Calendario Esposizioni Brescia Marzo 2013

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Calendario Esposizioni Brescia Marzo 2013
BRESCIA
ESPOSIZIONI
MARZO 2013
Infopoint Turismo Bresciatourism
MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
MOSTRE NEI MUSEI CIVICI
& NEGLI SPAZI ESPOSITIVI DI BRESCIA
MUSEO SANTA GIULIA
Dall’8 marzo al 30 giugno 2013
NOVECENTO MAI VISTO
Capolavori dalla Daimler Art Collection
FROM ALBERS TO WARHOL TO (NOW)
I capolavori della Daimler Art Collection per la prima volta in Italia. Nell’ambito di “Novecento mai visto”, la
mostra curata dalla dott.ssa Renate Wiehager, saranno raccolte 230 opere firmate da 110 artisti internazionali, dal
1909 ad oggi: una selezione di grande valore che parte dai classici del Costruttivismo e dell’Arte Concreta,
passando per il Minimalismo e le Tendenze Concettuali.
Tra le opere esposte anche installazioni, fotografie e video di noti artisti contemporanei, tra cui Nic Hess e Luca
Trevisani. Con una speciale sezione dedicata all’automobile quale musa ispiratrice.
La mostra, articolata attraverso un percorso che pone in risalto i principali movimenti artistici dell’ultimo secolo,
prevede anche un ampio programma educativo per gli allievi delle scuole e degli istituti superiori di Brescia, che
sarà sviluppato in collaborazione con il dipartimento educativo del museo.
Punto di partenza dell’esposizione “Novecento mai visto” sono alcuni capolavori del Modernismo Classico, con
importanti lavori della scuola tedesca Bauhaus, del Costruttivismo e dell’Arte Concreta come, ad esempio, Josef
Albers, Willi Baumeister e Max Bill, i principali artisti della collezione. Altri nomi rappresentativi di quei tempi
sono Adolf Hölzel, Oskar Schlemmer, Adolf Fleischmann, Jean Arp, Richard Paul Lohse, Herrmann Glöckner
e Georges Vantongerloo. Nelle sezioni storico-artistiche iniziali l’esposizione presenterà capolavori del tempo
affiancati da posizioni contemporanee che riferiscono, riflettono o sono correlate a questi predecessori artistici.
Questa esposizione vuole creare un dialogo referenziale tra i lavori e rivelare collegamenti discorsivi tra idee
formali individuali e argomenti nel tempo.
La seconda parte della mostra è dedicata alla ZERO avantgarde europea. Questo movimento è legato ad artisti
come Heinz Mack, Enrico Castellani, Dadamaino, Getulio Alviani, François Morellet, Jan Schoonhoven, Klaus
Staudt e Jan Henderikse. Fondato nel 1957 da Heinz Mack e Otto Piene come un’associazione di artisti, “Zero”
divenne un movimento europeo negli anni Sessanta. Mettendo in discussione le basi della produzione, ricezione
e presentazione artistica in generale, gli artisti ridefinirono in modo radicale il concetto tradizionale di opera
d’arte, ponendo le basi per l’Arte Concettuale e il Minimalismo in Europa.
La seconda sezione espositiva ospita i classici del movimento Minimal Art dal Nord America e dalla Germania,
tra cui lavori di Donald Judd, Sol LeWitt, Ulrich Rückriem o Charlotte Posenenske, tutti risalenti agli anni
Settanta. L’esposizione dimostra che esistono connessioni vitali tra la pittura strutturale-costruttiva europea e le
tendenze americane dell’arte minimalista, rappresentate nei lavori di Peter Roehr, Hanne Darboven e Franz
Erhard Walther. Si mostra chiaramente che il Minimalismo è un tratto caratteristico di molti lavori di artisti di
periodi e nazionalità differenti. Le tendenze di un Minimalismo internazionale sono attualmente sviluppate da
artisti come Natalia Stachon, Lasse Schmidt Hansen o Jonathan Monk.
Nell’ambito dell’arte contemporanea, “Novecento mai visto” pone in evidenza movimenti artistici come l’Arte
Concettuale e il Ready-made, nonché cinque ampie presentazioni monografiche firmate da artisti di fama
internazionale. Questi gruppi di lavori firmati da Andy Warhol, John M Armleder, Sylvie Fleury, Philippe
Parreno e Martin Boyce sono stati acquisiti negli ultimi 25 anni e rappresentano oggi il nucleo concettuale della
Daimler Art Collection.
Dal 2000 la collezione ha esteso i suoi confini internazionali con lavori di alto calibro di artisti provenienti da
Australia, Sud Africa, Asia, India e Stati Uniti. “Novecento mai visto” ospiterà alcune di queste recenti
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
sfaccettature: in una sezione sarà discussa l’importanza dell’idea del Ready-made sviluppata da Duchamps agli
inizi del XX secolo, con opere di Mathieu Mercier, Haim Steinbach, John Nixon e John M Armleder. Un’altra
sezione sarà dedicata alle tendenze concettuali dagli anni Sessanta ad oggi. La vicinanza intellettuale e fattuale dei
lavori di Joseph Kosuth, Marcia Hafif, Daniel Buren, Bojan Šarčević, Alicja Kwade e Liam Gillick consente al
visitatore di ripercorrere i momenti fondamentali dell’Arte Concettuale: la sua enfasi su sistema e serie,
dematerializzazione e processualità, razionalità/ irrazionalità dell’idea di opera, parametri dell’opera d’arte, il
coinvolgimento dell’osservatore e l’arte come linguaggio - il linguaggio come arte.
Un altro nuovo ambito d’interesse della Daimler Art Collection è rappresentato dalla New Media Art, che
comprende fotografia, video e installazioni multimediali spesso incentrate su tematiche socio-critiche, politiche e
culturali della società contemporanea come, ad esempio, le opere di Berni Searle, David Goldblatt, Pamela
Singh, Sigalit Landau, Alfredo Jaar e Santiago Sierra.
La sezione finale della mostra è dedicata a lavori commissionati sul tema dell’automobilismo. Nel 1986, in
occasione del 100esimo anniversario dell’invenzione dell’automobile, la Daimler-Benz chiese a Andy Warhol di
guardare il motivo di un’auto come un’icona di mobilità. Per la serie “Cars” furono programmate 80 opere, ma
solo 35 immagini e 12 disegni furono completati prima della morte di Warhol nel 1987. Questo complesso
costituisce l’origine per altri lavori legati alle automobili commissionati dalla Daimler a Robert Longo, Simone
Westerwinter o Sylvie Fleury. Quest’ultima produsse una serie di sei formidabili video per il nuovo MercedesBenz Center di Parigi. In ciascuna delle sue proiezioni a 3 canali, l’artista fonde il fascino delle leggendarie
vetture Mercedes-Benz con le ultime idee contemporanee dal mondo dell’arte e della moda, in un approccio
tanto enigmatico quando elegante. Questa sezione sarà completata con altre sculture, oggetti e video legati alle
automobili, firmati da Richard Hamilton, David Hockney, Kirsten Mosher e Vincent Szarek.
Dall’8 marzo al 30 giugno 2013
NOVECENTO MAI VISTO
Opere dalle collezioni bresciane
DA DE CHIRICO A CATTELAN E OLTRE
Insieme alla raccolta di arte moderna e contemporanea della Daimler, nel Museo di Santa Giulia sarà presentata
una mostra dedicata alle esperienze artistiche dell’arte italiana del Novecento, attraverso una selezione dei dipinti
dei Civici Musei, già esposti nella Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, aperta in Santa Giulia dal 1964 al
1972. La Galleria esibiva inoltre oltre settanta tele provenienti dalla straordinaria collezione depositata da
Guglielmo Achille Cavellini, comprendente quanto di meglio e di nuovo proponeva allora l’arte italiana e
internazionale (da Klein a Warhol, da Rauschenberg a Hartung, da Burri a Fontana). Importanti testimonianze
dell’arte del Novecento (de Chirico, Morandi, Sironi) arricchirono poi (1986) le raccolte civiche tramite il lascito
della famiglia bresciana Scalvini.
Il percorso della mostra intende ricordare quell’iniziativa, rendere omaggio a Cavellini come artista e
collezionista ed evocare il clima culturale “d’avanguardia” che connotava allora Brescia, anche grazie all’apertura
di nuove gallerie e al costituirsi di cospicue raccolte private. Attraverso i fondamentali prestiti concessi, almeno
in gran parte, da tali raccolte “storiche”, ancora in parte esistenti e spesso accresciutesi nel tempo, è possibile
delineare un percorso nell’arte italiana dal primo Novecento agli anni Settanta. Saranno così proposte al
pubblico opere “mai viste”, o esposte solo occasionalmente, da decenni conservate nei depositi dei Musei e nelle
stanze dei collezionisti bresciani. La scelta ha privilegiato, oltre al livello qualitativo, l’importanza delle singole
opere in riferimento all’attività dei rispettivi autori, in modo tale da poter testimoniare al meglio le tendenze che,
in particolare tra gli anni Cinquanta e Settanta, caratterizzano l’arte italiana, dall’Informale allo Spazialismo,
all’Arte Povera. La mostra è curata da Elena Lucchesi Ragni con Enrico De Pascale e Paolo Bolpagni.
La prima sezione presenta alcune opere di proprietà dei Civici Musei, sorprendentemente anticipatrici in senso
astratto, eseguite dal bresciano Romolo Romani (1884-1916), che firmò il primo “Manifesto dei pittori
Futuristi”. La dimensione europea dell’artista, prematuramente scomparso, è qui testimoniata, in particolare, da
alcuni straordinari disegni e dalla grande tela Immagine (1908 circa), posta in apertura del percorso espositivo: la
composizione, unicamente attraversata da andamenti dinamici di intensa vibrazione cromatica, rimanda alle
precoci sperimentazioni non figurative emergenti nei primi decenni del Novecento (Klee, Kandinskj, Kupka,
Čiurlionis).
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
La seconda sezione presenta sei dipinti, ancora di proprietà dei Musei, di ambito futurista (Gerardo Dottori,
Julius Evola, Gino Galli, Fortunato Depero). La serie riveste un notevole interesse per la datazione delle tele
(compresa tra il 1915 e il 1919) e per l’omogeneità delle soluzioni di tipo formale, come la scomposizione dei
volumi e l’uso del collage. Nel loro insieme testimoniamo la vitalità dell’avanguardia futurista dopo la morte di
Boccioni (1916), in particolare tra Firenze e Roma, dove era attivo Anton Giulio Bragaglia, il notissimo
fotografo e gallerista, originario proprietario della maggior parte dei dipinti. La sezione si conclude con la celebre
tela di Depero Ritratto psicologico dell’aviatore Azari (collezione privata), donato dall’autore allo stesso Azari
nel 1922 in occasione dell’“Esposizione Internazionale Futurista” di Torino.
La terza sezione è dedicata ad alcuni grandi maestri attivi nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, che
presero variamente parte al gruppo Novecento. Tale movimento, caratterizzato dal rifiuto dell’esperienza delle
avanguardie e dall’adozione dei generi tradizionali, elaborò un “ritorno” alla figurazione, talvolta a contatto
diretto con l’ambiente artistico parigino. Si potranno quindi ammirare, tra l’altro a diretto confronto, tre
notevoli dipinti di natura morta eseguiti da de Chirico (1925-30 circa, collezione privata), Giorgio Morandi
(1946, Musei Civici) e Gino Severini (1928, collezione privata); seguono due tele di Mario Sironi degli anni
Quaranta (Composizione e Doppia figura), di vigorosa costruzione plastica, provenenti, come il citato Morandi,
dal legato Scalvini ai Musei.
Il dopoguerra è un periodo di grande fermento per l’arte italiana, e la mostra lo documenta in una sezione, la
quarta, che potremmo riassumere nelle tre parole-chiave di “gesto”, “segno” e “materia”. È la rivoluzione
dell’Informale, che va molto al di là dell’astrattismo: le opere diventano testimonianza di misteriosi alfabeti,
tracce del gesto dell’artista, concrezioni di colori e di segni, agglomerati di materia. In mostra compaiono due
esponenti del Gruppo Origine, Giuseppe Capogrossi e Mario Ballocco (collezioni private), ma anche una rara
composizione di Emilio Vedova, già esposta alla Biennale di Venezia del 1948 (collezione privata). Si
aggiungono Enzo Brunori e Alfredo Chighine, pittori particolarmente apprezzati da Cavellini, da considerare tra
gli acquisti più importanti effettuati in occasione dell’apertura della Galleria d’arte moderna. Tra questi si
inserisce anche un dipinto di Ennio Morlotti (1955, collezione privata), dove le figure delle Bagnanti sembrano
ormai dissolversi in una continuità cromatica di forte evidenza materica. Lucio Fontana, con i suoi notissimi
“buchi” e ”tagli”, compie un passo ulteriore: è l’invenzione dello Spazialismo, cioè di una visione dell’arte in cui
lo spazio è inteso come materia, di cui offrire una nuova dimensione percettiva. Il suo esempio sarà
determinante nell’ispirare e orientare altri e più giovani artisti della fine degli anni Cinquanta e dei Sessanta,
come Enrico Castellani, famoso per le sue tele estroflesse, e il dirompente Piero Manzoni; oltre alla fin troppo
celebre Merda d’artista, provocazione al feticismo del mercato dell’arte, è presente in mostra un suo
straordinario Catrame del 1957 (collezioni private).
La quinta sezione è dedicata a Guglielmo Achille Cavellini. Le tre tele di Giulio Turcato, Renato Birolli e di
Mario Schifano (collezioni private), a lui appartenute, intendono evocare la sua collezione, allora unica in Italia
quanto ad aggiornamento e intuito critico. Nella stessa sala sono presentati tre ritratti di Cavellini (da lui
commissionati a Birolli, Mario Ceroli, Andy Warhol) ed alcune sue opere, dove la riflessione sulla condizione
dell’artista contemporaneo si traduce in espliciti rimandi alla storia recente della pittura, come le elaborazioni, in
legno combusto o colorato, dedicate a Morandi e a Braque. Il tema, ricorrente dal 1971, dell’
“autostoricizzazione” è ripreso nella Colonna, nell’Armadio e negli Abiti utilizzati nelle performaces, rivestiti di
testi autobiografici, dove la mescolanza tra le notizie vere e quelle del tutto improbabili si traduce in un gioco
insieme concettuale ed ironico.
L’ultima sezione espone alcuni lavori di esponenti della cosiddetta “Arte Povera”, sviluppatesi in Italia dalla fine
degli anni Sessanta. Il movimento rifiuta tecniche e supporti della tradizione e utilizza materiali comuni, come
legno, ferro, plastica e cuoio, per elaborare “installazioni” che stabiliscono una relazione diretta con l’ambiente e
l’osservatore. In mostra saranno presenti opere importanti (collezioni private) risalenti agli anni Sessanta e
Settanta, cioè alla fase culminante e più creativa del movimento, di autori quali Giovanni Anselmo, Michelangelo
Pistoletto, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio, Eliseo Matracci, Pierpaolo Calzolai e Alighiero Boetti.
