17. Sopraffatti da una carezza, dalla misericordia, dalla

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17. Sopraffatti da una carezza, dalla misericordia, dalla
SOPRAFFATTI DA UNA CAREZZA, DALLA MISERICORDIA, DALLA GIOIA
La Risurrezione 2013, per me.
Sopraffatti da una carezza
“In questi ultimi anni la figura del Cristo è diventata per me fondamentale: è il pensiero della sua fine in
croce a rendermi impossibile anche solo l'idea di aiutare qualcuno a morire. Se il Nazareno tornasse ci
prenderebbe a sberle tutti quanti. Ce lo meritiamo, eccome, però avremmo così tanto bisogno di una sua
carezza” – Enzo Jannacci
“A quei ragazzi stupiti e commossi Papa Francesco, guardandoli con tenerezza, ha voluto far sapere che
Gesù ama follemente ciascuno di loro e, per spiegare quel rito, ha testualmente pronunciato queste parole:
‘pensate che questo segno è una carezza di Gesù, perché Gesù è venuto proprio per questo, per servire, per
aiutarci’. Una carezza del Nazareno…” Antonio Socci, giornalista
Sopraffatti dalla misericordia
Giovedì santo, il Papa lava i piedi ai giovani detenuti di Casal del
Marmo.
“Lo stato d’animo di quei giovani, destinatari di una tale predilezione,
è stato espresso da uno dei dodici, un diciassettenne croato che,
vedendo l’anziano Vicario di Cristo che si inginocchiava con fatica
davanti a lui per lavargli e baciargli i piedi, ha pianto e poi ha detto:
‘Per la prima volta mi sono sentito amato, la mia fede debole si è
rafforzata’. Antonio Socci, giornalista
Sopraffatti dalla gioia
Alle 15 di venerdì Gesù muore. I suoi amici più cari lo hanno abbandonato. Poche persone ai piedi della
croce: Giovanni, il discepolo che Gesù amava, e Maria, sua madre. C’era anche lei, Maria di Magdala, una
donna molto bella, che nella vita aveva avuto un sacco di uomini, ma non era mai stata amata da nessuno.
Poi era arrivato Lui, che le aveva cambiato radicalmente la vita: Gesù. Un giorno l’aveva incontrata e
guardata non con il desiderio di possederla, come tutti gli altri, ma con li occhi di chi ti vuole così bene da
ridarti la voglia di vivere e di essere felice. Le aveva restituito la dignità, l’aveva compresa, perdonata,
amata di un amore gratuito.
Quel giorno, ai piedi della croce, Maria di Magdala prova la disperazione di chi ha perso la cosa più
importante che ha, per sempre.
La domenica mattina, all’alba, si reca al sepolcro. Il masso che lo chiudeva è stato tolto e il corpo di Gesù è
sparito. Maria piange, il dolore e le lacrime non le permettono di vedere con lucidità. Chiede al giardiniere
dove l’hanno posto, vuole andare a riprenderselo, costi quel che costi. E il giardiniere la chiama: “Maria”. Si
volta, è il suo Signore, il suo Messia. Gli risponde “Maestro!”. E riparte, di corsa, sopraffatta dalla gioia, a
gridare a tutti la notizia che ha cambiato la sua storia, la nostra storia.