
Protetti dalle tenebre affrontano gli sbarramenti
nemici. La fortuna aiuta gli audaci: passano sotto le
batterie inglesi, sui banchi di mine schivano una
mina galleggiante. Provvisti di una bussola, poco più
grande di un orologio da tasca e una grande carta di
navigazione, dopo 4 giorni e 3 notti di intensa speranza e di tensione impareggiabile raggiungono,
miracolosamente, la costa italiana in Calabria a
Catanzaro Marina. Nel suo rapporto il s.ten. di
Vascello Antonio Badoni, ha parole di elogio per i
suoi “magnifici marinai ai quali noi tutti dobbiamo
inchinarci e baciare le mani”.
La “Cigno” in navigazione
IL NASTRO AZZURRO
29
Dopo una licenza di 13 giorni, viene assegnato a
difendere Taranto dagli attacchi aerei. Nell’ottobre
1942, la nomina di “Direttore del Tiro”, una responsabilità che manterrà fino alla fine. La vita sedentaria l’annoia e chiede di essere imbarcato. Il 31 gennaio 1943 è quindi a bordo della R. Torpediniera
“Cigno”, incaricato di scortare i convogli di rifornimento. Nel frattempo, durante le brevi licenze, si
fidanza con Franca Folonari. Antonio e Franca sono
uniti da sentimento profondo che li spinge al matrimonio. Scrive al papà la sua intenzione di mettere
su casa e i genitori approvano.
Il ricordo della sorella Sofia
“Tutto è pronto. La data fissata: il 3 maggio 1943,
a licenza già concordata, l’ufficiale che dovrà sostituirlo già designato, pronto il corredo, pronti gli
inviti … ma cosa è successo? Perché l’Antonio non
viene a casa? Perché proprio lui doveva essere il
Direttore del Tiro del Cigno?
Perché? Perché? Perché? Solo il Destino può
rispondere a tutti questi perché.
La notte fra il 15 e il 16 aprile 1943, il Canale di
Sicilia pullula di navi da guerra degli Alleati: incrociatori, torpediniere, posamine e sommergibili. Ciò
non ostante il nostro Comando ordina al Cigno un
ultimo tentativo di scorta al convoglio in partenza
per Trapani.
Il Guardiamarina Antonio Badoni, essendo
Direttore del Tiro, e il suo attendente Lorefice devono stare a babordo nella posizione più esposta ai tiri
nemici. Una scarica di mortaio colpisce a morte la
nostra torpediniera … di Antonio nessuna notizia.
Il papà si precipita a Roma per attingere notizie
dirette dal Ministero della Marina e dopo una lunga
attesa si viene a conoscere il resoconto di Lorefice
che, ferito a un piede, si era trovato in acqua con
l’Antonio che denunciava uno squarcio all’addome.
Su suo invito avevano pregato insieme e poi più
nulla ... Purtroppo per noi l’unica risposta era che il
Canale di Sicilia aveva inghiottito il nostro eroe. Ma
il papà non si darà pace …”.
All’eroe, già Decorato di due Croci di Guerra al
V.M., sarà conferita un’altra Decorazione: la
Medaglia d’Argento al Valor Militare “sul campo”
In questo particolare momento di crisi economica e di Valori, la vicenda di Antonio Badoni, oggi più
che mai, merita profonda riflessione quale esempio
di onestà ed eroismo. Questo bellissimo giovane
che, per censo e posizione sociale, avrebbe potuto
ottenere agevolazioni e favori, preferì non venire
meno al senso del Dovere e dell’Onore, servendo la
Patria in prima linea, fino all’estremo sacrificio al
fianco dei suoi marinai.
Antonio Badoni non è morto il 16 aprile 1943
nelle acque del canale di Sicilia, egli è ancora fra
noi. La sua Memoria il suo Sacrificio, il dolore dei
famigliari e dei suoi cari, sono resi immortali dalla
Sezione UNUCI di Lecco e in particolare dall’Istituto
Tecnico Industriale Statale di Lecco, a Lui intitolato,
segni di gratitudine imperitura per questo meraviglioso giovane che, generosamente, immolò la sua
esistenza per i più alti Valori della Patria.
L’Istituto Tecnico Industriale Antonio Badoni
nasce nel 1946, come corso serale, quale estensione dell’ELIP (Ente Lecchese per l’insegnamento
Professionale) promosso nel 1940, dall’ing.
Giuseppe Riccardo Badoni (papà di Antonio) in collaborazione con l’ing. Angelo Beretta. Nel 1954 ha inizio il primo corso diurno, dal 1959 diventa statale e
assume la denominazione di I.T.I.S. A. Badoni
(Istituto Tecnico Industriale Statale). Sotto la
sapiente guida del preside, ing. Antonio Cusolito,
del corpo docenti e all’utilizzo dei suoi attrezzati
laboratori, il Badoni, assurge ad esempio di eccellenza didattica. I suoi studenti ai test d’ingresso al
Politecnico sono tra i primi nelle graduatorie.
Numerosi sono gli imprenditori lecchesi che, in
questi 60 anni, hanno conseguito gli studi al Badoni.
In seguito ai recenti accorpamenti e ordinamenti
della scuola, l’Istituto acquisisce nuovi corsi e
diventa IIS A. Badoni. Alla guida del Preside Prof.
Angelo De Battista, consta dei seguenti indirizzi: 1)
Meccanica, meccatronica, energia; 2) Elettronica,
elettrotecnica e automazione; 3) Informatica e
Telecomunicazioni; 4) Liceo Scientifico delle
Scienze applicate; 5) Costruzioni, ambiente e
Territorio. Frequentato per una media di 1300 studenti l’anno.
Su ogni Diploma campeggia il nome di Antonio
Badoni, Sottotenente di Vascello M.A.V.M. (alla
memoria)
Geom. Mario Nasatti
(Socio della Federazione di Lecco)
Notizie attinte da: “I Badoni e l’Industria del ferro
nell’800 Lecchese” di Giorgio Cortella. “Cara
Sofia… Confessioni di una ottuagenaria” di Sofia
Badoni.
MARTEDÌ 16 APRILE COMMEMORATO A LECCO
IL S.T.V. ANTONIO BADONI M.A.V.M.
Martedì 16 Aprile a Lecco si è svolta la commemorazione della figura del S.T.V. Antonio Badoni M.A.V.M. nel
70° anniversario dalla morte.
Alla cerimonia di suffragio al mattino nella Basilica di San Niccolò è seguita nel pomeriggio una conferenza sulla vita del Decorato nell'Aula Magna dell’Istituto Tecnico a lui dedicata.
Il Socio della Federazione di Lecco, Geom. Mario Nasatti, principale artefice ed ideatore della giornata commemorativa, ha illustrato nel corso del convegno con dovizia di particolari le origini e la vita della famiglia
Badoni, mentre l'ing. Marco Milani, insigne co-relatore, ha illustrato i fatti d'arme in cui il S.T.V. Badoni ha conseguito le Decorazioni al Valor Militare di cui era insignito, approfondendo inoltre, in maniera chiara e facilmente intellegibile anche dai non esperti, le caratteristiche delle navi su cui il Decorato ha svolto servizio.
La manifestazione, cui ha preso parte anche il Presidente Nazionale Gen. B. (r.) Carlo Maria Magani, ha visto
la partecipazione, oltre che dei membri della famiglia Badoni, anche di un discreto pubblico a dimostrazione che l'interesse per i gli eroi che hanno dato lustro alla nostra Nazione non scema nel tempo.
Maristella Ravelli
(socia della Federazione di Sondrio)
30
IL NASTRO AZZURRO
GLORIA A VOI SOLDATI DEL GRAPPA
el mese di maggio 2012 mi
sono recato con gli Alpini
di San Giacomo all'adunata
di Bolzano dove ho sfilato assieme al mio caro amico Cristiano
Dal Pozzo (99 anni). Abbiamo
parlato di molte cose.
Cristiano mi disse che chi
restaura un monumento, una
lapide o un cippo dei nostri soldati avrebbe fatto nascere l'anima di queste persone; lì per lì
non gli avevo dato molta importanza. Poi, quest'estate, durante
una camminata a Ponte San
Lorenzo, vedendo il degrado
della lapide che ricorda il punto
di massima avanzata austriaca,
mi sono ritornate in mente le
parole di Cristiano, e raccontandolo anche ai miei figli Anna e
Davide, abbiamo deciso di provare a sistemare quel cippo.
Così, qualche giorno prima
della commemorazione a Cima
Grappa, che si svolge tutti gli
anni la prima domenica di agosto, senza alcuna esperienza, ma con molta buona volontà, abbiamo tentato
di fare qualcosa.
Visto il buon risultato, ci siamo fatti prendere dall'entusiasmo e abbiamo proseguito con il nostro intento, rendendoci conto dell'alto degrado di molti altri
monumenti: tra questi, quello del Monte Pertica, dove
qualche malintenzionato aveva cercato di strappare le
targhe collocate ai piedi della croce da Ermes Aurelio
Rosa nel 1969 a ricordo dei Caduti della Battaglia del
Pertica a cui prese parte in prima persona.
Abbiamo pulito e risistemato il cippo di Ca' Tasson,
N
Anna Zen al lavoro
La soddisfazione di Anna Davide e Claudio Zen
dopo il restauro
quello del Col Moschin, quello del Col Averto e ripulito il capitello di Sant'Antonio che si trova nel sentiero
n.° 50 che da Pae porta a Campo Solagna. Tra tutti
questi, il più faticoso è stato il Pertica perché abbiamo
dovuto trasportare manualmente cemento, sabbia,
acqua e vari attrezzi che ci servivano, fino alla cima.
Quello più soddisfacente il Col Averto che si trova
di fronte alle cave di Campeggia, prima di arrivare a
Campo Solagna, dove nel 1970 il soldato Roberto
Targa, marchigiano (di leva nella Caserma Bassano)
perse la vita a causa delle ustioni riportate durante lo
spegnimento di un grande incendio. La lapide era
coperta da erbacce e immondizie lasciate dai villeggianti.
Quello che mi sta più a cuore
è a Ca' Tasson sapendo che ci ha
combattuto anche mio nonno
(Ardito delle "Fiamme Verdi"
Alpine) insieme al glorioso
"Ettore Viola". Sarà nostro compito da oggi, ogni anno, ripulire e
risistemare con passione Ca'
Tasson.
Ringrazio molto i miei figli
Anna e Davide, di 14 e 10 anni,
per la passione e l'impegno che
hanno dimostrato nel condividere questa mia esperienza. Ai miei
occhi sono stati dei piccoli eroi
perché, come ha detto Cristiano
(che saluto molto), ci sembrava
di far rivivere l'anima di quei soldati.
Io e mio fratello Davide ringraziamo moltissimo nostro
papà per averci trasmesso questa passione fortissima.
Anna, Davide e Claudio Zen
IL NASTRO AZZURRO
31
I 100 anni della Coppa Schneider
ento anni fa ebbe inizio una delle più avvincenti
mali velivoli e motori di serie, successivamente con
competizioni sportive del mondo: la "Coppa
velivoli costruiti appositamente in pochissimi esemSchneider". Un ricco industriale francese,
plari: le "Formula 1" dell'epoca.
Jacques Schneider, erede delle omonime Acciaierie di
Il programma definitivo fu completato a dicembre
Le Creusot, nel 1912, ebbe l’idea di indire una gara di
1912 e la prima edizione della competizione venne
velocità per idrovolanti. Strenuo sostenitore della
messa temerariamente in calendario per il 16 aprile
nascente aviazione e detentore di un brevetto di aero1913, appena quattro mesi dopo. La pubblicità internastiere, Schneider era convinto che l'idrovolante sarebzionale all’evento venne affidata al volo di un idrovobe stato il velivolo del futuro grazie all’enorme dispolante, da Beaulieu a Roma, con a bordo Jacques
nibilità di superfici acquee idonee al decollo e all'amSchneider e Ernest Laurens. Ampiamente pubblicizzamaraggio disponibili in natura.
to dai giornali, il volo partì il 5 marzo ma si interruppe
La competizione diventò una delle manifestazioni
poco dopo nei pressi di Genova, a S. Margherita Ligure,
aeronautiche più famose al mondo e, disputatasi per
per i gravi danni causati alle ali del velivolo dalle conquasi 20 anni, dal 1913 al 1931, incentivò un progresso
dizioni meteorologiche avverse. La prima edizione
tecnologico senza pari nel campo delle costruzioni e
della Coppa Schneider sembrava iniziare sotto auspici
della motoristica aeronautiche.
non favorevoli.
