Relazioni semestrali al 30 giugno 2008
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Relazioni semestrali al 30 giugno 2008
Relazioni semestrali al 30 giugno 2008 Sistema Gestioni Attive Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Bipiemme Americhe Corporate Bond Emerging Markets Bond Emerging Markets Equity Europa Europe Bond Flessibile Globale Iniziativa Europa Internazionale Italia Monetario Pacifico Pianeta Risparmio Sforzesco Valore Visconteo Sistema Gestioni Dinamiche Bipiemme Euroland Bipiemme Mix Bipiemme Premium Bipiemme Tesoreria Bipiemme Obiettivo Rendimento Bipiemme Più Comparto Comparto Comparto Comparto Obbligazionario Bilanciato 15 Bilanciato 30 Azionario Bipiemme & Co. Comparto Comparto Comparto Comparto 30 50 70 90 PREFAZIONE Il presente fascicolo contiene le relazioni semestrali al 30 giugno 2008 dei fondi istituiti da Bipiemme Gestioni Sgr S.p.A. ed è redatto in conformità alle istruzioni dell’organo di vigilanza. Esso è costituito da due sezioni: Sezione Prima: Relazione del Consiglio di Amministrazione – parte comune Congiuntura economica e mercati finanziari Sezione Seconda: Relazione del Consiglio di Amministrazione – parte specifica Situazione Patrimoniale e Portafoglio dei singoli fondi, come richiesto dalle vigenti disposizioni di vigilanza. 1 INDICE Sezione Prima: Relazione del Consiglio di Amministrazione – parte comune Congiuntura economica e mercati finanziari pag. xxx7 Bipiemme Americhe pag. Xxx 17 Bipiemme Corporate Bond pag. Xxx 25 Bipiemme Emerging Markets Bond pag. 33 Xxx Bipiemme Emerging Market Equity pag. 39 Xxx Bipiemme Europa pag. 47 Xxx Bipiemme Europe Bond pag. 55 Xxx Bipiemme Flessibile pag. 61 Xxx Bipiemme Globale pag. 67 Xxx Bipiemme Iniziativa Europa pag. 75 Xxx Bipiemme Internazionale pag. Xxx 83 Bipiemme Italia pag. 93 Xxx Bipiemme Monetario pag. 101 Xxx Bipiemme Pacifico pag. 109 Xxx Bipiemme Pianeta pag. 117 Xxx Bipiemme Risparmio pag. 123 Xxx Bipiemme Sforzesco pag. Xxx 131 Bipiemme Valore pag. Xxx 141 Sezione Seconda: Relazione del Consiglio di Amministrazione – parte specifica Situazione Patrimoniale e Portafoglio dei singoli fondi 1. Sistema Gestioni Attive 3 pag. Xxx 149 Bipiemme Euroland pag. Xxx 159 Bipiemme Mix pag. 167 Xxx Bipiemme Premium pag. 175 Xxx Fondo Bipiemme Tesoreria pag. 183 Xxx 4. Bipiemme Obiettivo Rendimento pag. 191 Xxx 5. Fondo di fondi - Bipiemme Più Comparto Obbligazionario pag. 197 Xxx Comparto Bilanciato 15 pag. 203 Xxx Comparto Bilanciato 30 pag. 209 Xxx Comparto Azionario pag. Xxx 215 Comparto 30 pag. Xxx 221 Comparto 50 pag. 227 Xxx Comparto 70 pag. 233 Xxx Comparto 90 pag. Xxx 239 Bipiemme Visconteo 2. 3. 6. Sistema Gestioni Dinamiche Fondo dedicato alle imprese Fondo di fondi - Bipiemme & Co. 4 SOCIETA’ DI GESTIONE Bipiemme Gestioni Sgr S.p.A. Il capitale sociale di Euro 13.855.000, sottoscritto e interamente versato, è detenuto al 55,16% dalla Banca Popolare di Milano S.c.r.l.,al 34,35% dalla Banca di Legnano S.p.A., al 4,99% dalla Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio S.c., al 3,11% dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria S.p.A., all’1,38% dalla Banca Finnat Euramerica S.p.A. ed allo 1,01% dalla Cassa di Risparmio di Alessandria S.p.A.. Il Consiglio di Amministrazione è costituito da : Salvatore Catalano Presidente Paolo Mottura Vice Presidente e Consigliere Elio Canovi Vice Presidente e Consigliere Giorgio Bianchini Scudellari Consigliere Maurizio Biliotti Consigliere Aldo Calvani Consigliere Roberto Cavallotti Consigliere Claudio Danelon Consigliere Pierino Ferrari Consigliere Federico Fornaro Consigliere Mario Mazzoleni Consigliere Giordano Pelosato Consigliere Il Collegio Sindacale è costituito da : Marco Baccani Presidente Alberto Balestreri Sindaco effettivo Luigi Dabbicco Sindaco effettivo Carlo Radaelli Sindaco supplente Piero Vergani Sindaco supplente Pietro Cirenei Direttore Generale 5 SOCIETA’ DI REVISIONE Reconta Ernst & Young S.p.A. BANCA DEPOSITARIA Banca Popolare di Milano S.c.a.r.l. 6 Sezione prima Relazione del Consiglio di Amministrazione Parte comune Società di gestione: Bipiemme Gestioni SGR Banca Depositaria: Banca Popolare di Milano RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008 Lo scenario economico e finanziario del 1° semestre 2008 Nei sei mesi appena conclusi si è assistito ad un periodo di forte instabilità per i mercati finanziari, con quasi tutte le asset class che hanno fatto registrare rendimenti reali negativi. Il