Il significato della parola nelle relazioni di lavoro

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Il significato della parola nelle relazioni di lavoro
IL SIGNIFICATO
DELLA PAROLA
NELLE RELAZIONI
DI LAVORO
Relazione. Res + latum
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verbale
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non verbale
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somatopsichica
Inevitabilità della relazione
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utente/cliente/paziente > oper. = transfert
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oper. > utente/cliente/paz. = controtransfert
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La prossemica è la disciplina semiologica che studia i gesti, il comportamento, lo
spazio e le distanze all'interno di una comunicazione, sia verbale che non
verbale.
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La distanza intima (0-45 cm)
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La distanza personale (45-120 cm) per l'interazione tra amici
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La distanza sociale (1,2-3,5 metri) per la comunicazione tra conoscenti o il
rapporto insegnante-allievo
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La distanza pubblica (oltre i 3,5 metri)
La parola sancisce sempre una relazione
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Il linguaggio è in continua trasposizione e modificazione. La parola, da parabola,
paraballein, diventa il vomere. Dunque relazione tra mythos e logos
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Il mito è un linguaggio costituito da mitemi che come tessere di un mosaico nate
in tempi e luoghi diversi vengono a collocarsi in una griglia sempre aperta che
mantiene un andamento bustrofedico, come il solco dell’aratro che inizia dove è
finito quello precedente, un solco infinito
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Il logos, è nato per contenere il caos
Da una parola si attivano, non solo libere associazioni, interconnessioni tematiche,
semantiche ma anche tentativi di omologazione di suoni interni, rumori che
aspettano parole per essere sentiti, non c’è grammatica, non c’è sintassi, bensì
mescolamento, non c’è una parola unica, ma un grammelot.
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Un linguaggio che permette agli uomini di dire di eventi passionali, oggetti che
altrimenti non potrebbero essere rappresentati. Parole che svolgono una funzione
ponte per la comprensione degli eventi che non hanno una collocazione spaziotemporale. Un esempio eloquente del bisogno di rappresentare ciò che la mente
possa comprendere, è la misurazione del terreno. Un agro, così una volta si
definiva, indica quella striscia di terreno, che un uomo e un bue possono arare in
una giornata. Il termine è diverso (biolca, braccio, mezzetto, bocca) nelle diverse
regioni perché è diverso il terreno: sabbioso, pietroso etcc.
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La parola sancisce il legame più perfetto per blindare la relazione tra uomo e
uomo, uomo e natura, tra uomo e animale e tra animale e natura.
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Pinocchio: dal vegetale all’umano (coscienza di sé) poi la metamorfosi in asino,
discesa nell’animalità, poi la risalita nell’umanità
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Pinocchio si trasforma, come Tiresia
Lavoro come bisogno mentale
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Il lavoro tutela l’uomo dalla pazzia
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Il denaro, come derivato del lavoro, rappresenta in assoluto l’aliquota mentale
più significativa
Aliquota
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Una delle porzioni in cui è stata divisa una quantità
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Misura che si relaziona, che è più di poco e meno di parecchio
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Una certa dose
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Una quota che ha le ali
Humus che favorisce il ct.
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tendenza a prolungare o ad abbreviare il tempo
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tendenza ad un comportamento litigioso o di seduzione
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tendenza ad attivare fantasie sessuali e/o aggressive o comunque pulsionali
Humus che favorisce il ct.
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bisogno di ripetere, riformulare e difendere i propri interventi con il cliente
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intolleranza e fastidio verso il cliente
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interrompere la comunicazione e bisogno di riprenderla da dove si è interrotta
Psicodinamica del ct.
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errori nell’intervenire o nel non intervenire col cliente
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antipatia cronica o acuta o simpatia cronica o acuta per il cliente
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Fantasie inconsce, detriti mentali, elementi beta, scarti emotivi dell’operatore
sanitario di fronte al cliente perturbante
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La sfera sessuale è l’aliquota sempre variabile
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La parola diventa l’oggetto assoluto e unico
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La parola può contenere anche l’inaudito
Esempio non clinico
All’inizio del XXXIII canto del Paradiso:
“Vergine Madre, figlia del tuo figlio”
in cui la Madonna è vergine ed è anche madre, ed è figlia di suo figlio
Esempio clinico
Paziente di anni 45
…sono giunto da lei dopo essere stato ricoverato per 18 giorni presso la Clinica
Pediatrica dell’Università di Catania…
Esempio dal mito
Così Edipo: è figlio di sua madre ma è anche marito, padre e fratello dei suoi fratelli,
marito della madre che è moglie di suo padre, è figlio del padre ma anche marito
della madre, fratello e padre, marito e figlio, padre di se stesso.
