Relazioni semestrali al 30 giugno 2008

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Relazioni semestrali al 30 giugno 2008
Relazioni semestrali
al 30 giugno 2008
Sistema Gestioni Attive
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Bipiemme
Americhe
Corporate Bond
Emerging Markets Bond
Emerging Markets Equity
Europa
Europe Bond
Flessibile
Globale
Iniziativa Europa
Internazionale
Italia
Monetario
Pacifico
Pianeta
Risparmio
Sforzesco
Valore
Visconteo
Sistema Gestioni Dinamiche
Bipiemme Euroland
Bipiemme Mix
Bipiemme Premium
Bipiemme Tesoreria
Bipiemme Obiettivo Rendimento
Bipiemme Più
Comparto
Comparto
Comparto
Comparto
Obbligazionario
Bilanciato 15
Bilanciato 30
Azionario
Bipiemme & Co.
Comparto
Comparto
Comparto
Comparto
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50
70
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PREFAZIONE
Il presente fascicolo contiene le relazioni semestrali al 30 giugno 2008 dei fondi istituiti da Bipiemme Gestioni Sgr S.p.A. ed è redatto in
conformità alle istruzioni dell’organo di vigilanza. Esso è costituito da due sezioni:
Sezione Prima:
Relazione del Consiglio di Amministrazione – parte comune
Congiuntura economica e mercati finanziari
Sezione Seconda: Relazione del Consiglio di Amministrazione – parte specifica
Situazione Patrimoniale e Portafoglio dei singoli fondi, come richiesto dalle vigenti disposizioni di vigilanza.
1
INDICE
Sezione Prima:
Relazione del Consiglio di Amministrazione – parte comune
Congiuntura economica e mercati finanziari
pag.
xxx7
Bipiemme Americhe
pag.
Xxx
17
Bipiemme Corporate Bond
pag.
Xxx
25
Bipiemme Emerging Markets Bond
pag.
33
Xxx
Bipiemme Emerging Market Equity
pag.
39
Xxx
Bipiemme Europa
pag.
47
Xxx
Bipiemme Europe Bond
pag.
55
Xxx
Bipiemme Flessibile
pag.
61
Xxx
Bipiemme Globale
pag.
67
Xxx
Bipiemme Iniziativa Europa
pag.
75
Xxx
Bipiemme Internazionale
pag.
Xxx
83
Bipiemme Italia
pag.
93
Xxx
Bipiemme Monetario
pag.
101
Xxx
Bipiemme Pacifico
pag.
109
Xxx
Bipiemme Pianeta
pag.
117
Xxx
Bipiemme Risparmio
pag.
123
Xxx
Bipiemme Sforzesco
pag.
Xxx
131
Bipiemme Valore
pag.
Xxx
141
Sezione Seconda: Relazione del Consiglio di Amministrazione – parte specifica
Situazione Patrimoniale e Portafoglio dei singoli fondi
1.
Sistema Gestioni Attive
3
pag.
Xxx
149
Bipiemme Euroland
pag.
Xxx
159
Bipiemme Mix
pag.
167
Xxx
Bipiemme Premium
pag.
175
Xxx
Fondo Bipiemme Tesoreria
pag.
183
Xxx
4.
Bipiemme Obiettivo Rendimento
pag.
191
Xxx
5.
Fondo di fondi - Bipiemme Più
Comparto Obbligazionario
pag.
197
Xxx
Comparto Bilanciato 15
pag.
203
Xxx
Comparto Bilanciato 30
pag.
209
Xxx
Comparto Azionario
pag.
Xxx
215
Comparto 30
pag.
Xxx
221
Comparto 50
pag.
227
Xxx
Comparto 70
pag.
233
Xxx
Comparto 90
pag.
Xxx
239
Bipiemme Visconteo
2.
3.
6.
Sistema Gestioni Dinamiche
Fondo dedicato alle imprese
Fondo di fondi - Bipiemme & Co.
4
SOCIETA’ DI GESTIONE
Bipiemme Gestioni Sgr S.p.A.
Il capitale sociale di Euro 13.855.000, sottoscritto e interamente versato, è detenuto al 55,16% dalla Banca Popolare di Milano S.c.r.l.,al
34,35% dalla Banca di Legnano S.p.A., al 4,99% dalla Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio S.c., al 3,11% dalla Fondazione Cassa di
Risparmio di Alessandria S.p.A., all’1,38% dalla Banca Finnat Euramerica S.p.A. ed allo 1,01% dalla Cassa di Risparmio di Alessandria
S.p.A..
Il Consiglio di Amministrazione è costituito da :
Salvatore Catalano
Presidente
Paolo Mottura
Vice Presidente e Consigliere
Elio Canovi
Vice Presidente e Consigliere
Giorgio Bianchini Scudellari
Consigliere
Maurizio Biliotti
Consigliere
Aldo Calvani
Consigliere
Roberto Cavallotti
Consigliere
Claudio Danelon
Consigliere
Pierino Ferrari
Consigliere
Federico Fornaro
Consigliere
Mario Mazzoleni
Consigliere
Giordano Pelosato
Consigliere
Il Collegio Sindacale è costituito da :
Marco Baccani
Presidente
Alberto Balestreri
Sindaco effettivo
Luigi Dabbicco
Sindaco effettivo
Carlo Radaelli
Sindaco supplente
Piero Vergani
Sindaco supplente
Pietro Cirenei
Direttore Generale
5
SOCIETA’ DI REVISIONE
Reconta Ernst & Young S.p.A.
