n.138 di DIC2010 - Architetti nell`Altotevere Libera
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n.138 di DIC2010 - Architetti nell`Altotevere Libera
CIL138 NEWS a cura di Roberto Gamba Concorso SAIESelection 2010 Sono stati 200 i progetti pervenuti a SAIESelection 2010, dedicato al tema “Integrare per costruire – Soluzioni innovative sostenibili ad elevata integrazione architettonica”, seconda edizione. 36 sono i Paesi di provenienza (tra cui, in aggiunta a tutte le nazioni europee, Bangladesh, Cipro, Egitto, Giappone, India, Israele, Malesia, Marocco, Messico, Russia, Qatar, Tunisia e Ucraina). Tre sono stati i progetti selezionati per ognuna delle due categorie (progettisti under 40 e studenti) e delle quattro sezioni merceologiche (laterizio, metallo&vetro, legno e calcestruzzo), per un totale di 24 progetti. Tra le tendenze emerse, si è ormai consolidata l’attitudine, del progetto di architettura, a integrare al suo interno soluzioni ed elementi tecnici, finalizzati all’efficienza, al risparmio energetico e al contenimento delle emissioni, alla riduzione dell’impatto ambientale. La premiazione è avvenuta nel corso dell’edizione autunnale del SAIE, in programma a fine ottobre. La giuria, presieduta da Mario Cucinella, composta da JeanMichel Jaspers, Alessandro Marata (in rappresentanza del Consiglio Nazionale degli Architetti), Marco Magni (indicato da ANDIL per le tecnologie del laterizio), da Andrea Benedetti (indicato da ACAI per le tecnologie del metallo), da Francesco Biasioli (indicato da ATECAP per le tecnologie del calcestruzzo) e da Valeria Marsaglia di GIARCH (Coordinamento Nazionale Giovani Architetti Italiani), ha premiato: per la sezione legno, il “Quartier Generale dei servizi ambientali sull’Ebro”, di Magen Arquitectos di Saragozza e (tra gli studenti) il progetto “Earthquake housing” per L’Aquila, di Giulio Asso e Caterina Mendolicchio di Venezia; per la sezione calcestruzzo, il “Melaku Center” in Etiopia, di XVStudio, Barcellona, e il progetto di Tsveta Ruseva, di Sofia, per un “Liceo linguistico”; per la sezione metallo&vetro, il progetto “Unidiversity a Nazareth”, degli israeliani Joe Nashashibi & Rami Kopty e il progetto di Ramadan Shahabudin “Abitare il polmone verde urbano” a Kuala Lampur; per la sezione laterizio, la “Sede di Human Rights” di Anagram Architects, a New Delhi (nella foto in alto), che “ha dimostrato una nuova sensibilità nell’uso di un materiale semplice come il mattone pieno, riprendendo temi cari all’architettura tradizionale locale, ma con una forte rilettura che le dà una connotazione contemporanea”, e la “Water Tower” in Sudan, di Hugon Kowalski di Poznan (nella foto in basso), giudicato “in assoluto il progetto più poetico e visionario del concorso”. Soluzioni Tecniche per l’Architettura e le Costruzioni SALONE INTERNAZIONALE DELL’EDILIZIA Prove e analisi sull’efficienza dei laterizi “La qualità energetica dell’involucro edilizio”, tema divenuto ormai da tempo fondamentale con l’entrata in vigore dei decreti attuativi della direttiva europea 2002/91, è il titolo del convegno che si è tenuto a Imola nel settembre scorso, presso l’auditorium del gruppo italiano multinazionale SACMI, tra i più importanti produttori di attrezzature e impianti per la ceramica e laterizi. L’ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – ha presentato, in tale circostanza, le principali metodologie di analisi disponibili per la verifica e la certificazione delle prestazioni energetiche dei materiali da costruzione. L’Ente ha avviato, fin dal 1998, un’attività di ricerca e qualificazione nell’ambito dei componenti per l’edilizia e, nel 2005, ha realizzato il laboratorio CertiMaC per la caratterizzazione dei laterizi, in stretta collaborazione con l’Agenzia Polo Ceramico di Faenza. Il Centro, altamente specializzato, offre un’innovativa gamma di servizi (marcatura CE, assistenza nei controlli di produzione, marchi di qualità), ricerca finalizzata, trasferimento tecnologico e consulenza. Dal 2008, con la Divisione Sperimentale per l’Efficienza Energetica dell’Involucro Edilizio, opera espressamente a supporto delle attività di sviluppo e innovazione dei produttori di laterizi. In particolare, le metodologie sviluppate in conformità con la normativa tecnica di settore, la UNI EN 1745:2005, hanno consentito di mettere a punto rigorose procedure per la determinazione dei valori termici di progetto dei componenti dell’involucro edilizio opaco (elementi per muratura, solai, malte, intonaci). A Imola, sono state presentate le analisi sperimentali per la determinazione della conducibilità degli impasti in argilla cotta, malte ed intonaci, unitamente agli strumenti di modellazione numerica per determinare, in regime stazionario, le prestazioni energetiche di blocchi e mattoni e la trasmittanza della muratura assemblata. Complesso residenziale a Carpi (Modena) Il nuovo complesso residenziale “Le colonne nel verde”, recentemente completato in via Cavallotti, alle porte del centro storico di Carpi (MO), è stato progettato dallo studio torinese Isolarchitetti (Aimaro Isola, Saverio Isola, Andrea Bondonio, Flavio Bruna, Michele Battaggia). Il confronto con i volumi costruiti limitrofi ha portato, per la riconversione di questo lotto urbano, alla ricerca di soluzioni tipologiche originali e all’inserimento del verde fra le abitazioni. Al di sopra di una grande piastra destinata al commercio e al terziario, un giardino pensile ospita superiormente le ville urbane e le palazzine multipiano. Le variazioni delle altezze e l’articolazione dei profili volumetrici, modulati in accordo con il profilo del costruito confinante, definiscono le forme di un “piccolo paesaggio urbano”. Il processo costruttivo, sviluppatosi con un approccio contemporaneo nei riguardi dei materiali tradizionali, attraverso la collaborazione fra progettisti e tecnici di cantiere, ha portato alla scelta del laterizio per il rivestimento delle facciate e alla creazione di un nuovo mattone, senza sabbia in superficie. Questa soluzione dona alla texture CIL138 NEWS pagine I-II nuova espressività, di trama e di colore, restituendo una superficie brillante e ricca delle naturali sfumature proprie dell’argilla. Si tratta di una tipologia di laterizio prodotta utilizzando limatura di faggio, invece della tradizionale sabbia, al fine di facilitare lo scasseramento dopo la fase di formatura degli elementi prima della cottura. L’accorgimento è stato ripreso da antiche tecniche di produzione già in uso nel Rinascimento. Analoghi materiali sono stati utilizzati per il rivestimento delle colonne cilindriche, con una precisa conformazione curvilinea, appositamente disegnati e formati a mano. A Padova il premio alle architetture restaurate L’UNPLI, Unione Nazionale Pro Loco d’Italia, con il patrocinio dell’Associazione Italiana Città del Laterizio, Ance, Città Murate del Veneto, CNA, Università di Padova, promuove il premio “Tradizione Devozione Ambizione: concorso per il restauro dell’architettura”, attraverso il quale intende selezionare i migliori interventi su edifici, pubblici e privati, realizzati nel territorio nazionale e nella Repubblica di San Marino (www.concorsotda.it). L’intervento deve appartenere ad una delle 4 categorie: A, dimore storiche (ville, castelli, palazzi, cascine, rustici); B, edifici di culto (chiese, basiliche, conventi, capitelli); C, aree “pubbliche” (piazze, monumenti, fontane); D, aree per la cultura (gallerie, musei, gipsoteche). Enti, associazioni, comuni e province, scuole, nonché progettisti e proprietari dei beni restaurati, possono candidare un massimo di 4 opere, iniziate non prima del 1 gennaio 2005 e terminate non oltre il 30 giugno 2010, inviando le segnalazioni al Comitato Provinciale Pro Loco di Padova, Camposampiero (tel. 049.9303809). La valutazione delle opere verrà effettuata da una commissione composta da rappresentanti di ANDIL, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto, IUAV, Regione Veneto, San Marco Terreal, UNESCO, UNPLI. Nella passata edizione 2007-2008, nella categoria dimore storiche, miglior realizzazione è risultata la “Casetta Grecanica” di Bova (Reggio Calabria), su progetto di Domenico Marfia e Vittorio Ceradini; nella categoria edifici di culto, è stato premiato il Santuario della Madonna dei Colombi, a Mendatica (Imperia), progettato da Simona Zanardini (nella foto). Faccia a vista con walls@lab Walls@lab è un software realizzato da UNIECO Engineering per fornire un supporto alla progettazione con il mattone faccia a vista. Questo tipo di rivestimento, negli ultimi anni, viene utilizzato meno frequentemente, perché considerato più costoso e più problematico ai fini del raggiungimento dei parametri imposti dalle nuove normative sul risparmio energetico. Se è vero che il costo iniziale della muratura a vista può comportare un maggior onere, questo viene però ripagato negli anni successivi, rendendola vantaggiosa, per il fatto che essa non necessita di manutenzioni nel tempo. È noto che il fascino e la naturalità del mattone aumentano con il passare degli anni, a fronte di altri prodotti non ecologici che invece deperiscono. Ora, a vantaggio dei progettisti, è stato elaborato un software specifico in grado di prospettare un ventaglio di soluzioni che prevedono il rivestimento della muratura con il “faccia a vista”, nel rispetto dei valori prestazionali richiesti. Il programma, partendo dalla fascia climatica in cui è prevista la costruzione, richiede all’utente lo spessore minimo e massimo della parete, così da proporre una serie di stratigrafie con i relativi valori di trasmittanza, il potere fonoisolante e la massa superficiale. Allo stesso tempo, inserendo le dimensioni delle pareti da rivestire, il formato del mattone che si intende utilizzare e lo spessore della “fuga” (giunto di malta), il software è in grado di calcolare anche il numero di elementi “faccia a vista” necessari alla realizzazione dell’intervento. Il programma è gratuito e consultabile sul sito www.fornace.unieco.it. Ristrutturazione di un edificio a Milano Il risultato formale ottenuto da questo intervento di recupero, realizzato in pieno centro di Milano (via Zenale), ha consentito all’edificio di integrarsi armoniosamente ed efficacemente con le preesistenze architettoniche. La radicale ristrutturazione, che ha visto i locali interni trasformati in prestigiosi appartamenti, uffici, laboratori e negozi al piano terra (in tutto 2.500 m2), è stata possibile nonostante la significativa età dell’edificio (del 1901). All’esterno, oltre ai risanamenti effettuati, si apprezzano i nuovi prospetti affacciati su un giardino, una corte aperta, a tutta altezza, che accoglie le logge. All’opposto, il fronte principale, su strada, inquadra il corpo, con tetto a due falde e marcapiani sporgenti, restaurato e valorizzato nelle sue sembianze canoniche classiche. Un altro corpo di fabbrica, adiacente, si distingue come una torre, i cui fronti, in origine ciechi, si sono “aperti” e “illuminati”, grazie anche alla nuova finitura conferita alla facciata realizzata in mattoni a vista, ora valorizzati dalla tinteggiatura bianca, che lascia intravedere la trama originale della muratura in laterizio. L’edificio dispone ora di un adeguato isolamento termico dell’involucro e di moderne soluzioni impiantistiche (pompa di calore ad acqua di falda, pavimenti radianti). Il progetto, opera di Filippo Taidelli, con Piero Castellini Baldissera, è stato recentemente insignito del premio World Architecture Award 20+10+X – 7th Cycle. CIL138 PRODOTTI a cura di Davide Cattaneo Controllo energetico Cotto pretrattato Manto impermeabile Prodotti naturali per bioedilizia Per ridurre i consumi energetici e prevenire l’intervento per sovraccarico dell’interruttore limitatore di corrente, Ave ha brevettato e realizzato il nuovo economizzatore domotico per la gestione e contabilizzazione dell’energia. Punto di forza del nuovo dispositivo è la possibilità di monitorare, oltre ai consumi elettrici, anche i consumi di acqua e gas, collegando l’economizzatore (53AB-ECO) ai contatori lancia impulsi. I dati che ne risultano vengono successivamente riportati con un corrispettivo economico (non fiscale) visualizzabile attraverso un comodo ed elegante touch screen. L’economizzatore è in grado di controllare fino a 8 carichi, o gruppi di carichi, grazie al Nella collezione Terre Asolane, l’inimitabile fascino del “cotto” si riscopre in una nuova linea di pavimenti per interni, caldi e preziosi, tutti nati dalle argille più pure e dalle mani sapienti dei maestri artigiani di Industrie Cotto Possagno. La naturalità, il calore, l’eleganza dell’argilla cotta si riscoprono in pavimenti pensati per la vita moderna, facili da posare e mantenere, perfetti per arredare qualsiasi ambiente, ottenuti da lavorazioni nelle quali il rispetto dell’ambiente e la ricerca stilistica vanno di pari passo. Indispensabili in tutte le situazioni nelle quali si desideri il dolce tepore del riscaldamento a pavimento, gli elementi in “cotto” garantiscono una distribuzione uniforme e costante del calore, grazie all’inerzia termica della quale sono dotati naturalmente. L’argilla per la produzione del “cotto” Terre Asolane è estratta da una cava ubicata fra le colline di Possagno (TV), in un sito unico nel suo genere, vecchio di 40 milioni di anni, caratterizzata da una limitata Ecofil® è un manto impermeabile ad alta traspirabilità composto da un foglio di poliolefine flessibili con struttura a micropori di spessore 0,4 mm. La continua ricerca per migliorare il prodotto ha portato alla realizzazione di un nuovo manto, Ecofil® 05, con la stessa struttura a micropori ma di spessore superiore (0,5 mm), alla quale è stato accoppiato, su entrambe le facce, un velo di polipropilene: il tutto allo scopo di migliorare le caratteristiche del manto: maggiore impermeabilità, resistenza meccanica superiore e una superficie antisdrucciolo. Ecofil® 04 ed Ecofil® 05 sono prodotti con la stessa materia prima ecologica, assolutamente atossici, e così leggeri (da 0,15 a Naturcalce® Ruredil è una nuova linea di prodotti ecosostenibili nati dall’esperienza e dalle competenze maturate nello sviluppo e nella ricerca di materiali innovativi, sempre al passo con le richieste di un settore in continua evoluzione. I prodotti sono a base di materiali inorganici naturali che associano una intrinseca eco-compatibilità ambientale alla garanzia di eccellenza e affidabilità nelle prestazioni dei prodotti finali, operando una perfetta sintesi fra tradizione e modernità. Le materie prime impiegate sono preparate e sapientemente miscelate con l’esperienza di chi, da più di cinquant’anni, opera nel settore dell’edilizia per fornire materiali di elevati standard qualitativi, con caratteristiche certe e costanti nel tempo. Un’approfondita conoscenza nella formulazione dei prodotti ha consentito di realizzare un perfetto adattamento delle ricette della tradizione storica alle esigenze del cantiere moderno, soprattutto in termini di faci- comando di attuatori domotici, in funzione della misura della corrente assorbita rilevata dal TA. Ad ognuno degli 8 gruppi di carichi (8 canali del sistema domotico) viene assegnata una priorità che ne determina l’ordine di distacco; in questo modo, quando sopraggiunge un sovraccarico, vengono scollegati i carichi in base alle priorità assegnate, per evitare l’intervento dell’interruttore limitatore di corrente. È inoltre possibile vincolare l’attuazione di alcuni carichi in determinate fasce orarie, selezionate mediante un programmatore orario o settimanale esterno opzionabile. Praticità di utilizzo, grazie al comodo touch screen, potenza di funzionamento e innovazione tecnologica, risultato dell’esperienza e della ricchezza di soluzioni all’avanguardia mirate a migliorare la sicurezza e il comfort degli utenti finali, fanno del nuovo economizzatore Ave la soluzione più efficiente per il risparmio energetico. Ave spa via Mazzini, 75 25086 Rezzato (BS) tel. 030 24981 fax 030 2792605 www.ave.it estensione. È un’argilla preziosa formatasi per sedimentazione marina ad una profondità media di circa 70 m e ha caratteristiche di refrattarietà e impermeabilità uniche. Gli elementi da pavimento della linea Antica Asolo presentano uno spessore maggiorato e bordi irregolari, proprio come nel “cotto” fatto a mano. La superficie ruvida e la colorazione stonalizzata assicurano un aspetto simile a quello delle case di campagna della nobiltà veneziana. Terre d’Asolo, dalla superficie dolcemente stonalizzata e irregolare, si adatta con grande facilità a qualsiasi intervento, grazie alla duttilità d’impiego. 0,19 kg/m2) che, sia per la produzione che per il trasporto, il consumo di energia è irrisorio rispetto a qualsiasi altro telo tradizionale (membrane bituminose e sintetiche). La posa in opera si effettua completamente a secco e la connessione dei teli avviene senza l’uso di solventi, mentre i residui di produzione vengono riciclati e riutilizzati come materie prime. Il manto impermeabile si posa sopra il materiale isolante e comunque sempre sotto la struttura di ventilazione. La connessione dei teli, i raccordi e i risvolti vengono sigillati con gli appositi nastri Tape 25 a base di caucciù butilico. Per semplificare la posa in opera, il manto impermeabile è stato realizzato nella versione Ecofil® 05 Integral, con striscia adesiva integrata per la connessione dei teli che garantisce la tenuta al vento e all’acqua del sottotetto. La finitura antisdrucciolo del manto è stata studiata appositamente per consentire una maggiore sicurezza per le maestranze di posa. Industrie Cotto Possagno spa via Molinetto, 80 31054 Possagno (TV) tel. 0423 9205 fax 0423 920910 www.cottopossagno.com [email protected] Maxitalia srl via Limitese, 120/A - Loc. Spicchio 50053 Vinci (FI) tel. 0571 50281 fax 0571 500572 www.maxitalia.it [email protected] lità di lavorazione e di posa in opera, requisiti indispensabili per garantire un’applicazione a regola d’arte in tutte le condizioni e con tutte le attrezzature oggi disponibili in cantiere. La linea Naturcalce® è composta da una gamma completa di materiali per le lavorazioni tipiche sia delle nuove costruzioni che rispondono ai criteri della bioedilizia, sia dei cantieri del restauro storico. Tutti i prodotti (ben 18!) favoriscono la salvaguardia dell’ambiente e della salute delle persone e garantiscono una perfetta omogeneità con i materiali dell’edilizia storica. Ruredil spa via Buozzi, 1 20097 S. Donato Milanese (MI) tel. 02 5276041 fax 02 5272185 www.ruredil.it [email protected] CIL138 PRODOTTI pagine III-IV Estetica, sicurezza e facilità di posa Sistema videocitofonico a 2 fili Gestione flessibile degli edifici Sistemi di ancoraggio SanMarco-Terreal Italia presenta Cotto Castello, la nuova linea di pavimenti in “cotto” particolarmente idonea per esterni e per l’arredo urbano: luoghi soggetti all’usura del tempo, al logorio dei passanti e alle azioni degli agenti atmosferici e ambientali (viali, marciapiedi, portici, giardini, cortili, bordi piscina di ville, casali, agriturismi e hotel). I prodotti Cotto Castello sono realizzati con una particolare mescola di argille selezionate, dotate di eccellenti proprietà fisiche e chimiche in grado di fornire ai laterizi un’elevata resistenza meccanica e al gelo. Cotto Castello è disponibile in tre formati (Mattone 15x22,5x5 cm, nella versione normale e bisellata, Listello 2Voice è un innovativo sistema videocitofonico sviluppato appositamente per facilitare l’intervento degli installatori. Grazie ad un cablaggio semplice e sempre uguale in qualsiasi tratta, 2Voice, con soli 2 fili non polarizzati, è in grado di soddisfare ogni esigenza, dalle funzioni base a quelle più articolate, e di realizzare rapidamente impianti versatili in ville, condomini e grandi complessi residenziali. In caso di ristrutturazioni, il sistema non richiede la sostituzione dei cavi ma offre la possibilità di utilizzare quelli esistenti, con un notevole risparmio in termini economici e di tempo. La programmazione è agevole anche in presenza di un elevato numero di utenze. Il sistema, infatti, può associare fino a 32 colonne con un massimo di 128 utenti per colonna, senza dover ricorrere ad apparecchi o altri componenti, ma utilizzando i dipswitch presenti sui dispositivi. Questo fa sì che l’impianto possa essere messo in funzione da un solo operatore. 2Voice consente di avere fino a 600 m Well-contact Plus, il nuovo sistema Vimar per la completa gestione degli edifici, è la soluzione che permette un controllo costante dell’immobile. Si tratta di un sistema unico di automazione che gestisce via computer luci, temperatura, sicurezza, energia e accessi offrendo funzionalità e comfort in ogni singolo ambiente all’insegna di uno stile e di una tecnologia made in Italy. Sviluppato su tecnologia KNX, Wellcontact Plus è un sistema flessibile, in grado di crescere nel tempo aggiungendo in qualsiasi momento nuovi dispositivi; interoperabile, potendo integrare prodotti e sistemi delle aziende aderenti a questo standard internazionale; integrabile, offrendo la possibi- Uno degli errori progettuali più frequenti nell’impiego del paramento esterno in laterizio faccia a vista è quello dell’assenza di un efficace ancoraggio dei mattoni del rivestimento alla struttura portante degli edifici o il loro fissaggio alla parete interna del tamponamento, piena o a cassa vuota. I sistemi di ancoraggio stanno assumendo sempre più rilevanza strutturale in quanto, dal punto di vista dell’incolumità delle persone e del danneggiamento degli edifici, l’erronea progettazione potrebbe rappresentare un punto debole della costruzione. Anche le murature faccia a vista, pur svolgendo una funzione di semplice tamponamento, devono soddisfare i requisiti di sicurezza; in particolar modo, devono essere verificate le loro connessioni alla struttura, cioè i graffaggi e/o ancoraggi al paramento interno. Grazie ad una costante ricerca nei propri laboratori, ottemperando a tutte le esigenze imposte dalle nuove normative, Unieco Laterizi ha realizzato particolari graffaggi 5x7,5x22,5 cm e Quadrotto 15x15x5 cm) componibili tra loro per dar vita a infinite combinazioni formali, creando tessiture dagli straordinari movimenti cromatici. La finitura superficiale sabbiata, nella delicata colorazione Rosato Bizantino, come nella migliore tradizione italiana, fa di Cotto Castello la scelta ideale dove qualità e bellezza concorrono per spazi di arredo “non conventional”. Gli elementi della collezione si posano con semplicità “a secco” su strato flessibile, senza alcun bisogno di malta o collante, garantendo una manutenzione agevole e facilitando il recupero e/o riuso del materiale. Cotto Castello può essere anche applicato con la posa “umida” usando malte specifiche o colle da esterno per pavimenti in “cotto”. Cotto Castello offre elevate performance attestate da 5 certificazioni che testimoniano un’eccezionale resistenza al gelo, allo scivolamento, agli acidi, alla rottura e all’abrasione. SanMarco - Terreal Italia srl strada alla Nuova Fornace 15048 Valenza (AL) tel. 0131 941739 fax 0131 959733 www.sanmarco.it [email protected] di distanza tra la pulsantiera e il dispositivo interno per una estensione totale dell’impianto fino a 27.200 m. L’affidabilità è totale anche per quanto riguarda le operazioni di manutenzione, che possono essere eseguite a impianto alimentato. Urmet Domus ha progettato 2Voice per renderlo adatto a gestire molteplici servizi e garantire performance eccellenti, anche in termini di sicurezza e comodità. 2Voice è infatti predisposto per la videosorveglianza: due telecamere di controllo sono immediatamente collegabili ed è possibile arrivare fino a 5 unità per ciascun posto esterno. Urmet Domus spa via Bologna, 188/c 10154 Torino tel. 011 2400000 fax 011 2400300 www.urmetdomus.it lità di interfacciamento con programmi gestionali, con “sistemi monetica” per accedere a servizi e strutture esterni convenzionati e, attraverso un gateway standard KNX opportunamente configurato, anche con sistemi che lavorano su altri protocolli, come ad esempio quelli di termoregolazione o illuminazione. Completamente coordinato esteticamente con le tre serie civili di Vimar – Eikon, Idea e Plana – Well-contact Plus affianca ai già esistenti dispositivi da incasso (termostato, lettore trasponder e tasca porta card) i nuovi dispositivi Konnex, appositamente sviluppati per rendere l’interfaccia utente ancora più semplice e accattivante. Eleganti touch screen da 8 e 3 moduli consentono un’immediata e intuitiva supervisione del singolo ambiente, mentre i nuovi comandi KNX elettronici a due moduli ospitano fino a 4 tasti indipendenti, intercambiabili, personalizzabili e con retroilluminazione a LED integrata. Vimar spa viale Vicenza, 14 36063 Marostica (VI) tel. 0424 488600 fax 0424 488694 www.vimar.eu ricavati da piatti in acciaio inox, tipo AISI 304, che garantiscono una resistenza alla trazione superiore a 1,5 kN, utilizzabili sia per i mattoni pieni che semipieni. L’utilizzo dell’acciaio inox previene qualsiasi problema di corrosione ed ossidazione una volta posto in opera; la conducibilità termica di questo materiale è quasi l’80% in meno rispetto al normale ferro da costruzione. Il sistema di graffaggio BSI, espressamente studiato per essere impiegato con mattoni faccia a vista estrusi forati, prevede che l’ancoraggio venga piegato in cantiere, inserito nei fori dei laterizi e, successivamente, fissato con malta. Unieco Laterizi & Co via Fosdondo, 55 42015 Correggio (RE) tel. 0522 740211 fax 0522 691240 [email protected] www.fornace.unieco.it CIL138 PANORAMA Bellezza e armonia della natura Il Ferrone, marchio del gruppo Vivaterra, presenta la nuova collezione Aurea, disegnata dallo Studio Cardenas, che esprime a pieno il connubio fra la bellezza e la naturalità del “cotto” imprunetino e intende offrire una gamma completa di pavimenti, rivestimenti e complementi sia per interni, sia per esterni, in grado di donare agli spazi il calore di un materiale antico, ripensato per ambienti raffinati e contemporanei. La collezione nasce dall’incontro tra storia, tecnologia e natura, tutti elementi già presenti nel “cotto”, reinterpretati in Aurea in chiave moderna, per racchiudere, in quello che è possibile considerare un nuovo materiale, tutta l’importanza della tecnica e della tradizione. I for- a cura di Davide Cattaneo mati riprendono le proporzioni adottate per realizzare a Firenze le più belle opere d’arte e d’architettura del Rinascimento. Proprio a partire dal Rinascimento, la “sezione aurea” acquista il crisma della bellezza estetica, rappresentando l’elemento proporzionale analogico tra la figura umana e la natura oggettiva. Questo concetto di perfezione ha un legame forte e diretto con la natura, natura che oggi va preservata, e che necessita di prese di posizione e azioni intorno responsabili. Sostenibilità e attenzione all’ambiente sono infatti gli altri pilastri fondamentale su cui si basa la nuova collezione, temi che caratterizzano tutte le tecnologie e i processi produttivi di Vivaterra. Il “cotto” è di per sé un materiale naturale e perciò, per sua stessa natura, sostenibile perchè derivato semplicemente da acqua, terra e fuoco. Vivaterra è un’azienda che possiede la cava di estrazione dell’argilla e lo stabilimento di produzione vicini, nello stesso sito, e questo permette una riduzione quasi totale dei trasporti, che influiscono sensibilmente sull’inquinamento. Tutti gli scarti di produzione vengono riutilizzati e riciclati nel processo produttivo successivo. L’acqua piovana viene raccolta da particolari vasche di contenimento e utilizzata nella produzione del “cotto”. Inoltre, Vivaterra contribuisce alla sostenibilità della natura anche grazie alla riqualificazione dei terreni utilizzati mediante l’inserimento di nuove piantagioni di specie vegetali. In anteprima, al Cersaie 2010 Il Ferrone ha presentato la gamma di pavimenti che, per la vasta varietà di formati, finiture e colori, si prestano ad una progetta- zione articolata, destinati a diventare i protagonisti di interni ricercati. Lo sviluppo della collezione prevede che il “cotto” sia utilizzato anche come rivestimento delle pareti: un’assoluta novità che permette di raggiungere effetti estetici che valorizzano lo spazio in genere, dove piani orizzontali si intersecano con piani verticali senza soluzione di continuità. La completa progettazione di ogni singolo elemento della collezione ha avvicinato un materiale come il “cotto” al mondo del design. Forte della ricerca e della sua tradizione, questo materiale si è prestato ad una nuova lettura in chiave contemporanea, mostrando tutta la sua naturalezza e capacità nel rivestire ambienti raffinati e decisamente attuali. Le tonalità tradizionali del “cotto”, nella collezione Aurea, vengono modificate mediante l’introduzione di sfumature per offrire elementi che vanno dall’ocra all’arancio, al rosso, o per passare direttamente ad un materiale completamente rinnovato nei pigmenti dell’impasto, con inedite tonalità di grigio. Il Ferrone - Vivaterra spa via Provinciale Chiantigiana, 36 50022 Greve in Chianti (FI) tel. 055 85901 fax 055 8590354 www.ilferrone.it [email protected] CIL138 PANORAMA pagine V-VI La storia “rivive” con Vivo L’edificio monofamiliare è localizzato a margine dell’abitato di Langhirano, sulle prime colline parmensi, all’interno di un contesto generalmente agricolo caratterizzato dalla presenza di costruzioni aventi connotazioni e valenze storiche, tipologiche e architettoniche di pregio. La nuova costruzione deriva la propria matrice compositiva proprio dall’architettura rurale più significativa presente nella zona, contraddistinta da una precisa tipologia con particolari caratteristiche strutturali e d’uso, da cui trarre il suo valore semantico, e attraverso le quali richiamare significati culturali, economici e tecnici. Lo sforzo progettuale si è rivolto ad una ricerca che, in chiave contemporanea, consentisse, da un lato, di non cadere nella riproposizione retorica di un passato ormai perduto e, dall’altro, di mantenere viva una memoria che appartiene a quel territorio e in cui tutti si riconoscono. L’interpretazione di alcune regole compositive, geometriche e proporzionali, ha costituito per i progettisti un percorso che ha fornito loro la chiave di lettura tipo-morfologica da cui è scaturita l’idea di progetto. In questo senso, appaiono espliciti i riferimenti per la forma e i contorni della facciata, con l’evidente richiamo della suddivisione in tre parti: quella centrale più alta, con due falde inclinate a capanna; le due accanto simmetriche, leggermente ribassate. Il doppio porticato laterale è stato “configurato” secondo gli stilemi tradizionali, in cui il taglio inclinato dei porticati viene ripreso nella parte vuota della muratura, così come i pilastri “alti” di contorno della muratura stessa che richiamano quelli dei portici tradizionali. Le aperture collocate nella parte centrale richiamano le bucature circolari degli edifici esistenti, mentre il mattone a vista, listato per sottolineare il richiamo di modanature e cornici, è proprio delle costruzioni rurali storiche. Anche la separazione tra edificio accessorio ed edificio principale (tipica dell’organizzazione degli insediamenti agricoli, i cosiddetti pro-servizi, spesso raccolti in un unico piccolo volume), viene qui ripresa mediante la realizzazione del corpo autorimesse, adiacente ma separato da quello residenziale. La scelta di “arcuare” il fronte princi- pale verso valle nasce dalla volontà di recepire, di “accogliere” il paesaggio verso l’edificio, con l’intento di rendere, quindi, più armonico il rapporto tra costruito e ciò che lo circonda. L’impiego del mattone a vista, della serie Vivo Laterizi San Marco, di colorazione giallo, è utilizzato come paramento esterno di una stratigrafia più complessa, che consta di rivestimento in laterizio, strato di ventilazione, isolamento termico e parete di supporto interna. L’involucro così realizzato ha un notevole effetto positivo sulle condizioni di benessere interno e sui consumi energetici, grazie all’inerzia termica dovuta alla massa dell’involucro. Proprio quest’anno, SanMarco si appresta a festeggiare i dieci anni di produzione e commercializzazione di Vivo, un prodotto che ha introdotto una rivoluzione nel campo del “faccia a vista”: un esclusivo processo produttivo permette, infatti, di disarmare l’argilla dallo stampo senza utilizzare la sabbia, creando una superficie liscia e lineare, che esalta i naturali riflessi del “cotto”. SanMarco - Terreal Italia srl strada alla Nuova Fornace 15048 Valenza (AL) tel. 0131 941739 fax 0131 959733 www.sanmarco.it [email protected] CIL138 PANORAMA Tegole fotovoltaiche Industrie Cotto Possagno ha realizzato una nuova gamma di coppi e tegole che