59 - Araberara

Transcript

59 - Araberara
Araberara - 25 Febbraio 2011
CLUB AMICI ATALANTA
“CLAUDIO PAUL CANIGGIA”
A come Atalanta,
ditelo anche a... Beppe
La festa sociale del Club Amici Atalanta
“Claudio Paul Caniggia” (sede a Pianico) si
è tenuta martedì 15 febbraio all’Hotel Ristorante Sporting di Endine. Più di 150 tra
ospiti e invitati venuti da tutti i paesi dell’alto Sebino e val Cavallina. Il Club, fondato
dal vulcanico Beppe Rota, ha fatto passi
da gigante, è diventato un punto di riferimento dei tifosi atalantini della zona. I due
ospiti più attesi sono arrivati con largo anticipo. Simone Padoin e Daniele Capelli
i due campioni atalantini, aspettavano pazientemente gli ospiti che arrivavano alla
chetichella. Pazienti, disponibili per le foto,
gli autografi, gli scambi di battute soprattutto con i giovanissimi, sono stati la vera
sorpresa della grande serata. Beppe Rota si
è superato. Solitamente i punti “noiosi” di
questi ritrovi sono le attese tra una portata
e l’altra, un discorso e l’altro, una premiazione, un saluto. Ed ecco l’altra sorpresa,
Maurizio Acerbis. Chi è? Beh, è stato di
volta in volta Renato Zero, uno strepitoso
e più volte bissato a grande richiesta Vasco
Rossi e infine Ligabue. Passando tra i tavoli ha vivacizzato la serata. Naturalmente al
tavolo dei grandi ospiti, oltre ai due giocatori
atalantini, c’erano Marino Lazzarini, Presidente dei Club Amici dell’Atalanta, Elio
Corbani, giornalista, memoria storica della
storia dell’Atalanta dell’ultimo mezzo secolo,
Elisa Persico, Carlo Valenti e le “vecchie
glorie” Giorgio Magnocavallo e Luigino
Pasciullo. E naturalmente lui, star tra le
star, Beppe Rota, che veniva tirato da tutte
le parti, che ha dato un premio-ricordo un po’
a tutti (tra l’altro premi di alta qualità). Beppe era preoccupato. Aveva organizzato tutto
in una decina di giorni, solitamente questi
appuntamenti annuali sono programmati
mesi prima, lui con il suo giro vorticoso di
contatti, in procinto di andare anche al festival di Sanremo, come ogni anno, è riuscito
nel miracolo. Le sciarpe colorate, le bandiere, la grande torta. E il grido solito dal fondo
sala dei “tenori” del tifo atalantino (Alfredo
Bianchi di Costa Volpino sopra tutti, zio del
campione Rolando Bianchi, socio di Beppe
Rota in un’avventura aziendale prossima ad
iniziare), quelli che con l’orgoglio di gente di
frontiera (si è al confine con Brescia) spingono e… costringono la squadra al ritorno in
prima classe, la serie A. Che poi la cena ha
portato fortuna, perché dalla coabitazione si
è passati alla conduzione solitaria. Contando sul fatto che diventi una tranquilla corsa
solitaria.
IL BASSO PROFILO
Toresal
C'è aria di festa, ma soprattutto di grande calcio, in città e nel contado, durante la settimana
di vigilia di Atalanta-Siena. Si pensava che lo
scontro col Torino, dello scorso ottobre, esaurisse
il desiderio e le parodie di Serie A, ma in gioco
con i bianconeri toscani non c'è soltanto la leadership cadetta: una vittoria della Ninfa la lancerebbe in fuga solitaria, con una discreta fossa
di punti a separarla dal Varese quarto in classifica (che oltre i 10 punti di distacco perderebbe
il diritto ai play-off). In più, inutile dirlo, la presenza dell'ambiguo e presuntuoso Antonio Conte
sulla panchina chiantigiana stuzzica più di un
motivo di polemica.
Colpo d'occhio splendido, la sera d venerdì 11
febbraio, in uno stadio comunque sempre più
inadeguato per grandi eventi. Non si raggiunge
alcun record di presenze, ma i 21.000 spettatori
confortano e sostengono i nostri ragazzi in campo a sufficienza; senza disordini, è bene sottolinearlo, e con parecchio senso dell'umorismo, a
cominciare dalla pletora di parrucchini lanciata
sulla panchina del malcapitato Conte.
