1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati
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1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati
1) 2) 3) 4) 5) 6 7) 8) 9) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi Portachiavi smaltato Orologio Crest grande Labaretto Emblema Araldico Cartolina, cartoncino doppio e busta Fermacarte in onice 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) Posacenere Attestato di Benemerenza Cravatta: disponibile in polyestere e seta Foulards in seta Mug Fermacarte peltro Copricapo a bustina Quadro con emblema araldico del Nastro Azzurro Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che, in caso di carenza di materiale, possono richiederla alla Presidenza Nazionale dell’Istituto. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale. PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO LXXIV - N. 3 - MAG./GIU. 2013 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 MP-AT/C-CENTRO/RM PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE SOMMARIO In copertina “Il Presidente della Repubblica” In questo numero: pag. 7 Furto MOVM di Ettore Viola pag. 10 Povera Italia! pag. 17 Papa Francesco • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Sommario Editoriale: Speranza Lettere a “Il Nastro Azzurro” La Presidenza Nazionale comunica Notizie stampa Xiii Congresso dell’UNSI Alemanno spegne la luce 90° Anniversari dell’A.M. Bandito il Premio “De Cia” 2013 Il principe Massimo visita l’Istituto Povera Italia! Vivi le Forze Armate Umberto II ricordato a Villa Ada Papa francesco Via Vincenzo Capelli MOVM La campagna di Tunisia Bengasi: un paradiso perduto MOVM eccellenti: Luigi Gentile Lecco ricorda Antonio Badoni Gloria a voi soldati del Grappa I 100 anni della Coppa Schneider Ciao Ovidio! Parliamone ancora Notizie in Azzurro Azzurri che si fanno Onore Cronache delle Federazioni Recensioni Consigli Direttivi Potenziamento del periodico Oggettistica del Nastro Azzurro Pag. “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” 2 3 4 6 7 8 8 8 9 9 10 14 16 17 18 20 22 24 28 31 32 33 34 36 37 38 46 47 47 48 COME COLLABORARE La collaborazione a “Il Nastro Azzurro” è aperta a tutti ed è a titolo gratuito. I testi possono pervenire per posta elettronica oppure possono essere inviati alla redazione su supporto informatico (CD-Rom o DVD). Le immagini in formato elettronico devono essere “ad alta risoluzione”. Testi e foto, anche se non pubblicati, NON si restituiscono. “Il Nastro Azzurro” ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 - (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) - Bimestrale - Anno LXXIV - n.° 3 - Maggio-Giugno 2013 - Poste Ital. S.p.A.: Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - MP-AT/C-CENTRO/RM - Direz. e Amm.: Roma 00161 p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org - E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Francesco Maria Atanasio, Graziano Maron, Anna Maria Menotti, Carlo Minchiotti, Giuseppe Picca, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: Maggio 2013 - C.F. 80226830588 - Il Nastro Azzurro viene inviato a tutti i soci dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, ma è anche possibile, per chi non è socio dell’Istituto del Nastro Azzurro, riceverlo abbonandosi. Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” - ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 Abbonamenti: Ordinario: 20 Euro, Sostenitore: 25 Euro, Benemerito: 30 Euro e oltre. Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 2 IL NASTRO AZZURRO EDITORIALE: SPERANZA della scomparsa del Comandante Giorgio Zanardi. i ero ripromesso Non voglio ripetere frasi o pensieri che avete di scrivere queavuto modo di leggere in queste pagine, aggiungo sti miei pensieri solo che mai come in questo anno ho sentito parsubito dopo l’elezione ticolarmente la mancanza della sua esperienza e del Presidente della dei suoi consigli puntuali. Abbiamo deciso di comRepubblica e quindi, memorarlo con la creazione di un riconoscimento prima di conoscere gli che premi persone in possesso di particolari intendimenti che caratteristiche che ricordino il nostro saranno espressi da Giorgio Napolitano a Camere Comandante. Nel prossimo numero comunicheriunite, esprimo la mia personale soddisfazione remo maggiori dettagli. per la sua rielezione alla massima carica dello In questo periodo, pur avendo limitato la mia Stato. Soddisfazione che trae origine non solo partecipazione ad avvenimenti programmati in dalla mia stima personale verso un Presidente località raggiungibili in poche ore dalla mia resiche, pur provenendo dalle fila di un partito politidenza, ho assistito a celebraco di ideologia ben caratterizzioni organizzate dalle nostre zata, ha svolto il suo primo Sono sempre più convinto che Federazioni che hanno visto mandato al di sopra delle quando la nostra attività non si la presenza e l’intervento parti, ma anche dal gran limita alla partecipazione passiva delle massime autorità prosospiro di sollievo scaturito alle varie cerimonie istituzionali ma vinciali. È il risultato di un dal mio petto nel momento in diventa propositiva, trainante ed riconoscimento tributato non cui altre candidature sono inedita, attira un’attenzione solo all’Istituto ma anche ai state bocciate. Adesso, dopo particolare sull’Istituto e suoi responsabili locali che hanno mesi dalle elezioni, i nostri compiti istituzionali. saputo coinvolgere in modo cari politici sembra abbiano totale le Istituzioni. Le parole trovato finalmente un accordi apprezzamento che ho udito a Como, alla predo che potrebbe assicurare un governo stabile in sentazione di un volume dedicato alle Medaglie grado di fronteggiare una situazione economica d’Oro del territorio, e a Novara, nella cerimonia in precaria con provvedimenti mirati e non estempomemoria dei Caduti, sono la testimonianza che ranei. l’impegno e le buone intenzioni vengono sempre Non possiamo certamente dimenticare la premiate specie se riescono a toccare alcuni tasti ricorrenza del 25 aprile, data fondamentale nella sensibili. Sono sempre più convinto che quando la nostra storia patria. Il nostro memore ricordo va nostra attività non si limita alla partecipazione pertanto a tutti coloro che hanno contribuito nei passiva alle varie cerimonie istituzionali ma Reparti regolari delle Forze Armate e nelle diventa propositiva, trainante ed inedita, attira Formazioni Partigiane alla liberazione dell’Italia un’attenzione particolare sull’Istituto e suoi comdall’occupazione nazista. A loro accumuniamo piti istituzionali. tutte le vittime innocenti delle stragi e delle rapUn caro saluto azzurro. presaglie che hanno caratterizzato le fasi più cruente della guerra di Liberazione. Carlo Maria Magnani Ricorre in questi giorni il primo anniversario M DONIAMO IL 5 PER MILLE AL NOSTRO ISTITUTO Come ogni anno, si avvicina il momento della consegna della Denuncia dei redditi con la quale è possibile destinare il “5 per mille” dell’IRPEF a sostegno delle attività dell’ Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti Decorati al Valor Militare , come Associazione riconosciuta che opera nei settori di cui all’art.10, comma 1, lettera a, del DLG n.460/97. Sia il Mod. UNICO che il Mod. 730 permettono di compiere tale scelta, per tanto invitiamo tutti i lettori ad utilizzare questo strumento per sostenere gli impegni che il nostro Istituto si è assunto, cioè diffondere, in particolare nelle giovani generazio ni, il rispetto e l’amore per la Patria e la conoscenza dei doveri verso questa; assistere gli iscritti e salvaguardare gli interessi morali e materiali della categoria; mantenere vivi i contatti con le Forze Armate e con le Associazioni Combattentistiche e d’Arma. La scelta può essere espressa apponendo, nell’apposito spazio, la propria firma ed inse rendo il Codice Fiscale dell’Istituto 80226830588 e non comporta alcun onere a carico del contribuente. IL NASTRO AZZURRO 3 LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO” Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e Direttore Editoriale della rivista “Il Nastro Azzurro”. Spett.le Associazione del Nastro azzurro, già vice Presidente Provinciale della A.N.B. di Firenze, sono a conoscenza che il simpatizzante Volpini Iuri, valido componente della Fanfara fiorentina, abitando in quel di Certaldo si era messo, a suo tempo in contatto con il Sindaco di detta cittadina per far sì, che nel luogo ove è nato il Bersagliere "Aldo Marzi", Medaglia d'Argento al Valor Militare, al quale è intitolata la nostra Sezione, venisse eretto un Cippo con l'effige dell' Eroe. Le trattative sono andate avanti e sembrava che tutto procedesse regolarmente quando l' ANPI del circondario, asserendo - senza documentazione alcuna - che il padre del su nominato Aldo, aveva compiuto, durante il Fascismo, delle azioni riprovevoli, cosa per altro che non investe il figlio, non voleva che il nome del Marzi figurasse sul Cippo. Per accontentare i medesimi, è stato messo in atto questo riprovevole inganno: di erigere si, come è stato fatto il Cippo recante il volto del Bersagliere Aldo Marzi ma di non mettervi il suo nome ma la scritta generica, poco visibile: "Ai Bersaglieri Caduti" Per inciso la scultura è stata realizzata dal capo fanfara, Bersagliere Giuseppe Caselle che, compiuta l'opera l'ha generosamente donata alla Sezione. L'inaugurazione è avvenuta appunto domenica 27 Maggio (2012). Il Monumento è una costruzione in mattoni che reca, incastonato un riquadro raffigurante il volto, ben riconoscibile del Marzi con sulla destra, nello sfondo un gruppo di bersaglieri marcianti che rendono l'insieme un manufatto veramente pregevole. La mattina, i Bersaglieri, giunti da Firenze, fanfara in testa con Labaro Sezionale hanno presenziato, al cospetto del Sindaco di Certaldo e delle autorità invitate la manifestazione ascoltando i vari discorsi di circostanza che tutti eludevano volutamente il nome dell'Eroe. Tutto ciò alla presenza della popolazione, plaudente, ignara e presa in giro dalla falsa cerimonia. Ritenendo ignobile un simile raggiro, per il decoro dell'Arma dei Bersaglieri che in guerra e in pace hanno sempre dimostrato il loro Valore meritando si Medaglie e riconoscimenti di alto merito; ma principalmente per l'"Onore" che spetta ad un Caduto per la Patria, Medaglia d'Argento al Valore Militare, chiedo che il Ministero della Difesa e L'Associazione del Nastro azzurro, si adoperino per mutare l'odioso imbroglio concepito e compiuto facendo sì che sul monumento che reca, ripeto, l'effige del valoroso Bersagliere vi sia inserito non solo il suo nome, ma anche la motivazione della Medaglia d'Argento, nobilmente meritata: "Ufficiale valoroso più volte volontario in rischiose azioni di guerra recatosi spontaneamente con una pattuglia ad eliminare nuclei avversari che battevano efficacemente il proprio centro, veniva ferito. Sopportando ogni sofferenza, e ricusando ogni soccorso continuava ad incitare i suoi alla lotta sino a che scagliandosi da solo con lancio di bombe a mano contro un'arma automatica improvvisamente rilevatasi, cadeva da prode." Molcheltat (Tunisia) 20 Marzo 1943. Non so quali provvedimenti prenderà la Sezione di Firenze, che in copia mi legge, nei miei confronti per questa mia iniziativa. Come bersagliere sono estremamente indignato e sinceramente ciò non mi interessa. Mi chiedo: se nel futuro all'ANPI stesse oltremodo scomodo il nome dell'Eroe, cosa potrebbe accadere? Che la Sezione di Firenze debba cambiarne il nome? Si dovrà in seguito togliere dai Medaglieri e dal Labaro quella medaglia d'Argento tanto ... a loro invisa? Prima di informare la stampa e dare quel risalto dovuto all'avvenimento, attendo l'esito di questa mia istanza. Con ossequi. Gr. Uff. Bersagliere Corrado Liberati Gent.mo Liberati, dopo la lettura della Sua appassionata lettera mi sono adoperato presso le autorità locali per sapere come mai si era deciso di modificare l'intitolazione del monumento secondo quanto da Lei riferito e, vorrei dire, nel miglior stile italiano ... nessuno mi ha saputo (o voluto) dire nulla: tutti cadevano dalle nuvole; tutti quelli con cui ho parlato erano convinti che il monumento fosse genericamente intitolato "Ai Bersaglieri Caduti" e nulla più. Chiaramente, una situazione di questo tipo, mai mutata nei diversi miei tentativi esperiti per tutti questi mesi (non molti, ma sufficienti), mi impedisce di compiere qualsiasi passo, se non quello di dare, in questa rubrica, adeguati ospitalità e risalto alla Sua denuncia nella speranza che tale atto faccia venire allo scoperto qualcuno che conosce la situazione e si assuma la responsabilità (altra cosa difficile in questa strana Italia, al giorno d'oggi) di spiegare le motivazioni, qualora ve ne fossero state, del cambio di intitolazione del monumento. Questa vicenda mi permette ancora una volta di sottolineare come la seconda guerra mondiale abbia creato una spaccatura profonda nella società italiana, e come tale risultato continui a minarne qualsiasi prospettiva futura. Non vorrei ripetermi, ma è evidente come il sole che, se a settant'anni di distanza ancora non si riesce a consegnare quelle vicende alla storia e si utilizzano fatti, episodi e personaggi dell'epoca per "tagliare la strada" a chi oggi vorrebbe vivere in libertà vera e in democrazia conclamata, facendo autonomamente le proprie 4 IL NASTRO AZZURRO scelte, senza per questo doversi sentire in colpa o sminuito di alcunché, la libertà e la democrazia di cui i discorsi ufficiali pronunciati dalle nostre autorità istituzionali abbondano, in realtà sono ancora da conquistarsi. Ad una precisa domanda circa il tempo da attendere prima che tali pregiudizi vengano superati uno storico mi ha risposto “ancora due generazioni”. Spero solo che sia pessimista. Non aggiungerei altro se non l'invito a constatare quanto ho appena scritto in un fatto evidente: l’enorme difficoltà che avuto la classe politica, appena "rinnovata" dalle recenti elezioni, nel dare un governo alla Patria e le motivazioni profonde che esistono dietro questa difficoltà. Egregio signor Presidente e Direttore, una volta di più devo apprezzare, ed essergliene grato - congratulandomi con Lei ed i suoi collaboratori alla bella rivista "Il Nastro Azzurro", che ricevo regolarmente come iscritto all'Istituto - la correttezza, l'obiettività ed il profondo rispetto per le verità storiche, dopo tante fandonie ed imbecillaggini sull'argomento, che da 70 anni infestano la storia italiana. Mi riferisco all'eccellente e dettagliato articolo sul n.° 1 del gennaio di quest'anno del "Nastro Azzurro", a firma dell'avv. Francesco Atanasio, Presidente della Federazione di Siracusa del nostro Istituto, intitolato "1943: l'Italia nella tempesta - Dall'armistizio al Regno del sud". Articolo dove finalmente, come del resto da voi scritto altre volte, si riferisce la verità sui tragici eventi dell'8 settembre 1943, con l'inevitabile per l'Italia armistizio con gli alleati e, successivamente, con la coraggiosa, e non facile, decisione di Re Vittorio Emanuele III (non facile perché anche ben sapeva il sovrano, che - per il bene della Patria, egli metteva in rischio il futuro della Dinastia, come sempre fatto in casa Savoia), di trasferirsi nel solo lembo di terra del Regno ancora libera da tedeschi e alleati. Ed il trasferimento fu fatto su automobili fino alla costa adriatica, battenti il "guidoncino reale". Ma era l'unica soluzione possibile nelle circostanze. Altro che fuga! Conosco bene il signor Paolo Nello e so quanto sempre gli siano state a cuore la verità e la correttezza sugli avvenimenti dell'8 settembre 1943, con la "vulgata" della cosiddetta "fuga" del Re, come ha scritto, nell'articolo menzionato dall'avv. Atanasio, pubblicato da "Nuova storia contemporanea" del 4/2012. A conclusione del suo articolo, l'avv. Atanasio scrive: "Se (l'Italia) vi sopravvisse (alle rovine che colpirono Germania e Giappone), pur umiliata, ferita e sanguinante, lo si deve agli uomini con le "stellette" ed alla Corona, l'unica istituzione veramente condivisa nella sua breve storia unitaria, che nei tragici momenti del 1943 seppe vedere dov'era "Il bene della Patria". Parole più vere è difficile trovarle. Le sarò grato signor Presidente, se potrà fare girare all'avv. Atanasio queste espressioni della mia stima e, grazie anche a Lei per come dirige l'Istituto e il Nastro Azzurro. Mi creda: con i più cordiali saluti. Franceso Carlo Griccio (Uff.le di collegamento del R. Esercito con l'VIII Armata Britannica) Gent.mo Griccio prendo atto con piacere delle belle parole di apprezzamento che Lei ha voluto esternarmi nella Sua lettera, che ho girato in copia all'avv. Atanasio, e desidero cogliere l'occasione per un ulteriore approfondimento dell'episodio di cui Vittorio Emanuele III fu costretto dagli eventi ad essere protagonista. In realtà, è da tempo che gli storici seri non prendono più in considerazione la "vulgata" della "fuga del Re" perché lo stesso armistizio prevedeva lo spostamento del Governo e delle Istituzioni italiane in un luogo sicuro, diverso da Roma, finché la città eterna fosse rimasta sotto l'eventuale controllo tedesco. Oggi, a distanza di settant'anni da quei terribili eventi, comincia a farsi strada piuttosto l'esigenza di comprendere come fosse stato possibile che, dopo l'attenta regia con cui lo stesso Vittorio Emanuele III, a deposizione di Mussolini avvenuta, aveva gestito la delicatissima fase di avvicinamento agli Alleati per poter concordare un armistizio, egli non avesse preso in considerazione la più banale delle precauzioni: come far uscire l'Italia dalle ostilità. In effetti, la storiografia antimonarchica (quindi di parte), con la sua "vulgata" cui abbiamo fatto cenno, ha da sempre creato una cortina fumogena che ha fatto rimanere sullo sfondo una ben più terribile questione: il fatto che l'armistizio non sia servito praticamente a nulla: anzi! Infatti, l'Italia, che dalla metà del 1942 stava subendo colpi sempre più forti ai quali stava opponendo una resistenza sempre meno convinta, con l'armistizio sarebbe dovuta uscire dal conflitto e rendere alla diplomazia il compito di gestire il trattato di pace. Invece, il tutto si è risolto con una sorta di "cambio di bandiera", accreditandoci ancora una volta la poco invidiabile nomea di "nazione voltagabbana", la divisione di fatto del territorio nazionale in due zone costituenti ancora il "campo di battaglia" per altri due lunghi e sanguinosi anni di guerra. Questo pessimo risultato, poi, è stato condito con la triste conseguenza della spaccatura sociale, ancora oggi profondissima, nell'animo degli italiani che si sono trovati "soli" di fronte ad una scelta morale, politica ed ideologica alla quale il governo dell'epoca non aveva dato alcuna risposta, anzi, se ne era sottratto per due lunghissimi giorni: quelli necessari a spostarsi a Brindisi. Due giorni durante i quali la struttura militare e sociale italiana, già immensamente provata, ha ceduto. Quindi, appurato che il Re non fuggì (la prova sta nel "guidoncino" sulla vettura reale di cui Lei giustamente fa menzione), ma si spostò a Brindisi, è anche doveroso ammettere che lo spostamento doveva collocarsi in priorità successiva alle attività politiche e militari con le quali il governo e la corona dovevano gestire l'uscita dell'Italia dal conflitto. All'obiezione sulla potenza militare dei tedeschi presenti in Italia, si può solo rispondere che essi poterono gestire l'occupazione in una maniera che più facile non si può immaginare, proprio grazie all'errato ordine di priorità di cui sopra. Quindi, è vero che Vittorio Emanuele III non fuggì (e ci mancherebbe!), ma ciò non significa che abbia gestito in maniera perfetta la delicatissima fase dell’attuazione dell'armistizio. IL NASTRO AZZURRO 5 LA PRESIDENZA NAZIONALE COMUNICA 90° ANNO DI FONDAZIONE DELL 'ISTITUTO Sarà celebrato a livello nazionale nella Giornata del Decorato (sabato 25 maggio alle ore 10,15) nel tratradizionale omaggio all'Altare della Patria. CONGRESSO NAZIONALE Si terrà a Roma nei giorni 9 e 10 novembre. È pertanto necessario conoscere al massimo entro la fine di maggio il numero di coloro che intendono partecipare tenendo conto che, come già più volte anticipato, l'Istituto non potrà farsi carico delle spese relative al viaggio ed al soggiorno dei congressisti. Gli aspetaspetti particolari verranno specificati in un’apposita circolare. Sarà importante che le Federazioni propongano le candidature per tutte le cariche a livello nazionale, tenendo conto che i candidati dovranno avere una pluriennale esperienza almeno a livello provinciale, non essere incorsi in provvedimenti disciplinari, essere in possesso di spirito di iniziativa e garantire, una volta eletti, la loro disponibilità. Si prevedono alcune importanti modifiche dello Statuto che dovranno comportare drastiche riduzioni a livello nazionale (eliminazione della GEC, Consiglio Nazionale al massimo di 9 persone, introduzione del Collegio dei Probiviri) per rendere il processo decisionale più rapido. In tale ambito si intende anche conoscere le proposte in merito alle varianti da apportare allo Statuto che potranno pervenire dai Consigli Direttivi di tutte le Federazioni, specie nella parte che tratta gli organi direttivi nazionali e provinciali. ASSOCIAZIONE ITALIANA SCLEROSI MULTIPLA (AISM) L'AISM ha proposto all'Istituto del Nastro Azzurro di collaborare mediante il sostegno alle attività sociasociali che si concretizzano nel fornire volontari nelle loro manifestazioni esterne, come già avvenuto per “La Gardenia dell'AISM” 8, 9 e 10 marzo (dedicata alle donne con sclerosi multipla) e come potrà avvenire per “Una Mela per la Vita”, prevista nel mese di ottobre (dedicata ai giovani colpiti dalla malattia). La nostra collaborazione verrà pubblicizzata a livello nazionale e costituirà un veicolo informativo della nostra attività. Le Federazioni verranno contattate singolarmente dall'AISM e sono ovviamente autorizzate a fornire, se possibile, il loro supporto. SOTTOSCRIZIONE A FAVORE DELLE FAMIGLIE DEI MARINAI DECEDUTI A GENOVA La Presidenza Nazionale dell’Associazione Marinai d’Italia, considerata la grave sciagura che ha colpito il Corpo delle Capitanerie di Porto con la perdita di sei Marinai a Genova la notte del 7 maggio 2013, apre una sottoscrizione volontaria in favore delle famiglie degli stessi. I versamenti possono essere eseguiti come segue: Bonifico bancario: bancario: Intestato: Associazione Nazionale Marinai d’Italia P.N. Istituto di Credito: UNICREDIT Agenzia Roma Ministero Marina 36041 Iban: IT 28 J 02008 05114 000400075643 Codice BIC Swift: UNCRITM1 B94 Causale: pro famiglie Marinai caduti a Genova Conto Corrente Postale: Postale: n. 26351007 Intestato: Associazione Nazionale Marinai d’Italia P.N. Piazza Randaccio n. 2 - 00195 ROMA Iban: IT 74 O 07601 03200 000026351007 Causale: pro famiglie Marinai caduti a Genova La somma totale raccolta sarà impiegata in accordo con il Comando Generale delle Capitanerie di Porto. ANNO CONTRIBUTO ORDINARIO DEL TESORO 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 6 18.990 14.990 14.990 14.990 14.990 13.350 9.993 CONTRIBUTO STRAORDINARIO DIFESA 49.998 49.998 42.063 24.490 2.990 2.798 2.798 IL NASTRO AZZURRO NOTIZIE STAMPA Da notizie di stampa si è appreso che le Medaglie d'Oro al Valor Militare di Ettore Viola e di Nazario Sauro, Eroi pluridecorati della prima guerra mondiale, custocustodite presso il Museo del Vittoriano, sono state trafugate. Il valore venale dei cimeli non può eguagliare in alcuna maniera il loro Valore storico per la Patria, e simbolico e affettivo per le famifamiglie che le hanno donate al museo. Inoltre, qualora la notizia rimanesse sconosciuta ai più, tali Medaglie potrebbero acquisire un elevato valore numismatico sul mercato delle militaria. Al fine di evitare che ciò accada, la Presidenza Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro ha diffuso un comunicato stampa, allo scopo di rendere noto il grave episodio e chiamare contemporaneacontemporaneamente l’Istituto, nella sua interezza, cioè tramite tutte le Federazioni, le Sezioni, i Gruppi e i singoli Soci, a fare opera di divulgazione della notizia, anche coinvolgendo la stampa locale e utilizzando internet, affinché chi si fosse impossessato fraudolentemente delle Medaglie dei due Eroi, non possa speculare in nessuna maniera sul valore di oggetti notoriamente di provenienza furtiva. Quindi, tutte le Federazioni sono state invitate a mettersi anche a disposizione delle Forze dell'Ordine, in particolare dell'Arma dei Carabinieri, allo scopo di fornire, qualora richiesta, consulenza sui ritrovamenti di materiale di origine furtiva che possa essere in qualqualsiasi maniera collegato a cimeli storici e militari. LA VEDOVA DELL’EROE: TENUTA ALL’OSCURO DEL FURTO « Sono arrabbiata, mi sento offesa. Nessuno mi ha informata, nesnesLa MOVM trafugata suno mi ha detto niente. " Ha dichiarato indignata a "Il tempo" la signora Palma, vedova di Ettore Viola, quando ha avuto notizia del furto dalla nipote, che a sua volta lo ha appreso navigando in internet. " Nel ’78, con mio marito abbiamo consegnato al Museo per la Storia del Risorgimento italiano il medagliere, diciotto pezzi. Abbiamo pensato di metterle al Vittoriano a dispodisposizione delle future generazioni, compresa la Medaglia d’Oro al Valor Militare ». Ed è proprio quella che a marzo è sparita al Vittoriano, dalla teca dedicata a Ettore Viola, fondatore dell'Istituto del Nastro Azzurro, assieme a un’altra presa daldall’espositore dei cimeli dell’altro eroe della prima guerra mondiale, Nazario Sauro. « Non hanno salvaguardato queste cose. E poi mi sento offesa due volte. Non le hanno tutelate e non difendono i valori patriottici su cui si fonda la nostra nazione. È grave. Non volevo essere messa in questa situazione » Ha aggiunto la signora Palma esprimendo il proprio disappunto anche circa il vero valore della Medaglia: « A parte l’etto e mezzo di oro, ha un valore simbolico: Servizio per la nazione. Mio marito l’ha servita in guerra e anche nella vita pubblica ... Se questi Valori, oggi, non vengono additati da nessuno è chiaro che vanno in disuso. È quello che sta avvenendo. Ma le cose possono cambiare. Ci sono ragazzi che sono andati a pulire le scritte sui marmi del sacrario sul Monte Grappa, senza che nessuno glielo abbia Ettore Viola e la signora Palma all’epoca della detto » (vds. pag. 31, n.d.r.). donazione del Medagliere IL NASTRO AZZURRO 7 XVIII CONGRESSO DELL’UNSI L'Unione Nazionale Sottufficiali d'Italia (UNSI), presieduta da oltre sei anni da Arturo Malagutti, ha celebrato, dal 9 al 12 aprile, ospite della Scuola Specialisti dell'Aeronautica Militare presso la Reggia di Caserta, il suo XVIII Congresso Nazionale dei Delegati. In appendice al Congresso, allo scopo di discutere ed approfondire un tema ritenuto importante nell'attuale momento politico-economico del Paese, si è svolta una Tavola Rotonda sul tema: "La Riserva in Italia, una risorsa da utilizzare" alla quale sono intervenuti, oltre ad autorità politiche e militari, il gen. Geoges Lebel Presidente del N.R.F.C. (Nato Reserve Forces Committee) ed il Commander Richard Roll Presidente del C.I.O.R. (Confederation Interallied des Officers de Reserve). ALEMANNO SPEGNE LA LUCE La sera del 28 marzo 2013, alle ore 19:00, il sindaco di Roma, on. Gianni Alemanno, si è recato al Colosseo dove, al suo arrivo, sono state spente le luci per una dimostrazione di solidarieta' verso i nostri marò trattenuti in India. La Presidenza Nazionale di Assoarma, poche ore prima, aveva diffuso un comunicato col quale richiedeva la più ampia e sentita partecipazione alla manifestazione, pur ricordando “... che come concordato in sede di assemblea straordinaria del 27 u.s., la "nostra" presenza dovra' essere a titolo personale senza alcuna insegna rappresentativa ...” La partecipazione dei soci delle diverse Associazioni d’Arma è stata coerente con la tempestività ed il tenore della comunicazione. 