BANCA DEPOSITARIA
Banca Popolare di Milano S.c.a.r.l.
6
Sezione prima
Relazione del Consiglio
di Amministrazione
Parte comune
Società di gestione:
Bipiemme Gestioni SGR
Banca Depositaria:
Banca Popolare di Milano
RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008
Lo scenario economico e finanziario del 1° semestre 2008
Nei sei mesi appena conclusi si è assistito ad un periodo di forte instabilità per i mercati finanziari, con quasi tutte le asset
class che hanno fatto registrare rendimenti reali negativi. Il motivo di queste turbolenze va ricercato nella perdurante
precarietà del sistema finanziario mondiale e nel ritorno dei timori di inflazione, che hanno caratterizzato tutte le principali
economie. Il prezzo delle principali materie prime energetiche ed alimentari, infatti, ha raggiunto nuovi record nel corso
delle ultime settimane, riportando alla memoria gli anni degli shock petroliferi con tassi di crescita dei prezzi a doppia
cifra. Il prezzo del petrolio, a titolo di esempio, è passato dai circa 100 dollari al barile di inizio 2008 ai 140 dollari di fine
giugno, sia per il riaffacciarsi delle tensioni politiche nel Medio Oriente sia perché lo squilibrio tra la domanda dei Paesi
emergenti e l’offerta sembra non essere rientrato. Il prezzo delle materie prime alimentari, inoltre, è aumentato anche
perché si è cercato di ricavare carburanti alternativi ai combustibili fossili dalle materie agricole, finendo col diminuire le
risorse destinate all’alimentazione.
Si è avuta la percezione che le autorità di politica monetaria siano state colte di sorpresa da questo rialzo dell’inflazione,
visto che stavano portando avanti politiche espansive, per aiutare il sistema finanziario ad uscire dalla crisi iniziata a
luglio 2007, dopo lo scoppio della bolla sul mercato immobiliare americano e le insolvenze sui mutui “subprime”. Il
sistema finanziario, infatti, è tuttora lungi dall’essersi completamente risollevato e, solo nel corso degli ultimi sei mesi, due
grandi istituzioni finanziarie hanno rischiato il fallimento, seppure per motivazioni diverse: Société Générale in Europa e
Bear Stearns negli Stati Uniti.
In questo contesto, la crescita economica mondiale ha continuato ad essere più debole degli anni scorsi e le stime per il
2008 sono state ripetutamente riviste verso il basso. Il reddito disponibile dei consumatori, infatti, si è contratto in modo
notevole, visto che, da un lato, cibo ed energia – due fattori della spesa abbastanza incomprimibili – hanno assorbito
quote sempre più rilevanti del reddito e, dall’altro, è completamente svanito il cosiddetto “effetto ricchezza”, generato
dalla salita dei mercati finanziari negli anni passati.
Il quadro congiunturale
Gli Usa hanno chiuso il primo trimestre con una crescita reale annualizzata dell’1% e le stime per il secondo trimestre
prevedono un ulteriore rallentamento fino allo 0,4-0,5%. Gli effetti della crisi immobiliare e finanziaria sono stati
sicuramente più evidenti negli Stati Uniti e, per di più, hanno colpito l’economia americana già in una fase matura del
ciclo. È stata evitata finora una fase con tassi di crescita negativi, ma numerose statistiche continuano ad evidenziare che
è in corso un brusco rallentamento congiunturale. Il mercato del lavoro, infatti, ha visto una risalita delle richieste di
sussidi di disoccupazione (passati da una media mensile di 340.000 a 380.000 unità settimanali), una contrazione dei
posti di lavoro in tutti i primi 5 mesi dell’anno e un aumento del tasso di disoccupazione dal 4,90% di gennaio al 5,50% di
maggio. Il comparto produttivo è stato interessato in misura più contenuta da questa fase di debolezza: l’indice ISM, che
misura la fiducia delle imprese, è tornato sotto 50 (il valore che discrimina tra crescita e rallentamento), ma si è fermato
poco al di sotto (48,3), ben lungi dai valori prossimi a 40 toccati nelle precedenti recessioni. L’indice di fiducia dei
consumatori, invece, ha continuato a scendere da circa un anno, senza soluzione di continuità: si è passati da circa 112
(luglio 2007) a 90 (fine anno), per arrivare fino a 50 a fine giugno 2008. Il consumatore americano, infatti, ha visto crollare
il valore della sua casa, ha subito forti perdite sui mercati finanziari, ha visto crescere il costo del servizio del debito (sia di
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RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008
natura immobiliare sia di altre tipologie) e ha sopportato il rialzo della bolletta energetica e alimentare. A fronte di ciò i
salari sono cresciuti del 3,5% annuo nel corso degli ultimi 12 mesi - ovvero si è avuta una contrazione in termini reali dei
redditi da lavoro - vista la salita dell’inflazione. Proprio l’inflazione ha costituito il problema più rilevante per l’economia
americana: l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 4,2% anno su anno a maggio e l’indice dei prezzi alla
produzione è cresciuto del 7,2% anno su anno. Gli stessi indici, invece, nella versione “core” (ovvero depurati dalle
componenti più volatili, quali cibo ed energia) sono aumentati rispettivamente del 2,3% e del 3%, a conferma del fatto che
finora il rialzo dei prezzi è rimasto confinato ai prodotti energetici ed alimentari.