unisce le funzionalità classiche dell’argilla cotta alla moderna tecnologia fotovoltaica, mantenendo pressoché immutato l’aspetto estetico del manufatto. Il risultato è un prodotto dalle straordinarie caratteristiche, del quale non vengono modificate, né alterate, le proprietà di volano termico tipiche del “cotto” e neppure quelle dei canali di deflusso: • laterizio: vengono utilizzate argille speciali per produrre elementi con spessore maggiorato, garantiti 30 anni (se posate secondo le specifiche norme UNI), che consentono la formazione di un canale di ventilazione naturale tra modulo e tegola in modo da garantire un maggior raffrescamento estivo della a cura di Davide Cattaneo cella (minor temperatura implica maggior rendimento); • assemblaggio: viene effettuato con mastice Torggler Chimica in grado di uscire indenne dalle prove di invecchiamento eseguite con 200 cicli termici; • fotovoltaico: sono impiegati moduli di celle al silicio monocristallino Apollo Japan, con scatola water proof TUV e diodo di bypass. L’intero sistema è certificato secondo quanto previsto da ICMQ 9001, RINA 14001, CE, EN 61215, EN 61730 e TUV. Il prodotto “fotovoltaico” viene presentato in due modelli, tegola squadrata e coppo, entrambi antichizzabili con polveri di ossido perenni, al fine di consentire una totale integrazione con le coperture esistenti. Grazie al diodo incorporato, il sistema è esente dal problema di ombre rotanti dovute a camini, antenne, depositi di foglie, ecc. Tutte le stringhe sono monitorabili via wireless grazie al display da tavolo opzionabile; inoltre, nel caso in cui un modulo dovesse accidentalmente guastarsi, non è necessaria la sua sostituzione dato l’apporto minimo del singolo elemento al sistema che viene disinserito dalla stringa di appartenenza. Eventuali sostituzioni, comunque, non richiedono la presenza di personale specializzato (grazie agli innesti rapidi multi contact, l’operazione risulta facile e rapida). Poiché nessun foro (e/o vasca) viene eseguito per l’applicazione, non si creano ponti termic; non si generano problemi di infiltrazione; i canali di deflusso acqueo sono sempre liberi; non s’interrompe la microventilazione sotto tegola e, infine, la massa argillosa, così importante per lo sfasamento dell’onda termica, rimane costante su tutta la superficie. Inoltre, i tempi di posa degli elementi fotovoltaici sono assolutamente invariati rispetto a quelli dei prodotti standard. Tutt’altro che secondario è il vantaggio di poter integrare il sistema in una copertura esistente, sostituendo solo i metri quadrati interessati, senza dover ricorrere ad ulteriori costose opere di impermeabilizzazione perimetrali. A Castelfranco Veneto, Industrie Cotto Possagno ha completato la fornitura e la posa della copertura in laterizio (1248 tegole suddivise in 16 stringhe), ancorata e ventilata con integrato un impianto fotovoltaico da 6kWp in totale. Nel dettaglio, dei complessivi 134 m2 della falda sud sono stati posati 12 m2 di tegole standard e 122 m2 di tegole fotovoltaiche (della serie VL rosata), il tutto fissato con viti su supporti aluzincati, griglia antivolatile e colmo microventilato a norme UNI. Industrie Cotto Possagno via Molinetto, 80 31054 Possagno (TV) tel. 0423 9205 fax 0423 920910 www.cottopossagno.com [email protected] CIL138 PANORAMA pagine VII-VIII Frangisole in “cotto” per la “Nuova Stazione Tiburtina” a Roma Un cantiere in pieno sviluppo, un progetto complesso e articolato dall’iter difficile e travagliato a causa della straordinaria importanza che riveste all’interno del tessuto urbano della capitale: la realizzazione della “Nuova Stazione Tiburtina” rappresenta, infatti, per la città di Roma l’occasione di implementare il complesso delle rilevanti opere pubbliche e di sviluppare, contemporaneamente, le condizioni per la realizzazione di una nuova centralità urbana, in grado di riconnettere spazialmente due quartieri storicamente separati dal tracciato ferroviario. Il progetto dello Studio ABDR Architetti Associati prevede una stazione a ponte, che è anche un grande boulevard urbano (oltre 300 metri di “passeggiata” sui binari!), che consentirà la riconnessione tra il quartiere Nomentano ed il Parco urbano di Pietralata. Proprio in quest’ottica, si è sviluppata la proficua collaborazione tra i progettisti e Sannini Impruneta, a consolidare un rapporto avviato ormai da tempo che, proprio in questo contesto, raggiunge la piena maturità di risultati grazie alla conferma dell’estrema flessibilità dell’azienda e alla capacità di tradurre in sistemi pensati ad hoc le specifiche esigenze progettuali. La costante collaborazione in fase di sviluppo del progetto tra Sannini e lo Studio ABDR ha consentito di mettere a punto un sistema di schermatura dei volumi sotto forma di frangisole fissi in “cotto” che si interpongono tra le superfici e l’esterno. La scelta di un sistema di questo tipo è stata indirizzata da diversi fattori, sia estetici che funzionali. La definizione della tipologia di schermatura e del materiale utilizzato è stata poi determinata dalla volontà di definire un involucro “non eccessivamente high tech”, che fosse in grado allo stesso tempo di adeguarsi alle caratteristiche degli elementi portanti e di relazionarsi con un contesto urbano nel quale la tradizione del “cotto” romano conserva ancora un ruolo prioritario. Una “pelle” in laterizio così strutturata ha consentito ai progettisti di sviluppare il tema di una facciata continua in grado di inglobare, in un unico disegno, gli elementi e i volumi del nuovo intervento con i frammenti delle preesistenze, spesso vincolate come nel caso del palazzo CEI. Sannini ha fornito per la “Nuova Stazione Tiburtina” due elementi in “cotto” differenti: il primo, dalla sezione quadrata (5x5 cm), già in produzione; il secondo, completamente nuovo e sviluppato ad hoc per il progetto, costituito da un elemento a “L” (12x10x5 cm di spessore) che, opportunamente montato sulla struttura, determina una texture inedita generata proprio dall’alternanza di linee parallele a differente distanza una dall’altra. L’aggetto generato dalla forma di ciascun listello proietta un’ombra sulla superficie retrostante dell’elemento facendo vibrare la superficie e arricchendo la tonalità di fondo di sfumature variabili nel corso della giornata. I listelli, realizzati con colorazione in pasta dalla tonalità tabacco/antracite, vengono ancorati ad una trama leggera in alluminio per comporre pannelli di 2x8 m che vanno poi a sovrapporsi alla sottostante struttura primaria in acciaio. Sannini Impruneta spa via Provinciale Chiantigiana, 135 50023 Ferrone - Impruneta (FI) tel. 055 207076 fax 055 207021 www.sannini.it CIL138 IN PRIMO PIANO pagine IX-XII LUÍS MARTÍNEZ SANTA - MARÍA 27 alloggi di edilizia economica e popolare a Mocejón (Toledo), Spagna Il progetto di Mocejón – che, nel 2009, ha vinto il premio biennale di Arquitectura con Ladrillo, promosso da Hispalyt (Asociación Española de Fabricantes de Ladrillos y Tejas) –, a prima vista, può sembrare un’opera alla moda, realizzata da chi si è preoccupato principalmente dell’aspetto estetico. In realtà, analizzando con attenzione i disegni e leggendo la relazione e le interviste rilasciate, diventa evidente che dietro questo lavoro si nasconde un ragionamento sincero che va oltre la singola opera e riguarda aspetti importanti della professione: quelli compositivi, la quasi impossibilità di trovare nuovi tipi abitativi di edilizia economica-popolare rispetto alla legislazione e ai presupposti economici; quelli filosofici, cercando di assegnare ex novo un “valore” (non economico, beninteso) a case progettate in economia. Tutto ciò fa dell’opera, situata nella provincia di Toledo, un “caso” molto interessante e unico. I 27 alloggi promossi dalla Junta de Castilla-La Mancha sono stati divisi in 2 lunghe file di case a schiera, alte 2 piani, poste di fronte ad una grande area verde situata a nord dei confini cittadini. Anche se il tema porta inevitabilmente verso una standardizzazione dell’opera, il progettista madrileno ha cercato di romperne la monotonia con originali accorgimenti tipologici e tecnici. Proprio per evitare un’immagine ripetitiva di case seriali, i fronti non presentano porte d’entrata agli alloggi tipo (3 camere da letto, soggiorno, 2 bagni, cucina, lavanderia, ripostiglio e scale). Ad essi si accede attraverso 6 (per fila) passaggi che conducono nei 2 patii privati (uno per appartamento). L’entrata si colloca deliberatamente nella zona centrale della cellula, per evitare la perdita dei pochi m2 in aree distributive, ma il resto della pianta non può evitare una logica “classica” con la separazione tra la zona giorno (piano terra) e notte (primo piano). I fronti nord privi di porte, insieme ad un’unica lunghissima finestra a nastro del piano superiore, rendono difficile l’individuazione visiva della lunghezza di un alloggio; questo perché, secondo le parole del progettista, “non misura veramente molto”. Sul retro (sud), dove ogni casa è fornita di un giardino e una terrazza, il fronte presenta un aspetto più tradizionale, ravvivato dai volumi dei locali interni, dalle falde del tetto e dai muretti di divisione tra le singole unità. Alle estremità delle due file di case a schiera (13 alloggi a nord e 14 a sud) sono situate unità più grandi (con 4 camere da letto, in 3 casi) e un alloggio per persone diversamente abili; si tratta di variazioni tipologiche che, con volumetrie diverse, definiscono le parti finali del complesso. Tra le 2 file parallele, ma orizzontalmente sfalsate tra loro, è situata una fascia di box per tutti i condomini. In sezione, ogni casa è caratterizzata da una copertura spezzata in 2 falde, discendenti verso sud e non congiunte in cima. Il fronte nord presenta la parte superiore a sbalzo, molto più alta rispetto al basamento e con un particolare originale: i mattoni sono stati posati seguendo un disegno “ondoso” (evitando le sovrapposizioni regolari), un po’ come i campi di grano della Castilla. Questo motivo, insieme alle lunghe fenditure delle finestre e ad altri particolari, contribuisce a conferire al complesso un aspetto astratto, fortemente cercato dal progettista, attribuendo allo stesso quel “valore” in più che nessuno gli potrà mai togliere. Progetto Luís Martínez Santa-María Collaboratori Rafael Prieto Arévalo, María Paz Bartolomé Guijarro, Pedro Magro de la Plaza, Alfredo Baladrón Carrizo, Virginia Navarro de la Flor (architetti); Manuel Iglesias Velasco (geometra) Struttura e impianti Enrique Martínez y Félix Aramburu, Gea sl Committente Gicaman, Junta de Castilla-La Mancha Cronologia 2002-09, progetto-fine lavori Fotografie Roland Halbe Testo Igor Maglica Dettaglio del fronte ovest, con la fila delle case più a nord e i box. Planimetria generale. Nella pagina a fianco: particolare del fronte nord, con una delle entrate nei patii privati. CIL138 IN PRIMO PIANO pagine XIII-XVI BRUNO STOCCO Recupero architettonico e funzionale della ex fornace Morandi a Padova Il recupero di beni architettonici inerenti all’archeologia industriale è un tema sempre più importante nella tipologia contemporanea degli interventi edilizi, sia per l’argomento che tratta (il recupero della “memoria collettiva” di una parte della città), sia perché rappresenta un’occasione progettuale eccezionale, in cui è consentito sperimentare con una certa libertà il rapporto tra il vecchio e il nuovo in architettura. Qui di seguito è illustrato il progetto di recupero architettonico e funzionale della fornace Morandi. Costruita a Padova, nel 1898, dalla famiglia Morandi, caratterizzò per un lungo lasso temporale (fino al 1981, anno di cessione dell’attività) il paesaggio del quartiere Arcella. In seguito ai danni materiali subìti (crollo della copertura e dei solai, lesioni alle strutture), nel 2008, si decise di intervenire cercando di recuperare il manufatto edilizio. Come nuova funzione gli fu assegnata quella del polo economico e commerciale per farlo diventare un punto strategico di tutta la città, grazie anche alla sua ottima ubicazione, vicino alle uscite autostradali, ai parcheggi pubblici e alla recente fermata del tram. Come conformazione volumetrica, il nuovo complesso, a sviluppo rettangolare, può essere suddiviso in 3 parti: quella principale, a ovest, alta 4 piani; il volume “tecnico” sul fronte nord; il corpo laterale a est. È il corpo a ovest la parte più distintiva della struttura, con il forno, la ciminiera e l’entrata principale posizionati sul fronte sud. Inoltre, avendo una profondità del corpo di fabbrica “doppia”, presenta l’episodio più suggestivo e, in qualche modo, “riassuntivo” dell’intervento: lo “svuotamento” realizzato nella parte centrale del volume, in corrispondenza degli ultimi due piani. In questo spazio, lungo e stretto, nato per esigenze funzionali (illuminazione dei locali posti lungo i perimetri esterni), un cortile a cielo aperto raccoglie al centro i “resti archeologici” dell’ex fornace (i pilastri restaurati e la parte della ciminiera che a questa quota passa dalla sezione quadrata a quella circolare). Intorno corrono due piani di fronti realizzati con grandi vetrate “moderne” cadenzate dalle suddivisioni bianche dei serramenti. Sul lato nord è addossato un involucro “tecnico” adibito ai locali per gli impianti, per il personale e per i collegamenti verticali. Il nuovo contenitore dichiara fieramente la sua presenza e la funzione estranea alla logica compositiva del passato, con il rivestimento in doghe di zinco-titanio fissate ad una struttura metallica indipendente staccata dalla muratura originaria in laterizio. Il volume lineare collocato a est, alto 3 piani, presenta un disegno regolare scandito dal ritmo dei pilastri in mattoni e dalle tamponature di superfici vetrate. L’organizzazione spaziale interna è libera e regolare, come accade negli organismi di questo tipo, ad eccezione della parte con la nuova scala (in vetro e acciaio, appesa tramite tiranti) e gli ascensori in c.a. Si tratta di un innesto di matrice espressionista dentro un complesso ottocentesco (con la ciminiera alta 50 m, il forno e i fronti in laterizio recuperati), ma il contrasto che genera è contemporaneo e vivace. Progetto e D.L. Bruno Stocco Collaboratori alla progettazione architettonica Giovanni Rizzi con Giulio Stocco, Valentina Vedovato, Diego Stocco, Valentina Cadamuro, Alessandro Schievano, Claudia Borsato Struttura | Collaudo statico Mario Fiscon | Giuseppe Pantuso Impianti elettrico: Davide Mattivi - Kite srl (progetto), S.I.E.L.V impianti srl (realiz.); termotecnico: Alessandro Nicoli - Studio Trevi srl (progetto), S.I.E.L.V impianti srl (realiz.) Impresa Edilbasso spa Cronologia 2007-10, inizio - fine lavori Fotografie Paolo Mazzo, F38F Testo Igor Maglica Sezione trasversale e veduta del modello (rivolto verso nord). Nella pagina a fianco: dettaglio del fronte ovest. CIL138 FOCUS Fotovoltaico integrato e soluzioni innovative Il grande sviluppo dell’energia solare fotovoltaica sta interessando in modo significativo anche l’Italia. Si tratta di un incremento non solo di tipo quantitativo, ma anche qualitativo, grazie soprattutto alla disponibilità di soluzioni molto avanzate, sia a livello tecnologico che architettonico. L’accresciuta sensibilità nei confronti di un più razionale uso delle risorse energetiche e la grande attenzione nei confronti dell’ambiente hanno portato alla nascita di una “cultura energetica” che ha finito per influenzare anche il settore edile. L’edificio non è più concepito come un elemento passivo, molto dispendioso dal punto dei consumi necessari per assicurarne funzionalità e comfort, bensì come strumento di produzione diretta di energia, per soddisfare le richieste in termini di autosufficienza. Per questo, la progettazione dei nuovi edifici “energeticamente intelligenti” viene eseguita sempre più secondo criteri bioclimatici e con l’integrazione di sistemi per la generazione di energia rinnovabile. Oltre alle comuni realizzazioni di coperture fotovoltaiche, costituite da moduli solari di tipo standard, sempre più frequenti sono gli impianti di captazione dell’energia solare integrati negli edifici, che rappresentano finalmente il giusto modo di produrre energia “alternativa”, coinvolgendo, inevitabilmente, nel cambiamento non solo i progettisti, e gli studi di architettura e ingegneria, ma anche enti pubblici, aziende e singoli cittadini. Oggi giorno, facciate, tetti o altri tipi di coperture fotovoltaiche consentono di disporre di quantità anche ragguardevoli di energia elettrica da fonte rinnovabile, con conseguenti risparmi economici e, nello stesso tempo, testimoniano, in modo anche evidente, una sempre più diffusa “sensibilità ambientale”. Non è infatti un caso che questi sistemi vengano spesso installati nei palazzi degli uffici di società che vedono nel fotovoltaico un ottimo mezzo per “elevare” l’immagine dell’azienda. Integrazione architettonica Gli impianti fotovoltaici connessi alla rete elettrica, come noto, rappresentano una fonte integrativa considerevole, in quanto possono fornire un significativo contributo, di entità diversa a seconda della loro dimensione e del bilancio elettrico globale dell’edificio. L’inserimento dei moduli fotovoltaici nelle coperture e nelle facciate è strettamente correlato alla natura distribuita della fonte solare e presenta diversi vantaggi. Eden Park. Centro per la sostenibilità, UK. Se l’impianto è parte integrante dell’edificio, i costi della sua struttura di supporto e del terreno su cui insiste sono ovviamente già coperti. Nel caso di tipologie di integrazione legate anche a soluzioni bioclimatiche, come i sistemi di ombreggiamento e le facciate ventilate, un componente costruttivo per la captazione fotovoltaica può anche incidere direttamente sulla riduzione dei costi di gestione termica dell’edificio, ad esempio, per il raffrescamento artificiale. Nel campo dell’integrazione architettonica dei sistemi fotovoltaici, negli ultimi anni si sta facendo strada una concezione evolutiva del loro impiego, finalizzata a recuperare, sotto forma di calore, la frazione di radiazione solare incidente sui moduli, ma non convertita in elettricità, da impiegare all’interno dei fabbricati. Si parla, allora, di sistemi ibridi fotovoltaici-termici, pensati per la cogenerazione di elettricità e calore da fonte solare. Recenti studi e sperimentazioni, svolti con l’obiettivo di fornire una soluzione ottimale e simultanea a queste problematiche, hanno consentito recentemente di disporre di moduli ibridi (fotovoltaico e termico) con costi competitivi, in grado di essere utilizzati come sistemi integrati negli edifici, la cui applicazione dovrà essere studiata e progettata in modo tale da ottenere i maggiori vantaggi possibili. È proprio all’inizio, nella fase di progettazione, che è opportuno valutare attentamente se ci sono le condizioni favorevoli per la loro applicazione, quali le più adatte condizioni macro e microclimatiche, la presenza o meno di ostruzioni fisiche che possano ostacolare la radiazione solare. Il fotovoltaico dovrà quindi essere parte dell’idea iniziale del progetto e dovrà essere in grado di rispondere sia alle esigenze estetiche formali, sia a quelle più strettamente legate a funzioni e prestazioni dell’edificio. È evidente come la sostituzione del materiale da costruzione con un prodotto dotato di caratteristiche fotovoltaiche consenta di dedurre il valore del primo dal costo totale dell’impianto di captazione. Posizionamento Le caratteristiche del sito influiranno sul progetto e determineranno in modo sostanziale dove e come inserire un sistema fotovoltaico nell’edificio. In aree urbane ad alta densità, particolare attenzione dovrà essere posta per evitare le ombre proiettate da edifici vicini sulla superficie dei moduli fotovoltaici, che portano inevitabilmente alla diminu- Conto energia 2010 Il decreto relativo al cosiddetto “Conto Energia” ha notevolmente incentivato l’uso del fotovoltaico integrato, perché ha finalmente indirizzato committenti, tecnici e impiantisti a valutare questa particolare tecnologia non solo come un impianto ma anche come un vero e proprio componente da costruzione. Secondo l’International Solar Energy Society, in Italia, entro il 2040, il fotovoltaico garantirà il 24% dell’energia globale. L’obiettivo del governo italiano è di arrivare nel 2016 a 3 mila megawatt prodotti (fonte Sole 24 ORE). Le previsioni per il futuro sono molto ottimistiche: nonostante la crisi economica e l’incertezza, si prevede che il mercato mondiale del fotovoltaico raggiungerà 22 GW entro il 2013. Il 12 luglio 2010, la Conferenza Stato-Regioni ha approvato l'ultima bozza del “Conto Energia” che regolerà l'erogazione delle tariffe incentivanti per la produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici per il triennio 2011-2013. Il nuovo decreto entrerà in vigore il primo gennaio 2011 e varrà sino a tutto il 2013; in particolare, le linee guida per l’attuazione dell’Art. 12 del D.Lgs. 387/2003 riguarderanno le modalità per il rilascio dei permessi a costruire gli impianti a fonte rinnovabile in modo da fare chiarezza sui sistemi autorizzativi. Tra le novità, rispetto al precedente decreto, è da segnalare la divisione degli impianti in diverse classi di potenza con incentivi decrescenti: da 1 a 3 kW, da 3 a 20 kW, da 20 a 200 kW, tra 200 e mille kW, da mille a 5 mila kW, oltre 5 mila kW. Nel corso del 2011, sono previste tre variazioni di tariffe con un calo del 6% ogni quadrimestre; la diminuzione finale sarà del 18% rispetto ad oggi e scenderà ancora del 6% l’anno sia nel 2012 che nel 2013. La potenza complessiva incenti- CIL138 FOCUS pagine XVII-XVIII zione dell’efficienza del sistema. È per questo motivo che sono le superfici più alte ad essere le più adatte a ospitare i moduli, perché sono le meno soggette a questo tipo di inconvenienti. Anche negli impieghi su facciate verticali, orientate ad est ed ovest, i moduli fotovoltaici possono funzionare bene anche con angoli vicini ai 90°, con una resa pari a circa il 60% rispetto a quella ottimale assicurata da un orientamento a sud. Tipologie di integrazione Prima di iniziare la progettazione di un sistema fotovoltaico da integrare in un edificio, è molto importante analizzare ogni possibile soluzione di applicazione, determinandone l’impatto sull’intero bilancio energetico e l’efficienza energetica del complesso nel suo insieme. L’integrazione dei sistemi fotovoltaici in un organismo edilizio può essere classificata in due modi sostanzialmente diversi: nelle ristrutturazioni e negli edifici di nuova costruzione. Le diverse applicazioni dei sistemi fotovoltaici possono poi avvenire sulle facciate, sui tetti piani e inclinati, come elementi di protezione e controllo solare. Le tecnologie che consentono una buona integrazione dei sistemi fotovoltaici devono, inoltre, essere in grado di fornire risposte efficaci in termini di estetica, resistenza agli agenti atmosferici, tenuta al vento e facilità di manutenzione. Impianto a celle colorate a Barcellona - Schott Solar Iberica (foto: I Hagemann). Ventilazione dei moduli La temperatura dei moduli fotovoltaici dovrebbe essere tenuta sempre al di sotto di determinati valori in modo da ottimizzarne l’efficienza. Ciò può essere fatto in diversi modi; ad esempio, assicurando una idonea ventilazione attraverso bocchette di aerazione, oppure utilizzando sistemi di ventilazione dell’edificio: per tale motivo, le facciate ventilate risultano molto idonee all’applicazione del fotovoltaico. vabile, che ora è di 1.200 MW, arriverà a 3 mila. Inoltre, si aggiungeranno altri 200 MW per il fotovoltaico a concentrazione e 300 MW per gli impianti integrati con caratteristiche innovative. Nel nuovo decreto non è più presente la definizione degli impianti “non integrati”, “parzialmente integrati” ed “integrati”: ora le categorie si dividono in “altri impianti” e “impianti realizzati su edifici”. Vengono individuati anche dei premi del 5% in base alle aree in cui sorge l’impianto (discariche, cave, ex aree industriali, siti da bonificare) e se installato in sostituzione di coperture in “eternit”. Altre novità del nuovo “Conto Energia” sono, innanzitutto, all’art. 3, ove vengono fissati gli obiettivi ed i limiti massimi di potenza elettrica cumulativa incentivabile. In particolare, l’obiettivo di potenza fotovoltaica cumulata da installare entro il 2020 viene stabilito in 8.000 MW (attualmente è poco superiore a 1.000 MW), mentre viene fissato un tetto di 3.000 MW di potenza fotovoltaica incentivabile, a cui si possono sommare: • 200 MW per impianti integrati; • 150 MW per gli impianti a concentrazione (cioè che concentrano la radiazione solare su celle fotovoltaiche). Riuso del calore prodotto dai moduli Mentre nei periodi caldi dell’anno è necessario dissipare all’esterno il calore di ritorno dei pannelli fotovoltaici, questo invece può essere riutilizzato nelle stagioni fredde per riscaldare l’edificio. A tale scopo, possono essere adottate diverse tecnologie, tra le quali l’uso di condotti di aerazione che spostano l’aria calda da una parte all’altra della costruzione; oppure il calore può essere impiegato per trasmissione diretta sull’involucro edilizio e reimmesso nei sistemi di riscaldamento sia di tipo passivo che attivo. Certi pannelli incorporano una serpentina di tubi collegata alle condutture di acqua calda: il calore prodotto dalle celle viene così ceduto all’acqua utilizzata per A B uso domestico, oppure viene impiegato per realizzati in data realizzati in data riscaldare gli ambienti in inverno. Si sfrutta successiva al successiva al così una quantità di energia che altrimenti 21/12/2010 ed 30/04/2011 ed andrebbe persa e, contemporaneamente, si Intervallo entro il 30/04/2011 entro il 31/08/2011 abbassa la temperatura del modulo fotodi potenza realizzati altri realizzati altri voltaico aumentandone l’efficienza. sugli edifici impianti sugli edifici impianti C realizzati in data successiva al 31/08/2011 ed entro il 31/12/2011 realizzati sugli edifici altri impianti kW €/kWh Elementi di rivestimento 1)P)3 0,401 0,358 0,390 0,345 0,380 0,333 In alcuni casi, l’integrazione del fotovoltaico in edilizia può essere ottenuta diretta3<P)20 0,372 0,334 0,357 0,319 0,342 0,304 mente attraverso gli elementi di rivestimen20<P)200 0,353 0,315 0,338 0,300 0,323 0,285 to dell’edificio. II modulo fotovoltaico può 200<P)1.000 0,348 0,304 0,331 0,285 0,314 0,266 essere utilizzato, ad esempio, in sostituzioP>1.000 0,337 0,298 0,316 0,277 0,295 0,257 ne di lastre in pietra naturale, o di componenti metallici, o di qualsiasi altro materiaFasce di potenza e tariffe incentivanti in funzione del periodo di realizzazione dell’impianto. le impiegato all’esterno. I moduli dovranno necessariamente In pratica, per un impianto di poggiare sulla stessa sottostruttura concepipiccole dimensioni posto comta per il sostegno del rivestimento e, possibilmente, avere le stesse dimensioni e le stesse caratteristiche di resistenza planare alla copertura di pomeccanica e agli agenti atmosferici. Questo tipo di intervento prevede di utilizzare ampie superfici sulla facciata sud. tenza compresa tra 1-3 kW, si ha Al fine di ottenere la migliore integrazione architettonica possibile dei sistemi fotovoltaici negli edifici e ridurre al una riduzione della tariffa di minimo la manutenzione degli impianti, è necessario utilizzare materiali facili da mantenere e resistenti ad ambienti chimicamente aggressivi. CIL138 FOCUS Tegole fotovoltaiche in “cotto”: ciascun elemento alloggia dalle 3 alle 4 celle in silicio poli o monocristallino. Soluzioni tecnologiche avanzate Grazie al grande sviluppo del settore fotovoltaico, sono stati messi in produzione componenti innovativi per una migliore ed efficiente integrazione architettonica, utilizzando sia film sottili che stratificazioni poli e monocristalline. Tegole fotovoltaiche e facciate “multifunzioni” costituiscono oggi un grande ambito di sperimentazione che consentirà ai progettisti di integrare il fotovoltaico, sempre più facilmente con una elevata valenza architettonica. A livello tecnologico, l’impiego del film sottile sopperirà alla scarsità di silicio ed avrà una grande espansione per le alte prestazioni, il costo contenuto, la duttilità nell’uso e la varietà cromatica ottenibilie. Coperture in laterizio con fotovoltaico integrato La diffusione dei sistemi fotovoltaici, che permettono di ricavare energia dal sole per alimentare la rete elettrica, si scontra sempre più spesso con una particolarità del patrimonio edilizio italiano: oltre il 40% del territorio è, infatti, sottoposto a vincoli storico/paesaggistici. Ciò richiede, pertanto, la necessità di individuare modalità d’intervento in grado di conciliare l’impiego dei “tetti in laterizio” con l’inserimento dei moduli fotovoltaici. La ricerca di nuove ed efficaci soluzioni per l’integrazione architettonica e la mitigazione dell’impatto paesaggistico hanno favorito lo sviluppo delle così dette “tegole fotovoltaiche”, impianti solari trasformati in elementi architettonici innovativi, che possono sostituire i tradizionali sistemi di copertura, permettendo la totale integrazione del fotovoltaico negli edifici. L’idea di integrare delle celle fotovoltaiche sulla superficie dell’elemento costituente il manto della copertura, anziché assemblarle in un unico pannello da sistemare sovrapposto alla falda, è una tra le soluzioni più innovative proposte recentemente dal mercato. Le tegole fotovoltaiche si differenziano dai più comuni impianti a pannelli totalmente integrati per il fatto di essere sistemi composti da moduli di captazione che riprendono il design delle tegole tradizionali (coppi, tegole, marsigliesi, ecc.), tanto che non si percepiscono a distanza e trasformano il tetto dell’edificio in un generatore di energia elettrica senza modificarlo nell’aspetto estetico. Le tegole fotovoltaiche sono state sviluppate e prodotte già a partire dagli inizi degli anni ‘90, quando è cresciuta l’attenzione al design degli impianti fotovoltaici; ma è solo negli ultimi tempi che la loro diffusione si è fatta più incisiva. Attualmente, sono disponibili diverse tipologie di tegole fotovoltaiche a film sottile e con celle in silicio mono o policristallino che si distinguono in base alla conformazione e alla tecnologia utilizzate per la loro produzione: sono per lo più tegole in “cotto” con la morfologia tipica dell’elemento tradizionale, su cui vengono installate delle celle solari. Alcuni di questi prodotti hanno forma più squadrata rispetto a quelli tradizionali, per consentire di avere una superficie di appoggio delle celle solari più ampia possibile. L’impasto è di tipo ceramico atomizzato, per avere una maggiore resistenza agli urti ed assorbire una minore quantità di acqua e di calore. Le tegole “solari” si montano come una normale tegola garantendo un manto di copertura molto stabile; nella maggior parte dei casi, è possibile ottenere circa 1 kWp con una superficie di circa 10-20 m2. A tale riguardo, nella costruzione o ristrutturazione del tetto va prevista un’adeguata canalizzazione necessaria per raggruppare il cablaggio tra le diverse celle e tra queste l’inverter (o quadro di interfaccia).Le tegole sono facilmente intercambiabili ed anche le cellule fotovoltaiche possono essere sostituite, nel tempo, con elementi a rendimento superiore. Il campo di applicazione per questa tipologia di tegole è generalmente valido per tutti i tipi di tetti, ma bisogna avere una cura particolare nella valutazione delle ombre e nel corretto cablaggio dei diodi fra le “stringhe” di tegole collegate in serie. Requisiti di installazione delle tegole “solari” Per un corretto funzionamento del prodotto sono necessarie una buona inclinazione della falda e una giusta esposizione dell’edificio. Le singole tegole sono elettricamente collegate tra loro in parallelo, costituendo un unico grande pannello solare. Ciascuna tegola “solare” è in grado di funzionare autonomamente dalle altre vicine, grazie ad un diodo di bypass: se una tegola si guasta, tutte le altre continuano comunque a produrre energia. Queste soluzioni consentono una facile installazione in quanto adottano un sistema di unione ad innesto che non richiede attacchi meccanici sul tetto; non sono necessarie tecniche particolari per la messa in opera: le tegole “solari” si incastrano esattamente come le tegole convenzionali e si inseriscono nelle coperture esistenti senza dover intervenire sulla statica del tetto, sull’aspetto o sulla forma; per la posa non c’è bisogno di elettricisti, che interverranno in un secondo momento per il collegamento dell’impianto agli inverter. Se l’edificio non è sottoposto a vincoli, non è necessario alcun particolare permesso per l’installazione di questo tipo di copertura, mentre se l’edificio è soggetto a tutela si dovrà