Una sezione speciale della mostra è costituita dal nucleo di opere appositamente selezionate con l’intento di
stimolare un dialogo quanto più possibile fecondo con le architetture del monastero, con la sua storia, con le
opere e i segni che con il tempo vi si sono stratificati. L’operazione intende verificare da un lato la capacità dei
linguaggi contemporanei di confrontarsi con le grandi testimonianze artistiche del passato, dall’altro la possibilità
di aprire quest’ultime a nuove opportunità interpretative, a ulteriori livelli di significato. La collocazione delle
opere risponde infatti a una precisa strategia ostensiva che tiene conto delle affinità di tipo contenutistico o
formale, e dell’originaria destinazione d’uso di alcuni ambienti: di qui la scelta di collocare nell’abside di San
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Salvatore la scultura di Anish Kapoor e l’Angelo di Luigi Mainolfi (nel Coro delle Monache). Al centro dei
chiostri trovano posto, quali nuovi fulcri prospettici, il Grande Carro di Mimmo Paladino e la Nuvola di
Gabriele Picco. Ancora in un chiostro, inteso come luogo dialettico per eccellenza, si pone il padiglione di vetri
specchianti di Dan Graham, in cui il fruitore è allo stesso tempo attore e spettatore, in un continuo gioco di
riflessi e di inversione dei ruoli.
Dal 30 ottobre 2012 al 31 marzo 2013
Terre di confine. Una necropoli dell’età del Ferro a Urago d’Oglio
Tema della mostra è il ritrovamento di una piccola necropoli protostorica di V secolo a.C. La scoperta
rappresenta l’esito dell’indagine archeologica effettuata a Urago d’Oglio (BS) in occasione dei lavori per la
realizzazione dell’Autostrada Brescia-Bergamo-Milano (BreBeMi) che, attraversando i terreni agricoli della media
pianura ha intercettato tra il 2009 e il 2011 ben 130 siti archeologici e altri ne sta portando alla luce.
L’interesse della scoperta sotto gli aspetti storici e archeologici è davvero notevole: una necropoli della Cultura
di Golasecca, ubicata oltre il confine orientale tradizionalmente definito dagli specialisti, in prossimità di un
tracciato fluviale importante quale il fiume Oglio, al centro di vivaci rotte di scambio con il mondo etruscopadano, l’area veneta, il mondo alpino, l’area ligure. Tale situazione di commistione culturale sembra riflettersi
anche nella composizione dei corredi, espressione dell’incontro e della mescolanza di genti diverse, e nel rituale
funerario misto, a inumazione e a cremazione.
L’iniziativa, accompagnata dall’edizione dello studio dei materiali, vuole porsi come un buon esempio dei
risultati che può produrre la collaborazione tra pubblico e privato in particolarenella prassi dell’archeologia
preventiva e nella sua applicazione alle grandi opere pubbliche. Il catalogo a corredo della mostra intende
rappresentare il primo quaderno di una serie che si ponga come fine il dar conto in tempi rapidi dei risultati più
significativi ottenuti in Lombardia negli interventi di archeologia preventiva legati alla realizzazione di grandi
opere pubbliche e anche ai progetti, in parte conseguenti, di valorizzazione del patrimonio archeologico.
Dall’8 marzo 2013 riaprono anche gli allestimenti:
L’ospite eccellente, le opere della Pinacoteca Tosio Martinengo in Santa Giulia
In coincidenza con l’avvio dei lavori in palazzo Martinengo da Barco – la storica sede della Pinacoteca Civica – è
stata inaugurata al Museo di Santa Giulia l’esposizione “L’ospite eccellente”. Si tratta di una ricca selezione di
dipinti appartenenti alle raccolte della Pinacoteca, temporaneamente ospitati presso il Museo della Città al fine di
garantirne la visione ai bresciani e ai visitatori provenienti da altre città attraverso un criterio espositivo che
valorizza le opere, ponendo in luce gli autori più significativi – tra i quali Raffaello, Moretto, Romanino, Savoldo
e Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto – e importanti artisti di interconnessione sulla via maestra dell’intenso
realismo che ha caratterizzato la pittura bresciana ed il collezionismo locale.
La mostra allestita a Santa Giulia consente di compiere un percorso virtuale attraverso la storia della pittura
bresciana – o eseguita a Brescia e per Brescia da importanti artisti italiani – a cominciare dal Tardogotico e fino
al pieno Settecento. Non mancano, naturalmente, i più noti capolavori ai quali è legata la fama della raccolta
cittadina: dal Cristo Redentore e dall’Angelo di Raffaello allo Stendardo di Orzinuovi di Vincenzo Foppa, dal Cristo e
l’Angelo di Moretto all’Adorazione dei Pastori di Lorenzo Lotto, dal Flautista del Savoldo allo straordinario nucleo
dei dipinti di Giacomo Ceruti, tra i quali spiccano tre tele appartenenti al cosiddetto Ciclo di Padernello.
Parallelamente, trovano posto nell’esposizione anche opere alle quali gli studi condotti negli ultimi anni in
occasioni di importanti mostre cittadine hanno restituito il dovuto rilievo: è il caso per esempio dei Profeti del
Moretto, del ciclo dipinto da Giulio e Antonio Campi per palazzo della Loggia, e di notevoli opere di genere del
Seicento e del Settecento (paesaggi, marine e nature morte). Accanto al taglio cronologico, particolare attenzione
viene prestata all’approfondimento di alcuni temi specifici, quali il ritratto (sia di grande che di piccolo formato,
con belle miniature di scuola nord-europea e italiana provenienti in gran parte dalla collezione di Paolo Tosio), la
pittura devozionale e quella destinata a ornare gli edifici ecclesiastici, con le grandi pale d’altare provenienti dalle
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
chiese di San Barnaba (il polittico di Vincenzo Civerchio e Francesco Napoletano) e di Sant’Eufemia
(l’imponente Sacra conversazione dipinta da Moretto) e con le due Natività di Moretto e Romanino. Le cento opere
esposte a Santa Giulia trovano posto accanto ad alcuni ambienti del complesso monastico che – sempre in
connessione ai lavori di palazzo Martinengo – sono stati destinati a deposito.
Nuove acquisizioni per i Musei di Brescia
Tre affreschi di Floriano Ferramola
I tre affreschi, provenienti da un palazzo cittadino, sono stati depositati, con non comune sensibilità culturale,
nei civici Musei dall’attuale proprietario. Ulteriori ricerche potranno meglio precisarne la provenienza e
l’attribuzione, riferibile tuttavia a Floriano Ferramola. L’ampia apertura paesistica, la tipologia dei volti
femminili, le modalità esecutive rimandano, in particolare, ai due cicli profani che il maestro bresciano eseguì nel
castello di Meano (1509-1512) e in palazzo Calini in città (1512-1518). Per consentire un diretto confronto, i tre
dipinti saranno esposti accanto a quelli staccati dallo stesso palazzo Calini (La caccia con il falcone, La nascita di
Adone). Le tre opere costituiscono un raro esempio di decorazione privata che si segnala, oltre che per le qualità
esecutive, per i significati connessi alla coeva cultura umanistica e alla riscoperta del mondo antico. Nei paesaggi,
cosparsi di edifici in rovina, si dispongono le personificazioni delle Virtù cardinali; la serie era in origine
completata dall’immagine perduta della Prudenza. Come pure indica la conformazione a lunetta, gli affreschi
erano probabilmente collocati entro gli archi perimetrali di un ambiente voltato a crociera. D’altra parte, questi
soggetti ben si adattavano alla decorazione di uno “studiolo” o di una biblioteca, richiamando, insieme ai
dettami della Fede, le prerogative individuali che, guidate dalla Ragione (Prudenza) e della Volontà
(Temperanza), raggiungono il bene dovuto a Dio e agli uomini (Giustizia), nonostante gli ostacoli (Fortezza).
“D’importanza grande e d’eccezionale rarità…”
Collezioni d’arte applicata dei Civici Musei di Brescia
In occasione della stampa del volume “Collezioni e Collezionisti. Arti applicate dei Civici Musei di Arte e Storia
di Brescia”, a cura di Elena Lucchesi Ragni e Antonio Benedetto Spada e realizzato grazie al contributo
dell’Associazione Amici dei Musei, viene esposta al pubblico presso il Museo di Santa Giulia una selezione di
oggetti di grande valore artistico e storico.
Il percorso espositivo consente di ammirare esemplari di rara bellezza provenienti dalla civiche raccolte di arti
applicate, la cui formazione si deve ai generosi lasciti di illuminati collezionisti e mecenati come Gabriele
Scovolo, Paolo Tosio, Camillo Brozzoni e Leopardo Martinengo da Barco.
Avori medievali, oreficerie sacre del Quattrocento, bronzetti rinascimentali, cammei di età neoclassica, il
prezioso medagliere sono espressione di creatività artistica e di sapienza tecnica, oltre che testimonianze di storia
del gusto. Per rarità, qualità e quantità degli esemplari, meritano particolare attenzione la serie delle maioliche
“istoriate”, in grado di documentare l’attività dei maggiori centri ceramici italiani del Cinquecento, e il gruppo
dei vetri di produzione muranese, straordinaria esemplificazione delle tecniche e delle tipologie dal XV al XVIII
secolo. Gli “oggetti d’arte” selezionati per questa occasione, insieme ai molti altri conservati da alcuni anni nei
depositi, costituiscono un patrimonio di straordinaria importanza che trova pochi confronti nei musei italiani.
Orari: dall'8 marzo al 15 giugno: da martedì a domenica ore 9.30-17.30.
Mercoledì apertura straordinaria fino alle 22.00
Chiuso tutti i lunedì non festivi
Ingresso: La mostra NOVECENTO MAI VISTO è inclusa nel biglietto d'ingresso del Museo di Santa Giulia.
Intero € 10,00 - Ridotto € 7,50 (gruppi da 10 a 30 persone e convenzioni) - Ridotto € 5,50 (da 14 a 18 anni e
sopra i 65 anni) - Scuole € 3,00 - Scuole con didattica € 4,50
Nel biglietto intero (€ 10,00) e ridotto (€ 7,50 e € 5,50) è compresa l'audioguida. Per le altre tipologie di biglietti
il servizio è acquistabile al costo di € 3,00 (sino ad esaurimento delle audioguide disponibili).
MUSEO SANTA GIULIA, Via Musei 81/B, tel. 030 2977833/834, [email protected],
www.bresciamusei.com - www.novecentomaivisto.it
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
CAPITOLIUM
Dall’8 marzo al 30 giugno 2013
Il Capitolium riapre le porte del tempo
Impossibile perdere una emozione assolutamente unica: assistere al ritorno degli antichi Dei all’interno del loro
Capitolium, duemila anni dopo il loro primo ingresso. Accadrà a Brescia dove, dall’8 marzo, riapre il Capitolium,
uno degli edifici di età imperiale meglio conservati in Italia settentrionale.
La riapertura è limitata ad alcuni mesi perché si tratta di una preview privilegiata del primo di una serie di
interventi di scavo, studio e restauro che hanno già coinvolto, e continueranno a coinvolgere, l’intero complesso
archeologico a ridosso del Museo di Santa Giulia, ambito che per la sua importanza è stato riconosciuto
dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.
A rendere assolutamente eccezionale questa temporanea riapertura è non solo la bellezza, l’imponenza e
l’importanza intrinseca del monumento simbolo di Brescia ma il nuovo percorso museale che Francesca
Morandini, curatore per l’archeologia dei Civici Musei e Paola Faroni responsabile per l’edilizia monumentale
del Comune di Brescia, in team con Filli Rossi della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia,
hanno ideato. Ad accompagnare il visitatore all’interno dell’antico Tempio, al cospetto di Giove, Giunone e
Minerva saranno luci, suoni e atmosfere ricreate da Studio Azzurro. Varcati i nuovi portali in bronzo, il
visitatore sarà accolto nella Cella Orientale del Tempio, da una installazione di profonda suggestione evocativa,
un vero e proprio racconto, fatto di voci, suoni e immagini.
L’installazione multimediale permetterà ai visitatori di conoscere ed esplorare il sito così come doveva
presentarsi in origine, valorizzando l’ambiente e consentendo di comprendere meglio il significato del tempio e
rendendo la visita indimenticabile.
Ma a stupire ancora di più saranno gli ambienti restaurati e soprattutto ciò che durante i restauri qui è emerso.
Le novità sono infatti numerose e rilevanti; dai pavimenti originali in marmi colorati del I secolo d. C., agli arredi
dell’antico tempio, alla dettagliata sequenza stratigrafica, alla cronologia del tempio stesso.
Il Capitolium era il tempio principale di ogni città romana ed era il simbolo stesso della cultura di Roma; in esso
era attribuito il culto alla “triade capitolina” e cioè le principali divinità del pantheon latino: i già citati Giove,
Giunone e Minerva. Nello spazio antistante il tempio si radunavano i fedeli per le principali cerimonie e
venivano compiuti i sacrifici.
I pavimenti originali in pregiati marmi policromi, le statue e gli arredi di culto – che rientrano dopo un lungo
periodo nella loro antica sede - godranno di nuove visuali e nello stesso tempo saranno protetti e conservati.
Nuovi portali in bronzo infatti, altamente tecnologici, permetteranno di rivivere l‘atmosfera sacrale e solenne
delle antiche aule di culto, garantendo anche un’ottimale situazione microclimatica per la conservazione delle
parti originarie del tempio.
I resti archeologici di questo straordinario complesso vennero portati in luce tra il 1823 e il 1826 quando i
membri dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti, grazie a una sottoscrizione pubblica, poterono affrontare scavi
estensivi nell’area, partendo da un capitello che affiorava in un giardino privato.
La campagna di indagini fu di tale successo da indurre l’amministrazione ad aprire all’interno del tempio,
parzialmente ricostruito, il primo museo civico di Brescia, il Museo Patrio.
Aveva, in particolare, creato un’immensa emozione la scopertura di un tesoro occultato da una parete del
tempio. Un deposito di opere bronzee magnifiche qui nascoste forse per salvarle da scempi o per sottrarle alla
fusione per battere moneta. Erano i cosiddetti “grandi bronzi” di Brescia, esposti oggi in Santa Giulia: un
insieme unico di statue ed elementi di arredo in bronzo dell’edificio. Tra essi, oltre a ritratti di imperatori, cornici
decorate, frammenti di statue, emerge per bellezza e rarità la statua della Vittoria alata, capolavoro della
bronzistica del primo secolo dopo Cristo.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Questa apertura costituisce la prima tappa di un intervento complessivo di recupero dell’area, che includerà
anche con successive aperture i recenti scavi archeologici e il santuario di età repubblicana.
L’intervento si pone in continuità con il recupero delle domus dell’Ortaglia e l’inserimento di questo contesto
nei percorsi di visita del Museo della città del marzo 2003, nel solco della tradizione archeologica bresciana che,
a partire dai provvedimenti del 1480 -per i quali vennero murate negli edifici rinascimentali in piazza della
Loggia le “lapidi iscritte” di età romana trovate in città-, dimostra la precoce sensibilità della città nei confronti
del suo antico passato.