Nell’area euro gli effetti negativi sulla congiuntura sono stati sicuramente più contenuti, tanto che il Pil (Prodotto Interno
Lordo) è cresciuto dello 0,8% trimestrale (3,2% annualizzato) nel primo trimestre del 2008. Va evidenziato, tuttavia, che si
iniziano ad avvertire i primi segnali di indebolimento della crescita anche nel Vecchio Continente. Al momento dello
scoppio della crisi finanziaria, infatti, l’economia europea era in piena accelerazione con la Bce (Banca Centrale Europea)
che stava portando avanti una fase di rialzo dei tassi. In una prima fase, le turbolenze finanziarie, con le ovvie
ripercussioni macroeconomiche, sono servite all’economia europea per portarsi su un sentiero di crescita più moderato,
ma, negli ultimi tempi, i rischi per un rallentamento congiunturale sono divenuti più evidenti.
Gli indici di fiducia delle imprese sono in declino da qualche mese: l’indice IFO in Germania è sceso fino a 101,3, che
rappresenta il valore più basso da oltre 2 anni; l’indice INSEE in Francia è sceso da 109 a 102 nel semestre appena
concluso; l’indice ISAE in Italia è sceso a 87,1, non lontano dai minimi del 2003 e del 2005. Il sistema produttivo europeo
era riuscito ad evitare un rallentamento più brusco nell’area euro, supportato più dalla domanda estera che da quella
interna. Infatti, nonostante il rafforzamento dell’euro, le esportazioni europee sono cresciute sempre su livelli
soddisfacenti, contribuendo a tenere elevato il tasso di crescita degli investimenti e favorendo, nello stesso tempo, un
tasso di disoccupazione ai livelli più bassi della storia europea (7,1%). I consumi, invece, in tutta questa fase di ripresa
sono stati pressoché assenti e la fiducia dei consumatori non è mai tornata sopra lo zero, salvo poi crollare a -17
nell’ultima rilevazione. All’interno dell’area euro la congiuntura ha evidenziato differenze molto marcate: nel primo
trimestre il Pil è cresciuto del 6% annualizzato in Germania, del 2,4% in Francia, del 2% in Italia e solo dell’1,2% in
Spagna. I Paesi dove il contributo del settore delle costruzioni era stato più marcato – Spagna e Irlanda, il cui ultimo dato
di crescita pubblicato si riferisce a fine 2007 e mostrava già una contrazione – hanno risentito in modo più evidente della
crisi del mercato immobiliare mondiale e si trovano ora in condizioni precarie ad affrontare le turbolenze che si stanno
abbattendo sullo sviluppo economico mondiale.
Anche nell’area euro l’inflazione ha costituito il motivo di preoccupazione più rilevante: la crescita dei prezzi al consumo è
passata dall’1,7% anno su anno di agosto 2007 al 3,7% di maggio 2008. L’inflazione “core” è sicuramente sotto controllo,
visto che non è mai andata sopra il 2% sin dal 2003, ma la Bce si è concentrata quasi esclusivamente sull’indice
complessivo che misura la crescita dei prezzi.
In Giappone il Pil ha fatto segnare un’inattesa accelerazione nel primo trimestre, dopo che anche il 2007 si era concluso
con dati superiori alle aspettative. Lo sviluppo dell’attività economica, che è arrivato al 4% annualizzato nei primi 3 mesi
del 2008, è stato ancora sostenuto dalle esportazioni (principalmente verso i Paesi asiatici) e, in misura più contenuta,
dagli investimenti. I consumi, invece, sono cresciuti in modo molto contenuto. Va, inoltre, sottolineato che i dati più recenti
sulla fiducia dei consumatori hanno fatto segnare il valore minimo degli ultimi 5 anni, con un contemporaneo declino delle
vendite al dettaglio.
Il deflatore del Pil, invece, ha continuato ad essere inferiore allo zero ed è sceso dell’1,5% nel primo trimestre: la
deflazione giapponese ha portato il Pil nominale ad essere leggermente negativo negli ultimi 12 mesi. Il recente aumento
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RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008
che si è registrato nei prezzi al consumo – dallo 0,3% dello scorso ottobre all’1,3% di maggio – va attribuito quasi
interamente alle componenti relative all’energia e agli alimentari, al netto delle quali l’inflazione al consumo sarebbe
rimasta ancora su valori negativi (-0,1%).