motivo di queste turbolenze va ricercato nella perdurante precarietà del sistema finanziario mondiale e nel ritorno dei timori di inflazione, che hanno caratterizzato tutte le principali economie. Il prezzo delle principali materie prime energetiche ed alimentari, infatti, ha raggiunto nuovi record nel corso delle ultime settimane, riportando alla memoria gli anni degli shock petroliferi con tassi di crescita dei prezzi a doppia cifra. Il prezzo del petrolio, a titolo di esempio, è passato dai circa 100 dollari al barile di inizio 2008 ai 140 dollari di fine giugno, sia per il riaffacciarsi delle tensioni politiche nel Medio Oriente sia perché lo squilibrio tra la domanda dei Paesi emergenti e l’offerta sembra non essere rientrato. Il prezzo delle materie prime alimentari, inoltre, è aumentato anche perché si è cercato di ricavare carburanti alternativi ai combustibili fossili dalle materie agricole, finendo col diminuire le risorse destinate all’alimentazione. Si è avuta la percezione che le autorità di politica monetaria siano state colte di sorpresa da questo rialzo dell’inflazione, visto che stavano portando avanti politiche espansive, per aiutare il sistema finanziario ad uscire dalla crisi iniziata a luglio 2007, dopo lo scoppio della bolla sul mercato immobiliare americano e le insolvenze sui mutui “subprime”. Il sistema finanziario, infatti, è tuttora lungi dall’essersi completamente risollevato e, solo nel corso degli ultimi sei mesi, due grandi istituzioni finanziarie hanno rischiato il fallimento, seppure per motivazioni diverse: Société Générale in Europa e Bear Stearns negli Stati Uniti. In questo contesto, la crescita economica mondiale ha continuato ad essere più debole degli anni scorsi e le stime per il 2008 sono state ripetutamente riviste verso il basso. Il reddito disponibile dei consumatori, infatti, si è contratto in modo notevole, visto che, da un lato, cibo ed energia – due fattori della spesa abbastanza incomprimibili – hanno assorbito quote sempre più rilevanti del reddito e, dall’altro, è completamente svanito il cosiddetto “effetto ricchezza”, generato dalla salita dei mercati finanziari negli anni passati. Il quadro congiunturale Gli Usa hanno chiuso il primo trimestre con una crescita reale annualizzata dell’1% e le stime per il secondo trimestre prevedono un ulteriore rallentamento fino allo 0,4-0,5%. Gli effetti della crisi immobiliare e finanziaria sono stati sicuramente più evidenti negli Stati Uniti e, per di più, hanno colpito l’economia americana già in una fase matura del ciclo. È stata evitata finora una fase con tassi di crescita negativi, ma numerose statistiche continuano ad evidenziare che è in corso un brusco rallentamento congiunturale. Il mercato del lavoro, infatti, ha visto una risalita delle richieste di sussidi di disoccupazione (passati da una media mensile di 340.000 a 380.000 unità settimanali), una contrazione dei posti di lavoro in tutti i primi 5 mesi dell’anno e un aumento del tasso di disoccupazione dal 4,90% di gennaio al 5,50% di maggio. Il comparto produttivo è stato interessato in misura più contenuta da questa fase di debolezza: l’indice ISM, che misura la fiducia delle imprese, è tornato sotto 50 (il valore che discrimina tra crescita e rallentamento), ma si è fermato poco al di sotto (48,3), ben lungi dai valori prossimi a 40 toccati nelle precedenti recessioni. L’indice di fiducia dei consumatori, invece, ha continuato a scendere da circa un anno, senza soluzione di continuità: si è passati da circa 112 (luglio 2007) a 90 (fine anno), per arrivare fino a 50 a fine giugno 2008. Il consumatore americano, infatti, ha visto crollare il valore della sua casa, ha subito forti perdite sui mercati finanziari, ha visto crescere il costo del servizio del debito (sia di 9 RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008 natura immobiliare sia di altre tipologie) e ha sopportato il rialzo della bolletta energetica e alimentare. A fronte di ciò i salari sono cresciuti del 3,5% annuo nel corso degli ultimi 12 mesi - ovvero si è avuta una contrazione in termini reali dei redditi da lavoro - vista la salita dell’inflazione. Proprio l’inflazione ha costituito il problema più rilevante per l’economia americana: l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 4,2% anno su anno a maggio e l’indice dei prezzi alla produzione è cresciuto del 7,2% anno su anno. Gli stessi indici, invece, nella versione “core” (ovvero