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746-748_art_ Pohlmeyer:Layout 2 2-01-2013 15:13 Pagina 746 Prometheus CINEMA e pica postmoderna La ricerca dell’origine e dell’immortalità nell’ultimo film della serie di Alien P rometheus, il recente film (2012) della serie di Alien, comincia con questa scena: un umanoide – in un paesaggio magnifico, primordiale, accanto a cascate, in cielo un’astronave – apre una capsula, ne ingoia il contenuto e si trasforma in un essere orrendo: il suo corpo bianco diventa nero, si liquefa e cade nella cascata. Ripresa sott’acqua: si vedono girare vorticosamente frammenti di DNA. Sono nell’astronave, che lascerà rapidamente la scena, gli dèi che hanno creato quell’umanoide e ora vorrebbero distruggerlo? È Epimeteo, il fratello di Prometeo, che apre la scatola di Pandora – forse nella speranza dell’immortalità – liberando così uno spaventoso programma genetico, con cui in seguito i suoi discendenti faranno esperimenti? Un programma al termine del quale c’è Alien? È così che ho interpretato il preludio del film. Ma nel volume Prometheus. The art of the film,1 che ho acquistato successivamente, gli autori del film sembrano preferire un’interpretazione diversa. Le scene iniziali mostrano una sorta di auto-immolazione nel tempo primordiale, con la quale è cominciato in un pianeta ostile alla vita (la Terra?) il processo dell’evoluzione e quindi, alla fine, della comparsa dell’uomo: «Gli ingegneri che seminano nella Terra il loro DNA alieno e causano la nascita dell’umanità».2 Lì il regista Ridley Scott, spiegando la genesi di questo progetto-Alien, rinvia all’influenza di Erich von Däniken. Sottolinea, inoltre, che il progetto ha mandato in pensione il «buon, vecchio Alien»: «Non fa più paura. In uno dei film è stato imprigionato in un’urna di vetro. Prima era indistruttibile 746 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 e inafferrabile».3 Alien come animale domestico? Prologo Il primo ingresso di un extraterrestre nella storia cinematografica (1979) fu una pietra miliare della science fiction – al di là del mondo fiabesco delle guerre stellari (Star Wars, 1977) –, e molto distante dall’imperialismo pionieristico statunitense del genere western in formato pop-trash della serie Star Trek. Per l’insolita progettazione del film, l’artista H.R. Giger ricevette addirittura un premio Oscar.4 Alien si svolge in un’enorme costruzione spaziale; gli eroi sono tipi comuni; il pianeta sul quale sbarcano è una ricostruzione estetica dell’Ade; l’extraterrestre non parla inglese, anzi non parla affatto. Una chiamata d’emergenza; l’astronave Nostromo atterra. Una squadra cerca la stazione trasmittente e scopre il relitto di un’astronave di origine sconosciuta. L’esplorazione da parte degli astronauti è una discesa in un mondo sotterraneo dantesco. Attraverso aperture simili a vagine entrano nel ventre dell’astronave, che ha l’aspetto di una coscia aperta, e lì trovano lo scheletro (?) di un extraterrestre, seduto al posto di comando, con il petto trafitto.5 Attraverso un’altra apertura Kane, un membro della spedizione di ricognizione, viene fatto scendere in una caverna/sala. Si tratta di un grande locale che sembra continuare in una parte ricurva, piena di figure a forma di uovo. Lo spettatore adotta esplicitamente un punto di vista assoluto, la cui semantica demoniaca apparirà nel seguito del film. Kane scivola, urta un uovo e un organismo a forma di piovra penetra nel suo elmo e aderisce al suo volto. L’organismo non può essere staccato, perché il suo sangue è costituito da acido, che si spande per vari piani dell’astronave. In seguito nell’infermeria l’organismo si stacca in qualche modo da Kane in stato di coma; e l’astronave Nostromo può riprendere il suo percorso originario (vorrei aggiungere: nel cuore delle tenebre). In un primo momento tutto sembra andare per il meglio. L’equipaggio si riunisce per mangiare. Non si vede la cosa orribile. Essa è all’interno. Ma ben presto appare chiaramente