Le politiche monetarie e i mercati monetari
Nonostante le principali Banche Centrali si siano dimostrate unanimemente preoccupate per la crisi che ha coinvolto i
mercati finanziari, coordinandosi di frequente nei messaggi da inviare agli operatori per infondere loro la necessaria
serenità, esse hanno implementato politiche monetarie ben diverse le une dalle altre.
Negli Stati Uniti la Federal Reserve ha continuato la sua politica monetaria espansiva con due tagli dei tassi ufficiali a
gennaio (dal 4,25% al 3,5% e, successivamente, al 3%), un ulteriore ribasso di 75 punti base del costo del denaro a
marzo e un taglio finale ad aprile, che hanno portato i Fed funds al 2%. Il presidente della Fed, Ben Bernanke, non ha
avuto nessun timore ad agire sui tassi anche al di fuori delle riunioni canoniche della Banca Centrale americana, al fine di
aiutare il sistema bancario, che sembrava fortemente scosso dalla crisi in corso. La Fed ha anche aumentato gli interventi
per iniettare liquidità sui mercati, ampliando le tipologie dei titoli finanziabili presso la Banca Centrale e incrementando gli
importi delle varie operazioni di mercato aperto. I toni delle ultime dichiarazioni dei Governatori della Fed sono sembrati
più preoccupati per ciò che concerne l’inflazione e più rassicuranti sul fronte della crescita, tanto che, nella riunione del 25
giugno, il Governatore Fisher ha già votato a favore di un rialzo dei tassi. I mercati sono stati “guidati” in questo percorso
di politica monetaria in modo pressoché costante e non sono stati quasi mai colti di sorpresa dalle mosse della Fed. Alla
luce delle ultime esternazioni della Banca Centrale americana, essi ora scontano che sia imminente una stretta
monetaria, che dovrebbe portare i Fed funds al 2,75%-3% già nel corso del secondo semestre.
La Bce, invece, è rimasta fedele al suo mandato, che prevede un obiettivo di inflazione vicina (o leggermente inferiore) al
2% e ha pertanto lasciato la sua politica monetaria invariata (con tassi ufficiali al 4%) per tutto il primo semestre 2008,
grazie a dei dati macroeconomici che hanno spesso superato le aspettative. La Banca Centrale si è sempre prodigata
perché il mercato monetario funzionasse correttamente, incrementando le operazioni di pronti contro termine sia in
termini di frequenza che di ammontare, ma ha mantenuto costantemente un severo approccio anti-inflazionistico, con
l’obiettivo di evitare i cosiddetti “second round effects” (rincorsa dei salari alla crescita dei prezzi). Nell’ultima riunione di
giugno, il presidente Jean-Claude Trichet ha addirittura affermato che la Bce era in stato di massima allerta,
preannunciando un rialzo dei tassi al 4,25% prontamente verificatosi all’inizio di luglio, visto che le pressioni
inflazionistiche non sono affatto diminuite. I tassi di mercato monetario sono stati molto volatili e hanno avuto delle
notevoli escursioni nel corso degli ultimi mesi. Nella prima parte dell’anno, infatti, sembrava pressoché sicura una fase di
taglio dei tassi, volta a sostenere il sistema finanziario in crisi e un’economia che si trovava a subire condizioni finanziarie
estremamente restrittive a causa della forza dell’euro, della discesa delle borse e dell’impennata degli spread sui
corporate. I mercati erano arrivati a scontare che ci potesse essere quasi un punto percentuale di taglio dei tassi entro la
fine del 2008. Successivamente, essi hanno dovuto cancellare queste aspettative e, nel corso del mese di giugno, hanno
dovuto prezzare 50 punti base di rialzo nel corso del secondo semestre. A titolo di esempio tra l’inizio di febbraio e l’inizio
di giugno i tassi a 3 mesi a dicembre 2008 sono passati dal 3,26% al 4,52%, senza che la Bce facesse ancora alcun
intervento sui tassi ufficiali.
11
RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008
In Giappone il Governatore della Banca Centrale, Toshihiko Fukui, ha passato il testimone al suo successore Masaaki
Shirakawa. La politica monetaria è rimasta invariata per tutto il semestre con i tassi a breve fermi allo 0,50%. Le autorità
monetarie in Giappone hanno preso atto dell’aumento dei rischi per un rallentamento della crescita, ma hanno più volte
affermato che le cause andavano ricercate in fattori esterni all’economia giapponese (come il rallentamento della
congiuntura mondiale) più che in fattori domestici. Nel corso del mese di maggio la Banca del Giappone ha anche
rilasciato le nuove stime per il Pil nell’anno fiscale 2008, abbassando significativamente la crescita attesa dal 2,1%
all’1,5% e alzando al contempo l’inflazione attesa dallo 0,4% all’1,1%. A tal proposito, nel corso del mese di giugno,
Shirakawa ha affermato che i timori per la continua crescita delle aspettative di inflazione sono ben vivi, ma finora la
Banca Centrale ha ritenuto che fosse opportuno non effettuare alcun intervento di politica monetaria per non inasprire
ulteriormente le condizioni finanziarie (già diventate ben più restrittive negli ultimi mesi). La stabilità della politica
monetaria e l’assenza di novità rilevanti nelle esternazioni delle autorità monetarie giapponesi hanno fatto sì che
l’andamento dei tassi del mercato monetario fosse pressoché costante nel corso degli ultimi mesi, con escursioni
abbastanza contenute.