Orari: dall'8 marzo al 15 giugno: da martedì a domenica ore 10.00-17.00 (ultimo ingresso ore 16.00)
Chiuso tutti i lunedì non festivi
Modalità di accesso: per visitare il Capitolium è necessaria la prenotazione.
L'ingresso è a gruppi e il percorso dura circa 50 minuti.
Ingresso: Intero € 4,00 - Ridotto € 3,00 (dai 14 ai 18 anni e sopra i 65 anni; gruppi da 10 a 25 persone)
Scuole € 3,00. Gratuito con il biglietto del Museo di Santa Giulia (ad esclusione del biglietto scuole di Santa
Giulia), che include la mostra NOVECENTO MAI VISTO.
Area archeologica del Capitolium, Via Musei 57
CASTELLO - GRANDE MIGLIO
Dall’8 febbraio al 3 marzo 2013
Giovani talenti conquistano il Castello
Giovani talenti conquistano il Castello è una manifestazione articolata - laboratorio più mostra delle opere realizzate che consente, in uno spazio espositivo di rilievo, di mettere in luce le ricerche compiute dai giovani aspiranti
artisti nelle due accademie cittadine: Santa Giulia e Laba, con il coordinamento di Brescia Musei e
dell'assessorato alla cultura del Comune di Brescia. Workshop e mostra delle opere si svolgono nell'ambito delle
manifestazioni dedicate ai Santi Patroni Faustino e Giovita.
Il tema, con il fine di lasciare ai ragazzi la massima libertà espressiva, è libero, affinché il procedimento creativo
possa essere sviluppato con massima efficacia. Dalla progettazione e realizzazione dell'opere agli allestimenti, i
giovani potranno misurarsi direttamente su un campo che richiede la massima operatività, la chiarezza delle linee
progettuali e la sicurezza d'approccio nelle fasi realizzative. Con una certezza: le opere potranno essere
analizzate e giudicate dal pubblico, senza che per questo sia stata adottata alcuna procedura concorsuale. E', in
qualche modo, la sperimentazione di trenta debutti, in uno spazio pubblico che ha celebrato, negli ultimi anni
artistici di rilievo, tra i quali Giovanni Repossi e Oscar di Prata, confermando la vocazione del castello ad
ospitare da un lato importanti antologiche e dall'altro, in una continuità operativa - secondo le indicazioni
dell'amministrazione comunale che lavora al fine di ottenere il massimo coinvolgimento del territorio, offrendo
occasioni anche alle giovani generazione, di fornire ai ragazzi un'occasione importante, in uno spazio consacrato
da illustri predecessori. L'iniziativa culturale consentirà al pubblico di assistere alle realizzazioni creative
all'interno del Grande Miglio in Castello. Il laboratorio - che vedrà integrarsi ragazzi e professori dei due atenei
d'arte - offrirà un saggio della sensibilità delle nuove generazioni e della strutturazione di linguaggi emergenti,
collegati al percorso formativo. L'iniziativa, a cura di Fondazione Brescia Musei, è svolta in collaborazione con
l'Accademia di Santa Giulia e l'Accademia LABA.
Orario: negli orari di apertura del Museo del Risorgimento: venerdì, sabato e domenica dalle 14.00 alle 17.30
Ingresso: gratuito
Castello di Brescia, Grande Miglio - www.bresciamusei.com
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
MUSEO DIOCESANO
La maniera grande – Dipinti del XVI secolo dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
In occasione della chiusura per restauri della Pinacoteca Tosio Martinengo sono stati depositati presso il Museo
Diocesano diciassette dipinti di grandi dimensioni, per lo più destinati alle chiese della città e rappresentanti della
grande stagione della pittura bresciana del Cinquecento. Un percorso che dall’ultima maniera di Vincenzo Foppa
conduce alle prime prove di Moretto e Romanino, fino ai risultati della maturità dei due artisti, segnati
dall’incontro con i grandi del Rinascimento italiano, da Raffaello a Tiziano.
Quattro artisti per un concorso – Le tele del presbiterio di Santa Maria dei Miracoli
Nel piccolo scrigno rinascimentale, costruito sul finire dell’Ottocento forse su progetto di Bernardino da
Martinengo e decorato con le sculture del milanese Gasparo Cairano, si compie l’atto finale del percorso del
Manierismo bresciano e, insieme, si apre la strada alla nuova generazione. Quattro artisti sono designati per la
realizzazione delle tele che raffigurano altrettanti episodi della vita della Vergine: Tommaso Bona per la Natività
della Vergine, Pietro Maria Bagnadore l’Annunciazione, Grazio Cossali la Presentazione al Tempio e Pietro Marone
l’Assunzione. Le quattro tele testimoniano il passaggio al linguaggio della Controriforma e, con esso, alla stagione
che avrebbe dato i natali al movimento barocco. In occasione e per tutta la durata dei lavori di restauro delle
coperture del Santuario di Santa Maria dei Miracoli, le quattro tele del presbiterio sono esposte presso il Museo
Diocesano: un’occasione per conoscere meglio una delle stagioni più ricche e interessanti della pittura bresciana.
Orari: tutti i giorni, escluso mercoledì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00.
Ingresso: intero € 5,00; ridotto € 3,00 (visitatori dai 6 ai 12 anni, studenti e gruppi da 10 a 25 persone); ridotto €
2,00 (oltre i 60 anni); gratuito ai portatori di handicap e loro accompagnatori.
Dal 26 gennaio al 15 maggio 2013
L’età del rame
La pianura padana e le Alpi al tempo di Ötzi
Al Diocesano di Brescia rivivrà l’età del Rame (3400 - 2200 a.C.). Fu un millennio fondamentale per l’umanità:
“nascono” l’aratro, la ruota, l’aggiogamento degli animali per la trazione, il carro a quattro ruote, lo sviluppo
della metallurgia del rame, spesso in lega con l’arsenico, l’agricoltura e l’allevamento, attività che favoriscono
nuovi assetti economici e sociali. Questa è la mostra che esperti ed appassionati attendevano da anni, dato che
dell’Eta del rame si sa molto; ma moltissimo resta ancora da scoprire e da definire. Così la mostra di Brescia sarà
l’occasione per fare il punto di tutte le nuove scoperte in Italia settentrionale, ambito fondamentale per questa
civiltà. A promuoverla, in collaborazione con le diverse Soprintendenze, il Museo Diocesano e la Fondazione
CAB, è un apposito Comitato organizzatore affiancato da un qualificatissimo comitato scientifico presieduto da
Raffaele C. De Marinis.
La scelta di Brescia a sede dell’attesissima esposizione non è casuale: è proprio nel bresciano, infatti che sono
tornate alla luce le testimonianze più rilevanti di insediamenti dell’età del rame in Italia. La necropoli di
Remedello Sotto, in provincia di Brescia, dopo 128 anni dalla sua scoperta costituisce ancora la documentazione
principale per la ricostruzione dell’età del Rame in area padana. Ma nuove scoperte sono documentate a
Volongo in provincia di Brescia, Fontanella Mantovana, Cumarola e Spilamberto in provincia di Modena,
Bologna, Forlì e Cesena e in altre località della pianura padana e dei primi contrafforti che la circondano. Si
tratta di necropoli, talvolta molto ricche di manufatti. Ma la mostra darà conto anche di altre suggestive
testimonianze: le notissime statue-menhir che, insieme alle incisioni rupestri della Valcamonica, forniscono una
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
iconografia fondamentale per la comprensione del periodo e che in mostra saranno oggetto di ampia
illustrazione attraverso l’esposizione di alcuni originali e di rilievi a grandezza naturale.
Il diffondersi, nell’Età del Rame, in tutta la regione alpina delle steli antropomorfe, statue-menhir, grandi
composizioni monumentali nell’arte rupestre, statue-stele, è tuttora oggetto di diverse interpretazioni: opere
legate a nuove concezioni religiose, al culto degli antenati fondatori dei clan, al manifestarsi dell’ideologia
indoeuropea o rappresentazione antropomorfica delle divinità. Il fenomeno non è circoscritto alla regione
alpina, ma presenta una vasta diffusione dalle steppe a nord del Mar Nero fino alla penisola iberica.
Nella mostra sarà illustrato tutto il complesso dei ritrovamenti avvenuti nel 1991 e 1992 al giogo di Tisa, al
confine tra Italia e Austria attraverso copie dei materiali, pannelli didattici e la ricostruzione a grandezza naturale
dell’uomo del Similaun con tutto il suo abbigliamento ed equipaggiamento. Saranno forniti i risultati delle
ricerche più recenti condotte sulla mummia: analisi del DNA, suo inquadramento negli attuali aplogruppi delle
popolazioni europee, aspetti paleopatologici, stato di salute, cause che ne determinarono la morte a 3150 m di
quota. Particolare attenzione sarà posta nel confronto tra i materiali posseduti da Ötzi (ascia in rame, cuspidi di
freccia, pugnale in selce) e quelli relativi alla cultura di Remedello.
Il percorso della mostra si conclude con l’età del Vaso Campaniforme, documentata in provincia di Brescia dalle
due importanti sepolture di S. Cristina di Fiesse e di Ca’ di Marco, a cui saranno affiancate le tombe di recente
scoperta a Parma. Con l’inizio dell’antica età del Bronzo, tra 2200 e 2070 a.C. si stabilizza l’insediamento e
vengono fondati i primi abitati palafitticoli lungo le rive meridionali del lago di Garda e nei bacini infra-morenici
dell’anfiteatro benacense. Questa fase iniziale dell’antica età del Bronzo sarà illustrata attraverso l’esposizione di
ceramiche e manufatti di metallo, in osso, corno, selce e fayence del Bronzo Antico I dal Lavagnone di
Desenzano del Garda, e da Polada, in comune di Lonato, nonché dai ripostigli di asce a margini rialzati di
Remedello Sopra e di Torbole Casaglia (BS). Dopo l’esposizione di archeologia bresciana del 1875 promossa
dall’Ateneo di Brescia sarà la prima volta che materiali di Polada della collezione Rambotti ritornano a essere
esposti a Brescia.
Dal 1 al 17 marzo 2013
Inaugurazione venerdì 1 marzo, ore 17.00
L’epoca aurea della xilografia tedesca tra il XV e il XVI secolo. In ricordo di Armando Arici
A cura di Giuseppe Nova, su iniziativa della Fondazione Civiltà Bresciana in collaborazione con Museo
Diocesano, Biblioteca Queriniana, Ateneo di Brescia, Associazione Bibliofili “Bernardino Misinta”
La passione del collezionista per un’arte sofisticata interprete di una cultura centro-europea nell’avvio
all’incipiente modernità.
Orario: tutti i giorni, escluso mercoledì, dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00.
Ingresso: intero € 5, ridotto € 2,50. Ingresso gratuito per scolaresche.
Informazioni e prenotazioni: tel. 03040233, fax 0303751064; [email protected].
Museo Diocesano, Via Gasparo da Salò 13, tel. 03040233
www.diocesi.brescia.it/museodiocesano - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
SALA SS FILIPPO E GIACOMO
Dal 28 febbraio al 10 marzo 2013
Spazi per la memoria
Mostra fotografica di eventi storici scelti per offrire un’esperienza soggettiva legata alla Memoria di fatti passati.
In tutti gli eventi esposti il concetto di Memoria ha lo scopo di apprendere dall’esperienza e di guardare al
passato per costruire un futuro più rispettoso per i diritti dell’uomo.
Orari: da martedì a domenica dalle ore 15.30 alle 19.30. Ingresso libero
Sala Ss. Filippo e Giacomo, Via delle Battaglie 61/A, tel. 03043018
MUSEO NAZIONALE DELLA FOTOGRAFIA
Dal 30 marzo al 28 aprile 2013
Premiazione e mostra delle migliori opere fotografiche ispirate al tema “La responsabilità”
40° concorso fotografico "San Faustino e Giovita" dedicato alle manifestazioni feste dedicate ai Santi patroni.
Saranno valide tutte le fotografie dei vari eventi per i festeggiamenti dei Santi Patroni San Faustino e Giovita
organizzate a Brescia e provincia.
I risultati verranno comunicati direttamente a ogni autore con l’invito di partecipare alla premiazione e
inaugurazione della mostra che verrà effettuata sabato 30 marzo 2013 alle ore 17.00 nel Salone delle Mostre del
Museo con ingresso in contrada del Carmine 2/F.
Orari: Sabato e domenica dalle ore 16.00 alle 19.00; martedì e giovedì dalle 9.00 alle 12.00.
Ingresso: gratuito
Salone Mostre e Conferenze del Museo Nazionale della Fotografia, Contrada del Carmine 2/f ,
tel. 03049137, [email protected] - www.museobrescia.net
BIBLIOTECA QUERINIANA
Dal 9 al 27 marzo 2013
“Sulle spine”
Orari: da martedì a venerdì, dalle ore 8.45 alle 18.00; sabato, dalle 8.30 alle 12.30. Ingresso libero.
Biblioteca Civica Queriniana, Via Mazzini 1, tel. 0302978200/1
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
PIEVE DI URAGO MELLA
Dal 9 al 17 marzo 2013
Inaugurazione sabato 9 marzo, ore 17.00
La forza e la bellezze della fede
Esposizione di Icone contemporanee delle Grandi Feste nella tradizione liturgica
Gli iconografi Rita Bonera, Lucia Pasini e Carlo Richiedei condividono una grande passione: le icone, tavole di
legno di soggetto religioso che essi realizzano secondo l’antica tradizione russa in accordo con i canoni e le
tecniche tramandate in modo pressoché immutato fino ai giorni nostri.
L’icona è una pagina della storia di salvezza, della vita della Chiesa; è una vera professione di fede perché rende
vivo con i colori l’annuncio del Vangelo. Infatti, “Ciò che le parole annunciano all’orecchio, la pittura su
un’icona lo mostra silenziosamente agli occhi” (Concilio Niceno II).
Le icone proposte sono frutto di continue ricerche di immagini del passato, scritte perché gli uomini di oggi
siano catturati e affascinati dalla bellezza della Vera Luce.
Per “scrivere” le icone servono: la passione per l ‘arte, un cammino di fede, molta pazienza, un po’ di umiltà, lo
studio dei modelli, ma anche la guida costante di validi maestri iconografi.
Orari: lunedì-venerdì 16.00-19.00, sabato-domenica 09.00-12.00 e 16.00-19.00.