Mentre l'Europa si avviava inconsciamente verso il
Contrariamente alle attese, le nazioni europee
baratro della Prima Guerra Mondiale, nella dorata coraeronauticamente progredite, come l’Italia, la Francia
nice di Montecarlo si viveva ancora l'allegria della
e la Germania, non iscrissero alcun velivolo alla prima
Belle Epoque. La vita mondana scorreva fra ricevimen“Coppa Schneider”. Numerosi, invece i concorrenti priti, feste, balli e gare sportive, che riunivano il bel
vati, tutti francesi meno uno, lo statunitense Charles
mondo europeo. In questo contesto Jacques Schneider
Terres Weymann.
propose al Presidente della Societè des Regates (dalla
L'Aeroclub di Francia si vide costretto, come aveva
quale, decenni dopo, nel 1953 nacque lo Yacht Club di
già dovuto fare al Meeting di Idroaviazione svoltosi a
Monaco) di organizzare una gara aviatoria, riservata a
Montecarlo l'anno precedente, ad operare una prima
soli velivoli idrovolanti, da svolgersi nello specchio
eliminatoria per qualificare i soli tre piloti ammessi dal
d'acqua antistante il Principato.
Regolamento per ogni nazione.
L'idea ottenne un unanime consenso tanto che il
Le eliminatorie, si svolsero su un percorso di 40 km
Principe Alberto I, istituì subito, con apposito decreto,
che comprendeva anche 5 km riservati alla prova di
una Commissione per aiutare Schneider a stilare il
navigabilità. AI termine della prova si qualificarono
regolamento di gara che, nel tardo autunno del 1912,
Maurice Prevost, Roland Garros e Gabriel Espanet.
fu presentato all'Hotel de Paris di Montecarlo. Alla
Ovviamente, l'unico americano Charles Terresmanifestazione venne dato il nome di "Coupe
Weymann, era qualificato d’ufficio.
d'Aviation Maritime Jacques Schneider", nota succesAlle otto del mattino del 16 aprile 1913 erano tutti
sivamente come "Coppa Schneider". La competizione
alle boe di partenza. La competizione ebbe inizio subiprincipale sarebbe stata una gara di velocità, affiancato dopo che il motoscafo dei commissari di gara aveva
ta però anche da altre prove, tra le quali quelle di navicompletato il giro del circuito per controllare l’esatta
gabilità e galleggiabilità destinate a "premiare" gli
posizione delle boe e che le barche e i natanti dei curioidrovolanti con le migliori caratteristiche costruttive.
si stazionassero fuori dal percorso.
La prova più importante, come detto, era quella di
Il sorteggio per l'ordine di partenza, vide primo
velocità e consisteva nel volare, mantenendo la media
Prévost, secondo Garros, terzo Espanet, e ultimo
più elevata possibile, lungo un circuito segnalato da
Weymann. Prévost decollò alle otto e tre minuti e semboe, in mare aperto, il cui percorso non idoveva essere
brò d'essere il favorito grazie alla potenza del motore
inferiore alle 150 miglia nautiche. In questa maniera, i
del suo idrocorsa, 160 CV cioè quasi il doppio di quella
velivoli in gara non erano sollecitati esclusivamente
degli altri velivoli.
sul piano della pura prestazione velocistica, ma anche
Partito per secondo, Garros durante il flottaggio
sull’affidabilità meccanica e sull’elevata manovrabilità
bagnò i magneti e dovette fermarsi per oltre un'ora.
utile per “stringere” al massimo le virate sulle boe
Ripreso il via, al 15° giro un'avaria lo costrinse di nuovo
riducendo, anche se
a fermarsi. Riparato
minimamente,
il
il danno e rimessosi
Il Deperdussin con cui Maurice Prévost si aggiudicò la vittoria
percorso.
in volo, tagliò il tradella prima edizione della “Coppa Schneider”
La coppa posta in
guardo
con
un
palio da Schneider,
tempo di 5 ore e 4
sarebbe stata asseminuti. Il terzo congnata definitivamencorrente, Espanet, fu
te alla nazione che
bloccato al 7° giro
avesse vinto la gara
per un'avaria all'imper tre volte consepianto di alimentacutive.
zione che gli fermò il
Quindi, la compemotore. Fino a quel
tizione si svolse in
momento Prévost
più edizioni, dal 1913
era in testa ma
al 1931, dapprima
Weymann, partito
annualmente e poi
un'ora dopo, risultò
ogni due anni, inipiù veloce; avrebbe
zialmente con norvinto se il grippaggio
C
32
IL NASTRO AZZURRO
CIAO OVIDIO!
L'articolo qui pubblicato è stato liberamente tratto dai testi che il col. Ovidio Ferrante,
aveva scritto per il calendario 2012 dell'Associazione Arma Aeronautica, ripercorrendo tutta la storia della Coppa Schneider. Ovidio Ferrante, era uno dei più profondi ed
appassionati cultori della storia dell'Aeronautica italiana; era il più noto biografo del
generale Umberto Nobile ed il più profondo conoscitore delle sue imprese. La sua passione per la storia dell'aviazione gli aveva valso la nomina a Direttore del Museo
Storico dell'Aeronautica Militare non appena ne fu inaugurata, sul finire degli anni '70,
l'affascinante sede di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano. Dopo il collocamento in congedo, Ovidio Ferrante ha continuato a mettere a disposizione di tutti la sua immensa
cultura aeronautica pubblicando libri, articoli, saggi, tenendo conferenze e collaborando a documentari e filmati come consulente storico di prim'ordine.
Ovidio Ferrante dal 27 febbraio 2013 non è più tra noi e, come tutti gli uomini di grande Valore, ha lasciato un vuoto incolmabile nella sua famiglia e fra gli amici e i conoscenti che lo hanno amato e stimato. Sono onorato di essere tra i suoi amici.
Il col. Ovidio
Ferrante
Antonio Daniele
di un pistone non l'avesse bloccato al 15° giro. Prévost,
convinto d'essere stato battuto, ammarava a 500 metri
dal traguardo ma i suoi meccanici lo incitarono a gran
voce. Compreso di essere ancora in testa, ridecollò e
tagliò vittorioso il traguardo.
La prima edizione della Coppa segnò un grande successo per la Francia. Tre francesi ai primi tre posti, e
francesi tutti i velivoli in gara e i rispettivi motori. La
Coppa restava in Francia, ma nessuno avrebbe pensato
che sarebbe stata la prima e unica volta. La Francia non
ebbe infatti più gran parte in questa Gara e dopo una
fugace presenza degli statunitensi, la Schneider finì per
risolversi in un lungo appassionante duello italo-inglese.
L'Italia infatti si aggiudicò tre edizioni, ma non "consecutive", cioè le gare del 1920, 1921 e 1926. La coppa
fu definitivamente assegnata all'Inghilterra per le tre
vittorie conseguite, come da regolamento, "consecutivamente", nelle edizioni 1927, 1929 e 1931. Ma ancora
oggi l'edizione finale della competizione è ricordata con
una punta di polemica. Infatti, l’Italia aveva tutte le
intenzioni di vincere la competizione del 1931 rimettendo in gioco le carte. A tale scopo, la Regia Aeronautica
aveva commissionato alla Macchi un nuovo idrocorsa
che doveva superare i 600 km/h grazie a un motore di
potenza variabile da 2600 a 3000 HP. L'ingegner
CastoIdi progettò l'innovativo MC.72, velivolo dalla
splendida linea aerodinamica che, per equilibrare la
formidabile coppia generata dal motore, era dotato di
due grandi eliche bipala controrotanti. Il risultato fu
eccellente, sia per le caratteristiche aerodinamiche che
di manovrabilità. Invece il motore FIAT A.S. 6 da 3000
HP creava notevoli problemi di messa a punto.
Progettato dall'ingegner Zerbi, in base alle richieste della Direzione Tecnica Aeronautica era stato ottenuto accoppiando specularmente, con funzioni mecca-
niche separate ma con un unico sistema di alimentazione costituito da un complesso di otto carburatori,
due motori FIAT A.S. 5, da 1000 HP.
La difficile messa a punto della carburazione provocò due incidenti mortali durante le prove in volo. Il 2
agosto il capitano Monti precipitò durante il decollo
restando ucciso e il 10 settembre, nel corso di un ultimo test in volo prima della gara, il motore esplose
uccidendo il tenente Stanislao Bellini. La dodicesima
edizione della competizione era stata programmata
per il 13 settembre, solo tre giorni dopo il gravissimo
incidente. Le richieste italiana e francese di spostare la
competizione per poter completare la messa a punto
dei rispettivi velivoli non furono accolte dalla FAI
(Federazione Aeronautica Internazionale) che confermò la data. A questo punto per l'Italia fu giocoforza
ritirarsi dalla Coppa Schneider del 1931.
La gara si sarebbe svolta in Inghilterra e precisamente nel canale di Solent, con base logistica a
Calshot, su un circuito triangolare di 50 chilometri di
perimetro da percorrere sette volte. I velivoli che
l’Inghilterra aveva iscritto alla competizione erano due
Supermarine S-6B, con motore Rolls Royce da 2.350
HP di potenza, più un S-6 di riserva. Assenti anche gli
americani, gli inglesi corsero da soli. Il primo dei due
Supermarine S-6B, con il numero 1, fu assegnato al
tenente Boothman che, senza strafare, compì i sette
giri regolamentari alla velocità media di 547,188 km/h.
Con la terza vittoria consecutiva la Coppa Schneider
restava definitivamente in Inghilterra.
Gli studi e le sperimentazioni per ottenere prestazioni davvero eccezionali per l'epoca, diedero uno
straordinario impulso al progresso delle costruzioni
aeronautiche. In pratica, i migliori aerei da caccia che
si affronteranno poi nei cieli di tutto il mondo durante
il secondo conflitto mondiale, derivano dagli studi
effettuati per primeggiare in quella romantica competizione che segnò, di fatto, con la sua fine anche quella
della Belle Epoque.
IL RECORD DI AGELLO
Il Macchi Castoldi MC.72
IL NASTRO AZZURRO
La conclusione della Coppa Schneider non segnò per
l'Italia la fine della ricerca del primato assoluto di velocità che fu definitivamente conquistato nel 1934 da
Francesco Agello che raggiunse, col Macchi Castoldi
MC.72, finalmente messo bene a punto, la velocità di
709.209 km/h in circuito chiuso sulla base dei 3 chilometri, eccezionale prestazione che, per gli idrovolanti a
motore alternativo, resiste tuttora imbattuto.
33
PARLIAMONE ANCORA
Risponde il gen. Antonio Daniele, direttore
responsabile de “Il Nastro Azzurro”
Caro Direttore,
... non ostante la mia non giovane età, sono ancora più determinato a difendere il
nostro glorioso passato, quello che ancora, non dico m’inorgoglisce, ma almeno mi
tiene legato alla nostra millenaria storia, che dovrebbe essere anche esperienza.
Un po’ di colpa per quest’appannamento è anche nostra perché in passato non ci
siamo opposti con più fermezza e determinazione a quei tentativi vergognosi di
riscrivere la storia recente, anche da parte di ambigui personaggi e istituzioni governative. Si cominciò con l’equivoco episodio di Via Rasella, che anche agli occhi di uno
sprovveduto non poteva essere considerato un atto di guerra, per arrivare fino a
oggi, dove degli “escombros” termine spagnolo molto “tecnico”, usato nel settore
edilizio: “scarti di cantiere edile”, hanno tentano di guidare o guidano nostre amministrazioni. Personaggi come D’Elia prima, la Baraldini e Giuliani poi, senza dimenticare quel Cesare Battisti, purtroppo graziato dai nostri cugini, e l’ultimo (almeno
per il momento) grave episodio di Milano: assegnare la carica di capo di gabinetto a un terrorista, non “ex”.
... Non Ti nascondo la mia naturale preoccupazione per quello che stiamo vivendo. A tale proposito mi permetto di ricordare che dai titoli in prima pagina, a volte corredati da inutili foto, arguisco che questa società,
della quale faccio naturalmente parte e alla quale ho dato il mio contributo, non cresce, come il nostro Pil, e
non matura come in passato, ma invecchia soltanto, accentuando i problemi e i malanni connessi all’età.