depurati dalle componenti più volatili, quali cibo ed energia) sono aumentati rispettivamente del 2,3% e del 3%, a conferma del fatto che finora il rialzo dei prezzi è rimasto confinato ai prodotti energetici ed alimentari. Nell’area euro gli effetti negativi sulla congiuntura sono stati sicuramente più contenuti, tanto che il Pil (Prodotto Interno Lordo) è cresciuto dello 0,8% trimestrale (3,2% annualizzato) nel primo trimestre del 2008. Va evidenziato, tuttavia, che si iniziano ad avvertire i primi segnali di indebolimento della crescita anche nel Vecchio Continente. Al momento dello scoppio della crisi finanziaria, infatti, l’economia europea era in piena accelerazione con la Bce (Banca Centrale Europea) che stava portando avanti una fase di rialzo dei tassi. In una prima fase, le turbolenze finanziarie, con le ovvie ripercussioni macroeconomiche, sono servite all’economia europea per portarsi su un sentiero di crescita più moderato, ma, negli ultimi tempi, i rischi per un rallentamento congiunturale sono divenuti più evidenti. Gli indici di fiducia delle imprese sono in declino da qualche mese: l’indice IFO in Germania è sceso fino a 101,3, che rappresenta il valore più basso da oltre 2 anni; l’indice INSEE in Francia è sceso da 109 a 102 nel semestre appena concluso; l’indice ISAE in Italia è sceso a 87,1, non lontano dai minimi del 2003 e del 2005. Il sistema produttivo europeo era riuscito ad evitare un rallentamento più brusco nell’area euro, supportato più dalla domanda estera che da quella interna. Infatti, nonostante il rafforzamento dell’euro, le esportazioni europee sono cresciute sempre su livelli soddisfacenti, contribuendo a tenere elevato il tasso di crescita degli investimenti e favorendo, nello stesso tempo, un tasso di disoccupazione ai livelli più bassi della storia europea (7,1%). I consumi, invece, in tutta questa fase di ripresa sono stati pressoché assenti e la fiducia dei consumatori non è mai tornata sopra lo zero, salvo poi crollare a -17 nell’ultima rilevazione. All’interno dell’area euro la congiuntura ha evidenziato differenze molto marcate: nel primo trimestre il Pil è cresciuto del 6% annualizzato in Germania, del 2,4% in Francia, del 2% in Italia e solo dell’1,2% in Spagna. I Paesi dove il contributo del settore delle costruzioni era stato più marcato – Spagna e Irlanda, il cui ultimo dato di crescita pubblicato si riferisce a fine 2007 e mostrava già una contrazione – hanno risentito in modo più evidente della crisi del mercato immobiliare mondiale e si trovano ora in condizioni precarie ad affrontare le turbolenze che si stanno abbattendo sullo sviluppo economico mondiale. Anche nell’area euro l’inflazione ha costituito il motivo di preoccupazione più rilevante: la crescita dei prezzi al consumo è passata dall’1,7% anno su anno di agosto 2007 al 3,7% di maggio 2008. L’inflazione “core” è sicuramente sotto controllo, visto che non è mai andata sopra il 2% sin dal 2003, ma la Bce si è concentrata quasi esclusivamente sull’indice complessivo che misura la crescita dei prezzi. In Giappone il Pil ha fatto segnare un’inattesa accelerazione nel primo trimestre, dopo che anche il 2007 si era concluso con dati superiori alle aspettative. Lo sviluppo dell’attività economica, che è arrivato al 4% annualizzato nei primi 3 mesi del 2008, è stato ancora sostenuto dalle esportazioni (principalmente verso i Paesi asiatici) e, in misura più contenuta, dagli investimenti. I consumi, invece, sono cresciuti in modo molto contenuto. Va, inoltre, sottolineato che i dati più recenti sulla fiducia dei consumatori hanno fatto segnare il valore minimo degli ultimi 5 anni, con un contemporaneo declino delle vendite al dettaglio. Il deflatore del Pil, invece, ha continuato ad essere inferiore allo zero ed è sceso dell’1,5% nel primo trimestre: la deflazione giapponese ha portato il Pil nominale ad essere leggermente negativo negli ultimi 12 mesi. Il recente aumento 10 RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008 che si è registrato nei prezzi al consumo – dallo 0,3% dello scorso ottobre all’1,3% di maggio – va attribuito quasi interamente alle componenti relative all’energia e agli alimentari, al netto delle quali l’inflazione al consumo sarebbe rimasta ancora su valori negativi (-0,1%). Le politiche monetarie e i mercati monetari Nonostante le principali Banche Centrali si siano dimostrate unanimemente preoccupate per la crisi che ha coinvolto i mercati