I mercati finanziari
Nel corso del semestre appena concluso i mercati obbligazionari e azionari hanno avuto delle fasi di forte volatilità, con
repentini cambiamenti delle aspettative. Il fenomeno che ha stupito maggiormente è stato il ritorno dell’avversione al
rischio tra gli operatori.
Nell’ambito del comparto obbligazionario, la natura dell’emittente è diventata determinante, vista l’elevata selettività
dimostrata dai mercati. Infatti, mentre i titoli di Stato hanno costituito il rifugio sicuro durante le fasi di maggiore volatilità, il
mercato dei titoli corporate ha di fatto sospeso il proprio normale funzionamento più volte durante il semestre e ha fatto
registrare un notevole allargamento degli spread di rendimento.
Le curve dei tassi si sono fatte più ripide nel corso dei primi mesi dell’anno, salvo poi subire una fase di forte
appiattimento nella parte finale del semestre, allorquando è sembrata molto vicina una risposta delle Banche Centrali ai
crescenti timori inflazionistici. La curva europea in alcuni tratti si è addirittura invertita, dopo che Trichet aveva preannunciato un rialzo dei tassi a luglio. Più in dettaglio, i tassi sui Treasury a dieci anni hanno iniziato e finito il semestre al
4% circa, mentre il rendimento dei Treasury a 2 anni è passato dal 3% al 2,60% circa. In Europa i Bund a 10 anni sono
passati dal 4,30% al 4,60% circa (i Btp decennali dal 4,65% al 5,20% circa), mentre quelli a 2 anni hanno visto i loro
rendimenti salire dal 3,95% al 4,60% circa (dal 4,15% al 4,95% circa per i Btp di pari durata). È evidente come i titoli di
Stato italiani – e, in generale, quelli dei Paesi cosiddetti “periferici” dell’Unione Monetaria – abbiano avuto performance
peggiori rispetto ai titoli di pari scadenza dei Paesi “core”, sia perché giudicati meno affidabili in un momento di forte
turbolenza sia perché l’innalzamento dell’avversione al rischio ha provocato un generale allargamento degli spread. I titoli
di Stato tedechi, poi, hanno beneficiato della liquidità offerta dai future ad essi collegati e hanno costituito l’oggetto di
investimento preferito durante le fasi più volatili. I tassi sui titoli di Stato giapponesi, infine, sono passati dall’1,50%
all’1,60% e dallo 0,70% allo 0,80% circa, rispettivamente sulle scadenze a 10 e a 2 anni.
I titoli corporate hanno perso la loro liquidità nel corso di tutto il semestre e hanno visto i loro spread allargarsi fino a livelli
mai raggiunti in precedenza. Il settore più colpito è stato quello dei finanziari, visto che le banche hanno riportato le
perdite più significative (riconducibili alla crisi dei mutui “subprime” e, più in generale, alla finanza strutturata) e sono state
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RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008
costrette a ricorrere al mercato obbligazionario in modo cospicuo. I titoli degli altri settori hanno beneficiato sin qui del
cosiddetto “overfunding” (eccesso di approvvigionamento di fondi, effettuato quando i tassi erano bassi) degli anni passati
e sono riusciti ad evitare il ricorso a nuove emissioni. L’indice ITRAXX, che misura lo spread di rendimento medio dei
primi 125 corporate “investment grade” europei, è passato da 50 a 100 punti base nel corso del primo semestre, dopo
aver toccato dei livelli prossimi a 160.
Il primo semestre si è concluso per i mercati azionari con perdite significative in tutte le aree geografiche. L’indice
S&P500 negli USA è sceso del 13% circa, l’indice DJ Eurostoxx dell’area euro del 22,5% circa e il Topix giapponese di
oltre il 10%. Le differenze tra i settori sono state molto marcate, con i titoli del settore energetico (e, in generale, quelli
legati alle materie prime) che hanno fatto registrare le migliori performance e quelli del settore finanziario che, invece,
hanno subìto la correzione più significativa. Anche i listini dei mercati emergenti hanno avuto lo stesso andamento
negativo, con correzioni più contenute in America Latina e molto forti nei Paesi asiatici (fino a raggiungere valori prossimi
al 50% per l’indice cinese di Shangai).
Sui mercati valutari è proseguito l’apprezzamento dell’euro contro le principali monete e la contemporanea svalutazione
del dollaro. Lo yen, invece, si è rivalutato durante le fasi di maggiore turbolenza dei mercati, grazie ai suoi buoni
fondamentali che lo hanno reso una “valuta rifugio”. Il cambio euro/dollaro si è apprezzato da 1,45 a 1,57 circa, mentre il
cambio euro/yen è passato da 163 a 167 circa. Oltre ai buoni fondamentali dell’euro e alla buona tenuta della crescita
europea rispetto alle altre aree, i toni molto fermi usati dalla Bce lungo tutto il semestre hanno contribuito in misura
determinante alla rivalutazione della divisa europea.