Quando, in passato, la società maturava con le esperienze, anche collettive, mi riferisco soprattutto a quelle negative, non con la cultura, la gente era più seria e aveva il coraggio almeno di arrossire, quando era pescata col famoso dito nella marmellata.
Per finire, noi non esaltiamo il passato, ma abbiamo il dovere di ricordarlo, non fosse altro che per rendere onore alle persone che hanno sempre adempiuto i loro obblighi: i nostri Caduti e i nostri Decorati “in primis”. Io Li ringrazio, come fratelli maggiori, per avermi protetto nella vita e spero di non trovarmi solo e scoperto, in mezzo a troppi sessantottini.
Cordialmente.
Lecco, 10 Dicembre 2012
Ten. c. Giovanni Bartolozzi
(Vice Presidente della Federazione di Lecco)
Caro amico,
ho stralciato dalla Tua lunghissima lettera, come spunto per questa riflessione comune, i cenni di particolare
interesse relativi alle conseguenze del tanto osannato '68, mondiale manifestazione di cretineria che, a noi
giovani di allora, sembrò tanto un'autentica rivoluzione. Intendiamoci, ciò che accadde in quel periodo non fu
del tutto negativo: l'aver messo a nudo in maniera inequivocabile quando dietro alla forma non c'era sostanza, fu una cosa positiva; un po' meno, l'aver distrutto il concetto di autorità sostituendolo con la furbizia, che
ha aperto la strada a ciò che tu, in maniera molto efficace hai richiamato con gli esempi di "escombros" non
destinati alle discariche, ma alle cariche ... pubbliche.
In realtà, non sappiamo ancora cosa c'era davvero dietro al '68 italiano, che fu simile, ma non uguale a
quello che si sviluppò in gran parte del mondo libero e democratico proprio mentre i carri armati sovietici
soffocavano nel sangue la "Primavera di Praga" in nome della "sovranità limitata" di cui potevano "godere" i
paesi a regime comunista.
Il Partito Comunista italiano, il più forte ed organizzato dell’occidente, sostenne in tutti i modi la "rivoluzione" del '68, dandogli un'impronta politica di estrema sinistra, mentre approvava a denti neanche tanto stretti
l’invasione della Cecoslovacchia.
Ero già grandicello abbastanza per partecipare attivamente al movimento del ‘68 e posso dire che la sua
origine fu tutto fuorché comunista. Già da allora, le idee di Carlo Marx non mi interessavano proprio, né ero il
solo al quale non piaceva quel "libretto rosso" che divenne una specie di vangelo alternativo. Trovavo gli aforismi di Mao di una banalità rivoltante. Un esempio per tutti: "Sono le minoranze che fanno le rivoluzioni." ...
Per forza! La maggioranza ha da pensare a sbarcare il lunario tutti i giorni; non gliene importa nulla di buttare all'aria in un attimo ciò che ha faticosamente costruito in anni.
Ebbene, anche se le idee di Mao non mi interessavano (ed ero in numerosa compagnia), nessuno mi impedì
di buttarmi a capofitto nella "rivoluzione". Quest'apparente contraddizione mi consente di affermare che il
fenomeno 1968 fu troppo importante per liquidarlo con qualche battuta: invece, è necessario analizzare cosa
ci sia stato davvero dietro. E la tua lettera mi permette di farlo, per questo te ne sono grato.
Gli anni della ricostruzione post bellica sono stati un periodo di cui gli italiani sono giustamente fieri: dopo
solo un decennio dalla fine della guerra, l'Italia era tornata alla ribalta mondiale, la gente era attiva, stava
bene e poteva guardare con fiducia al futuro; la lotta all'analfabetismo ed alla miseria materiale, morale ed
intellettuale, era vincente su tutti i fronti. Insomma, tutto dava l'idea del progresso e del benessere. Ma un
tarlo covava sotto la cenere: le disuguaglianze sociali, sebbene non fossero mai state ridotte come allora,
venivano costantemente agitate come causa di tutti i mali. Dietro tutto questo c'era il risultato della seconda
34
IL NASTRO AZZURRO
guerra mondiale. Le democrazie liberiste e il comunismo sovietico avevano vinto uniti contro i fascismi hegeliani, ma nel 1945 gli “alleati” si scoprirono ideologicamente distanti, insanabilmente opposti. Si passò dalla
guerra combattuta alla guerra fredda solo "grazie" all'eccessiva potenza distruttiva delle armi nucleari intanto realizzate. Ma, mentre all'occidente liberista e democratico, pur con qualche rammarico, l'equilibrio del
terrore sembrava andar bene così, all'Unione Sovietica, sebbene con la conferenza di Yalta avesse esteso il
suo dominio all'Europa orientale e a mezza Germania, tale equilibrio stava molto stretto.
Che il Partito Comunista Italiano ricevesse congrue sovvenzioni da Mosca non era un mistero neppure
durante la guerra fredda, e venne apertamente confermato da "Tangentopoli", ma la cosa fece poco scalpore.
Eppure, proprio da questi rapporti internazionali dobbiamo partire per comprendere la virata in senso politico strategico del '68 italiano.
La strumentalizzazione in senso comunista di quel desiderio di rinnovamento che serpeggiava nella società
in quel periodo ci fu e fu potente, fu sostenuta ideologicamente e materialmente, con forti risorse anche economiche provenienti da oltrecortina e per poco non ebbe successo. Si diffuse l’idea che il vero nemico erano
gli USA, e la NATO. Ognuno veniva incoraggiato ad interpretare la situazione come più gli piaceva, persino i
miei coetanei militanti comunisti erano convinti che la via italiana al comunismo sarebbe stata “diversa”. Sono
felice che non abbiamo dovuto verificarlo: la disillusione sarebbe stata davvero grande, forse irreversibile.
Nelle elezioni del 1972 la Democrazia Cristiana temeva il "sorpasso", che però non ci fu. Intanto, in modo
per niente casuale, alcune facoltà universitarie perennemente occupate, i nascenti "centri sociali", i circoli
culturali e chi più ne ha più ne metta, incubavano il terrorismo: furono gli anni di piombo. Ci volle il delitto
Moro perché anche i comunisti italiani si svegliassero e comprendessero che la rivoluzione non risparmia nessuno di quelli al potere, non importa sotto quale etichetta: Aldo Moro cercava un'intesa tra i due partiti maggiori, le famose "convergenze parallele" che non approdarono a nulla, ma fu ucciso lo stesso.
Fino ad allora le Brigate Rosse, pur esprimendosi nel più puro, spinto e spregiudicato "sinistrese", venivano considerate, dalla pletora di intellettuali e giornalisti al servizio del Partito Comunista, alla stregua di squadracce fasciste. I movimenti terroristi ideologicamente di destra, sparuti gruppuscoli al confronto delle BR,
venivano additati all'opinione pubblica come la prova che gli opposti estremismi si toccano, mentre le BR venivano chiamate, quasi affettuosamente, “compagni che sbagliano”. Tutto pur di lasciargli un minimo di spazio
operativo: perché?
Perché - non è successo, ma stava per succedere - la rivoluzione sarebbe dovuta partire dall'"esempio"
costituito dai "successi" della "lotta armata". Le vittime degli attentati compiuti dalle BR erano tutte ad alto
valore simbolico e dovevano spingere, dopo anni di predicazione post sessantottesca, alla sollevazione di
massa che avrebbe consentito, non appena si fossero sovvertite quanto bastava le istituzioni, di chiamare in
aiuto l'Unione Sovietica che, protetta dal terrore nucleare, sarebbe intervenuta in soccorso dei fratelli comunisti italiani ... con i carri armati.
Le famose stragi degli anni '80, mai adeguatamente spiegate da inchieste giudiziarie praticamente "a senso
unico" (i colpevoli dovevano essere per forza di destra ... anche se non si trovava alcuna prova oggettiva che
lo fossero, per cui, in gran parte, non furono mai trovati), furono l’ultimo atto di questa strategia che raggiunse l’apice e si consumò quando la NATO aveva risposto con l'istallazione dei missili "Cruise" e "Pershing II" al
dispiegamento dei sovietici SS20 a media gittata contro l'Europa. Tutta la sinistra si movimentò contro quell'atto di legittima difesa, comprese le BR che compirono l'ultimo attentato importante, l'assassinio del generale Licio Giorgeri proprio mentre a Ginevra si discutevano le contropartite per il ritiro dei missili occidentali
sotto la pressione della piazza: lo sapevano quei giovani manifestanti? Non credo.
Anni dopo, caduto il Muro di Berlino, sciolto il Patto di Varsavia, dissoltasi l'Unione Sovietica, ci si sarebbe
aspettata un po' di chiarezza in Italia, invece scoppia "Tangentopoli" e fa piazza pulita proprio di quei partiti
che avevano garantito, nonostante tutto, la permanenza del nostro paese nell'alveo dell'Occidente. Il solo
Partito Comunista esce indenne dalla grande inchiesta giudiziaria (sebbene il sospetto che anch’esso non sia
un partito di stinchi di santo sia impossibile da sopire) e deve solo ... cambiare nome.
Ecco che, a distanza di qualche lustro, chi si è "esposto" in quel terribile periodo, mettendoci la faccia,
facendosi anni di galera o addirittura rischiando la pelle negli inevitabili conflitti a fuoco con le Forze
dell’Ordine o dovendo riparare all'estero per non essere catturato, ora presenta il conto a chi lo ha mandato
allo sbaraglio. Solo così si spiega che un Ministro di Grazia e Giustizia, Di Liberto, riceva all'aeroporto una
detenuta, Silvia Baraldini, che non è stata riconosciuta innocente, né graziata, ha solo avuto il beneficio di venire a scontare la sua condanna per terrorismo in Italia; che la Francia abbia offerto "asilo politico" ai brigatisti
rossi italiani, pur in presenza di un trattato di estradizione tra i due stati e di un'Unione Europea sempre più
stretta; che il Brasile abbia negato l'estradizione del terrorista Cesare Battisti; che la scarcerazione per
decorrenza della pena del leader di “Lotta Continua” Adriano Sofri sia stata una "grande" notizia; che il brigatista non pentito Maurizio Azzolini, cui hai fatto cenno, sia stato nominato capo di gabinetto del vice sindaco di
Milano.
Ma c'è ancora di peggio. Solo così si spiega l'enorme difficoltà con cui il Partito Democratico, ultimo nome
dell'ex Partito Comunista, abbia infine acconsentito a costituire quel governo di larghe intese che televisione
e giornali hanno fatto a gara a dimostrarci impossibile perché la "base" non lo voleva assolutamente.
Questo atteggiamento mi ricorda quando Yasser Arafat stava per firmare nel 1998 lo storico accordo col
quale si sarebbe finalmente posto fine alle tensioni arabo-israeliane. L'allora Presidente degli Stati Uniti Bill
Clinton aveva preteso dal governo israeliano non solo il riconoscimento dello stato Palestinese, ma anche un
SI a tutte le richieste palestinesi, anche alle più assurde e strampalate, affinché Arafat non avesse più scuse:
doveva firmare l'accordo perché era come se il testo lo avesse scritto lui di suo pugno. Giunto a New York,
chiese ventiquattr'ore per pensarci e ... a Gaza scoppiò l'Intifada. Il “popolo non voleva” l'accordo e Arafat non
firmò.
Il popolo post comunista “non vuole” l'accordo col centro destra: come andrà a finire?
IL NASTRO AZZURRO
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NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO
Il Parlamento vota I quattro pilastri della riforma della Difesa
a riforma dello strumento militare italiano, recentemente approvata in via definitiva dal Parlamento, può determinare un significativo miglioramento delle Forze Armate in termini di efficienza ed efficacia. Il suo reale
impatto dipenderà tuttavia dai decreti attuativi del nuovo governo. Il disegno di legge delega sulla riforma era
stato presentato ad aprile 2012 dal Ministro della Difesa Giampaolo di Paola, che ne aveva già illustrato le linee guida
sia in Parlamento che al Consiglio Supremo di Difesa. Il Senato ha approvato il testo lo scorso 6 novembre, e la
Camera ha dato il suo via libera l’11 dicembre. I partiti che hanno sostenuto il governo Monti hanno dato prova di
serietà e costanza su questo tema strategico per il paese, nonostante il recente deterioramento del quadro politico
nazionale.