90° ANNIVERSARIO DELL’A.M. La cerimonia per il 90° anniversario della Costituzione dell'Aeronautica Militare si è svolta il 28 marzo 2013 in piazza del Plebiscito a Napoli presieduta dal Presidente del Senato Pietro Grasso che ha Decorato la Bandiera di Guerra dell'Aeronautica Militare di Medaglia d'Oro al Merito Civile per il contributo offerto nel soccorso alle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo nel 2009 e di Medaglia d'Argento al Valore Aeronautico il capitano Roberto Grasso, pilota capo equipaggio di elicottero, e il maresciallo Giuseppe Marra, impegnati in missione di recupero feriti in Afghanistan, nel novembre 2009. L’evento è stato occasione per il giuramento degli allievi del corso Pegaso V dell'Accademia Aeronautica di Pozzuoli. Subito dopo il rito di giuramento di fedeltà alla Repubblica da parte degli 81 allievi ufficiali, Piazza del Plebiscito è stata sorvolata dalla Pattuglia Acrobatica Nazionale, che ha steso su Napoli i fumi tricolori. Su invito del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, gen. S.A. Pasquale Preziosa, la piazza applaude e abbraccia idealmente i due maró italiani Massimiliano La Torre e Salvatore Girone in attesa di giudizio in India. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, amm. Luigi Binelli Mantelli, invia il suo pensiero ai due marò e tutta piazza Plebiscito applaude di nuovo. Quando prende la parola il Ministro della Difesa Di Paola, cita d'Annunzio per ricordare "l'audacia, l'osare responsabile, la modernità e il bisogno di cambiamento dell'Italia", quindi il Ministro parla dei due marò italiani e lo fa con 8 commozione: "Guardando negli occhi La Torre e Girone ho chiesto loro di condividere la scelta di sofferta responsabilità del Governo. Forse tanti di voi non hanno condiviso questa scelta. Ne avete diritto. Ma è stata una scelta collegiale. E da piazza Plebiscito, io a Massimiliano e a Salvatore chiedo scusa se non ho potuto farli essere oggi qui con noi", ha detto ancora Di Paola. "Salvatore e Massimiliano hanno responsabilmente fatto propria questa decisione. Non è vero che hanno impiegato cinque ore per dire sì. Non è vero che è stato un ordine, non è stata obbedienza a un ordine ma al loro senso di responsabilità e del dovere, alla loro parola data. Non lasceremo soli i nostri ragazzi fino a che la loro vicenda non sarà conclusa in India e in Italia. Non cesseremo di chiedere con tutta l'energia che siano restituiti ai loro cari ed ai loro reparti". Una cerimonia di fatto dedicata a loro. Napoli: Festa dell’Aeronautica dedicata ai Marò IL NASTRO AZZURRO BANDITO IL PREMIO “DE CIA” 2013 stato bandito il concorso 2013 per il Premio Letterario, annualmente voluto dall'ing. Alberto De Cia in ricordo della propria moglie alla Contessa dr.ssa Caterina De Cia Bellati Canal, cultrice della lingua alloglotta di Timau/Tischlbong (Udine). Il Premio, nelle prime edizioni fu ospitato a Feltre, mentre dal 2010 è curato a Belluno dall'Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, che ne è divenuto il Presidente, e riguarda la cultura delle zone alpine italiane ed è patrocinato dal Ministero dei Beni Culturali, dal Club Alpino Italiano e dal Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (G.I.S.M.). Per chi desiderasse maggiori informazioni, la documentazione storica dei Bandi "De Cia" è tenuta dal sig. Ezio Zanor, presidente dell'Associazione Culturale "Gruppo Storico Penne Nere" e pubblicata sul sito Internet: www.gruppopennanera.it. Il premio, a partire dal corrente anno 2013, è a cadenza biennale, è libero e gratuito e si rivolge a opere, quali libri, tesi di laurea specialistica o di dottorato e CD o DVD di consistente portata, su: - ambito linguistico: dialetti e parlate alloglotte del territorio considerato; - ambito di storia moderna e contemporanea, nonché opere dì attualità: con ricerche anche nelle specificazioni di storia dell'arte, archeologia e personaggi famosi o benemeriti. Sono ammessi a presentare opere al concorso, È oltre al singoli studiosi e docenti, anche case editrici e associazioni culturali. Le opere inviate non dovranno già essere state presentate il edizioni precedenti del Premio. Il premio è di 6.000,00 Euro. L'Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, come Presidente del Premio, indicherà le opere meritevoli di "Diplomi di Merito", con premio in denaro destinato all'autore dell'opera, e quelle per "Premi d'Onore". Questi ultimi proposti dal Donatore e dal Presidente del Premio. Il giudizio della Giuria è inappellabile. Ogni concorrente dovrà presentare la propria opera in triplice copia non restituibile e non rimborsabile, spedendola entro il giorno 2 settembre 2013, alle ore 15,00 (farà fede il timbro postale), o consegnandola direttamente a mano alla Segreteria del Premio, presso l'Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, piazza Piloni 11 32100 Belluno (BL). Il bando completo di tutte le informazioni è reperibile sul sito www.ibrsc.sunrise.it oppure può essere richiesto via e-mail alla segreteria del Premio: [email protected] La cerimonia di premiazione, alla quale tutti i concorrenti sono fin d'ora invitati, avrà luogo sabato 23 novembre 2013 alle ore 15,00 nella Sala "Muccin" del Centro "Giovanni XXIII" - p.zza Piloni, 2 - Belluno. IL PRINCIPE MASSIMO VISITA LA PRESIDENZA DELL’ISTITUTO l termine della solenne funzione celebratasi il 9 marzo nella Basilica del Pantheon in suffragio di Umberto II e di Amedeo di Savoia, Duca d’Aosta, Viceré d’Etiopia, alla quale l’Istituto del Nastro Azzurro ha partecipato col Labaro Nazionale portato dall’Alfiere sig. Giuliano Fefè, ha avuto luogo la gradita visita presso la sede nazionale di don Ascanio dei Principi Massimo, una delle famiglie più antiche e illustri di Roma. Questa antica “gens” capitolina negli anni '30 del ‘900 ebbe a legarsi con i Duchi di Savoia Genova, ramo cadetto della Famiglia Reale italiana principiata con il secondogenito di Carlo Alberto, Ferdinando, decorato di M.O.V.M. per l’assedio della piazzaforte austriaca di Peschiera nel 1848. I figli di Tommaso, secondo Duca di Genova, Luogotenente generale del Re durante la prima guerra mondiale, ebbero a distinguersi in questo conflitto e nella guerra italo-etiopica, venendo ripetutamente Decorati al Valor Militare, e furono soci del nostro Istituto. Hanno accolto l’illustre ospite i Vice Presidenti Nazionali, gen.li Arnaldo Cassano e Giuseppe Picca, il Segretario Generale dott.ssa Anna Maria Menotti e i membri della GEC. A don Ascanio, al cui seguito si trovavano frà Marco Galdini, cappellano di Casa Massimo, il cav. Gianni Ruzzier e l’avv. Fabrizio Nucera, rispettivamente Presidente e Segretario dell’associazione “Rinnovamento nella Il Principe don Ascanio Massimo in visita alla Tradizione", e soci dell’Istituto, è stato omaggiaPresidenza Nazionale del Nastro Azzurro to il crest della Presidenza Nazionale. A IL NASTRO AZZURRO 9 POVERA ITALIA! lla fine abbiamo il nuovo Presidente della Repubblica! Anzi, il precedente: ancora Giorgio Napolitano, nonostante avesse più volte chiaramente affermato di non desiderarlo assolutamente. Ma almeno, la sua elezione ha finalmente permesso di dare anche un governo all'Italia: ora, mi auguro, che questo governo, retto da una strana maggioranza formata da avversari, possa governare sul serio, sebbene le difficoltà sembrano davvero non mancare. Nel frattempo vorrei fare una piccola, modesta analisi del perché ci troviamo in una situazione nella quale sembra che, più è difficile il momento sociale ed economico che viviamo, più la nostra classe politica faccia di tutto per dimostrarsi inadeguata a gestirlo. Tutto nasce, secondo me, all'indomani della seconda guerra mondiale. L'Italia, uscita sconfitta dalla guerra, si era però "liberata" del regime fascista grazie agli alleati. La Monarchia, venne ritenuta responsabile del fascismo e delle sue nefaste conseguenze, e ciò portò al referendum del 2 giugno 1946 che sancì la nascita della nuova forma di stato repubblicano ed elesse l'Assemblea Costituente. La Costituzione, tuttora in vigore, sebbene con qualche piccola modifica, venne quindi promulgata nel 1948, dopo circa un anno e mezzo di lavoro dell’Assemblea. I padri costituenti mutuarono, dal precedente Statuto Albertino, la forma di stato basata sulla "doppia" rappresentanza parlamentare: la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica paritetici e complementari, cioè entrambi devono approvare le leggi nella medesima stesura e formalizzare, col "voto di fiducia", la maggioranza che sostiene il Governo. Una tale forma di Stato doveva avere una legge elettorale che fosse in sincronia con la sua struttura. A Giorgio Napolitano è il primo Presidente della Repubblica al secondo mandato 10 I Costituenti idearono una doppia legge: completamente proporzionale per l'elezione dei deputati, fondamentalmente maggioritaria (con alcuni correttivi) per il Senato. Ciò che non si dice, ma all'epoca era evidente, è il motivo per cui si vollero queste due diverse formule di elezione. La Democrazia Cristiana avrebbe voluto un criterio maggioritario anche per la Camera, ma il Partito Comunista insisté ed ottenne l'altra legge poiché sapeva che così la sua forza elettorale sarebbe stata più condizionante. Sempre il PCI avrebbe voluto una forma di sbarramento al minimo (adesso c'è), ma fu la DC ad impedirlo, affinché potesse contare su una "riserva" di partiti, anche piccoli, con i quali eventualmente allearsi e far fronte alla crescita possibile dei comunisti. Il Senato, ad elezione maggioritaria, dava meno pensieri poiché la DC contava sulla prevalenza nel maggior numero di collegi dei propri candidati. Tutto funzionò abbastanza bene finché la "guerra fredda", continuava a obbligare il PCI all'opposizione perpetua. In realtà, già a partire dagli anni cinquanta, la DC non aveva più la maggioranza assoluta in parlamento e doveva allearsi con altri partiti ideologicamente vicini. Ciò provocava sempre maggiori difficoltà di collaborazione perché un piccolo partito, se si allea con uno molto più grande, è costretto a fare qualcosa di eclatante "ogni giorno" per dare ai propri elettori notizia della propria esistenza. Ciò però obbliga il partito leader della coalizione a governare scendendo continuamente a patti con i propri partner, non importa quanto “piccoli”. Di fatto, ne risulta un governo delle “minoranze”. Per risolvere il problema, nel 1953 la DC tentò per la prima volta di introdurre nella legge elettorale il "premio di maggioranza", cioè quel meccanismo che assegna la maggioranza dei seggi parlamentari (almeno il 50% + 1) al partito che raccoglie il maggior numero di voti (non la maggioranza dei voti, ma il maggior numero, che generalmente corrisponde alla minoranza più numerosa). La modifica fu bloccata dalla fiera opposizione del "Partito dell'Uomo Qualunque", in parlamento solo in quella legislatura e per il quale venne coniata l'espressione ancora oggi in voga di "qualunquista", il cui leader Giannini la denunciò come "legge truffa" IL NASTRO AZZURRO spiegando che il premio di maggioranza consisteva nello spostare al partito di maggioranza relativa seggi che gli elettori avevano dato, con i loro voti, ad altri partiti i quali, per questo, risultavano “truffati”. La legge elettorale rimase quindi quella originale obbligando negli anni la DC ad una sempre minore rilevanza sugli altri partiti con cui era costretta ad allearsi per governare. Il Presidente del Consiglio, ormai, era una carica che andava spesso a leader politici di altri partiti, evidenziando sempre di più il profondo distacco tra la volontà espressa dagli elettori (che designavano ancora la DC come partito di maggioranza relativa), e la libertà istituzionale del Presidente della Repubblica che, in ossequio a logiche di palazzo incomprensibili ai più, spesso assegnava l'incarico di formare il governo a esponenti di partiti evidentemente minoritari. Tale situazione metteva in imbarazzo la DC di fronte ai propri elettori i quali le rimproveravano l'incapacità di governare seguendo una linea politica chiara e confacente alle idee rappresentate in campagna elettorale, poi invariabilmente tradite. La necessità di scendere continuamente a compromessi con i piccoli partiti della coalizione rendeva sempre meno attraente il voto alla Democrazia Cristiana, vista ormai solo come un neppure tanto efficace baluardo contro il comunismo. I governi duravano poco, le alleanze venivano fatte e disfatte, le crisi di governo si susseguivano, in campagna elettorale l'appeal del partito di maggioranza relativa si limitava al solo antagonismo al PCI. L’obbligo di permanenza al Governo della Democrazia Cristiana, poi, stava favorendo anche l’insorgere ed il diffondersi di fenomeni di corruzione, che certo non miglioravano la percezione del partito tra gli elettori. Famosa, a tal proposito, è la frase di Indro Montanelli alla vigilia di una delle tante consultazioni elettorali: "Turiamoci il naso e votiamo DC". Non a caso quindi, sul finire degli anni '80, il dibattito politico sulla legge elettorale fu aperto di nuovo, dall'on. Mario Segni, figlio di Antonio Segni, indimenticato Presidente della Repubblica. Il Moloch sovietico cominciava a dare i primi cenni di sfaldamento, pertanto Segni ritenne ormai i tempi maturi per riprendere il vecchio disegno democristiano dell'elezione totalmente maggioritaria con cui, egli sperava, la DC avrebbe potuto recuperare una ben più solida e consistente maggioranza parlamentare. Per questo, e non per altro, il giovane Segni riteneva che il sistema maggioritario, con cui si eleggono i senatori, dovesse essere esportato anche nella legge elettorale della Camera, sebbene egli andasse affermando che tale sistema, realizzando quel controllo diretto e personale, di tipo anglosassone, tra gli elettori e gli eletti, avrebbe anche riavvicinato alla politica gli elettori che stavano già allora dando segni di disaffezione per un sistema che produceva risultati sempre meno coerenti con quelli delle urne. Ma il referendum popolare da lui promosso poté essere celebrato non prima del 1993, cioè quando l'URSS non esisteva più da un pezzo, "Tangentopoli" stava già spazzando via l'intero pentapartito mentre il vecchio PCI, pur avendo mutato pelle, esisteva ancora: si era significativamente autonominato "La quercia". Segni ebbe successo. Dopo il referendum, la legge per l'elezione dei deputati era diventata uguale a quella per l'elezione dei senatori, cioè prevedeva che in ogni collegio venisse eletto uno solo dei candidati: quello che prendeva più voti. Ma non bastava avere la IL NASTRO AZZURRO l’on. Mario Segni maggioranza dei voti: affinché un candidato fosse eletto occorreva anche che questa maggioranza non fosse inferiore al 25% del totale dei voti espressi. Se nessuno dei candidati di un determinato collegio raggiungeva tale valore minimo, bisognava attendere che si completasse lo spoglio e i "resti", cioè quella quota di voti eccedente il 25% presa da altri candidati dello stesso partito eletti in altri collegi, si redistribuissero in maniera "proporzionale alla loro ripartizione tra i diversi partiti", finché qualcuno dei "quasi" eletti in quei collegi dove nessuno ce l'aveva fatta, poteva finalmente raggiungere la fatidica soglia del 25% dei voti per assicurarsi l'elezione. Compiuta questa operazione, rimanevano ancora pochi seggi da coprire che potevano essere assegnati solo con un criterio completamente proporzionale, proprio come quello in vigore prima del referendum, utilizzando gli ultimi "resti". La percentuale sul totale degli eletti "proporzionali", compiuta l'operazione, comunque non doveva superare il 25%. In realtà, tale percentuale si attestava generalmente intorno al 7% tranne un solo caso che registrò poco più del 9% dei seggi assegnati con criterio proporzionale. Subito dopo il referendum, il famoso Parlamento degli "inquisiti", invece di consentire agli elettori l'utilizzo della legge elettorale così com'era scaturita dal responso delle urne (abolendo gli articoli messi a referendum, la legge elettorale della Camera era praticamente uguale a quella del Senato), ne promulgò una nuova che, "tenendo conto del volere degli elettori" (come ripetevano pappagallescamente i giornalisti RAI in tutti i telegiornali), introduceva su una base di tipo maggioritario, una quota fissa proporzionale del 25% dei seggi. In realtà agli elettori non importava proprio nulla della quota proporzionale del 25%. Essa veniva presentata come volere degli elettori, ma derivava solo dal meccanismo referendario di tipo esclusivamente abrogativo. In pratica, un “danno collaterale” non cercato e non voluto dagli elettori. Ebbene, nonostante l'evidente notevole differenza tra il limite del 25% e la realtà del 7-9%, la legge che 11 venne licenziata all'indomani del referendum di Segni, introdusse il sistema maggioritario per la Camera, con non più un "limite massimo", ma una "quota fissa" del 25% di seggi assegnati in modo completamente proporzionale. L'ideatore del meccanismo fu l'on. Sergio Mattarella, da cui il nomignolo di "Mattarellum" dato alla legge. Non ci vuole Archimede per capire che, in questa maniera, l'obiettivo della maggiore governabilità inseguito da Segni col referendum, venne completamente mancato. Però se ne conseguì in pieno, invece, l'altro, che proprio non interessava agli elettori ma solo agli eletti: la possibilità di far sopravvivere i piccoli partiti, primo motivo di ingovernabilità, al solo scopo di consentire a chi vi militava di poter continuare ad esservi eletto. Sicché, la situazione, nonostante le promesse dei referendari, non migliorò ovviamente di una virgola. Anzi, che la governabilità fosse così fortemente compromessa lo sapeva bene lo stesso Mattarella il quale, al fine di consentirne almeno un minimo accettabile, inserì nella legge un meccanismo in base al quale i partiti singoli, o le coalizioni di partiti che si presentavano alle elezioni insieme, dovessero superare una soglia del 4% dei voti su base nazionale per potersi vedere "riconosciuta" l'elezione dei propri candidati. In tal guisa le coalizioni erano quasi un obbligo ma, ancora una volta, il sistema non funzionò. Le alleanze forzate alla vigilia delle lezioni, giunte in parlamento si logoravano regolarmente in pochi mesi perché i piccoli partiti, nel timore di sparire politicamente, creavano un gran numero di problemi alla coalizione di appartenenza al solo scopo di rendere evidente agli elettori la propria esistenza. Quando ciò avviene tra partiti di opposizione, non ha una gran rilevanza, ma per la coalizione di governo è una vera e propria iattura che si traduce, ancora una volta, nell'impossibilità di governare con serietà, coerenza e tranquillità. l’on. Sergio Mattarella 12 La legge elettorale, sempre sotto accusa, venne di nuovo modificata nel 2005. Ritenendo gli uomini, e non il sistema, i responsabili dell'ingovernabilità, questa volta fu ideata una nuova formula in base alla quale si sarebbero votati solo i seggi. Chi avrebbe occupato quei seggi lo decideranno le segreterie dei partiti con liste bloccate presentate alla vigilia della campagna elettorale. L'intenzione era evidentemente di avere parlamentari molto docili ed accondiscendenti affinché chi ha la responsabilità di governo sia finalmente al riparo dalle trame oscure dei palazzi parlamentari. Non solo: per assicurare finalmente una vera governabilità, la legge, oltre a mantenere la soglia di sbarramento del 4% per i partiti singoli, la eleva al 10% per le coalizioni nella loro interezza, pur riducendola al 2% per i partiti che vi partecipano; ma soprattutto rispolvera anche il famigerato "premio di maggioranza", assegnato su base nazionale alla Camera e su base regionale al Senato, di fatto snaturandolo in quest'ultimo caso. Non commento sul nomignolo che venne dato a questa legge elettorale a seguito di una battuta un po' pesante, ma quanto mai azzeccata, pronunciata proprio dal suo ideatore, il senatore leghista Roberto Calderoli. Ciò che mi preme sottolineare è che, nonostante tale legge abbia di fatto espropriato l'elettore da qualsiasi tipo di controllo sull'eletto, e nonostante i due rami del parlamento siano stati riempiti di "nominati" e non più di eletti, la chimera della governabilità non è stata conseguita. Poco prima della crisi che ha portato alle elezioni anticipate (solo di un paio di mesi), si parlava di modificare ancora la legge elettorale cercando di trovare una nuova formula per ottenere finalmente una coerenza tra i propositi della campagna elettorale e i comportamenti post elettorali e, a tale scopo, si parlava di tornare al sistema proporzionale puro, col voto di preferenza, magari neppure obbligatorio: cioè, esattamente come funzionava l'elezione alla Camera prima del referendum Segni. Affrontando il problema secondo un approccio meramente istituzionale, appare evidente che esso non è costituito dalla legge elettorale, ma è insito nella Costituzione. Infatti, la nostra Costituzione stabilisce che l'incarico di formare il governo, che è preludio a quello di presiederlo, è attribuzione esclusiva del Presidente della Repubblica. La legge elettorale attualmente in vigore, che prevede di presentare agli elettori il "candidato premier", in realtà, concede loro un finto diritto, una vera e propria bufala: la possibilità di votare il cosiddetto "candidato premier". Il motivo per cui lo chiamo finto diritto è scritto nella Costituzione, come ho già spiegato nel mio articolo "Tempo di elezioni" apparso a pag. 10 e seguenti del n.° 1-2013 di questo stesso periodico. Tale legge non è stata dichiarata incostituzionale solo perché la prassi prevede che il Capo dello Stato assegni l'incarico tenendo conto delle indicazioni dei partiti e "del risultato elettorale". Praticamente, il "risultato elettorale" viene preso in considerazione dal Presidente della Repubblica con priorità due, cioè dopo le indicazioni dei partiti. Non voglio aprire polemiche sulla maggiore o minore democraticità della formula costituzionale di cui sto parlando, ma intendo semplicemente richiamare l'attenzione sul fatto che i continui rimaneggiamenti della legge elettorale hanno ben poco a che vedere con l'obiettivo dichiarato di "migliorare la governabilità", IL NASTRO AZZURRO piani" proposti dalla dirigenza aziendale, non vota una mentre inseguono costantemente quello vero, e semfiducia alla "cordata di riferimento" pre sottaciuto, di rendere certa l'elezione di alcuni, ben dell'Amministratore Delegato e dei suoi collaboratori; determinati, membri dei partiti. Non importa se il parla terza è che, se proprio non riusciamo a fare a meno tito, nel suo complesso vince o perde le elezioni, l'imdi un numero esorbitante di partiti e partitini, che portante è che quel numero minimo di seggi sia assicualmeno essi siano vincolati alla scelta pre elettorale di rato e che vada a quelle ben determinate persone. Per un programma di coalizione, in modo che le ragioni questo scopo, la legge elettorale attualmente in vigore, dei dissensi interni alla coalizione stessa siano oggetche tutti dicono di voler cambiare mentre fanno di tutto tivamente verificabili dagli elettori; la quarta è che i per lasciarla com'è, è perfetta. Ha un solo difetto: il suo due rami del parlamento dovranno specializzarsi per scopo è troppo evidente! funzioni legislative e la doppia approvazione di una Occorre ora ancora una considerazione sulla più legge dovrà essere limitata il più possibile ai soli casi elevata delle nostre istituzioni: il Presidente della in cui essa sia di così ampia portata da richiedere davRepubblica. Esso viene eletto dai due rami del vero l'analisi parlamentare alla luce delle "diverse" Parlamento in seduta comune con l'aggiunta dei rapfunzioni legislative di ciascuno dei due rami; infine, presentanti delle Regioni: poco più di mille "grandi occorre prendere atto che il mondo attuale richiede elettori", tutti rappresentanti di diversi partiti, quindi risposte sempre più veloci, immediate e tempestive e, di diversi interessi politici. con consapevolezza, prevedere che il governo possa Per evitare che prevalga l'interesse di uno solo dei compiere atti di carattere legislativo senza dover partiti rappresentati, la Costituzione stabilisce che dimostrare ogni volta il rispetto del vincolo dell'url'elezione del Presidente avvenga con la maggioranza genza, lasciando al parlamento una funzione di tipo qualificata dei due terzi dei voti. Ma, affinché vi sia la consultivo e di controllo, a similitudine di quella asseragionevole certezza che il Presidente, prima o poi, gnata dalla costituzione americana al Congresso, venga effettivamente eletto, la maggioranza qualificadeputato a sancire gli atti legislativi del Presidente (e ta è necessaria solo per le prime tre votazioni; dalla quella costituzione è molto più antica della nostra!). quarta votazione in poi è sufficiente la maggioranza L'argomento di questo articolo potrebbe sembrare semplice, cioè il 50% più uno voti. Si torna così all'inun po' troppo lontano dal tema generalmente trattato teresse di un partito ... più eventuali comprimari. Un sulle colonne de "Il Nastro Azzurro", ma ritengo invecompromesso non difficile da trovare. ce estremamente importante che tali argomenti venEcco che il Presidente della Repubblica, cioè il gano dibattuti nell'ambito del nostro Istituto, poiché depositario del potere di decisione su chi sarà il Capo come custodi del "Valore", sappiamo che non basta del governo, tenendo conto prioritariamente delle riformare la legge elettorale o addirittura la indicazioni dei partiti, e solo dopo del responso delle Costituzione in modo più efficientista o più ortodosso, urne, viene anch'egli eletto da ... “una parte” che, per se poi la messa in pratica delle regole, vecchie o concordare sul suo nome, dovrà per forza stabilire nuove che siano, avviene con obiettivi non coerenti una serie di patti e di accordi, talvolta inconciliabili con le regole stesse. Ma siamo anche consapevoli che nella realtà, che verranno poi a scadenza all’atto foril Parlamento scaturito dalle recenti elezioni ben difmale della “fiducia” al governo. ficilmente sarà in grado di modificare la legge elettoL'ingovernabilità è servita! rale in una maniera accettabile, figuriamoci se potrà Dopo la travagliata rielezione di Giorgio porre mano alla Costituzione. Napolitano alla Presidenza della Repubblica, tutti gli Intanto ... il tempo passa: povera Italia! osservatori concordano sul fatto che si tornerà presto alle urne, “ma non con questa legge elettorale!” Antonio Daniele Il nuovo governo, come prima priorità, dovrà proprio elaborarne un'altra. Io ritengo che, se vogliamo davvero che anche l'Italia abbia Il sen. Roberto Calderoli un governo adeguato, forte e rispettato a livello internazionale, occorre accettare l'idea che non basta porre mano all'ennesima modifica della sola legge elettorale, occorre aggiornare urgentemente la Costituzione inserendo alcune nuove prerogative per il Capo del Governo. La prima dovrebbe essere la sua elezione