richiedere l’autorizzazione alle autorità competenti. A fine ciclo vita, le tegole in “cotto”, dopo essere state separate dalle celle fotovoltaiche e dai connettori elettrici, sono riciclabili al 100%. circa il 10%, passando da 0,422 a 0,380 €/kWh. Maggiore è invece la riduzione per gli impianti di potenza superiore: infatti, per un impianto a terra da 1 MW (o più grande) la tariffa incentivante passa da 0,346 a 0,257 €/kWh, con una riduzione complessiva di circa il 25,7%. Diversamente, per gli impianti integrati con caratteristiche innovative (definiti come impianti che utilizzano moduli e componenti speciali, sviluppati specificatamente per sostituire elementi architettonici, e che rispondono ai requisiti costruttivi e alle modalità di installazione indicate nell’allegato A del decreto), la tariffa incentivante fino al 31/12/2011 risulta così articolata: intervallo di potenza 1 ≤ P ≤ 20 kW, tariffa 0,44 €/kWh; 20 ≤ P ≤ 200 kW, tariffa 0,4 €/kWh; P › 200 kW, tariffa 0,37 €/kWh. Per gli anni successivi al 2011, la tariffa verrà ulteriormente decurtata del 2% all’anno, con arrotondamento alla terza cifra decimale. Nel caso di impianti a concentrazione (potenza nominale non inferiore a 1 kW e non superiore a 5 MW; conformi alle caratteristiche previste dall’allegato 1 al decreto; realizzati con componenti di nuova costruzione o comunque non già impiegati in altri impianti; collegati alla rete elettrica o a piccole reti isolate, in modo che ogni singolo impianto fotovoltaico sia costituito da un unico punto di connessione alla rete), le tariffe incentivanti sono le seguenti: intervallo di potenza 1 ≤ P ≤ 200 kW, tariffa 0,32 €/kWh; P › 200 kW, tariffa 0,28 €/kWh. Ricerca e applicazione Il centro di ricerca “Abita” e gli uffici tecnici dell’Università degli Studi di Firenze si sono impegnati, negli ultimi anni, nell’integrazione architettonica del fotovoltaico, contribuendo alla realizzazione di diverse soluzioni integrate in edifici universitari ed altre opere pubbliche. L’idea è stata quella di creare nel Polo Scientifico di Sesto Fiorentino un’area con edifici che utilizzino fonti rinnovabili, integrando il fotovoltaico nell’architettura esi- CIL138 FOCUS Facciate ventilate in laterizio con fotovoltaico integrato Un altro importante ambito di integrazione del fotovoltaico è costituito dalle facciate ventilate in laterizio, che, alternate a rivestimenti in pannelli fotovoltaici, anche di tipo standard, possono dare luogo a soluzioni estetiche innovative ed al contempo particolarmente performanti per le prestazioni dei pannelli fotovoltaici, i quali necessitano di una buona ventilazione per il loro corretto funzionamento. La facciata ventilata rappresenta, nel panorama della tecnica edilizia contemporanea, un sistema tecnologico innovativo di costruzione costituito da uno strato isolante (interno) applicato direttamente alla struttura portante di elevazione e da uno strato di rivestimento (esterno) vincolato all’edificio per mezzo di un’apposita struttura di ancoraggio. Tra isolante e rivestimento esiste un’intercapedine d’aria che, per “effetto camino”, attiva un’efficace ventilazione naturale, con notevoli benefici per l’intero sistema. Le tecniche oggi disponibili consentono di realizzare sistemi di facciata molto performanti in quanto in grado di assicurare: - affidabilità della tenuta all’acqua; - riduzione dei rischi di fessurazione e distacco, tipici dei rivestimenti applicati direttamente sul supporto murario; - facilità di posa e di manutenzione; - maggiore protezione della struttura muraria dall’azione degli agenti atmosferici; - maggior comfort estivo ed invernale; - significativo risparmio energetico; - produzione di energia pulita. In molti dei recenti interventi costruttivi, significativi risultati architettonici sono stati spesso raggiunti attraverso l’utilizzo di materiali tradizionali come il “cotto”. In linea generale, nelle facciate ventilate in laterizio, gli elementi dello strato protettivo, a contatto con l’esterno, vengono posizionati – ancorandoli meccanicamente alla struttura retrostante – ad una distanza minima di 3 cm dal tamponamento interno della costruzione (o dall’eventuale strato di isolamento) in modo da ottenere un’intercapedine con una lama d’aria in movimento capace di assicurare una ventilazione naturale. Nelle soluzioni che integrano il fotovoltaico nella facciata ventilata in “cotto”, si adotta la stessa stratificazione già collaudata negli impieghi standard, composta da: - supporto murario interno; - intercapedine d’aria; - sistema meccanico di ancoraggio; - rivestimento esterno alternato tra elementi in laterizio e pannelli fotovoltaici fissati alla stessa struttura di ancoraggio. Lo strato esterno, definito tecnicamente anche ‘strato di tenuta’, svolge così sia il ruolo funzionale di protezione degli elementi interni dagli agenti meteorici, sia quello rappresentativo e caratterizzante, sotto il profilo architettonico, dell’edificio. I pannelli fotovoltaici, dunque, possono imprimere all’opera realizzata una connotazione più contemporanea ed energeticamente Azienda elettrica a Pirnanses, Germania (foto: I Hagemann). La stessa struttura della facciata ventilata in “cotto” supporta i moduli più efficiente, mantenendone inalterate le fotovoltaici di tipo standard, che garantiscono una buona tenuta agli prestazione tecnologiche. agenti atmosferici, continuità dello strato ventilazione e produttività di energia. Considerazioni conclusive Il fotovoltaico completamente integrato nell’architettura degli edifici può rappresentare una valida soluzione anche e soprattutto nei centri storici, dove l’impatto visivo assume maggiore importanza. Se gran parte del mercato della produzione di energia da fonti rinnovabili oggi ruota attorno ai grandi interventi, non per questo il settore residenziale è relegato ad un ruolo secondario. Grazie agli attuali sistemi di incentivazione (“conto energia”) che premiano il piccolo impianto, i sistemi di captazione solare sulle coperture si rivelano molto interessanti, sia come ritorno economico per operatori e investitori, sia dal punto di vista ambientale e sociale: i vantaggi economici (e dunque anche i contributi pubblici degli incentivi) in questo segmento vengono ridistribuiti tra le famiglie che si dotano degli impianti, così che il fotovoltaico può dare il suo contributo energetico senza occupare territorio ma anzi, spesso, stimolando un’edilizia veramente innovativa. Lucia Ceccherini Nelli pagine XIX-XX stente, in modo da costituire un punto di attrazione e di formazione per operatori del settore e studenti che frequentano il polo universitario e, al contempo, risparmiare energia: circa 80.000 kWh anno. L’impianto fotovoltaico dell’edificio universitario “Aule e Biblioteca” di Sesto Fiorentino è un esempio interessante di integrazione, con frangisole che utilizzano moduli fotovoltaici standard, vetro-tedlar (20 kWp). L’impianto è stato co-finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare attraverso il programma “Tetti fotovoltaici” e con il contributo europeo per la ricerca “PV Enlargement”. Un’altra interessante realizzazione è quella dell’edificio “residenze universitarie” di via del Mezzetta a Firenze che utilizza moduli fotovoltaici in film sottile integrati nella copertura metallica (22 kWp) per una produzione annua di circa 27.000 kWh anno. Nei laboratori di Fisica a Sesto Fiorentino, l’integrazione architettonica del fotovoltaico è stata realizzata sul fronte sud: una struttura posta davanti alla facciata alloggia moduli fotovoltaici vetro-tedlar; il sistema ombreggia con i frangisole fotovoltaici l’edificio contribuendo alla produzione di energia, migliorando il comfort termico e riducendo il surriscaldamento dei mesi estivi (50 kWp). Questo impianto, come il precedente, è stato cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nell’ambito del programma “Misura 3 – Impianti fotovoltaici di alto pregio architettonico/paesaggistico ed elevata replicabilità negli edifici pubblici”. Sempre a Firenze, la serra fotovoltaica del nuovo ospedale pediatrico Meyer è stata realizzata con moduli fotovoltaici vetro-vetro ed intercapedine d’aria posti su superficie curva con diverse densità di celle fotovoltaiche (31 kWp), produttività 40.000 kWh anno (impianto co-finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con il programma di incentivazione “Alta valenza architettonica”). COSTRUIRE IN LATERIZIO SOMMARIO 138 Rivista bimestrale Anno XXIII Novembre/ Dicembre 2010 NEWS I a cura di Roberto Gamba PRODOTTI III a cura di Davide Cattaneo PANORAMA V a cura di Davide Cattaneo IN PRIMO PIANO IX XIII Luís Martínez Santa-María 27 alloggi di edilizia economica e sociale a Mocejón (Toledo), Spagna Igor Maglica Bruno Stocco Recupero architettonico e funzionale della ex fornace Morandi a Padova Igor Maglica FOCUS XV Fotovoltaico integrato e soluzioni innovative Lucia Ceccherini Nelli .............................................................................................. EDITORIALE 2 La questione del tetto, oggi Giovanni Iacometti in copertina: Insula Architettura e Ingegneria. Centro per la documentazione del Parco del Tevere, Terni (foto: Eugenio Cipollone). PROGETTI 4 Insula Architettura e Ingegneria Centro per la documentazione del Parco del Tevere, Terni Roberto Gamba 10 Sarc Architects SARKA, museo dell’agricoltura finlandese a Loimaa, Finlandia Alberto Ferraresi 16 Broekx-Schiepers Architects House LT, Meerhout, Belgio Claudio Piferi 20 Alonso, Balaguer y Arquitectos Asociados, Rogers Stirk Harbour+Partners Cantine vinicole Protos a Peñafiel, Valladolid, Spagna Carmen Murua 26 Maccreanor Lavington Langerak housing, Utrecht, Olanda Alberto Ferraresi 30 NORD Architecture Ampliamento della casa B-S, Milton of Campsie, Regno Unito Igor Maglica 34 Miralles Tagliabue-EMBT Ricostruzione del mercato di Santa Caterina a Barcellona, Spagna Carmen Murua INTERVISTA 38 Tetto come tema compositivo: intervista ad Aldo De Poli Roberto Gamba TECNOLOGIA 42 Restauro della chiesa di San Michele Arcangelo a Minervino Murge (Bari) Cristina Santacroce RICERCA 46 Il profilo ambientale delle coperture in laterizio Caterina Gargari, Elisa Innocenti, Elisabetta Palumbo 52 L’affidabilità estetica dei manti di copertura Marco D’Orazio, Ilaria Persico, Katja Pepe Direttore Responsabile Managing Editor Gianfranco Di Cesare Comitato Direttivo Managing Board Catervo Cangiotti (Presidente), Daniele Castellari, Roberto Danesi, Giorgio Giavarini, Michele Marconi, Alessandro Vardanega Comitato Scientifico Scientific Advisory Board Alfonso Acocella (Università di Ferrara), Andrea Campioli (Politecnico di Milano), Jean Luc Chevalier (CSTB Parigi), Marco D’Orazio (Università Politecnica delle Marche, Ancona), Manuel Garcìa Roig (ETSAM Madrid), Zheng Shilling (Tongji University Shanghai), M. Chiara Torricelli (Università di Firenze) Comitato di Redazione Editorial Board Adolfo F. L. Baratta, Veronica Dal Buono, Alberto Ferraresi, Roberto Gamba, Igor Maglica, Davide Turrini Coordinamento Redazionale Editorial Coordination Davide Cattaneo, Caterina Zanni NORMATIVA Art Director Igor Maglica DETTAGLI Grafica Esecutiva Artwork Graphic Line, Faenza 56 Progettazione, esecuzione e manutenzione delle coperture discontinue Carlo Crosato 60 Una copertura tra innovazione e tradizione Alessandra Zanelli RECENSIONI 64 a cura di Roberto Gamba 66 INDICE DELL’ANNO 68 ENGLISH SUMMARY / CONTRIBUTI A CURA DI / ELENCO INSERZIONISTI Organo Ufficiale dell’ANDIL Assolaterizi via Alessandro Torlonia 15 00161 Roma tel. 0644236926 (r.a.) fax 0644237930 [email protected] www.laterizio.it ASSOCIATO A: Soluzioni Tecniche per l’Architettura e le Costruzioni ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 869 del 18.2.1987. Iscrizione al registro operatori della comunicazione n. 6357 - ISSN 0394-1590. La Direzione non risponde delle idee od opinioni espresse dagli Autori degli articoli. Proprietario ed Editore Il Sole 24 Ore S.p.A. Sede Legale via Monte Rosa, 91 – 20149 Milano Presidente Giancarlo Cerutti Amministratore Delegato Donatella Treu Direttore Editoriale Business Media Mattia Losi Sede Operativa via G. Patecchio, 2 – 20141 Milano – tel. 02 396461 Ufficio Pubblicità e Traffico Roberta Ponci, tel. 0546 63781 Segreteria Abbonamenti [email protected] Stampa Faenza Industrie Grafiche, Faenza (Ra) Tiratura di questo numero 18.000 copie SALONE INTERNAZIONALE DELL’EDILIZIA main sponsor Miralles Tagliabue - EMBT. Ricostruzione del mercato di Santa Caterina a Barcellona, Spagna (foto: archivio EMBT). Broekx-Schiepers Architects. House LT, Meerhout, Belgio (foto: studio Broekx-Schiepers). Nella pagina a fianco: Sarc Architects. SARKA: museo dell’agricoltura finlandese a Loimaa, Finlandia (foto: Jussi Tiainen). nessuna dichiarazione degli autori può districare oggettivamente. E gli esempi sono infiniti su questo tema esemplare. Le coperture della Filarmonica di Berlino di Scharoun o quelle di Gehry a Los Angeles e molti altri auditorium, facendo quasi coincidere copertura e recintazione della fabbrica nei modi più fantasmagorici possibili, indicano una funzione straordinaria ma non ne svelano in modo riconoscibile il contenuto, non cercano espressioni letterali del suo funzionamento.Tendono a farsi puri fatti plastici (scultorei?) irrelati dall’uos specifico: la ricerca contemporanea sembra riacquistare prolificità in questa direzione. Così opera anche il mercato di Barcellona, qui pubblicato, con le sue fantasmagorie di ceramica che avvolgono tutta la copertura, ben oltre le rievocazioni di Gaudì che pure aspirava in molte sue opere ad un simile effetto. Il retaggio del mercato delle halles parigine sembra superato defintivamente. In tal modo, la forma – anche decorativa – della copertura assume potenza in sé e per sé, rinunciando ai valori tettonici-espressivi che la motivano (ad esempio, del sottostante e del soprastante, del portante e del portato, del dentro e del fuori), differenziati in molti atti e in giochi costruttivi analitici. La ricerca che invece si allinea con la consuetudine costruttiva (evidenziata da altri progetti illustrati nel seguito, generalmente in temi più piccoli e consueti), che si riferisce alla sintassi tradizionale, in cui il tetto a falde svolge un ruolo parziale seppure preminente, non avendo più il tetto piano e la sua semplice geometrizzazione dell’edificio come signum contradditionis, si trova a risolvere la copertura come parte di un meccanismo diverso di geometrizzazione uniformante dell’edificio, che sembra essere una condizione irrinunciabile del Moderno. Il tetto tende a diventare parte della facciata, di quella “pelle” che sembra ormai foderare ogni edificio, in piena autonomia, senza più dichiarazioni da fare sul contenuto interno. E il laterizio, come materiale di tante forme del rivestire e del coprire, assume un valore preminente da questo punto di vista, con la sua capacità uniformatrice.Anche qui qualcosa della sintassi analitica classica sembra perdersi come l’esigenza dello stacco e della mediazione fra facciata e copertura, per l’appunto tra verticale e inclinato, tra struttura portante e struttura portata, che l’architettura canonica rielabora infinitamente attraverso la cornice di gronda di raccordo oppure trinciando il muro verticale e denunciando il diverso e il costruttivo del tetto (come in molta architettura rurale e rustica o anche in Ledoux, che geometrizza a sé la copertura). L’effetto da raggiungere è la conformazione geometrica unitaria tra corpo edilizio e tetto: l’effetto, per così dire, scatolare dell’insieme senza stacchi sintattici/tettonici. Il che, come si può vedere emblematicamente negli edifici qui proposti, comporta qualche azzardo costruttivo, specie per quanto riguarda il defluire delle acque piovane, a meno di non voler far scorrere l’acqua direttamente dalla falda sulla facciata.Al posto del raccordo esterno della cornice e del canale di gronda, integrati nella tradizione alle modanature della trabeazione classica, seppure ridotta all’osso – anche in due fascette come fa Mies con le sue esili travi di ferro –, si studiano i raccordi in modo che non ci sia sporto della copertura, in modo che la copertura si omogeneizzi al volume unitario. O almeno questa è la figura da restituire sinteticamente, forzando certi problemi tecnici.Tutto ciò a grandi linee e con notevoli semplificazioni al fine di dirimere il caos delle scelte possibili, riconducendosi a contrapposizioni elementari per affrontare la questione e poter così scegliere coscientemente al momento del progetto. Senza subordinarsi aprioristicamente a filosofie del decadimento fatale della tradizione o, al contrario, del progresso innovativo assoluto; cercando di cogliere il senso di quel che accade rispetto ad un retaggio che però fatalmente ci issa in una responsabilità, in un inesausto lavoro in corso, che giudichiamo nel fare ma dal quale siamo anche giudicati. Come ci hanno insegnato i grandi pensatori: i linguaggi ereditati ci parlano. E i nuovi giochi trasgressivi del formare e del significare si percepiscono e si comprendono a partire da quelli normati e collaudati nel e dal tempo. ¶ 3 EDITORIALE Progetti Roberto Gamba Il lago di Corbara, in provincia di Terni, che si forma lungo il corso del fiume Tevere,presenta caratteri ambientali e paesistici di straordinario pregio. L’area di questo progetto, che ha realizzato il Centro per la Documentazione del Parco del Tevere e ha completato le strutture dell’impianto sportivo esistente, è delimitata a monte dalla strada statale Orvieto-Todi e costeggia la sponda orientale del lago, alla sua sinistra. Il Centro ha funzione di informazione e promozione dell’area protetta e della cultura ambientale; oltre all’accoglienza e alla relazione con il pubblico, attiva servizi di ricerca e di documentazione, insula architettura e ingegneria Centro per la documentazione del Parco del Tevere, Terni Veduta interna del ristorante. FOTOGRAFIE Eugenio Cipollone ospita attività congressuali, offre ricettività turistica e dispone di una struttura di ristorazione. Il complesso è pensato in collegamento funzionale con i servizi sportivi e ricettivi già realizzati (club di canottaggio, campi da tennis, servizi, camper service), completandoli con il nuovo impianto ricreativo balneare. Il progetto ha recuperato, dallo stato di abbandono in cui si trovavano, i casali del Podere Belvedere, gli edifici agricoli, la stalla, il forno semidiruto e alcune vasche di concimaie che formavano terrazzamenti e terrapieni. Ai progettisti (Insula Architettura e Ingegneria) il paesaggio ha dettato le principali scelte, volte alla minimizzazione dell’impatto visivo ed ambientale, la sistemazione del terreno, il raccordo fra i dislivelli. La metodologia di intervento ha consentito la realizzazione di edifici “sani”, per sicurezza e risparmio energetico, nel rispetto delle caratteri- 4 CIL 138 stiche originarie del complesso e secondo tecniche edilizie tradizionali. Il complesso adotta un linguaggio semplice,che dà leggibilità ai rivestimenti in pietra e ai tetti a falde in laterizio. Il manufatto principale è stato trasformato secondo le caratteristiche tipologiche, distributive e strutturali originali. Dei restanti edifici,si è conservato il volume della stalla, liberandolo dalle superfetazioni e si sono mantenute le giaciture del forno e della concimaia,dopo averne demolite e ricostruite le strutture murarie. L’involucro del corpo ristorante è contenuto in una struttura a telaio d’acciaio che riquadra le superfici e comprende anche le falde inclinate della copertura, trattate con una tessitura in laterizio, costituita da soli embrici. Questa prosegue sulle facciate verticali, mantenendosi distaccata dal basamento e creando un taglio orizzontale e un intreccio in laterizio non fitto, attraverso cui,dall’interno,si intravede il paesaggio verso il lago. La struttura per i servizi sportivi è concepita come un esile corpo di fabbrica longitudinale (circa 4 metri per 40), realizzato con un basso muro contro terra in c.a., su cui poggiano le strutture metalliche, di sostegno per la copertura in legno e lamiera. All’esterno, al piede della facciata, rivestita di “cotto” (come il centro di canottaggio), una panca, coperta dallo sporto del tetto, è rivolta al panorama. Verso monte, l’edificio si presenta invece più chiuso ed ha un canale di raccolta delle acque che lo raccorda al terreno; l'intradosso della copertura metallica,in vista,è in legno,così come la coibentazione interna degli spogliatoi e del locale guardiania;il resto degli ambienti, all’interno, non è rivestito; la luce vi penetra attraverso la sconnessione tra il muro di facciata e la copertura. Per la realizzazione delle attrezzature balneari, il progetto, nel rispetto e nel completamento del piano particolareggiato precedentemente definito, ha configurato un impianto a raggiera, ben inserito nel territorio. ¶ Le falde del tetto rivolte verso il lago. Planimetria del piano terra. 5 PROGETTI 6 CIL 138 Qui e nella pagina a fianco: il corpo ristorante contenuto in un involucro a telaio d’acciaio che riquadra le superfici. Nella pagina a fianco: prospetti est e ovest. Scheda tecnica Progetto: Insula Architettura e Ingegneria: Eugenio Cipollone, Paolo Orsini, Roberto Lorenzotti con Francesco Cellini D.L.: Roberto Lorenzotti, Icaria srl Collaboratori: Milena Farina, Marco Burrascano, Renzo Candidi, Alexandra von Bassewitz, Laura Cambellotti Restauro: Vanessa Squadroni Paesaggio: Luca Catalano, Annalisa Metta Impianti: Quinto Proietti, Marco Luchetti Imp. fitodep.: Iridra Srl Importo: 554.993,929 euro Cronologia: 2007, fine lavori Dettaglio costruttivo. 7 PROGETTI 1 2 3 4 5 Le falde di copertura trattate con una tessitura di soli embrici di laterizio. Dettaglio di prospetto. Legenda: 1. tegole romane (embrici) 2. canale di gronda in lamiera di rame pressopiegata 3. grigliato di mattoni 25x12 cm 4. finestra a vasistas in tubolare di acciaio 5. rivestimento in pietrame calcareo Schema assonometrico. Nella pagina a fianco: il linguaggio semplice del complesso conferisce leggibilità ai rivestimenti in pietra e ai tetti a falde in laterizio. 8 CIL 138 9 PROGETTI Progetti Alberto Ferraresi Nel suo celeberrimo Genius Loci, Christian Norberg-Schulz afferma: “Per poter abitare tra la terra e il cielo, l’uomo deve ‘comprendere’ questi due elementi e la loro interazione”. La chiave di lettura certa per la comprensione di questo progetto, situato in un’area fertile nel sud della Finlandia, è l’ampia copertura dalla pendenza di falda accentuata: è questo, infatti, l’elemento principe d’interazione fra terra e cielo, nelle visuali dalla distanza inquadranti l’architettura ed il paesaggio. La neve abbondante, le precipitazioni copiose e le asperità del clima spiegano sarc architects SARKA, museo della agricoltura finlandese a Loimaa, Finlandia Nella pagina a fianco: una visuale dell’edificio di consistenza prettamente laterizia immerso nella campagna finlandese. Sezione sui due corpi allungati della “U” di base. FOTOGRAFIE Jussi Tiainen la forma. La tradizione l’ha acquisita, perpetuandola, dalle tipologie delle fattorie scandinave più classiche, proprie, ad esempio, delle colline danesi. La sagoma del fabbricato è costante, nonostante l’andamento planimetrico non lineare. La consolidata geometria caratterizzante la sezione dell’opera, così come s’è detto delle fattorie tipiche, ha un motivo funzionale ulteriore a quello del clima: permette, infatti, all’architettura di essere estesa in modo uniforme e replicata all’infinito, allungando di fatto i fabbricati a piacimento. Il laterizio è familiare all’architettura di Loimaa. Non costituisce l’unico materiale dell’edificio, ma è senz’altro quello a cui l’immagine dell’opera realizzata si lega con più forza; in particolare, è il materiale dell’involucro esterno, protagonista dell’equilibrio ricercato dai progettisti con la natura ed il paesag- 10 CIL 138 gio, della reazione più energica opposta alle asperità del clima. La forma ed il fabbricato stesso, compresi i materiali della costruzione, fanno parte dell’esposizione museale. Anche le visuali verso la campagna sono parte dell’esposizione: infatti, le vetrazioni specchiano il paesaggio dall’esterno, moltiplicandolo e riflettendolo; le ampie finestre e la forma ad “U” dell’architettura contibuiscono, in parallelo, ad abbracciare e far entrare all’interno il paesaggio, la natura e la campagna circostante. Sulle coperture è impiegata la tegola, con la sua tradizionale sezione ad “S”. La microventilazione del tetto, garantita subito al di sotto della pelle esteriore, offre un valido aiuto a disincentivare l’immediato attecchimento degli strati ghiacciati al manufatto; al contrario, essa protegge dal freddo più aggressivo il cuore caldo del fabbricato. Le gronde non risultano semplicemente aggraffate, ma, addirittura, sostenute da montanti, a prevenire l’eccessivo carico di un distacco improvviso di neve dal tetto dai grandi spioventi. La sommità, dalla caratteristica sezione ad “A” dell’intero edificio, culmina con un percorso tecnico continuo, uniforme ed orizzontale: esso nasconde i terminali impiantistici in esterno. Con continuità logica e funzionale, appena sotto la stratigrafia di copertura, pure all’interno la sommità dello spazio museale ospita anch’essa un percorso tecnico, spina dorsale dell’opera. Nell’abbondanza dell’estensione di falda, la verticalità delle pareti perimetrali è praticamente annullata, contenuta a circa un terzo della dimensione complessiva degli affacci. Permangono alla vista le sole porzioni di mattoni nelle murature di contorno, bastanti ad attribuire la necessaria idea di solidità a tutto l’insieme e, specialmente, al fabbricato, così in grado di esprimere il proprio radicamento, non solo alla tradizione, ma anche alla specifica regione d’origine e, concretamente, al terreno su cui sorge. ¶ Qui e nella pagina a fianco: il museo dell’agricoltura finlandese fra terra e cielo. Planimetria generale dell’intervento. In primo piano, porzioni di pareti in mattoni a vista e le tegole con la tipica sezione ad “S”. Scheda tecnica Progetto: SARC Architects, Sarlotta Narjus, Antti-Matti Siikala, Sasu Marila, Katariina Sewón,Ville Hara Volume: 17.380 m3 Cronologia: 2005, fine lavori 12 CIL 138 Piante del piano terra e primo piano. 13 PROGETTI 14 CIL 138 La sezione costruttiva mostra la microventilazione della copertura e la vicinanza spaziale delle due passerelle tecniche, interna ed esterna, in sommità. Qui e nella pagina a fianco: l’architettura abbraccia il paesaggio. Nella pagina a fianco: l’ingresso principale rialzato. 15 PROGETTI Progetti Claudio Piferi Dal momento in cui i proprietari hanno commissionato agli archetti Jo Broekx e Marcella Schiepers la progettazione della loro casa, nella provincia di Anversa, hanno subito messo in chiaro le loro richieste in merito al metodo di costruzione, ai materiali da impiegare e ai dettagli costruttivi.Tutto doveva essere affrontato in maniera pulita, semplice, sostenibile e con uno sguardo attento al fattore economico,specificando,in particolare,di preferire l’impiego di mattoni faccia a vista tradizionali Beerse per l’intera costruzione, combinati con l’altrettanto tradizionale tegola arancione in laterizio per il manto di copertura. broekx-schiepers architects House LT, Meerhout, Belgio Dettaglio del fronte principale. Nella pagina a fianco: veduta del fronte principale. Schizzi di studio della copertura. FOTOGRAFIE Broekx-Schiepers Architects I mattoni prendono il loro nome (Beerse) dal villaggio vicino al quale, nel 1865, a seguito dei lavori per la costruzione del canale Dessel-Schoten, furono prodotti grandi quantitativi di laterizi faccia a vista per via dell’ottima qualità dell’argilla, scavata proprio per la realizzazione del canale. Partendo proprio da queste idee di base, i progettisti sono riusciti a condurre il committente lungo un percorso progettuale caratterizzato da fasi estremamente chiare e tra loro collegate, che hanno portato ad un esito straordinario nella sua semplicità, originale ed attuale, pur trattandosi di un intervento concentrato in dimensioni ridotte.Il budget limitato ha permesso una estensione massima in superficie di circa 78 m2, ripetuti per 3 livelli, due fuori terra ed uno interrato: al piano terra, è riservata la zona giorno, mentre il piano primo è dedicato interamente alla zona notte.L’organigramma è caratterizzato da un modulo di base quadrato di 4,5 x 4,5 m, da cui sono stati ricavati la cucina e il soggiorno al piano terra e le camere da letto al primo piano. 16 CIL 138 Nel cuore della costruzione,nel sito forse più favorevole del lotto,sorge una stanzagiardino, a doppia altezza, che separa i moduli quadrati dell’abitazione,andando a costituire il polmone verde della casa. Per la sua posizione e composizione, questo doppio volume rappresenta uno straordinario elemento di connessione e di unione tra i diversi spazi che compongono il progetto: le stanze che si affacciano sul fronte con quelle sul retro, la zona giorno con l’ambiente notte,la casa con il giardino, come un giunto sferico in un incastro tridimensionale. Oltre a ciò, esso costituisce una sorta di camera di espansione per tutte le stanze adiacenti, supplendo in maniera efficace alla ridotta superficie delle stesse;al piano superiore, che si affaccia sul doppio volume, due porte pieghevoli consentono l’accesso alla terrazza, che enfatizza il carattere connettivo della sala giardino. La forma della copertura caratterizza fortemente il progetto. La morfologia del tetto, con una inclinazione massima di circa 47°, sembra essere stata generata in maniera molto semplice e naturale;quasi che i progettisti avessero adagiato una unica grande copertura su tutta la casa, per poi “pizzicarla” sul colmo per tirarla in verticale,verso l’alto,e poi in orizzontale lungo tutto il perimetro della costruzione,conferendole compattezza,ma anche grande leggerezza. Il pacchetto di copertura, partendo dall’esterno, è composto da un manto di tegole in laterizio, doppio strato di guaina impermeabilizzante, pannello isolante, barriera al vapore, tavolato e struttura portante in legno, controsoffitto in legno a vista o intonacato.È proprio la copertura a conferire al volume la sua forma caratteristica, esaltata dall’impiego delle tegole arancioni che, nella loro ruvida semplicità, si adattano alla perfezione all’architettura di questa casa e le donano un carattere familiare, vicino alla tradizione, ma contemporaneamente attuale nella sua composizione.Le murature sono costruite da un paramento esterno in laterizio faccia a vista,pannello isolante e paramento interno in blocchi di laterizio. ¶ 17 PROGETTI Veduta del fronte posteriore. Prospetti e piante del piano terra e del primo piano. Dettaglio della muratura in laterizio faccia a vista. Schizzo di studio. 18 CIL 138 Vista da lontano della casa LT. Particolare dell’andamento della copertura. Scheda tecnica Progetto: Broekx-Schiepers Architects Strutture: AB Associates, Hasselt Imprese: Modern Design Construction,Wellen Copertura: DAKRENT nv, Houthalen Dimensioni: 235 m2, sup. complessiva; 78 m2, sup. coperta; 751 m3, volume Costi: 110.000 euro circa Cronologia: 2004, progetto; 2006, realizzazione 19 PROGETTI Progetti Carmen Murua La nuova sede delle cantine vinicole Protos, inaugurata nel 2008, si trova a Peñafiel, un piccolo paese rurale di appena 6.000 abitanti, poco distante da Valladolid, capoluogo di provincia. È situata alla base di una collina sormontata da un castello medioevale, a forma di nave, adibito anche a Museo del Vino, a testimoniare l’importanza dell’industria vinicola e del turismo enologico dell’intera regione. Lungo il pendio del colle, al suo interno scorre un labirinto di 2 km di gallerie,proprietà del castello, ma ancora oggi utilizzate dalla cooperativa Protos per far invecchiare il vino a una temperatura costante. alonso, balaguer y arq. asociados rogers stirk harbour + partners Cantine vinicole Protos a Peñafiel, Valladolid, Spagna Vista prospettica da sud-ovest. Nella pagina a fianco: vista della cantina da sud-est e, dall’alto, dal Castello di Peñafiel. FOTOGRAFIE Josep Maria Molinos La nuova costruzione - risultato della collaborazione tra due studi d’architettura, quello catalano di Alonso e Balaguer e l’inglese di Rogers, Stirk e Harbour - riprende la consuetudine di adoperare l’inerzia termica della terra, collocando metà volume del complesso (la maggior parte degli spazi per l’elaborazione,la maturazione e la conservazione del vino) sottoterra. Essa è composta da una base massiccia, alta due piani, ancorata al terreno e rivestita esternamente con un muro di pietra, che sostiene la parte superiore dell’edificio: un involucro vetrato, leggero e trasparente, con una copertura particolare rivestita in laterizio.Questa è sicuramente la parte più caratteristica della nuova sede vinicola, ed è pensata come una quinta facciata, da osservare a volo d’uccello, dall’alto del castello. 