In primis, la riforma fissa un nuovo tetto per le dotazioni organiche di Esercito, Marina e Aeronautica, che nel
complesso dovranno ammontare a 150 mila unità. Rispetto alle attuali 183 mila, si tratta di un taglio di circa il 18%
(33 mila persone). Il personale civile del Ministero della difesa non dovrà invece superare le 20 mila unità, rispetto
alle 30 mila di oggi (-33%). La riduzione complessiva dovrà avvenire, gradualmente, entro il 2024. Si tratta di un cambiamento significativo e ambizioso, ma assolutamente necessario per adeguare le dimensioni alle risorse disponibili, con l’obiettivo di mantenere le attuali capacità operative.
In secondo luogo, il personale dirigente di Esercito, Aeronautica e Marina, dovrà essere di 310 unità, tra ufficiali
generali e ammiragli (-25% rispetto al numero attuale), e 1.566 tra colonnelli e capitani di vascello.
In terzo luogo, la riforma razionalizza le strutture operative, logistiche, formative, territoriali, anche tramite soppressioni e accorpamenti, per ottenere una “contrazione strutturale complessiva non inferiore al 30%”. Tale contrazione dovrà avvenire entro sei anni dall’adozione dei decreti attuativi della riforma. La ratio è l’adeguamento delle
infrastrutture militari al modo in cui oggi si difende la sicurezza nazionale, che non implica necessariamente il presidio su ogni singola provincia italiana.
Infine, l’attuazione della riforma non dovrà comportare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Però, i
risparmi conseguiti dovranno essere reinvestiti nel bilancio della Difesa. Tali risparmi vanno tuttavia calcolati al
netto della somma derivata dai tagli al bilancio già previsti dal decreto legge di “spending review” del luglio 2012,
che andrà invece a contribuire al risanamento della finanza pubblica.
In altre parole, il comparto Difesa ha già subito tagli e fatto sacrifici al pari degli altri settori (Istruzione, Sanità,
ecc.) toccati dalle misure di austerità di bilancio, e i prossimi risparmi dovranno invece servire a mantenere e migliorare le capacità operative dello strumento militare. Ciò, secondo la riforma, significa soprattutto riequilibrare i
finanziamenti alle diverse voci di spesa. Come già rilevato da uno studio dell'Istituto Italiano Affari Internazionali,
infatti, i fondi destinati alla funzione difesa nel 2012 sono andati per il 70,6% al personale, mentre soltanto il 18,2%
ha finanziato gli investimenti e l’11,2% le spese di esercizio (addestramento e formazione dei militari, manutenzione dei mezzi, ecc). Questa ripartizione è non solo inefficiente ma anche dannosa per l’operatività delle strutture militari. Non a caso i principali partner europei con cui si vorrebbe consolidare una politica di difesa comune si orientano verso il modello che prevede metà del bilancio destinato al personale, un quarto agli investimenti e un quarto
all’esercizio.
La riforma è chiaramente volta a migliorare l’interoperabilità dello strumento militare con i partner in ambito UE
e NATO, la capacità di condurre operazioni di gestione delle crisi al di fuori del territorio nazionale, la sostenibilità
dello strumento medesimo alla luce del prevedibile permanere dei limiti di bilancio, e il carattere interforze delle
Forze Armate, inclusi manutenzione, logistica e addestramento.
In sintesi, la riforma mira a mantenere l’operatività delle Forze Armate messa seriamente a rischio dallo squilibrio delle spese (troppo per il personale, troppo poco per esercizio e investimenti) e dalla drastica riduzione di bilancio operata negli ultimi quattro anni: meno11,6% al netto dell’inflazione. Il disegno di legge delega approvato alla
fine di questa legislatura non è però sufficiente, da solo, a conseguire in pieno questi obiettivi. Molto dipenderà dal
contenuto dei decreti legislativi che il governo è tenuto ad adottare per attuare la riforma entro 12 mesi.
Purtroppo, si è già assistito in Italia a buone riforme approvate dal Parlamento e poi mutilate o rinnegate in fase
di attuazione. Il testimone passa dunque al nuovo governo, che dovrà completare un’opera certamente ben avviata
ma ancora lontana dall’effettiva attuazione.
Alessandro Marrone (ricercatore presso l'Area Sicurezza e Difesa dello IAI)
L
Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi premiata al Rotary Global Peace Forum
Il 29 gennaio, Aung San Suu Kyi, leader del movimento democratico di Myanmar e vincitrice del Premio Nobel per la
Pace, ha tenuto il discorso chiave al Rotary Global Peace Forum svoltosi ad Honolulu, nelle Hawaii, dal 25 al 27 gennaio, sostenendo che la pace assoluta è un obiettivo irraggiungibile, ma che dobbiamo tuttavia continuare a perseguire. Ha evidenziato la necessità di istituzioni democratiche per garantire i diritti umani.
“Il tipo di pace che vogliamo è molto semplice: vogliamo una pace permanente”, ha dichiarato Suu Kyi, osservando
inoltre che i giovani hanno un ruolo importante da svolgere: “Dobbiamo aiutare i nostri giovani affinché siano in
grado di prendere il nostro posto nella costruzione nazionale”, ha affermato Suu Kyi. “Dipendiamo dai nostri giovani per andare avanti”.
Più di 1.800 Rotariani hanno partecipato a questa iniziativa, il secondo di tre forum per la pace organizzato dal
Presidente del Rotary International, Sakuji Tanaka: il primo si è tenuto a Berlino a Novembre, mentre il terzo è previsto per il 17 e 18 maggio ad Hiroshima, in Giappone.
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IL NASTRO AZZURRO
AZZURRI CHE SI FANNO ONORE
DIEGO SACCARDI: L’ULTIMO CAVALIERE DI ISBUSCENSKIJ
Il 3 novembre 2012 è scomparso il Cav. Diego Saccardi di anni 91, Medaglia d'Argento al Valor Militare, Reduce
dell'ultima carica di Cavalleria nella campagna di Russia 1942-43. Il 24 agosto di settant'anni fa, nella steppa
russa di Isbuscenskij, il Reggimento "Savoia Cavalleria" caricava per l'ultima volta in quello che fu definito il
"canto del cigno" dell'Arma a cavallo. Lo scontro fu vittorioso per i cavalieri e tra loro c'era il Sergente Diego
Saccardi che, alla testa di un piccolo drappello, dopo aver caricato, tornò nei ranghi del Reggimento con numerosi prigionieri russi. Alla fine fu Decorato con Medaglia d'Argento al Valor Militare.
L'amore per il suo Reggimento continuò anche quando non indossava più la divisa.
È stato Presidente dell'Associazione "Arma di Cavalleria" Sezione di Mantova, Consigliere provinciale e
Presidente della Sezione "Combattenti e Reduci" di Rivalta. Socio affezionato all'Istituto del Nastro Azzurro da
moltissimi anni.
Una foto memorabile: Biagio Rossi, ieri e oggi
Su una pagina del volume "7 anni di guerra " è stata riportata una foto storica del periodo della guerra contro la Francia (1940). Si riferisce alla visita che faceva Benito Mussolini ai feriti ricoverati in Ospedale. Infatti il
Duce saluta fraternamente il soldato ferito il quale, alla vista dell'illustre
personaggio, sorride, nonostante avesse tutte e due le gambe amputate
per le ferite riportate in combattimento.
Il giovane soldato sul lettino d'Ospedale è il Comm. Biagio Rossi grande
Alpino Abruzzese, Grande Invalido di Guerra e Pluri Decorato al Valor
Militare. Egli ricorda che in occasione della sua visita, durante quei giorni di convalescenza (1940), il Duce Benito Mussolini gli regalò anche un
orologio pregiato.
Biagio Rossi ci ha lasciato il mese scorso. Lo ha fatto alla chetichella,
senza rumore, con quella serena e tranquilla maniera con cui si è sempre
mosso e che lo ha fatto apprezzare da chiunque lo abbia conosciuto: un
grande!
LA FEDERAZIONE DI BERGAMO SALUTA EDOARDO CRISTOFORI
Con vero rimpianto, devo segnalare che è venuto a mancare il mio grande amico e Socio del Nastro Azzurro Ten.
Col. (R.O.) Edoardo Cristofari, Sindaco della Federazione.
Fu il primo soldato dell’Esercito regolare italiano a raggiungere Bergamo, provenendo da Brescia, Tenente di
complemento al comando di un plotone di bersaglieri motorizzati del LI° Battaglione del Regio Esercito, cobelligerante degli Alleati. Grand’Ufficiale della Repubblica, è venuto a mancare nella serata di mercoledì 27 febbraio
2013, all'età di novanta anni.
Lo scorso anno gli ho fatto visita alcune volte, quando fu ricoverato in Ospedale e durante la convalescenza,
notando, purtroppo, il progressivo inarrestabile decadimento generale. L’ultima volta che lo ho sentito, ormai
quasi sordo e quasi immobile (grave cosa per un Bersagliere!), ricordò ancora il mio nome e mi riconobbe grazie
all'amorevole ricordo che Egli aveva per la meravigliosa Puglia ove, ventenne allievo ufficiale, acquartierato a
Bitonto (BA) nella Scuola Elementare Maschile, spesso era ospite a cena di miei concittadini e gustava, con il suo
appetito giovanile e bersaglieresco, le pietanze caratteristiche della Puglia abbondantemente condite dal migliore olio d'oliva mentre, da buon veneto, non lasciava mai pieno il calice di fantastico "cerasuolo", vino di rara bontà
e ormai introvabile!
Il tragico armistizio dell'8 settembre '43 lo costrinse, senza nemmeno completare il corso A.U.C., a passare da
"allievo" a effettivo combattente nel breve volgere di 12 ore, entrando nel turbine della guerra vera, quella guerreggiata, a cominciare dal cruento combattimento avvenuto nel porto di Bari il 9 settembre 1943 contro i paracadutisti tedeschi. Andò bene perché, all'arrivo del LI° Battaglione Bersaglieri A.U.C. chiamato a sostegno dal gen.
Bellomo, la piccola ma violenta battaglia si era già conclusa vittoriosamente per le nostre armi, grazie anche
all'aiuto dei lavoratori portuali e della popolazione.
Anche lo scorso anno, in occasione della festa della Liberazione del 25 aprile fu sempre coerente ed agguerrito
nelle sue idee e convinzioni: “La guerra contro i nazifascisti fu per noi il secondo Risorgimento. Per noi soldati
regolari dell’Esercito Regio che combatteva con gli Alleati e risaliva dal Sud Italia. Ma anche per i partigiani.
Prenda proprio la vicenda di Ettore Tulli: la sua banda era intitolata a un eroe del Risorgimento, Carlo Pisacane,
non per caso. E allora è importante che si considerino la Guerra di Liberazione dell’Esercito e la Resistenza partigiana in questo modo perché le analogie sono evidenti, a cominciare dalla lotta per la libertà e contro l’invasore straniero”.
dott. Vito Mirabella
(Presidente della Federazione Provinciale di Bergamo)
IL NASTRO AZZURRO
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CRONACHE DELLE FEDERAZIONI
BARI
La Federazione di Bari ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– a gennaio, ha portato a termine i due corsi di
bridge 2012, organizzati dalla Federazione con
l'ausilio dell'Ing. Roberto Fabiano. Gli allievi dei
due corsi, ciascuno in coppia con un giocatore
esperto, si sono affrontati fino all'ultimo Slam in
un torneo Mitchel. La classifica finale ha visto,
per il I° corso principanti: I° Antonio Brucoli in
coppia con Anna Posa; 2° Marilena Manganelli in
coppia con Porzia Fanelli; 3° Luigi Perrini in coppia con Lucia Rinaldi; per il 2° corso di perfezionamento: I° Teresa Ligonzo in coppia con Biagio
Pallotti; 2° Alberto Gianninni in coppia con
Fiorella Frassineti. Tutti i partecipanti hanno
ricevuto, come ricordo, la penna del Nastro
Azzurro, i primi ovviamente, anche la coppa
offerta dalla Federazione. Un ricco buffet ha
chiuso la serata;
– i Soci della Federazione hanno assistito ad una
conferenza sulla Trasvolata Atlantica dei 24
idrovolanti italiani, comandati da Italo Balbo,
nell'80° anniversario della straordinaria
Crociera del Decennale della Fondazione
dell’Aeronautica. Eccellente relatore è stato il
Gen S.A. Giovanni Mazzone, già comandante
della III° Regione Aerea. Tra gli ospiti illustri la
figlia di uno dei Trasvolatori: il Col Calò
Carducci. Nel corso della manifestazione è stato
ricordato che il Gen. Mazzone nel 1960, ancora
studente liceale, vinse uno dei concorsi indetti
dalla Federazione di Bari ed ebbe in premio un
viaggio sui "Campi sacri della Patria";
– il 6 febbraio 2013, su invito del Dirigente
Scolastico dell'Istituto Professionale "Luigi
Santarella", prof. Carlo De Nitti, il Gen. Giuseppe
Picca ha tenuto una conferenza su "Gli Eroi
dimenticati: I pugliesi nella Grande Guerra". Alla
conferenza hanno assistito gli studenti delle
quinte classi ed una parte del corpo docente. Il
tema della conferenza é stato suggerito dallo
stesso dirigente non soltanto per integrare il
programma di insegnamento di Storia, quanto
per infondere nelle giovani generazioni il rispetto e l'amore per la Patria, e la coscienza dei
doveri verso di questa. Con questo incontro ha
avuto inizio la collaborazione fra l'Istituto del
Nastro Azzurro e l'Istituto Professionale per
conseguire il precitato comune obiettivo, in linea
con gli scopi del nostro Statuto.
