articolo PSS salute e lavoro
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Progetto Salute e Lavoro Sperimentazione di forme di dialogo tra aziende e sociale A prima vista sembrerebbe che il mondo del ro il Progetto “Salute e Lavoro”, nasce da questa lavoro profit e il “mondo del sociale” siano realtà connessione, che per fare promozione della saluseparate e incapaci di comunicare: da una parte te nei luoghi di lavoro sia necessario prevenire i ci sono le aziende con i loro obiettivi di mercato comportamenti di abuso. ed economici, che “producono”; dall’altra le orgaNon a caso il problema del consumo in ambito nizzazioni pubbliche o private che invece svilup- lavorativo è già da diversi anni sotto l’attenzione pano interventi a favore dei soggetti sociali più dei principali organismi di settore e collegato alle politiche per la salute e la sicurezza. deboli, che fanno “assistenza”. Sistemi valoriali, mission, modalità organizIl fenomeno dell’abuso oltre a produrre i conozative, motivazioni e culture diverse li pongono sciuti e già stimati effetti a livello individuale, spesso in contrasto: siamo di fronte a due mondi interpersonale e familiare, nell’ambito lavoratiche fanno fatica a dialogare. vo, può incidere sulla produttività, sull’assenteiSe questa è la tendenza prevalente, è altret- smo, sugli infortuni, sulle malattie e la mortalità tanto vero che stanno crescendo le possibilità e sul lavoro, può inoltre minacciare la sicurezza i tentativi di incontro e di propria ed altrui, con tutti collaborazione. associati. Le numerose esperienze i costi Le numerose esperienNonostante ciò, ancora ze positive di integrazione il riconoscimento di positive di integrazione oggi, lavorativa in aziende e nelle queste gravi conseguenze cooperative costituiscono non sempre è sufficiente a lavorativa in aziende motivare un impegno delle l’elemento centrale di una dirigenze aziendali, delle contaminazione che crea e nelle cooperative organizzazioni sindacaconcetti nuovi: responsae dei servizi sociali nel bilità sociale di impresa, costituiscono l’elemento lipromuovere impresa sociale, mediaziointerventi di ne socio-lavorativa. prevenzione. centrale di una Le potenzialità di questo Alcuni ostacoli, in particonfronto vanno però ben colare, impediscono questa contaminazione che oltre la tutela del lavoro per attivazione. La cultura della chi un lavoro non lo ha, vi tolleranza, diffusa nei luocrea concetti nuovi è infatti la necessità altretghi di lavoro rispetto all’uso “moderato” di sostanze, tanto importante di tutelain particolare di alcol, che in alcuni casi sfocia re la salute e il benessere di chi già lavora. I dati ci dicono che in media ogni giorno tre addirittura nell’uso compatibile o funzionale lavoratori hanno incidenti mortali sul lavoro; all’attività lavorativa, in modo particolare l’uso che migliaia di persone ogni anno a causa degli della cocaina, che rende in una prima fase più infortuni sul lavoro contraggono invalidità par- produttivi e capaci di sostenere livelli di stress ziali o totali; che molti lavoratori vivono situa- elevati. L’atteggiamento di negazione del prozioni di malessere psico-fisico dovute alla forte blema da parte dei lavoratori, che temono di precarietà e incertezza rispetto al futuro o cau- perdere il posto di lavoro. La resistenza da parte delle dirigenze aziendali ad affrontare il tema, sate da situazioni di stress o di mobbing. A volte per contrastare il malessere si ricorre per le possibili conseguenze negative collegate all’uso o all’abuso di psicofarmaci, di sostanze alle normative vigenti e all’immagine dell’azienstupefacenti e di alcol, o si cade nella trappola da. La convinzione errata che gli interventi di del gioco patologico. prevenzione nei confronti degli adulti siano Essere consapevoli che il mondo del lavoro del tutto o scarsamente efficaci e che sia molto non è esclusivamente luogo di potenziale inte- meglio investire nelle “giovani generazioni” con grazione, ma anche una delle realtà in cui si ori- interventi all’interno delle scuole. gina il disagio, è il primo passo per poter