Monitor 260/06 - Monitor

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Monitor 260/06 - Monitor
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RADIO • TELEVISIONE • VIDEO • MULTIMEDIA • POST-PRODUZIONE • AUDIO • ALTA FREQUENZA
Rivista mensile specializzata • N° 260 • 2006 • Anno XXIX • ISSN 0394-0896
PUBBLICAZIONE DELLA MEDIA AGE SRL • VIALE S.MICHELE DEL CARSO, 11 • 20144 MILANO • TEL. 0243910135 • FAX 0243999112 • E-MAIL: [email protected] • INTERNET: WWW.MONITOR-RADIOTV.COM
Sony F23 : telecamera
con la vocazione
del cinema
Decoder unico:
ci pensa
Fastweb
DVB-H, la televisione si
fa piccola piccola,
per entrare nel cellulare
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Anno XXIX n. 260 - novembre 2006
ISSN 0394-0896
4 Al decoder unico ci ha già
pensato Fastweb
MediaAge srl
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5 Le parole del broadcast
18 Avid Liqui 7 :
flessibile e completo
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(www. guidaradio.tv)
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mondo
(www.webcastitaly.com)
6 Standard televisivi vincenti
10 Architetture aperte o hardware
dedicato ? La soluzione Quantel
24 Ancora novità dalla fiera di
Amsterdam
28 RRD: piccoli ma globali. Il futuro
della DVB-H, la mini-televisione
per il cellulare
16 Open day: la terza volta di
Panatronics
In breve:
- HDMI: futuro professionale ?
34 - Come mettere il turbo a Premiere
- Sony F23, nata per il cinema
- Satexpo 2006
4
Decoder unico ?
ci pensa Fastweb
I nuovi abbonati alla TV di Fastweb avranno a disposizione il decoder 3800 TW della ADB
Dal mese di ottobre i nuovi abbonati alla TV di Fastweb hanno a disposizione un decoder multipiattaforma, già pronto per la ricezione del video in alta definizione
Prodotto dalla ADB in collaborazione
con Fastweb Labs, il set top box
3800TW integra sia le funzionalità di
ricezione della televisione via Internet,
sia quelle del digitale terrestre, senza
però l’interattività mhp, evidentemente ritenuta poco interessante da
Fastweb rispetto all’accesso a Internet
e alla posta elettronica già offerte ai
propri clienti. Il decoder, che è già abilitato a ricevere trasmissioni in alta
definizione, è offerto in comodato
d’uso e gli unici costi sono quelli dell’abbonamento alla TV di Fastweb che
parte da una base di 14 euro mensili.
A questa cifra vanno aggiunti gli eventuali canoni di abbonamento ai pacchetti Sky Cinema e Sport o quelli ad
alcuni canali tematici, distribuiti via
cavo in modalità IPTV (Internet
Protocol Television). Proprio la possibilità di vedere anche alcuni canali
altrimenti ricevibili solo con una parabola giustifica la definizione di decoder unico, anche se in realtà non si ha
la possibilità di ricevere le centinaia di
canali televisivi trasmessi da satellite o
quei numerosi canali che ancora trasmettono in analogico. La direzione è
comunque quella giusta e, come
dimostra anche l’accordo recentemente siglato con Sky Italia, la volontà
di Fastweb è quella di ampliare sempre di più l’offerta di contenuti.
Fra i servizi offerti da Fastweb c’è anche la visione dei programmi trasmessi
negli utlimi tre giorni dalle reti nazionali
Monitor n° 259 -ottobre 2006
La cosa finora ha funzionato anche
perché il numero di abbonati di
Fastweb, pur ponendola al primo
posto a livello europeo, è di almeno
un ordine di grandezza inferiore a
quello dei telespettatori che fruiscono
di altre piattaforme. Fastweb può contare su poco più di duecentomila
abbonati ai servizi televisivi, cifra che
non impensierisce più di tanto i grossi
broadcaster abituati a audience nettamente superiori e che quindi non la
considerano, ancora, come un concorrente diretto. Le potenzialità di crescita sono però abbastanza interessanti:
Fastweb ha investito oltre tre miliardi
di euro per realizzare la propria rete in
fibra ottica che oggi raggiunge l’80%
delle abitazioni italiane e conta su
oltre 850.000 clienti residenziali, valore
in crescita del 46% rispetto all’anno
precedente. Inoltre, una fetta importante dei ricavi dei servizi televisivi di
Fastweb proviene dall’offerta di Video
on demand: sono circa un milione e
mezzo i video richiesti ogni mese, dei
quali la metà cartoni animati. Per inciso, l’interesse dimostrato verso questo tipo di contenuti ha spinto
Fastweb a dar vita al canale FastKids
dedicato ai bambini in età prescolare,
realizzato in collaborazione con
Infobyte. Va ricordata poi l’alleanza
con RAI che ha portato alla costituzione di RAI Click, società posseduta al
60% dal broadcaster pubblico e per il
40% da Fastweb.
Il decoder unico è anche dotato di slot
per le schede pay per view di
Mediaset e La7 ed è già pronto per la
riproduzione di video in alta definizio-
Il menu per la scelta dei canali forniti dalla TV di Fastweb
ne in standard Mpeg-4 AVC, che
Fastweb ha intenzione di cominciare a
distribuire a partire dal prossimo anno.
Oltre alla probabile trasmissione dei
canali di Sky HD, Fastweb baserà la
propria offerta sul Video on Demand,
solo in parte a pagamento, e per questo ha già stipulato un accordo con la
SCHEDE - IN BREVE
Le parole del broadcast
ANALIZZATORE DI SPETTRO
Strumento che consente di visualizzare e misurare grandezze elettriche variabili in frequenza
usando una rappresentazione cartesiana. Le
variabili sono la frequenza (asse x) e l'ampiezza (asse y). Gli analizzatori di spettro forniscono
in tempo reale l'immagine dell'intero spettro
audio diviso solitamente per terzi d'ottava. Uno
degli utilizzi piùcomuni dell'analizzatore di spettro riguarda la correzione spettrale degli
ambienti. Un generatore di rumore rosa fornisce
in questo caso il segnale ad un impianto di
amplificazione; un microfono rileva il suono che
viene così analizzato in rapporto all'ambiente
consentendo di intervenire nella correzione
spettrale.
CCU CAMERA CONTROL UNIT
E' un processore e controller elettronico che
gestisce i segnali proventi dalle telecamere ma
invia a sua volta alle camere dei segnali di vitale importanza. Tra questi l’alimentazione, l’in-
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BBC per la diffusione dei documentari in HD già prodotti dal broadcaster
inglese. Parallelamente all’arricchimento dell’offerta di contenuti,
Fastweb svilupperà nuovi servizi come
5
la gestione delle scommesse sugli
eventi sportivi o l’acquisto dei DVD
virtuali.
terfono e il tally. La CCU contiene anche tutti i
dispositivi video per la manipolazione del segnale uscente dalla telecamera, nei suoi vari formati (component, rgb, composito, digitale, etc.).
Contiene inoltre i dispositivi di sincronizzazione
(genlock) e il circuito per fornire al viewfinder
della telecamera un video di ritorno (return).
MPEG
Acronimo di Motion Picture Expert Group. Si
tratta di un comitato ISO che definisce gli standard per la compressione dei dati audio/video.
La parte audio delle specifiche può essere usata
separatamente dal resto dello schema. Esistono
molti sotto-standard MPEG audio, fra i quali i più
interessanti sono chiamati 'MPEG-1 Layer-2',
'MPEG-1 Layer-3', 'MPEG-2 Layer-2' e 'MPEG-2
Layer-3'. Quest'ultimo offre il più alto fattore di
compressione e quindi il più basso bit rate. La
tecnologia MPEG è abbastanza complessa e
richiede molte risorse di sistema per essere
applicata. Per contro, anche ad alti rapporti di
compressione, la qualità audio rimane buona.
Gli standard MPEG di nuova generazione hanno
già un nome: 'MPEG-4' e 'MPEG-AAC'.
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Standard televisivi
sempre vincenti
Presso lo stand del DVB Project alla mostra di
Amsterdam era in funzione anche un sistema in
standard DVB-IPI
6 Presente e futuro del DVB Project, il consorzio che da oltre dieci anni si occupa della definizione
degli standard televisivi di trasmissione
Fin dalla sua costituzione nel 1993, il
DVB Project ha promosso la definizione di standard aperti per la televisione
digitale, occupandosi inizialmente di
cavo e satellite, passando poi al digitale terrestre e alla mobile-TV. Oggi il
DVB Project è un consorzio che conta
270 aderenti, aziende che si occupano
a vari livelli di televisione digitale, inizialmente solo europee, ma in seguito
provenienti da tutto il mondo, segno
anche questo della validità del lavoro
svolto.
Uno dei segreti del successo del DVB
Project è stata la struttura adottata,
costituita da moduli commerciali e
tecnici ben distinti. I primi stabiliscono
quali sono le caratteristiche necessarie
e i livelli dei costi, senza occuparsi di
come possono essere raggiunti gli
obbiettivi individuati, compito che è
affidato ai moduli tecnici che producono materialmente le specifiche. A
questo punto, i moduli commerciali
verificano che i tecnici abbiano soddisfatto le richieste e in caso contrario,
rispediscono tutto al mittente. Per
snellire il più possibile le procedure, è
stato scelto di adottare un unico linguaggio, l’inglese, e di utilizzare
estensivamente Internet per i contatti
fra i diversi gruppi di lavoro.
Questa forma organizzativa si è rivelata finora vincente, riuscendo a finalizzare gli standard in tempi tutto sommato ragionevoli, comunque al passo
con gli sviluppi tecnologici. Qualche
intoppo qua e là c’è stato, come nel
caso recente dei diritti legati allo standard mhp, promosso dal DVB Project
Peter MacAvock, direttore esecutivo del DVB
Project
come metodo per la gestione dell’interattività per le trasmissioni in DVB-T.
Il problema in questo caso è sorto dal
fatto che, dopo che lo standard mhp
era stato definito, un pool di aziende
detentrici di alcuni brevetti, alcune
delle quali fanno parte del DVB
Project, si è fatto vivo reclamando
compensi per lo sfruttamento dei propri brevetti, compensi da più parti ritenuti troppo onerosi. Anche di questo
abbiamo parlato con Peter MacAvock,
direttore esecutivo del DVB Project,
incontrato in occasione dell’ultimo
IBC.
Alla mostra di Amsterdam erano due
le dimostrazioni allestite dal DVB
Project, una riguardante lo standard
DVB-IPI per la trasmissione di contenuti televisivi con il protocollo Internet
e l’altra le specifiche DVB-IPDC
(Internet Protocol DataCasting) per la
diffusione di dati abbinati a trasmissioni in DVB-H, in particolare una guida
elettronica ai servizi (ESG: Electronic
Service Guide). Per quest’ultima
dimostrazione era stato installato un
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trasmettitore da 1 kW sul traliccio per
telecomunicazioni vicino all’IBC, il cui
segnale poteva essere ricevuto anche
nel centro di Amsterdam. Lo scopo
era quello di verificare la compatibilità
dei ricevitori dei diversi produttori,
presenti in gran numero nel padiglione loro riservato all’IBC. “Queste due
dimostrazioni sono le novità più
importanti. L’altra novità è l’annuncio
dell’inizio dei lavori per la definizione
dello standard DVB-T2 che contiamo
di rendere disponibile nel 2009, fra tre
anni. L’idea è che possa essere utilizzato dopo lo switch-off dell’analogico,
un’opportunità per mettere a disposizione nuove tecnologie e nuovi software.”
M - Quali saranno le principali differenze rispetto allo standard attuale?
