n.138 di DIC2010 - Architetti nell`Altotevere Libera

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n.138 di DIC2010 - Architetti nell`Altotevere Libera
CIL138
NEWS
a cura di Roberto Gamba
Concorso SAIESelection 2010
Sono stati 200 i progetti pervenuti a
SAIESelection 2010, dedicato al tema
“Integrare per costruire – Soluzioni
innovative sostenibili ad elevata
integrazione architettonica”, seconda
edizione. 36 sono i Paesi di
provenienza (tra cui, in aggiunta a
tutte le nazioni europee, Bangladesh,
Cipro, Egitto, Giappone, India,
Israele, Malesia, Marocco, Messico,
Russia, Qatar, Tunisia e Ucraina). Tre
sono stati i progetti selezionati per
ognuna delle due categorie (progettisti
under 40 e studenti) e delle quattro
sezioni merceologiche (laterizio,
metallo&vetro, legno e calcestruzzo),
per un totale di 24 progetti. Tra le
tendenze emerse, si è ormai
consolidata l’attitudine, del progetto
di architettura, a integrare al suo
interno soluzioni ed elementi tecnici,
finalizzati all’efficienza, al risparmio
energetico e al contenimento delle
emissioni, alla riduzione dell’impatto
ambientale. La premiazione è
avvenuta nel corso dell’edizione
autunnale del SAIE, in programma a
fine ottobre. La giuria, presieduta da
Mario Cucinella, composta da JeanMichel Jaspers, Alessandro Marata
(in rappresentanza del Consiglio
Nazionale degli Architetti), Marco
Magni (indicato da ANDIL per le
tecnologie del laterizio), da Andrea
Benedetti (indicato da ACAI per le
tecnologie del metallo), da Francesco
Biasioli (indicato da ATECAP per le
tecnologie del calcestruzzo) e da
Valeria Marsaglia di GIARCH
(Coordinamento Nazionale Giovani
Architetti Italiani), ha premiato: per
la sezione legno, il “Quartier
Generale dei servizi ambientali
sull’Ebro”, di Magen Arquitectos di
Saragozza e (tra gli studenti) il
progetto “Earthquake housing” per
L’Aquila, di Giulio Asso e Caterina
Mendolicchio di Venezia; per la
sezione calcestruzzo, il “Melaku
Center” in Etiopia, di XVStudio,
Barcellona, e il progetto di Tsveta
Ruseva, di Sofia, per un “Liceo
linguistico”; per la sezione
metallo&vetro, il progetto
“Unidiversity a Nazareth”, degli
israeliani Joe Nashashibi & Rami
Kopty e il progetto di Ramadan
Shahabudin “Abitare il polmone
verde urbano” a Kuala Lampur; per
la sezione laterizio, la “Sede di
Human Rights” di Anagram
Architects, a New Delhi (nella foto in
alto), che “ha dimostrato una nuova
sensibilità nell’uso di un materiale
semplice come il mattone pieno,
riprendendo temi cari all’architettura
tradizionale locale, ma con una forte
rilettura che le dà una connotazione
contemporanea”, e la “Water Tower”
in Sudan, di Hugon Kowalski di
Poznan (nella foto in basso),
giudicato “in assoluto il progetto più
poetico e visionario del concorso”.
Soluzioni Tecniche
per l’Architettura
e le Costruzioni
SALONE INTERNAZIONALE
DELL’EDILIZIA
Prove e analisi sull’efficienza dei laterizi
“La qualità energetica dell’involucro
edilizio”, tema divenuto ormai da
tempo fondamentale con l’entrata in
vigore dei decreti attuativi della
direttiva europea 2002/91, è il titolo
del convegno che si è tenuto a Imola
nel settembre scorso, presso
l’auditorium del gruppo italiano
multinazionale SACMI, tra i più
importanti produttori di attrezzature
e impianti per la ceramica e laterizi.
L’ENEA – Agenzia nazionale per le
nuove tecnologie, l’energia e lo
sviluppo economico sostenibile – ha
presentato, in tale circostanza, le
principali metodologie di analisi
disponibili per la verifica e la
certificazione delle prestazioni
energetiche dei materiali da
costruzione. L’Ente ha avviato, fin
dal 1998, un’attività di ricerca e
qualificazione nell’ambito dei
componenti per l’edilizia e, nel 2005,
ha realizzato il laboratorio CertiMaC
per la caratterizzazione dei laterizi, in
stretta collaborazione con l’Agenzia
Polo Ceramico di Faenza. Il Centro,
altamente specializzato, offre
un’innovativa gamma di servizi
(marcatura CE, assistenza nei
controlli di produzione, marchi di
qualità), ricerca finalizzata,
trasferimento tecnologico e
consulenza. Dal 2008, con la
Divisione Sperimentale per
l’Efficienza Energetica dell’Involucro
Edilizio, opera espressamente a
supporto delle attività di sviluppo e
innovazione dei produttori di laterizi.
In particolare, le metodologie
sviluppate in conformità con la
normativa tecnica di settore, la UNI
EN 1745:2005, hanno consentito di
mettere a punto rigorose procedure
per la determinazione dei valori
termici di progetto dei componenti
dell’involucro edilizio opaco
(elementi per muratura, solai, malte,
intonaci). A Imola, sono state
presentate le analisi sperimentali per
la determinazione della conducibilità
degli impasti in argilla cotta, malte ed
intonaci, unitamente agli strumenti di
modellazione numerica per
determinare, in regime stazionario, le
prestazioni energetiche di blocchi e
mattoni e la trasmittanza della
muratura assemblata.
Complesso residenziale a Carpi (Modena)
Il nuovo complesso residenziale
“Le colonne nel verde”, recentemente
completato in via Cavallotti, alle porte
del centro storico di Carpi (MO), è
stato progettato dallo studio torinese
Isolarchitetti (Aimaro Isola, Saverio
Isola, Andrea Bondonio, Flavio Bruna,
Michele Battaggia). Il confronto con i
volumi costruiti limitrofi ha portato,
per la riconversione di questo lotto
urbano, alla ricerca di soluzioni
tipologiche originali e all’inserimento
del verde fra le abitazioni. Al di sopra
di una grande piastra destinata al
commercio e al terziario, un giardino
pensile ospita superiormente le ville
urbane e le palazzine multipiano.
Le variazioni delle altezze e
l’articolazione dei profili volumetrici,
modulati in accordo con il profilo del
costruito confinante, definiscono le
forme di un “piccolo paesaggio
urbano”. Il processo costruttivo,
sviluppatosi con un approccio
contemporaneo nei riguardi dei
materiali tradizionali, attraverso la
collaborazione fra progettisti e tecnici
di cantiere, ha portato alla scelta del
laterizio per il rivestimento delle
facciate e alla creazione di un nuovo
mattone, senza sabbia in superficie.
Questa soluzione dona alla texture
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nuova espressività, di trama e di
colore, restituendo una superficie
brillante e ricca delle naturali
sfumature proprie dell’argilla. Si tratta
di una tipologia di laterizio prodotta
utilizzando limatura di faggio, invece
della tradizionale sabbia, al fine di
facilitare lo scasseramento dopo la fase
di formatura degli elementi prima della
cottura. L’accorgimento è stato ripreso
da antiche tecniche di produzione già
in uso nel Rinascimento. Analoghi
materiali sono stati utilizzati per il
rivestimento delle colonne cilindriche,
con una precisa conformazione
curvilinea, appositamente disegnati e
formati a mano.
A Padova il premio alle architetture restaurate
L’UNPLI, Unione Nazionale Pro Loco
d’Italia, con il patrocinio
dell’Associazione Italiana Città del
Laterizio, Ance, Città Murate del
Veneto, CNA, Università di Padova,
promuove il premio “Tradizione
Devozione Ambizione: concorso per il
restauro dell’architettura”, attraverso
il quale intende selezionare i migliori
interventi su edifici, pubblici e privati,
realizzati nel territorio nazionale e
nella Repubblica di San Marino
(www.concorsotda.it).
L’intervento deve appartenere ad una
delle 4 categorie: A, dimore storiche
(ville, castelli, palazzi, cascine,
rustici); B, edifici di culto (chiese,
basiliche, conventi, capitelli); C, aree
“pubbliche” (piazze, monumenti,
fontane); D, aree per la cultura
(gallerie, musei, gipsoteche). Enti,
associazioni, comuni e province,
scuole, nonché progettisti e
proprietari dei beni restaurati,
possono candidare un massimo di 4
opere, iniziate non prima del 1
gennaio 2005 e terminate non oltre il
30 giugno 2010, inviando le
segnalazioni al Comitato Provinciale
Pro Loco di Padova, Camposampiero
(tel. 049.9303809). La valutazione
delle opere verrà effettuata da una
commissione composta da
rappresentanti di ANDIL, Direzione
Regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici del Veneto, IUAV,
Regione Veneto, San Marco Terreal,
UNESCO, UNPLI.
Nella passata edizione 2007-2008,
nella categoria dimore storiche,
miglior realizzazione è risultata la
“Casetta Grecanica” di Bova (Reggio
Calabria), su progetto di Domenico
Marfia e Vittorio Ceradini; nella
categoria edifici di culto, è stato
premiato il Santuario della Madonna
dei Colombi, a Mendatica (Imperia),
progettato da Simona Zanardini
(nella foto).
Faccia a vista con walls@lab
Walls@lab è un software realizzato
da UNIECO Engineering per fornire
un supporto alla progettazione con il
mattone faccia a vista. Questo tipo di
rivestimento, negli ultimi anni, viene
utilizzato meno frequentemente,
perché considerato più costoso e più
problematico ai fini del
raggiungimento dei parametri
imposti dalle nuove normative sul
risparmio energetico. Se è vero che il
costo iniziale della muratura a vista
può comportare un maggior onere,
questo viene però ripagato negli anni
successivi, rendendola vantaggiosa,
per il fatto che essa non necessita di
manutenzioni nel tempo. È noto che
il fascino e la naturalità del mattone
aumentano con il passare degli anni,
a fronte di altri prodotti non
ecologici che invece deperiscono.
Ora, a vantaggio dei progettisti, è
stato elaborato un software specifico
in grado di prospettare un ventaglio
di soluzioni che prevedono il
rivestimento della muratura con il
“faccia a vista”, nel rispetto dei
valori prestazionali richiesti. Il
programma, partendo dalla fascia
climatica in cui è prevista la
costruzione, richiede all’utente lo
spessore minimo e massimo della
parete, così da proporre una serie di
stratigrafie con i relativi valori di
trasmittanza, il potere fonoisolante e
la massa superficiale. Allo stesso
tempo, inserendo le dimensioni delle
pareti da rivestire, il formato del
mattone che si intende utilizzare e lo
spessore della “fuga” (giunto di
malta), il software è in grado di
calcolare anche il numero di elementi
“faccia a vista” necessari alla
realizzazione dell’intervento. Il
programma è gratuito e consultabile
sul sito www.fornace.unieco.it.
Ristrutturazione di un edificio a Milano
Il risultato formale ottenuto da questo
intervento di recupero, realizzato in
pieno centro di Milano (via Zenale),
ha consentito all’edificio di integrarsi
armoniosamente ed efficacemente con
le preesistenze architettoniche. La
radicale ristrutturazione, che ha visto i
locali interni trasformati in prestigiosi
appartamenti, uffici, laboratori e
negozi al piano terra (in tutto 2.500 m2),
è stata possibile nonostante la
significativa età dell’edificio (del
1901). All’esterno, oltre ai
risanamenti effettuati, si apprezzano i
nuovi prospetti affacciati su un
giardino, una corte aperta, a tutta
altezza, che accoglie le logge.
All’opposto, il fronte principale, su
strada, inquadra il corpo, con tetto a
due falde e marcapiani sporgenti,
restaurato e valorizzato nelle sue
sembianze canoniche classiche. Un
altro corpo di fabbrica, adiacente, si
distingue come una torre, i cui fronti,
in origine ciechi, si sono “aperti” e
“illuminati”, grazie anche alla nuova
finitura conferita alla facciata
realizzata in mattoni a vista, ora
valorizzati dalla tinteggiatura bianca,
che lascia intravedere la trama
originale della muratura in laterizio.
L’edificio dispone ora di un adeguato
isolamento termico dell’involucro e di
moderne soluzioni impiantistiche
(pompa di calore ad acqua di falda,
pavimenti radianti). Il progetto, opera
di Filippo Taidelli, con Piero Castellini
Baldissera, è stato recentemente insignito
del premio World Architecture
Award 20+10+X – 7th Cycle.
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PRODOTTI
a cura di Davide Cattaneo
Controllo
energetico
Cotto
pretrattato
Manto
impermeabile
Prodotti naturali
per bioedilizia
Per ridurre i consumi energetici e prevenire l’intervento per sovraccarico
dell’interruttore limitatore di corrente,
Ave ha brevettato e realizzato il nuovo
economizzatore domotico per la gestione e contabilizzazione dell’energia.
Punto di forza del nuovo dispositivo è
la possibilità di monitorare, oltre ai
consumi elettrici, anche i consumi di
acqua e gas, collegando l’economizzatore (53AB-ECO) ai contatori lancia
impulsi. I dati che ne risultano vengono successivamente riportati con un
corrispettivo economico (non fiscale)
visualizzabile attraverso un comodo ed
elegante touch screen. L’economizzatore è in grado di controllare fino a 8
carichi, o gruppi di carichi, grazie al
Nella collezione Terre Asolane, l’inimitabile fascino del “cotto” si riscopre in
una nuova linea di pavimenti per interni, caldi e preziosi, tutti nati dalle argille più pure e dalle mani sapienti dei
maestri artigiani di Industrie Cotto
Possagno. La naturalità, il calore, l’eleganza dell’argilla cotta si riscoprono in
pavimenti pensati per la vita moderna,
facili da posare e mantenere, perfetti
per arredare qualsiasi ambiente, ottenuti da lavorazioni nelle quali il rispetto dell’ambiente e la ricerca stilistica vanno di pari passo. Indispensabili in tutte le situazioni nelle quali si
desideri il dolce tepore del riscaldamento a pavimento, gli elementi in
“cotto” garantiscono una distribuzione
uniforme e costante del calore, grazie
all’inerzia termica della quale sono dotati naturalmente. L’argilla per la produzione del “cotto” Terre Asolane è
estratta da una cava ubicata fra le colline di Possagno (TV), in un sito unico
nel suo genere, vecchio di 40 milioni di
anni, caratterizzata da una limitata
Ecofil® è un manto impermeabile ad
alta traspirabilità composto da un foglio di poliolefine flessibili con struttura a micropori di spessore 0,4 mm.
La continua ricerca per migliorare il
prodotto ha portato alla realizzazione
di un nuovo manto, Ecofil® 05, con la
stessa struttura a micropori ma di spessore superiore (0,5 mm), alla quale è
stato accoppiato, su entrambe le facce,
un velo di polipropilene: il tutto allo
scopo di migliorare le caratteristiche
del manto: maggiore impermeabilità,
resistenza meccanica superiore e una
superficie antisdrucciolo. Ecofil® 04 ed
Ecofil® 05 sono prodotti con la stessa
materia prima ecologica, assolutamente atossici, e così leggeri (da 0,15 a
Naturcalce® Ruredil è una nuova linea
di prodotti ecosostenibili nati dall’esperienza e dalle competenze maturate
nello sviluppo e nella ricerca di materiali innovativi, sempre al passo con le
richieste di un settore in continua evoluzione. I prodotti sono a base di materiali inorganici naturali che associano una intrinseca eco-compatibilità
ambientale alla garanzia di eccellenza
e affidabilità nelle prestazioni dei prodotti finali, operando una perfetta sintesi fra tradizione e modernità. Le materie prime impiegate sono preparate e
sapientemente miscelate con l’esperienza di chi, da più di cinquant’anni,
opera nel settore dell’edilizia per fornire materiali di elevati standard qualitativi, con caratteristiche certe e costanti nel tempo.
Un’approfondita conoscenza nella
formulazione dei prodotti ha consentito di realizzare un perfetto adattamento delle ricette della tradizione
storica alle esigenze del cantiere moderno, soprattutto in termini di faci-
comando di attuatori domotici, in funzione della misura della corrente assorbita rilevata dal TA. Ad ognuno degli 8
gruppi di carichi (8 canali del sistema
domotico) viene assegnata una priorità
che ne determina l’ordine di distacco;
in questo modo, quando sopraggiunge
un sovraccarico, vengono scollegati i
carichi in base alle priorità assegnate,
per evitare l’intervento dell’interruttore limitatore di corrente. È inoltre
possibile vincolare l’attuazione di alcuni carichi in determinate fasce orarie, selezionate mediante un programmatore orario o settimanale esterno
opzionabile. Praticità di utilizzo, grazie
al comodo touch screen, potenza di
funzionamento e innovazione tecnologica, risultato dell’esperienza e della
ricchezza di soluzioni all’avanguardia
mirate a migliorare la sicurezza e il
comfort degli utenti finali, fanno del
nuovo economizzatore Ave la soluzione più efficiente per il risparmio
energetico.
Ave spa
via Mazzini, 75
25086 Rezzato (BS)
tel. 030 24981
fax 030 2792605
www.ave.it
estensione. È un’argilla preziosa formatasi per sedimentazione marina ad una
profondità media di circa 70 m e ha caratteristiche di refrattarietà e impermeabilità uniche. Gli elementi da pavimento della linea Antica Asolo presentano uno spessore maggiorato e bordi
irregolari, proprio come nel “cotto”
fatto a mano. La superficie ruvida e la
colorazione stonalizzata assicurano un
aspetto simile a quello delle case di
campagna della nobiltà veneziana.
Terre d’Asolo, dalla superficie dolcemente stonalizzata e irregolare, si
adatta con grande facilità a qualsiasi intervento, grazie alla duttilità d’impiego.
0,19 kg/m2) che, sia per la produzione
che per il trasporto, il consumo di energia è irrisorio rispetto a qualsiasi altro
telo tradizionale (membrane bituminose e sintetiche). La posa in opera si
effettua completamente a secco e la
connessione dei teli avviene senza l’uso
di solventi, mentre i residui di produzione vengono riciclati e riutilizzati
come materie prime. Il manto impermeabile si posa sopra il materiale isolante e comunque sempre sotto la struttura di ventilazione. La connessione dei
teli, i raccordi e i risvolti vengono sigillati con gli appositi nastri Tape 25 a
base di caucciù butilico. Per semplificare la posa in opera, il manto impermeabile è stato realizzato nella versione
Ecofil® 05 Integral, con striscia adesiva
integrata per la connessione dei teli che
garantisce la tenuta al vento e all’acqua
del sottotetto. La finitura antisdrucciolo del manto è stata studiata appositamente per consentire una maggiore
sicurezza per le maestranze di posa.
Industrie Cotto Possagno spa
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lità di lavorazione e di posa in opera,
requisiti indispensabili per garantire
un’applicazione a regola d’arte in tutte
le condizioni e con tutte le attrezzature
oggi disponibili in cantiere. La linea
Naturcalce® è composta da una
gamma completa di materiali per le lavorazioni tipiche sia delle nuove costruzioni che rispondono ai criteri
della bioedilizia, sia dei cantieri del restauro storico.
Tutti i prodotti (ben 18!) favoriscono
la salvaguardia dell’ambiente e della
salute delle persone e garantiscono
una perfetta omogeneità con i materiali dell’edilizia storica.
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PRODOTTI
pagine III-IV
Estetica, sicurezza
e facilità di posa
Sistema videocitofonico a 2 fili
Gestione flessibile
degli edifici
Sistemi
di ancoraggio
SanMarco-Terreal Italia presenta
Cotto Castello, la nuova linea di pavimenti in “cotto” particolarmente idonea per esterni e per l’arredo urbano:
luoghi soggetti all’usura del tempo, al
logorio dei passanti e alle azioni degli
agenti atmosferici e ambientali (viali,
marciapiedi, portici, giardini, cortili,
bordi piscina di ville, casali, agriturismi e hotel). I prodotti Cotto Castello
sono realizzati con una particolare
mescola di argille selezionate, dotate
di eccellenti proprietà fisiche e chimiche in grado di fornire ai laterizi un’elevata resistenza meccanica e al gelo.
Cotto Castello è disponibile in tre formati (Mattone 15x22,5x5 cm, nella
versione normale e bisellata, Listello
2Voice è un innovativo sistema videocitofonico sviluppato appositamente per
facilitare l’intervento degli installatori.
Grazie ad un cablaggio semplice e sempre uguale in qualsiasi tratta, 2Voice,
con soli 2 fili non polarizzati, è in grado
di soddisfare ogni esigenza, dalle funzioni base a quelle più articolate, e di
realizzare rapidamente impianti versatili in ville, condomini e grandi complessi residenziali. In caso di ristrutturazioni, il sistema non richiede la sostituzione dei cavi ma offre la possibilità
di utilizzare quelli esistenti, con un notevole risparmio in termini economici e
di tempo. La programmazione è agevole anche in presenza di un elevato numero di utenze. Il sistema, infatti, può
associare fino a 32 colonne con un massimo di 128 utenti per colonna, senza
dover ricorrere ad apparecchi o altri
componenti, ma utilizzando i dipswitch presenti sui dispositivi. Questo
fa sì che l’impianto possa essere messo
in funzione da un solo operatore.
2Voice consente di avere fino a 600 m
Well-contact Plus, il nuovo sistema Vimar per la completa gestione degli edifici, è la soluzione che permette un controllo costante dell’immobile. Si tratta
di un sistema unico di automazione che
gestisce via computer luci, temperatura, sicurezza, energia e accessi offrendo funzionalità e comfort in ogni
singolo ambiente all’insegna di uno
stile e di una tecnologia made in Italy.
Sviluppato su tecnologia KNX, Wellcontact Plus è un sistema flessibile, in
grado di crescere nel tempo aggiungendo in qualsiasi momento nuovi dispositivi; interoperabile, potendo integrare prodotti e sistemi delle aziende
aderenti a questo standard internazionale; integrabile, offrendo la possibi-
Uno degli errori progettuali più frequenti nell’impiego del paramento
esterno in laterizio faccia a vista è
quello dell’assenza di un efficace ancoraggio dei mattoni del rivestimento alla
struttura portante degli edifici o il loro
fissaggio alla parete interna del tamponamento, piena o a cassa vuota. I sistemi di ancoraggio stanno assumendo
sempre più rilevanza strutturale in
quanto, dal punto di vista dell’incolumità delle persone e del danneggiamento degli edifici, l’erronea progettazione potrebbe rappresentare un punto
debole della costruzione. Anche le murature faccia a vista, pur svolgendo una
funzione di semplice tamponamento,
devono soddisfare i requisiti di sicurezza; in particolar modo, devono essere verificate le loro connessioni alla
struttura, cioè i graffaggi e/o ancoraggi
al paramento interno. Grazie ad una
costante ricerca nei propri laboratori,
ottemperando a tutte le esigenze imposte dalle nuove normative, Unieco Laterizi ha realizzato particolari graffaggi
5x7,5x22,5 cm e Quadrotto 15x15x5 cm)
componibili tra loro per dar vita a infinite combinazioni formali, creando
tessiture dagli straordinari movimenti
cromatici. La finitura superficiale sabbiata, nella delicata colorazione Rosato Bizantino, come nella migliore
tradizione italiana, fa di Cotto Castello la scelta ideale dove qualità e
bellezza concorrono per spazi di arredo “non conventional”. Gli elementi
della collezione si posano con semplicità “a secco” su strato flessibile,
senza alcun bisogno di malta o collante, garantendo una manutenzione
agevole e facilitando il recupero e/o
riuso del materiale. Cotto Castello
può essere anche applicato con la posa
“umida” usando malte specifiche o
colle da esterno per pavimenti in
“cotto”. Cotto Castello offre elevate
performance attestate da 5 certificazioni che testimoniano un’eccezionale
resistenza al gelo, allo scivolamento,
agli acidi, alla rottura e all’abrasione.
SanMarco - Terreal Italia srl
strada alla Nuova Fornace
15048 Valenza (AL)
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di distanza tra la pulsantiera e il dispositivo interno per una estensione totale
dell’impianto fino a 27.200 m. L’affidabilità è totale anche per quanto riguarda le operazioni di manutenzione,
che possono essere eseguite a impianto
alimentato. Urmet Domus ha progettato 2Voice per renderlo adatto a gestire molteplici servizi e garantire
performance eccellenti, anche in termini di sicurezza e comodità. 2Voice è
infatti predisposto per la videosorveglianza: due telecamere di controllo
sono immediatamente collegabili ed è
possibile arrivare fino a 5 unità per ciascun posto esterno.
Urmet Domus spa
via Bologna, 188/c
10154 Torino
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lità di interfacciamento con programmi gestionali, con “sistemi monetica” per accedere a servizi e strutture
esterni convenzionati e, attraverso un
gateway standard KNX opportunamente configurato, anche con sistemi
che lavorano su altri protocolli, come
ad esempio quelli di termoregolazione
o illuminazione. Completamente coordinato esteticamente con le tre serie civili di Vimar – Eikon, Idea e Plana –
Well-contact Plus affianca ai già esistenti dispositivi da incasso (termostato, lettore trasponder e tasca porta
card) i nuovi dispositivi Konnex, appositamente sviluppati per rendere
l’interfaccia utente ancora più semplice
e accattivante. Eleganti touch screen
da 8 e 3 moduli consentono un’immediata e intuitiva supervisione del singolo ambiente, mentre i nuovi comandi KNX elettronici a due moduli
ospitano fino a 4 tasti indipendenti, intercambiabili, personalizzabili e con
retroilluminazione a LED integrata.
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ricavati da piatti in acciaio inox, tipo
AISI 304, che garantiscono una resistenza alla trazione superiore a 1,5 kN,
utilizzabili sia per i mattoni pieni che
semipieni. L’utilizzo dell’acciaio inox
previene qualsiasi problema di corrosione ed ossidazione una volta posto in
opera; la conducibilità termica di questo materiale è quasi l’80% in meno rispetto al normale ferro da costruzione.
Il sistema di graffaggio BSI, espressamente studiato per essere impiegato
con mattoni faccia a vista estrusi forati,
prevede che l’ancoraggio venga piegato
in cantiere, inserito nei fori dei laterizi
e, successivamente, fissato con malta.
Unieco Laterizi & Co
via Fosdondo, 55
42015 Correggio (RE)
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CIL138
PANORAMA
Bellezza e armonia della natura
Il Ferrone, marchio del gruppo Vivaterra, presenta la nuova collezione Aurea, disegnata dallo Studio Cardenas,
che esprime a pieno il connubio fra la
bellezza e la naturalità del “cotto” imprunetino e intende offrire una gamma completa di pavimenti, rivestimenti e complementi sia per interni,
sia per esterni, in grado di donare agli
spazi il calore di un materiale antico,
ripensato per ambienti raffinati e contemporanei. La collezione nasce dall’incontro tra storia, tecnologia e natura, tutti elementi già presenti nel
“cotto”, reinterpretati in Aurea in
chiave moderna, per racchiudere, in
quello che è possibile considerare un
nuovo materiale, tutta l’importanza
della tecnica e della tradizione. I for-
a cura di Davide Cattaneo
mati riprendono le proporzioni adottate per realizzare a Firenze le più belle
opere d’arte e d’architettura del Rinascimento. Proprio a partire dal Rinascimento, la “sezione aurea” acquista
il crisma della bellezza estetica, rappresentando l’elemento proporzionale
analogico tra la figura umana e la natura oggettiva. Questo concetto di
perfezione ha un legame forte e diretto
con la natura, natura che oggi va preservata, e che necessita di prese di posizione e azioni intorno responsabili.
Sostenibilità e attenzione all’ambiente
sono infatti gli altri pilastri fondamentale su cui si basa la nuova collezione,
temi che caratterizzano tutte le tecnologie e i processi produttivi di Vivaterra. Il “cotto” è di per sé un materiale naturale e perciò, per sua stessa
natura, sostenibile perchè derivato
semplicemente da acqua, terra e
fuoco. Vivaterra è un’azienda che possiede la cava di estrazione dell’argilla e
lo stabilimento di produzione vicini,
nello stesso sito, e questo permette una
riduzione quasi totale dei trasporti,
che influiscono sensibilmente sull’inquinamento. Tutti gli scarti di produzione vengono riutilizzati e riciclati nel
processo produttivo successivo. L’acqua piovana viene raccolta da particolari vasche di contenimento e utilizzata nella produzione del “cotto”.
Inoltre, Vivaterra contribuisce alla sostenibilità della natura anche grazie
alla riqualificazione dei terreni utilizzati mediante l’inserimento di nuove
piantagioni di specie vegetali. In anteprima, al Cersaie 2010 Il Ferrone ha
presentato la gamma di pavimenti che,
per la vasta varietà di formati, finiture
e colori, si prestano ad una progetta-
zione articolata, destinati a diventare i
protagonisti di interni ricercati. Lo
sviluppo della collezione prevede che
il “cotto” sia utilizzato anche come rivestimento delle pareti: un’assoluta
novità che permette di raggiungere effetti estetici che valorizzano lo spazio
in genere, dove piani orizzontali si intersecano con piani verticali senza soluzione di continuità. La completa
progettazione di ogni singolo elemento della collezione ha avvicinato
un materiale come il “cotto” al mondo
del design. Forte della ricerca e della
sua tradizione, questo materiale si è
prestato ad una nuova lettura in
chiave contemporanea, mostrando
tutta la sua naturalezza e capacità nel
rivestire ambienti raffinati e decisamente attuali. Le tonalità tradizionali
del “cotto”, nella collezione Aurea,
vengono modificate mediante l’introduzione di sfumature per offrire elementi che vanno dall’ocra all’arancio,
al rosso, o per passare direttamente ad
un materiale completamente rinnovato nei pigmenti dell’impasto, con
inedite tonalità di grigio.
Il Ferrone - Vivaterra spa
via Provinciale Chiantigiana, 36
50022 Greve in Chianti (FI)
tel. 055 85901
fax 055 8590354
www.ilferrone.it
[email protected]
CIL138
PANORAMA
pagine V-VI
La storia “rivive”
con Vivo
L’edificio monofamiliare è localizzato
a margine dell’abitato di Langhirano,
sulle prime colline parmensi, all’interno di un contesto generalmente
agricolo caratterizzato dalla presenza
di costruzioni aventi connotazioni e
valenze storiche, tipologiche e architettoniche di pregio. La nuova costruzione deriva la propria matrice compositiva proprio dall’architettura rurale più significativa presente nella
zona, contraddistinta da una precisa
tipologia con particolari caratteristiche strutturali e d’uso, da cui trarre il
suo valore semantico, e attraverso le
quali richiamare significati culturali,
economici e tecnici. Lo sforzo progettuale si è rivolto ad una ricerca che, in
chiave contemporanea, consentisse,
da un lato, di non cadere nella riproposizione retorica di un passato ormai
perduto e, dall’altro, di mantenere
viva una memoria che appartiene a
quel territorio e in cui tutti si riconoscono. L’interpretazione di alcune regole compositive, geometriche e proporzionali, ha costituito per i progettisti un percorso che ha fornito loro la
chiave di lettura tipo-morfologica da
cui è scaturita l’idea di progetto. In
questo senso, appaiono espliciti i riferimenti per la forma e i contorni della
facciata, con l’evidente richiamo della
suddivisione in tre parti: quella centrale più alta, con due falde inclinate a
capanna; le due accanto simmetriche,
leggermente ribassate. Il doppio porticato laterale è stato “configurato” secondo gli stilemi tradizionali, in cui il
taglio inclinato dei porticati viene ripreso nella parte vuota della muratura, così come i pilastri “alti” di contorno della muratura stessa che richiamano quelli dei portici tradizionali. Le
aperture collocate nella parte centrale
richiamano le bucature circolari degli
edifici esistenti, mentre il mattone a vista, listato per sottolineare il richiamo
di modanature e cornici, è proprio
delle costruzioni rurali storiche. Anche la separazione tra edificio accessorio ed edificio principale (tipica dell’organizzazione degli insediamenti
agricoli, i cosiddetti pro-servizi, spesso
raccolti in un unico piccolo volume),
viene qui ripresa mediante la realizzazione del corpo autorimesse, adiacente
ma separato da quello residenziale.
La scelta di “arcuare” il fronte princi-
pale verso valle nasce dalla volontà di
recepire, di “accogliere” il paesaggio
verso l’edificio, con l’intento di rendere, quindi, più armonico il rapporto
tra costruito e ciò che lo circonda.
L’impiego del mattone a vista, della serie Vivo Laterizi San Marco, di colorazione giallo, è utilizzato come paramento esterno di una stratigrafia più
complessa, che consta di rivestimento
in laterizio, strato di ventilazione, isolamento termico e parete di supporto
interna. L’involucro così realizzato ha
un notevole effetto positivo sulle condizioni di benessere interno e sui consumi energetici, grazie all’inerzia termica dovuta alla massa dell’involucro.
Proprio quest’anno, SanMarco si appresta a festeggiare i dieci anni di produzione e commercializzazione di
Vivo, un prodotto che ha introdotto
una rivoluzione nel campo del “faccia
a vista”: un esclusivo processo produttivo permette, infatti, di disarmare
l’argilla dallo stampo senza utilizzare
la sabbia, creando una superficie liscia
e lineare, che esalta i naturali riflessi
del “cotto”.
SanMarco - Terreal Italia srl
strada alla Nuova Fornace
15048 Valenza (AL)
tel. 0131 941739
fax 0131 959733
www.sanmarco.it
[email protected]
CIL138
PANORAMA
Tegole fotovoltaiche
Industrie Cotto Possagno ha realizzato
una nuova gamma di coppi e tegole che
unisce le funzionalità classiche dell’argilla cotta alla moderna tecnologia fotovoltaica, mantenendo pressoché immutato l’aspetto estetico del manufatto. Il
risultato è un prodotto dalle straordinarie caratteristiche, del quale non vengono modificate, né alterate, le proprietà
di volano termico tipiche del “cotto” e
neppure quelle dei canali di deflusso:
• laterizio: vengono utilizzate argille
speciali per produrre elementi con
spessore maggiorato, garantiti 30 anni
(se posate secondo le specifiche norme
UNI), che consentono la formazione di
un canale di ventilazione naturale tra
modulo e tegola in modo da garantire
un maggior raffrescamento estivo della
a cura di Davide Cattaneo
cella (minor temperatura implica maggior rendimento);
• assemblaggio: viene effettuato con
mastice Torggler Chimica in grado di
uscire indenne dalle prove di invecchiamento eseguite con 200 cicli termici;
• fotovoltaico: sono impiegati moduli
di celle al silicio monocristallino Apollo Japan, con scatola water proof TUV
e diodo di bypass.
