Il Progetto Hermes
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Il Progetto Hermes
L’INNOVAZIONE DEL TRASPORTO MERCI NEL SETTORE DELLE CERAMICHE Studio dal Progetto HERMES Help the Environment Renewing Methodologies of Energy Saving Hanno collaborato alla redazione dei testi: Verdiana Bandini ASTER Paolo Casalini ENEA Andrea Claser ASTER Francesco Driol ENEA Luciano Galassini Assopiastrelle Daniele Gaudio Provincia di Modena Enrico Lupi Assopiastrelle Maurizio Musiani ENEA Marzia Molinari Seine & Marne Développement Paolo Perini Seine & Marne Développement Corrado Salgò ENEA Carlo Maria Venturi ASTER RINGRAZIAMENTI Rivolgiamo un ringraziamento particolare per la collaborazione prestata nel corso della realizzazione del progetto Hermes a: Patrizia Barbolini Virginio Benedetti G. Carlo Bertacchini Andrea Borgatti Andrea Canetti Brunella Cappiello Gianfranco Carnevali Andrea Casagrande Philip Champeau Emanuele Croci Diano Cucchi Luigi & Francesco Cuttica Philippe Debia Romano Ferraguti Caterina Ferrara Gérard Fleury Graziano Fornari Ivano Frascari Ivano Galvani Paolo Gambuli Carlo Gazzotti Rossano Gianferrari Renato Grilli Stefano Guidi Filiberto Lucchi Franco Lucci Sauro Manfredini Stenio Melani Giampaolo Montaletti Vanni Mussini Egidio Pagani Renzo Paltrinieri Giorgio Pantanelli Pier Giorgio Rebecchi Fabrizio Righi Claudio Ronzoni Paola Rodolfi Alberto Spallanzani Sylvie Targa Laura Tosi Gianni Vicenzi Rodolfo Vignocchi Comune di Sassuolo Atlas Concorde S.p.a. Comune di Maranello Provincia di Reggio Emilia Assopiastrelle Camera di Commercio di Modena ECO-GEO Provincia di Modena DAF Trucks N.V. DASF Components Fantuzzi Reggiane S.p.a. Marazzi S.p.a. Cuttica Studio Tecnico navale Seine & Marne Développement Atlas Concorde S.p.a. FS S.p.a. Area Ingegneria e Costruzioni SNCF - Fret Nordica S.p.a. Frascari S.r.l. ARNI ACIMAT Gazzotti Trasporti S.p.a. Consorzio Modenese Autotrasportatori ARNI FS S.p.a. Area Ingegneria e Costruzioni Lucchi S.I.TRA.S. S.p.a. Provincia di Reggio Emilia Comune di Rubiera Provincia di Reggio Emilia Unione Regionale Camere di Commercio E&R LAPAM - Confartigianato Comune di Fiorano FS S.p.a. Bacino Logistico Centro Nord Gruppo Impronta-Italgraniti S.p.a. Assotrasporti Comune di Formigine EmilCeramica FS S.p.a. Bacino Logistico Centro Nord Commissione Trasporti e Materie Prime di Assopiastrelle SNCF Fret Comune di Sassuolo Assocargo Gruppo PRO INDICE 1. PREMESSA Pag. 5 2. INTRODUZIONE Pag. 5 3. LE PIASTRELLE CERAMICHE IN ITALIA Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 5 5 6 6 7 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 8 8 8 8 9 Pag. Pag. 10 10 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 12 12 12 13 14 14 15 Pag. Pag. Pag. Pag. 15 15 16 17 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 18 18 18 18 19 19 19 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 20 20 20 21 21 21 22 22 22 22 23 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 24 24 24 24 25 25 27 28 28 28 28 29 29 3.1. La produzione 3.2. Caratteristiche del trasporto delle piastrelle in Italia 3.3. Tipologie di trasporto 3.4. L’interscambio Italia - Francia 4. LE PIASTRELLE CERAMICHE IN FRANCIA 4.1. La produzione 4.2. La distribuzione geografica delle vendite di piastrelle ceramiche in Francia 4.3. La disponibilità di materie prime in Francia 4.4. L’attività di estrazione di argille nel bacino di Provins 5. IL TRASPORTO NEL SETTORE CERAMICO 5.1. Le grandi infrastrutture di trasporto 5.2. I mezzi di trasporto utilizzati in Francia per l’esportazione di materie prime e l’importazione di prodotti finiti 5.2.1. Il trasporto delle materie prime 5.2.2. Il trasporto dei prodotti finiti 5.3. Caratteristiche generali dei trasporti merci nell’Ile-de-France 5.4. Le strategie future della SNCF (Société Nationale Chemin de Fer) 5.4.1. Le ferrovie e le piastrelle dell’Emilia Romagna 5.4.2. La SNCF e le piastrelle dell’Emilia Romagna 6. L’OFFERTA LOGISTICA DEL DIPARTIMENTO DI SEINE ET MARNE 6.1. Introduzione 6.2. Il trasporto combinato 6.3. La piattaforma multimodale 7. LA “ZONE ECONOMIQUE DU CONFLUENT” (Z.E.C.) DI MONTEREAU 7.1. Presentazione della città di Montereau 7.2. Reti di comunicazione 7.3. Storia economica 7.4. La “Zone Economique du Confluent” 7.4.1. Infrastrutture industriali e dati economici 7.4.2. Caratteristiche tecniche della zona 8. LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOGISTICO NEL DISTRETTO CERAMICO DI SASSUOLO-SCANDIANO 8.1. Quadro generale 8.2. Il sistema 8.2.1. La rete stradale 8.2.2. La rete autostradale 8.2.3. La rete ferroviaria 8.2.4. Il traffico ferroviario di interesse nazionale 8.2.5. Il traffico ferroviario di interesse locale 8.2.6. Il movimento delle merci nel distretto nell’anno 1995 8.3. Verso una rete plurimodale 8.4. Obiettivi prioritari identificati dal programma 9. UN SISTEMA DI TRANSIT POINT PER IL DISTRETTO CERAMICO 9.1. Finalità e metodologia dello studio 9.1.1. Le iniziative precedenti: i progetti Demetra e Politecnica 9.1.2. Le ragioni del nuovo studio 9.1.3. Fasi dello studio 9.1.4. Dati generali del progetto 9.2. Considerazioni urbanistiche 9.3. Consumi energetici ed emissioni derivanti dal trasporto dei prodotti finiti 9.3.1. Considerazioni generali 9.3.2. La valutazione dei consumi nel distretto ceramico 9.3.3. Veicoli in circolazione nel distretto ceramico 9.3.4. Stima dei consumi energetici 9.3.5. Valutazione delle emissioni nell’ambito del distretto 10. CONCLUSIONI Pag. 31 BIBLIOGRAFIA Pag. 32 Pag. Pag. Pag. Pag. 33 33 33 34 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 35 35 35 35 35 36 40 1. Il modello logistico 1.1. Situazione logistica attuale 1.2. Descrizione del modello logistico 1.3. Vantaggi del nuovo modello logistico Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 42 42 42 42 42 2. Il miglioramento della mobilità nel distretto 2.1. Generalità 2.2. Definizione del modello qualitativo 2.3. Classificazione delle spedizioni ceramiche 2.4. Percorso degli autocarri nella situazione attuale 2.5. Percorso degli autocarri in presenza della rete di T.P. 2.6. Sintesi dei risultati 2.7. Valutazione dell’incidenza della produzione extra-distretto 3. Il dimensionamento di un Transit Point 3.1. Dimensionamento di massima delle aree 3.2. Dimensionamento del Transit Point con scaffalature 3.3. Dimensionamento del Transit Point senza scaffalature Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 43 43 43 43 44 45 46 46 47 47 49 51 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 53 53 53 53 54 54 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. 54 54 55 55 55 56 56 56 ALLEGATO A - VEICOLI INNOVATIVI PER IL TRASPORTO DELLE MERCI 1. Veicoli industriali a basso inquinamento 2. Confronto tra combustibili: diesel, GPL, gas metano 3. Confronto tra motori a gas naturale e GPL ALLEGATO B - CONFRONTO TECNICO ECONOMICO TRA SISTEMI DI TRASPORTO INNOVATIVI 1. Premessa 2. Il trasporto multimodale 3. Varie ipotesi di sistema 4. Tecnologie di trasbordo attualmente in uso e carri ferroviari utilizzati 5. Specifiche tecnologie di trasbordo innovative per le varie unità 6. Soluzioni di riferimento e valutazioni economiche ALLEGATO C - AL CAP. 9 - UNA RETE DI TRANSIT POINT PER IL DISTRETTO CERAMICO ALLEGATO D - UN CASO STUDIO - UN SISTEMA INNOVATIVO DI TRASPORTO FLUVIO-MARITTIMO 1. Trasporto con nave fluvio-marittima 1.1. Caratteristiche del trasporto 1.2. Caratteristiche della nave 1.3. Costo operativo per tonnellata trasportata 1.4. Considerazioni sul trasporto con una nave fluvio-marittima 2. Il sistema costituito da due chiatte fluvio-marittime, uno spintore marittimo e una nave-bacino fluviale 2.1. Caratteristiche di massima 2.2. Caratteristiche delle due chiatte 2.3. Caratteristiche dello spintore marittimo 2.4. Descrizione della nave-bacino 2.5. Modalità del trasporto fluvio-marittimo 2.6. Costo per tonnellata trasportata 2.7. Considerazioni sul trasporto con chiatte, spintore marittimo, nave bacino 1. PREMESSA progetto, denominato Hermes (Help the Environment, Renewing Methodologies of Energy Saving), che si colloca come seguito naturale del progetto Demetra. Partner del progetto Hermes sono ENEA, Provincia di Modena, Assopiastrelle, Camera di Commercio di Modena e Seine & Marne Développement, Agenzia per lo Sviluppo Economico istituita dal Dipartimento francese di Seine et Marne, destinazione di rilievo dei prodotti ceramici provenienti dal distretto ceramico italiano. In sintesi gli obiettivi del progetto sono stati i seguenti: • riesaminare le problematiche del trasporto di prodotti ceramici nel contesto locale del distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano, prendendo atto delle evoluzioni avvenute in questi ultimi anni; • studiare le relazioni esistenti fra il distretto ceramico e le destinazioni europee di prodotti ceramici finiti, prendendo in esame in particolare la realtà della Francia e del dipartimento di Seine et Marne, che costituisce uno dei principali mercati di riferimento; • proporre nuovi interventi nell’ambito della logistica del trasporto merci e dei sistemi/veicoli innovativi da attuare nel breve periodo, in attesa che i grandi interventi infrastrutturali previsti dai progetti di riassetto complessivo, che in Italia vedono coinvolte FS S.p.A. ed ANAS, vengano alla luce; • porre in evidenza le strategie di sviluppo ed i progetti in corso presso le destinazioni francesi dei prodotti ceramici provenienti dall’Italia, così come le caratteristiche della rete di distribuzione; • segnalare i benefici in termini energetici ed ambientali che potranno realizzarsi a seguito dell’attuazione degli interventi proposti. Nei capitoli seguenti sono stati riportati i passi più significativi, risultati dagli studi effettuati nel distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano e nel contesto francese. Assieme al quadro generale delle relazioni ItaliaFrancia nel settore ceramico, agli aspetti connessi al trasporto dei prodotti finiti ed alla presentazione dei progetti di medio/lungo periodo riguardanti le grandi infrastrutture, si é posta particolare attenzione alla fattibilità di strutture Transit Point di piccola dimensione nel distretto italiano, intese come sistemi innovativi adottabili nel breve periodo per la razionalizzazione del trasporto merci ed il contenimento dei consumi energetici, così come agli interventi proposti nella “Zone Economique de Confluent” presso la città di Montereau, nel dipartimento di Seine et Marne. Si é inoltre voluta fornire una panoramica sulle potenzialità presenti a livello europeo per l’innovazione nel trasporto delle merci in termini di risparmio energetico e ridotto impatto ambientale, intervenendo con nuove soluzioni logistiche e l’adozione di veicoli a bassi consumi ed emissioni. All’inizio del 1991, Assopiastrelle promosse la realizzazione di un progetto sulla razionalizzazione del trasporto merci nel distretto ceramico di SassuoloScandiano, finanziato dalla Direzione Generale XVII della Commissione Europea nell’ambito del Programma Thermie. Al progetto parteciparono come partner ENEA, Provincia di Modena, Camera di Commercio di Modena, Assotrasporti ed altri partner locali, con la collaborazione della Regione Emilia Romagna. Il progetto, denominato Demetra (Demonstration of Energy Methodology Effectiveness in TRAnsportation), aveva lo scopo di individuare proposte di intervento finalizzate al risparmio energetico ed al contenimento dell’impatto ambientale nel distretto ceramico, che si sviluppa nel territorio fortemente urbanizzato di nove comuni contigui (di cui cinque nella provincia di Modena e quattro nella provincia di Reggio Emilia), ed è origine e destinazione di importanti movimentazioni di merci. Nel distretto operano infatti oltre 180 aziende ceramiche con circa 20.000 addetti e numerose altre industrie dell’indotto ceramico (meccano-ceramico, smalti, colle, imballaggi, trasporti, ecc.) e di altri settori industriali. Il progetto Demetra prevedeva l’individuazione delle principali cause dei problemi di traffico e lo studio dei possibili interventi da attuare nel distretto per razionalizzare il trasporto merci. Il progetto, al termine dei lavori (gennaio 1995), ha proposto essenzialmente l’attuazione di tre interventi riguardanti: • la realizzazione di uno o due “Transit Point”, strutture per la raccolta e la distribuzione del prodotto finito poste alla periferia del distretto; • l’informatizzazione del controllo e della gestione del traffico nell’ambito della rete stradale principale; • l’impiego di veicoli e sistemi di trasporto a ridotto consumo energetico ed impatto ambientale per il trasporto delle persone e delle merci. Il progetto Demetra ha avuto una vasta risonanza tra gli operatori del settore ed ha originato una serie di progetti di intervento da parte degli enti locali e nazionali (ad esempio ANAS e Ferrovie dello Stato) per la realizzazione nel prossimo futuro di importanti infrastrutture volte a migliorare la situazione locale dei trasporti. Tali interventi si collocano inevitabilmente in una prospettiva di medio/lungo termine, in parte dovuta al rilievo della componente infrastrutturale, inserita nel complesso quadro di accordi per la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità, in parte a causa degli elevati investimenti necessari per la loro attuazione, soprattutto in riferimento alle grandi strutture di raccolta e distribuzione dei prodotti ceramici (Transit Point) che il progetto Demetra aveva identificato. 3. LE PIASTRELLE CERAMICHE IN ITALIA 2. INTRODUZIONE 3.1. La produzione Nel corso del 1996 l’Agenzia per lo Sviluppo Tecnologico dell’Emilia Romagna - ASTER - ha proposto alla Commissione Europea di sviluppare un nuovo I dati sulla produzione di prodotto finito, elaborati sull’anno di riferimento 1996, hanno confermato che, 5 1. Polverizzazione degli ordini, determinato dalle nuove richieste del mercato a fronte di una gamma sempre più ampia di prodotti, che coinvolge in particolare le piastrelle per il bagno; Il fenomeno é in aumento progressivo e comporta la necessità di provvedere alla raccolta di piccoli carichi (spesso dell’ordine di circa 25/50 m2, pari a 0,5/1 t) diretti verso destinazioni diverse; 2. Conseguente elevato numero di “prese” per effettuare un carico utile adeguato. Per completare un carico di 30 t sono necessarie oggi fino a 30 prese contro le 15/20 di alcuni anni fa; 3. Scarso rilievo - soprattutto nel passato e presso le aziende ceramiche di minori dimensioni - della logistica del trasporto merci e conseguente diffusione della pratica di vendita franco fabbrica (che prevede la consegna del prodotto al trasportatore incaricato dal cliente presso le aziende stesse); 4. Realizzazione di decori, pezzi speciali e specifiche lavorazioni presso aziende diverse da quelle produttrici di piastrelle, con conseguente moltiplicazione delle operazioni di carico/scarico; 5. Tempi di raccolta del prodotto da parte degli automezzi da trasporto, che, a causa dell’elevato numero di prese e spostamenti fra diversi stabilimenti, possono essere paragonabili ai tempi di trasporto a destino; 6. Dimensioni ridotte delle aziende locali di trasporto. dopo quattro anni di crescita ininterrotta, la produzione nazionale complessiva di piastrelle ceramiche ha segnato un’inversione di tendenza in relazione alla mutata congiuntura di mercato. Nel 1996 sono stati infatti prodotti 554,5 milioni di metri quadri di piastrelle, con un calo del 1,37% rispetto al 1995. Tab. 3.1.a - La produzione di piastrelle in Italia (milioni di metri quadri)* 1994 1995 1996 Vendite totali 504,2 542,4 529,6 Variazione % 11,4 7,6 -2,4 510,2 562,2 554,5 11,2 10,2 -1,4 Produzione Variazione % * dati arrotondati al primo decimale Nel 1996, le Province di Modena e Reggio Emilia, dove è localizzato il distretto ceramico di SassuoloScandiano su cui si sono focalizzati gli studi del progetto Hermes, hanno prodotto l’80,02% del totale nazionale. La quota residua prodotta nell’ambito della Regione Emilia Romagna corrisponde al 8,43%, che si completa con l’11,55% prodotto nel resto dell’Italia. Dalle rilevazioni di fonte diretta Assopiastrelle - per quanto riguarda l’Unione Europea - e di fonte ISTAT per quanto riguarda i mercati extra U.E., si é dedotto che, dei 529,6 milioni di metri quadri di piastrelle complessivamente venduti nel 1996, 363,3 milioni (+0,5% rispetto al 1995) sono stati destinati all’estero, mentre il mercato nazionale ne ha assorbiti 166,3 milioni (-8,1 rispetto al 1995). In relazione all’entità della produzione, le aziende ceramiche operanti nel distretto di Sassuolo-Scandiano si possono suddividere in due grandi categorie: • le aziende con un fatturato superiore a 100 miliardi/anno, normalmente costituite da un insieme di più stabilimenti e spesso in grado di offrire al mercato la gamma completa dei prodotti ceramici; • le aziende con un fatturato inferiore, che coprono nicchie di mercato con produzioni specialistiche. 3.3. Tipologie di trasporto La movimentazione di merci all’interno del distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano riguarda: • le materie prime; • i semilavorati; • i prodotti finiti. Nell’ambito del distretto ceramico la tratta finale del trasporto delle materie prime e dei semilavorati viene effettuata su gomma senza possibili alternative. Le maggiori possibilità di intervento e di modifica della situazione attuale riguardano la distribuzione dei prodotti finiti. Su questa base alcune grandi aziende del distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano e del polo di Imola-Faenza (province di Bologna e Ravenna) si stanno orientando verso una completa revisione dell’organizzazione del trasporto dei prodotti finiti. Presso alcuni gruppi è infatti già in atto la realizzazione di aree attrezzate destinate alla raccolta e all’inoltro per la distribuzione di tutti i prodotti dei diversi stabilimenti. L’eventuale intervento delle aziende ceramiche nella gestione del trasporto merci (ad esempio da parte di consorzi di aziende) può contribuire positivamente a creare condizioni economiche più vantaggiose sia nel trasporto ferroviario che stradale. E’ auspicabile che questo orientamento possa creare un effetto di trascinamento soprattutto sulle altre grandi aziende, con indiscutibili effetti positivi sul traffico merci locale. Non risulta che in queste operazioni siano attualmente coinvolte aziende medio-piccole, che peraltro incidono complessivamente in modo non trascurabile sulla congestione del traffico stradale. Un’altra importante iniziativa è la recente costituzione di Assocargo, società di logistica e servizi promossa da Assopiastrelle, la cui attività inciderà sicuramente in senso positivo sull’impatto ambientale del tra- 3.2. Caratteristiche del trasporto delle piastrelle in Italia Il trasporto delle merci dalle aziende ceramiche al cliente finale, che è una delle fasi determinanti di una moderna logistica integrata, si svolge prevalentemente al di fuori del controllo dell’azienda produttrice. La gestione della distribuzione del prodotto finito viene considerata dalla maggior parte delle aziende ceramiche come un problema complesso, che ha comportato la preferenza verso la vendita franco fabbrica della loro produzione. Le problematiche del distretto ceramico di SassuoloScandiano connesse al trasporto, che hanno procurato un grave aumento della congestione nelle infrastrutture stradali con conseguente spreco energetico e incremento delle emissioni in atmosfera, si possono così riassumere: 6 sporto merci nel distretto ceramico. Tale iniziativa è nata con l’intento di rispondere alle esigenze delle aziende ceramiche di potere usufruire di soluzioni organizzative differenziate nei servizi logistici e nella gestione dei trasporti di materie prime e di prodotto finito. dati statistici doganali sono difficilmente confrontabili. Tuttavia, pur considerando le incongruenze fra le rilevazioni francesi e quelle italiane, riportiamo una serie di dati che permettono di ottenere un quadro molto vicino alla realtà. Tra il 1992 ed il 1996 le esportazioni francesi verso l’Italia hanno registrato una diminuzione in particolare a causa di un franco francese forte che ha reso le imprese transalpine meno competitive. Inoltre il mercato italiano é arrivato ad un punto di saturazione tale da rendere quasi impossibile l’inserimento di nuovi prodotti. Nel 1996 le esportazioni francesi verso l’Italia sono diminuite del 11% per un volume totale di 0,93 milioni di m2. La quota delle piastrelle smaltate corrispondeva al 78% del volume totale delle esportazioni francesi. 3.4. L’interscambio Italia - Francia L’Italia é il principale fornitore di piastrelle ceramiche in Francia. Tra il 1992 ed il 1996, il volume delle importazioni dall’Italia é aumentato di circa il 30% per raggiungere 46,3 milioni di m2, ovvero circa la metà del consumo totale francese di piastrelle. In seguito al cambiamento dei sistemi di raccolta delle statistiche intracomunitarie avvenuto nel 1993, i Tab. 3.4.a - Esportazioni francesi di piastrelle ceramiche (smaltate e non) verso l’Italia (milioni di m2 e milioni di FF) Anno Smaltate Non Smaltate Totale Quantità Valore Quantità Valore Quantità Valore 1992 0,80 100,2 0,24 12,5 1,04 112,7 1993 0,88 49,8 0,10 17,0 0,98 66,8 1994 0,75 36,4 0,07 4,7 0,82 41,1 1995 0,90 36,2 0,03 4,1 0,93 40,3 Nota: Il cambiamento di classificazione del 1994 ha causato una non comparabilità dei dati dell’import-export 1992-1993 con quelli del triennio 1994-1996. Fonte: Elaborazioni MSI di dati delle Dogane Francesi Nel periodo 1992-1996, la penetrazione delle esportazioni di piastrelle italiane sul mercato francese é oscillata. mente ricca di materie prime, il gruppo si é avvicinato alla Germania che costituisce il primo mercato per la Francia (e per l’Italia). Tab. 3.4.b - Tasso di penetrazione delle esportazioni italiane sul mercato francese dal 1992 al 1996 (% del totale in volume) Tab. 3.4.c - Esportazioni italiane verso la Francia dal 1992 al 1996 (in m2) e variazioni percentuali Anno Tasso di penetrazione 1992 1993 1994 1995 1996 43% 65% 37% 43% 50% Anno 1992 1993 1994 1995 1996 m2 35.675.390 36.792.030 42.336.023 44.889.387 46.292.233 Variazioni % -0.52 +3.13 +15.15 +5.79 +4.86 Nota: Il volume delle esportazioni dell’anno 1992 È un dato ISTAT Fonte: Assopiastrelle Fonte: Elaborazioni MSI di dati delle Dogane Francesi e stime del settore e di MSI Le fonti settoriali indicano che gli investimenti italiani in Francia sono molto scarsi, se si eccettua France Alfa, controllata dal gruppo Marazzi ed alcune iniziative di minore entità. Nel 1995 la produzione di France Alfa ammontava a 18 milioni di m2 Esistono poche imprese al 100% francesi dal momento che le società che detengono le quote di mercato più interessanti sono controllate da tedeschi (Villeroy & Boch), belgi (Koramic) e italiani (France Alfa). L’andamento delle esportazioni italiane di piastrelle é stato oscillatorio fino al 1994 per poi registrare una tendenza all’aumento negli anni 1995 e 1996. Il gruppo Marazzi, presente in Francia attraverso la società France Alfa, raggruppa la parte più rilevante di investimenti italiani in Francia. L’acquisto di France Alfa ha permesso al gruppo italiano di allargare la gamma di prodotti. Inoltre con l’insediamento di due stabilimenti nell’Est della Francia, regione particolar- 7 • Rhone-Alpes, Regione Sud-Ovest; • Ile-de-France, Normandia, Piccardia del Nord. A queste tre aree principali è opportuno aggiungere i mercati minori rappresentati dalle zone Ovest e Est dell’Esagono. Nell’ambito di questo studio, la nostra attenzione si concentrerà sull’area che comprende le regioni Ile-deFrance, Normandia, Piccardia del Nord. E’ necessario inoltre aggiungere che, ai fini del nostro studio, l’attenzione sarà focalizzata sulle quantità di materiali movimentate all’interno di ciascuna area piuttosto che sul giro d’affari generato dalle relative transazioni. All’interno di queste aree geografiche si concentrano i più importanti mercati di riferimento interno dei prodotti ceramici. La quota di mercato coperta dalle importazioni di prodotti finiti di provenienza italiana può essere stimata in circa il 60% del consumo totale. Ne risulta che, se il mercato totale dei prodotti ceramici italiani importati è di circa 750.000 t all’anno, le importazioni movimentate dall’Italia verso Ile-deFrance, Normandia, Piccardia del Nord possono essere valutate in circa 450.000 t all’anno. Questa valutazione è basata su dati SNCF (Société Nationale Chemin de Fer) sulla base di interviste realizzate da Seine & Marne Développement con alcuni importanti distributori di prodotti ceramici italiani nell’Ile-de-France. La vendita di piastrelle si realizza principalmente attraverso due canali: – centri commerciali del bricolage (circa il 40% del mercato); – importatori diretti che vendono i prodotti all’interno dei propri negozi o in punti vendita al dettaglio affiliati alla propria organizzazione. 4. LE PIASTRELLE CERAMICHE IN FRANCIA 4.1. La produzione Il settore della produzione di piastrelle in ceramica per rivestimento murale e pavimenti conta in Francia circa venti aziende, che realizzano un giro d’affari superiore a 2 miliardi di FF, corrispondenti a una produzione di più di 40 milioni di metri quadri di piastrelle, di cui circa il 35% è destinato all’esportazione. Il numero di addetti nel settore è di circa 5000 persone. L’introduzione di nuove tecnologie, nel corso degli ultimi anni, ha comportato grossi investimenti e una profonda trasformazione nell’organizzazione di quelle aziende che hanno raggiunto un elevato grado di modernizzazione e competitività. In effetti, gli investimenti realizzati dai produttori di piastrelle all’inizio degli anni novanta sono aumentati di circa 300/400 milioni di FF all’anno, un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. Un’importante riorganizzazione del settore, resasi necessaria a causa dell’apertura del mercato a livello europeo, è stata possibile grazie all’appartenenza della maggior parte delle imprese a grandi gruppi industriali: Desvres, France Alfa (Imetal), Villeroy & Boch, Sarreguemines. Il mercato è distribuito in parti sostanzialmente uguali tra rivestimenti murali e pavimenti. E’ importante sottolineare il fatto che il settore della ristrutturazione rappresenta il 60% dell’insieme del mercato francese. Negli ultimi anni, l’industria delle piastrelle ha registrato una forte concorrenza da parte di produttori europei. Gli sforzi in termini di investimento e l’adattamento alle nuove tecnologie di produzione hanno permesso alle imprese francesi del settore di conservare la loro quota di mercato e di aumentare le esportazioni. 4.3. La disponibilità di materie prime in Francia Le materie prime nel settore ceramico hanno una grande importanza poiché determinano le caratteristiche principali dei prodotti finiti. Da ciò deriva la cura che occorre prestare al riconoscimento e alla valutazione dei giacimenti, all’estrazione, al controllo e ai diversi trattamenti a cui tali materie prime devono essere sottoposte prima della cottura. Le materie prime impiegate per la fabbricazione delle piastrelle ceramiche possono essere raggruppate in due grandi categorie: le argille per la fabbricazione delle piastrelle e gli smalti per la decorazione. La produzione francese di materie prime per l’industria delle piastrelle (argille, caolino, feldspato, paste e smalti pronti all’uso) è di circa 2 milioni di tonnellate all’anno e rappresenta un giro d’affari di 745 milioni di FF, di cui il 50% per l’esportazione. L’attività di esportazione è fortemente concentrata intorno ad imprese di portata europea: Damrec, Ceratera, AGS, KPCL. I minerali argillosi, silicati d’alluminio idrati, costituiscono la materia prima fondamentale della quasi totalità dei prodotti ceramici. Le loro proprietà specifiche permettono la lavorazione dei prodotti ceramici, di cui assicurano la coesione a crudo. In particolare le argille arenarie (caoliniche) sono alle base dei prodotti a bassa porosità. In Francia le principali zone d’estrazione delle argille sono: Le importazioni Il consumo francese di piastrelle in ceramica per rivestimento murale e pavimenti ha raggiunto circa 100 milioni di metri quadri all’anno. La produzione francese destinata al mercato interno è di circa 30 milioni di metri quadri. La Francia importa quindi il 70% delle piastrelle in ceramica vendute all’interno dell’Esagono. L’Italia è il primo fornitore straniero e detiene più del 50% del mercato francese. La Spagna è il secondo fornitore con circa il 15% del mercato. In termini di quantità trasportate, circa 750.000 t all’anno provengono dall’Italia mentre 200.000 provengono dalla Spagna. 