20 CIL 138 Molte delle decisioni formali e costruttive inerenti il progetto sono state indirizzate - oltre ad ottenere un buon inserimento nel paesaggio - ad assicurare le diverse e particolari condizioni di temperatura e umidità, richieste in ogni fase della produzione del vino e, contemporaneamente, anche a raggiungere il maggiore risparmio energetico possibile. La struttura in calcestruzzo della base interrata sopporta i grandi pesi delle macchine utilizzate, mentre l’alta inerzia di questo materiale favorisce il mantenimento costante delle condizioni climatiche più adatte. La copertura riprende la tradizione delle cantine “a nave” ed è costituita da cinque volte, con lunghezze variabili per adattarsi meglio alla forma triangolare del sito, che s’appoggiano su di una struttura leggera in legno laminato, composta da archi parabolici dal diametro di 18 m con un’altezza di 8 m. Non presentando un manto di copertura unico, bensì scomposto dalla modulazione delle volte, la nuova costruzione (quasi 20.000 m2) risulta più rispettosa verso la “scala” rurale degli edifici di Peñafiel; inoltre, il suo manto laterizio, di colore rossiccio, s’integra alla perfezione nel paesaggio circostante. In più di un terzo degli spazi della cantina è possibile lavorare con la luce naturale. Per questo, nel lato ovest, è stato ricavato un piccolo cortile a due piani da cui riceve aria e luce parte degli spazi interrati; nella porzione superiore dell’edificio, tutti i fronti sono vetrati, sebbene gli ambienti interni siano difesi dai raggi solari grazie alle forti sporgenze della copertura (che sul fronte sud, arriva a 9 metri). Questa, ventilata e sollevata rispetto alla struttura,è rivestita con elementi laterizi forati, contribuendo in tal modo al miglioramento dell’isolamento termico. Il caldo solare, assorbito dalla “pelle” esterna, si disperde con l’aria che si sposta tra le cavità interne del laterizio e tra gli spazi della camera d’aria, impedendo che arrivi direttamente all’interno dell’edificio: così si abbassa la temperatura 21 PROGETTI 22 CIL 138 Qui e nella pagina a fianco: leggerezza e trasparenza contraddistinguono la facciata sud della nuova sede vinicola. Disegno costruttivo di una campata. Nella pagina a fianco: sezione longitudinale e trasversale. 25 PROGETTI Progetti Alberto Ferraresi Per parola degli stessi progettisti, questo intervento ha goduto da subito della felice condizione di un committente dotato della buona propensione a sperimentare. Solo la geometria complessiva del lotto e la planimetria rettangolare dei singoli edifici a piano terra sembrerebbero tradire quest’assunto di partenza,del resto invece confermato da molteplici particolarità. La più evidente riguarda il manto di copertura: esso, in effetti, risvolta sulle membrature verticali dei fabbricati, giungendo sino a terra. Il tetto è completamente in tegole olandesi poggiate su listelli in legno, a for- maccreanor lavington Langerak housing, Utrecht, Olanda In evidenza il rivestimento continuo delle abitazioni, risolto da terra a tetto con tegole laterizie. Nella pagina a fianco: gli specchi d’acqua compresi nell’area d’intervento moltiplicano, nel riflesso, gli affacci in tegole. FOTOGRAFIE Anne Bousema mare la caratteristica separazione fra materiale di finitura e parti solide degli edifici, utile per il passaggio dell’aria: la soluzione ventilata del tetto si estende, quindi, alla facciata. Con l’eccezione del corpo di fabbrica posto all’inizio dell’intero lotto,nelle vicinanze di un corso d’acqua principale, tutte le costruzioni, specialmente quelle residenziali, presentano una copertura a doppia pendenza rivolta verso l’edificio di testa. La doppia pendenza e le attenzioni compositive alla scala del lotto, quali le varianti delle unità abitative con affaccio su strada ovvero sul cuore verde dell’isolato,paiono citazioni d’interventi assai noti degli spagnoli Cruz e Ortiz, con riferimento particolarmente agli alloggi per minatori vicino a Huelva ed alla lottizzazione Novo Sancti Petri nei pressi di Cadiz. Come in quest’ultimo caso, l’intervento si compone in realtà non di uno solo,ma di due lotti di forma regolare, in cui il corpo di fabbrica di testa occupa tutta la larghezza dell’isolato, modificandosi a 26 CIL 138 distinguere la sua porzione centrale e dalle due estremità, tutte rigorosamente adibite ad abitazioni. L’edificio di testa ha una copertura monofalda rivolta all’indietro, verso il resto del lotto, da cui è fisicamente separato per l’attraversamento di una strada pubblica. Gli altri edifici, alle sue spalle, si legano facendo sistema tra loro a due a due: un corsello breve penetra nell’isolato servendo sulla sinistra un fabbricato basso adibito al ricovero delle automobili, mentre a destra, sotto un aggetto importante della copertura, s’accede direttamente alle abitazioni sviluppate su più piani. Anche questi fabbricati si caratterizzano per le differenti soluzioni adottate alle estremità.Verso la viabilità esterna essi si concludono con un tratto netto, ingentilito da una caratteristica trama in mattoni, che aiuta la leggibilità dei sistemi di coppie di fabbricati, collegandoli e cingendo le loro corti private. Verso l’interno dell’insediamento, invece, gli edifici, differenti per lunghezza, si conformano tridimensionalmente,distinguendosi anche per materia ad individuare una metà permeabile, con ampi traguardi visivi dalle abitazioni all’intorno, ed una metà cieca completamente rivestita in tegole. Mentre le unità abitative sono collocate in corrispondenza del perimetro, con fabbriche di varia lunghezza, organizzate a pettine lungo i percorsi d’adduzione, al cuore di tutte e due le aree rettangolari costituenti l’insediamento trova spazio un ampio giardino verde a fruizione collettiva. Esso è accessibile dai singoli percorsi di servizio frapposti agli edifici ed è attraversato da una pista ciclabile, il cui andamento sinuoso asseconda le dimensioni incostanti delle costruzioni. Completa la componente naturale del progetto la presenza di filari alberati e di corsi d’acqua, oltre a precise intromissioni di tavolati di cedro rosso nelle porzioni di edificato affaccianti sui corselli di servizio. Così, la sfumatura rossa del legno si sposa con il colore dei mattoni tradizionali delle membrature verticali. ¶ 27 PROGETTI Le geometrie di falda si articolano ulteriormente in corrispondenza delle estremità dei fabbricati. Scheda tecnica Progetto: Maccreanor Lavington Dimensione: 139 abitazioni monofamiliari Cronologia: 2001-06, progetto - fine lavori 29 PROGETTI Progetti Igor Maglica L’ampliamento della casa unifamiliare Bell-Simpson è situato a Milton of Campsie, un villaggio facente parte dell’East Dunbartonshire, una delle 32 council areas (aree amministrative) della Scozia. Ad una decina di miglia da Glasgow, il piccolo villaggio ospita quest’opera sintomatica dello studio NORD Architecture. L’acronimo, dal suono vagamente familiare, in realtà, nasconde una denominazione “very British”: Northern Office for Research and Design, dietro la quale si celano Robin Lee e Alan Pert, fondatori, nel 2002, dello studio d’architettura di Glasgow. Grazie proprio al progetto Bell-Simpson e altre opere interessanti, essi hanno ottenuto numerosi riconoscimenti; nord architecture Ampliamento della casa B-S, Milton of Campsie, Regno Unito Veduta del modello. In primo piano il fronte ovest del nuovo volume. FOTOGRAFIE Andrew Lee nel 2007, dopo la vittoria nel concorso per la nuova sede irlandese di Wexford County Council aprono una filiale a Dublino. Secondo alcuni, i lavori di NORD sono un prodotto “tipico” di Glasgow (definita comunemente “città senza fronzoli”),un’affermazione, peraltro, rifiutata dal gruppo in nome di un’ottica progettuale rivolta essenzialmente verso l’ambito europeo. L’incarico per il progetto della casa B-S nasce da un’esigenza molto pratica e funzionale: il bisogno di ampliare la superficie abitativa a disposizione di una famiglia, perché il vecchio e tradizionale bungalow di mattoni rossi, costruito negli anni ’50 nella campagna vicina ai monti Campsie,“improvvisamente” non riusciva più a soddisfare le necessità funzionali quotidiane. I committenti, per questo, hanno richiesto nuovi “spazi” da adibire a soggiorno e un piccolo studio. I progettisti, trovando tutti i piani occupati (ci sono ben 4 camere da letto), sono stati praticamente costretti a cercare 30 CIL 138 “alternative” al di fuori della casa esistente. Quello che sorprende maggiormente nel progetto dell’ampliamento sono la sua forma e la posizione. Si tratta di un piccolo volume disposto perpendicolarmente rispetto alla vecchia casa, che però ne riprende le principali caratteristiche architettoniche: mattoni rossi, tetto a due falde, due piani. Di dimensioni minori, visto che ospita anche meno funzioni, esso è collegato all’altro volume attraverso un terzo corpo alto un solo piano. L’ampliamento, situato nella parte nord della proprietà, ha deliberatamente una posizione casuale rispetto alla costruzione esistente, per evidenziare, anche fisicamente, che si tratta di un’addizione. Questa particolare soluzione compositiva riprende alcuni esempi comuni dell’architettura agricola locale, dove spesso le nuove strutture sono aggiunte a quelle esistenti secondo logiche prettamente funzionali: nell’ampliamento di casa Bell-Simpson, ciò viene manifestato all’esterno in modo chiaro ed esplicito. Attraverso la connessione al piano terra per mezzo di un piccolo volume, rettangolare e trasparente, che funge anche da entrata, si accede al nuovo spazio. Occupato dal locale soggiorno e da uno studiolo, questo è caratterizzato da ampie porzioni completamente trasparenti (angolo nord-ovest) rivolte verso i monti prospicienti; una scala, posta all’interno di un “box” completamente rivestito in legno di quercia – per sottolineare la sua intrusione all’interno di un involucro austero intonacato di bianco –, collega i due piani, di cui quello superiore (non unito in quota con l’altro volume) è riservato solamente al locale soggiorno. Lo spazio interno è molto suggestivo e in qualche modo rappresenta tutto l’intervento: le falde discendenti del tetto, le ampie vetrate, i muri dipinti di bianco, il lucernario posto sul colmo che percorre longitudinalmente il locale, il vuoto (fronte nord) su cui affacciarsi verso il piano terra, l’arredamento decisamente minimal. La copertura del tetto, che riprende quella tradizionale della casa accanto, è stata realizzata in elementi di laterizio interrotti da ampie superfici trasparenti. ¶ Vista da nord-est. Pianta del piano terra e del primo piano. void 31 PROGETTI Fronte est. Fronte ovest. 32 CIL 138 Sezione trasversale del nuovo volume. Il locale soggiorno realizzato sotto la copertura del nuovo volume. Qui e nella pagina a fianco: vista da nord-ovest. Scheda tecnica Progetto: Strutture: Main Contractor: Vetri: Pavimenti: Cronologia: NORD Architecture Jim Pickett Craig Lewis Andy Robertson Carlos Garcia 2005, fine lavori 33 PROGETTI Progetti Carmen Murua Il mercato di Santa Caterina, il primo coperto della città, fu costruito nel 1848 nel centro storico di Barcellona sui resti di un quattrocentesco complesso conventuale, eretto a sua volta su costruzioni di epoche precedenti. L’intervento progettuale di Miralles e Tagliabue si adatta alla complessità del luogo e si aggiunge abilmente alle varie sovrapposizioni storiche, rispettando le facciate degli edifici antichi, le possibili visuali e la memoria delle rovine; fonde la nuova costruzione con parti esistenti; conserva dell’antico mercato i muri originali di tre lati, insieme ad alcuni elementi strutturali; spezza, invece, la fac- miralles tagliabue - embt Ricostruzione del mercato di Santa Caterina a Barcellona, Spagna Collage di studio. Nella pagina a fianco, in alto: inserimento dell’intervento nel tessuto del quartiere (collage fotografico dello studio EMBT). ciata posteriore, che si apre ad uno spazio con tre edifici residenziali posti sulle strette vie medievali. La ricostruzione contribuisce alla riqualificazione urbana e sociale del quartiere e il mercato si converte in una piazza coperta riconfermando,così,la propria centralità. La struttura della nuova costruzione, molto complessa, è regolata da più archi metallici, con curvature diverse, che danno forma alle ondulazioni asimmetriche della copertura, riproponendo una particolare configurazione delle navate gotiche della chiesa originaria, insieme a quelle longitudinali dell’antico mercato. La continuità spaziale all’interno dell’edificio, libero da pilastri, consente di accogliere perfino un ristorante, un supermercato e un piccolo museo delle rovine ritrovate durante i lavori. Anche la copertura, che sembra ondeggiare nell’aria, ha un’altezza sufficiente a 34 CIL 138 garantire un’organizzazione funzionale dell’edificio. L’impiego dell’arco come elemento strutturale importante, la presenza di pilastri “alberati”, l’utilizzo di forme ondulanti, rivelano forti richiami all’architettura gaudíana;è soprattutto nell’attenzione particolare dedicata nell’utilizzo del materiale ceramico, volto ad ottenere una ricca policromia, che si fa più evidente quest’influenza. L’elemento più caratteristico del mercato, la parte fondante del progetto, è proprio la copertura: essa oltrepassa il perimetro della costruzione per diventare un richiamo visivo che avvolge, come un velo protettivo, la vita quotidiana sottostante. Una composizione “pop” dai colori vivaci, con un disegno simbolico che richiama frutta e verdura, è stata appositamente creata riprendendo l’idea dai grandi mosaici della tradizione modernista catalana e dai mercati pubblici con strutture d’acciaio del XIX secolo ricoperti in ceramica. Il mosaico è composto da 325.000 tessere dalla forma esagonale (14,5 cm di lato) che, in gruppi di 37, formano moduli esagonali di circa 1 m2, ciascuno di un solo colore (sono stati utilizzati 67 colori diversi). Sono 7 le “partizioni”, dalle geometrie differenti, che compongono la copertura, raccordate a gruppi di due attraverso canali, ricoperti da elementi ceramici, che portano l’acqua fino al fronte principale, dove si trovano, nascosti nei pilastri “ad albero”, gli unici pluviali della costruzione. L’incontro degli estremi dei moduli esagonali con quest’ultimi, rettangolari, avviene con un terzo gruppo di piastrelle, “rotte” secondo la tecnica tradizionale del trencadís. La straordinaria “quinta facciata” del mercato si distingue, espressiva e seducente, da diverse parti della città, diventando una delle icone contemporanee di Barcellona e, nello stesso tempo, anche l’emblema dell’audace e singolare lavoro svolto da EMBT. ¶ Pianta delle coperture. 35 PROGETTI La copertura in costruzione rivela la complessità della struttura (foto: Comsa). La vista della copertura illustra le diverse forme di piastrelle ceramiche utilizzate: esagonali nel mosaico complessivo, rettangolari nei canali di intersezione e “rotte” secondo la tecnica tradizionale del trencadís (foto: Alex Gaultier). Scheda tecnica Progetto: Miralles Tagliabue EMBT: Enric Miralles e Benedetta Tagliabue Collaboratori: 1997: E. Rocchi, M. Fukuda, R. Flores, F. Asunción, G. Zambrana, L. Cantallops, A.Tosi, M. Forteza, A. Galmer, L. Bonforte, T. Gottschalk, S. Eckert, U. Grölz,T.Wuttke, L.Tonella, S. Le Draoullec, M. Carrera; 1998: J. Callis, M. Fukuda, H. Kuizumi, F. Asunción, A. Ebbeskov, D. Rosselló, F. Mozzati, F. Jacques-Dias, F. Hannah; 1999-2005: Igor Peraza (dir. progetto); H. Koizuni, J. Miàs, M. Cases, C. Chara, F. Asunción, E. Cirulli, S. Crespi, G. Grondona, L. Corbella, M. Chizzola, M. Fukuda, J. Poca, A.Vazquez, M. Chirdel, J. Belles, A. Bramon, L.Valentini, A. Passetti, J. Carvajal, A. Landell,T. Skoetz, K. Unglaub, A.Verschuere, L. Gestin, A. Henao, L. Giovannozzi, A. Hoëller, S. Bauchmann, S.Techen, B. Oel, M. Olsen, F. Vetcher, N. Becker, R. de Montard, M. Galindo, B. Appolloni, J.Vaudeville, P. Sándor, I. Quintana, C. Molina, S. Geenen, M.Vermeiren,T. Schmid,T. Gottschalk, S. Eckert, U. Grölz,T.Wuttke, L.Tonella, S. Le Draoullec, M. Carrera, M. Sivestri, B. Minguez; R. Flores, E. Prats. (coll. speciale) Impresa: COMSA Empresa Constructora Strutture: Robert Brufau; Jose M.Velasco (coperture); Miquel Llorens (residenza) Cronologia: 1997, concorso; 1998, progetto; 1999-2005, progetto esecutivo - fine lavori 37 PROGETTI L’intervista Roberto Gamba Tetto come tema compositivo: intervista ad Aldo De Poli La copertura, più comunemente chiamata tetto (dal verbo latino “tegere”, coprire), ha la funzione di definire la parte superiore dell’edificio e di preservare l’ambiente interno dagli agenti atmosferici. Il suo manto, o strato esterno, garantisce la tenuta all’acqua. Pur considerato quasi un accessorio dell’edificio, il tetto è uno degli elementi principali e distintivi della composizione architettonica, anche quando la rivoluzione del Movimento Moderno ne azzerò drasticamente la conformazione, per lasciare spazio a ipotesi che ne stabilissero una ragione funzionale. Così il tetto piano è diventato uno dei motivi di caratterizzazione della nuova architettura. Ma la copertura più tradizionale, a falde, rivestita di elementi monomaterici, ha mantenuto comunque un ruolo importante nel progetto, costituendo un significativo riferimento della varietà espressiva delle più consolidate manifestazioni costruttive europee. Da quando la controversia ideologica su tetto piano e tetto inclinato si può dire conclusa, l’architettura d’oggi ha assunto nuovamente piena libertà nel definire la forma delle sue coperture. La scelta tipologica può essere compiuta secondo considerazioni diverse: da una parte, tenendo conto delle questioni tecnologiche e strutturali; in alternativa, ricollegandosi alla storia o al rapporto con il contesto; oppure, perseguendo aspetti teorico-espressivi o funzionalità legati ad uno specifico utilizzo. Ad Aldo De Poli, già docente a Venezia, a Nantes, a Genova, ora ordinario all’Università di Parma, coordinatore del Dottorato di ricerca in “Forme e strutture dell’Architettura” e curatore dell’Enciclopedia dell’Architettura, pubblicata in quattro volumi da Il Sole 24 ORE e Federico Motta, nel 2008, rivolgiamo alcune domande sul tema. Quali importanti principi teorici, nella storia, hanno determinato le più diffuse forme di copertura, ritenute fondamentali per una definizione compositiva dell’edificio? In ogni elementare proposta di architettura, la costruzione del tetto si presenta come continuazione del muro e come definitiva conclusione del volume edilizio. Anche per que- 38 sto, il tetto è parte di un’immagine essenziale, molto radicata nell’immaginario collettivo, coincidente con l’archetipo della casa. Secondo Vitruvio, i primi uomini avrebbero voluto “fare i coperti delle loro case piani”, ma accorgendosi che i solai non proteggevano dalle piogge,“cominciarono a farli frastagliati, cioè colmi nel mezzo”. Per l’umanista L. B. Alberti, l’edificio è il risultato di un pensiero costruttivo. Ogni copertura deve accordarsi alla configurazione dell’edificio che ricopre. Poiché le forme variano molto, ne consegue una molteplicità di tipologie di coperture, ottenute con grande dispendio di ornamentazioni. Per il colto, ma pratico, A. Palladio, il tetto deve essere “garbato e di bella forma”. E la copertura “abbracciando ogni parte della fabbrica e premendo uniformemente con il suo peso su ciascuno dei muri, rappresenta il vero legame di tutta l’opera”. Secondo le lezioni di J. N. L. Durand agli allievi dell’Ecole Polythecnique di Parigi, all’inizio del XIX secolo, i tetti, in carpenteria, in mattoni o in pietra, devono essere inclinati a seconda del clima e dei materiali utilizzati. Per l’erudito E. Viollet-le-Duc, nel mondo antico, le coperture sono considerate solo per il loro valore utilitaristico. Dal Rinascimento in poi, nelle chiese e nei palazzi, le coperture iniziano ad esprimere un alto valore artistico; da allora rappresentano quegli elementi spaziali che, in maniera decisiva, contribuiscono alla composizione architettonica dell’intero edificio. Oltre alla pratica della costruzione, alla fine del XIX secolo, in un clima culturale di storicismo eclettico, si inizia a tener conto anche delle forme ereditate dalla tradizione. Ne deriva una precisa presa di posizione culturale. Secondo la sensibilità romantica, la bellezza della casa consiste nell’evidenza delle falde del tetto. Come afferma polemicamente A. Loos, più forte è l’inclinazione del tetto, più bella è considerata la casa. In un’epoca in cui l’uomo ricerca un abitare moderno, la concezione del tetto diventa una questione estetica. L’avvenuta mutazione di mentalità si ritrova nello scritto “Teoria del tetto-giardino” (1927), dove Le Corbusier so- CIL 138 stiene che è la copertura che fissa la forma dell’edificio, che è la penuria dei mezzi che contrasta il sogno spirituale di poter sovrastare l’edificio, che è il cemento armato che, consentendo il tetto piano, ha totalmente rivoluzionato l’uso e lo spazio della casa. Una volta che viene soppressa l’eterogeneità dei piani sfuggenti, considerata come un pregiudizio alla bellezza, il disegno della casa diventa definitivo in quanto è assicurato dal tracciato consapevole di una purezza ideale. te, oppure esso stesso grande opera di scultura contemporanea. L’esaltazione del valore formale della figura del tetto corrisponde ad una più generale considerazione attribuita all’intera costruzione, che viene presentata come un solitario e originale edificio-oggetto, ricco di contenuti iconici, inteso come un punto di accentuazione formale contrapposto all’anonimo dilagare della metropoli. Quali possono essere i criteri, nel progetto, per una scelta formale della copertura, tanto secondo un punto di vista tecnologico e strutturale, quanto storico e di rapporto con il contesto? Molte città storiche, alcuni luoghi o territori, si distinguono per l’uniformità materica delle coperture dei propri edifici, rilevabile soprattutto nelle vedute dall’alto. È importante, oggi, preservare tale caratteristica? Quasi mai la copertura dell’edificio moderno verrà considerata alla stregua di un quinto prospetto, nei modi auspicati da Le Corbusier. L’attenzione verso il tetto, nel Movimento Moderno, si presenta come una questione mancata. Ancora negli anni Sessanta e Settanta, si attribuiva un grande valore, oggi spropositato, alla funzione e ai modi d’uso. Mediante principi di organizzazione razionale dello spazio si è cercato di avviare la codificazione delle forme architettoniche secondo un metodo quasi scientifico, soprattutto attraverso la nozione di tipo edilizio. Con molte omissioni. Per farla breve, l’edificio veniva ideato e osservato, soprattutto, in pianta. Si faceva affidamento alla tipizzazione, alla serialità, alle economie possibili con la produzione industriale. Il piano del tetto, in pratica, non veniva quasi neanche considerato. Oggi, negli anni Duemila, si preferisce attribuire valore al tutto. L’intero edificio è diventato un oggetto plastico, che si libera nello spazio. In questa mutata sensibilità, conta molto la percezione dell’aspetto esteriore, la persistenza dell’immagine o il potere seduttivo dell’icona. Con una copertura non più intesa come completamento di un telaio costruttivo, ma come premessa all’affermazione di un’immagine emblematica, il tema progettuale del tetto acquista una grande importanza, soprattutto se proiettato in una dimensione prevalentemente simbolica. Ne deriva che ogni tema architettonico (una casa isolata, un isolato urbano, un edificio industriale, un edificio pubblico, un intero quartiere) richiede una diversa definizione architettonica della copertura. È così che l’indagine spaziale può applicarsi alla ricerca di soluzioni nuove. Anche a partire dall’esempio di progetti sperimentali proposti da grandi architetti. Ecco, quindi, il tetto-strada, già presente nel piano per Algeri di Le Corbusier. Ecco il tetto-piazza, come belvedere e luogo di incontro e di vita sociale. Ecco il tetto-giardino, con boschetti e vasche, adatto per attività del tempo libero. Ecco il tetto-museo, concepito per ospitare opere d’ar- 39 Nei territori abitati della vecchia Europa, la compresenza di poche forme primarie dell’abitare umano, ereditate dalla tradizione, rappresenta un fattore identitario rilevante. All’origine di ciascun patrimonio c’è la conferma di una relazione stabile, culturale, antropologica, verificabile in precisi archetipi, tra la costruzione e la presenza esteriore dell’edificio, tra il principio insediativo e il carattere del sito, tra i limiti della presenza umana e l’infinito orizzonte dell’ambiente naturale. Certo, nel definire un’unità di paesaggio, che coincide con una precisa nozione di luogo, gli insediamenti storici si caratterizzano per l’uniformità materica delle coperture degli edifici. Ma oggi ancor di più contano le modalità sfuggenti con cui si diffondono i modelli culturali. Ciascun materiale, in quanto parte della lenta precisazione storica dell’archetipo della casa, tende a diventare un valore culturale, che oltrepassa la pura figurazione del tetto. Serve un grande controllo del disegno complessivo degli insediamenti e va attribuita una nuova vita ai materiali e alle tecniche costruttive, controllando la qualità esecutiva dei dettagli esecutivi. Oggi, il regionalismo si espande, perché di questo si tratta, offrendo varietà di visuali su spazi aperti di qualità e immagini dalle tonalità rassicuranti di pareti chiuse. In quale misura la qualità costruttiva di una copertura può determinare un alto grado di efficienza, sia riguardo al risparmio energetico, sia alla durabilità di tutte le componenti della costruzione? Per la tecnologia costruttiva delle coperture si sta verificando quella stessa evoluzione che, in anni recenti, è già avvenuta per la tecnologia costruttiva delle facciate. Oggi, le facciate, apparentemente, continuano a presentarsi come sono sempre state: intonacate, in pietra naturale, in legno, in vetro, in laterizio, persino rivestite di materiali plastici o ricomposti. Come sappiamo, non è questo il tempo della nuda verità costruttiva, ma è il tempo dell’apparenza. E spesso l’apparente non corri- L’ I N T E R V I S T A sponde al reale e il nascosto non corrisponde a ciò che è posto in evidenza. Dietro le superfici, sotto i rivestimenti, strato per strato, oggi pullula un inedito mondo di intercapedini differenziate e di ingegnosi dispositivi, portatori di soluzioni innovative ad alta tecnologia. Ciascuna soluzione tecnologica rappresenta la migliore condizione per assicurare la massima visibilità esterna dell’edificio, come parte di una precisa strategia di comunicazione. Per paradosso, la ricerca tecnologica trova la sue manifestazioni migliori nelle fessure, nelle intercapedini o negli strati nascosti, fino a diventare quasi invisibile. Il raggiungimento di un alto grado di finitura si pone come una soglia culturale, per dar vita ad una nuova considerazione estetica. Oggi vengono prodotte tegole, accoppiate a cellule fotovoltaiche sempre più ridotte nelle dimensioni, che sempre meno si distinguono nell’aspetto da quelle tradizionali in “cotto”. Quale giudizio può essere dato a questi prodotti? Siamo in un tempo in cui si stanno sperimentando le forme architettoniche più disparate, magari ottenute attraverso un casuale logaritmo. Mentre si stanno perdendo tutte le regole formali che possono disciplinare il nuovo, per contrasto interessa garantire sia la salvaguardia della modernizzazione, sia il rispetto della tradizione, che costituiscono le due facce complementari di una stessa medaglia. È utile riferirsi all’inarrestabile processo di invenzione di nuovi spazi. L’innovazione avviene in due tempi. Quando, nel XIX secolo, dalla carrozza si è passati all’automobile, quei primi strani veicoli a vapore, ancora per un certo tempo, hanno mantenuto l’aspetto delle precedenti carrozze. Solo dopo, attraverso vari esperimenti, è iniziato un lento processo di creazione di qualcosa che prima non c’era. Nel giro di qualche decennio, sulla spinta della doppia influenza di scienza e di arte, tanto gli studi di aereodinamica, quanto le mutazioni del gusto, si è espressa la nuova forma della moderna automobile, affermando un diverso modo di vedere, che resta ancora attuale. Nei tempi maturi della green economy, la mutazione è il risultato della lenta affermazione di una diversa scala di valori, che investe l’intera società. Attualmente, i sistemi di copertura non si evolvono soltanto per accogliere il fotovoltaico, quel vistoso, primitivo e rozzo fotovoltaico d’oggi, ma anche per garantire l’isolamento ottimale di un oggetto edilizio diventato sempre più costoso ed esigente. È in corso un grande cambiamento costruttivo. L’attuale processo di radicale modernizzazione, però, non interpreta più grandi principi a priori, ma prende forza da una contemporanea, meticolosa cura dei dettagli. 40 Questo significa che si assisterà, tra breve, alla fine dei coppi e delle tegole? Ma no! Tutto, oggi, diventa sottile. I nuovi materiali sono destinati a diventare invisibili. Le nuove reti di trasmissione dell’energia possono scomparire, nascoste in minuscoli strati di superficie o collocate all’interno di innervate pareti rugose. La mutazione architettonica in corso, tuttavia, riguarda l’intero edificio, concepito come un organismo che, a partire dall’articolazione tecnologica interiore, è regolato come una complessa macchina intelligente. Iniziando a puntare, per ora, sull’estrema cura dei dettagli e sulla perfezione spaziale degli ambienti interni, seguirà, presto, anche la modificazione formale dell’involucro esteriore. Ma il processo sarà molto lento. Per investire l’intero habitat residenziale esistente nella città d’oggi, ci vorranno almeno trent’anni. In che modo le nuove tecnologie potranno instaurare un dialettico compromesso con la tradizione, sia ricercando un corretto inserimento nel contesto, sia fornendo requisiti di alta efficienza? Ottenere il rispetto della tradizione, mediante la conferma dell’immagine di alcuni repertori formali dell’architettura delle epoche precedenti, è una questione molto diversa. Nei territori della vecchia Europa, ciascun patrimonio insediativo deriva da una lunga vicenda di continue contaminazioni tra diverse tradizioni architettoniche e paesaggistiche. Una moderna definizione di un modello di sviluppo per il futuro deve comprendere questa millenaria vicenda di intense relazioni tra entità diverse di un complesso territorio policentrico. Le stesse modalità espressive, che accumunano il vivere in città con il vivere in campagna, oggi, sono le premesse all’abitare in un edificio efficiente ed intelligente, maniacalmente curato in ogni dettaglio, che magari presenta eleganti pareti e pacati tetti rivestiti di materiali tradizionali. Ben vengano le sperimentazioni di nuovi prodotti industriali, che possano assicurare continuità ai materiali tradizionali e alle antiche tecniche di posa. Proprio nel ripartire da questo patrimonio, si trovano le premesse per una nuova comprensione estetica, non più rivolta a parziali edifici isolati, ma indirizzata a dar valore a scelti frammenti di paesaggio costruito. Sia l’immagine senza tempo di un “garbato” piano di copertura, sia l’armoniosa alta prestazione funzionale di un tetto con manto di elementi in laterizio, costituiscono le premesse per una nuova architettura capace di intrecciare la fascinazione della modernità con il rispetto, l’affidabilità e la valorizzazione della tradizione. ¶ CIL 138 Dettaglio della tavola Combinaisons de Corubles, da: J.N.L Durand, Precis des leçons d’architecture données à l’Ecole Royale Polytechnique, Paris Ecole Royale Polytechnique, 1817, 2 voll. 41 L’ I N T E R V I S T A Cristina Santacroce Tecnologia Restauro della chiesa di San Michele Arcangelo a Minervino Murge (Bari) Negli interventi di restauro, l’alternanza di nuovi coppi e tegole di laterizio con gli elementi preesistenti si rivela un sistema efficace per la resa estetica e prestazionale, soprattutto nel recupero di edifici di grande rilevanza storica e artistica Disegno dell’intervento visto dal prospetto principale. L a chiesa di San Michele Arcangelo venne costruita a partire dalla seconda meta dell’Ottocento dalla Confraternita di S. Michele. Tra il 1856 e il 1858, il cantiere, ormai a buon punto, subì un crollo rovinoso che interessò il tetto e la cupola, probabilmente sovradimensionata rispetto alle murature d’ambito, per cui si dovette procedere ad una revisione dell’impianto. I lavori ripresero con la realizzazione Il vecchio manto di copertura. di quattro pilastri polilobati con semicolonne addossate verso Ie navate minori, a sostegno, tramite pennacchi triangolari, della cupola emisferica sovrastante la zona posta all’incrocio dei due assi principali. I lavori di ricostruzione si conclusero nel 1873 con la realizzazione della copertura costituita da otto falde. Nel 1884 la chiesa, fino ad allora semplice rettoria, divenne vicaria parrocchiale; all’interno venne collocato il fonte battesimale, che oggi si trova poco distante dall’altare laterale di S. Gioacchino. Nel 1892 la Confraternita decise di completare la parte esterna dell’edificio; nel 1895 si stabilì di realizzare i due campanili e di rivestire d’intonaco l’esterno della chiesa; nel 1896, la Congrega commissionò la costruzione di una nuova scalinata esterna per poter accedere più comodamente alla chiesa e nel 1897 venne completata la gradinata di accesso sul lato sinistro, con Ie relative ringhiere in ferro. 