L’intero sistema è certificato secondo
quanto previsto da ICMQ 9001,
RINA 14001, CE, EN 61215, EN
61730 e TUV. Il prodotto “fotovoltaico” viene presentato in due modelli,
tegola squadrata e coppo, entrambi
antichizzabili con polveri di ossido
perenni, al fine di consentire una totale integrazione con le coperture esistenti. Grazie al diodo incorporato, il
sistema è esente dal problema di
ombre rotanti dovute a camini, antenne, depositi di foglie, ecc. Tutte le
stringhe sono monitorabili via wireless grazie al display da tavolo opzionabile; inoltre, nel caso in cui un
modulo dovesse accidentalmente guastarsi, non è necessaria la sua sostituzione dato l’apporto minimo del singolo elemento al sistema che viene
disinserito dalla stringa di appartenenza. Eventuali sostituzioni, comunque, non richiedono la presenza di
personale specializzato (grazie agli
innesti rapidi multi contact, l’operazione risulta facile e rapida). Poiché
nessun foro (e/o vasca) viene eseguito
per l’applicazione, non si creano ponti
termic; non si generano problemi di
infiltrazione; i canali di deflusso
acqueo sono sempre liberi; non s’interrompe la microventilazione sotto
tegola e, infine, la massa argillosa, così
importante per lo sfasamento dell’onda termica, rimane costante su tutta la
superficie. Inoltre, i tempi di posa
degli elementi fotovoltaici sono assolutamente invariati rispetto a quelli
dei prodotti standard. Tutt’altro che
secondario è il vantaggio di poter
integrare il sistema in una copertura
esistente, sostituendo solo i metri quadrati interessati, senza dover ricorrere
ad ulteriori costose opere di impermeabilizzazione perimetrali. A Castelfranco Veneto, Industrie Cotto Possagno ha completato la fornitura e la
posa della copertura in laterizio (1248
tegole suddivise in 16 stringhe), ancorata e ventilata con integrato un
impianto fotovoltaico da 6kWp in
totale. Nel dettaglio, dei complessivi
134 m2 della falda sud sono stati posati 12 m2 di tegole standard e 122 m2 di
tegole fotovoltaiche (della serie VL
rosata), il tutto fissato con viti su supporti aluzincati, griglia antivolatile e
colmo microventilato a norme UNI.
Industrie Cotto Possagno
via Molinetto, 80
31054 Possagno (TV)
tel. 0423 9205
fax 0423 920910
www.cottopossagno.com
[email protected]
CIL138
PANORAMA
pagine VII-VIII
Frangisole in “cotto” per la “Nuova
Stazione Tiburtina” a Roma
Un cantiere in pieno sviluppo, un progetto complesso e articolato dall’iter
difficile e travagliato a causa della
straordinaria importanza che riveste
all’interno del tessuto urbano della capitale: la realizzazione della “Nuova
Stazione Tiburtina” rappresenta, infatti, per la città di Roma l’occasione
di implementare il complesso delle rilevanti opere pubbliche e di sviluppare, contemporaneamente, le condizioni per la realizzazione di una nuova
centralità urbana, in grado di riconnettere spazialmente due quartieri storicamente separati dal tracciato ferroviario. Il progetto dello Studio ABDR
Architetti Associati prevede una stazione a ponte, che è anche un grande
boulevard urbano (oltre 300 metri di
“passeggiata” sui binari!), che consentirà la riconnessione tra il quartiere
Nomentano ed il Parco urbano di Pietralata. Proprio in quest’ottica, si è sviluppata la proficua collaborazione tra
i progettisti e Sannini Impruneta, a
consolidare un rapporto avviato ormai da tempo che, proprio in questo
contesto, raggiunge la piena maturità
di risultati grazie alla conferma dell’estrema flessibilità dell’azienda e alla
capacità di tradurre in sistemi pensati
ad hoc le specifiche esigenze progettuali. La costante collaborazione in
fase di sviluppo del progetto tra Sannini e lo Studio ABDR ha consentito di
mettere a punto un sistema di schermatura dei volumi sotto forma di frangisole fissi in “cotto” che si interpongono tra le superfici e l’esterno. La
scelta di un sistema di questo tipo è
stata indirizzata da diversi fattori, sia
estetici che funzionali. La definizione
della tipologia di schermatura e del
materiale utilizzato è stata poi determinata dalla volontà di definire un involucro “non eccessivamente high
tech”, che fosse in grado allo stesso
tempo di adeguarsi alle caratteristiche
degli elementi portanti e di relazionarsi con un contesto urbano nel quale
la tradizione del “cotto” romano conserva ancora un ruolo prioritario. Una
“pelle” in laterizio così strutturata ha
consentito ai progettisti di sviluppare
il tema di una facciata continua in
grado di inglobare, in un unico disegno, gli elementi e i volumi del nuovo
intervento con i frammenti delle preesistenze, spesso vincolate come nel
caso del palazzo CEI. Sannini ha fornito per la “Nuova Stazione Tiburtina”
due elementi in “cotto” differenti: il
primo, dalla sezione quadrata (5x5 cm),
già in produzione; il secondo, completamente nuovo e sviluppato ad hoc per
il progetto, costituito da un elemento
a “L” (12x10x5 cm di spessore) che,
opportunamente montato sulla struttura, determina una texture inedita generata proprio dall’alternanza di linee
parallele a differente distanza una dall’altra. L’aggetto generato dalla forma
di ciascun listello proietta un’ombra
sulla superficie retrostante dell’elemento facendo vibrare la superficie e
arricchendo la tonalità di fondo di sfumature variabili nel corso della giornata. I listelli, realizzati con colorazione in pasta dalla tonalità tabacco/antracite, vengono ancorati ad
una trama leggera in alluminio per
comporre pannelli di 2x8 m che vanno
poi a sovrapporsi alla sottostante
struttura primaria in acciaio.
Sannini Impruneta spa
via Provinciale Chiantigiana, 135
50023 Ferrone - Impruneta (FI)
tel. 055 207076
fax 055 207021
www.sannini.it
CIL138
IN PRIMO PIANO
pagine IX-XII
LUÍS MARTÍNEZ SANTA - MARÍA
27 alloggi di edilizia economica
e popolare a Mocejón (Toledo),
Spagna
Il progetto di Mocejón – che, nel 2009, ha vinto il premio biennale
di Arquitectura con Ladrillo, promosso da Hispalyt (Asociación Española
de Fabricantes de Ladrillos y Tejas) –, a prima vista, può sembrare un’opera
alla moda, realizzata da chi si è preoccupato principalmente dell’aspetto estetico.
In realtà, analizzando con attenzione i disegni e leggendo la relazione e le interviste rilasciate, diventa evidente che dietro questo lavoro si nasconde un ragionamento sincero che va oltre la singola opera e riguarda aspetti importanti
della professione: quelli compositivi, la quasi impossibilità di trovare nuovi tipi
abitativi di edilizia economica-popolare rispetto alla legislazione e ai presupposti
economici; quelli filosofici, cercando di assegnare ex novo un “valore” (non
economico, beninteso) a case progettate in economia. Tutto ciò fa dell’opera,
situata nella provincia di Toledo, un “caso” molto interessante e unico.
I 27 alloggi promossi dalla Junta de Castilla-La Mancha sono stati divisi in 2
lunghe file di case a schiera, alte 2 piani, poste di fronte ad una grande area
verde situata a nord dei confini cittadini. Anche se il tema porta inevitabilmente verso una standardizzazione dell’opera, il progettista madrileno ha cercato
di romperne la monotonia con originali accorgimenti tipologici e tecnici.
Proprio per evitare un’immagine ripetitiva di case seriali, i fronti non presentano porte d’entrata agli alloggi tipo (3 camere da letto, soggiorno, 2 bagni,
cucina, lavanderia, ripostiglio e scale). Ad essi si accede attraverso 6 (per fila)
passaggi che conducono nei 2 patii privati (uno per appartamento). L’entrata si
colloca deliberatamente nella zona centrale della cellula, per evitare la perdita
dei pochi m2 in aree distributive, ma il resto della pianta non può evitare una
logica “classica” con la separazione tra la zona giorno (piano terra) e notte
(primo piano). I fronti nord privi di porte, insieme ad un’unica lunghissima
finestra a nastro del piano superiore, rendono difficile l’individuazione visiva
della lunghezza di un alloggio; questo perché, secondo le parole del progettista, “non misura veramente molto”. Sul retro (sud), dove ogni casa è fornita di
un giardino e una terrazza, il fronte presenta un aspetto più tradizionale, ravvivato dai volumi dei locali interni, dalle falde del tetto e dai muretti di divisione tra le singole unità. Alle estremità delle due file di case a schiera (13
alloggi a nord e 14 a sud) sono situate unità più grandi (con 4 camere da letto,
in 3 casi) e un alloggio per persone diversamente abili; si tratta di variazioni
tipologiche che, con volumetrie diverse, definiscono le parti finali del complesso.
Tra le 2 file parallele, ma orizzontalmente sfalsate tra loro, è situata una fascia
di box per tutti i condomini. In sezione, ogni casa è caratterizzata da una
copertura spezzata in 2 falde, discendenti verso sud e non congiunte in cima.
Il fronte nord presenta la parte superiore a sbalzo, molto più alta rispetto al
basamento e con un particolare originale: i mattoni sono stati posati seguendo
un disegno “ondoso” (evitando le sovrapposizioni regolari), un po’ come i
campi di grano della Castilla. Questo motivo, insieme alle lunghe fenditure
delle finestre e ad altri particolari, contribuisce a conferire al complesso un
aspetto astratto, fortemente cercato dal progettista, attribuendo allo stesso
quel “valore” in più che nessuno gli potrà mai togliere.
Progetto
Luís Martínez Santa-María
Collaboratori
Rafael Prieto Arévalo, María Paz Bartolomé Guijarro, Pedro
Magro de la Plaza, Alfredo Baladrón Carrizo, Virginia Navarro
de la Flor (architetti); Manuel Iglesias Velasco (geometra)
Struttura e impianti
Enrique Martínez y Félix Aramburu, Gea sl
Committente
Gicaman, Junta de Castilla-La Mancha
Cronologia
2002-09, progetto-fine lavori
Fotografie
Roland Halbe
Testo
Igor Maglica
Dettaglio del fronte ovest, con la fila delle case più a nord e i box.
Planimetria generale.
Nella pagina a fianco: particolare del fronte nord, con una delle
entrate nei patii privati.
CIL138
IN PRIMO PIANO
pagine XIII-XVI
BRUNO STOCCO
Recupero architettonico
e funzionale della ex fornace
Morandi a Padova
Il recupero di beni architettonici inerenti all’archeologia industriale è un tema
sempre più importante nella tipologia contemporanea degli interventi edilizi,
sia per l’argomento che tratta (il recupero della “memoria collettiva” di una
parte della città), sia perché rappresenta un’occasione progettuale eccezionale,
in cui è consentito sperimentare con una certa libertà il rapporto tra il vecchio
e il nuovo in architettura.
Qui di seguito è illustrato il progetto di recupero architettonico e funzionale
della fornace Morandi. Costruita a Padova, nel 1898, dalla famiglia Morandi,
caratterizzò per un lungo lasso temporale (fino al 1981, anno di cessione dell’attività) il paesaggio del quartiere Arcella. In seguito ai danni materiali subìti
(crollo della copertura e dei solai, lesioni alle strutture), nel 2008, si decise di
intervenire cercando di recuperare il manufatto edilizio. Come nuova funzione
gli fu assegnata quella del polo economico e commerciale per farlo diventare
un punto strategico di tutta la città, grazie anche alla sua ottima ubicazione,
vicino alle uscite autostradali, ai parcheggi pubblici e alla recente fermata del tram.
Come conformazione volumetrica, il nuovo complesso, a sviluppo rettangolare, può essere suddiviso in 3 parti: quella principale, a ovest, alta 4 piani; il
volume “tecnico” sul fronte nord; il corpo laterale a est.
È il corpo a ovest la parte più distintiva della struttura, con il forno, la ciminiera e l’entrata principale posizionati sul fronte sud. Inoltre, avendo una
profondità del corpo di fabbrica “doppia”, presenta l’episodio più suggestivo
e, in qualche modo, “riassuntivo” dell’intervento: lo “svuotamento” realizzato
nella parte centrale del volume, in corrispondenza degli ultimi due piani. In
questo spazio, lungo e stretto, nato per esigenze funzionali (illuminazione dei
locali posti lungo i perimetri esterni), un cortile a cielo aperto raccoglie al centro i “resti archeologici” dell’ex fornace (i pilastri restaurati e la parte della
ciminiera che a questa quota passa dalla sezione quadrata a quella circolare).
Intorno corrono due piani di fronti realizzati con grandi vetrate “moderne”
cadenzate dalle suddivisioni bianche dei serramenti.
Sul lato nord è addossato un involucro “tecnico” adibito ai locali per gli
impianti, per il personale e per i collegamenti verticali. Il nuovo contenitore
dichiara fieramente la sua presenza e la funzione estranea alla logica compositiva del passato, con il rivestimento in doghe di zinco-titanio fissate ad una
struttura metallica indipendente staccata dalla muratura originaria in laterizio.
Il volume lineare collocato a est, alto 3 piani, presenta un disegno regolare
scandito dal ritmo dei pilastri in mattoni e dalle tamponature di superfici
vetrate. L’organizzazione spaziale interna è libera e regolare, come accade negli
organismi di questo tipo, ad eccezione della parte con la nuova scala (in vetro
e acciaio, appesa tramite tiranti) e gli ascensori in c.a. Si tratta di un innesto di
matrice espressionista dentro un complesso ottocentesco (con la ciminiera alta
50 m, il forno e i fronti in laterizio recuperati), ma il contrasto che genera è
contemporaneo e vivace.
Progetto e D.L.
Bruno Stocco
Collaboratori alla progettazione architettonica
Giovanni Rizzi con Giulio Stocco, Valentina Vedovato, Diego Stocco,
Valentina Cadamuro, Alessandro Schievano, Claudia Borsato
Struttura | Collaudo statico
Mario Fiscon | Giuseppe Pantuso
Impianti
elettrico: Davide Mattivi - Kite srl (progetto), S.I.E.L.V impianti srl
(realiz.); termotecnico: Alessandro Nicoli - Studio Trevi srl (progetto),
S.I.E.L.V impianti srl (realiz.)
Impresa
Edilbasso spa
Cronologia
2007-10, inizio - fine lavori
Fotografie
Paolo Mazzo, F38F
Testo
Igor Maglica
Sezione trasversale e veduta del modello (rivolto verso nord).
Nella pagina a fianco: dettaglio del fronte ovest.
CIL138
FOCUS
Fotovoltaico integrato
e soluzioni innovative
Il grande sviluppo dell’energia solare fotovoltaica sta interessando in modo significativo anche l’Italia. Si tratta di un
incremento non solo di tipo quantitativo, ma anche qualitativo, grazie soprattutto alla disponibilità di soluzioni
molto avanzate, sia a livello tecnologico che architettonico.
L’accresciuta sensibilità nei confronti di un più razionale uso delle risorse energetiche e la grande attenzione nei
confronti dell’ambiente hanno portato alla nascita di una “cultura energetica” che ha finito per influenzare anche il
settore edile. L’edificio non è più concepito come un elemento passivo, molto dispendioso dal punto dei consumi
necessari per assicurarne funzionalità e comfort, bensì come strumento di produzione diretta di energia, per soddisfare le richieste in termini di autosufficienza. Per questo, la progettazione dei nuovi edifici “energeticamente intelligenti” viene eseguita sempre più secondo criteri bioclimatici e con l’integrazione di sistemi per la generazione di energia
rinnovabile.
Oltre alle comuni realizzazioni di coperture fotovoltaiche, costituite da moduli solari di tipo standard, sempre più
frequenti sono gli impianti di captazione dell’energia solare integrati negli edifici, che rappresentano finalmente il giusto modo di produrre energia “alternativa”, coinvolgendo, inevitabilmente, nel cambiamento non solo i progettisti, e
gli studi di architettura e ingegneria, ma anche enti pubblici, aziende e singoli cittadini.
Oggi giorno, facciate, tetti o altri tipi di coperture fotovoltaiche consentono di disporre di quantità anche ragguardevoli di energia elettrica da fonte rinnovabile, con conseguenti risparmi economici e, nello stesso tempo, testimoniano, in modo anche evidente, una sempre più diffusa “sensibilità ambientale”. Non è infatti un caso che questi
sistemi vengano spesso installati nei
palazzi degli uffici di società che
vedono nel fotovoltaico un ottimo
mezzo per “elevare” l’immagine
dell’azienda.
Integrazione architettonica
Gli impianti fotovoltaici connessi
alla rete elettrica, come noto, rappresentano una fonte integrativa
considerevole, in quanto possono
fornire un significativo contributo,
di entità diversa a seconda della
loro dimensione e del bilancio elettrico globale dell’edificio.
L’inserimento dei moduli fotovoltaici nelle coperture e nelle facciate è
strettamente correlato alla natura
distribuita della fonte solare e presenta diversi vantaggi.
Eden Park. Centro per la sostenibilità, UK.
Se l’impianto è parte integrante
dell’edificio, i costi della sua struttura di supporto e del terreno su
cui insiste sono ovviamente già coperti. Nel caso di tipologie di integrazione legate anche a soluzioni bioclimatiche,
come i sistemi di ombreggiamento e le facciate ventilate, un componente costruttivo per la captazione fotovoltaica
può anche incidere direttamente sulla riduzione dei costi di gestione termica dell’edificio, ad esempio, per il raffrescamento artificiale.
Nel campo dell’integrazione architettonica dei sistemi fotovoltaici, negli ultimi anni si sta facendo strada una
concezione evolutiva del loro impiego, finalizzata a recuperare, sotto forma di calore, la frazione di radiazione solare
incidente sui moduli, ma non convertita in elettricità, da impiegare all’interno dei fabbricati. Si parla, allora, di sistemi ibridi fotovoltaici-termici, pensati per la cogenerazione di elettricità e calore da fonte solare.
Recenti studi e sperimentazioni, svolti con l’obiettivo di fornire una soluzione ottimale e simultanea a queste problematiche, hanno consentito recentemente di disporre di moduli ibridi (fotovoltaico e termico) con costi competitivi,
in grado di essere utilizzati come sistemi integrati negli edifici, la cui applicazione dovrà essere studiata e progettata
in modo tale da ottenere i maggiori vantaggi possibili. È proprio all’inizio, nella fase di progettazione, che è opportuno valutare attentamente se ci sono le condizioni favorevoli per la loro applicazione, quali le più adatte condizioni
macro e microclimatiche, la presenza o meno di ostruzioni fisiche che possano ostacolare la radiazione solare. Il fotovoltaico dovrà quindi essere parte dell’idea iniziale del progetto e dovrà essere in grado di rispondere sia alle esigenze
estetiche formali, sia a quelle più strettamente legate a funzioni e prestazioni dell’edificio.
È evidente come la sostituzione del materiale da costruzione con un prodotto dotato di caratteristiche fotovoltaiche consenta di dedurre il valore del primo dal costo totale dell’impianto di captazione.
Posizionamento
Le caratteristiche del sito influiranno sul progetto e determineranno in modo sostanziale dove e come inserire un
sistema fotovoltaico nell’edificio. In aree urbane ad alta densità, particolare attenzione dovrà essere posta per evitare
le ombre proiettate da edifici vicini sulla superficie dei moduli fotovoltaici, che portano inevitabilmente alla diminu-
Conto energia 2010
Il decreto relativo al cosiddetto “Conto Energia” ha notevolmente incentivato l’uso
del fotovoltaico integrato,
perché ha finalmente indirizzato committenti, tecnici e impiantisti a valutare questa
particolare tecnologia non
solo come un impianto ma anche come un vero e proprio
componente da costruzione.
Secondo l’International Solar
Energy Society, in Italia, entro
il 2040, il fotovoltaico garantirà il 24% dell’energia globale. L’obiettivo del governo
italiano è di arrivare nel 2016 a
3 mila megawatt prodotti
(fonte Sole 24 ORE). Le previsioni per il futuro sono molto
ottimistiche: nonostante la
crisi economica e l’incertezza,
si prevede che il mercato mondiale del fotovoltaico raggiungerà 22 GW entro il 2013.
Il 12 luglio 2010, la Conferenza
Stato-Regioni ha approvato
l'ultima bozza del “Conto
Energia” che regolerà l'erogazione delle tariffe incentivanti
per la produzione di energia
elettrica da impianti fotovoltaici per il triennio 2011-2013.
Il nuovo decreto entrerà in vigore il primo gennaio 2011 e
varrà sino a tutto il 2013; in
particolare, le linee guida per
l’attuazione dell’Art. 12 del
D.Lgs. 387/2003 riguarderanno le modalità per il rilascio dei permessi a costruire
gli impianti a fonte rinnovabile
in modo da fare chiarezza sui
sistemi autorizzativi.
Tra le novità, rispetto al precedente decreto, è da segnalare
la divisione degli impianti in
diverse classi di potenza con
incentivi decrescenti: da 1 a 3 kW,
da 3 a 20 kW, da 20 a 200 kW,
tra 200 e mille kW, da mille a
5 mila kW, oltre 5 mila kW.
Nel corso del 2011, sono previste tre variazioni di tariffe con
un calo del 6% ogni quadrimestre; la diminuzione finale
sarà del 18% rispetto ad oggi e
scenderà ancora del 6% l’anno
sia nel 2012 che nel 2013. La
potenza complessiva incenti-
CIL138
FOCUS
pagine XVII-XVIII
zione dell’efficienza del sistema. È per questo motivo che sono
le superfici più alte ad essere le più adatte a ospitare i moduli,
perché sono le meno soggette a questo tipo di inconvenienti.
Anche negli impieghi su facciate verticali, orientate ad est ed
ovest, i moduli fotovoltaici possono funzionare bene anche con
angoli vicini ai 90°, con una resa pari a circa il 60% rispetto a
quella ottimale assicurata da un orientamento a sud.
Tipologie di integrazione
Prima di iniziare la progettazione di un sistema fotovoltaico da
integrare in un edificio, è molto importante analizzare ogni
possibile soluzione di applicazione, determinandone l’impatto
sull’intero bilancio energetico e l’efficienza energetica del complesso nel suo insieme. L’integrazione dei sistemi fotovoltaici in
un organismo edilizio può essere classificata in due modi
sostanzialmente diversi: nelle ristrutturazioni e negli edifici di
nuova costruzione. Le diverse applicazioni dei sistemi fotovoltaici possono poi avvenire sulle facciate, sui tetti piani e inclinati, come elementi di protezione e controllo solare. Le tecnologie che consentono una buona integrazione dei sistemi fotovoltaici devono, inoltre, essere in grado di fornire risposte efficaci
in termini di estetica, resistenza agli agenti atmosferici, tenuta
al vento e facilità di manutenzione.
Impianto a celle colorate a Barcellona - Schott
Solar Iberica (foto: I Hagemann).
Ventilazione dei moduli
La temperatura dei moduli fotovoltaici dovrebbe essere tenuta
sempre al di sotto di determinati valori in modo da ottimizzarne l’efficienza. Ciò può essere fatto in diversi modi; ad esempio,
assicurando una idonea ventilazione attraverso bocchette di
aerazione, oppure utilizzando sistemi di ventilazione dell’edificio: per tale motivo, le facciate ventilate risultano molto idonee
all’applicazione del fotovoltaico.
vabile, che ora è di 1.200 MW,
arriverà a 3 mila. Inoltre, si aggiungeranno altri 200 MW per il
fotovoltaico a concentrazione e
300 MW per gli impianti integrati con caratteristiche innovative. Nel nuovo decreto non è
più presente la definizione degli
impianti “non integrati”, “parzialmente integrati” ed “integrati”: ora le categorie si dividono in “altri impianti” e “impianti realizzati su edifici”. Vengono individuati anche dei
premi del 5% in base alle aree
in cui sorge l’impianto (discariche, cave, ex aree industriali,
siti da bonificare) e se installato in sostituzione di coperture in “eternit”.
Altre novità del nuovo “Conto
Energia” sono, innanzitutto, all’art. 3, ove vengono fissati gli
obiettivi ed i limiti massimi di
potenza elettrica cumulativa incentivabile. In particolare, l’obiettivo di potenza fotovoltaica
cumulata da installare entro il
2020 viene stabilito in 8.000 MW
(attualmente è poco superiore a
1.000 MW), mentre viene fissato un tetto di 3.000 MW di potenza fotovoltaica incentivabile,
a cui si possono sommare:
• 200 MW per impianti integrati;
• 150 MW per gli impianti a concentrazione (cioè che concentrano la radiazione solare su
celle fotovoltaiche).
Riuso del calore prodotto dai moduli
Mentre nei periodi caldi dell’anno è necessario dissipare all’esterno il calore di ritorno dei pannelli fotovoltaici, questo invece può essere riutilizzato nelle stagioni fredde per riscaldare l’edificio.
A tale scopo, possono essere adottate diverse tecnologie, tra le quali l’uso di condotti di aerazione che spostano
l’aria calda da una parte all’altra della costruzione; oppure il calore può essere impiegato per trasmissione diretta sull’involucro edilizio e reimmesso nei sistemi di riscaldamento sia di tipo passivo che attivo.
Certi pannelli incorporano una serpentina di tubi collegata alle condutture di
acqua calda: il calore prodotto dalle celle
viene così ceduto all’acqua utilizzata per
A
B
uso domestico, oppure viene impiegato per
realizzati in data
realizzati in data
riscaldare gli ambienti in inverno. Si sfrutta
successiva al
successiva al
così una quantità di energia che altrimenti
21/12/2010 ed
30/04/2011 ed
andrebbe persa e, contemporaneamente, si
Intervallo
entro il 30/04/2011
entro il 31/08/2011
abbassa la temperatura del modulo fotodi potenza
realizzati
altri
realizzati
altri
voltaico aumentandone l’efficienza.
sugli edifici
impianti
sugli edifici
impianti
C
realizzati in data
successiva al
31/08/2011 ed
entro il 31/12/2011
realizzati
sugli edifici
altri
impianti
kW
€/kWh
Elementi di rivestimento
1)P)3
0,401
0,358
0,390
0,345
0,380
0,333
In alcuni casi, l’integrazione del fotovoltaico in edilizia può essere ottenuta diretta3<P)20
0,372
0,334
0,357
0,319
0,342
0,304
mente attraverso gli elementi di rivestimen20<P)200
0,353
0,315
0,338
0,300
0,323
0,285
to dell’edificio. II modulo fotovoltaico può
200<P)1.000
0,348
0,304
0,331
0,285
0,314
0,266
essere utilizzato, ad esempio, in sostituzioP>1.000
0,337
0,298
0,316
0,277
0,295
0,257
ne di lastre in pietra naturale, o di componenti metallici, o di qualsiasi altro materiaFasce di potenza e tariffe incentivanti in funzione del periodo di realizzazione dell’impianto.
le impiegato all’esterno.
I moduli dovranno necessariamente
In pratica, per un impianto di
poggiare sulla stessa sottostruttura concepipiccole dimensioni posto comta per il sostegno del rivestimento e, possibilmente, avere le stesse dimensioni e le stesse caratteristiche di resistenza
planare alla copertura di pomeccanica e agli agenti atmosferici. Questo tipo di intervento prevede di utilizzare ampie superfici sulla facciata sud.
tenza compresa tra 1-3 kW, si ha
Al fine di ottenere la migliore integrazione architettonica possibile dei sistemi fotovoltaici negli edifici e ridurre al
una riduzione della tariffa di
minimo la manutenzione degli impianti, è necessario utilizzare materiali facili da mantenere e resistenti ad ambienti
chimicamente aggressivi.
CIL138
FOCUS
Tegole fotovoltaiche in “cotto”: ciascun elemento alloggia dalle 3 alle 4 celle in
silicio poli o monocristallino.
Soluzioni tecnologiche avanzate
Grazie al grande sviluppo del settore fotovoltaico, sono stati messi in
produzione componenti innovativi
per una migliore ed efficiente integrazione architettonica, utilizzando
sia film sottili che stratificazioni
poli e monocristalline.
Tegole fotovoltaiche e facciate
“multifunzioni” costituiscono oggi
un grande ambito di sperimentazione che consentirà ai progettisti di
integrare il fotovoltaico, sempre più
facilmente con una elevata valenza
architettonica.
A livello tecnologico, l’impiego
del film sottile sopperirà alla scarsità di silicio ed avrà una grande
espansione per le alte prestazioni, il
costo contenuto, la duttilità nell’uso
e la varietà cromatica ottenibilie.
Coperture in laterizio con fotovoltaico integrato
La diffusione dei sistemi fotovoltaici, che permettono di ricavare energia dal sole per alimentare la rete elettrica, si scontra sempre più spesso con una particolarità del patrimonio edilizio italiano: oltre il 40% del territorio è, infatti, sottoposto a vincoli storico/paesaggistici. Ciò richiede, pertanto, la necessità di individuare modalità d’intervento in grado di
conciliare l’impiego dei “tetti in laterizio” con l’inserimento dei moduli fotovoltaici.
La ricerca di nuove ed efficaci soluzioni per l’integrazione architettonica e la mitigazione dell’impatto paesaggistico
hanno favorito lo sviluppo delle così dette “tegole fotovoltaiche”, impianti solari trasformati in elementi architettonici
innovativi, che possono sostituire i tradizionali sistemi di copertura, permettendo la totale integrazione del fotovoltaico
negli edifici. L’idea di integrare delle celle fotovoltaiche sulla superficie dell’elemento costituente il manto della copertura, anziché assemblarle in un unico pannello da sistemare sovrapposto alla falda, è una tra le soluzioni più innovative
proposte recentemente dal mercato. Le tegole fotovoltaiche si differenziano dai più comuni impianti a pannelli totalmente integrati per il fatto di essere sistemi composti da moduli di captazione che riprendono il design delle tegole tradizionali (coppi, tegole, marsigliesi, ecc.), tanto che non si percepiscono a distanza e trasformano il tetto dell’edificio in un
generatore di energia elettrica senza modificarlo nell’aspetto estetico.
Le tegole fotovoltaiche sono state sviluppate e prodotte già a partire dagli inizi degli anni ‘90, quando è cresciuta l’attenzione al design degli impianti fotovoltaici; ma è solo negli ultimi tempi che la loro diffusione si è fatta più incisiva.
Attualmente, sono disponibili diverse tipologie di tegole fotovoltaiche a film sottile e con celle in silicio mono o policristallino che si distinguono in base alla conformazione e alla tecnologia utilizzate per la loro produzione: sono per lo più
tegole in “cotto” con la morfologia tipica dell’elemento tradizionale, su cui vengono installate delle celle solari.
Alcuni di questi prodotti hanno forma più squadrata rispetto a quelli tradizionali, per consentire di avere una superficie di appoggio delle celle solari più ampia possibile. L’impasto è di tipo ceramico atomizzato, per avere una maggiore
resistenza agli urti ed assorbire una minore quantità di acqua e di calore. Le tegole “solari” si montano come una normale tegola garantendo un manto di copertura molto stabile; nella maggior parte dei casi, è possibile ottenere circa
1 kWp con una superficie di circa 10-20 m2.
A tale riguardo, nella costruzione o ristrutturazione del tetto va prevista un’adeguata canalizzazione necessaria per raggruppare il cablaggio tra le diverse celle e tra queste l’inverter (o quadro di interfaccia).Le tegole sono facilmente intercambiabili ed anche le cellule fotovoltaiche possono essere sostituite, nel tempo, con elementi a rendimento superiore. Il campo
di applicazione per questa tipologia di tegole è generalmente valido per tutti i tipi di tetti, ma bisogna avere una cura particolare nella valutazione delle ombre e nel corretto cablaggio dei diodi fra le “stringhe” di tegole collegate in serie.
Requisiti di installazione delle tegole “solari”
Per un corretto funzionamento del prodotto sono necessarie una buona inclinazione della falda e una giusta esposizione
dell’edificio. Le singole tegole sono elettricamente collegate tra loro in parallelo, costituendo un unico grande pannello
solare. Ciascuna tegola “solare” è in grado di funzionare autonomamente dalle altre vicine, grazie ad un diodo di bypass: se una tegola si guasta, tutte le altre continuano comunque a produrre energia.
Queste soluzioni consentono una facile installazione in quanto adottano un sistema di unione ad innesto che non
richiede attacchi meccanici sul tetto; non sono necessarie tecniche particolari per la messa in opera: le tegole “solari” si
incastrano esattamente come le tegole convenzionali e si inseriscono nelle coperture esistenti senza dover intervenire
sulla statica del tetto, sull’aspetto o sulla forma; per la posa non c’è bisogno di elettricisti, che interverranno in un
secondo momento per il collegamento dell’impianto agli inverter.
Se l’edificio non è sottoposto a vincoli, non è necessario alcun particolare permesso per l’installazione di questo tipo
di copertura, mentre se l’edificio è soggetto a tutela si dovrà richiedere l’autorizzazione alle autorità competenti.
A fine ciclo vita, le tegole in “cotto”, dopo essere state separate dalle celle fotovoltaiche e dai connettori elettrici,
sono riciclabili al 100%.
circa il 10%, passando da 0,422 a
0,380 €/kWh. Maggiore è invece
la riduzione per gli impianti di
potenza superiore: infatti, per un
impianto a terra da 1 MW (o più
grande) la tariffa incentivante
passa da 0,346 a 0,257 €/kWh,
con una riduzione complessiva
di circa il 25,7%.
Diversamente, per gli impianti
integrati con caratteristiche innovative (definiti come impianti
che utilizzano moduli e componenti speciali, sviluppati specificatamente per sostituire elementi architettonici, e che rispondono ai requisiti costruttivi
e alle modalità di installazione
indicate nell’allegato A del decreto), la tariffa incentivante fino
al 31/12/2011 risulta così articolata: intervallo di potenza 1 ≤ P ≤
20 kW, tariffa 0,44 €/kWh; 20 ≤ P
≤ 200 kW, tariffa 0,4 €/kWh; P ›
200 kW, tariffa 0,37 €/kWh.