finanziari, coordinandosi di frequente nei messaggi da inviare agli operatori per infondere loro la necessaria serenità, esse hanno implementato politiche monetarie ben diverse le une dalle altre. Negli Stati Uniti la Federal Reserve ha continuato la sua politica monetaria espansiva con due tagli dei tassi ufficiali a gennaio (dal 4,25% al 3,5% e, successivamente, al 3%), un ulteriore ribasso di 75 punti base del costo del denaro a marzo e un taglio finale ad aprile, che hanno portato i Fed funds al 2%. Il presidente della Fed, Ben Bernanke, non ha avuto nessun timore ad agire sui tassi anche al di fuori delle riunioni canoniche della Banca Centrale americana, al fine di aiutare il sistema bancario, che sembrava fortemente scosso dalla crisi in corso. La Fed ha anche aumentato gli interventi per iniettare liquidità sui mercati, ampliando le tipologie dei titoli finanziabili presso la Banca Centrale e incrementando gli importi delle varie operazioni di mercato aperto. I toni delle ultime dichiarazioni dei Governatori della Fed sono sembrati più preoccupati per ciò che concerne l’inflazione e più rassicuranti sul fronte della crescita, tanto che, nella riunione del 25 giugno, il Governatore Fisher ha già votato a favore di un rialzo dei tassi. I mercati sono stati “guidati” in questo percorso di politica monetaria in modo pressoché costante e non sono stati quasi mai colti di sorpresa dalle mosse della Fed. Alla luce delle ultime esternazioni della Banca Centrale americana, essi ora scontano che sia imminente una stretta monetaria, che dovrebbe portare i Fed funds al 2,75%-3% già nel corso del secondo semestre. La Bce, invece, è rimasta fedele al suo mandato, che prevede un obiettivo di inflazione vicina (o leggermente inferiore) al 2% e ha pertanto lasciato la sua politica monetaria invariata (con tassi ufficiali al 4%) per tutto il primo semestre 2008, grazie a dei dati macroeconomici che hanno spesso superato le aspettative. La Banca Centrale si è sempre prodigata perché il mercato monetario funzionasse correttamente, incrementando le operazioni di pronti contro termine sia in termini di frequenza che di ammontare, ma ha mantenuto costantemente un severo approccio anti-inflazionistico, con l’obiettivo di evitare i cosiddetti “second round effects” (rincorsa dei salari alla crescita dei prezzi). Nell’ultima riunione di giugno, il presidente Jean-Claude Trichet ha addirittura affermato che la Bce era in stato di massima allerta, preannunciando un rialzo dei tassi al 4,25% prontamente verificatosi all’inizio di luglio, visto che le pressioni inflazionistiche non sono affatto diminuite. I tassi di mercato monetario sono stati molto volatili e hanno avuto delle notevoli escursioni nel corso degli ultimi mesi. Nella prima parte dell’anno, infatti, sembrava pressoché sicura una fase di taglio dei tassi, volta a sostenere il sistema finanziario in crisi e un’economia che si trovava a subire condizioni finanziarie estremamente restrittive a causa della forza dell’euro, della discesa delle borse e dell’impennata degli spread sui corporate. I mercati erano arrivati a scontare che ci potesse essere quasi un punto percentuale di taglio dei tassi entro la fine del 2008. Successivamente, essi hanno dovuto cancellare queste aspettative e, nel corso del mese di giugno, hanno dovuto prezzare 50 punti base di rialzo nel corso del secondo semestre. A titolo di esempio tra l’inizio di febbraio e l’inizio di giugno i tassi a 3 mesi a dicembre 2008 sono passati dal 3,26% al 4,52%, senza che la Bce facesse ancora alcun intervento sui tassi ufficiali. 11 RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008 In Giappone il Governatore della Banca Centrale, Toshihiko Fukui, ha passato il testimone al suo successore Masaaki Shirakawa. La politica monetaria è rimasta invariata per tutto il semestre con i tassi a breve fermi allo 0,50%. Le autorità monetarie in Giappone hanno preso atto dell’aumento dei rischi per un rallentamento della crescita, ma hanno più volte affermato che le cause andavano ricercate in fattori esterni all’economia giapponese (come il rallentamento della congiuntura mondiale) più che in fattori domestici. Nel corso del mese di maggio la Banca del Giappone ha anche rilasciato le nuove stime per il Pil nell’anno fiscale 2008, abbassando significativamente la crescita attesa dal 2,1% all’1,5% e alzando al contempo l’inflazione attesa dallo 0,4% all’1,1%. A tal proposito, nel corso del mese di