4.2. La distribuzione geografica delle vendite di piastrelle ceramiche in Francia Il mercato attuale delle piastrelle ceramiche è valutato in circa 100 milioni di metri quadri all’anno. Per meglio comprendere la ripartizione delle vendite di piastrelle sul territorio urbano, è conveniente dividere l’Esagono in 3 aree principali: • Regione Mediterranea; 8 – Il Bacino Centro-Orientale (Beaulon) dove la bassa percentuale di materie organiche e la forte resistenza meccanica dopo la cottura assicurano alle argille di questa regione una qualità eccezionale per la monocottura rapida delle piastrelle per pavimenti; – Il Bacino Centro-Occidentale (Tournon-Saint Martin) dove le “montmorrillonites” contenute nelle argille hanno una coesione a crudo molto elevata; – Il Bacino di Provins, molto diversificato per utilizzo: materiali refrattari e per piastrellatura, con argille di forte coesione e con un’ottima capacità di filtrazione. Alcuni giacimenti di argille plastiche (sparnaciennes) sono sfruttati nel Bacino di Montereau-Provins, a Nord della valle della Senna; – Il Bacino di Charantes per le sue argille ad alta refrattarietà; – Il Bacino Armoricain, per i caolini. A questi minerali argillosi si aggiungono i “materiali sgrassanti”, a base di silicio (quarzo, sabbie, grès) che permettono di correggere il comportamento delle argille, sia a livello di lavorazione e di essiccazione che di cottura e costituiscono lo “scheletro” del prodotto. Questi sgrassanti possono anche essere argille precedentemente stabilizzate tramite cottura e successivamente frantumate (“chamotte”). Le sabbie quarzose più conosciute sono le sabbie di Fontainebleau, che affiorano nella regione di Etampes e Nemours. I materiali “fondenti” (feldspati, gessi), che assicurano la formazione della fase vetrosa, si trovano nei Pirenei e nel Massiccio Centrale, i gessi principalmente nel Bacino di Parigi. 4.4. L’attività di estrazione di argille nel bacino di Provins Con una produzione di circa 150.000-175.000 t all’anno, quest’area costituisce il principale centro di estrazione di argilla dell’Ile-de-France. Essa fornisce circa il 15% della produzione nazionale e fa parte dei quattro bacini produttori di argilla ceramica e refrattaria in Francia, facendo una concorrenza diretta specialmente al bacino di Charentes. La maggior parte dell’attività si situa su un territorio di circa 50 Km2 a Sud-Est e Sud-Ovest di Provins e concentra 9 cave delle 10 autorizzate (la decima è situata all’estremo Sud-Ovest del giacimento di Saint-Germain-Laval). Mentre oggi tutte le attività di sfruttamento si svolgono a cielo aperto, fino all’inizio degli anni ‘80 una parte si sviluppava ancora a livello sotterraneo. L’estrazione e il trattamento delle argille rappresenta una parte importante dell’attività industriale della regione di Provins. A questo proposito è necessario sottolineare l’importanza del laboratorio di ricerche di Damrec, installato a Provins. In questo centro una équipe tecnica altamente qualificata studia e realizza la produzione di argille a partire da commesse specifiche provenienti da clienti francesi o internazionali. Le argille di questa regione trovano in Italia un mercato importante per la fabbricazione di piastrelle in monocottura. L’Italia, che resta uno dei principali produttori di piastrelle ceramiche a livello mondiale, dipende, per la produzione di piastrelle in monocottura, dalle importazioni dalla Germania e dalla Francia di argille plastiche a cottura bianca. Fig. 1 - Le aree di estrazione delle argille nel Bacino di Provins 9 successiva al 1970. Per le altre cave non sempre si conosce la data di inizio sfruttamento. Alcune di esse sono state sfruttate dall’inizio degli anni ‘30. Altre hanno sostituito, negli stessi luoghi, cantieri sotterranei. In molte cave lo strato di argilla viene estratto fino a 30 metri di profondità, ciò richiede una meccanizzazione consistente. L’infrastruttura industriale legata all’estrazione delle argille comprende: – un capannone per lo stoccaggio delle argille divise per qualità commerciali, nel luogo dove le cave sono situate; – tre unità di trattamento delle argille (Damrec, Ceratera, STC); – una azienda per la fabbricazione di prodotti refrattari; – un laboratorio della società Damrec, per l’analisi, la prova e il controllo della qualità commerciale delle argille. Le attività industriali legate all’estrazione sono quindi le seguenti: frantumazione, ricomposizione, essiccazione, macinatura, confezionamento e spedizione. Nel caso dello stoccaggio del prodotto finito e della spedizione la società Damrec possiede un capannone collegato alla rete ferroviaria SNCF. Nella regione di Provins, l’estrazione delle argille è molto antica, come comprovato dall’esistenza di una industria delle tegole fin dall’epoca gallo-romana. L’estrazione “razionale” dell’argilla è cominciata nel medioevo, a cui datano le numerose vestigia di fornaci per tegole come pure tracce scritte di questa attività, menzionate negli archivi a partire dal 1245. Le caratteristiche specifiche delle argille della regione sono state scoperte verso la fine del XVIII secolo e sfruttate per l’industria della ceramica a partire da quest’epoca. Il termine “bacino” che si applica ai giacimenti della regione ha una dimensione paleogeografica oggi scomparsa. Solo il confine meridionale del giacimento è caratterizzato naturalmente dalla Cuesta dell’Ilede-France e nessuna demarcazione topografica ne sottolinea il confine settentrionale che resta imprecisato a causa della mancanza di una conoscenza esaustiva dell’insieme del giacimento. L’insieme del giacimento si allarga ai dipartimenti di Seine et Marne, dell’Aube e della Marna. Il giacimento affiora di fronte alla Cuesta, tra Montereau e Chalautre-la-Grande, e a fianco delle vallate dei ruscelli Méances e Voulzie, e delle sorgenti del Dragon e dell’Auxence dove è stato sfruttato fin dall’inizio, come indicato dalle numerose cave ora abbandonate. In altri punti esso è ricoperto da strati di spessore variabile di sabbia, marne e calcare di Brie, argille “sannoisiennes” e sabbie “stampiens”. La geometria dello strato sfruttabile e la sua composizione chimica - che determina le sue qualità commerciali - sono il risultato diretto di un deposito fluvio-deltaico. Il delta situato nella zona di Montereau ha depositato in questa regione sabbie associate ad argilla mista a quarzo. A Montereau lo strato di argilla è irregolare, le sabbie sono abbondanti e l’argilla è di qualità maiolica (30% al massimo di alluminio, 70% di quarzo). Nella regione di Provins coesistono varietà di maioliche e di refrattari distribuiti in maniera regolare ed omogenea. A Cézanne (dipartimento della Marna) dominano le argille refrattarie (meno ricche di quarzo) distribuite in uno strato regolare e continuo. Lo spessore dello strato sfruttabile commercialmente varia in media da 4 a 8 metri. Le varietà refrattarie (silico-alluminose) di colore scuro, si situano generalmente alla base, mentre le varietà maioliche verso lo strato superficiale, spesso interrotte da strati sabbiosi che ne impediscono lo sfruttamento. Il giacimento di argille di Provins è ancora poco conosciuto per quanto riguarda la ripartizione regionale delle differenti qualità industriali, lo spessore e la posizione in profondità dello strato sfruttabile. Sostanzialmente, nella zona Nord, lo strato di argilla è molto profondo e non può essere estratto che attraverso pozzi o gallerie sotterranee, mentre a Sud e fino all’affioramento dello strato di fronte alla Cuesta, l’apertura di cave a cielo aperto rimane possibile. Attualmente circa 175 ettari sono effettivamente utilizzati per l’estrazione di argille nella parte “francilienne” del giacimento. La produzione annuale è tra 150.000 e 175.000 t di argilla ceramica. Su questi 175 ettari, sono ancora sfruttabili per l’estrazione circa 2.800.000 t su una riserva iniziale di circa 8.000.000 t Quattro cave sono di apertura relativamente recente, 5. IL TRASPORTO NEL SETTORE CERAMICO 5.1. Le grandi infrastrutture di trasporto Il distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano è caratterizzato dalla movimentazione di grandi quantità di materie prime provenienti dall’Italia e dall’Europa, di prodotti finiti destinati all’Italia, all’Europa ed a molti Paesi extraeuropei, e di semilavorati circolanti all’interno. Le problematiche della movimentazione delle merci e dei semilavorati nel distretto sono affrontate e gestite dagli enti e dagli operatori locali. Per affrontare invece in modo corretto le problematiche del trasporto delle materie prime e dei prodotti finiti, aventi come destinazione od origine il distretto ceramico, è necessario effettuare un esame complessivo delle: • modalità di trasporto di possibile impiego per il settore ceramico; • opportunità e prospettive di mobilità, offerte dalle grandi infrastrutture di trasporto esistenti e previste in Italia ed in Europa. Interporti e centri intermodali Gli interporti sono costituiti da un insieme organico di strutture e di servizi logistici integrati, adiacenti ad uno scalo ferroviario in grado di permettere la formazione e la ricezione di treni completi intermodali (container e casse mobili) e tradizionali, collegato con porti, aeroporti e la grande viabilità. Gli interporti di “rilevanza nazionale” utilizzati o potenzialmente utilizzabili dal trasporto ceramico sono in Emilia Romagna: • Bologna; • Ravenna; 10 • Parma Fontevivo cui si aggiunge Verona nel Veneto. avviato con il trattato di Maastricht, entrato in vigore nel 1993. Lo scopo delle reti europee è quello di assicurare la crescita sostenibile dell’Europa attraverso la realizzazione, entro il 2010, di una rete di infrastrutture a supporto dello sviluppo economico e sociale. L’Unione Europea ha definito successivamente, attraverso la Decisione 1692/96 ed il Regolamento del Consiglio 2236/95, le modalità tecniche e finanziare per la realizzazione della rete. Nella prima fase degli interventi sono stati previsti, oltre al piano della rete ferroviaria ad alta velocità (per 70.000 km di linee): • il piano della rete di trasporto combinato ferroviario; • il piano della rete stradale ed autostradale che definisce 58.000 km di collegamenti transeuropei, di cui 12.000 km di nuove autostrade; • il piano della rete navigabile, con una rete di idrovie integrata ai trasporti terrestri e marittimi. Lo scarso utilizzo dell’interporto di Bologna (che peraltro è il più prossimo all’area della ceramica) da parte dagli operatori del distretto ceramico, è dovuto essenzialmente alla distanza dalle zone di produzione ed al cattivo collegamento stradale e ferroviario di questa infrastruttura, dotata peraltro di ampie potenzialità non completamente utilizzate. Questo comporta una scarsa convenienza economica nel suo utilizzo. Gli operatori del distretto utilizzano prevalentemente scali o centri intermodali, situati nelle vicinanze del distretto o all’interno del distretto stesso. Gli scali utilizzati prevalentemente dagli operatori del distretto sono: • Dinazzano (Provincia di Reggio Emilia) • Castelfranco (Provincia di Modena) • Rubiera (Provincia di Reggio Emilia) • Modena Nell’arco dei prossimi anni, questi scali verranno progressivamente chiusi a vantaggio del potenziamento di Dinazzano e dello scalo di Modena trasferito a Cittanova-Marzaglia (a qualche km da Dinazzano). Dinazzano e Cittanova-Marzaglia costituiranno, nel giro di alcuni anni, attraverso un raccordo ferroviario da realizzare, il nuovo interporto del distretto ceramico. Gli interventi prioritari nazionali La priorità è stata data ai progetti ferroviari (88% dei finanziamenti) ed in particolare: • all’asse del Brennero • all’asse Lione-Torino L’asse del Brennero lungo 409 km, prevede anche l’ammodernamento del collegamento NorimbergaBerlino (550 km) e la realizzazione del collegamento Monaco-Norimberga. Il progetto include la realizzazione di un tunnel di 55 km attraverso le Alpi, con una forte riduzione dei tempi di percorrenza. L’asse Lione-Torino prevede l’ammodernamento di linee per 250 km e la costruzione di una galleria di 54 km. A Lione la linea si collegherà al corridoio Inghilterra-Parigi e a quello da Parigi da e verso la Spagna. L’asse del Brennero e l’asse Lione-Torino sono destinati sia al traffico dei passeggeri che a quello delle merci. Entrambi gli assi interessano il distretto ceramico, che potrà migliorare i suoi collegamenti con la Germania (primo mercato per l’esportazione) e con la Francia (secondo mercato), Inghilterra e Benelux. In prospettiva Lione potrebbe diventare il centro europeo per lo smistamento delle piastrelle prodotte in Italia ed in Spagna. Porti I porti sono naturalmente sistemi intermodali. Sui 150 porti distribuiti sugli 8.000 km di costa, solo 23 operano nel settore container. I primi 9 porti (La Spezia, Genova, Livorno, Napoli, Ravenna, Trieste, Venezia, Cagliari, Palermo) hanno effettuato nel 1996, il 73,3% del traffico container. Tra questi ultimi porti, quelli prevalentemente utilizzati dagli operatori del trasporto ceramico sono: • La Spezia • Genova • Livorno • Ravenna Il distretto ceramico è collocato in una area sufficientemente servita per l’approvvigionamento delle materie prime e l’inoltro dei prodotti finiti via mare. Idrovie Il trasporto delle merci attraverso le idrovie, mediante chiatte e/o fluvio-marittime, non è attualmente utilizzato dal distretto ceramico, ma potrebbe avere un certo interesse nel futuro, in particolare per i bassi costi energetici. L’asta del Po è considerata una idrovia di classe IV, in grado di permettere il passaggio di un battello o di un treno a spinta, di lunghezza da 80 a 85 metri e di 8,5 metri di larghezza, con una portata di 1350 t. Il potenziamento del sistema idroviario “padanoveneto” e la sua connessione con il “Corridoio Adriatico” costituiscono un punto di partenza per il rilancio di modalità alternative alla strada nel sistema dei trasporti ceramici. Le Freeway La Commissione Europea ha proposto recentemente la realizzazione di alcuni progetti di freeway, che consistono in corridoi per le merci ferroviarie ad elevata velocità e capacità di traffico, al fine di rendere il trasporto ferroviario concorrenziale con quello stradale. Nel giugno del 1997 i Ministri dei Trasporti Europei hanno individuato un progetto di freeway nel corridoi Nord-Sud: Brindisi-Bologna-Verona-Brennero-Innsbruck-Monaco-Norimberga-Brema-Amburgo. Alcune freeway potrebbero divenire operative entro il 1998. Poiché il trasporto dei prodotti ceramici sta acquisendo caratteristiche di urgenza e velocità, simili a quelle relative alle merci deperibili, è possibile che le freeway vengano utilizzate dagli operatori del distretto. Le grandi infrastrutture europee Lo sviluppo delle reti transeuropee (TEN) è stato 11 5.2. I mezzi di trasporto utilizzati in Francia per l’esportazione di materie prime e l’importazione di prodotti finiti 5.2.1. Il trasporto delle materie prime La Francia resta, assieme alla Germania, il principale fornitore europeo di argille plastiche destinate alla fabbricazione di piastrelle ceramiche in Italia. Secondo le stime dell’Associazione nazionale dei produttori di piastrelle di ceramica (Assopiastrelle), con sede a Sassuolo (provincia di Modena), 150.000 t all’anno di argille vengono importate dalla Francia. La quasi totalità di queste argille vengono trasportate attraverso ferrovia. Attualmente, l’invio viene effettuato sia attraverso vagoni isolati, sia attraverso treni completi; il carico viene effettuato in stazioni specializzate o direttamente nei capannoni per lo stoccaggio delle argille, quando le imprese di estrazione sono collegate alla rete SNCF. I programmi futuri delle ferrovie francesi (SNCF) e italiane (FS) prevedono il passaggio praticamente obbligato alla logica dei treni completi, al fine di permettere una razionalizzazione del traffico e mantenere le migliori condizioni di prezzo e di servizio. Raramente le argille vengono trasportate dalla Francia verso la zona di Modena via camion. Il trasporto su gomma è dettato infatti da una logica puntuale di rotazione del materiale tra la Francia e l’Italia, al fine di evitare andate o ritorni a vuoto dei camion utilizzati su questo tragitto. La qualità delle argille del bacino di Provins risponde perfettamente alle necessità dei fabbricanti italiani ed è possibile valutare in circa 75.000 t all’anno il materiale attualmente trasportato a mezzo rotaia dal dipartimento della Seine et Marne verso i luoghi di produzione situati nella zona di Modena (stazioni ferroviarie di Dinazzano e Marzaglia). Attualmente, appena le operazioni di scarico sono terminate, i vagoni vengono riportati in Francia vuoti. A più riprese le ferrovie hanno riflettuto sull’opportunità di organizzare dei ritorni a pieno carico per queste merci. Tutti i tentativi effettuati nel corso degli anni ‘70 e ‘80 sono rapidamente falliti. La politica attuale della SNCF non è favorevole alla ricerca di mercati per il ritorno a pieno carico dei vagoni che rientrano in Francia dalle provincie di Modena e Reggio Emilia. Fig. 3 - Principali destinazioni d’esportazione dall’Ile-deFrance Circa 750.000 t all’anno di piastrelle ceramiche pro- venienti dall’Italia vengono importate in Francia. La maggior parte di queste sono fabbricate nelle provincie di Modena e Reggio Emilia. Gli sbocchi di questi prodotti in Francia si concentrano per circa il 60% nelle zone Ile-de-France, Normandia, Piccardia del Nord. I più importanti flussi di trasporto generati da questo mercato si situano quindi nell’asse Modena Regione di Parigi con un ulteriore ripartizione verso le zone Nord-Occidentali e Nord della Francia. Attualmente solo una ridotta percentuale del trasporto viene effettuato a mezzo rotaia, mentre la quasi totalità delle piastrelle viene trasportata in Francia via camion. Le ragioni di questa situazione fortemente sfavorevole per il trasporto ferroviario sono determinate dai seguenti fattori: a) I fabbricanti italiani vendono i loro prodotti franco fabbrica; il trasporto viene normalmente gestito dai compratori. Questa soluzione, che libera i produttori da ogni responsabilità, non favorisce la razionalizzazione del trasporto poiché impedisce l’azione di raggruppamento che permetterebbe di ridurre considerevolmente le prese da parte dei vari camion francesi che circolano all’interno del distretto industriale di Sassuolo-Scandiano. Bisogna considerare che per riempire un semiri- Fig. 2 - Modalità di trasporto delle merci d’esportazione oltre la frontiera Fig. 4 - Modalità di trasporto delle merci d’esportazione in uscita dall’Ile-de-France 5.2.2. Il trasporto dei prodotti finiti 12 morchio sono necessarie fino a 25-30 differenti prese. E’ chiaro che se si potesse contare su un’organizzazione locale costituita da Transit Point situati all’interno del distretto, i trasportatori su strada potrebbero effettuare il carico con un minor numero di soste; b) L’agilità del servizio offerto dalle grandi case di trasporto su strada (Gelin International - Henry, ecc.) risponde alla domanda degli importatori che possono trasmettere facilmente la lista delle prese ai trasportatori e ricevere la merce direttamente nei loro magazzini con piccolissimi ritardi e senza alcuna altra preoccupazione. Questa situazione porta però come conseguenze: a) un livello di circolazione di autoveicoli pesanti quasi insostenibile all’interno del distretto dove le infrastrutture stradali non sono per nulla adatte ad assorbire un tale volume di circolazione. Tra i 5.000 e i 6.000 camion al giorno per senso di marcia circolano all’interno del distretto; b) un grado elevato di inquinamento acustico e dell’aria causato dai mezzi pesanti; c) un calo di efficienza dovuto all’ingombro sistematico della rete viaria all’interno del distretto industriale di Sassuolo-Scandiano; d) una perdita di competitività del settore, causata da una gestione antieconomica della componente trasporti. Se si tiene conto infatti dell’incidenza significativa dei costi di trasporto sui prezzi finali delle piastrelle proposti al consumatore, una riflessione globale sulla politica dei trasporti potrebbe permettere importanti economie di scala, che garantirebbero una maggiore competitività ai prodotti ceramici italiani venduti sul mercato francese. Fig. 6 - Principali origini d’importazione in Ile-de-France La funzione logistica, situata tra le funzioni della produzione e della commercializzazione, detiene una posizione fondamentale nell’attività economica. Poiché la sua incidenza finanziaria sul costo dei prodotti è molto elevata, qualsiasi risparmio si ripercuote immediatamente sul costo di questi prodotti. Bisognerebbe dunque essere molto attenti alle questioni riguardanti il trasporto merci e cercare nuove soluzioni che dovrebbero: – essere economiche; – favorire le condizioni di circolazione e, in generale, la qualità dell’ambiente. La grande quantità di veicoli pesanti che circolano negli agglomerati urbani o nella loro periferia porta le amministrazioni, le autorità e i poteri pubblici a una riflessione sull’attivazione di nuove infrastrutture in materia di: – autostrade e superstrade, così come gli aspetti collegati allo sfruttamento della rete viaria in città e zone limitrofe, parcheggio ecc.; – organizzazione o riorganizzazione dei trasporti ferroviari; – migliore utilizzazione delle idrovie; – sviluppo dei trasporti aerei; – impianto di nuove piattaforme logistiche (piattaforme multimodali) che facilitino e accelerino gli scambi ed evitino ai mezzi pesanti di circolare all’interno degli agglomerati urbani. I trasporti merci nell’Ile-de-France hanno registrato negli ultimi venti anni un aumento continuo, sia per ciò che riguarda i trasporti nazionali, sia a livello internazionale. Questo aumento ha riguardato quasi totalmente i trasporti su strada, a scapito del trasporto ferroviario. A questo proposito è necessario sottolineare che non è il problema del costo del trasporto ferroviario che ha creato questa predominanza del trasporto su gomma da Fig. 5 - Modalità di trasporto delle merci d’importazione fino alla frontiera Fig. 7 - Modalità di trasporto delle merci d’importazione in Ile-de-France 5.3. Caratteristiche generali dei trasporti merci nell’Ile-de-France 13 parte degli addetti alla circolazione delle merci. Le ragioni della disaffezione nei confronti del trasporto ferroviario, infatti, sono piuttosto dovute a difficoltà tecniche: – messa a disposizione del materiale da caricare in caso di particolari tratte ferroviarie; – agibilità per il carico/scarico e manutenzione; – tempi di percorrenza dei vagoni isolati e problemi di smistamento; – difficoltà di percorrenza di alcuni treni completi; – difficoltà di circonvallazione della regione attraverso la “Grande Ceinture” L’aumento costante del numero dei mezzi pesanti in circolazione ha portato a una situazione di quasi saturazione permanente del sistema viario della “Petite Couronne” e delle vie radiali a scorrimento veloce, rispetto al collegamento con il viale periferico, unica circonvallazione che circonda la città di Parigi. I problemi dei trasporti merci stradali sono legati all’inadeguatezza della rete e particolarmente: – rete viaria troppo stretta; – rete viaria di larghezza variabile; – incroci troppo numerosi o inadeguati; – “baïonnettes” su alcuni tratti delle vie rapide di circonvallazione che affiancano per alcuni chilometri le vie radiali, creando grossi problemi di immissione e uscita dei veicoli pesanti su queste vie radiali. Il traffico interno di merci rappresenta il 51% del flusso totale. Il traffico di scambio nazionale (tra l’Ile-deFrance e la Francia) rappresenta il 37,5% del flusso totale. A questo proposito è necessario sottolineare che il traffico tra l’Ile-de-France e il bacino di Parigi rappresenta da solo quasi il 20% del flusso totale. Il traffico di scambio internazionale rappresenta l’11,5% del flusso totale. Si tratta di un traffico squilibrato: le importazioni rappresentano circa i due terzi del trasporto merci internazionale. E’ attraverso la rete stradale che la maggior parte delle merci internazionali vengono trasportate: più del 85% tra importazioni ed esportazioni. La lettura delle statistiche del IAURIF (Institut d’Aménagement et d’Urbanisme de la Région Ile-deFrance) permette di constatare che il flusso di traffico internazionale transitante nella regione dell’Ile-deFrance supera i 30 milioni di tonnellate all’anno e che si assiste a una lenta erosione del tonnellaggio trasportato a mezzo ferrovia a favore di quello trasportato via strada. Per quanto riguarda l’importazione, la corrente più importante è quella che entra dalla frontiera del Nord-Est (44% in provenienza da Belgio, Lussemburgo e Germania), seguita dall’Ovest e dal mare (23% proveniente da America e Asia), dal NordOvest (12% in provenienza principalmente dal Regno Unito), dal Sud-Est (10% in provenienza principale dall’Italia - 1,5 milioni di tonnellate all’anno), dal Sud (6% in provenienza dall’Africa) e dal Sud-Ovest (5% in provenienza dalla Spagna). Per quanto riguarda l’esportazione le tendenza è sostanzialmente la stessa. Nell’ambito del nostro studio è molto importante sottolineare sia la struttura del flusso nazionale in entrata e in uscita dalla Petite Couronne, sia l’importanza del ruolo svolto dai dipartimenti della Petite Couronne situati a Est e da quello di Seine et Marne, nella funzione di ricevimento e spedizione delle merci. Il traffico nazionale proveniente dall’esterno (al di fuori della “Grande Couronne”) rappresenta circa 30 milioni di tonnellate all’anno, di cui più della metà in provenienza dalle regioni limitrofe, in particolare dalla Alta Normandia, Piccardia e Nord Pas de Calais. La destinazione principale del traffico nazionale è la Valle della Marna con più di 10 milioni di tonnellate all’anno. Il traffico nazionale in uscita rappresenta circa 17 milioni di tonnellate all’anno. Come per il traffico in entrata le tre regioni del Nord e Nord-Ovest si distinguono e rappresentano circa il 40% delle merci nazionali in uscita. L’origine principale del traffico nazionale proveniente dalla Petite Couronne è ancora la Valle della Marna. Rimane da verificare l’importanza degli scambi tra i dipartimenti di Seine-Saint-Denis e Valle della Marna e Seine et Marne. In questi flussi la componente di trasporti internazionali si concentra su importazioni provenienti da Germania, Belgio, Lussemburgo e Italia e su esportazioni verso il Benelux e la Germania. In conclusione è possibile confermare: – una predominanza del traffico da transito; – la percentuale di autoveicoli pesanti operanti secondo il criterio del raggruppamento delle merci aventi la medesima destinazione è bassa: 10%; – un terzo degli autoveicoli pesanti operanti secondo tale criterio ha come destinazione una piattaforma logistica; – quando si ha un raggruppamento, il numero di punti di carico che alimenta questo raggruppamento è elevato; – quasi la totalità delle merci può essere trasportata altrettanto bene con un mezzo di trasporto o con un altro. In particolare è possibile effettuare un trasferimento significativo dalla strada alla ferrovia. Il problema che deve essere risolto riguarda il trasbordo multimodale e non il mezzo di trasporto. 