Per gli anni successivi al 2011, la
tariffa verrà ulteriormente decurtata del 2% all’anno, con arrotondamento alla terza cifra decimale.
Nel caso di impianti a concentrazione (potenza nominale non inferiore a 1 kW e non superiore a
5 MW; conformi alle caratteristiche previste dall’allegato 1 al decreto; realizzati con componenti
di nuova costruzione o comunque non già impiegati in altri impianti; collegati alla rete elettrica o a piccole reti isolate, in
modo che ogni singolo impianto
fotovoltaico sia costituito da un
unico punto di connessione alla
rete), le tariffe incentivanti sono
le seguenti: intervallo di potenza 1 ≤ P ≤ 200 kW, tariffa
0,32 €/kWh; P › 200 kW, tariffa
0,28 €/kWh.
Ricerca e applicazione
Il centro di ricerca “Abita” e gli
uffici tecnici dell’Università
degli Studi di Firenze si sono
impegnati, negli ultimi anni, nell’integrazione architettonica del
fotovoltaico, contribuendo alla
realizzazione di diverse soluzioni integrate in edifici universitari
ed altre opere pubbliche. L’idea
è stata quella di creare nel Polo
Scientifico di Sesto Fiorentino
un’area con edifici che utilizzino
fonti rinnovabili, integrando il
fotovoltaico nell’architettura esi-
CIL138
FOCUS
Facciate ventilate in laterizio con fotovoltaico integrato
Un altro importante ambito di integrazione del fotovoltaico è costituito dalle facciate ventilate in laterizio, che, alternate
a rivestimenti in pannelli fotovoltaici, anche di tipo standard, possono dare luogo a soluzioni estetiche innovative ed al
contempo particolarmente performanti per le prestazioni dei pannelli fotovoltaici, i quali necessitano di una buona ventilazione per il loro corretto funzionamento.
La facciata ventilata rappresenta, nel panorama della tecnica edilizia contemporanea, un sistema tecnologico innovativo di costruzione costituito da uno strato isolante (interno) applicato direttamente alla struttura portante di elevazione e da uno strato di rivestimento (esterno) vincolato all’edificio per mezzo di un’apposita struttura di ancoraggio.
Tra isolante e rivestimento esiste un’intercapedine d’aria che, per “effetto camino”, attiva un’efficace ventilazione naturale, con notevoli benefici per l’intero sistema.
Le tecniche oggi disponibili consentono di realizzare sistemi di facciata molto performanti in quanto in grado di assicurare:
- affidabilità della tenuta all’acqua;
- riduzione dei rischi di fessurazione e distacco, tipici dei rivestimenti applicati direttamente sul supporto murario;
- facilità di posa e di manutenzione;
- maggiore protezione della struttura muraria dall’azione degli agenti atmosferici;
- maggior comfort estivo ed invernale;
- significativo risparmio energetico;
- produzione di energia pulita.
In molti dei recenti interventi costruttivi, significativi risultati architettonici sono stati spesso raggiunti attraverso
l’utilizzo di materiali tradizionali come il
“cotto”.
In linea generale, nelle facciate ventilate
in laterizio, gli elementi dello strato protettivo, a contatto con l’esterno, vengono posizionati – ancorandoli meccanicamente alla
struttura retrostante – ad una distanza minima di 3 cm dal tamponamento interno della
costruzione (o dall’eventuale strato di isolamento) in modo da ottenere un’intercapedine
con una lama d’aria in movimento capace di
assicurare una ventilazione naturale. Nelle
soluzioni che integrano il fotovoltaico nella
facciata ventilata in “cotto”, si adotta la stessa stratificazione già collaudata negli impieghi standard, composta da:
- supporto murario interno;
- intercapedine d’aria;
- sistema meccanico di ancoraggio;
- rivestimento esterno alternato tra elementi
in laterizio e pannelli fotovoltaici fissati alla
stessa struttura di ancoraggio.
Lo strato esterno, definito tecnicamente
anche ‘strato di tenuta’, svolge così sia il
ruolo funzionale di protezione degli elementi
interni dagli agenti meteorici, sia quello rappresentativo e caratterizzante, sotto il profilo
architettonico, dell’edificio.
I pannelli fotovoltaici, dunque, possono
imprimere all’opera realizzata una connotazione più contemporanea ed energeticamente
Azienda elettrica a Pirnanses, Germania (foto: I Hagemann).
La stessa struttura della facciata ventilata in “cotto” supporta i moduli
più efficiente, mantenendone inalterate le
fotovoltaici di tipo standard, che garantiscono una buona tenuta agli
prestazione tecnologiche.
agenti atmosferici, continuità dello strato ventilazione e produttività
di energia.
Considerazioni conclusive
Il fotovoltaico completamente integrato nell’architettura degli edifici può rappresentare
una valida soluzione anche e soprattutto nei centri storici, dove l’impatto visivo assume maggiore importanza.
Se gran parte del mercato della produzione di energia da fonti rinnovabili oggi ruota attorno ai grandi interventi,
non per questo il settore residenziale è relegato ad un ruolo secondario.
Grazie agli attuali sistemi di incentivazione (“conto energia”) che premiano il piccolo impianto, i sistemi di captazione solare sulle coperture si rivelano molto interessanti, sia come ritorno economico per operatori e investitori, sia dal
punto di vista ambientale e sociale: i vantaggi economici (e dunque anche i contributi pubblici degli incentivi) in questo
segmento vengono ridistribuiti tra le famiglie che si dotano degli impianti, così che il fotovoltaico può dare il suo contributo energetico senza occupare territorio ma anzi, spesso, stimolando un’edilizia veramente innovativa.
Lucia Ceccherini Nelli
pagine XIX-XX
stente, in modo da costituire un
punto di attrazione e di formazione per operatori del settore
e studenti che frequentano il
polo universitario e, al contempo, risparmiare energia: circa
80.000 kWh anno. L’impianto
fotovoltaico dell’edificio universitario “Aule e Biblioteca” di
Sesto Fiorentino è un esempio
interessante di integrazione,
con frangisole che utilizzano
moduli fotovoltaici standard,
vetro-tedlar (20 kWp). L’impianto è stato co-finanziato dal
Ministero dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio e del Mare
attraverso il programma “Tetti
fotovoltaici” e con il contributo
europeo per la ricerca “PV
Enlargement”. Un’altra interessante realizzazione è quella dell’edificio “residenze universitarie” di via del Mezzetta a Firenze
che utilizza moduli fotovoltaici
in film sottile integrati nella
copertura metallica (22 kWp)
per una produzione annua di
circa 27.000 kWh anno. Nei
laboratori di Fisica a Sesto
Fiorentino, l’integrazione architettonica del fotovoltaico è stata
realizzata sul fronte sud: una
struttura posta davanti alla facciata alloggia moduli fotovoltaici
vetro-tedlar; il sistema ombreggia con i frangisole fotovoltaici
l’edificio contribuendo alla produzione di energia, migliorando
il comfort termico e riducendo il
surriscaldamento dei mesi estivi
(50 kWp). Questo impianto,
come il precedente, è stato cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare nell’ambito
del programma “Misura 3 –
Impianti fotovoltaici di alto pregio architettonico/paesaggistico
ed elevata replicabilità negli edifici pubblici”. Sempre a Firenze,
la serra fotovoltaica del nuovo
ospedale pediatrico Meyer è
stata realizzata con moduli fotovoltaici vetro-vetro ed intercapedine d’aria posti su superficie
curva con diverse densità di celle
fotovoltaiche (31 kWp), produttività 40.000 kWh anno (impianto
co-finanziato dal Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare con il programma di incentivazione “Alta
valenza architettonica”).
COSTRUIRE IN LATERIZIO
SOMMARIO
138
Rivista
bimestrale
Anno XXIII
Novembre/
Dicembre 2010
NEWS
I
a cura di Roberto Gamba
PRODOTTI
III
a cura di Davide Cattaneo
PANORAMA
V
a cura di Davide Cattaneo
IN PRIMO PIANO
IX
XIII
Luís Martínez Santa-María 27 alloggi di edilizia economica e sociale
a Mocejón (Toledo), Spagna
Igor Maglica
Bruno Stocco Recupero architettonico e funzionale della ex fornace Morandi a Padova
Igor Maglica
FOCUS
XV
Fotovoltaico integrato e soluzioni innovative
Lucia Ceccherini Nelli
..............................................................................................
EDITORIALE
2 La questione del tetto, oggi
Giovanni Iacometti
in copertina: Insula Architettura e
Ingegneria. Centro per la
documentazione del Parco del Tevere,
Terni (foto: Eugenio Cipollone).
PROGETTI
4 Insula Architettura e Ingegneria Centro per la documentazione del Parco del Tevere, Terni
Roberto Gamba
10 Sarc Architects SARKA, museo dell’agricoltura finlandese a Loimaa, Finlandia
Alberto Ferraresi
16 Broekx-Schiepers Architects House LT, Meerhout, Belgio
Claudio Piferi
20 Alonso, Balaguer y Arquitectos Asociados, Rogers Stirk Harbour+Partners Cantine vinicole
Protos a Peñafiel, Valladolid, Spagna
Carmen Murua
26 Maccreanor Lavington Langerak housing, Utrecht, Olanda
Alberto Ferraresi
30 NORD Architecture Ampliamento della casa B-S, Milton of Campsie, Regno Unito
Igor Maglica
34 Miralles Tagliabue-EMBT Ricostruzione del mercato di Santa Caterina a Barcellona, Spagna
Carmen Murua
INTERVISTA
38 Tetto come tema compositivo: intervista ad Aldo De Poli
Roberto Gamba
TECNOLOGIA
42 Restauro della chiesa di San Michele Arcangelo a Minervino Murge (Bari)
Cristina Santacroce
RICERCA
46 Il profilo ambientale delle coperture in laterizio
Caterina Gargari, Elisa Innocenti, Elisabetta Palumbo
52 L’affidabilità estetica dei manti di copertura
Marco D’Orazio, Ilaria Persico, Katja Pepe
Direttore Responsabile
Managing Editor
Gianfranco Di Cesare
Comitato Direttivo
Managing Board
Catervo Cangiotti (Presidente),
Daniele Castellari, Roberto Danesi,
Giorgio Giavarini, Michele Marconi,
Alessandro Vardanega
Comitato Scientifico
Scientific Advisory Board
Alfonso Acocella (Università di Ferrara),
Andrea Campioli (Politecnico di Milano),
Jean Luc Chevalier (CSTB Parigi), Marco
D’Orazio (Università Politecnica delle
Marche, Ancona), Manuel Garcìa Roig
(ETSAM Madrid), Zheng Shilling (Tongji
University Shanghai), M. Chiara Torricelli
(Università di Firenze)
Comitato di Redazione
Editorial Board
Adolfo F. L. Baratta, Veronica Dal Buono,
Alberto Ferraresi, Roberto Gamba,
Igor Maglica, Davide Turrini
Coordinamento Redazionale
Editorial Coordination
Davide Cattaneo, Caterina Zanni
NORMATIVA
Art Director
Igor Maglica
DETTAGLI
Grafica Esecutiva
Artwork
Graphic Line, Faenza
56 Progettazione, esecuzione e manutenzione delle coperture discontinue
Carlo Crosato
60 Una copertura tra innovazione e tradizione
Alessandra Zanelli
RECENSIONI
64 a cura di Roberto Gamba
66
INDICE DELL’ANNO
68
ENGLISH SUMMARY
/ CONTRIBUTI A CURA DI / ELENCO INSERZIONISTI
Organo Ufficiale
dell’ANDIL Assolaterizi
via Alessandro Torlonia 15
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ASSOCIATO A:
Soluzioni Tecniche
per l’Architettura
e le Costruzioni
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Tiratura di questo numero 18.000 copie
SALONE INTERNAZIONALE DELL’EDILIZIA
main sponsor
Miralles Tagliabue - EMBT. Ricostruzione del
mercato di Santa Caterina a Barcellona, Spagna
(foto: archivio EMBT).
Broekx-Schiepers Architects. House LT, Meerhout,
Belgio (foto: studio Broekx-Schiepers).
Nella pagina a fianco:
Sarc Architects. SARKA: museo dell’agricoltura
finlandese a Loimaa, Finlandia (foto: Jussi Tiainen).
nessuna dichiarazione degli autori può districare oggettivamente. E gli
esempi sono infiniti su questo tema esemplare. Le coperture della
Filarmonica di Berlino di Scharoun o quelle di Gehry a Los Angeles
e molti altri auditorium, facendo quasi coincidere copertura e
recintazione della fabbrica nei modi più fantasmagorici possibili, indicano
una funzione straordinaria ma non ne svelano in modo riconoscibile il
contenuto, non cercano espressioni letterali del suo funzionamento.Tendono a farsi
puri fatti plastici (scultorei?) irrelati dall’uos specifico: la ricerca contemporanea sembra
riacquistare prolificità in questa direzione. Così opera anche il mercato di Barcellona,
qui pubblicato, con le sue fantasmagorie di ceramica che avvolgono tutta la copertura,
ben oltre le rievocazioni di Gaudì che pure aspirava in molte sue opere ad un simile
effetto. Il retaggio del mercato delle halles parigine sembra superato defintivamente. In
tal modo, la forma – anche decorativa – della copertura assume potenza in sé e per sé,
rinunciando ai valori tettonici-espressivi che la motivano (ad esempio, del sottostante e
del soprastante, del portante e del portato, del dentro e del fuori), differenziati in molti
atti e in giochi costruttivi analitici. La ricerca che invece si allinea con la consuetudine
costruttiva (evidenziata da altri progetti illustrati nel seguito, generalmente in temi più
piccoli e consueti), che si riferisce alla sintassi tradizionale, in cui il tetto a falde svolge
un ruolo parziale seppure preminente, non avendo più il tetto piano e la sua semplice
geometrizzazione dell’edificio come signum contradditionis, si trova a risolvere la
copertura come parte di un meccanismo diverso di geometrizzazione uniformante
dell’edificio, che sembra essere una condizione irrinunciabile del Moderno. Il tetto
tende a diventare parte della facciata, di quella “pelle” che sembra ormai foderare ogni
edificio, in piena autonomia, senza più dichiarazioni da fare sul contenuto interno. E il
laterizio, come materiale di tante forme del rivestire e del coprire, assume un valore
preminente da questo punto di vista, con la sua capacità uniformatrice.Anche qui
qualcosa della sintassi analitica classica sembra perdersi come l’esigenza dello stacco e
della mediazione fra facciata e copertura, per l’appunto tra verticale e inclinato, tra
struttura portante e struttura portata, che l’architettura canonica rielabora infinitamente
attraverso la cornice di gronda di raccordo oppure trinciando il muro verticale e
denunciando il diverso e il costruttivo del tetto (come in molta architettura rurale e
rustica o anche in Ledoux, che geometrizza a sé la copertura). L’effetto da raggiungere
è la conformazione geometrica unitaria tra corpo edilizio e tetto: l’effetto, per così dire,
scatolare dell’insieme senza stacchi sintattici/tettonici. Il che, come si può vedere
emblematicamente negli edifici qui proposti, comporta qualche azzardo costruttivo,
specie per quanto riguarda il defluire delle acque piovane, a meno di non voler far
scorrere l’acqua direttamente dalla falda sulla facciata.Al posto del raccordo esterno
della cornice e del canale di gronda, integrati nella tradizione alle modanature della
trabeazione classica, seppure ridotta all’osso – anche in due fascette come fa Mies con
le sue esili travi di ferro –, si studiano i raccordi in modo che non ci sia sporto della
copertura, in modo che la copertura si omogeneizzi al volume unitario. O almeno
questa è la figura da restituire sinteticamente, forzando certi problemi tecnici.Tutto ciò
a grandi linee e con notevoli semplificazioni al fine di dirimere il caos delle scelte
possibili, riconducendosi a contrapposizioni elementari per affrontare la questione e
poter così scegliere coscientemente al momento del progetto. Senza subordinarsi
aprioristicamente a filosofie del decadimento fatale della tradizione o, al contrario, del
progresso innovativo assoluto; cercando di cogliere il senso di quel che accade rispetto
ad un retaggio che però fatalmente ci issa in una responsabilità, in un inesausto lavoro
in corso, che giudichiamo nel fare ma dal quale siamo anche giudicati. Come ci hanno
insegnato i grandi pensatori: i linguaggi ereditati ci parlano. E i nuovi giochi trasgressivi
del formare e del significare si percepiscono e si comprendono a partire da quelli
normati e collaudati nel e dal tempo. ¶
3
EDITORIALE
Progetti
Roberto Gamba
Il lago di Corbara, in provincia di
Terni, che si forma lungo il corso del
fiume Tevere,presenta caratteri ambientali e paesistici di straordinario pregio.
L’area di questo progetto, che ha realizzato il Centro per la Documentazione
del Parco del Tevere e ha completato le
strutture dell’impianto sportivo esistente, è delimitata a monte dalla strada
statale Orvieto-Todi e costeggia la sponda orientale del lago, alla sua sinistra.
Il Centro ha funzione di informazione
e promozione dell’area protetta e della
cultura ambientale; oltre all’accoglienza
e alla relazione con il pubblico, attiva
servizi di ricerca e di documentazione,
insula architettura e ingegneria
Centro per la
documentazione del
Parco del Tevere, Terni
Veduta interna del ristorante.
FOTOGRAFIE Eugenio Cipollone
ospita attività congressuali, offre ricettività turistica e dispone di una struttura
di ristorazione. Il complesso è pensato
in collegamento funzionale con i servizi
sportivi e ricettivi già realizzati (club di
canottaggio, campi da tennis, servizi,
camper service), completandoli con il
nuovo impianto ricreativo balneare.
Il progetto ha recuperato, dallo stato di
abbandono in cui si trovavano, i casali
del Podere Belvedere, gli edifici agricoli, la stalla, il forno semidiruto e alcune vasche di concimaie che formavano terrazzamenti e terrapieni.
Ai progettisti (Insula Architettura e Ingegneria) il paesaggio ha dettato le
principali scelte, volte alla minimizzazione dell’impatto visivo ed ambientale,
la sistemazione del terreno, il raccordo
fra i dislivelli. La metodologia di intervento ha consentito la realizzazione di
edifici “sani”, per sicurezza e risparmio
energetico, nel rispetto delle caratteri-
4
CIL 138
stiche originarie del complesso e secondo tecniche edilizie tradizionali.
Il complesso adotta un linguaggio semplice,che dà leggibilità ai rivestimenti in
pietra e ai tetti a falde in laterizio.
Il manufatto principale è stato trasformato secondo le caratteristiche tipologiche, distributive e strutturali originali.
Dei restanti edifici,si è conservato il volume della stalla, liberandolo dalle superfetazioni e si sono mantenute le giaciture del forno e della concimaia,dopo
averne demolite e ricostruite le strutture murarie. L’involucro del corpo ristorante è contenuto in una struttura a
telaio d’acciaio che riquadra le superfici
e comprende anche le falde inclinate
della copertura, trattate con una tessitura in laterizio, costituita da soli embrici. Questa prosegue sulle facciate
verticali, mantenendosi distaccata dal
basamento e creando un taglio orizzontale e un intreccio in laterizio non fitto,
attraverso cui,dall’interno,si intravede il
paesaggio verso il lago.
La struttura per i servizi sportivi è concepita come un esile corpo di fabbrica
longitudinale (circa 4 metri per 40),
realizzato con un basso muro contro
terra in c.a., su cui poggiano le strutture
metalliche, di sostegno per la copertura
in legno e lamiera.
All’esterno, al piede della facciata, rivestita di “cotto” (come il centro di canottaggio), una panca, coperta dallo
sporto del tetto, è rivolta al panorama.
Verso monte, l’edificio si presenta invece più chiuso ed ha un canale di raccolta delle acque che lo raccorda al terreno; l'intradosso della copertura metallica,in vista,è in legno,così come la coibentazione interna degli spogliatoi e del
locale guardiania;il resto degli ambienti,
all’interno, non è rivestito; la luce vi penetra attraverso la sconnessione tra il
muro di facciata e la copertura.
Per la realizzazione delle attrezzature
balneari, il progetto, nel rispetto e nel
completamento del piano particolareggiato precedentemente definito, ha
configurato un impianto a raggiera, ben
inserito nel territorio. ¶
Le falde del tetto rivolte verso il lago.
Planimetria del piano terra.
5
PROGETTI
6
CIL 138
Qui e nella pagina a fianco:
il corpo ristorante contenuto in un involucro
a telaio d’acciaio che riquadra le superfici.
Nella pagina a fianco:
prospetti est e ovest.
Scheda tecnica
Progetto:
Insula Architettura e Ingegneria:
Eugenio Cipollone, Paolo Orsini,
Roberto Lorenzotti
con Francesco Cellini
D.L.:
Roberto Lorenzotti, Icaria srl
Collaboratori: Milena Farina, Marco Burrascano,
Renzo Candidi, Alexandra von
Bassewitz, Laura Cambellotti
Restauro:
Vanessa Squadroni
Paesaggio:
Luca Catalano, Annalisa Metta
Impianti:
Quinto Proietti, Marco Luchetti
Imp. fitodep.: Iridra Srl
Importo:
554.993,929 euro
Cronologia: 2007, fine lavori
Dettaglio costruttivo.
7
PROGETTI
1
2
3
4
5
Le falde di copertura trattate con una tessitura
di soli embrici di laterizio.
Dettaglio di prospetto.
Legenda:
1. tegole romane (embrici)
2. canale di gronda in lamiera di rame pressopiegata
3. grigliato di mattoni 25x12 cm
4. finestra a vasistas in tubolare di acciaio
5. rivestimento in pietrame calcareo
Schema assonometrico.
Nella pagina a fianco:
il linguaggio semplice del complesso conferisce
leggibilità ai rivestimenti in pietra e ai tetti a falde
in laterizio.
8
CIL 138
9
PROGETTI
Progetti
Alberto Ferraresi
Nel suo celeberrimo Genius Loci,
Christian Norberg-Schulz afferma:
“Per poter abitare tra la terra e il cielo,
l’uomo deve ‘comprendere’ questi due
elementi e la loro interazione”.
La chiave di lettura certa per la comprensione di questo progetto, situato
in un’area fertile nel sud della Finlandia, è l’ampia copertura dalla pendenza di falda accentuata: è questo,
infatti, l’elemento principe d’interazione fra terra e cielo, nelle visuali
dalla distanza inquadranti l’architettura ed il paesaggio.
La neve abbondante, le precipitazioni
copiose e le asperità del clima spiegano
sarc architects
SARKA, museo della
agricoltura finlandese
a Loimaa, Finlandia
Nella pagina a fianco:
una visuale dell’edificio di consistenza prettamente
laterizia immerso nella campagna finlandese.
Sezione sui due corpi allungati della “U” di base.
FOTOGRAFIE Jussi Tiainen
la forma. La tradizione l’ha acquisita,
perpetuandola, dalle tipologie delle
fattorie scandinave più classiche, proprie, ad esempio, delle colline danesi.
La sagoma del fabbricato è costante,
nonostante l’andamento planimetrico
non lineare.
La consolidata geometria caratterizzante la sezione dell’opera, così come
s’è detto delle fattorie tipiche, ha un
motivo funzionale ulteriore a quello
del clima: permette, infatti, all’architettura di essere estesa in modo uniforme
e replicata all’infinito, allungando di
fatto i fabbricati a piacimento.
Il laterizio è familiare all’architettura di
Loimaa. Non costituisce l’unico materiale dell’edificio, ma è senz’altro quello a cui l’immagine dell’opera realizzata si lega con più forza; in particolare, è
il materiale dell’involucro esterno, protagonista dell’equilibrio ricercato dai
progettisti con la natura ed il paesag-
10
CIL 138
gio, della reazione più energica opposta alle asperità del clima.
La forma ed il fabbricato stesso, compresi i materiali della costruzione,
fanno parte dell’esposizione museale.
Anche le visuali verso la campagna
sono parte dell’esposizione: infatti, le
vetrazioni specchiano il paesaggio dall’esterno, moltiplicandolo e riflettendolo; le ampie finestre e la forma ad
“U” dell’architettura contibuiscono, in
parallelo, ad abbracciare e far entrare
all’interno il paesaggio, la natura e la
campagna circostante.
Sulle coperture è impiegata la tegola,
con la sua tradizionale sezione ad “S”.
La microventilazione del tetto, garantita subito al di sotto della pelle esteriore, offre un valido aiuto a disincentivare l’immediato attecchimento degli
strati ghiacciati al manufatto; al contrario, essa protegge dal freddo più
aggressivo il cuore caldo del fabbricato.
Le gronde non risultano semplicemente aggraffate, ma, addirittura, sostenute
da montanti, a prevenire l’eccessivo
carico di un distacco improvviso di
neve dal tetto dai grandi spioventi.
La sommità, dalla caratteristica sezione
ad “A” dell’intero edificio, culmina con
un percorso tecnico continuo, uniforme ed orizzontale: esso nasconde i terminali impiantistici in esterno.
Con continuità logica e funzionale,
appena sotto la stratigrafia di copertura, pure all’interno la sommità dello
spazio museale ospita anch’essa un percorso tecnico, spina dorsale dell’opera.
Nell’abbondanza dell’estensione di
falda, la verticalità delle pareti perimetrali è praticamente annullata, contenuta a circa un terzo della dimensione
complessiva degli affacci.
Permangono alla vista le sole porzioni
di mattoni nelle murature di contorno,
bastanti ad attribuire la necessaria idea
di solidità a tutto l’insieme e, specialmente, al fabbricato, così in grado di
esprimere il proprio radicamento, non
solo alla tradizione, ma anche alla specifica regione d’origine e, concretamente, al terreno su cui sorge. ¶
Qui e nella pagina a fianco:
il museo dell’agricoltura finlandese fra terra e cielo.
Planimetria generale dell’intervento.
In primo piano, porzioni di pareti in mattoni
a vista e le tegole con la tipica sezione ad “S”.
Scheda tecnica
Progetto:
SARC Architects, Sarlotta Narjus,
Antti-Matti Siikala, Sasu Marila,
Katariina Sewón,Ville Hara
Volume:
17.380 m3
Cronologia:
2005, fine lavori
12
CIL 138
Piante del piano terra
e primo piano.
13
PROGETTI
14
CIL 138
La sezione costruttiva mostra
la microventilazione della copertura
e la vicinanza spaziale
delle due passerelle tecniche,
interna ed esterna, in sommità.
Qui e nella pagina a fianco:
l’architettura abbraccia il paesaggio.
Nella pagina a fianco:
l’ingresso principale rialzato.
15
PROGETTI
Progetti
Claudio Piferi
Dal momento in cui i proprietari hanno
commissionato agli archetti Jo Broekx e
Marcella Schiepers la progettazione della
loro casa, nella provincia di Anversa,
hanno subito messo in chiaro le loro richieste in merito al metodo di costruzione, ai materiali da impiegare e ai dettagli costruttivi.Tutto doveva essere affrontato in maniera pulita, semplice, sostenibile e con uno sguardo attento al fattore economico,specificando,in particolare,di preferire l’impiego di mattoni faccia a vista tradizionali Beerse per l’intera
costruzione, combinati con l’altrettanto
tradizionale tegola arancione in laterizio
per il manto di copertura.
broekx-schiepers architects
House LT, Meerhout,
Belgio
Dettaglio del fronte principale.
Nella pagina a fianco:
veduta del fronte principale.
Schizzi di studio della copertura.
FOTOGRAFIE Broekx-Schiepers Architects
I mattoni prendono il loro nome (Beerse)
dal villaggio vicino al quale, nel 1865, a
seguito dei lavori per la costruzione del
canale Dessel-Schoten, furono prodotti
grandi quantitativi di laterizi faccia a vista per via dell’ottima qualità dell’argilla,
scavata proprio per la realizzazione del
canale. Partendo proprio da queste idee
di base, i progettisti sono riusciti a condurre il committente lungo un percorso
progettuale caratterizzato da fasi estremamente chiare e tra loro collegate, che
hanno portato ad un esito straordinario
nella sua semplicità, originale ed attuale,
pur trattandosi di un intervento concentrato in dimensioni ridotte.Il budget limitato ha permesso una estensione massima
in superficie di circa 78 m2, ripetuti per
3 livelli, due fuori terra ed uno interrato:
al piano terra, è riservata la zona giorno,
mentre il piano primo è dedicato interamente alla zona notte.L’organigramma è
caratterizzato da un modulo di base quadrato di 4,5 x 4,5 m, da cui sono stati ricavati la cucina e il soggiorno al piano
terra e le camere da letto al primo piano.
16
CIL 138
Nel cuore della costruzione,nel sito forse
più favorevole del lotto,sorge una stanzagiardino, a doppia altezza, che separa i
moduli quadrati dell’abitazione,andando
a costituire il polmone verde della casa.
Per la sua posizione e composizione,
questo doppio volume rappresenta uno
straordinario elemento di connessione e
di unione tra i diversi spazi che compongono il progetto: le stanze che si affacciano sul fronte con quelle sul retro, la
zona giorno con l’ambiente notte,la casa
con il giardino, come un giunto sferico
in un incastro tridimensionale. Oltre a
ciò, esso costituisce una sorta di camera
di espansione per tutte le stanze adiacenti, supplendo in maniera efficace alla
ridotta superficie delle stesse;al piano superiore, che si affaccia sul doppio volume, due porte pieghevoli consentono
l’accesso alla terrazza, che enfatizza il carattere connettivo della sala giardino. La
forma della copertura caratterizza fortemente il progetto. La morfologia del
tetto, con una inclinazione massima di
circa 47°, sembra essere stata generata in
maniera molto semplice e naturale;quasi
che i progettisti avessero adagiato una
unica grande copertura su tutta la casa,
per poi “pizzicarla” sul colmo per tirarla
in verticale,verso l’alto,e poi in orizzontale lungo tutto il perimetro della costruzione,conferendole compattezza,ma
anche grande leggerezza. Il pacchetto di
copertura, partendo dall’esterno, è composto da un manto di tegole in laterizio,
doppio strato di guaina impermeabilizzante, pannello isolante, barriera al vapore, tavolato e struttura portante in legno, controsoffitto in legno a vista o intonacato.È proprio la copertura a conferire al volume la sua forma caratteristica,
esaltata dall’impiego delle tegole arancioni che, nella loro ruvida semplicità, si
adattano alla perfezione all’architettura di
questa casa e le donano un carattere familiare, vicino alla tradizione, ma contemporaneamente attuale nella sua composizione.Le murature sono costruite da
un paramento esterno in laterizio faccia
a vista,pannello isolante e paramento interno in blocchi di laterizio. ¶
17
PROGETTI
Veduta del fronte posteriore.
Prospetti e piante del piano terra e del primo piano.
Dettaglio della muratura in laterizio faccia a vista.
Schizzo di studio.
18
CIL 138
Vista da lontano della casa LT.
Particolare dell’andamento della copertura.
Scheda tecnica
Progetto:
Broekx-Schiepers Architects
Strutture:
AB Associates, Hasselt
Imprese:
Modern Design Construction,Wellen
Copertura: DAKRENT nv, Houthalen
Dimensioni: 235 m2, sup. complessiva; 78 m2, sup.
coperta; 751 m3, volume
Costi:
110.000 euro circa
Cronologia: 2004, progetto; 2006, realizzazione
19
PROGETTI
Progetti
Carmen Murua
La nuova sede delle cantine vinicole
Protos, inaugurata nel 2008, si trova a
Peñafiel, un piccolo paese rurale di appena 6.000 abitanti, poco distante da
Valladolid, capoluogo di provincia. È situata alla base di una collina sormontata
da un castello medioevale, a forma di
nave, adibito anche a Museo del Vino, a
testimoniare l’importanza dell’industria
vinicola e del turismo enologico dell’intera regione. Lungo il pendio del
colle, al suo interno scorre un labirinto
di 2 km di gallerie,proprietà del castello,
ma ancora oggi utilizzate dalla cooperativa Protos per far invecchiare il vino a
una temperatura costante.
alonso, balaguer y arq. asociados
rogers stirk harbour + partners
Cantine vinicole
Protos a Peñafiel,
Valladolid, Spagna
Vista prospettica da sud-ovest.
Nella pagina a fianco:
vista della cantina da sud-est e, dall’alto,
dal Castello di Peñafiel.
FOTOGRAFIE Josep Maria Molinos
La nuova costruzione - risultato della
collaborazione tra due studi d’architettura, quello catalano di Alonso e Balaguer e l’inglese di Rogers, Stirk e Harbour - riprende la consuetudine di adoperare l’inerzia termica della terra, collocando metà volume del complesso (la
maggior parte degli spazi per l’elaborazione,la maturazione e la conservazione
del vino) sottoterra.
Essa è composta da una base massiccia,
alta due piani, ancorata al terreno e rivestita esternamente con un muro di
pietra, che sostiene la parte superiore
dell’edificio: un involucro vetrato, leggero e trasparente, con una copertura
particolare rivestita in laterizio.Questa è
sicuramente la parte più caratteristica
della nuova sede vinicola, ed è pensata
come una quinta facciata, da osservare a
volo d’uccello, dall’alto del castello.
20
CIL 138
Molte delle decisioni formali e costruttive inerenti il progetto sono state indirizzate - oltre ad ottenere un buon inserimento nel paesaggio - ad assicurare le
diverse e particolari condizioni di temperatura e umidità, richieste in ogni fase
della produzione del vino e, contemporaneamente, anche a raggiungere il
maggiore risparmio energetico possibile. La struttura in calcestruzzo della
base interrata sopporta i grandi pesi
delle macchine utilizzate, mentre l’alta
inerzia di questo materiale favorisce il
mantenimento costante delle condizioni climatiche più adatte.
La copertura riprende la tradizione delle
cantine “a nave” ed è costituita da cinque volte, con lunghezze variabili per
adattarsi meglio alla forma triangolare
del sito, che s’appoggiano su di una
struttura leggera in legno laminato,
composta da archi parabolici dal diametro di 18 m con un’altezza di 8 m.