A richiesta visite su appuntamento
Ingresso: libero
Pieve di Urago Mella, Via della Chiesa 134, tel. 030 5033360, pieveuragomella.jimdo.com
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A OTTOBRE 2012
GALLERIA AGNELLINI ARTE MODERNA
Dal 27 ottobre 2012 al 16 marzo 2013
American Dream
L'America del dopoguerra ha prodotto un modello di società che negli anni a seguire si è imposto al mondo. Dal
1945 al 1960 l'egemonia politica, economica e culturale degli Stati Uniti si è costruita sull'estromissione
dell'Europa indebolita dalla guerra. Questo periodo consacra l'idea di progresso e di avanzata tecnologica al
rango di dogma che si applica tanto all'industria quanto all'economia e alla cultura. L'esposizione, attraverso
opere significative di artisti espressionisti o pop che animarono la scena americana degli anni '60, illustra lo
spirito di entusiasmo e di libertà che s'impose nel paese in quegli anni in cui l'arte, l'industria e l'economia
parteciparono a uno slancio creativo che sconvolse le abitudini di vita. La meccanizzazione produceva già da
lungo tempo oggetti di desiderio che l'arte, grazie alla Pop art, trasformò in icone moderne, rappresentazioni
spesso moltiplicate di simboli di una civiltà potente e dominatrice. Gli Stati Uniti, in uno stesso slancio, seppero
altrettanto bene esportare il loro modello di società e imporre un'arte che ne era il principale sostegno.
L'esposizione ci mostra, in un parallelo tra le mitiche moto Harley Davidson e Indian, e le opere di artisti come
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Warhol, Rauschenberg, Sam Francis, Robert Indiana... il rapporto sottile che esiste tra l'industria e l'arte in quegli
anni di totale euforia. Il mito americano si è costruito sulla produzione di oggetti che hanno cambiato la
quotidianità degli individui apportando profonde modificazioni nella vita di ognuno. La meccanizzazione ha
trasformato le realtà più comuni, radicandosi profondamente in una prassi che penetra e trasforma l'animo
umano. La velocità d'esecuzione dei compiti è divenuta uno standard illustrato dallo sviluppo
dell'elettrodomestico, dell'automobile e molto altro. Questi oggetti tanto ambiti, la cui realizzazione arriva a
livelli di precisione e di eleganza, raggiungono il Pantheon di una mitologia contemporanea al pari delle opere
d'arte. Moto, automobili, aerei sono le «sculture» dei tempi moderni, ideali di perfezione, oggetti di desiderio,
magnifici nella loro struttura e nella loro concezione. Insieme alle automobili nascono le prime moto. Le Indian
s'imposero per prime, nel 1899. In mostra alcuni modelli del 1922, 1928, 1935... illustrano l’innovazione di moto
diventate leggende e che restano tra gli oggetti mitici di quest’epoca in cui l'invenzione impone i propri sogni.
L'aspetto trionfante dell'America che vince è illustrato dall'epopea Harley Davidson. La marca Harley, adottata
da attori di culto come Marlon Brando, è un simbolo degli Stati Uniti: Harley Davidson, del resto, è tra le dieci
marche americane più conosciute al mondo insieme a Coca-Cola e Disney. La mostra propone moto del 1922,
1928, 1935, 1941... fino al 1970. La storia delle Harley appartiene alla leggenda americana che raggiunge il suo
apogeo negli anni '60 con un film come Easy Rider, realizzato da Dennis Hopper nel 1969. Il film è nel
repertorio del National Film Registry dal 1998, per il suo apporto significativo al cinema americano e alla cultura
americana. Simbolo della gioventù e del rifiuto dei pregiudizi, Dennis Hopper incarna un cinema libertario, al
limite della rottura. Con Easy Rider, road movie nichilista e metafisico dalla colonna sonora esplosiva, si crea un
nuovo ordine del mondo nel quale gli artisti riconquistano il reale. Questo spririto definisce perfettamente la
generazione americana del dopoguerra il cui atteggiamento disinvolto, sperimentale e conquistatore trova la sua
rappresentazione nel mondo dell'arte che si apre a tutte le possibilità. La ridefinizione dell'arte, integrando la
provocazione come mezzo d'azione, così come l'ironia e la libertà - elementi che appartengono anche al
comportamento dada al quale si riferiscono artisti come Rauschenberg - s'impone in un mondo che si reinventa.
L'espressionismo astratto-rappresentato nell'esposizione da Franz Kline, Mark Tobey, Sam Francis, il cui lavoro
oscilla tra astrazione e figurazione - rivendica questa libertà e inventa nuove tecniche, mescolando influenze
diverse come il surrealismo (subconscio, scrittura automatica, dripping), l'astrazione di Wassily Kandinsky e di
Arshile Gorky e l'insegnamento di Hans Hofmann. In mostra opere di questi artisti magiori dell’astrazione
americana del dopo guerra che rimangono legati all'influenza europea pur rivendicando una propria storia. La
pop art rimette fondamentalmente in questione i criteri che fino ad allora avevano caratterizzato «l'opera d'arte»,
inducendo una riflessione sull'oggetto artistico e ponendolo in una dialettica sociologica, desacralizzando
l'immagine dipinta o la scultura per conferir loro una dimensione di oggetto comunicante (allo stesso titolo della
pubblicità), o banalizzandole proiettandole nella sfera dell'oggetto industriale multiplo proprio al consumo di
massa. Più che da uno stile, l’arte pop discende da uno stato d’animo che consiste nel rendere conto della realtà
della società moderna, mediatizzata, basata sul messaggio istantaneo che s'impone come riferimento assoluto. In
quanto l’opera diventa multipla, sembra ormai entrare nella logica di una modernità contestata in modo cinico
da una artista come Andy Wharol (presente in mostra), illustrata in modo “umanista” da Robert Indiana che
moltiplica i messaggi d'amore e di pace ovunque nel mondo. In mostra un Love emblematico.
Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.30 e 15.30-19.30.
Galleria Agnellini Arte Moderna, Via Soldini 6/A, tel. 0302944181
www.agnelliniartemoderna.it - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A FEBBRAIO 2013
ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI AAB
Dal 23 febbraio al 13 marzo 2013
Giusi Lazzari. Paesaggi di memoria e di vita
Orari: da martedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30
Genere: arte contemporanea
Associazione Artisti Bresciani AAB, Vicolo delle Stelle 4, tel. 03045222, www.aab.bs.it - [email protected]
GALLERIA MININI
Dal 2 febbraio fino a fine marzo 2013
Ettore Spalletti / Sol Lewitt
“Continuano, forse per tutta la stagione, le doppie personali che celebrano i quarant’anni di attività della nostra
galleria. Fondata nel 1973, anche gli inviti di quest’anno tornano al formato originario A4, più semplici, più
minimalisti, e li manterremo così per tutto il 2013.
Dopo due grandi fotografe, Francesca Woodman e Letizia Battaglia, dopo due tra i più interessanti pittori del
panorama internazionale, quali Carla Accardi e Peter Halley, è ora la volta di due poeti, difficili da inquadrare:
Ettore Spalletti e Sol LeWitt. Per queste mostre presenteremo sovente opere provenienti dalla nostra storia,
mostre costruite con lavori della galleria, integrati a seconda dei casi con opere nuove. L’idea è che dopo
quarant’anni abbiamo un’esperienza che ci permette, come un piccolo museo, di costruire mostre a partire dalla
collezione. Una stagione ‘diversa’ per così dire, non più solo delegata alla bravura, al gusto, al capriccio
dell’artista, ma qualcosa che ci vede responsabili in prima persona.
Un libro – forse due – racconterà per episodi la storia di un’avventura nata quasi per caso, poi lungamente
inseguita ed accresciuta. Di questa storia sono parte integrante e fondamentale sia Ettore Spalletti che Sol
LeWitt, “nostri artisti” e quasi subito cari amici con cui abbiamo trovato una consonanza che questa mostra
vuole testimoniare.
Di Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo, 1940) presentiamo tavole, grandi vasi, sculture in alabastro: e come
abbiamo imparato, opere con l’azzurro del cielo, il marrone della terra, il verde dei prati, il rosa dell’incarnato. Il
lavoro di Spalletti si pone da sempre tra pittura e scultura, in un tentativo, riuscito, di felice coniugazione dei due
momenti. L’arte italiana nasce dal connubio di questi opposti, la scultura era dipinta, in Grecia, quindi a Roma,
ma anche a Siena con Jacopo o Valdambrino, con le grandi cornici, le soase, i leggii. Arte e Architettura inoltre
hanno da sempre operato per fondare la nostra cultura, per costruire le nostre città.
Sol LeWitt (1928-2007), maestro indiscusso dell’arte concettuale, ha radicalmente modificato la nostra visione
dell’arte attraverso una grammatica di linee, semplici forme geometriche e loro combinazioni, spostando
l’equilibrio della creazione dalla realizzazione all’ideazione. Un artista che deve molto all’Italia, dove ha abitato,
dove ha lavorato per lunghi anni, quell’Italia da cui ha preso ispirazione per i colori, restituendo nel contempo i
suoi tesori di semplici intuizioni combinatorie. Come un musicista che lavora sulla serialità dei suoni, così
LeWitt lavorava sulle forme e sui colori. In mostra avremo sculture dei vari periodi, wall drawing e gouaches a
formare, con le opere di Ettore Spalletti, un contrappunto pittorico di grande momento.
Due grandi amici del nostro passato che sono tuttora ben presenti nel nostro programma e dai quali molto ci
aspettiamo per il nostro futuro”. Massimo Minini
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Orari: da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle 19.30; sabato dalle ore 15.30 alle 19.30.
Genere: doppia personale arte contemporanea
Galleria Minini, Via Apollonio 68, tel. 030383034
www.galleriaminini.it - [email protected]
GALLERIA AplusB
Dal 2 febbraio al 7 marzo 2013
Phasmes.
Zoro Feigl (Amsterdam, 1982), Max Frintrop (Oberhausen, 1982) Osamu Kobayashi (Columbia, 1984)
Tiziano Martini (Soltau, 1982)
AplusB presenta la mostra collettiva "Phasmes" che vede coinvolti gli artisti Zoro Feigl (vive e lavora ad
Amsterdam), Max Frintrop (vive e lavora a Düsseldorf) Osamu Kobayashi (vive e lavora a Brooklyn) Tiziano
Martini (vive e lavora tra Belluno e Lipsia).
Il gruppo di giovani artisti presenta opere coerenti con la comune attitudine a produrre immagini che coinvolge
due elementi: prospettiva ed accidentalità. Phasemes è il nome in lingua francese di Fasmide, famiglia di insetti a
cui appartiene ad esempio l'insetto stecco, cioè quel genere di insetti dalla capacità di mimetizzarsi e nello stesso
tempo apparire aprendoci, in questo frangente, l'accesso alla differenza. Gli artisti di Phasmes si caratterizzano
per mettere a fuoco brevissime immobilità temporali rispetto al paesaggio visivo saturo e fluttuante al quale
apparteniamo. La prospettiva d'indagine varia in ognuno degli artisti: in Zoro Feigl è la fisicità scultorea del
movimento meccanico, in Tiziano Martini è un'unità di misura che viene di volta in volta coinvolta e modificata
pittoricamente, in Osamu Kobayashi è la gestualità controllata ed in Max Frintrop è la sfida architettonica nella
bidimensionalità dello spazio/tela. All'interno di queste prospettive gli artisti agiscono come ricercatori
desiderosi di fissare ciò che sfugge, quel luogo accidentale, condiviso con lo spettatore, in cui tempi diversi si
incontrano e cambiano direzione. In questo senso l'immagine è protagonista come luogo di conoscenza, come
luogo di ricongiungimento, di ritorno di forme. L'indagine può continuare all'infinito. La mostra ne è solo un
breve squarcio, per dirla alla Georges Didi-Huberman "uno stigma aperto". Il timbro non drammatico della
composizione della mostra non toglie l'inquietudine nell'inseguire l'apparizione: attimo, momento in cui lo
scarto tra somiglianza e dissomiglianza diviene rivelazione.
Zoro Feigl (Amsterdam, 1983) solo shows: 2012 Detour, 0gms, Sofia, BG; A matter of fluidity, 21 Rozendaal,
Concordia, Enschede, NL. 2010 PLAYSTATION @ Galerie Fons Welters, Amsterdam, NL; Self Service Open
Art Space, Stuttgart, D. 2008 De Steile Wand #4, VHDG, Leeuwarden , NL; De Branding, W139, Amsterdam,
NL.. group shows: 2012: 12345 Verbeke Foundation, Kemzeke, BE; KAAP, Fort Ruigenhoek, Groenekan,
Utrecht, NL; KunstWerkt - DordtYart, Dordrecht, NL; Hackathon - Eddie The Eagle Museum, Amsterdam,
NL. 2011 The Visitor - HISK, Gent, B; Terreinwinst - ASV Arsenal, Amsterdam, NL; Kunstgalerij - Reuring,
Purmerend, NL; Six Degrees of Seperation - CBK Den Bosch, NL; WOW WOW WOW - Atelierhof
Kreuzberg, Berlin, D. 2010 Black Door, Istanbul, TR Artists. 2010 TUYAP Istanbul, TR.
Osamu Kobayashi (Columbia, 1984) solo shows: 2013 Osamu Kobayashi, Greenwich House, New York, NY.
2012 Maze Haze, AplusB Contemporary Art, Brescia, Italy. 2011 Squarish, John Davis Gallery, Hudson, NY
group shows: 2012 Boltax Gallery, Miami Project, Miami FL; Finite Infinity, Greenwich House, New York, NY;
Upside Downturn, HKJB, Laroche/Joncas, Montreal, Canada; In Dialogue, AplusB Contemporary Art, Brescia,
Italy; A Valuation, Alexander Clark & Friends, New York, NY; Brucennial 2012, Bruce High Quality
Foundation, New York, NY; The Question of Their Content, Zolla/Lieberman Gallery, Chicago, IL;
MIC:CHECK (occupy), Sideshow Gallery, Brooklyn, NY 2011 December Store: Multiples and Small Works,
.NO, New York, NY; Boltax Gallery, Aqua Art Miami: Art Fair,Miami, FL; Painting Club Selected Works, Exit
Art, New York, NY; So Happy Together, Notre Maar, Brooklyn, NY; Temporary Antumbra Zone, Janet
Kurnatowski Gallery, Brooklyn, NY; Abiding Abstraction, Boltax Gallery, Shelter Island, NY; Painting Club,
Exit Art, New York, NY; The Working Title, Bronx River Art Center, Bronx, NY; Apocalypse Now, Sideshow
Gallery, Brooklyn, NY.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Max Frintrop (Oberhausen, 1982) solo shows 2013 AplusB, Brescia 2012 Solo Project at Volta8, Gallery
Chaplini, Basel; Ricochet Gallery Chaplini, Cologne; Gelsenkirchener Gangart“ BaustelleSchaustelle, Essen.
2011 Aragena,Künstlerverein Malkasten, Düsseldorf 2010 Space is the Place, Raum für Kunst und Musik e.V.,
Cologne. group Shows 2012 JaLiMa Collection, Duesseldorf; Fullhouse Salon Schmitz, Cologne; Family
Matters, Le Courant, Bruxelles; Painting Show, Gallery Chaplini, Cologne; Die Null reintragen ( Abstrakt nach
89), Büroadalbert, Gera 2011; Boo, Arti et Amicitiae & Mike Potter Projekts, Amsterdam; Max Frintrop vs.