consiIl Progetto Salute e Lavoro, voluto dal Diparderare l’azienda come uno dei possibili spazi in timento Dipendenze dell’ASL Provincia di Milacui realizzare interventi sociali per promuovere no 1 e realizzato dagli operatori dei servizi del la salute e il benessere1 e per cercare quindi una Dipartimento Dipendenze in collaborazione con CS&L consorzio sociale,2 nasce per affrontare e forma di dialogo tra mondi diversi. L’esperienza di cui vi vogliamo parlare, ovve- tentare di superare questi ostacoli. Prevenzione n. 3/2012 Lorenzo Canafoglia Educatore professionale, operatore del progetto, CS&L Paola Duregon Assistente sociale, Referente prevenzione ASL MI 1, coordinatrice progetto, ASL Provincia di Milano 1 Marco Forlani Responsabile area lavoro Katia Salemi Coordinatrice del progetto, CS&L Note 1 Si veda la definizione di “salute” contenuta nella costituzionedell’OMS. 2 www.consorziocsel.it 11 TAVOLA 1 Connessioni principali tra i soggetti coinvolti CS&L Coordinatrice Operatore AZIENDE Destinatari Coordinatrice referente ASL Coordinamento Progetto Operatori CS&L Operatori distretti ASL (un operatore per distretto) Equipe operativa Operatori CS&L Operatori distretti ASL (alcuni, secondo necessità) Promotori ASL Dipartimento Dipendenze Distretti territoriali Assistenti sociali, medici, psicologi, educatori Promotori/ destinatari La modalità innovativa che l’ASL MI 1 ha scelto le permette di promuovere un’immagine meno legata all’idea di “controllo e vigilanza” e più vicina alla mission di garantire la salute a tutti cittadini, oltre a sviluppare maggiori sinergie al proprio interno. Breve storia del progetto Salute e Lavoro L’occasione per riflettere in merito alle strategie di intervento preventivo in ambito lavorativo nasce dal Progetto interregionale Re-ligo (2004– 2005) e dalla volontà di sperimentare una rete locale, per favorire il confronto tra servizi pubblici e privati, enti locali, associazioni e per prevenire e contenere il disagio e favorire la salute. Il Dipartimento Dipendenze dell’ASL MI 1, dopo un percorso formativo, ha istituito dei “gruppi di miglioramento” (autunno 2007), che avevano come tema la prevenzione in ambito scolastico e la prevenzione nei luoghi di lavoro. Il gruppo di miglioramento “Salute e Lavoro”, composto da operatori del Dipartimento Dipendenze, del privato sociale, delle organizzazioni sindacali e degli enti locali, aveva ipotizzato un intervento di prevenzione finalizzato a promuovere la salute e il benessere dei lavoratori. Il contenuto del programma di prevenzione pensato si proponeva di trasmettere ai destinatari l’acquisizione di abilità spendibili ed efficaci da adottare per affrontare i diversi problemi della vita quotidiana; abilità quindi protettive rispetto all’acquisizione di comportamenti di abuso. Nel 2008 è stata attivata la prima sperimentazione di Salute e Lavoro, individuando alcune aziende del territorio dell’ASL che operavano nel settore dei trasporti pubblici e privati. Questa prima esperienza è servita principalmente a realizzare un’indagine qualitativa che ha restituito a noi e alle aziende una fotografia della percezione che i lavoratori hanno riguardo la propria salute e le loro abitudini riguardo ai comportamenti di abuso. Nel 2009-2010, invece, il progetto si è rivolto ad aziende del settore chimico e ha proposto un lavoro più articolato. Infatti, dopo aver realizzato l’indagine qualitativa, ha attivato alcuni percorsi formativi di tipo preventivo rivolti alle figure chiave del mondo aziendale, affinché questi soggetti potessero offrire supporto ai colleghi in eventuali situazioni di disagio. 