che l’organismo a forma di piovra (facehugger) ha inserito in Kane un embrione, perché un essere simile a un serpente gli attraversa improvvisamente il petto durante il pasto e si dilegua a grande velocità nell’astronave. L’equipaggio è traumatizzato. Come anche gli spettatori. Si decide di catturare quella cosa piccola, schifosa (un’allusione al capolavoro ironico Dark Star di John Carpenter, del 1974, nel quale un extraterrestre evaso, grazioso, allegro, simile a un melone gonfiato, si burla in un’astronave completamente distrutta di un equipaggio ugualmente distrutto). L’equipaggio non vede ancora ciò che accade. Trovato dal gatto, l’extraterrestre si erge alle spalle di un altro membro dell’equipaggio, Brett, facendo movimenti bizzarri con estrema lentezza. Solo il gatto lo vede, e noi vediamo solo il gatto e la sua reazione, mentre non vediamo ancora ciò che esso vede. Poi lo shock: l’extraterrestre è diventato grande, una mescolanza di rettile, uomo e macchina, e ha una testa a forma di banana con denti sulla lingua (allusione fallica?),6 con i quali uccide Brett 746-748_art_ Pohlmeyer:Layout 2 2-01-2013 e solleva in alto con incredibile velocità il suo corpo. Questa magistrale mescolanza di lentezza (del cacciatore che si avvicina strisciando) e incredibile rapidità della reazione sottolineano ancor più l’estraneità dell’extraterrestre. È del tutto inatteso dunque che alla fine, grazie a uno stratagemma, il personaggio secondario interpretato da Sigourney Weaver sopravviva: la principessa ha vinto il drago e si adagia come una moderna bella addormentata nel bosco in un sarcofago frigorifero. Ma l’azione che appare sullo schermo è sottesa da una struttura profonda. Infatti l’equipaggio è stato manipolato dalla ditta che ha fabbricato la Nostromo, l’impresa di Weyland, che sin dalla chiamata d’emergenza è stata informata sul relitto e vorrebbe a ogni costo entrare in possesso di quell’organismo come arma biologica. Ash, un androide programmato allo scopo e mimetizzato come un normale membro dell’equipaggio, deve proteggere a ogni costo quell’organismo (e non la vita dell’equipaggio). Nella rilettura del film si possono comprendere le azioni di Ash su questo sfondo: egli fa di tutto per prendere a bordo e proteggere l’extraterrestre; si stupisce della sua perfezione; in realtà questa forma di vita esiste solo in metamorfosi (per questo ho scelto paragoni dal mondo animale per illustrare la sua evoluzione) ed esiste solo per riprodursi (di qui le metafore sessuali). Nella versione ampliata una scena mostra che l’extraterrestre trasformerà il suo bottino (l’occupazione effettuata dell’astronave Nostromo) in un contenitore delle uova che si trovavano nel relitto naufragato. Il cerchio si chiude.7 Nel prosieguo risulta chiaramente che la visione nel grande locale delle centinaia o migliaia di uova, collegata con la successiva metamorfosi, rivela il potenziale apocalittico di Alien. Vari elementi del film mi ricordano la rappresentazione del giudizio universale della cattedrale (romanica) di SaintLazare.8 L’extraterrestre non è cattivo. E non è neppure buono. È al di là di tutto questo. È un biomeccanoide (i confini fra organismo e macchina si dissolvono, come dimostra in modo impressionante l’arte di Giger), guidato solo dagli istinti di sopravvivenza e procreazione, che rappresenta una forma di evoluzione perfezionata o pervertita (a seconda), assolutamente spaventosa dal punto di vista umano. E tuttavia familiare. Non conosciamo forse le ve- 15:13 Pagina 747 spe, che anestetizzano con il loro pungiglione i ragni, in modo che poi questi servano come cibo alle loro larve? L’orrore consiste nel cambiamento di prospettiva: l’uomo, che si è autoproclamato re del creato, viene ridotto a incubatrice, a nutrimento, a risorsa. È il timore che affiora alla coscienza davanti a una procreazione senza sesso e senza erotismo (e quindi anche senza cultura, amore e spirito) e senza tu; davanti alla riduzione a oggetto. L’extraterrestre fa a