Roman Lang, Gesellschaft für streitorientierte, Kulturforschung GSK, Düsseldorf; Everything you ever liked
about your mother, Royal College of Art, London 2010 Figurprobleme, Artleib, Düsseldorf; K22, TanzschuleProjects, Munich; Rundblick 2010, Temporary Gallery Cologne, Köln, Kunstverein; 2009 Something strange
will happen this summer, Mike Potter Projects, Oxford, UK; “Painting on the möve”, Wiensowski & Harbord,
Berlin, curated by Albert Oehlen; Creme, Gallery Felix Ringel, Düsseldorf with Andreas Breunig, David
Ostrowski & Chris Succo.
Tiziano Martini (Soltau, D, 1983) solo shows 2012 Two men and one mountain, Potemka Galerie, Leipzig;
2011 Crash & Cut-Up, Studio d'arte Cannaviello, text by Gianluca d'Incà Levis, Milan 2009 Abstraction-Action,
Studio d'arte Cannaviello, curated by Stefano Castelli, Milan group shows 2012 Piéce montèe, WESTWERK,
fugitif, Leipzig; In our backyards, WERKSCHAU, Halle 12, Baumwollspinnerei Leipzig/Schloss Solitude
Stuttgart; Out of focus, SUPERFLUO, Padova; Mars mission, GEH-8, Dresden; On cloud seven, CARS,
Omegna, Vb; A poem about a chance meeting, DC/next, Taibon agordino, Belluno; Future, Landscape. A
changing exhibition, curated by Riccardo Caldura, FORTE MARGHERA, Venezia; Spring Gallery Tour, Lia,
BAUMWOLLSPINNEREI, Leipzig 2011 Kurz und Wichtig, open studios, curated by Anne-Louise Kratzsch,
Liap, BAUMWOLLSPINNEREI, Leipzig; Studiovisit.it, curated by Andrea Bruciati and Eva Comuzzi, Galleria
Comunale d'Arte Contemporanea, Monfalcone; Lost in painting II, VILLA BRANDOLINI, Solighetto,
Treviso; Painting one, dolomiti contemporanee, SASS MUSS, Belluno; Anni'10, EX OSPEDALE SOAVE
Codogno; 2010 Anni 10, State Istitute of Culture, Sofia, Bulgaria, curated by Axjinia Durova; Independents,
Gabls, Art Verona.
Orari: da giovedì a sabato, dalle ore 15.00 alle 19.00.
Genere: collettiva arte contemporanea
AplusB Contemporary Art, Via Gabriele Rosa 22/a, tel. 3381324177 / 0305031203
aplusbcontemporaryart.wordpress.com - [email protected]
GALLERIA DELL’INCISIONE
Dal 9 febbraio al 20 marzo 2013
Marabù, vizi e virtù
L'idea della mostra nasce osservando come il marabù, animale dalle singolari sembianze, associato nei secoli a
diversi valori, sia stata un’importante fonte di ispirazione nell'opera di Richard Müller, grande disegnatore e
incisore del simbolismo mitteleuropeo.
Müller, attivo tra fine Ottocento e prima metà del Novecento, seppe interpretare con sapienza e ironia vari
soggetti del mondo animale: tra i prediletti e i più rappresentati c’è proprio il marabù che, inserito in
composizioni ricche di simboli e allegorie, dà vita ad atmosfere stranianti. A seconda dei casi, l'immagine del
marabù diventa in Müller allegoria erotica, epifania del male, o personificazione dei vizi e delle virtù umane.
Attorno alle incisioni di Müller presentiamo anche lavori di suoi contemporanei: Martin Erich Phillipp, suo
allievo, Moritz Geyger e Louis Moe. Il marabù è inoltre rappresentato nell’opera di alcuni autori contemporanei:
Carol Berényi, Giorgio Bertelli, Franco Fanelli, Giuseppe Gallizioli, Quentin Garel, Giorgio Maria Griffa, Ana
Kapor, Franco Matticchio, Vladimir Pajevic, Sebastiano Ranchetti, Virgilio e Marco Zuppelli.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Orari: da martedì a domenica, dalle ore 17.00 alle 20.00.
Genere: arte contemporanea
Galleria dell’Incisione, Via Bezzecca 4, tel. 03030469, www.incisione.com - [email protected]
MAURER ZILIOLI - CONTEMPORARY ARTS
Dal 16 febbraio al 6 aprile 2013
Paolo Barlascini, “Per dopo la guerra”
Dopo due importanti personali alla Galleria Credito Valtellinese nel 2008 a Sondrio e alla Fondazione Mudima
nel 2011 a Milano, Paolo Barlascini (Sondrio 1976, vive e lavora a Berlino) presenta con Per dopo la guerra un
ulteriore e significativo sviluppo del suo percorso pittorico.
Partendo da un’impostazione architettonica, l’artista riflette sullo spazio e immagina nello spazio: ogni mostra
possiede così un carattere unico e particolare dato dal confronto e dal dialogo tra i singoli elementi nel loro
contesto espositivo. Attraverso l’approccio progettuale e processuale, con numerosi studi e modelli, Barlascini
suggerisce nel suo lavoro un’immaginata realtà scenografica, un “Historienbild” contemporaneo che a volte
ricorda certe rappresentazioni pittoriche del sette- e ottocento, e accosta a un concetto quasi classico della
composizione, una curiosa osservazione del mondo contemporaneo. Sogno, paesaggio, figura, architettura e
citazione si uniscono in una mitologia moderna e personale.
Il critico Gianluca Ranzi scrive: “Le opere di Barlascini sono visioni evocate o sognate ad occhi aperti, mai
semplicemente riprodotte.” L’autore dispone di un repertorio narrativo notevole, che si concretizza nella
complessità e nella dinamica delle sue coreografiche messinscene, dove troviamo costruzioni architettoniche,
personaggi e figure, temi, icone e simboli che ci sembrano familiari. Per loro – schegge della nostra memoria
culturale – l’artista inventa situazioni fittizie, architetture e spazi, che si esimono da una definizione finale,
lasciando vagare la fantasia dello spettatore garantendo allo stesso tempo logica, appoggio e forza per i racconti.
Per dopo la guerra mette in moto degli strumenti radicati nella storia, traducendoli nuovamente per dimostrare la
loro sopravvivenza.
Barlascini appartiene alla generazione che si impegna per una continuazione della pittura, attraversata, nutrita e
intrecciata da un vocabolario, da una gestualità e un’emozione della vita odierna che portano alla sua ricreazione,
alla sua rinascita. Perciò non è più tanto la pulita esecuzione dei particolari a giocare un ruolo decisivo, bensì la
loro dinamica e la loro interazione, la loro apparizione fuggente, il messaggio forte e immediato del suo pensiero
concettuale. È una pittura sospesa, una versione attuale del “non-finito”, perché nel sogno e nel reale, in fondo,
tutto rimane in sospeso. Perché l’unica sicurezza è l´incertezza.
Paolo Barlascini Dopo gli studi di Architettura a Genova, si trasferisce nel 1999 a Berlino, dove intensifica la
sua attività pittorica, si laurea in Architettura e comincia la sua attività di scenografo per cinema e video,
occupandosi anche di fumetto e illustrazione. La sua pittura tende a coinvolgere lo spettatore tramite un
linguaggio e una composizione sempre più influenzate dalla spazialità del teatro e la dinamica del film.
Partecipa a diverse collettive in Italia e a Berlino, dove ha la prima personale alla galleria Kraftwerk. Nel 2008
presenta la personale "L´assassinio di Venere e altri casi irrisolti" alla Galleria Credito Valtellinese.
Nel 2011 ha inaugurato "Endeavour" alla Fondazione Mudima di Milano curata da Gianluca Ranzi, e
successivamente "Some I murder - Some I let go", a Berlino. Vive e lavora a Berlino.
Orari: da mercoledì a sabato dalle ore 15.30 alle 19.30. Su appuntamento: 331 331 16 81
Genere: personale arte contemporanea
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Associazione culturale Maurer Zilioli - Contemporary Arts, Via Trieste 42b, tel. 030 5031093 / 331 3311681
www.maurer-zilioli.com - [email protected]
ab/arTE GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Dal 16 febbraio al 16 marzo 2013
Vanni Viviani, l’inconscio universale
Le sue “mele” sono oggetto e paesaggio, corpo e sentimento, descrizione e inganno; ma anche allusione.
Vanni Viviani nasce nel 1937 a San Giacomo delle Segnate (Mantova), si trasferisce giovanissimo a Bolzano
dove inizia l’ attività artistica, improntata inizialmente sulla figurazione pittorica e scultorea. Nel 1963 vive e
opera a Parma, partecipando attivamente alle avanguardie emiliano-lombarde, ove si segnala tra i giovani
protagonisti di corrente sul simbolo per la sua inconfondibile personalità, il soggiorno parmense si identifica nel
ciclo di opere realizzate con spighe di grano applicate, rappresentanti in emblema, l’affollata umanità. Negli anni
‘70 si trasferisce in via Brera a Milano, capitale dell’arte europea ed è nell’ambito milanese che avverte il bisogno
di passare dalla collettività delle spighe all’individualità della “mela”, simbolo allusivo, frutto delle religioni, delle
favole, della scienza e degli eroi, evocante con la sua capacità descrittiva e citazionista importanti momenti del
passato, dal Pomo d’oro di Paride alla religiosità di Piero della Francesca, alla catarsi dell’Ultima Cena
leonardesca per finire col surrealismo magrittiano con la mela simbolo di vita, di sensualità, luogo delle idee, con
un’ ineguagliabile capacità di rappresentare la storia e i sentimenti dell’uomo attraverso questa metafora. La
critica lo segue con crescente interesse nella sua parabola creativa. Luigi Carluccio scriveva: “Viviani, un caso
della pittura italiana contemporanea”. Mario De Micheli: “Viviani, prodigioso giardiniere di un incorrotto
pomario”. Renzo Margonari: “Viviani, non dipinge mele ma nudi umani”. Nei primi anni ‘70 l’artista su invito
della scrittrice ed amica Milena Milani inaugura uno studio estivo nell’Eden privato di Villa Faraggiana ad
Albissola (Savona) dove per vent’anni opera nel campo della ceramica artistica, realizzando moltissime opere
uniche. Nel 1975 porta a compimento “Monumentalmente vostro”, la grande opera che trova accomunati
quarantanove tra gli artisti più significativi dell’area lombarda. Nel 1983 realizza il “Convito di Pietra” citando in
dieci grandi opere l’Ultima Cena di Leonardo, e l’alto profilo artistico dell’opera viene proposto per
rappresentare l’arte italiana a Melbourne in Australia. Iniziano poi i frequenti viaggi in Sud America, dove
conosce Oscar Niemeyer, il grande architetto, inventore di Brasilia, diventano amici, e le pomacee curve
trovano corrispondenza fra le ali architettoniche di una Brasilia metafisica, tanto che “Arquiteturas de Leonardo
a Niemayer” è la grande mostra-omaggio all’amico, ospitata al Museo d’Arte Contemporanea di San Paolo.
Viviani nel 1988 lascia il vecchio quartiere di Brera a Milano, ritorna al paese nel mantovano e alle proprie
origini virgiliane, inventa una sua personalissima casa in un palazzo settecentesco e la chiama Ca di Pom: qui
lavora alacremente e addensa di significati la sua opera, concretizza il suo universo alla conquista della sua più
intima identità. Nel 1995 Alitalia per l’arte nell’ambito di far conoscere le più significative espressioni dell’arte
contemporanea italiana, lo invita nei propri spazi presso l’aeroporto J. F. Kennedy di New York a presentare
una selezione antologica della sua opera, “The Big Apple” è il titolo emblematico della vicenda artistica del
maestro italiano. E’ del 1998 “Pisaneide”: in quindici grandi opere l’artista interpreta una rovinosa caduta della
storica torre in Piazza dei Miracoli a Pisa, come a rappresentare nella sua provocazione sibillina, l’ipotesi di una
caduta degli ideali che solo gli strumenti dell’amore possono evitarci. Nel 2001 lo Young Museum di Revere
(Mantova) gli dedica la personale “Geometrie del Seme” con opere realizzate a cavallo del terzo millennio. Nel
2002 Viviani realizza il suo sogno, donando Ca di Pom alla Fondazione Banca Agricola Mantovana per farne un
Centro Culturale e Museo Vanni Viviani, aperto a tutte le istanze dell’arte, promuovendo in particolare l’attività
dei giovani. L’ultima grande esposizione antologica “Pom Aria” alle Fruttiere di Palazzo Te a Mantova (2002)
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
sintetizza la sua vita artistica, dalle spighe alle mele per concludersi con grandi sculture in lamina di ferro
svuotate, che evidenziano nella negatività della rappresentazione “l’anima” dei suoi personaggi da Adamo a
Dafne e agli Angeli Totemici. A cura di Andrea Barretta e di Vincenzo Bruno. Allestimento di Riccardo Prevosti
Orari: giovedì: 15.30-19.30; venerdì e sabato: 9.30-12.30 e 15.30-19.30.
Genere: arte contemporanea
Galleria d’arte moderna e contemporanea ab/arTE, Vicolo San Nicola 6, tel. 0303759779, [email protected]
PACI CONTEMPORARY
Dal 23 febbraio al 15 maggio 2013
Lascia che mille fiori sboccino
Paci contemporary è lieta di presentare in anteprima europea la serie fotografica Let a Thousand Flowers Bloom
di Mei Xian Qiu, giovane artista americana di origini asiatiche. L’aspetto cinematografico pone la fotografia di
Mei Xian Qiu su molteplici livelli, accompagnando una visione romantica alla rappresentazione di una feroce
realtà che mette in luce temi scottanti. La traduzione contraffatta della serie: Lascia che mille fiori sboccino
ispirandosi ad una poesia di Mao e riferendosi a grandi società intende divulgare il concetto di lasciare la
possibilità di far gareggiare centinaia di forme artistiche e di scuole di pensiero diverse tra loro.
La Mei rappresenta questo romantico e malinconico desiderio culturale ipotizzando un’invasione pacifica e non
aggressiva di un gruppo di asiatici vestiti in divisa militare ma armati solo di petali, lasciando spazio anche alla
realtà della globalizzazione nella società multietnica contemporanea.
Per non lasciare nulla al caso, la Mei richiede rigorosamente che i suoi modelli siano studiosi specializzati in
cultura cinese nonché artisti americani di origine asiatica. Così come per i costumi si affida ad uno studio di
Pechino specializzato nella ricostruzione degli strumenti di propaganda della Rivoluzione Culturale, utilizzando
vecchie uniformi che sono appartenute all’esercito americano e alle Guardie Rosse cinesi.
Questa commistione tra una visione romantica della cultura e denuncia della realtà permette alla fotografia della
Mei di divenire un potente simbolo dei bisogni della società odierna.
Orari: da martedì a sabato, ore 10.00-13.00 e 15.30-19.30.