12 n. 3/2012 Nel 2011 il progetto sta proseguendo sulla falsa riga dell’annualità precedente, allargando però l’intervento a tutte le tipologie aziendali. In questi anni di sperimentazione, inoltre, il progetto sta costruendo un’alleanza con le organizzazioni sindacali e di categoria, utile a sostenere e a diffondere l’iniziativa in sinergia con le altre azioni territoriali messe in campo. La struttura organizzativa del progetto Come si vede nella tavola 1, una delle caratteristiche principali del Progetto Salute e Lavoro è di favorire un sistema integrato tra servizio pubblico e privato sociale. Promuovere un sistema integrato di interventi in questo settore significa ricondurre a un’unità programmatoria e gestionale comune, mettendo insieme culture e risorse differenti. Nello specifico, per il Dipartimento Dipendenze questo ha significato in primo luogo promuovere una forte collaborazione con il privato sociale, in secondo luogo, ricercare modalità di collaborazione di carattere non tradizionale con agenzie sociali, come ad esempio i sindacati, e in ultima istanza spostare l’attenzione dal “cosa fare” alle riflessioni in merito al “come fare” e prevedere le ricadute istituzionali. Questa scelta di integrazione ha richiesto l’attivazione di un “luogo” di pensiero in cui il lavoro di gruppo pubblico/privato ha dato maggiore energia e qualità alla riflessione dei singoli: il tavolo di coordinamento. Il tavolo di coordinamento inizialmente è coinciso con il gruppo di miglioramento, poi nel corso delle sperimentazioni ha assunto una forma diversa. È coordinato dalla referente dell’area prevenzione del Dipartimento Dipendenze ed è composto da un referente per ogni Servizio per le dipendenze (SerT e NOA), dagli operatori del Consorzio sociale CS&L (responsabile, coordinatore e operatore di progetto), da un referente degli enti locali. È il luogo della riflessione sulle modalità operative adottate nelle aziende, e anche l’ambito della programmazione delle diverse strategie preventive di qualità nel mondo del lavoro. Ha inoltre il compito di divulgazione dei risultati della sperimentazione e, in genere, si riunisce una volta al mese. Infine, accanto a questo luogo di pensiero, il progetto si è dotato di altri strumenti, come i tavoli operativi, sotto equipe integrate tra operatori dei servizi sociosanitari e operatori del Consorzio CS&L che si occupano di programmare e realizzare gli interventi proposti alle aziende. In questi gruppi sono solitamente coinvolti un medico, uno psicologo, un educatore e un metodologo. La metodologia di lavoro con le aziende Dopo una prima fase finalizzata a individuare le aziende con le quali lavorare e stipulare con esse un patto di collaborazione, il progetto procede con l’attivazione di una ricerca che propone la realizzazione di una fotografia della percezione dei lavoratori sulla loro salute e sui comportaPrevenzione Prevenzione TAVOLA 2 La metodologia del progetto Progetto Monitoraggio Inf orm azi on e Gruppo dei MDI Restituzione dei dati: Ricerca dirigenza e rappresentanti dei lavoratori Formazione Dirigenza e rappresentanti dei lavoratori: promozione ricerca Pre Pr sen imo taz con ion ta e p tto rog ett o menti di abuso, e successivamente un intervento formativo (tavola 2). Per ciò che riguarda il primo aspetto, si utilizza il metodo della ricerca qualitativa, avvalendosi di un questionario che raccoglie dati relativi a tre aree: sicurezza, relazioni, sostanze. Tale questionario anonimo è solitamente distribuito a tutti i lavoratori dell’azienda; è allegato alla busta paga e raccolto utilizzando delle urne chiuse ritirate dagli operatori del progetto. Una volta elaborati i dati, coerentemente con la metodologia della Ricerca Intervento della quale la ricerca qualitativa si avvale, si convocano i rappresentanti aziendali e si mostrano le risultanze della fotografia emersa. Si cerca poi di dare ai dati una interpretazione condivisa. Specifichiamo, per maggior chiarezza, che per referenti aziendali si intendono: la dirigenza (direttore di stabilimento e responsabile risorse umane), referente sicurezza per i lavoratori (Rls), responsabile della sicurezza per l’azienda (Rspp), i rappresentanti dei lavoratori (Rsu) e il medico aziendale. La circolazione dell’informazione e la condivisione tra i vari soggetti menzionati rispetto al lavoro da svolgere insieme è una delle caratteristiche essenziali per una buona riuscita della ricerca e del lavoro complessivo. Al termine della restituzione dei dati dei questionari o in un incontro subito successivo, si decide