MacAvock - La risposta è che non lo
sappiamo, abbiamo appena iniziato il
processo che implica la raccolta delle
richieste dei diversi Paesi, per arrivare
poi a stabilire un set di richieste commerciali che dovranno guidare il processo di standardizzazione. Si tratta di
8 definire elementi come quanto veloce
dovrà funzionare, qual è il data rate
richiesto, il massimo data rate per
un’antenna fissa, se deve essere in
grado di distribuire IP o utilizzare semplicemente il Transport Stream.
Inoltre, occorrerà decidere se lo spettro di frequenze deve essere lo stesso
del DVB-T, se ci sono richieste per una
compatibilità all’indietro con DVB-T.
Solo quando avremo stabilito quali
elementi devono essere inseriti nei
requisiti, inizieremo con la fase vera e
propria di produzione dello standard.
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Di sicuro il nuovo standard includerà
anche la televisione in alta definizione.
Già ora il layer grafico specificato per
l’mhp è scalabile al formato dell’alta
definizione, anche se normalmente
viene distribuito in definizione standard, con tutti i limiti che questo comporta. Inoltre, ci sono già servizi televisivi in alta definizione, per esempio in
Francia con il modello pay per view e
la compressione Mpeg-4 AVC. Lo
stesso accade in Australia, dove usano
però l’Mpeg-2 anche per l’alta definizione. Sperimentazioni estensive sono
state fatte anche nel Regno Unito e a
Singapore.
M - Negli ultimi mesi si è parlato dei
problemi sorti per l’mhp a proposito
dei diritti d’uso dei brevetti. Può spiegarci come stanno le cose?
MacAvock - Lo standard mhp si basa
su due elementi principali. La prima
porzione è il linguaggio Java della
Sun, più precisamente sul profilo
Personal Basis, che include la Java
Virtual Machine e un numero significativo di API (ndr: Application
Programming Interface, insieme di
procedure utilizzabili da chi sviluppa
applicazioni). L’altra porzione è costituita dalle API specifiche per la televisione e la trasmissione in digitale,
comprendente i meccanismi per il
controllo dei dispositivi di visione
(alcuni dei quali sono ora in Java) oltre
a un range di elementi HAVi (Home
Audio Video Interoperability) che
includono l’accesso con un telecomando, così per esempio tutti i pulsanti dei telecomandi hanno lo stesso
set di colori. Ci sono poi le API che
collegano la Java Virtual Machine agli
elementi DVB, per la gestione di informazioni di servizio o del canale di
ritorno.
La prima porzione rientra negli accordi che definiscono le condizioni d’uso
dei brevetti Sun, che coprono tutti i
dettagli della porzione Java. La discussione che c’è ora riguarda la
seconda porzione dell’mhp, contenente brevetti di altre aziende con le
quali non abbiamo rapporti diretti.
Con una procedura facilitata dallo
stesso DVB Project, queste si sono
riunite e hanno scelto come rappresentante Via Licensing (Ndr: una sussidiaria dei Dolby Laboratories che
amministra, tra l’altro, i brevetti relativi
all’utilizzo dell’Advanced Audio
Codec e dello standard per il Wi-Fi).
Lo scorso luglio, Via Licensing ha reso
noti i costi richiesti per l’uso dei brevetti utilizzati per quella porzione dell’mhp, tariffe che dovrebbero pagare
sia i costruttori dei decoder, sia i
broadcaster che forniscono servizi
mhp. Entrambe queste categorie si
sono dichiarate insoddisfatte dell’ordine di grandezza dei termini proposti
e della scarsa chiarezza riguardante i
termini delle licenze (Ndr: 1,75 dollari
per dispositivo, compresi quelli già
venduti, 0,25 dollari per ogni abbonato a servizi a pagamento e tariffe a forfait per chi trasmette gratuitamente,
variabili in funzione del numero di abitazioni con decoder raggiunte).
M - Può spiegarci cosa intende per
scarsa chiarezza?
MacAvock - Facciamo un paragone:
quando uno va al supermercato,
mette la merce nel carrello, la paga e
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alla fine ha una ricevuta che elenca
tutto quello che ha comprato. Via
Licensing propone invece di acquistare una scatola con delle cose dentro e
dice che la scatola con il suo contenuto costa X, ma non ti dice cosa c’è
nella scatola fino a quando non ti sei
accordato per pagare X, Questo non è
accettabile e anche l’ordine di grandezza del costo dei diritti non è accettabile.
Il DVB-Project non è nella posizione di
discutere o negoziare il costo di uso
dei brevetti, questo anche perché i
detentori dei brevetti rappresentati da
Via Licensing, che ufficialmente non
sappiamo chi siano, sono probabilmente membri del DVB Project e
anche chi utilizza la tecnologia mhp
spesso fa parte del DVB Project.
Quello che stiamo facendo è mettere
a disposizione un forum per la discussione di questa problematica, per
capire meglio i termini proposti da Via
Licensing e i modelli di business che
sono stati applicati. Ritengo che questo abbia contribuito a dar vita a un
processo educativo fra Via licensing e
gli utilizzatori dei diritti che sta procedendo abbastanza bene.
M - Il DVB Project non può fare altro
per sbloccare la situazione?
MacAvock - Il DVB Project si tiene al di
fuori di questa negoziazione, ma cerca
di affrontare il problema con un altro
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approccio. Per prima cosa abbiamo
fatto una richiesta pubblica ai detentori dei brevetti, simile a quella fatta
inizialmente e che aveva portato alla
costituzione del pool di aziende
amministrato da Via Licensing. Allora
però la raccolta delle informazioni era
confidenziale ed affidata ad un avvocato indipendente che alla fine del
processo ha semplicemente dichiarato di aver raccolto X brevetti da Y
aziende, senza specificare quali e chi
fossero.
Con la nuova richiesta, chiediamo ai
detentori dei brevetti di specificare
esattamente quali sono le tecnologie
coperte da brevetto, informazioni che
useremo per verificare se queste sono
effettivamente utilizzate in pratica. In
questa fase abbiamo già esperienze
di alcuni utenti che hanno utilizzato
l’mhp, Italia compresa, e potremo
quindi stabilire se i broadcaster utilizzano effettivamente tutte le caratteristiche contenute nelle specifiche o se
c’è un certo numero di caratteristiche
che non sono mai state utilizzate. Se
non le hanno mai usate, produrremo
nuove specifiche mhp che conterranno soltanto gli elementi che sono
effettivamente in uso.
Non è detto che questo processo
vada in porto, perché è in corso una
discussione fra gli utilizzatori e Via
Licensing per concordare tariffe più
ragionevoli e rendere pubblico l’elen-
Ulrich Reimers, chairman dei DVB Technical Module, all’IBC ha annunciato tra l’altro l’inizio dei lavori per il
DVB-T2
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co dei brevetti rappresentati. Quindi
staremo a vedere, ma il messaggio
essenziale è che questo processo
deve aver luogo e anche la nostra procedura deve andare avanti. Noi dobbiamo essere attivi nell’assicurare che
i costi dei diritti siano il più possibile
equilibrati, sia per garantire il rispetto
dei detentori della proprietà intellettuale, che dopotutto contribuiscono
anche loro al DVB Project, sia per
garantire che le specifiche possano
essere implementate a costi ragionevoli.
M - Passando al DVB-H, come viene
affrontato il problema dell’accesso
condizionato ai servizi?
MacAvock - Ci sono due soluzioni per
il DVB-H. Una è il sistema di accesso
condizionato, simile a quello utilizzato
dai gestori di telefonia cellulare, che è
prodotto e specificato dalla Open
Mobile Alliance. L’altra è un’infrastruttura broadcast basata sui sistemi di
accesso condizionato proprietario esistenti, Nagra, NDS, eccetera. Tutti
questi possono essere utilizzati, per- 9
ché noi non possiamo accordarci su
uno solo. Lasceremo quindi che sia il
mercato a decidere qual è il più valido.
M - Quindi un ricevitore DVB-H acquistato in Italia potrà non funzionare in
altri Paesi?
MacAvock - La risposta è sì, certo.
Dobbiamo però tener presente che in
Francia o Italia il servizio è tipicamente offerto con un terminale o con l’accesso da un particolare terminale, fornito dalla stessa azienda che fornisce il
servizio. Questo elemento sarà sicuramente preso in considerazione, ma
dobbiamo anche ricordare che ci sono
differenze regionali che vanno rispettate. Inoltre, è improbabile che in futuro possa esserci un servizio di roaming
per i servizi DVB-H come esiste adesso per i servizi di telefonia mobile.
Dobbiamo aspettare e vedere come
risponderà il mercato e in funzione di
questo eventualmente decideremo
come modificare lo standard.
Quantel Pablo su iQ4 - in grado di gestire vero 4K in real time senza proxy.
Architetture aperte e CPU
non generiche o hardware dedicato ?
Soluzione: architettura combinata
White Paper di Mark Horton di Quantel Localizzato da Rolando Bertini.
Nota Bene: il documento che segue contiene delle affermazioni d’assetto di
tutto il settore e altre che spiegano come Quantel ha deciso di affrontare il
problema.
ta completamente su hardware
costruito appositamente - VTR (videoregistratori), DVE (generatori di effetti
digitali), Switcher (mixer video), Color
Corrector
(correttori
colore),
Telecinema e sistemi di montaggio
lineare. Un modello che si è evoluto
lungo differenti generazioni di formati
a nastro analogici e digitali ma il concetto di base è rimasto pressoché lo
10
Mark Horton Worldwide Marketing Manager Post and DI
L’idea di fondo è innescare un dibattito vigoroso in questo momento in cui
le case di post produzione si devono
ri-equipaggiare con apparati adeguati
per produrre lavori in Multi
Risoluzione e in special modo in Alta
Definizione.
La scelta è difficile, la tecnologia deve
essere quella giusta, le architetture
sono un fattore chiave per creare un
business di successo.
Le macchine di post degli anni 80 e 90
non sono più adeguate ai media del
21esimo secolo.
Chi pensa di investire in nuove strutture produttive in Post (tv) e in Digital
Intermediate (cinema) troverà in queste righe una guida pratica/utile e a
tratti anche delle provocazioni.
La storia
dell’Architettura Aperta
Per anni la Post produzione si è basa-
raggiunto il passo e superato le performance dell’hardware dedicato, rendendolo obsoleto.
Nel tempo, il fatto che l’hardware
dedicato dovesse sparire dagli
ambienti di Post & Broadcast influenzò non poco chi doveva compiere
acquisti.
Oggi sappiamo tutti che questo non
si è avverato per nulla - iQ ed eQ sono
due esempi che dimostrano questo
punto - il fatto che che combinino le
migliori capacità dei computer e dell’
hardware dedicato, consente un
approccio del tipo ‘il meglio dei due
mondi’.
Di tanto in tano, tuttavia, si risente
parlare dei vecchi concetti di ‘architettura aperta’.
Così abbiamo deciso di considerare
con attenzione tali argomenti e in dettaglio.
Le predizioni
dell’architettura aperta
Alcune delle previsioni originali degli
anni 90 si sono avverate. Le linee di
editing con prodotti dedicati ASIC1
come DVE e mixer Video stanno sparendo. Lo stesso sembra stia accadendo al vecchio modello di lavoro basato su Telecinema/ correttori colore
Fig 1. Il diagramma della Intel sulla
‘Moore’s Law’
stesso.
Dall’inizio degli anni 90 si è sempre
più diffusa l’idea che dei computer per
uso generico , sempre più potenti,
fossero l’unica soluzione a tutti i problemi della produzione video dalla
Post al Broadcast e che l’hardware
dedicato non avesse più alcun ruolo.