Non presentando un manto di copertura unico, bensì scomposto dalla modulazione delle volte, la nuova costruzione (quasi 20.000 m2) risulta più rispettosa verso la “scala” rurale degli edifici di Peñafiel; inoltre, il suo manto laterizio, di colore rossiccio, s’integra alla
perfezione nel paesaggio circostante.
In più di un terzo degli spazi della cantina è possibile lavorare con la luce naturale. Per questo, nel lato ovest, è stato
ricavato un piccolo cortile a due piani
da cui riceve aria e luce parte degli spazi
interrati; nella porzione superiore dell’edificio, tutti i fronti sono vetrati, sebbene gli ambienti interni siano difesi dai
raggi solari grazie alle forti sporgenze
della copertura (che sul fronte sud, arriva a 9 metri).
Questa, ventilata e sollevata rispetto alla
struttura,è rivestita con elementi laterizi
forati, contribuendo in tal modo al miglioramento dell’isolamento termico.
Il caldo solare, assorbito dalla “pelle”
esterna, si disperde con l’aria che si sposta tra le cavità interne del laterizio e tra
gli spazi della camera d’aria, impedendo
che arrivi direttamente all’interno dell’edificio: così si abbassa la temperatura
21
PROGETTI
22
CIL 138
Qui e nella pagina a fianco:
leggerezza e trasparenza
contraddistinguono la facciata sud
della nuova sede vinicola.
Disegno costruttivo di una campata.
Nella pagina a fianco:
sezione longitudinale e trasversale.
25
PROGETTI
Progetti
Alberto Ferraresi
Per parola degli stessi progettisti,
questo intervento ha goduto da subito
della felice condizione di un committente dotato della buona propensione a
sperimentare. Solo la geometria complessiva del lotto e la planimetria rettangolare dei singoli edifici a piano terra
sembrerebbero tradire quest’assunto di
partenza,del resto invece confermato da
molteplici particolarità.
La più evidente riguarda il manto di copertura: esso, in effetti, risvolta sulle
membrature verticali dei fabbricati,
giungendo sino a terra.
Il tetto è completamente in tegole olandesi poggiate su listelli in legno, a for-
maccreanor lavington
Langerak housing,
Utrecht, Olanda
In evidenza il rivestimento continuo delle abitazioni,
risolto da terra a tetto con tegole laterizie.
Nella pagina a fianco:
gli specchi d’acqua compresi nell’area d’intervento
moltiplicano, nel riflesso, gli affacci in tegole.
FOTOGRAFIE Anne Bousema
mare la caratteristica separazione fra materiale di finitura e parti solide degli edifici, utile per il passaggio dell’aria: la soluzione ventilata del tetto si estende,
quindi, alla facciata.
Con l’eccezione del corpo di fabbrica
posto all’inizio dell’intero lotto,nelle vicinanze di un corso d’acqua principale,
tutte le costruzioni, specialmente quelle
residenziali, presentano una copertura a
doppia pendenza rivolta verso l’edificio
di testa. La doppia pendenza e le attenzioni compositive alla scala del lotto,
quali le varianti delle unità abitative con
affaccio su strada ovvero sul cuore verde
dell’isolato,paiono citazioni d’interventi
assai noti degli spagnoli Cruz e Ortiz,
con riferimento particolarmente agli alloggi per minatori vicino a Huelva ed
alla lottizzazione Novo Sancti Petri nei
pressi di Cadiz.
Come in quest’ultimo caso, l’intervento
si compone in realtà non di uno solo,ma
di due lotti di forma regolare, in cui il
corpo di fabbrica di testa occupa tutta la
larghezza dell’isolato, modificandosi a
26
CIL 138
distinguere la sua porzione centrale e
dalle due estremità, tutte rigorosamente
adibite ad abitazioni.
L’edificio di testa ha una copertura monofalda rivolta all’indietro, verso il resto
del lotto, da cui è fisicamente separato
per l’attraversamento di una strada pubblica. Gli altri edifici, alle sue spalle, si legano facendo sistema tra loro a due a
due: un corsello breve penetra nell’isolato servendo sulla sinistra un fabbricato
basso adibito al ricovero delle automobili, mentre a destra, sotto un aggetto
importante della copertura, s’accede direttamente alle abitazioni sviluppate su
più piani. Anche questi fabbricati si caratterizzano per le differenti soluzioni
adottate alle estremità.Verso la viabilità
esterna essi si concludono con un tratto
netto, ingentilito da una caratteristica
trama in mattoni, che aiuta la leggibilità
dei sistemi di coppie di fabbricati, collegandoli e cingendo le loro corti private.
Verso l’interno dell’insediamento, invece, gli edifici, differenti per lunghezza,
si conformano tridimensionalmente,distinguendosi anche per materia ad individuare una metà permeabile, con ampi
traguardi visivi dalle abitazioni all’intorno, ed una metà cieca completamente rivestita in tegole.
Mentre le unità abitative sono collocate
in corrispondenza del perimetro, con
fabbriche di varia lunghezza, organizzate a pettine lungo i percorsi d’adduzione, al cuore di tutte e due le aree rettangolari costituenti l’insediamento
trova spazio un ampio giardino verde a
fruizione collettiva. Esso è accessibile
dai singoli percorsi di servizio frapposti
agli edifici ed è attraversato da una pista
ciclabile, il cui andamento sinuoso asseconda le dimensioni incostanti delle
costruzioni.
Completa la componente naturale del
progetto la presenza di filari alberati e di
corsi d’acqua, oltre a precise intromissioni di tavolati di cedro rosso nelle porzioni di edificato affaccianti sui corselli di
servizio. Così, la sfumatura rossa del legno si sposa con il colore dei mattoni
tradizionali delle membrature verticali. ¶
27
PROGETTI
Le geometrie di falda si articolano ulteriormente in
corrispondenza delle estremità dei fabbricati.
Scheda tecnica
Progetto:
Maccreanor Lavington
Dimensione: 139 abitazioni monofamiliari
Cronologia:
2001-06, progetto - fine lavori
29
PROGETTI
Progetti
Igor Maglica
L’ampliamento della casa unifamiliare
Bell-Simpson è situato a Milton of Campsie, un villaggio facente parte dell’East
Dunbartonshire, una delle 32 council areas
(aree amministrative) della Scozia. Ad una
decina di miglia da Glasgow, il piccolo villaggio ospita quest’opera sintomatica dello
studio NORD Architecture. L’acronimo,
dal suono vagamente familiare, in realtà, nasconde una denominazione “very British”:
Northern Office for Research and Design, dietro
la quale si celano Robin Lee e Alan Pert,
fondatori, nel 2002, dello studio d’architettura di Glasgow. Grazie proprio al progetto
Bell-Simpson e altre opere interessanti, essi
hanno ottenuto numerosi riconoscimenti;
nord architecture
Ampliamento della
casa B-S, Milton of
Campsie, Regno Unito
Veduta del modello. In primo piano il fronte ovest
del nuovo volume.
FOTOGRAFIE Andrew Lee
nel 2007, dopo la vittoria nel concorso per
la nuova sede irlandese di Wexford County
Council aprono una filiale a Dublino.
Secondo alcuni, i lavori di NORD sono un
prodotto “tipico” di Glasgow (definita comunemente “città senza fronzoli”),un’affermazione, peraltro, rifiutata dal gruppo in
nome di un’ottica progettuale rivolta essenzialmente verso l’ambito europeo.
L’incarico per il progetto della casa B-S
nasce da un’esigenza molto pratica e funzionale: il bisogno di ampliare la superficie abitativa a disposizione di una famiglia, perché
il vecchio e tradizionale bungalow di mattoni rossi, costruito negli anni ’50 nella campagna vicina ai monti Campsie,“improvvisamente” non riusciva più a soddisfare le
necessità funzionali quotidiane. I committenti, per questo, hanno richiesto nuovi
“spazi” da adibire a soggiorno e un piccolo
studio. I progettisti, trovando tutti i piani
occupati (ci sono ben 4 camere da letto),
sono stati praticamente costretti a cercare
30
CIL 138
“alternative” al di fuori della casa esistente.
Quello che sorprende maggiormente nel
progetto dell’ampliamento sono la sua forma e la posizione. Si tratta di un piccolo
volume disposto perpendicolarmente rispetto alla vecchia casa, che però ne riprende le principali caratteristiche architettoniche: mattoni rossi, tetto a due falde, due
piani. Di dimensioni minori, visto che ospita anche meno funzioni, esso è collegato
all’altro volume attraverso un terzo corpo
alto un solo piano.
L’ampliamento, situato nella parte nord
della proprietà, ha deliberatamente una
posizione casuale rispetto alla costruzione
esistente, per evidenziare, anche fisicamente, che si tratta di un’addizione. Questa particolare soluzione compositiva riprende
alcuni esempi comuni dell’architettura
agricola locale, dove spesso le nuove strutture sono aggiunte a quelle esistenti secondo logiche prettamente funzionali: nell’ampliamento di casa Bell-Simpson, ciò
viene manifestato all’esterno in modo
chiaro ed esplicito.
Attraverso la connessione al piano terra per
mezzo di un piccolo volume, rettangolare e
trasparente, che funge anche da entrata, si
accede al nuovo spazio. Occupato dal locale soggiorno e da uno studiolo, questo è
caratterizzato da ampie porzioni completamente trasparenti (angolo nord-ovest)
rivolte verso i monti prospicienti; una scala,
posta all’interno di un “box” completamente rivestito in legno di quercia – per sottolineare la sua intrusione all’interno di un
involucro austero intonacato di bianco –,
collega i due piani, di cui quello superiore
(non unito in quota con l’altro volume) è
riservato solamente al locale soggiorno.
Lo spazio interno è molto suggestivo e in
qualche modo rappresenta tutto l’intervento: le falde discendenti del tetto, le ampie
vetrate, i muri dipinti di bianco, il lucernario posto sul colmo che percorre longitudinalmente il locale, il vuoto (fronte nord) su
cui affacciarsi verso il piano terra, l’arredamento decisamente minimal.
La copertura del tetto, che riprende quella
tradizionale della casa accanto, è stata realizzata in elementi di laterizio interrotti da
ampie superfici trasparenti. ¶
Vista da nord-est.
Pianta del piano terra e del primo piano.
void
31
PROGETTI
Fronte est.
Fronte ovest.
32
CIL 138
Sezione trasversale
del nuovo volume.
Il locale soggiorno realizzato sotto
la copertura del nuovo volume.
Qui e nella pagina a fianco:
vista da nord-ovest.
Scheda tecnica
Progetto:
Strutture:
Main Contractor:
Vetri:
Pavimenti:
Cronologia:
NORD Architecture
Jim Pickett
Craig Lewis
Andy Robertson
Carlos Garcia
2005, fine lavori
33
PROGETTI
Progetti
Carmen Murua
Il mercato di Santa Caterina, il primo
coperto della città, fu costruito nel 1848
nel centro storico di Barcellona sui resti
di un quattrocentesco complesso conventuale, eretto a sua volta su costruzioni di epoche precedenti.
L’intervento progettuale di Miralles e
Tagliabue si adatta alla complessità del
luogo e si aggiunge abilmente alle varie
sovrapposizioni storiche, rispettando le
facciate degli edifici antichi, le possibili
visuali e la memoria delle rovine; fonde
la nuova costruzione con parti esistenti;
conserva dell’antico mercato i muri originali di tre lati, insieme ad alcuni elementi strutturali; spezza, invece, la fac-
miralles tagliabue - embt
Ricostruzione del
mercato di Santa Caterina
a Barcellona, Spagna
Collage di studio.
Nella pagina a fianco, in alto:
inserimento dell’intervento nel tessuto del quartiere
(collage fotografico dello studio EMBT).
ciata posteriore, che si apre ad uno spazio con tre edifici residenziali posti sulle
strette vie medievali.
La ricostruzione contribuisce alla riqualificazione urbana e sociale del quartiere
e il mercato si converte in una
piazza coperta riconfermando,così,la
propria centralità. La struttura della
nuova costruzione, molto complessa,
è regolata da più archi metallici, con
curvature diverse, che danno forma
alle ondulazioni asimmetriche della copertura, riproponendo una particolare
configurazione delle navate gotiche
della chiesa originaria, insieme a quelle
longitudinali dell’antico mercato.
La continuità spaziale all’interno dell’edificio, libero da pilastri, consente di accogliere perfino un ristorante, un supermercato e un piccolo museo delle rovine ritrovate durante i lavori.
Anche la copertura, che sembra ondeggiare nell’aria, ha un’altezza sufficiente a
34
CIL 138
garantire un’organizzazione funzionale
dell’edificio.
L’impiego dell’arco come elemento
strutturale importante, la presenza di pilastri “alberati”, l’utilizzo di forme ondulanti, rivelano forti richiami all’architettura gaudíana;è soprattutto nell’attenzione particolare dedicata nell’utilizzo
del materiale ceramico, volto ad ottenere una ricca policromia, che si fa più
evidente quest’influenza.
L’elemento più caratteristico del mercato, la parte fondante del progetto, è
proprio la copertura: essa oltrepassa il
perimetro della costruzione per diventare un richiamo visivo che avvolge,
come un velo protettivo, la vita quotidiana sottostante.
Una composizione “pop” dai colori vivaci, con un disegno simbolico che richiama frutta e verdura, è stata appositamente creata riprendendo l’idea dai
grandi mosaici della tradizione modernista catalana e dai mercati pubblici con
strutture d’acciaio del XIX secolo ricoperti in ceramica.
Il mosaico è composto da 325.000 tessere dalla forma esagonale (14,5 cm di
lato) che, in gruppi di 37, formano moduli esagonali di circa 1 m2, ciascuno di
un solo colore (sono stati utilizzati 67
colori diversi).
Sono 7 le “partizioni”, dalle geometrie
differenti, che compongono la copertura, raccordate a gruppi di due attraverso canali, ricoperti da elementi ceramici, che portano l’acqua fino al fronte
principale, dove si trovano, nascosti nei
pilastri “ad albero”, gli unici pluviali
della costruzione.
L’incontro degli estremi dei moduli esagonali con quest’ultimi, rettangolari, avviene con un terzo gruppo di piastrelle,
“rotte” secondo la tecnica tradizionale
del trencadís.
La straordinaria “quinta facciata” del
mercato si distingue, espressiva e seducente, da diverse parti della città, diventando una delle icone contemporanee
di Barcellona e, nello stesso tempo, anche l’emblema dell’audace e singolare
lavoro svolto da EMBT. ¶
Pianta delle coperture.
35
PROGETTI
La copertura in costruzione rivela la complessità
della struttura (foto: Comsa).
La vista della copertura illustra le diverse forme di piastrelle ceramiche utilizzate: esagonali nel mosaico complessivo,
rettangolari nei canali di intersezione e “rotte” secondo la tecnica tradizionale del trencadís (foto: Alex Gaultier).
Scheda tecnica
Progetto:
Miralles Tagliabue EMBT: Enric Miralles
e Benedetta Tagliabue
Collaboratori: 1997: E. Rocchi, M. Fukuda, R. Flores,
F. Asunción, G. Zambrana, L. Cantallops,
A.Tosi, M. Forteza, A. Galmer, L. Bonforte,
T. Gottschalk, S. Eckert, U. Grölz,T.Wuttke,
L.Tonella, S. Le Draoullec, M. Carrera; 1998:
J. Callis, M. Fukuda, H. Kuizumi, F. Asunción,
A. Ebbeskov, D. Rosselló, F. Mozzati,
F. Jacques-Dias, F. Hannah; 1999-2005: Igor
Peraza (dir. progetto); H. Koizuni, J. Miàs,
M. Cases, C. Chara, F. Asunción, E. Cirulli,
S. Crespi, G. Grondona, L. Corbella,
M. Chizzola, M. Fukuda, J. Poca, A.Vazquez,
M. Chirdel, J. Belles, A. Bramon, L.Valentini,
A. Passetti, J. Carvajal, A. Landell,T. Skoetz,
K. Unglaub, A.Verschuere, L. Gestin,
A. Henao, L. Giovannozzi, A. Hoëller,
S. Bauchmann, S.Techen, B. Oel, M. Olsen,
F. Vetcher, N. Becker, R. de Montard,
M. Galindo, B. Appolloni, J.Vaudeville,
P. Sándor, I. Quintana, C. Molina, S. Geenen,
M.Vermeiren,T. Schmid,T. Gottschalk,
S. Eckert, U. Grölz,T.Wuttke, L.Tonella,
S. Le Draoullec, M. Carrera, M. Sivestri,
B. Minguez; R. Flores, E. Prats. (coll. speciale)
Impresa:
COMSA Empresa Constructora
Strutture:
Robert Brufau; Jose M.Velasco
(coperture); Miquel Llorens (residenza)
Cronologia:
1997, concorso; 1998, progetto; 1999-2005,
progetto esecutivo - fine lavori
37
PROGETTI
L’intervista
Roberto Gamba
Tetto come tema
compositivo: intervista
ad Aldo De Poli
La copertura, più comunemente chiamata tetto (dal verbo latino
“tegere”, coprire), ha la funzione di definire la parte superiore
dell’edificio e di preservare l’ambiente interno dagli agenti
atmosferici. Il suo manto, o strato esterno, garantisce la tenuta
all’acqua. Pur considerato quasi un accessorio dell’edificio, il tetto è
uno degli elementi principali e distintivi della composizione
architettonica, anche quando la rivoluzione del Movimento
Moderno ne azzerò drasticamente la conformazione, per lasciare
spazio a ipotesi che ne stabilissero una ragione funzionale. Così il
tetto piano è diventato uno dei motivi di caratterizzazione della
nuova architettura.
Ma la copertura più tradizionale, a falde, rivestita di elementi
monomaterici, ha mantenuto comunque un ruolo importante nel
progetto, costituendo un significativo riferimento della varietà
espressiva delle più consolidate manifestazioni costruttive europee.
Da quando la controversia ideologica su tetto piano e tetto inclinato
si può dire conclusa, l’architettura d’oggi ha assunto nuovamente
piena libertà nel definire la forma delle sue coperture. La scelta
tipologica può essere compiuta secondo considerazioni diverse: da
una parte, tenendo conto delle questioni tecnologiche e strutturali; in
alternativa, ricollegandosi alla storia o al rapporto con il contesto;
oppure, perseguendo aspetti teorico-espressivi o funzionalità legati
ad uno specifico utilizzo.
Ad Aldo De Poli, già docente a Venezia, a Nantes, a Genova, ora
ordinario all’Università di Parma, coordinatore del Dottorato di
ricerca in “Forme e strutture dell’Architettura” e curatore dell’Enciclopedia dell’Architettura, pubblicata in quattro volumi da Il
Sole 24 ORE e Federico Motta, nel 2008, rivolgiamo alcune
domande sul tema.
Quali importanti principi teorici, nella storia, hanno
determinato le più diffuse forme di copertura, ritenute
fondamentali per una definizione compositiva
dell’edificio?
In ogni elementare proposta di architettura, la costruzione
del tetto si presenta come continuazione del muro e come
definitiva conclusione del volume edilizio. Anche per que-
38
sto, il tetto è parte di un’immagine essenziale, molto radicata nell’immaginario collettivo, coincidente con l’archetipo
della casa. Secondo Vitruvio, i primi uomini avrebbero voluto “fare i coperti delle loro case piani”, ma accorgendosi che
i solai non proteggevano dalle piogge,“cominciarono a farli
frastagliati, cioè colmi nel mezzo”. Per l’umanista L. B.
Alberti, l’edificio è il risultato di un pensiero costruttivo.
Ogni copertura deve accordarsi alla configurazione dell’edificio che ricopre. Poiché le forme variano molto, ne consegue una molteplicità di tipologie di coperture, ottenute con
grande dispendio di ornamentazioni.
Per il colto, ma pratico, A. Palladio, il tetto deve essere “garbato e di bella forma”. E la copertura “abbracciando ogni
parte della fabbrica e premendo uniformemente con il suo
peso su ciascuno dei muri, rappresenta il vero legame di tutta
l’opera”. Secondo le lezioni di J. N. L. Durand agli allievi
dell’Ecole Polythecnique di Parigi, all’inizio del XIX secolo, i
tetti, in carpenteria, in mattoni o in pietra, devono essere
inclinati a seconda del clima e dei materiali utilizzati. Per l’erudito E. Viollet-le-Duc, nel mondo antico, le coperture
sono considerate solo per il loro valore utilitaristico. Dal
Rinascimento in poi, nelle chiese e nei palazzi, le coperture
iniziano ad esprimere un alto valore artistico; da allora rappresentano quegli elementi spaziali che, in maniera decisiva,
contribuiscono alla composizione architettonica dell’intero
edificio.
Oltre alla pratica della costruzione, alla fine del XIX secolo,
in un clima culturale di storicismo eclettico, si inizia a tener
conto anche delle forme ereditate dalla tradizione. Ne deriva una precisa presa di posizione culturale. Secondo la sensibilità romantica, la bellezza della casa consiste nell’evidenza
delle falde del tetto. Come afferma polemicamente A. Loos,
più forte è l’inclinazione del tetto, più bella è considerata la
casa. In un’epoca in cui l’uomo ricerca un abitare moderno,
la concezione del tetto diventa una questione estetica.
L’avvenuta mutazione di mentalità si ritrova nello scritto
“Teoria del tetto-giardino” (1927), dove Le Corbusier so-
CIL 138
stiene che è la copertura che fissa la forma dell’edificio, che
è la penuria dei mezzi che contrasta il sogno spirituale di
poter sovrastare l’edificio, che è il cemento armato che, consentendo il tetto piano, ha totalmente rivoluzionato l’uso e
lo spazio della casa. Una volta che viene soppressa l’eterogeneità dei piani sfuggenti, considerata come un pregiudizio
alla bellezza, il disegno della casa diventa definitivo in quanto
è assicurato dal tracciato consapevole di una purezza ideale.
te, oppure esso stesso grande opera di scultura contemporanea. L’esaltazione del valore formale della figura del
tetto corrisponde ad una più generale considerazione
attribuita all’intera costruzione, che viene presentata
come un solitario e originale edificio-oggetto, ricco di
contenuti iconici, inteso come un punto di accentuazione formale contrapposto all’anonimo dilagare della
metropoli.
Quali possono essere i criteri, nel progetto, per una
scelta formale della copertura, tanto secondo un punto
di vista tecnologico e strutturale, quanto storico e di
rapporto con il contesto?
Molte città storiche, alcuni luoghi o territori, si
distinguono per l’uniformità materica delle coperture
dei propri edifici, rilevabile soprattutto nelle vedute
dall’alto. È importante, oggi, preservare tale
caratteristica?
Quasi mai la copertura dell’edificio moderno verrà
considerata alla stregua di un quinto prospetto, nei
modi auspicati da Le Corbusier. L’attenzione verso il
tetto, nel Movimento Moderno, si presenta come una
questione mancata. Ancora negli anni Sessanta e Settanta, si attribuiva un grande valore, oggi spropositato,
alla funzione e ai modi d’uso. Mediante principi di
organizzazione razionale dello spazio si è cercato di
avviare la codificazione delle forme architettoniche
secondo un metodo quasi scientifico, soprattutto attraverso la nozione di tipo edilizio. Con molte omissioni.
Per farla breve, l’edificio veniva ideato e osservato,
soprattutto, in pianta. Si faceva affidamento alla tipizzazione, alla serialità, alle economie possibili con la produzione industriale. Il piano del tetto, in pratica, non
veniva quasi neanche considerato.
Oggi, negli anni Duemila, si preferisce attribuire valore
al tutto. L’intero edificio è diventato un oggetto plastico, che si libera nello spazio. In questa mutata sensibilità, conta molto la percezione dell’aspetto esteriore, la
persistenza dell’immagine o il potere seduttivo dell’icona. Con una copertura non più intesa come completamento di un telaio costruttivo, ma come premessa
all’affermazione di un’immagine emblematica, il tema
progettuale del tetto acquista una grande importanza,
soprattutto se proiettato in una dimensione prevalentemente simbolica.
Ne deriva che ogni tema architettonico (una casa isolata, un isolato urbano, un edificio industriale, un edificio pubblico, un intero quartiere) richiede una diversa
definizione architettonica della copertura. È così che
l’indagine spaziale può applicarsi alla ricerca di soluzioni nuove. Anche a partire dall’esempio di progetti sperimentali proposti da grandi architetti. Ecco, quindi, il
tetto-strada, già presente nel piano per Algeri di Le
Corbusier. Ecco il tetto-piazza, come belvedere e luogo
di incontro e di vita sociale. Ecco il tetto-giardino, con
boschetti e vasche, adatto per attività del tempo libero.
Ecco il tetto-museo, concepito per ospitare opere d’ar-
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Nei territori abitati della vecchia Europa, la compresenza di poche forme primarie dell’abitare umano, ereditate dalla tradizione, rappresenta un fattore identitario
rilevante. All’origine di ciascun patrimonio c’è la conferma di una relazione stabile, culturale, antropologica,
verificabile in precisi archetipi, tra la costruzione e la
presenza esteriore dell’edificio, tra il principio insediativo e il carattere del sito, tra i limiti della presenza
umana e l’infinito orizzonte dell’ambiente naturale.
Certo, nel definire un’unità di paesaggio, che coincide
con una precisa nozione di luogo, gli insediamenti storici si caratterizzano per l’uniformità materica delle
coperture degli edifici. Ma oggi ancor di più contano
le modalità sfuggenti con cui si diffondono i modelli
culturali. Ciascun materiale, in quanto parte della lenta
precisazione storica dell’archetipo della casa, tende a
diventare un valore culturale, che oltrepassa la pura
figurazione del tetto. Serve un grande controllo del
disegno complessivo degli insediamenti e va attribuita
una nuova vita ai materiali e alle tecniche costruttive,
controllando la qualità esecutiva dei dettagli esecutivi.
Oggi, il regionalismo si espande, perché di questo si tratta, offrendo varietà di visuali su spazi aperti di qualità e
immagini dalle tonalità rassicuranti di pareti chiuse.
In quale misura la qualità costruttiva di una copertura
può determinare un alto grado di efficienza, sia
riguardo al risparmio energetico, sia alla durabilità di
tutte le componenti della costruzione?
Per la tecnologia costruttiva delle coperture si sta verificando quella stessa evoluzione che, in anni recenti, è
già avvenuta per la tecnologia costruttiva delle facciate.
Oggi, le facciate, apparentemente, continuano a presentarsi come sono sempre state: intonacate, in pietra naturale, in legno, in vetro, in laterizio, persino rivestite di
materiali plastici o ricomposti. Come sappiamo, non è
questo il tempo della nuda verità costruttiva, ma è il
tempo dell’apparenza. E spesso l’apparente non corri-
L’ I N T E R V I S T A
sponde al reale e il nascosto non corrisponde a ciò che
è posto in evidenza. Dietro le superfici, sotto i rivestimenti, strato per strato, oggi pullula un inedito mondo
di intercapedini differenziate e di ingegnosi dispositivi,
portatori di soluzioni innovative ad alta tecnologia.
Ciascuna soluzione tecnologica rappresenta la migliore
condizione per assicurare la massima visibilità esterna
dell’edificio, come parte di una precisa strategia di
comunicazione. Per paradosso, la ricerca tecnologica
trova la sue manifestazioni migliori nelle fessure, nelle
intercapedini o negli strati nascosti, fino a diventare
quasi invisibile. Il raggiungimento di un alto grado di
finitura si pone come una soglia culturale, per dar vita
ad una nuova considerazione estetica.
Oggi vengono prodotte tegole, accoppiate a cellule
fotovoltaiche sempre più ridotte nelle dimensioni, che
sempre meno si distinguono nell’aspetto da quelle
tradizionali in “cotto”. Quale giudizio può essere dato a
questi prodotti?
Siamo in un tempo in cui si stanno sperimentando le
forme architettoniche più disparate, magari ottenute
attraverso un casuale logaritmo. Mentre si stanno perdendo tutte le regole formali che possono disciplinare
il nuovo, per contrasto interessa garantire sia la salvaguardia della modernizzazione, sia il rispetto della tradizione, che costituiscono le due facce complementari
di una stessa medaglia.
È utile riferirsi all’inarrestabile processo di invenzione
di nuovi spazi. L’innovazione avviene in due tempi.
Quando, nel XIX secolo, dalla carrozza si è passati
all’automobile, quei primi strani veicoli a vapore, ancora per un certo tempo, hanno mantenuto l’aspetto delle
precedenti carrozze. Solo dopo, attraverso vari esperimenti, è iniziato un lento processo di creazione di qualcosa che prima non c’era. Nel giro di qualche decennio, sulla spinta della doppia influenza di scienza e di
arte, tanto gli studi di aereodinamica, quanto le mutazioni del gusto, si è espressa la nuova forma della
moderna automobile, affermando un diverso modo di
vedere, che resta ancora attuale. Nei tempi maturi della
green economy, la mutazione è il risultato della lenta
affermazione di una diversa scala di valori, che investe
l’intera società. Attualmente, i sistemi di copertura non
si evolvono soltanto per accogliere il fotovoltaico, quel
vistoso, primitivo e rozzo fotovoltaico d’oggi, ma anche
per garantire l’isolamento ottimale di un oggetto edilizio diventato sempre più costoso ed esigente. È in corso
un grande cambiamento costruttivo. L’attuale processo
di radicale modernizzazione, però, non interpreta più
grandi principi a priori, ma prende forza da una contemporanea, meticolosa cura dei dettagli.
40
Questo significa che si assisterà, tra breve, alla fine dei
coppi e delle tegole?
Ma no! Tutto, oggi, diventa sottile. I nuovi materiali
sono destinati a diventare invisibili. Le nuove reti di
trasmissione dell’energia possono scomparire, nascoste
in minuscoli strati di superficie o collocate all’interno
di innervate pareti rugose. La mutazione architettonica in corso, tuttavia, riguarda l’intero edificio, concepito come un organismo che, a partire dall’articolazione
tecnologica interiore, è regolato come una complessa
macchina intelligente. Iniziando a puntare, per ora, sull’estrema cura dei dettagli e sulla perfezione spaziale
degli ambienti interni, seguirà, presto, anche la modificazione formale dell’involucro esteriore. Ma il processo sarà molto lento. Per investire l’intero habitat residenziale esistente nella città d’oggi, ci vorranno almeno trent’anni.
In che modo le nuove tecnologie potranno instaurare
un dialettico compromesso con la tradizione, sia
ricercando un corretto inserimento nel contesto, sia
fornendo requisiti di alta efficienza?
Ottenere il rispetto della tradizione, mediante la conferma dell’immagine di alcuni repertori formali dell’architettura delle epoche precedenti, è una questione
molto diversa. Nei territori della vecchia Europa, ciascun patrimonio insediativo deriva da una lunga
vicenda di continue contaminazioni tra diverse tradizioni architettoniche e paesaggistiche. Una moderna
definizione di un modello di sviluppo per il futuro
deve comprendere questa millenaria vicenda di intense relazioni tra entità diverse di un complesso territorio policentrico.
Le stesse modalità espressive, che accumunano il vivere in città con il vivere in campagna, oggi, sono le premesse all’abitare in un edificio efficiente ed intelligente, maniacalmente curato in ogni dettaglio, che magari presenta eleganti pareti e pacati tetti rivestiti di
materiali tradizionali. Ben vengano le sperimentazioni
di nuovi prodotti industriali, che possano assicurare
continuità ai materiali tradizionali e alle antiche tecniche di posa. Proprio nel ripartire da questo patrimonio, si trovano le premesse per una nuova comprensione estetica, non più rivolta a parziali edifici isolati, ma
indirizzata a dar valore a scelti frammenti di paesaggio
costruito. Sia l’immagine senza tempo di un “garbato”
piano di copertura, sia l’armoniosa alta prestazione
funzionale di un tetto con manto di elementi in laterizio, costituiscono le premesse per una nuova architettura capace di intrecciare la fascinazione della
modernità con il rispetto, l’affidabilità e la valorizzazione della tradizione. ¶
CIL 138
Dettaglio della tavola Combinaisons de Corubles,
da: J.N.L Durand, Precis des leçons d’architecture
données à l’Ecole Royale Polytechnique, Paris
Ecole Royale Polytechnique, 1817, 2 voll.
41
L’ I N T E R V I S T A
Cristina Santacroce
Tecnologia
Restauro della chiesa
di San Michele Arcangelo
a Minervino Murge (Bari)
Negli interventi di restauro, l’alternanza di nuovi coppi
e tegole di laterizio con gli elementi preesistenti si rivela
un sistema efficace per la resa estetica e prestazionale,
soprattutto nel recupero di edifici di grande rilevanza
storica e artistica
Disegno dell’intervento visto dal prospetto principale.
L
a chiesa di San Michele Arcangelo
venne costruita a partire dalla
seconda meta dell’Ottocento
dalla Confraternita di S. Michele.
Tra il 1856 e il 1858, il cantiere, ormai a
buon punto, subì un crollo rovinoso che
interessò il tetto e la cupola, probabilmente sovradimensionata rispetto alle
murature d’ambito, per cui si dovette
procedere ad una revisione dell’impianto. I lavori ripresero con la realizzazione
Il vecchio manto di copertura.
di quattro pilastri polilobati con semicolonne addossate verso Ie navate minori,
a sostegno, tramite pennacchi triangolari, della cupola emisferica sovrastante la
zona posta all’incrocio dei due assi principali. I lavori di ricostruzione si conclusero nel 1873 con la realizzazione della
copertura costituita da otto falde. Nel
1884 la chiesa, fino ad allora semplice
rettoria, divenne vicaria parrocchiale;
all’interno venne collocato il fonte battesimale, che oggi si trova poco distante
dall’altare laterale di S. Gioacchino. Nel
1892 la Confraternita decise di completare la parte esterna dell’edificio; nel
1895 si stabilì di realizzare i due campanili e di rivestire d’intonaco l’esterno
della chiesa; nel 1896, la Congrega commissionò la costruzione di una nuova
scalinata esterna per poter accedere più
comodamente alla chiesa e nel 1897
venne completata la gradinata di accesso sul lato sinistro, con Ie relative ringhiere in ferro.
42
CIL 138
Nel 1975, dopo il Concilio Vaticano II, la
chiesa fu sottoposta ai primi “adeguamenti” per renderla più consona ad una
liturgia rinnovata: vennero sostituiti l’altare maggiore e il tabernacolo, e soppresso il battistero, che da allora venne
utilizzato come acquasantiera. Nel 1990
venne rinnovata la pavimentazione in
marmette di graniglia con una nuova in
pietra di Apricena; lo stesso materiale fu
utilizzato per sostituire i mattoni in terracotta della zoccolatura che rivestiva la
parte bassa delle murature perimetrali.