42 CIL 138 Nel 1975, dopo il Concilio Vaticano II, la chiesa fu sottoposta ai primi “adeguamenti” per renderla più consona ad una liturgia rinnovata: vennero sostituiti l’altare maggiore e il tabernacolo, e soppresso il battistero, che da allora venne utilizzato come acquasantiera. Nel 1990 venne rinnovata la pavimentazione in marmette di graniglia con una nuova in pietra di Apricena; lo stesso materiale fu utilizzato per sostituire i mattoni in terracotta della zoccolatura che rivestiva la parte bassa delle murature perimetrali. Lo studio della fabbrica I lavori di restauro hanno riguardato principalmente le facciate della chiesa, interessate da fenomeni di decadimento dovuti all’azione degli agenti atmosferici, e la copertura, la cui struttura lignea versava in uno stato avanzato di degrado. Il progetto è stato preceduto da un accurato studio delle fonti indirette (bibliografiche e archivistiche) e dalla conoscenza approfondita del manufatto mediante il rilievo realizzato con operazioni di misura diretta, tramite distanziometri laser e aste metriche, l’analisi dei processi di deterioramento, lo studio delle strutture e dei materiali e Ie indagini diagnostiche strumentali. Ciò ha permesso una puntuale lettura non solo delle linee essenziali e visibili del manufatto, ma anche di quelle nascoste, dall’apparecchiatura muraria ai materiali. Per l’analisi delle forme di degrado delle superfici e stata utilizzata la simbologia prevista dalle raccomandazioni delle Commissioni UNI-NORMAL (NORMAL 1188, Alterazioni macroscopiche dei materiali lapidei-lessico), ora norma UNI 1182: 2006, Beni culturali. Materiali lapidei naturali ed artificiali. Descrizione della forma di alterazione. Termini e definizioni. Per una più approfondita conoscenza della morfologia, tipologia, modalità di interconnessione degli elementi e dello stato di conservazione delle murature dei due ordini, sono state anche effettuate alcune indagini endoscopiche. Veduta d’insieme dopo gli interventi di restauro. II restauro delle facciate Come gran parte degli edifici di Minervino Murge, il paramento del primo ordine della chiesa di San Michele Arcangelo è stato realizzato in pietra calcarea (pietra di Minervino) e il paramento del secondo ordine, per questioni economiche e di peso, in tufo calcareo locale. Il paramento in tufo, essendo il materiale molto poroso e di conseguenza facilmente degradabile, è stato rifinito con un sottile strato di intonaco al fine di proteggere e uniformare cromaticamente le facciate. Al momento dell’intervento, l’intonaco era del tutto disgregato e il paramento sottostante, non essendo più protetto, presentava diverse forme di alterazione quali depositi superficiali e attacchi di tipo biologico, mentre i conci lapidei di rivestimento della parte basamentale erano interessati, nelle parti meno esposte, dalla presenza di licheni. Le prime operazioni hanno riguardato la pulitura di tutte le superfici, con lo scopo di asportare Ie sostanze estranee che potevano influire sull’ulteriore deterioramento del materiale. Il ricorso a metodologie più o meno aggressive è dipeso strettamente dalla natura del deposito stesso, e quindi, in base al tipo di sostanza che doveva essere eliminata, ci si è avvalsi di metodi impiegati con gradualità ed intensità diversa. Le strutture murarie del secondo ordine, dopo essere state sottoposte ad un trattamento biocida, sono state integrate con stuccature nei punti in cui era evidente la perdita di materia e stilate nei giunti con malta di calce idraulica naturale. L’originaria uniformità cromatica delle facciate della chiesa è stata raggiunta grazie ad un intervento di scialbatura, effettuato con tinte a base di calce idraulica naturale, dopo aver effettuato numerose prove su campioni di muratura, al fine di stabilire la giusta intensità del colore. 43 TECNOLOGIA Gli interventi sulla copertura La copertura delle 8 falde del tetto - una falda per ogni lato dell’ottagono -, realizzata con struttura lignea, era composta da una doppia orditura. L’orditura principale era costituita da un doppio anello di travi (cm 25x20 circa) sorrette da cavalletti lignei e da blocchi di tufo calcareo; le travi del primo anello erano posizionate leggermente al di sopra dell’estradosso delle volte a vela, mentre le travi del secondo anello erano state sistemate all’altezza di circa un metro. L’orditura secondaria era formata da travicelli (cm 15x10 circa) che si sorreggevano sull’orditura principale, sul tamburo della cupola e sul muro perimetrale alto circa 40 cm. Questo sistema ha permesso, all’epoca della costruzione della chiesa, di coprire le ampie luci del tetto con travi di ridotte dimensioni, espediente sicuramente utilizzato per la difficoltà di reperire travi di maggiore lunghezza in una zona 1 2 3 4 5 6 7 8 8 7 6 5 3 4 9 Sezione di dettaglio della nuova struttura di copertura. Legenda: 1. cordolo di c.a. (sez. 30 x 30 cm) 2. tavola di quercia 340 x 300 x 40 cm 3. squadretta fissata con ø 28 x 180 4. barra filettata M20 (600 mm) fissata con malta cementizia fluida 5. travi in legno lamellare (sez. 160 x 360 x 9.000 mm) povera di foreste. Il manto di copertura era costituito da uno strato inferiore di embrici, con funzione di canale, e da uno strato superiore di coppi di coperta posizionati a cavallo fra le file parallele, montati a secco su di un tavolato ligneo inchiodato alla struttura sottostante. La copertura mostrava notevoli problemi causati da infiltrazioni d’acqua, denunciate sia dalla presenza di ampie macchie di umidità nell’intradosso delle volte a vela della chiesa, sia dall’avanzato stato di degrado delle parti lignee. Infatti, su numerose travi era evidente la presenza di “carie bruna”, causata dalla presenza di funghi, e dell’attacco di insetti xilofagi, fenomeni innescati dalla presenza di alti livelli di umidità. Durante gli anni, la copertura non ha mai subito interventi manutentivi sistematici, ma solo riparazioni puntuali, evidenziate dalla presenza di pannelli di lamiera in sostituzione degli embrici e dalla sconnessione degli elementi costituenti il manto. Il progetto ha previsto la scomposizione della struttura lignea del tetto e del manto di copertura. Poiché le travature lignee versavano in uno stato di deterioramento tale da non poter più assolvere alla loro funzione strutturale, considera- ta l’assenza di qualsiasi valore storico e artistico della struttura originaria, in accordo con la Soprintendenza, si è provveduto alla loro sostituzione con elementi nuovi in legno lamellare opportunamente trattato a pennello con antiparassitario all’acqua. II nuovo sistema di copertura, a semplice orditura, con le travi poste radialmente, non ricalca quello preesistente per evitare inutili carichi concentrati sulle volte causati dai cavalletti intermedi; inoltre, per migliorare la risposta della struttura agli eventi sismici si è ritenuto opportuno collegare le nuove travi alle strutture murarie della chiesa, tramite squadrette in acciaio fissate ai due cordoli realizzati in corrispondenza della muratura perimetrale e del tamburo centrale. Sulle travi poste radialmente è stato fissato il tavolato parallelamente ai lati dell’ottagono, reso impermeabile da teli protettivi traspiranti, posati in aderenza, srotolati direttamente sul tavolato parallelamente alla linea di gronda, e sigillando le giunture con l’ausilio di specifico nastro adesivo. Al contrario degli elementi lignei, è stato possibile recuperare numerosi embrici e coppi in laterizio. Si è così pro- 44 CIL 138 6. tavolato in abete da 25 mm 7. membrana impermeabilizzante traspirante 8. manto di copertura in tegole di laterizio 9. cordolo in c.a. Realizzazione del nuovo manto di copertura con parte di coppi ed embrici di recupero. Integrazione di nuovi coppi simili, per colore e dimensioni, agli esistenti. ceduto all’allestimento di un deposito a cielo aperto per l’accatastamento dei materiali destinati al reimpiego, fattore che ha permesso di conservare almeno il valore originario della copertura. La sostituzione degli elementi deteriorati con elementi nuovi ha tenuto conto della compatibilità con quelli esistenti. Oltre all’integrabilità geometrica, si è cercato di dare una risposta anche ai problemi legati alla compatibilità cromatica, poiché il manto di laterizio con il passare del tempo ha modificato il suo aspetto a causa della sottile patina che si è depositata sul materiale. Pertanto, non si è optato per l’utilizzo di elementi “antichizzati” o invecchiati artificialmente, ma sono stati adoperati elementi nuovi, simili per dimensione e colore, distribuiti omogeneamente sulle otto falde in modo da mescolarli cromaticamente con i vecchi per non creare antiestetiche macchie di colore. Una scelta, quella del reimpiego dei materiali, logica e sensata, che ha permesso la riduzione degli sprechi, testimoniando ancora una volta come le coperture in laterizio ben rappresentino la cultura del “costruire sostenibile”, garantendo non solo attenzione all’ambiente nella fase di produzione, ma durabilità e possibilità di riutilizzo al termine del loro lungo ciclo di vita. Naturalmente, il manto di copertura è stato realizzato, ricalcando le geometrie di quello originario, con gli embrici e i coppi disposti sul tavolato ligneo: i primi posti in opera col lato corto verso il basso e i secondi col lato corto verso l’alto. La posa è avvenuta procedendo dalla gronda verso il colmo, per file in direzione della linea di massima pendenza. Grazie alla lieve inclinazione delle falde, non è stato necessario adoperare alcun tipo di fissaggio degli elementi al tavolato. Il manto in laterizio discontinuo è in grado di assicurare una “microventilazione” che favorisce l’efficienza e l’affidabilità della copertura, in quanto consente di mantenere asciutto l’intradosso degli elementi costituenti il manto stes- Esploso assonometrico della nuova struttura di copertura. so e impedisce il degrado della struttura di sostegno. Inoltre, l’esecuzione di fori di aerazione contrapposti nelle chiusure verticali facilita il passaggio dell’aria nel sottotetto, mentre l’utilizzo di una guaina traspirante sul tavolato ligneo fa defluire l’umidità che eventualmente potrebbe crearsi nella struttura del tetto, oltre a proteggerlo da possibili infiltrazioni. Grande attenzione è stata dunque posta nei confronti della “durabilità”, determinata dall’efficienza dei materiali e dalla loro capacità di resistere negli anni alle stagioni e all’usura. Se l’approccio ecosostenibile tende a guardare al futuro, la cultura delle coperture in laterizio ben si inserisce in questa cornice, rinnovando la sua continuità nell’impiego di materiali naturali e duraturi. Esse rappresentano una grande risorsa, storica e profondamente radicata, ma ancora non abbastanza riconosciuta per le sue eccezionali qualità ecologiche e funzio- 45 TECNOLOGIA nali. “Pensare in laterizio” risponde all’esigenza di considerare tutti gli aspetti e le conseguenze derivanti dal “costruire”. Si tratta dell’esercizio di una cultura legata a valori come tradizione e identità, ricerca e innovazione, resistenza e sicurezza, impiego di materiali naturali e rispetto dell’ambiente. ¶ Scheda tecnica Progetto: Fabio Armillotta, in collaborazione con N. Marco Santomauro Consulenza: Claudio Varagnoli, aspetti conservativi D.L.: Fabio Armillotta Sicurezza: Carmela Palmieri, progettazione; Fabio Armillotta, esecuzione Dir. cantiere: Pietro dell’Erba Impresa: Edil Verde srl, Minervino Murge (Bari) Cronologia: 2007, inizio-fine lavori I lavori sono stati eseguiti sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza per i Beni architettonici e per il Paesaggio della Regione Puglia. L’opera è stata realizzata con il contributo della Conferenza Episcopale Italiana e della Diocesi di Andria. Caterina Gargari, Elisa Innocenti, Elisabetta Palumbo Ricerca Il profilo ambientale delle coperture in laterizio Le “dichiarazioni ambientali di prodotto” (EPD), elaborate con il metodo del Life Cycle Assessment (LCA), costituiscono un utile strumento per la scelta di materiali e componenti sostenibili, a patto di valutarne con cautela i contenuti, dal momento che non sono ancora disponibili modalità di calcolo univoche e condivise. La ricerca sul profilo ambientale delle tegole in laterizio, condotta dal Dip. TAeD dell’Università di Firenze, si propone come riferimento nazionale nell’applicazione dei modelli di valutazione ancora in corso di definizione a livello europeo L a direttiva europea sui prodotti da costruzione, Construction Products Directive (CPD) 89/106/CEE, recepita in Italia con il DPR 246/93, è stata emanata con l’obiettivo di assicurare la libera circolazione dei prodotti stessi per il superamento di qualsiasi barriera protezionistica nazionale nei Paesi della Comunità Europea attraverso la condivisione e accettazione dei relativi requisiti nell’ambito di prescrizioni tecniche armonizzate. A tale proposito, la marcatura CE aiuta il consumatore ad identificare prodotti ad alte prestazioni generati all’interno di un processo controllato, permettendo di compiere scelte sicure e informate. Nell’ambito del programma triennale di semplificazione, la Commissione Europea ha varato, nel maggio 2008, una proposta per un “Regolamento dei prodotti da costruzione” (Construction Products Regulation, CPR)(1) che andrà a sostituire nel 2011 la CPD, modificandola sostanzialmente. Oltre all’introduzione di un sistema flessibile di certificazione, il CPR prevede, in aggiunta agli esistenti, distinto dal requisito sul risparmio energetico, un settimo “parametro” base relativo agli aspetti di sostenibilità delle opere nel loro ciclo di vita, e più precisamente: “uso sostenibile delle risorse naturali”: […] Gli edifici devono essere […] progettati e costruiti in modo tale che l’uso di risorse naturali sia sostenibile e assicuri: • la durata delle opere; • la riciclabilità delle opere, dei materiali e delle loro parti dopo la loro demolizione; • l’impiego di materie prime e seconde eco-compatibili. L’aver incluso questo settimo requisito base tra i requisiti essenziali della marcatura CE presuppone l’esistenza di metodi armonizzati per la valutazione della sostenibilità delle opere edilizie, e per questo la Commissione ha, quindi, previsto una rilettura di tutti i 46 mandati affidati al CEN, European Committee for Standardization, affinché la “sostenibilità” sia inclusa in tutti i pertinenti progetti di norma EN attualmente in corso di elaborazione, integrandone i contenuti e le specifiche tecniche. Lo standard prEN 15804 Il gruppo di lavoro del TC 350 WG4, Product level (2), si sta occupando, avendo ricevuto uno specifico incarico, di redigere lo standard prEN 15804, Sustainability of construction works. Environmental product declarations. Core rules for the product category of construction products. Esso definisce i metodi di calcolo e la struttura delle “dichiarazioni ambientali” dei prodotti da costruzione (EPD), individuando le regole di calcolo secondo la metodologia LCA (Life Cycle Assessment), i criteri per la raccolta e l’elaborazione dei dati di inventario, i contenuti obbligatori dell’EPD, le indicazioni addizionali che possono essere descritte quali informazioni tecniche aggiuntive, nonché le procedure per la verifica e validazione dell’EPD da parte di soggetti indipendenti. Lo standard costituisce, pertanto, il documento guida per ogni esperto LCA, in grado di assicurare quella riproducibilità e misurabilità dei risultati che oggi di fatto manca e che rende difficile l’interpretazione e l’uso dei diversi certificati/dichiarazioni ambientali, comunque già disponibili sul mercato europeo per diverse categorie di prodotto. Chiarisce, quindi, quali sono i “dati obbligatori”, derivati dalla valutazione LCA, che l’EPD deve riportare, e secondo quali criteri e forme tali informazioni debbano essere fornite in modo che diverse EPD, relative a prodotti concorrenti, possano essere correttamente impiegate e comparate all’interno di una procedura di valutazione dell’impatto ambientale di una costruzione. CIL 138 La comparazione dei profili ambientali dei materiali da costruzione Come definito nella prEN 15804,scopo di un’EPD, Profili ambientali dei prodotti in laterizio: gli elementi per copertura Non sorprende, quindi, trovare prodotti da costru- nel settore delle costruzioni, è quello di fornire le informazioni di base per la valutazione della performance di un edificio e l’identificazione della soluzione progettuale e costruttiva che comporta un minore impatto sull’ambiente. In quest’ottica, quindi, lo standard si pone l’obiettivo di garantire la confrontabilità tra prodotti da costruzione analoghi, ma esclusivamente all’interno del contesto della loro applicazione nell’edificio. In linea di principio, infatti, il confronto di prodotti(3), condotto sulla base della loro EPD, è consentito esclusivamente in relazione al loro specifico contributo alla prestazione ambientale complessiva dell’edificio, valutato nell’intero ciclo di vita di quest’ultimo. Ciò nonostante, sul mercato europeo, in cui l’ambiente non è più considerato come un vincolo alla crescita, ma un elemento di valorizzazione della responsabilità sociale d’impresa, si è sviluppata la tendenza ad impiegare gli studi LCA non solo come strumento di informazione ed educazione del consumatore, volto a influenzare favorevolmente la percezione del brand attraverso messaggi ambientali quantificati, ma anche come fattore diretto di marketing. zione già provvisti di certificazione ambientale EPD, materiali e componenti (polveri di calcestruzzo e di cemento,elementi per muratura e copertura, pannelli isolanti, infissi e sistemi impiantistici) corredati di una etichetta, in linea con le norme ISO 14020 e ISO 14025(4), ma niente affatto allineati tra loro per qualità e quantità di informazioni: è questo il caso degli elementi per copertura. A tale proposito, la bibliografia internazionale disponibile consente un’analisi tra almeno quattro EPD propriamente dette e due certificazioni ambientali di prodotto redatte in base a schemi di certificazione nazionale derivati dal recepimento delle ISO della serie 14020. L’analisi dei dati dichiarati nei certificati ambientali evidenzia chiaramente quella difficoltà interpretativa e di comunicazione, sottolineata precedentemente, rendendone difficile, ad oggi, anche l’impiego in una valutazione di sostenibilità di progetti a confronto. La tabella 1 riporta i dati desumibili dalla lettura delle certificazioni ambientali relative ad elementi per coperture in laterizio e in cemento: sono più che evidenti le significative discrepanze tra le informazioni disponibili. La difficoltà nella corretta ed utile inter- 1 Profili a confronto di tegole in laterizio ed in cemento, derivati dalle “dichiarazioni ambientali di prodotto” (EPD) fornite dal produttore o dall’Associazione di riferimento. Sono riportati dati elaborati dal TAeD all’interno della ricerca ANDIL sul “profilo ambientale” di elementi per copertura in laterizio. Profilo ambientale di tegole in laterizio (panorama europeo) sviluppatore riferimento nazione riferimento normativo Declaration environmentale et sanitaire de tuile terre cuite Fédération Française des Tuiles et Briques produzione francese di tegole in laterizio F NF P 01-010 1 m2 100 Dichiarazione ambientale di prodotto del coppo in “cotto” produttore prodotto singolo IT ISO 14025/TR, EPD:2008 1t Umweltproduktdeklaration dachziegel produttore produzione aziendale D ISO 14025/TR ANDIL produzione aziendale IT prN15804 Valutazione ambientale di tegole in laterizio unità durata funzionale di vita (anni) peso (kg/m2) fasi del ciclo di vita considerata scenari energia primaria (MJ) emissione CO2 (kg) 46,20 produzione + trasporto + fine vita trasporto medio 200 km 184,59 9,30 230 56,23 produzione +imballaggio +trasporto trasporto medio 480 km 5.421,40 513,20 1t – 46,9 produzione +imballaggio – 6.661,00 410,86 1t 100 43,5 produzione +imballaggio +trasporto trasporto medio 100 km 3.393,61 188,39 energia primaria (MJ) emissione CO2 (kg) 120,14 10,50 Profilo ambientale di tegole in cemento (panorama europeo) sviluppatore Declaration environmentale et sanitaire de tuile beton riferimento Centre d’Études produzione et de Recherches francese de l’Industrie di tegole du Béton in cemento nazione riferimento normativo unità durata funzionale di vita (anni) F NF P 01-010 1 m2 100 peso (kg/m2) fasi del ciclo di vita considerata scenari 42,00 produzione + trasporto + fine vita trasporto medio 100 km Dichiarazione ambientale di prodotto della tegola in calcestruzzo produttore prodotto singolo IT ISO 14025/TR, EPD:2008 1t 80-100 50,00 produzione +imballaggio +trasporto Umweltproduktdeklaration dachsteine produttore produzione aziendale D ISO 14025/TR 1t – 43,68 produzione +imballaggio 47 RICERCA 8,21 kg trasporto di risorse medio con contenuto 100 km energetico – 1.892,00 341,30 217,00 pretazione dei valori sta appunto nella impossibilità, da parte dell’utente che abbia a disposizione il solo documento EPD, di comprendere il contributo che le diverse scelte di metodo e di impostazione di calcolo apportano al valore finale di ogni singolo indicatore messo a sua disposizione. Come è possibile quantificare e confrontare la prestazione ambientale di prodotti simili (le tegole in laterizio, ad esempio) caratterizzati da scenari diversi di produzione (unità funzionale), trasporto e durata di vita utile? E anche nell’ipotetico raffronto con prodotti simili, caratterizzati da profili LCA completi ed elaborati secondo le medesime regole operative, per funzione e impiego, come operare, ignorando il diverso contributo che ogni singolo prodotto può apportare in termini positivi o negativi alla sostenibilità del progetto, senza la definizione di uno scenario di messa in opera, di uso, senza la definizione di cicli di manutenzione e sostituzione degli elementi danneggiati o ammalorati, senza la descrizione di scenari di demolizione, fine vita, riciclo/riuso, tutti inscindibilmente legati alla composizione esecutiva di un progetto d’architettura? La ricerca TAeD sulle tegole in laterizio Quale membro esperto italiano del CEN/TC 350,il gruppo LCA del Dipartimento TAeD dell’Università degli Studi di Firenze sta conducendo da tempo, nell’ambito di ricerche svolte in convenzione con ANDIL, valutazioni LCA dei prodotti nazionali in laterizio al fine non solo di determinare il profilo di sostenibilità della produzione italiana,ma acidificazione Produzione La ricerca ha affrontato un primo studio cradle to gate,relativo alla fase di produzione (estrazione, approvvigionamento, produzione, confezionamento), sulla base dell’unità dichiarata, ossia la tonnellata di materiale (1 t). Questa prima analisi ha definito il profilo ambientale del prodotto (fig. 1, tab. 2)(6), da cui è possibile risalire ad 1 m2 di manto in laterizio, conoscendo il suo peso a m2. Successivamente, in riferimento all’unità funzionale, sono stati delineati gli scenari climatico, economico, geografico, di durabilità e riciclaggio per l’elaborazione delle informazioni tecniche aggiuntive relative alle fasi di trasporto,messa in opera,uso,durata e fine vita. eutrofizzazione kg SO2 eq. riscaldamento globale 100a kg PO4—- eq. impoverimento dello strato di ozono 20a kg CFC-11 eq. 1. Profilo ambientale di tegole in laterizio (1 t). di contribuire anche, con i risultati del lavoro applicativo, all’aggiornamento normativo delle PCR europee per prodotti in laterizio che seguirà la pubblicazione dei lavori del CEN/TC 350. Tali valutazioni sono state condotte sulla base di uno studio completo,“dalla culla alla tomba”, realizzato elaborando le informazioni relative alla fase di produzione di 1 m2 di manto in laterizio (unità funzionale) in scenari plausibili e rappresentativi della produzione media italiana, definiti per ognuna delle fasi successive alla fabbricazione (trasporto, costruzione, uso, manutenzione, fine vita, riciclo). Tra la vasta gamma di prodotti in laterizio per manti di copertura, la ricerca è stata applicata alle tegole denominate “portoghesi”, che rappresentano, insieme alle tipologie “marsigliesi”, “olandesi” ed “embrici”, il 78% (in peso) della produzione nazionale(5). Legenda: ossidazione fotochimica fossile, non rinnovabile kg C2H4 MJ eq. approvvigionamento 48 kg CO2 eq. CIL 138 lavorazione totale 2 Profilo ambientale cradle to gate di 1 t di tegole in laterizio. acidificazione eutrofizzazione riscaldamento globale 100a impoverimento dello strato di ozono 20a ossidazione fotochimica fossile, non ritrovabile kg SO2 eq. kg PO4—- eq. kg CO2 eq. kg CFC-11 eq. kg C2H4 MJ eq. 9,48E-01 8,24E-02 1,88E+02 1,02E-04 1,51E-01 3,39E+03 Unità funzionale L’unità funzionale, definita in questo studio ai La fase d’uso: trasporto e manutenzione La definizione dei fini della valutazione LCA,è rappresentata da 1 m2 di copertura isolata, microventilata(7), realizzata con manto discontinuo in laterizio, idonea per posa in opera su solaio inclinato in latero-cemento(8). La stratigrafia della soluzione tecnica impiegata come scenario è riportata in fig. 2. Sono state considerate tre aree climatiche diverse, per cui gli spessori ed il tipo di isolante sono stati scelti al fine di soddisfare i requisiti energetici delle zone climatiche: B (Reggio Calabria), D (Firenze) ed E (Bolzano), definiti in base al D.Lsg. 311 del 2006, tenuto anche conto dell’obiettivo di limitare i consumi energetici in periodo estivo grazie al contributo della massa di prodotti ad alta densità (tab. 3). possibili scenari geografici ha consentito di elaborare utili informazioni circa gli impatti relativi alla distribuzione del prodotto, a partire dall’uscita dai cancelli della fornace. Per quanto riguarda la valutazione ambientale della fase di trasporto dei prodotti impiegati nella soluzione scelta, è stato delineato uno scenario con trasporto su gomma, con un raggio medio di distribuzione di 100 km. A conferma della buona pratica ambientale di impiegare materiali reperibili localmente, la comparazione dei dati elaborati per ognuno dei tre scenari climatici presi in considerazione dimostra come gli impatti relativi alla fase di trasporto risultino debolmente incisivi sul bilancio ambientale complessivo in caso di raggi di azione medi (per distanze tra i 200 e i 300 km, l’incidenza della fase di trasporto sul bilancio globale è circa del 2-3%), ma possono invece crescere sensibilmente in caso di distanze più consistenti. La fase d’uso, come noto, comprende anche le fasi di costruzione e manutenzione della soluzione in esame. Ai fini dell’impiego dell’EPD del prodotto, all’interno di una valutazione del profilo LCA di edificio, occorre quindi fornire indicazioni circa le prestazioni dell’elemento tecnico, correlate alla durata di vita prevista dal progetto (design life), ipotizzata pari a 100 anni.Tali indicazioni non si limitano alle sole prestazioni termiche, igrometriche, acustiche, di protezione al fuoco e di sicurezza, ecc., ma includono anche informazioni circa la durata di vita utile (service life) dell’elemento, espressione dei cicli di manutenzione necessari a garantire il mantenimento delle prestazioni suddette per l’intera design life dell’edificio. Attraverso l’impiego del software Laterlife(9), sono stati calcolati i profili prestazionali termoigrometrici e gli impatti ambientali relativi alla fase di produzione ed uso dei materiali costituenti il “pacchetto” di copertura selezionato, relativamente ad ognuno dei tre scenari climatici considerati. Se da un lato la legislazione nazionale fornisce indicazioni quantitative in merito ai requisiti minimi di manto in tegole portoghesi listelli di supporto in legno di abete guaina impermeabilizzante traspirante in HDPE pannello isolante in lana di legno pannello isolante in polistirene espanso supporto antivolatile solaio in latero-cemento staffa canale di gronda cassero a perdere in lana di legno intonaco 2. La soluzione di copertura analizzata, microventilata, prevede l’applicazione del manto in tegole su listelli lignei e la presenza di due strati isolanti (uno leggero in polistirene espanso ed uno di maggiore densità in lana di legno mineralizzata). 