come procedere. Solitamente gli operatori del progetto, anche alla luce degli esiti del dibattito relativo ai dati, propongono un percorso di formazione, costituito da alcuni incontri che hanno come tema: gli effetti delle sostanze, la relazione di aiuto, il ruolo del Moltiplicatore dell’Informazione (Mdi) il funzionamento dei servizi socio sanitari dell’ASL. Tale percorso formativo è rivolto ad alcuni/e lavoratori e lavoratrici, che si chiede alla azienda stessa di individuare tra i propri componenti, privilegiando le auto candidature o comunque pensando a figure che già hanno un ascendente verso i colleghi per varie ragioni: ruolo (Rsu, Rls, Rspp), anzianità di servizio, carisma personale. Il numero di componenti del gruppo che nasce da questa selezione dipende dalla grandezza della azienda stessa; fino ad oggi esso è oscillato tra un minimo di tre ad un massimo di sei partecipanti. Una volta individuato il gruppo di MDI e realizzata la formazione, il passaggio successivo consiste nel rendere pubblica tale presenza all’interno dell’organizzazione lavorativa. Gli strumenti individuati per realizzare tale comunicazione possono essere di vario tipo: giornalino aziendale interno, comunicazione scritta da affiggere all’interno delle bacheche presenti in azienda, assemblea e incontri con i colleghi, cartelli e panel riassuntivi del percorso svolto e degli esiti dello stesso, con i nominativi degli interessati. Al gruppo così costituito e formato, si dà il mandato di “raccogliere, osservare e nel caso, intervenire” rispetto a situazioni che possono prefigurare un disagio relativo a: consumi pro- Progetto Tempo blematici, sospetto di dipendenze, difficoltà di tipo psichico, anche se di livello lieve (per esempio: ansia, difficoltà protratta nel tempo a concentrarsi, ecc.). Il lavoro dei mediatori dell’informazione è monitorato dallo staff di progetto attraverso un programma concordato con il gruppo e con la dirigenza aziendale. Il monitoraggio prevede degli incontri in ogni singola azienda e dei momenti di formazione allargata in cui raccogliere i vari gruppi di Mdi delle diverse aziende permettendo loro di confrontarsi. La metodologia di intervento proposta si fonda sulla pratica della educazione tra pari o Peer education, da molti anni sperimentata con successo da ASL nelle scuole, con gli adolescenti. Le condizioni per un lavoro di successo: punti di forza e nodi critici Dopo questi anni di sperimentazione è possibile individuare alcuni punti forza che possono facilitare la riprogrammazione dell’intervento rendendolo più efficace. Tra le variabili che facilitano la buona riuscita dell’intervento vi sono: l’area geografica di intervento dell’azienda, il settore produttivo, la dimensione dell’azienda, le figure di riferimento disponibili. L’azienda per essere contattata dal progetto Salute e Lavoro deve avere il proprio sito produttivo nell’ambito territoriale della ASL MI 1. Nel 2009-2010 abbiamo provato a restringere l’ambito territoriale di azione a un solo distretto per avere una maggiore omogeneità del target di lavoratori e per facilitare la creazione di una rete territoriale sul tema della prevenzione nei luoghi di lavoro. Ma si è visto che nel tempo ci precludeva le possibilità di contatto con aziende interessate fuori dal “confine” distrettuale. Pertanto in questa ultima annualità non sono stati imposti confini territoriali se non quelli obbligati dalla competenza territoriale dell’ASL MI 1. Il settore produttivo e la dimensione sono due altri elementi importanti che possono facilitare la nostra azione. Alcune tipologie produttive, come ad esempio la “chimica” hanno infatti una sensibilità particolarmente spiccata sui temi legati alla salute e quindi c’è, fin dall’inizio, un maggior ascolto alle n. 3/2012 13 nostre richieste. Queste aziende sono abituate a salute dei lavoratori deve poter essere fatta su lavorare sulla sicurezza dei lavoratori per la peri- basi concrete e non solo su una scelta sociale. colosità del prodotto di cui si occupano e hanno Ecco perché nel corso di questi anni il progetto Salute e Lavoro ha