5.4. Le strategie future della SNCF (Société Nationale Chemin de Fer) 5.4.1. Le ferrovie e le piastrelle dell’Emilia Romagna Il trasporto a mezzo ferrovia costituisce un’alternativa a tutti i percorsi in partenza dall’Emilia Romagna. Esso presenta infatti numerosi vantaggi che le società ferroviarie in Europa hanno cercato di valorizzare nel corso degli ultimi anni. In Germania il trasporto ferroviario è pari a circa il 50% dei trasporti complessivi grazie a un’offerta originale basata su: – l’ideazione di un concetto di logistica integrata, articolato su piattaforme di distribuzione appropriatamente ripartite sul territorio; – l’associazione con partner di competenza riconosciuta in materia di logistica; – la qualità, la flessibilità e la capacità di recepimento. La professionalità del “prodotto ferrovia” è oggi riconosciuta dal mercato. Un’analoga organizzazione è in fase di avvio in Belgio, a partire da una piattaforma della regione di Anversa. I vantaggi di organizzazioni sul posto sono molto evidenti: – una agilità del prodotto con partenze tutti i giorni 14 della settimana e non una concentrazione alla fine di ciascuna settimana; – una flessibilità che permette il massimo adattamento alle esigenze del prodotto attraverso una gamma che va dal pallet o parte di pallet al carico completo; – trasporti in loco puliti e non inquinanti sette giorni su sette; – possibilità di trasporti merci ferroviari a pieno carico al ritorno. Dal punto di vista economico una difficoltà è tuttavia rappresentata dal costo delle operazioni di raccolta e carico sui vagoni in partenza. Questo aspetto necessita, in Emilia Romagna, di uno studio dell’impatto, finalizzato ad analizzare le condizioni di ottimizzazione tecnica ed economica di questa scelta, di importanza capitale per la valorizzazione del trasporto su rotaia. cui effettuare l’indagine. I principali aspetti dello studio devono riguardare : – analisi e quantificazione del mercato per ciascuna zona geografica primaria (cantoni). – definizione e condizioni di accessibilità dei potenziali utilizzatori; – ricerca del o dei posizionamenti ottimali delle piattaforme di distribuzione in grado di considerare gli ostacoli ferroviari e della distribuzione; – scelta della localizzazione; – messa in opera logistica e finanziaria. Conclusione Lo sviluppo di una reale soluzione alternativa al trasporto su gomma per la merce in partenza dall’Emilia Romagna per la Francia passa attraverso un forte coinvolgimento politico, finanziario e logistico dei diversi attori istituzionali implicati. La SNCF e le FS dovranno sviluppare per ciò che li riguarda un’azione commerciale efficace. 5.4.2. La SNCF e le piastrelle dell’Emilia Romagna 6. L’OFFERTA LOGISTICA DEL DIPARTIMENTO DELLA SEINE ET MARNE Come già menzionato, il mercato delle piastrelle italiane verso la Francia rappresenta circa 750.000 t all’anno, di cui la maggior parte in provenienza dall’Emilia Romagna. La struttura del mercato francese è meno favorevole di quella tedesca o belga in quanto presenta una frammentazione geografica maggiore. Un altro elemento che rende difficile l’approccio è la struttura stessa del mercato e il numero dei suoi attori (la componente dei grandi centri commerciali del bricolage rappresenta circa il 40% del totale). Si può considerare come regione bersaglio la parte Nord-Ovest della Francia (comprendendo la regione dell’Ile-de-France) e la regione Sud-Est (Rhône-Alpes -Provenza-Costa Azzurra). La SNCF interviene su questo mercato secondo due modalità: – convenzionale: secondo lo schema di organizzazione precedentemente descritto, con una frazione del mercato del 5%; – combinata: in dirittura (frazione del mercato non conosciuta). Per progredire su questo mercato la SNCF sta studiando la messa in opera, sulle regioni bersaglio, di un’organizzazione integrata che si avvarrà di partner in Emilia Romagna per quanto riguarda la partenza e delle due regioni coinvolte per quanto riguarda. La SNCF si scontra, in questa operazione, con considerazioni di ordine economico legate, in un caso, a distanze più brevi, nell’altro, a forti scambi già consolidati. Per la regione Ile-de-France, il costo dell’adozione di questa nuova organizzazione è un elemento determinante rispetto alla competitività dell’offerta, tenendo conto in particolare modo della proprietà fondiaria. Si rende quindi necessaria la ricerca di un posizionamento di una piattaforma di distribuzione che permetta un compromesso tra scelta ferroviaria, costo della piattaforma e costo di distribuzione in relazione ai mercati delle zone bersaglio Ile-de-France, Piccardia del Nord e eventualmente Normandia. La Seine et Marne potrebbe essere una delle zone su 6.1. Introduzione Il dipartimento di Seine et Marne è situato in una posizione geografica strategica, poiché rappresenta allo stesso tempo un importante punto di partenza per le materie prime e il punto di destinazione o passaggio di grandi quantità di piastrelle provenienti dall’Italia e destinate ai consumatori dell’Ile-de-France, Normandia, Piccardia del Nord e, più oltre, del Benelux e del Sud della Germania. La realizzazione di una piattaforma multimodale dedicata, nel bacino di Montereau-Provins, permetterebbe: a) una razionalizzazione delle spedizioni d’argilla attraverso ferrovia - treni completi carichi di argille provenienti da cave diverse; b) la multimodalità degli invii d’argilla, quando possibile, attraverso spedizioni tramite le idrovie, con lo sviluppo di spedizioni di container per via fluviale o fluvio-marittima; c) la possibilità di valorizzare maggiormente l’attività industriale legata all’estrazione di argilla, con lo sviluppo di attività complementari in grado di creare valore aggiunto, ricchezza e posti di lavoro; d) il trasbordo multimodale dei treni completi di piastrelle provenienti dall’Italia in una zona situata nel baricentro di uno dei più importanti bacini di clientela della regione Nord-Ovest della Francia. Ciò permetterebbe anche di rendere il trasporto finale tramite camion il più breve possibile e di trasportare le merci verso le loro destinazioni finali attraverso le idrovie, nel caso in cui ciò sia tecnicamente ed economicamente possibile; e) la realizzazione di attività logistiche specifiche pertinenti al settore della ceramica: 1) il raggruppamento e smistamento delle merci 2) la gestione delle prese in collaborazione con i 15 Transit Point che sarebbero realizzati all’interno del distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano; 3) la gestione dell’immagazzinamento delle merci all’arrivo, secondo le esigenze del just in time proprie dei distributori, in particolare della grande distribuzione; 4) la proposta di trasbordo multimodale, raggruppamento e smistamento della spedizione destinata al Benelux e al Sud della Germania. Questa attività potrebbe razionalizzare maggiormente gli importanti flussi di trasporto esistenti tra l’Ile-deFrance e queste destinazioni. Tali flussi sono attualmente molto squilibrati. Il dipartimento di Seine et Marne dispone di infrastrutture stradali e autostradali che posizionano il bacino di Montereau-Provins al centro di un importante incrocio di traffico tra l’Italia e il Nord dell’Europa. La piattaforma proposta si inserisce in una logica di piattaforma logistica di trasporto merci e cantieri multitecnici. Una piattaforma logistica tradizionale si limita a un’attività di trasferimento di container, casse mobili o merci su pallet dalla ferrovia alla strada, senza alcun valore aggiunto per la merce. Ne risulta una forte concentrazione di veicoli in un solo luogo, senza alcuna ricaduta economica per le collettività territoriali ospitanti. La realizzazione e la buona gestione di una piattaforma integrata ad un cantiere multitecnico necessita di una cultura diversa da quella che caratterizza le piattaforme tradizionali così come di un movimento finanziario molto più alto. Si tratta di strutture che meglio corrispondono all’evoluzione attuale del settore, che generano un importante sviluppo di attività terziarie sul posto, che sono oggetto di un nuovo rapporto tra architettura e ambiente, che utilizzano le più moderne tecniche di comunicazione e che si sforzano di utilizzare mezzi di trasporto meno inquinanti e più rispettosi dell’ambiente. Diventa perciò un imperativo creare un reale partenariato tra differenti attori economici che perseguano uno stesso obiettivo. 6.2. Il trasporto combinato L’attuale congestione della rete stradale e autostradale in Francia apre importanti prospettive di crescita del trasporto combinato ferro/gomma/acqua. Sui 236 milioni di tonnellate di merci che circolano ogni anno Fig. 8 - Il dipartimento di Seine et Marne nella rete di collegamenti con l’Europa 16 nell’Ile-de-France, il 75% viene trasportato su strada. Queste cifre appaiono inquietanti e rinviano alla questione cruciale di come conciliare lo sviluppo del trasporto merci nell’Ile-de-France con la competitività delle imprese di trasporto e con i problemi di inquinamento generati dalla circolazione dei veicoli pesanti e la conseguente diminuzione della qualità della vita. Nel corso degli ultimi dieci anni, il trasporto combinato ha assistito a una crescita annuale progressiva e nei prossimi anni questa modalità di trasporto dovrebbe crescere ancora di circa il 10% all’anno. La SNCF prevede che, nell’ambito delle proprie attività di trasporto merci, il trasporto combinato sia quello che possiede la più ampia potenzialità di crescita. Benché il suo sviluppo non sia eclatante, il trasporto combinato si sta progressivamente affermando, malgrado la concorrenza del trasporto su gomma, particolarmente vantaggioso dal punto di vista del prezzo; diversi fattori fanno pensare che il trasporto combinato abbia un importante potenziale di crescita per l’avvenire. In primo luogo, il trasporto multimodale appare come una risposta appropriata all’aumento costante del traffico di merci. Esso si concentra sempre più su alcuni grandi assi geografici che raccordano tra loro i principali centri economici europei. Poiché la rete viaria non può assorbire indefinitamente nuovi flussi, i primi segnali di congestione cominciano ad apparire, soprattutto nel Sud della Gran Bretagna, nel Sud e Ovest della Germania, nel Nord dell’Italia e nel Nord e Sud-Est della Francia. Questa saturazione sta portando al degrado delle condizioni di trasporto, annullando i vantaggi del trasporto stradale in termini di velocità, produttività e tempi. Quest’ultimo resta comunque indispensabile, a causa della sua agilità di utilizzo nella raccolta e distribuzione delle merci. Da questa considerazione deriva l’interesse per il trasporto multimodale che in grado di combinare nella stessa catena logistica la ferrovia, la strada e le idrovie. L’analisi del trasporto combinato conferma inoltre la sua utilità nell’aggirare i grandi assi stradali congestionati. Oltre a contribuire al decongestionamento dei principali assi stradali e autostradali, il trasporto combinato favorisce la sicurezza stradale e una riduzione dell’inquinamento atmosferico ed acustico. A questi argomenti generali a favore del trasporto multimodale si aggiunge la sua competitività, senza la quale esso resterebbe solo un concetto seducente ma poco utilizzato. Gli operatori sono coscienti della posta in gioco e offrono ai loro clienti modalità di trasporto paragonabili a quelli del trasporto su strada, ma con migliori performance. Il trasporto combinato mostra infatti di essere altrettanto agile, garantendo un servizio porta a porta (grazie ai trasporti iniziali e finali su strada) e una scelta delle unità di trasporto: container, casse mobili o semirimorchi. Per i trasportatori su strada, clienti del trasporto combinato, questa formula permetterebbe di diminuire i costi tramite una migliore rotazione dei materiali trasportati e un risparmio di mano d’opera. Tuttavia, in un primo tempo, l’obiettivo del trasporto combinato non è quello di ottenere un guadagno, ma di favorire lo sviluppo del traffico reinvestendo i guadagni e offrendo prezzi maggiormente competitivi. 6.3. La piattaforma multimodale Il criterio principale per la scelta del luogo più favorevole all’impianto di una zona multimodale di attività è la sua prossimità alle principali vie di comunicazione: • una importante rete ferroviaria; • una rete stradale e autostradale nazionale; • un sistema di idrovie che favoriscano il traffico fluviale; • l’eventuale vicinanza di una importante struttura aeroportuale. Il Dipartimento, la Regione, lo Stato, i Comuni coinvolti e la SNCF lavorano secondo un’azione concertata per studiare la fattibilità e le condizioni di realizzazione di una tale piattaforma in una particolare zona geografica. Le attività devono soddisfare due funzioni di carattere economico: • agire come fattore di riequilibro rispetto alla presenza di un terminale ferroviario/stradale/di corso d’acqua in loco; • favorire la complementarità tra le attività che si vogliono realizzare e questo terminale. E’ inoltre molto importante assicurarsi che la piattaforma sia adeguata al quadro urbanistico, architettonico e paesaggistico dei comuni ospitanti. La realizzazione del progetto sarà un’operazione progressiva e modulare che dovrà tenere conto di diversi ostacoli tecnici e economici. Gli operatori (regionali, nazionali o stranieri) che potrebbero collocare la loro impresa all’interno della piattaforma multimodale, nel caso essa venga giudicata in linea con le strategie dell’impresa, sono divisi in diverse categorie: • operatori della logistica (addetti al carico/scarico , trasportatori, agenti commerciali che ricevono le merci in deposito, centri di acquisto per la grande distribuzione); • distributori; • imprese di produzione; • prestatori di servizi (incubatori d’impresa, ristorazione, alberghi ecc.). Tutte queste categorie lavoreranno insieme per favorire la creazione di un complesso economico integrato che potrà soddisfare le loro esigenze e le loro strategie imprenditoriali. Dal punto di vista strategico per la regione ospitante, le attività concepite all’interno della piattaforma multimodale potranno rispondere a diversi bisogni: • la creazione di un centro di attività polivalenti che sarà focalizzato principalmente sulla logistica, ma anche sull’evoluzione delle attività terziarie, comprendendo il tempo libero; • la riduzione del traffico stradale sulla rete locale, con una riduzione dei costi e dei ritardi di spedizione; • l’integrazione del centro con l’attività dell’aeroporto locale e lo sviluppo del trasporto combinato ferroviario; • la creazione di occupazione nei comuni ospitanti o dei dintorni e conseguentemente lo sviluppo dell’economia locale; • un progetto a vocazione internazionale aperto verso l’estero e le sue potenzialità di scambi commerciali e logistici. 17 Il complesso multimodale dovrebbe comprendere, nel suo insieme: • un terminale di trasporto combinato ferro/gomma/acqua; • una piattaforma riservata alla logistica con: – depositi di stoccaggio/distribuzione/raggruppamento; – presa diretta sul terminale di trasporto combinato; – collegamenti ferroviari personalizzati; – collegamento con la zona trasporto merci dell’aeroporto locale; – vigilanza/servizio di sicurezza; – offerta di servizi di logistica sul posto. • uno spazio dedicato alle attività terziarie, commerciali e industriali. • offrire un nuovo accesso autostradale tra il Nord, la regione parigina e l’Est della Francia e i paesi europei limitrofi (Regno Unito, Belgio, Germania, Svizzera); • offrire un migliore servizio interregionale (Ile-deFrance, Champagne, Borgogna). La ferrovia La città di Montereau si situa sulla rete ferroviaria del Sud-Est (Parigi-Lione) e beneficia della rete RER (Rete Alta Velocità francese) a partire da Melun. La “Zone Economique du Confluent” è dotata di un collegamento ferroviario capillare permettendo un importante traffico di merci. Inoltre la vicinanza del terminale di trasporto combinato di Valenton permette di effettuare traffici in container e casse mobili. L’acqua Nella confluenza della Senna e del Yonne, la Senna è navigabile fino a oltre Montereau e può accogliere convogli di 4000 t. Per via fluviale Montereau è direttamente collegata a Rotterdam e ai porti britannici. Lo Yonne, malgrado abbia capacità più ridotte (600 t) offre ugualmente interessanti possibilità, specialmente con la Borgogna. 7. LA “ZONE ECONOMIQUE DU CONFLUENT” (Z.E.C.) DI MONTEREAU 7.1. Presentazione della città di Montereau La città di Montereau, “Città d’azione economica di confluenza e di comunicazione”, è situata nella regione dell’Ile-de-France nel dipartimento della Seine et Marne, a 75 km a Sud-Est di Parigi. Essa ha attualmente 18.664 abitanti all’interno di un comprensorio che ne conta circa 33.313. Città confluente, tra le regioni dell’Ile-de-France, Borgogna, Champagne e Centre, Montereau si trova nel punto di convergenza delle principali vie di comunicazione terrestri (principali assi stradali e ferroviarie) e fluviali (confluenza della Senna e dello Yonne) francesi ed europee. Essa è quindi dotata di una rete di comunicazione completa. Grazie a questi fattori vincenti, la città di Montereau ha assunto una posizione strategica tra Parigi, gli altri dipartimenti francesi e il resto dell’Europa. 7.3. Storia economica Storicamente, Montereau costituisce un centro industriale antico e la sua posizione strategica nella valle della Senna ha permesso un’importante espansione industriale a partire dal XIX secolo. Grazie all’abbondanza e all’ottima qualità delle proprie risorse naturali, l’industria locale è stata riconvertita già da molto tempo verso attività industriali di trasformazione: ceramica, produzione di mattoni, produ- 7.2. Reti di comunicazione Montereau si trova al centro di una rete di infrastrutture di trasporto ad alta commercializzazione, allo stesso tempo densa, diversificata, moderna e completa ed è attraversata dalle vie di comunicazione europee stradali, ferroviarie e fluviali (Senna et Yonne). Gli aeroporti internazionali di Roissy e Orly sono accessibili rapidamente dalla strada. La città è servita da una fitta rete di strade nazionali, raccordate alle autostrade A6 e A5. La strada L’autostrada A5 pone la città di Montereau a 45 minuti da Parigi, al centro della rete autostradale dell’Ile-de-France e fornisce la città di due svincoli, di cui uno in diretto collegamento con la Zone Economique du Confluent. L’autostrada A5 ricopre quindi un triplo ruolo: • offrire al traffico in transito Nord-Sud, tra Parigi e Lione (Europa del Sud) attraverso Troyes, un itinerario autostradale alternativo e concorrenziale rispetto a quello dell’A6; Fig. 9 - Le connessioni europee dell’area di Montereau 18 Fig. 11 - Planimetria della Z.E.C. Questa “Zone Economique du Confluent” è uno dei grandi quartieri di Montereau. La presenza di una zona di attività nel centro della città facilita enormemente le pratiche amministrative delle imprese, la qualità della vita e il trasporto del personale. 7.4.1. Infrastrutture industriali e dati economici La “Zone Economique du Confluent” costituisce una vera e propria piattaforma multimodale interamente collegata alle infrastrutture del dipartimento e nazionali. Le attrezzature di questa zona di attività sono molto complete. Oltre all’accesso alla rete stradale e autostradale, numerose parti di essa possono disporre del collegamento ferroviario. La Senna entra nel cuore della zona grazie a una darsena dove il Porto Autonomo di Parigi ha a disposizione in locazione ulteriori 17 ettari. Fig. 10 - La Z.E.C. di Montereau nel complesso delle infrastrutture zione di pipe, conceria. Anche altre industrie si sono sviluppate, come gli zuccherifici, la fabbricazione di macchine agricole, la carpenteria metallica, il cablaggio elettrico o più recentemente l’acciaieria. Il traffico fluviale, completato dalla ferrovia e successivamente da una stazione fluviale concorrono in modo attivo all’evoluzione dell’economia locale. Oggi Montereau presenta un ventaglio di attività sia industriali che tecnologiche all’avanguardia. 7.4.2. Caratteristiche tecniche della zona Gli accessi stradali della “Zone Economique du Confluent” 7.4. La “Zone Economique du Confluent” – a partire dall’autostrada A5, attraverso un’uscita specifica della Z.E.C. a 2 km. a Sud. Un’altra uscita, a 3 km. a Nord, è riservata ai veicoli leggeri (l’A5 è collegata alla Francilienne che a sua volta collega Montereau alle autostrade A1, A4, A10, A11, A26). – a partire dalle RN6 e RN 105, dalla RD 411 e 403. Montereau è il principale polo industriale del SudEst del dipartimento della Seine et Marne con imprese diversificate, che comprendono grosse unità di produzione, tecnologie d’avanguardia, una fitta rete di PMI e artigiani. Si osservano, specialmente a Montereau, attività come la fabbricazione di materiale e attrezzature elettriche (ditta Silec, gruppo Sagem), l’acciaieria (ditta Sam), l’edilizia (grezza e di finiture), l’industria del gas (centri di rifornimento Butagaz, Linde Gaz Industriels), lo sfruttamento delle cave (Sablieres de la Seine), ma anche altre lavorazioni per la produzione di prodotti e articoli di lusso (concerie di pelli esotiche, industria degli specchi ecc.). La maggior parte delle imprese sono ormai raggruppate nella “Zone Economique du Confluent”. Questi 144 ettari accolgono attualmente 55 imprese. 30 ettari sono ancora disponibili con il vantaggio di una parcellizzazione non definita, adattabile quindi ai bisogni degli industriali. Principali regole urbanistiche - Superficie minima dei lotti: 1000 m2 con un lato minimo di 30 m - Percentuale edificabile: 50% massimo (attuale POS) 60% (POD modificato) - Distanza dalla pubblica via: 5 m - Distanza dal confine: 6 m minimo - Altezza degli edifici: 20 m (50 m se necessario per silos, camini, antenne) 19 - Indice di occupazione del suolo: Aree di parcheggio - Abitazioni: - Uffici: - Edifici industriali: e depositi: – Alberghi: – Ristoranti: – Commercio/artigiani: Gas Il servizio del gas della Zona è gestito dalla GDF che è a disposizione delle società che si installano per studiare le condizioni di utilizzo e messa in opera. I collegamenti sono a carico dell’acquirente. 0,60 1,5 posti auto per appartamento 50% della SHON 1 posto auto ogni 2 addetti. 200 m2 di SHON, 3 posti ogni 100 m2 di SHON (POS attuale) e 15% SHON nuova (POS modificato) 1 posto auto per camera 1 posto auto per 10 m2 di ristorante 2,5 posti per 100 m2 di SHON Rete telefonica Rete sotterranea France Telecom. I collegamenti sono a carico dell’acquirente. Alle imprese che si installano nella Z.E.C., vengono riservati aiuti dalla Regione, dal Dipartimento e dal Comune. 8. LO SVILUPPO DEL SISTEMA LOGISTICO NEL DISTRETTO CERAMICO DI SASSUOLO-SCANDIANO 8.1. Quadro generale Attrezzature I terreni sono interamente dotati di strade. Solo i collegamenti alle reti pubbliche sono a carico dell’acquirente. Il panorama infrastrutturale che caratterizza il distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano é in via di adeguamento alla realtà produttiva dell’area. Nelle pagine che seguono verrà descritto lo stato di fatto attuale e verranno illustrati gli interventi che sono in programma per l’adeguamento del sistema dei trasporti alla realtà produttiva dell’area, sia per quanto riguarda i trasporti su ferro che quelli su gomma. I profondi interventi previsti prendono avvio dalla necessità di adeguare il sistema ferroviario all’introduzione dell’alta velocità. Agli interventi sul sistema ferroviario si affiancano i numerosi interventi di potenziamento della rete viaria dell’area. L’adeguamento del sistema dei trasporti locali, prevede naturalmente un adeguamento del sistema logistico distrettuale alle nuove potenzialità offerte. Occorre ora ricordare che del programma descritto nelle pagine seguenti sono soggetti attuatori lo Stato, la Regione Emilia Romagna, gli enti locali coinvolti, le Ferrovie dello Stato, l’ANAS ed altre società private come ad esempio Autobrennero. Il programma viene realizzato mediante la sottoscrizione di una serie di protocolli d’intesa, già in massima parte siglati, che porteranno nei prossimi anni al completamento degli interventi previsti. Rete viaria La via principale di servizio interno ha una larghezza di 9 metri di cui 6 di carreggiata. I marciapiedi sono delimitati da una aiuola. Illuminazione pubblica L’insieme della “Zone Economique du Confluent” è illuminata attraverso una rete sotterranea con punti luce che utilizzano lampade ai vapori di sodio ad alta pressione. Ferrovia La “Zone Economique du Confluent” beneficia di un collegamento ferroviario con la rete SNCF. Per la realizzazione di scali privati, le imprese si possono rivolgere alla SNCF e alla società COGERAIL Quota altezza sopra rotaia 50,65 e 50,77 (rilevazione NGF 69). Trattamento delle acque La Zona è munita di reti separate per le acque reflue e le acque pluviali. Il collegamento alla rete è a carico dell’acquirente. Sarà realizzato dalla Compagnie Générale des Eaux. 8.2. Il sistema Per meglio inquadrare il sistema infrastrutturale che caratterizza il bacino occorre effettuare una breve panoramica sulle reti viarie che servono l’area del distretto ceramico, soffermandosi maggiormente sulla rete ferroviaria. La maglia portante della mobilità nel bacino di riferimento è costituita prevalentemente da quelle infrastrutture della viabilità ordinaria che garantiscono la capillare diffusione dei traffici ed i collegamenti con gli insediamenti sia produttivi che residenziali. In particolare, la struttura portante di questo sistema viario è costituita da alcuni assi della viabilità provinciale modenese e reggiana a servizio del bacino, integrati da strade di livello comunale, che, grazie alla contiguità con le zone produttive, svolgono verso queste un servizio importante e qualificato (per es. tangenziale di FioranoSpezzano). Acqua La Z.E.C. è alimentata da una rete di acqua potabile (diametro 100 mm. con bocche d’uscita antincendio situate ogni 100 metri.) di cui il gestore è la Compagnie Générale des Eaux. Sul suolo pubblico il collegamento verrà realizzato dal gestore a carico dell’acquirente. Elettricità Tensione distribuita: 220/380 V in Bassa Tensione e 20.000 V in Media Tensione (verificare presso EDF le tariffe, l’alimentazione ed i collegamenti specifici). 20 Fig. 12 - Il territorio del distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano no-Bologna alla quale si raccordano le altre linee FS che partono in direzione Nord e le diverse linee di interesse prevalentemente locale. La rete logistica esistente è formata dagli scali di Modena, Reggio Emilia, Rubiera, Castelfranco Emilia e Dinazzano. Quest’ultimo é tradizionalmente lo scalo più importante per il trasporto merci al servizio del distretto ceramico. Tutti gli scali, ad eccezione di Dinazzano, sono collocati in area urbana o immediatamente a ridosso di questa. A parte le linee di interesse nazionale: MilanoBologna-Roma e Bologna-Verona, nel bacino esistono anche altre direttrici di interesse locale come: 8.2.1. La rete stradale Direttrici Est-Ovest • SS 9 Via Emilia • Asse Pedemontano • SS 623 “Vignolese” Direttrici Nord-Sud • Modena-Sassuolo • SS 12 Nuova Estense (tratto da intersezione A1 verso Sud) • Sistema Tangenziale Modenese • Sistema Tangenziale Reggiano • la Modena-Sassuolo Attualmente disabilitata al traffico merci, svolge funzione prevalente di servizio al pendolarismo locale. • la Sassuolo-Reggio Emilia Linea ad un solo binario, non elettrificata, collega l’area delle ceramiche con Reggio Emilia e svolge prevalentemente un ruolo di servizio interurbano; mantiene comunque una marcata funzione di supporto al trasporto merci, anche in relazione alla presenza dello scalo merci di Dinazzano. Purtroppo l’interconnessione con la rete nazionale in prossimità di Reggio Emilia non è eccessivamente efficiente a causa delle limitate possibilità di manovra. • la Modena-Carpi-Mantova-Verona Linea ad un solo binario per servizio passeggeri. • la Vignola -Casalecchio Linea ad un solo binario, che svolge un servizio 8.2.2. La rete autostradale La rete è incentrata su due direttrici: • A1 Milano -Roma • A 22 Modena -Brennero Le criticità rilevate in questo ambito sono le seguenti: – costante ed elevata densità di traffico nel tratto Milano-Bologna (tale tratto è ormai un collettore di traffici veicolari sia leggeri che pesanti dell’intera area settentrionale); – caratteristiche ed organizzazione della viabilità di accesso ai caselli (prossimi all’area considerata) non sempre efficienti. 8.2.3. La rete ferroviaria La rete è attestata essenzialmente sulla dorsale Mila21 (modesto) di trasporto merci (sono in corso i lavori per lo sviluppo del servizio passeggeri). • la Reggio Emilia-Guastalla Linea ad un solo binario con funzione prevalente di traffico passeggeri, con prospettive di sviluppo del trasporto merci. E’ da rilevare come gran parte della rete secondaria (la cui gestione é ceduta in concessione) non venga sufficientemente sfruttata, a causa di problemi di tipo tecnico relativi alla rete stessa (interconnessioni) ed alle sue caratteristiche di armamento. nale - i porti del Tirreno e del Mare Ligure (soprattutto La Spezia, ma anche Livorno, Genova e Sardegna), in ambito extranazionale, Germania, Svizzera. Tra le destinazioni emerge in primo luogo la Germania seguita dal resto dei Paesi europei, ed anche, con quote rilevanti, da Paesi dei continenti americano ed asiatico. 