‘La legge di Moore’, la spesso citata
teoria sulla velocità di sviluppo delle
CPU, forniva altresì la ‘prova’ della prevista morte prematura dell’hardware.
La legge di Moore è stata spesso
usata per avvalorare l’ipotesi che i
computer per uso generico avrebbero
con hardware dedicati, dove oggi si
preferisce indirizzarsi verso gli scanner
e sistemi basati su software. La capacità dei dischi è enorme se comparata
con quella degli anni 90 e migliora
Fig 2a. La legge di Moore predice la fine dell’hardware dedicato.
Monitor n° 260 - novembre 2006
ancora - anche se in futuro inizierà a
livellarsi.
Altre due predizioni erano giuste in
parte:
Predizione 1: Le performance delle
CPU continueranno a crescere in
modo indefinito.
Vero - per ora. Anche se rimane molto
acceso il dibattito su quanto ciò durerà e gli argomenti più dibattuti solo il
surriscaldamento e l’ampiezza delle
tracce. Ma, almeno per i prossimi anni
le performance delle CPU sembra
continueranno a crescere.
Predizione 2. La tecnologia dei computer prodotti in grandi volumi costa
meno in progettazione dell’hardware
dedicato, realizzato in piccole quantità, quindi i costruttori di apparati per
la Post utilizzeranno solo i computer
per ragioni di costi.
Vero - fino a un certo punto. Economie
di scala nei PC non necessariamente li
rendono disponibili per creare hardware dedicato, infatti non è vero che
un PC economico sia automaticamente adatto a tutti gli impieghi.
Quindi, le suite di editing lineare
hanno perso terreno, la capacità dei
dischi e le performance delle CPU
continuano ad aumentare e gli editor
non lineari basati su computer sono
ancora in ampio utilizzo oggi - ma il
panorama certamente non è come era
stato previsto e l’hardware dedicato,
altrettanto certamente, non è sparito è solo cambiato.
L’architettura aperta,
supposizioni‘
In effetti una semplice estrapolazione
della Legge di Moore per predire la
fine dell’hardware coinvolge alcune
valutazioni errate sulla tecnologia e le
richieste del mercato:
Supposizioni errate 1. Le richieste del
mercato rimarranno invariate.
Operare con immagini in SD vuol dire
lavorare con 270 Megabit al secondo o meno se compresse.
Operare con l’HD, HD 4:4:4, 2K & 4K
coinvolge dei data rate che sono 6, 9,
12, 48 volte maggiori e anche di più.
Come sappiamo il mercato SD è rimasto fermo per molto tempo mentre le
grandi aree di crescita sono state la
Post in HD, HD 4:4:4, 2K e 4K con
Fig 2b. CPU funzioni di rendering per un master di un film medio che coinvolge crop, maschere o pan &
scan, possono creare grandi volumi di dati extra non necessari.
‘voci’ di 6K in un futuro prevedibile.
Gestire 270 Megabit al secondo è
piuttosto più facile che arrivare a
gestire fino a 30.000 Megabit al secondo (3) e persino in SD ci sono esigenze come nel caso dei lavori multicamera che aumentano i data rate in
modo molto significativo.
Supposizioni errate 2. è OK per il render di new media.
I computer manipolano le immagini
con un rendering pixel per pixel e scrivono il nuovo risultato sul disco. Ciò
inevitabilmente richiede tempo e
impiego di spazio disco.
L’Hardware dedicato, invece può
essere progettato per applicare trasformazioni a pieno fotogramma in
modo veloce e può anche farlo in
modalità di play - i.e. Non necessariamente dobbiamo compiere del render ancora su disco.
Per esempio, se abbiamo un film che
necessita un mastering su nastro
Fig 3. un diagramma più accurato - le performance delle CPU aumentano ma questo succede
anche all’hardware dedicato.
Alcuni produttori di chip e schede hardware naturalmente disegnerebbero un diagramma che
dimostra un aumento nelle prestazioni hardware
ancora maggiore.
(applicando un cambio di risoluzione
e operazioni di pan & scan e crop sulle
immagini), un sistema su computer
per uso generico compie il render per
il new media prima del play out, mentre i sistemi ad hardware dedicato
possono essere progettati per farlo al
volo mentre mandano il materiale in
play per lo scarico su nastro.
I tempi necessari per il rendering e la
creazione di new media costituiscono
un aspetto irritante nell’SD che diventa spesso intollerabile lavorando a
risoluzione film, coinvolgendo lunghi
tempi d’attesa e grandi quantità di
spazio disco extra:
Supposizione 3. Le prestazioni
dell’Hardware dedicato rimarranno
identiche.
In questo non c’è logica. Proprio
come le performance delle CPU sono
aumentate, così lo sono anche quelle
dell’hardware dedicato. Quindi, il
modello dell’architettura aperta deve
essere considerato con maggiore realismo:
Supposizione 4. I vendor possono utilizzare o hardware dedicato oppure i
computer ma non entrambi in contemporanea.
Prodotti con Hardware Dedicato e
Computer non sono affatto ‘poli che si
escludono’ reciprocamente. È del
tutto illogico assumere che i vendor
debbano per forza scegliere tra processing via CPU o via hardware dedicato. Non c’è alcuna ragione perché
entrambe le tecnologie non convivano - e magari altre ancora non si
T I T O L O
affianchino (4).
La cosa più logica è fare impiego di
tutte le tecnologie che abbiano un
senso combinandole al meglio possibile. Questo è precisamente il motivo
per cui nel 2001 Quantel ha introdotto
l’architettura ‘Monty’ - un cocktail di
tecniche derivate da computer ‘general purpose’ associate ad hardware
dedicato che riuscissero a spremere il
meglio di entrambi i domini.
Fig 4. L’Architettura Monty
Il meglio dei due mondi
per la Post
Monty non è un singolo prodotto ma
un’architettura scalabile fondata su
12 hardware e software che opera con un
unico codice di base ricco di pregi.
Tale codice è stato progettato per
sfruttare al meglio qualsiasi fossero le
risorse disponibili - qualsiasi cosa, dal
solo software gestito su un PC desktop a basso costo, a salire fino a una
grande workstation dedicata in 4K.
Le ultime tecnologie su computer e
l’attuale Windows XP sono state combinate per integrarsi alla perfezione
con hardware (processori di segnale
programmabili) allo stato dell’arte di
Quantel. Windows non è ottimizzato
per applicazioni in tempo reale perché
può eseguire delle operazioni spontanee che interrompono il programma
Fig 5. Le soluzioni scalabili di Quantel per la Post
basate su software e hardware.
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utente che sta girando. Quindi
Quantel ha rimpiazzato il sistema di
gestione delle priorità nel PC cosicché
questo non succeda. Tutti i benefici
del PC sono quindi disponibili, compresi un ambiente molto ricco di sviluppi software, molte sono le scelte
possibili in fatto di reti, di sistemi operativi e di aggiornamenti che verranno
disponibili con le nuove tecnologie
che arrivano al mercato. Da questo è
stata derivata una gamma di sistemi
per la Post che ha un codice comune
alla base, un linguaggio comune per i
metadati e una interfaccia utente
comune:
Un uso estensivo di hardware nelle
applicazioni critiche permette grandi
vantaggi in termini di produttività.
L’architettura Monty è utilizzata all’interno dei sistemi Quantel eQ e iQ per
realizzare prestazioni ultra alte in SD,
HD e a risoluzione Film. Ecco solo
alcuni dei possibili esempi pratici:
La maggior parte dei computer per
impiego generico usati nella Post trattano la grande varietà di formati in
ingresso convertendoli in uno standard interno predefinito, così applicano del processing e poi compiono
delle riconversioni per i formati necessari finali. I punti da considerare
secondo tale filosofia operativa sono
la risoluzione, il frame rate, lo spazio
colore, la profondità dei bit e la tipologia del video, interlacciato, progressivo, segmentato. Alcuni sistemi convertono in modo più elegante di altri
ma comunque si arriva presto a un
punto in cui le capacità di rendering e
le risorse su disco vengono a scarseggiare. Un uso intelligente dell’hardware può ovviare a queste problematiche.
Una giusta architettura hardware è
indispensabile per mantenere le
immagini in ingresso nello stato originale ed applicare ‘trasformazioni’
(conversioni) solo dove è davvero
necessario, eliminando il rischio di
perdere qualità nel lavoro e consumare tutto lo spazio disco.
Ciò si applica al discorso dell’ingest (il
processo di inserimento del materiale
all’interno del sistema di post) e della
creazione dei master definitivi.
Quantel ha inventato questa tecnologia e l’ha chiamata Resolution CoexistenceTM - un impiego molto pra-
tico dell’hardware, che è di vitale
importanza data la natura multi formato della post produzione di oggi. (5)
Il processing
a pieno schermo
La scansione del film o le informazioni
video consistono in un ampio schieramento di pixel che viene aggiornato
secondo la frequenza di quadro.
Le informazioni che derivano dal Film
possono essere quantitativamente
molto elevate. Oggi si utilizza sempre
di più il formato 4K - 4096x3112 con
campionatura 4:4:4 e 10 bit o di più.
L’Hardware dedicato permette di
applicare il processing a tutto il fotogramma, o a una porzione dell’immagine in modo indipendente. Il lavoro
può avvenire su differenti aree dell’immagine in parallelo per aumentare le
prestazioni complessive. Questo differisce molto da quanto accade con
soluzioni di calcolo di tipo generico
che spesso operano in modo seriale con un processo alla volta.
Monitoring
a qualità piena
Alcuni commercianti di ‘sistemi aperti’
hanno scelto di utilizzare la bassa qualità e così dei proxy con un basso data
rate permettono di lavorare e vedere
in anteprima i risultati in HD, in 2K e in
4K a velocità ragionevoli. Questo è il
caso frequente dei correttori colore di
tipo solo software.
Se da un lato i proxy vanno bene per
definire velocemente un’inquadratura,
dall’altro sono del tutto inadatti per il
controllo qualità.
Il vero svantaggio nell’impiego di
poxy è che possono avere un impatto
diretto sull’economia della casa di
produzione:
- Del tempo si spreca nel rendering
coi proxy prima che il lavoro inizi.
- Altro tempo si spreca alla fine del
progetto quando il ‘vero’ rendering i.e. la creazione delle effettive nuove
immagini deve avvenire.
- Dato che i proxy non mostrano effettivamente la piena qualità dell’immagine, è molto facile incorrere in costosi errori nel controllo qualità, dato che
le reali imperfezioni non vengono
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RAM. Ecco che, quindi,
questo approccio non è
pratico per certi tipi di
mastering. Con l’hardware
dedicato e le tecnologie a
disco giuste, il RAM
caching non è necessario.
Fig.6
14
mostrate dai proxy.
Un corretto impiego di hardware
dedicato e batterie di dischi a grandi
performance permettono un approccio più corretto.
Il lavoro deve essere effettuato sempre a piena qualità e monitorato
impiegando qualsiasi dispositivo di
visualizzazione sia più adatto - la
proiezione digitale, il monitoring in
HD e così via (6).
Le immagini devono poter essere
mandate in play back in tempo reale
in uscita dai dischi e ridimensionate al
volo per adattarsi al display scelto. Il
lavoro deve poter proseguire subito e
l’effettiva qualità in uscita è sotto gli
occhi e il giudizio di tutti.
Interpolazione e filtri
a piena qualità
I problemi legati all’impiego di proxy
e sistemi basati su CPU generiche
vengono ridotti mediante filtri & interpolazione. Se riduciamo l’impiego di
filtri e di interpolazione miglioriamo la
velocità ma a spese della qualità.
Le immagini divengono soft, o in
qualche modo ‘cerchiate’, o i bordi
negli effetti diventano scalati o
mostrano altri artefatti. Un corretto
impiego di hardware dedicato elimina
tutte queste problematiche.