diretta da parte del popolo, a similitudine di quanto, per esempio, succede a livello locale per l'elezione del sindaco; la seconda dovrebbe essere che il Parlamento non vota la fiducia al governo, ma al "programma di governo", come avviene nelle grandi imprese dove il Consiglio di Amministrazione approva "i IL NASTRO AZZURRO 13 VIVI LE FORZE ARMATE ari lettori, dopo un anno eccoci di nuovo qui a parlare di un progetto particolare che ha coinvolto, e speriamo coinvolgerà ancora, le nostre Forze Armate. È il progetto Vivi le Forze Armate che, sebbene con un format ridotto e presso un numero di reparti inferiore rispetto agli anni precedenti, ha avuto luogo anche nell'anno 2012. L'anno scorso vi avevo parlato della mia esperienza personale, mentre in questo numero voglio lasciare spazio alle emozioni ed ai sentimenti di un altro partecipante del quale riporto i pensieri così come li ha scritti. Come sempre, visto il forte legame del vostro cronista con il 151° Reggimento Fanteria "Sassari" si tratta di un'esperienza vissuta a Cagliari, ma certamente non dissimile da quelle vissute da mille altri giovani negli altri Enti Militari coinvolti. Ed ecco il testo inviatomi da Claudia, la nostra giovanissima partecipante. C l 20 Luglio 2012 alle 16.49 arrivò il fatidico messaggio sul cellulare: "Gentile candidato, sei stato ammesso al corso Vivi le Forze Armate". Feci un salto dal divano e scaricai la tensione che avevo accumulato in un mese di attesa con un urlo di gioia. Già dal giorno dopo cominciai a procurarmi tutti i documenti necessari per poter soggiornare in caserma per quelle tre settimane. Feci ogni sorta di visita medica, venendo sballottata come una pallina da ping pong da un centro medico all'altro per essere analizzata da degli sconosciuti, il cui solo fatto di avere un camice bianco gli dava il diritto di studiarmi come fossi un esperimento in provetta. Dopo un mese avevo tutto il necessario per imbarcarmi nella mia piccola avventura: documenti pronti, valigia colma fino a scoppiare e morale alle stelle, preparata a qualsiasi sfida mi sarebbe stata imposta dietro le quattro mura con la scritta "Zona Militare", per molti minacciosa, per me attraente. È risaputo che ciò che più si vuole non sempre arriva, però se la fortuna ci sfiora sarà sempre in ritardo secondo le nostre aspettative; ma il 27 Agosto finalmente arrivò e dovendo presentarmi in sede entro le 13.00 mi alzai verso 7 del mattino, mi preparai, salutai mia madre che cercava ancora di dissuadermi dall'andare via, la rassicurai con un abbraccio, presi i bagagli e li misi in auto, dove mio padre era pronto ad un viaggio di circa tre ore e mezza per arrivare da Olbia a Cagliari, nella caserma Monfenera, sede del 151° Reggimento fanteria "Sassari", che sarebbe stata la mia casa, la mia famiglia e una delle più grandi espe- I Onori ai Caduti 14 rienze di vita. Le ore si dilatarono, sembrava di essere in viaggio da una vita; la spensieratezza, l'allegria e l'euforia cominciavano a cedere il passo alla paura, al terrore e pensai di aver fatto una sciocchezza, di aver preso tutto troppo alla leggera, ma ormai era tardi per i ripensamenti, ero giunta a destinazione e l'enorme scritta "Monfenera" si stagliava davanti ai miei occhi, non potevo e non volevo tornare indietro dopo tutti i sacrifici fatti per arrivare lì dove ero. Salutai mio padre più frettolosamente di quanto avessi voluto per via delle occhiate impazienti dei ragazzi del corpo di guardia che tenevano aperto il portone. Presi un bel respiro, mi feci coraggio e attraversai la soglia della caserma: la porta si chiuse tra me e mio padre con un rumore metallico e definitivo. Carica di bagagli mi voltai verso un ufficiale che mi accompagnò in una stanza dell'edificio principale della caserma, dove trovai gli altri ragazzi del corso "Vivi le Forze Armate", tutti silenziosi e in attesa di consegnare i dovuti documenti, fare un piccolo colloquio con alcuni militari che avrebbero scritto un breve profilo psicologico personale, presentarsi alla visita per gli accertamenti medici, consegnare la cauzione e ritirare le tanto agognate mimetiche. La prima giornata la passammo a sbrigare tutti i doveri burocratici di rito, e a imparare le basi del comportamento consono a un ambiente militare per evitare rimproveri e figuracce con i superiori (essendo dei semplici fanti "onorari" chiunque era un nostro superiore). Ci vennero mostrati i nostri alloggi e cominciammo a fare conoscenza tra compagni di camerata ancor prima di venire a sapere chi sarebbero stati i nostri istruttori: il Maresciallo Ordinario Rinaldo Serafini, il Sergente Maggiore Pier Paolo Agus, i Caporal Maggiori Capi Scelti Carmelo Incani e Maurizio Porceddu; quest’ultimo, molto gentilmente si è offerto per ben due volte di accompagnarmi in infermeria dopo essermi resa conto che se non avessi iniziato a curarmi le vesciche non avrei potuto indossare più gli stivaletti da combattimento, e di conseguenza presenziare al'alzabandiera, marciare, fare educazione fisica o, più semplicemente camminare senza zoppicare. Le lezioni, sia pratiche che teoriche, erano sempre interessanti, anche se a volte, causa l'orario suc- IL NASTRO AZZURRO cessivo al pranzo, scappava qualche sbadiUna fase dell’addestramento glio e il malcapitato che veniva notato con gli occhi chiusi veniva fatto stare in piedi per qualche minuto. A parte questi piccoli episodi di pieno rigore militare, i nostri istruttori non furono mai troppo severi o poco umani, come la maggior parte di noi si aspettava. Questo ci fece capire che i militari non sono quelle fredde macchine senza cuore che in molti credono: obbediscono agli ordini e non fanno domande non perché siano incapaci di pensare con la propria testa, bensì perché ognuno di loro dovrebbe sapere già il perché di quello che sta per compiere. In caserma non imparammo solo regole, ma approfondimmo anche i rapporti umani: pochi di noi erano sardi, la maggior parte dei ragazzi proveniva da quello che noi isolani chiamiamo "l'estero" che non è altro che lo stivale d'Italia, dal quale a volte ci sentiamo esclusi, ed è stato interessante e istruttivo il confronto con diverse forme di pensiero e opinioni contrastanti, senza che queste potessero creare problemi all'interno del quel tempo sarebbero state presso che nulle. nostro piccolo plotone di 23 persone, che diminuì di Scoprimmo che avevano ragione: gli ordini "At-tenti" e numero dopo due settimane a causa del ritiro di tre "Ri-poso" divennero delle manne del cielo, e il sollievo partecipanti al corso, per problemi chi di famiglia, chi di che ci procurava quei minimi movimenti traspariva dai salute. nostri volti, i quali però erano contratti più spesso da Dopo qualche giorno di convivenza cominciarono a smorfie di dolore che a volte non riuscivamo a controlinstaurarsi rapporti di amicizia, e questo favorì l'intesa, lare, in special modo quando il sole di metà mattina anche se non perfetta (purtroppo non lo fu mai) per riucominciò a scaldare i nostri stivali e a bruciarci i piedi. scire a compiere una marcia adeguata da poter presenRiuscimmo a tenere testa anche a questa ennesima ziare all'alzabandiera, dove ogni Compagnia gridava il sfida, forse, tralasciando educazione fisica, la più diffiproprio nome, con un urlo che scaturiva prepotente dal cile che ci fosse stata proposta tra quelle quattro mura. petto e si trasformava in ruggito di guerra. Nonostante la stanchezza della giornata, da bravi «Terza!» urlava il Comandante della nostra compagiovani quali siamo, ogni sera trovavamo la forza per gnia, un forte rumore d'aria raccolta nei polmoni faceuscire e stare tutti insieme facendo un giro per il centro va da sottofondo alla piazza d'armi «SKORPIO!» di Cagliari, fermandoci a qualche bar per vedere un po' Questo urlavamo ogni mattina, prima che le voci di di televisione e bere un aperitivo in tutta tranquillità, 800 persone, schierate davanti alla bandiera del prima di tornare in caserma per il contrappello delle Reggimento si unissero nel potente "Forza Paris", che 23.00, dopo il quale si crollava a letto dalla stanchezza. precedeva la marcia in cui veniva intonato l'Inno della Le tre settimane passarono più in fretta di quanto si Brigata Sassari, "Dimonios", da tutto il Reggimento. sperava: arrivò il 13 Settembre e tutti fummo obbligati Ciò che per i militari era una formalità di routine, a consegnare mimetica, magliette, calze, cintura, stivaper noi riacquistò il senso antico di forza, unità e potenletti da combattimento, zaino tecnico e tuta da ginnastiza, gli stessi sentimenti che animarono gli antichi ca. Fu come se fosse stata strappata una parte di me di "Tattarinos" e che si spera, continuino ad animare il cui mi ero presa estrema cura. Il plotone di "Vivi le cuore di giovani ragazzi dediti alla carriera nelle forze Forze Armate" divenne un mucchio di ragazzi come armate. tanti che il giorno dopo si sarebbero salutati, alcuni per Durante il nostro soggiorno partecipammo al tanto rincontrarsi nella stessa città, altri per non rivedersi atteso cambio del Comandate di Brigata (il 49° mai più se non via internet. Ci furono lacrime, sia tra Colonello Comandante di Reggimento Luigi Viel lasciaragazze che ragazzi, in modo equo, proprio come erava il suo posto al Colonello Angelo Del Lungo) per i cui vamo stati agli occhi dei nostri istruttori, i quali si preparativi furono rimandate alcune lezioni. Il nostro lasciarono andare insieme a noi a qualche dimostrazioiniziale dispiacere si tramutò ben presto in agitazione ne d'affetto. nel sapere che anche noi avremmo preso parte alla Un'esperienza emozionante che però non ripeterei cerimonia. I nostri istruttori pensarono ben presto di per il solo motivo che non potrebbe mai essere migliofarci vedere l'altra faccia della medaglia mettendoci a re di come è stata.” conoscenza del fatto che il tutto sarebbe durato circa un'ora e mezzo e che le possibilità di muoverci durante Claudia Bazzu Non credo sia necessario aggiungere altro a quanto ci ha raccontato questa giovane recluta sarda, dalle cui parole emergono con sufficiente chiarezza le emozioni vissute per quei pochi giorni trascorsi nella grande famiglia della "Brigata", culminata con il cambio delle consegne al Comando tra il Colonnello Luigi Viel e il Colonnello Angelo Del Lungo. Chiudo perciò questo articolo con la locuzione che ogni mattina all'alzabandiera i Sassarini urlano al cielo: "FORZA PARIS"; due parole semplici e chiare che dovrebbero a mio modesto parere rappresentare il vero modus vivendi degli italiani, perché solo uniti si possono superare i problemi e le difficoltà. avv. Federico Vido (Segretario della Federazione di Sondrio) IL NASTRO AZZURRO 15 UMBERTO II RICORDATO A VILLA ADA l 27 ottobre 2012, nel parco di Villa Ada (residenza privata della famiglia reale italiana dai primi del ‘900, quando su acquistata da Vittorio Emanuele III, e conosciuta pertanto anche come Villa Savoia), a Roma, il Sindaco On. Gianni Alemanno, l’On. Giovanni Quarzo ed il Consigliere Municipale Francesco Di Bartolomei, questi ultimi fra i promotori dell’iniziativa, hanno inaugurato le targhe toponomastiche dedicate agli ultimi Sovrani d’Italia: Largo Umberto II e Viale Regina Maria Josè. Presenti il figlio Vittorio Emanuele, con la consorte e il proprio figlio Emanuele Filiberto, che ha rivolto un indirizzo di saluto e di ringraziamento. In rappresentanza della Federazione Provinciale di Roma dell’Istituto del Nastro Azzurro, la Sig.ra Palma Viola di Cà Tasson, vedova del Gen. M.O.V.M.- O.M.S. Ettore Viola di Cà Tasson, socio fondatore dell’Istituto del Nastro Azzurro, legato assieme alla moglie da affettuosa amicizia al Re Umberto, la dott.ssa Anna Maria Menotti, pronipote del Patriota Ciro Menotti e nipote del S. Ten. Alpino Ciro Menotti M.O.V.M. "alla memoria”, disperso in Russia, il sig. Gabriele Gigliotti, nipote dell’Azzurro generale medico Francescantonio Gigliotti, il sig. Giuliano Fefè, Alfiere della Federazione con il Labaro Provinciale. Presenti numerose associazioni: la Croce Rossa Italiana, con le Sorelle Puntoni e Lamanna del Corpo delle Infermiere Volontarie in rappresentanza dell’Ispettrice Nazionale Brachetti Peretti ed un ufficiale commissario del Corpo Militare C.R.I. del 9° Centro Mobilitazione Roma; con i rispettivi labari: l’Associazione Reduci e Rimpatriati d’Africa, rappresentata dal dott. Chiavellati, figlio della M.O.V.M. “alla memoria” capomanipolo medico Luigi Chiavellati; l’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, con la Presidente del Comitato Provinciale di Roma Donatella Schurzel; l’Istituto delle Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, con il Presidente C.V. Ugo d’Atri; l’Associazione Nazionale Combattenti Italiani in Spagna con il Segretario Nazionale avv. Juan Carlos Gentile; la Sezione di Roma del Club Alpino Italiano con il Presidente Roberto Niolu; la Sezione Escursionismo della S.S. Lazio. Tra i convenuti: la Principessa Maria Elettra Marconi, figlia di Guglielmo Marconi, lo storico prof. Francesco Perfetti, Paolo ed Alfredo Guillet, figli dell’Azzurro Generale ed Ambasciatore Amedeo Guillet MOVM, il Generale Enrico Boscardi, insigne studioso e tra i fondatori dell’”Associazione Nazionale Combattenti Guerra di Liberazione Inquadrati nei Reparti Regolari delle Forze Armate”, il prof. avv. Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Roma, Maria Ludovica Calvi di Bergolo, figlia dell’Azzurro Generale Giorgio Carlo Calvi di Bergolo. Il socio Gabriele Gigliotti ha fornito al Comitato Promotore apprezzate e poco conosciute informazioni di carattere storico documentale inerenti la Villa ed ha coordinato i rapporti fra questa e l’Istituto del Nastro Azzurro curandone la presenza alla cerimonia, evidenziando al contempo il carattere apolitico ed I 16 apartitico dell’Istituto stesso allo scopo di dare all’evento un profilo il più istituzionale e condiviso possibile, ricordando come le figure degli ultimi Sovrani abbiano agito responsabilmente favorendo un pacifico trapasso di poteri ed evitando ulteriori spargimenti di sangue in un Italia devastata dagli orrori della guerra e dallo scontro fratricida, e come essi furono legati a figure del periodo costituente anche di diverso orientamento politico e culturale, da Enrico De Nicola ad alcuni componenti la famiglia De Gasperi per Umberto, ad intellettuali come Benedetto Croce ed esponenti della socialdemocrazia come Giuseppe Saragat per Maria Josè. In ossequio a questo spirito conciliatorio, il sig. Gigliotti ha gentilmente declinato la proposta di far parte del Comitato d’Onore proponendo al suo posto l’apprezzata figura dell’architetto Enzo Rigoli, conosciuto per la sua generosa opera nella salvaguardia del verde pubblico nel municipio ed afferente alla tradizione storica e culturale del Regno delle Due Sicilie. L’Istituto del Nastro Azzurro era già stato presente nel 1986 all’inaugurazione della stele in memoria di Umberto II posta all’ingresso monumentale della Villa, restaurata in concomitanza dell’inaugurazione delle targhe viarie, con l’allora Presidente della Federazione Provinciale di Roma il Generale Rosario Staffa e l’Azzurro cap. Castellano, Aiutante di Campo del Re in esilio a Cascais, come risulta dalle ricerche effettuate dal Sig. Gigliotti presso l’archivio dell’Istituto del Nastro Azzurro. Il Sindaco ha evidenziato nel suo discorso il comportamento equilibrato degli ultimi sovrani nel delicato periodo del passaggio dalla Monarchia alla Repubblica e ricordato il contributo, spesso ignorato, di Umberto II alla Guerra di Liberazione, e ha sottolineato l’azione umanitaria della Regina, aggiungendo che l’iniziativa è stata trasversalmente approvata da rappresentanti sia di maggioranza che di opposizione. La stele restaurata e le targhe viarie sono state benedette dal Parroco della Chiesa di San Saturnino Martire, don Marco Valenti. Roma: la delegazione del Nastro Azzurro alla cerimonia di Villa Ada IL NASTRO AZZURRO PAPA FRANCESCO a chiesa di Roma e l'intero mondo cattolico hanno un nuovo Pastore. L'anno domini 2013 sarà ricordato negli annali della storia ecclesiastica perché l'elezione del nuovo Pontefice non è avvenuta come di consueto dopo la morte del predecessore, Papa Benedetto XVI, ma è stata anticipata, causa l'abdicazione dello stesso, la seconda in ordine di tempo dopo quella, nel 1294, di Celestino V, 192° Papa in ordine di successione - nato Pietro Angelerio - detto Pietro del Morrone. L'atto della rinuncia, avvenuta alcune settimane prima, ha lasciato sgomenti ed increduli tutti i fedeli cattolici che hanno vissuto questo conclave con intensa commozione e consci di essere partecipi di un evento eccezionale. Mercoledì 13 marzo, a tarda sera, nella seconda giornata del Conclave, la fumata bianca dal comignolo sul tetto della Cappella Sistina, dopo le cinque nere precedenti, ha annunciato al mondo intero l'elezione del 266° Pontefice. Le campane delle Basiliche e delle Chiese dell'intero pianeta hanno suonato a festa mentre la folla contenuta nell'emiciclo berniniano di piazza San Pietro, dopo ore di tensione, ha gridato la propria gioia aspettando di vedere il nuovo eletto affacciarsi dalla Loggia della Benedizione della Basilica. Nel contempo nella sacralità della Cappella Sistina, lontano dagli sguardi indiscreti degli uomini comuni, davanti ai suoi confratelli riuniti in conclave, il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, manifestava il consenso all'elezione canonica e indicava, secondo quanto è previsto dall'Ordo rituum conclavis la scelta del nome da Papa: Francesco; un nome senza precedenti nella storia dei Papi. Facevano seguito tutte le pratiche relative all'accettazione ed il nuovo Pontefice vestito di porpora per l'ultima volta scompariva dietro la porta della Cappella Sistina per rientrare con le vesti bianche del Romano Pontefice; a seguire, dalla cattedra posta sotto l'affresco michelangiolesco, ha ascoltato il ricordo evangelico delle parole con le quali il Signore ha affidato la sua Chiesa a Pietro ed ai suoi successori, ha pregato secondo le sue intenzioni con i Cardinali, ha cantato il Te Deum e da ultimo, a conclusione del Conclave, si è sottoposto all'atto di ossequio e di obbedienza dei cardinali elettori. Prima però che i fedeli potessero vedere il loro nuovo Pastore l'ultima fase del protocollo: l'annuncio in latino dell'avvenuta elezione da parte del Cardinale Protodiacono Jean Louis Tauran, dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica, preceduto dalla Croce. La Chiesa, che vive momenti difficili per gli scandali che l'hanno turbata, ha saputo voltare pagina ed eleggere in tempi ragionevolmente brevi, deludendo le aspettative di settimane di pronostici che indicavano una folta rosa di nomi, il nuovo successore dell'apostolo Pietro attraverso un collegio elettorale esemplarmente responsabile e capace. I Cardinali hanno preso una decisione che entra nella storia per la sua novità: dopo tredici secoli (dal tempo di Gregorio III e dei suoi predecessori provenienti dalla Siria), è stato eletto per Roma un Vescovo che non viene dal continente europeo, ma dall'America Latina e, cosa ancora più importante, è stato scelto nella Compagnia di L IL NASTRO AZZURRO Papa Francesco Gesù, l'ordine fondato da Ignazio di Loyola. Con l'elezione al soglio pontificio di Papa Francesco, la Chiesa ci ha fornito una guida sicura per una risposta concreta al bisogno di misericordia e di perdono in un mondo dove lo smarrimento è molto diffuso Il nuovo Pontefice che sin dal primo istante si è mostrato semplice e spontaneo, ha stupito ancora di più il suo popolo perché non si è voluto definire Papa, ma Vescovo di Roma, il pastore che camminerà con loro, ma cosa ancora più incisiva e straordinaria mai vista prima, ha curvato la maestà papale verso i fedeli nell'umiltà di un inchino, segno anche questo di volere una svolta radicale nella Chiesa. Questa sua umiltà personale, che indica la volontà del cambiamento, viene rafforzata dalla scelta del nome che richiama al Santo di Assisi: Francesco (elevato agli onori degli altari, il più povero tra i poveri, colui che si è recato da Papa Innocenzo III affinché approvasse la Regola dell'Ordine e lo autorizzasse così a predicare tra la gente con la sola forza della fede). Un progetto, un vincolo per il suo pontificato quasi fosse la denuncia programmatica della necessità di rinnovamento e di un gesto estremo per un ritorno alle origini, al Vangelo, all'Annuncio della missione di una Chiesa disincarnata dal potere e dalle forme. Papa Francesco ha riconfermato di nuovo la sua singolarità e unicità di agire quando ha indossato sulla veste bianca la croce di sempre, in semplice metallo e non in oro, ed ancora il giorno dell'elezione: il non aver voluto indossare la Mazzetta rossa chiusa sul petto e il Rocchetto, la sopravveste di pizzo bianco, a conferma di uno stile diverso in coerenza con la predicazione praticata da Vescovo a Buenos Aires. Il Vicario di Cristo, vuole rinnovare la sua Chiesa e tornare all'essenza e alle origini per porre fine agli scandali che stanno minando la credibilità dell' istituzione e del suo clero, pertanto ci abituerà nel tempo a molti altri cambiamenti e, per fermare l'allontanamento del popolo dalla Chiesa, cerca soluzioni radicali ed esempi plausibili al fine di evitare l'indifferenza e l'agnosticismo verso il sacro e l'insegnamento della dottrina. Maristella Ravelli (Socia della Federazione di Sondrio) 17 MILANO DEDICA UNA VIA A VINCENZO CAPELLI MOVM abato 1° dicembre 2012 a Milano è Su ambedue i lati della strada erano stata celebrata, con una solenne numerosissime le Associazioni cerimonia, l’intitolazione di una via al Combattentistiche e d’Arma schierate con Col. R.O. Vincenzo Capelli, M.O.V.M.. i loro Presidenti fra cui la Sig.ra Giusy Castelleonese di nascita ha trascorso, Laganà, presidente regionale dell’ANMIG, però, quasi tutta la sua vita in questa Città. il Cav. Pietro Fabbris, presidente Il Capelli è effigiato e immortalato con una dell’ANMIG della Provincia di Milano, in pergamena, che riporta la sua foto e la rappresentanza anche delle province di motivazione della massima Decorazione Cremona e Mantova, seguiti dai Labari dei al V.M., nella “Galleria degli Eroi” milaneBersaglieri, Alpini, Paracadutisti, Carristi, se. La sua figura è stata rievocata come Artiglieri, Genieri, Trasmettitori, CC, G.di Medaglia d’Oro “Eccellente” sul n. 3 F., Polizia di Stato, etc.etc. mag/giu 2012 di questa rivista, e in tale Aprivano gli schieramenti i Labari occasione era stato anche preannunciato delle Federazioni Provinciali dell’Istituto questo evento, come riconoscimento, da del Nastro Azzurro di Milano e Cremona, parte dell’Amministrazione comunale con i rispettivi Presidenti gen. B.(r) milanese, dovutogli come uomo illustre Arnaldo Cassano, Vice Presidente distintosi per Valore. Nazionale Vicario, e magg. Claudio I figli Pietro, Giuseppina e Luigina, uniMantovani. Tantissimi i cittadini richiamatamente a tutti i loro famigliari hanno ti dalla cerimonia che ha avuto inizio con potuto così vedere concretizzarsi e assilo scoprimento della targa dedicata alla stere alla realizzazione di un bellissimo M.O.V.M. Vincenzo Capelli, seguito dalla sogno durato alcuni anni. deposizione di tre corone d’alloro: del La via è il prolungamento di Corso Comune di Milano, del Presidio Militare, Como ed è situata in un quartiere nuovo, dei Ciechi di Guerra di Lombardia. Il soldato Vincenzo prestigioso, moderno dove sorgono alti Il trombettiere della 1^ Regione Aerea Capelli MOVM grattacieli, quasi a voler significare come suonava i prescritti tre squilli seguiti da “Il gli eroismi di uomini della nostra storia Silenzio” e il picchetto armato interforze passata abbiano potuto contribuire alla costruzione rendeva gli onori militari, mentre il gen. Cassano di una pace duratura e alla realizzazione di opere dava lettura del fatto d’arme e della motivazione avveniristiche per un futuro migliore. della Medaglia d’Oro, suscitando nei presenti viva Numerose le Autorità Civili, Militari e Religiose commozione. presenti, fra le quali l’Assessore Stefano Boeri, in rapHa preso, quindi, la parola l’assessore Boeri sotpresentanza del Sindaco Giuliano Pisapia, il tolineando come il Comune di Milano considerasse Comandante della 1^ Regione Aerea e del Presidio un onore l’aver dedicato una via della Città a Vincenzo Militare Interforze gen. S.A. Tommaso Ferro, i Sindaci Capelli che, malgrado la sua cecità, ha saputo essere dei Comuni di San Bassano Cesira Bassanetti, di protagonista nella battaglia affinché la nostra società Soresina Giuseppe Monfrini, di Castelleone Camillo accolga e tuteli i più deboli e i portatori di handicap. Comandulli, di Brandizzo (TO) Roberto Buscaglia. Il gen. S.A. Tommaso Ferro ha invece esaltato le Significativa la presenza del Consigliere della virtù di uomo e di soldato del Capelli, che ha dimoFondazione Villa Mirabello, già casa dei Ciechi di strato che nessuno è più degno di far sentire con Guerra di Lombardia prof. Alvise Taglietti. forza la propria voce per la costruzione della pace di S Milano: cerimonia di intiintitolazione di via Vincenzo Capelli MOVM 18 IL NASTRO AZZURRO MEDAGLIA D’ORO al Valor Militare al soldato CAPELLI VINCENZO 65° reggimento fanteria, 101a compagnia cannoni “Soldato valoroso, pronto ad ogni sacrificio, otteneva dopo vive insistenze di partecipare volontariamente al combattimento, anziché assolvere le sue normali funzioni di telefonista. In due giorni di aspra lotta nella bufera, in alta montagna, contro posizioni ben fortificate e strenuamente difese, era esempio di cosciente audacia, di insuperabile tenacia e sprezzo del pericolo nel portare un cannone fin sotto le feritoie di un forte presidiato dal nemico. Gravemente ferito in più parti del corpo ed agli occhi, non cessava di trasfondere il suo fervido entusiasmo nei compagni. Al posto di medicazione, mentre gli venivano asportati entrambi gli occhi, esprimeva solo il rammarico di non poter più seguire i commilitoni, ormai prossimi alla vittoria. In seguito, minorato nel fisico, non nell’ardore guerriero, dava mirabili prove di alto spirito di corpo, di caldo cameratismo, di sublime attaccamento a quel dovere militare cui, senza un lamento, aveva fatto dono della vista.” Piccolo San Bernardo – Forte Traversette, 21-22 giugno 1940 chi ha combattuto in guerra. Il gen. Ferro ha auspicato che la lapide col nome del soldato Capelli sia un imperituro esempio di virtù e di amor di Patria per le nuove generazioni e per tutti cittadini. I Sindaci dei Comuni di San Bassano, Soresina e Castelleone concordano nell’affermare che chi lo ha conosciuto, lo ricorda come il ragazzo che amava la vita e, dopo aver perso la vista, da uomo continuò ad amarla ancora più intensamente. Una lezione da imitare, un esempio e uno stimolo per tutti a lottare e a non arrendersi anche quando tutto sembra perduto. Giusy Laganà, Presidente Regionale dell’ANMIG, lo stesso incarico a suo tempo ricoperto da Capelli, ricorda che i figli non vogliono dimenticare il significato di “Patria”, onore, libertà: Valori per i quali i nostri avi, i nostri genitori hanno combattuto, hanno sopportato inenarrabili sofferenze e hanno riportato profonde ferite e mutilazioni. Chiude gli interventi la figlia Giuseppina, che con accorate, toccanti parole, ringrazia tutti e dedica la targa alla mamma e adorata moglie di suo papà Eli Orsola (Lina), ai nipoti Laura, Dario, Antonella, Barbara, Diego ed ai loro pronipoti. In particolare ringrazia il Sindaco Pisapia, rappresentato dall’assessore Boeri, e la grande Città di Milano per aver dato un giusto riconoscimento a un uomo distintosi per Valore, intitolandogli questa via. Ricorda, poi, il defunto sen. Gerardo Agostini, già Presidente Nazionale ANMIG, per il suo contributo dato all’in- staurazione della pratica, e ringrazia, altresì, la Federazione milanese del Nastro Azzurro per il contributo e la spinta finale alla sua realizzazione. “L’impegno di mio padre” continua “fu quello di dedicarsi agli altri conscio dei principi cristiani che avevano plasmato tutta la sua vita. Le sue energie sono sempre state usate anche per la tutela dei Ciechi di Guerra, di cui fu capogruppo in Lombardia e vice presidente della Casa di Lavoro e Patronato con sede a Milano. Occuparsi del suo prossimo è stato sempre il suo scopo primario in quel lunghissimo e faticoso percorso nelle tenebre che ha avuto inizio il 22 giugno 1940 e si è cristianamente concluso il 2 agosto 2001”. Conclude rivolgendo un sentito grazie al Sindaco di San Bassano che nel 2011 ha voluto intitolare a suo padre l’Aula Magna del Centro Scolastico e un altrettanto grande grazie all’ANMIG, Sezione di Cremona che, con altrettanto solenne e austera cerimonia, alla quale hanno presenziato tutte le Autorità civili, militari e religiose cittadine, e numerose Associazioni Combattentistiche e d’Arma con i loro Labari, fra cui quello della Federazione Azzurra milanese, il 27 maggio 2012 ha intitolato la sua Sezione al Col. R.O. Vincenzo Capelli, M.O.V.M. (vds. riquadro - n.d.r.). Gen.B.