3 Quantità di materiali presenti in un metro quadrato della soluzione tecnica scelta: copertura inclinata discontinua microventilata. zona climatica E Quantità di materiali per metro quadrato di copertura 1 manto di copertura in tegole portoghesi 2 listelli in legno di abete di supporto per microventilazione sotto tegola 3 guaina impermeabilizzante traspirante in HDPE 4 isolante in lana di legno mineralizzata 5 isolante in polistirene espanso zona climatica D zona climatica B ρ (kg/m3) spessore (m) peso su 1 m2 di copertura (kg) spessore (m) peso su 1 m2 di copertura (kg) spessore (m) peso su 1 m2 di copertura (kg) – – 43,50 – 43,50 – 43,50 500 0,040 0,80 0,04 0,80 0,04 0,80 0,13 0,004 0,11 0,004 0,11 0,004 0,11 533 32 0,015 0,090 8,00 2,84 0,02 0,08 10,66 2,52 0,02 0,05 21,32 1,58 49 RICERCA strutture ed edifici in materia di risparmio energetico, consentendo un calcolo puntuale dei parametri di controllo della prestazione, ad oggi non esistono documenti completi, elaborati a livello nazionale (e sono ancora scarsi i dati a livello europeo), sulla service life di prodotti e di elementi tecnici. Nel caso in questione, il profilo LCA dell’unità funzionale, in fase d’uso, è stato definito sulla base della metodologia indicata nella Guidance paper F (concerning the Construction Products Directive, 89/106EEC) - Durability and the construction products directive(10). Tale metodologia, definita come la working life di una soluzione tecnica, ovvero il periodo di tempo durante il quale la prestazione di un prodotto deve essere mantenuta ad un livello che metta in grado un componente (correttamente progettato ed eseguito) di soddisfare i “requisiti essenziali”, indica la durata di vita minima del prodotto stesso, in funzione delle caratteristiche di riparabilità dei sistemi in cui esso viene inserito (“facile”, “con alcuni sforzi” o “difficoltoso”). Sulla base delle indicazioni della citata Guidance paper, quindi, i materiali che costituiscono la soluzione di copertura oggetto di studio, essendo sostituibili con semplici operazioni, devono garantire una durata di vita superiore ai 25 anni. I dati sulle durate di vita dei singoli materiali, presenti nel database del software Laterlife, sono stati elaborati a partire da dichiarazioni ambientali di prodotti europei disponibili, in particolare, nella banca dati francese INIES(11), da documentazioni tecniche quali la Guideline for sustainable building pubblicata dal Bundesministerium für Verkher, Bau-und Wohnungswesen (D), nonché dalla letteratura scientifica. Secondo queste informazioni, il software Laterlife è in grado di elaborare lo scenario di manutenzione associato alla soluzione tecnica definita, individuando, per ogni materiale, il numero di sostituzioni nella design life necessarie a garantire la prestazione complessiva della soluzione stessa. I grafici di fig. 3 evidenziano la rilevanza della fase d’uso nella definizione di un profilo LCA “cradle to grave” (dalla “culla alla tomba”): gli impatti associati all’uso della soluzione tecnica nell’edificio, infatti, derivano dalla necessità tecnica di sostituire almeno 1 volta, nei 100 anni della design life, tutti gli strati del pacchetto, ad esclusione del manto di copertura in laterizio, per il quale si prevede la sostituzione solo del 30% degli elementi posati in opera. Nei grafici di fig. 4 sono riportati i valori totali (fase di produzione, trasporto ed uso) degli impatti per i due più importanti indicatori (riscaldamento globale e consumo di energie non rinnovabili) per le tre zone climatiche,confrontati con l’impatto annuo che tiene conto della durata di vita della soluzione tecnica prevista (100 anni). Nei grafici di fig. 5, per gli stessi indicatori e le stesse fasi, è evidenziata l’incidenza percentuale del manto in laterizio rispetto agli altri strati di copertura. Il fine-vita In una valutazione globale di compatibilità ambientale di prodotti ed edifici, l’analisi non può prescindere da una verifica degli impatti relativi alle fasi di trattamento dei rifiuti e dei sottoprodotti del processo di demolizione.Per gli elementi di copertura in laterizio,il riutilizzo di elementi integri, reimpiegati per la realizzazione di nuovi manti, costituisce un indubbio valore aggiunto quantificabile in termini economici ed ambientali. Analoghe considerazioni valgono per tutti i materiali caratterizzati da una durata di vita lunga, nel corso della quale mantengono pressoché inalterate le proprie prestazioni, purché siano messi in opera attraverso tecnologie che non ne compromettano le caratteristiche e ne rendano possibile lo smontaggio e il successivo reimpiego.Tuttavia, a fronte di una crescente espansione della filiera di trattamento e riuso dei rifiuti inerti di demolizione, la valutazione del loro contributo ambientale, associato a cicli di vita successivi, rimane a tutt’oggi di difficile elaborazione,a causa della scarsità di informazioni sulla reale fattibilità e sulle tecniche di riciclaggio disponibili, nonché sulle possibili conseguenze ambientali derivate dall’impiego di scarti come materie prime secondarie, da valutare mediante analisi di laboratorio specifiche (ad esempio,attraverso il “test di cessione”previsto dall’articolo 9 del DM 5/02/98 e s.m.i.). In merito, uno studio condotto dal laboratorio Ri.cert(12) sul comportamento in fase di dismissione di tegole in cemento e in laterizio ha evidenziato delle criticità per le tegole in cemento proprio rispetto al “test di cessione”, evidenziando il superamento di una soglia di allarme circa i parametri limite previsti dalla norma per quanto riguarda gli anioni “solfati” e Consumo di energie non rinnovabili MJ kg CO2 eq. Riscaldamento globale zona E (Bolzano) zona D (Firenze) zona B (R.Calabria) zona E (Bolzano) zona D (Firenze) zona B (R.Calabria) 3. Profilo ambientale del “pacchetto” di copertura preso in considerazione nelle fasi di produzione, trasporto e uso. produzione trasporto fase d’uso zona E (Bolzano) 4,2355E+01 6,4543E–01 3,6866E+01 zona D (Firenze) 4,2005E+01 6,6337E–01 3,6516E+01 zona B (R.Calabria) 3,8274E+01 6,5360E–01 3,2785E+01 produzione trasporto fase d’uso 50 CIL 138 zona E (Bolzano) 4,8329E+02 1,0598E+01 3,8842E+02 zona D (Firenze) 4,5940E+02 1,0893E+01 3,6453E+02 zona B (R.Calabria) 3,6733E+02 1,0732E+01 2,7246E+02 Riscaldamento globale MJ kg CO2 eq. Consumo di energie non rinnovabili zona E (Bolzano) zona D (Firenze) zona B (R.Calabria) zona E (Bolzano) zona D (Firenze) zona B (R.Calabria) 4. Impatti ambientali del “pacchetto” di copertura preso in considerazione nell’intera vita utile e per anno. totale impatto annuo zona E (Bolzano) 7,9866E+01 7,6847E–01 zona D (Firenze) 7,9184E+01 7,6147E–01 zona B (R.Calabria) 7,1712E+01 5,8685E–01 totale impatto annuo “cloruri”. Secondo gli autori, lo studio, pur non essendo rappresentativo – per il numero ridotto di campioni – di un’analisi comparativa estendibile all’intera categoria di prodotti,costituisce comunque un utile spunto di riflessione per avviare una analisi sistematica sulle problematiche connesse al fine ciclo di vita di tali materiali.Ciò considerato, ai fini della valutazione del profilo ambientale, lo standard stesso indica come opzionali ed escluse dall’analisi full life cycle tutte le considerazioni relative alla fase di riciclaggio e riuso, proprio per la difficoltà scientifica ed operativa di individuare specifici modelli di calcolo e di definire scenari concreti e tecnicamente realizzabili, limitando la comunicazione ad informazioni sulla quantità di prodotto potenzialmente destinabile a raccolta differenziata, a riciclo per la produzione di materie seconde o di energia,a riuso o a smaltimento. ZONA E riscaldamento globale consumo di energie non rinnovabili 13% 22% 78% 87% ZONA D riscaldamento globale consumo di energie non rinnovabili 13% 23% 77% 87% ZONA B riscaldamento globale consumo di energie non rinnovabili 15% 29% 71% 85% 5. Impatti ambientali percentuali del manto di copertura e degli altri materiali costituenti la stratigrafia a confronto nelle tre zone climatiche considerate. manto in laterizio 51 zona E (Bolzano) 8,8231E+02 8,3029E+00 zona D (Firenze) 8,3483E+02 7,8252E+00 zona B (R.Calabria) 6,5052E+02 5,9837E+00 Conclusioni Stante l’impossibilità di elaborare un giudizio comparativo sui profili ambientali di elementi simili, in mancanza di un modello univoco e condiviso di calcolo e restituzione dei dati,“i risultati della ricerca costituiscono in ogni caso un aggiornamento migliorativo, oltre che più aderente alla realità produttiva, dei valori relativi agli impatti ambientali delle tegole italiane in laterizio”. In seconda battuta, i dati della valutazione del profilo ambientale della copertura esaminata consentono di apprezzare la rilevanza di una lettura full life cycle rispetto alle valutazioni su singole fasi. Diversamente da quanto ipotizzabile, infatti, la soluzione ambientalmente più sostenibile risulta essere quella più pesante (358,23 kg/m2 è la massa superficiale del “pacchetto” di copertura realizzato per lo scenario di Reggio Calabria, contro i 346,23 kg/m2 della soluzione relativa a Bolzano). Lo studio, in definitiva, evidenzia come, nell’ambito di una valutazione LCA a scala di edificio, il profilo ambientale globale sia sicuramente condizionato da diversi fattori, quali la natura dei materiali che compongono gli strati complementari, la durata di vita dei componenti, la loro riciclabilità, gli scenari tecnologici e climatici, in totale sintonia con la linea di sviluppo degli edifici sostenibili, secondo il “settimo” requisito base. ¶ Note 1. Il Regolamento Europeo, a differenza della Direttiva, sarà immediatamente attivo senza necessità di recepimento da parte degli Stati Membri. 2. La Commissione Europea ha affidato ad una commissione tecnica internazionale il mandato TC350 Sustainability of Construction Works4, per la definizione degli standard volontari per l’elaborazione di “dichiarazioni ambientali di prodotto” (EPD) e dei metodi per l’aggregazione di queste informazioni all’interno di una valutazione della sostenibilità complessiva di edifici nuovi ed esistenti. 3. prEN 15804: punto 5.3, Comparability of EPD of construction products. 4. ISO 14020 (2000), Environmental labels and declarations - Principles and guidelines; ISO/TR 14025 (2000), Environmental labels and declarations - Type III environmental declarations. 5. Dato fornito da ANDIL,Associazione Nazionale Degli Industriali dei Laterizi. 6. Le valutazioni LCA relative alla fase di produzione e trasporto sono state effettuate impiegando il software Simapro. 7. Come definita dalla UNI 9460 del 2008. 8. Lo studio è stato condotto sul “pacchetto” di copertura composto da manto, sottomanto aerato, guaina impermeabilizzante, strato isolante, escludendo dai calcoli ambientali gli impatti relativi al solaio in latero-cemento. 9.Torricelli, M.C., Gargari, C., Palumbo, E., Valutazione di soluzioni tecniche ad alte prestazioni ambientali, Costruire in Laterizio n. 136, pp. 48-53. 10. European Commission Enterprise and Industry Directorate-general, Guidance paper F (concerning the Construction Products Directive - 89/106/EEC) - Durability and the construction products directive, dicembre 2004. 11. Elaborata dal centro di ricerca CSTB, contiene più di 300 dichiarazioni ambientali e sanitarie di prodotti da costruzione. 12. A. Camporese, La gestione dei rifiuti in edilizia: i materiali da costruzione, L’industria dei Laterizi, n. 122 marzo-aprile 2010, pp. 92-94. RICERCA Marco D’Orazio, Ilaria Persico, Katja Pepe Ricerca L’affidabilità estetica dei manti di copertura L’elemento che domina il paesaggio italiano è indubbiamente il “rosso laterizio” delle coperture. Per questo motivo, molti materiali alternativi cercano di imitarle riproducendone colore e fattezze. Tra questi vi sono le tegole in cemento, in merito alle quali un’indagine sperimentale pone alcune questioni in relazione alla durabilità del rivestimento superficiale e quindi alla loro affidabilità estetica I centri storici italiani e, più in generale, il paesaggio di molte zone del Paese sono fortemente caratterizzati, in termini di immagine, dal rosso del “cotto” utilizzato per le coperture. Proprio la consapevolezza delle conseguenze che una eventuale sostituzione di tale materiale potrebbe comportare sul paesaggio ha portato allo sviluppo di regolamentazioni che impongono il mantenimento di determinate tipologie di manto. Questo tipo di orientamento culturale, il fatto cioè che l’elemento dominante, in termini paesaggistici, sia principalmente il colore rosso, con diverse gradazioni, del manto, ha spinto molte aziende a proporre prodotti alternativi al laterizio. Oggi sono infatti presenti sul mercato numerose tipologie di coppi e tegole apparentemente simili a quelle in “cotto”, ma realizzate con materiali diversi: cemento, leghe metalliche, materiali plastici. Le tegole in cemento, in particolare, sono quelle che hanno avuto sino ad oggi la maggiore diffusione. Si tratta di prodotti (prevalentemente impiegati in Francia e Germania) realizzati per stampaggio di una miscela costituita da leganti di natura cementizia, inerti e pigmenti. Mentre nel passato questa particolare tipologia di elementi per copertura manteneva al suo interno la tipica colorazione grigia del cemento e veniva cromaticamente trattata solo in superficie, oggi è quasi sempre colorata anche in pasta. L’effetto cromatico superficiale viene ottenuto con ossidi fissati con trattamenti termici al substrato o con pigmenti di varia natura connessi con leganti organici al supporto. Oltre alle tegole in cemento, vengono proposti anche altri prodotti quali le leghe metalliche ed i materiali plastici. Le prime, in realtà, tendono ad imitare solo la forma del manto visto che, a livello di immagine, mantengono comunque un aspetto estetico molto differente dal “cotto”, presentandosi sotto forma di lastre sagomate a imitazione dell’andamento “a onde” del 52 1. Copertura degli anni ’70 e ’80 realizzata con tegole in cemento colorate superficialmente, che, a distanza di anni, presenta zone nelle quali risulta visibile il colore di base sotto lo strato pigmentato. manto. I secondi sono, invece, utilizzati solitamente come complemento per la realizzazione di parti di raccordo, nelle coperture a falde, di accessori tecnici, quali pannelli solari, fotovoltaici, ecc. L’effetto immagine e il risultato cromatico vengono ricercati da questi materiali grazie a trattamenti superficiali, spesso di spessori molto modesti (decisamente inferiori al millimetro), aspetto, questo, che pone alcune questioni in merito alla durabilità dei rivestimenti stessi (fig. 1). Sulla scorta di tali considerazioni, è stata condotta (presso il Dipartimento DACS dell’Università Politecnica delle Marche, Ancona) un’attività sperimentale che ha tentato di ricreare alcune delle possibili sollecitazioni ambientali cui può essere soggetto un manto di copertura. Superando il tradizionale concetto che porta a considerare la durabilità di quest’ultimo solo in termini di resistenza al gelo (che ovviamente non tiene conto delle variazioni cromatiche e/o estetiche dello strato di finitura), si è simulata l’esposizione di materiali di diversa natura (laterizio e cemento) a diverse CIL 138 condizioni atmosferiche in modo da verificare eventuali cambi di aspetto degli stessi. In primo luogo, si è riprodotto l’effetto di una esposizione ciclica a stress termici, igrometrici ed a raggi UV, utile per valutare l’invecchiamento di eventuali componenti organici presenti (ad esempio, leganti per gli strati di finitura) e la possibile perdita degli ossidi di pigmentazione in essi contenuti. Successivamente, sono state effettuate thunder-shower, atte a ricreare lo stress differenziale (in senso meccanico) a cui può essere soggetto un sistema di finitura quando viene esposto a temperature elevate (soleggiamento) e immediatamente raffreddato per l’effetto di una pioggia estiva (prova tipica eseguita su rivestimenti per il recupero di supporti cementizi). Infine, si è simulato l’effetto di una esposizione ciclica in ambiente umido e ricco di sali (“nebbia salina”) ed a successive essiccazioni (ambiente marino soleggiato) con conseguenti fenomeni di cristallizzazione. I risultati hanno evidenziato come alcune delle sollecitazioni cui sono stati sottoposti i materiali indagati siano capaci di alterarne l’aspetto in modo significativo: per alcuni prodotti si sono registrate scoloriture e opacizzazioni, oltre che modifiche nelle prestazioni. I materiali provati Rilevata la maggiore diffusione sul mercato dei prodotti a base di cemento, come possibile alternativa al laterizio, si è scelto di limitare il confronto tra le due tipologie alla verifica della durabilità dei sistemi di finitura superficiale utilizzati per tali prodotti. Sulla base di un’attenta analisi della letteratura tecnica, che ha permesso di evidenziare le diverse modalità con cui vengono realizzati gli strati di finitura superiore, si sono selezionati 8 prodotti. I primi 4 sono elementi in laterizio: una tipologia senza alcun trattamento superficiale (posta come confronto), due “anticati” con ingobbio a spruzzo ed uno “anticato” con ingobbio spruzzato e polveri solventi. Il secondo gruppo di 4 prodotti è costituito da tegole in cemento con diverse tipologie (sulla base di quanto dichiarato dalle aziende) di trattamenti superficiali.In tabella 1 è riportato il codice identificativo di ogni prodotto sottoposto ad analisi. La metodologia adottata Generalmente, quando si parla di verifica di durabilità per le tegole (siano esse in cemento o in “cotto”) ci si riferisce alla sola resistenza al gelo. Esiste su questo tema, infatti, una letteratura consolidata e vengono effettuati normalmente dalle aziende continui controlli qualitativi sui prodotti (anche in virtù delle norme per la marcatura CE) volti a verificarne l’idoneità. Meno consolidata è, invece, la letteratura relativa alla durabilità intesa come “affidabilità estetica” (mantenimento dei caratteri cromatici originari), in particolare dei sistemi di finitura superficiale adottati per le tegole. Esiste, invece, una ricca documentazione specifica su questa caratteristica per i rivestimenti, indipendentemente dal supporto di applicazione, al punto che risultano consolidate le tipologie di prova per invecchiamenti, sia naturali (esposizione al vero) che accelerati. Una rassegna significativa delle diverse metodiche è stata effettuata, tra gli altri, da [Lane, 1998]. Le metodiche di invecchiamento artificiale, ormai collaudate e accettate, per i rivestimenti tendono a ricreare due possibili condi- 53 1 Prodotti analizzati nel confronto, in termini di durabilità, tra coperture in laterizio ed in cemento. tipo di prodotto laterizio laterizio con ingobbio cemento con diverse tipologie di trattamento superficiale codice identificativo 1 laterizio non trattato 2 ingobbio spruzzato classe 3 ingobbio spruzzato 4 ingobbio spruzzato e polveri solventi 5 finitura in resina 6, 8 7 finitura ceramicata finitura di vernice a fresco zioni (anche combinate tra loro): • stress ciclici che ripropongono, con maggiore velocità e diversa intensità, variazioni di stato (temperatura, umidità relativa, ecc.) che possono avvenire nell’ambiente reale; • stress non ciclici che hanno lo scopo di fornire il “carico” massimo atteso per il periodo considerato (ad esempio, specifiche componenti della radiazione solare). Sulla scorta della letteratura esistente, si è scelto di utilizzare, nello svolgimento dell’indagine, una combinazione di questi due metodi. In particolare, si sono prese a riferimento metodiche di invecchiamento volte a ricreare alcuni possibili shock ambientali: • thunder-shower; • cicli termoigrometrici + UV; • prove in nebbia salina. Il metodo di prova “thunder-shower” è un metodo di invecchiamento di tipo ciclico che permette di analizzare gli effetti di un improvviso shock termico di raffreddamento a seguito di un condizionamento ad alte temperature. La situazione reale di tale gravosa sollecitazione corrisponde agli intensi ed improvvisi temporali estivi in giornate particolarmente calde ed in luoghi nei quali la radiazione solare sia elevata (ad esempio, nel sud Italia). Il metodo di prova, indicato dalla UNI EN 13687-2: 2003, viene applicato generalmente nella valutazione della resistenza all’adesione al supporto dei sistemi protettivi per opere in cemento armato, ma più in generale laddove sia necessario imporre uno stress termico superficiale. Si è scelto di condurre la prova come indicato dalla UNI EN 13687-2: 2003, con un condizionamento a 60 ± 5° C intervallato da spruzzi di acqua alla temperatura di 12 ± 3° C con una differenza di 48 ± 5 °C tra le due situazioni. Il ciclo di prova è stato ripetuto in modo da riprodurre l’effetto di circa 20 anni di esercizio in zone ad elevato irraggiamento. La seconda tipologia di prova è consistita nell’esposizione dei provini ad un processo di invecchiamento artificiale in un’apparecchiatura dotata di lampade UV e in grado di produrre stress termici (gelo/disgelo) e condensazione (UNI EN ISO 11341: 2005). La prova, di tipo ciclico, in camera climatica, permette di simulare una porzione piccola, ma distruttiva, dello spettro solare (è trascurata la radiazione nel visibile e nell’infrarosso), senza surriscaldare il provino ad una temperatura maggiore di quella dell’aria circostante, RICERCA 2. Posizione di una serie di provini nell’apparecchiatura per il test in nebbia salina. simulando condizioni di invecchiamento artificiale e repentino. Per questo, si è utilizzata una camera Challenge CH250 Angelantoni con un ciclo di prova così articolato: 2 h e 33 m (-20 ± 2° C); 1 h (55 ± 2° C, 95% RH umidità relativa); 1 h e 18 m UV (60 ± 2° C, 20% RH). Sono stati eseguiti 150 cicli in conformità allo standard europeo della UNI EN 539-2: 2006 (metodo E), anche se esso si riferisce a studi di solo gelo e disgelo. Si sono create, in particolare, interruzioni ogni 30 cicli per le misure di rilievo. L’ultima tipologia di prova condotta è stata quella in nebbia salina. Si tratta di una esposizione di provini in una camera (NSS) in cui viene atomizzata una soluzione di cloruro di sodio al 5% per un tempo di 650 ore circa (UNI EN ISO 9227: 2006). Sebbene si tratti di una tipologia di prova tipicamente utilizzata per i rivestimenti pittorici su superfici metalliche, è stata scelta in quanto permette, con opportuni accorgimenti, di creare cicli di umidificazione ed essiccazione tali da ottenere l’assorbimento di acqua contenente sali da parte delle tegole e la successiva evaporazione della stessa con cristallizzazione salina sulla superficie del rivestimento o sotto di essa. I provini sono stati disposti nella camera su supporti metallici con angolazione compresa tra 15° e 25° dalla verticale (UNI EN ISO 9227: 2006), in modo da permettere la libera circolazione della nebbia (fig. 2) ed evitare scolature per sovrapposizione. Alla fine di ogni gruppo di cicli ed al termine delle prove di invecchiamento, si sono condotte valutazioni cromatiche, gravimetriche e di assorbimento d’acqua sui provini testati. Per le variazioni cromatiche, sono state effettuate misure di riflettanza nell’intervallo 360-740 nm (con risoluzione 10 nm) per mezzo di spettrofotometro Konica Minolta CM2600D. L’eventuale viraggio cromatico è stato calcolato utilizzando la grandezza ΔE* in accordo con lo spazio colore CIE L*a*b* (L è la luminanza;“a” e “b” sono le coordinate nello spazio colore) definita da: ΔE* = √ (ΔL*)2 + (Δa*)2 + (Δb*)2 La valutazione di ΔE* è stata fatta seguendo la scala proposta dal CIE: ΔE* < 2 variazione minima - impercettibile 2 ≤ ΔE* < 5 variazione accettabile ΔE* ≥ 5 variazione non accettabile. 54 Al fine di rilevare eventuali perdite in peso dei provini per l’intervenire di danni meccanici, gli stessi sono stati pesati ad ogni step su una bilancia avente precisione pari a 0,001 g. Si sono effettuate anche misurazioni alle condizione estreme, campione secco e saturo, dopo ciascuna serie di cicli di sollecitazione, avendo cura che, durante il rilievo, temperatura ed umidità dell’ambiente rimanessero costanti in modo da evidenziare variazioni di massa riferibili solo allo stato igrometrico del campione. In aggiunta, si è ritenuto, al fine di valutare le modifiche intervenute sullo strato superficiale per quanto riguarda la capacità di assorbimento, di dover effettuare una procedura tipicamente impiegata per la valutazione del comportamento igrometrico della superficie dei materiali lapidei nel restauro (efficacia degli interventi di protezione), consistente nel misurare il tempo necessario ad una goccia di acqua da 6 μl per essere assorbita dal materiale. Si è operato, infine, un confronto dei tempi di assorbimento sui provini alla fine delle 3 prove di invecchiamento. I risultati La fig. 3 illustra, per i diversi materiali, gli effetti, in termini di viraggio cromatico, generati dall’esposizione a cicli termoigrometrici con raggi UV e dalla prova thunder-shower. Si ricorda che un ΔE* < 2 significa impercettibilità all’occhio umano ed un ΔE* ≥ 5 corrisponde, invece, al superamento del limite di accettabilità. Osservando i risultati della prima tipologia di prova, si evidenzia una netta differenza di comportamento tra le tegole in laterizio e quelle in cemento. È evidente come queste ultime, tutte trattate in superficie, subiscano fortemente gli effetti di una esposizione combinata ai raggi UV e a cicli di gelo-disgelo: infatti i ΔE* superano la soglia dell’accettabilità a causa di una evidente modifica della finitura. Le variazioni maggiori (critiche) interessano, infatti, proprio i prodotti 5, 6 e 7. La prova tipo thunder-shower non appare aver prodotto, invece, significative alterazioni cromatiche sulle superfici. I ΔE* rilevati sono tutti modesti e, tranne in un caso (campione n. 1), inferiori alla soglia di visibilità dell’alterazione da parte dell’occhio umano. ΔE* 3. Schema riepilogativo della variazione cromatica al termine delle prove. I prodotti sono stati identificati con i numeri da 1 a 8. Il numero 1 (laterizio non trattato) è il primo a sinistra; i numeri 2, 3, 4 corrispondono a tegole in laterizio con ingobbio; gli ultimi 4 sono riferiti a tegole in cemento con diversa tipologia di trattamento superficiale. camera stress termico CIL 138 thunder shower Per quanto riguarda le tegole in cemento, ciò presumibilmente è dovuto al fatto che il trattamento superficiale, atto a riprodurre la colorazione del laterizio, riduce la capacità di assorbimento di acqua da parte dei supporti e, pertanto, la prova è stata limitatamente invasiva.Anche per le tegole con ingobbio (in laterizio) si è manifestato lo stesso comportamento. Tuttavia, questa tipologia di prova ha evidenziato come uno stress termico prodotto da un temporale estivo sia capace di amplificare eventuali difetti superficiali originari presenti sui prodotti testati (ad esempio, inclusioni per impurità), tanto per le tegole in cemento che per gli elementi da copertura in laterizio. Un aspetto rilevante emerso durante le prove riguarda il fatto che un particolare tipo di tegole in cemento (campione n. 6), oltre a mostrare viraggi cromatici, ha manifestato anche una variazione nella capacità di assorbimento d’acqua. La fig. 4 riporta per il campione 6A la forma di una goccia di acqua dopo 30 secondi dall’applicazione sul supporto, sia su un provino non invecchiato, sia su uno invecchiato. È evidente come la tegola, oltre a presentarsi di colore più chiaro, manifesti anche una significativa riduzione dell’impermeabilità superficiale causata dall’alterazione dello strato di rivestimento superiore. Sui campioni sui quali si erano manifestate tali problematiche sono stati condotti test di permeabilità, con un battente idrostatico di 100 mm di acqua per 48 ore, come da norma UNI EN 539-1, i quali hanno confermato questo tipo di alterazione dello strato superficiale. Conclusioni L’insieme delle prove condotte ha evidenziato comportamenti nettamente differenziati tra le varie tipologie di prodotti esaminati. I campioni in laterizio naturale (senza ingobbio) non hanno manifestato alterazioni di nessun tipo, ma solo, come ovvio, viraggi cromatici corrispondenti ai diversi stati di umidificazione durante le prove. Ad essiccamento effettuato, i ΔE* rilevati per queste tipologie di prodotti sono sempre stati, comunque, modesti al punto da non essere rilevabili ad occhio nudo. Viceversa, i campioni trattati superiormente (ingobbio) e, soprattutto, alcune tipologie di tegole in cemento, dopo aver subito le sollecitazioni di laboratorio ed essere stati riportati nelle condizioni originarie per le misure, hanno manifestato variazioni cromatiche rilevabili anche ad occhio nudo e, in alcuni casi, al di sopra della soglia definita di accettabilità. In particolare, nel caso di esposizione in camera a stress termoigrometrico + raggi UV si sono riscontrati danni significativi al rivestimento superiore. Si sono registrati, in particolare, importanti schiarimenti della superficie, opacizzazione della stessa ed anche un cambio di morfologia. Un ulteriore aspetto osservato riguarda il fatto che, a tale cambiamento cromatico, è corrisposta anche una variazione della capacità di assorbimento superficiale per alcune tipologie di tegole in cemento.Quest’ultima criticità è particolarmente rilevante perché viene fondamentalmente alterato il comportamento del materiale da copertura in presenza di eventi piovosi. Ne deriva pertanto che, per alcuni prodotti, si pongono ancora problemi relativi alla possibile durata in opera ed alla capacità di mantenere inalterati nel tempo componente estetica e prestazioni. ¶ 55 4. Prova di assorbimento su tegola di cemento (tipo 6A): a sinistra sul campione invecchiato, a destra, in alto (riquadro), su quello non invecchiato. Bibliografia [1] M. Labanti, L.Agostini, M. Marsigli, Sviluppo e validazione di un metodo unico a livello europeo per la valutazione della durabilità di prodotti per coperture in laterizio,Architettura e tecnica delle coperture,Ancona, 2006. [2] M. Labanti, L. Agostini, M. Marsigli, Prove di resistenza al gelo su prodotti per coperture in laterizio secondo la revisione della norma UNI EN 539-2, L’Industria dei Laterizi, 2004. [3] M. Labanti, L. Agostini, M. Marsigli, Verifica sperimentale della revisione della norma UNI EN 539-2 relativa alla prova di resistenza al gelo su prodotti di coperture in laterizio, L’Industria dei Laterizi, 2004. [4] G.Wardeh, B. Perrin, Freezing – thawing phenomena in fired clay materials and consequences on their durability, Construction and building materials, 2007. [5] T. Marshall, R.F. Herzog, S.J. Morrison, S.R. Smith, Hail damage to tile roofing, Proceeding of 22nd Conference on Severe Local Storms, P9.2, Hyannis, MA, 2004. [6] A. Drechsler, Multiple-layer extrusion gives high-quality roof tile surfaces, Concrete precasting Plant-BFT, n. 7, pp. 44-48, Bauverlag BV GmbH, Gütersloh, Germany, 2004. [7] A.A.Almusallam, F.M. Khan, S.U. Dulaijan, O.S.B.Al-Almoudi, Effectiveness of surface coatings in improving concrete durability, Cement and Concrete Composites 25, pp. 473-481, 2003. [8] D.C. Park, Carbonation of concrete in relation to CO2 permeability and degradation of coatings, Construction and building materials, 2008. [9] S.G. Lane, Real-Time Weathering as a Test for Evaluating Paint Coatings, Metal Finishing,Volume 98, Issue 6, pp. 546-558, 2000. [10] F.X. Perrin, M. Irigoyen, E.Aragon, J.L.Vernet, Evaluation of accelerated weathering tests for three paint systems: a comparative study of their ageing behaviour, Polymer Degradation and Stability 72, pp. 115-124, 2001. [11] B.W. Johnson, R. Mcintyre, Analysis of test methods for UV durability predictions of Polymer coatings, Progress in Organic Coatings 27, pp. 95-106, 1996. [12] L. Basheer, J. Kropp, D.J. Cleland, Assessment of the durability of concrete from its permeation properties: a review, Construction and building materials 15, pp. 93-103, 2001. [13] G. Fagerlund, The international cooperative test of the critical degree of saturation method of assessing the freeze/thaw resistance of concrete, Mater Struct 10, p. 58, 1977. [14] C. Egger, Pigments for colouring building materials based on cement and/or lime, Concrete Precasting Plant-BFT, n. 7, pp. 36-44, Bauverlag BV GmbH, Gütersloh, Germany, 2002. [15] G. Zannoni, Superficialmente parlando, Il tetto, n. 77, pp. 28-30, BE-MA, Milano, 2001. [16] A. Scarpa, Il cemento: artificio o natura?, Il tetto, n. 80, pp. 13-15, BE-MA, Milano, 2002. [17] G. Zannoni, Tegole di cemento: specifiche di prodotto e metodi di prova, Il tetto, n. 81, pp. 10-12, BE-MA, Milano, 2004. [18] V. Galimberti, Coperture con manto in tegole, Il tetto, n. 82, pp. 4-6, BE-MA, Milano, 2005. [19] A. Scarpa, Naturale come le tegole in cemento, Il tetto, n. 82, pp. 8-11, BE-MA, Milano, 2005. [20] J. Ranogajec, S. Radosavljević, R. Marinković-Nedućin, B. Zivanović, Chemical Corrosion Phenomena of Roofing Tiles, Ceramic International 23, 1997. [21] S.E. Chidiac, W.L. Repette, N.P. Mailvaganam, J.F. Masson, Damage predictive model for coating on concrete, Durability of Building Materials and components, 7 Volume One, Proceeding of the Seventh International Conference on Durability of Building Materials and Components, 7DBMC, Stockolm, Sweden, 1996. [22] H. Kuenzel, Present-day strain on clay and concret roofing tiles for roofing purposes, IBP-Mittelug, v. 27, n. 371, p. 2p, Fraunhofer-Istitut für bauphysik IBP, 2000. RICERCA Carlo Crosato Normativa Progettazione, esecuzione e manutenzione delle coperture discontinue Le coperture da sempre proteggono gli edifici, e quindi l’uomo, dai fenomeni metereologici. Con il passare del tempo, si sono trasformate in un elemento più complesso, adibito a molteplici funzioni, sia di tipo attivo che passivo. L’aggiornamento del Codice di Pratica per la progettazione, esecuzione e manutenzione delle coperture discontinue (UNI 9460) costituisce, per progettisti e costruttori, uno strumento efficace ed aggiornato per realizzazioni di qualità U na copertura ben progettata, ed altrettanto ben realizzata, significa soddisfazione del committente/utilizzatore e risparmio di denaro, sia in termini di contenziosi che di riparazioni. Si tratta di considerazioni ovvie, ma spesso disattese. Nella progettazione delle coperture e dei relativi strati funzionali, il progettista, generalmente, si trova ad utilizzare le informazioni tecniche fornite dalle aziende produttrici o si lascia spesso condizionare dal know how dell’impresa esecutrice. Pur non tralasciando questi apporti conoscitivi importanti, il “tecnico” deve comunque maturare un’autonoma consapevolezza progettuale e costruttiva. A questo fine, è fondamentale l’apporto delle norme UNI che rappresentano la “buona regola del costruire”. Nel campo delle coperture, viene in aiuto la UNI 9460(1) sulla progettazione, esecuzione e manutenzione a regola d’arte delle coperture realizzate con manti di laterizio (tegole e coppi), recentemente aggiornata: si tratta di uno strumento di lavoro assolutamente chiaro ed efficace e, soprattutto, aggiornato per dare risposte esaurienti ed affidabili per “costruire in qualità”, valorizzando prodotti e soluzioni tecnologicamente avanzate. La norma UNI 9460 La norma è strutturata in 11 paragrafi (più tre appendici ed una bibliografia), ciascuno suddiviso in vari sotto paragrafi, e precisamente: 1. scopo e campo di applicazione; 2. riferimenti normativi; 3. termini e definizioni; 4. requisiti; 5. istruzioni per la progettazione; 6. composizione del sistema; 56 1 2a copertura non isolata - non ventilata 2b copertura non isolata - ventilata 3 copertura non isolata - ventilata 4a copertura isolata - non ventilata 4b copertura isolata - ventilata copertura isolata - ventilata 1. Schemi funzionali dei tetti in base al loro comportamento termoigrometrico. 