Santo Jesus 2012 - Parrocchia Santa Maria Immacolata delle Grazie

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Santo Jesus 2012 - Parrocchia Santa Maria Immacolata delle Grazie
Santo Jesus 2012
Viene scoperta l’icona di Santo Jesus al Gloria
della Messa prefestiva di sabato 8 settembre
Videoconferenza
Il 21 settembre scorso - è stata proiettata in Sala delle Carte la videoconferenza del Prof. Nello Balossino e dell’ing.
Sergio Rabellino dell’Università degli
Studi di Torino. I due studiosi, impossibilitati ad essere presenti alla conferenza, hanno spiegato come sono stati eseguiti i confronti tra l’icona del Santo Jesus e il Volto della Sindone.
Si sono utilizzate le moderne tecniche di
elaborazione elettronica delle immagini
(tecniche utilizzate anche per ottenere
in forma tridimensionale il volto della
Sindone) e i risultati fisionomici e biometrici ottenuti sono stati elaborati e
classificati secondo una scala di riferimento (usata anche nelle indagini forensi) che è costituita dai seguenti quattro
livelli di compatibilità:
1esclusione di compatibilità, quando
non ci sono elementi fisionomici
comuni
2compatibilità parziale, quando ci
sono alcuni elementi comuni
3compatibilità, quando le immagini
a confronto permettono di rilevare
numerosi particolari comuni
4compatibilità totale.
In base a questa scala la compatibilità
tra il volto della Sindone e il volto del
Santo Jesus si colloca al terzo livello.
I presenti, pur comprendendo che i due
studiosi si sono attenuti ad un linguaggio tipicamente forense e rispettoso dei
risultati delle indagini, hanno provato un
certa emozione nel comprendere che c’è
questo indubbio legame tra i due volti.
Prima della proiezione del video, introdotta dal Prof. Fabrizio Brena, che ha
“presentato” i due ricercatori torinesi
illustrando i loro prestigiosi ed impegnativi ambiti di lavoro, Mons. Ottolini ha
riassunto le ricerche effettuate in questi
ultimi quattro anni e i progetti per far
riscoprire la devozione dei nostri padri
all’icona del Santo Jesus e la serietà degli avvenimenti legati a tale evento.
La conferenza si è conclusa con
l’intervento di don Ezio Bolis, docente
alla Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, che ha affrontato il
messaggio che ci perviene dal Santo Jesus in una magistrale riflessione, per
nulla cattedratica, che ha colpito i cuori
Il Prof. Nello Balossino e l’Ing. Sergio Rabellino nel laboratorio di
Elaborazione delle Immagini e realtà virtuale dell’Università degli
Studi di Torino, Diparrtimento di Informatica, hanno confrontato
con riferimenti biometrici i volti della Sindone e del Santo Jesus.
Omelia per Santo Jesus
Santuario Madonna delle Grazie - Bergamo: omelia di don Paolo Mignani, originario di Semonte, per Santo Jesus 12 settembre 2012
“E
io, quando sarò innalzato da terra,
attirerò tutti a me” (Gv 12,32)
La parola Santo Jesus mi rimanda immediatamente alla mia infanzia. Questo perché
sulla strada che dal paese imbocca la salita
che porta nei Polecc, nome dato al luogo dove è collocata la casa dove sono nato e cresciuto e dove tutt'ora alloggio quando torno
a Semonte, si trova la cappella del Santo
Jesus. Credo di essere passato per la prima
volta per quella strada quando, ancora in
fasce, ero stato portato in braccio alla chiesa parrocchiale di S. Bernardino per il mio
Battesimo.
Quella strada era chiamata il Resch perché
era fatta di ciottoli addossati magistralmente uno all’altro. In quegli anni esisteva un
piccolo pilone, in dialetto "la trebulina" del
Santo Jesus, dove appunto si trovava l
'icona del Cristo, con la croce sulla spalla
destra. Gli faceva da corona una piccola Via
Crucis.
Fotografia dell’ antica cappella del Santo Jesus a Semonte
prima della sua demolizione
Ricordo negli anni della fanciullezza, del
tempo della scuola, ma anche dopo, come ti
colpiva, passandoci, alzare il capo e vedere
quel volto di Mistero, provato dal dolore ma
estremamente sereno, quasi fosse lì ad attenderti, che ti parlava fissandoti dritto negli
occhi e ti penetrava nel profondo dell'anima!