(r) Arnaldo Cassano (Presidente della Federazione di Milano e Vice Presidente Nazionale Vicario) LA SEZIONE PROVINCIALE A.N.M.I.G. DI CREMONA INTITOLA LA PROPRIA SEDE DELLA LOCALE SEZIONE PROVINCIALE AL COL. R.O. VINCENZO CAPELLI M.O.V.M. Dopo il ricordo e gli onori tributatigli dal Comune di San Bassano (Cr) il 25 aprile 2011, con l’intitolazione dell’Aula Magna dell’Istituto Comprensivo “M.G. Vida”, anche nella città di Cremona è stata ricordata con una solenne cerimonia la figura di Vincenzo Capelli. In occasione dell’assemblea annuale, svoltasi il 27 maggio 2012, la sezione A.N.M.I.G. di Cremona, ad undici anni dalla scomparsa, ha onorato la memoria del suo eroico esponente, intitolandogli la sede della locale Sezione Provinciale in Via dei Lanaioli n. 6. La solenne cerimonia si è svolta alla presenza delle massime Autorità Civili, Militari e Religiose, delle rappresentanze di tutte le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, fra cui spiccavano il Labaro della Federazione Provinciale dell’Istituto del Nastro Azzurro di Milano, della cui Federazione era stato membro della Corte d’Onore e presso la cui Galleria degli Eroi si trova collocata la pergamena che lo immortala con foto, motivazione e decorazione, e il Labaro della Federazione Provinciale di Mantova. La Presidente della Sez. A.N.M.I.G. Prof.ssa Pierangela Miglio, dopo lo scoprimento della targa, ha rievocato la sua figura e, dopo averne elogiato oltre al Valore Militare ed al senso dell’onore, l’onestà morale ed intellettuale, ne ha sottolineato le doti di coraggio dallo stesso espresse anche nel lungo cammino nelle tenebre che è seguito al suo gesto eroico e che lo ha accompagnato per ben 61 anni, sino all’ultimo respiro, incessantemente impegnato per la solidarietà a favore di molte persone infelici per cause di guerra: "Far conoscere ai giovani la vita di Vincenzo Capelli, grande invalido, cieco di guerra, vuole rappresentare uno stimolo ad affrontare con impegno, tenacia e fiducia le diverse situazioni della vita a livello personale, civile, sociale". IL NASTRO AZZURRO 19 LA CAMPAGNA DI TUNISIA nserita fra le titaniche battaglie di El Alamein e Stalingrado, l’invasione anglo-americana di Marocco e Algeria e la tragica ritirata di Russia la parte finale della campagna dell’Africa settentrionale (novembre 1942- maggio 1943) viene di solito compendiata in poche righe e spesso è taciuto il ruolo avutovi dalle Forze Armate italiane, costrette a battersi contro un nemico superiore in termini assoluti per numero e risorse! Se solo il 4 novembre 1942 (dopo dieci giorni di lotta senza quartiere) l’VIII Armata britannica aveva iniziato a muovere verso la Libia, efficacemente contrastata dalla superstiti forze italo-tedesche, le occorreranno quasi tre mesi per raggiungere Tripoli (caduta il 23 gennaio 1943) finendo poi per arenarsi poco dopo il confine con la Tunisia. La “resa” delle autorità coloniali francesi (estorta dagli Alleati con la promessa di un successivo imminente sbarco nella Francia meridionale…), formalmente dipendenti dal governo collaborazionista del Maresciallo Petàin e che potevano contare su 120.000 militari, aveva però consentito agli angloamericani di sbarcare fra il 7 e l’8 novembre 1942 senza quasi colpo ferire a Casablanca, Orano e Algeri: l’obiettivo era di prendere alle spalle le truppe dell’Asse. Dall’11 novembre con un ponte areonavale confluivano però in Tunisia reparti italo-tedeschi che, disarmate le truppe francesi e unitisi a quelli reduci dalle campagne di Libia e Egitto, vi inchioderanno fino al maggio 1943 le molto più preponderanti armate alleate. Al successo dell’operazione (definita da Basil Liddel Hart “brillante”) contribuiranno gli attacchi degli aerosiluranti di Buscaglia ai convogli nemici sulle coste algerine e il sacrificio della Regia Marina, che si immolò per rifornire le retrovie del nuovo campo di battaglia. Risolti gli insorti problemi di competenza fra Roma e Berlino, il fronte, ampio 625 km, veniva diviso in due settori. Il settore centrosettentrionale lo si assegnava alla V Armata germanica, comandata dal gen. von Arnim, e comprendeva il XXX Corpo d’Armata italiano (divisione di fanteria “Superga” e 50a Brigata speciale, al cui interno opererà il Raggruppamento Esplorante Corazzato Cavalleggeri di “Lodi”), la divisione corazzata “Centauro” e, inseriti nei reparti tedeschi, il 5° e 10° Reggimento Bersaglieri e i battaglioni “Bafile” e “Grado” del Reggimento “San Marco”. Il settore meridionale - la linea di Mareth - era affidato alla I Armata italiana, costituita dal XX e XXI Corpo d’Armata (divisioni di fanteria “La Spezia”, “Pistoia”, “Trieste”, “Giovani Fascisti”, le divisioni tedesche 90a e 164a, la 15a corazzata e la 190a contraerei): vi sarà anche un battaglione della “Folgore”, ricostituito dopo El Alamein. Al suo comando veniva destinato il gen. Giovanni Messe, splendida figura di soldato distintosi in Russia alla testa del C.I.S.R.: la sua presenza eserciterà una salutare ripercussione sullo I 20 Sbarco di carri armati americani Sherman in Tunisia spirito delle nostre unità, per le quali riuscì a ottenere da Roma risorse e nuovi effettivi. Messe, inoltre, rifiutò ogni subordinazione ai tedeschi ed estese la propria azione di comando alla Centauro, posizionata al comando del gen. Carlo Calvi di Bergolo a difesa di Gafsa, punto di cerniera fra le due armate. Infrantesi le speranze degli Alleati di conquistare d’impeto Biserta e Tunisi entro il 1942, l’Asse si assicurava il possesso dei passi della dorsale del Gebel che divide a metà la Tunisia e le vie di accesso alle due città: dopo un periodo di stallo Arnim, occupato il 2 febbraio 1943 il passo Faid, lanciava una serie di puntate offensive ad ovest (la zona di Capo Serrat fu occupata dal 10° Bersaglieri al termine di due giorni di aspri combattimenti con reparti coloniali francesi) che scompagineranno il II Corpo d’Armata americano (Eisenhower rischiò di cadere prigioniero). Rommel da par suo il 20 febbraio al passo di Kasserine infliggerà sempre agli americani una sconfitta inattesa, che gettò nel panico i comandi alleati. Il successo ottenuto lo convinse a muovere il 6 marzo contro l’VIII Armata britannica, ma la decrittazione dei piani di attacco tramite ULTRA e la potenza di fuoco approntata da Montgomery stroncò la sua offensiva in direzione di Medenine (Rommel lascerà così definitivamente l’Africa). Gli Alleati, che vedevano crescere le proprie risorse, mentre si riducevano quasi al minimo i rifornimenti per le truppe dell’Asse, decisero di riprendere l’offensiva. La prima a muoversi fu l’VIII Armata sulla linea di Mareth (dal nome del villaggio e non dell’omonimo corso d’acqua) all’alba del 16 marzo che, dopo il consueto e violentissimo fuoco di artiglieria, iniziò a premere sulle posizioni tenute dalla “Trieste” e dalla 90a; il 20 marzo si spostava su quelle della “Giovani Fascisti”. Sotto l’incessante bombardamento dell’aviazione nemica, padrona quasi assoluta dei cieli, fanti, bersaglieri, paracadutisti, camice nere e granatieri tedeschi si lanciavano in un contrattacco dietro l’altro per chiudere le falle apertesi a El Hamma e a El Guettar. Nonostante la sproporzione dei mezzi corazzati (620 contro 94), l’VIII Armata non passa e registra perdite elevate. Il rischio di un cedimento a El Hamma, dove l’iniziale manovra diversiva britannica era stata invece rafforzata, apertasi una breccia il 26 marzo nella stretta di IL NASTRO AZZURRO Tunisi, occupate nei due giorni sucTebaga, induce Arnim a chiedere a cessivi. Mentre i tedeschi iniziano a Messe di ripiegare a nord verso l’Uadi sbandarsi, i fanti della “Superga”, agli Akarit. Gli 8.000 uomini della ordini del gen. Ferdinando Gelich, “Centauro”, dopo avere retto alla continueranno a lottare fino al 12 pressioni delle quattro divisioni del II maggio. Messe, che temeva di essere C.d’A. americano, solo il 31 marzo iniaccerchiato, ordinava di ripiegare ziano a ripiegare verso le nuove posiverso la penisola di Capo Bon, dove zioni, già raggiunte dalla I Armata. convergono su sua direttiva anche i Nella sua relazione ufficiale il gen. reparti italiani inquadrati nell’oramai Harold Alexander, comandante in dissoltasi V Armata germanica. Nelle capo in Africa settentrionale, scriverà operazioni di ripiegamento, condotte che in tutti questi scontri: “entrambi i sotto l’incessante bombardamento tedeschi e gli italiani mostrarono una aereo nemico e conclusesi l’11 magtemeraria determinazione ed un gio, si distingueranno i fanti della “La morale ineguagliabile” e che “gli itaSpezia” e i cavalieri di “Lodi”. In seraliani combattevano particolarmente ta giunge il messaggio di Vittorio bene superando i tedeschi che erano Emanuele III : “Ho seguito con vivissiin linea con loro”. Allo scopo di non consentire a ma ammirazione le gesta della gloMesse di consolidarsi sulla nuova riosa I Armata. La sua splendida conIl generale Giovanni Messe linea, il 31 marzo Montgomery lanciadotta dà sicuro affidamento per la va due puntate offensive su Gebel maggior grandezza della nostra Haidoudi, arginate dalla “Pistoia” e poi reiterate il 6 Patria immortale”. aprile: 450 carri armati britannici, supportati da 500 La mattina del 12 Messe, appreso della resa di pezzi d’artiglieria, scatenano un inferno di fuoco al Arnim, scrive a Roma: “La I Armata, cui la sorte ha quale si oppongono i nostri fanti con soli 15 carri. serbato il privilegio di restare ultima e sola a difenCedono le posizioni di Gebel Roumana e di Gebel dere il Tricolore in terra d’Africa, continuerà fino allo Tebaga, riconquistate subito dalla “Trieste” e dalla stremo. Il nemico ormai preme da tutte le direzioni. “La Spezia”. “La battaglia dello Uadi Akarit aveva La situazione generale, l’enorme sproporzione delle segnato un tempo d’arresto nell’avanzata dell’8 forze e il progressivo esaurimento delle munizioni Armata: il valoroso impegno delle truppe dell’Asse lasciano prevedere che la resistenza non potrà proaveva fatto fallire ancora una volta i suoi piani di trarsi a lungo”. Sono autorizzate le trattative per la annientamento della 1 Armata che, sfuggendo alla resa, che si chiede onorevole ma che gli inglesi presa mortale, si trasferiva ordinatamente sulle impongono incondizionata (non sono più i tempi nuove posizioni di Enfidaville dove, in un’ultima batdell’Amba Alagi). Mentre sta per scadere la tregua, taglia disperata, avrebbe affermato la propria invinvergognosamente violata dalle truppe francesi gaulcibilità” (Giuseppe Mancinelli). liste, alle 19.35 giunge a Messe l’ultimo ordine: Commenterà da par suo Francis Tucker, “Cessate il combattimento! Siete nominato Comandante della 4a Divisione indiana dissanguataMaresciallo d’Italia. Onore a voi e ai vostri prodi. si negli assalti ai capisaldi italiani: “Per tutta la giorMussolini”. Si compiono così gli ultimi atti di questa nata del 6 aprile le forze dell’Asse erano state alla fulgida epopea: racconterà Messe nelle sue memonostra mercè: era triste constatare che esse si ritirie: “Tutti gli artiglieri della I Armata ricorderanno ravano per prepararsi a combattere un altro giorno”. sempre con profonda emozione la solenne cerimoIl Raggruppamento Sahariano del gen. Mennarini nia con cui di fronte ai serventi schierati sul presenviene però accerchiato e, dopo aver difeso fino allo tat arm si procedeva alla distruzione dei pezzi dopo stremo la stretta di El Hamma, è sopraffatto dalla 2a aver lanciato l’ultima salva al grido di: Viva l’Italia. Divisione neozelandese. Siamo all’ultimo atto della Viva il Re”. Le ostilità hanno termine alle 12.30 del 13 campagna: diciannove divisioni alleate ad organici maggio 1943. completi, ben equipaggiate, alimentate da un ininterFrancesco Atanasio rotto flusso di rifornimenti e sorrette da una coper(Presidente della Federazione di Siracusa) tura aerea incontrastata, fronteggiano tredici divisioni dell’Asse decimate (alcune in linea dal 1942), logorate e ormai totalmente isolate. Resistere anche un giorno di più significava tenere lontano dall’Italia il nemico: è questa convinzione ad animare lo spirito delle nostre unità. Alle 23.00 del 19 aprile, preannunciato dal consueto fuoco d’artiglieria, indiani e neozelandesi vanno all’attacco degli avamposti di Garci e Takrouna ad ovest di Enfidaville: si resiste a caro prezzo, il “Lodi” subisce elevate perdite, ma la nostra artiglieria ottimamente posizionata supporta con successo i contrattacchi della “Trieste”, “Pistoia”, “Giovani Fascisti” e “Folgore”, che resistono fino al 30 aprile. A nord però il II Corpo d’Armata americano e il V e XI Corpo d’Armata britannico riescono invece a sfondare il 6 maggio lungo la valle di Mateur Postazione anticarro verso Biserta e lungo quella di Mejerda verso italiana IL NASTRO AZZURRO 21 BENGASI: UN PARADISO PERDUTO I Breda 65 della 159^ Squadriglia sul campo di Bengasi a figura centrale in una scuola di volo è l'istruttore. Forse in nessun altro insegnamento la figura del maestro assume una così grande importanza. L'istruttore deve saper togliere la paura dell'aereo a ciascun allievo. Istruttori come questi non ce ne sono molti: generalmente provengono dall'Aeronautica Militare; qualcuno proviene dalla caccia e ha al suo attivo decine di vittorie aeree ma di questo non parlano volentieri. Ettore Dotta è l'istruttore dell'Aero Club di Cagliari. Difficile trovarne uno migliore. In cielo è un "manico": pilota In modo fluido e continuo; gli specialisti dicono che "dipinge". Ha un curriculum d'aviatore d'eccezione. Entrato nell'Aeronautica Militare alla fine degli anni '30, fu destinato in Africa Settentrionale con i Breda 64 e 65. Con i CR.42 fece azioni su Malta e scorta convogli, ma i combattimenti più duri, dai quali è sempre uscito vittorioso, (non ha mai perduto un aereo) li fece con i Macchi 200 e 202. È pluridecorato (tre Medaglie d'Argento di cui una "sul Campo") ed è stato più volte citato nei bollettini di guerra, onore questo riservato soltanto agli "assi". È stato tra i primi fondatori della scuola di volo di Lecce, nell'immediato dopoguerra. Istruttore sul "Mustang" e sul G.59, ha forgiato centinaia di piloti. Ha concluso il servizio attivo pilotando i Jet militari. I ricordi del reduce sono bianchissimi, travolgen- L ti come i vortici del ghibli. Non hanno ombre. «Perchè non ero fascista, non sono fascista». Ettore Dotta, pilota della squadriglia dei caccia d'assalto della Regia Aeronautica, aveva ventun anni quando ha visto Bengasi per la prima volta. Dal parabrezza del suo Bredia 65 ("un gioiello che sfiorava i 450 chilometri orari") gli si è spalancato davanti il paradiso. «Per me è stata solo una lunga, splendida vacanza». Nel '39 Dotta era sergente. Prima di lui qualcuno aveva già pensato di allungare lo stivale fino all'Africa Orientale. «E io mi sentivo a casa. Quando mai potevo avvertire la sensazione di schiacciare un popolo, di essere un oppressore?». Non implora attenuanti, salvo la nebbia febbrile dell'età e una «voglia matta di combattere»: sedici aerei abbattuti in duello singolo, quaranta insieme al cinquantesimo stormo. Vita movimentata con qualche contropiede: nel dicembre del '40, dopo la prima caduta di Tobruk, fuga rapida verso l'Italia. «Non so neppure io come ce l'ho fatta. Un salto sull'aereo e via. A Bologna sono sbarcato in sahariana: e lì nevicava». Ricordi importami ma niente nostalgie strappacuore, "Tant'è che non ho mai accettato i pellegrinaggi dei sopravvissuti, messe e corone d'alloro, le lacrime in ricordo dei Caduti. Ho visto molti amici morire, però non ho bisogno di celebrarli con nessuno". MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE AL sergente pilota ETTORE DOTTA da CAGLIARI “Ardito ed abile pilota, in numerose azioni belliche condotte in un settore particolarmente aspro, dava costante prova di belle virtù militari. Durante una scorta diretta a un idrovolante di soccorso, sosteneva durissimo combattimento contro preponderanti forze avversarie, permettendo al velivolo scortato di rientrare incolume alla base a missione compiuta.” Cielo del Mediterraneo, giugno 1940 - luglio 1941 - XIX 22 IL NASTRO AZZURRO La sua Libia è una cartolina d'epoca venata di tinte coloniali. «Crimini? Non discuto che ce ne siano stati. lo non me ne sono mai accorto, vivevo tra cielo e aeroporto, in un mondo lontanissimo. Ricordo in ogni caso che Italo Balbo, il Governatore, ci chiedeva di rispettare la popolazione. Io l'ho rispettata». E gli altri? Parliamo ad esempio delle donne libiche. "Fama tutta meritata. Belle e inavvicinabili. Vicino all'aeroporto di Bengasi c'erano attendamenti. Beh. lì c'erano donne. Amore no amore no, ripetevano. Ma poi l'amore lo facevano, eccome se lo facevano". Violenze? "Non voglio davvero coprire nessuno. Ma debbo onestamente affermare di non averne viste. Ci scazzottavamo con gli inglesi, questo si." Rapine, furti ai danni della gente comune? "Di queste cose non ne ho nemmeno sentito parlare. Coi libici avevamo un buon rapporto. Quando dovevamo allontanarci dall'aeroporto, dove loro svolgevano i servizi di guardia, chiedevamo di chiamarci una carrozza. Ci domadavano: la volete araba o nazionale? Nazionale, per loro, voleva dire italiana. Rammento anche che quando arrivava qualcuno di noi organizzavano la fantasia, una specie di ballo di benvenuto". Neanche un'impressione del baratro tra gli uni e gli altri? "Ricordo bene che per noi i viveri c'erano, per gli altri no. I familiari dei soldati libici vivevano in capanne vicino all'aeroporto. Mangiavano il cus cus tutti assieme, dallo stesso insalatiere. Gente di buon appetito. Per noi c'era la mensa". E poi? Quali altre immagini si inseguono nei ricordi di una guerra combattuta a ventun anni, in un paese trasformato in un gigantesco campo di battaglia? "Ho vivissima la memoria della miseria. Dovunque ci fosse una goccia d'acqua trovavi una capra, due galline, un orticello. E nient'altro. Una povertà sconvolgente. No, io non ho chiesto (e nemmeno pensato) di chiedere a un libico di non stare sul marciapiede Il Macchi MC.200 “Saetta”, uno dei caccia con cui Dotta ha combattuto in guerra dove passava un italiano". Tre anni di prigionia, consegnato al nemico con l'onore delle armi. Quando ci ripensa Ettore Dotta non riesce a trovare sequenze d'orrore. "Io ho sentito parlare di fascismo soltanto dopo. Allora non c'erano le informazioni che troviamo oggi. Ho preso tre Medaglie d'Argento, una me l'ha data personalmente Benito Mussolini. Ma non ero fascista, l'ho detto." E la scelta di combattere? "Allora era la scelta che coinvolgeva un'intera generazione . Non me ne pento, rifarei tutto quello che ho fatto." Dietro questa cortina d'innocenza. invocata in nome dei ventun anni, c'è una Libia incantevole, magica. "Il mal d'Africa non è un'invenzione. È qualcosa che ti lascia un segno, un segno dentro. Io non l'ho dimenticata perché è legata ai miei giorni migliori. E quando parlo di giorni migliori non penso alla guerra. Era la mia Libia, bellissima." G.P. (Articolo inviato dal Presidente della Federazione di Cagliari cav. Uff. Antonio Di Girolamo) Lo splendido P-51 “Mustang” sul quale Dotta era istruttore subito dopo la guerra IL NASTRO AZZURRO 23 MOVM ECCELLENTI: LUIGI GENTILE Il ragazzo che tornò dall’inferno con quella certezza che misteriol 25 giugno del 1941 era un samente sentiva dentro di sé nelle mercoledì: e dal sabato prima lunghe ore che passava in chiesa gli uomini della 19^ a pregare la Madonna: il giovane Squadriglia di base sul campo di pilota ci credeva con una fiducia Derna non avevano avuto un senza dubbi e senza limiti. momento di tregua. In quei giorni Fu al fronte dal primo giorno, gli Hurricane avevano abbattuto con una squadriglia da caccia: e tre dei dieci bombardieri della poche volte si era visto, tra quella squadriglia. Altri tre, crivellati da gente senza paura, un pilota più centinaia di colpi erano rientrati a temerario di lui. “Lui attacca semstento e non erano più efficienti. Ne restavano quattro, e per le pre, lui se li va a cercare, i guai” dicevano i suoi compagni con richieste del Quartier Generale ammirazione ed anche con un po' avrebbero dovuto essere quarandi invidia. “Un giorno o l’altro, se ta. Nella tenda Comando il telefonon sta attento...”. no squillava continuamente. I “A me non può succedere piloti e gli equipaggi ricevevano gli niente, lo ha detto la mamma”, ordini, le eliche ricominciavano a ripeteva lui. girare in un turbine di sabbia. Poi Dalla caccia era passato ai la breve corsa sulla pista, il rombo bombardieri in una base della dei motori al massimo, il decollo: Sardegna prima ed in Africa setquando tornavano gli uomini tentrionale poi: ogni giorno più scendevano lentamente dagli matto, più generoso, più impreveapparecchi sfiniti dal sonno e dibile. Una volta venne a sapere dalla tensione. Andavano verso le che tre caccia inglesi, dopo aver loro tende con la speranza di dorabbattuto un caccia italiano, avemire qualche ora, se qualche vano sparato sul pilota, uccidenamico aveva avuto tempo di tirar dolo mentre stava scendendo col fuori anche la loro branda e di paracadute. Trovarono Gentile che bruciare le cimici con la benzina, piangeva nella sua tenda e andama non ci riuscivano: un nuovo Il ten. Luigi Gentile MOVM rono a dire al comandante che era ordine di partenza li rimandava esaurito. “Ce l’avete voi, l’esauritroppo presto in volo. E se non mento. Io sto benissimo e adesso arrivava l’ordine, arrivavano i voglio volare”. bombardieri inglesi come furie, Il comandante lo accontentò subito: partì a pieno attaccando ogni cosa. carico, senza scorta. Fu un bombardamento a bassa Quel mercoledì, sembrava cominciare una giorquota su Alessandria, un lavoro perfetto. Tornando, nata tranquilla. I quattro bombardieri erano rientrasul mare, fu attaccato da due caccia-bombardieri ti verso le sette dopo un attacco a dei mercantili alla inglesi. Una lotta furibonda: uno dei due inglesi fonda davanti a Tobruk. Dalle sette a mezzogiorno, abbattuto, l’altro, duramente colpito, si allontana. tutto silenzio: cinque ore di un sonno atteso e Gentile ha un motore in avaria, i servocomandi blocprofondo. A mezzogiorno, allarme: tre Hurricane in cati, un serbatoio che perde benzina. Eppure scenpicchiata sul campo, un passaggio e via. Nessun de di quota, fa un largo giro sui naufraghi che in danno, a parte quell'anticipo di sveglia. “È andata anche troppo bene” disse il tenente pilota Luigi acqua si aspettano il colpo di grazia, e invece, a volo Gentile guardando l’orologio. “A te va sempre bene” radente, lascia cadere il battellino di salvataggio e commentò il collega, sdraiato accanto a lui. “Tu hai poi punta verso la costa. Due minuti più tardi tre la mamma che funziona, io sono orfano ...”. Hurricane attaccano il bombardiere italiano e Risero. La storia della mamma del tenente Gentile riesce ancora a disimpegnarsi: atterrerà Gentile era proverbiale, alla diciannovesima squasenza carrello, con un motore in fiamme e quelli driglia. Gentile veniva da San Michele, provincia di addosso fin sopra la pista: è illeso. Da allora, fra i Bari. Aveva la passione del volo fin da bambino ma membri degli equipaggi del Reparto c’è una guerra il padre non ne voleva sapere. Appena finito il liceo, silenziosa per essere assegnati al 19/7, il bombarlo inscrisse all’università di Napoli, facoltà di medidiere del tenente Gentile, dove si lavora e si rischia cina. Ma il ragazzo non resisteva e, due mesi dopo si di più, perché il capo-equipaggio appena finisce una arruolò in Aeronautica. A casa lo rividero dopo un missione va dal comandante a chiedere di partire di anno, in divisa da allievo ufficiale. Era il maggio del nuovo: “con tante bombe che ci sono qui ...” dice ... 1940, si sentiva aria di guerra: ma la madre era Ma da quel sabato a quel mercoledì, nemmeno il tranquilla. Diceva che suo figlio sarebbe ritornato. tenente Gentile ha potuto chiedere di più. Uomini e “La tua mamma sa che non ti accadrà nulla di male” macchine sono stati in volo di giorno e di notte semgli aveva sussurrato abbracciandolo alla stazione. E pre. Poi quelle cinque ore di pace, inverosimile, da allora gli ripeteva quelle parole in ogni lettera, meravigliosa. I 24 IL NASTRO AZZURRO E ... la notizia: un Cant-Z.1007 è stato abbattuto a circa 50 km dalla costa. Il pilota è riuscito a fare un ammaraggio di fortuna e un caccia della scorta ha visto dei naufraghi fra i rottami. “E facile che ci siano dei feriti, sai che significa”, gli ha detto il comandante. Quando c’è sangue in mare arrivano i pescecani; lo sentono anche da lontano, infallibilmente, ed è la fine per tutti, feriti e no. Ogni volta che è stato possibile, gli apparecchi di soccorso sono partiti con dei quarti di cammello appena abbattuto per gettali in mare e attirare gli squali lontano dai naufraghi: ma oggi non ci sono cammelli. Sono le 13.20. Il bombardiere è gia in linea di partenza. Il motorista Giacomo Cordò alza il pollice. Angelo Viola, l’aviere radiotelegrafista, sta trafficando con l’antenna delle onde medie. Le onde medie sono le più importanti, è su questa frequenza che passano i segnali di SOS. “Non va?”, chiede il secondo pilota, sergente Anzeloni, volgendosi verso di lui. “Può darsi che vada, puo darsi che no” risponde Viola. “Ma tanto, abbiamo la mamma del tenente, se c’è per lui, c’è per tutti, no?” “Sarà”, dice il primo aviere Eugenio Fornera andando a sistemarsi alla mitragliatrice di poppa. Fornera è nuovo, questa è la sua prima missione ed ha i nervi a pezzi: “E il tenente?” riprende irrequieto: “non viene?”