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BOLOGNA
La Federazione di Bologna ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– il 7 settembre 2012, su specifico invito del
comandante militare esercito Emilia Romagna
gen. D. Antonio De Vita, alla cerimonia del cambio del Capo Centro Documentale fra il col.
Stefano Cagnetta ed il col. Piero Giovanni
Gnesutta presso la Caserma "Cialdini";
– il 21 settembre 2012, su specifico invito del
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Comando Regionale Guardia di Finanza, il
Presidente cav. Giorgio Bulgarelli e Soci della
Federazione accompagnati dalle relative consorti e dalle Dame Patronesse, hanno partecipato in
occasione della ricorrenza di S. Matteo alla celebrazione eucaristica presieduta da Sua
Eminenza Rev.ma Card. Carlo Caffarra.
Successivamente, partecipazione alla presenza
delle Autorità civili e militari, all’inaugurazione
della mostra "Il vero ed il falso", tenutasi presso
le sale del Museo Civico Archeologico;
il 24 settembre 2012, in occasione dell'anniversario della morte del vicebrigadiere C.C.
M.O.V.M. Salvo d'Acquisto, alla cerimonia di
deposizione di corona d'alloro al Monumento
eretto in viale 12 giugno;
il 12 ottobre 2012, presso la Caserma "Mameli",
alla presenza del Capo di Stato Maggiore
dell'Esercito e delle massime Autorità Militari e
Civili, alla cerimonia di saluto al contingente in
partenza per il teatro operativo libanese per
l'Operazione "Leone XII";
il 14 ottobre 2012, su invito della Sezione A.N.C.
di Bazzano (Bo), al Raduno Intersezionale
Carabinieri della Provincia di Bologna, Modena e
Repubblica di San Marino. Il Medagliere portato
da un rappresentante dell'Arma e affiancato dal
Presidente Giorgio Bulgarelli e dal Socio ten.
Lorenzo Bulgarelli, ha aperto la sfilata per le
strade del Comune dove ha ricevuto applausi;
il 23 ottobre 2012, il Presidente cav. Giorgio
Bulgarelli, su invito di S.E. Angelo Tranfaglia,
Prefetto di Bologna, ha presenziato alla cerimonia di consegna delle Medaglie d'Onore conferite
dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei
lager nazisti e destinati al lavoro coatto. Presenti
le Autorità Militari e Civili;
il 25 ottobre 2012, alla cerimonia svoltasi presso
la Caserma "Viali" per il saluto alla Bandiera di
Guerra del 121° Reggimento Artiglieria
Controaerei "Ravenna" in partenza per il Kosovo,
per l'Operazione "Joint Enterprise". Il
Medagliere della Federazione ha aperto la sfilata alla presenza della Autorità civili, militari e
religiose;
il 26 ottobre 2012, col Medagliere presso la
Caserma "Ciarpaglini" di Budrio (Bo) per il cambio delle consegne al Comando del 6°
Reggimento Trasporti fra il Col. Riccardo Sciosci
ed il Col. Alfredo D'Andrea;
il 28 ottobre 2012, col Medagliere, Alfiere il socio
C.C. Davide Nanni, alla celebrazione della "Virgo
Fidelis" a Crevalcore (Bo), città colpita dal recente terremoto e per la quale la Federazione di
Bologna ha raccolto generi di prima necessità,
consegnati alla Protezione Civile;
il 2 novembre 2012, col Medagliere alla S.Messa
celebrata nella Basilica di San Petronio, alla
presenza delle massime Autorità civili e militari, per la commemorazione dei Caduti di tutte le
guerre e successiva deposizione di corone d'alloro alle Lapidi dei Caduti poste in piazza del
Nettuno e nella Cripta del Cimitero della
Certosa;
IL NASTRO AZZURRO
– il 3 novembre 2012, in piazza Maggiore, il socio
Davide Nanni ha presenziato per tutta la giornata presso la tenda allestita dalle Forze Armate,
alla mostra dei mezzi militari di tutte le armi,
illustrando ai cittadini interessati chi siamo e
cosa rappresentiamo. Sono state distribuite
copie del periodico "Il Nastro Azzurro" e gadgets
all'uopo predisposti;
– il 4 novembre 2012, all'alza Bandiera solenne in
piazza Maggiore, alla presenza di formazioni
militari delle Forze Armate e Corpi Armati e non
dello
Stato,
oltre
alle
Associazioni
Combattentistiche e d'Armi e alle massime
Autorità civili e militari. Il Medagliere
dell'Istituto ha sfilato per primo, ricevendo onori
militari ed applausi dai presenti;
– il 9 novembre 2012, presso la Caserma
"Gamberini" di Ozzano dell'Emilia (Bo) il
Consigliere Gr. Uff. Marco Bettoli e il socio
Alfiere Davide Nanni hanno rappresentato la
Federazione al cambio delle consegne al
Comando del Battaglione Genio Ferrovieri fra il
Col. Postiglione e il Col. Antonio Toni;
– il 12 novembre 2012, col Medagliere alla
"Giornata del Ricordo" dei Caduti Militari e Civili
nelle missioni internazionali di pace, presso il
Parco "La Montagnola" dove è stata deposta una
corona d'alloro al monumento eretto in ricordo
dei Militari Caduti appartenenti alle unità della
Provincia di Bologna (6° Reggimento Trasporti di
Budrio e Legione Carabinieri Emilia Romagna);
– il 21 novembre 2012, presso la Caserma
"Manara", sede del Comando Legione
Carabinieri Emilia Romagna, alla celebrazione
della "Virgo Fidelis" con deposizione di corona al
Sacrario. La S. Messa è stata celebrata da S.E. il
Cardinale Carlo Caffarra;
– il 25 novembre 2012, alla celebrazione della
"Virgo Fidelis" a Granarolo dell'Emilia (Bo) nell'anniversario della morte dei tre Carabinieri
"Vittime della uno bianca";
– il 28 novembre 2012, il Presidente cav. Giorgio
Bulgarelli e soci della Federazione hanno partecipato presso il Circolo Ufficiali dell'Esercito di
Bologna, alla visita dell'Ordinario Militare Mons.
Vincenzo Pelvi che ha incontrato le rappresentanze dei reparti militari delle province di
Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì e Rimini;
– il 31 gennaio 2013, su invito dell'Unione
Nazionale Reduci di Russia e alla presenza delle
Autorità Militari Civili e Religiose, col Medagliere
all'inaugurazione solenne del giardino intitolato
con targa toponomastica nel quartiere San Vitale
a padre Giovanni Brevi M.O.V.M., Cappellano
Militare Capo al Btg, "Val Cismon" del 9°
Reggimento Alpini Divisione "Julia", Decorato di
Croce di Guerra al Valore in Albania e in Grecia
1941, e Decorato di MOVM in Russia 1942-1954 e
dal 1954 Cappellano Capo della Guardia di
Finanza a Torino;
– il 2 febbraio 2013, presso il Circolo Ufficiali
dell'Esercito di Bologna, si è tenuta la tradizionale annuale "Serata Benefica" della
Federazione di Bologna. Erano presenti oltre
200 invitati, fra soci ed amici, oltre a rappresentanti delle varie categorie economiche e professionali bolognesi. Al tavolo della Presidenza,
oltre al Presidente della Federazione cav.
Giorgio Bulgarelli, erano seduti il Gen. Div.
IL NASTRO AZZURRO
Antonio De Vita, Comandante Militare Esercito
Emilia Romagna, il Sottosegretario di Stato alla
Difesa dott. Gianluigi Magri, il gen. B. Carlo
Presidente
Nazionale
Maria
Magnani,
dell'Istituto del Nastro Azzurro, il col. Marco
Buscaroli, Direttore del Circolo Ufficiali, il col.
Paolo Barbato Comandante del 10° Gruppo
Bologna della Guardia di Finanza. In sala, erano
pure presenti il gen. D. Giuliano Busi,
Presidente UNUCI di Bologna, ed il gen. B.
Egisto Grassi, Presidente Prov.le Assoarma, il
col. Michele Gagliardi Comandante del 36°
Battaglione Trasmissioni ed il col. Antonio
Saracco, Comandante del Poligono di Tiro di
"Foce del Reno". Tutti accompagnati dalle consorti. Le Autorità impossibilitate a partecipare
(Prefetto, Questore, Comandante Regionale e
Comandante Provinciale Carabinieri) hanno
inviato messaggi auguranti felice esito della
Serata. Dopo l'aperitivo servito nella "Sala del
Cardinale" e nella "Galleria degli Stucchi", il
Presidente cav. Giorgio Bulgarelli, ha preso la
parola per ringraziare per la loro presenza tutti
gli invitati e per ricordate gli amici del Nastro
Azzurro di recente scomparsi: il dott. Maurizio
Cevenini ed il cantante Lucio Dalla. È stato
osservato un minuto di silenzio, poi il
Presidente ha consegnato, unitamente al
Presidente Nazionale gen. Carlo Maria Magnani,
la Tessera di Socio Benemerito, unitamente ad
un Attestato di Benemerenza, al gen. D. Antonio
De Vita, che ha sentitamente ringraziato ed ha
ricordato ai presenti gli scopi ed i valori che contraddistinguono l'Istituto del Nastro Azzurro.
Dopo la "Cena di Gala", servita nelle sale ristorante, le Autorità ed i presenti si sono portati nel
"Salone d'Onore" per assistere al sorteggio dei
premi ed allo spettacolo. La Serata è proseguita
in allegria mentre sulla città di Bologna scendeva un'abbondante nevicata;
Bologna: Serata Benefica - Consegna
dell’Attestato di Benemerenza al gen. De Vita
– il 10 febbraio 2013, nella ricorrenza del "Giorno
del Ricordo", alla deposizione di corona d'alloro
alla rotatoria dedicata ai "Martiri delle Foibe"
(Quartiere Navile) col Medagliere, portato dal
socio Ten. Davide Nanni, alla presenza di
Autorità e dell'Associazione Venezia Giulia e
Dalmazia, e alla cerimonia ufficiale, con sfilata
dei Gonfaloni, Labari delle Associazioni d'Arma,
e deposizione di corone d'alloro sul monumento
in S.Lazzaro di Savena (Bo) in via Martiri delle
Foibe;
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BRESCIA
La Federazione di Brescia ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– il 6 gennaio a Portese
del
Garda
(Bs), Brescia: il cav. Battista
Zane compie 100 anni
festeggiamenti per i
100 anni di età del
s.ten (to) Cav. Uff.
Battista Zane, socio e
per lunghi anni prezioso collaboratore
della Federazione di
Brescia. Il Sindaco,
dott. Paolo Rosa, ha
consegnato al Cav.