Le prospettive per il 2° semestre 2008
La volatilità riscontrata sui mercati finanziari negli ultimi mesi e l’incertezza che circonda la congiuntura mondiale rendono
abbastanza incerto lo scenario per il 2° semestre 2008. Per quanto concerne la congiuntura mondiale, è ipotizzabile che
la crescita continui lungo un sentiero di sviluppo molto contenuto, che potrebbe proseguire sino alla prima metà del 2009.
Le principali economie internazionali, infatti, sono riuscite ad evitare un periodo recessivo grazie agli stimoli prontamente
forniti a livello monetario e fiscale, ma hanno dovuto affrontare una serie di “venti contrari” che raramente si sono
riscontrati in modo così sincronizzato nel recente passato: il prezzo del petrolio, la crisi del mercato del credito, la
correzione dei mercati azionari, lo scoppio della bolla immobiliare. Tutto ciò lascia prevedere che la ripresa potrebbe
essere molto più lenta che in passato. L’inflazione, che ha rappresentato il vero motivo di apprensione degli ultimi mesi,
dovrebbe man mano rientrare su valori più in linea con la media degli ultimi anni, visto che un raffreddamento dell’attività
economica mondiale potrebbe contribuire alla discesa del prezzo delle materie prime. Perché tutto ciò si avveri, però, è
indispensabile che il costo del lavoro continui a crescere ai tassi correnti, al fine di evitare una pericolosa spirale
prezzi/salari che farebbe precipitare tutte le economie in uno scenario di iper-inflazione come negli anni ’70. Le Banche
Centrali, pertanto, potrebbero trovarsi nella condizione di rimandare l’inasprimento delle politiche monetarie che è
scontato dai mercati e, in alcuni casi, potrebbero addirittura contemplare una piccola fase espansiva.
I mercati finanziari dovrebbero trarre beneficio da uno scenario del genere. I titoli obbligazionari verrebbero confortati dal
recedere dei timori inflazionistici e da politiche monetarie più accomodanti rispetto a quanto scontato attualmente. I
mercati del credito vedrebbero scongiurati i timori di rischio sistemico e potrebbero riprendere il loro normale
funzionamento, pur senza tornare ai livelli di spread di 12-18 mesi or sono, alla luce di un probabile aumento del tasso di
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RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008
default e di una percezione del rischio più elevata. I listini azionari, infine, dovrebbero recuperare almeno parte delle
perdite sin qui subite. Essi, infatti, hanno valutazioni già in linea con una crescita degli utili. Se il pericolo recessivo
dovesse essere scongiurato e l’inflazione non costituisse più un problema già nel corso dell’autunno, il secondo semestre
potrebbe riservare ritorni positivi ad un investimento azionario.
14
Sezione seconda
Relazione del Consiglio
di Amministrazione
Parte specifica
Società di gestione:
Bipiemme Gestioni SGR
Banca Depositaria:
Banca Popolare di Milano
Sistema
Gestioni Attive
Bipiemme Corporate Bond
Fondo Obbligazionario Euro Corporate
Investment Grade
Società di gestione:
Bipiemme Gestioni SGR
Banca Depositaria:
Banca Popolare di Milano
RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008
FONDO BPM CORPORATE BOND
Bipiemme Corporate Bond
Il rendimento del fondo nel primo semestre dell’anno è stato del -2,06% al netto dell’imposizione fiscale e delle
commissioni di gestione, mentre il benchmark ha avuto una performance del -0,60% al netto dell’imposizione fiscale
e del -1,15% al netto dell’imposizione fiscale e di commissioni di gestione pari a quelle pagate dal fondo.
Il fondo ha avuto un elevato rischio di credito, molto concentrato a livello settoriale e, al contempo, ha sempre tenuto
livelli di duration inferiori al benchmark, nell’ipotesi che le turbolenze sui mercati finanziari non raggiungessero livelli
di elevata volatilità e fossero di più breve durata. Queste previsioni si sono rivelate errate, visto che i problemi del
comparto finanziario si sono man mano acuiti nel corso del semestre, passando dal quasi fallimento di Societé
Generale al fallimento di Bear Stearns. Queste politiche gestionali spiegano in buona parte la sottoperformance
significativa rispetto al benchmark.
Il rischio di tasso è stato tenuto su livelli inferiori al benchmark, per una concentrazione molto elevata sul tratto
iniziale della curva dei rendimenti e sui titoli a tasso variabile, che hanno sottoperformato in modo consistente
rispetto ai titoli a tasso fisso.
A livello settoriale, invece, il comparto bancario è stato principale oggetto di investimento con obbligazioni
rappresentative di debito subordinato emesso soprattutto da banche italiane. Gli altri settori presenti in portafoglio
sono stati i telefonici e le utilities. Più in generale, il comparto dei non-finanziari è stato sempre sottopesato,
nell’ipotesi che i problemi per questo comparto si sarebbero manifestati nel corso delle seconda metà del 2008. Da
segnalare la presenza di alcune obbligazioni convertibili che hanno avuto sempre peso residuale ma che, complice
la correzione dei mercati azionari, hanno contribuito alla sottoperformance del fondo.