cercato di adottare uno quindi un mentalità mediamente progettuale. Così anche, la numerosità di dipendenti e del stile comunicativo e linguistico che possa essere personale che afferisce all’azienda, in generale compreso da entrambi i soggetti coinvolti. facilita; se è abbastanza alta, almeno sopra i 100 Ha cercato di tradurre gli obiettivi sanitari addetti, permette di procedere con la metodo- e sociali in obiettivi riconoscibili dalle aziende logia sopra descritta e l’utilizzo di tutti gli stru- come vantaggiosi per le stesse organizzazioni. menti previsti. Un altro fattore facilitante è la Dobbiamo riconoscere che per fare questo, presenza di tutte le figure di riferimento descrit- un grande aiuto è arrivato dalle aziende stesse, le te all’inizio del paragrafo sulla metodologia: la quali molte volte ci hanno suggerito come poter dirigenza (direttore di stabilimento e responsa- leggere in maniera differente il nostro lavoro. bile risorse umane), Rls, Rspp, i rappresentanti Altro importante nodo critico con cui il prodei lavoratori (Rsu) e medico aziendale. getto si trova regolarmente a dover fare i conti, In particolare, l’ esperienza acquisita permet- riguarda la proposta di individuare in azienda te di dire come sia essenziale la presenza di un delle figure chiave che possano essere considesoggetto, individuo o gruppo, che abbia potere rate dei moltiplicatori dell’informazione. decisionale. Solitamente si tratta del direttore Come abbiamo spiegato, questa scelta è da di stabilimento o del gruppo dirigente (diret- considerarsi fondamentale per la nostra stratetore, responsabile delle RU, responsabile della gia; è il modo di instaurare un vero e proprio ponproduzione). te tra i servizi sociosanitari Nei casi, per fortuna e i lavoratori. L’ambizione di Purtroppo questa pochi, in cui tali presenmetodologia non è priva di ze non ci sono state fino Salute e Lavoro è di ostacoli. dall’inizio, i problemi di attivazione e realizzazione Molte volte, infatti, i trasformarsi nel tempo lavoratori dell’intervento sono stati di leggono la predifficile soluzione. senza dei moltiplicatori da sperimentazione a come minacciosa; quasi Allo stesso modo dei se il progetto, sopratpunti di forza, abbiamo intervento strutturato come tutto se avvallato e promosindividuato anche alcuso dalla dirigenza aziendale ni nodi critici che vanno capace di offrire alle e non dalle Rsu, proponestenuti in considerazione: il reperimento delle aziense l’arrivo in azienda di aziende una risposta de, i diversi linguaggi tra “controllori”. mondo profit, non profit Pertanto un importante concreta e stabile sui e pubblico, la figura del lavoro dello staff di progetè tentare di scardinare moltiplicatore dell’infortemi della promozione to questo fantasma, e di metmazione quando viene letta come “controllore”, il tere in luce la bontà del della salute reperimento delle risorse. lavoro svolto dai colleghi/ lavoratori che si candidano Un elemento di criticità è sicuramente rappresentato dalla difficoltà di ad occuparsi di salute in azienda. reperimento delle aziende, se questo passaggio Scardinare questo pregiudizio significa molto non è mediato da soggetti terzi che fungono da spesso lavorare sulla comunicazione; curare le “soggetti invianti” come ad esempio i sindacati modalità con cui si diffonde in azienda il lavoro oppure se la richiesta di realizzazione del proget- che si sta svolgendo. Significa inoltre sostenere to non arriva direttamente dal destinatario. i Mdi con un intenso percorso di monitoraggio, Come abbiamo già sottolineato nell’intro- affinché essi possano offrire le risposte più corduzione, uno dei nodi centrali dell’intervento rette ai colleghi e quindi posizionarsi nel loro riguarda la compatibilità tra i linguaggi. Tale contesto lavorativo nel modo più appropriato. compatibilità è strumento e insieme obiettivo Ultimo nella lista dei nodi critici, ma non per del progetto. importanza: il reperimento delle risorse. I finanziamenti pubblici che l’ASL MI 1 ha Il privato sociale e l’Istituzione pubblica hanno sviluppato un proprio modo di comunicare, garantito