Zane una medaglia
ricordo mentre il
Presidente
della
Federazione gli ha
donato un libro di
storia locale ed un
Attestato di Benemerenza per l'attività svolta e
per il traguardo anagrafico raggiunto;
– il 12 gennaio, hanno avuto inizio, presso il Museo
del Nastro Azzurro di Salò, i lavori per l'inventario del materiale esposto;
– il 26 gennaio, 70° anniversario della battaglia di
Nikolajewka, il Labaro, con l'Alfiere, Consigliere
Provinciale sig. Renato Hagman, ha presenziato
all'Alzabandiera dei vessilli italiano e russo, alla
deposizione dei fiori alla lapide ricordo ed all'offerta dei ceri presso la scuola omonima; successivamente, presente anche il Presidente della
Federazione, Onori ai Caduti al cimitero
Vantiniano; nel pomeriggio, sfilata per le vie cittadine e S. Messa in Duomo Nuovo: Alfiere il
socio Cav. Enzo Franzoni, affiancato dal
Consigliere Provinciale, sig. Hagman e dal
Presidente della Federazione. Era presente per
la prima volta in città, lo storico Labaro della da
tempo disciolta Sezione Nastro Azzurro di
Pisogne (Bs), ora in fase di ricostituzione (Alfiere
Sig. Roberto Maggioni). L'insegna si fregia di cinquanta Medaglie al Valor Militare. Merito del
recupero va al sig. Silvano Cancellerini,
Presidente
della
locale
Sezione
dell'Associazione Nazionale del Fante;
gli onori finali. Alfiere Cav. Enzo Franzoni,
Presidente
della
accompagnato
dal
Federazione;
– il 9 febbraio, presso la Scuola media "O. di Prata"
di Trenzano (Bs), la prof.ssa Biasiolo, Vice
Presidente della Sezione cittadina, ed il
Presidente della Federazione, hanno assistito
alla "drammatizzazione", organizzata dalla
scuola stessa, in occasione della "giornata" a
ricordo delle Vittime delle foibe. Al termine, la
Prof.ssa Biasiolo ha tenuto alle scolaresche riunite, una relazione sull'argomento. Era presente
l'Assessore alla Cultura del Comune di Trenzano
dott. Gianmario Fusardi. L'evento è stato riportato sul giornale locale "Chiari week". Nello stesso
giorno, il Labaro della Federazione (Alfiere il
dott. Matteo Bodei), era presente al Cimitero
Vantiniano durante la commemorazione degli
italiani assassinati dai partigiani titini in VeneziaGiulia e Dalmazia.
BRESCIA
(Sez. Montichiari)
La Sezione di Montichiari della Federazione di
Brescia ha partecipato alle seguenti cerimonie ed
attività:
– il 19 gennaio, presso l' Auditorium "S. Barnaba",
conferenza del gen. Gianmarco Bellini MAVM,
Socio d'Onore della Sezione, nella ricorrenza del
22° anniversario dell'abbattimento del suo velivolo durante la prima guerra del Golfo.
Organizzatori dell'incontro, oltre alla Sezione di
Montichiari, il Club 124 Frecce Tricolori "Le Ali
per la vita“ (Presidente il M.llo AM e nostro socio
e Consigliere Sezionale Alfonso Turchetti), ed
Assoarma Provinciale, con il patrocinio del
Comune di Brescia. Sono state presentate le attività della scuola per Piloti VDS e volo avanzato
presso l'aviosuperfice "Silvio Scaroni" di
Bedizzole (Bs), del Comandante Claudio
Grigoletto, e l'attività della Pattuglia Acrobatica
dei "We Fly! Team", unica pattuglia al mondo
composta da disabili, con il loro programma "Il
volo é per tutti: il cielo non ha barriere architettoniche" e l'Associazione "Un sorriso di speranza" (Presidente Daniele Zanetti), composta da
genitori di ragazzi disabili e cerebrolesi di
Montichiari (Bs);
Montichiari (BS) il gen. Gianmarco Bellini rierievoca la guerra del Golfo
Brescia: Commemorazione 70° Anniversario
della Battaglia di Nikolajewka
– il 27 gennaio, sfilata conclusiva delle manifestazioni per Nikolajewka, da p.le Arnaldo a p.za
Duomo, dove si sono tenute le orazioni ufficiali e
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– il 24 febbraio riapertura del Museo Storico del
Risorgimento "Agostino Bianchi". Il dott. Carlo
IL NASTRO AZZURRO
Renato Bianchi, Vice Presidente della Sezione e
figlio del Fondatore del museo, sig. Agostino
Decorato di MBVM, ha curato personalmente la
riapertura, resa possibile grazie al contributo
del Lions Club “Colli Morenici” e con l'aiuto
dell'ANCR e del Centro studi "Agostino
Bianchi".
glia a due insigniti residenti nella provincia di
Messina;
BRESCIA
(Sez. Pisogne)
Il 16 febbraio, onoranze funebri del socio CGVM
Caporal Maggiore Pietro Ghiroldi. Il Labaro della
neo costituita Sezione (Alfiere Sig. Roberto
Maggioni), accompagnato dai Sig.ri Silvano
Cancellerini e Gian Paolo Oprandi, era presente alla
cerimonia durante la quale é stata data lettura della
"Preghiera del Decorato".
MESSINA
La Federazione di Messina ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– 25 gennaio, alla celebrazione eucaristica per la
ricorrenza di S. Francesco di Sales, patrono dei
giornalisti, presieduta da S.E. Rev.ma Mons.
Calogero La Piana, Arcivescovo di Messina; a
seguire, organizzata dall’U.C.I.S., una conferenza di padre Francesco Occhetta “Le tre parole
del giornalismo: verità, coraggio, testimonianza”;
– 29 gennaio, alla cerimonia commemorativa
presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi
di Messina per il Giorno della Memoria, in ricordo dello sterminio del popolo ebraico; nell’occasione sono state consegnate diciotto Medaglie
d’Onore a cittadini italiani, militari e civili e
familiari dei deceduti che furono deportati o
internati nei lager nazisti, destinati al lavoro
coatto;
Messina: Commemorato il “Giorno
del Ricordo”
– 20 febbraio, in suffragio dei Caduti di tutte le
guerre, S. Messa nella chiesa S. Eustochia, officiata da S.E. Mons. Francesco Sgalambro,
Vescovo Emerito di Cefalù, organizzata
dall’Associazione Nazionale del Fante.
Nell’occasione è stata ricordata la figura del
gen. Emilio Froncillo Pluridecorato al Valor
Militare, al quale, dopo la celebrazione, è stato
intitolato ed inaugurato un centro di rappresentanza dell’A.N.d.F. presso la galleria “Il
Gabbiano”;
Messina: S. Messa in suffragio
dei Caduti di tutte le guerre in
Sant’Eustochia
Messina: il prefetto consegna la Medaglia
– 14 febbraio, momento commemorativo presso il
Palazzo del Governo per il Giorno del Ricordo, in
memoria delle Vittime delle foibe, dell’esodo
giuliano-dalmata per le vicende del confine
orientale nel secondo conflitto mondiale. Dopo
alcuni commoventi interventi da parte dei congiunti degli infoibati, sono stati consegnati dal
Prefetto Stefano Trotta, un diploma e una meda-
IL NASTRO AZZURRO
– per il 90° Anniversario dell'Istituto del Nastro
Azzurro, la Federazione e il locale Gruppo ANMI
hanno organizzato nel salone del Circolo Ufficiali
della Marina Militare, una conferenza tenuta dal
prof. Biagio Ricciardi, per ricordare il Capitano di
Fregata
Salvatore
Todaro,
messinese,
Comandante di sommergibili della regia Marina
durante la seconda guerra mondiale,
Pluridecorato al Valor Militare e noto col nomignolo di don Chisciotte del mare oppure di mago
Bakù, per le sue doti di chiaroveggenza. Presenti
il Presidente della Federazione comm. Vincenzo
Randazzo, il Presidente del Gruppo ANMI di
Messina Lorenzo Aricò e il Presidente del Circolo
Ufficiali
Santo
Giacomo
Legrottaglie.
Nell'occasione, oltre che al relatore, sono stati
consegnati attestati alla prof.ssa Italia De
Simone Santoro, presidentessa del Comitato
Dame, alla sig.ra Giusi Napoli Scarcella e al sig.
Antonio Palella, figlio della MOVM Carmelo
Palella.
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NAPOLI
ROMA
La Federazione di Napoli ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– il 27 Gennaio, rappresentata dai Consiglieri
Pasquale Campo e Nicola Liccardo, su invito
della Associazione Nazionale Alpini di Napoli, ha
partecipato alla cerimonia in ricordo della battaglia di Nikolayevka celebrata presso la Basilica
di San Francesco di Paola;
– la “Giornata della Memoria” è stata ricordata
presso il Palazzo del Governo di Napoli, il 30
gennaio, alla presenza delle Autorità Civili e
Militari del territorio. Hanno partecipato per la
Federazione il Presidente col. Pasquale Parente,
il Vice Presidente m.llo Gennaro La Rana, i
Consiglieri Preside Pasquale Campo, m.llo
Pietro Caputo, e il dott. Ciro Cerutti. Nel corso
della cerimonia è stata consegnata alla memoria
dell’Internato Fante di Artiglieria Angelo
Sciortino, caduto prigioniero sul fronte dei
Balcani, la Medaglia d’Onore, ritirata dal nipote
Carabiniere scelto Antonino Tramonte, socio
della Federazione napoletana. Gli studenti del
Liceo scientifico “A. Labriola” hanno letto brani
dalle testimonianze lasciate dagli Internati, suonato musiche e rivolto domande all’Internato
avv. Arcella;
– la Federazione ha svolto una “tre giorni” socio
culturale, a favore degli iscritti, nei giorni 9, 10 e
11 febbraio, partecipando al Carnevale di
Putignano, con i bei carri allegorici sulle canzoni
del festival di San Remo, e visitando le cittadine
di Putignano, Massafra e Melfi, con il suo poderoso castello, nonché le “Grotte di Castellana” e
i suggestivi laghi di Monticchio che occupano la
sede di un cratere del pleistocene. Il Presidente,
dopo il benvenuto ai partecipanti all’inizio del
viaggio ha ringraziato per l’impegno profuso i
preposti all’organizzazione elogiando in particolare il m.llo Caputo che ha, come sempre, adempiuto con diligenza, scrupolo, professionalità e
passione all’incarico. Il Preside Campo, durante
il viaggio, ha illustrato, di volta in volta, i luoghi
successivi della visita.
La Federazione di Roma ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– il 26 gennaio 2013, 70° Anniversario di
Nikolajewka, nel teatro presso la Parrocchia di
S. Giuliano, il generale Tullio Vidulich ha tenuto
una conferenza sul “Corpo Armata Alpino in
Russia 1942-43: l’ultimo assalto verso la salvezza”. Tra i presenti la Dott.ssa Anna Maria Menotti
e il m.llo I° lgt. Domenico Caccia. Terminata la
conferenza, l’Associazione Nazionale Alpini
Malga Roma Sezione di Roma, ha tenuto, nella
chiesa di S. Giuliano, un concerto di canti militari e di montagna.
– il 27 gennaio 2013 la celebrazione del 70°
Anniversario di Nikolajewka è proseguita, come
ogni anno nella quarta domenica di gennaio, al
"Giardino Caduti sul Fronte Russo", presso la
Tomba di Nerone. Hanno sfilato i Carabinieri a
Cavallo, i Lancieri di Montebello in divisa storica, gli Alpini, i Bersaglieri, i Paracadutisti, i
Finanzieri, i Forestali, la Protezione Civile, la
Croce Rossa Italiana e i Vigili del fuoco. Dopo i
rintocchi di campana, il commovente rituale
dell’Alzabandiera, seguito dall’Inno di Mameli
e, dopo la resa degli Onori ai Caduti e la deposizione della corona d’alloro al Monumento ai
Caduti, Mons. Don Giacomino Feminò ha celebrato la S. Messa al campo davanti allo schieramento di Vessilli, Labari e Gagliardetti dei
Gruppi Alpini. Presenti Autorità civili,
Rappresentanze Militari, una Delegazione
Russa e tanto pubblico. La cerimonia commemorativa ha avuto il patrocinio della Presidenza
della Repubblica, del Senato, della Camera dei
Deputati, della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, delle Regioni (Puglia, Lazio, Piemonte,
Abruzzo, Calabria, Umbria, Veneto), della
Provincia di Roma, di Roma Capitale, del XX°
Municipio di Roma. Vi hanno partecipato, in rappresentanza della Federazione del Nastro
Azzurro di Roma, le sorelle Anna Maria ed
Elena Polissena Menotti;
Roma: 70° Anniversario di Nikolajewka
PARMA
La Federazione di Parma ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– nel corso del 2012 la Federazione ha preso
parte, con Labaro e rappresentanze, alle principali manifestazioni e cerimonie svoltesi a Parma
e provincia;
– in occasione del ricordo dei Defunti, come ogni
anno, è stata organizzata una cerimonia con
deposizione di corona alla Cripta dedicata ai
Caduti Decorati al Valor Militare che la
Federazione ha al Cimitero "La Villetta" di
Parma.