Genere: arte contemporanea
Paci Contemporary, Via Trieste 48, tel. 030.2906352,
www.pacicontemporary.com - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A MARZO 2013
CHIESA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA – Cappella Santa Maria
Dal 1 marzo al 1 aprile 2013
Inaugurazione venerdì 1 marzo, ore 17.00
Perdona loro
Installazione di Armando Fettolini
Tutto ciò che Gesù ha insegnato e fatto durante la sua vita mortale raggiunge il culmine della verità e della
santità sulla croce. Le parole che Gesù allora pronunciò costituiscono il suo supremo e definitivo messaggio e,
nello stesso tempo, la conferma di una vita santa, conclusa col dono totale di se stesso, in ubbidienza al Padre,
per la salvezza del mondo. Quelle parole, raccolte da sua madre e dai discepoli presenti sul Calvario, sono state
consegnate alle prime comunità cristiane e a tutte le generazioni future, perché illuminassero il significato
dell'opera redentrice di Gesù e ispirassero i suoi seguaci durante la loro vita e nel momento della morte.
Meditiamo anche noi quelle parole, come hanno fatto tanti cristiani, in tutti i tempi.
Dalla crocifissione (opera composta da sei moduli di diverse dimensioni), in cinque momenti cammino
attraverso la preghiera (simboleggiata da una serie di formelle poggiate sul pavimento ed in direzione dell’altare),
al messaggio degli apostoli (dodici corone di spine sovrapposte a formare una torre), all’altare dove appoggio tre
chiodi, una corona di spine ed un lenzuolo piegato, per finire con una serie di dipinti dove l’uomo è il centro del
pensiero di Gesù. A corollario due dipinti “vaticani”, la chiesa, la casa.
Armando Fettolini è nato a Milano nel 1960. Vive la sua infanzia a Brugherio, piccola città nella periferia
milanese, “terra di confine”, dice l’artista, “dove si viveva in sospensione: io non mi sentivo né milanese né
brianzolo, né protagonista, né spettatore, ma sempre alla ricerca di un’identità…”.
La passione per la pittura accompagna da subito la vita di Armando tanto che alla giovane età di quindici anni
viene preso a bottega da un affreschista, Nicola Napoletano: questa esperienza segnerà indelebilmente il
cammino dell’artista. Da prima esegue tutta una serie di disegni e copie dal vero, per arrivare dopo oltre un
anno, a sperimentare la pittura ad olio, il sodalizio con il “maestro” finisce quando, lo stesso, ritenendo di non
avere più niente da insegnare, allontana Armando dal suo laboratorio, ricordando al giovane artista che “l’allievo
deve uccidere il maestro se vuole essere a sua volta protagonista...”.
Superata la crisi per il distacco Armando decide di affrontare il mondo dell’arte partecipando a concorsi d’arte,
particolarmente di moda nella seconda metà degli anni Settanta. Riceve il primo riconoscimento artistico a
diciotto anni, in occasione del premio per giovani artisti indetto dal Lyons Club Monza Host, con una mostra
collettiva all’Arengario. Sempre all’Arengario di Monza viene invitato ad una collettiva che vede, tra gli altri,
anche la presenza di Kodra e Guttuso, le opere di Armando cominciano a circolare negli ambienti deputati
all’arte e la sua trasformazione artistica lo vede passare attraverso il figurativo, l’astratto e definitivamente il
concettuale. Nel 1987 la sua prima mostra personale presso la trattoria Giuliana di Bernareggio, crocevia di
artisti importanti residenti o comunque frequentatori della Brianza dove Arturo Vermi, il quale conosce
Armando in questa occasione, accompagna la mostra di Fettolini con un suo testo.
Il decennio 1987-1997 vede la ricerca artistica di Armando indagare sempre più approfonditamente la materia,
con studi e viaggi per conoscere meglio l’opera di Burri e Foutrier. Questa ricerca allontana momentaneamente
Armando dal mercato dell’arte e dalle proposte in gallerie o enti pubblici, fonda assieme ad altri colleghi artisti
l’associazione culturale “I mestieri delle Arti” e promuove iniziative mirate alla divulgazione del fare arte “con”
mestiere (vocazione ed abnegazione nel proporre le proprie opere) e non solo come mestiere.
Il 1997 è l’anno dell’ingresso ufficiale nel mondo del mercato dell’arte con la Galleria Mari Artecontemporanea
di Imbersago (LC), con la quale partecipa alle principali fiere d’arte nazionali e internazionali, esposizioni in
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
luoghi
pubblici
deputati
all’arte
e
musei,
con
esposizioni
personali
e
collettive.
Sono gli anni in cui le opere di Armando varcano i confini italiani e nuovi riconoscimenti gli vengono tributati:
nel 2000 riceve a Parigi il 5° Award Arjo Wiggins come miglior creativo italiano, a dicembre dello stesso anno
inaugura a New York una personale alla galleria Art54, seguiranno mostre in Spagna, Francia, Corea del Sud,
Germania, Lussemburgo, Slovacchia, Svizzera. Conclusa l’esperienza con la galleria Mariartecontemporanea, il
contratto in esclusiva era di 5 anni, Armando decide di operare nel mondo dell’arte in modo più aperto e non in
esclusiva proponendo le opere a più referenti. La bibliografia dell’artista è veramente amplia e cercare di
riassumerla in poche righe non ha senso. Va detto che tutte le mostre dell’artista sono accompagnate dal
rispettivo catalogo; è perciò possibile documentarsi in modo approfondito recuperando la pubblicazione che
interessa. Tra i vari temi che l’artista ha affrontato in questo decennio citiamo: Frammenti di fine millennio (2000),
Equilibrio precario (2001), Trilogia del corpo (2002), Torri Parse (2003), Dal mondo degli strani (2004), Giuda Iscariota,
uomo di città (2005), Figli di un Dio Distratto (2006), Corpi in viaggio (2007), ... e randagi (2008), Cacciatori cacciati
(2009), Umanità (2010), Si nasce dall’acqua (2011). Dal 2009 Armando si dedica anche alle opere pubbliche,
aggiudicandosi commesse che gli permettono di indagare nuovi mondi della comunicazione artistica in relazione
al territorio.
Orari: giorni feriali: 9.30-11.30 e 15.30-18.00.
Domenica e festivi: 11.00-12.00 e 15.00-17.00. Non sono consentite le visite durante le celebrazioni liturgiche.
Chiesa di San Giovanni, Contrada San Giovanni
WAVE PHOTOGALLERY
Dal 2 marzo al 17 aprile 2013
Inaugurazione sabato 2 marzo, ore 19.00
Tazio Secchiaroli, “Editi & Inediti”
Per la prima volta a Brescia Tazio Secchiaroli. Una selezione a cura di Giovanna Bertelli di quasi 100 fotografie
dell'Archivio Tazio Secchiaroli, b/n e colore, stampate dai negativi originali, in esclusiva per Wavephotogallery,
da ammirare e scegliere in questa occasione unica in cui, accanto agli scatti più celebri delle star del cinema
internazionale protagoniste della storia del cinema, e a quelli delle notti della dolce vita romana che hanno fatto
la storia del costume della società italiana, sono esposte immagini rimaste finora inedite. Oltre ad una serie di
ritratti, anche a colori, per la prima volta sono presentate al pubblico, accostandole al backstage di Blow Up, le
fotografie scattate da Secchiaroli nelle strade di Londra affollate dai giovani "capelloni", il nuovo fenomeno
sociale degli anni ‘60 protagonista della swinging London. Un'imperdibile opportunità per rivedere, conoscere e
scoprire uno dei maggiori fotografi italiani.
Tazio Secchiaroli (Roma 1925-1998). Rimasto orfano di padre, ancora adolescente, lascia a malincuore gli studi
per aiutare la famiglia. Scopre presto la passione per la fotografia e nel dopoguerra è scattino per le strade di
Roma; in poco tempo è fotografo della prestigiosa agenzia V.E.D.O. dove si distingue in numerose occasioni.
A metà degli anni '50 fonda una propria agenzia, la Roma's Press Photo. Nell'estate del 1958 le sue fotografie
mostrano a tutto il mondo le movimentate notti romane: è l'esplosione della dolce vita di cui è testimone e
protagonista al tempo stesso. Fellini lo nota e lo chiama sui suoi set, così dal 1960 lascia l'agenzia e la
fotocronaca per diventare freelance di special dai set e backstage cinematografici. Dal 1963 è fotografo
personale di Sophia Lorne. Per oltre 20 anni ha fotografato i più importanti protagonisti del cinema
internazionale.
Si ritira dalla vita professionale a metà degli anni '80 continuando a collaborare solamente con Federico Fellini.
Muore a Roma nell'estate del 1998, 40 anni dopo la calda estate di via Veneto.
Tazio Secchiaroli, Editi&Inediti
Nel mondo della fotografia si dice Tazio e si pensa a Secchiaroli, capostipite e maestro della fotografia italiana
della seconda metà del '900. Il suo sguardo e le sue fotografie hanno influenzato profondamente l'immaginario e
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
il suo stile è divenuto nel tempo un italian-style così riconoscibile da sembrare a volte scontato, sia nella
fotografia d’assalto, sia in quella di cinema.
Infatti fu lui, presto seguito da altri, a spezzare lo schema della fotografia neorealista cercando nuove chiavi di
lettura e comunicazione, nuovi soggetti protagonisti della scena.
Cresciuto professionalmente nelle agenzie di fotocronaca romane, fotografo di strada a caccia dei volti e delle
notizie del giorno, è lui il primo a fotografare le lunghe notti dei divi a Via Veneto e dintorni, a considerarle
notizia, a proporle ai rotocalchi che subito trovarono nelle sue "vedute romane" nuova linfa per i propri lettori.
Le fotografie di Tazio Secchiaroli sono il dress-code del dolce vita style: bianchi e neri profondi, flash sul
soggetto che emerge dall'oscurità notturna come una preda scoperta. È lui con la sua fotografia dissacratoria a
far scendere i divi della celluloide dal loro schermo magico e a renderli umani nelle strade della capitale, con le
loro vite private e le loro debolezze. È a lui che fa riferimento Federico Fellini per costruire il personaggio del
fotografo d'assalto per La Dolce vita, il suo film che prende le distanze dal neorealismo rivoluzionando gli
schemi del racconto cinematografico.
Il loro fortunatissimo incontro fu l'inizio di una grande collaborazione ed amicizia; Fellini tolse Secchiaroli dalla
strada per portarlo con sé nel mondo parallelo del Cinema. Sul set di 8e1/2, il film che racconta il cinema
dall’interno, vuole che proprio Tazio sia il testimone della creazione.
Malgrado un passato dai rapporti non facili con le star (Ava Gardner non gli perdonò mai i suoi appostamenti e
i suoi flash improvvisi), da allora Tazio diviene uno dei principali fotografi di cinema, amato e ricercato dalle
produzioni e dagli attori: con lui possono contare su un alleato che racconta con delicatezza e ironia la vita del
cinema dietro lo schermo. Tazio Secchiaroli diventa il fotografo personale di Sophia Loren, complice della sua
costante presenza sui rotocalchi di tutto il mondo; i divi che prima lo fuggivano passano ora davanti al suo
obiettivo con naturalezza e disponibilità.
Realizzando un reportage lungo oltre 20 anni sui principali set, mostrando l'altra faccia della luna del firmamento
delle stars del grande schermo, Tazio ci ha lasciato una testimonianza che oggi si è fatta storia del cinema, ma
non mera documentazione.
Le sue fotografie sono la sua visione del grande circo del cinema, che ci permettono di vedere, attraverso i suoi
occhi, personaggi fatti persone sul sottile confine di luce che separa realtà e finzione cinematografica.
Ancora oggi ammiriamo nelle sue fotografie la capacità di cogliere quell'attimo irripetibile, rendendolo infinito in
un flash o in una luce di set. Un equilibrio perfetto di spontaneità e fascino.
Giovanna Bertelli
Orari: da martedì a venerdì, 10.00-12.00 e 15.00-19.30; sabato, 15.00-19.30.
Genere: personale di fotografia
Wave Photogallery, Via Trieste 32, tel. 0302943711
www.wavephotogallery.com – [email protected] / [email protected]
FONDAZIONE BERARDELLI
Dal 2 marzo al 6 aprile 2013
Inaugurazione sabato 2 marzo, ore 18.00
Poesia visiva vs Fluxus
La Fondazione Berardelli dedica il nuovo appuntamento espositivo a due movimenti che fortemente hanno
segnato la scena artistica degli anni Sessanta e Settanta e che continuano a influenzare il nostro presente. La
mostra, a cura di Melania Gazzotti con la collaborazione di Maddalena Carnaghi, vuole rendere omaggio al
cinquantesimo anniversario appena trascorso di Fluxus e a quello della Poesia visiva italiana che si celebra
quest'anno. L'esposizione rappresenta inoltre un'occasione per il pubblico di conoscere una parte inedita
della collezione della Fondazione che offre, non solo testimonianza delle ricerche verbo-visuali, ma anche
dei più significativi movimenti d'avanguardia degli anni Sessanta e Settanta. Il nucleo di opere raccolte
riguardanti Fluxus, visti i punti di tangenza con le sperimentazioni tra parola e immagine, è tra i più rilevanti.
In omaggio a Fluxus sono esposte opere di: Eric Andersen, Joseph Beuys, George Brecht, Giuseppe Chiari,
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Jean Dupuy, Milan Knizak, George Maciunas, Gianni Emilio Simonetti, Daniel Spoerri, Endre Tot e Ben
Vautier. Una sezione della mostra presenta testimonianze fotografiche, più di 40 scatti originali, che
ritraggono gli artisti appartenenti all'avanguardia internazionale nel corso di performance e happening. Si è
deciso inoltre di dedicare due sale a due tra i più significativi esponenti italiani di Fluxus: Gianni Emilio
Simonetti, di cui si espongono dipinti, oggetti, assemblage e serigrafie, e Giuseppe Chiari, musicista
fiorentino, che ha contribuito con le sue ricerche sul suono, il rumore, le partiture e la scrittura anche alla
nascita della Poesia visiva. Per il movimento italiano vengono proposti collage di: Vincenzo Accame,
Luciano Caruso, Nanni Balestrini, Ugo Carrega, Giovanna Fontana, Emilio Isgrò, Lucia Marcucci, Stelio
Maria Martini, Eugenio Miccini, Anna Oberto, Luciano Ori, Michele Perfetti, Lamberto Pignotti, Sarenco,
Luigi Tola e William Xerra, insieme a una selezione di documenti – manifesti, inviti, volantini, fotografie – e
pubblicazioni dell'epoca.
POESIA VISIVA Nei primissimi anni Sessanta numerosi artisti si interessano contemporaneamente alle
potenzialità espressive della parola, accompagnata dall'immagine, dando vita a quel movimento artistico che
verrà poi denominato Poesia visiva. A Firenze, nel 1963, dall'incontro tra Eugenio Miccini e Lamberto
Pignotti, nasce il Gruppo 70, al quale successivamente prenderanno parte anche Lucia Marcucci, Ketty La
Rocca, Luciano Ori, seguiti da Giuseppe Chiari, Emilio Isgrò, Michele Perfetti e Sarenco. I poeti visivi si
rendono conto che sia la letteratura sia l'arte stavano utilizzando un linguaggio eccessivamente lontano da
quello comune e decidono così per colmare questa distanza, di creare un moderno volgare, il cui lessico
proviene dall'ambito della comunicazione di massa, cioè dai quotidiani, dai rotocalchi, dalla pubblicità e dai
fumetti. Il fine è duplice: raggiungere un pubblico sempre più vasto, grazie all'alto grado di decifrabilità e allo
stesso tempo esorcizzare il potere dei mass-media. La tecnica che risulta più congeniale per raggiungere
questo risultato è il collage che permette, tramite il riutilizzo di testi e immagini provenienti dal mondo
dell'informazione, un impatto immediato e forte.