Il playback diretto
dei dischi
Alcuni sistemi ‘per
impieghi generici’
mandano in play le
immagini da una
RAM cache, piuttosto
che dai dischi. Questa
pratica (RAM caching)
funziona bene - fino a
che non termina la
Operatività su rete
in background
Il carico e lo scarico di materiali dalla
rete può far risparmiare molto tempo
e denaro per le case di post. Alcuni
sistemi basati su computer non ce la
fanno proprio, altri necessitano di altre
risorse esterne. eQ e iQ comprendono di fabbrica capacità di operare in
rete ad alta velocità in modalità background (cioè senza interferire col lavoro principale in atto).
Il processing integrato e
contemporaneo
Una tecnica utilizzata dai computer
per impiego generico è fare impiego
di render farm su larga scala. Le render farm son perfette per molte applicazioni ad alta capacità di calcolo ma
certo non ideali per le sessioni in cui
c’è la presenza del cliente. In una
architettura di tipo render farm le
inquadrature devono essere selezionale, esportate, renderizzate, reimportate e ri-controllate - una serie di
processi che richiedono del tempo,
impiegano risorse e complessità nel
controllo qualità.
Un approccio alternativo è quello di
aggiungere del processing all’interno
della workstation - e nessun traffico in
rete, un punto unico di controllo qualitativo e la possibilità di utilizzare un
rendering intelligente - cioè anticipare
quello che l’operatore al sistema sta
Fig 7. L’impiego di filtri che sembrano OK in SD può divenire problematico a risoluzioni maggiori.
Fig 8. Time Magic, come opera.
cercando di fare. Questo è esattamente il modo di operare di eQ e iQ in cui
la tecnologia Time MagicTM crea un
flusso di lavoro unico - su hardware
dedicato sviluppato da Quantel su
ICP7.
Nel flusso di lavoro gestito da Time
Magic, nel mainframe di eQ e di iQ
lavorano molteplici processori hardware, così dando una spinta indescrivibile alle performance e al workflow.(8)
Obiezioni all’approccio
di tipo ‘il meglio dei due
mondi’
Certamente alcuni non concorderanno con questa combinazione di computer e tecnologie con hardware
dedicato.
Un punto di discussione è che eQ &
iQ rappresentano un ‘approccio chiuso e proprietario’ - evidentemente
una affermazione non vera in quanto
la prova di un gran numero di applicazioni di terze parti che girano su eQ e
iQ è sotto gli occhi di tutti.
Un’altra obiezione comune è che ‘i
computer colmeranno il divario ed è
solo una questione di tempo’. Anche
questo è evidentemente falso. Il
punto centrale di chi fa impiego delle
migliori tecnologie dei due mondi è
che potranno sempre avvantaggiarsi
degli sviluppi sia dell’hardware dedicato sia dei miglioramenti che coinvolgono i computer generici.
In effetti le migliorie dei computer
possono agire come un ‘amplificatore’
nei confronti dell’hardware dedicatoe, secondo la Legge di Moore, in
effetti aumentano le capacità dell’hardware dedicato:
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Fig 9. Le prestazioni delle CPU spingono l’hardware dedicato.
Il miglior modo per combinare i benefici di entrambi gli approcci è di verificare degli esempi reali sul campo. Nel
2004 Quantel pubblicava le cifre relative alla comparazione tra SGI Tezro,
Avid Nitris e la versione 2.00 di eQ che
mostrava massicci vantaggi prestazionali in favore di eQ.
Da allora Nitris e Tezro si sono mossi in
avanti ma anche eQ ha applicato
nuove tecnologie nella parte computer e nell’hardware dedicato e le differenze relative sono oggi ancora maggiori. La valutazione comparativa di
questi sistemi è semplice, aperta a
tutti e appartiene al mondo reale.
Il primo test misurava il tempo necessario per il processo di due differenti
composite in HD. Il primo è un composite con 4 layer con DVE su ogni
layer e un cambio di saturazione su
ciascun layer. Il secondo è composto
da otto layer con cinque effetti DVE,
un blur, una chiave colore lineare,
alcune modifiche dei testi e di saturazione. Ciascun layer è di cinque
secondi. Il test misura il tempo necessario a raggiungere un playback visibile a piena qualità.
Il secondo test misurava con che velocità fosse possibile inserire in cut 10
secondi di materiale a definizione
standard a 25 fps in un progetto HD a
23.98 fps.
Fig 10a: Tempo di Render sul layering
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Il test misura il tempo necessario in secondi dall’esecuzione dell’edit fino al momento
in cui si raggiunge un playback visibile in piena qualità.
Alcuni sistemi basati su CPU
possono richiedere modifiche
di reference, il set up di nuovi
progetti e persino dei restart
per il carico dei differenti formati.
Test Multi Formato
Questo successivo test misurava il tempo necessario al
processing
del
plug-in
Sapphire Glow, settato in alta
qualità a 16 bit, su una clip HD
da 5 secondi. Sono stati applicati i parametri di default del
plug-in:
Fig 10b: Test Multi Formato
Fig 10c. Le performance della CPU di eQ
Le performance della CPU di eQ
Persino in un est diretto tra CPU contro CPU, i risultati non sono necessariamente quelli che ci si sarebbe
aspettati - e sulla recente tecnologia
Time MagicTM applicata a eQ e iQ, il
rendering in background coi plug-in è
possibile all’interno della macchina
con un conseguente benefico e pratico vantaggio al workflow.
Conclusioni
I sistemi eQ e iQ operano con un
unico codice aperto di base e come
tali hanno accesso a tutti gli strumenti
creativi di qualsiasi applicazione
Quantel (o partner di sviluppo
Quantel), il che garantisce un set di
‘feature’ molto ricco.
Questo è in aperto contrasto con i
competitor che sviluppano applicazioni software chiuse con set di funzioni
artificialmente e completamente isolate, per esempio solo un compositor,
solo un editor o solo un
correttore colore: una
posizione che non può
essere difesa a lungo termine.
Riassumendo, mediante
la progettazione di architetture che combinano
l’apertura delle piattaforme standard con la
potenza e le capacità
speciali dell’hardware
dedicato, è possibile superare di
molto qualsiasi altro sistema in termini
di pura potenza - ma anche in termini
di una maggiore intelligenza nel lavoro.
Grazie a questa architettura combinata, iQ e eQ evitano l’impiego di proxy
(che sono pericolosi nel controllo
15
della qualità) o patch.
Non è necessario generare nuove
immagini sui dischi quando mischiamo le risoluzioni, così evitiamo di sprecare tempo e spazio sui dichi, mantenendo la qualità al massimo.
Quando creiamo un master, possiamo
applicare pan, scan e crop al volo
senza rendering e senza riempire
dischi con diverse versioni - una pratica utile nei lavori a risoluzione SD,
importante a risoluzione HD, assolutamente vitale a 2K o 4K.
Possiamo anche caricare, scaricare e
masterizzare in rete, addirittura in
background, senza interrompere le
operazioni.
Gli utenti possono beneficiare di
miglioramenti regolari nel software,
nei sistemi operativi, nelle CPU e nell’hardware a tutto vantaggio della longevità dei prodotti e di un ROI superiore.
Tutti questi vantaggi pratici permettono di rendere le attività di post produzione del 21esimo secolo ancora più
profittevoli.
L’impiego continuo delle tecnologie
giuste per il lavoro è un approccio
pragmatico per il futuro.
La terza volta
di Panatronics
Posto d’onore per l’ottica a bauletto
Angenieux 70x montata su una Varicam
Angenieux, Datavideo, Focus sono solo alcuni dei marchi distribuiti ufficialmente da Panatronics le cui novità sono
state presentate nel corso della terza edizione dell’HD Day
Con la crisi che stanno vivendo le fiere
16 del settore del broadcast in Italia,
sono sempre più rare le occasioni che
hanno gli operatori di poter toccare
con mano i prodotti più recenti. Non
c’è dubbio che con Internet sia possibile ottenere rapidamente tutte le
informazioni che interessano in merito
a un certo prodotto, ma una cosa è
leggere le specifiche ed un’altra è
poter verificarne di persona le funzionalità, magari confrontandole con
quelle di altri prodotti simili. Ben vengano quindi iniziative come la tre giorni organizzata da Panatronics nel
novembre scorso che aveva lo scopo
di presentare agli operatori dell’area
del Nord Italia le ultime novità del suo
portfolio, sempre più ricco e articolato. La validità di iniziative di questo
genere è testimoniata dal fatto che
per Panatronics è oramai diventato un
appuntamento abituale, come sottolinea Riccardo Mangiarotti: “È il terzo
HD Day che organizziamo, siamo
molto soddisfatti di queste piccole
manifestazioni, ci permettono di
incontrare i nostri clienti più affezionati che possono visionare in un colpo
solo tutta la nostra panoramica per la
produzione video. Quest’anno siamo
in un teatro di posa della Nuova
Chiappin/UPC che gentilmente sta
collaborando con noi. In questo
ambiente, tutte le nostre apparecchiature sono funzionanti, si possono provare e confrontare”.
Un posto d’onore in centro alla sala
era riservato alla Varicam della
Panasonic con la nuova ottica
Angenieux 70x a bauletto mentre sul
limbo erano sistemate le telecamere
AG-HVX200 della Panasonic e le Hdv
di JVC e Sony. Tutto intorno erano disposti i prodotti degli altri marchi rappresentati, in particolare quelli di cui
l’azienda milanese è il distributore ufficiale, come Datavideo, Focus
Enhancements e TV One.
Un’offerta articolata
Una rapida panoramica dei prodotti
più interessanti presentati in occasione dell’evento ce la fa lo stesso
Mangiarotti. “Oltre alle ottiche della
linea HD della Angenieux di cui noi
siamo distributori, proponiamo la
regia completa della Datavideo, presentata qui dal direttore tecnico europeo della società, Mark Ederveen.
Tutto il necessario - mixer video, display, intercomm e quant’altro - è contenuto in una fligth case in modo che
si possa facilmente trasportare (Ndr:
vedi il riquadro relativo). Tra i prodotti
della TV One c’è da segnalare il videoprocessore della serie C2-5000 della
TVOne che può convertire il mondo
Al terzo HD Day
organizzato da
Panatronics hanno
partecipato anche
rappresentanti
della Sennheiser
Monitor n° 260 - novembre 2006
T I T O L O
del video standard definition in HD o
viceversa. Questo dispositivo può
pilotare un display o un proiettore in
alta definizione e mette a disposizione
funzionalità Picture in Picture, frame
synchronizer, time base corrector e
generatore di logo. Per il digital signage proponiamo il player Mantis della
Focus Enhancements che proietta su
un videoproiettore della JVC contenuti video in alta definizione miscelati
con grafica a 32 bit, può ricevere i contenuti da una rete ed è controllabile
da remoto. L’altra novità della Focus è
il registratore a disco FS-4 Pro HD che
può essere collegato a camcorder DV
o HDV. Abbiamo poi la nuova GYHD251 della JVC in configurazione da
studio sulla quale abbiamo montato
un’ottica Angenieux da 2/3 di pollice:
costa più l’ottica della camera. L’ottica
è una 15x8,3 con duplicatore di qualità broadcast montata su un adattatore
venduto da JVC, questo per far notare che su queste telecamere si possono montare ottiche di profilo più alto,
una proposta quindi interessante per
i videomaker o i filmmaker”. Il fatto di
aver scelto di montare un’ottica per
telecamere a definizione standard su
una telecamera ad alta definizione è
così giustificato da Mangiarotti:
“Questa non è un’ottica HD, l’ottica
HD costerebbe il triplo della camera.