meno di qualsiasi etica. L’abisso morale si spalanca anche su un altro versante: assetata di profitto, la ditta operante nell’anonimato tratta i suoi uomini come merce di cui si può liberamente disporre, come campo di sperimentazione, un comportamento che ritornerà anche in Prometheus: una coppia di sposi viene spedita nell’inferno genetico, solo perché un «re», il capo della ditta P. Weyland, non vuole morire. La bestia è l’uomo: e l’uomo è cattivo, perché può decidere consciamente di essere cattivo, di voler essere cattivo.9 Prometheus Ho visto Prometheus, che sul piano temporale precede Alien, alla luce delle mie conoscenze sul mito di Prometeo, così come è stato raccontato da Esiodo, con varianti, in Teogonia e in Le opere e i giorni.10 Chi è Zeus? Quale offerta ingannevole è stata fatta? Quale fuoco è stato rubato e da chi? Del resto la scatola di Pandora, cercata dal nuovo extraterrestre, è un errore di traduzione di Erasmo da Rotterdam.11 Esiodo parla di un vaso. Inoltre Prometheus prende le distanze dalle affermazioni misogine di Esiodo, perché ancora una volta una donna (Shaw, interpretata da Noomi Rapace) assurge al ruolo di eroina del film, e alla fine andrà verso i suoi creatori. In Prometheus gli umanoidi di natura divina, nella rappresentazione ispirati al «Davide» di Michelangelo,12 hanno creato l’uomo, ma poi hanno voluto distruggerlo (la ragione non è chiara, bisogna attendere la seconda parte). A quanto sembra l’arma biologica, che hanno sperimentato in aree militari isolate – sulla loro piramide spicca un teschio13 –, si è rivoltata contro di loro. C’è una scena spettrale con una montagna di cadaveri14 e disegni con costruttori volanti. Sono quindi creatori fallibili. Questi costruttori – così nella fiction – sono i nostri creatori; noi siamo geneticamente imparentati con loro (in questo modo si chiude il cerchio della scena iniziale): «Hier sitz’ich, forme Menschen / Nach meinem Bilde, / Ein Geschlecht, das mir gleich sei» (Qui io siedo, formo uomini / a mia immagine, / una stirpe che sia simile a me).15 Ma anche nel film si pone la domanda su chi abbia creato i creatori. Sul piano filosofico questo dà luogo a un regressus ad infinitum. E anche l’androide David (Michael Fassbender) è solo un altro prodotto in una catena di creazioni artificiali. Ancora una volta, perché i creatori dovrebbero punire la loro creazione, così come Zeus nella mitologia greca? Perché hanno generato Alien, la loro nuova creatura, affinché s’incarni in così tante figure? Il vaso di Pandora, che essi volevano portare sulla terra, non sono più riusciti a chiuderlo. Personalmente avrei intitolato il film «Metamorfosi»: da ampolle, allineate in un enorme salone, esce un liquido nero, materiale genetico che può assumere varie forme mortali.16 Contaminati da esso, gli uomini mutano. Oppure il materiale produce un hammerpede17 simile a un cobra, che aggredisce un uomo e attraverso la tuta spaziale penetra in lui in modo inarrestabile (come il facehugger). L’androide David, un appassionato ammiratore del film Lawrence d’Arabia, infetta volutamente l’ignaro scienziato Holloway con il materiale DNA estraneo; quest’ultimo ha un rapporto sessuale con la moglie Shaw che, pur essendo sterile, rimane subito incinta18 e in una scena altamente drammatica (nel frattempo il marito gravemente malato si era lasciato volontariamente sopprimere) espelle dal suo corpo, con l’aiuto di un robot medico, la realtà estranea, un organismo simile a un octopode, chiamato dagli autori del film «trilobite»,19 ispirandosi ad animali del periodo cambriano. Esso resta chiuso in un locale e solo alla fine del film piomba sull’ultimo costruttore, avendo raggiunto nel frattempo una grandezza spaventosa, per impiantare in lui un embrione extraterrestre. Anche Shaw è Pandora: da lei viene il male, ma viene anche una speranza: impedirà all’ultimo costruttore di giungere sulla terra con la sua nave, nei cui locali sono stipate innumerevoli ampolle con l’arma biologica. Ed è