Le parole, soprattutto alcune, hanno una profonda reversibilità tematica:
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Alto da altus
Amore da α-mors
Un linguaggio che permette agli uomini di dire di eventi passionali, oggetti che
altrimenti non potrebbero essere rappresentati. Parole che svolgono una funzione
ponte per la comprensione di pensieri che non hanno una collocazione spaziotemporale. Pensieri che aspettano parole per essere nominati. Così, ci sono parole
nate dallo sciabordio del latte di Eva e parole che rimangano tra la punta della
lingua e i denti.
La parola sancisce il legame più perfetto per blindare la relazione tra l’uomo e la
tassonomia delle sue passioni.
Pz. di anni 37:
[…] Aprile è più crudele di un coltello a serramanico […]
In psicoanalisi la parola è sempre frizionata. Si colloca fra Scilla,
dall’attenzione rigida, vigile, sempre pronta ad aggredire e mordere, a
ridefinire e chiarire i concetti, i significati, a fare citazioni, a controllare i limiti,
uno strigile che raschia anche l’ineffabile, che come enormi cani di guardia
vigilano, il cui latrato è simile ad un cucciolo neonato (skùlakos neogillés) e tra
Cariddi che con la sua immensa bocca è capace di ingoiare tutto, un’enorme
lampreda, introduce e distrugge, un vortice pantagruelico, una crapula, ruba
ed annienta, disidrata anche il mare.
Et caetera (desunt)
…le cose rimaste sono soppresse…
Refusi, lapsus, errori, detriti, bozze, ci fanno entrare nella canabula verborum
Svetonio, nel Liber de naturis rerum, descrive un elenco lessicografico della voce degli
animali. Per esempio dei leoni è proprio il rugire o il fremere; delle tigri il rancare; dei
leopardi il felire; delle pantere il caurire; degli orsi il saevire o l’uncare; dei cinghiali il
frendere; delle linci l’uncare; dei lupi l’ululare; dei serpenti il sibilare; degli onagri il
mugilare; dei buoi il mugire; dei cavalli l‘hinnire; degli asini il rudere o l’oncare; dei
maiali il grunnire; dei verri il quiritare; degli arieti il blatterare; delle pecore il balare;
dei caproni il miccire; dei capretti il bebare; dei cani il latrare; delle volpi il gannire;
delle lepri il vagire; delle donnole il drindrare; dei topi il mintrire; degli elefanti il
barrire; delle rane il coaxare; non di meno sono gli uccelli che ai profani sembra solo
canto, mentre è ancora più vasta la gamma dei suoni. Si riporta, sempre secondo
Svetonio, dei corvi il crocitare; delle aquile il clangere; degli sparvieri il plipiare; degli
avvoltoi il pulpare; dei nibbi il lupire o lo iugere; dei cigni il drensare; delle gru il
gruere; delle cicogne il crotolare; delle oche il gliccire o lo sclingere; delle anatre il
tetrissare; dei pavoni il paupulare; dei galli il cucurrire; delle galline il crispire; dei cucù il
cuccubare; dei merli il frendere o lo zinziare; dei tordi il trucilare o il soccitare; delle
rondini il fritinnire; o il murrire, dei passeri il titiare; delle cicale il fritinnire; delle api il
bombire o il bombilare.
Un esempio di come sia transitato questo linguaggio animalesco/umano nella
cultura cristiana, è lo squarcio nella Sicilia rurale della prima metà del secolo scorso.
Durante la notte di Natale, quattro animali non possono non parlare
misteriosamente del mistero. Sono il gallo, il bue, la pecora e l’asino; gli animali
tipici del presepe, che così si fanno interpreti:
gallo: chicchirichì
bue: uuh uhh
pecora: mmè
asino: ih-a! ih-a!
nascì
unni
mmè
ihemu da
è nato
dove
a Betlemme
andiamo là
A Butroto, dove si pensa sia nato Omero, niente accade perché tutto è già accaduto
e niente si racconta perché tutto è stato raccontato, oggi qui, in questo spazio,
dimora di Aci e Galatea, sospeso tra sogno e realtà, abbiamo assistito alle nozze tra
Parola e Psiche.