jp sartre - FRATUS srl
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J. P. SARTRE : L’UOMO MURO ( 19.02.2009) L’uomo e il tempo: esistenzialismi , estasi della temporalità ( Biblioteca Tiraboschi , ottobre 2008 – febbraio 2009) “ Che la realtà umana sia mancanza basterebbe a provarlo l’esistenza del desiderio come fatto umano. Perché il desiderio sia desiderio a se stesso , bisogna che sia mancanza , ma non una mancanza – oggetto, una mancanza subita . Bisogna che sia la sua propria mancanza di. Il desiderio è mancanza d’essere , è sollecitato nel suo più intimo essere dall’essere di cui è desiderio. Così testimonia l’esistenza di una mancanza nell’essere della realtà umana ”. (J. P. Sartre, L’Essere e il Nulla, p. 132) “ Il desiderio si produce nell’aldilà della domanda perché , articolando la vita del soggetto alle sue condizioni , essa ne sfonda il bisogno ; ma esso si scava anche nel suo aldiquà perché, domanda incondizionata della presenza e dell’assenza , essa evoca la mancanza ad essere. In questa aporia incarnata il desiderio si afferma come condizione assoluta”. ( J. Lacan, Scritti , vol II , p.625) “ Il nutrimento effettivo del desiderio è dunque il ribaltamento del rapporto desiderante – desiderato , in cui il desiderato ( J. Lacan, Scritti, vol.II , p. 91). non viene più posseduto ma solo ascoltato in attesa”. Nonostante la denuncia di una mancanza d’essere, l’analisi di Sartre rimane pur sempre rivolta verso l’esistenza intesa come già dotata di senso ( in anticipo sull’esistenza stessa). Il tentativo di Sartre rimane pur sempre quello – nostalgico – del ripristino di ciò che si è perduto. Anche la perdita di se stessi resta ancorata alla ricerca di una presunta autenticità originaria ( l’Essere originario inteso nella sua pienezza). Sartre : il muro è un prodotto della soggettività / del soggettivismo ; in esso – nel muro – vi è ancora l’idea di un soggetto potente e superpotenziato , padrone incontrastato della realtà ( almeno in origine). Questa potenza super del soggetto trova nella realtà la sua crisi d’identità : scopro di essere un super soggetto in origine ( nella definizione), la realtà manifesta a me , nella sua fenomenologia , un tragico depotenziamento del potere della soggettività. Il muro diventa allora il tentativo di ricostruire il paradiso perduto ( il super soggetto originario, pieno d’essere). Tale ri – costruzione è fallimentare, è vero, ma l’operazione ( il suo ri – volger – si all’indietro) è riconosciuta in tutto e per tutto, e sfiora per certi versi una sorta di atteggiamento metafisico velato. E in questa operazione il vero e unico protagonista è la mancanza di, non certo il desiderio di ( mancanza ad essere ). In Sartre rimane cioè vivo il problema della precedenza ( tipicamente biblico). Affermare mancanza di significa affermare l’insufficienza di se stessi rispetto a qualcosa che è pieno prima del mio giungere. L’Essere risulta affermato in tutto il suo Essere prima di , l’uomo geme e nullifica. Il Nulla di Sartre non è perciò un Nulla Originario ma un Nulla di derivazione. E’ il de – costruzionismo , invece , a confezionare ad hoc il Nulla di origine (Vuoto) associato al concetto di mancanza ad essere . Il linguaggio e il dire ( filosofia compresa ) non possono più erigere muri, possono solo creare fessure. E’ il muro del linguaggio , nel de – costruzionismo , ad essere già presente dall’origine , è proprio il muro ad essere originario . Io posso solo perforarlo, abbatterlo in alcuni punti, de – costruirlo appunto; e il desiderio non è più mancanza ma prospettiva ( ad essere), slancio vitale, possibilità. In Sarte , invece , manca l’essere ( mancanza di) poiché all’inizio vi è la pienezza dell’ Essere . Il desiderio è negazione di quella pienezza