Ci è sembrato inutile far vedere qualcosa che ben difficilmente qualcuno
comprerebbe. Comunque, dimostriamo come un’ottica standard, che
magari i nostri clienti hanno già in
dotazione, si possa montare su una
telecamera JVC di questa generazione. Vogliamo far vedere che le ottiche
Angenieux per 2/3 di pollice, di cui
sappiamo la provenienza cinematografica, possono essere montate su
queste telecamerine ottenendo risultati più che soddisfacenti, telecamerine senza offesa”.
All’evento hanno partecipato anche
alcuni rappresentanti della Sennheiser
che proponevano, tra le altre cose, le
ultime novità in fatto di radiomicrofoni. “Con Sennheiser abbiamo iniziato
una collaborazione di rivendita dei
loro apparati perché c’è stata una
richiesta da parte dei nostri clienti
finali anche per quanto riguarda dei
prodotti audio e quindi li abbiamo
invitati a partecipare all’evento” spie-
Monitor n° 260 - novembre 2006
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La regia viaggiante
Un robusto contenitore antiurto quasi cubico,
da circa 60 cm di lato, con tutto il necessario
per una piccola regia televisiva: questo è il
Mobile Video Studio MS-800 della Datavideo.
Il cuore del sistema è il mixer video digitale
SE-800 a quattro canali che accetta segnali
video analogici compositi, component o SVideo così come segnali DV25 e può miscelare
segnali analogici e digitali nonché quattro
canali audio. Al mixer si possono collegare,
per esempio, due camere DV, un registratore a
nastro analogico per la riproduzione di clip
video già registrate e l’ultimo canale per il
registratore digitale integrato, un DN-100
della stessa Datavideo contenente un disco da
120 GB, capacità sufficiente per registrare
nove ore e mezzo di video in qualità DV.
Il time base corrector a due canali con frame
synchronizer incorporato nel mixer permette
di utilizzare qualsiasi telecamera senza che sia
necessario un segnale di genlock. Il mixer
accetta anche un segnale digitale Sdi per inserimenti in chiave e si può quindi utilizzare un
computer esterno per creare grafica o testo;
l’uscita Sdi a 10 bit permette poi il collegamento ad altre apparecchiature, garantendo il
massimo della qualità.
Per la visualizzazione dei segnali video si
hanno a disposizione quattro monitor Lcd da 4
pollici che mostrano il segnale presente in ciascun ingresso e due monitor più grandi, da 7
pollici, che possono mostrare la sorgente selezionata e il segnale in uscita. Nello stesso involucro è stato inserito un sistema di intercomm
a otto canali e con l’MS-800 vengono forniti
quattro kit per la comunicazione con gli operatori; se si ha bisogno dell’intercomm per altri
operatori, si possono comprare i kit addizionali e quindi è possibile avere un totale di otto
operatori collegati. Datavideo fornisce con il
sistema anche quattro tally led da applicare
alle telecamere, questo perché il collegamento
DV non permette di inviare il controllo tally
sullo stesso cavo. I tally led hanno dimensioni
simili a quelle di una scatola di fiammiferi e si
collegano al sistema mediante cavetti dotati di
minijack.
Tutti i connettori per le sorgenti audio e video
sono riportati sul pannello posteriore, in posizione facilmente accessibile in modo da permettere di effettuare in pochi minuti i collegamenti necessari per le riprese. Il costo del sistema completo è di poco superiore ai diecimila
euro, una cifra più che ragionevole per una
regia video portatile compatta e completa.
Riccardo Mangiarotti, al centro, illustra a un visitatore del terzo HD Day le caratteristiche del Mobile
Video Studio della Datavideo, rappresentata nell’occasione da Mark Ederveen
ga Mangiarotti e continua “abbiamo
appena iniziato questa collaborazione, se sfocerà in grandi numeri, benissimo, ma comunque è un supporto
audio che stiamo dando ai nostri
clienti in maniera completa”.
L’invito della Panatronics è stato accolto anche da un buon numero di operatori, come ha dichiarato soddisfatto
Mangiarotti: “È andata benissimo,
abbiamo avuto un’affluenza molto
alta. Non do numeri, perché sono
sempre opinabili, ma siamo estremamente soddisfatti. Lo sforzo è stato
notevole, perché pianificare un evento
di questo genere non è proprio uno
scherzetto vista l’organizzazione che
c’è dietro, il marketing, gli apparati...”.
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Il box fornito con la versione Pro di Avid Liquid 7
permette anche la cattura del video in formato
component
Avid Liquid 7 :
flessibile e completo
In prova l’ultima versione di Liquid, il software per il montaggio video ereditato da Avid con l’acquisizione di Pinnacle,
18 colonna portante dell’offerta rivolta al settore dei nuovi media
“strutturati”, che spesso devono opeti: Liquid, Liquid Pro e Liquid Chrome.
Dopo l’acquisizione di Pinnacle da
rare
in
gruppo
o
che
ricorrono
ai
sisteL’elemento comune è il software di
parte di Avid, molti dubbi erano sorti
mi di fascia più alta per la finalizzaziosul futuro della linea Liquid di sistemi
montaggio video Avid Liquid, che
ne del montaggio. Per sottolineare
per il montaggio video non lineare, in
nella versione Pro è venduto assieme
queste differenze, Avid ha creato la
precedenza proposti in alternativa a
a un box per la digitalizzazione di
divisione New Media che si occupa
prodotti come Xpress o Media
segnali video e audio analogici e in
appunto dei prodotti più orientati al
Composer. Infatti, la linea si componequella Chrome con un box di espansettore professionale che a quello
va sia di sistemi basati sul solo softwasione più professionale, capace di
broadcast. Come si vedrà meglio nel
re Liquid, sia di sistemi composti
gestire anche segnali Sdi a definizione
seguito, dal punto di vista potenziale,
anche da hardware specifici per l’acstandard e alta definizione. La versioAvid Liquid non ha comunque nulla
quisizione di segnali video analogici o
ne Pro è forse quella più interessante
da invidiare a Xpress e, sotto certi
digitali in standard Sdi anche in alta
per il tipo di utente a cui si rivolge
aspetti, è anzi superiore, per esempio
definizione. Partendo dalla consideraAvid: per meno di un migliaio di euro
per quanto riguarda la possibilità di
zione che Liquid poteva contare su
si ha a disposizione un sistema capace
elaborazione del video compresso in
una solida base di installato, specialdi digitalizzare anche sorgenti in comMpeg-2 IBP piuttosto che in DivX o,
mente in Europa dove era nato con il
ponent, oltrechè in composito e Sancora, la creazione di filmati nei formarchio Fast, Avid ha deciso di contiVideo. Il box esterno, collegabile a
mati più disparati, compresi quelli
nuarne lo sviluppo in modo da offrire
una porta USB 2.0 del Pc, dispone di
adatti alla visione su telefoni cellulari o
un prodotto che fosse in grado di sodben 24 connettori, compresi quelli
riproduttori portatili, come l’iPod della
disfare più le esigenze dei professionicoassiali e ottici per l’ingresso e l’usciApple o la PSP della Sony. Senza consti del video, come fotografi od opeta dell’audio digitale e i sei connettori
tare poi che il software integra al suo
ratori specializzati in riprese industriali,
per l’audio surround 5.1. Non manca il
interno le funzionalità per la creazione
che quelli di chi opera nel settore del
connettore Ieee 1394 per il collegadi colonne sonore e di semplici Dvd.
broadcast.
mento di apparecchiature DV o Hdv e
In sostanza, l’intenzione di Avid è
l’unico appunto che si può fare riguarTre prodotti per
quella di proporre Liquid ai cosiddetti
da la scelta di utilizzare connettori Rca
le esigenze più diverse
one-man-band, a quanti cioè si occual posto dei Bnc anche per il video
pano sia delle riprese che del succesLa linea Liquid è disponibile soltanto
component in ingresso e uscita. Oltre
sivo montaggio, lasciando i sistemi
per la piattaforma Windows ed è
al supporto per il formato Hdv nativo
Xpress e Media Composer a utenti più
attualmente composta da tre prodot-
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le anche nel caso dell’acquisizione di
video analogico, funzionalità che si è
dimostrata all’altezza delle aspettative.
Ottimizzazione delle
risorse
In fase di cattura del materiale, Avid Liquid 7 può separare automaticamente le singole scene
in tutte le sue varianti, compreso il
720p/25 della JVC GY- HD100, il software è in grado di elaborare materiale
DVCPro 25 e 50, IMX e XDCam HD.
Non manca poi il supporto del formato MXF delle schede di memoria P2
della Panasonic, che possono anche
essere utilizzate per la registrazione
del montaggio, nonché la possibilità
di trasferire direttamente file con gli
eVtr della Sony.
Tutti questi formati possono essere
elaborati in forma nativa e liberamente miscelati, senza che sia necessaria
una preliminare conversione del materiale, come invece accade con altri
sistemi di montaggio. Se richiesto, è
però possibile, già in fase di acquisizione, codificare il materiale in un formato diverso da quello originale, per
esempio convertendo il video DV nel
formato MPEG-2 adatto alla produzione di Dvd-Video. Il modulo di acquisizione del video permette il controllo
diretto di apparecchiature DV o videoregistratori dotati di interfaccia RS422. Nella fase di cattura, il programma è in grado di riconoscere i cambi
di scena, sia in base ai dati registrati su
nastro DV o Hdv, sia in base al contenuto delle immagini, rendendo quindi
possibile la generazione di clip singo-
Quasi tutti gli effetti possono essere visualizzati in tempo reale sfruttando la potenza di calcolo del Pc o
della scheda grafica
Come altri sistemi analoghi, Liquid è
in grado di gestire un certo numero di
tracce ed effetti visualizzando immediatamente il risultato sullo schermo
del Pc o anche su un monitor televisivo collegato al box fornito con la versione Pro. Per la visualizzazione in
anteprima, il software sfrutta sia le
capacità di calcolo del processore del
Pc, sia quelle del processore della
scheda grafica (Gpu). Non è indispensabile ricorrere a schede grafiche particolarmente costose, come quelle
della serie FireGL della ATI: prestazioni simili si ottengono con le schede
nate per il mercato dei videogiochi,
che hanno prezzi molto più abbordabili. Tanto per dare un’idea delle prestazioni raggiungibili, con una configurazione composta da un Pc con
doppio processore a 3,4 GHz e scheda grafica ATI Radeon X1900 si riesco- 19
no a trattare in tempo reale fino a
dieci tracce di video in formato DV
oppure tre Hdv. In pratica, qualsiasi Pc
abbastanza recente se la cava discretamente con materiale video in definizione standard mentre, se è necessario trattare materiale in alta definizione, è consigliabile orientarsi sui
modelli più potenti oggi in commercio.
Una particolarità molto interessante
di Liquid è poi la gestione del rendering in background, il che significa che
qualsiasi effetto che richiede il calcolo
dei frame viene creato mentre si procede con il montaggio. In questo
modo, terminato il lavoro si è praticamente pronti al riversamento del filmato su nastro anche se si sono superate le capacità di trattamento in
tempo reale offerte dal sistema che si
ha a disposizione.
L’interfaccia grafica non ha subito particolari mutamenti rispetto a quella
delle precedenti versioni ed è caratterizzata da tutta una serie di icone,
alcune delle quali non sono proprio di
immediata comprensione. La filosofia
è quella di tenere tutto a vista, evitan-
T I T O L O
L’interfaccia grafica può essere personalizzata aggiungendo le icone dei comandi di uso più frequente
do il più possibile il ricorso ai menù a
discesa, peraltro presenti, anche se il
loro contenuto è davvero minimale.