. Gentile sta salendo a bordo in quel momento con un ufficiale osservatore dell’esercito, il tenente Sante Patussi. Gentile è un pugliese tutto fuoco, Patussi è un veneto, placido, sereno: sembrano l’opposto l’uno dell’altro, ma quando si tratta di salvare la vita di un uomo, chiunque egli sia, sono identici nell’ardimento e nella pazienza. Le 13.35. Un aviere toglie i tacchi dalle ruote, il bombardiere comincia il rullaggio, ma subito si sente un colpo secco, ed il grosso apparecchio sbanda di colpo: una pietra è incastrata in una delle ruote del carrello. Il sibilo delle eliche si smorza. Gli avieri accorrono, cercano di liberare la ruota, non ci riescono. Si apre il portello, scende il pilota imprecando: dietro di lui quelli dell’equipaggio, preoccupati. Uno strano incidente, sembra un cattivo augurio. Gli aviatori sono gente superstiziosa, ci credono a queste cose. Si perde un quarto d’ora a far saltare la pietra con un palanchino. Poi il pilota risale, il bombardiere rulla, entra in pista, i motori al massimo, corre... “No!” urla un pilota sul campo stringendo i pugni. Il bombardiere ha già mangiato quasi tutta la pista ed ha ancora la coda bassa, non si alza ed ormai non puo’ più fermarsi. Il rombo aumenta improvvisamente di tono; Gentile che ha dato il “più cento”, il massimo di emergenza: il carrello si stacca sull’ultimo metro di pista. È fatta. “Chissà che ha avuto” dicono quelli del campo. Guardano in alto, vedono il 19/7 che fa quota, dirige a Nord per 60 gradi da Ras Azzaz. Rientrano nelle tende: nessuno vuole dirlo ma tutti hanno lo stesso oscuro presentimento. Anche a bordo del 19/7 non c’è voglia di parlare. Viola, il marconista scopre che l’antenna delle onde medie è proprio rotta: decisamente è una giornata nera. Eppure tutto sembra così normale: il cielo è sereno, senza una nuvola, ed il mare, immenso sotto le ali, è tranquillo. Il tenente Patussi, in coda, scruta attentamente la distesa. Gentile scende di quota riducendo la velocità, pendola con metodo, come piace al suo amico. Dieci chilometri quadrati da battere subito, poi si allargherà il raggio. Docilmente, il grosso S 79 fa il suo lavoro di spola, avanti ed indietro, disegnando una croce d’ombra sull’azzurro. La visibilità è perfetta. Fornera, che non ha ancora lasciato la mitraglia, prova a puntare su un banco di delfini che giocano saltando sull’acqua. “Ancora niente?”, domanda Gentile che ha passato i comandi al secondo. “Niente”, risponde Patussi continuando a guardare giù. Il CANT Z è caduto certamente qui, ma non si vede neppure un rottame. Dei naufraghi, nessuna traccia. “Secondo te sono andati?” Patussi resta un poco in silenzio. “Scendi ancora un po’, non è detto”. “Ho tutta la benzina che vuoi e nessuno ci disturba”, dice Gentile, ritornando al suo posto. “La caccia! La caccia”, grida il motorista in quel momento. Sono cinque Hurricane, vengono di coda. Gentile dà il massimo ai motori e picchia al pelo dell’acqua, virando verso Nord. Cinque caccia sono troppi per un bombardiere senza scorta. Bisogna andare al largo più che si può, fino a che quelli faranno i conti con la benzina e dovranno mollare. Filando bassi, intanto, gli si leva la possibilità di attaccare dal di sotto ed è gia qualcosa. Ma i cinque Hurricane si dispongono velocissimi, due sui fianchi MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE al Sottotenente Pilota GENTILE Luigi da S. Michele (Bari) “Giovanissimo Ufficiale pilota, entusiasta e capace, dava piu volte prova di coraggio e sprezzo del pericolo in numerose e rischiose azioni di guerra. Durante una missione di ricerca di camerati dispersi in mare, attaccata da soverchiante caccia avversaria, svolgeva le manovre per la difesa e reazione con sangue freddo e calma esemplare. Con tutti i membri dell’equipaggio gravemente feriti, e con il velivolo colpito e reso inservibile, era costretto all’ammaraggio in mare aperto, eseguendo la difficile manovra con decisione e prontezza e provvedendo con le sole sue forze a trasbordare sul battellino tutti i camerati che altrimenti, essendo essi immobilizzati per le gravi ferite, avrebbero seguito le sorti del velivolo repentinamente inabissatosi. Rimanendo per 3 ore in acqua per permettere ai feriti di sistemarsi sul canotto nel modo migliore, iniziava la faticosa navigazione per guadagnare la costa lontana, mai mancando di confortare i camerati doloranti con la parola e dando loro, con la serenità dello spirito, la certezza del salvamento. Con fraterna devozione assisteva il collega osservatore morente che trovava la forza estrema di additare ai compagni il sublime comportamento del giovane pilota. Per tutto il pomeriggio e la notte provvedeva da solo a dirigere il battello verso terra fino a che dopo 19 ore di navigazione riusciva a sbarcare sulla riva i compagni feriti. Raccogliendo in un supremo sforzo le proprie energie, compiva una lunga e faticosa marcia per raggiungere un comando alleato cui chiedeva i soccorsi. Infaticabile, rimaneva a fianco dei compagni fino al loro ricovero in ospedale, incurante di se, preoccupato soltanto dei propri uomini attoniti per tanta forza d’animo.” Cielo del Mediterraneo orientale, 25 giugno 1941 IL NASTRO AZZURRO 25 SM.79 dopo l’ammaraggio e tre in coda, in formazione al bombardiere: è possibile persino che tentino di catturare l’apparecchio italiano, constringendo il pilota a discendere su uno dei loro campi. Attanagliato alla sua mitraglia, Fornera non ne puo più. I due caccia laterali volano nell’unico punto morto dell’arma: gli inglesi conoscono gli apparecchi italiani. Il capopattuglia si avvicina, probabilmente vorrebbe proprio catturare un bombardiere italiano: Fornera apre il fuoco, mentre lo fa anche il tenente Patussi con la seconda mitraglia. Gli inglesi si portano fuori tiro e poi in coda al 19/7. Sono quaranta mitraglie che battono un solo bersaglio, quaranta mitraglie contro due, e subito una delle due tace: Fornera rotola giù urlando, una raffica gli ha sfracellato una gamba ed il sangue si mescola alla benzina che sgorga da uno dei serbatoi. Il marconista corre al posto di Fornera, la mitraglia ricomincia a sparare nella giostra infernale degli Hurricane: si rialzano, ritornano all’attacco, adesso è Patussi che cade, ferito a morte mentre centinaia di colpi fracassano la cabina dei piloti, abbattono insieme Anzeloni e Cordò. Rabbiosamente, il marconista sta cercando di ricaricare la sua mitraglia, sembra che le mani non vogliano ubbidirlo: solo adesso si accorge che ha cinque pallottole in corpo. È fradicio di sangue, a tratti non vede più nulla. Eppure con uno sforzo supremo riesce a ricaricare, e spara ancora puntando come può, mentre il bombardiere sussulta, scartando come un cavallo impazzito. Una raffica, un’altra, poi una vampata gialla, il capopattuglia va giù in candela ma gli altri ritornano, più aggressivi di prima. Tutto si schianta. Il marconista è colpito ancora, cerca di trascinarsi alla stazione radio ma non ne ha il tempo: una sbandata più forte delle altre lo fa cadere, uomini e cose sono scaraventati da una terribile spinta in avanti, si ammucchiano in un solo sfacelo. Quando riesce a riaversi, il marconista si accorge che il bombardiere sta galleggiando. Nel silenzio si sente lo sciabordare quieto delle piccole onde sulla fusoliera e l’acqua che entra da mille 26 fessure, gorgogliando adagio. Come abbia fatto il pilota Gentile a fermare quella carcassa senza mandarla in mille pezzi è incomprensibile. “Signor tenente...”. Il mucchio di corpi si scuote appena, nella penombra. “Signor tenente, aiuto...”. La voce, piena di terrore, è di Cordò. Nessuno risponde. Fornera ripete: “la mia gamba, la mia gamba...”; Anzeloni sta tentando di districarsi fra Viola e Patussi. In quel momento, con un colpo secco si apre il portello e nella luce improvisa si vede il tenente Gentile. “Presto, presto”, dice affannato, “fra poco si affonda”. “Il .. il battellino, signor tenente ...”, implora Anzeloni. “È già in acqua, svelti, venite fuori”. Gentile è uscito da quell’inferno completamente illeso ed ha cercato di raggiungere il battellino, ma la frana dei rottami e dei corpi gli ha sbarrato la strada. Allora ha sbloccato il tetto della cabina, si è gettato in mare, raggiungendo il portello di poppa: ha messo in mare il battellino, l’ha attraccato ai timoni, è rientrato a bordo per portare in salvo la sua gente. Un’impresa che sembrava impossibile. Il tenente Patussi è in fin di vita. Ha la forza di sorridergli, gli dice: “Bravo Gigi, lo sapevo che ce l’avresti fatta ...”, ed intanto si preme i pugni sul ventre, vuol far credere di essere soltanto ferito ad una gamba mentre la raffica lo ha letteralmente squartato. Viola resiste con ammirevole coraggio ma è ferito in tutto il corpo, ed è gravissimo. Fornera si tiene la gamba stroncata, perde tanto sangue che non puo’ avere più di un’ora di vita. Anzeloni, il sergente di ferro, dice che non ha niente ma sta rantolando. E Cordò, il più giovane di tutti, si guarda le mani imbrattate di sangue e piange, dice: “Muoio, muoio, signor tenente, muoio...”. Per questi cinque uomini, ancora vivi soltanto perché possano soffrire ancora di più, c’è una sola speranza: quel pilota di ventun anni che febbrilmente sta cercando di trascinarli verso l’uscita, mentre la carcassa del bombardiere affonda. Viola, puntandosi sui gomiti, lo aiuta come può. Guadagna il portello, si lascia scivolare lungo la fusoliera, raggiunge il battellino. Poi è la volta di Cordò, il ragazzo. Con uno sforzo sovrumano, Anzeloni punta la testa contro Fornera, lo spinge verso Gentile che aspetta. Crollano tutti e due in acqua, tutto sembra perduto, ed intanto Viola si accorge che il battellino perde aria, e la bombola di carica non funziona più. “Signor tenente!”, grida. Gentile è a pochi metri, ma non può lasciare Fornera, ormai svenuto per il sangue che ha perso e per l’atroce dolore. Ansimando, a strappi, trascina quel povero corpo, lo affida alle mani che si protendono dal battellino, si arrampica sulla apparecchio. Dovrebbe esserci un soffietto a mano. Chissà dov’è in questo disastro. Lo trova, si tuffa in acqua, ritorna al battellino e comincia a pompare. Gli occhi sbarrati dei naufraghi sono fissi sul bordo che, poco IL NASTRO AZZURRO a poco si rigonfia, è la salvezza. Gentile nuota ancora verso il portello, tira giù il sergente, lo sorregge. “Faccio da solo, mi lasci”. “Ci stai a galla?” Il sergente dice di si, il pilota ritorna al portello. C’è Patussi ancora, l’ultimo del mucchio. “Proprio tu per ultimo”, impreca Gentile. “Lo so che tu mi avresti salvato per primo”, bisbiglia l’ufficiale. Cerca di sollevarsi, gli crolla tra le braccia. Dalla giacca aperta il pilota vede quella ferita orrenda. Adesso gli sembra di non avere più forze, è soltanto un ragazzo spaventato che vomita accanto ad un moribondo, mentre la coda del bombardiere comincia a sollevarsi, ancora pochi istanti e finiranno nel gorgo, tutti e due. Stringendo i denti, il pilota trascina il corpo dell’amico verso l’uscita, lo fa cadere nell’acqua, si tuffa a riprenderlo: ora pesa un poco di meno, Viola con la sola mano valida che ha cerca di remare verso di loro, c’è ancora un metro che sembra non finire mai più... “Ecco, sono arrivati”. Gentile si lega la corda del battellino ad un piede, nuota con tutte le sue forze tirandosi dietro a strattoni la sua gente: in quell’istante il bombardiere si impenna, scompare ingoiato da un’ondata gigantesca. Adesso i naufraghi sono soli, nell’immensità del mare. Non hanno né bussola, né viveri, né acqua. La loro vita è nelle mani di un uomo, quel pilota che ormai allo stremo delle energie sta lottando per spingere a bordo i due feriti più gravi. Occorrono due ore di sforzi, per riuscirci, e solo allora, anche lui si decide a salire, rannicchiandosi per lasciare più posto ai suoi compagni. Non è possibile remare, non c’è spazio. E anche se ci fosse, non si saprebbe dove dirigere. Passano lunghe ore, in silenzio. Non si vede che mare. Ora le ferite bruciano come il fuoco e gli uomini cominciano a sentire i morsi atroci della sete. Fornera sta delirando, all’improvviso cerca di buttarsi fuori per bere, Gentile lo trattiene a stento. Scende la sera: la gelida notte africana. Il naufraghi battono i denti per il freddo e per la febbre. Il pilota sta fissando le stelle. Ha lasciato andare la corda del battellino e cerca di capire con questo sistema la direzione della corrente. “Coraggio, ragazzi”, dice “la corrente ci porta verso terra. Non possiamo essere tanto lontani...” nessuno gli risponde. Nel buio si sente uno che piange... All’alba il tenente Patussi è in agonia, sul fondo del battellino pieno di sangue. Viola e Fornera hanno perduto i sensi. Il sergente ed il motorista si guardano intorno con gli occhi sbarrati, hanno visto muovere qualche cosa a pelo dell’acqua: “I pescecani!” “Eccolo!”, grida il sergente. Una grossa forma scura passa veloce accanto al battello facendolo traballare. Ma è soltanto una tartaruga. “La corda! La corda!”, dice Gentile, “gli passiamo la corda al collo e ci facciamo portare a IL NASTRO AZZURRO riva!” Ride, ma nessuno ride con lui. In quel momento, Patussi gli stringe la mano. “Per me è finita, Gigi”, sussurra a fatica, “... ma tu li salverai, non mollare, Gigi ...”. Gli fa segno di cercare nella tasca, Gentile fruga, trova un fazzoletto di seta ricamato. “Tienilo in mio ricordo”, gli dice Patussi. “Non è vero, tu te la caverai, tieni qui ...”. Gentile non sa che altro fare, si toglie di tasca la sua mela, gliela porta alla bocca ed il moribondo ne mangia un boccone, lo guarda con infinita gratitudine, poi reclina il capo. Dieci minuti più tardi, il polso di Patussi non batte più. Il sole si sta alzando, ritorna la tortura della sete e delle piaghe tumefatte. Muto, il pilota compone in croce le mani del suo amico e gli chiede la forza di fare l’orribile cosa che adesso ha il dovere di fare: liberarsi di lui. Un’ultima preghiera, un tonfo nell’acqua. Con gli occhi pieni di lacrime, il pilota prende i remi, ora c’è spazio. Rema, non sa verso dove, ma è sicuro che arriverà. Rema fino a spaccarsi la schiena, senza sentire più né fame né sete, mentre attorno a lui non c’è che orrore e abbandono, sangue e delirio. Il battello del 19/7 arrivò in vista della costa dopo ventidue ore di quell’indescrivibile martirio. Un uomo, quell’uomo solo, trascinò sulla sabbia i corpi ormai inanimati dei suoi compagni e barcollando continuò ad andare senza fermarsi, per chilometri e chilometri, senza sapere dove, sapendo solo perchè. Qualcuno gli aveva detto: “non mollare, li salverai”. Un passo dopo l’altro, ancora, ancora. Fino a che vide la sentinella di un avamposto tedesco, riuscì a dire che andassero là dove c’erano i suoi compagni, che andassero subito. Li vide correre verso una camionetta, partire. Poi non vide più niente, riprese conoscenza dopo due giorni nell'ospedale tedesco. Gli dissero che erano tutti fuori pericolo, anche Viola, anche Fornera. Finalmente poteva dormire: sognò sua madre. Giuseppe Grazzini (Epoca - 1966) Cerimonia commemorativa del ten. Luigi Gentile con la sez. AAA di Ciampino a lui intitolata e la sez. Nastro Azzurro di San Michele di Bari 27 LECCO RICORDA ANTONIO BADONI llo scoppio della diniere “Climene” e “Seconda Guerra “Tifone” partite da Mondiale” la torpePalermo due ore più tardi, diniera “Cigno” era capopotrà raggiungere indensquadriglia della “XI ne la destinazione. Il Squadriglia Torpediniere” comandante Carlo della Regia Marina di Maccaferri, finito in mare base a Tripoli. La “Cigno”, dalla controplancia, fu tra varata alla fine del 1936, i pochi superstiti della era condotta da un equi“Cigno”. La maggior parte paggio di 5 ufficiali e 94 dei 103 membri dell’equitra sottufficiali e marinai. paggio risultarono morti o La nave era impiegata dispersi. Fra essi il giovaprincipalmente in missione eroe lecchese, il cui ni di scorta tra la Sicilia e corpo non fu mai più ritroil Nord Africa, prestando vato. Suo padre, l’Ing. soccorso più volte ai nauGiuseppe Riccardo fraghi di unità affondate. Badoni, non si darà pace All’una di notte del 16 per la perdita dell’adorato aprile 1943, la “Cigno”, al figlio e per anni conticomando del capitano di nuerà a indagare se per corvetta Carlo Maccaferri, caso qualcuno, straniero o salpa dal porto di Trapani, inesperto, non avesse insieme alla gemella preso a bordo un naufrago “Cassiopea” con il compivagante nel mare. to di scortare la motonave Antonio Badoni nasce “Belluno” diretta a Tunisi. a Lecco, il 21 ottobre Dopo un’ora e mezza di 1916, da Adriana Molteni navigazione il convoglio e Giuseppe Riccardo viene intercettato e attacBadoni, ultimo di cinque cato dai cacciatorpediniefigli, unico figlio maschio, re britannici “Paladin” e di una dinastia di induIl s.ten. vasc. MAVM Antonio Badoni “Pakenham”. “Cigno” e striali fra le più importan“Calliope”, per consentire ti d’Italia fin dal 1700. Il alla motonave “Belluno” di mettersi salvo, ingagsuo avo, Giuseppe Badoni (1807-1877), è una figura giano un durissimo combattimento contro le più illustre dell’imprenditoria e del Risorgimento lomgrandi e meglio armate navi inglesi. bardo. Nel campo industriale introduce nuove tecniNel furore della rapida battaglia, “Cigno” viene che e macchinari all’avanguardia in grado di migliocolpita alle macchine: sebbene immobilizzata, e rare la produzione e la qualità di vita degli operai. quindi alla mercé del fuoco nemico, oppone resiApre nuove fabbriche creando numerosi posti di stenza con tutti mezzi a disposizione. Il sottotenenlavoro. Nei moti del 1848, Giuseppe Badoni, impavite di vascello Antonio Badoni, “Direttore del Tiro”, do, alla guida del comitato insurrezionale di Lecco, gravemente ferito all’addome, continua la strenua tiene i contatti con gli insorti a Milano. Con l’Unità difesa dalla sua postazione di babordo, procurando d’Italia, viene eletto deputato alla Camera con largo danni irreparabili al “Pakenham”. Verso le ore 3 un margine di voti. Nel frattempo, i figli Carlo e siluro lanciato dal “Pakenham” spezza in due la torAntonio, subentrati in azienda seguendo le orme del pediniera che, rapidamente, si inabissa a una decipadre, conducono con competenza e successo l’attina di miglia a sud ovest di Punta Marsala nel Canale vità; trasformando l’azienda da Metallurgica a di Sicilia. Metalmeccanica. Gli inglesi, dopo aver devastato la “Cassiopea”, Alla prematura scomparsa di Carlo e in particosi ritirano. Il “Pakenham” a causa dei gravi danni lare di Antonio avvenuta nel 1892, l’azienda è consubiti sarà autoaffondato alle 6.30. Nel frattempo la dotta da una terza generazione della famiglia, fino a motonave “Belluno” è in salvo; scortata dalle torpequando, Giuseppe Riccardo Badoni (1882-1974), A MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE ALLA MEMORIA SUL CAMPO AL SOTTOTENENTE DI VASCELLO ANTONIO BADONI “D.T. di silurante più volte fatta segno, in numerose missioni di scorta a convogli, a violenti attacchi aerei e subacquei, contribuiva all'abbattimento di numerosi aerei e alla salvezza di molti convogli. In rapido e duro combattimento notturno contro preponderanti forze navali nemiche, apriva il fuoco su di esse con prontezza e precisione producendo sicuri, gravi danni al nemico. Colpita e immobilizzata la propria unità, quantunque gravemente ferito, continuava al tiro coi sistemi di fortuna sino all'estremo limite. Scompariva in mare, conscio di avere, col proprio sacrificio, contribuito efficacemente alla salvezza del convoglio.” Canale di Sicilia, 16 aprile 1943 - Torpediniera Cigno 28 IL NASTRO AZZURRO figlio di Antonio, conseguita la laurea in ingegneria meccanica nel 1907, presso il “Regio Istituto Tecnico di Milano”, entra attivamente nella società come gerente responsabile. Grazie alle sue spiccate doti di tecnico e d’imprenditore la ”Società per Azioni Antonio Badoni” avrà un ulteriore sviluppo, arrivando ad impiegare fino a 700 dipendenti, specializzati nel campo della carpenteria, della meccanica e dei locomotori, affermandosi in Italia e all’estero con opere eccellenti. Antonio, trascorre la gioventù nella grande villa di famiglia, educato ai principi morali e religiosi, idolatrato dalle sorelle che l’adorano, compiendo gli studi superiori al Liceo Classico A. Manzoni di Lecco; già in questo periodo trascorre le vacanze estive in Germania e in Inghilterra visitando gli stabilimenti più riguardevoli. Per ovvie esigenze d’azienda, e per seguire le orme paterne, terminate le superiori, si iscrive al Politecnico di Milano. Chiamato alle armi, la passione per il mare lo spinge a iscriversi all’Accademia Navale di Livorno. Il 15 giugno 1940 si laurea in ingegneria a pieni voti. Il 31 luglio con il grado di “Aspirante Guardia Marina” viene imbarcato sull’incrociatore “Zara”, e inizia a fare pratica sui compiti durante la navigazione. Il suo comandante lo descrive così: “Era un ragazzone snello, alto due metri o giù di lì, biondissimo, con dei lineamenti classici, due occhioni cerulei e un aspetto così fresco, vigoroso e giovanile da far pensare al David di Michelangelo.” Dopo una breve licenza ritorna alla MILMART di Taranto. Il 15 agosto 1940 si imbarca sull’incrociatore “San Giorgio”, ancorato nella rada di Tobruk in Libia, posto a difesa della città con i suoi potenti cannoni. Trascorrono sei mesi di durissimi combattimenti. Ai primi di gennaio 1941, Tobruk è circondata e tagliata fuori dal resto del mondo. Il 21 gennaio, gli inglesi sferrano il potente attacco decisivo; conquistano la città e catturano 25.000 soldati italiani. Il “San Giorgio” è condannato, per non farlo cadere in mano nemica è autoaffondato. La notte del 22, Antonio Badoni, con altri nove membri dell’equipaggio, decisi a non arrendersi agli inglesi, tenta la fuga a bordo di un piccolo peschereccio. Protetti dalle tenebre affrontano gli sbarramenti nemici. La fortuna aiuta gli audaci: passano sotto le batterie inglesi, sui banchi di mine schivano una mina galleggiante. Provvisti di una bussola, poco più grande di un orologio da tasca e una grande carta di navigazione, dopo 4 giorni e 3 notti di intensa speranza e di tensione impareggiabile raggiungono, miracolosamente, la costa italiana in Calabria a Catanzaro Marina. Nel suo rapporto il s.ten. di Vascello Antonio Badoni, ha parole di elogio per i suoi “magnifici marinai ai quali noi tutti dobbiamo inchinarci e baciare le mani”. La “Cigno” in navigazione IL NASTRO AZZURRO 29 Dopo una licenza di 13 giorni, viene assegnato a difendere Taranto dagli attacchi aerei. Nell’ottobre 1942, la nomina di “Direttore del Tiro”, una responsabilità che manterrà fino alla fine. La vita sedentaria l’annoia e chiede di essere imbarcato. Il 31 gennaio 1943 è quindi a bordo della R. Torpediniera “Cigno”, incaricato di scortare i convogli di rifornimento. Nel frattempo, durante le brevi licenze, si fidanza con Franca Folonari. Antonio e Franca sono uniti da sentimento profondo che li spinge al matrimonio. Scrive al papà la sua intenzione di mettere su casa e i genitori approvano. Il ricordo della sorella Sofia “Tutto è pronto. La data fissata: il 3 maggio 1943, a licenza già concordata, l’ufficiale che dovrà sostituirlo già designato, pronto il corredo, pronti gli inviti … ma cosa è successo? Perché l’Antonio non viene a casa? Perché proprio lui doveva essere il Direttore del Tiro del Cigno? Perché? Perché? Perché? Solo il Destino può rispondere a tutti questi perché. La notte fra il 15 e il 16 aprile 1943, il Canale di Sicilia pullula di navi da guerra degli Alleati: incrociatori, torpediniere, posamine e sommergibili. Ciò non ostante il nostro Comando ordina al Cigno un ultimo tentativo di scorta al convoglio in partenza per Trapani. Il Guardiamarina Antonio Badoni, essendo Direttore del Tiro, e il suo attendente Lorefice devono stare a babordo nella posizione più esposta ai tiri nemici. Una scarica di mortaio colpisce a morte la nostra torpediniera … di Antonio nessuna notizia. Il papà si precipita a Roma per attingere notizie dirette dal Ministero della Marina e dopo una lunga attesa si viene a conoscere il resoconto di Lorefice che, ferito a un piede, si era trovato in acqua con l’Antonio che denunciava uno squarcio all’addome. Su suo invito avevano pregato insieme e poi più nulla ... Purtroppo per noi l’unica risposta era che il Canale di Sicilia aveva inghiottito il nostro eroe. Ma il papà non si darà pace …”. All’eroe, già Decorato di due Croci di Guerra al V.M., sarà conferita un’altra Decorazione: la Medaglia d’Argento al Valor Militare “sul campo” In questo particolare momento di crisi economica e di Valori, la vicenda di Antonio Badoni, oggi più che mai, merita profonda riflessione quale esempio di onestà ed eroismo. Questo bellissimo giovane che, per censo e posizione sociale, avrebbe potuto ottenere agevolazioni e favori, preferì non venire meno al senso del Dovere e dell’Onore, servendo la Patria in prima linea, fino all’estremo sacrificio al fianco dei suoi marinai. Antonio Badoni non è morto il 16 aprile 1943 nelle acque del canale di Sicilia, egli è ancora fra noi. La sua Memoria il suo Sacrificio, il dolore dei famigliari e dei suoi cari, sono resi immortali dalla Sezione UNUCI di Lecco e in particolare dall’Istituto Tecnico Industriale Statale di Lecco, a Lui intitolato, segni di gratitudine imperitura per questo meraviglioso giovane che, generosamente, immolò la sua esistenza per i più alti Valori della Patria. L’Istituto Tecnico Industriale Antonio Badoni nasce nel 1946, come corso serale, quale estensione dell’ELIP (Ente Lecchese per l’insegnamento Professionale) promosso nel 1940, dall’ing. Giuseppe Riccardo Badoni (papà di Antonio) in collaborazione con l’ing. Angelo Beretta. Nel 1954 ha inizio il primo corso diurno, dal 1959 diventa statale e assume la denominazione di I.T.I.S. A. Badoni (Istituto Tecnico Industriale Statale). Sotto la sapiente guida del preside, ing. Antonio Cusolito, del corpo docenti e all’utilizzo dei suoi attrezzati laboratori, il Badoni, assurge ad esempio di eccellenza didattica. I suoi studenti ai test d’ingresso al Politecnico sono tra i primi nelle graduatorie. Numerosi sono gli imprenditori lecchesi che, in questi 60 anni, hanno conseguito gli studi al Badoni. In seguito ai recenti accorpamenti e ordinamenti della scuola, l’Istituto acquisisce nuovi corsi e diventa IIS A. Badoni. Alla guida del Preside Prof. Angelo De Battista, consta dei seguenti indirizzi: 1) Meccanica, meccatronica, energia; 2) Elettronica, elettrotecnica e automazione; 3) Informatica e Telecomunicazioni; 4) Liceo Scientifico delle Scienze applicate; 5) Costruzioni, ambiente e Territorio. Frequentato per una media di 1300 studenti l’anno. Su ogni Diploma campeggia il nome di Antonio Badoni, Sottotenente di Vascello M.A.V.M. (alla memoria) Geom. Mario Nasatti (Socio della Federazione di Lecco) Notizie attinte da: “I Badoni e l’Industria del ferro nell’800 Lecchese” di Giorgio Cortella. “Cara Sofia… Confessioni di una ottuagenaria” di Sofia Badoni. MARTEDÌ 16 APRILE COMMEMORATO A LECCO IL S.T.V. ANTONIO BADONI M.A.V.M. Martedì 16 Aprile a Lecco si è svolta la commemorazione della figura del S.T.V. Antonio Badoni M.A.V.M. nel 70° anniversario dalla morte. Alla cerimonia di suffragio al mattino nella Basilica di San Niccolò è seguita nel pomeriggio una conferenza sulla vita del Decorato nell'Aula Magna dell’Istituto Tecnico a lui dedicata. Il Socio della Federazione di Lecco, Geom. Mario Nasatti, principale artefice ed ideatore della giornata commemorativa, ha illustrato nel corso del convegno con dovizia di particolari le origini e la vita della famiglia Badoni, mentre l'ing. Marco Milani, insigne co-relatore, ha illustrato i fatti d'arme in cui il S.T.V. Badoni ha conseguito le Decorazioni al Valor Militare di cui era insignito, approfondendo inoltre, in maniera chiara e facilmente intellegibile anche dai non esperti, le caratteristiche delle navi su cui il Decorato ha svolto servizio. La manifestazione, cui ha preso parte anche il Presidente Nazionale Gen. B. (r.) Carlo Maria Magani, ha visto la partecipazione, oltre che dei membri della famiglia Badoni, anche di un discreto pubblico a dimostrazione che l'interesse per i gli eroi che hanno dato lustro alla nostra Nazione non scema nel tempo. Maristella Ravelli (socia della Federazione di Sondrio) 30 IL NASTRO AZZURRO GLORIA A VOI SOLDATI DEL GRAPPA el mese di maggio 2012 mi sono recato con gli Alpini di San Giacomo all'adunata di Bolzano dove ho sfilato assieme al mio caro amico Cristiano Dal Pozzo (99 anni). Abbiamo parlato di molte cose. Cristiano mi disse che chi restaura un monumento, una lapide o un cippo dei nostri soldati avrebbe fatto nascere l'anima di queste persone; lì per lì non gli avevo dato molta importanza. Poi, quest'estate, durante una camminata a Ponte San Lorenzo, vedendo il degrado della lapide che ricorda il punto di massima avanzata austriaca, mi sono ritornate in mente le parole di Cristiano, e raccontandolo anche ai miei figli Anna e Davide, abbiamo deciso di provare a sistemare quel cippo. Così, qualche giorno prima della commemorazione a Cima Grappa, che si svolge tutti gli anni la prima domenica di agosto, senza alcuna esperienza, ma con molta buona volontà, abbiamo tentato di fare qualcosa. Visto il buon risultato, ci siamo fatti prendere dall'entusiasmo e abbiamo proseguito con il nostro intento, rendendoci conto dell'alto degrado di molti altri monumenti: tra questi, quello del Monte Pertica, dove qualche malintenzionato aveva cercato di strappare le targhe collocate ai piedi della croce da Ermes Aurelio Rosa nel 1969 a ricordo dei Caduti della Battaglia del Pertica a cui prese parte in prima persona. Abbiamo pulito e risistemato il cippo di Ca' Tasson, N Anna Zen al lavoro La soddisfazione di Anna Davide e Claudio Zen dopo il restauro quello del Col Moschin, quello del Col Averto e ripulito il capitello di Sant'Antonio che si trova nel sentiero n.