iniziale, quindi è negativo. In questo senso Sartre è il meno nichilista fra tutti gli esistenzialisti. Solo il de – costruzionismo è vero nichilismo : ammette la doppia possibilità di Essere e non – Essere, di Tutto e Niente, di Pieno e Vuoto, di Dio e non – Dio. Sartre , in questo senso , è un estremista . O Tutto o Niente , non è ammessa la via dell’opposizione. Sartre rimane indissolubilmente legato a Cartesio : separazione netta fra spirito e materia, fra corpo e anima. Il corpo può essere esaminato attraverso l’osservazione, l’anima rimane dominio assoluto della filosofia. Nietzsche , il vero padre del de – costruzionismo, così si esprimeva : “ Sono tutto corpo e nulla fuori di esso”. Nietzsche rimane in assoluto la più grande espressione dell’ anti - sartrismo : in Nietzsche non avrebbe senso la distinzione teorica fra in sé e per sé, il desiderio prospettico tutto riassume in sé. E’ quel dualismo ri – marcato che spinge Sartre all’invenzione , dal canto suo, della categoria del Nulla, categoria ambigua e quanto mai indefinita. Sartre rimane un metafisico , s’illude che l’uomo sia stato ancorato all’Essere dall’inizio , e che questo Essere sia pieno, e che il Nulla sia prerogativa dell’umano e non dell’Essere ( che rimane integro nella sua lontananza dall’uomo). De –costruire significa invece affermare che l’Essere è Vuoto : l’Essere è pura Cornice, la Tela è ad essere. Siamo noi che possiamo possibilizzare, siamo noi che possiamo colmare i vuoti che poi torneranno a svuotarsi di nuovo per essere di nuovo e ancora una volta colmati. Il Vuoto è nichilista, il Nulla è ancora troppo metafisico. Il Vuoto è la condizione della possibilità della sublimazione, che è esaltazione disperata e affannata del desiderio. Il Vuoto è la condizione della possibilità della creazione : Giorgio Morandi , ad esempio , ci offre Segni che fanno da contorno al Vuoto. Non solo: il Vuoto della Tela è un Pieno che esige in realtà uno svuotamento preliminare. Nell’atto creativo si consuma sempre una rottura con il concetto di Nulla : l’atto creativo è spaccatura con ciò che è abitudinario , è un’ esperienza di vero allontanamento da strade già tracciate, un esilio dal già visto e dal già conosciuto. L’esperienza del Vuoto è esperienza di Attesa. Il Nulla non attende Niente , è attesa già decisa, è attesa di un Essere che è già Pienezza imposta. L’esperienza del Vuoto è esperienza di Ribaltamento : mi metto in Ascolto dell’Altro. Il Vuoto è esasperazione del paradosso: Giorgio Caproni ( - Errata : Non sai mai dove sei. - Corrige : Non sei mai dove sai. ). “Cast away”, di Robert Zemeckis e con Tom Hanks , descrive alla perfezione questa esperienza del Vuoto in opposizione al Nulla . In questo film tutto è Cornice, la Tela cambia aspetto di volta in volta , non è mai una Tela definitiva , i riempimenti sono continui, flessibili, sempre diversi. Giunto naufrago su un’isola sperduta , il protagonista scrive H E L P sulla sabbia… le onde cancellano la scritta e lui, indomito, riscrive H E L P … le onde, inevitabilmente , ricancellano la scritta, e lui scrive H E L P con alcuni tronchi . . . i tronchi vengono spostati dalla furia delle onde, la scritta H E L P è un riempimento ormai inutile, diventa necessario modificare l’azione . Il protagonista accetta la sfida contro il tempo e dentro il Vuoto , crea oggetti animati da lui stesso : il pallone diventa il signor Wilson …e il signor Wilson ha occhi , naso e bocca … scolpiti con il sangue provocato da una ferita …non una ferita qualsiasi … Certo, superata la grande sfida, ritorna violento il Vuoto : la moglie, credendolo morto, ha sposato un altro uomo … il protagonista è di nuovo di fronte a un Crocicchio…la sfida continua… Montorfano, 17 febbraio 2009 prof. Giacomo Paris