Quanto bastava perché il mistero dell'incarnazione fosse da tutti “letto”e soprattutto
compreso nel frangente di uno sguardo.
Attorno all’anno 1955 necessitava ampliare
la strada. Fu deciso allora (purtroppo!) di
abbattere l 'antico sacello per costruire una
cappella più ampia distante pochi metri dalla precedente. Sopra l'altare della nuova
cappella
collocarono
una
riproduzione
dell’icona del Santo Jesus, copia abbastanza
fedele alla precedente, ma non quella. Fu
una scelta un po’ infelice. La cosa saggia sarebbe stata quella di staccare l'antica icona
e riporla nella nuova cappella.
La cosa importante tuttavia è che il Cristo,
con la sua croce sulle spalle, quella visibile
fatta di legno e quella invisibile ma ancor
più pesante della nostra incredulità, e con la
sua corona regale di spine sulla testa, fosse
ancora lì ad attenderti e a cercarti, quasi
fosse lui ad aver bisogno di ognuno di noi,
della centesima pecora che gli mancava
all’appello.
Sostando in silenziosa meditazione davanti a
quella icona che porto incisa nel cuore, penso a quanta povera gente vi abbia sostato a
sua volta, e si sia identificata nell’ “Uomo
dei dolori, esperto nel patire”, trovando in
lui la forza per andare avanti. A quanti uomini e donne vissuti nei secoli passati penso ai tempi di carestie, malaria, guerre,
morti... - quanta forza davvero ha dato loro
quella Icona! E la gente ha trovato la forza
per andare avanti mangiando polenta e fede.
Ricordo quando vi passavo con la mia mamma, che aveva sulle spalle gli otto figli di
una grossa famiglia patriarcale contadina...
gli anni e le fatiche le avevano segnato il
volto con spine invisibili e stimmate nascoste. Così come per altre storie di vita di molte persone di quegli anni: non capivi bene
Affresco della nova cappella del Santo
Jesus dopo la demolizione di quella
precedente avvenuta nel 1955
se era più sfigurato il volto del Cristo o il
loro volto. Forse i due volti, quello di Gesù,
da una parte, e quello di chi sostava, dall'altra, fissandolo in preghiera, confidandogli le
proprie tribolazioni, si fondevano in un unico volto: l'icona che richiama e inserisce nel
mistero del Dio Cristiano - quel Dio che “ha
condiviso in tutto ... la nostra condizione
umana” - e le lacrime della gente umile, che
nel mistero di quell’incontro, di quella fusione, si trasfigurano in una forma di Eucarestia. Lacrime che diventano sangue fresco
che scende dal volto martoriato su
un’umanità sofferente.
Sono certo che reali segni miracolosi a cominciare dal miracolo della fede siano scaturiti in abbondanza da quegli incontri intimi
con quell'icona sacra, che proprio come piaceva a Gesù, era collocata in mezzo alla
strada, per esprimere la grande passione
sulle strade
del missionario di Dio, che –
della Palestina ieri, e sulle strade del mondo,
oggi (e sempre dalla risurrezione in poi) – di
volta in volta viene incontro a ognuno, offrendo la possibilità di una vita bella e buona e un po’ di paradiso anche su questa terra.
A questo riguardo qualcosa di straordinario
è avvenuto anche a me personalmente: nel
1964, all’età di 15 anni, mentre salivo per
quella strada ripida col carro trainato dal
mulo, proprio davanti alla cappella del S.
Jesus precipitai da una massicciata alta 9
metri e là, dove i presenti pensavano di
raccogliermi morto, mi ritrovarono vivo, con
solo alcune piccole ferite. La mia gente ha
subito pensato a un evento miracoloso.
Mio padre, soprattutto, serbava nel cuore questo avvenimento straordinario. Ma
anche io stesso ritengo che se sono qui
oggi a scrivere e testimoniare queste cose è perché il Santo Jesus ci ha messo lo
zampino! “Perché il tuo piede non inciampi nella pietra” (dal sal. 90). Da quel
giorno sono convinto che qualcosa si sia
inserito in me lavorando a mia insaputa
fino a far maturare la mia scelta di pretespazzino. Non per nulla la mia seconda
Messa di Semonte l’ho voluta celebrare
proprio al Santo Jesus, come ringraziamento.