7. documentazione di progetto; 8. materiali e componenti utilizzati per ogni elemento o strato funzionale; 9. istruzioni per l’esecuzione; 10. controlli dell’esecuzione; 11. interventi di manutenzione ed ispezione. Di seguito, si descrivono brevemente alcuni aspetti toccati dalla UNI 9460, senza voler dare, tuttavia, criteri di priorità e lasciando al lettore l’approfondimento puntuale dei vari argomenti. CIL 138 1 Specifiche previste per tegole e coppi in laterizio. Caratteristica Requisiti tegole e coppi di laterizio Norma di riferimento Aspetto Difettosità ammessa < 5% UNI EN 1304 Marcatura Almeno il 50% delle tegole deve presentare una marcatura indelebile (codificata o meno) che identifichi i principali dati produttivi UNI EN 1304 Dimensioni individuali Tolleranza = ± 2% UNI EN 1024 Dimensioni di ricoprimento Tolleranza = ± 2% UNI EN 1024 Rettilineità R R ) 1,5% (per tegole la cui lunghezza totale dichiarata è maggiore di 300 mm) R ) 2% (per tegole la cui lunghezza totale dichiarata è minore o uguale di 300 mm) UNI EN 1024 Scostamenti della larghezza misurata sulla parte stretta e larga della tegola: Uniformità profilo trasversale (solo coppi) Δ E1 ) 15 mm UNI EN 1024 Δ E2 ) 15 mm C ) 1,5% (per tegole la cui lunghezza totale dichiarata è maggiore di 300 mm) C ) 2% (per tegole la cui lunghezza totale dichiarata è minore o uguale di 300 mm) UNI EN 1024 Carico di rottura a flessione Tegole piatte F * 600 N Tegole con incastro laterale F * 900 N Tegole convesse (coppi ed embrici) F * 1000 N Altre tegole (marsigliesi, portoghesi, olandesi) F * 1200 N UNI EN 538 Categoria 1 Coefficiente di planarità C metodo di verifica 1 (fattore di impermeabilità) IFmin (singolo) ) 0,6 cm3/cm2 gg IFmin (medio) ) 0,5 cm3/cm2 gg metodo di verifica 2 (coefficiente di impermeabilità) ICmin (singolo) ) 0,85 ICmin (medio) ) 0,80 Categoria 2 Impermeabilità UNI EN 539-1 metodo di verifica 1 (fattore di impermeabilità) IFmin (singolo) ) 0,9 cm3/cm2 gg IFmin (medio) ) 0,8 cm3/cm2 gg metodo di verifica 2 (coefficiente di impermeabilità) ICmin (singolo) ) 0,95 ICmin (medio) ) 0,925 Resistenza al gelo (ai fini della marcatura CE) Preimmersione sottovuoto 50 cicli gelo/disgelo Analisi finale su aspetto e peso UNI EN 539-2 metodo C Resistenza al gelo (solo per controllo in produzione) 90 cicli gelo/disgelo Analisi finale su aspetto e peso UNI EN 539-2 metodo E Innanzi tutto, la nuova edizione della norma definisce i requisiti delle coperture discontinue, così come previsto dalla Direttiva europea 89/106/CEE(2); in particolare, affronta e definisce i requisiti relativi al comportamento agli agenti atmosferici (impermeabilità; protezione contro neve, sabbia e pulviscolo con azione del vento; protezione dalla penetrazione del vento), i requisiti meccanici (per contrastare i carichi da neve e ghiaccio, del vento, dovuti alla presenza di persone, alla grandine) ed i requisiti chimici e fisici (resistenza agli stress termici; prestazioni di isolamento termico e acustico; comportamento al fuoco; resistenza all’azione dei raggi UV e di atmosfere aggressive; compatibilità con gli altri materiali costituenti la “stratificazione”; aspetto esterno). Passando alla progettazione della copertura, la norma prevede specifiche istruzioni per quanto concerne le sue dimensioni massime 57 e le pendenze minime delle falde, in funzione del tipo di tegola installata e della zona climatica. In relazione al controllo del comportamento termoigrometrico di una copertura, vengono individuati quattro schemi funzionali: copertura non isolata e non ventilata, copertura non isolata e ventilata, copertura isolata e non ventilata, ed infine copertura isolata e ventilata (fig. 1). Sono, inoltre, fornite dettagliate indicazioni sulla documentazione di progetto, che deve comprendere, tra l’altro, i particolari costruttivi relativi a colmo, gronda e parte corrente. La norma definisce in maniera puntuale tutti i materiali utilizzati per ogni strato funzionale. Nello specifico, prende in considerazione i materiali per lo strato di tenuta, per l’elemento di supporto, per i dispositivi di collegamento, per lo strato di irrigidimento, per lo strato di tenuta all’aria, schermo e barriera al vapore, strato imper- NORMATIVA 2 Schema dei controlli in fase di posa per il piano di falda. Elemento da verificare Caratteristiche da verificare Criteri di accettazione Strato di tenuta all’aria, schermo al vapore, barriera al vapore, strato impermeabilizzante traspirante Sormonti Da prevedere almeno 10 cm di sormonto In caso di interruzioni di falda (sfiati, camini, ecc.), i raccordi devono essere accuratamente risolti Raccordi Interasse (oppure dima per posizione listelli) Allineamento Listelli o cordoli Elementi di supporto in pannelli isolanti presagomati Strato di tenuta Interruzione Valore uguale al passo delle tegole Orizzontalità dei listelli o dei cordoli di malta* 10 ÷ 20 mm almeno ogni 4 m (listelli di legno), ogni 2 m (cordoli in malta*) Consistenza dei cordoli di malta prima della posa delle tegole* Cordolo perfettamente asciutto* Complanarità Ortogonalità Incastri tra i pannelli Coincidenza dei canali di ventilazione con l’allineamento delle tegole (coppi) nella direzione della falda Ortogonalità rispetto all’allineamento delle tegole (coppi) nella direzione della falda Aggancio tegole Piedini di aggancio in battuta su listello (o cordolo di malta*) e corretto accoppiamento tegola-tegola. Le tegole devono essere serrate per evitare problemi di capillarità che favoriscano infiltrazioni d’acqua (distanza teorica di incastro tra le tegole di 1,5 mm) Asse (allineamento) tegole/coppi Ortogonalità rispetto all’asse dei listelli (o cordoli di malta*) Sovrapposizione per strato ottenuto con coppi Lunghezza di sovrapposizione maggiore (o uguale) di quella consigliata dal produttore Fissaggio delle tegole/coppi (se previsto) Fissaggio delle tegole/coppi poste lungo le linee di gronda e di bordo. Fissaggio di almeno una tegola/coppo su 5 per ciascuna fila orizzontale * L’uso dei cordoli in malta è sconsigliato. In ogni caso, gli stessi devono presentarsi perfettamente asciutti prima della posa del manto. Per quanto riguarda la composizione, si usano malta di calce e malta bastarda; non sono ammesse, invece, quelle di solo cemento. meabilizzante traspirante e per lo strato di isolamento termico. Lasciando al progettista l’approfondimento dei vari strati, in questa sede ci si soffermerà brevemente sullo strato di tenuta in tegole di laterizio, in relazione al quale la norma è puntualmente allineata con le nuove(3) disposizioni UNI che definiscono le specifiche di prodotto (UNI EN 1304)(4) ed i relativi metodi di prova (UNI EN 1024, UNI EN 538, UNI EN 539-1, UNI EN 539-2)(5). In particolare, vale la pena sottolineare che, oltre alla definizione e alle modalità di misura delle caratteristiche fisiche del prodotto, la UNI EN 1304 stabilisce che almeno il 50% delle tegole debba presentare una marcatura indelebile, in cui sia possibile identificare (in forma codificata o meno) l’azienda produttrice, la nazione di origine, l’anno ed il mese di produzione ed eventualmente il tipo di prodotto.Tale requisito si conforma anche alle necessità di identificazione e rintracciabilità previste dalla norma UNI EN ISO 9001(6) sui sistemi di gestione per la qualità. Nella tabella 1 sono riassunte le specifiche previste per le tegole in laterizio. manto di copertura doppia listellatura - 3x3 o 4x4 cm isolante (EPS, lana di roccia, sughero, lana di legno) guaina impermeabilizzante solaio in laterizio - 20+4 cm 2. Possibile stratigrafia di tetto ventilato con copertura in laterizio. 58 CIL 138 Un ampio paragrafo è dedicato, naturalmente, alle istruzioni per l’esecuzione di una copertura, con numerosi esempi grafici e fotografici. In esso, la UNI 9460 ritorna sui concetti di ventilazione e microventilazione sottotegola. La prima ha lo scopo di migliorare il comportamento termoigrometrico della copertura e può essere ottenuta mediante uno spazio sottotetto libero e ventilato, oppure mediante un’intercapedine lungo la falda. La norma demanda al progettista la valutazione delle soluzioni più efficaci di ventilazione in relazione al caso specifico. Tuttavia, fornisce alcune indicazioni numeriche sugli spessori dello strato di ventilazione, in relazione al fatto che si intenda ottenere la massima riduzione del flusso termico in clima estivo, oppure che si voglia garantire un adeguato smaltimento di eventuale vapore d’acqua accumulatosi nella copertura, sia nelle stagioni intermedie che durante l’inverno. Per quanto riguarda lo strato di microventilazione, esso ha lo scopo di evitare persistenza di umidità, formazione di condensazioni e garantire la durata nel tempo delle tegole. La microventilazione è ottenuta semplicemente montando le tegole sulla prevista listellatura di supporto, in merito alla quale la norma UNI definisce alcune delle possibili soluzioni conformi (fig. 2). Tra gli argomenti interamente nuovi previsti dalla UNI 9460, vi è quello relativo ai controlli dell’esecuzione. La norma prevede verifiche iniziali sui materiali, in fase di posa e finali (a posa completata). Tali controlli sono previsti per il piano di falda, per la linea di gronda e per la linea di colmo. Per questo, viene riportata una serie di prospetti che indicano, per ogni elemento da verificare, i controlli ed i criteri di accettazione: si tratta di vere e proprie liste di controllo che possono diventare degli utili strumenti per il direttore dei lavori, ma anche per le aziende installatrici. A titolo esemplificativo, nella tabella 2 è indicato lo schema dei controlli da effettuare in fase di posa per il piano di falda. Altro importante aspetto, preso in considerazione dalla norma, riguarda gli interventi di manutenzione ed ispezione. Pur riconoscendo la durabilità dei manti di copertura in tegole e coppi di laterizio, la norma consiglia un’ispezione iniziale dopo i lavori (cosiddetta di “collaudo”), per verificare che sulla copertura non siano stati abbandonati materiali che ne impediscano il corretto funzionamento. Successivamente, sono previste ispezioni con frequenza generalmente annuale, per il controllo dell’integrità e dell’efficienza dei vari elementi di copertura. Per la periodicità della manutenzione, la norma rimanda alle istruzioni fornite dal fabbricante e, in ogni caso, ai risultati delle ispezioni periodiche. In generale, la manutenzione potrà riguardare la rimozione di depositi, la sostituzione di prodotti danneggiati, il riposizionamento di elementi spostati, ecc. Particolare attenzione viene dedicata alla sicurezza delle attività di ispezione e manutenzione. A tale proposito, numerose sono le indicazioni, grafiche e fotografiche, relative ai dispositivi di sicurezza da adottare per tali operazioni (fig. 3). In definitiva, con la norma UNI 9460, i progettisti, i direttori dei lavori e le imprese dispongono oggi più che mai di uno strumento valido ed aggiornato per progettare e far realizzare tetti di qualità. ¶ 59 3. Esempio di dispositivo di sicurezza per l’ispezione della copertura. Note 1. UNI 9460:2008, “Coperture discontinue. Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione e la manutenzione di coperture realizzate con tegole di laterizio o calcestruzzo”. 2. Direttiva 89/106/CEE, “Direttiva del Consiglio del 21 dicembre 1988 relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati Membri concernenti i prodotti da costruzione”. 3.Vengono definite “nuove” rispetto alle norme UNI 8626 (“Prodotti per coperture discontinue. Caratteristiche, piani di campionamento e limiti di accettazione”) e UNI 8635 (“Prove dei prodotti per coperture discontinue”), ritirate in quanto obsolete. 4. UNI EN 1304:2005, “Tegole di laterizio e relativi accessori. Definizioni e specifiche di prodotto”. 5. UNI EN 1024:1998, “Tegole di laterizio per coperture discontinue. Determinazione delle caratteristiche geometriche”. UNI EN 538:1997, “Tegole di laterizio per coperture discontinue. Prova di resistenza alla flessione”. UNI EN 539-1:2006, “Tegole di laterizio per coperture discontinue. Determinazione delle caratteristiche fisiche. Parte 1: prova di impermeabilità”. UNI EN 539-2:2006, “Tegole di laterizio per coperture discontinue. Determinazione delle caratteristiche fisiche. Parte 2: prova di resistenza al gelo”. 6. UNI EN ISO 9001:2008, “Sistemi di gestione per la qualità. Requisiti”. Bibliografia Luca Agostini, La nuova normativa europea sulle coperture in laterizio, in Costruire in Laterizio, n. 77/2000, Gruppo Editoriale Faenza Editrice. Riccardo Nelva, L’aggiornamento del codice di pratica UNI sulle coperture in tegole, in Costruire in Laterizio, n. 77/2000, Gruppo Editoriale Faenza Editrice. Carlo Crosato, Prove, controlli e collaudi nell’esecuzione di una copertura in tegole di laterizio, in Costruire in Laterizio, n. 73/2000, Gruppo Editoriale Faenza Editrice. NORMATIVA Dettagli Alessandra Zanelli Una copertura tra innovazione e tradizione La villa privata a Villeneuve Lès Avignon, progettata nel 2005 dallo studio francese di architettura e ingegneria Patriarche & Co., impiega il laterizio come elemento di mediazione tra la nuova costruzione e le rade tradizionali preesistenze presenti nel paesaggio circostante V illa Bourrier è una casa di villeggiatura situata nelle vicinanze della città di Avignone, affacciata verso la valle del Rodano e appoggiata su uno dei tipici terrazzamenti creati in passato per la coltura dei vigneti. Per espresso desiderio della committenza, i progettisti dello studio di architettura e ingegneria Patriarche & Co. sono intervenuti nel modo più lieve possibile sul paesaggio circostante, operando in due direzioni. Da un lato hanno limitato la riconfigurazione dei terreni, appoggiandosi ai terrazzamenti esistenti e adattando, piuttosto, l’impianto distributivo ai dislivelli e alle visuali di volta in volta offerte dalle diverse quote altimetriche dell’intorno. Dall’altro hanno disegnato una forma architettonica semplice, che rendesse possibile distinguere in modo netto ciò che c’era e ciò che si va ad aggiungere, proponendo una costruzione assemblabile a secco, con strutture in acciaio e rivestimenti in “cotto” leggeri; così da far intuire che tale nuova costruzione è fatta per essere un giorno smontata, in modo da recuperare il paesaggio primigenio e ripensare, eventualmente, l’utilizzo dell’intero sito. L’impianto è di forma allungata, regolare e sfrutta al meglio le dimensioni del terreno terrazzato, mentre la configurazione compatta della planimetria dà vita ad un articolato gioco di volumi che si protendono verso la visuale della “città dei papi” e al tempo stesso arretrano per creare spazi all’aperto, in continuità con l’intorno verde. Nella relazione di progetto, l’architetto Jean-Loup Patriarche commenta che, recandosi sul posto, il visitatore che arriva dal terrazzamento più alto, e guarda verso la città di Avignone, potrà apprezzare come “il sito resti più forte della casa”. Mentre ad un primo sguardo la casa sembra svilupparsi su un solo piano, connotata dal grande tetto di terracotta rossa, dalla tradizionale forma a padiglione e dalla tipica inclinazione di circa il 16%, i due livelli abitabili si percepiscono un po’ per volta, scendendo lungo i camminamenti del giardino digradante verso la piscina.Tra i verdi terrazzamenti preesistenti si inserisce la nuova costruzione, caratterizzata da ampi balconi, lunghi 11 metri sui fronti principali, a monte (verso nord) e valle (verso sud), e da profonde terrazze laterali a sbalzo. Se nel trattamento delle superfici orizzontali predominano i colori della tradi- 60 zione, quali il legno e il laterizio, così da stabilire un legame con le antiche case rurali ancora presenti nell’intorno, nelle facciate predomina invece un gusto contemporaneo, lievemente high-tech, in cui prevalgono i toni dello zinco, dell’alluminio e del vetro, mentre il colore rosso delle terracotte avignonesi viene rivisitato nei rivestimenti in tavelle con sezione battentata (300x700 mm), assemblabili a secco su supporti metallici. Se tutti gli elementi di acciaio a vista – come gli sporti di gronda, le mensole di sostegno dei balconi, i parapetti e i corrimano – sono trattati mediante zincatura, assicurando nel tempo non solo un’efficace protezione alla corrosione, ma anche una tonalità di colore argento che rimarrà invariabile negli anni, per i coppi in laterizio del tetto i progettisti hanno scelto di accelerare il lavoro del tempo proponendo una finitura anticata, assicurando così fin da subito un delicato inserimento del nuovo tetto nel paesaggio. L’articolazione degli spazi interni della villa Bourrier – così differente al piano terra “aggrappato” al terreno, rispetto al piano primo proteso nell’aria verso la valle – si fonda su un rigoroso schema strutturale a telaio. I due piani liberi sono organizzati con le camere per gli ospiti e per i bambini al piano terra e con gli spazi a giorno e le camere padronali al piano primo. Al piano terra, ampie zone all’aperto, protette dal volume aggettante del piano primo, stabiliscono un collegamento diretto tra la casa e il giardino circostante, mentre le grandi terrazze, le vetrate e le balconate continue sul fronte principale, rivolto verso la città di Avignone, offrono una continuità visiva tra il paesaggio e gli ambienti del primo piano. In particolare, le grandi vetrate scorrevoli trasformano, all’occorrenza, il primo piano in un unico spazio coperto all’aperto, immerso nell’aria e nel verde della valle, con molteplici possibilità di circolazione tra una stanza e l’altra, anche passando esternamente lungo i balconi e le terrazze in doghe di legno; lungo questi percorsi, si trovano aree di sosta dalle quali si può fruire una calma contemplazione del paesaggio: alle spalle, il caldo rivestimento delle tavelle high-tech in laterizio; davanti, il verde della valle, interrotto qua e là da qualche punto di rosso che va intensificandosi sempre più verso la città di Avignone. ¶ CIL 138 Patriarche & Co., Villa Bourrier, Villeneuve Lès Avignon, Francia, 2005 Dettaglio 1 Sezione verticale del fronte sud-est, rivolto verso valle. Descrizione Il fronte principale si affaccia verso la valle del Rodano e sulla più lontana città di Avignone. Le ampie vetrate scorrevoli, i pannelli di rivestimento in “cotto” forato e i balconi di doghe di legno con balaustre e sporti di gronda in acciaio zincato sono gli elementi tecnici ricorrenti su tutte le facciate, ma con modulazioni diverse, in relazione alla funzionalità degli spazi. Legenda: 1. manto di copertura in coppi di laterizio con finitura anticata 2. gronda in lamiera di acciaio zincato 3. brise soleil fisso in lamelle di acciaio galvanizzato con terminale in tubolare 100 mm 4. orditura principale del tetto in profili UPN 200 e IPE 400, con 200 mm di isolante all’intradosso e controsoffitto in cartongesso 15 mm 5. pilastri in acciaio lasciati a vista 6. vetrate scorrevoli in alluminio e vetrocamera 4/12/4 mm 7. balconata a sbalzo realizzata con mensole a sezione variabile e balaustra in acciaio 8. pavimento in doghe di legno 150x27 mm 9. solaio in elementi prefabbricati in cls armato e lana di roccia di spessore 200 mm con soprastante strato di massetto in cemento spessore 60 mm, con superficie levigata 10. doppia lastra di cartongesso 11. doppio strato isolante 150 mm 12. tavelle di rivestimento in “cotto” forato Il grande tetto in laterizio stempera il nuovo intervento nel paesaggio della valle. Scorcio notturno della balconata del primo piano. 61 DETTAGLI Patriarche & Co., Villa Bourrier, Villeneuve Lès Avignon, Francia, 2005 Dettaglio 2 Prospetto e sezione orizzontale della facciata sud-est. Descrizione Il primo piano è interamente giocato sull’alternanza tra vetrate scorrevoli e balconi in legno e acciaio, mentre al piano inferiore prevalgono i toni delle rosse terrecotte dei pannelli di rivestimento modulari e assemblati a secco, sui cui si stagliano più piccole aperture vetrate e porte a battente. Legenda: 1. tavelle di rivestimento esterno in “cotto” forato, con sezione battentata 300x70 mm 2. profilo in alluminio a vista di cornice del vano della porta-finestra 3. vetrocamera 4/12/4 mm 4. telaio mobile della porta-finestra con due ante scorrevoli 5. doppio strato isolante, spessore 150 mm 6. intercapedine 7. doppia lastra di cartongesso con rasatura a gesso di finitura interna Sezione nord-sud della casa. Dettaglio dell’angolo, in corrispondenza delle grandi terrazze. 62 CIL 138 Patriarche & Co., Villa Bourrier, Villeneuve Lès Avignon, Francia, 2005 Dettaglio 3 Sezione sul fronte nord-ovest, verso monte, e pianta della copertura in coppi anticati. Descrizione Due differenti sistemi di sporto di gronda sono impostati a caratterizzare i vari lati della casa. Se sul fronte sud-est le balconate raggiungono una profondità di quasi 2 metri e sono presenti per tutta la lunghezza della facciata, sia al primo piano che al piano terra, sugli altri fronti della casa i balconi sono di circa 1,5 metri e in alcuni tratti sono presenti solo al piano inferiore. Similmente, gli sporti di gronda presentano una dimensione di aggetto di 2 m sul fronte principale e 1,2 m sugli altri lati. In tutti i casi, la grondaia in acciaio incornicia il tetto in laterizio e segna l’inizio delle diverse superfici orizzontali periferiche: il brise soleil in alluminio sul lato sud-est e le lamiere corrugate sugli altri tre lati. In corrispondenza dei quattro vertici del tetto, il disegno di dettaglio cambia ancora: in questo caso, è il cielo a predominare, incorniciato tra il tubolare più esterno in acciaio e la prima fila di coppi in laterizio. Legenda: 1. manto di copertura in coppi anticati, posato su lastra ondulata sottotegola in cemento fibrorinforzato 2. sporto di gronda in lamiera grecata 3. mensole di sostegno 4. gronda 5. finestra a nastro 6. doppio strato isolante 7. intercapedine ventilata presente sui fronti verso monte 8. tavelle di rivestimento esterno in “cotto” forato, con sezione battentata 300x70 mm, fissate a secco su profili di alluminio e montanti verticali a “Z” in acciaio zincato 160 mm 9. brise soleil fisso 10. doppia lastra di cartongesso 11. pilastri i in acciaio 12. solaio in elementi prefabbricati in cls armato e lana di roccia, spessore 200 mm, e soprastante massetto di cemento Vista dall’alto del tetto a padiglione. 63 DETTAGLI Alle coperture, oltre che le scontate prestazioni di tenuta,sono anche richieste dalle vigenti normative elevate caratteristiche termiche,per assicurare riduzioni dei consumi energetici e idonei livelli di comfort interno. La pubblicazione, di recente presentata al SAIE di Bologna e scaricabile dal sito www.laterizio.it, specifica e motiva di conseguenza i requisiti prestazionali richiesti ad un manto in “cotto”, affinchè possa assolvere proficuamente alle sue funzioni (dissipazione di calore, isolamento termico, tenuta all’aria, barriera al vapore, schermatura radiativa), assicurandone il mantenimento nel tempo. Nell’intento di fornire un quadro tecnico il più ampio possibile e legislativamente coerente, le soluzioni con manti in laterizio,proposte e analizzate al suo interno, dimostrano come proprio l’utilizzo di materiali della tradizione,noti e collaudati,possa garantire idonee prestazioni nel pieno rispetto del contesto ambientale. Si evidenzia la capacità delle coperture in laterizio di mediare tra isolamento termico e massa; di ottenere, oltre ad una riduzione dei consumi, duratura protezione dall’umidità, attenuazione dei rumori, inerzia termica, valenza architettonica, bassi costi di manutenzione, eccellente inserimento del “nuovo” nell’“esistente”. Alcune soluzioni sono state analizzate anche sperimentalmente al fine di suffragare, con dati di laboratorio, quanto proposto. In particolare, l’analisi ha riguardato il funzionamento dello strato di ventilazione sotto-manto, associato a tegole e coppi, che dà luogo a positivi comportamenti termici ed igrometrici della “strati- ficazione”, la cui dinamica è associata al modo in cui riesce a far a circolare l’aria nell’intercapedine. Sono messe a confronto soluzioni costruttive basate su diverse altezze della “camera” di ventilazione, differenti spessori dello strato coibente e differenti permeabilità e continuità del manto superiore. Appare evidente, oltre che dimostrato sperimentalmente, come la discontinuità tra gli elementi del manto in laterizio consenta, in fase estiva, una capacità di dissipazione aggiuntiva del calore rispetto ad altre tipologie con sistemi ventilati; come il controllo igrometrico del sistema costruttivo, con una significativa riduzione dei contenuti d’acqua nei materiali posti sotto il manto, migliori le prestazioni termiche degli isolanti e riduca il rischio di formazione di muffe tossiche; come il mantenimento dei materiali, in condizioni di esercizio ottimali,impedisca che si raggiungano, a carico degli isolanti, soprattutto in estate, temperature eccessivamente elevate, a scapito della loro durata e del comfort abitativo. L’inalterabilità del manto negli anni e la riciclabilità ambientale del laterizio a fine vita, in quanto materiale inerte che non ha cessioni di sostanze inquinanti, rappresentano un valore aggiunto di tutto rispetto. Gli esempi sperimentali illustrati dimostrano come i manti “discontinui” in laterizio diano luogo, a parità di ventilazione, a flussi termici entranti negli spazi abitativi pari alla metà di quelli con manto continuo (ad esempio, metallici); inoltre, esaltano l’importante funzione della ventilazione anche ai fini della durabilità del manto.Vengono poi dettati alcuni accorgimenti da considerare nella progettazione e nella messa in opera delle coperture, che riguardano l’isolante, la barriera all’aria, lo strato impermeabilizzante, la barriera al vapore.Viene puntualmente inquadrata la normativa di riferimento, suddivisa in tre ambiti (terminologia, analisi degli strati funzionali, regole di progettazione generale e criteri di esecuzione delle coperture; procedure per il calcolo e la verifica delle prestazioni termiche ed igrometriche; norme che stabiliscono i requisiti di accettazione dei materiali).Viene proposta a cura di Roberto Gamba Recensioni Vantaggi e soluzioni tecniche delle coperture in “cotto” una legenda interpretativa delle 12 “stratificazioni” prese in considerazione e le specifiche dei materiali utilizzati. Ogni soluzione di copertura analizzata viene caratterizzata attraverso una scheda tecnica che ne traccia il profilo prestazionale,riguardo a trasmittanza termica stazionaria e dinamica, sfasamento e attenuazione, capacità termica periodica, verificando le possibili alternative in relazione alla tipologia di materiale isolante e alla presenza o meno di strati accessori,quali barriera al vapore,guaina impermeabilizzante e strato di tenuta all’aria. In 6 di esse, il solaio viene considerato realizzato con elementi lignei e tavelle, o tavolato ligneo con singola o doppia intercapedine di ventilazione e con isolamento costituito dalla sovrapposizione di un isolante a media ed uno a bassa densità. In altre 6 soluzioni, viene previsto il solaio in latero-cemento, con diverso canale di ventilazione e strato di isolamento termico. Gli autori sono docenti presso il Dipartimento DACS, Facoltà di Ingegneria, dell’Università Politecnica delle Marche (Ancona). Marco D’Orazio, Emanuele Recanatini (a cura di) Soluzioni per il comfort termoigrometrico per i manti di copertura in laterizio Laterservice, Roma, 2010 64 CIL 138 Come coprire un edificio Il contenuto del libro è frutto di ricerche effettuate dall’autore, docente presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione di Lecce. Vi si inquadra il tema della “sostenibilità edilizia”, del risparmio energetico, del ciclo di vita di un manufatto e di un processo edilizio. Il primo capitolo classifica i requisiti delle coperture piane, inclinate, a grandi luci; ne descrive gli elementi e gli strati funzionali,la struttura portante, l’impermeabilizzazione, l’isolamento termico, la ventilazione, il manto, gli elementi complementari (gronde, pluviali, lucernari, camini, sfiati). Il secondo è una guida ai materiali e ai prodotti (solai in laterocemento, strutture in legno, in acciaio, membrane impermeabilizzanti e isolanti,manti in laterizio, pietra, rame, grés). Il capitolo dedicato alle tecniche di realizzazione propone il tracciamento grafico geometrico di falde a pendenza uniforme e con linee di gronda alla stessa quota. Seguono criteri per il calcolo di sistemi per lo smaltimento delle acque meteoriche, per l’installazione di impianti per la protezione dalle scariche atmosferiche, per la protezione dalle azioni di vento,pioggia,neve,grandine e condensa,per la prevenzione della corrosione. Ci sono, inoltre, disegni di dettaglio, indicazioni per la sicurezza degli installatori, l’illustrazione di coperture speciali, del tetto giardino, di impianti fotovoltaici e solari. Negli ultimi capitoli, riguardo a recupero e manutenzione, si individuano patologie, tecniche diagnostiche e bonifica delle coperture inquinate, facendo riferimento alla normativa vigente e ai metodi di rimozione. Alessandro Perago Progettare tetti e coperture. Dalla tegola al fotovoltaico Maggioli, Santarcangelo di Romagna (RN), 2006 420 pp., € 40,00 Esempi di tipologie dei luoghi Questo libro, scritto a più mani, può essere inteso come un progetto culturale, come espressione di principi e teorie della progettazione, come esplorazione delle caratteristiche dei tipi architettonici, delle loro forme e dei significati che assumono rispetto alle diverse concezioni del luogo a cui appartengono. Si compone dei saggi della curatrice (progettista e docente presso la Facoltà di Architettura di Parma), di quelli di Monica Bruzzone (anch’ella impegnata presso l’ateneo di Parma), a cui si aggiungono i contributi di Gabriella Bonini, Chiara Ferrari,Andrea Ravanetti, Jean-Marc Jannsen, Luca Conti, Michela Montenero. La pubblicazione è divisa in tre parti, che si sviluppano dopo la prefazione di John A.Agnew, insegnante di geografia all’Ucla di Los Angeles. La prima parte – “principia” – offre una spiegazione dei principi e dei riferimenti storici e geografici che determinano la costruzione antropizzata dello spazio; essi fanno da base cognitiva ed esplicativa, costituita da esempi archetipici (questioni e tendenze nella progettazione dell’edificio pubblico e della residenza, dal passato fino alla contemporaneità) per sviluppare nel lettore una più marcata sensibilità rispetto a termini ritenuti basilari nel progetto di architettura: il luogo e l’identità. Anche con l’ausilio di piccole ma pregevoli e significative immagini di riferimento storico e contemporaneo, riprodotte in bianco e nero, i testi considerano alcune tipologie che sono caratteristiche dell’organizzazione dei luoghi (per esempio, nella pianura la centuriazione, la corte); indicano i modi di configurazione del paesaggio in pendio; il progetto degli argini fluviali, dei fronti mare, delle aree di margine; il valore della composizione paesaggistica che tiene conto dello sfondo e delle preesistenze ambientali e monumentali, di spazi, luoghi della memoria, che si basa su trame, tracciati, percorsi, viste e assi visivi. Si fissano quindi i carat- teri che costituiscono l’identità di un sito; si ribadisce l’importanza della conoscenza dei processi di stratificazione storica, che permettono la lettura delle città, la ragione degli edifici, i fondamenti disciplinari dello sviluppo urbano; si rende conto di alcune autorevoli opinioni, che hanno tentato di determinare un’identità costruttiva italiana. Per definire lo spazio tra le case, inteso come spazio collettivo, pubblico, si indagano gli strumenti a ciò utili: il vuoto e il silenzio, il movimento, l’emozione, gli elementi ordinatori (elementi invisibili, assi, tracciati, flussi, elementi reali desunti dalla tradizione; elementi immateriali, citazioni, elementi oggettuali, monumentali), il dentro e il fuori. La seconda parte - “exempla” – descrive, con abbondanza di riferimenti, alcuni campi di applicazione progettuale, intesi come fondamentali per l’espressione dei principi della composizione architettonica. Le tipologie di approfondimento, affrontate ciascuna in differenti saggi, sono la biblioteca, il museo, il teatro, i luoghi dell’istruzione, la residenza, trattate riguardo alla composizione delle loro parti, ai modelli culturali che rappresentano, al loro significato territoriale e di memoria, ai requisiti prestazionali, al rapporto che instaurano con il contesto urbano. La terza parte, intesa come “documenti d’appendice”, è la presentazione dei progetti indagati, attraverso l’argomento del campus studentesco, alcuni luoghi di piccola dimensione dall’elevato valore iconico, elaborati nel Laboratorio di progettazione della Facoltà di Architettura di Parma. I riferimenti sono alla pianura e all’agro centuriato padano, al pendio e al borgo medioevale, al margine e alle rive del Po, ai calanchi pre-appenninici, alle presenze monumentali nel paesaggio. Chiara Visentin L’architettura dei luoghi Il Poligrafo, Padova, 2008 252 pp., € 25,00 65 Schemi e dettagli Progettazione esecutiva È questo il numero 7 dei “Quaderni dell’edilizia”, collana derivata da la “Guide veritas des techniques de la construction”- edizioni “Le Moniteur”. Il volume, curato da Giancarlo Paganin, docente di tecnologia al Dipartimento Best del Politecnico di Milano, analizza le principali criticità, associate alla progettazione ed esecuzione di una parte importante dell’involucro edilizio, soggetta alle azioni degli agenti atmosferici e anche a peculiarità d’uso dell’edificio stesso: presenza