giugno, Shirakawa ha affermato che i timori per la continua crescita delle aspettative di inflazione sono ben vivi, ma finora la Banca Centrale ha ritenuto che fosse opportuno non effettuare alcun intervento di politica monetaria per non inasprire ulteriormente le condizioni finanziarie (già diventate ben più restrittive negli ultimi mesi). La stabilità della politica monetaria e l’assenza di novità rilevanti nelle esternazioni delle autorità monetarie giapponesi hanno fatto sì che l’andamento dei tassi del mercato monetario fosse pressoché costante nel corso degli ultimi mesi, con escursioni abbastanza contenute. I mercati finanziari Nel corso del semestre appena concluso i mercati obbligazionari e azionari hanno avuto delle fasi di forte volatilità, con repentini cambiamenti delle aspettative. Il fenomeno che ha stupito maggiormente è stato il ritorno dell’avversione al rischio tra gli operatori. Nell’ambito del comparto obbligazionario, la natura dell’emittente è diventata determinante, vista l’elevata selettività dimostrata dai mercati. Infatti, mentre i titoli di Stato hanno costituito il rifugio sicuro durante le fasi di maggiore volatilità, il mercato dei titoli corporate ha di fatto sospeso il proprio normale funzionamento più volte durante il semestre e ha fatto registrare un notevole allargamento degli spread di rendimento. Le curve dei tassi si sono fatte più ripide nel corso dei primi mesi dell’anno, salvo poi subire una fase di forte appiattimento nella parte finale del semestre, allorquando è sembrata molto vicina una risposta delle Banche Centrali ai crescenti timori inflazionistici. La curva europea in alcuni tratti si è addirittura invertita, dopo che Trichet aveva preannunciato un rialzo dei tassi a luglio. Più in dettaglio, i tassi sui Treasury a dieci anni hanno iniziato e finito il semestre al 4% circa, mentre il rendimento dei Treasury a 2 anni è passato dal 3% al 2,60% circa. In Europa i Bund a 10 anni sono passati dal 4,30% al 4,60% circa (i Btp decennali dal 4,65% al 5,20% circa), mentre quelli a 2 anni hanno visto i loro rendimenti salire dal 3,95% al 4,60% circa (dal 4,15% al 4,95% circa per i Btp di pari durata). È evidente come i titoli di Stato italiani – e, in generale, quelli dei Paesi cosiddetti “periferici” dell’Unione Monetaria – abbiano avuto performance peggiori rispetto ai titoli di pari scadenza dei Paesi “core”, sia perché giudicati meno affidabili in un momento di forte turbolenza sia perché l’innalzamento dell’avversione al rischio ha provocato un generale allargamento degli spread. I titoli di Stato tedechi, poi, hanno beneficiato della liquidità offerta dai future ad essi collegati e hanno costituito l’oggetto di investimento preferito durante le fasi più volatili. I tassi sui titoli di Stato giapponesi, infine, sono passati dall’1,50% all’1,60% e dallo 0,70% allo 0,80% circa, rispettivamente sulle scadenze a 10 e a 2 anni. I titoli corporate hanno perso la loro liquidità nel corso di tutto il semestre e hanno visto i loro spread allargarsi fino a livelli mai raggiunti in precedenza. Il settore più colpito è stato quello dei finanziari, visto che le banche hanno riportato le perdite più significative (riconducibili alla crisi dei mutui “subprime” e, più in generale, alla finanza strutturata) e sono state 12 RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008 costrette a ricorrere al mercato obbligazionario in modo cospicuo. I titoli degli altri settori hanno beneficiato sin qui del cosiddetto “overfunding” (eccesso di approvvigionamento di fondi, effettuato quando i tassi erano bassi) degli anni passati e sono riusciti ad evitare il ricorso a nuove emissioni. L’indice ITRAXX, che misura lo spread di rendimento medio dei primi 125 corporate “investment grade” europei, è passato da 50 a 100 punti base nel corso del primo semestre, dopo aver toccato dei livelli prossimi a 160. Il primo semestre si è concluso per i mercati azionari con perdite significative in tutte le aree geografiche. L’indice S&P500 negli USA è sceso del 13% circa, l’indice DJ Eurostoxx dell’area euro del 22,5% circa e il Topix giapponese di oltre il 10%. Le differenze tra i settori sono state molto marcate, con i titoli del settore energetico (e, in generale, quelli legati alle materie prime) che hanno fatto registrare le migliori performance e quelli del settore finanziario che, invece, hanno subìto la correzione più significativa. Anche i listini dei mercati emergenti hanno