Inutile cercare il comando o il pulsante per il salvataggio del progetto su
cui si sta lavorando: questa operazione è gestita autonomamente dal software. Ciò significa che nel caso di
blocco del Pc non c’è alcun rischio di
perdere il lavoro fatto fino a quel
momento. Per contro, se si vogliono
sperimentare cambiamenti di una
certa rilevanza, è opportuno salvare
una copia del progetto con un nome
diverso, in modo da poter tornare
rapidamente alle condizioni originali.
L’interfaccia può essere personalizzata, aggiungendo i comandi di uso più
frequente. Manuali e programmi sono
disponibili anche in lingua italiana:
non tutti i termini sono stati tradotti
dall’inglese, il che è un bene se si
vanno a vedere le pessime traduzioni
fatte da chi ha localizzato programmi
simili. Tutto questo non impedisce
comunque di familiarizzare abbastanza rapidamente con il programma.
Un ambiente
personalizzabile
20
Un montaggio di massima può essere realizzato semplicemente ordinando nello spazio di lavoro le icone
corrispondenti alle clip
Il montaggio multicamera è una delle funzionalità offerte già dalla precedente versione di Liquid
L’ambiente di lavoro è quello tipico
dei programmi di montaggio video,
con una timeline in cui si ordinano le
tracce audio e video e le diverse
sequenze che vanno a far parte del
montaggio. Nella fase iniziale si può
anche sfruttare la modalità storyboard, selezionando gli spezzoni delle
sequenze che possono essere visualizzati, anche mostrando il primo e l’ultimo frame. Gli spezzoni possono
anche essere messi in successione,
per realizzare un montaggio preliminare che può essere poi inviato direttamente alla timeline per la successiva
rifinitura.
Liquid prevede anche il montaggio a
tre o quattro punti, in questo caso con
adattamento automatico della durata
delle sequenze da inserire, grazie alla
funzione timewarp. La stessa funzione
permette di variare la velocità di riproduzione delle singole clip per mezzo
di una curva definibile con un qualsiasi numero di keyframe, in modo da
ottenere facilmente effetti di accelerazione o rallentamento del movimento
variabili con continuità. Già dalla ver-
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Per la correzione colore ci si può aiutare anche con gli istogrammi, strumenti molto potenti, tipici dei programmi di fotoritocco
semplicemente con il mouse. La sincronizzazione può essere fatta sia in
base al timecode eventualmente presente, sia in base a marcatori definiti
dall’operatore.
Un altro punto di forza di Liquid è la
correzione del colore, operazione per
la quale sono disponibili tutta una
serie di filtri, anche questi controllabili
con la definizione di keyframe. Il più
raffinato è il Color Corrector Editor
che mette a disposizione anche i classici strumenti video per il controllo dei
segnali e permette di ottenere rapidamente una buona corrispondenza dei
colori fra scene differenti, selezionando un solo punto delle due immagini,
che può anche essere una tonalità
dell’incarnato.
L’imbarazzo della scelta
22
Anche l’anteprima di complessi effetti tridimensionali può essere immediatamente visualizzata a schermo
La dotazione di effetti di transizione e
filtri non ha nulla a che invidiare con
quella tipica di un programma di compositing. La collezione Hollywood FX
permette di creare transizioni completamente personalizzabili, anche con
effetti tridimensionali, e i risultati sono
immediatamente riproducibili a schermo. Particolarmente ricco anche il corredo Alpha Magic e nella nuova versione sono stati inseriti anche alcuni
effetti originariamente presenti in
Commotion, software di compositing
che faceva parte della dote portata ad
Avid da Pinnacle. La creazione di titoli
è gestita dal software Deko, simile a
quello utilizzato dai sistemi di titolazione broadcast, anche questo integrato perfettamente nel programma.
Una delle mancanze che si fanno più
sentire è però l’assenza di un vero e
proprio filtro per la stabilizzazione
delle riprese, che sarebbe molto utile
in numerose occasioni. Quello presente è praticamente lo stesso del software consumer Pinnacle Studio e non
prevede alcuna possibilità di intervento sui parametri, con il risultato che
non sempre si riesce ad ottenere l’effetto desiderato. Gli strumenti per la
stabilizzazione delle riprese presenti in
altri prodotti Avid offrono ben altre
prestazioni.
Il modulo per la creazione guidata di semplici Dvd è perfettamente integrato nel software Liquid
sione precedente , Liquid mette poi a
disposizione il montaggio multicamera, con la possibilità di sincronizzare
fino a 16 clip differenti che possono
essere riprodotte contemporaneamente sullo schermo e selezionate
Produrre per tutte
le piattaforme
Terminato il montaggio, il filmato può
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Liquid mette a disposizione tutta una serie di preset per la creazione di filmati nei formati più disparati
essere registrato su nastro oppure salvato sull’hard disk, in uno dei numerosi formati a disposizione, che vanno da
quelli tipici del mondo video a quelli
più adatti alla distribuzione su Internet
o su dispositivi portatili. Il programma
permette di scegliere fra una serie di
preset, anche in questo caso facilmen-
te modificabili per adattarli alle specifiche esigenze di produzione.
Per la creazione di semplici Dvd si può
contare sul modulo integrato che, con
una serie di operazioni guidate, permette di realizzare rapidamente Dvd
Video anche con audio Dolby surround 5.1. La creazione avviene direttamente dalla timeline nella quale è
possibile definire i marker corrispondenti ai diversi capitoli del Dvd.
Inoltre, l’ambiente di lavoro è simile a
quello del modulo di titolazione, semplificando quindi l’approccio da parte
di chi ha scarsa esperienza in questo
tipo di lavorazioni. Una funzionalità
abbastanza utile offerta da Liquid è la
modifica di un Dvd esistente, grazie
alla possibilità di elaborare materiale
già compresso nel formato Mpeg-2.
Quindi, se fosse necessario semplicemente eliminare alcune scene, non è
indispensabile rifare tutto da capo,
come spesso accade quando vengono richieste modifiche a distanza di
mesi dalla consegna del prodotto finito.
E’
uscito
il
World
Radio
Tv
Handbook
2007
688 pagine (incluse 80 pagine a colori)
Il WRTH continua ad essere da anni la GUIDA per i professionisti del settore radiotv che
vogliono o devono entrare in contatto con gli operatori radiofonici di tutto il mondo.
Disponibile a Euro 37,00 da versare sul c/c postale n.11158201 intestato a Media Age srl Milano, oppure acquistabile direttamente con carta di credito visitando la pagina web
http://www.monitor-radiotv.com/wrth.htm
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Ancora novità dalla
fiera di Amsterdam
da 470 a 670 MHz e da 630 a 870 MHz,
il sistema ha le dimensioni di 1 RU da
19 pollici ed è dotato di un doppio
ricevitore true diversity. Più unità possono essere collegate tra loro via Usb,
interfaccia che può essere utilizzata
anche per il controllo del sistema da
remoto. La porta Ethernet è offerta
come opzione così come le uscite
audio digitali in standard Aes/Ebu
Wisycom ha in preparazione anche un
nuovo radiomicrofono, l’MTH300, che
sarà caratterizzato da una finestra per
la selezione della frequenza di trasmissione di 100 MHz contro i 25 o 32 MHz
del modello MTH200. Rispetto a questo, il circuito elettronico è stato completamente rivisto, aggiungendo un
piccolo Lcd che facilita le regolazioni;
inoltre, sarà anche disponibile una
scelta più ampia di capsule microfoniche. (info: www.wisycom.com)
Teste intelligenti
Ancora dall’IBC 2006: i più interessanti prodotti in anteprima alla rassegna
olandese scovati tra le centinaia di stand delle aziende di tutto il mondo
Duplice personalità
Con il sistema di ricezione MRK 950
della Wisycom, lo stesso radiomicrofono può essere utilizzato anche per
parlare fuori onda con la regia. Per
sfruttare questa funzionalità è necessario un apposito accessorio che si
interpone tra il trasmettitore MTH 200
e la capsula microfonica ed è dotato
di un piccolo pulsante rosso Push-to-
Un piccolo pulsante rosso può attivare la funzione
intercom dei radiomicrofoni Wisycom
Talk: se premuto, provoca la commutazione fra l’uscita principale e quella
intercomm presenti nel ricevitore MRK
950. Disponibile in due versioni, per
frequenze che vanno rispettivamente
Ora che la creazione della grafica per
un set virtuale può essere fatta anche
con un personal computer, i costi si
sono ridotti drammaticamente rispetto a quelli dei primi sistemi che richiedevano l’impiego di processori grafici
dedicati. Nel costo complessivo
hanno comunque ancora un peso rilevante i componenti che permettono al
sistema di stabilire esattamente la
posizione del punto di ripresa, modificando di conseguenza l’angolo di
Il kit di sensori Microcoder della Tecnopoint può essere adattato praticamente a qualsiasi testa fluida
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visione del set virtuale. Una delle soluzioni adottate è quella di inserire gli
encoder in speciali teste remotate,
soluzione che limita quindi la scelta a
specifici modelli. Al contrario, il kit
Microcoder messo a punto dalla
Tecnopoint, azienda nata da una
costola della Movie Engineering, può
essere installato praticamente su qualsiasi testa fluida. La versione presentata all’IBC era installata su una testa 519
della Manfrotto e una soluzione del
genere ha un costo che si aggira intorno ai 9.000 euro, sensibilmente inferiore a quello di sistemi capaci di
garantire una precisione simile. Il kit
può essere installato anche dall’utente finale su teste manuali o motorizzate e offre una risoluzione di 800.000
punti per una rotazione completa dei
movimenti di panoramica e rotazione;
sensori separati, con una risoluzione di
80.000 punti, possono poi essere
adattato alla maggior parte delle ottiche per rilevare i movimenti delle
ghiere dello zoom o della messa a
fuoco. Sensori simili sono utilizzati
anche per il braccio Primo che ha
un’estensione di due metri e può
anche essere dotato di encoder per il
movimento lungo una rotaia.
(info: www.tecnopointsrl.com)
25
Grafica per sport
L’Aki Virtual Easy è un sistema per la
creazione di grafica in sovrimpressione a trasmissioni in diretta di eventi
sportivi che non richiede sensori o
speciali teste per le telecamere. Il
sistema è totalmente basato su tecniche di trattamento delle immagini e
permette, per esempio, di visualizzare
un marchio sul terreno di gioco con la
corretta deformazione prospettica,
piuttosto che di misurare la distanza
fra il giocatore e la porta. La valutazione del fuorigioco, mediante evidenziazione della linea di fuorigioco, è
invece la specialità di Aki Offside, un
sistema che integra un registratore a
disco a due canali per video non compresso. Caratteristica comune ai due
sistemi è la facilità d’uso che si ritrova
anche in Aki Paint, sistema appositamente sviluppato per l’analisi delle
azioni, che permette di disegnare elementi grafici utilizzando uno schermo
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Alcuni esempi della grafica che può essere creata con i sistemi Aki Sport
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touch screen. I prodotti della Aki
Sport, società facente parte dello svedese Hego Group, sono distribuiti in
Italia da Video Signal. (info:
www.videosignal.it)
Il suono viaggia sulla rete
Presentato da Digigram il sistema
operativo per l’audio in rete Visiblu,
un’infrastruttura software che combina il trattamento dell’audio con le tecnologie di rete. Basato sul protocollo
Ethersound, sviluppato per il trasferimento di audio digitale su normali
cavi e apparecchiature per rete
Ethernet, Visiblu integra un sistema di
trattamento dell’audio a bassa latenza
e permette la gestione centralizzata di
tutte le risorse collegate utilizzando
un’interfaccia grafica molto intuitiva. Il
protocollo Ethersound permette la
trasmissione bidirezionale di 64 canali
di audio digitale a 48 kHz (32 a 96 kHz)
con campionamento a 24 bit utilizzando l’hardware standard di una rete
Ethernet 100 Base-T con una latenza
nei collegamenti da punto a punto di
125 microsecondi (che può crescere
26 fino a un massimo di 2 ms considerando i tempi necessari per la conversione analogico digitale e viceversa). È
sufficiente un’unica scheda LX6464ES
per poter gestire 64 canali con un personal computer, permettendo per
esempio di registrare sull’hard disk
fino a 64 canali provenienti da un
mixer che supporti il protocollo
I server Isilon, la soluzione scelta da Harris per lo storage near on line
Ethersound. Digigram ha anche in
fase di avanzato sviluppo la versione
di Ethersound per reti Gigabit
Ethernet che sarà in grado di trasportare fino a 512 canali di audio a 48 kHz
e 24 bit e 100 Mbps di dati per il controllo delle apparecchiature, il tutto
sempre con un unico cavo di rete.