Lo studio della fabbrica I lavori di
restauro hanno riguardato principalmente le facciate della chiesa, interessate da fenomeni di decadimento dovuti
all’azione degli agenti atmosferici, e la
copertura, la cui struttura lignea versava
in uno stato avanzato di degrado.
Il progetto è stato preceduto da un
accurato studio delle fonti indirette
(bibliografiche e archivistiche) e dalla
conoscenza approfondita del manufatto
mediante il rilievo realizzato con operazioni di misura diretta, tramite distanziometri laser e aste metriche, l’analisi
dei processi di deterioramento, lo studio delle strutture e dei materiali e Ie
indagini diagnostiche strumentali.
Ciò ha permesso una puntuale lettura
non solo delle linee essenziali e visibili
del manufatto, ma anche di quelle
nascoste, dall’apparecchiatura muraria
ai materiali. Per l’analisi delle forme di
degrado delle superfici e stata utilizzata
la simbologia prevista dalle raccomandazioni delle Commissioni UNI-NORMAL
(NORMAL 1188, Alterazioni macroscopiche dei materiali lapidei-lessico), ora
norma UNI 1182: 2006, Beni culturali.
Materiali lapidei naturali ed artificiali.
Descrizione della forma di alterazione.
Termini e definizioni. Per una più
approfondita conoscenza della morfologia, tipologia, modalità di interconnessione degli elementi e dello stato di
conservazione delle murature dei due
ordini, sono state anche effettuate alcune indagini endoscopiche.
Veduta d’insieme dopo gli interventi di restauro.
II restauro delle facciate Come gran
parte degli edifici di Minervino Murge, il
paramento del primo ordine della chiesa di San Michele Arcangelo è stato realizzato in pietra calcarea (pietra di
Minervino) e il paramento del secondo
ordine, per questioni economiche e di
peso, in tufo calcareo locale. Il paramento in tufo, essendo il materiale
molto poroso e di conseguenza facilmente degradabile, è stato rifinito con
un sottile strato di intonaco al fine di
proteggere e uniformare cromaticamente le facciate.
Al momento dell’intervento, l’intonaco
era del tutto disgregato e il paramento
sottostante, non essendo più protetto,
presentava diverse forme di alterazione
quali depositi superficiali e attacchi di
tipo biologico, mentre i conci lapidei di
rivestimento della parte basamentale
erano interessati, nelle parti meno
esposte, dalla presenza di licheni.
Le prime operazioni hanno riguardato la
pulitura di tutte le superfici, con lo
scopo di asportare Ie sostanze estranee
che potevano influire sull’ulteriore deterioramento del materiale. Il ricorso a
metodologie più o meno aggressive è
dipeso strettamente dalla natura del
deposito stesso, e quindi, in base al
tipo di sostanza che doveva essere eliminata, ci si è avvalsi di metodi impiegati con gradualità ed intensità diversa.
Le strutture murarie del secondo ordine,
dopo essere state sottoposte ad un trattamento biocida, sono state integrate
con stuccature nei punti in cui era evidente la perdita di materia e stilate nei
giunti con malta di calce idraulica naturale. L’originaria uniformità cromatica
delle facciate della chiesa è stata raggiunta grazie ad un intervento di scialbatura, effettuato con tinte a base di
calce idraulica naturale, dopo aver effettuato numerose prove su campioni di
muratura, al fine di stabilire la giusta
intensità del colore.
43
TECNOLOGIA
Gli interventi sulla copertura La
copertura delle 8 falde del tetto - una
falda per ogni lato dell’ottagono -, realizzata con struttura lignea, era composta da una doppia orditura. L’orditura
principale era costituita da un doppio
anello di travi (cm 25x20 circa) sorrette
da cavalletti lignei e da blocchi di tufo
calcareo; le travi del primo anello erano
posizionate leggermente al di sopra dell’estradosso delle volte a vela, mentre le
travi del secondo anello erano state
sistemate all’altezza di circa un metro.
L’orditura secondaria era formata da travicelli (cm 15x10 circa) che si sorreggevano sull’orditura principale, sul tamburo della cupola e sul muro perimetrale
alto circa 40 cm.
Questo sistema ha permesso, all’epoca
della costruzione della chiesa, di coprire
le ampie luci del tetto con travi di ridotte dimensioni, espediente sicuramente
utilizzato per la difficoltà di reperire
travi di maggiore lunghezza in una zona
1
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3
4
5
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7
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8
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6
5
3
4
9
Sezione di dettaglio della nuova struttura
di copertura.
Legenda:
1. cordolo di c.a. (sez. 30 x 30 cm)
2. tavola di quercia 340 x 300 x 40 cm
3. squadretta fissata con ø 28 x 180
4. barra filettata M20 (600 mm)
fissata con malta cementizia fluida
5. travi in legno lamellare
(sez. 160 x 360 x 9.000 mm)
povera di foreste. Il manto di copertura
era costituito da uno strato inferiore di
embrici, con funzione di canale, e da
uno strato superiore di coppi di coperta
posizionati a cavallo fra le file parallele,
montati a secco su di un tavolato ligneo
inchiodato alla struttura sottostante.
La copertura mostrava notevoli problemi causati da infiltrazioni d’acqua,
denunciate sia dalla presenza di ampie
macchie di umidità nell’intradosso delle
volte a vela della chiesa, sia dall’avanzato stato di degrado delle parti lignee.
Infatti, su numerose travi era evidente la
presenza di “carie bruna”, causata dalla
presenza di funghi, e dell’attacco di
insetti xilofagi, fenomeni innescati dalla
presenza di alti livelli di umidità.
Durante gli anni, la copertura non ha
mai subito interventi manutentivi sistematici, ma solo riparazioni puntuali, evidenziate dalla presenza di pannelli di
lamiera in sostituzione degli embrici e
dalla sconnessione degli elementi costituenti il manto.
Il progetto ha previsto la scomposizione
della struttura lignea del tetto e del
manto di copertura. Poiché le travature
lignee versavano in uno stato di deterioramento tale da non poter più assolvere
alla loro funzione strutturale, considera-
ta l’assenza di qualsiasi valore storico e
artistico della struttura originaria, in
accordo con la Soprintendenza, si è
provveduto alla loro sostituzione con
elementi nuovi in legno lamellare
opportunamente trattato a pennello con
antiparassitario all’acqua.
II nuovo sistema di copertura, a semplice orditura, con le travi poste radialmente, non ricalca quello preesistente
per evitare inutili carichi concentrati
sulle volte causati dai cavalletti intermedi; inoltre, per migliorare la risposta
della struttura agli eventi sismici si è
ritenuto opportuno collegare le nuove
travi alle strutture murarie della chiesa,
tramite squadrette in acciaio fissate ai
due cordoli realizzati in corrispondenza
della muratura perimetrale e del tamburo centrale.
Sulle travi poste radialmente è stato fissato il tavolato parallelamente ai lati
dell’ottagono, reso impermeabile da teli
protettivi traspiranti, posati in aderenza,
srotolati direttamente sul tavolato
parallelamente alla linea di gronda, e
sigillando le giunture con l’ausilio di
specifico nastro adesivo.
Al contrario degli elementi lignei, è
stato possibile recuperare numerosi
embrici e coppi in laterizio. Si è così pro-
44
CIL 138
6. tavolato in abete da 25 mm
7. membrana impermeabilizzante traspirante
8. manto di copertura in tegole di laterizio
9. cordolo in c.a.
Realizzazione del nuovo manto di copertura con
parte di coppi ed embrici di recupero.
Integrazione di nuovi coppi simili, per colore
e dimensioni, agli esistenti.
ceduto all’allestimento di un deposito a
cielo aperto per l’accatastamento dei
materiali destinati al reimpiego, fattore
che ha permesso di conservare almeno
il valore originario della copertura.
La sostituzione degli elementi deteriorati con elementi nuovi ha tenuto conto
della compatibilità con quelli esistenti.
Oltre all’integrabilità geometrica, si è
cercato di dare una risposta anche ai
problemi legati alla compatibilità cromatica, poiché il manto di laterizio con il
passare del tempo ha modificato il suo
aspetto a causa della sottile patina che
si è depositata sul materiale. Pertanto,
non si è optato per l’utilizzo di elementi
“antichizzati” o invecchiati artificialmente, ma sono stati adoperati elementi
nuovi, simili per dimensione e colore,
distribuiti omogeneamente sulle otto
falde in modo da mescolarli cromaticamente con i vecchi per non creare antiestetiche macchie di colore.
Una scelta, quella del reimpiego dei
materiali, logica e sensata, che ha permesso la riduzione degli sprechi, testimoniando ancora una volta come le
coperture in laterizio ben rappresentino
la cultura del “costruire sostenibile”,
garantendo non solo attenzione all’ambiente nella fase di produzione, ma
durabilità e possibilità di riutilizzo al termine del loro lungo ciclo di vita.
Naturalmente, il manto di copertura è
stato realizzato, ricalcando le geometrie
di quello originario, con gli embrici e i
coppi disposti sul tavolato ligneo: i
primi posti in opera col lato corto verso
il basso e i secondi col lato corto verso
l’alto. La posa è avvenuta procedendo
dalla gronda verso il colmo, per file in
direzione della linea di massima pendenza. Grazie alla lieve inclinazione
delle falde, non è stato necessario adoperare alcun tipo di fissaggio degli elementi al tavolato.
Il manto in laterizio discontinuo è in
grado di assicurare una “microventilazione” che favorisce l’efficienza e l’affidabilità della copertura, in quanto consente di mantenere asciutto l’intradosso
degli elementi costituenti il manto stes-
Esploso assonometrico della nuova struttura di copertura.
so e impedisce il degrado della struttura
di sostegno. Inoltre, l’esecuzione di fori
di aerazione contrapposti nelle chiusure
verticali facilita il passaggio dell’aria nel
sottotetto, mentre l’utilizzo di una guaina traspirante sul tavolato ligneo fa defluire l’umidità che eventualmente potrebbe crearsi nella struttura del tetto,
oltre a proteggerlo da possibili infiltrazioni.
Grande attenzione è stata dunque posta
nei confronti della “durabilità”, determinata dall’efficienza dei materiali e dalla
loro capacità di resistere negli anni alle
stagioni e all’usura. Se l’approccio ecosostenibile tende a guardare al futuro,
la cultura delle coperture in laterizio
ben si inserisce in questa cornice, rinnovando la sua continuità nell’impiego di
materiali naturali e duraturi. Esse rappresentano una grande risorsa, storica e
profondamente radicata, ma ancora non
abbastanza riconosciuta per le sue
eccezionali qualità ecologiche e funzio-
45
TECNOLOGIA
nali. “Pensare in laterizio” risponde
all’esigenza di considerare tutti gli
aspetti e le conseguenze derivanti dal
“costruire”. Si tratta dell’esercizio di
una cultura legata a valori come tradizione e identità, ricerca e innovazione,
resistenza e sicurezza, impiego di materiali naturali e rispetto dell’ambiente. ¶
Scheda tecnica
Progetto:
Fabio Armillotta, in collaborazione
con N. Marco Santomauro
Consulenza: Claudio Varagnoli, aspetti
conservativi
D.L.:
Fabio Armillotta
Sicurezza:
Carmela Palmieri, progettazione;
Fabio Armillotta, esecuzione
Dir. cantiere: Pietro dell’Erba
Impresa:
Edil Verde srl, Minervino Murge
(Bari)
Cronologia: 2007, inizio-fine lavori
I lavori sono stati eseguiti sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza per i Beni architettonici
e per il Paesaggio della Regione Puglia.
L’opera è stata realizzata con il contributo della
Conferenza Episcopale Italiana e della Diocesi
di Andria.
Caterina Gargari, Elisa Innocenti, Elisabetta Palumbo
Ricerca
Il profilo ambientale
delle coperture in laterizio
Le “dichiarazioni ambientali di prodotto” (EPD), elaborate con il metodo del Life Cycle Assessment
(LCA), costituiscono un utile strumento per la scelta di materiali e componenti sostenibili, a patto
di valutarne con cautela i contenuti, dal momento che non sono ancora disponibili modalità
di calcolo univoche e condivise. La ricerca sul profilo ambientale delle tegole in laterizio,
condotta dal Dip. TAeD dell’Università di Firenze, si propone come riferimento nazionale
nell’applicazione dei modelli di valutazione ancora in corso di definizione a livello europeo
L
a direttiva europea sui prodotti da costruzione, Construction
Products Directive (CPD) 89/106/CEE, recepita in Italia con
il DPR 246/93, è stata emanata con l’obiettivo di assicurare
la libera circolazione dei prodotti stessi per il superamento di qualsiasi barriera protezionistica nazionale nei Paesi della Comunità
Europea attraverso la condivisione e accettazione dei relativi
requisiti nell’ambito di prescrizioni tecniche armonizzate.
A tale proposito, la marcatura CE aiuta il consumatore ad identificare prodotti ad alte prestazioni generati all’interno di un processo controllato, permettendo di compiere scelte sicure e informate.
Nell’ambito del programma triennale di semplificazione, la
Commissione Europea ha varato, nel maggio 2008, una proposta
per un “Regolamento dei prodotti da costruzione” (Construction
Products Regulation, CPR)(1) che andrà a sostituire nel 2011 la CPD,
modificandola sostanzialmente.
Oltre all’introduzione di un sistema flessibile di certificazione, il
CPR prevede, in aggiunta agli esistenti, distinto dal requisito sul
risparmio energetico, un settimo “parametro” base relativo agli
aspetti di sostenibilità delle opere nel loro ciclo di vita, e più precisamente: “uso sostenibile delle risorse naturali”: […] Gli edifici
devono essere […] progettati e costruiti in modo tale che l’uso di risorse
naturali sia sostenibile e assicuri:
• la durata delle opere;
• la riciclabilità delle opere, dei materiali e delle loro parti dopo la loro
demolizione;
• l’impiego di materie prime e seconde eco-compatibili.
L’aver incluso questo settimo requisito base tra i requisiti essenziali della marcatura CE presuppone l’esistenza di metodi armonizzati per la valutazione della sostenibilità delle opere edilizie, e per
questo la Commissione ha, quindi, previsto una rilettura di tutti i
46
mandati affidati al CEN, European Committee for Standardization,
affinché la “sostenibilità” sia inclusa in tutti i pertinenti progetti di
norma EN attualmente in corso di elaborazione, integrandone i
contenuti e le specifiche tecniche.
Lo standard prEN 15804 Il gruppo di lavoro del TC 350 WG4,
Product level (2), si sta occupando, avendo ricevuto uno specifico incarico, di redigere lo standard prEN 15804, Sustainability of construction works. Environmental product declarations. Core rules for the product
category of construction products.
Esso definisce i metodi di calcolo e la struttura delle “dichiarazioni
ambientali” dei prodotti da costruzione (EPD), individuando le regole di calcolo secondo la metodologia LCA (Life Cycle Assessment),
i criteri per la raccolta e l’elaborazione dei dati di inventario, i contenuti obbligatori dell’EPD, le indicazioni addizionali che possono
essere descritte quali informazioni tecniche aggiuntive, nonché le
procedure per la verifica e validazione dell’EPD da parte di soggetti
indipendenti.
Lo standard costituisce, pertanto, il documento guida per ogni
esperto LCA, in grado di assicurare quella riproducibilità e misurabilità dei risultati che oggi di fatto manca e che rende difficile l’interpretazione e l’uso dei diversi certificati/dichiarazioni ambientali,
comunque già disponibili sul mercato europeo per diverse categorie di prodotto.
Chiarisce, quindi, quali sono i “dati obbligatori”, derivati dalla valutazione LCA, che l’EPD deve riportare, e secondo quali criteri e
forme tali informazioni debbano essere fornite in modo che diverse
EPD, relative a prodotti concorrenti, possano essere correttamente
impiegate e comparate all’interno di una procedura di valutazione
dell’impatto ambientale di una costruzione.
CIL 138
La comparazione dei profili ambientali dei materiali da
costruzione Come definito nella prEN 15804,scopo di un’EPD,
Profili ambientali dei prodotti in laterizio: gli elementi
per copertura Non sorprende, quindi, trovare prodotti da costru-
nel settore delle costruzioni, è quello di fornire le informazioni di
base per la valutazione della performance di un edificio e l’identificazione della soluzione progettuale e costruttiva che comporta un
minore impatto sull’ambiente. In quest’ottica, quindi, lo standard si
pone l’obiettivo di garantire la confrontabilità tra prodotti da costruzione analoghi, ma esclusivamente all’interno del contesto della
loro applicazione nell’edificio. In linea di principio, infatti, il confronto di prodotti(3), condotto sulla base della loro EPD, è consentito esclusivamente in relazione al loro specifico contributo alla prestazione ambientale complessiva dell’edificio, valutato nell’intero
ciclo di vita di quest’ultimo.
Ciò nonostante, sul mercato europeo, in cui l’ambiente non è più
considerato come un vincolo alla crescita, ma un elemento di valorizzazione della responsabilità sociale d’impresa, si è sviluppata la
tendenza ad impiegare gli studi LCA non solo come strumento di
informazione ed educazione del consumatore, volto a influenzare
favorevolmente la percezione del brand attraverso messaggi ambientali quantificati, ma anche come fattore diretto di marketing.
zione già provvisti di certificazione ambientale EPD, materiali e
componenti (polveri di calcestruzzo e di cemento,elementi per muratura e copertura, pannelli isolanti, infissi e sistemi impiantistici)
corredati di una etichetta, in linea con le norme ISO 14020 e ISO
14025(4), ma niente affatto allineati tra loro per qualità e quantità di
informazioni: è questo il caso degli elementi per copertura. A tale
proposito, la bibliografia internazionale disponibile consente un’analisi tra almeno quattro EPD propriamente dette e due certificazioni ambientali di prodotto redatte in base a schemi di certificazione
nazionale derivati dal recepimento delle ISO della serie 14020.
L’analisi dei dati dichiarati nei certificati ambientali evidenzia chiaramente quella difficoltà interpretativa e di comunicazione, sottolineata precedentemente, rendendone difficile, ad oggi, anche l’impiego in una valutazione di sostenibilità di progetti a confronto.
La tabella 1 riporta i dati desumibili dalla lettura delle certificazioni ambientali relative ad elementi per coperture in laterizio e in
cemento: sono più che evidenti le significative discrepanze tra le
informazioni disponibili. La difficoltà nella corretta ed utile inter-
1
Profili a confronto di tegole in laterizio ed in cemento, derivati dalle “dichiarazioni ambientali di prodotto” (EPD) fornite dal produttore
o dall’Associazione di riferimento. Sono riportati dati elaborati dal TAeD all’interno della ricerca ANDIL sul “profilo ambientale” di elementi
per copertura in laterizio.
Profilo ambientale di tegole in laterizio (panorama europeo)
sviluppatore
riferimento
nazione
riferimento
normativo
Declaration
environmentale
et sanitaire
de tuile terre cuite
Fédération
Française
des Tuiles
et Briques
produzione
francese
di tegole
in laterizio
F
NF P 01-010
1 m2
100
Dichiarazione
ambientale
di prodotto
del coppo in “cotto”
produttore
prodotto
singolo
IT
ISO 14025/TR,
EPD:2008
1t
Umweltproduktdeklaration
dachziegel
produttore
produzione
aziendale
D
ISO 14025/TR
ANDIL
produzione
aziendale
IT
prN15804
Valutazione
ambientale di
tegole in laterizio
unità
durata
funzionale di vita
(anni)
peso
(kg/m2)
fasi del ciclo
di vita
considerata
scenari
energia
primaria
(MJ)
emissione
CO2
(kg)
46,20
produzione
+ trasporto
+ fine vita
trasporto
medio
200 km
184,59
9,30
230
56,23
produzione
+imballaggio
+trasporto
trasporto
medio
480 km
5.421,40
513,20
1t
–
46,9
produzione
+imballaggio
–
6.661,00
410,86
1t
100
43,5
produzione
+imballaggio
+trasporto
trasporto
medio
100 km
3.393,61
188,39
energia
primaria
(MJ)
emissione
CO2
(kg)
120,14
10,50
Profilo ambientale di tegole in cemento (panorama europeo)
sviluppatore
Declaration
environmentale
et sanitaire
de tuile beton
riferimento
Centre d’Études produzione
et de Recherches francese
de l’Industrie
di tegole
du Béton
in cemento
nazione
riferimento
normativo
unità
durata
funzionale di vita
(anni)
F
NF P 01-010
1 m2
100
peso
(kg/m2)
fasi del ciclo
di vita
considerata
scenari
42,00
produzione
+ trasporto
+ fine vita
trasporto
medio
100 km
Dichiarazione
ambientale di
prodotto della tegola
in calcestruzzo
produttore
prodotto
singolo
IT
ISO 14025/TR,
EPD:2008
1t
80-100
50,00
produzione
+imballaggio
+trasporto
Umweltproduktdeklaration
dachsteine
produttore
produzione
aziendale
D
ISO 14025/TR
1t
–
43,68
produzione
+imballaggio
47
RICERCA
8,21 kg
trasporto di risorse
medio con contenuto
100 km
energetico
–
1.892,00
341,30
217,00
pretazione dei valori sta appunto nella impossibilità, da parte dell’utente che abbia a disposizione il solo documento EPD, di comprendere il contributo che le diverse scelte di metodo e di impostazione di calcolo apportano al valore finale di ogni singolo indicatore messo a sua disposizione.
Come è possibile quantificare e confrontare la prestazione ambientale di prodotti simili (le tegole in laterizio, ad esempio) caratterizzati da scenari diversi di produzione (unità funzionale), trasporto e
durata di vita utile? E anche nell’ipotetico raffronto con prodotti
simili, caratterizzati da profili LCA completi ed elaborati secondo
le medesime regole operative, per funzione e impiego, come operare, ignorando il diverso contributo che ogni singolo prodotto può
apportare in termini positivi o negativi alla sostenibilità del progetto, senza la definizione di uno scenario di messa in opera, di uso,
senza la definizione di cicli di manutenzione e sostituzione degli
elementi danneggiati o ammalorati, senza la descrizione di scenari
di demolizione, fine vita, riciclo/riuso, tutti inscindibilmente legati
alla composizione esecutiva di un progetto d’architettura?
La ricerca TAeD sulle tegole in laterizio Quale membro
esperto italiano del CEN/TC 350,il gruppo LCA del Dipartimento
TAeD dell’Università degli Studi di Firenze sta conducendo da
tempo, nell’ambito di ricerche svolte in convenzione con ANDIL,
valutazioni LCA dei prodotti nazionali in laterizio al fine non solo
di determinare il profilo di sostenibilità della produzione italiana,ma
acidificazione
Produzione
La ricerca ha affrontato un primo studio cradle to gate,relativo alla fase
di produzione (estrazione, approvvigionamento, produzione, confezionamento), sulla base dell’unità dichiarata, ossia la tonnellata di
materiale (1 t). Questa prima analisi ha definito il profilo ambientale
del prodotto (fig. 1, tab. 2)(6), da cui è possibile risalire ad 1 m2 di
manto in laterizio, conoscendo il suo peso a m2.
Successivamente, in riferimento all’unità funzionale, sono stati delineati gli scenari climatico, economico, geografico, di durabilità
e riciclaggio per l’elaborazione delle informazioni tecniche aggiuntive relative alle fasi di trasporto,messa in opera,uso,durata e fine vita.
eutrofizzazione
kg SO2 eq.
riscaldamento globale 100a
kg PO4—- eq.
impoverimento dello strato di ozono 20a
kg CFC-11 eq.
1. Profilo ambientale di tegole in laterizio (1 t).
di contribuire anche, con i risultati del lavoro applicativo, all’aggiornamento normativo delle PCR europee per prodotti in laterizio che
seguirà la pubblicazione dei lavori del CEN/TC 350.
Tali valutazioni sono state condotte sulla base di uno studio completo,“dalla culla alla tomba”, realizzato elaborando le informazioni
relative alla fase di produzione di 1 m2 di manto in laterizio (unità
funzionale) in scenari plausibili e rappresentativi della produzione
media italiana, definiti per ognuna delle fasi successive alla fabbricazione (trasporto, costruzione, uso, manutenzione, fine vita, riciclo).
Tra la vasta gamma di prodotti in laterizio per manti di copertura, la
ricerca è stata applicata alle tegole denominate “portoghesi”, che
rappresentano, insieme alle tipologie “marsigliesi”, “olandesi” ed
“embrici”, il 78% (in peso) della produzione nazionale(5).
Legenda:
ossidazione fotochimica
fossile, non rinnovabile
kg C2H4
MJ eq.
approvvigionamento
48
kg CO2 eq.
CIL 138
lavorazione
totale
2
Profilo ambientale cradle to gate di 1 t di tegole in laterizio.
acidificazione
eutrofizzazione
riscaldamento globale
100a
impoverimento dello
strato di ozono 20a
ossidazione
fotochimica
fossile,
non ritrovabile
kg SO2 eq.
kg PO4—- eq.
kg CO2 eq.
kg CFC-11 eq.
kg C2H4
MJ eq.
9,48E-01
8,24E-02
1,88E+02
1,02E-04
1,51E-01
3,39E+03
Unità funzionale L’unità funzionale, definita in questo studio ai
La fase d’uso: trasporto e manutenzione La definizione dei
fini della valutazione LCA,è rappresentata da 1 m2 di copertura isolata, microventilata(7), realizzata con manto discontinuo in laterizio,
idonea per posa in opera su solaio inclinato in latero-cemento(8).
La stratigrafia della soluzione tecnica impiegata come scenario è
riportata in fig. 2. Sono state considerate tre aree climatiche diverse, per cui gli spessori ed il tipo di isolante sono stati scelti al fine di
soddisfare i requisiti energetici delle zone climatiche: B (Reggio
Calabria), D (Firenze) ed E (Bolzano), definiti in base al D.Lsg. 311
del 2006, tenuto anche conto dell’obiettivo di limitare i consumi
energetici in periodo estivo grazie al contributo della massa di prodotti ad alta densità (tab. 3).
possibili scenari geografici ha consentito di elaborare utili informazioni circa gli impatti relativi alla distribuzione del prodotto, a partire dall’uscita dai cancelli della fornace. Per quanto riguarda la valutazione ambientale della fase di trasporto dei prodotti impiegati
nella soluzione scelta, è stato delineato uno scenario con trasporto
su gomma, con un raggio medio di distribuzione di 100 km.
A conferma della buona pratica ambientale di impiegare materiali
reperibili localmente, la comparazione dei dati elaborati per ognuno dei tre scenari climatici presi in considerazione dimostra come
gli impatti relativi alla fase di trasporto risultino debolmente incisivi sul bilancio ambientale complessivo in caso di raggi di azione
medi (per distanze tra i 200 e i 300 km, l’incidenza della fase di trasporto sul bilancio globale è circa del 2-3%), ma possono invece
crescere sensibilmente in caso di distanze più consistenti.
La fase d’uso, come noto, comprende anche le fasi di costruzione e
manutenzione della soluzione in esame. Ai fini dell’impiego
dell’EPD del prodotto, all’interno di una valutazione del profilo
LCA di edificio, occorre quindi fornire indicazioni circa le prestazioni dell’elemento tecnico, correlate alla durata di vita prevista dal
progetto (design life), ipotizzata pari a 100 anni.Tali indicazioni non
si limitano alle sole prestazioni termiche, igrometriche, acustiche, di
protezione al fuoco e di sicurezza, ecc., ma includono anche informazioni circa la durata di vita utile (service life) dell’elemento, espressione dei cicli di manutenzione necessari a garantire il mantenimento delle prestazioni suddette per l’intera design life dell’edificio.
Attraverso l’impiego del software Laterlife(9), sono stati calcolati i
profili prestazionali termoigrometrici e gli impatti ambientali relativi alla fase di produzione ed uso dei materiali costituenti il “pacchetto” di copertura selezionato, relativamente ad ognuno dei tre
scenari climatici considerati. Se da un lato la legislazione nazionale
fornisce indicazioni quantitative in merito ai requisiti minimi di
manto in tegole portoghesi
listelli di supporto in legno
di abete
guaina impermeabilizzante
traspirante in HDPE
pannello isolante in lana di legno
pannello isolante in polistirene
espanso
supporto antivolatile
solaio in latero-cemento
staffa
canale di gronda
cassero a perdere
in lana di legno
intonaco
2. La soluzione di copertura analizzata, microventilata, prevede l’applicazione del
manto in tegole su listelli lignei e la presenza di due strati isolanti (uno leggero in
polistirene espanso ed uno di maggiore densità in lana di legno mineralizzata).
3
Quantità di materiali presenti in un metro quadrato della soluzione tecnica scelta: copertura inclinata discontinua microventilata.
zona climatica E
Quantità di materiali per
metro quadrato di copertura
1 manto di copertura in tegole portoghesi
2 listelli in legno di abete di supporto
per microventilazione sotto tegola
3 guaina impermeabilizzante traspirante
in HDPE
4 isolante in lana di legno mineralizzata
5 isolante in polistirene espanso
zona climatica D
zona climatica B
ρ
(kg/m3)
spessore
(m)
peso su 1 m2
di copertura (kg)
spessore
(m)
peso su 1 m2
di copertura (kg)
spessore
(m)
peso su 1 m2
di copertura (kg)
–
–
43,50
–
43,50
–
43,50
500
0,040
0,80
0,04
0,80
0,04
0,80
0,13
0,004
0,11
0,004
0,11
0,004
0,11
533
32
0,015
0,090
8,00
2,84
0,02
0,08
10,66
2,52
0,02
0,05
21,32
1,58
49
RICERCA
strutture ed edifici in materia di risparmio energetico, consentendo
un calcolo puntuale dei parametri di controllo della prestazione, ad
oggi non esistono documenti completi, elaborati a livello nazionale (e sono ancora scarsi i dati a livello europeo), sulla service life di
prodotti e di elementi tecnici. Nel caso in questione, il profilo LCA
dell’unità funzionale, in fase d’uso, è stato definito sulla base della
metodologia indicata nella Guidance paper F (concerning the Construction Products Directive, 89/106EEC) - Durability and the construction
products directive(10).
Tale metodologia, definita come la working life di una soluzione tecnica, ovvero il periodo di tempo durante il quale la prestazione di
un prodotto deve essere mantenuta ad un livello che metta in grado
un componente (correttamente progettato ed eseguito) di soddisfare i “requisiti essenziali”, indica la durata di vita minima del prodotto stesso, in funzione delle caratteristiche di riparabilità dei sistemi in cui esso viene inserito (“facile”, “con alcuni sforzi” o “difficoltoso”). Sulla base delle indicazioni della citata Guidance paper,
quindi, i materiali che costituiscono la soluzione di copertura
oggetto di studio, essendo sostituibili con semplici operazioni,
devono garantire una durata di vita superiore ai 25 anni. I dati sulle
durate di vita dei singoli materiali, presenti nel database del software Laterlife, sono stati elaborati a partire da dichiarazioni ambientali di prodotti europei disponibili, in particolare, nella banca dati
francese INIES(11), da documentazioni tecniche quali la Guideline
for sustainable building pubblicata dal Bundesministerium für Verkher,
Bau-und Wohnungswesen (D), nonché dalla letteratura scientifica.
Secondo queste informazioni, il software Laterlife è in grado di elaborare lo scenario di manutenzione associato alla soluzione tecnica
definita, individuando, per ogni materiale, il numero di sostituzioni
nella design life necessarie a garantire la prestazione complessiva della
soluzione stessa.
I grafici di fig. 3 evidenziano la rilevanza della fase d’uso nella definizione di un profilo LCA “cradle to grave” (dalla “culla alla tomba”):
gli impatti associati all’uso della soluzione tecnica nell’edificio,
infatti, derivano dalla necessità tecnica di sostituire almeno 1 volta,
nei 100 anni della design life, tutti gli strati del pacchetto, ad esclusione del manto di copertura in laterizio, per il quale si prevede la
sostituzione solo del 30% degli elementi posati in opera.
Nei grafici di fig. 4 sono riportati i valori totali (fase di produzione,
trasporto ed uso) degli impatti per i due più importanti indicatori
(riscaldamento globale e consumo di energie non rinnovabili) per le
tre zone climatiche,confrontati con l’impatto annuo che tiene conto
della durata di vita della soluzione tecnica prevista (100 anni).
Nei grafici di fig. 5, per gli stessi indicatori e le stesse fasi, è evidenziata l’incidenza percentuale del manto in laterizio rispetto agli altri
strati di copertura.
Il fine-vita
In una valutazione globale di compatibilità ambientale di prodotti
ed edifici, l’analisi non può prescindere da una verifica degli impatti
relativi alle fasi di trattamento dei rifiuti e dei sottoprodotti del processo di demolizione.Per gli elementi di copertura in laterizio,il riutilizzo di elementi integri, reimpiegati per la realizzazione di nuovi
manti, costituisce un indubbio valore aggiunto quantificabile in termini economici ed ambientali. Analoghe considerazioni valgono
per tutti i materiali caratterizzati da una durata di vita lunga, nel
corso della quale mantengono pressoché inalterate le proprie prestazioni, purché siano messi in opera attraverso tecnologie che non
ne compromettano le caratteristiche e ne rendano possibile lo
smontaggio e il successivo reimpiego.Tuttavia, a fronte di una crescente espansione della filiera di trattamento e riuso dei rifiuti inerti
di demolizione, la valutazione del loro contributo ambientale, associato a cicli di vita successivi, rimane a tutt’oggi di difficile elaborazione,a causa della scarsità di informazioni sulla reale fattibilità e sulle
tecniche di riciclaggio disponibili, nonché sulle possibili conseguenze ambientali derivate dall’impiego di scarti come materie
prime secondarie, da valutare mediante analisi di laboratorio specifiche (ad esempio,attraverso il “test di cessione”previsto dall’articolo 9 del DM 5/02/98 e s.m.i.). In merito, uno studio condotto dal
laboratorio Ri.cert(12) sul comportamento in fase di dismissione di
tegole in cemento e in laterizio ha evidenziato delle criticità per le
tegole in cemento proprio rispetto al “test di cessione”, evidenziando il superamento di una soglia di allarme circa i parametri limite previsti dalla norma per quanto riguarda gli anioni “solfati” e
Consumo di energie non rinnovabili
MJ
kg CO2 eq.