8.2.6. Il movimento delle merci nel distretto nell’anno 1995 Il movimento di merci è ammontato a: 15,5 milioni di tonnellate all’anno, così distribuiti: – 11 milioni trasportate su gomma – 4,5 milioni su ferro, di cui circa 1 milione di tonnellate movimentata a Dinazzano e circa 3,5 milioni di tonnellate movimentate fra gli scali di Modena, Castelfranco, Reggio Emilia, Rubiera; 8.2.4. Il traffico ferroviario di interesse nazionale Sia le Ferrovie dello Stato che la nuova società che si sta occupando dell’alta velocità (TAV - Treno Alta Velocità) hanno già prefigurato gli scenari infrastrutturali per le future politiche di sviluppo settoriale. Sono infatti stati siglati quasi tutti gli accordi con gli enti locali competenti, al fine di realizzare una serie di interventi che saranno in grado di migliorare sensibilmente la funzionalità della rete di trasporto sia merci che passeggeri. Questi gli interventi sulle linee di interesse nazionale: • per la linea Bologna-Milano, significative novità (anche per il trasporto merci) saranno apportate dal progetto riguardante l’alta velocità; • la linea Bologna-Verona sarà raddoppiata nel tratto Verona-Tavernelle per alleggerire la dorsale Milano/Bologna; • la linea Modena-Sassuolo sarà potenziata attraverso il miglioramento delle caratteristiche funzionali e la realizzazione di un servizio passeggeri ogni 20 minuti. Non è prevista l’apertura della linea al trasporto merci. Nel periodo 1992/95 si è realizzato un notevole incremento della domanda di trasporto, in particolare di: • argilla: + 41%; • ceramiche: + 42% La media nazionale dell’utilizzo del trasporto su ferro è decisamente inferiore a quella relativa al trasporto di materie prime e piastrelle nel distretto di Sassuolo-Scandiano. La ragione di ciò sta probabilmente nell’efficiente localizzazione dei centri merci afferenti al distretto e in un funzionamento affidabile del trasporto su ferro, oltre, ovviamente, ad una vocazione delle merci in questione a questo genere di trasporto. Tuttavia, il trasporto su strada costituisce ancora la quota preponderante della domanda soddisfatta, con le seguenti percentuali: • 40% di materie prime • 53% di piastrelle ceramiche L’obiettivo delle Ferrovie dello Stato per i prossimi cinque anni è quello di diminuire tale percentuale. 8.2.5. Il traffico ferroviario di interesse locale Le strutture merci ferroviarie attualmente destinate a servizio del bacino delle ceramiche sono: • Modena • Castelfranco Emilia • San Felice sul Panaro • Reggio Emilia • Rubiera • S. Ilario • Dinazzano Dai dati prodotti dal progetto Demetra risulta che ruoli fondamentali sono svolti da Rubiera e Dinazzano. Entrambi i centri hanno una movimentazione superiore al milione di t/annue, ma presentano caratteristiche diverse nell’articolazione dei traffici tra arrivi e partenze: • per Rubiera la quantità delle merci in arrivo in partenza è circa dello stesso ordine di misura; • per Dinazzano gli arrivi di argilla sono nettamente preponderanti rispetto alle partenze di prodotto finito. In linea generale si registra una forte consistenza dei carichi di argilla e sabbia di varie categorie in arrivo; in partenza, invece, soprattutto il prodotto ceramico finito. Le provenienze più frequenti sono - in ambito nazio- 8.3. Verso una rete plurimodale La rete attuale risulta essere inadeguata e frammentaria e dovrà essere rafforzata e completata per offrire un migliore livello di servizio ed alleggerire da mezzi pesanti le vie secondarie ed urbane. Lo scenario infrastrutturale proposto vuole tendere a questo obiettivo, tenendo in considerazione l’esistenza di alcuni progetti a livello istituzionale e introducendo proposte che derivano dal progetto di quadruplicamento veloce della linea ferroviaria Milano-Bologna e da ulteriori interventi volti a rafforzare i collegamenti fra il cuore del bacino delle ceramiche ed il sistema delle autostrade. L’adeguamento dell’offerta di trasporto alla domanda del distretto deve rispettare i seguenti criteri: • coerenza dello standard treno con i livelli europei: – 650 metri di lunghezza – 1600 t di prestazione; • potenziamento dell’offerta di trasporto ferroviario in prossimità o nel cuore del distretto, per ridurre al massimo i movimenti dei mezzi pesanti sulla rete viaria locale; 22 • collegamento diretto degli scali merci gommaferro con la rete nazionale; • posizionamento delle funzioni dei Transit Point nel cuore del bacino ceramico. corsie nel nuovo tratto fra Marzaglia e Magreta); – realizzazione di una variante a Salvaterra sulla provinciale per Reggio Emilia e due svincoli d’innesto sulla Pedemontana e verso lo scalo di Dinazzano; – completamento nella zona Sud della Pedemontana (da Fiorano a Scandiano): • quattro corsie da Fiorano a Dinazzano • due corsie da Dinazzano a Scandiano. 8.4. Obiettivi prioritari identificati dal programma Gli obiettivi prioritari identificati dal programma sono: • il potenziamento dello scalo merci di Dinazzano. E’ stata constatata la posizione strategica di Dinazzano per i seguenti motivi: – ubicazione geografica favorevole: è l’unico scalo che presenta buone possibilità di espansione, a differenza degli altri che non hanno più alcun margine per ingrandirsi; – importanza commerciale: sebbene altri scali (Castelfranco Emilia e Rubiera) abbiano affiancato Dinazzano nel sostenere il traffico di materia prima (soprattutto argilla) in arrivo, le rispettive quantità si attestano intorno alle 270/300 mila t/anno per ciascuno scalo, contro le circa 800/850 mila t di Dinazzano; • la realizzazione di un nuovo scalo merci a Cittanova-Marzaglia (integrativo rispetto a quello di Dinazzano, che svolgerà un ruolo preminente per i materiali non ceramici); Il ruolo che lo scalo di Cittanova-Marzaglia dovrebbe assumere è determinato da una serie di necessità: – assorbire le quote di mercato non attribuibili a Dinazzano; – trovare uno scalo capace di ricevere le merci non ceramiche; – creare un centro logistico merci di supporto ai diversi scali dell’area, liberandoli dalla dipendenza logistico-funzionale dal nodo di Bologna. • la progressiva chiusura degli scali merci di Modena Castelfranco e Rubiera; • la costruzione di una bretella di collegamento ferroviario fra Dinazzano e Cittanova per la gestione coordinata dei due scali; • l’ammodernamento della linea Sassuolo-Reggio Emilia (soppressione dei passaggi a livello ed adeguamenti di tipo tecnologico); • il completamento di quattro assi viari per la decongestione del comprensorio: – due in direzione Nord-Sud – due in direzione Est-Ovest. Direttrice Est-Ovest – Realizzazione di strada a 4 corsie per raggiungere l’infrastruttura che collegherà Campogalliano con Sassuolo dalla tangenziale di Modena; – realizzazione di una strada a due corsie che connetterà la Via Emilia (in località Bagno) con la provinciale per Reggio Emilia. Potenziamento della rete ferroviaria Bretella ferroviaria Cittanova-Dinazzano La bretella ferroviaria Marzaglia-Dinazzano presenta le seguenti caratteristiche: – binario unico – trazione diesel – 13 Km di lunghezza – 9,2 per mille di pendenza massima – modulo di interscambio al Km 4.700 Il raccordo inizia nello scalo di Marzaglia dal quale dipende funzionalmente, essendovi legato per ciò che riguarda la composizione dei convogli, il fascio di appoggio dei treni ed il segnalamento. L’obiettivo di incrementare il trasporto delle merci su ferro dovrà necessariamente essere supportato da una gestione coordinata ed unificata dei centri di Dinazzano e Cittanova; in tale modo, tramite l’economia di scala che si verrebbe ad effettuare, potranno essere programmate offerte, politiche tariffarie e servizi più vantaggiosi per i clienti. Inoltre, si può sottolineare come una gestione economica comune sia giustificata solo dall’esistenza di un movimento di almeno 20.000 carri/anno, soglia facilmente raggiungibile anche in mancanza della prevista crescita della produzione. Potenziamento linea Dinazzano-Reggio Emilia – 22 Km di lunghezza – 10‰ di pendenza massima – velocità massima della linea non superiore ai 90 Km/h – attività di potenziamento: • aumento dell’apertura dalle attuali 15 a 24 ore; • rinnovo del parco veicoli (automotrici e locomotive) con aumento di velocità e prestazioni; • dimezzamento della tratta Reggio Emilia-Bosco, con la realizzazione della stazione di Due Maestà; • allungamento dei moduli delle stazioni di Bosco, Scandiano e Casalgrande per permettere il contenimento e l’interscambio nelle due direzioni; • eliminazione, tramite la costruzione di sottopassaggi, di alcuni passaggi a livello, per agevolare la percorribilità stradale. Potenziamento della rete stradale Il potenziamento della rete stradale verrà effettuato secondo le seguenti modalità. Direttrice Nord-Sud – Completamento della Modena-Sassuolo urbana per collegare la tangenziale del capoluogo con la Pedemontana; – collegamento a 4 corsie del casello dell’Autobrennero di Campogalliano con Sassuolo; – ampliamento della provinciale per Modena (a 4 23 Con il termine Transit Point si intende una infrastruttura logistica in grado di ricevere e smistare le merci, secondo una precisa pianificazione ed in grado di fornire servizi e supporto organizzativo all’intero sistema logistico (produttori-trasportatori-clienti finali). Nel 1995 la CiaPolitecnica, società d’ingegneria di Modena, su commissione del Comitato di Garanzia dell’Alta Velocità in Emilia Romagna, ha elaborato un progetto riguardante l’integrazione tra le modalità di trasporto delle merci relative al distretto ceramico, nelle Province di Modena e Reggio Emilia. Il progetto, concluso nel luglio del 1996, aveva come obiettivo lo studio dell’assetto logistico dell’area delle ceramiche e la redazione di un progetto appaltabile per il potenziamento dello scalo di Dinazzano. Lo studio, in relazione alle previsioni di crescita della domanda nel distretto, che stimavano per il 2005 un aumento del 53% delle movimentazioni su strada di materie prime, semilavorati e prodotti finiti rispetto alla situazione del 1995, aveva come obiettivi: • il potenziamento dell’offerta di trasporto ferroviario nel distretto ceramico, per ridurre i movimenti di mezzi pesanti sulla rete viaria locale ed in particolare su quella Nord-Sud, ad integrazione della Pedemontana con la rete nazionale; • la connessione diretta degli scali merci gomma-ferro, con la rete nazionale e con il sistema logistico ferroviario (fasci binari, polmone carri vuoti, locomotori, instradamento treni). Lo sviluppo dello studio ha permesso l’individuazione di alcuni interventi che, se non attuati, possono rendere impossibile il conseguimento dei risultati attesi. Tra questi: • il collegamento ferroviario tra lo scalo di Dinazzano e quello di Cittanova-Marzaglia, che deve essere considerato un elemento fondamentale del sistema logistico e realizzato contestualmente allo scalo merci di Cittanova-Marzaglia, pena un grave ridimensionamento delle potenzialità dello scalo di Dinazzano; • il potenziamento della ferrovia Dinazzano-Reggio Emilia, che deve essere realizzato contestualmente al potenziamento dello scalo di Dinazzano; • il potenziamento del sistema stradale, per quanto riguarda la Pedemontana ed il completamento della Modena-Sassuolo. 9. UN SISTEMA DI TRANSIT POINT PER IL DISTRETTO CERAMICO 9.1. Finalità e metodologia dello studio 9.1.1. Le iniziative precedenti: i progetti Demetra e Politecnica Il distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano è da anni al centro di studi e valutazioni nel settore dei trasporti, con particolare riferimento al trasporto delle merci. Gli studi sono stati promossi dagli enti locali ed in particolare dalla Provincia e dalla Camera di Commercio di Modena e dall’Associazione nazionale dei produttori di piastrelle di ceramica (Assopiastrelle). L’ENEA opera nel distretto Ceramico dal 1990, con il compito di raccogliere ed elaborare i dati sperimentali relativi all’uso razionale dell’energia ed all’impatto ambientale, e di partecipare alla formulazione di proposte per l’attuazione di interventi volti a ridurre i consumi energetici e le emissioni atmosferiche ed acustiche. Il primo progetto finanziato dalla Commissione Europea (terminato nel 1995) è stato il progetto “Demetra” (Demonstration of the Energy Methods Effectiveness in TRAnsportation), per la razionalizzazione del trasporto merci nel distretto ceramico, nell’ambito del Programma Thermie della DG XVII. Il progetto nasceva dalla constatazione, da parte della Provincia di Modena, dell’esistenza di una situazione di estrema difficoltà originata, nel distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano, dalla mobilità non regolamentata delle merci. Il distretto ceramico concentra, in un’area di 350 km2, aziende produttrici di piastrelle in cui operano circa 22.000 addetti, che complessivamente richiedono la movimentazione di oltre 20 milioni di t/anno tra materie prime, semilavorati e prodotti finiti. La crescita spontanea e disordinata delle unità produttive sul territorio, l’inadeguatezza delle infrastrutture stradali e ferroviarie e del sistema dei trasporti e l’utilizzo prevalente del trasporto su strada delle merci, hanno provocato nel distretto ceramico una situazione caratterizzata da un’estrema difficoltà e lentezza dei trasporti, un significativo inquinamento atmosferico e acustico, ed importanti disservizi alle rispetto alle attività imprenditoriali. Il progetto Demetra è stato quindi finalizzato allo studio della situazione ed alla individuazione di interventi per la razionalizzazione e riorganizzazione del sistema del trasporto merci, generato dall’industria ceramica nel distretto, con le seguenti finalità: • contenimento dell’inquinamento acustico ed atmosferico; • riduzione dei consumi energetici derivanti dal trasporto; • ricerca di un maggiore grado di efficienza e competitività del distretto ceramico nel suo complesso. Il progetto Demetra, si è concluso con un insieme di proposte volte a migliorare la situazione del distretto. La principale proposta, destinata a dare luogo ad importanti miglioramenti, riguardava la realizzazione di una o due piattaforme logistiche, denominate Transit Point, collocate alla periferia del distretto, alle quali si pensava di fare affluire tutte le partite di dimensioni ridotte prodotte nel distretto ceramico. 9.1.2. Le ragioni del nuovo studio L’obiettivo principale del progetto Demetra era quello di ridurre i chilometri percorsi dagli autocarri per la movimentazione del prodotto finito all’interno del distretto. Questa proposta, che doveva portare anche ad una diminuzione dei costi delle operazioni di trasporto e ad una riduzione significativa delle emissioni atmosferiche ed acustiche e dei consumi energetici, a tre anni dal completamento del progetto non è stata attuata. Essa mantiene comunque una propria validità, sia dal punto di vista economico, sia da quello organizzativo e trasportistico, anche in base alle indicazioni fornite da Assopiastrelle e dalle Associazioni dei Trasportatori interessate. 24 E’ importante che una struttura Transit Point, traendo indicazioni dalle specifiche tecniche presenti in allegato, venga realizzata in tempi brevi per dare avvio ad un processo di ottimizzazione della circolazione delle merci nel distretto, che potrà completarsi negli anni a venire. Gli operatori coinvolti, perseguendo il delicato equilibrio fra i diversi fattori sopra menzionati, potranno indirizzarsi verso un sistema più distribuito, magari attribuendo ad ogni Transit Point che verrà a realizzarsi una vocazione per specifica destinazione, o più centralizzato, ingrandendo le dimensioni di una o più strutture, possibilità favorita dalle caratteristiche di modularità del Transit Point stesso. Poiché perdurano, e sono anzi in crescente aumento, le difficoltà originate dal trasporto merci nel distretto, nell’ambito del progetto Hermes, si è ritenuto opportuno individuare una serie di localizzazioni dove sarebbe possibile sviluppare piattaforme logistiche (Transit Point) di minori dimensioni. Questa soluzione, che potrebbe avere carattere transitorio in attesa della realizzazione di infrastrutture più grandi, si presterebbe a costituire una rete integrata o essere eventualmente utilizzata da singole aziende per la concentrazione e l’organizzazione di singole spedizioni. Ai Transit Point dovrebbero confluire tutte le partite minori prodotte dalle aziende ceramiche limitrofe. Il principale vantaggio della proposta è quello di poter realizzare i vari nodi della rete - costituiti dai Transit Point - in modo cadenzato nel tempo, per rendere possibile una verifica della effettiva efficacia delle soluzioni proposte. In questo modo sarebbe anche possibile progettare le eventuali modifiche da apportare all’architettura complessiva dei Transit Point successivi (superficie complessiva, servizi, aree coperte, ecc.), per adeguarli alle esigenze emerse nel corso dell’esercizio di costruzione del primo Transit Point. Un ulteriore vantaggio di questa proposta sarebbe la facilitazione all’utilizzo di queste piattaforme logistiche da parte di singole aziende, come accennato sopra, le quali potrebbero avvalersi del consenso, che verrà espresso da parte delle Amministrazioni competenti, sull’individuazione delle aree in questione a seguito delle indicazioni scaturite dal progetto Hermes. La soluzione ottimale dovrà comunque essere individuata tenendo conto delle diverse opportunità localizzative e dell’attenzione che sarà manifestata da parte delle aziende ceramiche situate nelle sfere di influenza delle aree, così come da parte delle aziende di trasporto interessate alla gestione dei Transit Point. Il numero di strutture Transit Point dovrà infatti risultare da accurate analisi di fattibilità economica, entrando anche nel merito delle modalità di finanziamento e delle compagini societarie più adatte alla gestione, attività che esulano dagli obiettivi del progetto Hermes, ma che risultano indispensabili alla finalizzazione delle proposte avanzate. Esistono diverse argomentazioni che possono avvallare o meno la scelta di un sistema più “centralizzato” (uno o due Transit Point) rispetto ad un sistema più “distribuito” cui tende una rete di Transit Point per il distretto ceramico, che riguardano, oltre ai citati aspetti economici, per esempio le valutazioni di impatto ambientale (VIA) delle strutture che verrebbero a realizzarsi. Con il presente studio si sono verificate la fattibilità tecnica e le positive ricadute in termini di riduzione del traffico locale, dei relativi consumi energetici e delle emissioni di un modello distribuito, che si è ritenuto possa trovare attuazione in tempi brevi in virtù degli investimenti contenuti che ogni singola struttura potrà richiedere e del limitato impatto sul territorio che verrebbe a determinarsi. Ferma restando la validità del Transit Point come struttura logistica efficace, si ritiene che la soluzione ottimale e conseguentemente il numero di strutture che potrà comporre il sistema al servizio del distretto ceramico, dovrà essere definita cercando con attenzione un equilibrio fra le esigenze locali, le dinamiche del mercato in continua evoluzione, le capacità di investimento degli operatori interessati ed i vincoli di carattere ambientale. Si vogliono quindi sottolineare alcuni aspetti degli studi condotti sul Transit Point nell’ambito del progetto Hermes: • la flessibilità di utilizzo che contraddistingue il sistema di Transit Point, che potrà condurre a diversi scenari operativi; • le diverse opzioni, in termini di aree disponibili per la localizzazione, individuate con l’avvallo delle Amministrazioni Comunali coinvolte; • la validità tecnica del Transit Point, anche in una versione dimensionalmente più ridotta e distribuita nel territorio. Un sistema logistico composto da Transit Point potrà contribuire, in modo significativo, a risolvere il problema del traffico all’interno del distretto, in attesa del potenziamento dello scalo ferroviario di Dinazzano e della costruzione del nuovo scalo ferroviario di Modena a Cittanova-Marzaglia. Esso potrebbe svolgere un’utile funzione anche dopo la realizzazione dei nuovi scali, per assicurare il trasporto su gomma delle partite di dimensioni minori, in affiancamento agli interventi sulle infrastrutture ferroviarie. 9.1.3. Fasi dello studio Lo studio affronta le problematiche connesse con la realizzazione di un numero massimo di sette Transit Point, nel distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano e si sviluppa nelle seguenti fasi: • studio di un modello logistico basato sulla realizzazione di Transit Point, secondo i criteri elaborati nell’ambito del progetto Demetra; • aggiornamento al 1996 dei dati della produzione del distretto ceramico; • valutazione del miglioramento della mobilità nel distretto ceramico, con l’adozione del modello logistico mediante la definizione ed applicazione di un modello qualitativo di stima della riduzione dei chilometri percorsi all’interno del distretto; • dimensionamento di un Transit Point (TP) con caratteristiche medie, che possa essere rappresentativo dei Transit Point che potrebbero essere realizzati nel distretto Ceramico. 9.1.4. Dati generali del progetto Per lo sviluppo del progetto, sono stati utilizzati alcuni dati fondamentali, riportati nelle tabelle successive. Le prime quattro tabelle riportano i dati della produzione ceramica nazionale e della produzione cera25 alla produzione e al fatturato del distretto costituito dalle due province di Modena e Reggio Emilia (“distretto allargato”), mentre nell’ambito del progetto Demetra i dati riguardavano quella parte del distretto costituita dai nove comuni in cui è concentrata la maggior parte delle aziende ceramiche (“distretto ridotto”). mica del distretto negli anni 1992 e 1996, che sono gli anni assunti a riferimento per il progetto Demetra e per il progetto Hermes. La quinta tabella riporta parametri e dati di carattere generale, che sono stati utilizzati nello svolgimento del lavoro. I dati riportati da Assopiastrelle fanno riferimento Tab. 9.1.a - Dati generali nazionali del settore ceramico per l’anno 1992 Produzione (m2) Produzione (t) Fatturato (miliardi di Lit) 434.649.000 7.302.000 5.792 Fonte: “13a Indagine Statistica Nazionale”, Assopiastrelle, pubblicata nell’anno 1993. Tab. 9.1.b - Dati generali nazionali del settore per l’anno 1996 Produzione (m2) Produzione (t) Fatturato (miliardi di Lit) 554.483.000 9.315.000 8.133 Fonte: “17a Indagine Statistica Nazionale”, Assopiastrelle, pubblicata nell’anno 1997. Tab. 9.1.c - Dati generali relativi al distretto ceramico per l’anno 1992 Produzione extra-dist. (m2) Produzione distretto (m2) Produzione distretto (t) 25.000.000 * 325.726.000 ** 5.472.000 ** (*) Stima relativa alla produzione extra-distretto venduta “franco deposito” all’interno del distretto. Tale quantità è tendenzialmente in crescita (**)Fonte: “13a Indagine Statistica Nazionale”, Assopiastrelle, pubblicata nell’anno 1993. Tab. 9.1.d - Dati generali relativi al distretto ceramico per l’anno 1996 Produzione extra-dist. (m2) Produzione distretto (m2) Produzione distretto (t) 34.050.000 * 433.600.000 ** 7.453.000 ** Fonte: “17a Indagine Statistica Nazionale”, Assopiastrelle, pubblicata nell’anno 1997. (*) Stima dell’incremento della produzione extra-distretto, venduta “franco deposito” all’interno del distretto (+ 36,2%) (**) Dato approssimato per difetto. Tab. 9.1.e - Parametri di riferimento Peso Quant. Peso medio (t/m2) media (m2 /pl) medio (kg/pl) 0,0168 73 1.226 Portata motrice (t) Portata motrice (m2) Portata autoart. (t) 15 ** 893 30 ** (**) Compresa la maggiorazione del 5% del peso totale del veicolo. 26 Portata Giorni autoart. (m2) lavorat. (gg.) 1786 230 Fig. 13 - Aree disponibili per la localizzazione dei Transit Point n°6/1995), ha la delega della Regione Emilia Romagna all’approvazione delle varianti di uso del territorio. Si sottolinea questo dato, in quanto avvalora la possibilità di una veloce attuazione degli interventi che il progetto propone sul territorio modenese, non rendendosi necessario il complesso iter autorizzativo da parte regionale. A seguito degli accordi intercorsi fra gli Assessorati ai Trasporti della Provincia di Modena e della Provincia di Reggio Emilia, si sono potute definire anche due ipotesi di massima per la localizzazione di Transit Point in territorio reggiano (in località Salvaterra e Sant’Antonino). Le aree definite per la localizzazione di Transit Point nel territorio provinciale di Modena e Reggio Emilia sono riportate nella tabella seguente. 9.2. Considerazioni urbanistiche L’identificazione delle aree disponibili per la localizzazione delle strutture Transit Point, é stata effettuata verificando le destinazioni d’uso previste dai Piani Regolatori Generali dei Comuni coinvolti, le varianti di destinazione ottenibili in tempi brevi e le dimensioni delle aree stesse. Su questa base é stata elaborata una planimetria, riferita al territorio di competenza della Provincia di Modena, che costituisce un primo documento rappresentativo delle nuove soluzioni d’uso del territorio, proposte dal progetto Hermes. La Provincia di Modena, partner del progetto Hermes, avendo recepito l’ultima legislazione in materia urbanistica (ex art. 6, Legge Regionale Tab. 9.2.a - Aree disponibili per la localizzazioni dei Transit Point Comune Provincia Denominazione dell’area Superf. (m2) Destinazione d’uso (PRG) Sassuolo Modena Autoporto * 125.000 Zona per attività terziaria di espansione Sassuolo Modena Località Fossa 210.000 Zona agricola e commerciale Fiorano Modenese Modena Località Le Borre 500.000 Zona agricola Maranello Modena Frazione di Ubersetto 250.000 Zona agricola e per attrezzature produttive Formigine Modena Località Villa Rossi 250.000 Zona per attrezzature produttive Castelvetro Modena Solignano 100.000 Zona agricola e per attrezzature produttive Rubiera Reggio Emilia Salvaterra da definire Zona agricola e industriale Casalgrande Reggio Emilia Sant’Antonino da definire Zona agricola * L’area é già destinata a deposito di merci e veicoli e si ipotizza una sua conversione in T.P. 27 medi effettivi dei veicoli utilizzati nei vari servizi svolti all’interno del distretto. Tenendo conto che i consumi energetici dovuti al trasporto delle materie prime e dei semilavorati all’interno del distretto, sono difficilmente comprimibili, una prima semplificazione consiste nel limitare la valutazione al solo trasporto dei prodotti finiti, mediante una gestione razionale: • della raccolta e dell’avvio a destinazione delle partite di ridotte dimensioni, mediante la realizzazione di una rete integrata di Transit Point; • dei trasporti, che distribuisca più uniformemente nel corso della settimana e nell’arco della giornata la raccolta dei prodotti finiti; • della rete stradale esistente, introducendo sistemi adeguati di monitoraggio e gestione del traffico. 9.3. Consumi energetici ed emissioni derivanti dal trasporto dei prodotti finiti 9.3.1. Considerazioni generali Prima di prendere in esame i consumi energetici originati dal trasporto dei prodotti finiti nel distretto ceramico, è opportuno premettere alcune considerazioni: • il consumo energetico italiano nel 1996 si è aggirato attorno ai 172,5 Mtep; • il settore trasporti nel corso del 1996 ha consumato in Italia 38,1 Mtep, pari al 22% dei consumi energetici nazionali; • in Europa, i trasporti costituiscono la seconda causa di consumo energetico, per quanto riguarda le energie non rinnovabili; • sempre in Europa, i consumi energetici del trasporto sono aumentati mediamente con gli stessi ritmi del PIL; • l’Unione Europea prevede che la domanda di trasporto raddoppi nei prossimi 20 anni. Queste considerazioni mettono in evidenza la rilevanza del settore trasporti come causa di consumo e di inquinamento ambientale (superiore anche a quello industriale, pari a 36,2 Mtep). Questa situazione assume particolare rilevanza in relazione all’impegno italiano, assunto in occasione della Conferenza Mondiale di Kyoto del dicembre 1997, di operare, rispetto alle emissioni prodotte nel 1990, una riduzione del 7%, entro l’anno 2010. La necessità di ridurre le emissioni, induce a prevedere, anche per il distretto ceramico, la necessità di migliorare il funzionamento dei servizi di trasporto, in relazione: • all’incremento del traffico ceramico causato dal previsto aumento della produzione; • all’aumento delle altre correnti di traffico, che utilizzano la stessa rete stradale e ferroviaria. Nell’ambito del distretto ceramico, oltre che a livello nazionale, è necessario quindi favorire, ogni volta possibile, l’organizzazione e le modalità di trasporto che riducono le emissioni ed il consumo energetico. 