per il mantenimento del progetto sono potremmo dire che possiedono un vero e proprio sempre meno certi, anche a causa della crisi che stile linguistico che molto spesso ha poco a che sta investendo tutto il mondo economico e quindi anche quello pubblico e dei servizi. fare con lo stile utilizzato dalle aziende. Nel mondo profit ciò che maggiormente è Fino ad oggi inoltre, Salute e Lavoro, ha potupercepito come interessante riguarda il profitto, to contare su finanziamenti annuali. Mentre la il raggiungimento di obiettivi aziendali (non per progettazione che si avvia con le aziende è quasi forza di tipo economico, ma comunque legati ad sempre una progettazione a lungo termine, che supera i dodici mesi di finanziamento. Ciò ovviaelevare il livello prestazionale dell’azienda). Questo non significa che nelle aziende non mente fa vivere al progetto e agli operatori che vi ci sia interesse per il lavoratore in quanto “per- lavorano un certo disagio dovuto alla precarietà, sona”, significa solo che la scelta di aderire ad oltre a una certa difficoltà nella programmazione un progetto tutto finalizzato al benessere e alla delle attività che necessitano tempi lunghi. 14 n. 3/2012 Prevenzione Le prospettive L’ambizione di Salute e Lavoro è di trasformarsi nel tempo da sperimentazione ad intervento strutturato capace di offrire alle aziende una risposta concreta e stabile sui temi della promozione della salute. Per fare questo sono necessari dei passaggi importanti, tra i quali, innanzitutto pensare che la sperimentazione condotta sino a oggi possa divenire patrimonio di tutti gli operatori dei servizi socio sanitari del Dipartimento delle Dipendenze e non più solo di alcuni. Come si è visto in figura 1 infatti, il dipartimento, ed i distretti della ASL, sono sia promotori sia destinatari dell’intervento. Ampliare gli alleati interni all’ASL del progetto, consentirebbe di offrire una risposta alle aziende di tutti i territori dell’ASL MI 1 e permetterebbe ad ogni servizio di condividere le strategie di intervento sulla salute nei luoghi di lavoro; oltre a questo si potrebbe oltrepassare il tema della prevenzione all’uso di sostanze per arrivare a parlare di “corretti stili di vita”; ciò significherebbe ad esempio, cercare una collaborazione con altri Dipartimenti dell’ASL per offrire alle aziende un pacchetto progettuale sulla salute più ampio e completo. Inoltre sarebbe importante dotarsi di strumenti che fidelizzino le aziende con le quali è stato sperimentato l’intervento. Per questo motivo il progetto sta costruendo uno strumento capace di creare un’alleanza duratura con le aziende. Si tratta di un “Protocollo di collaborazione” secondo il quale il Dipartimento delle Dipendenze si impegna a offrire all’azienda una consulenza costante in materia di accertamenti sull’uso di sostanze, di prevenzione e di salute, ricevendo in cambio l’impegno a progettare un piano di intervento annuale sulla salute e a sostenere la formazione e il monitoraggio dei moltiplicatori dell’informazione. Vorremmo concludere questo nostro scritto con l’auspicio che il progetto Salute & Lavoro rafforzi e consolidi sempre di più la caratteristica fondante e fondamentale che lo sta contraddistinguendo e cioè la possibilità di strutturare un dialogo proficuo tra il mondo delle aziende profit, il non profit e il servizio pubblico. Tre “mondi” diversi e a volte troppo distanti che tentano di tradurre le proprie “lingue” per ascoltarsi e cercare di capirsi; tre modi di approcciare al tema “salute”, molto ampio e complesso, che tentano di costruire un linguaggio comune. La nostra vera sfida si trova qui, nel cercare uno “spazio comune” di condivisione di linguaggi e soprattutto di significati che ci consenta di fare sempre di più e sempre meglio quello che a tutti noi preme: lo sviluppo e la promozione della salute, individuale e collettiva. # Prevenzione Libri U. Ascoli Il Welfare in Italia Il Mulino, Bologna, 2011 Il sistema di welfare italiano è profondamente mutato nell’ultimo trentennio. Nelle pensioni è aumentato il peso del privato ed è diminuita la