anche un’anti-Maria: non partorisce alcun messia, ma in definitiva il prodotto di una complessa ricombinazione del DNA, un nuovo extraterrestre con due file di denti e caratteristiche androgine: «Il diacono – disse IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 747 746-748_art_ Pohlmeyer:Layout 2 748 2-01-2013 15:13 Pagina 748 Ridley –. Somiglia alla mitra del vescovo, il cappello a punta del diacono cattivo».20 Si presentano spontaneamente interpretazioni religiose del film, parallele al background mitologico, anche se il film non è esplicitamente religioso – e tuttavia in qualche modo lo è, ad esempio perché ciò che accade in Prometheus ha luogo a Natale. Il capitano adorna addirittura la nave, in modo assolutamente non appariscente, con un albero di Natale. Inoltre viene indicata una data in base alla quale la distruzione dei costruttori sarebbe avvenuta 2.000 anni prima. In modo assolutamente non appariscente. Naturalmente qui si allude alla nascita di Gesù. La costruzione del complesso delle piramidi, il sistema operativo e l’ultima scena suggeriscono addirittura l’esistenza di una flotta di astronavi, un parallelo al salone in Alien e all’implicito terrore apocalittico. Quando l’ultimo costruttore sopravvissuto vuole partire per la Terra, gli viene impedito di farlo da una collisione con l’astronave Prometheus; in un certo senso l’equipaggio si sacrifica per l’umanità – anche la morte di Gesù viene interpretata come un atto salvifico negli scritti del Nuovo Testamento –. C’è persino una scena di crocifissione! In una sala (delle cerimonie) l’equipaggio scopre un quadro (di altare), che ha l’aspetto di un extraterrestre crocifisso ed è stato così interpretato anche dai realizzatori del film.21 In modo assolutamente non appariscente. E Weyland, lo sponsor del viaggio, che ormai avanti negli anni e prossimo alla morte è nascosto – pochi lo sanno – a bordo dell’astronave Prometheus, vorrebbe rubare agli dèi il fuoco, che è la vita eterna, ma così causa solo la catastrofe. Sarà sem- plicemente ucciso dall’ultimo costruttore, che è sopravvissuto in un sarcofago frigorifero ed è stato rianimato da David: un atto che priva il re della ditta Weyland di ogni significato e di ogni importanza. A me l’intero equipaggio sembra come Epimeteo, che nonostante l’avvertimento del fratello Prometeo ha accettato Pandora, il dono della vendetta di Zeus. Shaw riconoscerà il suo grave errore. * Docente di teologia e filosofia della religione all’Università di Flensburg (Germania). L’articolo, qui in una nostra traduzione dal tedesco, è apparso sulla rivista on-line www.cult-mag.de (18.8.2012). Cf. anche, sull’argomento, M. POHLMEYER, «Mit Odysseus durch den Weltraum. Mythopoetik in der Science fiction», in M. BAUER, M. JÄGER (a cura di), Mythopoetik in Film und Literatur, edition text + kritik, München 2011, 164-183. 1 M. SALISBURY, Prometheus. The art of the film, Prefazione di R. Scott, Titan Books, London 2012. 2 Ivi, 28. 3 R. SCOTT, ivi, 15. 4 Cf. al riguardo Giger’s Alien. Film design 20th Century Fox, 1989. 5 In Prometheus il mistero dello scheletro viene svelato: si tratta solo di una tuta spaziale. 6 Cf. la chiara presentazione di H.R. GIGER, «Necronom II (1976)», in ID., Necronomicom I & II, Area, Erftstadt 2005, 37. 7 Alien II presenterà una regina ovipara; Alien IV metterà in scena addirittura una combinazione del DNA di Ripley e di una regina. 8 Cf. R. TOMAN (a cura di), Die Kunst der Romanik. Architektur – Skulptur – Malerei, Könnemann, Köln 1996, 331-333. 9 Cf. più ampiamente su Alien M. FRITSCH, M. LINDWEDEL, T. SCHÄRTL, Wo nie zuvor ein Mensch gewesen ist. Science-Fiction-Filme: Angewandte Philosophie und Theologie, Pustet, Regensburg 2003; M. ROWLANDS, Sci-Phi. Philosophy from Socrates to Schwarzenegger, Griffin Press, New York 2005; G. LOUGHLIN, Alien Sex. The Body and Desire in Cinema and Theology, TJ International, Padstow 2004. 10 Cf. le varianti del mito di Prometeo in ESIODO, Teogonia e Le opere e i giorni. 