9.3.3. Veicoli in circolazione nel distretto ceramico Per sviluppare la valutazione complessiva dei consumi energetici dovuti alla movimentazione dei prodotti finiti all’interno del distretto, si è fatto riferimento al numero ed al tipo di veicoli individuati nel corso del progetto. Per facilitare la comprensione dei calcoli effettuati, sono stati utilizzati i valori teorici del numero dei veicoli, ricavati nelle tabelle di dimensionamento dei Transit Point presenti in allegato. I veicoli, che circolano giornalmente all’interno del distretto ceramico, per la raccolta e la distribuzione dei prodotti finiti, secondo le valutazioni effettuate per il dimensionamento dei Transit Point, sono: • 445 ((254x7)/4) motrici, da 15 t di portata utile, impiegati per il trasferimento dei prodotti finiti dalle Aziende ceramiche ai Transit Point, ipotizzando che effettuino 4 viaggi di andata e ritorno per complessivi 80 km/giorno; • 1.190 (170x7) autoarticolati, da 30 t, impiegati per il trasporto dai Transit Point all’esterno del distretto, nell’ipotesi che percorrano 40 km/giorno all’interno del distretto; • 206 autoarticolati, da 30 t, impiegati per il trasporto dei prodotti ceramici extra distretto, che percorrono, per il 50%, 50 km/giorno e per il rimanente 50%, 80 km/giorno, all’interno del distretto; • 777 (111x7) autoarticolati, da 30 t, impiegati per il trasporto dalle Aziende all’esterno del distretto, stimando in 40 km/giorno il percorso all’interno del distretto. L’insieme costituito da 2.618 autocarri, percorre il distretto essenzialmente nel percorso di penetrazione ed uscita, secondo le risultanze delle valutazioni del paragrafo precedente. 9.3.2. La valutazione dei consumi nel distretto ceramico La valutazione dei consumi energetici dovuti al trasporto delle merci relative alla produzione ceramica, è particolarmente complessa a causa della: • varietà dei mezzi di trasporto utilizzati; • diversità dei servizi assolti dalle aziende di trasporto; • mancanza di informazioni precise sui consumi Tab. 9.3.a - Valutazione dei consumi nell’ipotesi di utilizzo dei T.P. Mezzo di trasporto Motrice 15 t. Veicoli (N°) Percorso (Km/g) Percorso (Km/anno) Consumi (g/km) Consumi (tep/anno) 445 80 8.188.000 189 1.548 Autoart. 30 t 2.173 Vari 21.176.100 328 6.946 Totale 2.618 29.364.100 28 8.494 9.3.4. Stima dei consumi energetici In base alle valutazioni effettuate in occasione della valutazione dei percorsi effettuati dai veicoli nei due casi, i consumi energetici nella situazione attuale (senza i Transit Point), ammontano a circa 12.000 tep/anno. Per la valutazione dei consumi, per i dati relativi al trasporto stradale e ferroviario locali, ci si è avvalsi delle valutazioni riportate nelle tabelle (vedi paragrafo successivo), elaborate da Corinair Working Group on Emission Factors for Calculating 1990 Emissions from Road Traffic (Final Report, December 1991). I consumi complessivi sono stati valutati moltiplicando i consumi specifici delle due tipologie di mezzi utilizzati per il trasporto dei prodotti finiti, per le stime dei chilometri percorsi all’interno del distretto. Sulla base di questi dati, la stima dei consumi energetici all’interno del distretto ceramico, relativi al trasporto del prodotto finito, utilizzando i Transit Point per partite fino a 6 pallet, è di circa 8.500 tep/anno. 9.3.5. Valutazione delle emissioni nell’ambito del distretto Nel caso dei trasporti “locali”, caratterizzati da un impiego prevalente di veicoli su gomma, è stato possibile effettuare anche una valutazione di massima delle emissioni prodotte annualmente dal traffico ceramico, utilizzando raccolte di dati esistenti. Le valutazioni sono state ottenute moltiplicando i km percorsi dalle due tipologie di mezzi utilizzati, per Tab. 9.3.b - Fattori di emissione Diesel - Servizio pesante (3,5-16 t) SERVIZIO CO g/kg com. (g/km) NOx g/kg com. (g/km) VOC* g/kg com. (g/km) 82,8 (18,8) 38,5 (8,7) 12 (2,75) 4,3 (0,95) 27,5 (227) Extraurbano 38,6 (7,3) 39,1 (7,4) 4 (0,37) 4,3 (0,82) 22,9 (189) Autostrada 27,1 (4,2) 38,9 (6,0) 4 (0,6) 4,3 (1,67) 18,7 (154) Urbano Particolato g/kg comb. (g/km) Consumi 1/100 km (g/km) * VOC (Composti Organici Volatili). La densità assunta è di 0,825 kg/l. Tab. 9.3.c - Fattori di emissione Diesel - Servizio pesante (>16 t) SERVIZIO CO g/kg com. (g/km) NOx g/kg com. (g/km) VOC* g/kg com. (g/km) Particolato g/kg comb. (g/km) Consumi 1/100 km (g/km) 51,4 (18,8) 44,2 (16,2) 16 (5,8) 4,3 (1,6) 44,4 (366) Extraurbano 22,2 (7,3) 45,2 (14,8) 8 (2,6) 4,3 (1,4) 39,7 (328) Autostrada 14,2 (1,25) 45,8 (13,5) 8 (2,3) 4,3 (1,25) 35,6 (294) Urbano * VOC (Composti Organici Volatili). La densità assunta è di 0,825 kg/l. La stima delle emissioni prodotte dai mezzi di trasporto operanti localmente, per la movimentazione dei prodotti finiti all’interno del distretto, nel caso dell’utilizzazione dei Transit Point per la gestione delle spedizioni fino a 6 pallet, è riportata nella tabella 9.3.e. La variazione delle emissioni prodotte nei due casi, riportate nell’ultima tabella, mettono in evidenza i vantaggi, dal punto di vista ambientale ed energetico, della realizzazione della rete integrata di Transit Point nel distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano. i coefficienti riportati nelle tabelle 9.3.b e 9.3.c. I fattori di emissione adottati sono quelli relativi al percorso extraurbano, che è quello di gran lunga prevalente, anche se i frequenti rallentamenti e le fermate sono più caratteristiche di un trasporto urbano. La stima delle emissioni prodotte attualmente dai mezzi di trasporto operanti in loco, per la movimentazione dei prodotti finiti all’interno del distretto, è riportata nella tabella seguente 9.3.d. 29 Tab. 9.3.d - Emissioni prodotte nella situazione attuale Mezzo di trasporto Percorso (km/anno) CO (t/a) NOx (t/a) VOC* (t/a) Particolato (t/a) Motrice 15 t Autoart. 30 t 11.471.388 29.667.716 84 217 86 439 5 77 9 42 Totale 41.139.104 301 524 81 51 VOC* (t/anno) Particolato (t/anno) Tab. 9.3.e - Emissioni prodotte in presenza dei T.P. Mezzo di trasporto Percorso (km/anno) CO (t/anno) NOx (t/anno) Motrice 15 t Autoart. 30 t 8.188.000 21.176.100 60 155 61 313 3 55 7 30 Totale 29.364.100 215 374 58 37 Tab. 9.3.f - Emissioni in eccesso prodotte attualmente Mezzo di trasporto Percorso (km/anno) CO (t/anno) Motrice 15 t Autoart. 30 t 3.283.388 8.491.616 24 62 25 126 2 22 2 12 11.775.004 86 151 24 14 Totale NOx (t/anno) VOC* (t/anno) Particolato (t/anno) Fig. 14 - Modello di simulazione dei flussi di traffico: zonizzazione del comprensorio della ceramica con indicazione delle aree di prevalenza dei Transit Point 30 metodologie e modalità, per una progressiva riduzione delle emissioni e dei consumi energetici, da diffondere nel Paese. Gli studi condotti sul trasporto delle merci nel distretto hanno quindi creato le premesse perché il distretto ceramico, venisse individuato e proposto ad assumere un ruolo di riferimento tra i circa 200 distretti produttivi nazionali. L’apertura di una prospettiva di aggiornamento nel tempo delle conoscenze acquisite e di uno sviluppo organizzato delle mobilità delle merci e degli addetti, sono senza dubbio la migliore conclusione di un lavoro condotto tra molte difficoltà, ma con il supporto ed il contributo di tutti gli operatori e gli Enti che operano nel settore. 10. CONCLUSIONI Con il completamento dei lavori del progetto Hermes si conclude una lunga fase di analisi e valutazione promossa da Regione Emilia Romagna, ASTER, ENEA, Provincie di Modena e Reggio Emilia, Camera di Commercio di Modena e Assopiastrelle, per definire le problematiche del trasporto merci nel distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano. Gli studi promossi dalla Regione Emilia Romagna per l’Alta Velocità e dagli enti ed aziende locali nell’ambito dei progetti Demetra ed Hermes, hanno permesso di definire un quadro dettagliato della situazione e di formulare una specifica proposta, quella di un sistema di Transit Point, finalizzata alla razionalizzazione del trasporto dei prodotti finiti. Il progetto Hermes, rispetto al progetto Demetra ed a quello sulle linee ferroviarie ad Alta Velocità, ha allargato il quadro del trasporto merci al rapporto tra il distretto ceramico e la Francia, che è uno dei maggiori mercati europei di importazione di piastrelle ceramiche e di esportazione di argilla. Il progetto si è sviluppato nell’ambito della collaborazione con Seine et Marne Développement con cui è stato possibile approfondire le problematiche dell’interscambio tra i due Paesi nel settore ceramico, giungendo alla definizione di una possibile piattaforma per la distribuzione del prodotto nell’area parigina. Questo tema sarà oggetto di specifici approfondimenti tra la Provincia di Modena, gli enti locali e il Dipartimento della Seine et Marne. Il progetto Hermes permette di compiere un significativo passo avanti nella fase di studi e valutazioni sul distretto ceramico, contribuendo a passare alla fase di interventi infrastrutturali ed organizzativi che il progetto, approfondendo il tema dei Transit Point, verificandone la fattibilità e avviando la concertazione fra gli attori locali coinvolti, ha cercato di favorire ed orientare verso la realizzazione nel breve periodo. Un ulteriore importante risultato, che può ascriversi tra le iniziative che le attività di studio hanno contribuito a promuovere, è la conferma della validità della connessione dell’autostrada del Brennero con la rete stradale del distretto di prossima approvazione. Le fasi conclusive del progetto Hermes sono poi venute a coincidere con la Conferenza Mondiale di Kyoto, che ha posto il problema dell’inquinamento ambientale e, di conseguenza, del contenimento dei consumi energetici, al centro della politica di intervento del Governo a salvaguardia dell’ambiente, e nel rispetto degli impegni assunti dall’Italia a livello internazionale. La prima iniziativa sviluppata in seguito alla Conferenza di Kyoto è la Conferenza Nazionale Energia e Ambiente che si terrà a Roma entro il 1998, in cui verrà definito il quadro complessivo e la strategia d’intervento. Il tema della razionalizzazione del trasporto delle merci nei distretti produttivi nazionali sarà oggetto di una specifica iniziativa in cui è contenuta, tra l’altro, la proposta che il distretto ceramico, in grazia alle iniziative sinora sviluppate, divenga la sede di un “Centro dimostrativo per la razionalizzazione della mobilità delle merci e degli addetti, nei distretti produttivi nazionali”, con lo scopo di mettere a punto 31 Provincia di Modena, Descrizione del territorio, 1994 BIBLIOGRAFIA Provincia di Modena, Mosaico dei P.R.G. ACI Consult, Bologna: polo logistico europeo, 1992 Provincia di Reggio Emilia, Mosaico dei P.R.G. Assopiastrelle, 13a Indagine Statistica Nazionale, 1993 Provincia di Modena/Assopiastrelle, Ferrovia Reggio Emilia - Sassuolo e scali di Dinazzano, 1994 Regione Emilia Romagna, Progetto per l’assetto regionale dei servizi alle imprese di trasporto merci e per la realizzazione della struttura produttiva del settore, 1991 Assopiastrelle, 17a Indagine Statistica Nazionale, 1997 Assopiastrelle, Caratteristiche distributive e di mercato delle piastrelle di ceramica in Italia, 1993 G. Carnevali, Estratto delle indagini sui flussi di traffico di ACI Consult, 1994 Regione Emilia Romagna, PTO, Piano Territoriale Operativo per il comprensorio della ceramica, 1993 CIA/Politecnica, Transit Point nel distretto ceramico: analisi territoriale e identificazione di proposte localizzative, 1994 S.G.S Studi e Ricerche - S.D.G. Steer Davies Gleave, Sviluppo di una strategia per il sistema di trasporto all’interno del Comprensorio ceramico, 1994 ENEA, Modello per la simulazione delle concentrazioni degli inquinanti emessi dal traffico veicolare nel distretto ceramico, 1994 SNCF - Direction de Paris Sud-Est, L’activité ferroviaire à Montereau ENEA/Assotrasporti, Modalità e mezzi di trasporto nel distretto ceramico, 1994 Transport de fret en zone dense de la région d’Ile-deFrance, Janvier 1995 ENEA/Assopiastrelle, I consumi energetici del trasporto ceramico, 1994 Ufficio I.C.E di Parigi, Il mercato francese delle piastrelle ceramiche Etude générale sur les transports de marchandises en région d’Ile-de-France - Incidence de ces transports sur l’aménagement régional, Janvier 1990 Exploitations de matériaux de carrières en Ile-deFrance - Analyses de la base de données - Situation décembre, 1994, Juillet 1996. 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ALLEGATI ALLEGATO A - VEICOLI INNOVATIVI PER IL TRASPORTO DELLE MERCI CUMMINS Costruisce solo i motori e non i veicoli. La casa madre è negli Stati Uniti, dove circolano circa 500 autobus a gas naturale e altri 500 sono stati ordinati. In Europa possiede due stabilimenti in Inghilterra e uno in Scozia. A livello europeo ha costituito una jointventure chiamata E.E.A. (European Engine Alliance) con IVECO e New Holland. In particolare l’IVECO userà i motori per autocarri e autobus e la New Holland per macchine agricole e operatrici. La Cummins ha sviluppato motori a gas naturale a combustione magra e convertitore catalitico con una gamma di potenze da 150 a 300 Hp e cioè 152/303 CV. Particolarmente provato è il motore più grosso C8.3G da 253 CV per autobus ed autocarri, mentre il motore da 277 CV è diventato commerciale dall’inizio dell’anno. Il motore più piccolo B5.9G da 197 e 152 CV è pure molto provato in autobus e autocarri. La versione da 232 CV è diventata commerciale dall’inizio dell’anno. 1. Veicoli industriali a basso inquinamento L’inchiesta è stata limitata al gas naturale (prevalentemente metano) e GPL (composto da propano e butano), perché si sono presi in considerazione solo combustibili alternativi di uso corrente in Italia, anche se esistono linee di ricerca su biodiesel, metanolo, etanolo, ecc. In alcuni Paesi può inoltre avere interesse una linea di ricerca sul metano liquefatto (deve essere mantenuto a una temperatura di -162°C), perché l’approvvigionamento avviene mediante metaniere e non gasdotti come in Italia. Il metano liquefatto richiede inoltre serbatoi con notevole isolamento termico ed è indispensabile che una volta effettuato il rifornimento, questo sia consumato in tempi inferiori ad un mese, altrimenti occorre vuotare il serbatoio. Sono stati contattati i principali produttori di motori per veicoli industriali e autobus urbani operanti in Europa e tra questi hanno risposto positivamente: Iveco, Daf, Man, Cummins, Volvo, Caterpillar. Deutz AG, il gruppo Citroen/Peugeot e Scania non hanno ancora prodotti in questo settore. CATERPILLAR La Caterpillar ha recentemente comprato la società inglese Perkins Engines, Lucas Varity Plc, che ha costruito 10 autocarri a 4 assi con motori Varity Perkins da 32 t. a gas naturale liquefatto (possono però funzionare anche con il gas naturale compresso) per la distribuzione delle merci. Questa flotta è già in funzione a Londra e rifornisce quotidianamente i magazzini della Marks& Spencer dal deposito di Hemel Hempstead sito 48 km a Nord di Londra. Il motore è un 6 cilindri da 325 CV ed ha una cilindrata di 12.170 cc. La combustione è a miscela magra con convertitore catalitico a 2 vie, al posto della soluzione con combustione stechiometrica e convertitore catalitico a 3 vie. Nel funzionamento con gas liquefatto il peso dei serbatoi e del combustibile è inferiore al 60% rispetto al caso del gas compresso a pari autonomia. IVECO Il combustibile usato è il gas naturale ed anche il biogas. Vengono proposti autocarri per rifiuti e trasporto merci a 2 assi (19 t) e 3 assi (26 t) ed autobus urbani da 10 e 12 metri. Il motore ha la cilindrata di 9500 cc ed è proposto in una versione da 220 CV per autobus ed autocarro ed una da 260 CV per autocarro. La tecnologia adottata è con catalizzatore a 3 vie con l (rapporto aria/combustibile rispetto rapporto stechiometrico) = 1. Negli sviluppi futuri è prevista l’adozione della “iniezione multipoint” e l’uso di bombole più leggere in composito. Le emissioni misurate sono sempre notevolmente inferiori a quelle previste per EURO III. VOLVO La Volvo ha sviluppato una linea di autocarri a gas naturale per la distribuzione e la raccolta dei rifiuti. Attualmente in Svezia circolano 30 veicoli industriali a gas naturale. Il motore è da 10.000 cc, seguito da uno a 6.000 cc. Le emissioni di Nox sono < 2 g/kWh, quelle di particolato <0,05 g/kWh, gli HC inferiori a 1,1 g/kWh, il CO<0,3 g/kWh. DAF Per ora hanno una flotta prototipo di 6 veicoli a GPL con portata massima di 19 t. Il motore è a iniezione liquida multipoint con catalizzatore a 3 vie con 1= 1 di rapporto aria/combustibile rispetto rapporto stechiometrico. Più avanzata é invece la tecnologia riguardante gli autobus, che circolano in Paesi Bassi, Danimarca e Belgio. In Italia il mercato si sta aprendo solo adesso: la DAF ha infatti fornito 13 mezzi al Comune di Vicenza. 2. Confronto tra combustibili: diesel, GPL, gas metano Motore Nel caso di utilizzo del GPL vengono adottati motori a iniezione liquida con l=1 di rapporto aria/combustibile rispetto rapporto stechiometrico e catalizzatore a 3 vie, che hanno le emissioni più basse, oppure a combustione magra, iniezione gassosa, catalizzatore a MAN L’azienda ha sperimentato veicoli a GPL; tra le realizzazioni ricordiamo che a Vienna circolano da 20 anni 500 autobus a GPL, di cui 150 con catalizzatore 33 2 vie che hanno emissioni maggiori. Hanno un dispositivo di accensione a candele. Il gas naturale ha un elevato numero di ottani (120) e pertanto necessita di un dispositivo di accensione. Nel caso del gas naturale i motori sono di origine diesel, con testata e pistone modificati, perché occorre un dispositivo di accensione a candele e il rapporto di compressione è molto inferiore. Essi utilizzano un dispositivo tipo di miscelazione del gas con l’aria tipo carburatore a tubo di Venturi. è in vigore dall’ottobre 1996. EURO III entrerà in vigore nell’ottobre del 1999. N.B. Un confronto più corretto dovrebbe riguardare le emissioni a parità di chilometraggio percorso. Si osserva inoltre che i motori a metano e a GPL sono fino al 25% meno rumorosi del Diesel (2-4 decibel in meno), grazie al minor rapporto di compressione, mentre la DAF vanta un decremento della rumorosità fino al 50% (da 3 a 8 decibel in meno). Come si vede i diesel attuali avranno grossi problemi per rientrare in EURO III. In particolare si segnala il problema che dotando il Diesel di un catalizzatore a 3 vie, per rientrare in EURO III, questo avrebbe una durata non superiore ai 10.000 km, perché verrebbe avvelenato dallo zolfo, presente in entità non trascurabile nel gasolio. Una ulteriore diminuzione del tenore di zolfo avrebbe un impatto economicamente insopportabile per le raffinerie. Emissioni La presente tabella fornisce un quadro esauriente di confronto fra i limiti di emissioni definiti dalla normativa europea e le attuali soluzioni motoristiche diesel, a GPL e a gas metano. I dati sono in g/kWh. EURO II EURO II EURO III Diesel GPL-DAF CH4-MAN N0x <7,0 <5,0 <6,8 <0,3 <0,06 CO <4,0 <2,0 <1,5 <0,3 <0,4 HC <1,1 <0,6 <0,75 <0,03 <0,15 Part. <0,15 <0,1 <0,15 <0,01 <0,01 Costi Il sovrapprezzo per l’acquisto di un veicolo a gas secondo la MAN è circa pari al 9-13%. L’incidenza dell’impianto di rifornimento si valuta in 16 Lire/Litro per il GPL e 300 Lire/Nm3 per il metano. • propano: 1,7%, • gas inerti: 4,3% La composizione del GPL varia invece di Paese in Paese ed il rapporto propano/butano può variare dal 20 al 80%. La soluzione a GPL può essere pertanto adottata solo per il trasporto locale. 3. Confronto tra motori a gas naturale e GPL c) Sicurezza di esercizio Il GPL é penalizzato dal fatto di essere più pesante dell’aria. In caso di fuoriuscita incidentale, infatti, non si disperde nell’aria come il metano, ma si stratifica vicino al terreno, causando problemi di sicurezza principalmente in fase di rimessaggio. Per ovviare a questo rischio, occorre utilizzare ambienti a forte tasso di ventilazione. L’aspetto più critico legato alla sicurezza del metano è l’elevata pressione adottata nei serbatoi (> 200 kg/cm2). Il metano ha inoltre un limite di accensione circa 10 volte superiore a quello del GPL. Anche se esiste un prevalente interesse nei riguardi del gas metano, l’impiego dei due combustibili presenta vantaggi e svantaggi, che rendono difficile una scelta precisa nei riguardi dell’uno o dell’altro. Il confronto si effettua secondo alcuni punti fondamentali. a) Sicurezza di approvvigionamento In Italia l’approvvigionamento di metano é più sicuro rispetto al petrolio, da cui si ricava il GPL, anche perché esiste una produzione nazionale non esigua ed é possibile importarlo attraverso i gasdotti e per mezzo di navi metaniere. Il GPL è inoltre in buona parte un sottoprodotto della raffinazione del petrolio e, nel caso di aumento del consumo nazionale, potrebbe incontrare problemi di approvvigionamento. d) Rifornimento e stoccaggio Questo punto è il vero handicap del gas metano; data l’elevata pressione di oltre 200 kg/cm2 alla quale il gas é mantenuto nei distributori per il rifornimento, questi sono dotati di impianti molto costosi, anche in termini di gestione, che viene ad incidere notevolmente sul costo del m3. Inoltre il sistema di stoccaggio del metano sui veicoli è molto pesante a causa del grande volume specifico del metano contenuto e dell’alta pressione. In alcuni casi il sistema viene alleggerito proponendo bombole in materiale composito. Ad esempio, per assicurare una autonomia di 440 km ad un autobus urbano, un motore Diesel richiede un serbatoio da 200 litri del peso di 70 kg, un motore a GPL un serbatoio da 430 litri pesante 215 kg, un motore a metano un serbatoio da 1200 litri pesante 900 kg (materiale composito). b) Costanza della composizione Il metano, essendo un gas naturale, ha una composizione variabile a seconda della provenienza (ad esempio il contenuto di metano può variare dal 80% del gas olandese al 98% del gas russo). Pertanto il costruttore del motore deve stabilire una “forchetta” per ogni costituente del gas naturale. La composizione di riferimento del gas naturale è: • metano: 90%, • etano: 4%, 34 viario, il trasbordo della merce al mezzo stradale, il trasporto su strada e la consegna della merce. Le tre fasi di trasporto e cioè su strada, ferroviario e nuovamente su strada, possono essere a loro volta divise in più fasi e possono prevedere oppure no il trasferimento da una unità di carico ad un’altra. Data la complessità del trasporto intermodale è fondamentale che lo spedizioniere ricorra a mezzi informatici adeguati che permettano di seguire la merce, le unità di carico ed i mezzi in tempo reale, come anche i vettori e le società che gestiscono i terminali e le operazioni di trasbordo. In questo contesto la telematica, l’Electronic Data Interchange (EDI) e i sistemi satellitari GPS (Global Positioning Systems) assumono un ruolo fondamentale. I mezzi del trasporto intermodale sono le unità di carico (pallet, container, casse mobili, rimorchi e semirimorchi), i mezzi di trasporto (differenti tipi di camion, autotreni e motrici, differenti tipi di vagoni ferroviari) ed i mezzi di trasbordo (gru, carrelli, rampe, piattaforme e guide mobili, mezzi speciali, ecc.). In particolare sia le unità di carico che i mezzi di trasporto sono codificati e standardizzati nell’ambito di apposite norme dell’Unione Europea. Ciò è ovviamente fondamentale per rendere compatibili le interfaccie nelle varie fasi dell’operazione di trasporto, dove sono fondamentali i pesi, gli ingombri longitudinali e laterali, le sagome, i dispositivi di presa e di fissaggio, ecc. e) Emissioni Sono sostanzialmente simili in prospettiva, tranne che per gli idrocarburi incombusti, che sono ovviamente praticamente nulli per il gas metano (essi sono bassissimi anche per il GPL). f) Consumi Questo parametro ha interesse anche in relazione alle emissioni di CO2. I consumi unitari per un veicolo nel ciclo urbano diventano: • Diesel: 2,2 km/litro • Metano: 1,9 km/Nm3 • GPL: 1,3 km/litro Le emissioni di CO2 di un motore funzionante a GPL sono superiori a quelle di un motore Diesel. Le emissioni di CO2 dei motori a metano sono leggermente inferiori, nonostante il maggior consumo, grazie al rapporto molto più favorevole di molecole di idrogeno rispetto alle molecole di carbonio del gas naturale rispetto al gasolio per autotrazione. A parità di energia prodotta, infatti, la combustione del metano produce il 23% in meno di CO2., ma tenendo in conto i maggiori consumi che il metano comporta, si può stimare circa in un 2% il decremento di produzione di CO2 a pari chilometraggio. 3. Varie ipotesi di sistema ALLEGATO B - CONFRONTO TECNICO ECONOMICO TRA SISTEMI DI TRASPORTO INNOVATIVI In un sistema di trasporto intermodale il trasporto ferroviario può avvenire con modalità differenti a seconda delle situazioni specifiche. Ci possono essere treni che partono a completamento del carico, treni solo parzialmente merci, treni che partono con carichi per differenti destinazioni, che scaricano in differenti stazioni lungo la linea, treni blocco e treni navetta, ed infine si può utilizzare un grande centro di smistamento: si organizza un sistema di navetta (shuttle in inglese) tra due destinazioni oppure un treno blocco, quando il flusso delle merci lo giustifica. Il treno navetta è a composizione fissa mentre il treno blocco è a composizione variabile. In tal caso sono assicurate un certo numero di corse giornaliere ad orario prefissato. I grandi centri di smistamento raccolgono treni e vagoni merci da numerose linee periferiche e riconvogliano le merci costituendo nuovi treni su altre direzioni. Il sistema in inglese si chiama “hub and spoke”. In Italia esistono tre grandi centri di smistamento, che funzionano con il principio del gateway (terminali di accesso a delle regioni di traffico ben definite): gli scali merce di Orbassano, Busto Arsizio e Verona. All’estero si possono citare gli scali di Lione e Parigi in Francia e in Germania lo scalo di Monaco. Questi centri possono essere a loro volta collegati tra loro, come la linea Orbassano-Lione e la linea MonacoVerona. Queste linee a loro volta funzionano da navetta, essendo assicurato un predeterminato numero di treni giornaliero. 1. Premessa La presente indagine ha lo scopo di passare in rassegna i mezzi innovativi utilizzabili nel sistema di trasporto delle materie prime e dei prodotti intermedi e finali nel distretto ceramico di Sassuolo-Scandiano. Saranno esaminati non solo i mezzi già disponibili sul mercato, ma anche quelli oggetto di ricerca e sviluppo. Tipicamente saranno presi in considerazione i veicoli stradali, i vagoni ferroviari e i sistemi di trasbordo da strada a rotaia e viceversa. 2. Il trasporto multimodale Per trasporto multimodale si intende un sistema di trasporto che utilizza differenti mezzi (ad esempio stradali e ferroviari). Un tipo particolare di trasporto multimodale è quello intermodale, nel caso in cui si voglia dare maggiore enfasi agli aspetti di trasferimento da un mezzo all’altro; per trasporto combinato si intende una forma di trasporto multimodale dove la merce è trasportata, indipendentemente dal mezzo, sempre nella stessa unità di carico (pallet, container, cassa mobile, rimorchio, ecc.). Lo spedizioniere che opta per il trasporto intermodale deve organizzare le cinque fasi (nel caso di trasporto bimodale strada/rotaia) che lo costituiscono e cioè il carico della merce (utilizzando le opportune unità di carico o alla rinfusa) presso lo stabilimento ed il trasporto su gomma presso lo scalo ferroviario, il trasbordo della merce sul mezzo ferroviario, il trasporto ferro- 4. Tecnologie di trasbordo attualmente in uso e carri ferroviari utilizzati I sistemi di trasbordo da camion a carro ferroviario e viceversa si possono dividere in verticali, se si impiegano mezzi di sollevamento, e orizzontali nel caso contrario. 