di impianti, pedonabilità, accessibilità a vetture, piantumazioni. Il testo, che riporta in fondo un elenco delle norme UNI di riferimento, si articola in tre sezioni: coperture inclinate, in cui viene data attenzione agli aspetti funzionali (la ventilazione in relazione al rischio di condensa) e ai dettagli (elementi di fissaggio, interfaccia con le altre parti d’opera); coperture piane (schemi, materiali di tenuta all’acqua, rivestimenti e finiture); coperture tessili. Nel complesso, sono 30 schede (capitoli), chiaramente scandite in paragrafi e ricche di precisi disegni di dettaglio, che illustrano componenti, sistemi e schemi di montaggio. La prima sezione si articola in coperture a piccoli elementi (in tegole di laterizio) e a grandi elementi (in lastre metalliche). Riguardo alla seconda sezione, vengono fornite indicazioni sui criteri di scelta dei materiali per impermeabilizzazione. Nell’ultima, dedicata alle coperture tessili, vengono sinteticamente presentati i meccanismi che ne regolano l’equilibrio, le principali varianti morfologiche e le specifiche caratteristiche dei materiali. Il volume identifica nella corretta redazione di una progettazione esecutiva la determinazione degli approntamenti necessari alla sicurezza di un cantiere, di cui considera primaria la perfetta organizzazione. È per questo dedicato a tutte le figure che sono chiamate dalla legge a ricoprire ruoli di responsabilità nel processo realizzativo e, pertanto, ad esigere una corretta conduzione di tutto ciò che si svolge al suo interno.L’argomentazione affronta,in dieci capitoli, ogni aspetto teorico, progettuale e organizzativo. Definisce la progettazione esecutiva e la pianificazione della sicurezza;specifica l’elaborazione tecnico-attuativa del progetto: il piano operativo, la logistica e i locali di servizio, l’organizzazione funzionale del cantiere, i dispositivi di protezione individuale, l’impianto elettrico; poi distingue le tecniche esecutive massive, quelle di fondazione e in elevazione, i ponteggi, le coperture, la posa degli impianti, delle finiture, i lavori di ristrutturazione, di manutenzione; valuta le tecniche infrastrutturali, di carpenteria, di prefabbricazione, di demolizione, i macchinari di cantiere e le strutture di sollevamento e trasporto; determina i criteri per l’impostazione del cantiere (allestimento, viabilità, baracche,impianto elettrico e di terra, attrezzature, macchine, ponteggi, prevenzione incendi e segnaletica). Infine, analizza le metodologie per la stima dei costi della sicurezza e, con una serie di tabelle, classifica, descrive e quantifica gli approntamenti necessari. L’autore – ricercatore del Best – insegna estimo e valutazione economica dei progetti al Politecnico di Milano. Giancarlo Paganin (a cura di) Quaderni dell’edilizia. Coperture Sistemi editoriali, Napoli, 2010 272 pp., € 23,00 Gianni Utica Progettazione esecutiva, progettazione operativa e sicurezza nei cantieri Maggioli, Santarcangelo di Romagna (RN), 20010 526 pp., € 48,00 RECENSIONI INDICE 2010 133 134 135 136 137 138 News (a cura di Roberto Gamba), pp. I-II Prodotti (a cura di Davide Cattaneo), pp. III-IV Panorama (a cura di Davide Cattaneo), pp. V-VIII In primo piano, Igor Maglica, Randić-Turato arhitektonski biro, Centro pastorale “Aula Papa Giovanni Paolo II” a Rijeka, Croazia, pp. IX-XII Focus, Monica Lavagna, Progettare con il clima, progettare nel contesto: tipologie, tecnologie e cultura materiale, pp. XIII-XVI Roberto Gamba, Architettura del Mediterraneo, pp. 2-3 Igor Maglica, Álvaro Siza, Villa sull’Isola di Maiorca, Spagna, pp. 4-11 Igor Maglica, Alberto Campo Baeza, Casa Guerrero a Vejer de la Frontera, Cádiz, Spagna, pp. 12-17 Roberto Gamba, Carlos Ferrater & Associados, Casa per un fotografo, Tarragona, Spagna, pp. 18-23 Adele Picone, Abdel Wahed el Wakil, Casa Halawa ad Agamy, Egitto, pp. 24-27 Carmen Murua, Antonio Tejedor, Mercedes Linares, Pedro Lobato, Complesso residenziale a Los Palacios y Villafranca, Spagna, pp. 28-31 Alberto Ferraresi, Emilio Caravatti, Casa unifamiliare a Marciana Marina, Isola d’Elba, Livorno, pp. 32-35 Roberto Gamba, Edoardo Guazzoni, Albergo S. Stefano all’Isola d’Elba, Livorno, pp. 36-39 Veronica Dal Buono, Theodore Zoumboulakis, Residenze ad Agios Pavlos, Aegiali, Isola di Amorgos, Grecia, pp. 40-43 Veronica Dal Buono, Dixon & Jones, Villa in Haut Var, Provenza, Francia, pp. 44-47 Roberto Gamba, Intervista ad Antonello Monaco, pp. 48-51 Claudio Piferi, Porto turistico di Marina Cala De’ Medici a Rosignano, Livorno, pp. 52-55 Andrea Campioli, Monica Lavagna, Laterizio innovativo ad alte prestazioni termiche, pp. 56-59 Maria Chiara Torricelli, Caterina Gargari, Elisabetta Palumbo, Ecolabel per gli edifici del Mediterraneo, pp. 60-65 Monica Lavagna, Laterizio e clima mediterraneo, pp. 66-69 Recensioni (a cura di Roberto Gamba), pp. 70-71 English Summary, p. 72 News (a cura di Roberto Gamba), pp. I-II Prodotti (a cura di Davide Cattaneo), pp. III-IV Panorama (a cura di Davide Cattaneo), pp. V-VIII In primo piano, Roberto Gamba, Angelo Torricelli, Quartiere “San Samuele” a Cerignola, Foggia, pp. IX-XII Focus, Alessandra Noli Calvi, Il “Piano Casa” ad un anno dalla nascita, pp. XIII-XVI Federico Bucci, Case del tempo perduto, pp. 2-3 Igor Maglica, Rafael Moneo, Ampliamento del Museo del Prado, Madrid, Spagna, pp. 4-9 Alberto Ferraresi, Gehry Partners, LLP, MARTa Herford, Herford, Germania, pp. 10-15 Carmen Murua, Tony Fretton Architects, Fuglsang Kunstmuseum, Toreby, Lolland, Danimarca, pp. 16-21 Carmen Murua, Sauerbruch Hutton, Museo Brandhorst a Monaco di Baviera, Germania, pp. 22-27 Adolfo F. L. Baratta, David Chipperfield Architects, Ricostruzione del Neues Museum di Berlino, Germania, pp. 28-33 Igor Maglica, Herzog & de Meuron, CaixaForum a Madrid, Spagna, pp. 34-39 Roberto Gamba, Massimo Mariani, Museo Benozzo Gozzoli, Castelfiorentino (Firenze), pp. 40-43 Adolfo F. L. Baratta, A colloquio con Piero Guicciardini e Marco Magni, pp. 44-47 Adolfo F. L. Baratta, Francesca Nesi, Progettare e costruire con la muratura armata, pp. 48-53 Roberto Calliari, Alfonsina Di Fusco, NTC08: ANDILWall si rinnova, pp. 54-59 Andrea Campioli, Valeria Giurdanella, Monica Lavagna, Energia per costruire, energia per abitare, pp. 60-65 Andrea Campioli, Architettura bioclimatica e dettaglio, pp. 66-69 Recensioni (a cura di Roberto Gamba), pp. 70-71 English Summary, p. 72 News (a cura di Roberto Gamba), pp. I-II Prodotti (a cura di Davide Cattaneo), pp. III-IV Panorama (a cura di Davide Cattaneo), pp. V-VIII In primo piano, Veronica Dal Buono, Alejandro Aravena, Ricardo Torrejón, Residenze St. Edward’s University, Austin, Texas, U.S.A., pp. IX-XIV In primo piano, Roberto Gamba, Manuela Briano, Studio Archassociati, Il muro di mattoni dell’asilo “Albero Rosso”, Millesimo (SV), pp. XV-XVIII Focus, Francesca Turri, Dismissione e valorizzazione delle caserme, pp. XIX-XXII Adolfo F. L. Baratta, La nuova Cina, pp. 2-3 Alberto Ferraresi, Mada s.p.a.m., Biblioteca dell’Università di Zhejiang, Ningbo, pp. 4-9 Igor Maglica, Amateur Architecture Studio, Museo di storia locale a Ningbo, Zhejiang, pp. 10-15 Roberto Gamba, DnA Design and Architecture, Centro d’Arte a Songzhuang, Beijing, pp. 16-19 Veronica Dal Buono, Atelier Zhang Lei, Centro Comunitario a Yanzhou, Shanghai, pp. 20-23 Claudio Piferi, Ai Weiwei/FAKE Design, 104 e 105 Courtyards, Caochangdi, Chaoyang District, Beijing, pp. 24-29 Igor Maglica, Wang Lu, In+Of Architecture, Scuola elementare ZS Hope a Maoping, Leiyang, Hunan, pp. 30-35 Adolfo F. L. Baratta, Nicoletta Setola, Atelier Feichang Jianzhu, Il Tang Palace Seafood a Shanghai, pp. 36-39 Adolfo F. L. Baratta, Intervista a Zheng Shiling, pp. 40-43 Adolfo F. L. Baratta, Xinyan Liu, La rigenerazione urbana del quartiere Xintiandi a Shanghai, pp. 44-49 Luca Marzi, Xinyan Liu, Conservazione e recupero delle lilong nel quartiere Tianzifang, a Shanghai, pp.50-53 Vincenzo Bacco, I blocchi di alleggerimento nei solai secondo le NTC 2008, pp. 54-59 Alessandra Zanelli, Laterizio e texture di superficie, pp. 60-63 Recensioni (a cura di Roberto Gamba), pp. 64-65 English Summary, p. 66 News (a cura di Roberto Gamba), pp. I-II Prodotti (a cura di Davide Cattaneo), pp. III-IV Panorama (a cura di Davide Cattaneo), pp. V-VIII In primo piano, Igor Maglica, O’Donnell + Tuomey Architects, Complesso residenziale Timberyard Social Housing a Dublino, Irlanda, pp. IX-XII In primo piano, Adolfo F. L. Baratta, Lundgaard & Tranberg Arkitekter, La nuova Royal Playhouse di Copenhagen, Danimarca, pp. XIII-XVI Focus, Teresanna Donà, Alloggi minimi: nuove tendenze di miniaturizzazione nell’abitare contemporaneo, pp. XVII-XX Formazione, Roberta Cristallo, Corso formativo su efficienza energetica e prestazioni del laterizio, pp. XXI-XXII Michele Costanzo, Il futuro della biblioteca, pp. 2-3 Igor Maglica, Lahdelma & Mahlamäki, Biblioteca pubblica a Lohja, Finlandia, pp. 4-9 Carmen Murua, Miralles Tagliabue - EMBT, Biblioteca pubblica “Enric Miralles”, Palafolls, Spagna, pp. 10-15 Alberto Ferraresi, Archea Associati, Biblioteca comunale di Nembro, Bergamo, pp. 16-21 Igor Maglica, Roberto Ercilla, Miguel Angel Campo, Manuel Enríquez, Javier Barcos, Biblioteca del campus del Baix Llobregat a Castelldefels, Spagna, pp. 22-27 Adolfo F. L. Baratta, Walter A. Noebel, La biblioteca universitaria Volkswagen a Berlino, Germania, pp. 28-33 Roberto Gamba, Bruno Fioretti Marquez, Biblioteca civica a Köpenick, Berlino, Germania, pp. 34-39 Carmen Murua, Colloquio con José Ignacio Linazasoro, pp. 40-43 Claudio Piferi, Ancoraggi e graffaggi nei paramenti in laterizio faccia a vista, pp. 44-47 M. Chiara Torricelli, Caterina Gargari, Elisabetta Palumbo, Valutazione di soluzioni tecniche ad alte prestazioni ambientali, pp. 48-53 Milagros Villalta Begazo, “Shading screen”: componenti di involucro a schermo avanzato, pp. 54-59 Monica Lavagna, Laterizio e geometrie curvilinee, pp. 60-63 Recensioni (a cura di Roberto Gamba), pp. 64-65 English Summary, p. 66 News (a cura di Roberto Gamba), pp. I-II Prodotti (a cura di Davide Cattaneo), pp. III-IV Panorama (a cura di Davide Cattaneo), pp. V-VIII In primo piano, Igor Maglica, Álvaro Siza, Rudolf Finsterwalder, Museo dell’architettura per la Fondazione dell’Isola di Hombroich, Neuss, Germania, pp. IX-XII In primo piano, Alberto Ferraresi, Laboratorio di Progettazione Comunale, Piazza Duca Federico ad Urbino (PU), pp. XIII-XIV Focus, Caterina Gargari, Fabbriche evolute: l’efficienza energetica nei luoghi di lavoro, pp. XV-XVIII Cino Zucchi, Innesti, pp. 2-3 Igor Maglica, Renzo Piano Building Workshop, Central St Giles a Londra, Regno Unito, pp. 4-9 Adolfo F. L. Baratta, Bolles+Wilson, Masterplan Falkenried ad Amburgo, Germania, pp. 10-15 Roberto Gamba, Peter Barber Architects + Jestico and Whiles, Tanner Street Gateway, Londra, Regno Unito, pp. 16-19 Chiara Testoni, Jo Coenen & Co Architekten, Masterplan Vaillantlaan, L’Aia, Olanda, pp. 20-25 Alberto Ferraresi, Benedetto Camerana, Villaggio Olimpico di Torino, pp. 26-31 Veronica Dal Buono, KCap, “GWL Terrein”, Amsterdam, Olanda, pp.32-35 Alberto Ferraresi, Natalini Architetti, Recupero della zona stazione a Calenzano, Firenze, pp. 36-41 Leonardo Zaffi, Philippe Starck, La nuova Alhóndiga a Bilbao, Spagna, pp. 42-47 Alberto Ferraresi, Intervista a Sebastiano Brandolini, pp. 48-51 Alfonsina Di Fusco, Luca Federici, Marco Larini, Muratura isolata alla base: l’esempio dell’edificio di Corciano (PG), pp. 52-57 Simone Secchi, Elisa Nannipieri, La classificazione acustica degli edifici, pp. 58-64 Giuseppe Margani, Murature massive e comfort sostenibile in clima mediterraneo, pp. 65-71 Andrea Campioli, Superfici tridimensionali, pp. 72-75 Recensioni (a cura di Roberto Gamba), pp. 76-77 English Summary, p. 78 News (a cura di Roberto Gamba), pp. I-II Prodotti (a cura di Davide Cattaneo), pp. III-IV Panorama (a cura di Davide Cattaneo), pp. V-VIII In primo piano, Igor Maglica, Luís Martínez SantaMaría, 27 alloggi di edilizia economica e sociale a Mocejón (Toledo), Spagna, pp. IX-XII In primo piano, Igor Maglica, Bruno Stocco, Recupero architettonico e funzionale della ex fornace Morandi a Padova, pp. XIII-XVI Focus, Lucia Ceccherini Nelli, Fotovoltaico integrato e soluzioni innovative, pp. XVII-XX Giovanni Iacometti, La questione del tetto, oggi, pp. 2-3 Roberto Gamba, Insula Architettura e Ingegneria, Centro per la documentazione del Parco del Tevere, Terni, pp. 4-9 Alberto Ferraresi, Sarc Architects, SARKA, museo dell’agricoltura finlandese a Loimaa, Finlandia, pp. 10-15 Claudio Piferi, Broekx-Schiepers Architects, House LT, Meerhout, Belgio, pp. 16-19 Carmen Murua, Alonso, Balaguer y Arquitectos Asociados, Rogers Stirk Harbour+Partners, Cantine vinicole Protos a Peñafiel, Valladolid, Spagna, pp. 20-25 Alberto Ferraresi, Maccreanor Lavington, Langerak housing, Utrecht, Olanda, pp. 26-29 Igor Maglica, NORD Architecture, Ampliamento della casa B-S, Milton of Campsie, Regno Unito, pp. 30-33 Carmen Murua, Miralles Tagliabue-EMBT, Ricostruzione del mercato di Santa Caterina a Barcellona, Spagna, pp. 34-37 Roberto Gamba, Tetto come tema compositivo: intervista ad Aldo De Poli, pp. 38-41 Cristina Santacroce, Restauro della chiesa di San Michele Arcangelo a Minervino Murge (Bari), pp. 42-45 Caterina Gargari, Elisa Innocenti, Elisabetta Palumbo, Il profilo ambientale delle coperture in laterizio, pp. 46-51 Marco D’Orazio, Ilaria Persico, Katja Pepe, L’affidabilità estetica dei manti di copertura, pp. 52-55 Carlo Crosato, Progettazione, esecuzione e manutenzione delle coperture discontinue, pp. 56-59 Alessandra Zanelli, Una copertura tra innovazione e tradizione, pp. 60-63 Recensioni (a cura di Roberto Gamba), pp. 64-65 English Summary, p. 68 66 CIL 138 ARTICOLI PER ARGOMENTO NEWS EDITORIALE (a cura di Roberto Gamba) n. 133, n. 134, n. 135, n. 136; n. 137; n. 138, pp. I-II Roberto Gamba, Architettura del Mediterraneo, n. 133, pp. 2-3 Federico Bucci, Case del tempo perduto, n. 134, pp. 2-3 Adolfo F. L. Baratta, La nuova Cina, n. 135, pp. 2-3 Michele Costanzo, Il futuro della biblioteca, n. 136, pp. 2-3 Cino Zucchi, Innesti, n. 137, pp. 2-3 Giovanni Iacometti, La questione del tetto, oggi, n. 138, pp. 2-3 PRODOTTI (a cura di Davide Cattaneo) n. 133, n. 134, n. 135, n. 136; n. 137; n. 138, pp. III-IV PANORAMA (a cura di Davide Cattaneo) n. 133, n. 134, n. 135, n. 136; n. 137; n. 138, pp. V-VIII IN PRIMO PIANO Igor Maglica, Randić-Turato arhitektonski biro, Centro pastorale “Aula Papa Giovanni Paolo II” a Rijeka, Croazia, n. 133, pp. IX-XII Roberto Gamba, Angelo Torricelli,Quartiere “San Samuele” a Cerignola, Foggia, n. 134, pp. IX-XII Veronica Dal Buono, Alejandro Aravena, Ricardo Torrejón, Residenze St. Edward’s University, Austin, Texas, U.S.A., n. 135, pp. IX-XIV Roberto Gamba, Manuela Briano, Studio Archassociati, Il muro di mattoni dell’asilo “Albero Rosso”, Millesimo (SV), n. 135, pp. XV-XVIII Igor Maglica, O’Donnell + Tuomey Architects, Complesso residenziale Timberyard Social Housing a Dublino, Irlanda, n. 136, pp. IX-XII Adolfo F. L. Baratta, Lundgaard & Tranberg Arkitekter, La nuova Royal Playhouse di Copenhagen, Danimarca, n. 136, pp. XIII-XVI Igor Maglica, Álvaro Siza, Rudolf Finsterwalder, Museo dell’architettura per la Fondazione dell’Isola di Hombroich, Neuss, Germania, n. 137, pp. IX-XII Alberto Ferraresi, Laboratorio di Progettazione Comunale, Piazza Duca Federico ad Urbino (PU), n. 137, pp. XIII-XIV Igor Maglica, Luís Martínez SantaMaría, 27 alloggi di edilizia economica e sociale a Mocejón (Toledo), Spagna, n. 138, pp. IX-XII Igor Maglica, Bruno Stocco, Recupero architettonico e funzionale della ex fornace Morandi a Padova, n. 138, pp. XIII-XVI FOCUS Monica Lavagna, Progettare con il clima, progettare nel contesto: tipologie, tecnologie e cultura materiale, n. 133, pp. XIII-XVI Alessandra Noli Calvi, Il “Piano Casa” ad un anno dalla nascita, n. 134, pp. XIII-XVI Francesca Turri, Dismissione e valorizzazione delle caserme, n. 135, pp. XIX-XXII Teresanna Donà, Alloggi minimi: nuove tendenze di miniaturizzazione nell’abitare contemporaneo, n. 136, pp. XVII-XX Caterina Gargari, Fabbriche evolute: l’efficienza energetica nei luoghi di lavoro, n. 137, pp. XV-XVIII Lucia Ceccherini Nelli, Fotovoltaico integrato e soluzioni innovative, n. 138, pp. XVII-XX FORMAZIONE Roberta Cristallo, Corso formativo su efficienza energetica e prestazioni del laterizio, n. 136, pp. XXI-XXII PROGETTI Igor Maglica, Álvaro Siza, Villa sull’Isola di Maiorca, Spagna, n. 133, pp. 4-11 Igor Maglica, Alberto Campo Baeza, Casa Guerrero a Vejer de la Frontera, Cádiz, Spagna, n. 133, pp. 12-17 Roberto Gamba, Carlos Ferrater & Associados, Casa per un fotografo, Tarragona, Spagna, n. 133, pp. 18-23 Adele Picone, Abdel Wahed el Wakil, Casa Halawa ad Agamy, Egitto, n. 133, pp. 24-27 Carmen Murua, Antonio Tejedor, Mercedes Linares, Pedro Lobato, Complesso residenziale a Los Palacios y Villafranca, Spagna, n. 133, pp. 28-31 Alberto Ferraresi, Emilio Caravatti, Casa unifamiliare a Marciana Marina, Isola d’Elba, Livorno, n. 133, pp. 32-35 Roberto Gamba, Edoardo Guazzoni, Albergo S. Stefano all’Isola d’Elba, Livorno, n. 133, pp. 36-39 Veronica Dal Buono, Theodore Zoumboulakis, Residenze ad Agios Pavlos, Aegiali, Isola di Amorgos, Grecia, n. 133, pp. 40-43 Veronica Dal Buono, Dixon & Jones, Villa in Haut Var, Provenza, Francia, n. 133, pp. 44-47 Igor Maglica, Rafael Moneo, Ampliamento del Museo del Prado, Madrid, Spagna, n. 134, pp. 4-9 Alberto Ferraresi, Gehry Partners, LLP, MARTa Herford, Herford, Germania, n. 134, pp. 10-15 Carmen Murua, Tony Fretton Architects, Fuglsang Kunstmuseum, Toreby, Lolland, Danimarca, n. 134, pp. 16-21 Carmen Murua, Sauerbruch Hutton, Museo Brandhorst a Monaco di Baviera, Germania, n. 134, pp. 22-27 Adolfo F. L. Baratta, David Chipperfield Architects, Ricostruzione del Neues Museum di Berlino, Germania, n. 134, pp. 28-33 Igor Maglica, Herzog & de Meuron, CaixaForum a Madrid, Spagna, n. 134, pp. 34-39 Roberto Gamba, Massimo Mariani, Museo Benozzo Gozzoli, Castelfiorentino (Firenze), n. 134, pp. 40-43 Alberto Ferraresi, Mada s.p.a.m., Biblioteca dell’Università di Zhejiang, Ningbo, n. 135, pp. 4-9 Igor Maglica, Amateur Architecture Studio, Museo di storia locale a Ningbo, Zhejiang, n. 135, pp. 10-15 Roberto Gamba, DnA Design and Architecture, Centro d’Arte a Songzhuang, Beijing, n. 135, pp. 16-19 Veronica Dal Buono, Atelier Zhang Lei, Centro Comunitario a Yanzhou, Shanghai, n. 135, pp. 20-23 Claudio Piferi, Ai Weiwei/FAKE Design, 104 e 105 Courtyards, Caochangdi, Chaoyang District, Beijing, n. 135, pp. 24-29 Igor Maglica, Wang Lu, In+Of Architecture, Scuola elementare ZS Hope a Maoping, Leiyang, Hunan, n. 135, pp. 30-35 Adolfo F. L. Baratta, Nicoletta Setola, Atelier Feichang Jianzhu, Il Tang Palace Seafood a Shanghai, n. 135, pp. 36-39 67 Igor Maglica, Lahdelma & Mahlamäki, Biblioteca pubblica a Lohja, Finlandia, n. 136, pp. 4-9 Carmen Murua, Miralles Tagliabue EMBT, Biblioteca pubblica “Enric Miralles”, Palafolls, Spagna, n. 136, pp. 10-15 Alberto Ferraresi, Archea Associati, Biblioteca comunale di Nembro, Bergamo, n. 136, pp. 16-21 Igor Maglica, Roberto Ercilla, Miguel Angel Campo, Manuel Enríquez, Javier Barcos, Biblioteca del campus del Baix Llobregat a Castelldefels, Spagna, n. 136, pp. 22-27 Adolfo F. L. Baratta, Walter A. Noebel, La biblioteca universitaria Volkswagen a Berlino, Germania, n. 136, pp. 28-33 Roberto Gamba, Bruno Fioretti Marquez, Biblioteca civica a Köpenick, Berlino, Germania, n. 136, pp. 34-39 Igor Maglica, Renzo Piano Building Workshop, Central St Giles a Londra, Regno Unito, n. 137, pp. 4-9 Adolfo F. L. Baratta, Bolles+Wilson, Masterplan Falkenried ad Amburgo, Germania, n. 137, pp. 10-15 Roberto Gamba, Peter Barber Architects + Jestico and Whiles, Tanner Street Gateway, Londra, Regno Unito, n. 137, pp. 16-19 Chiara Testoni, Jo Coenen & Co Architekten, Masterplan Vaillantlaan, L’Aia, Olanda, n. 137, pp. 20-25 Alberto Ferraresi, Benedetto Camerana, Villaggio Olimpico di Torino, n. 137, pp. 26-31 Veronica Dal Buono, KCap, “GWL Terrein”, Amsterdam, Olanda, n. 137, pp.32-35 Alberto Ferraresi, Natalini Architetti, Recupero della zona stazione a Calenzano, Firenze, n. 137, pp. 36-41 Leonardo Zaffi, Philippe Starck, La nuova Alhóndiga a Bilbao, Spagna, n. 137, pp. 42-47 Roberto Gamba, Insula Architettura e Ingegneria, Centro per la documentazione del Parco del Tevere, Terni, n. 138, pp. 4-9 Alberto Ferraresi, Sarc Architects, SARKA, museo dell’agricoltura finlandese a Loimaa, Finlandia, n. 138, pp. 10-15 Claudio Piferi, Broekx-Schiepers Architects, House LT, Meerhout, Belgio, n. 138, pp. 16-19 Carmen Murua, Alonso, Balaguer y Arquitectos Asociados, Rogers Stirk Harbour+Partners, Cantine vinicole Protos a Peñafiel, Valladolid, Spagna, n. 138, pp. 20-25 Alberto Ferraresi, Maccreanor Lavington, Langerak housing, Utrecht, Olanda, n. 138, pp. 26-29 Igor Maglica, NORD Architecture, Ampliamento della casa B-S, Milton of Campsie, Regno Unito, n. 138, pp. 30-33 Carmen Murua, Miralles Tagliabue-EMBT, Ricostruzione del mercato di Santa Caterina a Barcellona, Spagna, n. 138, pp. 34-37 Andrea Campioli, Monica Lavagna, Laterizio innovativo ad alte prestazioni termiche, n. 133, pp. 56-59 Adolfo F. L. Baratta, Francesca Nesi, Progettare e costruire con la muratura armata, n. 134, pp. 48-53 Roberto Calliari, Alfonsina Di Fusco, NTC08: ANDILWall si rinnova, n. 134, pp. 54-59 Adolfo F. L. Baratta, Xinyan Liu, La rigenerazione urbana del quartiere Xintiandi a Shanghai, n. 135, pp. 44-49 Luca Marzi, Xinyan Liu, Conservazione e recupero delle lilong nel quartiere Tianzifang, a Shanghai, n. 135, pp. 50-53 Claudio Piferi, Ancoraggi e graffaggi nei paramenti in laterizio faccia a vista, n. 136, pp. 44-47 Alfonsina Di Fusco, Luca Federici, Marco Larini, Muratura isolata alla base: l’esempio dell’edificio di Corciano (PG), n. 137, pp. 52-57 Cristina Santacroce, Restauro della chiesa di San Michele Arcangelo a Minervino Murge (Bari), n. 138, pp. 42-45 RICERCA Andrea Campioli, Valeria Giurdanella, Monica Lavagna, Energia per costruire, energia per abitare, n. 134, pp. 60-65 M. Chiara Torricelli, Caterina Gargari, Elisabetta Palumbo, Valutazione di soluzioni tecniche ad alte prestazioni ambientali, n. 136, pp. 48-53 Milagros Villalta Begazo, “Shading screen”: componenti di involucro a schermo avanzato, n. 136, pp. 54-59 Giuseppe Margani, Murature massive e comfort sostenibile in clima mediterraneo, n. 137, pp. 65-71 Caterina Gargari, Elisa Innocenti, Elisabetta Palumbo, Il profilo ambientale delle coperture in laterizio, n. 138, pp. 46-51 Marco D’Orazio, Ilaria Persico, Katja Pepe, L’affidabilità estetica dei manti di copertura, n. 138, pp. 52-55 NORMATIVA Maria Chiara Torricelli, Caterina Gargari, Elisabetta Palumbo, Ecolabel per gli edifici del Mediterraneo, n. 133, pp. 60-65 Vincenzo Bacco, I blocchi di alleggerimento nei solai secondo le NTC 2008, n. 135, pp. 54-59 Simone Secchi, Elisa Nannipieri, La classificazione acustica degli edifici, n. 137, pp. 58-64 Carlo Crosato, Progettazione, esecuzione e manutenzione delle coperture discontinue, n. 138, pp. 56-59 L’INTERVISTA DETTAGLI Roberto Gamba, Intervista ad Antonello Monaco, n. 133, pp. 48-51 Adolfo F. L. Baratta, A colloquio con Piero Guicciardini e Marco Magni, n. 134, pp. 44-47 Adolfo F. L. Baratta, Intervista a Zheng Shiling, n. 135, pp. 40-43 Carmen Murua, Colloquio con José Ignacio Linazasoro, n. 136, pp. 40-43 Alberto Ferraresi, Intervista a Sebastiano Brandolini, n. 137, pp. 48-51 Roberto Gamba, Tetto come tema compositivo: intervista ad Aldo De Poli, n. 138, pp. 38-41 Monica Lavagna, Laterizio e clima mediterraneo, n. 133, pp. 66-69 Andrea Campioli, Architettura bioclimatica e dettaglio, n. 134, pp. 66-69 Alessandra Zanelli, Laterizio e texture di superficie, n. 135, pp. 60-63 Monica Lavagna, Laterizio e geometrie curvilinee, n. 136, pp. 60-6 Andrea Campioli, Superfici tridimensionali, n. 137, pp. 72-75 Alessandra Zanelli, Una copertura tra innovazione e tradizione, n. 138, pp. 60-63 RECENSIONI TECNOLOGIA Claudio Piferi, Porto turistico di Marina Cala De’ Medici a Rosignano, Livorno, n. 133, pp. 52-55 INDICE DELL’ANNO (a cura di Roberto Gamba) n. 133, pp. 70-71; n. 134, pp. 70-71; n. 135, pp. 64-65; n. 136, pp. 64-65; n. 137, pp. 76-77; 138, pp. 64-65 ENGLISH SUMMARY pages IX-XII The plan for 27 residences in Mocejón addresses the issue of social housing in Spain, presenting unconventional but highly effective architectural solutions. pages XIII-XVI The former Morandi brick factory in Padua, an important specimen of industrial archaeology, is reclaimed for new uses. The result is an interesting blend of historical and contemporary architecture. pages XVII-XX The versatility of photovoltaic energy generation in buildings permits a great variety of applications thanks to the new products available on the market today. The new feed-in tariff (in 2011) will continue to promote use of such systems in architecture. pages 2-3 In relation to the radical rationalist alternative of the flat roof/gable roof, we take a look at the current condition of the roof, between its pre-eminently linguistic role and its traditional syntactic form. pages 4-9 The Centre was built by converting a number of farm buildings and constructing “healthy” buildings, in terms of safety and energy consumption, with stone cladding and brick gable roofs. pages 20-25 The roof over the Protos winery, formed of 5 vaults covered with brick, ventilated and raised above the structure, helps to improve the winery’s thermal insulation. pages 26-29 In these homes, the double pitch of the roof is the characteristic feature of the brick roof, determining the appearance of all the buildings all the way down to the ground. pages 30-33 The extension of the BellSimpson home consists of a new volume of smaller size, which reproduces the principal features of the existing home. pages 56-59 Updating of the UNI Code of Practice for the design, execution and maintenance of discontinuous roofs offers architects and builders an effective, upto-date tool for quality construction. pages 60-63 A privately owned villa in Villeneuve Lès Avignon, France designed by Patriarche & Co. uses brick as an element mediating between the new construction and the existing traditional buildings. CONTRIBUTI A CURA DI pages 34-37 The undulating multicoloured roof over the market of Santa Caterina in Barcelona is covered with more than 300,000 ceramic tiles in 67 different colours to form a brilliant composition. Adolfo F. L. Baratta architetto, dottore di ricerca, ricercatore a tempo determinato presso l’Università di Firenze. La sua attività di ricerca è rivolta all’approfondimento delle conoscenze di base e all’acquisizione di strumenti metodologici relativi alla disciplina delle Tecnologie dell’Architettura. pages 38-41 Aldo De Poli explains the various forms and definitions of the roof as a construction element that has developed different types, uses, symbolic values and technologies over the course of its history. Davide Cattaneo laureato in Architettura al Politecnico di Milano nel 2003; dal 2005 è cultore della Materia di Storia dell’Architettura Contemporanea. Redattore della rivista “Area”, collabora con le riviste “Materia”, “Arketipo” e con il portale “Archinfo”. pages 42-45 The alternation of new brick roof tiles and curved tiles with existing elements turns out to be effective in both appearance and performance, above all in renovation projects on buildings of particular historic and artistic significance. pages 10-15 Reinterpretation and innovation come together in a single project. The roof with its broad sloping pitches represents a return to historical motifs in typology and technology, now a part of the landscape. pages 46-51 A study looks at the energetic and environmental performance of materials and technical solutions for brick roofs in view of the recent orientation of European regulations. pages 16-19 The roof of the LT House looks as if it were generated simply, almost like a single roof resting on the home, “pinched” at the top to lift it vertically and horizontally. pages 52-55 The construction element that dominates the Italian landscape more than any other is the “brick red” of its roofs, which is why many alternative materials seek to imitate them. Lucia Ceccherini Nelli architetto, dottore di ricerca, ricercatore a tempo determinato presso l’Università di Firenze. La sua attività è rivolta all’approfondimento delle tematiche della progettazione sostenibile con particolare riguardo alla qualificazione energetica e impiego delle energie rinnovabili. Carlo Crosato ingegnere civile. È responsabile del settore lavori pubblici in un’amministrazione pubblica. Ha lavorato in un’importante azienda produttrice di tegole, con cui continua a collaborare come consulente tecnico. Marco D’Orazio professore associato di Architettura Tecnica presso la Facoltà di Ingegneria della Università Politecnica delle Marche, Dip. DACS, Ancona. Svolge ricerca sui sistemi costruttivi e sulle loro prestazioni ambientali. Alberto Ferraresi si laurea in architettura con Danilo Guerri. Si accosta all’opera di Guido Canali. Progetta restauro e nuova costruzione, a scala architettonica e urbana. Svolge attività critica in varie occasioni disciplinari. Roberto Gamba laureato in architettura nel 1977, è progettista e pubblicista; presenta notizie, libri, opere e i risultati dei concorsi di architettura su vari giornali e riviste. Caterina Gargari architetto, dottore di ricerca in Tecnologia dell’Architettura svolge attività di ricerca presso il Dip. TAeD di Firenze sulle tematiche della progettazione sostenibile con particolare riguardo alla qualificazione energetica e impatto ambientale. Giovanni Iacometti è contitolare, dal 1977, dello studio COPRAT di Mantova e professore TAeD nelle Facoltà di Architettura di Milano e di Parma. Progetta case economiche, pubblicate su “Controspazio”, “Lotus” e “Casabella”. Elisa Innocenti dottore di Ricerca in Tecnologia dell’Architettura, svolge attività presso il Dipartimento di TAED ‘P.Spadolini’ nell’ambito di energetica e impatto ambientale di prodotti e sistemi edilizi. Igor Maglica laureato nel 1986 presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano; dottore di ricerca in Composizione architettonica (1997, IUAV di Venezia); dal 2001 è redattore di “Costruire in Laterizio” e caporedattore di “AL”. Carmen Murua si laurea e ottiene il titolo di dottore di ricerca in Composición Arquitectonica (1999) presso l’ETSAM di Madrid. È stata per vari anni corrispondente in Italia delle riviste “Arquitectura y Tecnologia” e “Arquitectura”. Elisabetta Palumbo dottore di ricerca in Tecnologia dell’Architettura, svolge attività di ricerca presso il Dipartimento TAeD di Firenze. Il suo campo di attività riguarda le metodologie e gli strumenti Life Cycle Assessment applicati ai prodotti e sistemi edilizi. Claudio Piferi architetto, dottore di ricerca in Tecnologia dell’Architettura, docente di Tecnologia dell’Architettura, svolge attività di ricerca presso il Dipartimento TAeD di Firenze. Katja Pepe ingegnere, ha collaborato ad attività di ricerca sulla valutazione dell’affidabilità e durabilità di sistemi di copertura presso l’Università Politecnica delle Marche. Ilaria Persico ingegnere, dottoranda di ricerca presso l’Università Politecnica delle Marche. Svolge attività di ricerca sulle prestazioni termoigrometriche di elementi costruttivi. Cristina Santacroce laureata in Architettura, è stata ammessa al dottorato di ricerca in “Conservazione dei Beni architettonici”; partecipa a gruppi di ricerca sui temi del restauro e della sostenibilità ambientale. Alessandra Zanelli architetto, è ricercatore in Tecnologia dell’Architettura al Politecnico di Milano, dove svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Scienza e Tecnologie dell’Ambiente Costruito. ELENCO INSERZIONISTI Consorzio Alveolater viale Aldo Moro, 16 40127 Bologna tel. 051.509873 www.alveolater.com F.B.M. Fornaci Briziarelli Marsciano via XXIV Maggio 06055 Marsciano tel. 075.87461 www.fbm.it Gruppo Ribabianca via Santarcangiolese, 1830 47822 Santarcangelo di Romagna (RN) tel. 0541.626132 www.ripabianca.it Terreal Italia - San Marco strada alla Nuova Fornace 15048 Valenza (AL) tel. 0131.941739 www.sanmarco.it Wienerberger Brunori via Ringhiera, 1 40020 Bubano di Mordano (BO) tel. 0542.56811 www.wienerberger.it Informativa ex D.Lgs. 196/2003 (tutela della privacy) Il Sole 24 ORE S.p.A., titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i Suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell'abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate, per i quali si applica l’art. 24, comma 1, lett. d) del D.Lgs. 196/2003, per inviarLe la rivista in abbonamento o in omaggio. 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