° 50 che da Pae porta a Campo Solagna. Tra tutti questi, il più faticoso è stato il Pertica perché abbiamo dovuto trasportare manualmente cemento, sabbia, acqua e vari attrezzi che ci servivano, fino alla cima. Quello più soddisfacente il Col Averto che si trova di fronte alle cave di Campeggia, prima di arrivare a Campo Solagna, dove nel 1970 il soldato Roberto Targa, marchigiano (di leva nella Caserma Bassano) perse la vita a causa delle ustioni riportate durante lo spegnimento di un grande incendio. La lapide era coperta da erbacce e immondizie lasciate dai villeggianti. Quello che mi sta più a cuore è a Ca' Tasson sapendo che ci ha combattuto anche mio nonno (Ardito delle "Fiamme Verdi" Alpine) insieme al glorioso "Ettore Viola". Sarà nostro compito da oggi, ogni anno, ripulire e risistemare con passione Ca' Tasson. Ringrazio molto i miei figli Anna e Davide, di 14 e 10 anni, per la passione e l'impegno che hanno dimostrato nel condividere questa mia esperienza. Ai miei occhi sono stati dei piccoli eroi perché, come ha detto Cristiano (che saluto molto), ci sembrava di far rivivere l'anima di quei soldati. Io e mio fratello Davide ringraziamo moltissimo nostro papà per averci trasmesso questa passione fortissima. Anna, Davide e Claudio Zen IL NASTRO AZZURRO 31 I 100 anni della Coppa Schneider ento anni fa ebbe inizio una delle più avvincenti mali velivoli e motori di serie, successivamente con competizioni sportive del mondo: la "Coppa velivoli costruiti appositamente in pochissimi esemSchneider". Un ricco industriale francese, plari: le "Formula 1" dell'epoca. Jacques Schneider, erede delle omonime Acciaierie di Il programma definitivo fu completato a dicembre Le Creusot, nel 1912, ebbe l’idea di indire una gara di 1912 e la prima edizione della competizione venne velocità per idrovolanti. Strenuo sostenitore della messa temerariamente in calendario per il 16 aprile nascente aviazione e detentore di un brevetto di aero1913, appena quattro mesi dopo. La pubblicità internastiere, Schneider era convinto che l'idrovolante sarebzionale all’evento venne affidata al volo di un idrovobe stato il velivolo del futuro grazie all’enorme dispolante, da Beaulieu a Roma, con a bordo Jacques nibilità di superfici acquee idonee al decollo e all'amSchneider e Ernest Laurens. Ampiamente pubblicizzamaraggio disponibili in natura. to dai giornali, il volo partì il 5 marzo ma si interruppe La competizione diventò una delle manifestazioni poco dopo nei pressi di Genova, a S. Margherita Ligure, aeronautiche più famose al mondo e, disputatasi per per i gravi danni causati alle ali del velivolo dalle conquasi 20 anni, dal 1913 al 1931, incentivò un progresso dizioni meteorologiche avverse. La prima edizione tecnologico senza pari nel campo delle costruzioni e della Coppa Schneider sembrava iniziare sotto auspici della motoristica aeronautiche. non favorevoli. Mentre l'Europa si avviava inconsciamente verso il Contrariamente alle attese, le nazioni europee baratro della Prima Guerra Mondiale, nella dorata coraeronauticamente progredite, come l’Italia, la Francia nice di Montecarlo si viveva ancora l'allegria della e la Germania, non iscrissero alcun velivolo alla prima Belle Epoque. La vita mondana scorreva fra ricevimen“Coppa Schneider”. Numerosi, invece i concorrenti priti, feste, balli e gare sportive, che riunivano il bel vati, tutti francesi meno uno, lo statunitense Charles mondo europeo. In questo contesto Jacques Schneider Terres Weymann. propose al Presidente della Societè des Regates (dalla L'Aeroclub di Francia si vide costretto, come aveva quale, decenni dopo, nel 1953 nacque lo Yacht Club di già dovuto fare al Meeting di Idroaviazione svoltosi a Monaco) di organizzare una gara aviatoria, riservata a Montecarlo l'anno precedente, ad operare una prima soli velivoli idrovolanti, da svolgersi nello specchio eliminatoria per qualificare i soli tre piloti ammessi dal d'acqua antistante il Principato. Regolamento per ogni nazione. L'idea ottenne un unanime consenso tanto che il Le eliminatorie, si svolsero su un percorso di 40 km Principe Alberto I, istituì subito, con apposito decreto, che comprendeva anche 5 km riservati alla prova di una Commissione per aiutare Schneider a stilare il navigabilità. AI termine della prova si qualificarono regolamento di gara che, nel tardo autunno del 1912, Maurice Prevost, Roland Garros e Gabriel Espanet. fu presentato all'Hotel de Paris di Montecarlo. Alla Ovviamente, l'unico americano Charles Terresmanifestazione venne dato il nome di "Coupe Weymann, era qualificato d’ufficio. d'Aviation Maritime Jacques Schneider", nota succesAlle otto del mattino del 16 aprile 1913 erano tutti sivamente come "Coppa Schneider". La competizione alle boe di partenza. La competizione ebbe inizio subiprincipale sarebbe stata una gara di velocità, affiancato dopo che il motoscafo dei commissari di gara aveva ta però anche da altre prove, tra le quali quelle di navicompletato il giro del circuito per controllare l’esatta gabilità e galleggiabilità destinate a "premiare" gli posizione delle boe e che le barche e i natanti dei curioidrovolanti con le migliori caratteristiche costruttive. si stazionassero fuori dal percorso. La prova più importante, come detto, era quella di Il sorteggio per l'ordine di partenza, vide primo velocità e consisteva nel volare, mantenendo la media Prévost, secondo Garros, terzo Espanet, e ultimo più elevata possibile, lungo un circuito segnalato da Weymann. Prévost decollò alle otto e tre minuti e semboe, in mare aperto, il cui percorso non idoveva essere brò d'essere il favorito grazie alla potenza del motore inferiore alle 150 miglia nautiche. In questa maniera, i del suo idrocorsa, 160 CV cioè quasi il doppio di quella velivoli in gara non erano sollecitati esclusivamente degli altri velivoli. sul piano della pura prestazione velocistica, ma anche Partito per secondo, Garros durante il flottaggio sull’affidabilità meccanica e sull’elevata manovrabilità bagnò i magneti e dovette fermarsi per oltre un'ora. utile per “stringere” al massimo le virate sulle boe Ripreso il via, al 15° giro un'avaria lo costrinse di nuovo riducendo, anche se a fermarsi. Riparato minimamente, il il danno e rimessosi Il Deperdussin con cui Maurice Prévost si aggiudicò la vittoria percorso. in volo, tagliò il tradella prima edizione della “Coppa Schneider” La coppa posta in guardo con un palio da Schneider, tempo di 5 ore e 4 sarebbe stata asseminuti. Il terzo congnata definitivamencorrente, Espanet, fu te alla nazione che bloccato al 7° giro avesse vinto la gara per un'avaria all'imper tre volte consepianto di alimentacutive. zione che gli fermò il Quindi, la compemotore. Fino a quel tizione si svolse in momento Prévost più edizioni, dal 1913 era in testa ma al 1931, dapprima Weymann, partito annualmente e poi un'ora dopo, risultò ogni due anni, inipiù veloce; avrebbe zialmente con norvinto se il grippaggio C 32 IL NASTRO AZZURRO CIAO OVIDIO! L'articolo qui pubblicato è stato liberamente tratto dai testi che il col. Ovidio Ferrante, aveva scritto per il calendario 2012 dell'Associazione Arma Aeronautica, ripercorrendo tutta la storia della Coppa Schneider. Ovidio Ferrante, era uno dei più profondi ed appassionati cultori della storia dell'Aeronautica italiana; era il più noto biografo del generale Umberto Nobile ed il più profondo conoscitore delle sue imprese. La sua passione per la storia dell'aviazione gli aveva valso la nomina a Direttore del Museo Storico dell'Aeronautica Militare non appena ne fu inaugurata, sul finire degli anni '70, l'affascinante sede di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano. Dopo il collocamento in congedo, Ovidio Ferrante ha continuato a mettere a disposizione di tutti la sua immensa cultura aeronautica pubblicando libri, articoli, saggi, tenendo conferenze e collaborando a documentari e filmati come consulente storico di prim'ordine. Ovidio Ferrante dal 27 febbraio 2013 non è più tra noi e, come tutti gli uomini di grande Valore, ha lasciato un vuoto incolmabile nella sua famiglia e fra gli amici e i conoscenti che lo hanno amato e stimato. Sono onorato di essere tra i suoi amici. Il col. Ovidio Ferrante Antonio Daniele di un pistone non l'avesse bloccato al 15° giro. Prévost, convinto d'essere stato battuto, ammarava a 500 metri dal traguardo ma i suoi meccanici lo incitarono a gran voce. Compreso di essere ancora in testa, ridecollò e tagliò vittorioso il traguardo. La prima edizione della Coppa segnò un grande successo per la Francia. Tre francesi ai primi tre posti, e francesi tutti i velivoli in gara e i rispettivi motori. La Coppa restava in Francia, ma nessuno avrebbe pensato che sarebbe stata la prima e unica volta. La Francia non ebbe infatti più gran parte in questa Gara e dopo una fugace presenza degli statunitensi, la Schneider finì per risolversi in un lungo appassionante duello italo-inglese. L'Italia infatti si aggiudicò tre edizioni, ma non "consecutive", cioè le gare del 1920, 1921 e 1926. La coppa fu definitivamente assegnata all'Inghilterra per le tre vittorie conseguite, come da regolamento, "consecutivamente", nelle edizioni 1927, 1929 e 1931. Ma ancora oggi l'edizione finale della competizione è ricordata con una punta di polemica. Infatti, l’Italia aveva tutte le intenzioni di vincere la competizione del 1931 rimettendo in gioco le carte. A tale scopo, la Regia Aeronautica aveva commissionato alla Macchi un nuovo idrocorsa che doveva superare i 600 km/h grazie a un motore di potenza variabile da 2600 a 3000 HP. L'ingegner CastoIdi progettò l'innovativo MC.72, velivolo dalla splendida linea aerodinamica che, per equilibrare la formidabile coppia generata dal motore, era dotato di due grandi eliche bipala controrotanti. Il risultato fu eccellente, sia per le caratteristiche aerodinamiche che di manovrabilità. Invece il motore FIAT A.S. 6 da 3000 HP creava notevoli problemi di messa a punto. Progettato dall'ingegner Zerbi, in base alle richieste della Direzione Tecnica Aeronautica era stato ottenuto accoppiando specularmente, con funzioni mecca- niche separate ma con un unico sistema di alimentazione costituito da un complesso di otto carburatori, due motori FIAT A.S. 5, da 1000 HP. La difficile messa a punto della carburazione provocò due incidenti mortali durante le prove in volo. Il 2 agosto il capitano Monti precipitò durante il decollo restando ucciso e il 10 settembre, nel corso di un ultimo test in volo prima della gara, il motore esplose uccidendo il tenente Stanislao Bellini. La dodicesima edizione della competizione era stata programmata per il 13 settembre, solo tre giorni dopo il gravissimo incidente. Le richieste italiana e francese di spostare la competizione per poter completare la messa a punto dei rispettivi velivoli non furono accolte dalla FAI (Federazione Aeronautica Internazionale) che confermò la data. A questo punto per l'Italia fu giocoforza ritirarsi dalla Coppa Schneider del 1931. La gara si sarebbe svolta in Inghilterra e precisamente nel canale di Solent, con base logistica a Calshot, su un circuito triangolare di 50 chilometri di perimetro da percorrere sette volte. I velivoli che l’Inghilterra aveva iscritto alla competizione erano due Supermarine S-6B, con motore Rolls Royce da 2.350 HP di potenza, più un S-6 di riserva. Assenti anche gli americani, gli inglesi corsero da soli. Il primo dei due Supermarine S-6B, con il numero 1, fu assegnato al tenente Boothman che, senza strafare, compì i sette giri regolamentari alla velocità media di 547,188 km/h. Con la terza vittoria consecutiva la Coppa Schneider restava definitivamente in Inghilterra. Gli studi e le sperimentazioni per ottenere prestazioni davvero eccezionali per l'epoca, diedero uno straordinario impulso al progresso delle costruzioni aeronautiche. In pratica, i migliori aerei da caccia che si affronteranno poi nei cieli di tutto il mondo durante il secondo conflitto mondiale, derivano dagli studi effettuati per primeggiare in quella romantica competizione che segnò, di fatto, con la sua fine anche quella della Belle Epoque. IL RECORD DI AGELLO Il Macchi Castoldi MC.72 IL NASTRO AZZURRO La conclusione della Coppa Schneider non segnò per l'Italia la fine della ricerca del primato assoluto di velocità che fu definitivamente conquistato nel 1934 da Francesco Agello che raggiunse, col Macchi Castoldi MC.72, finalmente messo bene a punto, la velocità di 709.209 km/h in circuito chiuso sulla base dei 3 chilometri, eccezionale prestazione che, per gli idrovolanti a motore alternativo, resiste tuttora imbattuto. 33 PARLIAMONE ANCORA Risponde il gen. Antonio Daniele, direttore responsabile de “Il Nastro Azzurro” Caro Direttore, ... non ostante la mia non giovane età, sono ancora più determinato a difendere il nostro glorioso passato, quello che ancora, non dico m’inorgoglisce, ma almeno mi tiene legato alla nostra millenaria storia, che dovrebbe essere anche esperienza. Un po’ di colpa per quest’appannamento è anche nostra perché in passato non ci siamo opposti con più fermezza e determinazione a quei tentativi vergognosi di riscrivere la storia recente, anche da parte di ambigui personaggi e istituzioni governative. Si cominciò con l’equivoco episodio di Via Rasella, che anche agli occhi di uno sprovveduto non poteva essere considerato un atto di guerra, per arrivare fino a oggi, dove degli “escombros” termine spagnolo molto “tecnico”, usato nel settore edilizio: “scarti di cantiere edile”, hanno tentano di guidare o guidano nostre amministrazioni. Personaggi come D’Elia prima, la Baraldini e Giuliani poi, senza dimenticare quel Cesare Battisti, purtroppo graziato dai nostri cugini, e l’ultimo (almeno per il momento) grave episodio di Milano: assegnare la carica di capo di gabinetto a un terrorista, non “ex”. ... Non Ti nascondo la mia naturale preoccupazione per quello che stiamo vivendo. A tale proposito mi permetto di ricordare che dai titoli in prima pagina, a volte corredati da inutili foto, arguisco che questa società, della quale faccio naturalmente parte e alla quale ho dato il mio contributo, non cresce, come il nostro Pil, e non matura come in passato, ma invecchia soltanto, accentuando i problemi e i malanni connessi all’età. Quando, in passato, la società maturava con le esperienze, anche collettive, mi riferisco soprattutto a quelle negative, non con la cultura, la gente era più seria e aveva il coraggio almeno di arrossire, quando era pescata col famoso dito nella marmellata. Per finire, noi non esaltiamo il passato, ma abbiamo il dovere di ricordarlo, non fosse altro che per rendere onore alle persone che hanno sempre adempiuto i loro obblighi: i nostri Caduti e i nostri Decorati “in primis”. Io Li ringrazio, come fratelli maggiori, per avermi protetto nella vita e spero di non trovarmi solo e scoperto, in mezzo a troppi sessantottini. Cordialmente. Lecco, 10 Dicembre 2012 Ten. c. Giovanni Bartolozzi (Vice Presidente della Federazione di Lecco) Caro amico, ho stralciato dalla Tua lunghissima lettera, come spunto per questa riflessione comune, i cenni di particolare interesse relativi alle conseguenze del tanto osannato '68, mondiale manifestazione di cretineria che, a noi giovani di allora, sembrò tanto un'autentica rivoluzione. Intendiamoci, ciò che accadde in quel periodo non fu del tutto negativo: l'aver messo a nudo in maniera inequivocabile quando dietro alla forma non c'era sostanza, fu una cosa positiva; un po' meno, l'aver distrutto il concetto di autorità sostituendolo con la furbizia, che ha aperto la strada a ciò che tu, in maniera molto efficace hai richiamato con gli esempi di "escombros" non destinati alle discariche, ma alle cariche ... pubbliche. In realtà, non sappiamo ancora cosa c'era davvero dietro al '68 italiano, che fu simile, ma non uguale a quello che si sviluppò in gran parte del mondo libero e democratico proprio mentre i carri armati sovietici soffocavano nel sangue la "Primavera di Praga" in nome della "sovranità limitata" di cui potevano "godere" i paesi a regime comunista. Il Partito Comunista italiano, il più forte ed organizzato dell’occidente, sostenne in tutti i modi la "rivoluzione" del '68, dandogli un'impronta politica di estrema sinistra, mentre approvava a denti neanche tanto stretti l’invasione della Cecoslovacchia. Ero già grandicello abbastanza per partecipare attivamente al movimento del ‘68 e posso dire che la sua origine fu tutto fuorché comunista. Già da allora, le idee di Carlo Marx non mi interessavano proprio, né ero il solo al quale non piaceva quel "libretto rosso" che divenne una specie di vangelo alternativo. Trovavo gli aforismi di Mao di una banalità rivoltante. Un esempio per tutti: "Sono le minoranze che fanno le rivoluzioni." ... Per forza! La maggioranza ha da pensare a sbarcare il lunario tutti i giorni; non gliene importa nulla di buttare all'aria in un attimo ciò che ha faticosamente costruito in anni. Ebbene, anche se le idee di Mao non mi interessavano (ed ero in numerosa compagnia), nessuno mi impedì di buttarmi a capofitto nella "rivoluzione". Quest'apparente contraddizione mi consente di affermare che il fenomeno 1968 fu troppo importante per liquidarlo con qualche battuta: invece, è necessario analizzare cosa ci sia stato davvero dietro. E la tua lettera mi permette di farlo, per questo te ne sono grato. Gli anni della ricostruzione post bellica sono stati un periodo di cui gli italiani sono giustamente fieri: dopo solo un decennio dalla fine della guerra, l'Italia era tornata alla ribalta mondiale, la gente era attiva, stava bene e poteva guardare con fiducia al futuro; la lotta all'analfabetismo ed alla miseria materiale, morale ed intellettuale, era vincente su tutti i fronti. Insomma, tutto dava l'idea del progresso e del benessere. Ma un tarlo covava sotto la cenere: le disuguaglianze sociali, sebbene non fossero mai state ridotte come allora, venivano costantemente agitate come causa di tutti i mali. Dietro tutto questo c'era il risultato della seconda 34 IL NASTRO AZZURRO guerra mondiale. Le democrazie liberiste e il comunismo sovietico avevano vinto uniti contro i fascismi hegeliani, ma nel 1945 gli “alleati” si scoprirono ideologicamente distanti, insanabilmente opposti. Si passò dalla guerra combattuta alla guerra fredda solo "grazie" all'eccessiva potenza distruttiva delle armi nucleari intanto realizzate. Ma, mentre all'occidente liberista e democratico, pur con qualche rammarico, l'equilibrio del terrore sembrava andar bene così, all'Unione Sovietica, sebbene con la conferenza di Yalta avesse esteso il suo dominio all'Europa orientale e a mezza Germania, tale equilibrio stava molto stretto. Che il Partito Comunista Italiano ricevesse congrue sovvenzioni da Mosca non era un mistero neppure durante la guerra fredda, e venne apertamente confermato da "Tangentopoli", ma la cosa fece poco scalpore. Eppure, proprio da questi rapporti internazionali dobbiamo partire per comprendere la virata in senso politico strategico del '68 italiano. La strumentalizzazione in senso comunista di quel desiderio di rinnovamento che serpeggiava nella società in quel periodo ci fu e fu potente, fu sostenuta ideologicamente e materialmente, con forti risorse anche economiche provenienti da oltrecortina e per poco non ebbe successo. Si diffuse l’idea che il vero nemico erano gli USA, e la NATO. Ognuno veniva incoraggiato ad interpretare la situazione come più gli piaceva, persino i miei coetanei militanti comunisti erano convinti che la via italiana al comunismo sarebbe stata “diversa”. Sono felice che non abbiamo dovuto verificarlo: la disillusione sarebbe stata davvero grande, forse irreversibile. Nelle elezioni del 1972 la Democrazia Cristiana temeva il "sorpasso", che però non ci fu. Intanto, in modo per niente casuale, alcune facoltà universitarie perennemente occupate, i nascenti "centri sociali", i circoli culturali e chi più ne ha più ne metta, incubavano il terrorismo: furono gli anni di piombo. Ci volle il delitto Moro perché anche i comunisti italiani si svegliassero e comprendessero che la rivoluzione non risparmia nessuno di quelli al potere, non importa sotto quale etichetta: Aldo Moro cercava un'intesa tra i due partiti maggiori, le famose "convergenze parallele" che non approdarono a nulla, ma fu ucciso lo stesso. Fino ad allora le Brigate Rosse, pur esprimendosi nel più puro, spinto e spregiudicato "sinistrese", venivano considerate, dalla pletora di intellettuali e giornalisti al servizio del Partito Comunista, alla stregua di squadracce fasciste. I movimenti terroristi ideologicamente di destra, sparuti gruppuscoli al confronto delle BR, venivano additati all'opinione pubblica come la prova che gli opposti estremismi si toccano, mentre le BR venivano chiamate, quasi affettuosamente, “compagni che sbagliano”. Tutto pur di lasciargli un minimo di spazio operativo: perché? Perché - non è successo, ma stava per succedere - la rivoluzione sarebbe dovuta partire dall'"esempio" costituito dai "successi" della "lotta armata". Le vittime degli attentati compiuti dalle BR erano tutte ad alto valore simbolico e dovevano spingere, dopo anni di predicazione post sessantottesca, alla sollevazione di massa che avrebbe consentito, non appena si fossero sovvertite quanto bastava le istituzioni, di chiamare in aiuto l'Unione Sovietica che, protetta dal terrore nucleare, sarebbe intervenuta in soccorso dei fratelli comunisti italiani ... con i carri armati. Le famose stragi degli anni '80, mai adeguatamente spiegate da inchieste giudiziarie praticamente "a senso unico" (i colpevoli dovevano essere per forza di destra ... anche se non si trovava alcuna prova oggettiva che lo fossero, per cui, in gran parte, non furono mai trovati), furono l’ultimo atto di questa strategia che raggiunse l’apice e si consumò quando la NATO aveva risposto con l'istallazione dei missili "Cruise" e "Pershing II" al dispiegamento dei sovietici SS20 a media gittata contro l'Europa. Tutta la sinistra si movimentò contro quell'atto di legittima difesa, comprese le BR che compirono l'ultimo attentato importante, l'assassinio del generale Licio Giorgeri proprio mentre a Ginevra si discutevano le contropartite per il ritiro dei missili occidentali sotto la pressione della piazza: lo sapevano quei giovani manifestanti? Non credo. Anni dopo, caduto il Muro di Berlino, sciolto il Patto di Varsavia, dissoltasi l'Unione Sovietica, ci si sarebbe aspettata un po' di chiarezza in Italia, invece scoppia "Tangentopoli" e fa piazza pulita proprio di quei partiti che avevano garantito, nonostante tutto, la permanenza del nostro paese nell'alveo dell'Occidente. Il solo Partito Comunista esce indenne dalla grande inchiesta giudiziaria (sebbene il sospetto che anch’esso non sia un partito di stinchi di santo sia impossibile da sopire) e deve solo ... cambiare nome. Ecco che, a distanza di qualche lustro, chi si è "esposto" in quel terribile periodo, mettendoci la faccia, facendosi anni di galera o addirittura rischiando la pelle negli inevitabili conflitti a fuoco con le Forze dell’Ordine o dovendo riparare all'estero per non essere catturato, ora presenta il conto a chi lo ha mandato allo sbaraglio. Solo così si spiega che un Ministro di Grazia e Giustizia, Di Liberto, riceva all'aeroporto una detenuta, Silvia Baraldini, che non è stata riconosciuta innocente, né graziata, ha solo avuto il beneficio di venire a scontare la sua condanna per terrorismo in Italia; che la Francia abbia offerto "asilo politico" ai brigatisti rossi italiani, pur in presenza di un trattato di estradizione tra i due stati e di un'Unione Europea sempre più stretta; che il Brasile abbia negato l'estradizione del terrorista Cesare Battisti; che la scarcerazione per decorrenza della pena del leader di “Lotta Continua” Adriano Sofri sia stata una "grande" notizia; che il brigatista non pentito Maurizio Azzolini, cui hai fatto cenno, sia stato nominato capo di gabinetto del vice sindaco di Milano. Ma c'è ancora di peggio. Solo così si spiega l'enorme difficoltà con cui il Partito Democratico, ultimo nome dell'ex Partito Comunista, abbia infine acconsentito a costituire quel governo di larghe intese che televisione e giornali hanno fatto a gara a dimostrarci impossibile perché la "base" non lo voleva assolutamente. Questo atteggiamento mi ricorda quando Yasser Arafat stava per firmare nel 1998 lo storico accordo col quale si sarebbe finalmente posto fine alle tensioni arabo-israeliane. L'allora Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton aveva preteso dal governo israeliano non solo il riconoscimento dello stato Palestinese, ma anche un SI a tutte le richieste palestinesi, anche alle più assurde e strampalate, affinché Arafat non avesse più scuse: doveva firmare l'accordo perché era come se il testo lo avesse scritto lui di suo pugno. Giunto a New York, chiese ventiquattr'ore per pensarci e ... a Gaza scoppiò l'Intifada. Il “popolo non voleva” l'accordo e Arafat non firmò. Il popolo post comunista “non vuole” l'accordo col centro destra: come andrà a finire? IL NASTRO AZZURRO 35 NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO Il Parlamento vota I quattro pilastri della riforma della Difesa a riforma dello strumento militare italiano, recentemente approvata in via definitiva dal Parlamento, può determinare un significativo miglioramento delle Forze Armate in termini di efficienza ed efficacia. Il suo reale impatto dipenderà tuttavia dai decreti attuativi del nuovo governo. Il disegno di legge delega sulla riforma era stato presentato ad aprile 