– in dicembre, inoltre, è stata celebrata una Messa
di suffragio per tutti i defunti del Nastro Azzurro
di Parma con la partecipazione degli iscritti alla
Federazione, delle iscritte al Comitato Dame,
delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma e
numerosi cittadini.
42
– il 9 febbraio 2013 a Roma, nell’area sacra del
Mausoleo-Ossario Gianicolense, il Presidente
IL NASTRO AZZURRO
d e l l’A ss o c i a z i o n e
Nazionale
Garibaldina,
M a r i a
Antonietta
Grima Serra,
ha commemorato il 164°
anniversario
della proclamazione della
Repubblica
Romana
del
1849, con la
deposizione di
Roma: Commemorazione
una corona ai
della Proclamazione della
Caduti per la
Repubblica Romana
difesa di Roma.
Il Picchetto Armato, fornito dalla Brigata
“Granatieri di Sardegna”, ha reso gli Onori
Militari mentre la Banda Musicale della Polizia
Municipale di Roma ha eseguito brani risorgimentali. Hanno partecipato alla cerimonia
l'Istituto Internazionale di Studi "Giuseppe
Garibaldi" e la Società Mutuo Soccorso Reduci
Garibaldini, presieduti dal pronipote dell'Eroe
dei Due Mondi sig. Giuseppe Garibaldi e
l’Associazione "Garibaldini per l'Italia", presieduta dal dott. Paolo Macorati. Erano inoltre presenti: per l’Istituto Nazionale delle Guardie
d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, il col.
Paolo Caruso; per l’Associazione Nazionale del
Fante - Sezione di Roma Capitale - M.O.V.M.
Guido Alessi - il Presidente, 1°cap.f.cpl. Marco
Pasquali e il Segretario, dott. Vincenzo Currò,
per l’Associazione Nazionale Bersaglieri,
Massimo Flumeri, per il Centro Studi Culturali e
di Storia Patria di Orvieto, il Presidente Mario
Laurini e il Vice Presidente prof.ssa Anna Maria
Barbaglia. La Federazione Provinciale di Roma
era rappresentata dalla dott.ssa Anna Maria
Menotti;
Roma: Lapide commecomme– il 10 febbraio, in
morativa dell’esodo
occasione
della
Giuliano - Dalmata
“Giornata
del
Ricordo”, è stata
scoperta in p.zza
Dalmazia una Lapide
commemorativa
dell’Esodo Giuliano
Dalmata.
– il 6 aprile, è stato
celebrato il 74°
Anniversario della
vittoriosa conclusione della Guerra
Civile
Spagnola
1937/1939,
celebrazione
promossa
dal
Presidente di A.N.C.I.S., Associazione Nazionale
Combattenti Italiani in Spagna, magg. gen.
Alpino (Cong.) dott. Cosimo Anglani. Deposta una
corona d’alloro al Sacello del Milite Ignoto, la
cerimonia è proseguita all’interno della Basilica
di S. Marco con la celebrazione della S. Messa in
suffragio dei Caduti di tutte le guerre. Oltre ad
Autorità e Rappresentanti Diplomatici di delegazioni straniere, tanto pubblico. La Federazione
era rappresentata dalle sorelle Menotti.
IL NASTRO AZZURRO
Roma: l’ANCIS commemora la
guerra di Spagna
ROVIGO
La Federazione di Rovigo ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– l’8 Febbraio, un gruppo di carristi iscritti anche
al Nastro Azzurro di Rovigo, tra i quali il
Presidente Graziano Maron ed il vice Paolo
Vaccaro, e una delegazione del Nastro Azzurro di
Padova hanno partecipato alla festa di Corpo del
32° Reggimento Carri, presso la caserma
“Forgiarini” di Tauriano (PN) nella ricorrenza del
72° Anniversario dei fatti d’arme in Africa
Settentrionale. Dopo la cerimonia, le foto di rito
sui carri Ariete col Comandante, col. Ferdinando
Frigo e il l.ten. Antonio Farina, e il rancio in
caserma;
Rovigo: Festa di Corpo
del 32° rgt. Carri
– il 9 febbraio, nel salone d’onore del
Conservatorio “Francesco Venezze”, sede universitaria di Rovigo, si è tenuta la premiazione
delle scolaresche risultate vincitrici della seconda sessione del concorso intitolato a Giovanni
Palatucci e riservato alle scuole superiori della
provincia di Rovigo che hanno presentato proposte di riqualificazione urbanistica della piazza
cittadina intitolata al Martire e bozzetti cui ispirare un monumento da collocare al centro dell’area: 1° classificato I.T.S. per Geometri “A.
Bernini”, classe 2^ A e Liceo Artistico “Cristina
Roccati”, classe 4^ A, e classi 3^ e 4^ E e 4^F ai
quali -ex aequo- sono state consegnate due
borse di studio. La manifestazione organizzata
dall’Amministrazione Provinciale, dal Comitato
43
medesimo
e
dalla
sezione
rodigina
dell’Associazione Nazionale della Polizia di
Stato, con il patrocinio della Regione Veneto e
del Comune di Rovigo, ha concluso la cerimonia
commemorativa del “Giorno del Ricordo” 2013
iniziata con la deposizione di una corona d’alloro
in Piazza Palatucci, a cui erano presenti tutte le
autorità istituzionali e politiche, militari e religiose tra cui il Vescovo De Franceschi. L’evento, è
stato mandato in onda in tre edizioni, nella giornata, dal TG3-Veneto;
Rovigo: Giorno del Ricordo in
piazza Palatucci
– il 10 febbraio si è celebrato a Rovigo il “Giorno
del Ricordo” della tragedia degli Italiani di
Fiume, Istria e Dalmazia, alla presenza delle
autorità civili e militari e di molte Associazioni
d’Arma, con i labari alzati per dare onore ai fratelli perseguitati e uccisi con l’unica colpa di
essere italiani. La “Messa del Ricordo”, celebrata nella chiesa della Rotonda, con l’accompagnamento del coro “La Vangadizza”, e alla successiva cerimonia della deposizione della corona d’alloro alla Gran Guardia, accompagnata dallo
struggente canto di Bepi De Marzi “Signore delle
cime”, hanno permesso di riflettere e di pregare
per le vittime delle foibe. Ultimo atto della mattinata, la relazione di Lorenzo Maggi,
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia, delegazione di Rovigo, su “Zara e la
Medaglia dimenticata”, riguardante il conferimento, il 21 settembre 2001, da parte dell’allora
presidente Carlo Azeglio Ciampi, della Medaglia
d’Oro al Valor Militare al Gonfalone della città
Zara. Medaglia
che,
ancora
Borsea (RO): Festa provinprovinoggi, non è stata
ciale dei Bersaglieri
ufficialmente
consegnata alla
città;
– il 3 marzo si è
svolta, per la
prima volta a
Borsea, presso
Rovigo, la Festa
Provinciale dei
Bersaglieri che
si è aperta con
l’Alzabandiera
in piazza e la
deposizione
della corona al
Monumento ai
Caduti dove poi
Don
Silvio
44
Baccaro ha celebrato la S. Messa e ha benedetto
la nuova Bandiera della Sezione del Fante di
Borsea intitolata al Decorato Eros Fusetti.
Hanno partecipato il Sindaco, la Presidente della
Provincia e le Autorità Istituzionali. A mezzogiorno, la tradizionale sfilata, a passo di corsa, per le
strade del paese al suono della Fanfara dei
Bersaglieri di Padova e col contorno di un gran
numero di Labari di varie Associazioni d’Arma,
tra cui spiccava in prima linea il Labaro del
Nastro Azzurro con il suo Alfiere Sergio Rossin.
– il 17 Marzo, 152° Anniversario dell’Unità d’Italia,
i Presidenti delle Federazioni di Rovigo e Padova
hanno presenziato all’inaugurazione del Museo
delle Associazioni d’Arma in Padova, collocato
nel restaurato complesso dedicato alla Madonna
di Lourdes “ex scuole elementari”, a via
Cavallotti, 2, ricco di dettagli architettonici di pregio, costruito a ridosso del bastione Alicorno,
muraglione cinquecentesco nel cui interno si colloca un suggestivo teatro all’aperto, e ospita oggi
undici Associazioni d’Arma e tre musei (Fanteria,
Marina, Cavalleria). Presenti alla cerimonia oltre
un centinaio di militari, un affollamento di Labari,
tra cui spiccava quello del Nastro Azzurro di
Padova, e Bandiere. Sono intervenuti il generale
Angileri, anima dell’iniziativa e presidente, il
generale Enrico Pino, Comandante Militare
Esercito “Veneto”, per il Comune di Padova l’ass.
Marco Carrai, il Prefetto Sodano, e altre Autorità
civili e militari provinciali. La Fanfara dei
Bersaglieri ha eseguito gli Inni. Dall’ottobre 2010
Cristina Toso, consigliere comunale, ha presentato un’interrogazione sulla sorte del Museo del
Marinaio d’Italia, confinato in Prato della Valle al
termine di una ripida scalinata, ostacolo invalicabile per i soci anziani. La Toso, con l’aiuto di
Sabina Scatolini, figlia di Ivo, ex Presidente
dell’Associazione Marinai d’Italia, e con l’appoggio del sindaco e dell’assessore Dalla Vecchia, e
con un contributo della Fondazione Cassa di
Risparmio di Padova e Rovigo, ce l’ha fatta.
Padova: Inaugurazione del
Museo delle Associazioni d’Arma
TORINO
La Federazione di Torino ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– il 2 novembre 2012 al corteo, aperto dai
Gonfaloni di Comune, Provincia e Regione, composto dalle massime Autorità civili e militari e
IL NASTRO AZZURRO
–
–
–
–
–
dalle Associazioni Combattentistiche e d'Arma,
che dopo una breve funzione nella Cappella, ha
percorso i viali del Cimitero Monumentale raggiungendo il Monumento ai Caduti di Nassirya
dove è stata deposta una corona d'alloro mentre
il Cappellano Militare ha dato lettura di un commovente ricordo;
il 3 novembre 2012, presso il Parco della
Rimembranza, su iniziativa del Gruppo ANA di
Torino Centro, alla presenza delle Autorità e
delle rappresentanze dei Gruppi Alpini della provincia, è stato inaugurato il Monumento ai Caduti
della
Divisione
(oggi
Brigata)
Alpina
“Taurinense”. Alla cerimonia sono seguite l'Alza
Bandiera, la Santa Messa e numerosi interventi;
il 4 novembre 2012, Giornata delle Forze
Armate, dell'Unità d'Italia, del Decorato al Valor
Militare e dell'Orfano di Guerra, si è svolta la
cerimonia dell'Alza Bandiera in piazza Castello
alla presenza delle Autorità e con grande
affluenza di pubblico. Un battaglione interforze
ha reso gli onori al Gonfalone della Città di
Torino Decorato di M.O.V.M., alla Bandiera
d'Istituto della Scuola di Applicazione ed al suo
Comandante gen. C.A. Giuseppe E. Gay che,
accompagnato dal Comandante la Regione
Militare Nord gen. D. Paolo Bosorti, ha passato in
rassegna lo schieramento al quale si erano unite
le rappresentanze delle Associazioni d'Arma. poi
è stato letto il messaggio del Presidente della
Repubblica. Successivamente, presso il Tempio
Ossario della Gran Madre di Dio, è stata celebrata una Santa Messa da Mons. Italo Ruffino, reduce di Russia, cento anni compiuti, con un gruppo
di Cappellani Militari, e deposta una corona d'alloro nella sottostante Cripta del Sacrario;
il 19 novembre 2012, presso il Santuario della
Consolata una Santa Messa ha ricordato il 70°
anniversario della scomparsa a Nairobi della
Medaglia d'Oro al Valor Militare ed Eroe dell'
Amba Alagi S.A.R. Amedeo di Savoia, Duca
d'Aosta e Viceré d'Etiopia;
il 24 novembre 2012, la Regia Confraternita dei
Santi Maurizio e Lazzaro ha celebrato San
Maurizio nella Real Basilica Mauriziana.
Facevano da ala alla folta partecipazione di
Autorità civili e militari i Labari e la Bandiere di
molte Associazioni d'Arma con in testa il Labaro
della Federazione;
il 1° dicembre 2012, in occasione della Santa
Messa a ricordo dei Caduti e dei soci defunti,
celebrata da Mons. Franco Martinacci presso la
Real Basilica di San Lorenzo, la Federazione
Provinciale di Torino dell'Istituto del Nastro
Azzurro ha radunato i suoi soci per l'annuale
incontro con la Presidenza e i Consiglieri.