avuto lo stesso andamento negativo, con correzioni più contenute in America Latina e molto forti nei Paesi asiatici (fino a raggiungere valori prossimi al 50% per l’indice cinese di Shangai). Sui mercati valutari è proseguito l’apprezzamento dell’euro contro le principali monete e la contemporanea svalutazione del dollaro. Lo yen, invece, si è rivalutato durante le fasi di maggiore turbolenza dei mercati, grazie ai suoi buoni fondamentali che lo hanno reso una “valuta rifugio”. Il cambio euro/dollaro si è apprezzato da 1,45 a 1,57 circa, mentre il cambio euro/yen è passato da 163 a 167 circa. Oltre ai buoni fondamentali dell’euro e alla buona tenuta della crescita europea rispetto alle altre aree, i toni molto fermi usati dalla Bce lungo tutto il semestre hanno contribuito in misura determinante alla rivalutazione della divisa europea. Le prospettive per il 2° semestre 2008 La volatilità riscontrata sui mercati finanziari negli ultimi mesi e l’incertezza che circonda la congiuntura mondiale rendono abbastanza incerto lo scenario per il 2° semestre 2008. Per quanto concerne la congiuntura mondiale, è ipotizzabile che la crescita continui lungo un sentiero di sviluppo molto contenuto, che potrebbe proseguire sino alla prima metà del 2009. Le principali economie internazionali, infatti, sono riuscite ad evitare un periodo recessivo grazie agli stimoli prontamente forniti a livello monetario e fiscale, ma hanno dovuto affrontare una serie di “venti contrari” che raramente si sono riscontrati in modo così sincronizzato nel recente passato: il prezzo del petrolio, la crisi del mercato del credito, la correzione dei mercati azionari, lo scoppio della bolla immobiliare. Tutto ciò lascia prevedere che la ripresa potrebbe essere molto più lenta che in passato. L’inflazione, che ha rappresentato il vero motivo di apprensione degli ultimi mesi, dovrebbe man mano rientrare su valori più in linea con la media degli ultimi anni, visto che un raffreddamento dell’attività economica mondiale potrebbe contribuire alla discesa del prezzo delle materie prime. Perché tutto ciò si avveri, però, è indispensabile che il costo del lavoro continui a crescere ai tassi correnti, al fine di evitare una pericolosa spirale prezzi/salari che farebbe precipitare tutte le economie in uno scenario di iper-inflazione come negli anni ’70. Le Banche Centrali, pertanto, potrebbero trovarsi nella condizione di rimandare l’inasprimento delle politiche monetarie che è scontato dai mercati e, in alcuni casi, potrebbero addirittura contemplare una piccola fase espansiva. I mercati finanziari dovrebbero trarre beneficio da uno scenario del genere. I titoli obbligazionari verrebbero confortati dal recedere dei timori inflazionistici e da politiche monetarie più accomodanti rispetto a quanto scontato attualmente. I mercati del credito vedrebbero scongiurati i timori di rischio sistemico e potrebbero riprendere il loro normale funzionamento, pur senza tornare ai livelli di spread di 12-18 mesi or sono, alla luce di un probabile aumento del tasso di 13 RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008 default e di una percezione del rischio più elevata. I listini azionari, infine, dovrebbero recuperare almeno parte delle perdite sin qui subite. Essi, infatti, hanno valutazioni già in linea con una crescita degli utili. Se il pericolo recessivo dovesse essere scongiurato e l’inflazione non costituisse più un problema già nel corso dell’autunno, il secondo semestre potrebbe riservare ritorni positivi ad un investimento azionario. 14 Sezione seconda Relazione del Consiglio di Amministrazione Parte specifica Società di gestione: Bipiemme Gestioni SGR Banca Depositaria: Banca Popolare di Milano Sistema Gestioni Attive Bipiemme Corporate Bond Fondo Obbligazionario Euro Corporate Investment Grade Società di gestione: Bipiemme Gestioni SGR Banca Depositaria: Banca Popolare di Milano RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008 FONDO BPM CORPORATE BOND Bipiemme Corporate Bond Il rendimento del fondo nel primo semestre dell’anno è stato del -2,06% al netto dell’imposizione fiscale e delle commissioni di gestione, mentre il benchmark ha avuto una performance del -0,60% al netto dell’imposizione fiscale e del -1,15% al netto dell’imposizione fiscale e di commissioni di gestione pari a quelle pagate dal fondo. Il fondo ha avuto un elevato rischio di credito, molto concentrato a livello settoriale e, al contempo, ha sempre