2012 dal Ministro della Difesa Giampaolo di Paola, che ne aveva già illustrato le linee guida sia in Parlamento che al Consiglio Supremo di Difesa. Il Senato ha approvato il testo lo scorso 6 novembre, e la Camera ha dato il suo via libera l’11 dicembre. I partiti che hanno sostenuto il governo Monti hanno dato prova di serietà e costanza su questo tema strategico per il paese, nonostante il recente deterioramento del quadro politico nazionale. In primis, la riforma fissa un nuovo tetto per le dotazioni organiche di Esercito, Marina e Aeronautica, che nel complesso dovranno ammontare a 150 mila unità. Rispetto alle attuali 183 mila, si tratta di un taglio di circa il 18% (33 mila persone). Il personale civile del Ministero della difesa non dovrà invece superare le 20 mila unità, rispetto alle 30 mila di oggi (-33%). La riduzione complessiva dovrà avvenire, gradualmente, entro il 2024. Si tratta di un cambiamento significativo e ambizioso, ma assolutamente necessario per adeguare le dimensioni alle risorse disponibili, con l’obiettivo di mantenere le attuali capacità operative. In secondo luogo, il personale dirigente di Esercito, Aeronautica e Marina, dovrà essere di 310 unità, tra ufficiali generali e ammiragli (-25% rispetto al numero attuale), e 1.566 tra colonnelli e capitani di vascello. In terzo luogo, la riforma razionalizza le strutture operative, logistiche, formative, territoriali, anche tramite soppressioni e accorpamenti, per ottenere una “contrazione strutturale complessiva non inferiore al 30%”. Tale contrazione dovrà avvenire entro sei anni dall’adozione dei decreti attuativi della riforma. La ratio è l’adeguamento delle infrastrutture militari al modo in cui oggi si difende la sicurezza nazionale, che non implica necessariamente il presidio su ogni singola provincia italiana. Infine, l’attuazione della riforma non dovrà comportare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Però, i risparmi conseguiti dovranno essere reinvestiti nel bilancio della Difesa. Tali risparmi vanno tuttavia calcolati al netto della somma derivata dai tagli al bilancio già previsti dal decreto legge di “spending review” del luglio 2012, che andrà invece a contribuire al risanamento della finanza pubblica. In altre parole, il comparto Difesa ha già subito tagli e fatto sacrifici al pari degli altri settori (Istruzione, Sanità, ecc.) toccati dalle misure di austerità di bilancio, e i prossimi risparmi dovranno invece servire a mantenere e migliorare le capacità operative dello strumento militare. Ciò, secondo la riforma, significa soprattutto riequilibrare i finanziamenti alle diverse voci di spesa. Come già rilevato da uno studio dell'Istituto Italiano Affari Internazionali, infatti, i fondi destinati alla funzione difesa nel 2012 sono andati per il 70,6% al personale, mentre soltanto il 18,2% ha finanziato gli investimenti e l’11,2% le spese di esercizio (addestramento e formazione dei militari, manutenzione dei mezzi, ecc). Questa ripartizione è non solo inefficiente ma anche dannosa per l’operatività delle strutture militari. Non a caso i principali partner europei con cui si vorrebbe consolidare una politica di difesa comune si orientano verso il modello che prevede metà del bilancio destinato al personale, un quarto agli investimenti e un quarto all’esercizio. La riforma è chiaramente volta a migliorare l’interoperabilità dello strumento militare con i partner in ambito UE e NATO, la capacità di condurre operazioni di gestione delle crisi al di fuori del territorio nazionale, la sostenibilità dello strumento medesimo alla luce del prevedibile permanere dei limiti di bilancio, e il carattere interforze delle Forze Armate, inclusi manutenzione, logistica e addestramento. In sintesi, la riforma mira a mantenere l’operatività delle Forze Armate messa seriamente a rischio dallo squilibrio delle spese (troppo per il personale, troppo poco per esercizio e investimenti) e dalla drastica riduzione di bilancio operata negli ultimi quattro anni: meno11,6% al netto dell’inflazione. Il disegno di legge delega approvato alla fine di questa legislatura non è però sufficiente, da solo, a conseguire in pieno questi obiettivi. Molto dipenderà dal contenuto dei decreti legislativi che il governo è tenuto ad adottare per attuare la riforma entro 12 mesi. Purtroppo, si è già assistito in Italia a buone riforme approvate dal Parlamento e poi mutilate o rinnegate in fase di attuazione. Il testimone passa dunque al nuovo governo, che dovrà completare un’opera certamente ben avviata ma ancora lontana dall’effettiva attuazione. Alessandro Marrone (ricercatore presso l'Area Sicurezza e Difesa dello IAI) L Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi premiata al Rotary Global Peace Forum Il 29 gennaio, Aung San Suu Kyi, leader del movimento democratico di Myanmar e vincitrice del Premio Nobel per la Pace, ha tenuto il discorso chiave al Rotary Global Peace Forum svoltosi ad Honolulu, nelle Hawaii, dal 25 al 27 gennaio, sostenendo che la pace assoluta è un obiettivo irraggiungibile, ma che dobbiamo tuttavia continuare a perseguire. Ha evidenziato la necessità di istituzioni democratiche per garantire i diritti umani. “Il tipo di pace che vogliamo è molto semplice: vogliamo una pace permanente”, ha dichiarato Suu Kyi, osservando inoltre che i giovani hanno un ruolo importante da svolgere: “Dobbiamo aiutare i nostri giovani affinché siano in grado di prendere il nostro posto nella costruzione nazionale”, ha affermato Suu Kyi. “Dipendiamo dai nostri giovani per andare avanti”. Più di 1.800 Rotariani hanno partecipato a questa iniziativa, il secondo di tre forum per la pace organizzato dal Presidente del Rotary International, Sakuji Tanaka: il primo si è tenuto a Berlino a Novembre, mentre il terzo è previsto per il 17 e 18 maggio ad Hiroshima, in Giappone. 36 IL NASTRO AZZURRO AZZURRI CHE SI FANNO ONORE DIEGO SACCARDI: L’ULTIMO CAVALIERE DI ISBUSCENSKIJ Il 3 novembre 2012 è scomparso il Cav. Diego Saccardi di anni 91, Medaglia d'Argento al Valor Militare, Reduce dell'ultima carica di Cavalleria nella campagna di Russia 1942-43. Il 24 agosto di settant'anni fa, nella steppa russa di Isbuscenskij, il Reggimento "Savoia Cavalleria" caricava per l'ultima volta in quello che fu definito il "canto del cigno" dell'Arma a cavallo. Lo scontro fu vittorioso per i cavalieri e tra loro c'era il Sergente Diego Saccardi che, alla testa di un piccolo drappello, dopo aver caricato, tornò nei ranghi del Reggimento con numerosi prigionieri russi. Alla fine fu Decorato con Medaglia d'Argento al Valor Militare. L'amore per il suo Reggimento continuò anche quando non indossava più la divisa. È stato Presidente dell'Associazione "Arma di Cavalleria" Sezione di Mantova, Consigliere provinciale e Presidente della Sezione "Combattenti e Reduci" di Rivalta. Socio affezionato all'Istituto del Nastro Azzurro da moltissimi anni. Una foto memorabile: Biagio Rossi, ieri e oggi Su una pagina del volume "7 anni di guerra " è stata riportata una foto storica del periodo della guerra contro la Francia (1940). Si riferisce alla visita che faceva Benito Mussolini ai feriti ricoverati in Ospedale. Infatti il Duce saluta fraternamente il soldato ferito il quale, alla vista dell'illustre personaggio, sorride, nonostante avesse tutte e due le gambe amputate per le ferite riportate in combattimento. Il giovane soldato sul lettino d'Ospedale è il Comm. Biagio Rossi grande Alpino Abruzzese, Grande Invalido di Guerra e Pluri Decorato al Valor Militare. Egli ricorda che in occasione della sua visita, durante quei giorni di convalescenza (1940), il Duce Benito Mussolini gli regalò anche un orologio pregiato. Biagio Rossi ci ha lasciato il mese scorso. Lo ha fatto alla chetichella, senza rumore, con quella serena e tranquilla maniera con cui si è sempre mosso e che lo ha fatto apprezzare da chiunque lo abbia conosciuto: un grande! LA FEDERAZIONE DI BERGAMO SALUTA EDOARDO CRISTOFORI Con vero rimpianto, devo segnalare che è venuto a mancare il mio grande amico e Socio del Nastro Azzurro Ten. Col. (R.O.) Edoardo Cristofari, Sindaco della Federazione. Fu il primo soldato dell’Esercito regolare italiano a raggiungere Bergamo, provenendo da Brescia, Tenente di complemento al comando di un plotone di bersaglieri motorizzati del LI° Battaglione del Regio Esercito, cobelligerante degli Alleati. Grand’Ufficiale della Repubblica, è venuto a mancare nella serata di mercoledì 27 febbraio 2013, all'età di novanta anni. Lo scorso anno gli ho fatto visita alcune volte, quando fu ricoverato in Ospedale e durante la convalescenza, notando, purtroppo, il progressivo inarrestabile decadimento generale. L’ultima volta che lo ho sentito, ormai quasi sordo e quasi immobile (grave cosa per un Bersagliere!), ricordò ancora il mio nome e mi riconobbe grazie all'amorevole ricordo che Egli aveva per la meravigliosa Puglia ove, ventenne allievo ufficiale, acquartierato a Bitonto (BA) nella Scuola Elementare Maschile, spesso era ospite a cena di miei concittadini e gustava, con il suo appetito giovanile e bersaglieresco, le pietanze caratteristiche della Puglia abbondantemente condite dal migliore olio d'oliva mentre, da buon veneto, non lasciava mai pieno il calice di fantastico "cerasuolo", vino di rara bontà e ormai introvabile! Il tragico armistizio dell'8 settembre '43 lo costrinse, senza nemmeno completare il corso A.U.C., a passare da "allievo" a effettivo combattente nel breve volgere di 12 ore, entrando nel turbine della guerra vera, quella guerreggiata, a cominciare dal cruento combattimento avvenuto nel porto di Bari il 9 settembre 1943 contro i paracadutisti tedeschi. Andò bene perché, all'arrivo del LI° Battaglione Bersaglieri A.U.C. chiamato a sostegno dal gen. Bellomo, la piccola ma violenta battaglia si era già conclusa vittoriosamente per le nostre armi, grazie anche all'aiuto dei lavoratori portuali e della popolazione. Anche lo scorso anno, in occasione della festa della Liberazione del 25 aprile fu sempre coerente ed agguerrito nelle sue idee e convinzioni: “La guerra contro i nazifascisti fu per noi il secondo Risorgimento. Per noi soldati regolari dell’Esercito Regio che combatteva con gli Alleati e risaliva dal Sud Italia. Ma anche per i partigiani. Prenda proprio la vicenda di Ettore Tulli: la sua banda era intitolata a un eroe del Risorgimento, Carlo Pisacane, non per caso. E allora è importante che si considerino la Guerra di Liberazione dell’Esercito e la Resistenza partigiana in questo modo perché le analogie sono evidenti, a cominciare dalla lotta per la libertà e contro l’invasore straniero”. dott. Vito Mirabella (Presidente della Federazione Provinciale di Bergamo) IL NASTRO AZZURRO 37 CRONACHE DELLE FEDERAZIONI BARI La Federazione di Bari ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – a gennaio, ha portato a termine i due corsi di bridge 2012, organizzati dalla Federazione con l'ausilio dell'Ing. Roberto Fabiano. Gli allievi dei due corsi, ciascuno in coppia con un giocatore esperto, si sono affrontati fino all'ultimo Slam in un torneo Mitchel. La classifica finale ha visto, per il I° corso principanti: I° Antonio Brucoli in coppia con Anna Posa; 2° Marilena Manganelli in coppia con Porzia Fanelli; 3° Luigi Perrini in coppia con Lucia Rinaldi; per il 2° corso di perfezionamento: I° Teresa Ligonzo in coppia con Biagio Pallotti; 2° Alberto Gianninni in coppia con Fiorella Frassineti. Tutti i partecipanti hanno ricevuto, come ricordo, la penna del Nastro Azzurro, i primi ovviamente, anche la coppa offerta dalla Federazione. Un ricco buffet ha chiuso la serata; – i Soci della Federazione hanno assistito ad una conferenza sulla Trasvolata Atlantica dei 24 idrovolanti italiani, comandati da Italo Balbo, nell'80° anniversario della straordinaria Crociera del Decennale della Fondazione dell’Aeronautica. Eccellente relatore è stato il Gen S.A. Giovanni Mazzone, già comandante della III° Regione Aerea. Tra gli ospiti illustri la figlia di uno dei Trasvolatori: il Col Calò Carducci. Nel corso della manifestazione è stato ricordato che il Gen. Mazzone nel 1960, ancora studente liceale, vinse uno dei concorsi indetti dalla Federazione di Bari ed ebbe in premio un viaggio sui "Campi sacri della Patria"; – il 6 febbraio 2013, su invito del Dirigente Scolastico dell'Istituto Professionale "Luigi Santarella", prof. Carlo De Nitti, il Gen. Giuseppe Picca ha tenuto una conferenza su "Gli Eroi dimenticati: I pugliesi nella Grande Guerra". Alla conferenza hanno assistito gli studenti delle quinte classi ed una parte del corpo docente. Il tema della conferenza é stato suggerito dallo stesso dirigente non soltanto per integrare il programma di insegnamento di Storia, quanto per infondere nelle giovani generazioni il rispetto e l'amore per la Patria, e la coscienza dei doveri verso di questa. Con questo incontro ha avuto inizio la collaborazione fra l'Istituto del Nastro Azzurro e l'Istituto Professionale per conseguire il precitato comune obiettivo, in linea con gli scopi del nostro Statuto. – – – – – – – BOLOGNA La Federazione di Bologna ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – il 7 settembre 2012, su specifico invito del comandante militare esercito Emilia Romagna gen. D. Antonio De Vita, alla cerimonia del cambio del Capo Centro Documentale fra il col. Stefano Cagnetta ed il col. Piero Giovanni Gnesutta presso la Caserma "Cialdini"; – il 21 settembre 2012, su specifico invito del 38 – Comando Regionale Guardia di Finanza, il Presidente cav. Giorgio Bulgarelli e Soci della Federazione accompagnati dalle relative consorti e dalle Dame Patronesse, hanno partecipato in occasione della ricorrenza di S. Matteo alla celebrazione eucaristica presieduta da Sua Eminenza Rev.ma Card. Carlo Caffarra. Successivamente, partecipazione alla presenza delle Autorità civili e militari, all’inaugurazione della mostra "Il vero ed il falso", tenutasi presso le sale del Museo Civico Archeologico; il 24 settembre 2012, in occasione dell'anniversario della morte del vicebrigadiere C.C. M.O.V.M. Salvo d'Acquisto, alla cerimonia di deposizione di corona d'alloro al Monumento eretto in viale 12 giugno; il 12 ottobre 2012, presso la Caserma "Mameli", alla presenza del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito e delle massime Autorità Militari e Civili, alla cerimonia di saluto al contingente in partenza per il teatro operativo libanese per l'Operazione "Leone XII"; il 14 ottobre 2012, su invito della Sezione A.N.C. di Bazzano (Bo), al Raduno Intersezionale Carabinieri della Provincia di Bologna, Modena e Repubblica di San Marino. Il Medagliere portato da un rappresentante dell'Arma e affiancato dal Presidente Giorgio Bulgarelli e dal Socio ten. Lorenzo Bulgarelli, ha aperto la sfilata per le strade del Comune dove ha ricevuto applausi; il 23 ottobre 2012, il Presidente cav. Giorgio Bulgarelli, su invito di S.E. Angelo Tranfaglia, Prefetto di Bologna, ha presenziato alla cerimonia di consegna delle Medaglie d'Onore conferite dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto. Presenti le Autorità Militari e Civili; il 25 ottobre 2012, alla cerimonia svoltasi presso la Caserma "Viali" per il saluto alla Bandiera di Guerra del 121° Reggimento Artiglieria Controaerei "Ravenna" in partenza per il Kosovo, per l'Operazione "Joint Enterprise". Il Medagliere della Federazione ha aperto la sfilata alla presenza della Autorità civili, militari e religiose; il 26 ottobre 2012, col Medagliere presso la Caserma "Ciarpaglini" di Budrio (Bo) per il cambio delle consegne al Comando del 6° Reggimento Trasporti fra il Col. Riccardo Sciosci ed il Col. Alfredo D'Andrea; il 28 ottobre 2012, col Medagliere, Alfiere il socio C.C. Davide Nanni, alla celebrazione della "Virgo Fidelis" a Crevalcore (Bo), città colpita dal recente terremoto e per la quale la Federazione di Bologna ha raccolto generi di prima necessità, consegnati alla Protezione Civile; il 2 novembre 2012, col Medagliere alla S.Messa celebrata nella Basilica di San Petronio, alla presenza delle massime Autorità civili e militari, per la commemorazione dei Caduti di tutte le guerre e successiva deposizione di corone d'alloro alle Lapidi dei Caduti poste in piazza del Nettuno e nella Cripta del Cimitero della Certosa; IL NASTRO AZZURRO – il 3 novembre 2012, in piazza Maggiore, il socio Davide Nanni ha presenziato per tutta la giornata presso la tenda allestita dalle Forze Armate, alla mostra dei mezzi militari di tutte le armi, illustrando ai cittadini interessati chi siamo e cosa rappresentiamo. Sono state distribuite copie del periodico "Il Nastro Azzurro" e gadgets all'uopo predisposti; – il 4 novembre 2012, all'alza Bandiera solenne in piazza Maggiore, alla presenza di formazioni militari delle Forze Armate e Corpi Armati e non dello Stato, oltre alle Associazioni Combattentistiche e d'Armi e alle massime Autorità civili e militari. Il Medagliere dell'Istituto ha sfilato per primo, ricevendo onori militari ed applausi dai presenti; – il 9 novembre 2012, presso la Caserma "Gamberini" di Ozzano dell'Emilia (Bo) il Consigliere Gr. Uff. Marco Bettoli e il socio Alfiere Davide Nanni hanno rappresentato la Federazione al cambio delle consegne al Comando del Battaglione Genio Ferrovieri fra il Col. Postiglione e il Col. Antonio Toni; – il 12 novembre 2012, col Medagliere alla "Giornata del Ricordo" dei Caduti Militari e Civili nelle missioni internazionali di pace, presso il Parco "La Montagnola" dove è stata deposta una corona d'alloro al monumento eretto in ricordo dei Militari Caduti appartenenti alle unità della Provincia di Bologna (6° Reggimento Trasporti di Budrio e Legione Carabinieri Emilia Romagna); – il 21 novembre 2012, presso la Caserma "Manara", sede del Comando Legione Carabinieri Emilia Romagna, alla celebrazione della "Virgo Fidelis" con deposizione di corona al Sacrario. La S. Messa è stata celebrata da S.E. il Cardinale Carlo Caffarra; – il 25 novembre 2012, alla celebrazione della "Virgo Fidelis" a Granarolo dell'Emilia (Bo) nell'anniversario della morte dei tre Carabinieri "Vittime della uno bianca"; – il 28 novembre 2012, il Presidente cav. Giorgio Bulgarelli e soci della Federazione hanno partecipato presso il Circolo Ufficiali dell'Esercito di Bologna, alla visita dell'Ordinario Militare Mons. Vincenzo Pelvi che ha incontrato le rappresentanze dei reparti militari delle province di Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì e Rimini; – il 31 gennaio 2013, su invito dell'Unione Nazionale Reduci di Russia e alla presenza delle Autorità Militari Civili e Religiose, col Medagliere all'inaugurazione solenne del giardino intitolato con targa toponomastica nel quartiere San Vitale a padre Giovanni Brevi M.O.V.M., Cappellano Militare Capo al Btg, "Val Cismon" del 9° Reggimento Alpini Divisione "Julia", Decorato di Croce di Guerra al Valore in Albania e in Grecia 1941, e Decorato di MOVM in Russia 1942-1954 e dal 1954 Cappellano Capo della Guardia di Finanza a Torino; – il 2 febbraio 2013, presso il Circolo Ufficiali dell'Esercito di Bologna, si è tenuta la tradizionale annuale "Serata Benefica" della Federazione di Bologna. Erano presenti oltre 200 invitati, fra soci ed amici, oltre a rappresentanti delle varie categorie economiche e professionali bolognesi. Al tavolo della Presidenza, oltre al Presidente della Federazione cav. Giorgio Bulgarelli, erano seduti il Gen. Div. IL NASTRO AZZURRO Antonio De Vita, Comandante Militare Esercito Emilia Romagna, il Sottosegretario di Stato alla Difesa dott. Gianluigi Magri, il gen. B. Carlo Presidente Nazionale Maria Magnani, dell'Istituto del Nastro Azzurro, il col. Marco Buscaroli, Direttore del Circolo Ufficiali, il col. Paolo Barbato Comandante del 10° Gruppo Bologna della Guardia di Finanza. In sala, erano pure presenti il gen. D. Giuliano Busi, Presidente UNUCI di Bologna, ed il gen. B. Egisto Grassi, Presidente Prov.le Assoarma, il col. Michele Gagliardi Comandante del 36° Battaglione Trasmissioni ed il col. Antonio Saracco, Comandante del Poligono di Tiro di "Foce del Reno". Tutti accompagnati dalle consorti. Le Autorità impossibilitate a partecipare (Prefetto, Questore, Comandante Regionale e Comandante Provinciale Carabinieri) hanno inviato messaggi auguranti felice esito della Serata. Dopo l'aperitivo servito nella "Sala del Cardinale" e nella "Galleria degli Stucchi", il Presidente cav. Giorgio Bulgarelli, ha preso la parola per ringraziare per la loro presenza tutti gli invitati e per ricordate gli amici del Nastro Azzurro di recente scomparsi: il dott. Maurizio Cevenini ed il cantante Lucio Dalla. È stato osservato un minuto di silenzio, poi il Presidente ha consegnato, unitamente al Presidente Nazionale gen. Carlo Maria Magnani, la Tessera di Socio Benemerito, unitamente ad un Attestato di Benemerenza, al gen. D. Antonio De Vita, che ha sentitamente ringraziato ed ha ricordato ai presenti gli scopi ed i valori che contraddistinguono l'Istituto del Nastro Azzurro. Dopo la "Cena di Gala", servita nelle sale ristorante, le Autorità ed i presenti si sono portati nel "Salone d'Onore" per assistere al sorteggio dei premi ed allo spettacolo. La Serata è proseguita in allegria mentre sulla città di Bologna scendeva un'abbondante nevicata; Bologna: Serata Benefica - Consegna dell’Attestato di Benemerenza al gen. De Vita – il 10 febbraio 2013, nella ricorrenza del "Giorno del Ricordo", alla deposizione di corona d'alloro alla rotatoria dedicata ai "Martiri delle Foibe" (Quartiere Navile) col Medagliere, portato dal socio Ten. Davide Nanni, alla presenza di Autorità e dell'Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, e alla cerimonia ufficiale, con sfilata dei Gonfaloni, Labari delle Associazioni d'Arma, e deposizione di corone d'alloro sul monumento in S.Lazzaro di Savena (Bo) in via Martiri delle Foibe; 39 BRESCIA La Federazione di Brescia ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – il 6 gennaio a Portese del Garda (Bs), Brescia: il cav. Battista Zane compie 100 anni festeggiamenti per i 100 anni di età del s.ten (to) Cav. Uff. Battista Zane, socio e per lunghi anni prezioso collaboratore della Federazione di Brescia. Il Sindaco, dott. Paolo Rosa, ha consegnato al Cav. Zane una medaglia ricordo mentre il Presidente della Federazione gli ha donato un libro di storia locale ed un Attestato di Benemerenza per l'attività svolta e per il traguardo anagrafico raggiunto; – il 12 gennaio, hanno avuto inizio, presso il Museo del Nastro Azzurro di Salò, i lavori per l'inventario del materiale esposto; – il 26 gennaio, 70° anniversario della battaglia di Nikolajewka, il Labaro, con l'Alfiere, Consigliere Provinciale sig. Renato Hagman, ha presenziato all'Alzabandiera dei vessilli italiano e russo, alla deposizione dei fiori alla lapide ricordo ed all'offerta dei ceri presso la scuola omonima; successivamente, presente anche il Presidente della Federazione, Onori ai Caduti al cimitero Vantiniano; nel pomeriggio, sfilata per le vie cittadine e S. Messa in Duomo Nuovo: Alfiere il socio Cav. Enzo Franzoni, affiancato dal Consigliere Provinciale, sig. Hagman e dal Presidente della Federazione. Era presente per la prima volta in città, lo storico Labaro della da tempo disciolta Sezione Nastro Azzurro di Pisogne (Bs), ora in fase di ricostituzione (Alfiere Sig. Roberto Maggioni). L'insegna si fregia di cinquanta Medaglie al Valor Militare. Merito del recupero va al sig. Silvano Cancellerini, Presidente della locale Sezione dell'Associazione Nazionale del Fante; gli onori finali. Alfiere Cav. Enzo Franzoni, Presidente della accompagnato dal Federazione; – il 9 febbraio, presso la Scuola media "O. di Prata" di Trenzano (Bs), la prof.ssa Biasiolo, Vice Presidente della Sezione cittadina, ed il Presidente della Federazione, hanno assistito alla "drammatizzazione", organizzata dalla scuola stessa, in occasione della "giornata" a ricordo delle Vittime delle foibe. Al termine, la Prof.ssa Biasiolo ha tenuto alle scolaresche riunite, una relazione sull'argomento. Era presente l'Assessore alla Cultura del Comune di Trenzano dott. Gianmario Fusardi. L'evento è stato riportato sul giornale locale "Chiari week". Nello stesso giorno, il Labaro della Federazione (Alfiere il dott. Matteo Bodei), era presente al Cimitero Vantiniano durante la commemorazione degli italiani assassinati dai partigiani titini in VeneziaGiulia e Dalmazia. BRESCIA (Sez. Montichiari) La Sezione di Montichiari della Federazione di Brescia ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – il 19 gennaio, presso l' Auditorium "S. Barnaba", conferenza del gen. Gianmarco Bellini MAVM, Socio d'Onore della Sezione, nella ricorrenza del 22° anniversario dell'abbattimento del suo velivolo durante la prima guerra del Golfo. Organizzatori dell'incontro, oltre alla Sezione di Montichiari, il Club 124 Frecce Tricolori "Le Ali per la vita“ (Presidente il M.llo AM e nostro socio e Consigliere Sezionale Alfonso Turchetti), ed Assoarma Provinciale, con il patrocinio del Comune di Brescia. Sono state presentate le attività della scuola per Piloti VDS e volo avanzato presso l'aviosuperfice "Silvio Scaroni" di Bedizzole (Bs), del Comandante Claudio Grigoletto, e l'attività della Pattuglia Acrobatica dei "We Fly! Team", unica pattuglia al mondo composta da disabili, con il loro programma "Il volo é per tutti: il cielo non ha barriere architettoniche" e l'Associazione "Un sorriso di speranza" (Presidente Daniele Zanetti), composta da genitori di ragazzi disabili e cerebrolesi di Montichiari (Bs); Montichiari (BS) il gen. Gianmarco Bellini rierievoca la guerra del Golfo Brescia: Commemorazione 70° Anniversario della Battaglia di Nikolajewka – il 27 gennaio, sfilata conclusiva delle manifestazioni per Nikolajewka, da p.le Arnaldo a p.za Duomo, dove si sono tenute le orazioni ufficiali e 40 – il 24 febbraio riapertura del Museo Storico del Risorgimento "Agostino Bianchi". Il dott. Carlo IL NASTRO AZZURRO Renato Bianchi, Vice Presidente della Sezione e figlio del Fondatore del museo, sig. Agostino Decorato di MBVM, ha curato personalmente la riapertura, resa possibile grazie al contributo del Lions Club “Colli Morenici” e con l'aiuto dell'ANCR e del Centro studi "Agostino Bianchi". glia a due insigniti residenti nella provincia di Messina; BRESCIA (Sez. Pisogne) Il 16 febbraio, onoranze funebri del socio CGVM Caporal Maggiore Pietro Ghiroldi. Il Labaro della neo costituita Sezione (Alfiere Sig. Roberto Maggioni), accompagnato dai Sig.ri Silvano Cancellerini e Gian Paolo Oprandi, era presente alla cerimonia durante la quale é stata data lettura della "Preghiera del Decorato". MESSINA La Federazione di Messina ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – 25 gennaio, alla celebrazione eucaristica per la ricorrenza di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, presieduta da S.E. Rev.ma Mons. Calogero La Piana, Arcivescovo di Messina; a seguire, organizzata dall’U.C.I.S., una conferenza di padre Francesco Occhetta “Le tre parole del giornalismo: verità, coraggio, testimonianza”; – 29 gennaio, alla cerimonia commemorativa presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Messina per il Giorno della Memoria, in ricordo dello sterminio del popolo ebraico; nell’occasione sono state consegnate diciotto Medaglie d’Onore a cittadini italiani, militari e civili e familiari dei deceduti che furono deportati o internati nei lager nazisti, destinati al lavoro coatto; Messina: Commemorato il “Giorno del Ricordo” – 20 febbraio, in suffragio dei Caduti di tutte le guerre, S. Messa nella chiesa S. Eustochia, officiata da S.E. Mons. Francesco Sgalambro, Vescovo Emerito di Cefalù, organizzata dall’Associazione Nazionale del Fante. Nell’occasione è stata ricordata la figura del gen. Emilio Froncillo Pluridecorato al Valor Militare, al quale, dopo la celebrazione, è stato intitolato ed inaugurato un centro di rappresentanza dell’A.N.d.F. presso la galleria “Il Gabbiano”; Messina: S. Messa in suffragio dei Caduti di tutte le guerre in Sant’Eustochia Messina: il prefetto consegna la Medaglia – 14 febbraio, momento commemorativo presso il Palazzo del Governo per il Giorno del Ricordo, in memoria delle Vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata per le vicende del confine orientale nel secondo conflitto mondiale. Dopo alcuni commoventi interventi da parte dei congiunti degli infoibati, sono stati consegnati dal Prefetto Stefano Trotta, un diploma e una meda- IL NASTRO AZZURRO – per il 90° Anniversario dell'Istituto del Nastro Azzurro, la Federazione e il locale Gruppo ANMI hanno organizzato nel salone del Circolo Ufficiali della Marina Militare, una conferenza tenuta dal prof. Biagio Ricciardi, per ricordare il Capitano di Fregata Salvatore Todaro, messinese, Comandante di sommergibili della regia Marina durante la seconda guerra mondiale, Pluridecorato al Valor Militare e noto col nomignolo di don Chisciotte del mare oppure di mago Bakù, per le sue doti di chiaroveggenza. Presenti il Presidente della Federazione comm. Vincenzo Randazzo, il Presidente del Gruppo ANMI di Messina Lorenzo Aricò e il Presidente del Circolo Ufficiali Santo Giacomo Legrottaglie. Nell'occasione, oltre che al relatore, sono stati consegnati attestati alla prof.ssa Italia De Simone Santoro, presidentessa del Comitato Dame, alla sig.ra Giusi Napoli Scarcella e al sig. Antonio Palella, figlio della MOVM Carmelo Palella. 