Riscaldamento globale
zona E (Bolzano)
zona D (Firenze)
zona B (R.Calabria)
zona E (Bolzano)
zona D (Firenze)
zona B (R.Calabria)
3. Profilo ambientale del “pacchetto” di copertura preso in considerazione nelle fasi di produzione, trasporto e uso.
produzione
trasporto
fase d’uso
zona E (Bolzano)
4,2355E+01
6,4543E–01
3,6866E+01
zona D (Firenze)
4,2005E+01
6,6337E–01
3,6516E+01
zona B (R.Calabria)
3,8274E+01
6,5360E–01
3,2785E+01
produzione
trasporto
fase d’uso
50
CIL 138
zona E (Bolzano)
4,8329E+02
1,0598E+01
3,8842E+02
zona D (Firenze)
4,5940E+02
1,0893E+01
3,6453E+02
zona B (R.Calabria)
3,6733E+02
1,0732E+01
2,7246E+02
Riscaldamento globale
MJ
kg CO2 eq.
Consumo di energie non rinnovabili
zona E (Bolzano)
zona D (Firenze)
zona B (R.Calabria)
zona E (Bolzano)
zona D (Firenze)
zona B (R.Calabria)
4. Impatti ambientali del “pacchetto” di copertura preso in considerazione nell’intera vita utile e per anno.
totale
impatto annuo
zona E (Bolzano)
7,9866E+01
7,6847E–01
zona D (Firenze)
7,9184E+01
7,6147E–01
zona B (R.Calabria)
7,1712E+01
5,8685E–01
totale
impatto annuo
“cloruri”. Secondo gli autori, lo studio, pur non essendo rappresentativo – per il numero ridotto di campioni – di un’analisi comparativa estendibile all’intera categoria di prodotti,costituisce comunque
un utile spunto di riflessione per avviare una analisi sistematica sulle
problematiche connesse al fine ciclo di vita di tali materiali.Ciò considerato, ai fini della valutazione del profilo ambientale, lo standard
stesso indica come opzionali ed escluse dall’analisi full life cycle tutte
le considerazioni relative alla fase di riciclaggio e riuso, proprio per
la difficoltà scientifica ed operativa di individuare specifici modelli
di calcolo e di definire scenari concreti e tecnicamente realizzabili,
limitando la comunicazione ad informazioni sulla quantità di prodotto potenzialmente destinabile a raccolta differenziata, a riciclo per
la produzione di materie seconde o di energia,a riuso o a smaltimento.
ZONA E
riscaldamento globale
consumo di energie
non rinnovabili
13%
22%
78%
87%
ZONA D
riscaldamento globale
consumo di energie
non rinnovabili
13%
23%
77%
87%
ZONA B
riscaldamento globale
consumo di energie
non rinnovabili
15%
29%
71%
85%
5. Impatti ambientali percentuali del manto di copertura e degli altri materiali
costituenti la stratigrafia a confronto nelle tre zone climatiche considerate.
manto in laterizio
51
zona E (Bolzano)
8,8231E+02
8,3029E+00
zona D (Firenze)
8,3483E+02
7,8252E+00
zona B (R.Calabria)
6,5052E+02
5,9837E+00
Conclusioni Stante l’impossibilità di elaborare un giudizio comparativo sui profili ambientali di elementi simili, in mancanza di un
modello univoco e condiviso di calcolo e restituzione dei dati,“i risultati della ricerca costituiscono in ogni caso un aggiornamento migliorativo, oltre che più aderente alla realità produttiva, dei valori relativi agli impatti ambientali delle tegole italiane in laterizio”.
In seconda battuta, i dati della valutazione del profilo ambientale
della copertura esaminata consentono di apprezzare la rilevanza di
una lettura full life cycle rispetto alle valutazioni su singole fasi.
Diversamente da quanto ipotizzabile, infatti, la soluzione ambientalmente più sostenibile risulta essere quella più pesante (358,23 kg/m2
è la massa superficiale del “pacchetto” di copertura realizzato per lo
scenario di Reggio Calabria, contro i 346,23 kg/m2 della soluzione relativa a Bolzano). Lo studio, in definitiva, evidenzia come, nell’ambito di una valutazione LCA a scala di edificio, il profilo
ambientale globale sia sicuramente condizionato da diversi fattori,
quali la natura dei materiali che compongono gli strati complementari, la durata di vita dei componenti, la loro riciclabilità, gli
scenari tecnologici e climatici, in totale sintonia con la linea di sviluppo degli edifici sostenibili, secondo il “settimo” requisito base. ¶
Note
1. Il Regolamento Europeo, a differenza della Direttiva, sarà immediatamente
attivo senza necessità di recepimento da parte degli Stati Membri.
2. La Commissione Europea ha affidato ad una commissione tecnica internazionale il mandato TC350 Sustainability of Construction Works4, per la definizione
degli standard volontari per l’elaborazione di “dichiarazioni ambientali di prodotto” (EPD) e dei metodi per l’aggregazione di queste informazioni all’interno
di una valutazione della sostenibilità complessiva di edifici nuovi ed esistenti.
3. prEN 15804: punto 5.3, Comparability of EPD of construction products.
4. ISO 14020 (2000), Environmental labels and declarations - Principles and guidelines;
ISO/TR 14025 (2000), Environmental labels and declarations - Type III environmental declarations.
5. Dato fornito da ANDIL,Associazione Nazionale Degli Industriali dei Laterizi.
6. Le valutazioni LCA relative alla fase di produzione e trasporto sono state effettuate impiegando il software Simapro.
7. Come definita dalla UNI 9460 del 2008.
8. Lo studio è stato condotto sul “pacchetto” di copertura composto da manto,
sottomanto aerato, guaina impermeabilizzante, strato isolante, escludendo dai calcoli ambientali gli impatti relativi al solaio in latero-cemento.
9.Torricelli, M.C., Gargari, C., Palumbo, E., Valutazione di soluzioni tecniche ad alte
prestazioni ambientali, Costruire in Laterizio n. 136, pp. 48-53.
10. European Commission Enterprise and Industry Directorate-general, Guidance
paper F (concerning the Construction Products Directive - 89/106/EEC) - Durability
and the construction products directive, dicembre 2004.
11. Elaborata dal centro di ricerca CSTB, contiene più di 300 dichiarazioni
ambientali e sanitarie di prodotti da costruzione.
12. A. Camporese, La gestione dei rifiuti in edilizia: i materiali da costruzione,
L’industria dei Laterizi, n. 122 marzo-aprile 2010, pp. 92-94.
RICERCA
Marco D’Orazio, Ilaria Persico, Katja Pepe
Ricerca
L’affidabilità estetica
dei manti di copertura
L’elemento che domina il paesaggio italiano è indubbiamente il “rosso laterizio” delle
coperture. Per questo motivo, molti materiali alternativi cercano di imitarle riproducendone
colore e fattezze. Tra questi vi sono le tegole in cemento, in merito alle quali un’indagine
sperimentale pone alcune questioni in relazione alla durabilità del rivestimento superficiale
e quindi alla loro affidabilità estetica
I
centri storici italiani e, più in generale, il paesaggio di molte zone
del Paese sono fortemente caratterizzati, in termini di immagine, dal rosso del “cotto” utilizzato per le coperture. Proprio la
consapevolezza delle conseguenze che una eventuale sostituzione
di tale materiale potrebbe comportare sul paesaggio ha portato allo
sviluppo di regolamentazioni che impongono il mantenimento di
determinate tipologie di manto.
Questo tipo di orientamento culturale, il fatto cioè che l’elemento
dominante, in termini paesaggistici, sia principalmente il colore
rosso, con diverse gradazioni, del manto, ha spinto molte aziende a
proporre prodotti alternativi al laterizio. Oggi sono infatti presenti
sul mercato numerose tipologie di coppi e tegole apparentemente
simili a quelle in “cotto”, ma realizzate con materiali diversi:
cemento, leghe metalliche, materiali plastici.
Le tegole in cemento, in particolare, sono quelle che hanno avuto
sino ad oggi la maggiore diffusione. Si tratta di prodotti (prevalentemente impiegati in Francia e Germania) realizzati per stampaggio
di una miscela costituita da leganti di natura cementizia, inerti e
pigmenti. Mentre nel passato questa particolare tipologia di elementi per copertura manteneva al suo interno la tipica colorazione
grigia del cemento e veniva cromaticamente trattata solo in superficie, oggi è quasi sempre colorata anche in pasta. L’effetto cromatico superficiale viene ottenuto con ossidi fissati con trattamenti termici al substrato o con pigmenti di varia natura connessi con leganti organici al supporto. Oltre alle tegole in cemento, vengono proposti anche altri prodotti quali le leghe metalliche ed i materiali
plastici. Le prime, in realtà, tendono ad imitare solo la forma del
manto visto che, a livello di immagine, mantengono comunque un
aspetto estetico molto differente dal “cotto”, presentandosi sotto
forma di lastre sagomate a imitazione dell’andamento “a onde” del
52
1. Copertura degli anni ’70 e ’80 realizzata con tegole in cemento colorate
superficialmente, che, a distanza di anni, presenta zone nelle quali risulta
visibile il colore di base sotto lo strato pigmentato.
manto. I secondi sono, invece, utilizzati solitamente come complemento per la realizzazione di parti di raccordo, nelle coperture a
falde, di accessori tecnici, quali pannelli solari, fotovoltaici, ecc.
L’effetto immagine e il risultato cromatico vengono ricercati da
questi materiali grazie a trattamenti superficiali, spesso di spessori
molto modesti (decisamente inferiori al millimetro), aspetto, questo, che pone alcune questioni in merito alla durabilità dei rivestimenti stessi (fig. 1).
Sulla scorta di tali considerazioni, è stata condotta (presso il
Dipartimento DACS dell’Università Politecnica delle Marche,
Ancona) un’attività sperimentale che ha tentato di ricreare alcune
delle possibili sollecitazioni ambientali cui può essere soggetto un
manto di copertura. Superando il tradizionale concetto che porta a
considerare la durabilità di quest’ultimo solo in termini di resistenza al gelo (che ovviamente non tiene conto delle variazioni cromatiche e/o estetiche dello strato di finitura), si è simulata l’esposizione di materiali di diversa natura (laterizio e cemento) a diverse
CIL 138
condizioni atmosferiche in modo da verificare eventuali cambi di
aspetto degli stessi. In primo luogo, si è riprodotto l’effetto di una
esposizione ciclica a stress termici, igrometrici ed a raggi UV, utile
per valutare l’invecchiamento di eventuali componenti organici
presenti (ad esempio, leganti per gli strati di finitura) e la possibile
perdita degli ossidi di pigmentazione in essi contenuti.
Successivamente, sono state effettuate thunder-shower, atte a ricreare
lo stress differenziale (in senso meccanico) a cui può essere soggetto un sistema di finitura quando viene esposto a temperature elevate (soleggiamento) e immediatamente raffreddato per l’effetto di
una pioggia estiva (prova tipica eseguita su rivestimenti per il recupero di supporti cementizi). Infine, si è simulato l’effetto di una
esposizione ciclica in ambiente umido e ricco di sali (“nebbia salina”) ed a successive essiccazioni (ambiente marino soleggiato) con
conseguenti fenomeni di cristallizzazione. I risultati hanno evidenziato come alcune delle sollecitazioni cui sono stati sottoposti i
materiali indagati siano capaci di alterarne l’aspetto in modo significativo: per alcuni prodotti si sono registrate scoloriture e opacizzazioni, oltre che modifiche nelle prestazioni.
I materiali provati Rilevata la maggiore diffusione sul mercato
dei prodotti a base di cemento, come possibile alternativa al laterizio, si è scelto di limitare il confronto tra le due tipologie alla verifica della durabilità dei sistemi di finitura superficiale utilizzati per
tali prodotti. Sulla base di un’attenta analisi della letteratura tecnica,
che ha permesso di evidenziare le diverse modalità con cui vengono
realizzati gli strati di finitura superiore, si sono selezionati 8 prodotti.
I primi 4 sono elementi in laterizio: una tipologia senza alcun trattamento superficiale (posta come confronto), due “anticati” con ingobbio a spruzzo ed uno “anticato” con ingobbio spruzzato e polveri solventi. Il secondo gruppo di 4 prodotti è costituito da tegole
in cemento con diverse tipologie (sulla base di quanto dichiarato
dalle aziende) di trattamenti superficiali.In tabella 1 è riportato il codice identificativo di ogni prodotto sottoposto ad analisi.
La metodologia adottata Generalmente, quando si parla di verifica di durabilità per le tegole (siano esse in cemento o in “cotto”)
ci si riferisce alla sola resistenza al gelo. Esiste su questo tema, infatti,
una letteratura consolidata e vengono effettuati normalmente dalle
aziende continui controlli qualitativi sui prodotti (anche in virtù
delle norme per la marcatura CE) volti a verificarne l’idoneità.
Meno consolidata è, invece, la letteratura relativa alla durabilità intesa come “affidabilità estetica” (mantenimento dei caratteri cromatici originari), in particolare dei sistemi di finitura superficiale adottati per le tegole. Esiste, invece, una ricca documentazione specifica
su questa caratteristica per i rivestimenti, indipendentemente dal
supporto di applicazione, al punto che risultano consolidate le tipologie di prova per invecchiamenti, sia naturali (esposizione al vero)
che accelerati. Una rassegna significativa delle diverse metodiche è
stata effettuata, tra gli altri, da [Lane, 1998].
Le metodiche di invecchiamento artificiale, ormai collaudate e
accettate, per i rivestimenti tendono a ricreare due possibili condi-
53
1
Prodotti analizzati nel confronto, in termini di durabilità,
tra coperture in laterizio ed in cemento.
tipo di prodotto
laterizio
laterizio con ingobbio
cemento con diverse
tipologie di trattamento
superficiale
codice
identificativo
1
laterizio non trattato
2
ingobbio spruzzato
classe
3
ingobbio spruzzato
4
ingobbio spruzzato
e polveri solventi
5
finitura in resina
6, 8
7
finitura ceramicata
finitura di vernice a fresco
zioni (anche combinate tra loro):
• stress ciclici che ripropongono, con maggiore velocità e diversa
intensità, variazioni di stato (temperatura, umidità relativa, ecc.) che
possono avvenire nell’ambiente reale;
• stress non ciclici che hanno lo scopo di fornire il “carico” massimo atteso per il periodo considerato (ad esempio, specifiche componenti della radiazione solare).
Sulla scorta della letteratura esistente, si è scelto di utilizzare, nello
svolgimento dell’indagine, una combinazione di questi due metodi.
In particolare, si sono prese a riferimento metodiche di invecchiamento volte a ricreare alcuni possibili shock ambientali:
• thunder-shower;
• cicli termoigrometrici + UV;
• prove in nebbia salina.
Il metodo di prova “thunder-shower” è un metodo di invecchiamento di tipo ciclico che permette di analizzare gli effetti di un improvviso shock termico di raffreddamento a seguito di un condizionamento ad alte temperature. La situazione reale di tale gravosa sollecitazione corrisponde agli intensi ed improvvisi temporali estivi in
giornate particolarmente calde ed in luoghi nei quali la radiazione
solare sia elevata (ad esempio, nel sud Italia). Il metodo di prova,
indicato dalla UNI EN 13687-2: 2003, viene applicato generalmente nella valutazione della resistenza all’adesione al supporto dei
sistemi protettivi per opere in cemento armato, ma più in generale
laddove sia necessario imporre uno stress termico superficiale. Si è
scelto di condurre la prova come indicato dalla UNI EN 13687-2:
2003, con un condizionamento a 60 ± 5° C intervallato da spruzzi di acqua alla temperatura di 12 ± 3° C con una differenza di
48 ± 5 °C tra le due situazioni. Il ciclo di prova è stato ripetuto in
modo da riprodurre l’effetto di circa 20 anni di esercizio in zone ad
elevato irraggiamento.
La seconda tipologia di prova è consistita nell’esposizione dei provini ad un processo di invecchiamento artificiale in un’apparecchiatura dotata di lampade UV e in grado di produrre stress termici (gelo/disgelo) e condensazione (UNI EN ISO 11341: 2005). La
prova, di tipo ciclico, in camera climatica, permette di simulare una
porzione piccola, ma distruttiva, dello spettro solare (è trascurata la
radiazione nel visibile e nell’infrarosso), senza surriscaldare il provino ad una temperatura maggiore di quella dell’aria circostante,
RICERCA
2. Posizione di una serie di provini nell’apparecchiatura per il test in nebbia salina.
simulando condizioni di invecchiamento artificiale e repentino. Per
questo, si è utilizzata una camera Challenge CH250 Angelantoni
con un ciclo di prova così articolato: 2 h e 33 m (-20 ± 2° C); 1 h
(55 ± 2° C, 95% RH umidità relativa); 1 h e 18 m UV (60 ± 2° C,
20% RH). Sono stati eseguiti 150 cicli in conformità allo standard
europeo della UNI EN 539-2: 2006 (metodo E), anche se esso si
riferisce a studi di solo gelo e disgelo. Si sono create, in particolare,
interruzioni ogni 30 cicli per le misure di rilievo.
L’ultima tipologia di prova condotta è stata quella in nebbia salina.
Si tratta di una esposizione di provini in una camera (NSS) in cui
viene atomizzata una soluzione di cloruro di sodio al 5% per un
tempo di 650 ore circa (UNI EN ISO 9227: 2006). Sebbene si tratti di una tipologia di prova tipicamente utilizzata per i rivestimenti
pittorici su superfici metalliche, è stata scelta in quanto permette,
con opportuni accorgimenti, di creare cicli di umidificazione ed
essiccazione tali da ottenere l’assorbimento di acqua contenente sali
da parte delle tegole e la successiva evaporazione della stessa con
cristallizzazione salina sulla superficie del rivestimento o sotto di
essa. I provini sono stati disposti nella camera su supporti metallici
con angolazione compresa tra 15° e 25° dalla verticale (UNI EN
ISO 9227: 2006), in modo da permettere la libera circolazione della
nebbia (fig. 2) ed evitare scolature per sovrapposizione.
Alla fine di ogni gruppo di cicli ed al termine delle prove di invecchiamento, si sono condotte valutazioni cromatiche, gravimetriche
e di assorbimento d’acqua sui provini testati.
Per le variazioni cromatiche, sono state effettuate misure di riflettanza nell’intervallo 360-740 nm (con risoluzione 10 nm) per
mezzo di spettrofotometro Konica Minolta CM2600D.
L’eventuale viraggio cromatico è stato calcolato utilizzando la grandezza ΔE* in accordo con lo spazio colore CIE L*a*b* (L è la luminanza;“a” e “b” sono le coordinate nello spazio colore) definita da:
ΔE* = √ (ΔL*)2 + (Δa*)2 + (Δb*)2
La valutazione di ΔE* è stata fatta seguendo la scala proposta dal
CIE:
ΔE* < 2
variazione minima - impercettibile
2 ≤ ΔE* < 5 variazione accettabile
ΔE* ≥ 5
variazione non accettabile.
54
Al fine di rilevare eventuali perdite in peso dei provini per l’intervenire di danni meccanici, gli stessi sono stati pesati ad ogni step su
una bilancia avente precisione pari a 0,001 g. Si sono effettuate
anche misurazioni alle condizione estreme, campione secco e saturo, dopo ciascuna serie di cicli di sollecitazione, avendo cura che,
durante il rilievo, temperatura ed umidità dell’ambiente rimanessero costanti in modo da evidenziare variazioni di massa riferibili solo
allo stato igrometrico del campione. In aggiunta, si è ritenuto, al
fine di valutare le modifiche intervenute sullo strato superficiale per
quanto riguarda la capacità di assorbimento, di dover effettuare una
procedura tipicamente impiegata per la valutazione del comportamento igrometrico della superficie dei materiali lapidei nel restauro (efficacia degli interventi di protezione), consistente nel misurare
il tempo necessario ad una goccia di acqua da 6 μl per essere assorbita dal materiale. Si è operato, infine, un confronto dei tempi di
assorbimento sui provini alla fine delle 3 prove di invecchiamento.
I risultati La fig. 3 illustra, per i diversi materiali, gli effetti, in termini di viraggio cromatico, generati dall’esposizione a cicli termoigrometrici con raggi UV e dalla prova thunder-shower.
Si ricorda che un ΔE* < 2 significa impercettibilità all’occhio
umano ed un ΔE* ≥ 5 corrisponde, invece, al superamento del limite di accettabilità.
Osservando i risultati della prima tipologia di prova, si evidenzia una
netta differenza di comportamento tra le tegole in laterizio e quelle
in cemento. È evidente come queste ultime, tutte trattate in superficie, subiscano fortemente gli effetti di una esposizione combinata
ai raggi UV e a cicli di gelo-disgelo: infatti i ΔE* superano la soglia
dell’accettabilità a causa di una evidente modifica della finitura.
Le variazioni maggiori (critiche) interessano, infatti, proprio i prodotti 5, 6 e 7.
La prova tipo thunder-shower non appare aver prodotto, invece, significative alterazioni cromatiche sulle superfici. I ΔE* rilevati sono
tutti modesti e, tranne in un caso (campione n. 1), inferiori alla
soglia di visibilità dell’alterazione da parte dell’occhio umano.
ΔE*
3. Schema riepilogativo della variazione cromatica al termine delle prove.
I prodotti sono stati identificati con i numeri da 1 a 8. Il numero 1 (laterizio non
trattato) è il primo a sinistra; i numeri 2, 3, 4 corrispondono a tegole in laterizio
con ingobbio; gli ultimi 4 sono riferiti a tegole in cemento con diversa tipologia
di trattamento superficiale.
camera stress termico
CIL 138
thunder shower
Per quanto riguarda le tegole in cemento, ciò presumibilmente è
dovuto al fatto che il trattamento superficiale, atto a riprodurre la
colorazione del laterizio, riduce la capacità di assorbimento di acqua
da parte dei supporti e, pertanto, la prova è stata limitatamente invasiva.Anche per le tegole con ingobbio (in laterizio) si è manifestato lo stesso comportamento. Tuttavia, questa tipologia di prova ha
evidenziato come uno stress termico prodotto da un temporale estivo sia capace di amplificare eventuali difetti superficiali originari
presenti sui prodotti testati (ad esempio, inclusioni per impurità),
tanto per le tegole in cemento che per gli elementi da copertura in
laterizio. Un aspetto rilevante emerso durante le prove riguarda il
fatto che un particolare tipo di tegole in cemento (campione n. 6),
oltre a mostrare viraggi cromatici, ha manifestato anche una variazione nella capacità di assorbimento d’acqua.
La fig. 4 riporta per il campione 6A la forma di una goccia di acqua
dopo 30 secondi dall’applicazione sul supporto, sia su un provino
non invecchiato, sia su uno invecchiato. È evidente come la tegola,
oltre a presentarsi di colore più chiaro, manifesti anche una significativa riduzione dell’impermeabilità superficiale causata dall’alterazione dello strato di rivestimento superiore.
Sui campioni sui quali si erano manifestate tali problematiche sono
stati condotti test di permeabilità, con un battente idrostatico di
100 mm di acqua per 48 ore, come da norma UNI EN 539-1, i
quali hanno confermato questo tipo di alterazione dello strato
superficiale.
Conclusioni L’insieme delle prove condotte ha evidenziato comportamenti nettamente differenziati tra le varie tipologie di prodotti
esaminati. I campioni in laterizio naturale (senza ingobbio) non
hanno manifestato alterazioni di nessun tipo, ma solo, come ovvio,
viraggi cromatici corrispondenti ai diversi stati di umidificazione
durante le prove. Ad essiccamento effettuato, i ΔE* rilevati per queste tipologie di prodotti sono sempre stati, comunque, modesti al
punto da non essere rilevabili ad occhio nudo. Viceversa, i campioni
trattati superiormente (ingobbio) e, soprattutto, alcune tipologie di
tegole in cemento, dopo aver subito le sollecitazioni di laboratorio
ed essere stati riportati nelle condizioni originarie per le misure,
hanno manifestato variazioni cromatiche rilevabili anche ad occhio
nudo e, in alcuni casi, al di sopra della soglia definita di accettabilità.
In particolare, nel caso di esposizione in camera a stress termoigrometrico + raggi UV si sono riscontrati danni significativi al rivestimento superiore. Si sono registrati, in particolare, importanti schiarimenti della superficie, opacizzazione della stessa ed anche un cambio di morfologia. Un ulteriore aspetto osservato riguarda il fatto
che, a tale cambiamento cromatico, è corrisposta anche una variazione della capacità di assorbimento superficiale per alcune tipologie di tegole in cemento.Quest’ultima criticità è particolarmente rilevante perché viene fondamentalmente alterato il comportamento
del materiale da copertura in presenza di eventi piovosi. Ne deriva
pertanto che, per alcuni prodotti, si pongono ancora problemi relativi alla possibile durata in opera ed alla capacità di mantenere inalterati nel tempo componente estetica e prestazioni. ¶
55
4. Prova di assorbimento su tegola di cemento (tipo 6A): a sinistra sul campione
invecchiato, a destra, in alto (riquadro), su quello non invecchiato.
Bibliografia
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RICERCA
Carlo Crosato
Normativa
Progettazione, esecuzione
e manutenzione delle
coperture discontinue
Le coperture da sempre proteggono gli edifici, e quindi l’uomo, dai fenomeni metereologici.
Con il passare del tempo, si sono trasformate in un elemento più complesso, adibito a
molteplici funzioni, sia di tipo attivo che passivo. L’aggiornamento del Codice di Pratica per la
progettazione, esecuzione e manutenzione delle coperture discontinue (UNI 9460) costituisce,
per progettisti e costruttori, uno strumento efficace ed aggiornato per realizzazioni di qualità
U
na copertura ben progettata, ed altrettanto ben realizzata,
significa soddisfazione del committente/utilizzatore e
risparmio di denaro, sia in termini di contenziosi che di
riparazioni. Si tratta di considerazioni ovvie, ma spesso disattese.
Nella progettazione delle coperture e dei relativi strati funzionali,
il progettista, generalmente, si trova ad utilizzare le informazioni
tecniche fornite dalle aziende produttrici o si lascia spesso condizionare dal know how dell’impresa esecutrice.
Pur non tralasciando questi apporti conoscitivi importanti, il
“tecnico” deve comunque maturare un’autonoma consapevolezza progettuale e costruttiva. A questo fine, è fondamentale l’apporto delle norme UNI che rappresentano la “buona regola del
costruire”.
Nel campo delle coperture, viene in aiuto la UNI 9460(1) sulla
progettazione, esecuzione e manutenzione a regola d’arte delle
coperture realizzate con manti di laterizio (tegole e coppi), recentemente aggiornata: si tratta di uno strumento di lavoro assolutamente chiaro ed efficace e, soprattutto, aggiornato per dare risposte esaurienti ed affidabili per “costruire in qualità”, valorizzando
prodotti e soluzioni tecnologicamente avanzate.
La norma UNI 9460 La norma è strutturata in 11 paragrafi (più
tre appendici ed una bibliografia), ciascuno suddiviso in vari sotto
paragrafi, e precisamente:
1. scopo e campo di applicazione;
2. riferimenti normativi;
3. termini e definizioni;
4. requisiti;
5. istruzioni per la progettazione;
6. composizione del sistema;
56
1
2a
copertura non isolata - non ventilata
2b
copertura non isolata - ventilata
3
copertura non isolata - ventilata
4a
copertura isolata - non ventilata
4b
copertura isolata - ventilata
copertura isolata - ventilata
1. Schemi funzionali dei tetti in base al loro comportamento termoigrometrico.
7. documentazione di progetto;
8. materiali e componenti utilizzati per ogni elemento o strato funzionale;
9. istruzioni per l’esecuzione;
10. controlli dell’esecuzione;
11. interventi di manutenzione ed ispezione.
Di seguito, si descrivono brevemente alcuni aspetti toccati dalla
UNI 9460, senza voler dare, tuttavia, criteri di priorità e lasciando
al lettore l’approfondimento puntuale dei vari argomenti.
CIL 138
1
Specifiche previste per tegole e coppi in laterizio.
Caratteristica
Requisiti tegole e coppi di laterizio
Norma di riferimento
Aspetto
Difettosità ammessa < 5%
UNI EN 1304
Marcatura
Almeno il 50% delle tegole deve presentare una marcatura indelebile
(codificata o meno) che identifichi i principali dati produttivi
UNI EN 1304
Dimensioni individuali
Tolleranza = ± 2%
UNI EN 1024
Dimensioni di ricoprimento
Tolleranza = ± 2%
UNI EN 1024
Rettilineità R
R ) 1,5% (per tegole la cui lunghezza totale dichiarata è maggiore di 300 mm)
R ) 2% (per tegole la cui lunghezza totale dichiarata è minore o uguale di 300 mm)
UNI EN 1024
Scostamenti della larghezza misurata sulla parte stretta e larga della tegola:
Uniformità profilo trasversale
(solo coppi)
Δ E1 ) 15 mm
UNI EN 1024
Δ E2 ) 15 mm
C ) 1,5% (per tegole la cui lunghezza totale dichiarata è maggiore di 300 mm)
C ) 2% (per tegole la cui lunghezza totale dichiarata è minore o uguale di 300 mm)
UNI EN 1024
Carico di rottura a flessione
Tegole piatte F * 600 N
Tegole con incastro laterale F * 900 N
Tegole convesse (coppi ed embrici) F * 1000 N
Altre tegole (marsigliesi, portoghesi, olandesi) F * 1200 N
UNI EN 538
Categoria 1
Coefficiente di planarità C
metodo di verifica 1 (fattore di impermeabilità)
IFmin (singolo) ) 0,6 cm3/cm2 gg
IFmin (medio) ) 0,5 cm3/cm2 gg
metodo di verifica 2 (coefficiente di impermeabilità)
ICmin (singolo) ) 0,85
ICmin (medio) ) 0,80
Categoria 2
Impermeabilità
UNI EN 539-1
metodo di verifica 1 (fattore di impermeabilità)
IFmin (singolo) ) 0,9 cm3/cm2 gg
IFmin (medio) ) 0,8 cm3/cm2 gg
metodo di verifica 2 (coefficiente di impermeabilità)
ICmin (singolo) ) 0,95
ICmin (medio) ) 0,925
Resistenza al gelo
(ai fini della marcatura CE)
Preimmersione sottovuoto
50 cicli gelo/disgelo
Analisi finale su aspetto e peso
UNI EN 539-2
metodo C
Resistenza al gelo
(solo per controllo in produzione)
90 cicli gelo/disgelo
Analisi finale su aspetto e peso
UNI EN 539-2
metodo E
Innanzi tutto, la nuova edizione della norma definisce i requisiti
delle coperture discontinue, così come previsto dalla Direttiva
europea 89/106/CEE(2); in particolare, affronta e definisce i requisiti relativi al comportamento agli agenti atmosferici (impermeabilità; protezione contro neve, sabbia e pulviscolo con azione del
vento; protezione dalla penetrazione del vento), i requisiti meccanici (per contrastare i carichi da neve e ghiaccio, del vento, dovuti
alla presenza di persone, alla grandine) ed i requisiti chimici e fisici
(resistenza agli stress termici; prestazioni di isolamento termico e
acustico; comportamento al fuoco; resistenza all’azione dei raggi
UV e di atmosfere aggressive; compatibilità con gli altri materiali
costituenti la “stratificazione”; aspetto esterno).
Passando alla progettazione della copertura, la norma prevede specifiche istruzioni per quanto concerne le sue dimensioni massime
57
e le pendenze minime delle falde, in funzione del tipo di tegola
installata e della zona climatica. In relazione al controllo del comportamento termoigrometrico di una copertura, vengono individuati quattro schemi funzionali: copertura non isolata e non ventilata, copertura non isolata e ventilata, copertura isolata e non ventilata, ed infine copertura isolata e ventilata (fig. 1).
Sono, inoltre, fornite dettagliate indicazioni sulla documentazione
di progetto, che deve comprendere, tra l’altro, i particolari costruttivi relativi a colmo, gronda e parte corrente.
La norma definisce in maniera puntuale tutti i materiali utilizzati
per ogni strato funzionale. Nello specifico, prende in considerazione i materiali per lo strato di tenuta, per l’elemento di supporto, per
i dispositivi di collegamento, per lo strato di irrigidimento, per lo
strato di tenuta all’aria, schermo e barriera al vapore, strato imper-
NORMATIVA
2
Schema dei controlli in fase di posa per il piano di falda.
Elemento da verificare
Caratteristiche da verificare
Criteri di accettazione
Strato di tenuta all’aria, schermo al vapore,
barriera al vapore, strato impermeabilizzante
traspirante
Sormonti
Da prevedere almeno 10 cm di sormonto
In caso di interruzioni di falda (sfiati, camini, ecc.),
i raccordi devono essere accuratamente risolti
Raccordi
Interasse (oppure dima per posizione listelli)
Allineamento
Listelli o cordoli
Elementi di supporto in pannelli
isolanti presagomati
Strato di tenuta
Interruzione
Valore uguale al passo delle tegole
Orizzontalità dei listelli o dei cordoli di malta*
10 ÷ 20 mm almeno ogni 4 m (listelli di legno),
ogni 2 m (cordoli in malta*)
Consistenza dei cordoli di malta prima
della posa delle tegole*
Cordolo perfettamente asciutto*
Complanarità
Ortogonalità
Incastri tra i pannelli
Coincidenza dei canali di ventilazione
con l’allineamento delle tegole (coppi)
nella direzione della falda
Ortogonalità rispetto all’allineamento
delle tegole (coppi) nella direzione della falda
Aggancio tegole
Piedini di aggancio in battuta su listello (o cordolo
di malta*) e corretto accoppiamento tegola-tegola.
Le tegole devono essere serrate per evitare problemi
di capillarità che favoriscano infiltrazioni d’acqua
(distanza teorica di incastro tra le tegole di 1,5 mm)
Asse (allineamento) tegole/coppi
Ortogonalità rispetto all’asse dei listelli
(o cordoli di malta*)
Sovrapposizione per strato ottenuto con coppi
Lunghezza di sovrapposizione maggiore
(o uguale) di quella consigliata dal produttore
Fissaggio delle tegole/coppi (se previsto)
Fissaggio delle tegole/coppi poste lungo le linee
di gronda e di bordo.