35 to sono posizionati perpendicolarmente al treno e l’unità di carico è trasferita direttamente. L’operazione di carico sul treno è effettuata in maniera inversa. Questa attrezzatura è installata solo su un vagone del treno. Mediante un sistema di guide mobili l’unità di carico viene trasferita su altri vagoni. Il camion non necessita invece di attrezzature speciali. Questo sistema si adatta ai casi in cui occorre caricare e scaricare un treno intero, e quindi per servizi navetta. CCT PLUS è stato sviluppato dalla società svedese Proveho e prevede l’utilizzo di un mezzo intermedio (carrello di trasbordo). Il treno ed il camion debbono essere attrezzati con sistemi di bloccaggio del container a sollevamento idraulico. Il carrello di trasbordo corre parallelamente ai binari su rotaia o su gomma. All’arrivo del treno al terminale i quattro fermi del sistema di bloccaggio sollevano l’unità di carico. Il carrello è posizionato in corrispondenza di una di queste e fa uscire due barre telescopiche che passano sotto l’unità di carico. Una slitta scivola sulle barre verso il vagone e si ferma in una posizione intermedia. Il sistema di bloccaggio fa scendere l’unità di carico fino ad adagiarla su un cuscino pneumatico. La slitta viene quindi retratta sul carrello. Il sistema di bloccaggio idraulico dell’unità di carico solleva la stessa per permettere alle barre telescopiche di rientrare. L’unità di carico si trova quindi sul carrello pronta per essere caricata con manovra simile sul camion o per essere immagazzinata. Il sistema è concepito in maniera molto flessibile per servire terminal di varia grandezza e con varie funzio- Un ulteriore classe di definizione riguarda la collocazione dei mezzi di trasferimento, che possono essere integrati al veicolo e alla unità di carico, oppure esterni. Occorre infine distinguere se il trasferimento è effettuato direttamente da mezzo a mezzo, o indirettamente con stoccaggio intermedio in un piazzale con e senza successivo trasferimento ad un magazzino. Le modalità e i mezzi possono essere differenti se il trasferimento avviene da camion a vagone, da vagone a camion oppure da vagone a vagone. Se il trasbordo è diretto, le stesse attrezzature che effettuano il trasferimento da camion a vagone effettuano la manovra da vagone a camion. Se il trasferimento è indiretto le attrezzature possono essere differenti. Nel caso sia previsto uno stoccaggio temporaneo in magazzino occorrerà prevedere anche dei mezzi di trasporto dalla piattaforma di scarico allo stesso e viceversa. I mezzi di trasbordo e trasferimento classico sono le gru su rotaia (carri ponte e a braccio rotante), le gru semoventi montate su carrello gommato o cingoli (“reach stackers”), gli “straddle carriers”, o gru a cavaliere che trasportano container e casse mobili, e carrelli appositi come i “fork lift”, cioè carrelli a forca, e “sideloader”, con dispositivo di caricamento laterale, per spostare container e casse mobili. Tali sistemi possono essere abbinati a rampe mobili per il carico e scarico di treni e mezzi gommati mediante appositi carrelli. Le FS usano i carri a carrelli a pianale, a caricamento verticale per mezzo di gru, per contenitori e casse mobili. Il carro Sgns, solo per container, è sprovvisto di pavimento, mentre il carro Sgnss è atto anche al trasporto di casse mobili, essendo dotato anche di piastre di sostegno. Esistono inoltre dei carri pianale muniti di pavimento per trasporti di diversa natura, oltre che dei container (Rgs o R3F). Altri carri a carrelli a pianale sono il Rgmms o R1F, il carro a pianale a due assi Kgps o K12, carri articolati a due elementi di grande lunghezza a 3 carrelli (Sggmrss), carri articolati a 3 elementi con 4 carrelli (Saaggss). Le FS impiegano il carro a carrelli Poche tipo 1, tipo 2 e tipo 3 Sdgkkmss (S 17) per il trasporto di rimorchi, casse mobili e container. Il caricamento viene effettuato verticalmente con gru. Per il trasporto di autotreni ed autoarticolati (rolling highway) viene usato il carro ultrabasso (Saadkms) dotato di due carrelli a quattro assi. Il treno tipico comprende al massimo 18 carri e due carrozze per ricoverare gli autisti. Il caricamento dei mezzi è tipicamente orizzontale ed avviene in binari appositi attraverso rampe mobili fissate alla testata del carro di testa. 5. Specifiche tecnologie di trasbordo innovative per le varie unità Sistemi orizzontali Container e casse mobili Kombiflex è stato sviluppato dalla società svedese Albatec. Il sistema prevede una attrezzatura installata sul treno, che permette di ruotare a 90° rispetto ai binari l’unità di carico. Il camion o un carrello apposi- Fig. 15 - Sistema CCT Plus 36 ni (navetta, intermedio, ecc.). Il TR.A.I 2000 della Costaferroviaria S.p.A. di Costa Masnaga (Lecco) utilizza un’area intermedia di immagazzinamento tra camion e treno con manovre estremamente automatizzate e con notevole estensione verticale. Nel caso l’unità di carico debba essere trasferita direttamente viene utilizzato comunque un sistema indiretto. Il camion si accosta a marcia indietro alla macchina di trasferimento, che preleva il carico con una opportuna pinza scorrendo su apposite guide. Nel caso di unità di carico convenzionali, occorre utilizzare una apposita piastra adattatrice. Sempre orizzontalmente il carico passa ad una macchina automatica orizzontaleverticale, che lo trasferisce al vagone ferroviario per caricarlo, sempre mediante tecnica orizzontale facendolo scorrere su apposite guide, oppure lo deposita in rastrelliere, che compongono il magazzino automatico ad elevato sviluppo verticale. Il treno deve essere scomposto e ricomposto in un binario parallelo a quello di carico/scarico per accostare separatamente alla zona di trasbordo, in corrispondenza della macchina di trasferimento, i singoli vagoni. Il sistema ACTS è stato originariamente concepito dalla Translift Benelux Bv olandese all’inizio degli anni 80 ed utilizza il principio della piattaforma rotante. Il vagone tipo è dotato di tre di queste piattaforme e può quindi trasportare tre container. Il container, posizionato sul cassone del camion, equipaggiato con un dispositivo speciale idraulico a braccio telescopico, può da questo essere depositato a terra oppure trasbordato direttamente sul vagone. Il camion a marcia indietro si allinea perfettamente all’asse della piattaforma ruotata verso l’esterno per tutto il suo angolo di apertura. Il conducente del camion afferra il container con il dispositivo di manipolazione e lo spinge sulla piattaforma. Il container viene poi sganciato dal camion e la piattaforma riportata in asse con il vagone. Questo sistema è già commercializzato per trasporti locali ed ha riguardato materiali alla rinfusa come materiali da costruzione, rifiuti e materiali da riciclaggio, prodotti agricoli, ecc. Attualmente il sistema ACTS sta sempre più attraendo il traffico merci internazionale e pertanto si sta imponendo la necessità di standardizzare i vari sistemi. Più o meno regolarmente vengono effettuati il trasporto di carta da riciclare dalla Germania e dalla Svizzera all’Austria, scarti e rifiuti dalla Germania alla Francia, materiale da riporto dall’Austria alla Svizzera, alluminio dalla Germania all’Italia. In Francia è operativo un sistema abbastanza simile all’ACTS, chiamato “multi berce”. SNCF utilizza questo sistema con base alla Gare de l’Est a Parigi. L’utilizzo principale è per il trasporto di rifiuti. Il Kombilift è stato messo a punto dal gruppo Daimler Benz con la partecipazione delle società Mercedes-Benz, AEG e Dasa. Lohr Industrie che ha già partecipato alla realizzazione dell’impianto prototipo e Graaf MmbH hanno ottenuto la licenza di questo sistema. Il sistema permette di trasferire con una tecnica orizzontale casse mobili direttamente dall’autotreno al carro ferroviario e viceversa mediante un vagone a pianale dotato di un meccanismo speciale. Esso richiede un tratto di linea con binari a raso. Il camion, che trasporta le casse mobili dotate di piedini rientranti si mette a cavallo dei binari in una posizione segnata da placchette. Le casse mobili sono lasciate appoggiate sui piedini ed il camion si allontana e così via per il camion successivo. Il convoglio ferroviario si avvicina a marcia indietro fino a trovarsi sotto le casse tra i piedini di appoggio. A questo punto il meccanismo speciale solleva le casse mobili ed effettua una centratura per posizionarle sul vagone in maniera corretta. I piedini vengono ripiegati e il meccanismo viene abbassato. Questo sistema si presta in particolare per estendere il trasporto intermodale anche a piccoli terminal ferroviari privi di attrezzature di trasbordo. Rimorchi e semirimorchi Il vagone Tiphook è un vagone Sdfkmss per caricare semirimorchi e autocarri con tecnica orizzontale. E’ realizzato dalla società finlandese Rautarukki Transtech. Attualmente è utilizzato come “piggy back wagon” dalle ferrovie inglesi, essendo compatibile con gli ingombri e le sagome di questa rete ferroviaria ed è in grado di passare il canale della Manica. Per caricare il rimorchio occorre disporre di un trattore. Il rimorchio deve essere dotato di piedini abbassabili, di sottostruttura idonea e di sospensioni ad aria compressa. La manovra di carico e scarico si effettua preferibilmente utilizzando una piattaforma di cemento a livello delle rotaie. La piattaforma girevole del vagone è Fig. 16 - Soluzione Kombilifter (Mercedes-Benz) 37 ruotata verso l’esterno, posizionata e messa a livello. Si stabilizza il vagone abbassando dei martinetti. Il semirimorchio è spinto a marcia indietro sulla piattaforma, con le sospensioni pneumatiche sollevate al massimo, per non toccare la rampa. Staccato il trattore, si alza completamente il dispositivo idraulico anteriore e la piattaforma è ruotata indietro fino a completa sovrapposizione del carro, vengono abbassate le sospensioni pneumatiche e si fissa il perno anteriore. Il sistema bimodale richiede un tratto di binario a raso. Esso utilizza rimorchi stradali rinforzati per reggere alle sollecitazioni del trasporto ferroviario. Ad essi vengono collegati anteriormente e posteriormente due carrelli ferroviari, quando l’autotreno, effettuato il carico della merce, arriva allo scalo ferroviario. Tutte le funzioni “ferroviarie” sono incorporate nel carrello. Il sistema di sospensioni pneumatiche dei semirimorchi permette di alzare le ruote posteriori del mezzo ancora attaccato al trattore e di infilare sotto il rimorchio ed agganciare il primo carrello. Successivamente sono calati i piedini di appoggio anteriori, viene sganciata la motrice e viene infilato ed agganciato il secondo carrello. L’operazione viene effettuata a cavallo di un binario ferroviario a raso: il rimorchio diventa a tutti gli effetti un carro. Successivamente viene accostato al primo il secondo che verrà collegato posteriormente al carrello anteriore del primo rimorchio e successivamente viene attaccato un carrello nuovo anteriormente, e così via. Pertanto carri contigui utilizzano lo stesso carrello. Solo il carro di testa non condivide il carrello anteriore ed il carro di coda quello posteriore. Arrivati allo scalo di destinazione, i carrelli sono sganciati ed i rimorchi tornano ad essere un mezzo stradale e possono essere collegati ad un trattore per le operazioni di distribuzione e consegna. Il sistema bimodale è stato introdotto dalla Wabash National Corporation negli Stati Uniti, con il trade mark di “RoadRailer”. In Canada la società Ecorail Inc. (MOQ Rail Inc.), che appartiene alla CN (Canadien National), gestisce un sistema bimodale, chiamato 3R International MC, messo a punto dalla società Innotermodal Inc, che utilizza dei rimorchi della ditta Mond Industries. La Wabash National Corporation ha aperto una filiale europea, la RoadRailer Europa GmbH, per la penetrazione del bimodale nel nostro continente. La versione europea della Wabash è omologata da UIC dal maggio 1994. Tra le società che hanno adottato questo sistema ricordiamo la BTZ (Bayerische Trailer Zug), che possiede 500 unità e gestisce un servizio tra Monaco di Baviera e Verona ed inoltre collegamenti ad orario fisso con Colonia e Amburgo. In Francia recentemente la Compagnie Nouvelle de Conteneurs (CNC), filiale della SNCF, ha emesso un ordine per 30 rimorchi “roadrailer” per effettuare un collegamento tra Parigi e la Spagna e tra Parigi e Verona. Invece la società francese Arbel, che aveva acquisito la licenza di costruzione del RailRoader, è uscita recentemente dal mercato. Tra gli altri bimodali sviluppati in Europa ricordiamo: – Il bimodale costruito dalla Breda Ferrosud utilizzando semirimorchi della ditta Bartoletti è gestito dalla società CEMAT delle FS (Ferrovie dello stato). – Il progetto PROTEO delle Officine Reggiane concepito come un mezzo ferroviario capace anche di viaggiare su strada. Ogni rimorchio viene dotato di respingenti ed inoltre in assetto ferroviario ogni rimorchio è munito di due carrelli. – Ackermann-Fruehauf, Talbot-Bombardier e Remafer hanno costruito il Kombitrailer. Esso è il primo sistema bimodale in Europa ad avere avuto l’approvazione del UIC. Esso è già utilizzato in Svizzera e Norvegia. – La società spagnola TAFESA ha sviluppato per conto della Transfesa un sistema bimodale con un carrello ferroviario a scartamento aggiustabile. Il sistema, chiamato Transtrailer, è omologato da UIC ed è gestito dall’inizio degli anni 90 dal Consorzio “Bimodal Trailer”. Le ferrovie Portoghesi gestiscono 10 unità sulla linea Lisbona-Madrid-Barcellona. – Sombre-Meuse, oggi Manoir Industries, ha sviluppato un sistema bimodale, chiamato Railtrailer. – Il Centro di Ricerca e Sviluppo dei Veicoli Ferroviari (OBRPS) di Poznam in collaborazione con l’Istituto dei Veicoli della Università Tecnologica di Varsavia ha sviluppato un concetto di bimodale, chiamato System Transportu Kombinowanego (Bimodalnego). – Il Coda-E è stato sviluppato da Stork Alpha Engineering. Alla realizzazione hanno anche partecipato le ferrovie olandesi (De Nederlandse Spoorwegen N.V), la società tedesca ABB Henschel Waggon Union e Contar bv., un costruttore olandese di veicoli stradali. Autotreni e autoarticolati Data la notevole antieconomicità del sistema, questi sistemi di trasbordo su treno dell’intero veicolo stradale sono indicati per tratti congestionati e per permettere all’autista di viaggiare di notte su treno. Essi sono inoltre obbligatori dove il transito stradale è vietato a mezzi pesanti, come in Svizzera. Il Rotating wagon è un carro ferroviario realizzato dalla Firema Trasporti S.p.A. Il carro è provvisto di una rampa rotante attorno ad una ralla standard mediante un comando oleodinamico. Per far salire il camion il terminale deve essere dotato di un piazzale, dove il mezzo stradale deve potersi affiancare al vagone. Questa soluzione è utile nel caso di carico misto del treno (container, casse mobili, semirimorchi ed automezzi), nei casi in cui non sia facile programmare la posizione del mezzo e quindi questo debba essere manovrato indipendentemente dalla sua posizione nel treno. Per il trasporto intermodale di semirimorchi in Gran Bretagna ed anche per l’attraversamento del Canale della Manica, è stato costituito da anni il cosiddetto Piggyback Consortium (Eurotunnel), che raggruppa 36 operatori. Eurotunnel fa viaggiare semirimorchi alti 4 metri in Inghilterra utilizzando vagoni speciali a causa delle restrizioni di sagoma sia in altezza che in larghezza esistenti in Inghilterra. A questo scopo sono stati coinvolti 4 costruttori per realizzare carrozze ferroviarie innovative. I costruttori sono Powell Duffryn Rail Projects insieme a CAIB UK e Andover Trailers Ltd, Bombardier Eurorail, tramite le sue azioniste, Bombardier Talbot e Bombardier Prorail, Transtec della Divisione Ingegneria della Rautaruukki Oy, ed inoltre Thrall 38 Fig. 18 - Carro Piggyback a supporto centrale essere attaccati tra di loro fino a formare un unico treno di 2 Km. per il trasporto contemporaneo di 100 camion. I terminali di imbarco saranno situati al di fuori delle zone urbane vicino alle autostrade alle quali saranno collegate per mezzo di bretelle. Il binario si trova tra due banchine e il camion sale e scende lungo tutta la lunghezza del treno, lasciando anche degli spazi vuoti, che possono essere riempiti successivamente. Fig. 17 - Dettaglio di un nuovo carro Piggyback Sistemi verticali Il carro ponte domina in questo settore, anche se nella prassi si utilizzano altri tipi di gru fisse, oppure gommate. La situazione più favorevole si realizza quando si procede al trasbordo diretto dal vagone al mezzo stradale e viceversa. Ciò si verifica in particolare nelle stazioni di arrivo e partenza, dove si possono ammettere tempi di carico e scarico lunghi e il treno può attendere l’arrivo del camion. In questo caso il camion si affianca al vagone e alla gru ed è sufficiente per il trasbordo lo spostamento del carrello della gru. Nel caso di treni “shuttle”, che richiedono in genere tempi brevi di carico o scarico del treno, il camion arriva preventivamente e il carico è messo a terra. Analogamente lo scarico del treno è fatto di regola prima dell’arrivo dei camion. Le operazioni di manipolazione delle unità di carico richiedono quindi non solo lo spostamento del carrello, ma anche della gru (questi spostamenti sono evidentemente molto lunghi, data la bassa velocità di traslazione della gru e quindi molto onerosi). In questi casi le gru dotate di ruote sono molto utili, esse hanno però lo svantaggio che non possono essere automatizzate e non si prestano quindi a terminali dove il grande flusso di merci richiede questo requisito. Per ovviare a questo inconveniente la Krupp Foerdertechnih GmbH ha messo a punto la cosiddetta tecnica dell’appuntamento. Per caricare o scaricare il treno è necessario un moto relativo tra gru e treno stesso che può essere lungo 700 m. In tal caso è il treno che viene mosso e non la gru. Mentre il treno si muove lentamente sotto il carro ponte, le unità di carico sono localizzate elettronicamente all’ingresso dell’area di manipolazione. Il carro ponte si predispone alla manovra, attendendo che l’unità passi in corrispondenza della sua area operativa. Il carico può andare o direttamente sul camion o in uno stoccaggio intermedio. Mentre nei sistemi convenzionali lo stoccaggio intermedio si effettua deponendo le unità di carico al suolo, o al massimo impilando i container su due strati, la Preussag/Noell ha studiato un sistema a grande sviluppo verticale di immagazzinamento intermedio. Europa con il costruttore Royal Rosit Dockyard in Scozia, che hanno realizzato il progetto più innovativo chiamato Eurospine, dotato di un unico asse portante centrale. Questa soluzione riduce sia l’ingombro trasversale, che l’ingombro verticale del carico. Le ruote del rimorchio si trovano ad un livello inferiore rispetto alla struttura portante centrale grazie ad un sistema di supporto a sbalzo. Il carico e scarico dei semirimorchi si effettua attraverso i due vagoni di estremità, mediante apposite rampe. Nel 1994 la Associazione delle Ferrovie Americane (AAR) lanciò una richiesta di offerta per lo studio di concezione di un treno merci ad elevata produttività. La società vincitrice della gara fu la “New York Air Brake Company” che presentò la sua idea di “Iron Highway”. Si trattava di treni reversibili, formati da 1 a 5 convogli, ciascuno lungo 363 m e formato da due volte venti vagoni a pianale articolati, ciascuno quindi capace di trasportare 40 rimorchi, supportati da un asse a 2 ruote, e non dal carrello a 4 ruote, una locomotiva di testa ed una di coda ed un sistema di rampe pieghevoli in mezzo. Questa soluzione di piattaforma continua permette una capacità di carico del 95% dello spazio tra le due locomotive. Nel terminal il treno si accosta a delle piattaforme di carico di cemento, viene separato in corrispondenza dei sistemi di carico e scarico, le rampe vengono aperte per permettere le operazioni di carico e scarico dei rimorchi, semirimorchi e container utilizzando appositi trattori. Alla partenza le rampe sono ripiegate e le sezioni del treno ricomposte. Il “Rolling Highway” o “Autoroute Ferroviaire” si contrappone al sistema svizzero, poco economico: occorre puntare alla concorrenzialità con il mezzo stradale, a livello di tempi di transito (compreso il carico e lo scarico) e di costi. Il treno navetta sarà lungo 750 m con una motrice anteriore ed una posteriore e con un numero sufficiente di vagoni a pianale per 35 autotreni-autoarticolati e una o due vetture per i conducenti dei mezzi. Questi convogli potrebbero 39 manodopera, i tempi di trasporto e trasbordo, i tempi morti, i problemi organizzativi, ecc. Nel caso specifico del distretto ceramico, le argille di importazione tedesca potrebbero essere raccolte a Monaco, dove sarebbero formati i treni merci completi per l’Italia, eventualmente via Verona e poi smistati a Dinazzano o Cittanova-Marzaglia. Lo stesso discorso vale per le argille di provenienza francese che potrebbero essere raccolte a Lione e poi inoltrate in Italia eventualmente via Orbassano a CittanovaMarzaglia o Dinazzano. Le ceramiche di esportazione da Dinazzano o Cittanova-Marzaglia, dove dati i quantitativi si possono formare treni completi, potrebbero raggiungere Lione se destinate alla Francia (eventualmente via Orbassano) e Monaco, se destinate alla Germania (eventualmente via Verona). Occorre inoltre trovare una soluzione al problema per cui sarebbe opportuno utilizzare gli stessi mezzi ferroviari per le argille e le ceramiche, per evitare i viaggi di ritorno a vuoto: i vagoni per l’argilla debbono essere lavati prima del riutilizzo e sono difficilmente applicabili per il trasporto di altri materiali. Una volta esaminate tutte le soluzioni si sono effettuate valutazioni sul sistema bimodale ed il trasporto di container con sistema di trasbordo innovativo. Per una scelta tra questi si confrontano i costi con il trasporto su strada. Per i tre sistemi di trasporto che si mettono a confronto si adottano le seguenti soluzioni di riferimento: Tutto Strada: trasporto su strada da Transit Point a distributore estero c/o Parigi o Francoforte (autotreno e/o bilico da 30 t) con un tragitto di 900 km. Il viaggio di andata con carico di argilla (materiale trasportato alla rinfusa) e il viaggio di ritorno con carico di piastrelle imballate in europallet da 1,3 t. Il costo del trasporto si fonda sul costo chilometrico tutto compreso, incluso pedaggio autostradale. Combinato con container o cassa mobile: trasporto su strada in container 20’ ISO) o cassa mobile (da 7.150 mm) da Transit Point a terminal ferroviario (CittanovaMarzaglia o Dinazzano), trasporto ferroviario con treni blocco giornalieri fino a terminal più vicino a distributore c/o Parigi o Francoforte (tragitto 900 Km) e trasporto su strada a distributore. Per il trasporto intermodale di container si prevede un treno composto da 9 “flat car” a 6 assi, ognuno capace di 4 container da 20’. Ogni container contiene 11 europallet da 1,3 t per un carico utile totale del treno di 515 t. Il carico utile per “flat car” di circa 57 t è inferiore al carico utile nominale di 72 t. Il carico di argilla è tale da comportare il carico massimo e quindi 18 t/container. Il peso totale del treno senza motrice è 850 t con carico di piastrelle e 985 con carico di argilla, per una lunghezza di circa 310 m. Occorre distinguere 5 voci cui si deve aggiungere il noleggio del container – trasporto su strada da Transit Point a terminal ferroviario; – trasbordo da camion, stoccaggio e caricamento su treno; – trasporto ferroviario; – trasbordo da treno a camion; – trasporto da camion a distributore. Non occorrono carri ponti a grande luce, si può coprire solo un binario, e non occorrono grandi superficie di deposito, e la macchina raggiunge tutte le posizioni con un’unica manovra, senza dover ricorrere a posizioni intermedie. Preussag/Noell ha sviluppato anche un concetto di trasbordo per Mega Hub, che utilizza un numero elevato di carri ponte e la cui principale caratteristica è che il movimento longitudinale dei carri ponti è usato solo per posizionare la macchina e non per il trasporto delle unità di carico. A tal fine viene impiegato un mezzo navetta. Un altro progetto sviluppato in questo contesto è il Concar, ovvero CTS (Container Transport System) della Thyssen Aufzuege GmbH. Il concetto si fonda sull’utilizzo di un sistema di monorotaie elettriche ad una altezza di circa 12 m e di veicoli di trasbordo che passano sopra i treni e gli autocarri. Ogni veicolo dispone di un sistema di sollevamento e trasbordo per afferrare e bloccare container, casse mobili e semirimorchi. In tal modo le unità di carico possono essere trasportate e sollevate o deposte in ogni punto sotto il tracciato. Ogni unità di carico è manipolata da due unità Concar, in tal modo l’attrezzo di manipolazione è diviso in due parti. Questa soluzione permette una buona distribuzione ed equilibratura dei carichi. Il sistema è pilotato in maniera completamente automatica e centralizzata. Questo progetto trova una applicazione vantaggiosa oltre che nei vari tipi di terminal intermedio, treno blocco, treno navetta, Mega Hub, anche negli interporti. Per quanto riguarda il concetto di terminal Mega Hub è interessante citare il progetto Commutor delle SNCF. Esso è capace di manipolare 8 treni contemporaneamente ogni 110 minuti per una capacità giornaliera globale di 60 treni. La stazione è costruita su una area di 800 x 145 m ed è divisa nella zona carico/scarico treni e nella zona transito e immagazzinamento al suolo delle merci. In tutto sono installati 28 carri ponte. Inoltre 8 mezzi navetta provvedono ai trasporti longitudinali. Una automatizzazione assoluta è indispensabile per massimizzare l’efficienza del sistema e per minimizzare i problemi di sicurezza. 