FLUXUS Il movimento nasce da un'idea dell'artista George Maciunas, americano di origini lituane, e vi
aderiscono esponenti della ricerca musicale, poetica e visuale internazionale tra i quali Ken Friedman, Ben
Patterson, Nam June Paik, Wolf Vostell, Joseph Beuys, Charlotte Moorman e Benjamin Vautier. In Italia vi
prendono parte, tra gli altri, Giuseppe Chiari, Sylvano Bussotti e Gianni Emilio Simonetti. La parola
"Fluxus" compare stampata per la prima volta sugli inviti di tre conferenze musicali intitolate Musica
Antiqua et Nova e organizzate nel 1961 da Maciunas. Nel 1962 Maciunas promuove un Fluxus festival
presso lo Städtische Museum di Wiesbaden (Germania); le tappe successive dell'evento segnano la rapida
diffusione del movimento in Europa e poi in Giappone. Fluxus rivendica l'intrinseca artisticità dei gesti più
comuni ed elementari e promuove lo sconfinamento dell'atto creativo nel flusso della vita quotidiana, in
nome di un'arte totale che comunica attraverso la musica, la danza, la poesia, il teatro e la performance.
L'arte si fa azione e si compiono i primi happening, in cui si esalta l'improvvisazione del gesto artistico e il
fruitore diviene compartecipe dell'atto artistico.
Orari: da martedì a sabato dalle 16.00 alle 19.00, altri orari su appuntamento.
Genere: arte contemporanea
Fondazione Berardelli, Via Milano 107, tel. 030313888
www.fondazioneberardelli.org - [email protected]
STUDIO LB CONTEMPORARY ART
Dal 2 marzo 28 aprile 2013
Inaugurazione sabato 2 marzo, ore 18.00
Andrea Viviani, “Pensiero Liquido. Pesci, coralli e pensatori”
Andrea Viviani (17 luglio 1970), laureato in Economia Politica, dal 1994 al 2004 frequenta l’atelier del pittore e
designer Riccardo Schweitzer con il quale condivide interessi artistici e una profonda amicizia. Nel 2001,
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
approfondisce la tecnica della lavorazione della ceramica presso l’atelier di Roger Capron a Vallauris in Francia.
Nel 2002 apre il suo studio a Madonna di Campiglio, dove iniziano importanti collaborazioni con architetti e
gallerie d’arte. Dal 2007 collabora con Il Sole 24 Ore per l’inserto Progetto Menager. Sue opere sono presenti al
Museo delle Ceramiche Cielle di Castellamonte (TO) e al Keramik Museum Westerwaldmuseum di HohrGrenzhausen, Koblenza. In questi anni ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero aggiudicandosi
riconoscimenti e
premi.
Nella mostra Pensiero liquido. Pesci, coralli e pensatori, presso lo Studio LB Contemporary Art di Brescia,
Andrea Viviani espone una serie di quadri e sculture, realizzati tra il 2012 e il 2013, rappresentativi del suo
lavoro. Pensiero liquido è un rimando alle teorie del sociologo contemporaneo Zygmunt Bauman, il quale,
evitati fortuitamente i campi di concentramento, si è dedicato all’analisi della società, ponendo al centro del suo
lavoro la dimensione etica e la dignità umana. Concentrandosi sul tema della globalizzazione, scrive di un
mondo divenuto ormai irrimediabilmente “liquido”, in cui ogni aspetto della vita può venir rimodellato
artificialmente. Nulla ha contorni nitidi, definiti e fissati una volta per tutte. Continue visioni istantanee si
sovrappongono e non si storicizzano, anzi, ognuna di esse sembra duellare con la precedente per prevalere. Il
risultato è un pensiero liquido, scaturito direttamente dalla percezione dei sensi. Così per i “nuovi esseri” senza
mente, ogni percezione fa ricominciare il “mondo” da zero. Con le proprie opere, Andrea Viviani esplicita
questi pensieri in chiave ludica. Il suo “Mondo liquido” è abitato da pesci e forme antropomorfe che ricordano
la vegetazione marina; i suoi paesaggi diventano acquari in cui gli uomini sono rappresentati da pesci. In
contrapposizione alla fluidità di questa vita sommersa vi sono alcune strutture solide come i coralli, su cui si
infrange la forza delle onde, oppure la figura del pensatore. L’artista sembra suggerire due modalità per
attraversare l’epoca postmoderna. Come il pesce che, privo di una mente speculativa, vive ad occhi spalancati e
“pensa” attraverso le cose che vede. Utilizza i sensi e trae le conoscenze dall’esterno, in modo liquido,
cambiando continuamente forma e sostanza al pensiero. Oppure come il pensatore, che invece è stabile, in una
posizione che gli consente di elaborare dall’interno. Ha gli occhi abbassati, resta concentrato nei propri pensieri
interiori, potendo così difendere la propria identità. Talvolta, ma non sempre, l’uomo d’oggi si limita a “sentire”
attraverso i sensi, invece di elaborare, costruire, architettare come è successo fino all’epoca moderna, quando il
pensiero era legato all'esperienza diretta, all'autocoscienza e alla personale architettura cerebrale. Viviani
sottolinea i rischi della contemporaneità, non per rifiutarla, ma per dichiararne il potere, simile al dolce canto di
una sirena. Nonostante l’utilità e la facilità dei nuovi media, esorta a non perdere completamente il controllo, per
non lasciarsi sciogliere in questo oceano. Un altro aspetto importante di Viviani, riguarda la capacità di estendere
la propria creatività sugli oggetti comuni. Lavorare sulle cose vuol dire entrare in una dimensione quotidiana e
aprirsi a un dialogo più ampio, non necessariamente con gli addetti ai lavori, le gallerie, i musei, ma con la gente.
Queste opere sono il frutto di una ricerca artistica: per esempio, il rivestimento di un pilastro per un negozio, lo
costringe alla realizzazione di formelle a rilievo, pezzi unici, elaborati singolarmente, da accostare, in cui la
semplice ricerca del colore necessita studi approfonditi e ripetute prove. L’artista sceglie qualcosa del mondo
reale, fruibile a tutti, e lo investe di contenuti artistici ed estetici. Questi “oggetti” sono Arte come le sculture e i
dipinti. Elementi concreti e tangibili della vita contemporanea in grado di migliorare la percezione del mondo,
affinando il gusto e testimoniando la funzione etica dell’arte.
Vanda Sabatino
Orari: da mercoledì a domenica, 10.00-12.00 e 16.00-19.00.
Genere: personale arte contemporanea
Studio LB Contemporary Art by Antichità Santa Giulia di Borelli & C., Via Musei, 50/c - 83,
tel. 03046253 / 3356166605, www.studiolb.eu - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
ASSOCIAZIONE ARTE E CULTURA PICCOLA GALLERIA U.C.A.I
ASSOCIAZIONE PER L’ARTE LE STELLE
Dal 2 al 17 marzo 2013
Inaugurazione sabato 2 marzo, ore 17.00
Giuseppe Monguzzi, Di Poesia e di Arte
Omaggio a Giacomo Leopardi e Federico García Lorca
Con la mostra Di poesia e di Arte vengono presentate al pubblico bresciano due serie di dipinti realizzati da
Giuseppe Monguzzi, noto artista di Lissone, ispirati alla poesia di Giacomo Leopardi e di Federico Garcia Lorca
con l’impeto di una pittura che, affidando al gesto tutta la forza del colore, va a risvegliare l’eco di celebri versi
diventati patrimonio condiviso della nostra cultura.
La serie inedita Omaggio a Giacomo Leopardi risale al 1998, ed è composta da opere in acrilico su carta oggi
significativamente esposte nella bella sede della biblioteca di Concesio, luogo deputato alla promozione della
cultura, e, nel marzo 2013 a Brescia, nella sede della Associazione per l’arte Le Stelle, che da anni segue il lavoro
di Giuseppe Monguzzi.
Dai Canti leopardiani l’artista coglie l’assoluta preziosità dei climi paesaggistici di cui il poeta imbeve le proprie
liriche in memorabili endecasillabi dal ritmo lento e pulsante. Nelle carte di Monguzzi la scansione delle sillabe si
traduce in brevi pennellate dense illuminate dal biancore lunare o in tersi cieli dalla campitura più distesa,
figurazioni di cieli e di natura che il poeta e il pittore esplorano e interrogano nel muto dialogo del pensiero e
dell’atto pittorico. Netto il contrasto con le opere ispirate al celebre Llanto por Ignacio Sánchez Mejias (1935)
di Federico García Lorca, di cui si espone una scelta tra la quarantina di pezzi, su tela e su carta, realizzati nel
1988 ed esposti per la prima volta nel 1992 a Milano, presso lo Spazio Arte San Fedele.
Il testo di García Lorca, scritto alla vigilia della guerra di Spagna, dove lo stesso poeta trova la morte trucidato
dai falangisti, dipana drammaticamente il tema della vita e della morte nella emblematica parabola della corrida,
dalla discesa del torero nell’arena al suo affrontare lucidamente la morte nello scenario aperto della folla raccolta
nell’arena. Monguzzi concentra il lavoro pittorico sui versi del Llanto in pennellate convulse che si affollano
drammaticamente nella concitazione dello spettacolo di morte, traducendo in immagine la lotta estrema tra
uomo e toro e sostanziando la figurazione di impetuosa e commossa partecipazione emotiva.
Progetto mostra e catalogo a cura di Fausto Moreschi e Carmela Perucchetti
Orari: da mercoledì a domenica dalle ore 16.00 alle 19.00
Genere: arte contemporanea
Associazione per l’arte Le Stelle, Vicolo San Zenone 4, tel. 0302752458 / 3351370696
[email protected]
SPAZIO AREF
Dal 2 al 31 marzo 2013
Inaugurazione sabato 2 marzo, ore 18.00
Evanescenze. Opere di Marco Cornali
La Galleria di SpazioAref inaugura una mostra dedicata al pittore bergamasco Mario Cornali (1915-2011)
intitolata Evanescenze, a cura di Carla Angela Volpi, presentazione di Anna Maria Spreafico.
In occasione dell’evento verranno proiettati alcuni passaggi significativi della videointervista al pittore realizzata
nel 2006 per il 45° anniversario della fondazione del Liceo Artistico Statale di Bergamo.
L’Aref ha scelto di dedicare una mostra a Mario Cornali per far conoscere la sua pittura colta, elegante e
raffinata anche al pubblico bresciano e per richiamare l’attenzione sulla realtà culturale bergamasca del secondo
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
dopoguerra, in cui gli artisti del Gruppo Bergamo hanno dato vita a una pittura di alto livello qualitativo, dando
un importante contributo al panorama artistico lombardo di quegli anni.
“Infaticabile ricercatore, l’artista, mediante la sua pittura, si é prodotto senza riserve in una acuta indagine sulla
natura della forma e del colore, con un lavoro di scavo così intenso da giungere spesso a esiti di mistica
profondità. Attraverso una ricerca estrema di equilibrio compositivo, plastico, luministico e cromatico, Mario
Cornali ha saputo conferire unità alla propria opera, cogliendo e raccontando la meraviglia di sensazioni intense.
Maestro stimato e venerato dai suoi allievi, ha favorito la formazione di alcuni tra i più significativi artisti della
nostra provincia”. (Motivazione per l’assegnazione del Premio Ulisse 2001)
“Soggetto privilegiato dei dipinti è il suo vissuto quotidiano, privato e professionale; eppure Cornali sembra
farlo trasparire solo attraverso un filtro di decantazione che lo trasfigura, distillandolo in una calligrafia affilata,
ammorbidita da tonalità pastello e senza tempo”. Anna Maria Spreafico
Mario Cornali, nato a Bergamo nel 1915, aveva frequentato la scuola d’Arte Andrea Fantoni, la scuola libera
del nudo all’Accademia Carrara e lo studio del pittore Nino Nespoli dal 1929 al 1935, dal quale aveva appreso la
tecnica dell’affresco. Aveva iniziato ad esporre a mostre Sindacali Provinciali e Regionali nel 1936,
interrompendo la sua attività di pittore nel 1940 perché richiamato alle armi. Aveva poi ripreso nel 1945
esponendo al premio nazionale Fra Galgario e partecipando in seguito a numerose mostre collettive sia per
invito che per accettazione. Oltre alla pittura da cavalletto aveva svolto una notevole attività come ceramista e
pittore murale, dipingendo vari affreschi e mosaici in chiese ed edifici pubblici. Aveva anche insegnato per un
breve periodo alla Scuola d’Arte Andrea Fantoni e dal 1966 al 1978 al Liceo Artistico Statale di Bergamo.
Orari: da giovedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30.
Genere: personale arte contemporanea
Aref – Associazione Artistica e Culturale Emilio Rizzi e Giobatta Ferrari, Vicolo del Sole 4, tel. 0303752369,
www.aref-brescia.it - [email protected]
LUDOTECA SOTTOSOPRA
Dal 4 marzo all’8 giugno 2013
Bambini e diritti
Saranno esposte: “Io, io, io e gli altri” a cura di Nicoletta Costa e “La Convenzione ONU sui diritti dei bambini”
di Giulia Zaffaroni. Esposizioni di opere di illustratori per l’infanzia sul tema dei diritti dei bambini.
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 19.00 e il sabato dalle 15.00 alle 19.00
Ingresso: gratuito
Ludoteca SottoSopra, Parco dell’Acqua, Largo Torrelunga 7, tel. 3319503903, [email protected],
www.ludotecasottosopra.it
SPAZIO CONTEMPORANEA
Dal 9 marzo al 25 maggio 2013
Inaugurazione sabato 9 marzo, ore 19.00
Novecento. La fotografia
A cura di Ken Damy in collaborazione con la galleria Massimo Minini
Autori vari dal pittorialismo ad oggi
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
"...agli inizi del ‘900, le arti avvertono il sentimento di crisi della civiltà. L’esplosione dei movimenti
avanguardistici, a modo suo, rompe con i presupposti tradizionali della mimèsi, che ha come conseguenza
l’allontanamento dalla realtà e la costituzione di moduli sintetici e riduttivi di essa.
È la fine dell’arte, intesa come comunicazione delle impressioni ricavate dall’osservazione dei fenomeni naturali;
ma è l’inizio di una serie di nuovi codici che esprimono l’interiorità e il pensiero dell’artista, luogo inalienabile,
assoluto e incensurabile, dove far esplodere la propria soggettività ed una rinnovata idea di uomo vagante
nell’universo..."
Tratto dal testo di presentazione di Giampiero Guiotto per la Biennale di Fotografia (Brescia, 2010)
Orari: da giovedì a sabato, dalle 15.30 alle 19.30 o su appuntamento.