Presenti le massime autorità civili e militari tra
cui il Comandante la Regione Militare Nord gen.
D. Paolo Bosotti, anche in rappresentanza del
gen. C.A. Giuseppe E. Gay, il gen. B. Pasquale
Lavacca, Comandante la Legione CC Piemonte e
Valle d'Aosta, il Presidente del Consiglio
Comunale di Torino ing. Giovanni Maria Ferraris.
A fianco dell'altare il Labaro della Federazione
ed il Gonfalone di Torino Decorato di M.O.V.M..
La Preghiera del Decorato seguita dalle note del
Silenzio e l'Inno Nazionale, suonato e cantato a
fine della Santa Messa, sono stati i punti clou
della cerimonia. AI termine ha preso la parola il
IL NASTRO AZZURRO
Presidente della Federazione di Torino sen.
Mauro Maria Marino che ha ricordato come
l’Istituto dovrà mantenere il ricordo del sacrificio
dei suoi Decorati.
Torino: Ricordo dei Decorati defunti
VARESE
La Federazione di Varese ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– il 17 Novembre 2012, alla presenza delle
Autorità civili, militari e religiose, è stata inaugurata la nuova Sede della Sezione di Busto
Arsizio, condivisa con l'UNUCI. Dopo la benedizione da parte di Mons. Pagani, è seguito un rinfresco durante il quale si sono rafforzati i già
ottimi rapporti della Sezione con le Autorità e le
Associazioni d’Arma locali;
– il 10 Gennaio 2013 alla cerimonia di saluto a 240
militari della base NRDC di Solbiate Olona in
partenza, per un periodo di sei mesi, per
l'Afghanistan al comando del gen. G. Battisti,
comandante la base stessa. Erano presenti il
Capo di Stato Maggiore della Difesa gen. Biagio
Abrate, il gen. Graziano Capo di Stato Maggiore
dell'Esercito, il gen. Stavridis Comandante
Supremo della NATO in Europa, il gen. Pennino
Comandante Esercito Regione Lombardia, le
Autorità civili e militari della Provincia di Varese,
il Presidente della Sezione UNUCI Ten. Maurizio
Martinelli ed il Segretario Ten. Mario Raimondi,
il Presidente della Federazione, sig. Rinaldo
Binaghi, il Presidente della Sezione di Busto
Arsizio Sig.ra Maria Piera Colombo;
– l’11 gennaio 2013 con il Labaro, alla presenza di
Autorità civili e militari e delle altre Associazioni
d'Arma, al cambio delle consegne al Comando
della Brigata di supporto, presso la Base NRDC
di Solbiate Olona, tra i gen. Guarisco e il gen.
Cittadella. Il gen. Guarisco, che assume l'incarico di Comandante Esercito Regione Friuli
Venezia Giulia, è stato particolarmente vicino
alla Federazione. Al subentrante, gen.
Cittadella, il Ten. Maurizio Martinelli, Presidente
UNUCI di Busto Arsizio, ha anticipato che anche
quest'anno metterà a disposione una borsa di
studio per il figlio/a di un militare della base
durante la manifestazione provinciale del Nastro
Azzurro;
– la manifestazione provinciale, che si terrà il 19
Maggio a Villa Cagnola, è in preparazione.
45
RECENSIONI
PRESENTI ALLA BANDIERA di Michele Maddalena Arti Grafiche Caramanica - 17 x 23,5 cm - 350 pagg.
- Fuori commercio. - Può essere richiesto direttamente all'Autore presso la Federazione di Latina
dell'Istituto del Nastro Azzurro.
Si tratta di una delle tante
fatiche letterarie del professor Michele Maddalena,
socio della Federazione di
Latina e ben noto ai lettori
de "Il Nastro Azzurro" perché protagonista di altri tipi
di fatiche: le famose marce
con cui attraversa l'Italia in
lungo ed in largo chiedendo
ai rappresentanti delle istituzioni locali, con atti puramente simbolici, come la
firma di una pergamena, di
farsi interpreti di messaggi
dall'alto valore storico e
morale. Dopo una prefazione autografa, in cui l'Autore intende raccontare le
difficoltà tecniche e spesso "politiche" che ha dovuto affrontare e superare nella realizzazione dell'opera e del monumento ai Caduti ad essa collegata,
inizia la lunga elencazione delle biografie dei Caduti
formiani della seconda guerra mondiale. L'elenco è
suddiviso per tanti blocchi annuali quanti furono gli
anni di durata del conflitto, ognuno dei quali è aperto con un breve riepilogo dei principali eventi bellici
che lo caratterizzarono. Di notevole valore storico
locale, il libro è soprattutto un omaggio a quei
Caduti, praticamente sconosciuti ai più, che vengono ricordati solo dalle rispettive famiglie ma che
comunque donarono la loro giovane vita per la
Patria.
IL PARTIGIANO MONTEZEMOLO di Mario Avagliano
- Franzinelli Dalai Editore, Milano, 2012, p. 416, ¤
22,00.
Fa riflettere che il tempo trascorso tra l’uscita della
prima biografia esaustiva dedicata a Giuseppe
Cordero Lanza di Montezemolo e il sacrificio dell'alto ufficiale del Regio Esercito alle Fosse Ardeatine
sia di ben sessantotto anni. In sostanza, c'è voluto lo
stesso tempo che separa il 1848 dalla prima Guerra
mondiale: come se di
Goffredo Mameli o Luciano
Manara si fosse timidamente iniziato a sapere
qualcosa grazie agli studi di
Benedetto Croce sulla storia del Risorgimento. La
storiografia
antifascista
dovrebbe iniziare a recitare
il mea culpa; è infatti difficilmente spiegabile il silenzio imbarazzato che regna
da mezzo secolo sul ruolo
(spesso determinante) che
ebbero i militari delle Forze
Armate nella guerra di
Liberazione.
46
Bene fa quindi Mario Avagliano a soffermarsi sull'inaccettabile ritardo con cui si arriva a indagare su
questa e altre figure nobili di ufficiali del Regio
Esercito, e a riportare in virgolettato gli accenni
(spesso gratuitamente sprezzanti) con cui alcuni tra
i più noti scrittori di vicende resistenziali hanno
liquidato l'esperienza umana e civile di un uomo,
non ancora quarantatreenne, che in nome del proprio giuramento e dei valori a cui era stato educato,
mise volontariamente in gioco la propria vita nella
Roma occupata dai nazisti. Montezemolo nel 1940'43 era stato uno del migliori ufficiali di Stato
Maggiore dell'Esercito, e fu probabilmente per le
sue capacità tecniche ed umane che fu incaricato
"sul campo" dal governo regio di Brindisi di coordinare l'attività del Fronte Militare Clandestino nella
Capitale. L'azione del colonnello e dei suoi collaboratori nacque e si sviluppò in condizioni improbe,
nel costante timore di delazioni soprattutto da parte
di ex colleghi passati alla repubblica di Mussolini.
Per quattro mesi egli ottiene fiducia non solo per il
governo di Pietro Badoglio, ma anche per i protagonisti del Comitato di Liberazione Nazionale.
Formidabile nella raccolta informazioni, decisivo in
decine di azioni di sabotaggio ai convogli nazisti,
indispensabile per tenere i contatti non sempre
agevoli fra gli esponenti politici e quelli militari
della Resistenza romana, Montezemolo emerge da
questo studio come una figura centrale della lotta di
Liberazione.
Poi l'arresto, le torture e la fine tragica.
GASPARE BOLLA CAVALIERE PERDUTISSIMO di
Maurizio Lanza e Rosellina Piano - Editore Umberto
Soletti - 88 pagine, 25 Euro
Maurizio Lanza, colonnello d'aviazione in pensione,
con la moglie Rosellina Piano, ha realizzato la biografia di Gaspare Bolla, da provetto cavaliere a pioniere
del
volo.
Specializzatosi nella storia
di fine '800 e inizio '900,
Lanza ha tratteggiato la
figura di questo eroico personaggio, nato il 28 luglio
1874 a Villa Marchi. Nella
sua epoca lasciò profondamente il segno, tant'è che
Gabriele D'Annunzio lo
definì «perdutissimo», perché temerario e sprezzante
del pericolo. Campione di
equitazione, ufficiale di
cavalleria, durante la guerra di Libia nel 1911/12 si
cimentò nei voli, i primi a
scopo bellico. E sul fronte
cadde durante la Grande Guerra nel luglio del 1915
con il suo velivolo Blériot. Lanza ha impiegato un
anno a ricostruirne le vicende ed è anche riuscito a
scovare un suo discendente a Roma, il conte
Roberto Bolla, che ha finanziato la pubblicazione,
oltre a mettere a disposizione un ricchissimo apparato iconografico. Il volume è di gran pregio, con
foto a colori e copertina cartonata.
IL NASTRO AZZURRO
AZZURRI NELL’AZZURRO DEI CIELI
FED. ANCONA:
Fiordelmondo
Claudio
FED. FERRARA: Luisa Collevati Romani; Sig.ra Joje
Guzzinati Darinka
FED. AREZZO: Socio Benemerito Comm. Elio
Faralli; N.D. Iris Savelli vedova dell'Azzurro Col.
Luigi Monti (4 MAVM - 1 MBVM); Sig. Mario Fratini
figlio dell'Azzurro Domenico CGVM
FED. FIRENZE: Socia Prof.ssa Carla Guiducci
Bonanni
FED. BERGAMO: Ten. Col. (R.O.) Edoardo Cristofari
FED. MESSINA: Cav. S.Ten. T.O. Rocco Selo Magistri
Presidente Onorario della Federazione (CGVM e
MBVM)
consigliere
Cap.
FED.BIELLA-VERCELLI: Padre Accursio (Frate
Francescano) Cappellano Benemerito della
Federazione
FED. CHIETI: Comm. Biagio Rossi Presidente della
Federazione e Consigliere Nazionale (Gr. Inv. - 2
M.A.V.M.)
FED. LECCO: Cav. Diego Saccardi M.A.V.M.
FED. PISTOIA: Sig.ra Maria Luisa Reali
FED. ROMA: cav. m.llo Antonio Murroni
FED. VICENZA: Sig.ra Elisabella Maria Tessarollo
Piotto
FED. CUNEO: N.H. Giovanni Battista Danna MAVM
Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo cordoglio della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri.
POTENZIAMENTO DEL PERIODICO
€ 50,00 Clara Pastore in memoria del Sergente Maggiore Raffaele Pastore e del
Caporal Maggiore Antonio Salvatore Giampietro - Fed. Benevento
€ 50,00 Aldo Bove - sez. Nardò (LE)
€ 50,00 Rosa Letizia Scaringi in memoria del padre Alberto Scaringi Decorato
di n.1 MAVM e n.3 MBVM - Fed. Caserta
€ 40,00 Rina Lucchesi - Fed. Milano
€ 30,00 Noemi Trapani Dallari in memoria del marito Gen. D.A. Enrico Dallari Fed. Roma
€ 25,00 Antonio Ortisi - Varedo (MB)
€ 20,00 Salvatore Grisanti - Sez. Isnello (PA)
€ 20,00 Giulio Morigi - Fed. Rimini
€ 20,00 Mario Polidoro - Fed. Chieti
€ 20,00 Mario Gherardi - Sez. Sansepolcro (AR)
€ 20,00 Dino Varini - Fed. Genova
€ 20,00 Annita Bellini Fed. Savona
€ 20,00 Maria Mellis - Fed. Cagliari
ERRATA CORRIGE
n. 1-2013
Pag. 23 nell’Elenco delle Federazioni, l’e-mail esatta della Federazione di Bologna è:
[email protected]
n. 2-2013
Pag. 19 - seconda colonna: nell'articolo intitolato "Il Giorno del Ricordo", del (Socio Federazione di Padova),
alle fine del penultimo capoverso, compare tra virgolette e in corsivo la seguente frase, attribuita al
Presidente croato Josipovic: “Sono convinto che la presenza italiana rimasta abbia la funzione di ravvivare
una storia che fino a 150 anni fa ha visto l’Adriatico come elemento di unione e convivenza, riportando il più
possibile le cose secondo natura”. Trattasi invece di pensiero dello stesso gen. Ricciardi . Rettifichiamo il
refuso grazie al chiarimento dell’autore.
IL NASTRO AZZURRO
47