6. Soluzioni di riferimento e valutazioni economiche Una ipotesi ragionevole di dimensionamento del sistema potrebbe essere l’arrivo di 500.000 t di argilla dalla Francia e 2.500.000 t dalla Germania e la spedizione di 1.000.000 t di piastrelle per la Francia e 2.500.000 di piastrelle per la Germania. Poiché l’attuale traffico intermodale del distretto è distribuito in vari terminal sarebbe indispensabile concentrare in un unico terminal appositamente attrezzato gli arrivi e le partenze del materiale, per meglio ammortizzare l’investimento di nuove attrezzature, infrastrutture e mezzi di trasporto. I criteri di scelta della soluzione di riferimento saranno sostanzialmente tecnico-economici. Saranno presi in esame i mezzi convenzionali ed i mezzi innovativi, tenendo conto del grado di maturità delle soluzioni, dei problemi legati alla omologazione del materiale rotabile presso UIC, ed inoltre i costi di investimento a livello di attrezzature ed infrastrutture, la Bimodale: trasporto su strada in semirimorchio (13.600 mm) appositamente rinforzato da Transit 40 L = 580 Km. Questa distanza diviene più conveniente se si tiene conto del pedaggio autostradale valutabile circa in 150 Lire/Km. Se si confrontano le voci di costo tra il combinato ed il bimodale, si può ipotizzare che numerose voci siano a pari costo, mentre un altro numero importante di voci è sempre a favore del bimodale: – il trasbordo con il bimodale costa meno per i tempi più veloci dell’operazione e per i minori costi fissi di investimento; – il trasporto ferroviario con il bimodale è più conveniente perché l’ammortamento dei veicoli costa meno e i consumi sono minori, essendo il treno più leggero a parità di carico utile. Con un treno bimodale si valuta che il carico utile ammonti al 68% del peso totale del treno, al 50% con un treno per semirimorchi standard, al 51% nel caso di casse mobili e container e al 45% nel caso di trasporto di autotreni e autoarticolati. Da calcoli effettuati dalla società tedesca SGKV il costo per tonnellata del trasporto bimodale in viaggi significativi, di lunghezza comparabile a quello assunto nelle nostre considerazioni, per treni da 1500 t (700 m di lunghezza) è inferiore dal 4 al 6 % rispetto al trasporto combinato classico. Mediamente si può valutare il 5%. Point a terminal ferroviario (Cittanova-Marzaglia o Dinazzano), trasporto ferroviario con treni blocco giornalieri mediante applicazione di carrelli al semirimorchio fino a terminal più vicino a distributore c/o Parigi o Francoforte (tragitto 900 Km) e trasporto su strada a distributore. Per il trasporto bimodale si assume un treno composto da 20 semirimorchi, ognuno carico di 20 europallet di piastrelle, per un carico utile totale di 520 t ed un peso totale da trainare di 740 t. Il carico di argilla è equivalente. La lunghezza del treno senza motrice è circa 330 m (la lunghezza di un semirimorchio è 13,6 m). Occorre distinguere 5 voci cui si deve aggiungere il noleggio del semirimorchio: – trasporto su strada da Transit Point a terminal ferroviario; – distacco da motrice e formazione del treno; – trasporto ferroviario; – scomposizione del treno e attacco a motrice; – trasporto da camion a distributore. Il costo del trasporto su gomma è valutato 1.400.000/1.600.000 Lire. Adottiamo mediamente 1.500.000 Lire/viaggio cui aggiungiamo il costo del pedaggio autostradale, che può ammontare a circa 300.000 Lire, pertanto abbiamo 1.800.000 Lire/viaggio. I viaggi equivalenti sono 15, per cui si ha un costo totale di 27.000.000 Lire. Da un recente studio di SCIPIO ricaviamo i seguenti costi (espressi in Lire italiane) su un percorso di 1000 km per il trasporto di due casse mobili da 2x7,45 m (equivalenti circa a 2,5 container da 6 m. Ammortamento vagone 160.000 Trasporto ferroviario 1.000.000 Trasbordi 80.000 Spese amministrative 60.000 Raccolta e consegna 360.000 Totale 1.660.000 Il vantaggio economico del bimodale è controbilanciato però da altri fattori negativi: – necessità di un grosso investimento iniziale per approvvigionare i carrelli, i rimorchi rinforzati e predisporre il terminal di partenza e di arrivo con il binario apposito per la manovra di formazione e scomposizione del treno; – nel caso del bimodale occorre sviluppare una organizzazione molto rigida (sincronizzazione) per quanto riguarda i tempi di arrivo al terminal dei mezzi stradali, sia alla partenza che all’arrivo del treno, – il trasporto stradale è gravato da una tara maggiore (maggior peso del rimorchio).Tale peso è tanto maggiore quanto maggiore è la velocità ferroviaria, che deve essere sufficientemente elevata da non intralciare il traffico passeggeri; – grande rigidità del sistema. Difficoltà di predisporre fermate intermedie del treno, nel caso il mercato aprisse centri di distribuzione sulla linea, ma lontano dal terminal di arrivo. Nel caso il flusso di traffico dovesse diminuire per variabilità di mercato, difficoltà di riutilizzare i carrelli da altra parte. In generale impossibilità di inserire questa tecnica in una rete per difficoltà di spostare i carrelli senza rimorchio da un nodo all’altro e per effettuare lo smistamento; – maggiori timori per la sicurezza, dovendosi ad ogni composizione del treno ricongiungere gli attacchi meccanici, elettrici e del sistema frenante. Riportando il costo a un singolo container e a 900 Km (900.000 Lire per il trasporto ferroviario) abbiamo 624.000 Lire/container e cioè circa 22.500.000 Lire per il trasporto di tutto il treno. Con sistemi di trasbordo innovativi il costo può diminuire del 25% secondo valutazioni di SIMET e scendere a 600.000 Lire. In tal modo il costo del trasporto scenderebbe a 21.800.000 Lire. Si vede quindi come il trasporto combinato sia più competitivo relativamente al percorso di riferimento. Volendo vedere quale è il chilometraggio di convenienza (L) per il trasporto combinato classico possiamo utilizzare un modello semplificato: detto C il costo chilometrico per il trasporto su strada, assunto pari a 10/15 di C il costo chilometrico per il trasporto ferroviario, detto T il costo di una manovra di trasferimento del carico nel terminal e detta D la distanza su strada di raccolta e consegna del carico nel caso del trasporto combinato, ed assumendo cautelativamente L uguale nel caso dei due tipi di trasporto, e U il numero di unità di carico, possiamo scrivere: CxL=(10/15)CxL+CxD+2xUxT Assumendo 1500 Lire/Km il costo chilometrico di un autoarticolato capace di 30 t e quindi due container 20’ ISO, T pari a 35.000 Lire ed assumendo un D molto elevato pari a 100 Km, otteniamo: In conclusione si propone il sistema bimodale per questo servizio di trasporto e per Il vantaggio economico e per gli ingenti flussi di traffico individuati sui due assi Italia/Germania e Italia/Francia. 41 L’adozione del “franco destino” da parte delle aziende ceramiche richiede il superamento delle difficoltà dovute alla limitata esperienza nella gestione del trasporto dei prodotti finiti. Anche se è prevedibile che nei prossimi anni le aziende adotteranno sempre più questo tipo di resa, attualmente è necessario ipotizzare una soluzione logistica che minimizzi le diversità rispetto alla situazione attuale. La soluzione si richiama alla proposta del progetto Demetra. Il progetto Demetra proponeva la realizzazione di uno o due Transit Point centralizzati presso i quali le aziende ceramiche del distretto avrebbero inviato tutte le piccole partite di prodotto finito. Nei Transit Point si sarebbe provveduto a raccogliere le partite piccole, secondo una comune destinazione (groupage). In questo modo si sarebbero ottenuti due risultati: ALLEGATO C AL CAP. 9 - UNA RETE DI TRANSIT POINT PER IL DISTRETTO CERAMICO 1. Il modello logistico 1.1. Situazione logistica attuale Il distretto ceramico è caratterizzato dalla movimentazione di grandi quantità di materie prime, semilavorati e prodotti finiti. Tutte queste merci che, nell’ambito del distretto sono trasportate su gomma, contribuiscono alla produzione delle emissioni atmosferiche ed acustiche ed al consumo energetico del distretto. La movimentazione delle materie prime e dei semilavorati, è però caratterizzata dall’utilizzo di veicoli a carico pieno e dalla possibilità di essere programmata e cadenzata nel tempo, in modo da minimizzarne gli effetti negativi, che peraltro sono incomprimibili con le attuali tecnologie di produzione. Sulla movimentazione di materie prime e semilavorati l’unico intervento possibile riguarda un maggior utilizzo delle materie prime locali, per ridurre le emissioni ed i consumi dovuti al trasporto da lunghe distanze. La mobilità dei prodotti finiti, nell’ambito del distretto ceramico, è invece condizionata, oltre che dall’insufficienza ed inadeguatezza delle strutture stradali e ferroviarie, da ulteriori due vincoli di estrema rilevanza su cui possono essere attuati interventi volti a migliorare la situazione, Tali vincoli sono: • uscita dalle aziende di soli semiarticolati per il trasporto a destino della grandi partite o di motrici cariche di piccole partite destinate ai Transit Point; • uscita dal Transit Point di soli autoarticolati completi, carichi di piccole partite aventi un’unica destinazione. 1.2. Descrizione del modello logistico I Transit Point proposti dal progetto Demetra, a servizio di tutto il distretto, erano caratterizzati da importanti economie di scala, ma gravati da un costo di realizzazione elevato, da un rischio d’impresa non trascurabile e da notevoli problemi di viabilità locale, che avrebbero richiesto la realizzazione di specifiche infrastrutture stradali. Il progetto Hermes individua diverse aree adatte alla localizzazione di strutture Transit Point e ipotizza la realizzazione di un sistema a rete che potrebbe comprendere fino a sette Transit Point, di cui due localizzati nella Provincia di Reggio Emilia e cinque nella Provincia di Modena. Anche in questo caso sarà così possibile raccogliere tutte le partite di dimensioni ridotte presso le aziende e trasportarle al Transit Point più vicino, utilizzando prevalentemente motrici da 15 t. Successivamente, una volta raggruppate le partite secondo la loro destinazione, verrebbero inoltrate agli utilizzatori finali, mediante autoarticolati da 30 t. Queste operazioni potrebbero essere gestite da organizzazioni di trasporto o da trasportatori esterni, senza modificare sostanzialmente le procedure di vendita “franco fabbrica”. Dal punto di vista della razionalizzazione dei flussi di traffico, l’efficacia di questo modello è legata alla possibilità di semplificare, ridurre e regolamentare i movimenti dei veicoli, invece di subire i movimenti casuali dei veicoli, provenienti dall’esterno del distretto, per la formazione del carico completo. Questo modello risolve in particolare il problema delle partite di ridotte dimensioni, perché sono quelle che richiedono il maggior numero di prese presso le aziende produttrici. Infatti le partite di maggiori dimensioni escono dal distretto con percorsi minimi, anche con il sistema attuale. • la modalità di resa dei prodotti finiti “franco fabbrica”, prevalentemente adottata dalle aziende ceramiche; • la sempre crescente frammentazione degli ordini, imposta dal mercato, che influisce sulle dimensioni delle partite in uscita dalle aziende ceramiche. In conseguenza di questi due vincoli, il trasporto a destino del prodotto finito è opera di trasportatori che raccolgono, dalle aziende e/o dagli utilizzatori finali, gli ordini per la formazione del carico, operando in modo indipendente e non organizzato. I trasportatori che prelevano le partite di prodotto finito presso le aziende, sono inoltre costretti ad effettuare un numero elevato di lunghe fermate nei piazzali delle aziende stesse, per raccogliere le prese necessarie per costituire un carico completo di prodotti, aventi tutti la stessa destinazione. L’insieme dei due vincoli incide negativamente sul traffico, che viene ostacolato dalla presenza sulla rete stradale di una parte degli autocarri, impegnati nelle numerose operazioni di carico e richiede l’effettuazione di percorsi più lunghi all’interno del distretto. Una possibilità di ridurre la circolazione degli autocarri nel distretto, consisterebbe nel modificare la resa dei prodotti finiti da “franco fabbrica” a “franco destino”. In questo caso, l’azienda ceramica, dovendo assumere in proprio l’organizzazione e la gestione del trasporto a destinazione dei prodotti, sarebbe spinta, per ragioni di costo, a razionalizzate la partenza dagli stabilimenti degli autocarri, favorendo - ove possibile - carichi completi aventi una stessa destinazione, riducendo di conseguenza, in modo drastico, la circolazione dei veicoli. 1.3. Vantaggi del nuovo modello logistico L’applicazione generalizzata di questo nuovo 42 Il modello ipotizza una distribuzione uniforme delle aziende all’interno del distretto ceramico e definisce per Unità di Distanza (UD), il percorso effettuato mediamente dagli autocarri, tra due aziende contigue. Il modello prevede, in relazione alla tipologia del materiale raccolto, la valutazione del numero di Unità di Distanza necessarie, del numero di veicoli e dei percorsi complessivi effettuati nell’arco di un anno. Questo rende possibile il confronto tra le varie modalità di raccolta del prodotto previste nello sviluppo del modello. modello logistico, basato sulla rete di Transit Point, dovrebbe produrre i seguenti vantaggi: • una ridotta ed ordinata circolazione di veicoli pesanti alla periferia del distretto, rispetto all’attuale circolazione non pianificata che si origina in maniera autonoma e spontanea, nelle più svariate zone del territorio. Si verrebbe di fatto a costituire uno “sbarramento” al traffico pesante esterno, che verrebbe inoltre gestito attraverso la pianificazione delle spedizioni da parte delle aziende del distretto; • la razionalizzazione dei flussi di traffico per il trasporto delle partite di ridotte dimensioni, dalle aziende ceramiche ai Transit Point. La merce andrebbe direttamente verso il Transit Point utilizzando un’unica motrice a pieno carico, costituito da partite di ridotte dimensioni; • riduzione dei chilometri percorsi all’interno del distretto. 2.3. Classificazione delle spedizioni ceramiche I prodotti ceramici vengono venduti in scatole di cartone di varie dimensioni, il cui contenuto varia, in generale, da un metro quadrato ad un metro quadrato e mezzo. Le spedizioni di prodotti ceramici vengono effettuate caricando le scatole su una piattaforma di legno (pallet) di varie dimensioni standardizzate, di cui la più usata è l’europallet (0,80 x 1,20 m). Le partite ceramiche si possono classificare (secondo i dati ricavati dal Gruppo PRO, nel corso di interviste effettuate su di un campione di aziende), in quattro classi, in base al numero di pallet utilizzate mediamente per il trasporto: Un ulteriore miglioramento della situazione si avrebbe inoltre con: • l’impiego, da parte delle aziende ceramiche, di casse mobili per le destinazioni più comuni, che renderebbero possibile l’inoltro a destino direttamente dalle aziende; • l’impiego di veicoli a basso tasso di inquinamento (metano o GPL); • l’adozione di veicoli per il trasporto combinato di prodotti finiti e argille, in modo da utilizzare al meglio i viaggi di ritorno dai depositi alle aziende. Tab. 2.3.a - Classificazione delle partite Dimensione delle partite 2. Il miglioramento della mobilità nel distretto 2.1. Generalità Per formulare una stima della riduzione dei chilometri percorsi dagli autocarri nel distretto, in seguito all’adozione del nuovo modello logistico, è necessario effettuare una valutazione di massima delle quantità movimentate. A tale scopo è necessario ricorrere ad un modello che ci permetta di rappresentare la situazione attuale con diversi scenari. Numero di pallet Partite minime 0 < pallet ≤ 1 Partite piccole 1 < pallet ≤ 3 Partite medie 3 < pallet ≤ 6 Partite grandi > 6 pallet La classificazione, che risale al 1994, si può considerare ancora valida, anche se permane la tendenza alla frammentazione degli ordini, nonostante le aziende produttrici abbiano messo in atto misure correttive per arginare il fenomeno, quali: • penalizzazioni economiche per ordini di prodotti spallettizzati; 2.2. Definizione del modello qualitativo • incentivi ai clienti che effettuano ordini per autocarri completi. Il modello qualitativo utilizzato è quello sviluppato per il progetto Demetra dal Gruppo PRO che lo ha denominato “Modello Unità Distanza”, al quale è stata apportata qualche modifica, per realizzare un’analisi più accurata. Ulteriori dati riguardano la percentuale, sul totale delle spedizioni effettuate, delle spedizioni relative alle diverse partite, il numero di m2 e le percentuali sulle quantità complessive vendute. Tab.2.3.b - Dati generali sulle spedizioni Dimensione delle partite Partite minime Partite piccole Partite medie Partite grandi Totale N° spedizioni (%) Superficie media (m2) Quantità totali in m2 (%) 38,33 30,33 17,00 14,34 40 105 280 935 6,61 13,70 20,47 59,22 100 % – 100 % 43 Tab. 2.3.c - Dati relativi alle spedizioni Spedizioni Numero di pallet (N.) Superficie media (m2) da 0 ≤ 1 da 0 ≤ 3 da 0 ≤ 6 >6 Minime Piccole Medie Grandi 40 69 111 168 Tab. 2.3.e - Produzione totale Un dato interessante che risulta dalla tabella, riguarda l’insieme delle partite minime e piccole, che costituiscono il 20,31 % della produzione venduta, e rappresentano invece il 68,66 % delle spedizioni effettuate nel distretto. Tenendo conto che la produzione del distretto ceramico nel 1996 è stata pari a 443.600.000 di m2, vedi tabella 9.1.d, si perviene ai seguenti valori: Tab. 2.3.d - Produzione Dimensione delle partite Produzione (m2) Partite minime 29.300.000 Partite piccole 60.800.000 Partite medie 90.800.000 Partite grandi 262.700.000 Totale 443.600.000 * Totale della produzione (m2) Spedizioni (pallet) Minime da 0 ≤ 1 29.300.000 Piccole da 0 ≤ 3 90.100.000 Medie da 0 ≤ 6 180.900.000 Grandi > 6 262.700.000 Tot. Medie + Grandi 443.600.000 2.4. Percorso degli autocarri nella situazione attuale Il trasporto delle ceramiche viene effettuato utilizzando, in generale, due categorie di veicoli, aventi una portata utile di: 15 t (motrici a tre assi) ≅ 800 m2; 30 t (trattori con semirimorchi) ≅ 1.600 m2. Il tipo di veicolo ed il percorso medio, espresso in UD, per la formazione di un carico pronto alla spedizione, varia in relazione alle dimensioni delle partite raccolte, secondo i valori riportati in tabella 2.4.a. (*) Cifra arrotondata per difetto Tab. 2.4.a - Portate medie e UD specifiche per la situazione attuale Dimensione delle partite Portata utile autocarri (t) Riemp.to Portata media Portata media (%) (t) (m2) UD specifiche (N.) Minime 15 80 12 640 13 Piccole 15 90 13,5 720 13 Medie 15 90 13,5 720 8 Grandi 30 90 27 1.440 6,5 Tab. 2.4.b - Unità di Distanza complessive per la situazione attuale Dimensioni delle partite Prod. tot. (m2) Port. media Autocarri (m2) (N.) UD specifiche (N.) UD annuali (N.) Minime 29.300.000 640 45.781 13 595.153 Piccole 60.800.000 720 84.444 13 1.097.772 Medie 90.800.000 720 126.111 8 1.008.888 Grandi 262.700.000 1.440 182.431 6,5 1.185.802 TOTALE 443.600.000 3.887.615 44 Considerando i valori della produzione nel distretto, riportati nella tab. 2.3.d, ed il numero di Unità di Distanza percorse (all’interno del distretto), si delinea, per la raccolta delle partite di dimensioni diverse, il numero di autocarri necessario ed il percorso totale effettuato nel 1996 all’interno del distretto, misurato in UD, come risulta dalla tabella 2.4.a, e quello per trasportare tutto il prodotto finito ceramico che risulta dalla tabella 2.4.b. A) spedizioni minime, fino ad un pallet; B) spedizioni piccole, fino a tre pallet (partite minime + partite piccole); C) spedizioni medie fino a sei pallet (partite minime + partite piccole + medie). In tutte le soluzioni prese in esame, la raccolta delle partite minori presso le aziende per andare al più vicino Transit Point richiede 6 UD, corrispondenti a un tragitto di 3 UD per il ritiro delle partite da un’azienda ed altre 3 UD per il ritorno a carico vuoto, mentre il resto della merce viene prelevato mediante più prese, realizzando un percorso a spezzata simile a quello effettuato nella situazione attuale senza T.P. Le UD percorse per il trasporto delle partite dal Transit Point sono riportate nelle tabelle successive. 2.5. Percorso degli autocarri in presenza della rete di T.P. Le diverse possibili soluzioni di raccolta della produzione nei Transit Point, in funzione della dimensione delle spedizioni, sono: A - Riduzione del numero di UD relativamente alle spedizioni minime Tab. 2.5.a - Unità di Distanza complessive per la soluzione A Dimensioni delle partite Prod. tot. (m2) Port. media Autocarri (m2) (N.) UD specifiche (N.) UD annuali (N.) Minime 29.300.000 640 45.781 6 274.686 Piccole 60.800.000 720 84.444 10 844.440 Medie 90.800.000 720 126.111 8 1.008.888 Grandi 262.700.000 1.440 182.431 6,5 1.185.802 TOTALE 443.600.000 3.313.816 Quindi, confrontando questo risultato con la situazione attuale, si ottiene come risultato una riduzione di percorso pari a: Point, delle sole partite minime, la riduzione del percorso dei veicoli, ottenibile rispetto alla situazione attuale, è valutabile in circa 573.799 UD/anno. Ciò corrispondente ad una riduzione di circa il 15% dei chilometri percorsi per la movimentazione del prodotto finito. 3.887.615 - 3.313.816 = 573.799 UD/anno. Nell’ipotesi di effettuare la raccolta nei Transit B - Riduzione del numero di UD relativamente alle spedizioni piccole Tab. 2.5.b - Unità di Distanza complessive per la soluzione B Dimensioni delle partite Prod. tot. (m2) Port. media Autocarri (m2) (N.) UD specifiche (N.) UD annuali (N.) Piccole 90.100.000 720 125.139 6 750.834 Medie 90.800.000 720 126.111 8 1.008.888 Grandi 262.700.000 1.440 182.431 6,5 1.185.802 TOTALE 443.600.000 2.945.524 Quindi, confrontando questo risultato con la situazione senza Transit Point, si ottiene una riduzione del percorso dei veicoli di: Nell’ipotesi in cui si effettuasse la raccolta delle partite minime e piccole, la riduzione ottenibile rispetto alla situazione senza Transit Point èvalutabile in circa 942.041 UD/anno corrispondente ad una riduzione complessiva del 24% circa del percorso effettuato da veicoli impiegati nel trasporto del prodotto finito. 3.887.615 - 2.945.524 = 942.041 UD/anno. 45 C - Riduzione del numero di UD relativamente alle spedizioni medie Tab. 2.5.c - Unità di Distanza complessive per la soluzione C Dimensioni delle partite Prod. tot. (m2) Port. media Autocarri (m2) (N.) UD specifiche (N.) UD annuali (N.) Medie 180.900.000 720 251.250 6 1.507.500 Grandi 262.700.000 1.440 182.431 6,5 1.185.802 TOTALE 443.600.000 2.693.302 Quindi, confrontando questo risultato con la situazione senza Transit Point, si ottiene una riduzione di percorso di: valutabile in circa 1.194.313 UD/anno corrispondente ad una riduzione del 31% circa del chilometraggio percorso. 3.887.615 - 2.693.302 = 1.194.313 UD/anno. 2.6. Sintesi dei risultati Nell’ipotesi in cui si effettuasse la raccolta delle partite minime, piccole e medie, la riduzione di percorso ottenibile rispetto alla situazione senza Transit Point è I risultati relativi alle diverse alternative di spedizione sono riportati nelle tabelle 2.6.a e 2.6.b. Tab. 2.6.a - Risultati relativi alle alternative di spedizione Soluzione T.P. per Spedizioni sul totale Quantità (%) Riduzione del percorso (UD) Riduzione ottenibile (%) Spedizioni minime 38,33 6,61 573.799 15 Spedizioni piccole 68,66 20,31 942.091 24 Spedizioni medie 85,66 40,78 1.194.313 31 2.7. Valutazione dell’incidenza della produzione extra-distretto Tab. 2.6.b - Riduzioni percentuali di percorso (complessive e marginali) Il distretto di Sassuolo-Scandiano è diventato col tempo il principale mercato nazionale ed europeo del prodotto ceramico e tendenzialmente dell’indotto (sanitari, arredo bagno, arredo cucina). La presenza di molti autotrasportatori nel distretto ha orientato aziende italiane ed europee extra-distretto a creare depositi o ad utilizzare depositi esistenti, per poter sfruttare la domanda di prodotto e l’insieme dei servizi esistenti. Come conseguenza l’area del distretto, già caricata del traffico relativo alla propria produzione, deve sopportare anche quello generato da parte della produzione nazionale ed estera extra-distretto. Per valutare il percorso complessivo all’interno del distretto dei mezzi impegnati nel trasporto dei prodotti finiti provenienti dalle aziende extra-distretto, può essere utilizzato ulteriormente il modello delle “Unità di Distanza”. Relativamente alla situazione attuale senza Transit Point, il ciclo di trasporto si può suddividere in due fasi: – ingresso nel distretto (con scarico delle partite presso i depositi); – uscita dal distretto. Soluzione con Riduzione Riduzione Transit Point per: ottenibile (%) marginale (%) Spedizioni minime 15 15* Spedizioni piccole 24 9 Spedizioni medie 31 7 * Rispetto alla situazione attuale Dall’esame delle tabelle, si può notare che: 1. con l’aumentare delle dimensione delle spedizioni gestite dal Transit Point, si riduce, rispetto alla situazione attuale, il percorso effettuato dai mezzi di trasporto del prodotto ceramico; 2. passando da una soluzione alla successiva, il risparmio marginale (inteso come differenza rispetto alla soluzione precedente) diminuisce per cui non conviene estendere la raccolta oltre le sei pallet, in quanto i vantaggi sarebbero trascurabili. 46 La produzione esterna venduta nel distretto di Sassuolo-Scandiano è in crescita ed è stimata in circa 34.050.000 m2/anno, con un aumento del 36,2 % rispetto ai dati di produzione utilizzati nel progetto Demetra. Nel paragrafo precedente è stato calcolato che il percorso, nella situazione attuale, relativo alla spedizione della sola merce prodotta nel distretto, ammonta a circa 3.887.615 UD/anno. Sommando il percorso originato dalla produzione esterna si ottiene: 3.887.615 + 390.159 = 4.227.774 UD/anno Ciclo delle partite in ingresso nel distretto Le aziende ceramiche esterne inviano la loro produzione nel distretto mediante autocarri che distribuiscono i prodotti presso alcuni depositi. Si può ipotizzare che gli autocarri in ingresso trasportino mediamente un carico di circa 1.440 m2 e facciano tre operazioni di scarico per un totale di 2 UD, cui vanno aggiunte 3 UD percorse a pieno carico dalla periferia del distretto al deposito e 3 UD da percorrere per uscire a vuoto dal distretto, per complessive 8 UD. Il numero di autocarri impegnati nel trasporto della produzione extra distretto ammonta a: 34.050.000 m2/anno: 1.440 m2/autocarro = 23.646 autocarri/anno Il numero di UD percorse annualmente nel distretto per lo scarico delle merci di provenienza esterna, ammonta quindi a: 23.646 autocarri/anno x 8 UD/autocarro = 189.168 UD/anno 4.227.774 UD/anno rappresenta il percorso complessivo all’interno del distretto, per il trasporto di tutta il prodotto finito, smistato nell’area stessa. L’incidenza delle quantità prodotte extra-distretto è del 9,1%. Alcune aree disponibili per la localizzazione dei Transit Point sono situate alla periferia del distretto. L’utilizzo di una o più aree periferiche specializzate per la ricezione dei prodotti ceramici extra-distretto consentirebbe una sostanziale riduzione del traffico determinato dai veicoli provenienti dall’esterno. Tale specializzazione interpreta, così come la già menzionata vocazione per destinazione, il concetto di flessibilità d’uso, di cui si dovrà tenere conto nella realizzazione del sistema, . La riduzione del percorso ottenibile con l’introduzione della rete dei Transit Point sarebbe quindi del: Ciclo delle partite in uscita dal distretto Nel ciclo di uscita dal distretto possono verificarsi due casi: • il prodotto viene prelevato dal deposito per essere trasportato a destinazione per carichi completi; • il prodotto viene prelevato da veicoli che effettuano la raccolta di prese di piccole dimensioni. Si può supporre che i prodotti escano dal distretto, utilizzando al 50%, ciascuna delle due modalità. Le partite escono con carichi completi di 1.440 m2 con percorsi di 4 UD (2 UD per l’ingresso dell’autocarro vuoto e 2 UD per l’uscita dell’autocarro pieno). • 9,1% per l’eliminazione del traffico dovuto a prodotti provenienti dalla zona di produzione extradistretto; • 31% per la riduzione del traffico dovuto alla produzione del distretto. Complessivamente la riduzione del percorso dovuto all’introduzione della rete di Transit Point è pari al 40,1 % del percorso attuale. Questa riduzione corrisponde direttamente ad una proporzionale riduzione dei consumi energetici e delle emissioni in atmosfera. 34.050.000 m2 x 0,50 = 17.025.000 m2 3. Il dimensionamento di un Transit Point 17.025.000 m2: 1.440 = 11.823 autocarri/anno. 3.1. Dimensionamento di massima delle aree 11.823 autocarri/anno x 4 UD/autocarro = 47.292 UD/anno Riprendendo le ipotesi definite nel paragrafo precedente, i trasportatori che raccolgono partite di piccole dimensioni devono effettuare un ciclo di prese corrispondente a 9 UD, cui vanno aggiunte 2 UD per l’ingresso a vuoto nel distretto e 2 UD per l’uscita a pieno carico per complessive 13 UD, ed una quantità trasportata, per ciascun autocarro, di 1.440 m2. Per il dimensionamento dei Transit Point occorre considerare non solo la produzione del distretto pari a 443.600.000 m2/anno, ma anche quella proveniente da altre aree esterne, nazionali ed estere, di produzione ceramica, che viene raccolta e distribuita nel distretto stesso ed è stimata in 34.050.000 di m2/anno, per complessivi 477.650.000 m2/anno. Nell’ipotesi di realizzare all’interno del distretto ceramico sette Transit Point, il limite superiore della produzione che mediamente afferisce a ciascun T.P. risulta essere costituito dal quantitativo di produzione che viene spedito con ordini inferiori od uguali a 6 pallet. Questa considerazione deriva dal fatto che fino a tali quantitativi il servizio risulta effettivamente conveniente dal punto di vista economico gestionale. Pertanto, valutando le considerazioni effettuate nell’ambito del progetto Demetra riportate in tab. 3.1.a, emerge che la produzione spedita con queste caratteristiche è pari a 27.826.520 m2/anno. Le aree prescelte per la realizzazione dei Transit 34.050.000 m2 x 0,50 = 17.025.000 m2 17.025.000 m2: 1.440 m2/autocarro = 11.823 autocarri/anno. 11.823 x 13 = 153.699 UD/anno. Il percorso totale all’interno del distretto dovuta al carico e scarico della produzione extra-distretto, risulta pari a: 189.168 + 47.292 + 153.699 = 390.159 UD/anno. Si tratta di valutare quale sia l’incidenza di questo percorso espresso in UD sul totale. 