Attualità e Cultura - Accademia Italiana di Scienze Forestali

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Attualità e Cultura
UNA SOLA POLIZIA AMBIENTALE
Nel corso degli anni l’emergenza ambientale è cresciuta e si è diversificata.
Oggi sono prevalenti, più d’ogni altro, i temi degli inquinamenti e dello smaltimento dei rifiuti; in tempi ormai remoti c’era in tutta evidenza il problema del
dissodamento dei terreni sodi, dei tagli abusivi, del furto di legname, del pascolo
incontrollato.
Il Corpo forestale dello Stato, nel corso degli ultimi 30 anni ha progressivamente modulato la propria attività di controllo: da polizia forestale in senso stretto,
si è trasformata, più in generale, in polizia ambientale.
Sino al 1980 le violazioni accertate dal personale del CFS a danno delle foreste rappresentavano oltre l’80% dell’intera attività di polizia del Corpo; a partire
da questa data, si è arrivati progressivamente ad invertire tale rapporto, tanto che
oggi le violazioni forestali rappresentano mediamente il 10% di tutti gli illeciti,
penali e amministrativi, complessivamente accertati, incendi boschivi esclusi.
Questo cambiamento di mission del CFS, è stata la risposta politica al trasferimento delle competenze in materia di boschi, passate dallo Stato centrale alle
Regioni.
Però anche i boschi avrebbero necessità d’essere maggiormente controllati
nella fase delle loro utilizzazioni: infatti sovente si notano “tagliate” dove vengono
rilasciate solo poche e inadatte matricine ed in tali condizioni il bosco ceduo entra
in fase regressiva.
Alcuni elementari dati statistici ci preoccupano: nel mentre la massa legnosa
annualmente utilizzata è rimasta ferma mediamente a 8 milioni di mc/anno (66%
per scopi energetici e il 44% come legname da lavoro), si ha che le violazioni accertate in materia di tagli boschivi dal CFS siano fortemente diminuite.
A titolo esemplificativo si ha che nel 2012 la Forestale abbia effettuato in tale
specifico ambito 31.341 controlli, pari al 10% di tutti quelli fatti; ed elevato 3.813
violazioni per tagli irregolari, sul totale di 9.680 illeciti amministrativi accertati.
Sino alla fine degli anni ’70 la vigilanza sui boschi da parte del CFS era, di contro,
predominante sulle proprie restanti attività e le violazioni di tipo forestale accertate
erano più del doppio!!
Di recente, il Capo del Corpo Forestale dello Stato, chiamato in audizione in
Commissione alla Camera dei Deputati, ha auspicato l’integrazione nel CFS dei
Corpi forestali delle Regioni a statuto speciale, nonché l’assorbimento nello stesso
– L’Italia Forestale e Montana / Italian Journal of Forest and Mountain Environments
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CFS delle Polizie provinciali, anche per risparmiare sulla finanza pubblica, in forte
criticità.
Tale disegno di grande ed attuale prospettiva è frutto di un percorso politico
e legislativo per il CFS difficile e controverso, che vale la pena ricordare nei suoi
passaggi essenziali.
A partire dall’istituzione delle Regioni, concretizzatosi con i ben noti decreti
delegati n. 11 del 1972 e n. 616 del 1977, il CFS veniva dalle stesse impiegato,
fermo restante la sua unità di struttura, in una sorta di confusa e controversa coodipendenza funzionale, protrattasi per quasi trent’anni!
Sull’onda poi di un crescente federalismo, mal costruito e non poco demagogico, definitosi con l’approvazione, di strettissima misura, della legge n. 3 del 2001,
di modifica del titolo V della Costituzione, il CFS ha corso il concreto pericolo di
essere addirittura smembrato, allorquando è stato approvato il DPCM dell’11 maggio del 2001, con il quale si prevedeva il trasferimento alle Regioni del 70% del
personale del CFS ed il restante 30% al Ministero dell’Ambiente.
Fortuna ha voluto che tale nefasta scelta politica sia stata di seguito annullata
nell’aprile del 2002 dal TAR Lazio, in accoglimento ai ricorsi avversi al provvedimento impugnato.
Si è poi aggiunta la provvidenziale sentenza n. 313 del 2003 della Corte
Costituzionale, che ha posto fine al tentativo della Regione Lombardia di costituire
un autonomo Corpo forestale regionale.
L’approvazione infine della legge 36 del 2004, di riforma del Corpo, ha permesso di gettare le basi per una moderna polizia ambientale a carattere nazionale.
La coraggiosa e lungimirante prospettazione fatta dal Capo del Corpo, come
ricordato, è pienamente condivisibile, e non solo per ragioni di cassa, pur importanti in tempi di pesanti ristrettezze economiche e di spending review.
Infatti, credo sia tempo di fare un decisivo passo avanti nella riorganizzazione del complesso sistema della sicurezza e della polizia giudiziaria, alla luce sia
delle linee programmatiche indicate dall’Unione Europea, che di una concreta
“semplificazione” amministrativa ed istituzionale.
Come è ben noto, nel nostro sistema operano ben sette diverse strutture di
polizia, separate ed autonome, con funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria (Carabinieri, Polizia di Stato, Finanza, Polizia penitenziaria, Corpo forestale
dello Stato, Polizia municipale, Polizia Provinciale) che nel corso degli anni, anziché specializzarsi e dedicarsi ciascuna in specifici settori di attività, hanno allargato
le rispettive sfere d’intervento, con evidenti sovrapposizioni.