Ho letto con molta attenzione, stupore e
commozione tutta la ricerca storicoscentifica e il materiale prodotto da voi
del Centro Culturale delle Grazie proprio
riguardo al Mistero dell’icona del Santo
Jesus. Vi confesso che non conoscevo
nulla della lunga storia di questo “uomo
dei dolori”, ho sempre pensato si trattasse una delle tante trebuline che, costruite su luoghi di passaggio, erano un
permanente sentirsi sotto lo sguardo a-
Omelia per Santo Jesus
moroso di Dio, che sempre accompagna
i suoi fedeli come il Pastore buono guida
il suo gregge (sal. 22). Invece questa è
una storia particolare, ricca, che va fatta
conoscere.
Per quanto riguarda Semonte, proprio
grazie alla vostra ricerca storica, trova
fondamento il fatto di collegare la presenza del Santo Jesus con il passaggio e
la predicazione di S. Bernardino. Infatti
la tradizione vuole che S. Bernardino sia
passato e abbia predicato a Semonte. Ne
è prova e testimonianza viva il fatto che
la chiesa, prima cappellania e poi, dal
1911, parrocchiale, sia dedicata proprio
a questo santo.
Una storia che trova le sue fondamenta nella Parola di Dio (Mi soffermo su quattro testi)
l. Il volto che fissiamo nel Santo Jesus
trova la sua radice più profonda nei canti
del servo sofferente di Jawé: "Ecco, il
mio servo ... Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben
conosce il patire, come uno davanti al quale
ci si copre la faccia; era disprezzato e non
ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è
caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori"; (Is. 52 e 53).
Il servo disprezzato e umiliato continua la
sua storia ancora oggi in ogni uomo e
donna a cui sono negati i diritti fondamentali e primari ... loro sono le icone
vive del Santo Jesus che a ogni angolo
possiamo incontrare.
2. Il volto del S. Jesus è il volto presentato al popolo: “E Pilato disse loro: «Ecco
l'uomo!». È un piccolo passo tratto dalla
passione secondo Giovanni. Potremmo in
modo popolare commentare: ecco come
abbiamo ridotto l'uomo! Ma quell'uomo
era particolare perché Figlio di Dio, lui
stesso Dio col Padre e con lo Spirito Santo. Ecco quindi come questa nostra storia
e questa nostra cultura ha ridotto l'uomo.
L'esclusione di Dio dalla storia dalla cultura e dalla scienza, è indicato da papa Be-
nedetto come la causa fondamentale dei
nostri mali e della crisi che stiamo attraversando. Ricordiamo però che per l'evangelista Giovanni il Gesù Crocifisso è
già il Cristo della gloria. Cosi è bella e teologicamente illuminante l’icona del Santo
Jesus collocata qui nel vostro santuario.
Questo è lo stile che il Cristiano, il discepolo deve fare sua: stare negli ambienti di
vita portando la forza di Cristo Signore, il
crocifisso risorto.
3. L’inno ai Filippesi di S. Paolo è uno stupendo canto che raccoglie tutto il mistero
del servo e di Gesù nella sua storia, soprattutto la sua passione Morte e risurrezione:
“Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo
Gesù: egli, pur essendo nella condizione di
Dio, non ritenne un privilegio l’essere come
Dio, umiliò se stesso facendosi obbediente
fino alla morte e a una morte di croce. Per
questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è
al di sopra di ogni nome, perché nel nome
di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami:
“Gesù Cristo è Signore!”, a gloria di Dio Padre. (cap 2,5-11). È il grande messaggio del
Santo Jesus per il nostro
tempo. Con
l’esplosione del benessere ci siamo dimenticati di Dio l’abbiamo messo in cantina. Il Gesù sofferente, in questi anni, ci ha forse solo
un po’ commosso e niente più. Non
l’abbiamo riconosciuto in chi aveva fame,
sete, era nudo, forestiero, in prigione... (Mt
25, 31-46). Oggi Siamo chiamati a tornare
a sostare sulla Parola di Dio dei testi della
passione; dobbiamo avere gli stessi modi di
Gesù, quando “maltrattato, umiliato, ... come agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori, non aprì
bocca” (Is 53,7), testimoniando con i fatti
che solo lui, con la forza del Padre, è il salvatore, e solo col suo stile di non violenza è
possibile lavorare per un ordine mondiale
nuovo.
4. Mi piace chiudere queste povere riflessioni
dando la parola al Santo Jesus:
“Ecco: sto alla porta e busso”. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli
con me" (Ap. 3, 20).