41 NAPOLI ROMA La Federazione di Napoli ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – il 27 Gennaio, rappresentata dai Consiglieri Pasquale Campo e Nicola Liccardo, su invito della Associazione Nazionale Alpini di Napoli, ha partecipato alla cerimonia in ricordo della battaglia di Nikolayevka celebrata presso la Basilica di San Francesco di Paola; – la “Giornata della Memoria” è stata ricordata presso il Palazzo del Governo di Napoli, il 30 gennaio, alla presenza delle Autorità Civili e Militari del territorio. Hanno partecipato per la Federazione il Presidente col. Pasquale Parente, il Vice Presidente m.llo Gennaro La Rana, i Consiglieri Preside Pasquale Campo, m.llo Pietro Caputo, e il dott. Ciro Cerutti. Nel corso della cerimonia è stata consegnata alla memoria dell’Internato Fante di Artiglieria Angelo Sciortino, caduto prigioniero sul fronte dei Balcani, la Medaglia d’Onore, ritirata dal nipote Carabiniere scelto Antonino Tramonte, socio della Federazione napoletana. Gli studenti del Liceo scientifico “A. Labriola” hanno letto brani dalle testimonianze lasciate dagli Internati, suonato musiche e rivolto domande all’Internato avv. Arcella; – la Federazione ha svolto una “tre giorni” socio culturale, a favore degli iscritti, nei giorni 9, 10 e 11 febbraio, partecipando al Carnevale di Putignano, con i bei carri allegorici sulle canzoni del festival di San Remo, e visitando le cittadine di Putignano, Massafra e Melfi, con il suo poderoso castello, nonché le “Grotte di Castellana” e i suggestivi laghi di Monticchio che occupano la sede di un cratere del pleistocene. Il Presidente, dopo il benvenuto ai partecipanti all’inizio del viaggio ha ringraziato per l’impegno profuso i preposti all’organizzazione elogiando in particolare il m.llo Caputo che ha, come sempre, adempiuto con diligenza, scrupolo, professionalità e passione all’incarico. Il Preside Campo, durante il viaggio, ha illustrato, di volta in volta, i luoghi successivi della visita. La Federazione di Roma ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – il 26 gennaio 2013, 70° Anniversario di Nikolajewka, nel teatro presso la Parrocchia di S. Giuliano, il generale Tullio Vidulich ha tenuto una conferenza sul “Corpo Armata Alpino in Russia 1942-43: l’ultimo assalto verso la salvezza”. Tra i presenti la Dott.ssa Anna Maria Menotti e il m.llo I° lgt. Domenico Caccia. Terminata la conferenza, l’Associazione Nazionale Alpini Malga Roma Sezione di Roma, ha tenuto, nella chiesa di S. Giuliano, un concerto di canti militari e di montagna. – il 27 gennaio 2013 la celebrazione del 70° Anniversario di Nikolajewka è proseguita, come ogni anno nella quarta domenica di gennaio, al "Giardino Caduti sul Fronte Russo", presso la Tomba di Nerone. Hanno sfilato i Carabinieri a Cavallo, i Lancieri di Montebello in divisa storica, gli Alpini, i Bersaglieri, i Paracadutisti, i Finanzieri, i Forestali, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana e i Vigili del fuoco. Dopo i rintocchi di campana, il commovente rituale dell’Alzabandiera, seguito dall’Inno di Mameli e, dopo la resa degli Onori ai Caduti e la deposizione della corona d’alloro al Monumento ai Caduti, Mons. Don Giacomino Feminò ha celebrato la S. Messa al campo davanti allo schieramento di Vessilli, Labari e Gagliardetti dei Gruppi Alpini. Presenti Autorità civili, Rappresentanze Militari, una Delegazione Russa e tanto pubblico. La cerimonia commemorativa ha avuto il patrocinio della Presidenza della Repubblica, del Senato, della Camera dei Deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, delle Regioni (Puglia, Lazio, Piemonte, Abruzzo, Calabria, Umbria, Veneto), della Provincia di Roma, di Roma Capitale, del XX° Municipio di Roma. Vi hanno partecipato, in rappresentanza della Federazione del Nastro Azzurro di Roma, le sorelle Anna Maria ed Elena Polissena Menotti; Roma: 70° Anniversario di Nikolajewka PARMA La Federazione di Parma ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – nel corso del 2012 la Federazione ha preso parte, con Labaro e rappresentanze, alle principali manifestazioni e cerimonie svoltesi a Parma e provincia; – in occasione del ricordo dei Defunti, come ogni anno, è stata organizzata una cerimonia con deposizione di corona alla Cripta dedicata ai Caduti Decorati al Valor Militare che la Federazione ha al Cimitero "La Villetta" di Parma. – in dicembre, inoltre, è stata celebrata una Messa di suffragio per tutti i defunti del Nastro Azzurro di Parma con la partecipazione degli iscritti alla Federazione, delle iscritte al Comitato Dame, delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma e numerosi cittadini. 42 – il 9 febbraio 2013 a Roma, nell’area sacra del Mausoleo-Ossario Gianicolense, il Presidente IL NASTRO AZZURRO d e l l’A ss o c i a z i o n e Nazionale Garibaldina, M a r i a Antonietta Grima Serra, ha commemorato il 164° anniversario della proclamazione della Repubblica Romana del 1849, con la deposizione di Roma: Commemorazione una corona ai della Proclamazione della Caduti per la Repubblica Romana difesa di Roma. Il Picchetto Armato, fornito dalla Brigata “Granatieri di Sardegna”, ha reso gli Onori Militari mentre la Banda Musicale della Polizia Municipale di Roma ha eseguito brani risorgimentali. Hanno partecipato alla cerimonia l'Istituto Internazionale di Studi "Giuseppe Garibaldi" e la Società Mutuo Soccorso Reduci Garibaldini, presieduti dal pronipote dell'Eroe dei Due Mondi sig. Giuseppe Garibaldi e l’Associazione "Garibaldini per l'Italia", presieduta dal dott. Paolo Macorati. Erano inoltre presenti: per l’Istituto Nazionale delle Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, il col. Paolo Caruso; per l’Associazione Nazionale del Fante - Sezione di Roma Capitale - M.O.V.M. Guido Alessi - il Presidente, 1°cap.f.cpl. Marco Pasquali e il Segretario, dott. Vincenzo Currò, per l’Associazione Nazionale Bersaglieri, Massimo Flumeri, per il Centro Studi Culturali e di Storia Patria di Orvieto, il Presidente Mario Laurini e il Vice Presidente prof.ssa Anna Maria Barbaglia. La Federazione Provinciale di Roma era rappresentata dalla dott.ssa Anna Maria Menotti; Roma: Lapide commecomme– il 10 febbraio, in morativa dell’esodo occasione della Giuliano - Dalmata “Giornata del Ricordo”, è stata scoperta in p.zza Dalmazia una Lapide commemorativa dell’Esodo Giuliano Dalmata. – il 6 aprile, è stato celebrato il 74° Anniversario della vittoriosa conclusione della Guerra Civile Spagnola 1937/1939, celebrazione promossa dal Presidente di A.N.C.I.S., Associazione Nazionale Combattenti Italiani in Spagna, magg. gen. Alpino (Cong.) dott. Cosimo Anglani. Deposta una corona d’alloro al Sacello del Milite Ignoto, la cerimonia è proseguita all’interno della Basilica di S. Marco con la celebrazione della S. Messa in suffragio dei Caduti di tutte le guerre. Oltre ad Autorità e Rappresentanti Diplomatici di delegazioni straniere, tanto pubblico. La Federazione era rappresentata dalle sorelle Menotti. IL NASTRO AZZURRO Roma: l’ANCIS commemora la guerra di Spagna ROVIGO La Federazione di Rovigo ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – l’8 Febbraio, un gruppo di carristi iscritti anche al Nastro Azzurro di Rovigo, tra i quali il Presidente Graziano Maron ed il vice Paolo Vaccaro, e una delegazione del Nastro Azzurro di Padova hanno partecipato alla festa di Corpo del 32° Reggimento Carri, presso la caserma “Forgiarini” di Tauriano (PN) nella ricorrenza del 72° Anniversario dei fatti d’arme in Africa Settentrionale. Dopo la cerimonia, le foto di rito sui carri Ariete col Comandante, col. Ferdinando Frigo e il l.ten. Antonio Farina, e il rancio in caserma; Rovigo: Festa di Corpo del 32° rgt. Carri – il 9 febbraio, nel salone d’onore del Conservatorio “Francesco Venezze”, sede universitaria di Rovigo, si è tenuta la premiazione delle scolaresche risultate vincitrici della seconda sessione del concorso intitolato a Giovanni Palatucci e riservato alle scuole superiori della provincia di Rovigo che hanno presentato proposte di riqualificazione urbanistica della piazza cittadina intitolata al Martire e bozzetti cui ispirare un monumento da collocare al centro dell’area: 1° classificato I.T.S. per Geometri “A. Bernini”, classe 2^ A e Liceo Artistico “Cristina Roccati”, classe 4^ A, e classi 3^ e 4^ E e 4^F ai quali -ex aequo- sono state consegnate due borse di studio. La manifestazione organizzata dall’Amministrazione Provinciale, dal Comitato 43 medesimo e dalla sezione rodigina dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato, con il patrocinio della Regione Veneto e del Comune di Rovigo, ha concluso la cerimonia commemorativa del “Giorno del Ricordo” 2013 iniziata con la deposizione di una corona d’alloro in Piazza Palatucci, a cui erano presenti tutte le autorità istituzionali e politiche, militari e religiose tra cui il Vescovo De Franceschi. L’evento, è stato mandato in onda in tre edizioni, nella giornata, dal TG3-Veneto; Rovigo: Giorno del Ricordo in piazza Palatucci – il 10 febbraio si è celebrato a Rovigo il “Giorno del Ricordo” della tragedia degli Italiani di Fiume, Istria e Dalmazia, alla presenza delle autorità civili e militari e di molte Associazioni d’Arma, con i labari alzati per dare onore ai fratelli perseguitati e uccisi con l’unica colpa di essere italiani. La “Messa del Ricordo”, celebrata nella chiesa della Rotonda, con l’accompagnamento del coro “La Vangadizza”, e alla successiva cerimonia della deposizione della corona d’alloro alla Gran Guardia, accompagnata dallo struggente canto di Bepi De Marzi “Signore delle cime”, hanno permesso di riflettere e di pregare per le vittime delle foibe. Ultimo atto della mattinata, la relazione di Lorenzo Maggi, dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, delegazione di Rovigo, su “Zara e la Medaglia dimenticata”, riguardante il conferimento, il 21 settembre 2001, da parte dell’allora presidente Carlo Azeglio Ciampi, della Medaglia d’Oro al Valor Militare al Gonfalone della città Zara. Medaglia che, ancora Borsea (RO): Festa provinprovinoggi, non è stata ciale dei Bersaglieri ufficialmente consegnata alla città; – il 3 marzo si è svolta, per la prima volta a Borsea, presso Rovigo, la Festa Provinciale dei Bersaglieri che si è aperta con l’Alzabandiera in piazza e la deposizione della corona al Monumento ai Caduti dove poi Don Silvio 44 Baccaro ha celebrato la S. Messa e ha benedetto la nuova Bandiera della Sezione del Fante di Borsea intitolata al Decorato Eros Fusetti. Hanno partecipato il Sindaco, la Presidente della Provincia e le Autorità Istituzionali. A mezzogiorno, la tradizionale sfilata, a passo di corsa, per le strade del paese al suono della Fanfara dei Bersaglieri di Padova e col contorno di un gran numero di Labari di varie Associazioni d’Arma, tra cui spiccava in prima linea il Labaro del Nastro Azzurro con il suo Alfiere Sergio Rossin. – il 17 Marzo, 152° Anniversario dell’Unità d’Italia, i Presidenti delle Federazioni di Rovigo e Padova hanno presenziato all’inaugurazione del Museo delle Associazioni d’Arma in Padova, collocato nel restaurato complesso dedicato alla Madonna di Lourdes “ex scuole elementari”, a via Cavallotti, 2, ricco di dettagli architettonici di pregio, costruito a ridosso del bastione Alicorno, muraglione cinquecentesco nel cui interno si colloca un suggestivo teatro all’aperto, e ospita oggi undici Associazioni d’Arma e tre musei (Fanteria, Marina, Cavalleria). Presenti alla cerimonia oltre un centinaio di militari, un affollamento di Labari, tra cui spiccava quello del Nastro Azzurro di Padova, e Bandiere. Sono intervenuti il generale Angileri, anima dell’iniziativa e presidente, il generale Enrico Pino, Comandante Militare Esercito “Veneto”, per il Comune di Padova l’ass. Marco Carrai, il Prefetto Sodano, e altre Autorità civili e militari provinciali. La Fanfara dei Bersaglieri ha eseguito gli Inni. Dall’ottobre 2010 Cristina Toso, consigliere comunale, ha presentato un’interrogazione sulla sorte del Museo del Marinaio d’Italia, confinato in Prato della Valle al termine di una ripida scalinata, ostacolo invalicabile per i soci anziani. La Toso, con l’aiuto di Sabina Scatolini, figlia di Ivo, ex Presidente dell’Associazione Marinai d’Italia, e con l’appoggio del sindaco e dell’assessore Dalla Vecchia, e con un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, ce l’ha fatta. Padova: Inaugurazione del Museo delle Associazioni d’Arma TORINO La Federazione di Torino ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – il 2 novembre 2012 al corteo, aperto dai Gonfaloni di Comune, Provincia e Regione, composto dalle massime Autorità civili e militari e IL NASTRO AZZURRO – – – – – dalle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, che dopo una breve funzione nella Cappella, ha percorso i viali del Cimitero Monumentale raggiungendo il Monumento ai Caduti di Nassirya dove è stata deposta una corona d'alloro mentre il Cappellano Militare ha dato lettura di un commovente ricordo; il 3 novembre 2012, presso il Parco della Rimembranza, su iniziativa del Gruppo ANA di Torino Centro, alla presenza delle Autorità e delle rappresentanze dei Gruppi Alpini della provincia, è stato inaugurato il Monumento ai Caduti della Divisione (oggi Brigata) Alpina “Taurinense”. Alla cerimonia sono seguite l'Alza Bandiera, la Santa Messa e numerosi interventi; il 4 novembre 2012, Giornata delle Forze Armate, dell'Unità d'Italia, del Decorato al Valor Militare e dell'Orfano di Guerra, si è svolta la cerimonia dell'Alza Bandiera in piazza Castello alla presenza delle Autorità e con grande affluenza di pubblico. Un battaglione interforze ha reso gli onori al Gonfalone della Città di Torino Decorato di M.O.V.M., alla Bandiera d'Istituto della Scuola di Applicazione ed al suo Comandante gen. C.A. Giuseppe E. Gay che, accompagnato dal Comandante la Regione Militare Nord gen. D. Paolo Bosorti, ha passato in rassegna lo schieramento al quale si erano unite le rappresentanze delle Associazioni d'Arma. poi è stato letto il messaggio del Presidente della Repubblica. Successivamente, presso il Tempio Ossario della Gran Madre di Dio, è stata celebrata una Santa Messa da Mons. Italo Ruffino, reduce di Russia, cento anni compiuti, con un gruppo di Cappellani Militari, e deposta una corona d'alloro nella sottostante Cripta del Sacrario; il 19 novembre 2012, presso il Santuario della Consolata una Santa Messa ha ricordato il 70° anniversario della scomparsa a Nairobi della Medaglia d'Oro al Valor Militare ed Eroe dell' Amba Alagi S.A.R. Amedeo di Savoia, Duca d'Aosta e Viceré d'Etiopia; il 24 novembre 2012, la Regia Confraternita dei Santi Maurizio e Lazzaro ha celebrato San Maurizio nella Real Basilica Mauriziana. Facevano da ala alla folta partecipazione di Autorità civili e militari i Labari e la Bandiere di molte Associazioni d'Arma con in testa il Labaro della Federazione; il 1° dicembre 2012, in occasione della Santa Messa a ricordo dei Caduti e dei soci defunti, celebrata da Mons. Franco Martinacci presso la Real Basilica di San Lorenzo, la Federazione Provinciale di Torino dell'Istituto del Nastro Azzurro ha radunato i suoi soci per l'annuale incontro con la Presidenza e i Consiglieri. Presenti le massime autorità civili e militari tra cui il Comandante la Regione Militare Nord gen. D. Paolo Bosotti, anche in rappresentanza del gen. C.A. Giuseppe E. Gay, il gen. B. Pasquale Lavacca, Comandante la Legione CC Piemonte e Valle d'Aosta, il Presidente del Consiglio Comunale di Torino ing. Giovanni Maria Ferraris. A fianco dell'altare il Labaro della Federazione ed il Gonfalone di Torino Decorato di M.O.V.M.. La Preghiera del Decorato seguita dalle note del Silenzio e l'Inno Nazionale, suonato e cantato a fine della Santa Messa, sono stati i punti clou della cerimonia. AI termine ha preso la parola il IL NASTRO AZZURRO Presidente della Federazione di Torino sen. Mauro Maria Marino che ha ricordato come l’Istituto dovrà mantenere il ricordo del sacrificio dei suoi Decorati. Torino: Ricordo dei Decorati defunti VARESE La Federazione di Varese ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – il 17 Novembre 2012, alla presenza delle Autorità civili, militari e religiose, è stata inaugurata la nuova Sede della Sezione di Busto Arsizio, condivisa con l'UNUCI. Dopo la benedizione da parte di Mons. Pagani, è seguito un rinfresco durante il quale si sono rafforzati i già ottimi rapporti della Sezione con le Autorità e le Associazioni d’Arma locali; – il 10 Gennaio 2013 alla cerimonia di saluto a 240 militari della base NRDC di Solbiate Olona in partenza, per un periodo di sei mesi, per l'Afghanistan al comando del gen. G. Battisti, comandante la base stessa. Erano presenti il Capo di Stato Maggiore della Difesa gen. Biagio Abrate, il gen. Graziano Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, il gen. Stavridis Comandante Supremo della NATO in Europa, il gen. Pennino Comandante Esercito Regione Lombardia, le Autorità civili e militari della Provincia di Varese, il Presidente della Sezione UNUCI Ten. Maurizio Martinelli ed il Segretario Ten. Mario Raimondi, il Presidente della Federazione, sig. Rinaldo Binaghi, il Presidente della Sezione di Busto Arsizio Sig.ra Maria Piera Colombo; – l’11 gennaio 2013 con il Labaro, alla presenza di Autorità civili e militari e delle altre Associazioni d'Arma, al cambio delle consegne al Comando della Brigata di supporto, presso la Base NRDC di Solbiate Olona, tra i gen. Guarisco e il gen. Cittadella. Il gen. Guarisco, che assume l'incarico di Comandante Esercito Regione Friuli Venezia Giulia, è stato particolarmente vicino alla Federazione. Al subentrante, gen. Cittadella, il Ten. Maurizio Martinelli, Presidente UNUCI di Busto Arsizio, ha anticipato che anche quest'anno metterà a disposione una borsa di studio per il figlio/a di un militare della base durante la manifestazione provinciale del Nastro Azzurro; – la manifestazione provinciale, che si terrà il 19 Maggio a Villa Cagnola, è in preparazione. 45 RECENSIONI PRESENTI ALLA BANDIERA di Michele Maddalena Arti Grafiche Caramanica - 17 x 23,5 cm - 350 pagg. - Fuori commercio. - Può essere richiesto direttamente all'Autore presso la Federazione di Latina dell'Istituto del Nastro Azzurro. Si tratta di una delle tante fatiche letterarie del professor Michele Maddalena, socio della Federazione di Latina e ben noto ai lettori de "Il Nastro Azzurro" perché protagonista di altri tipi di fatiche: le famose marce con cui attraversa l'Italia in lungo ed in largo chiedendo ai rappresentanti delle istituzioni locali, con atti puramente simbolici, come la firma di una pergamena, di farsi interpreti di messaggi dall'alto valore storico e morale. Dopo una prefazione autografa, in cui l'Autore intende raccontare le difficoltà tecniche e spesso "politiche" che ha dovuto affrontare e superare nella realizzazione dell'opera e del monumento ai Caduti ad essa collegata, inizia la lunga elencazione delle biografie dei Caduti formiani della seconda guerra mondiale. L'elenco è suddiviso per tanti blocchi annuali quanti furono gli anni di durata del conflitto, ognuno dei quali è aperto con un breve riepilogo dei principali eventi bellici che lo caratterizzarono. Di notevole valore storico locale, il libro è soprattutto un omaggio a quei Caduti, praticamente sconosciuti ai più, che vengono ricordati solo dalle rispettive famiglie ma che comunque donarono la loro giovane vita per la Patria. IL PARTIGIANO MONTEZEMOLO di Mario Avagliano - Franzinelli Dalai Editore, Milano, 2012, p. 416, ¤ 22,00. Fa riflettere che il tempo trascorso tra l’uscita della prima biografia esaustiva dedicata a Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo e il sacrificio dell'alto ufficiale del Regio Esercito alle Fosse Ardeatine sia di ben sessantotto anni. In sostanza, c'è voluto lo stesso tempo che separa il 1848 dalla prima Guerra mondiale: come se di Goffredo Mameli o Luciano Manara si fosse timidamente iniziato a sapere qualcosa grazie agli studi di Benedetto Croce sulla storia del Risorgimento. La storiografia antifascista dovrebbe iniziare a recitare il mea culpa; è infatti difficilmente spiegabile il silenzio imbarazzato che regna da mezzo secolo sul ruolo (spesso determinante) che ebbero i militari delle Forze Armate nella guerra di Liberazione. 46 Bene fa quindi Mario Avagliano a soffermarsi sull'inaccettabile ritardo con cui si arriva a indagare su questa e altre figure nobili di ufficiali del Regio Esercito, e a riportare in virgolettato gli accenni (spesso gratuitamente sprezzanti) con cui alcuni tra i più noti scrittori di vicende resistenziali hanno liquidato l'esperienza umana e civile di un uomo, non ancora quarantatreenne, che in nome del proprio giuramento e dei valori a cui era stato educato, mise volontariamente in gioco la propria vita nella Roma occupata dai nazisti. Montezemolo nel 1940'43 era stato uno del migliori ufficiali di Stato Maggiore dell'Esercito, e fu probabilmente per le sue capacità tecniche ed umane che fu incaricato "sul campo" dal governo regio di Brindisi di coordinare l'attività del Fronte Militare Clandestino nella Capitale. L'azione del colonnello e dei suoi collaboratori nacque e si sviluppò in condizioni improbe, nel costante timore di delazioni soprattutto da parte di ex colleghi passati alla repubblica di Mussolini. Per quattro mesi egli ottiene fiducia non solo per il governo di Pietro Badoglio, ma anche per i protagonisti del Comitato di Liberazione Nazionale. Formidabile nella raccolta informazioni, decisivo in decine di azioni di sabotaggio ai convogli nazisti, indispensabile per tenere i contatti non sempre agevoli fra gli esponenti politici e quelli militari della Resistenza romana, Montezemolo emerge da questo studio come una figura centrale della lotta di Liberazione. Poi l'arresto, le torture e la fine tragica. GASPARE BOLLA CAVALIERE PERDUTISSIMO di Maurizio Lanza e Rosellina Piano - Editore Umberto Soletti - 88 pagine, 25 Euro Maurizio Lanza, colonnello d'aviazione in pensione, con la moglie Rosellina Piano, ha realizzato la biografia di Gaspare Bolla, da provetto cavaliere a pioniere del volo. Specializzatosi nella storia di fine '800 e inizio '900, Lanza ha tratteggiato la figura di questo eroico personaggio, nato il 28 luglio 1874 a Villa Marchi. Nella sua epoca lasciò profondamente il segno, tant'è che Gabriele D'Annunzio lo definì «perdutissimo», perché temerario e sprezzante del pericolo. Campione di equitazione, ufficiale di cavalleria, durante la guerra di Libia nel 1911/12 si cimentò nei voli, i primi a scopo bellico. E sul fronte cadde durante la Grande Guerra nel luglio del 1915 con il suo velivolo Blériot. Lanza ha impiegato un anno a ricostruirne le vicende ed è anche riuscito a scovare un suo discendente a Roma, il conte Roberto Bolla, che ha finanziato la pubblicazione, oltre a mettere a disposizione un ricchissimo apparato iconografico. Il volume è di gran pregio, con foto a colori e copertina cartonata. IL NASTRO AZZURRO AZZURRI NELL’AZZURRO DEI CIELI FED. ANCONA: Fiordelmondo Claudio FED. FERRARA: Luisa Collevati Romani; Sig.ra Joje Guzzinati Darinka FED. AREZZO: Socio Benemerito Comm. Elio Faralli; N.D. Iris Savelli vedova dell'Azzurro Col. Luigi Monti (4 MAVM - 1 MBVM); Sig. Mario Fratini figlio dell'Azzurro Domenico CGVM FED. FIRENZE: Socia Prof.ssa Carla Guiducci Bonanni FED. BERGAMO: Ten. Col. (R.O.) Edoardo Cristofari FED. MESSINA: Cav. S.Ten. T.O. Rocco Selo Magistri Presidente Onorario della Federazione (CGVM e MBVM) consigliere Cap. FED.BIELLA-VERCELLI: Padre Accursio (Frate Francescano) Cappellano Benemerito della Federazione FED. CHIETI: Comm. Biagio Rossi Presidente della Federazione e Consigliere Nazionale (Gr. Inv. - 2 M.A.V.M.) FED. LECCO: Cav. Diego Saccardi M.A.V.M. FED. PISTOIA: Sig.ra Maria Luisa Reali FED. ROMA: cav. m.llo Antonio Murroni FED. VICENZA: Sig.ra Elisabella Maria Tessarollo Piotto FED. CUNEO: N.H. Giovanni Battista Danna MAVM Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo cordoglio della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri. POTENZIAMENTO DEL PERIODICO € 50,00 Clara Pastore in memoria del Sergente Maggiore Raffaele Pastore e del Caporal Maggiore Antonio Salvatore Giampietro - Fed. Benevento € 50,00 Aldo Bove - sez. Nardò (LE) € 50,00 Rosa Letizia Scaringi in memoria del padre Alberto Scaringi Decorato di n.1 MAVM e n.3 MBVM - Fed. Caserta € 40,00 Rina Lucchesi - Fed. Milano € 30,00 Noemi Trapani Dallari in memoria del marito Gen. D.A. Enrico Dallari Fed. Roma € 25,00 Antonio Ortisi - Varedo (MB) € 20,00 Salvatore Grisanti - Sez. Isnello (PA) € 20,00 Giulio Morigi - Fed. Rimini € 20,00 Mario Polidoro - Fed. Chieti € 20,00 Mario Gherardi - Sez. Sansepolcro (AR) € 20,00 Dino Varini - Fed. Genova € 20,00 Annita Bellini Fed. Savona € 20,00 Maria Mellis - Fed. Cagliari ERRATA CORRIGE n. 1-2013 Pag. 23 nell’Elenco delle Federazioni, l’e-mail esatta della Federazione di Bologna è: [email protected] n. 2-2013 Pag. 19 - seconda colonna: nell'articolo intitolato "Il Giorno del Ricordo", del (Socio Federazione di Padova), alle fine del penultimo capoverso, compare tra virgolette e in corsivo la seguente frase, attribuita al Presidente croato Josipovic: “Sono convinto che la presenza italiana rimasta abbia la funzione di ravvivare una storia che fino a 150 anni fa ha visto l’Adriatico come elemento di unione e convivenza, riportando il più possibile le cose secondo natura”. Trattasi invece di pensiero dello stesso gen. Ricciardi . Rettifichiamo il refuso grazie al chiarimento dell’autore. IL NASTRO AZZURRO 47