La Brexit in dieci punti Con il referendum di giovedì 23 giugno il

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La Brexit in dieci punti Con il referendum di giovedì 23 giugno il
La Brexit in dieci punti
Con il referendum di giovedì 23 giugno il Regno Unito ha detto sì all'uscita
dall'Unione Europea. Ma quali saranno i tempi e le modalità di questo divorzio. Ecco
una breve spiegazione in 10 tappe
DI CARMELA ADINOLFI
24 giugno 2016
E ora cosa succede? È la domanda che più circola in queste ore, dopo che il 51,9 per
cento dei britannici, nel referendum di giovedì 23 giugno , ha detto sì all'uscita del Regno
Unito dall'Unione Europea. Una decisione che, oltre a sconvolgere i listini delle Borse di
tutto il mondo e a scompaginare lo scacchiere del Vecchio Continente, sta interessando
soprattutto per i tempi e le modalità con cui questa “exit” dovrebbe realizzarsi.
La Brexit – va detto – non arriverà in tempi rapidi. A Bruxelles serviranno almeno due anni
per terminare tutte le procedure. Almeno altri otto - se non dieci - affinché Londra possa
rinegoziare con ogni singolo paese tutti gli accordi commerciali finora stretti nel consesso
europeo. Ecco le in 10 tappe le procedure che potrebbero portare all'uscita di Londra
dall'Unione Europea.
Quando il Regno Unito è entrato nell'Ue?
La Brexit ha messo la parola fine ai rapporti – non proprio idilliaci – tra i sudditi di sua
maestà e Bruxelles. Sin dalla nascita dell'Ue Londra ha deciso di partecipare ma a
condizioni particolari. Il Regno Unito, infatti, non figura tra i firmatari del Trattato di Roma,
che ha creato la Comunità Economica Europea (CEE) nel 1957. È entrato ufficialmente,
insieme a Irlanda e Danimarca, nel 1973. E anche questa decisione è stata oggetto di
referendum nel 1975: all'epoca il 62 per cento degli inglesi votò a favore del “remain”. La
Gran Bretagna, poi, ha sempre mantenuto la sua moneta – la sterlina – anche con
l'entrata in vigore del trattato di Maastricht, nel novembre 1993.
Come nasce il referendum sulla Brexit?
Durante la campagna elettorale del 2015 che gli è valsa la rielezione, l'attuale premier
David Cameron inserì nel suo programma la possibilità di indire un referendum con cui gli
inglesi potessero esprimersi sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea.
Che valore ha il referendum sulla Brexit?
La consultazione ha valore consultivo e non vincolante: ciò significa che la Gran Bretagna
non è obbligata a uscire dall'Ue, qualora il Parlamento di Londra decidesse di non
prendere atto del voto popolare
Come si esce dall'Ue?
Prima dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, il primo dicembre 2009, non era prevista
l'ipotesi che uno stato membro potesse abbandonare l'Ue. Adesso, invece, sarà l'articolo
50 contenuto nella carta a guidare passo dopo passo le procedure di exit, anche nel caso
di Brexit.
Quando inizierà ufficilamente la Brexit?
Prima della riunione del Consiglio europeo, prevista per martedì 28 giugno e mercoledì 29,
ci sarà un vertice informale fra i 27 stati membri rimasti per fare il punto sull'esito del voto
inglese: «Una riflessione», l'ha definita il presidente del Consiglio, Donald Tusk. Poi, in
sede di Consiglio Europeo, il premier David Cameron potrebbe già annunciare l'intenzione
di dare avvio alle procedure di uscita.
E in Gran Bretagna?
Prima di dare avvio ufficialmente al divorzio, con la richiesta formale, il Parlamento inglese
dovrà ratificare l'esito del referendum. Solo dopo potranno iniziare i negoziati a Bruxelles.
Quanto durano i negoziati?
L'articolo 50 del trattato di Lisbona individua in due anni il tempo massimo per la durata
dei negoziati per l'uscita di uno stato membro dall'Ue. I due anni scattano con la
presentazione della richiesta formale. Una volta passati 24 mesi, il Paese che ha fatto
richiesta di uscita, come la Gran Bretagna, sarà automaticamente fuori, salvo possibili
proroghe.
Chi gestisce e come funzionano i negoziati?
I negoziati, potranno essere gestiti dalla Commissione Ue su mandato del Consiglio
europeo. Nel frattempo, Londra continuerà a essere membro a tutti gli effetti dell'Ue. Ciò
significa che continuerà a votare ma sarà esclusa dalle decisioni sulla 'Brexit'. Gli euro
parlamentari britannici, in questo caso, diventeranno 'osservatori'. Finiti i negoziati,
spetterà poi a Consiglio e Parlamento europeo dare il via libera all'accordo per l'exit.
Cosa succede se dopo i due anni non si raggiunge un accordo?
Se dopo due anni Bruxelles e Londra non dovessero raggiungere un accordo, si aprono
due scenari Nel primo caso il Regno Unito è automaticamente fuori dall'unione. Viceversa,
ma solo su decisione unanime dei 27 stati membri, potrà essere concessa una proroga
per tentare di chiudere i negoziati.
E dopo?
Terminare le procedure e sancita l'uscita del Regno Unito dall'Ue, al governo di Londra
servirà altro tempo (c'è chi stima otto anni, chi addirittura un decennio) per rinegoziare i
rapporti con ogni singolo Stato. Dall'immigrazione alle esportazioni, dai tassi sui mutui e i
prestiti fino alle forniture energetiche: ogni singolo aspetto della vita quotidiana e
dell'economia inglese dovrà essere ridiscusso e ratificato con nuovi accordi.