tenuto livelli di duration inferiori al benchmark, nell’ipotesi che le turbolenze sui mercati finanziari non raggiungessero livelli di elevata volatilità e fossero di più breve durata. Queste previsioni si sono rivelate errate, visto che i problemi del comparto finanziario si sono man mano acuiti nel corso del semestre, passando dal quasi fallimento di Societé Generale al fallimento di Bear Stearns. Queste politiche gestionali spiegano in buona parte la sottoperformance significativa rispetto al benchmark. Il rischio di tasso è stato tenuto su livelli inferiori al benchmark, per una concentrazione molto elevata sul tratto iniziale della curva dei rendimenti e sui titoli a tasso variabile, che hanno sottoperformato in modo consistente rispetto ai titoli a tasso fisso. A livello settoriale, invece, il comparto bancario è stato principale oggetto di investimento con obbligazioni rappresentative di debito subordinato emesso soprattutto da banche italiane. Gli altri settori presenti in portafoglio sono stati i telefonici e le utilities. Più in generale, il comparto dei non-finanziari è stato sempre sottopesato, nell’ipotesi che i problemi per questo comparto si sarebbero manifestati nel corso delle seconda metà del 2008. Da segnalare la presenza di alcune obbligazioni convertibili che hanno avuto sempre peso residuale ma che, complice la correzione dei mercati azionari, hanno contribuito alla sottoperformance del fondo. A livello valutario, il fondo è stato investito nella quasi totalità in euro e, in ogni caso, non è mai stato esposto al rischio di cambio, grazie alla vendita a termine della divisa. Attualmente, il profilo di rischio del fondo non ha subito particolari modifiche rispetto al primo semestre, salvo la diminuzione dell’esposizione complessiva al comparto corporate che si è ridotto di circa il 10%. Si attendono, infatti, nuove opportunità di acquisto per riportare l’investimento all’interno del portafoglio del fondo a livelli precedenti, cercando al contempo di diversificare maggiormente gli acquisti a livello settoriale. Per quanto riguarda le prospettive sui mercati, gli spread sui corporate difficilmente torneranno ai livelli pre-luglio 2007 in tempi rapidi, sia perché le ripercussioni di questa crisi si stanno dimostrando più serie di quanto inizialmente stimato, sia perchè la propensione al rischio degli investitori è stata duramente scossa negli ultimi mesi, sia perchè si assisterà ad un aumento del ricorso al mercato tramite nuove emissioni per sopperire alla mancanza di altri canali di finanziamento (canale bancario). Tuttavia, visti i differenziali di rendimento correnti tra titoli corporate e governativi, il costo opportunità derivante dal non essere investito in obbligazioni societarie è diventato molto elevato negli ultimi mesi. Quindi, man mano che la fiducia degli investitori tornerà su livelli normali, gli spread attuali dovrebbero attrarre cospicui investimenti in un asset class che, ad oggi, presenta un rapporto rischio/rendimento molto interessante. La raccolta netta del fondo nel corso del primo semestre 2008 è risultata positiva per 11,66 milioni di euro e il patrimonio gestito è passato da 268,34 a 275,26 milioni di euro. 27 RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008 FONDO BPM CORPORATE BOND SITUAZIONE PATRIMONIALE Situazione al ATTIVITÀ A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI A1. Titoli di debito Valore complessivo Situazione a fine esercizio precedente In percentuale del totale Valore complessivo attività 225.519.033 81,638 246.324.946 88,008 225.519.033 81,638 246.324.946 88,008 3.635.529 1,316 3.913.018 1,398 221.883.504 80,322 242.411.928 86,610 13.432.593 4,863 17.449.054 6,234 13.432.593 4,863 17.449.054 6,234 364.000 0,132 390.882 0,140 364.000 0,132 390.882 0,140 A1.1 titoli di Stato A1.2 altri 30/06/2008 In percentuale del totale attività A2. Titoli di capitale A3. Parti di O.I.C.R. B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI B1. Titoli di debito B2. Titoli di capitale B3. Parti di O.I.C.R. C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati D. DEPOSITI BANCARI D1. A vista D2. Altri E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE 28.845.042 10,442 7.250.923 2,591 F1. Liquidità disponibile 28.898.222 10,461 7.205.309 2,574 F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare 11.777.057 4,263 3.672.627 1,313 F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare -11.830.237 -4,282 -3.627.013 -1,296 8.080.077 2,925 8.472.953 3,027 7.295.220 2,641 8.472.953 3,027 784.857 0,284 276.240.745 100,000 279.888.758 100,000 F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITÀ G. ALTRE ATTIVITÀ G1. Ratei attivi G2. Risparmio d'imposta G3. Altre TOTALE ATTIVITÀ 28 RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008 FONDO BPM CORPORATE BOND SITUAZIONE PATRIMONIALE PASSIVITÀ E NETTO Situazione al 30/06/2008 Valore complessivo Valore complessivo -26.651 H. FINANZIAMENTI RICEVUTI Situazione a fine esercizio precedente -21.561 -9.036.674 I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTI -572.859 -2.022.387 M1. Rimborsi richiesti e non regolati -572.859 -2.022.387 -383.553 -468.162 -382.061 -321.927 M2. Proventi da distribuire M3. Altri N. ALTRE PASSIVITÀ N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati -140.035 N2. Debiti di imposta -1.492 N3. Altre TOTALE PASSIVITÀ VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO Numero delle quote in circolazione Valore unitario delle quote -983.063 -11.548.784 275.257.682 268.339.974 42.224.682,137 40.313.450,955 6,519 6,656 MOVIMENTI DELLE QUOTE NELL'ESERCIZIO Quote emesse 20.434.582,006 Quote rimborsate -18.523.350,824 29 -6.200 RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008 FONDO BPM CORPORATE BOND Elenco analitico degli strumenti finanziari Divisa Quantità Controvalore in Euro % incidenza su attività del Fondo B.CA POP.MI 9% 06/49 EUR 11.000.000 10.728.014 3,885 B.CA POP.ITALIANA TV 02/10 EUR 10.000.000 9.963.090 3,608 PORTUGAL TEL.3,75% 03/12 EUR 10.000.000 9.050.000 3,277 BARCLAYS BK FRN 03/07/13 JPY 1.379.000.000 8.256.687 2,989 AEM 4,875% 30/10/2013 EUR 8.500.000 8.255.200 2,988 SOGERIM 7% 04/2011 EUR 8.000.000 8.198.800 2,968 TELEFONICA 3,75% 02/11 EUR 8.000.000 7.598.000 2,750 LLOYDS BANK 5,625% 2049 EUR 7.000.000 6.878.550 2,490 ENEL 5,25% 05/24 EUR 7.000.000 6.539.750 2,367 CAPITALIA TV 21/10/2016 EUR 6.000.000 5.838.834 2,114 BANCA ITALEASE TV 10 EUR 6.000.000 5.550.342 2,009 BANCA LOMBARDA 6,875% 10 EUR 5.000.000 5.028.137 1,820 GROUPAMA FRN 22/07/29 EUR 5.000.000 4.957.685 1,795 EDISON 5,125% 12/10 EUR 5.000.000 4.944.500 1,790 B.CA POP.MI TV 06/15 EUR 5.000.000 4.943.000 1,789 BNL INTL LUX 5/7/09 EUR 5.000.000 4.918.450 1,780 HSBC FRN 22/09/14 EUR 5.000.000 4.915.750 1,780 FINMECCANICA 4,875% 25 EUR 6.000.000 4.911.300 1,778 CAPITALIA TV 06/2015 EUR 5.000.000 4.908.500 1,777 GROUPAMA 6,298% 49 EUR 6.000.000 4.908.000 1,777 NATL WESTM BK FRN 10/49 EUR 5.000.000 4.806.250 1,740 MEDIOBANCA TV 10/2016 EUR 5.000.000 4.802.000 1,738 B.CA POP.VER.TV 15/06/16 EUR 5.000.000 4.692.090 1,698 SAN PAOLO IMI TV 02/18 EUR 5.000.000 4.689.000 1,697 HBOS FRN 29/05/2049 EUR 5.000.000 4.632.500 1,677 MONTE PASCHI TV 11/17 EUR 4.750.000 4.527.230 1,639 MONTE PASCHI 4,875% 16 EUR 5.000.000 4.328.830 1,567 HENKEL KGAA 5,375% 2104 EUR 5.000.000 4.315.250 1,562 B.POP.VICENZA 5YR 12 EUR 5.000.000 4.200.700 1,521 FRANCE TEL.7,25% 01/13 EUR 4.000.000 4.186.400 1,515 WORLD BANK 8,625% 15.10.16 USD 5.000.000 4.072.007 1,474 UNICREDITO IT. 4,028% 10/49 EUR 5.000.000 3.925.000 1,421 INTESA S.PAOLO T.V. 29/06/49 EUR 4.000.000 3.893.296 1,409 COMUNE MILANO 09 2,25% CV EUR 3.249.960 3.725.754 1,349 KPN 4,5% 18/03/13 EUR 4.000.000 3.712.000 1,344 GENERALI FIN.5,317% 49 EUR 4.000.000 3.538.000 1,281 KFW 0,75% 08/08/08 CV EUR 3.500.000 3.476.375 1,258 IMSER 2 B1 7,83% 09/25 EUR 5.000.000 3.350.000 1,213 B.CA POP.VER TV 02/09/09 EUR 3.000.000 2.946.051 1,066 UNICREDITO TV 09/2016 EUR 3.000.000 2.873.700 1,040 FORTIS BANK FRN 17/01/17 EUR 3.000.000 2.767.200 1,002 BPU BANCA TV 10/18 EUR 3.000.000 2.734.767 0,990 TELECOM IT. 5,375% 19 EUR 3.000.000 2.638.500 0,955 CARIFIRENZE TV 12/13 EUR 2.500.000 2.440.025 0,883 BANCA POP. VR/NO 6,156% 2049 EUR 3.000.000 2.337.750 0,846 AXA 6,75% 12/20 EUR 2.000.000 1.996.000 0,722 BNL TV 22/07/16 EUR 2.000.000 1.964.600 0,711 STRIP REP ITALY 07/03/11 EUR 4.625.000 1.949.486 0,706 FRANCE TEL. 4,375% 02/12 EUR 2.000.000 1.898.000 0,687 SIAS 2.625% 06/17 CV EUR 2.100.000 1.851.791 0,670 Titoli 30 RELAZIONE SEMESTRALE AL 30/06/2008 FONDO BPM CORPORATE BOND Elenco analitico degli strumenti finanziari Titoli Controvalore in Euro % incidenza su attività del Fondo 2.000.000 1.739.000 0,630 4.000.000 1.686.042 0,610 968.284 963.443 0,349 Divisa Quantità GENERALI FIN 5,479% 2049 EUR STRIP PRINCIP.REP.IT. 11 EUR ARES FIN.FRN C 2011 EUR I titoli elencati rappresentano tutti i titoli in portafoglio. 31