(info: www.digigram.com)
Conteiner per il video
La piattaforma Nexio della Harris si
completa con due nuovi prodotti per
l’archiviazione del video: il sistema
NX2050NAS e una soluzione per lo
storage near on line sviluppata con
Isilon. Il Nexio NX2050NAS (network
Attached Storage) è un sistema di
dischi in configurazione Raid 5 che si
collega via Gigabit Ethernet ad altri
videoserver Nexio e mette a disposizione una capacità di complessiva di
4,5 TB in uno chassis che occupa soltanto 2 RU. I dischi utilizzati sono dotati di interfaccia Sata e sono sostituibili
a caldo. Il contenuto del Nexio
NX2050NAS può essere trasferito ad
altri videoserver della stessa serie, o
ad altri dispositivi, ad una velocità tipica di 400 Mbps.
Fino a 10 GBps è invece la banda
complessiva messa a disposizione dal
sistema di storage Harris/Isilon IQ che
può raggiungere una capacità di oltre
1.000 TB con un singolo file system. Il
sistema sfrutta un’architettura cluster
con un massimo di 96 nodi e assicura
un elevato grado di protezione da
possibili guasti, senza comportare le
risorse di memorizzazione che sarebbero altrimenti necessarie per la duplicazione del materiale registrato.
L’impiego tipico del sistema
Harris/Ipsilon IQ è l’archiviazione di
materiale video che non deve essere
immediatamente disponibile, ma
essere reperibile nel tempo minore
possibile, appunto il cosiddetto near
on line storage. (info: www.broadcast.harris.com)
La scheda Digigram LX6464ES gestisce fino a 64 canali audio su rete Ethersound
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Dalla control room è possibile sorvegliare anche l’intera rete trasmissiva
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Piccoli
ma globali
L’inarrestabile ascesa della RRD: dopo essere stata la prima a lanciare un servizio commerciale in standard Dvb-H si
appresta ora ad affrontare il mercato mondiale, cominciando dagli Stati Uniti
Con la costante evoluzione delle tecnologie è importante per un’azienda
riuscire a stare al passo con i tempi o
meglio anticiparli, come è riuscita a
fare la RRD, Reti Radiotelevisive
Digitali, società fondata nel luglio
2004 da Teletex Italia, leader nei servizi di telesoftware, e partecipata per il
30% dalla Profit, a cui fanno capo le
emittenti televisive Odeon e
Telecampione. RRD è riuscita rapidamente ad imporsi all’attenzione mondiale fornendo l’intera struttura trasmissiva utilizzata da H3G Italia per il
lancio del primo servizio commerciale
di televisione su telefonini in standard
Dvb-H.
Il ruolo della RRD è stato quello di
Media Service Company, come la definisce il direttore generale Franco
Ferri, arrivato alla guida dell’azienda
dopo un’esperienza decennale nel
settore della telefonia mobile, che
spiega “abilitiamo la tecnologia per
quanti si affacciano a questi mercati. Il
nostro punto di forza è non essere
legati ad alcun marchio, il che significa
poter prendere il meglio da ciascuno”.
Un punto questo sottolineato anche
da Antonio Mazzara, amministratore
delegato della RRD: “La nostra società, grazie al fatto di essere piccola e
globale, è in grado di anticipare i
grandi player mondiali, nomi come
Nokia, Thomson, Siemens, che sono
costretti ad inseguirci perché hanno
tempi più lunghi”. Parole a cui corrispondono fatti ben concreti: in poco
più di due mesi RRD è riuscita a consegnare un sistema completo che va
dagli studi che gestiscono l’aggregazione dei contenuti e la loro trasformazione in standard Dvb-H, all’installazione di oltre 600 trasmettitori controllati centralmente che raggiungono
circa il 75% della popolazione italiana.
Il servizio attivo 24 ore su 24 è gestito
dalla sede della RRD, situata nella
periferia di Milano, in cui lavorano
attualmente una trentina di dipendenti, destinati a raddoppiare già entro la
fine dell’anno.
Le frequenze utilizzate sono quelle
che H3G ha acquistato dalla stessa
Profit per una cifra di oltre 200 milioni
di euro e il servizio, lanciato in occasione dei campionati mondiali di calcio, ha attratto finora circa 250.000
abbonati, cifra che cresce al ritmo
costante di qualche migliaio di unità al
giorno. Ai tredici canali iniziali se ne
sono aggiunti recentemente altri
quattro, grazie all’utilizzo ottimale
della banda, “cosa che non sono
riusciti a fare ancora TIM e Mediaset”,
sottolinea con una punta d’orgoglio
Mazzara.
Crescita esponenziale
Quasi tutti gli analisti sono concordi
nel prevedere una crescita esponenziale del settore della TV mobile, giudicata inevitabile anche da Mazzara:
“Qualche anno fa i cellulari con fotocamera incorporata erano una rarità,
ora ce l’hanno praticamente tutti e lo
stesso accadrà per la possibilità di
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Antonio Mazzara, amministratore delegato della RRD
ricevere trasmissioni televisive perché
i produttori di telefonini devono
comunque inventarsi qualcosa di
nuovo per riuscire a vendere”. Inoltre,
osserva Mazzara, gli attuali utenti di
cellulari con TV sono quelli più disposti a spendere e per gli operatori telefonici diventa quindi necessario offrire
servizi televisivi, proprio per evitare la
migrazione dei propri clienti verso
altre piattaforme. “La tecnologia
mobile in Europa è un po’ in crisi,
anche a causa di quanto pagato dagli
operatori telefonici per le reti UMTS,
ma per crescere devono vendere servizi a valore aggiunto e la televisione è
uno di questi”, sostiene Mazzara e
prosegue: “H3G ha voluto la propria
rete, Tim ha scelto
di affittare la rete da
Mediaset a una cifra
che avrebbe potuto
comprarsela in dieci
anni
e
anche
Vodafone ha seguito questa strada.
Negli altri Paesi le
cose vanno meglio,
l’utilizzo dello spettro è più limitato e
quindi c’è ampio
spazio per il Dvb-H”.
Pur essendo stato forgiato in base alla
specifiche richieste di H3G, il sistema
messo a punto da RRD è capace di
supportare diversi modelli di business
(servizi gratuiti, pay per view o in
abbonamento) ed è quindi facilmente
‘esportabile’, cosa che si appresta a
fare RRD iniziando proprio da quello
che è uno dei mercati più promettenti
per la televisione su cellulari, gli Stati
Uniti. In base all’accordo concluso con
Hiwire, dal mese di dicembre inizierà
una sperimentazione della nuova tecnologia a Las Vegas, coinvolgendo
partner come Ses Astra e T-Mobile. Il
lancio del servizio commerciale è previsto immediatamente dopo la conclusione della sperimentazione e sarà
La sala di codifica della RRD, dove confluiscono i canali distribuiti in Dvb-H
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esteso a gran parte del territorio statunitense entro il febbraio del 2009,
data in cui è previsto lo spegnimento
definitivo della televisione analogica.
Hiwire può, infatti, contare su due
canali trasmissivi in banda UHF che
raggiungono l’80% della popolazione.
La formula adottata da RRD sarà la
stessa collaudata con successo nel
caso di H3G e l’operazione sarà gestita dalla RRD Usa, società costituita lo
scorso mese di settembre e che ha
sede a New York al trentaseiesimo
piano dell’Empire State Building.
“Una delle poche volte che una società italiana riesce a entrare nei mercati
internazionali”, per dirla con le parole
dello stesso Mazzara, il quale non ha
dubbi sul successo dell’iniziativa, sia
perché la propensione al consumo è
più alta che in Europa, sia perché la
regolamentazione in vigore negli Stati
Uniti non prevede il pagamento dei
fornitori di contenuti in chiaro da parte
degli operatori di rete, esattamente il
contrario di quanto avviene in Italia. Il
lancio del servizio Dvb-H negli Usa
sarà comunque soltanto l’inizio: RRD
ha già stabilito contatti commerciali
29
con le realtà più interessanti, dai maggiori Paesi europei a quelli sudamericani.
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Collegamenti: Hdmi,
un futuro professionale ?
Dal salotto allo studio il passo può essere breve, grazie all’interfaccia Hdmi nata per le applicazioni consumer, ma che
può trovare valido impiego anche in ambito professionale
Gli schermi piatti in alta definizione e
in particolare quasi tutti quelli che si
fregiano del marchio HD ready, sono
30 dotati anche di un minuscolo connettore denominato High Definition
Multimedia Interface. Questa interfaccia è stata sviluppata proprio per permettere il collegamento di apparecchiature video consumer in alta definizione con la massima semplicità,
garantendo al tempo stesso la più alta
qualità possibile: un cavo Hdmi, che
ha una sezione simile a quella di un
cavo coassiale, può trasportare il
video digitale in alta definizione con
ben otto tracce di audio, il tutto in
Un cavo Hdmi può trasportare audio e video HD
digitali non compressi
forma non compressa.
gamento, tipicamente limitata a una
Nella prima versione delle specifiche
decina di metri. Se si tratta però di
Hdmi, il bitrate massimo per i dati
collegare una telecamera o un videodigitali era stato fissato in 4,95 Gbps,
registratore a uno schermo in alta
valore che è stato portato a 10,2 Gbps
definizione o a un sistema di montagcon le specifiche 1.3 definite la scorsa
gio video, l’interfaccia Hdmi è perfetestate. Simili bitrate sono più che suftamente in grado di assolvere il comficienti sia per gli attuali standard per il
pito del trasferimento dei dati in
video HD non compresso (1,5 Gbps)
forma non compressa, cosa che la può
che per il 1080p (3,0 Gbps). Essendo
rendere interessante anche per impieuno standard sviluppato per le applighi professionali.
cazioni consumer, il costo della componentistica necessaria per integrare
Arrivano i primi prodotti
una porta Hdmi nelle apparecchiature
Sony è stata la prima a proporre
è inferiore a quello di simili interfacce
videocamere in alta definizione dotanate per il settore professionale, come
te di interfaccia Hdmi, inizialmente
l’HD-Sdi correntemente
utilizzata per il
collegamento
di dispositivi in
alta definizione. Ciò non
significa però
che si potranno tranquillamente sostituire i collegamenti HD-Sdi:
una limitazione
dell’interfaccia
Hdmi è la lunghezza
del
L’interfaccia Hdmi è presente anche nella videocamera Sony HVR-V1E
cavo di colle-
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Grant Petty della Blackmagic Design mostra la
minuscola scheda Infinity dotata di ingresso e uscita Hdni
con il modello HDR-HC3E, un economico camcorder a cassette Hdv dotato di sensore Cmos, proposto a poco
più di un migliaio di euro. L’interfaccia
è stata poi integrata anche nelle due
Handycam HDR-SR1 e HDR-UX1, simili per caratteristiche della sezione telecamera, ma che registrano rispettivamente su hard disk e su Dvd nel for32 mato AVC HD proposto dalla stessa
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Sony e da Panasonic (Ndr: Il formato
AVC HD è basato sul metodo di compressione Mpeg-4 AVC e registra il
video in alta definizione nei formati
1080i e 720p con un bitrate massimo
di circa 24 Mbps). Più recentemente,
l’interfaccia Hdmi è stata integrata
anche nel modello Hdv della fascia
professionale, l’HVR-V1E, e nel suo
equivalente HDR-FX7 che si rivolge al
settore consumer.