Si parte a spron battuto, e si inchiodano i senesi nella loro area, riempiendoli di tiri e cross,
ma senza alcun risultato: la difesa, tipo pallamano, stolida, ma efficace nell'ammassare tutti gli
uomini sul perimetro dei 16 metri, permette ai
ghibellini di resistere per tutti i novanta minuti.
Se a questo ci aggiungiamo due paratone di Coppola, il quale si risparmia le inevitabili papere
che nelle stagioni in nerazzurro inevitabilmente seguivano ogni sua prodezza
in porta, il conto è presto
fatto, ed è 0 a 0. Nessuna
fuga, anzi veniamo brancati dal redivivo Novara, che
nel posticipo passeggia sui
resti del Torino, e basta là.
Il solo dato oggettivo è che
le sei punte presenti nella
rosa nerazzurra non sono
sufficienti a guarire l'evidente stitichezza offensiva. Prendiamone atto: il resto sono soltanto
chiacchiere.
Chi invece non si perde in ciance e reumatismi
polemici è l'AlbinoLeffe che nel cor ci sta. Reduci
dalla batosta varesotta, gli undici del Baffo risanato (toccando doveroso ferro...) scendono sul
terreno dello "Scida", tana del Crotone, col piglio
di chi ha l'urgenza di salvarsi come unico scopo.
Va da sè che i biancazzurri si piazzano a centrocampo come se fossero a casa loro, che tanto
una vera casa non ce l'hanno più dai tempi della
serie C, proponendo e disponendo a piacimento,
fino al gol dell'immenso Torri, che li porta in vantaggio intorno al 20'. Segnato il gol, i Blue-Boys
continuano nella medesima condotta tattica,
stroncando sul nascere le iniziative di rimonta
degli jonici e riducendo al minimo i rischi, fino al
triplice fischio che sancisce tre punti d'ossigeno
meritati come non mai.
Il successivo impegno sotto la Maresana, vede
i seriani affrontare l'indecifrabile Padova, squadra già forte ad inizio stagione, e vieppiù irrobustitasi al mercato invernale, dove il sottoscritto
più che verze e arance non può comprare, mentre
i veneti hanno invece fatto incetta di difensori,
centrocampisti e attaccanti, dato che, beati loro,
ne hanno evidentemente da spendere.
A dire il vero, i risultati non paiono granché,
vista la recente figuraccia interna, laddove i
biancoscudati hanno dovuto cedere di fronte alla
Triestina di Salvioni. Si teme perciò il dente avvelenato dei patavini, i quali fursùra reagiscono
con veemenza all'iniziale forcing dei nostri valligiani, e vanno in vantaggio su rigore con l'esperto Vantaggiato, un nome una garanzia.
Per fortuna i vecchi filibustieri non mancano nella rosa seriana, e proprio uno di questi,
Gigi Sala, si fa abilmente stendere subito dopo
nell'area padovana, permettendo così a Omar
Torri di regalare a se stesso l'ottavo sigillo, ed
alla sua squadra il momentaneo pareggio. Secondo tempo da sbadigli e cazzeggi, fino all'ultimo secondo, quando arriva il tap-in vincente di
Valerio Foglio, uno così sempre meglio avercelo
sempre dalla propria parte: non è uno scherzo,
ma è il miglior regalo al Baffo, rientrante in tribuna, da parte dei suoi ragazzi. AlbinoLeffe che
ammucchia punti di scorta, mentre le giornate al
termine si assottigliano, per il bene dei biancazzurri. Alla Ninfetta nostra tocca invece scendere
sullo Stretto in edizione low-cost, con il minimo
sindacale in rosa, a causa degli infortuni. Si
teme, della Reggina avversaria, soprattutto Bonazzoli, lungagnone bresciano che ci tormenta
fin dai tempi del malaugurato spareggio 2003.
Stavolta al bietolone viene messa la museruola dal sergente Capelli, inferiore all'avversario
diretto solo in altezza, ma superiore in tutto il
resto. Occorre, nella vita, a volte preferire un
basso profilo, mantenendo il senso della misura
anche quando si concorre per grandi traguardi, e
questo i nostri ragazzi lo sanno bene. Ne consegue una partitaccia inguardabile, ma anche un
pareggio d'oro, che aumenta di valore alla luce
delle concomitanti sconfitte di Novara e Siena.
E la Ninfa scappa un'altra volta. Solitaria e
felice.
Cara vecchia saggezza orobica.
Con l'uovo di oggi potremmo comprarci la gallina domani.
59