47 Point sono cinque, ubicate nella provincia di Modena, alle quali si aggiungono ulteriori due ubicate nella Provincia di Reggio Emilia. Tenendo conto che attualmente i depositi che svolgono funzioni simili ai Transit Point, hanno uno sviluppo orizzontale, con alcune zone di sovrapposizione di 2-3 pallets, si può fare riferimento alla tipologia di Transit Point proposta dal Gruppo PRO nel progetto Demetra, che si richiama a questa soluzione. Il dimensionamento dei Transit Point, verrà sviluppato secondo due ipotesi principali: • Transit Point costituito da un insieme di isole di carico modulari, con una superficie di 195 m2, dotate di scaffalature disposte su cinque piani; • Transit Point costituito da un insieme di isole modulari di 195 m2, senza scaffalature. Il dimensionamento dei Transit Point dipende inoltre, da un insieme di altri parametri che influiscono, in Fig. 19 - Dimensioni dell’“Isola di Carico” e lay-out parziale di un Transit Point. • il numero dei giorni di funzionamento annuale del Transit Point, assunto pari a 230 giorni/anno; • il tempo di permanenza dei pallets negli stalli, espresso in giorni (assunto uguale a 5); • il coefficiente medio di riempimento degli stalli, stimato pari al 50 %; • le superfici di servizio a supporto delle isole di carico (percorso stradale periferico, palazzina servizi, ecc., stimata pari al 10% della superficie complessive delle isole di carico; • la portata degli autocarri da 15 t in arrivo al Transit Point dalle aziende ceramiche, variabile tra i 640 m2/autocarro (all’80%) e 800 m2/autocarro (al 100%); • la portata degli autoarticolati da 30 t in uscita dal Transit Point per la destinazione finale, variabile tra 1.440 m2 /autoarticolato (al 90%) e 1.600 m2 / autoarticolato (al 100%). Il numero degli autocarri in ingresso ed in uscita dai Transit Point, è stato calcolato facendo riferimento sia al numero di pallet che ai m2 trasportati. Nel primo caso, per valutare il numero di autocarri, i pallet prodotti giornalmente sono stati divisi per 10 (in ingresso) e 15 (in uscita) nel caso dei carichi completi. Nel secondo caso i m2 prodotti giornalmente sono stati divisi per 720 m2 in ingresso e per 1.440 m2 in uscita. varia misura, sulle dimensioni della superficie occupata dalla piattaforma logistica. I principali parametri sono: • la produzione ceramica media che afferisce a ciascuno dei sette Transit Point (477.650.000 m2/anno : 7 = 68.236.000 m2 /anno); • l’entità della produzione gestita dal Transit Point medio e cioè: • le caratteristiche dell’isola di carico (dimensioni pari a 13 m x 15 m e superficie pari a 195 m2 ), con Tab. 3.1.a - Partite, produzione e pallets relative Dimensione partite (N. pallet) da 0 ≤ 1 da 1 ≤ 3 da 3 ≤ 6 tot. da 0 a 6 Produzione gestita (m2/anno) Pallet complessive (N.) 4.510.380 9.348.290 13.967.850 17.826.520 112.760 222.578 249.425 584.763 120 stalli di 1 m x 1,5 m, disposti su 5 piani di scaffalatura, oppure di 24 stalli di 1 m x 1,5 m, senza scaffalatura; 48 Utilizzando i parametri definiti in precedenza, è possibile giungere al dimensionamento di massima dei Transit Point, nelle due soluzioni con e senza scaffalatura e stabilire il numero di veicoli necessari per il trasporto delle piastrelle dalle aziende ceramiche ai Transit Point (motrici), e da questi alla destinazione finale (autoarticolati). • Portata autoarticolati completi in partenza 1600 m2 (30 t); • Superficie Isola di carico (13mx15m) 195 m2 • N° stalli per pallet = 24 per piano. 5 piani per un totale di 120 pallet • Dimensioni dello stallo 1m x 1,5m • Riempimento isole al 50% 3.2. Dimensionamento del Transit Point con scaffalature Note alla tabella 3.3.a • Giorni lavorativi 230 • Portata autocarri in arrivo 720 m2 (800m2x0,9) • Portata autoarticolati in partenza 1440 m2 (1600m2x0,9) • Superficie Isola di carico (13mx15m) 195 m2 • Stalli per isola N° 24 • Dimensioni dello stallo 1m x 1,5m • Riempimento isole al 50% Per la lettura delle seguenti tabelle, è necessario fare riferimento alle seguenti note. Note alla tabella 3.2.a • Giorni lavorativi 230 • Portata autocarri in arrivo 720 m2 (800m2x0,9) • Portata autoarticolati in partenza 1440 m2 (1600m2x0,9) • Superficie Isola di carico (13mx15m) 195 m2 • N° stalli per pallet = 24 per piano. 5 piani per un totale di 120 pallets • Dimensioni dello stallo 1m x 1,5m Note alla tabella 3.3.b • Giorni lavorativi 230 • Portata autocarri completi in arrivo 800 m2 (15 t) • Portata autoarticolati completi in partenza 1600 m2 (30 t) • Superficie Isola di carico (13mx15m) 195 m2 • Stalli per isola N° 24 • Dimensioni dello stallo 1m x 1,5m • Riempimento isole al 50% Note alla tabella 3.2.b • Giorni lavorativi 230 • Portata autocarri completi in arrivo 800 m2 (15 t); Tab. 3.2.a - Dimensionamento Transit Point (con scaffalature) con carichi parziali Dati generali Prod. Distr. (m2) Prod. Extra (m2) Prod. Totale (m2) Transit Point (N.) Prod. TP (m2/Tp) Peso/TP (t) 443.600.000 34.050.000 477.650.000 7 68.235.714 11.463.600 Numero di pallet Dim. partite Spedizione (%) Media m2 2 spediz. (m ) sul tot. (%) Totale/a (m2) Spedizioni/a (N.) Pallet/a (N.) ≤ 1 pallet 38,3 40 6,61 4.510.381 112.760 112.760 >1 ≤ 3 pallet 30,3 105 13,70 9.348.293 89.031 222.578 >3 ≤ 6 pallet 17,0 280 20,47 13.967.871 49.885 249.425 > 6 pallet 14,4 953 59,22 40.409.190 42.402 381.618 TOTALE 100,0 100,00 68.235.715 294.078 966.381 Dimensionamento del Transit Point Dim. partite Pallet/giorno (N.) Permanenza Pal. presenti (giorni) (N.) Isole (N.) Sup. isole (m2) Sup. Serv. (m2) Sup. Totale (m2) ≤ 1 pallet 490 5 2.450 41 15.990 1.599 17.589 >1 ≤ 3 pallet 968 5 4.840 81 31.590 3.159 34.749 >3 ≤ 6 pallet 1.084 5 5.420 90 35.100 3.510 38.610 > 6 pallet 1.659 5 8.295 138 53.820 5.382 59.202 TOTALE 4.201 21.005 350 136.500 49 Movimentazione autocarri nel Transit Point in base ai m2 Movimentazione autocarri nel Transit Point in base ai pallet Dim. partite Ingresso Uscita Totale (veic./giorno) (veic./giorno) (veic./giorno) ≤ 1 pallet 27 14 41 173 >1 ≤ 3 pallet 56 28 84 72 192 >3 ≤ 6 pallet 84 42 126 170 452 Parziale 167 84 251 111 > 6 pallet 563 TOTALE 33 87 >1 ≤ 3 pallet 108 65 >3 ≤ 6 pallet 120 Parziale 282 > 6 pallet 282 Ingresso Uscita Totale (veic./giorno) (veic./giorno) (veic./giorno) ≤ 1 pallet 54 TOTALE Dim. partite 170 122 167 84 373 Dimensioni del Transit Point Dim. spedizioni Sup. Totale (m2) ≤ 1 pallet 18.876 ≤ 3 pallet 55.770 ≤ 6 pallet 97.383 Tab. 3.2.b - Dimensionamento Transit Point (con scaffalature) con carichi completi) Dati generali Prod. Distr. (m2) Prod. Extra (m2) Prod. Totale (m2) Transit Point (N.) Prod. TP (m2/Tp) Peso/TP (t) 443.600.000 34.050.000 477.650.000 7 68.235.714 11.463.600 Numero di pallet Dim. partite Spedizione (%) Media m2 2 spediz. (m ) sul tot. (%) Totale/a (m2) Spedizioni/a (N°) Pallet/a (N°) ≤ 1 pallet 38,3 40 6,61 4.510.381 112.760 112.760 >1 ≤ 3 pallet 30,3 105 13,70 9.348.293 89.031 222.578 >3 ≤ 6 pallet 17,0 280 20,47 13.967.871 49.885 249.425 > 6 pallet 14,4 953 59,22 40.409.190 42.402 381.618 TOTALE 100,0 100,00 68.235.715 294.078 966.381 Dimensionamento del Transit Point Dim. partite Pallet/giorno (N.) Permanenza Pal. presenti (giorni) (N.) Isole (N.) Sup. isole (m2) Sup. Serv. (m2) Sup. Totale (m2) ≤ 1 pallet 490 5 2.450 41 15.990 1.599 17.589 >1 ≤ 3 pallet 968 5 4.840 81 31.590 3.159 34.749 >3 ≤ 6 pallet 1.084 5 5.420 90 35.100 3.510 38.610 > 6 pallet 1.659 5 8.295 138 53.820 5.382 59.202 TOTALE 4.201 21.005 350 136.500 50 Movimentazione autocarri nel Transit Point in base ai m2 Movimentazione autocarri nel Transit Point in base ai pallet Dim. partite Dim. partite Ingresso Uscita Totale (veic./giorno) (veic./giorno) (veic./giorno) ≤ 1 pallet 25 12 37 162 >1 ≤ 3 pallet 51 25 76 72 180 >3 ≤ 6 pallet 73 38 114 170 424 Parziale 152 75 227 111 > 6 pallet 535 TOTALE ≤ 1 pallet 49 33 82 >1 ≤ 3 pallet 97 65 >3 ≤ 6 pallet 108 Parziale 254 > 6 pallet TOTALE 254 Ingresso Uscita Totale (veic./giorno) (veic./giorno) (veic./giorno) 170 110 152 75 337 Dimensioni del Transit Point Dim. spedizioni Sup. Totale (m2) ≤ 1 pallet 17.589 ≤ 3 pallet 52.338 ≤ 6 pallet 90.948 3.3. Dimensionamento del Transit Point senza scaffalature Tab. 3.3.a - Dimensionamento Transit Point (senza scaffalature) con carichi parziali Dati generali Prod. Distr. (m2) Prod. Extra (m2) Prod. Totale (m2) Transit Point (N.) Prod. TP (m2/Tp) Peso/TP (t) 443.600.000 34.050.000 477.650.000 7 68.235.714 11.463.600 Numero di pallet Dim. partite Spedizione (%) Media m2 2 spediz. (m ) sul tot. (%) Totale/a (m2) Spedizioni/a (N°) Pallet/a (N°) ≤ 1 pallet 38,3 40 6,61 4.510.381 112.760 112.760 >1 ≤ 3 pallet 30,3 105 13,70 9.348.293 89.031 222.578 >3 ≤ 6 pallet 17,0 280 20,47 13.967.871 49.885 249.425 > 6 pallet 14,4 953 59,22 40.409.190 42.402 381.618 TOTALE 100,0 100,00 68.235.715 294.078 966.381 Dimensionamento del Transit Point Dim. partite Pallet/giorno (N.) Permanenza Pal. presenti (giorni) (N.) Isole (N.) Sup. isole (m2) Sup. Serv. (m2) Sup. Totale (m2) ≤ 1 pallet 490 5 2.450 204 79.560 7.956 87.516 >1 ≤ 3 pallet 968 5 4.840 403 157.170 15.717 172.887 >3 ≤ 6 pallet 1.084 5 5.420 452 176.280 17.628 193.908 > 6 pallet 1.659 5 8.295 691 269.490 26.949 296.439 TOTALE 4.201 21.005 1.750 682.500 51 Movimentazione autocarri nel Transit Point in base ai m2 Movimentazione autocarri nel Transit Point in base ai pallet Dim. partite Ingresso Uscita Totale (veic./giorno) (veic./giorno) (veic./giorno) ≤ 1 pallet 27 14 41 173 >1 ≤ 3 pallet 56 28 84 72 192 >3 ≤ 6 pallet 84 42 126 170 452 Parziale 167 84 251 111 > 6 pallet 563 TOTALE 33 87 >1 ≤ 3 pallet 108 65 >3 ≤ 6 pallet 120 Parziale 282 > 6 pallet 282 Ingresso Uscita Totale (veic./giorno) (veic./giorno) (veic./giorno) ≤ 1 pallet 54 TOTALE Dim. partite 170 122 167 84 373 Dimensioni del Transit Point Dim. spedizioni Sup. Totale (m2) ≤ 1 pallet 87.516 ≤ 3 pallet 260.403 ≤ 6 pallet 454.311 Tab. 3.3.b - Dimensionamento Transit Point (senza scaffalature) con carichi completi Dati generali Prod. Distr. (m2) Prod. Extra (m2) Prod. Totale (m2) Transit Point (N.) Prod. TP (m2/Tp) Peso/TP (t) 443.600.000 34.050.000 477.650.000 7 68.235.714 11.463.600 Numero di pallet Dim. partite Spedizione (%) Media m2 spediz. (m2) sul tot. (%) Totale/a (m2) Spedizioni/a (N°) Pallet/a (N°) ≤ 1 pallet 38,3 40 6,61 4.510.381 112.760 112.760 >1 ≤ 3 pallet 30,3 105 13,70 9.348.293 89.031 222.578 >3 ≤ 6 pallet 17,0 280 20,47 13.967.871 49.885 249.425 > 6 pallet 14,4 953 59,22 40.409.190 42.402 381.618 TOTALE 100,0 100,00 68.235.715 294.078 966.381 Dimensionamento del Transit Point Dim. partite Pallet/giorno (N.) Permanenza Pal. presenti (giorni) (N.) Isole (N.) Sup. isole (m2) Sup. Serv. (m2) Sup. Totale (m2) ≤ 1 pallet 490 5 2.450 204 79.560 7.956 87.516 >1 ≤ 3 pallet 968 5 4.840 403 157.170 15.717 172.887 >3 ≤ 6 pallet 1.084 5 5.420 452 176.280 17.628 193.908 > 6 pallet 1.659 5 8.295 691 269.490 26.949 296.439 TOTALE 4.201 21.005 1.750 682.500 52 Movimentazione autocarri nel Transit Point in base ai m2 Movimentazione autocarri nel Transit Point in base ai pallet Dim. partite Dim. partite Ingresso Uscita Totale (veic./giorno) (veic./giorno) (veic./giorno) ≤ 1 pallet 25 12 37 162 >1 ≤ 3 pallet 51 25 76 72 180 >3 ≤ 6 pallet 73 38 114 170 424 Parziale 152 75 227 111 > 6 pallet 535 TOTALE ≤ 1 pallet 49 33 82 >1 ≤ 3 pallet 97 65 >3 ≤ 6 pallet 108 Parziale 254 > 6 pallet TOTALE 254 Ingresso Uscita Totale (veic./giorno) (veic./giorno) (veic./giorno) 170 110 152 75 337 Dimensioni del Transit Point Dim. spedizioni Sup. Totale (m2) ≤ 1 pallet 87.516 ≤ 3 pallet 260.403 ≤ 6 pallet 450.311 Successivamente si è sviluppato, per lo stesso percorso, il costo operativo di un sistema innovativo costituito da due chiatte, da uno spintore che si integra con la chiatta nel suo percorso marittimo e da una nave bacino fluviale autopropulsa. ALLEGATO D - UN CASO STUDIO UN SISTEMA INNOVATIVO DI TRASPORTO FLUVIO-MARITTIMO Il distretto ceramico potrebbe essere interessato all’utilizzo del futuro porto fluviale di Pieve Saliceto, situato sul fiume Po in provincia di Reggio Emilia, per il trasporto di materie prime e di prodotti finiti. Purtroppo, mentre la navigazione fluvio-marittima ha avuto in Nord Europa un continuo crescente sviluppo, non altrettanto si può affermare per quanto riguarda la navigazione marittima in Adriatico estesa alla navigazione lungo il fiume Po. Gli ingegneri Luigi e Francesco Cuttica, titolari di uno studio tecnico-navale con sede a La Spezia, hanno sviluppato il progetto di un sistema innovativo di trasporto fluvio-marittimo con caratteristiche di grande competitività nei confronti del trasporto fluviale tradizionale e del trasporto su gomma. Lo studio Cuttica in quarant’anni di attività, ha svolto per conto di cantieri navali e società armatoriali nazionali ed estere attività di progettazione e direzione lavori relative a navi mercantili di diverso tipo e stazza, a mezzi navali per grandi opere civili in mare ed a piattaforme galleggianti di servizio ai pozzi petroliferi “off shore”. Si è interessato inoltre alla navigazione sul Po, progettando e dirigendo i lavori di costruzione di diverse navi cisterna fluviali, di spintori di chiatte cisterna, di draghe stazionarie e autopropulse e di mezzi di servizio per il fiume. Al fine di meglio conoscere le ragioni dello scarso interesse da parte degli operatori economici, si sono prese in esame le varie voci che compongono il costo operativo per tonnellata trasportata dal porto di Bari al porto fluviale di Pieve Saliceto, ipotizzando l’impiego di una nave fluvio-marittima della classe europea R/S Class 1, confrontandolo con le tariffe applicate dall’autotrasporto. 1. Trasporto con nave fluvio-marittima 1.1. Caratteristiche del trasporto E’ stato preso come esempio, un trasporto con partenza dal porto di Bari ed arrivo, via Porto Levante, al progettato porto di Pieve Saliceto (RE). Il ritorno è stato considerato a vuoto, escludendo la possibilità di effettuare lungo il percorso, il trasferimento del carico imbarcato. Il pescaggio della nave è assunto pari a 2,40 m, compatibile con i fondali medi del Po, utilizzabili per la navigazione per 330 gg. all’anno. E’ stato considerato un carico secco alla rinfusa e un giorno per effettuare le operazioni di carico e scarico. Il tempo di percorrenza di andata e ritorno tra Bari e Porto Levante (situato presso il delta del fiume Po), tenuto conto delle normali operazioni in ambito portuale, delle distanze tra i porti di partenza e di arrivo, della velocità media in mare e in fiume della nave, è stato considerato pari a 4 giorni, e di 2 giorni quello tra Porto Levante ed il porto di Pieve SaIiceto. Gli oneri finanziari considerati per tutti i mezzi navali presi in esame, sono relativi a mezzi di nuova costruzione, privi di qualsiasi forma di contributo a fondo perduto e sono stati calcolati sulla base di un finanziamento estinguibile in 19 anni, con un tasso d’interesse del 12%. 1.2. Caratteristiche della nave E’ stata ipotizzata una nave avente le caratteristiche previste la R/S Class 1 della ECE-UNO Classification estesa alle navi fluvio-marittime. 53 Dividendo le spese totali di 2,80 miliardi di lire per le 38.130 t di merce trasportata all’anno, il costo operativo per tonnellata, risulta pari a circa 74.000 Lire/t, senza tenere conto dell’utile d’impresa. Questa nave (derivata da una fluvio-marittima progettata nel 1995 ed ora in navigazione nell’Adriatico), ha una lunghezza di 90 m, una L pp di 83 m, una larghezza B di 11,4 m, una altezza D al ponte di coperta di 5,50 m ed un dislocamento, in fiume, di 192 t. La potenza propulsiva, suddivisa tra due eliche, è di 2 x 550 kW, in grado di imprimere alla nave una velocità media in mare di 9 nodi e media in fiume di 13 Km/h. Il peso della nave, con i soli carichi consumabili a bordo (combustibili, lubrificanti, acqua magazzini, pezzi di rispetto), risulta di 990 t, per cui la portata netta del carico pagante trasportabile per T = 2,40 m, è di 930 t. La durata del ciclo operativo andata e ritorno (A + R) della nave tra Bari e Pieve Saliceto può essere così suddivisa: • carico a Bari 1 g. • tratto marittimo (A + R) 4 gg. • tratto fluviale (A + R) 2 gg. • sbarco carico a Pieve Saliceto 1 g. • durata del ciclo 8 gg. Nei 330 giorni di esercizio, la nave è in condizione di effettuare 41 cicli, con una quantità di merce trasportata pari a 41x930 t = 38.130 t/anno. 1.4. Considerazioni sul trasporto con una nave fluvio-marittima Il costo del trasporto via strada da Bari al porto fluviale di Pieve Saliceto, si aggira sulle 66-70.000 Lire/t, con possibilità di riduzione nel caso di grosse partite da trasportare. Pertanto risulta che, nelle attuali condizioni del Po, il trasporto fluvio-marittimo impiegando navi con l’attuale standardizzazione europea, per il percorso ipotizzato, non risulta competitivo con l’autotrasporto. La competitività si raggiunge per percorsi superiori, nel qual caso può intervenire una rottura del carico intermedia. Inoltre l’autotrasporto può svolgere un servizio “porta a porta”, contro il trasporto “banchina a banchina” offerto dalla nave. Un altro problema del trasporto lungo un fiume a corrente libera quale è il Po, è rappresentato dai fondali, che sono soggetti a variazioni imprevedibili, anche nell’arco di pochi giorni. 1.3. Costo operativo per tonnellata trasportata Il costo operativo tonnellata trasportata, si ottiene dividendo le spese annuali per il numero di tonnellate trasportate all’anno. Le spese annuali, a loro volta risultano dalla somma delle spese fisse e delle spese variabili. Le spese fisse sono state calcolate in base al costo stimato della nave nuova, ad un periodo di ammortamento di 16 anni, al costo ed al rimborso del capitale occorrente per la sua costruzione, alle spese annue di assicurazione, di gestione a terra, di normale manutenzione nave e per l’equipaggio. Dall’esame analitico di ogni voce risulta che le spese fisse annue, comprese quelli finanziarie, ammontano a 2,44 miliardi di lire. Le spese variabili, relative al combustibile e ai lubrificanti, sono state calcolate in base ai costi attuali, alla potenza media sviluppata dall’apparato motore in mare e in fiume, alle ore effettive di moto impiegato in ogni singolo viaggio, al numero dei cicli percorribili all’anno, e risultano complessivamente di 0,36 miliardi di lire. Le spese totali annue risultano pari a 2,80 miliardi di lire. 2. Il sistema costituito da due chiatte fluvio-marittime, uno spintore marittimo e una nave-bacino fluviale 2.1. Caratteristiche di massima Per conferire al trasporto via acqua un grado di maggiore competitività nei confronti del trasporto via strada, è stato sviluppato un sistema innovativo di trasporto fluvio-marittimo. Il sistema sviluppato è costituito da due unità tra loro separabili, in cui una sviluppa la potenza propulsiva (spintore) ed assicura il governo, mentre l’altra trasporta il carico (chiatta). La chiatta, alleggerita dei pesi dell’apparato motore e dei liquidi di consumo durante la propulsione, è in grado di aumentare la sua capacità di carico lungo il fiume, nei confronti di una nave fluvio-marittima di Fig. 20 - Spintore e chiatta 54 pari dimensioni. Lo spintore marittimo viene collegato alla chiatta in forma rigida, tale da costituire con essa un corpo unico in grado di resistere alle sollecitazioni prodotte dal moto ondoso. 2.2. Caratteristiche delle due chiatte Le chiatte hanno una lunghezza tra le perpendicolari (L) di 90 m, una larghezza (B) di 11,4 m, un’altezza al ponte (D) di 5,40 m e sono progettate per navigare in mare ad una immersione massima di 4,00 m. I risultati economici fanno riferimento ad una immersione della chiatta di 3,50 m, cui corrisponde un dislocamento in fiume di 3.000 t. Essendo il suo peso scarico di 630 t., la portata di ogni chiatta corrispondente a tale immersione è di 2.370 t. Nella parte poppiera le chiatte hanno un vano dotato di casse laterali e di doppio fondo; all’interno del vano di dimensioni standardizzate s’inserisce, durante il trasporto per mare, la parte prodiera dello spintore. Fig. 21 - Nave bacino Tale piattaforma ha il fondo adeguatamente avviato a prora ed a poppa e leggermente inclinato nella sua sezione trasversale verso l’alto, mentre la platea è contornata da una “mastra” stagna di circa 1,5 m di altezza. Ai quattro angoli, sono sistemate quattro torri stagne dell’altezza di circa 5,0 m dal piano della platea. Il loro compito principale è quello di conferire alla piattaforma una stabilità trasversale in tutte le fasi di esercizio. Due portelloni stagni alti circa 1,5 m, apribili idraulicamente, disposti alle estremità di prora e di poppa, trasversalmente tra le torri e sopra la platea del bacino, servono per l’accesso al bacino stesso e svolgono, in navigazione, funzione di chiusura della platea. Con l’allagamento delle casse di zavorra, la piattaforma s’immerge in misura tale da disporre la sua platea sotto il livello dell’acqua di oltre 3,50 m, lasciando emergere solo la parte superiore delle quattro torri; in tal modo può essere trasferita in corrispondenza della sua platea una chiatta con immersione di 3,50 m cui corrisponde un dislocamento di 3.000 t e una portata di 2.370 t. Svuotando, a mezzo di elettropompe, tutta l’acqua sia nelle casse di zavorra sia quella residua sulla platea, il bacino con la sua portata di 3.200 t è in condizioni all’immersione di 1,90 m di portare completamente in secco sulla sua platea, la chiatta carica disposta al suo interno. Il bacino, inoltre, è dotato di quattro propulsori, disposti due verso prora e due verso poppa in corrispondenza delle quattro torri. Tutti i propulsori sono del tipo azimutale, ed esercitano la loro spinta in tutte le direzioni. Quelli poppieri sono dotati di elica mentre quelli di prora, per evitare sporgenze dallo scafo, sono del tipo pump-jet, ormai di diffusa applicazione navale. Tale sistema di propulsione, abbinato alla notevole distanza intercorrente tra i propulsori, è in grado di conferire alla nave bacino elevatissime caratteristiche di manovrabilità, notevolmente superiori a quelle di qualsiasi tipo di convoglio a spinta o nave operante in fiume. Ciò malgrado le sue notevoli dimensioni di insieme che, peraltro, risultano nel complesso inferiori, in larghezza, a due chiatte appaiate e, in lunghezza, a due chiatte in linea, soluzioni già operanti sul Po. I propulsori sono azionati da proprio motore diesel della potenza max di circa 500 kW., in grado di imprimere alla nave-bacino una velocità media tra salita e discesa di 3 (Km/h.), non inferiore a quella ottenibile, lungo il Po, dalla nave fluvio-marittima. 2.3. Caratteristiche dello spintore marittimo Ha una lunghezza di 22 m, una larghezza max di 10,8 m, due eliche azionate due motori sviluppanti complessivamente una potenza max di 1.300 kW, in grado di imprimere al sistema integrato spintore-chiatta una velocità media in mare, con chiatta a pieno carico, di circa 9 nodi. Il collegamento con la chiatta viene effettuato portando la parte prodiera dello spintore, in galleggiamento libero, all’interno del vano poppiero della chiatta facendolo quindi appoggiare mediante l’allagamento di casse di zavorra, il suo fondo con il cielo del doppio fondo del vano della chiatta. L’asportazione della residua acqua esistente nel vano, dopo l’ingresso dello spintore e la tenuta stagna di tale vano, ottenuta mediante guarnizioni in gomma, determinano l’isolamento della parte prodiera dello spintore dal mare. La pressione idrostatica che si viene a creare nella parte poppiera dello spintore (avendo esso la parte prodiera in secco) unita ai sistemi di blocco meccanico di sicurezza operanti in coperta, garantiscono un rigido, rapido e sicuro collegamento tra spintore e chiatta, anche alla presenza di moto ondoso di elevata intensità. 2.4. Descrizione della nave-bacino Ha una lunghezza (L) di 110 m, una larghezza (B) di 22 m e ha, in relazione alle sue forme di carena, un dislocamento di 4.100 t all’immersione di 1,90 m. Avendo un peso proprio di 900 t è in grado di trasportare con l’immersione predetta, sulla propria platea un carico di 3.200 t. La nave bacino è costituita, nelle sue linee essenziali, da una piattaforma della lunghezza di 110 m, della larghezza di 22 m e dell’altezza di circa 2,0 m, dotata di paratie longitudinali e trasversali, per conferire rigidità, e creare un certo numero di compartimenti adibiti a casse di zavorra. 55 Fig. 22 - Sollevamento della chiatta mediante la nave bacino In base della durata di 5 gg. della tratta marittima, fissando in 330 i giorni all’anno in cui viene effettuato il trasporto, i cicli annuali diventano 66, per cui la quantità di merce trasportata è di 66 x 2.370 = 156.420 t./anno. Il sistema di propulsione sistemato in apposito locale-motori disposto nella parte inferiore di ciascuna torre è comandato e controllato da una plancia disposta nella parte prodiera della nave-bacino, che quindi é dotata della massima visibilità in tutte le direzioni. La plancia è abbassabile per il passaggio sotto i ponti. Le pompe di zavorramento, disposte in quattro stazioni di pompaggio sistemate nella parte inferiore delle torri, rendono possibile le operazioni di immersione e di emersione della nave-bacino, in circa un’ora. I sistemi di allagamento e svuotamento delle casse di zavorra sono simili a quelle normalmente adottate nei bacini galleggianti a torre impiegati nella costruzione di cassoni in cemento armato per la formazione di dighe foranee. Alloggi e servizi per l’equipaggio sono disposti nelle torri prodiere. 2.6. Costo per tonnellata trasportata Gli oneri finanziari sono stati calcolati in base al costo dei mezzi navali impiegati, al loro periodo di ammortamento, al costo e al rimborso del capitale occorrente; a tali oneri vanno aggiunte le spese annue di assicurazione, di gestione a terra, di normale manutenzione dei mezzi e quelle per gli equipaggi dello spintore marittimo e della nave-bacino. Dall’esame analitico effettuato per ogni voce di spesa risulta che la somma degli oneri fissi compresi quelli finanziari e di circa 4,34 miliardi di lire, di quelli variabili di circa 0,75 miliardi, per un totale quindi di 5,09 miliardi di lire/anno. Dividendo il costo sopra riportato per le 156.420 t di merce trasportata, il costo per tonnellata è di 32.500 £/t. 2.5. Modalità del trasporto fluvio-marittimo Una chiatta parte da Bari con una immersione di 3,50 m cui corrisponde una portata di 2.370 t e, collegata allo spintore marittimo, viene trasferita a Porto Levante. Qui giunta viene scollegata dallo spintore e portata galleggiante in corrispondenza della platea della nave-bacino, precedentemente portata ad una immersione di oltre 3,80 m. Svuotando le casse di zavorra la nave-bacino emerge fin tanto da mettere in secco, sulla sua platea, la chiatta carica del peso di 3.000 t. Con questo carico la nave-bacino ha una immersione inferiore a 1,90 m, che garantisce la possibilità di navigazione in Po per quasi tutto l’anno. Una volta ormeggiata a banchina a Pieve SaIiceto possono iniziare le operazioni di scarico, con la chiatta ancora giacente in secco sulla platea. Mentre la nave-bacino percorre il tragitto Porto Levante Pieve SaIiceto, scarica la chiatta in banchina ed effettua il viaggio di ritorno verso Porto Levante, la seconda chiatta del sistema, collegata allo spintore marittimo, percorre la tratta di andata e ritorno per Bari. Mantenendo le velocità dei mezzi in mare e in fiume uguali a quelle della nave fluvio-marittima, la durata del ciclo operativo lungo la tratta marittima, comprese le operazioni di carico, è di 5 gg., mentre quello nella tratta fluviale è di 3 gg. Pertanto, nel tempo in cui si compie il ciclo marittimo, può essere portato a termine il ciclo fluviale con una eccedenza di tempo tale da compensare eventuali emergenze lungo il fiume o durante lo scarico. 2.7. Considerazioni sul trasporto con chiatte, spintore marittimo, nave bacino Dai dati emersi risulta che il costo operativo per tonnellata di merce trasportata con tale sistema e meno della metà del costo ottenibile per una nave fluviomarittima e altamente competitivo, anche con le tariffe attualmente praticate per lo stesso percorso, dall’auto trasporto. La nave-bacino, avendo la possibilità di navigare ad una immersione di 1,90 m con elevatissime caratteristiche di manovrabilità, offre le più ampie garanzie di far giungere a Pieve Saliceto una chiatta di tipo marittimo con una immersione entro i 3,50 m, eliminando tutte le incertezze di una navigazione lungo un fiume non bacinizzato quale è il Po. La nave-bacino può inoltre offrire un servizio per conto terzi oltremodo importante per far navigare, con portate di carico economicamente più vantaggiose, altri mezzi navali svolgenti un traffico di merci lungo il Po o di effettuare, con la sua elevata superficie di ponte, trasporti occasionali lungo il fiume di automezzi, di container o di grandi strutture metalliche. E’ da tenere presente infine che con l’impiego della nave-bacino non sono necessari particolari lavori di dragaggio lungo il fiume, se non quelli atti a mantenere i fondi entro i limiti attuali. 56 57