Ken Damy Visual Art, Loggia delle Mercanzie, Corsetto Sant’Agata 22, tel. 0303758370,
[email protected]
ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI AAB
Dal 16 marzo al 10 aprile 2013
Inaugurazione sabato 16 marzo, ore 18.00
Gli artisti bresciani e il disegno. Parte II
La tecnica del disegno impegna gli artisti bresciani in un percorso d’arte tracciato da una tradizione prestigiosa.
Orari: da martedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30
Genere: arte contemporanea
Associazione Artisti Bresciani AAB, Vicolo delle Stelle 4, tel. 03045222, www.aab.bs.it - [email protected]
COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA
Dal 16 marzo al 31 maggio 2013
Inaugurazione sabato 16 marzo, dalle ore 16.30
Mario Ceroli
Con questa mostra la Galleria Colossi Arte Contemporanea vuole rendere omaggio al grande archi-scultore
abruzzese, come lo definisce Achille Bonito Oliva, Mario Ceroli.
Fin dagli anni Sessanta, l'artista sviluppa una ricerca molto personale che parte da un materiale povero di origine
naturale come il legno per ridurre la tridimensionalità del reale alla bidimensionalità di sagome stilizzate che si
ripetono stratificandosi una modalità tipica dei processi comunicativi della società di massa. La reiterazione e
l'ingrandimento delle immagini potrebbe richiamare la dilatata trasposizione in ambito artistico dell'oggetto di
consumo dell'arte Pop di Rosenquist o Oldenburg, conosciuto proprio in quegli anni in Italia attraverso la
Biennale del '64. Ceroli procede in modo del tutto diverso, operando secondo un processo analitico e
strutturato/strutturante che, creando un nuovo “linguaggio iconico”, tende a rivestire di nuovi significati non
soltanto i simboli della società di massa (il Mister e il cavallo in corsa con le chiome svolazzanti dell'Api del
1964), ma anche le immagini mitiche e dense di memoria nella storia della civiltà occidentale come l'uomo di
Leonardo. Attraverso la sagomatura del legno, l'artista estrapola dalla realtà della figurazione classica le sue
sagome operando per una loro semplificazione, una loro riduzione ad immagini mentali e rivestendo i segni
linguistici (No-Si, 1962-63) di molteplici significati che si stratificano come “la ripetizione ossessiva di un
accadimento iconico” (G. Celant) grazie alla ripetizione modulare di livelli mobili, aperti, dinamici fatti dello
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
stesso materiale caldo: il legno di pino di Russia.
Spesso vengono chiusi in scatole, in un contesto architettonico, costruito secondo una logica empirica e una
costruzione razionale e prospettica dello spazio, ispirata alle proporzioni del corpo umano secondo una
tradizione che va dalla civiltà rinascimentale all'esperienza geometrico-proporzionale della figura umana, da
Vitruvio fino al Modulor di Le Corbusier. Tutto questo viene creato grazie alle aggregazioni e agli innesti del
materiale ligneo composto da ruvide assicelle di legno piallate rozzamente e lasciate volutamente sfrangiate
come residuo di un processo tecnologico; nelle cornici in cui sono racchiuse le sue ultime opere si istituisce un
circuito di nuove relazioni con l'ambiente esterno, uno schema di forze dinamiche che si muovono al suo
interno, una nuova realtà formale preordinata dall'artista in forme codificate e standardizzate che stimolano le
nostre capacità percettive; a partire dagli anni '60, l'immagine ritagliata nel legno ha per sfondo una sagoma
vuota e Ceroli, giocando con gli spessori dei piani avanzati o arretrati, rovescia il rapporto tra pieno e vuoto
creando una nuova realtà formale regolata circolarmente da leggi interne dove fronte e retro dell'oggetto plastico
convivono rappresentando due momenti diversi della nostra percezione della cosa. Dietro al minimalismo
figurativo delle sagome, ottenuto con un processo di purificazione delle forme della realtà quotidiana, del loro
spostamento e della loro condensazione in elementi essenziali, quasi onirici, come vogliono le più recenti
modalità di comunicazione, si nasconde la doppia realtà dell'immagine: dritto e rovescio, misura e dismisura,
legno assemblato e cernierato.
Nelle opere dalle cornici di legno esposte in questa mostra, l'artista inscena un evento irripetibile: l'introduzione
di “retrorealtà” insospettabili dietro o all'interno di queste forme esemplari che vengono così amplificate al
limite tra l'astratto e il figurativo. Ecco che la farfalla si sdoppia in una forma piena e in una vuota con
l'inserimento di alcuni profili astratti che si assommano; la farfalla stilizzata ricorda le farfalle realizzate a New
York nel 1966, macchine con le ali pieghevoli e il corpo composto da cilindretti scomponibili “mostruose
dilatazioni del motivo naturalistico di partenza” (A. C. Quintavalle). Allo stesso modo il cavallo, rivelando una
struttura interna fatta di una sovrapposizione di forme che si assemblano come gli ingranaggi di un motore,
richiama quelli realizzati per le scenografie del Riccardo III, andato in scena al Teatro Stabile di Torino nel 1968.
Ecco che l'interno delle sue opere si anima come un tessuto ambientale organizzato che coglie la sostanza lieve,
metafisica delle immagini del reale in una lieve bidimensionalità incisa, scavata, plasmata nel legno, dove le
forme rimangono sospese.
Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.00 e 15.00-19.00.
Genere: arte contemporanea
Colossi Arte Contemporanea, Corsia del Gambero 13, tel. 0303758583
www.colossiarte.it - [email protected]
GALLERIA AplusB
Dal 16 marzo al 24 aprile 2013
Inaugurazione sabato 16 marzo, ore 18.00
Max Frintop,
Abstraction
Max Frintrop (Oberhausen (D), 1983) espone per la prima volta in Italia la sua ricerca pittorica in occasione di
#Abstraction da AplusB contemporary art di Brescia. Si tratta della sua seconda mostra personale dopo il
diploma conseguito presso la classe di pittura all'Accademia di Düsseldorf.
Il progetto pensato per AplusB continua la ricerca dell'artista centrata sulla relazione tra gesto e composizioni di
forze architetturali. Con il nuovo ciclo pittorico, appositamente eseguito per #Abstraction, l'artista affronta una
fase stilistica del tutto inedita rispetto a quanto esposto nella mostra personale dal titolo Ricochet e presentata a
Colonia (D) l'anno passato.
La ricerca di Max Frintrop rientra all'interno di una tendenza più generale in cui la Pittura si relaziona con nuova
sensibilità alle proprie componenti: la tensione compositiva, l'approccio coloristico, le radici culturali del mezzo
utilizzato, la forte presenza antropologica del personale. All'interno di questo contesto l'artista riesce a proporre
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
un mondo che contiene e descrive innumerevoli sfaccettature, e materialmente va oltre la presenza fisica del
mezzo Pittura rendendo vivi gli spazi della nostra esperienza.
#Abstraction si configura quindi come un luogo virtuale in cui le profondità, le vie di fuga e le concentrazioni
acquisiscono un ruolo pari a quello di una composizione musicale tarata sulla esperienza di una architettura
industriale contenete spazi produttivi attivi. Una situazione in cui la violenza segnica coincide con l'intensità
timbrica, ed il susseguirsi di piani coloristici strutturali evidenziano una esperienza fondata sulla fisicità e sul
noise di una inevitabile produzione votata alla pesantezza, nell'epoca della leggerezza.
Max Frintrop (Oberhausen, 1982) solo shows 2013 AplusB, Brescia; 2012 Solo Project at Volta8, Gallery
Chaplini, Basel; Ricochet Gallery Chaplini, Cologne; Gelsenkirchener Gangart“ BaustelleSchaustelle, Essen.
2011 Aragena,Künstlerverein Malkasten, Düsseldorf 2010 Space is the Place, Raum für Kunst und Musik e.V.,
Cologne. group Shows 2012 JaLiMa Collection, Duesseldorf; Fullhouse Salon Schmitz, Cologne; Family
Matters, Le Courant, Bruxelles; Painting Show, Gallery Chaplini, Cologne; Die Null reintragen ( Abstrakt nach
89), Büroadalbert, Gera 2011; Boo, Arti et Amicitiae & Mike Potter Projekts, Amsterdam; Max Frintrop vs.
Roman Lang, Gesellschaft für streitorientierte, Kulturforschung GSK, Düsseldorf; Everything you ever liked
about your mother, Royal College of Art, London 2010 Figurprobleme, Artleib, Düsseldorf; K22, TanzschuleProjects, Munich; Rundblick 2010, Temporary Gallery Cologne, Köln, Kunstverein; 2009 Something strange
will happen this summer, Mike Potter Projects, Oxford, UK; “Painting on the möve”, Wiensowski & Harbord,
Berlin, curated by Albert Oehlen; Creme, Gallery Felix Ringel, Düsseldorf with Andreas Breunig, David
Ostrowski & Chris Succo.
Orari: da giovedì a sabato, dalle ore 15.00 alle 19.00.
Genere: personale arte contemporanea
AplusB Contemporary Art, Via Gabriele Rosa 22/a, tel. 3381324177 / 0305031203
aplusbcontemporaryart.wordpress.com - [email protected]
SPAZIO ARTE PINELLI
Dal 16 marzo al 4 aprile 2013
Inaugurazione sabato 16 gennaio, ore 17.30
Paola Bonomelli, “Sogni”
L’artista Paola Bonomelli, espone una serie di opere, realizzate con una ricerca impostata intorno al tema della
figura femminile. Sono immagini di donne, colte nella quotidianità ed elaborate con una forte espressività per
trasmettere emozioni e riflessioni. Originalità del taglio compositivo, sperimentazione nei materiali sono i tratti
caratteristici della sua raffinata ricerca artistica. Mostra a cura di Rosa Lardelli con la presentazione critica di
Marta Mai.
NOTE BIOGRAFICHE
Vive e lavora a Iseo (BS). Insegnante di Arte e Immagine,disegno e storia dell’arte,si è diplomata nel 1997
in
pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Numerose le mostre collettive, a Brescia e provincia,
Bergamo, Genova, Milano, Mantova città e provincia. Molte le mostre personali in Italia e all’estero: la prima nel
1997 “Apparizioni”. L’esperienza più significativa la mostra personale “Ritratti interiori” in Germania a Fürth –
Norimberga- nell’ottobre 2004 alla galleria Foerstermühle. Nel 1996 medaglia d’Argento al II concorso
nazionale di pittura e grafica premio Oldofredi Iseo. Nel 2003 partecipa con un’opera intitolata “Pinocchio in
volo su Piazza Garibaldi” ad una mostra itinerante dedicata al libro di Pinocchio (l’opera “racconta” il capitolo
XXIII del libro “Ghéra ‘na olta en sòch de lègn”), e nel 2005 con un’opera intitolata “Silvia in castello” a
un’altra mostra itinerante dedicata alle maschere della commedia dell’arte (l’opera è pubblicata nel libro
omonimo). Nel 2006 l’opera intitolata”Cappotto rosso”é scelta come copertina del romanzo di Claudia
Reghenzi “Il ponte su due mondi”.Nel 2010 realizza un'opera che viene donata al Premio Nobel per l'economia
(nel 1987) Robert Solow, che lo vede ritratto con la moglie sulle rive del Lago d'Iseo.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Nel settembre 2012 in Romania, nella città di Râmnicu Vâlcea in occasione di una conferenza internazionale di
economia “World Famous Montains Conference” organizzata dalla camera del commercio e del lavoro di
Valcea, la pittrice espone le sue opere in una mostra personale dal titolo “Sogni e Ritratti” (“Vise şi Portrete”).
Esposizione che si ripete tra Dicembre 2012 e Gennaio 2013 nella città di Braşov (Romania).
RIFLESSIONI CRITICHE DI
Giovanna Galli
[…..] L'efficacia delle masse, delle figure e dei movimenti è esaltata da un'impaginazione compositiva che sfrutta
un taglio tipicamente fotografico, in cui la figura è spesso colta non nella sua interezza, ma in dettagli della posa.
I soggetti ritratti sono prevalentemente rielaborazioni di fantasia, sebbene spesso lo spunto sia offerto da scatti
effettuati dalla stessa artista. Il realismo sintetico della rappresentazione, che guarda a certe soluzioni vagamente
espressioniste, e che tuttavia non sacrifica la plasticità della figura e la ritmica intensa e concatenante dei volumi,
consente alla pittrice di condensare nei soggetti ritratti un alto contenuto simbolico, oltre che denso di
suggestioni emozionali. I personaggi che sfilano nei suoi dipinti sembrano abitare un'atmosfera sospesa, quasi
metafisica, in cui il gesto quotidiano è elevato all'evocazione di un tempo non finito, in cui non esiste un prima e
un dopo, ma un eterno qui ed ora.
Raffaele Olivieri
[…..] Donne. Donne pensose, rannicchiate, distese, donne che attendono, donne che guardano un fiore. […..] Si
tratta infatti di situazioni in movimento, situazioni di una vita non necessariamente vissuta ma immaginata, con
un contesto attorno.
Quasi sempre di una bellezza opacizzata e vista attraverso un vetro, queste donne. Donne talvolta reali, alcune
viste in fotografia, ma per lo più donne immaginate. […..] Le figure non sono mai intere ma modernamente
tagliate secondo piani diversi (volto, mezzo busto, piano americano, figura quasi intera. […..] Sono ritratti che
non sembrano messi in posa ma colti da istantanee fotografiche. Le posture sono le più disparate (distesa, in
piedi, rannicchiata, ecc.). Forte è l’espressività delle mani, delle gambe, del corpo in generale. Le posture del
corpo variano ma il viso rimane composto, statico, pensoso. […..] Nonostante siano quasi sempre sole, non
sembrano donne che soffrano la solitudine, queste: lo spazio poetico in cui si muovono è l’introversione, la
riflessione, un universo in cui bastano a se stesse.
Gli sfondi non sono mai semplici fondali: si presentano come scenari mossi, spugnati, irregolari, che alludono a
interni non disegnati, a situazioni che girano attorno, che si trasformano, che cambiano. […..] da ammirare la
plasticità delle figure, l’equilibrio dei volumi, la sapienza costruttiva.
Orari: da martedì a sabato, 09.00-12.00 e 15.00-19.00.
SpazioArtePinelli, Via Belvedere 7/A, tel. 030361247
Rosa Lardelli - Associazione Arte e Cultura Ars Vivendi, Via Sandro Pertini 29, tel. 0303530557,
[email protected] - www.rosaeventi.blogspot.com
L’Infopoint Turismo Comune di Brescia non si assume alcuna responsabilità per quanto riguarda
eventuali variazioni di programma. Per qualsiasi informazione vi preghiamo di contattarci.
Infopoint Turismo
Turismo Stazione
Piazzale Stazione 25122 Brescia
Tel. +39 030 8378559
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Aperto tutti i giorni: 9.009.00-13.00 e 13.3013.30-17.30
Infopoint Turismo Piaz
Piazza Duomo
Via Trieste, 1 - 25121 Brescia
Tel. +39 030 2400357
[email protected]
Aperto tutti i giorni: 9.009.00-13.00 e 13.3013.30-17.30
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