Pronta la reazione di Blackmagic
Design, fabbricante di schede di cattura video, che ha presentato all’ultimo IBC due schede dotate di interfaccia Hdmi. La più economica è la
Intensity, una scheda PCI Express proposta a 249 dollari e dotata di ingressi
e uscite Hdmi. Per registrare il video
HD in formato non compresso è indispensabile utilizzare un sistema Raid,
ma è possibile anche scegliere fra
diversi metodi di compressione,
comunque superiori all’Mpeg-2 su cui
si basa il formato Hdv. Un po’ più
costosa, ma con un prezzo inferiore a
mille dollari, è la Decklink HD Studio,
che mette a disposizione anche
ingressi e uscite in component analo-
Come mettere il turbo
a Premiere Pro
Editing anche in formato HDV nativo con Adobe Premiere Pro e la scheda
RT.X2, la nuova proposta Matrox per i professionisti del video che non hanno
tempo da perdere.
Anche se il nome scelto da Matrox
potrebbe far pensare ad un’evoluzione della RT.X100, la nuova scheda
Matrox è più simile alla serie Axio
destinata alle applicazioni di fascia più
alta. La specialità della RT.X2 è il montaggio in formato HDV nativo, ma non
disdegna il classico DV e, per quanti
usano ancora l’analogico, mette anche
a disposizione ingressi e uscite in component oltre che in composito e Y/C;
in questo caso, il video viene compresso con un codec hardware in formato MPEG-2, con campionamento
4:2:2 e modalità I-frame, con un bitra-
te che può arrivare fino a 100 Mbps
nel caso di video in alta definizione.
A differenza della RT.X100, la scheda
non dispone di hardware specifico per
l’accelerazione degli effetti Matrox
Flex, preferendo affidarsi per la loro
esecuzione ai più potenti processori
grafici che equipaggiano le schede
video recenti, come le ATI Radeon
XT1800 o le nVidia Quadro FX 4500.
Questa scelta non è da considerarsi
come una soluzione di ripiego: il settore delle schede video è in continua
evoluzione, spinto dalle esigenze di
videogiochi sempre più esigenti in
gico in alta definizione, oltre che in SVideo in Pal. Questa scheda è dotata
di ingressi e uscite per due canali
audio analogici o digitali Aes/Ebu,
può essere sincronizzata con una sorgente esterna e può controllare il funzionamento di videoregistratori con
interfaccia RS-422.
Entrambe le schede BlackMagic possono essere utilizzate con piattaforme
Mac OS X o Windows e sono compatibili con i software basati rispettivamente su QuickTime e DirectShow,
compresi quindi i programmi di montaggio video non lineare Apple Final
Cut Pro e Adobe Premiere.
Blackmagic ha sviluppato anche
un’applicazione che può trovare
impiego in settori specifici, fornita gratuitamente con le schede Infinity. Con
due di queste schede e il software OnAir si ha a disposizione un semplice
mixer a due ingressi a cui è possibile
collegare videocamere con uscita
Hdmi, i cui segnali sono sincronizzati e
possono quindi essere commutati in
tempo reale, con la possibilità di registrare contemporaneamente il video
risultante sul disco del computer.
termini di risorse, e i numeri in gioco,
ben superiori a quelli di qualsiasi settore professionale, assicurano una
relativa economicità dell’hardware.
Inoltre, nel momento in cui saranno
disponibili schede video con prestazioni superiori, anche le prestazioni di
un sistema basato sulla RT.X2 aumenteranno di conseguenza, senza che sia
necessario alcun particolare aggiornamento. Lo stesso accade per effetti
come la correzione del colore o la
creazione delle chiavi, compiti che
sono invece demandati al processore
del computer.
Alla Matrox RT.X2 rimane il compito
della gestione dei segnali video in
ingresso e uscita e quello di pilotare
un monitor ad alta risoluzione collegato all’interfaccia DVI di cui è dotata.
Grazie a ciò, è possibile utilizzare
monitor LCD da 23 o 24 pollici, come
i modelli Apple Cinema HD Display o
Samsung 244T che hanno una risoluzione nativa di 1.920 x 1.200 pixel, per
visualizzare segnali HD a piena risoluzione, senza per questo dover ricorre-
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re a monitor ben più costosi (Ndr: i
modelli indicati hanno un prezzo intorno ai 1.200 euro). Sorgenti video e
videoregistratori possono essere collegati ai connettori RCA presenti sul
box, a sua volta collegato alla scheda
da un cavo multipolare; non è previsto
il supporto per i segnali audio, affidato alla scheda audio del computer. Il
fatto del non utilizzare connettori BNC
è spiegabile con l’esigenza di posizionare la RT.X2 a un gradino più basso
rispetto alle più costose schede della
serie Axio che si rivolgono in particolare a quanti hanno l’esigenza di poter
trattare segnali in formato SDI o HDSDI. Altre prerogative delle schede
Axio sono il supporto per i formati
MXF e DVCPro HD, nonché delle
modalità 720p a 60 fps o 1080p a 24 e
25 fps, al momento precluse ai alla
RT.X2.
In comune con le altre schede Matrox
c’è il software per il montaggio non
lineare Adobe Premiere Pro 2.0 e sono
previsti bundle anche con i pacchetti
Production Studio Standard e
Premium. Anche in questo caso, l’integrazione è praticamente perfetta:
oltre agli effetti Matrox specifici,
buona parte di quelli standard di
Premiere traggono giovamento dalla
presenza della RT.X2. Per quanto
detto in precedenza, le prestazioni in
real-time dipendono sia dalla potenza
del computer, sia da quelle della scheda video. Per esempio, con una configurazione che si può considerare di
fascia media per questo tipo di applicazioni si possono gestire in tempo
reale almeno due livelli di video in formato HDV nativo con correzione colore, un titolo statico e un titolo in movimento, valori che triplicano nel caso di
video in formato DV.
I prezzi della Matrox RT.X2 partono da
poco più di 2.000 euro per la versione
con il solo Premiere Pro 2.0 e sono
previsti sconti per chi possiede la
RT.X100, che continua comunque ad
esser commercializzata, ma non più in
33
bundle con i software Adobe.
Nata
per il cinema
tre Ccd progressivi da 2/3 di pollice e
2,2 megapixel, gli stessi impiegati da
Sony per la F950. Il trattamento del
segnale è stato completamente rivisto, adottando un convertitore analogico/digitale a 14 bit e permettendo
di registrare il segnale anche in formato RGB 4:4:4 alla piena risoluzione di
1.920 x 1.080 pixel. In questo caso il
frame rate massimo è limitato a 30
fps, che diventano 60 fps con segnali
in formato 4:2:2. La telecamera può
registrare anche a frame rate variabile
in modo continuo e direttamente su
nastro, sfruttando un apposito accessorio che memorizza i frame prima di
trasferirli sulla cassetta, permettendo
quindi l’immediata riproduzione del
materiale registrato con gli effetti di
rallentamento o accelerazione. Il registratore può essere montato direttamente sulla telecamera, sia sulla parte
Matrox RT.X2 la nuova proposta della casa canadese per i professionisti del video
Debutto nella mecca del cinema per
la F23 la prima telecamera Sony studiata in modo specifico per le applicazioni di cinematografia elettronica.
Apparsa in veste di prototipo alle ultime fiere internazionali, la Sony HDCF23 ha fatto la sua prima apparizione
a Hollywood grazie a BandPro
Film&Digital, l’azienda californiana
che più di ogni altra è impegnata nel
facilitare l’adozione dei mezzi elettronici nel mondo del cinema.
La lettera F identifica la possibilità di
effettuare riprese a 24 fps mentre il 23
è riferito alle dimensioni dei sensori,
Monitor n° 260 - novembre 2006
T I T O L O
posteriore che su quella superiore, in
modo da garantire la massima flessibilità operativa nelle diverse situazioni di
ripresa.
Per quel che riguarda la meccanica, il
corpo assomiglia molto più a quello di
una cinepresa tradizionale e l’attacco
B4 per le ottiche è stato irrobustito,
riducendo così i problemi di regolazione del backfocus che affliggevano
le precedenti telecamere Sony. I controlli presenti sulla telecamera sono
stati ridotti al minimo indispensabile e
tutte le regolazioni possono essere
effettuate con un telecomando. La
F23 sarà disponibile nell’estate del
2007 ad un prezzo simile o di poco
superiore a quello della Thomson
Viper, prezzo ritenuto equo da
BandPro che ha già siglato un accordo
preliminare per l’acquisto di ben 50
unità.
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S E Z I O N E
Dopo la deludente ultima edizione
del Satexpo e con la scomparsa
definitiva dell'IBTS, c'è solo da sperare nelle nuove iniziative, ancora
non ben delineate.
tradizionali del Satexpo, che fino allo
scorso anno avevano contribuito al
successo della manifestazione vicentina, si sono defilati, a cominciare da
Sky per passare ad alcuni fra i più
importanti produttori di decoder. In
pratica, una mezza giornata era più
che sufficiente per visitare tutta l'esposizione e solo la partecipazione ai
numerosi convegni e seminari poteva
giustificare una permanenza più prolungata.
Qualcuno però deve aver visto un
altro film. Emblematica la dichiarazione di Paolo Dalla Chiara, presidente
della manifestazione, riportata nel
comunicato ufficiale rilasciato al termine della manifestazione: "SAT Expo
ha confermato ancora una volta di
essere luogo di convergenza e di sin-
Non è un buon segno ridurre gli spazi
espositivi pur aumentando le iniziative, prima fra tutte l'HD Broadcasting
Expo Forum che avrebbe dovuto coinvolgere le aziende impegnate nell'alta
definizione. Intendiamoci, qualcosa si
è visto, ma non certo quella sorta di
laboratorio aperto che si erano immaginati gli organizzatori e che avrebbe
dovuto occupare un intero padiglione
della Fiera di Vicenza, che a poche
settimane dall'apertura della manifestazione è stato deciso di lasciare
completamente vuoto. Come risultato, quanti avevano aderito all'iniziativa
dedicata all'HD si sono ritrovati confinati in uno stand di una trentina di
metri quadrati, contornato da alcuni
banchetti riservati ai sistemi di editing.
Per di più, parecchi degli espositori
Il set per le riprese allestito per l'HD Broadcasting Expo Forum all'ultimo SAT Expo
Un film
già visto
tesi delle migliori energie che, in questo momento, in Italia, stanno lavorando attorno alle Tlc avanzate. La manifestazione - conclude Dalla Chiara continua ad essere una fiera-laboratorio, l'unica in Italia capace di far convergere le diverse anime delle Tlc
avanzate verso progetti, che favoriscono lo sviluppo del mercato e nuove
possibilità commerciali". Nessun
cenno alla scarsa affluenza di espositori e visitatori.
Non è andata certo meglio con l'IBTS,
di cui si è persa qualsiasi traccia dopo
l'edizione dello scorso anno inglobata
nello Smau. Lo stesso Smau, trasformato dagli organizzatori in salone professionale, si è rivelato un mezzo flop,
niente a che vedere con altre manifestazioni europee del settore.
Monitor n° 260 - novembre 2006