capacità complessiva di copertura. Nel lavoro è stata pressante la spinta alla flessibilizzazione. Nell’istruzione è stato messo in discussione il ruolo centrale della scuola e dell’università pubbliche. Nell’assistenza sociale si è avuta una regionalizzazione spinta delle politiche, con una conseguente crescita delle disuguaglianze. Complessivamente, emerge un modello di welfare in cui le logiche universalistiche appaiono indebolite. Si configurano ormai due diversi sistemi di cittadinanza sociale: il welfare del Nord e il welfare del Sud. C. Primerano, V. Tarchini Costellazione RSA Maggioli, Sant’Arcangelo di Romagna (RN), 2011 L’allungamento della vita della popolazione determina cambiamenti profondi all’interno del nostro sistema socio-economico, culturale, sanitario e familiare. Sono forze potenti, a cui non si può non far fronte, con nuovi e innovativi interventi assistenziali e prestazioni in grado di garantire la continuità delle cure e l’integrazione degli interventi sociosanitari. È sempre più indispensabile ridurre la frammentazione della rete di offerta e garantire la continuità e la qualità delle cure della persona anziana e della sua famiglia.Il presente volume nasce da un’esperienza sul campo di due anni con i dirigenti e con le figure di coordinamento di alcune RSA dell’area milanese. Il contatto sistematico con queste figure ha permesso di formare un piano di confronto, di condividere le informazioni, rilevare le criticità e di circoscrivere le peculiarità delle singole realtà organizzative, dando vita a una linea di soluzioni. Questo “laboratorio” operativo ha permesso alle figure coinvolte di ricostruire le ipotesi alla base del lavoro, di sperimentare nuove soluzioni da inserire nei propri modelli di lavoro e di condividere concretamente le varie metodologie operative. In particolare, il volume ruota attorno a tre variabili fondamentali dei servizi per anziani, che presentano delle criticità, ma che al tempo stesso possono essere percorse da riformulazioni e da miglioramenti: • le dimensioni di contesto che caratterizzano l’azione dei servizi; • le forme di coinvolgimento delle famiglie per la costruzione del progetto residenziale; • le modalità con le quali si sostiene il lavoro degli operatori e l’integrazione delle funzioni. Sono questioni significative e interessanti per chi già opera nel settore, certo, ma anche per chi chi si accosta a quest’ambito con l’obiettivo di approfondire alcuni dei suoi aspetti funzionali nevralgici. è un terreno nel quale è importante mettere a punto ipotesi, percorsi, soluzioni ed esperimenti. è una prospettiva quindi che vede la formazione protagonista in termini di attiva e diretta risorsa di sostegno all’esercizio della professione. Hanno collaborato l’RSA Don Cuni dell’Azienda Speciale Consortile Servizi alla Persona di Magenta, l’Istituto Geriatrico “C. Golgi” di Abbiategrasso, la Fondazione la Pelucca, Il Gruppo Segesta, gli Uffici di Piano degli ambiti sociali di Rozzano e Corsico. Il lavoro è stato promosso dalla Provincia di Milano e realizzato con la collaborazione dello Studio APS di Milano. A. Gorgoni, A. Panico Una società vulnerabile Carocci, Roma, 2011 Le conseguenze generate dalla crisi economica e finanziaria che ha avuto origine nel 2008 hanno messo a nudo l’immagine di un’umanità ferita. Le tante disuguaglianze sociali che portano ad escludere larga parte della popolazione mondiale dal godimento di un qualche benessere confermano che questo è un mondo malato, che ha bisogno di cure e di regole per evitare di cadere in un baratro ancora più profondo nel futuro, magari dopo aver faticato enormemente per risalire la china. Il volume, dopo una presentazione delle previsioni sulla realtà contemporanea proposte dai sociologi classici ed un’analisi sintetica della visione offerta da quelli contemporanei, indica una strada possibile per contenere la vulnerabilità diffusa che attanaglia la nostra società, umanizzando la globalizzazione e gettando le basi perché un accentuato individualismo non la conduca alla deriva dell’”indecenza” permanente. n. 3/2012 15