Questa situazione tutta e solo italiana non trova eguali nei Paesi dell’U.E. nei
quali operano, di norma, due sole forze di polizia: una a carattere locale, l’altra a
carattere nazionale.
Il trattato di Velsen, firmato il 18 ottobre del 2007 dai paesi dell’U.E. che
hanno forze di polizia militari, quali Francia, Spagna, Portogallo, Olanda ed Italia,
è entrato a pieno titolo nel nostro ordinamento con la legge di ratifica del 14 maggio 2010, n. 84; con esso si istituisce per la prima volta una Gendarmeria europea,
definita Eurogendfor (EGF), a carattere sovra nazionale, al fine di eseguire, come
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espressamente cita l’art. 1 del Trattato, tutti i compiti di polizia previsti nell’ambito
delle operazioni di gestione delle crisi.
Appare chiaro che a livello di U.E. si stia definendo un nuovo sistema di
sicurezza e di ordine pubblico, basato su una polizia militare sopranazionale ed
una polizia civile a carattere nazionale. Ma, se questa è la direzione tracciata, a cui
progressivamente tendere, ne consegue che anche in Italia le nostre variegate Forze
di polizia vadano riformate e riorganizzate: da una parte dunque l’Arma dei carabinieri, quale polizia militare, inserita tra le Forze di Gendarmeria Europea, dall’altra
una nuova articolata polizia civile, organizzata per comparti di specialità.
Un qualche timido tentativo nel cercare di marcare una specificità d’intervento per ciascuna Forza di Polizia, si è avuto con il Decreto del Ministro dell’interno del 28 aprile 2006, concernente il Riassetto dei comparti di specialità delle
Forze di Polizia.
Il Decreto “Pisanu” appare però una mera ricognizione dell’attuale situazione, non operando quella decisiva separatezza di attribuzioni di specialità che sarebbe stato opportuno e necessario, per allineare il nostro Paese a quanto avviene
negli altri Stati dell’U.E.
Così, solo per restare alla polizia ambientale, il Decreto citato, nel mentre
riconosce al CFS competenze di prevenzione e di contrasto degli illeciti in materia
ambientale, con riguardo alle attività di tutela degli ecosistemi agro-forestali e della
biodiversità delle specie vegetali e animali, nonché di contrasto di specifiche forme
di inquinamento connesse anche con il ciclo dei rifiuti e delle acque, affida prioritariamente all’Arma dei Carabinieri la vigilanza sulla gestione dei rifiuti ed il concorso nella tutela della biodiversità; mentre la Guardia di finanza continuerà, così
si afferma, nell’azione di vigilanza e contrasto delle violazioni ambientali, da tempo
intraprese attraverso la propria componente aeronavale!
Lo stesso discorso, per nulla chiarificatore, vien fatto per quanto riguarda il
comparto della sicurezza agroalimentare.
Al Comando carabinieri delle politiche agricole si riconosce il compito di
svolgere controlli specifici sulla regolare applicazione dei regolamenti comunitari e
di concorrere nell’attività di prevenzione e repressione delle frodi agroalimentari,
per poi riaffermare che l’Arma dei carabinieri continuerà a svolgere un ruolo preminente nel settore delle frodi agroalimentari e nelle sofisticazioni di alimenti e
bevande.
In parallelo alla Guardia di finanza si riconosce un ruolo di preminenza nel
settore delle frodi comunitarie, mentre il Corpo forestale dello Stato continua a
svolgere le funzioni in materia agroalimentare attribuitigli dal Ministero da cui
organicamente dipende.
È di tutta evidenza che restano di fatto tra le varie Forze di polizia sovrapposizioni di funzioni e di attività, che non giovano nel complesso al delicato sistema
della sicurezza; molto c’è dunque da fare per evitare divisioni e spacchettamento di
competenze simili e assimilabili, con duplicazioni di strutture e moltiplicazione di
costi.
Altra considerazione. Nel quadro strategico di una revisione costituzionale
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del sistema delle autonomie locali, volto all’abolizione delle Province e nel disegnare poche macroregioni, come da più parti politiche proposto, l’assorbimento nel
CFS dei Corpi forestali delle regioni a statuto speciale e delle Polizie provinciali,
che svolgono essenzialmente compiti di polizia amministrativa ittico-venatorio,
sarebbe un ulteriore tassello per la costituzione di un sol Corpo nazionale, a marcata valenza ambientale; rappresenterebbe inoltre un passo avanti verso quella semplificazione e specializzazione tra le Forze di polizia, che l’Europa ci chiede a gran
voce.
Si realizzerebbe l’ambizioso ed entusiasmante progetto di veder nascere
anche in Italia quel che gli Stati Uniti d’America hanno realizzato nel lontano 1905,
con lo United States Forest Service.
Il traguardo è, nel suo insieme, modernizzare il sistema Italia e costituire,
nello specifico, una sola efficiente polizia ambientale!!
Giorgio Corrado (*)
(*) Docente di istituzioni di diritto forestale ed ambientale. Università della Tuscia,Viterbo;
[email protected]