Fissaggio di almeno una tegola/coppo su 5
per ciascuna fila orizzontale
* L’uso dei cordoli in malta è sconsigliato. In ogni caso, gli stessi devono presentarsi perfettamente asciutti prima della posa del manto. Per quanto riguarda la composizione,
si usano malta di calce e malta bastarda; non sono ammesse, invece, quelle di solo cemento.
meabilizzante traspirante e per lo strato di isolamento termico.
Lasciando al progettista l’approfondimento dei vari strati, in questa
sede ci si soffermerà brevemente sullo strato di tenuta in tegole di
laterizio, in relazione al quale la norma è puntualmente allineata
con le nuove(3) disposizioni UNI che definiscono le specifiche di
prodotto (UNI EN 1304)(4) ed i relativi metodi di prova (UNI EN
1024, UNI EN 538, UNI EN 539-1, UNI EN 539-2)(5).
In particolare, vale la pena sottolineare che, oltre alla definizione e
alle modalità di misura delle caratteristiche fisiche del prodotto, la
UNI EN 1304 stabilisce che almeno il 50% delle tegole debba presentare una marcatura indelebile, in cui sia possibile identificare (in
forma codificata o meno) l’azienda produttrice, la nazione di origine, l’anno ed il mese di produzione ed eventualmente il tipo di prodotto.Tale requisito si conforma anche alle necessità di identificazione e rintracciabilità previste dalla norma UNI EN ISO 9001(6)
sui sistemi di gestione per la qualità.
Nella tabella 1 sono riassunte le specifiche previste per le tegole in
laterizio.
manto di copertura
doppia listellatura - 3x3 o 4x4 cm
isolante (EPS,
lana di roccia,
sughero,
lana di legno)
guaina impermeabilizzante
solaio in laterizio - 20+4 cm
2. Possibile stratigrafia di tetto ventilato con copertura in laterizio.
58
CIL 138
Un ampio paragrafo è dedicato, naturalmente, alle istruzioni per l’esecuzione di una copertura, con numerosi esempi grafici e fotografici. In esso, la UNI 9460 ritorna sui concetti di ventilazione e
microventilazione sottotegola. La prima ha lo scopo di migliorare il
comportamento termoigrometrico della copertura e può essere
ottenuta mediante uno spazio sottotetto libero e ventilato, oppure
mediante un’intercapedine lungo la falda. La norma demanda al
progettista la valutazione delle soluzioni più efficaci di ventilazione
in relazione al caso specifico. Tuttavia, fornisce alcune indicazioni
numeriche sugli spessori dello strato di ventilazione, in relazione al
fatto che si intenda ottenere la massima riduzione del flusso termico in clima estivo, oppure che si voglia garantire un adeguato smaltimento di eventuale vapore d’acqua accumulatosi nella copertura,
sia nelle stagioni intermedie che durante l’inverno.
Per quanto riguarda lo strato di microventilazione, esso ha lo scopo
di evitare persistenza di umidità, formazione di condensazioni e
garantire la durata nel tempo delle tegole. La microventilazione è
ottenuta semplicemente montando le tegole sulla prevista listellatura di supporto, in merito alla quale la norma UNI definisce alcune
delle possibili soluzioni conformi (fig. 2).
Tra gli argomenti interamente nuovi previsti dalla UNI 9460, vi è
quello relativo ai controlli dell’esecuzione. La norma prevede verifiche iniziali sui materiali, in fase di posa e finali (a posa completata). Tali controlli sono previsti per il piano di falda, per la linea di
gronda e per la linea di colmo. Per questo, viene riportata una serie
di prospetti che indicano, per ogni elemento da verificare, i controlli
ed i criteri di accettazione: si tratta di vere e proprie liste di controllo che possono diventare degli utili strumenti per il direttore dei
lavori, ma anche per le aziende installatrici.
A titolo esemplificativo, nella tabella 2 è indicato lo schema dei
controlli da effettuare in fase di posa per il piano di falda.
Altro importante aspetto, preso in considerazione dalla norma,
riguarda gli interventi di manutenzione ed ispezione. Pur riconoscendo la durabilità dei manti di copertura in tegole e coppi di laterizio, la norma consiglia un’ispezione iniziale dopo i lavori (cosiddetta di “collaudo”), per verificare che sulla copertura non siano
stati abbandonati materiali che ne impediscano il corretto funzionamento. Successivamente, sono previste ispezioni con frequenza
generalmente annuale, per il controllo dell’integrità e dell’efficienza dei vari elementi di copertura.
Per la periodicità della manutenzione, la norma rimanda alle istruzioni fornite dal fabbricante e, in ogni caso, ai risultati delle ispezioni periodiche. In generale, la manutenzione potrà riguardare la
rimozione di depositi, la sostituzione di prodotti danneggiati, il
riposizionamento di elementi spostati, ecc.
Particolare attenzione viene dedicata alla sicurezza delle attività di
ispezione e manutenzione. A tale proposito, numerose sono le indicazioni, grafiche e fotografiche, relative ai dispositivi di sicurezza da
adottare per tali operazioni (fig. 3).
In definitiva, con la norma UNI 9460, i progettisti, i direttori dei
lavori e le imprese dispongono oggi più che mai di uno strumento
valido ed aggiornato per progettare e far realizzare tetti di qualità. ¶
59
3. Esempio di dispositivo di sicurezza per l’ispezione della copertura.
Note
1. UNI 9460:2008, “Coperture discontinue. Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione e la manutenzione di coperture realizzate con tegole di laterizio o calcestruzzo”.
2. Direttiva 89/106/CEE, “Direttiva del Consiglio del 21 dicembre
1988 relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati Membri concernenti i prodotti da
costruzione”.
3.Vengono definite “nuove” rispetto alle norme UNI 8626 (“Prodotti
per coperture discontinue. Caratteristiche, piani di campionamento e
limiti di accettazione”) e UNI 8635 (“Prove dei prodotti per coperture
discontinue”), ritirate in quanto obsolete.
4. UNI EN 1304:2005, “Tegole di laterizio e relativi accessori.
Definizioni e specifiche di prodotto”.
5. UNI EN 1024:1998, “Tegole di laterizio per coperture discontinue.
Determinazione delle caratteristiche geometriche”.
UNI EN 538:1997, “Tegole di laterizio per coperture discontinue.
Prova di resistenza alla flessione”.
UNI EN 539-1:2006, “Tegole di laterizio per coperture discontinue.
Determinazione delle caratteristiche fisiche. Parte 1: prova di impermeabilità”.
UNI EN 539-2:2006, “Tegole di laterizio per coperture discontinue.
Determinazione delle caratteristiche fisiche. Parte 2: prova di resistenza
al gelo”.
6. UNI EN ISO 9001:2008, “Sistemi di gestione per la qualità.
Requisiti”.
Bibliografia
Luca Agostini, La nuova normativa europea sulle coperture in laterizio, in
Costruire in Laterizio, n. 77/2000, Gruppo Editoriale Faenza Editrice.
Riccardo Nelva, L’aggiornamento del codice di pratica UNI sulle coperture in
tegole, in Costruire in Laterizio, n. 77/2000, Gruppo Editoriale Faenza
Editrice.
Carlo Crosato, Prove, controlli e collaudi nell’esecuzione di una copertura in
tegole di laterizio, in Costruire in Laterizio, n. 73/2000, Gruppo Editoriale Faenza Editrice.
NORMATIVA
Dettagli
Alessandra Zanelli
Una copertura tra
innovazione e tradizione
La villa privata a Villeneuve Lès Avignon, progettata nel 2005 dallo studio francese di architettura
e ingegneria Patriarche & Co., impiega il laterizio come elemento di mediazione tra la nuova
costruzione e le rade tradizionali preesistenze presenti nel paesaggio circostante
V
illa Bourrier è una casa di villeggiatura situata nelle
vicinanze della città di Avignone, affacciata verso la
valle del Rodano e appoggiata su uno dei tipici terrazzamenti creati in passato per la coltura dei vigneti.
Per espresso desiderio della committenza, i progettisti dello
studio di architettura e ingegneria Patriarche & Co. sono
intervenuti nel modo più lieve possibile sul paesaggio circostante, operando in due direzioni. Da un lato hanno limitato
la riconfigurazione dei terreni, appoggiandosi ai terrazzamenti esistenti e adattando, piuttosto, l’impianto distributivo
ai dislivelli e alle visuali di volta in volta offerte dalle diverse
quote altimetriche dell’intorno. Dall’altro hanno disegnato
una forma architettonica semplice, che rendesse possibile
distinguere in modo netto ciò che c’era e ciò che si va ad
aggiungere, proponendo una costruzione assemblabile a
secco, con strutture in acciaio e rivestimenti in “cotto” leggeri; così da far intuire che tale nuova costruzione è fatta per
essere un giorno smontata, in modo da recuperare il paesaggio primigenio e ripensare, eventualmente, l’utilizzo dell’intero sito. L’impianto è di forma allungata, regolare e sfrutta al
meglio le dimensioni del terreno terrazzato, mentre la configurazione compatta della planimetria dà vita ad un articolato gioco di volumi che si protendono verso la visuale della
“città dei papi” e al tempo stesso arretrano per creare spazi
all’aperto, in continuità con l’intorno verde. Nella relazione
di progetto, l’architetto Jean-Loup Patriarche commenta che,
recandosi sul posto, il visitatore che arriva dal terrazzamento
più alto, e guarda verso la città di Avignone, potrà apprezzare
come “il sito resti più forte della casa”. Mentre ad un primo
sguardo la casa sembra svilupparsi su un solo piano, connotata dal grande tetto di terracotta rossa, dalla tradizionale forma
a padiglione e dalla tipica inclinazione di circa il 16%, i due
livelli abitabili si percepiscono un po’ per volta, scendendo
lungo i camminamenti del giardino digradante verso la piscina.Tra i verdi terrazzamenti preesistenti si inserisce la nuova
costruzione, caratterizzata da ampi balconi, lunghi 11 metri
sui fronti principali, a monte (verso nord) e valle (verso sud),
e da profonde terrazze laterali a sbalzo. Se nel trattamento
delle superfici orizzontali predominano i colori della tradi-
60
zione, quali il legno e il laterizio, così da stabilire un legame
con le antiche case rurali ancora presenti nell’intorno, nelle
facciate predomina invece un gusto contemporaneo, lievemente high-tech, in cui prevalgono i toni dello zinco, dell’alluminio e del vetro, mentre il colore rosso delle terracotte
avignonesi viene rivisitato nei rivestimenti in tavelle con
sezione battentata (300x700 mm), assemblabili a secco su
supporti metallici. Se tutti gli elementi di acciaio a vista –
come gli sporti di gronda, le mensole di sostegno dei balconi, i parapetti e i corrimano – sono trattati mediante zincatura, assicurando nel tempo non solo un’efficace protezione alla
corrosione, ma anche una tonalità di colore argento che
rimarrà invariabile negli anni, per i coppi in laterizio del tetto
i progettisti hanno scelto di accelerare il lavoro del tempo
proponendo una finitura anticata, assicurando così fin da
subito un delicato inserimento del nuovo tetto nel paesaggio.
L’articolazione degli spazi interni della villa Bourrier – così
differente al piano terra “aggrappato” al terreno, rispetto al
piano primo proteso nell’aria verso la valle – si fonda su un
rigoroso schema strutturale a telaio. I due piani liberi sono
organizzati con le camere per gli ospiti e per i bambini al
piano terra e con gli spazi a giorno e le camere padronali al
piano primo. Al piano terra, ampie zone all’aperto, protette
dal volume aggettante del piano primo, stabiliscono un collegamento diretto tra la casa e il giardino circostante, mentre
le grandi terrazze, le vetrate e le balconate continue sul fronte principale, rivolto verso la città di Avignone, offrono una
continuità visiva tra il paesaggio e gli ambienti del primo
piano. In particolare, le grandi vetrate scorrevoli trasformano,
all’occorrenza, il primo piano in un unico spazio coperto
all’aperto, immerso nell’aria e nel verde della valle, con molteplici possibilità di circolazione tra una stanza e l’altra, anche
passando esternamente lungo i balconi e le terrazze in doghe
di legno; lungo questi percorsi, si trovano aree di sosta dalle
quali si può fruire una calma contemplazione del paesaggio:
alle spalle, il caldo rivestimento delle tavelle high-tech in laterizio; davanti, il verde della valle, interrotto qua e là da qualche punto di rosso che va intensificandosi sempre più verso
la città di Avignone. ¶
CIL 138
Patriarche & Co., Villa Bourrier, Villeneuve Lès Avignon, Francia, 2005
Dettaglio 1
Sezione verticale del fronte sud-est, rivolto
verso valle.
Descrizione
Il fronte principale si affaccia verso la valle del
Rodano e sulla più lontana città di Avignone.
Le ampie vetrate scorrevoli, i pannelli di rivestimento in “cotto” forato e i balconi di doghe
di legno con balaustre e sporti di gronda in
acciaio zincato sono gli elementi tecnici ricorrenti su tutte le facciate, ma con modulazioni
diverse, in relazione alla funzionalità degli spazi.
Legenda:
1. manto di copertura in coppi di laterizio
con finitura anticata
2. gronda in lamiera di acciaio zincato
3. brise soleil fisso in lamelle di acciaio galvanizzato con terminale in tubolare 100 mm
4. orditura principale del tetto in profili UPN
200 e IPE 400, con 200 mm di isolante all’intradosso e controsoffitto in cartongesso 15 mm
5. pilastri in acciaio lasciati a vista
6. vetrate scorrevoli in alluminio e vetrocamera 4/12/4 mm
7. balconata a sbalzo realizzata con mensole a sezione variabile e balaustra in acciaio
8. pavimento in doghe di legno 150x27 mm
9. solaio in elementi prefabbricati in cls
armato e lana di roccia di spessore 200 mm
con soprastante strato di massetto in cemento
spessore 60 mm, con superficie levigata
10. doppia lastra di cartongesso
11. doppio strato isolante 150 mm
12. tavelle di rivestimento in “cotto” forato
Il grande tetto in laterizio stempera il nuovo intervento nel paesaggio della valle.
Scorcio notturno della balconata del primo piano.
61
DETTAGLI
Patriarche & Co., Villa Bourrier, Villeneuve Lès Avignon, Francia, 2005
Dettaglio 2
Prospetto e sezione orizzontale della facciata sud-est.
Descrizione
Il primo piano è interamente giocato sull’alternanza tra vetrate scorrevoli e balconi in
legno e acciaio, mentre al piano inferiore
prevalgono i toni delle rosse terrecotte dei
pannelli di rivestimento modulari e assemblati a secco, sui cui si stagliano più piccole
aperture vetrate e porte a battente.
Legenda:
1. tavelle di rivestimento esterno in “cotto”
forato, con sezione battentata 300x70 mm
2. profilo in alluminio a vista di cornice del
vano della porta-finestra
3. vetrocamera 4/12/4 mm
4. telaio mobile della porta-finestra con due
ante scorrevoli
5. doppio strato isolante, spessore 150 mm
6. intercapedine
7. doppia lastra di cartongesso con rasatura
a gesso di finitura interna
Sezione nord-sud della casa.
Dettaglio dell’angolo, in corrispondenza delle grandi
terrazze.
62
CIL 138
Patriarche & Co., Villa Bourrier, Villeneuve Lès Avignon, Francia, 2005
Dettaglio 3
Sezione sul fronte nord-ovest, verso monte,
e pianta della copertura in coppi anticati.
Descrizione
Due differenti sistemi di sporto di gronda
sono impostati a caratterizzare i vari lati
della casa. Se sul fronte sud-est le balconate
raggiungono una profondità di quasi 2 metri
e sono presenti per tutta la lunghezza della
facciata, sia al primo piano che al piano
terra, sugli altri fronti della casa i balconi
sono di circa 1,5 metri e in alcuni tratti sono
presenti solo al piano inferiore. Similmente,
gli sporti di gronda presentano una dimensione di aggetto di 2 m sul fronte principale
e 1,2 m sugli altri lati. In tutti i casi, la grondaia in acciaio incornicia il tetto in laterizio e
segna l’inizio delle diverse superfici orizzontali periferiche: il brise soleil in alluminio sul
lato sud-est e le lamiere corrugate sugli altri
tre lati. In corrispondenza dei quattro vertici
del tetto, il disegno di dettaglio cambia
ancora: in questo caso, è il cielo a predominare, incorniciato tra il tubolare più esterno
in acciaio e la prima fila di coppi in laterizio.
Legenda:
1. manto di copertura in coppi anticati,
posato su lastra ondulata sottotegola in
cemento fibrorinforzato
2. sporto di gronda in lamiera grecata
3. mensole di sostegno
4. gronda
5. finestra a nastro
6. doppio strato isolante
7. intercapedine ventilata presente sui
fronti verso monte
8. tavelle di rivestimento esterno in
“cotto” forato, con sezione battentata
300x70 mm, fissate a secco su profili
di alluminio e montanti verticali a “Z”
in acciaio zincato 160 mm
9. brise soleil fisso
10. doppia lastra di cartongesso
11. pilastri i in acciaio
12. solaio in elementi prefabbricati in cls
armato e lana di roccia, spessore 200 mm,
e soprastante massetto di cemento
Vista dall’alto del tetto a padiglione.
63
DETTAGLI
Alle coperture, oltre che le scontate
prestazioni di tenuta,sono anche richieste dalle vigenti normative elevate caratteristiche termiche,per assicurare riduzioni dei consumi
energetici e idonei livelli di comfort
interno. La pubblicazione, di recente presentata al SAIE di Bologna
e scaricabile dal sito www.laterizio.it,
specifica e motiva di conseguenza i
requisiti prestazionali richiesti ad un
manto in “cotto”, affinchè possa assolvere proficuamente alle sue funzioni (dissipazione di calore, isolamento termico, tenuta all’aria, barriera al vapore, schermatura radiativa), assicurandone il mantenimento nel tempo. Nell’intento di
fornire un quadro tecnico il più
ampio possibile e legislativamente
coerente, le soluzioni con manti in
laterizio,proposte e analizzate al suo
interno, dimostrano come proprio
l’utilizzo di materiali della tradizione,noti e collaudati,possa garantire idonee prestazioni nel pieno rispetto del contesto ambientale. Si
evidenzia la capacità delle coperture in laterizio di mediare tra isolamento termico e massa; di ottenere, oltre ad una riduzione dei
consumi, duratura protezione dall’umidità, attenuazione dei rumori,
inerzia termica, valenza architettonica, bassi costi di manutenzione,
eccellente inserimento del “nuovo”
nell’“esistente”. Alcune soluzioni
sono state analizzate anche sperimentalmente al fine di suffragare,
con dati di laboratorio, quanto proposto. In particolare, l’analisi ha riguardato il funzionamento dello
strato di ventilazione sotto-manto,
associato a tegole e coppi, che dà
luogo a positivi comportamenti
termici ed igrometrici della “strati-
ficazione”, la cui dinamica è associata al modo in cui riesce a far a
circolare l’aria nell’intercapedine.
Sono messe a confronto soluzioni
costruttive basate su diverse altezze
della “camera” di ventilazione, differenti spessori dello strato coibente
e differenti permeabilità e continuità del manto superiore. Appare
evidente, oltre che dimostrato sperimentalmente, come la discontinuità tra gli elementi del manto in
laterizio consenta, in fase estiva, una
capacità di dissipazione aggiuntiva
del calore rispetto ad altre tipologie
con sistemi ventilati; come il controllo igrometrico del sistema costruttivo, con una significativa riduzione dei contenuti d’acqua nei
materiali posti sotto il manto, migliori le prestazioni termiche degli
isolanti e riduca il rischio di formazione di muffe tossiche; come il
mantenimento dei materiali, in
condizioni di esercizio ottimali,impedisca che si raggiungano, a carico
degli isolanti, soprattutto in estate,
temperature eccessivamente elevate, a scapito della loro durata e del
comfort abitativo. L’inalterabilità
del manto negli anni e la riciclabilità ambientale del laterizio a fine
vita, in quanto materiale inerte che
non ha cessioni di sostanze inquinanti, rappresentano un valore aggiunto di tutto rispetto. Gli esempi
sperimentali illustrati dimostrano
come i manti “discontinui” in laterizio diano luogo, a parità di ventilazione, a flussi termici entranti negli spazi abitativi pari alla metà di
quelli con manto continuo (ad
esempio, metallici); inoltre, esaltano
l’importante funzione della ventilazione anche ai fini della durabilità
del manto.Vengono poi dettati alcuni accorgimenti da considerare
nella progettazione e nella messa in
opera delle coperture, che riguardano l’isolante, la barriera all’aria, lo
strato impermeabilizzante, la barriera al vapore.Viene puntualmente
inquadrata la normativa di riferimento, suddivisa in tre ambiti (terminologia, analisi degli strati funzionali, regole di progettazione generale e criteri di esecuzione delle
coperture; procedure per il calcolo
e la verifica delle prestazioni termiche ed igrometriche; norme che
stabiliscono i requisiti di accettazione dei materiali).Viene proposta
a cura di Roberto Gamba
Recensioni
Vantaggi e soluzioni tecniche delle coperture in “cotto”
una legenda interpretativa delle 12
“stratificazioni” prese in considerazione e le specifiche dei materiali
utilizzati. Ogni soluzione di copertura analizzata viene caratterizzata
attraverso una scheda tecnica che
ne traccia il profilo prestazionale,riguardo a trasmittanza termica stazionaria e dinamica, sfasamento e
attenuazione, capacità termica periodica, verificando le possibili alternative in relazione alla tipologia
di materiale isolante e alla presenza
o meno di strati accessori,quali barriera al vapore,guaina impermeabilizzante e strato di tenuta all’aria. In
6 di esse, il solaio viene considerato
realizzato con elementi lignei e tavelle, o tavolato ligneo con singola
o doppia intercapedine di ventilazione e con isolamento costituito
dalla sovrapposizione di un isolante
a media ed uno a bassa densità. In
altre 6 soluzioni, viene previsto il
solaio in latero-cemento, con diverso canale di ventilazione e strato
di isolamento termico. Gli autori
sono docenti presso il Dipartimento DACS, Facoltà di Ingegneria, dell’Università Politecnica delle
Marche (Ancona).
Marco D’Orazio, Emanuele
Recanatini (a cura di)
Soluzioni per il comfort
termoigrometrico per i manti
di copertura in laterizio
Laterservice, Roma, 2010
64
CIL 138
Come coprire un edificio
Il contenuto del libro è frutto di ricerche effettuate dall’autore, docente presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione di Lecce.
Vi si inquadra il tema della “sostenibilità edilizia”, del risparmio
energetico, del ciclo di vita di un
manufatto e di un processo edilizio.
Il primo capitolo classifica i requisiti delle coperture piane, inclinate,
a grandi luci; ne descrive gli elementi e gli strati funzionali,la struttura portante, l’impermeabilizzazione, l’isolamento termico, la ventilazione, il manto, gli elementi
complementari (gronde, pluviali,
lucernari, camini, sfiati). Il secondo
è una guida ai materiali e ai prodotti (solai in laterocemento, strutture in legno, in acciaio, membrane
impermeabilizzanti e isolanti,manti in laterizio, pietra, rame, grés). Il
capitolo dedicato alle tecniche di
realizzazione propone il tracciamento grafico geometrico di falde
a pendenza uniforme e con linee di
gronda alla stessa quota. Seguono
criteri per il calcolo di sistemi per
lo smaltimento delle acque meteoriche, per l’installazione di impianti
per la protezione dalle scariche atmosferiche, per la protezione dalle
azioni di vento,pioggia,neve,grandine e condensa,per la prevenzione
della corrosione. Ci sono, inoltre,
disegni di dettaglio, indicazioni per
la sicurezza degli installatori, l’illustrazione di coperture speciali, del
tetto giardino, di impianti fotovoltaici e solari. Negli ultimi capitoli,
riguardo a recupero e manutenzione, si individuano patologie,
tecniche diagnostiche e bonifica
delle coperture inquinate, facendo
riferimento alla normativa vigente
e ai metodi di rimozione.
Alessandro Perago
Progettare tetti e coperture.
Dalla tegola al fotovoltaico
Maggioli, Santarcangelo
di Romagna (RN), 2006
420 pp., € 40,00
Esempi di tipologie dei luoghi
Questo libro, scritto a più mani,
può essere inteso come un progetto culturale, come espressione
di principi e teorie della progettazione, come esplorazione delle caratteristiche dei tipi architettonici,
delle loro forme e dei significati
che assumono rispetto alle diverse
concezioni del luogo a cui appartengono. Si compone dei saggi
della curatrice (progettista e docente presso la Facoltà di Architettura di Parma), di quelli di Monica
Bruzzone (anch’ella impegnata
presso l’ateneo di Parma), a cui si
aggiungono i contributi di Gabriella Bonini, Chiara Ferrari,Andrea Ravanetti, Jean-Marc Jannsen, Luca Conti, Michela Montenero. La pubblicazione è divisa in
tre parti, che si sviluppano dopo la
prefazione di John A.Agnew, insegnante di geografia all’Ucla di Los
Angeles. La prima parte – “principia” – offre una spiegazione dei
principi e dei riferimenti storici e
geografici che determinano la costruzione antropizzata dello spazio; essi fanno da base cognitiva ed
esplicativa, costituita da esempi archetipici (questioni e tendenze
nella progettazione dell’edificio
pubblico e della residenza, dal passato fino alla contemporaneità)
per sviluppare nel lettore una più
marcata sensibilità rispetto a termini ritenuti basilari nel progetto
di architettura: il luogo e l’identità.
Anche con l’ausilio di piccole ma
pregevoli e significative immagini
di riferimento storico e contemporaneo, riprodotte in bianco e
nero, i testi considerano alcune tipologie che sono caratteristiche
dell’organizzazione dei luoghi
(per esempio, nella pianura la centuriazione, la corte); indicano i
modi di configurazione del paesaggio in pendio; il progetto degli
argini fluviali, dei fronti mare,
delle aree di margine; il valore
della composizione paesaggistica
che tiene conto dello sfondo e
delle preesistenze ambientali e
monumentali, di spazi, luoghi
della memoria, che si basa su
trame, tracciati, percorsi, viste e
assi visivi. Si fissano quindi i carat-
teri che costituiscono l’identità di
un sito; si ribadisce l’importanza
della conoscenza dei processi di
stratificazione storica, che permettono la lettura delle città, la ragione degli edifici, i fondamenti
disciplinari dello sviluppo urbano;
si rende conto di alcune autorevoli
opinioni, che hanno tentato di determinare un’identità costruttiva
italiana. Per definire lo spazio tra le
case, inteso come spazio collettivo,
pubblico, si indagano gli strumenti
a ciò utili: il vuoto e il silenzio, il
movimento, l’emozione, gli elementi ordinatori (elementi invisibili, assi, tracciati, flussi, elementi
reali desunti dalla tradizione; elementi immateriali, citazioni, elementi oggettuali, monumentali), il
dentro e il fuori. La seconda parte
- “exempla” – descrive, con abbondanza di riferimenti, alcuni campi
di applicazione progettuale, intesi
come fondamentali per l’espressione dei principi della composizione architettonica. Le tipologie
di approfondimento, affrontate
ciascuna in differenti saggi, sono la
biblioteca, il museo, il teatro, i luoghi dell’istruzione, la residenza,
trattate riguardo alla composizione delle loro parti, ai modelli
culturali che rappresentano, al loro
significato territoriale e di memoria, ai requisiti prestazionali, al rapporto che instaurano con il contesto urbano. La terza parte, intesa
come “documenti d’appendice”, è
la presentazione dei progetti indagati, attraverso l’argomento del
campus studentesco, alcuni luoghi
di piccola dimensione dall’elevato
valore iconico, elaborati nel Laboratorio di progettazione della Facoltà di Architettura di Parma. I riferimenti sono alla pianura e all’agro centuriato padano, al pendio e
al borgo medioevale, al margine e
alle rive del Po, ai calanchi pre-appenninici, alle presenze monumentali nel paesaggio.
Chiara Visentin
L’architettura dei luoghi
Il Poligrafo, Padova, 2008
252 pp., € 25,00
65
Schemi e dettagli
Progettazione esecutiva
È questo il numero 7 dei “Quaderni dell’edilizia”, collana derivata
da la “Guide veritas des techniques de
la construction”- edizioni “Le Moniteur”. Il volume, curato da Giancarlo Paganin, docente di tecnologia al Dipartimento Best del Politecnico di Milano, analizza le principali criticità, associate alla progettazione ed esecuzione di una parte
importante dell’involucro edilizio,
soggetta alle azioni degli agenti atmosferici e anche a peculiarità
d’uso dell’edificio stesso: presenza
di impianti, pedonabilità, accessibilità a vetture, piantumazioni. Il testo, che riporta in fondo un elenco
delle norme UNI di riferimento, si
articola in tre sezioni: coperture inclinate, in cui viene data attenzione
agli aspetti funzionali (la ventilazione in relazione al rischio di condensa) e ai dettagli (elementi di fissaggio, interfaccia con le altre parti
d’opera); coperture piane (schemi,
materiali di tenuta all’acqua, rivestimenti e finiture); coperture tessili. Nel complesso, sono 30 schede
(capitoli), chiaramente scandite in
paragrafi e ricche di precisi disegni
di dettaglio, che illustrano componenti, sistemi e schemi di montaggio. La prima sezione si articola in
coperture a piccoli elementi (in tegole di laterizio) e a grandi elementi (in lastre metalliche). Riguardo alla seconda sezione, vengono fornite indicazioni sui criteri
di scelta dei materiali per impermeabilizzazione. Nell’ultima, dedicata alle coperture tessili, vengono
sinteticamente presentati i meccanismi che ne regolano l’equilibrio,
le principali varianti morfologiche
e le specifiche caratteristiche dei
materiali.
Il volume identifica nella corretta
redazione di una progettazione esecutiva la determinazione degli approntamenti necessari alla sicurezza
di un cantiere, di cui considera primaria la perfetta organizzazione. È
per questo dedicato a tutte le figure
che sono chiamate dalla legge a ricoprire ruoli di responsabilità nel
processo realizzativo e, pertanto, ad
esigere una corretta conduzione di
tutto ciò che si svolge al suo interno.L’argomentazione affronta,in
dieci capitoli, ogni aspetto teorico,
progettuale e organizzativo. Definisce la progettazione esecutiva e la
pianificazione della sicurezza;specifica l’elaborazione tecnico-attuativa
del progetto: il piano operativo, la
logistica e i locali di servizio, l’organizzazione funzionale del cantiere, i
dispositivi di protezione individuale, l’impianto elettrico; poi distingue le tecniche esecutive massive, quelle di fondazione e in elevazione, i ponteggi, le coperture, la
posa degli impianti, delle finiture, i
lavori di ristrutturazione, di manutenzione; valuta le tecniche infrastrutturali, di carpenteria, di prefabbricazione, di demolizione, i macchinari di cantiere e le strutture di
sollevamento e trasporto; determina i criteri per l’impostazione del
cantiere (allestimento, viabilità, baracche,impianto elettrico e di terra,
attrezzature, macchine, ponteggi,
prevenzione incendi e segnaletica).
Infine, analizza le metodologie per
la stima dei costi della sicurezza e,
con una serie di tabelle, classifica,
descrive e quantifica gli approntamenti necessari. L’autore – ricercatore del Best – insegna estimo e valutazione economica dei progetti al
Politecnico di Milano.