A livello valutario, il fondo è stato investito nella quasi totalità in euro e, in ogni caso, non è mai stato esposto al
rischio di cambio, grazie alla vendita a termine della divisa.
Attualmente, il profilo di rischio del fondo non ha subito particolari modifiche rispetto al primo semestre, salvo la
diminuzione dell’esposizione complessiva al comparto corporate che si è ridotto di circa il 10%. Si attendono, infatti,
nuove opportunità di acquisto per riportare l’investimento all’interno del portafoglio del fondo a livelli precedenti,
cercando al contempo di diversificare maggiormente gli acquisti a livello settoriale.
Per quanto riguarda le prospettive sui mercati, gli spread sui corporate difficilmente torneranno ai livelli pre-luglio
2007 in tempi rapidi, sia perché le ripercussioni di questa crisi si stanno dimostrando più serie di quanto inizialmente
stimato, sia perchè la propensione al rischio degli investitori è stata duramente scossa negli ultimi mesi, sia perchè si
assisterà ad un aumento del ricorso al mercato tramite nuove emissioni per sopperire alla mancanza di altri canali di
finanziamento (canale bancario).
Tuttavia, visti i differenziali di rendimento correnti tra titoli corporate e governativi, il costo opportunità derivante dal
non essere investito in obbligazioni societarie è diventato molto elevato negli ultimi mesi. Quindi, man mano che la
fiducia degli investitori tornerà su livelli normali, gli spread attuali dovrebbero attrarre cospicui investimenti in un
asset class che, ad oggi, presenta un rapporto rischio/rendimento molto interessante.
La raccolta netta del fondo nel corso del primo semestre 2008 è risultata positiva per 11,66 milioni di euro e il
patrimonio gestito è passato da 268,34 a 275,26 milioni di euro.
27
RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008
FONDO BPM CORPORATE BOND
SITUAZIONE PATRIMONIALE
Situazione al
ATTIVITÀ
A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI
A1. Titoli di debito
Valore complessivo
Situazione a fine esercizio precedente
In percentuale
del totale
Valore complessivo
attività
225.519.033
81,638
246.324.946
88,008
225.519.033
81,638
246.324.946
88,008
3.635.529
1,316
3.913.018
1,398
221.883.504
80,322
242.411.928
86,610
13.432.593
4,863
17.449.054
6,234
13.432.593
4,863
17.449.054
6,234
364.000
0,132
390.882
0,140
364.000
0,132
390.882
0,140
A1.1 titoli di Stato
A1.2 altri
30/06/2008
In percentuale
del totale
attività
A2. Titoli di capitale
A3. Parti di O.I.C.R.
B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI
B1. Titoli di debito
B2. Titoli di capitale
B3. Parti di O.I.C.R.
C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI
C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia
C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati
C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari
derivati non quotati
D. DEPOSITI BANCARI
D1. A vista
D2. Altri
E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI
E OPERAZIONI ASSIMILATE
28.845.042
10,442
7.250.923
2,591
F1. Liquidità disponibile
28.898.222
10,461
7.205.309
2,574
F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare
11.777.057
4,263
3.672.627
1,313
F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare
-11.830.237
-4,282
-3.627.013
-1,296
8.080.077
2,925
8.472.953
3,027
7.295.220
2,641
8.472.953
3,027
784.857
0,284
276.240.745
100,000
279.888.758
100,000
F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITÀ
G. ALTRE ATTIVITÀ
G1. Ratei attivi
G2. Risparmio d'imposta
G3. Altre
TOTALE ATTIVITÀ
28
RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008
FONDO BPM CORPORATE BOND
SITUAZIONE PATRIMONIALE
PASSIVITÀ E NETTO
Situazione al
30/06/2008
Valore complessivo
Valore complessivo
-26.651
H. FINANZIAMENTI RICEVUTI
Situazione a fine esercizio precedente
-21.561
-9.036.674
I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI
E OPERAZIONI ASSIMILATE
L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI
L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati
L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati
non quotati
M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTI
-572.859
-2.022.387
M1. Rimborsi richiesti e non regolati
-572.859
-2.022.387
-383.553
-468.162
-382.061
-321.927
M2. Proventi da distribuire
M3. Altri
N. ALTRE PASSIVITÀ
N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati
-140.035
N2. Debiti di imposta
-1.492
N3. Altre
TOTALE PASSIVITÀ
VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO
Numero delle quote in circolazione
Valore unitario delle quote
-983.063
-11.548.784
275.257.682
268.339.974
42.224.682,137
40.313.450,955
6,519
6,656
MOVIMENTI DELLE QUOTE NELL'ESERCIZIO
Quote emesse
20.434.582,006
Quote rimborsate
-18.523.350,824
29
-6.200
RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008
FONDO BPM CORPORATE BOND
Elenco analitico degli strumenti finanziari
Divisa
Quantità
Controvalore in Euro
% incidenza su attività del
Fondo
B.CA POP.MI 9% 06/49
EUR
11.000.000
10.728.014
3,885
B.CA POP.ITALIANA TV 02/10
EUR
10.000.000
9.963.090
3,608
PORTUGAL TEL.3,75% 03/12
EUR
10.000.000
9.050.000
3,277
BARCLAYS BK FRN 03/07/13
JPY
1.379.000.000
8.256.687
2,989
AEM 4,875% 30/10/2013
EUR
8.500.000
8.255.200
2,988
SOGERIM 7% 04/2011
EUR
8.000.000
8.198.800
2,968
TELEFONICA 3,75% 02/11
EUR
8.000.000
7.598.000
2,750
LLOYDS BANK 5,625% 2049
EUR
7.000.000
6.878.550
2,490
ENEL 5,25% 05/24
EUR
7.000.000
6.539.750
2,367
CAPITALIA TV 21/10/2016
EUR
6.000.000
5.838.834
2,114
BANCA ITALEASE TV 10
EUR
6.000.000
5.550.342
2,009
BANCA LOMBARDA 6,875% 10
EUR
5.000.000
5.028.137
1,820
GROUPAMA FRN 22/07/29
EUR
5.000.000
4.957.685
1,795
EDISON 5,125% 12/10
EUR
5.000.000
4.944.500
1,790
B.CA POP.MI TV 06/15
EUR
5.000.000
4.943.000
1,789
BNL INTL LUX 5/7/09
EUR
5.000.000
4.918.450
1,780
HSBC FRN 22/09/14
EUR
5.000.000
4.915.750
1,780
FINMECCANICA 4,875% 25
EUR
6.000.000
4.911.300
1,778
CAPITALIA TV 06/2015
EUR
5.000.000
4.908.500
1,777
GROUPAMA 6,298% 49
EUR
6.000.000
4.908.000
1,777
NATL WESTM BK FRN 10/49
EUR
5.000.000
4.806.250
1,740
MEDIOBANCA TV 10/2016
EUR
5.000.000
4.802.000
1,738
B.CA POP.VER.TV 15/06/16
EUR
5.000.000
4.692.090
1,698
SAN PAOLO IMI TV 02/18
EUR
5.000.000
4.689.000
1,697
HBOS FRN 29/05/2049
EUR
5.000.000
4.632.500
1,677
MONTE PASCHI TV 11/17
EUR
4.750.000
4.527.230
1,639
MONTE PASCHI 4,875% 16
EUR
5.000.000
4.328.830
1,567
HENKEL KGAA 5,375% 2104
EUR
5.000.000
4.315.250
1,562
B.POP.VICENZA 5YR 12
EUR
5.000.000
4.200.700
1,521
FRANCE TEL.7,25% 01/13
EUR
4.000.000
4.186.400
1,515
WORLD BANK 8,625% 15.10.16
USD
5.000.000
4.072.007
1,474
UNICREDITO IT. 4,028% 10/49
EUR
5.000.000
3.925.000
1,421
INTESA S.PAOLO T.V. 29/06/49
EUR
4.000.000
3.893.296
1,409
COMUNE MILANO 09 2,25% CV
EUR
3.249.960
3.725.754
1,349
KPN 4,5% 18/03/13
EUR
4.000.000
3.712.000
1,344
GENERALI FIN.5,317% 49
EUR
4.000.000
3.538.000
1,281
KFW 0,75% 08/08/08 CV
EUR
3.500.000
3.476.375
1,258
IMSER 2 B1 7,83% 09/25
EUR
5.000.000
3.350.000
1,213
B.CA POP.VER TV 02/09/09
EUR
3.000.000
2.946.051
1,066
UNICREDITO TV 09/2016
EUR
3.000.000
2.873.700
1,040
FORTIS BANK FRN 17/01/17
EUR
3.000.000
2.767.200
1,002
BPU BANCA TV 10/18
EUR
3.000.000
2.734.767
0,990
TELECOM IT. 5,375% 19
EUR
3.000.000
2.638.500
0,955
CARIFIRENZE TV 12/13
EUR
2.500.000
2.440.025
0,883
BANCA POP. VR/NO 6,156% 2049
EUR
3.000.000
2.337.750
0,846
AXA 6,75% 12/20
EUR
2.000.000
1.996.000
0,722
BNL TV 22/07/16
EUR
2.000.000
1.964.600
0,711
STRIP REP ITALY 07/03/11
EUR
4.625.000
1.949.486
0,706
FRANCE TEL. 4,375% 02/12
EUR
2.000.000
1.898.000
0,687
SIAS 2.625% 06/17 CV
EUR
2.100.000
1.851.791
0,670
Titoli
30
RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008
FONDO BPM CORPORATE BOND
Elenco analitico degli strumenti finanziari
Titoli
Controvalore in Euro
% incidenza su attività del
Fondo
2.000.000
1.739.000
0,630
4.000.000
1.686.042
0,610
968.284
963.443
0,349
Divisa
Quantità
GENERALI FIN 5,479% 2049
EUR
STRIP PRINCIP.REP.IT. 11
EUR
ARES FIN.FRN C 2011
EUR
I titoli elencati rappresentano tutti i titoli in portafoglio.
31