resoconto dell`incontro
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resoconto dell`incontro
||Comunicato Stampa "Il mondo dell'economia e il mondo dell'istruzione dialogano intorno al valore economico della lingua francese come opportunità di sbocchi lavorativi sul mercato francofono e dell'importanza del plurilinguismo in impresa!", Institut français Milano, 2 ottobre 2013 La tavola rotonda " Il francese in impresa: una scommessa vincente" ha riunito il 2 ottobre, presso l'istituto francese di Milano, rappresentanti delle piccole e medie imprese italiane, degli organismi economici e europei, delle università e del ministero italiano dell'Istruzione, dell’Università e della Ricerca davanti a 90 persone, studenti, piccole e medie imprese, e docenti. L'obiettivo era di incoraggiare il plurilinguismo nell’impresa, chiave del successo tanto per i candidati ad un impiego che per le imprese nell’ambito europeo con un’apertura sui mercati francofoni, e alla mondializzazione degli scambi. La Francia è effettivamente dal 2012 il primo paese di investimento delle imprese italiane, aperte anche ad una ventina di paesi francofoni, dove 220 milioni di persone parlano francese. Si tratta di una partnership reciproca poiché l'Italia conta 1200 filiali di imprese francesi di cui il 60% in Lombardia, mentre il secondo polo è il Piemonte. Questa manifestazione è stata proposta dall'Institut français d’Italia e dall'Ambasciata di Francia in Italia, in collaborazione con la Camera francese di Commercio e d’Industria e l'Agenzia francese (CFCII) per gli investimenti internazionali (AFII), come prolungamento simbolico della Giornata europea delle lingue. Jean-Marc Deshaires, Presidente della Camera francese di Commercio e di Industria in Italia, ha aperto questa mattinata ricca di scambi inediti. Nicolas Diers, Consigliere del Commercio esterno, ha ribadito l'importanza della complementarità tra le competenze interculturali e linguistiche in impresa: " è essenziale parlare la lingua dell'altro per collaborare in un modo migliore nell'interesse dei 2 paesi." " Le filiali delle imprese francesi e francofone presenti in Italia ricercano dei candidati che parlano francese nel campo commerciale, finanziere, della comunicazione e dell’ingegneria in particolare" ha precisato inoltre Marie Laure Belin, Responsabile della servizio Job Camera. Marinella Loddo, Direttrice dell'agenzia ICE, ha evocato l'internazionalizzazione crescente delle piccole e medie imprese. Ha ricordato che l'export verso la Francia non smette di aumentare, al livello delle zone transfrontaliere ma anche nei 5 continenti dove si parla il francese, e in particolare verso i paesi mediterranei. In nome di Hervé Pottier, Direttore dell'agenzia AFII, è stato sottolineato il fatto che circa un terzo degli scambi coi capi di imprese desiderose di investire in Francia si fanno in francese e che la Francia è la prima destinazione mondiale per i progetti italiani, la conoscenza del francese è dunque un fattore determinante per le imprese che si sono installate in Francia. Secondo Stefano Valvason, Direttore generale CONFAPI INDUSTRIA, le PMI hanno saputo afferrare come opportunità di sviluppo le « nicchie » di prodotti e di mercati poco esplorati dalle grandi imprese multinazionali, e ciò ha permesso loro di subire in modo minore la crisi. Ha constatato che le PMI manifatturiere e di servizi alla produzione affrontano anche oggi i mercati del bacino mediterraneo, dell’Africa Centrale e del Canada, essendo la conoscenza del francese un elemento essenziale durante tutte le fasi di conclusione di un affare. “Le piccole imprese devono essere formate all’ internazionalizzazione che non vuole dire andare a l’estero, ma prima di tutto guardare dentro l’azienda prima di organizzare un progetto d’investimento.” Stefano Valvason ha ricordato la centralità della personalità nella piccola aziende, dove capire la persona è fondamentale. Abbiamo potuto sentire su questo argomento le testimonianze interessanti di imprese (Codevintec, Italiana, Networth et SOS International, Studio Legale Rossi $ Associati ) che insistono sull'importanza di considerare la lingua francese come una lingua di negoziato e degli affari, ma anche una lingua sempre più necessaria nel campo della produzione. Essi hanno sottolineato l'empatia che permette di capire la lingua dell'altro e la necessità di sviluppare la formazione del personale. Gli stage e la mobilità, così come le esperienze di volontariato aziendale internazionale, sono essenziali per entrare nel mercato del lavoro. La nozione di plurilinguismo è stata illustrata dai docenti universitari e rappresentanti del ministero dell'istruzione e del Parlamento europeo presenti, come un valore aggiunto ed un fattore di riuscita. Enrica Galazzi, Marie Christine Jullion, e Cecile Desoutter, tutte specialiste del plurilinguismo nelle aziende, hanno sottolineato l'importanza di un dialogo costruttivo, in materia linguistica, tra i mondi dell'impresa e quello dell'istruzione e dell'università. I docenti universitari presenti hanno insistito sulla necessità di scambi più approfonditi, particolarmente sulle competenze richieste nel mercato del lavoro. Una piattaforma di scambi interattivi destino alle PMI esiste già. Il direttore generale del Parlamento Europeo, Bruno Masarà ha ricordato che il cuore del progetto europeo è quello delle lingue. Oggi sul mercato mondiale del lavoro, oltre all’inglese, ci sono altre lingue che fanno la differenza. La Lombardia ,grazie a progetti innovativi come quello della rete “ certi lingua”, sviluppa un apprendimento esemplare della lingua francese e delle altre lingue europee, per facilitare l’ingresso dei giovani al mondo del lavoro. Al di là del suo valore culturale, la lingua francese possiede dunque un valore economico, la sua attratività è rinforzata dall'intensità degli scambi universitari del resto, (la Francia è la 2a destinazione preferita dagli studenti italiani Erasmus), dai doppi diplomi universitari franco italiani, dalle borse di studio accessibili agli studenti italiani e, in ultimo, per il successo del doppio diploma di Stato, l’Esabac, con 6000 diplomati nel 2015. La tavola rotonda ha dimostrato che al di là dell’impegno degli Stati, l'apprendimento e l'utilizzo di una lingua dipende anche fortemente dall’impegno delle imprese, delle associazioni e dei protagonisti stessi.