Giancarlo Paganin (a cura di)
Quaderni dell’edilizia. Coperture
Sistemi editoriali, Napoli, 2010
272 pp., € 23,00
Gianni Utica
Progettazione esecutiva, progettazione
operativa e sicurezza nei cantieri
Maggioli, Santarcangelo
di Romagna (RN), 20010
526 pp., € 48,00
RECENSIONI
INDICE 2010
133
134
135
136
137
138
News (a cura di Roberto Gamba), pp. I-II
Prodotti (a cura di Davide Cattaneo), pp. III-IV
Panorama (a cura di Davide Cattaneo), pp. V-VIII
In primo piano, Igor Maglica, Randić-Turato arhitektonski biro, Centro pastorale “Aula Papa Giovanni
Paolo II” a Rijeka, Croazia, pp. IX-XII
Focus, Monica Lavagna, Progettare con il clima,
progettare nel contesto: tipologie, tecnologie e
cultura materiale, pp. XIII-XVI
Roberto Gamba, Architettura del Mediterraneo,
pp. 2-3
Igor Maglica, Álvaro Siza, Villa sull’Isola di Maiorca,
Spagna, pp. 4-11
Igor Maglica, Alberto Campo Baeza, Casa Guerrero
a Vejer de la Frontera, Cádiz, Spagna, pp. 12-17
Roberto Gamba, Carlos Ferrater & Associados,
Casa per un fotografo, Tarragona, Spagna,
pp. 18-23
Adele Picone, Abdel Wahed el Wakil, Casa Halawa
ad Agamy, Egitto, pp. 24-27
Carmen Murua, Antonio Tejedor, Mercedes Linares, Pedro Lobato, Complesso residenziale a Los
Palacios y Villafranca, Spagna, pp. 28-31
Alberto Ferraresi, Emilio Caravatti, Casa unifamiliare
a Marciana Marina, Isola d’Elba, Livorno, pp. 32-35
Roberto Gamba, Edoardo Guazzoni, Albergo
S. Stefano all’Isola d’Elba, Livorno, pp. 36-39
Veronica Dal Buono, Theodore Zoumboulakis, Residenze ad Agios Pavlos, Aegiali, Isola di Amorgos,
Grecia, pp. 40-43
Veronica Dal Buono, Dixon & Jones, Villa in Haut
Var, Provenza, Francia, pp. 44-47
Roberto Gamba, Intervista ad Antonello Monaco,
pp. 48-51
Claudio Piferi, Porto turistico di Marina Cala De’
Medici a Rosignano, Livorno, pp. 52-55
Andrea Campioli, Monica Lavagna, Laterizio innovativo ad alte prestazioni termiche, pp. 56-59
Maria Chiara Torricelli, Caterina Gargari, Elisabetta
Palumbo, Ecolabel per gli edifici del Mediterraneo,
pp. 60-65
Monica Lavagna, Laterizio e clima mediterraneo,
pp. 66-69
Recensioni (a cura di Roberto Gamba), pp. 70-71
English Summary, p. 72
News (a cura di Roberto Gamba), pp. I-II
Prodotti (a cura di Davide Cattaneo), pp. III-IV
Panorama (a cura di Davide Cattaneo), pp. V-VIII
In primo piano, Roberto Gamba, Angelo Torricelli,
Quartiere “San Samuele” a Cerignola, Foggia, pp. IX-XII
Focus, Alessandra Noli Calvi, Il “Piano Casa” ad un
anno dalla nascita, pp. XIII-XVI
Federico Bucci, Case del tempo perduto, pp. 2-3
Igor Maglica, Rafael Moneo, Ampliamento del
Museo del Prado, Madrid, Spagna, pp. 4-9
Alberto Ferraresi, Gehry Partners, LLP, MARTa
Herford, Herford, Germania, pp. 10-15
Carmen Murua, Tony Fretton Architects, Fuglsang
Kunstmuseum, Toreby, Lolland, Danimarca,
pp. 16-21
Carmen Murua, Sauerbruch Hutton, Museo
Brandhorst a Monaco di Baviera, Germania,
pp. 22-27
Adolfo F. L. Baratta, David Chipperfield Architects,
Ricostruzione del Neues Museum di Berlino, Germania, pp. 28-33
Igor Maglica, Herzog & de Meuron, CaixaForum a
Madrid, Spagna, pp. 34-39
Roberto Gamba, Massimo Mariani, Museo Benozzo
Gozzoli, Castelfiorentino (Firenze), pp. 40-43
Adolfo F. L. Baratta, A colloquio con Piero Guicciardini e Marco Magni, pp. 44-47
Adolfo F. L. Baratta, Francesca Nesi, Progettare e
costruire con la muratura armata, pp. 48-53
Roberto Calliari, Alfonsina Di Fusco, NTC08:
ANDILWall si rinnova, pp. 54-59
Andrea Campioli, Valeria Giurdanella, Monica Lavagna, Energia per costruire, energia per abitare,
pp. 60-65
Andrea Campioli, Architettura bioclimatica e dettaglio, pp. 66-69
Recensioni (a cura di Roberto Gamba), pp. 70-71
English Summary, p. 72
News (a cura di Roberto Gamba), pp. I-II
Prodotti (a cura di Davide Cattaneo), pp. III-IV
Panorama (a cura di Davide Cattaneo), pp. V-VIII
In primo piano, Veronica Dal Buono, Alejandro
Aravena, Ricardo Torrejón, Residenze
St. Edward’s University, Austin, Texas, U.S.A.,
pp. IX-XIV
In primo piano, Roberto Gamba, Manuela Briano,
Studio Archassociati, Il muro di mattoni dell’asilo
“Albero Rosso”, Millesimo (SV), pp. XV-XVIII
Focus, Francesca Turri, Dismissione e valorizzazione delle caserme, pp. XIX-XXII
Adolfo F. L. Baratta, La nuova Cina, pp. 2-3
Alberto Ferraresi, Mada s.p.a.m., Biblioteca dell’Università di Zhejiang, Ningbo, pp. 4-9
Igor Maglica, Amateur Architecture Studio, Museo
di storia locale a Ningbo, Zhejiang, pp. 10-15
Roberto Gamba, DnA Design and Architecture,
Centro d’Arte a Songzhuang, Beijing, pp. 16-19
Veronica Dal Buono, Atelier Zhang Lei, Centro
Comunitario a Yanzhou, Shanghai, pp. 20-23
Claudio Piferi, Ai Weiwei/FAKE Design, 104 e 105
Courtyards, Caochangdi, Chaoyang District,
Beijing, pp. 24-29
Igor Maglica, Wang Lu, In+Of Architecture, Scuola
elementare ZS Hope a Maoping, Leiyang, Hunan,
pp. 30-35
Adolfo F. L. Baratta, Nicoletta Setola, Atelier Feichang Jianzhu, Il Tang Palace Seafood a
Shanghai, pp. 36-39
Adolfo F. L. Baratta, Intervista a Zheng Shiling,
pp. 40-43
Adolfo F. L. Baratta, Xinyan Liu, La rigenerazione
urbana del quartiere Xintiandi a Shanghai,
pp. 44-49
Luca Marzi, Xinyan Liu, Conservazione e recupero
delle lilong nel quartiere Tianzifang, a Shanghai,
pp.50-53
Vincenzo Bacco, I blocchi di alleggerimento nei
solai secondo le NTC 2008, pp. 54-59
Alessandra Zanelli, Laterizio e texture di superficie,
pp. 60-63
Recensioni (a cura di Roberto Gamba), pp. 64-65
English Summary, p. 66
News (a cura di Roberto Gamba), pp. I-II
Prodotti (a cura di Davide Cattaneo), pp. III-IV
Panorama (a cura di Davide Cattaneo), pp. V-VIII
In primo piano, Igor Maglica, O’Donnell + Tuomey
Architects, Complesso residenziale Timberyard
Social Housing a Dublino, Irlanda, pp. IX-XII
In primo piano, Adolfo F. L. Baratta, Lundgaard &
Tranberg Arkitekter, La nuova Royal Playhouse di
Copenhagen, Danimarca, pp. XIII-XVI
Focus, Teresanna Donà, Alloggi minimi: nuove tendenze di miniaturizzazione nell’abitare contemporaneo,
pp. XVII-XX
Formazione, Roberta Cristallo, Corso formativo su
efficienza energetica e prestazioni del laterizio,
pp. XXI-XXII
Michele Costanzo, Il futuro della biblioteca, pp. 2-3
Igor Maglica, Lahdelma & Mahlamäki, Biblioteca pubblica a Lohja, Finlandia, pp. 4-9
Carmen Murua, Miralles Tagliabue - EMBT, Biblioteca
pubblica “Enric Miralles”, Palafolls, Spagna,
pp. 10-15
Alberto Ferraresi, Archea Associati, Biblioteca comunale di Nembro, Bergamo, pp. 16-21
Igor Maglica, Roberto Ercilla, Miguel Angel Campo,
Manuel Enríquez, Javier Barcos, Biblioteca del campus del Baix Llobregat a Castelldefels, Spagna,
pp. 22-27
Adolfo F. L. Baratta, Walter A. Noebel, La biblioteca
universitaria Volkswagen a Berlino, Germania,
pp. 28-33
Roberto Gamba, Bruno Fioretti Marquez, Biblioteca
civica a Köpenick, Berlino, Germania, pp. 34-39
Carmen Murua, Colloquio con José Ignacio Linazasoro, pp. 40-43
Claudio Piferi, Ancoraggi e graffaggi nei paramenti in
laterizio faccia a vista, pp. 44-47
M. Chiara Torricelli, Caterina Gargari, Elisabetta
Palumbo, Valutazione di soluzioni tecniche ad alte
prestazioni ambientali, pp. 48-53
Milagros Villalta Begazo, “Shading screen”: componenti di involucro a schermo avanzato, pp. 54-59
Monica Lavagna, Laterizio e geometrie curvilinee,
pp. 60-63
Recensioni (a cura di Roberto Gamba), pp. 64-65
English Summary, p. 66
News (a cura di Roberto Gamba), pp. I-II
Prodotti (a cura di Davide Cattaneo), pp. III-IV
Panorama (a cura di Davide Cattaneo), pp. V-VIII
In primo piano, Igor Maglica, Álvaro Siza, Rudolf
Finsterwalder, Museo dell’architettura per la Fondazione dell’Isola di Hombroich, Neuss, Germania,
pp. IX-XII
In primo piano, Alberto Ferraresi, Laboratorio di
Progettazione Comunale, Piazza Duca Federico ad
Urbino (PU), pp. XIII-XIV
Focus, Caterina Gargari, Fabbriche evolute: l’efficienza energetica nei luoghi di lavoro, pp. XV-XVIII
Cino Zucchi, Innesti, pp. 2-3
Igor Maglica, Renzo Piano Building Workshop,
Central St Giles a Londra, Regno Unito, pp. 4-9
Adolfo F. L. Baratta, Bolles+Wilson, Masterplan
Falkenried ad Amburgo, Germania, pp. 10-15
Roberto Gamba, Peter Barber Architects + Jestico
and Whiles, Tanner Street Gateway, Londra, Regno
Unito, pp. 16-19
Chiara Testoni, Jo Coenen & Co Architekten, Masterplan Vaillantlaan, L’Aia, Olanda, pp. 20-25
Alberto Ferraresi, Benedetto Camerana, Villaggio
Olimpico di Torino, pp. 26-31
Veronica Dal Buono, KCap, “GWL Terrein”, Amsterdam, Olanda, pp.32-35
Alberto Ferraresi, Natalini Architetti, Recupero della
zona stazione a Calenzano, Firenze, pp. 36-41
Leonardo Zaffi, Philippe Starck, La nuova Alhóndiga
a Bilbao, Spagna, pp. 42-47
Alberto Ferraresi, Intervista a Sebastiano Brandolini,
pp. 48-51
Alfonsina Di Fusco, Luca Federici, Marco Larini, Muratura isolata alla base: l’esempio dell’edificio di Corciano (PG), pp. 52-57
Simone Secchi, Elisa Nannipieri, La classificazione
acustica degli edifici, pp. 58-64
Giuseppe Margani, Murature massive e comfort
sostenibile in clima mediterraneo, pp. 65-71
Andrea Campioli, Superfici tridimensionali, pp. 72-75
Recensioni (a cura di Roberto Gamba), pp. 76-77
English Summary, p. 78
News (a cura di Roberto Gamba), pp. I-II
Prodotti (a cura di Davide Cattaneo), pp. III-IV
Panorama (a cura di Davide Cattaneo), pp. V-VIII
In primo piano, Igor Maglica, Luís Martínez SantaMaría, 27 alloggi di edilizia economica e sociale a
Mocejón (Toledo), Spagna, pp. IX-XII
In primo piano, Igor Maglica, Bruno Stocco, Recupero
architettonico e funzionale della ex fornace Morandi a
Padova, pp. XIII-XVI
Focus, Lucia Ceccherini Nelli, Fotovoltaico integrato e
soluzioni innovative, pp. XVII-XX
Giovanni Iacometti, La questione del tetto, oggi, pp. 2-3
Roberto Gamba, Insula Architettura e Ingegneria,
Centro per la documentazione del Parco del Tevere,
Terni, pp. 4-9
Alberto Ferraresi, Sarc Architects, SARKA, museo
dell’agricoltura finlandese a Loimaa, Finlandia,
pp. 10-15
Claudio Piferi, Broekx-Schiepers Architects, House
LT, Meerhout, Belgio, pp. 16-19
Carmen Murua, Alonso, Balaguer y Arquitectos Asociados, Rogers Stirk Harbour+Partners, Cantine vinicole Protos a Peñafiel, Valladolid, Spagna, pp. 20-25
Alberto Ferraresi, Maccreanor Lavington, Langerak
housing, Utrecht, Olanda, pp. 26-29
Igor Maglica, NORD Architecture, Ampliamento della
casa B-S, Milton of Campsie, Regno Unito, pp. 30-33
Carmen Murua, Miralles Tagliabue-EMBT, Ricostruzione del mercato di Santa Caterina a Barcellona, Spagna, pp. 34-37
Roberto Gamba, Tetto come tema compositivo: intervista ad Aldo De Poli, pp. 38-41
Cristina Santacroce, Restauro della chiesa di San
Michele Arcangelo a Minervino Murge (Bari), pp. 42-45
Caterina Gargari, Elisa Innocenti, Elisabetta Palumbo,
Il profilo ambientale delle coperture in laterizio,
pp. 46-51
Marco D’Orazio, Ilaria Persico, Katja Pepe, L’affidabilità estetica dei manti di copertura, pp. 52-55
Carlo Crosato, Progettazione, esecuzione e manutenzione delle coperture discontinue, pp. 56-59
Alessandra Zanelli, Una copertura tra innovazione e
tradizione, pp. 60-63
Recensioni (a cura di Roberto Gamba), pp. 64-65
English Summary, p. 68
66
CIL 138
ARTICOLI PER ARGOMENTO
NEWS
EDITORIALE
(a cura di Roberto Gamba) n. 133, n. 134,
n. 135, n. 136; n. 137; n. 138, pp. I-II
Roberto Gamba, Architettura del
Mediterraneo, n. 133, pp. 2-3
Federico Bucci, Case del tempo
perduto, n. 134, pp. 2-3
Adolfo F. L. Baratta, La nuova Cina,
n. 135, pp. 2-3
Michele Costanzo, Il futuro della
biblioteca, n. 136, pp. 2-3
Cino Zucchi, Innesti, n. 137, pp. 2-3
Giovanni Iacometti, La questione del
tetto, oggi, n. 138, pp. 2-3
PRODOTTI
(a cura di Davide Cattaneo) n. 133,
n. 134, n. 135, n. 136; n. 137; n. 138,
pp. III-IV
PANORAMA
(a cura di Davide Cattaneo) n. 133,
n. 134, n. 135, n. 136; n. 137; n. 138,
pp. V-VIII
IN PRIMO PIANO
Igor Maglica, Randić-Turato arhitektonski biro, Centro pastorale “Aula Papa
Giovanni Paolo II” a Rijeka, Croazia,
n. 133, pp. IX-XII
Roberto Gamba, Angelo
Torricelli,Quartiere “San Samuele” a
Cerignola, Foggia, n. 134, pp. IX-XII
Veronica Dal Buono, Alejandro Aravena, Ricardo Torrejón, Residenze St.
Edward’s University, Austin, Texas,
U.S.A., n. 135, pp. IX-XIV
Roberto Gamba, Manuela Briano, Studio Archassociati, Il muro di mattoni dell’asilo “Albero Rosso”, Millesimo (SV),
n. 135, pp. XV-XVIII
Igor Maglica, O’Donnell + Tuomey
Architects, Complesso residenziale Timberyard Social Housing a Dublino, Irlanda, n. 136, pp. IX-XII
Adolfo F. L. Baratta, Lundgaard &
Tranberg Arkitekter, La nuova Royal
Playhouse di Copenhagen, Danimarca,
n. 136, pp. XIII-XVI
Igor Maglica, Álvaro Siza, Rudolf Finsterwalder, Museo dell’architettura per
la Fondazione dell’Isola di Hombroich,
Neuss, Germania, n. 137, pp. IX-XII
Alberto Ferraresi, Laboratorio di Progettazione Comunale, Piazza Duca Federico ad Urbino (PU), n. 137, pp. XIII-XIV
Igor Maglica, Luís Martínez SantaMaría, 27 alloggi di edilizia economica
e sociale a Mocejón (Toledo), Spagna,
n. 138, pp. IX-XII
Igor Maglica, Bruno Stocco, Recupero
architettonico e funzionale della ex fornace Morandi a Padova, n. 138,
pp. XIII-XVI
FOCUS
Monica Lavagna, Progettare con il
clima, progettare nel contesto: tipologie, tecnologie e cultura materiale,
n. 133, pp. XIII-XVI
Alessandra Noli Calvi, Il “Piano Casa”
ad un anno dalla nascita, n. 134,
pp. XIII-XVI
Francesca Turri, Dismissione e valorizzazione delle caserme, n. 135,
pp. XIX-XXII
Teresanna Donà, Alloggi minimi:
nuove tendenze di miniaturizzazione nell’abitare contemporaneo, n. 136,
pp. XVII-XX
Caterina Gargari, Fabbriche evolute:
l’efficienza energetica nei luoghi di lavoro, n. 137, pp. XV-XVIII
Lucia Ceccherini Nelli, Fotovoltaico
integrato e soluzioni innovative, n. 138,
pp. XVII-XX
FORMAZIONE
Roberta Cristallo, Corso formativo su
efficienza energetica e prestazioni del
laterizio, n. 136, pp. XXI-XXII
PROGETTI
Igor Maglica, Álvaro Siza, Villa sull’Isola di Maiorca, Spagna, n. 133, pp. 4-11
Igor Maglica, Alberto Campo Baeza,
Casa Guerrero a Vejer de la Frontera,
Cádiz, Spagna, n. 133, pp. 12-17
Roberto Gamba, Carlos Ferrater &
Associados, Casa per un fotografo,
Tarragona, Spagna, n. 133, pp. 18-23
Adele Picone, Abdel Wahed el Wakil,
Casa Halawa ad Agamy, Egitto, n. 133,
pp. 24-27
Carmen Murua, Antonio Tejedor,
Mercedes Linares, Pedro Lobato,
Complesso residenziale a Los Palacios
y Villafranca, Spagna, n. 133, pp. 28-31
Alberto Ferraresi, Emilio Caravatti,
Casa unifamiliare a Marciana Marina,
Isola d’Elba, Livorno, n. 133, pp. 32-35
Roberto Gamba, Edoardo Guazzoni,
Albergo S. Stefano all’Isola d’Elba,
Livorno, n. 133, pp. 36-39
Veronica Dal Buono, Theodore Zoumboulakis, Residenze ad Agios Pavlos,
Aegiali, Isola di Amorgos, Grecia, n. 133,
pp. 40-43
Veronica Dal Buono, Dixon & Jones,
Villa in Haut Var, Provenza, Francia,
n. 133, pp. 44-47
Igor Maglica, Rafael Moneo, Ampliamento del Museo del Prado, Madrid,
Spagna, n. 134, pp. 4-9
Alberto Ferraresi, Gehry Partners,
LLP, MARTa Herford, Herford, Germania, n. 134, pp. 10-15
Carmen Murua, Tony Fretton Architects, Fuglsang Kunstmuseum, Toreby,
Lolland, Danimarca, n. 134, pp. 16-21
Carmen Murua, Sauerbruch Hutton,
Museo Brandhorst a Monaco di Baviera,
Germania, n. 134, pp. 22-27
Adolfo F. L. Baratta, David Chipperfield Architects, Ricostruzione del
Neues Museum di Berlino, Germania,
n. 134, pp. 28-33
Igor Maglica, Herzog & de Meuron,
CaixaForum a Madrid, Spagna, n. 134,
pp. 34-39
Roberto Gamba, Massimo Mariani,
Museo Benozzo Gozzoli, Castelfiorentino (Firenze), n. 134, pp. 40-43
Alberto Ferraresi, Mada s.p.a.m.,
Biblioteca dell’Università di Zhejiang,
Ningbo, n. 135, pp. 4-9
Igor Maglica, Amateur Architecture
Studio, Museo di storia locale a Ningbo,
Zhejiang, n. 135, pp. 10-15
Roberto Gamba, DnA Design and
Architecture, Centro d’Arte a
Songzhuang, Beijing, n. 135, pp. 16-19
Veronica Dal Buono, Atelier Zhang
Lei, Centro Comunitario a Yanzhou,
Shanghai, n. 135, pp. 20-23
Claudio Piferi, Ai Weiwei/FAKE Design, 104 e 105 Courtyards, Caochangdi, Chaoyang District, Beijing, n. 135,
pp. 24-29
Igor Maglica, Wang Lu, In+Of Architecture, Scuola elementare ZS Hope a
Maoping, Leiyang, Hunan, n. 135,
pp. 30-35
Adolfo F. L. Baratta, Nicoletta Setola, Atelier Feichang Jianzhu, Il Tang
Palace Seafood a Shanghai, n. 135,
pp. 36-39
67
Igor Maglica, Lahdelma & Mahlamäki,
Biblioteca pubblica a Lohja, Finlandia,
n. 136, pp. 4-9
Carmen Murua, Miralles Tagliabue EMBT, Biblioteca pubblica “Enric Miralles”,
Palafolls, Spagna, n. 136, pp. 10-15
Alberto Ferraresi, Archea Associati,
Biblioteca comunale di Nembro, Bergamo, n. 136, pp. 16-21
Igor Maglica, Roberto Ercilla, Miguel
Angel Campo, Manuel Enríquez, Javier
Barcos, Biblioteca del campus del Baix
Llobregat a Castelldefels, Spagna,
n. 136, pp. 22-27
Adolfo F. L. Baratta, Walter A. Noebel,
La biblioteca universitaria Volkswagen a
Berlino, Germania, n. 136, pp. 28-33
Roberto Gamba, Bruno Fioretti Marquez, Biblioteca civica a Köpenick,
Berlino, Germania, n. 136, pp. 34-39
Igor Maglica, Renzo Piano Building
Workshop, Central St Giles a Londra,
Regno Unito, n. 137, pp. 4-9
Adolfo F. L. Baratta, Bolles+Wilson,
Masterplan Falkenried ad Amburgo,
Germania, n. 137, pp. 10-15
Roberto Gamba, Peter Barber Architects + Jestico and Whiles, Tanner
Street Gateway, Londra, Regno Unito,
n. 137, pp. 16-19
Chiara Testoni, Jo Coenen & Co Architekten, Masterplan Vaillantlaan, L’Aia,
Olanda, n. 137, pp. 20-25
Alberto Ferraresi, Benedetto Camerana, Villaggio Olimpico di Torino, n. 137,
pp. 26-31
Veronica Dal Buono, KCap, “GWL Terrein”,
Amsterdam, Olanda, n. 137, pp.32-35
Alberto Ferraresi, Natalini Architetti,
Recupero della zona stazione a Calenzano, Firenze, n. 137, pp. 36-41
Leonardo Zaffi, Philippe Starck, La
nuova Alhóndiga a Bilbao, Spagna,
n. 137, pp. 42-47
Roberto Gamba, Insula Architettura e
Ingegneria, Centro per la documentazione
del Parco del Tevere, Terni, n. 138, pp. 4-9
Alberto Ferraresi, Sarc Architects,
SARKA, museo dell’agricoltura finlandese
a Loimaa, Finlandia, n. 138, pp. 10-15
Claudio Piferi, Broekx-Schiepers Architects, House LT, Meerhout, Belgio,
n. 138, pp. 16-19
Carmen Murua, Alonso, Balaguer y
Arquitectos Asociados, Rogers Stirk Harbour+Partners, Cantine vinicole Protos a
Peñafiel, Valladolid, Spagna, n. 138, pp. 20-25
Alberto Ferraresi, Maccreanor Lavington, Langerak housing, Utrecht, Olanda,
n. 138, pp. 26-29
Igor Maglica, NORD Architecture,
Ampliamento della casa B-S, Milton of
Campsie, Regno Unito, n. 138, pp. 30-33
Carmen Murua, Miralles Tagliabue-EMBT,
Ricostruzione del mercato di Santa Caterina
a Barcellona, Spagna, n. 138, pp. 34-37
Andrea Campioli, Monica Lavagna,
Laterizio innovativo ad alte prestazioni
termiche, n. 133, pp. 56-59
Adolfo F. L. Baratta, Francesca
Nesi, Progettare e costruire con la
muratura armata, n. 134, pp. 48-53
Roberto Calliari, Alfonsina Di Fusco,
NTC08: ANDILWall si rinnova, n. 134,
pp. 54-59
Adolfo F. L. Baratta, Xinyan Liu, La
rigenerazione urbana del quartiere Xintiandi a Shanghai, n. 135, pp. 44-49
Luca Marzi, Xinyan Liu, Conservazione e recupero delle lilong nel quartiere
Tianzifang, a Shanghai, n. 135, pp. 50-53
Claudio Piferi, Ancoraggi e graffaggi
nei paramenti in laterizio faccia a vista,
n. 136, pp. 44-47
Alfonsina Di Fusco, Luca Federici,
Marco Larini, Muratura isolata alla
base: l’esempio dell’edificio di Corciano
(PG), n. 137, pp. 52-57
Cristina Santacroce, Restauro della
chiesa di San Michele Arcangelo a Minervino Murge (Bari), n. 138, pp. 42-45
RICERCA
Andrea Campioli, Valeria Giurdanella, Monica Lavagna, Energia per
costruire, energia per abitare, n. 134,
pp. 60-65
M. Chiara Torricelli, Caterina
Gargari, Elisabetta Palumbo, Valutazione di soluzioni tecniche ad alte prestazioni ambientali, n. 136, pp. 48-53
Milagros Villalta Begazo, “Shading
screen”: componenti di involucro a
schermo avanzato, n. 136, pp. 54-59
Giuseppe Margani, Murature massive e
comfort sostenibile in clima mediterraneo,
n. 137, pp. 65-71
Caterina Gargari, Elisa Innocenti,
Elisabetta Palumbo, Il profilo ambientale
delle coperture in laterizio, n. 138, pp. 46-51
Marco D’Orazio, Ilaria Persico, Katja
Pepe, L’affidabilità estetica dei manti di
copertura, n. 138, pp. 52-55
NORMATIVA
Maria Chiara Torricelli, Caterina
Gargari, Elisabetta Palumbo, Ecolabel per gli edifici del Mediterraneo,
n. 133, pp. 60-65
Vincenzo Bacco, I blocchi di alleggerimento nei solai secondo le NTC 2008,
n. 135, pp. 54-59
Simone Secchi, Elisa Nannipieri,
La classificazione acustica degli edifici,
n. 137, pp. 58-64
Carlo Crosato, Progettazione, esecuzione e manutenzione delle coperture
discontinue, n. 138, pp. 56-59
L’INTERVISTA
DETTAGLI
Roberto Gamba, Intervista ad Antonello Monaco, n. 133, pp. 48-51
Adolfo F. L. Baratta, A colloquio con
Piero Guicciardini e Marco Magni,
n. 134, pp. 44-47
Adolfo F. L. Baratta, Intervista a
Zheng Shiling, n. 135, pp. 40-43
Carmen Murua, Colloquio con José
Ignacio Linazasoro, n. 136, pp. 40-43
Alberto Ferraresi, Intervista a Sebastiano Brandolini, n. 137, pp. 48-51
Roberto Gamba, Tetto come tema
compositivo: intervista ad Aldo De Poli,
n. 138, pp. 38-41
Monica Lavagna, Laterizio e clima
mediterraneo, n. 133, pp. 66-69
Andrea Campioli, Architettura bioclimatica e dettaglio, n. 134, pp. 66-69
Alessandra Zanelli, Laterizio e texture
di superficie, n. 135, pp. 60-63
Monica Lavagna, Laterizio e geometrie
curvilinee, n. 136, pp. 60-6
Andrea Campioli, Superfici tridimensionali, n. 137, pp. 72-75
Alessandra Zanelli, Una copertura tra
innovazione e tradizione, n. 138,
pp. 60-63
RECENSIONI
TECNOLOGIA
Claudio Piferi, Porto turistico di Marina
Cala De’ Medici a Rosignano, Livorno,
n. 133, pp. 52-55
INDICE DELL’ANNO
(a cura di Roberto Gamba) n. 133,
pp. 70-71; n. 134, pp. 70-71;
n. 135, pp. 64-65; n. 136, pp. 64-65;
n. 137, pp. 76-77; 138, pp. 64-65
ENGLISH
SUMMARY
pages IX-XII
The plan for 27 residences
in Mocejón addresses the
issue of social housing in
Spain, presenting unconventional but highly effective architectural solutions.
pages XIII-XVI
The former Morandi
brick factory in Padua, an
important specimen of
industrial archaeology, is
reclaimed for new uses.
The result is an interesting blend of historical
and contemporary architecture.
pages XVII-XX
The versatility of photovoltaic energy generation
in buildings permits a
great variety of applications thanks to the new
products available on the
market today. The new
feed-in tariff (in 2011) will
continue to promote use
of such systems in architecture.
pages 2-3
In relation to the radical
rationalist alternative of
the flat roof/gable roof, we
take a look at the current
condition of the roof, between its pre-eminently
linguistic role and its traditional syntactic form.
pages 4-9
The Centre was built by
converting a number of
farm buildings and constructing “healthy”
buildings, in terms of
safety and energy consumption, with stone
cladding and brick gable
roofs.
pages 20-25
The roof over the Protos
winery, formed of 5 vaults
covered with brick, ventilated and raised above the
structure, helps to improve
the winery’s thermal insulation.
pages 26-29
In these homes, the double
pitch of the roof is the
characteristic feature of
the brick roof, determining the appearance of all
the buildings all the way
down to the ground.
pages 30-33
The extension of the BellSimpson home consists of
a new volume of smaller
size, which reproduces the
principal features of the
existing home.
pages 56-59
Updating of the UNI Code
of Practice for the design,
execution and maintenance of discontinuous
roofs offers architects and
builders an effective, upto-date tool for quality
construction.
pages 60-63
A privately owned villa in
Villeneuve Lès Avignon,
France designed by Patriarche & Co. uses brick as
an element mediating between the new construction and the existing traditional buildings.
CONTRIBUTI
A CURA DI
pages 34-37
The undulating multicoloured roof over the
market of Santa Caterina
in Barcelona is covered
with more than 300,000
ceramic tiles in 67 different colours to form a brilliant composition.
Adolfo F. L. Baratta architetto, dottore di ricerca,
ricercatore a tempo determinato presso l’Università
di Firenze. La sua attività di
ricerca è rivolta all’approfondimento delle conoscenze
di base e all’acquisizione di
strumenti metodologici relativi alla disciplina delle
Tecnologie dell’Architettura.
pages 38-41
Aldo De Poli explains the
various forms and definitions of the roof as a
construction element
that has developed different types, uses, symbolic
values and technologies
over the course of its
history.
Davide Cattaneo laureato
in Architettura al Politecnico di Milano nel 2003; dal
2005 è cultore della Materia di Storia dell’Architettura Contemporanea. Redattore della rivista “Area”,
collabora con le riviste
“Materia”, “Arketipo” e
con il portale “Archinfo”.
pages 42-45
The alternation of new
brick roof tiles and curved
tiles with existing elements
turns out to be effective
in both appearance and
performance, above all in
renovation projects on
buildings of particular
historic and artistic significance.
pages 10-15
Reinterpretation and innovation come together in
a single project. The roof
with its broad sloping
pitches represents a return
to historical motifs in
typology and technology,
now a part of the landscape.
pages 46-51
A study looks at the
energetic and environmental performance of
materials and technical
solutions for brick roofs
in view of the recent orientation of European
regulations.
pages 16-19
The roof of the LT House
looks as if it were generated simply, almost like a
single roof resting on the
home, “pinched” at the
top to lift it vertically and
horizontally.
pages 52-55
The construction element
that dominates the Italian
landscape more than any
other is the “brick red”
of its roofs, which is why
many alternative materials
seek to imitate them.
Lucia Ceccherini Nelli
architetto, dottore di ricerca, ricercatore a tempo determinato presso l’Università di Firenze. La sua attività è rivolta all’approfondimento delle tematiche
della progettazione sostenibile con particolare riguardo alla qualificazione energetica e impiego delle energie rinnovabili.
Carlo Crosato ingegnere
civile. È responsabile del
settore lavori pubblici in
un’amministrazione pubblica. Ha lavorato in
un’importante azienda
produttrice di tegole, con
cui continua a collaborare
come consulente tecnico.
Marco D’Orazio professore associato di Architettura
Tecnica presso la Facoltà di
Ingegneria della Università
Politecnica delle Marche,
Dip. DACS, Ancona. Svolge ricerca sui sistemi costruttivi e sulle loro prestazioni ambientali.
Alberto Ferraresi si laurea in architettura con Danilo Guerri. Si accosta all’opera di Guido Canali.
Progetta restauro e nuova
costruzione, a scala architettonica e urbana. Svolge
attività critica in varie occasioni disciplinari.
Roberto Gamba laureato
in architettura nel 1977, è
progettista e pubblicista;
presenta notizie, libri, opere e i risultati dei concorsi
di architettura su vari
giornali e riviste.
Caterina Gargari architetto, dottore di ricerca in
Tecnologia dell’Architettura svolge attività di ricerca
presso il Dip. TAeD di Firenze sulle tematiche della
progettazione sostenibile
con particolare riguardo
alla qualificazione energetica e impatto ambientale.
Giovanni Iacometti è contitolare, dal 1977, dello
studio COPRAT di Mantova e professore TAeD nelle
Facoltà di Architettura di
Milano e di Parma. Progetta case economiche, pubblicate su “Controspazio”,
“Lotus” e “Casabella”.
Elisa Innocenti dottore di
Ricerca in Tecnologia dell’Architettura, svolge attività presso il Dipartimento
di TAED ‘P.Spadolini’ nell’ambito di energetica e
impatto ambientale di prodotti e sistemi edilizi.
Igor Maglica laureato nel
1986 presso la Facoltà di
Architettura del Politecnico di Milano; dottore di
ricerca in Composizione
architettonica (1997,
IUAV di Venezia); dal
2001 è redattore di “Costruire in Laterizio” e caporedattore di “AL”.
Carmen Murua si laurea
e ottiene il titolo di dottore di ricerca in Composición Arquitectonica (1999)
presso l’ETSAM di Madrid. È stata per vari
anni corrispondente in
Italia delle riviste “Arquitectura y Tecnologia” e
“Arquitectura”.
Elisabetta Palumbo dottore di ricerca in Tecnologia dell’Architettura, svolge attività di ricerca presso
il Dipartimento TAeD di
Firenze. Il suo campo di
attività riguarda le metodologie e gli strumenti Life
Cycle Assessment applicati
ai prodotti e sistemi edilizi.
Claudio Piferi architetto,
dottore di ricerca in Tecnologia dell’Architettura,
docente di Tecnologia dell’Architettura, svolge attività di ricerca presso il Dipartimento TAeD di Firenze.
Katja Pepe ingegnere, ha
collaborato ad attività di
ricerca sulla valutazione
dell’affidabilità e durabilità di sistemi di copertura
presso l’Università Politecnica delle Marche.
Ilaria Persico ingegnere,
dottoranda di ricerca presso l’Università Politecnica
delle Marche. Svolge attività di ricerca sulle prestazioni termoigrometriche di
elementi costruttivi.
Cristina Santacroce laureata in Architettura, è
stata ammessa al dottorato di ricerca in “Conservazione dei Beni architettonici”; partecipa a gruppi di
ricerca sui temi del restauro e della sostenibilità ambientale.
Alessandra Zanelli architetto, è ricercatore in Tecnologia dell’Architettura
al Politecnico di Milano,
dove svolge attività di
ricerca presso il Dipartimento di Scienza e Tecnologie dell’Ambiente Costruito.
ELENCO
INSERZIONISTI
Consorzio Alveolater
viale Aldo Moro, 16
40127 Bologna
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