11 Cf. I. MUSÄUS, Der Pandoramythos bei Hesiod und seine Rezeption bei Erasmus von Rotterdam, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen 2004, 179-182. 12 Cf. SALISBURY, Prometheus, 139. 13 Questo ricorda da vicino gli abbozzi di Giger per il suo film Dune. IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Epilogo Per tornare alla critica del progetto da parte di Scott: con Prometheus, egli vorrebbe cancellare la controllabilità e l’addomesticamento di Alien, ma al prezzo di una sdemonizzazione dello stesso, poiché la sua genesi viene smitizzata come risultato della produzione di un’arma biologica. La forza del primo film consisteva nel fatto che la realtà inquietante proveniente da un altro mondo era semplicemente presente, senza retroscena e senza chiarificazioni. In Prometheus la colpa è chiaramente dei creatori, dei costruttori; sono loro a portare il peso della teodicea; ma, in definitiva, risultano solo apprendisti stregoni, ispirandosi alla celebre poesia di Goethe: «Die ich rief, die Geister, / Werd’ ich nun nicht los» (Gli spiriti che ho chiamato, ora non riesco a liberarmene).22 Inoltre i costruttori giocano ruoli strani e molteplici: sono al tempo stesso creatori, distruttori e vittime delle loro creazioni. Perché ci hanno creati? «Ein Geschlecht, das mir gleich sei, / Zu leiden, weinen, / Genießen und zu freuen sich, / Und dein nicht zu achten, / Wie ich»? (Una stirpe che sia simile a me / per soffrire, piangere / gioire e rallegrarsi / e non tenere conto di te / come me). E tuttavia l’ultimo costruttore non ha alcuna compassione, perché uccide gli uomini che ha attorno; senza rispondere al loro tentativo di comunicazione, vuole raggiungere con l’astronave la terra e insegue Shaw fino alla fine. Dietro il desiderio di Weyland di prolungare la vita c’è anche la rivolta accusatoria della creatura contro il suo dio: essa si chiede perché debba morire. Forse la risposta in questo film è molto semplice e toglie anche ogni illusione: anche i creatori muoiono. E forse hanno creato una realtà così spaventosa come Alien, perché avevano paura: paura dell’uomo. Il film è un patchwork postmoderno. Purtroppo una maggiore crudeltà non eleva affatto la tensione. La forza di Alien erano gli ambienti vuoti, la lentezza e il terrore improvviso. In Prometheus si giunge sul pianeta, s’individuano, dopo una breve ricerca, le piramidi, si atterra immediatamente, se ne ispeziona una. E si parte. E poi ancora una prevedibile tempesta; un prevedibile smarrimento di due membri dell’equipaggio; una prevedibile scoperta di una realtà che non è affatto bella, ecc. (No, non si vuole solo giocare!). Purtroppo il film si confronta solo superficialmente con il mito di Prometeo e con i frammenti della tradizione cristiana; purtroppo rimane un intreccio di citazioni e riferimenti senza collegamento fra loro;23 purtroppo resta solo – nonostante le grandiose inquadrature – un barlume di epica. Prometheus è una variante barocca in 3D di Alien, di cui presuppone naturalmente la conoscenza. E la morale della storia: non giocare con le armi biologiche! Markus Pohlmeyer* 14 Cf. SALISBURY, Prometheus, 142s. J. W. V. GOETHE, Prometheus, in ID., Werke, Vol. 1: Gedichte und Epen I, a cura di E. Trunz, München 1988, 44-46; qui 46. 16 Questo compare in qualche modo già anche in The X-Files. 17 SALISBURY, Prometheus, 126-133. 18 Un motivo che si trova sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento. 19 Cf. SALISBURY, Prometheus, 174. Dubito fortemente che un trilobite avesse un tale aspetto. 20 SALISBURY, Prometheus, 186. 21 Ivi, 116. 22 J.W. V. GOETHE, Der Zauberlehrling, in ID., Werke, Vol. 1: Gedichte und Epen I, a cura di E. Trunz, München 1988, 276-279; qui 279. 23 Noi ascoltiamo fra l’altro anche Chopin; vediamo di sfuggita un ritratto di Beethoven; uno dei costruttori suona il flauto; si allude brevemente alla Favola indoeuropea di Schleicher come esercizio linguistico per David; si allude qua alla pittura rupestre, là all’archelogia, ecc. 15