La ragazza della palude
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La ragazza della palude
Tesina di narrativa La Ragazza della Palude La storia di Vincenzina Vincenzina ha otto anni e vive Vallonara in provincia di Vicenza. La sua è una famiglia di contadini e suo padre, i suoi zii e alcuni fratelli sono reduci della Prima Guerra Mondiale. La guerra è seguita dal fascismo che cambierà la vita degli italiani. Il dittatore fascista Mussolini per mettersi in buona luce bonificò le paludi pontine e su queste terre costruì migliaia e migliaia di poderi che affidò ai reduci della Prima Guerra Mondiale. La famiglia di Vincenzina fece domanda per un podere e dopo qualche mese si trasferirono in uno a Borgo Grappa. La vita in palude però non è semplice e inoltre la famiglia Masiera dovrà affrontare diversi problemi. Uno sguardo alla Palude Prima della bonifica integrale l’Agro Pontino era un area paludosa e quindi poco popolata dall’uomo ma ricca di vita animale e vegetale. Le zone libere dalla palude erano ricoperte da foreste inestricabili, dette selve tra cui ricordiamo la Selva di Terracina, la selva del Circeo e la Selva di Cisterna. Le foreste erano dominate dalle specie di albero a foglia caduca. Tra gli arbusti si potevano trovare liane, eriche, pungitopo, ginestra dei carbonari, edere. Fra le altre piante si ricordano la felce, le orchidee, le viole e i ciclamini. Nella palude vivevano cinghiali, caprioli, lupi, lontre, marmotte, volpi, scoiattoli, istrici, ricci, ghiri, lepri, conigli selvatici e donnole. Il territorio, posto su una delle più importanti direttrici migratorie consentirono la vita a una grande varietà di uccelli come il Cavaliere d’Italia, il Falco pellegrino, l’Airone rosse, il canarino. Le acque poco basse erano l’habitat per moltissime specie di rettili, anfibi e piccoli pesci. Tra gli insetti vi erano le libellule, l’idrometra e le temutissime zanzare anofele, responsabili della malaria che decimava i pochi abitanti. Alcuni aspetti della vita prima della Bonifica Prima della Bonifica la popolazione residente nelle località che entrarono a far parte del territorio del comune di Littoria era costituita da circa ottocento persone. La popolazione viveva in capanne, più capanne costituivano la lestra e cioè un piccolo villaggio. Nelle lestre abitavano i pastori, i contadini e lavoratori da stagionali chiamati guitti. Questi ultimi provenivano dalle zone di Frosinone e dell’Abruzzo. La vita in palude era stagionale da ottobre a maggio, e durante l’estate la palude quasi si spopolava a causa della presenza della zanzara anofele. A maggio c’era il ritorno verso i monti. Il ritorno poi dai monti in palude coinvolgeva donne, bambini, bestiame e oggetti che servivano alla vita di tutti i giorni. Le persone che abitavano nelle lestre erano boscaioli, pastori, carbonari … Oltre alle capanne di abitazione venivano costruite altre capanne per animai domestici, per deposito di paglia, fieno e recinti per il bestiame. La lestra era costruita con foglie di grano turco sostenute da robusti pali di legno. Lungo le pareti erano allineate una specie di cuccette dove ciascun pastore accomodava il proprio giaciglio. Il pavimento era realizzato con la terra battuta, in una buca circoscritta da pietre dove veniva acceso il fuoco e cotti gli alimenti. All’interno della lestra c’era anche la conca di rame per l’acqua e qualche volta una cassapanca per gli utensili domestici. La lestra in genere ospitava una ventina di persone, ma nelle più grandi potevano vivere anche centocinquanta persone. Le attività lavorative prima della Bonifica Gli spetti economici tipici dell’Agro Pontino erano caratterizzati dalla pesca, dal’industria boschiva, guardiani e allevatori di bestiame, dai bufalari, dai sandalari (questo sulla loro barca a remi del fondo piatto chiamato sandalo conoscevano bene i meandri e trasportarono il frutto del lavoro dei macchiaioli). C’erano poi i cursori che a piedi, a cavallo, in bicicletta percorrevano giornalmente la zona ad esso assegnata, scovando i malati e portando loro i primi soccorsi. Spesso erano dipendenti della Croce Rossa. Un’altra attività era quella dei carbonari. Essi costruivano carbonaie con il legname avanzato dal taglio degli alberi della palude. Le carbonaie, ricoperte da uno strato sottile di terra , erano controllate ogni due o tre ore da un carbonaio che sorvegliava il fuoco lento, utile alla cottura del legno. Il carbone veniva pesato e rinchiuso nei sacchi per essere trasportato sul dorso dei muli ai depositi delle lestre più vicine e venduto nei vari mercati del Lazio. C’erano poi delle attività minori come quella dei pellari che praticavano il commercio delle pelli bovine, quella dei gallinari che allevavano che allevavano pollame in una capanna che in seguito vendevano. Infine c’erano gli asparagiari, i ranocchiari e i raccoglitori di sanguisughe usate allora nel campo della medicina. Molti di queste persone che lavoravano nella palude provenivano da piccoli paesini ai confini dell’Abruzzo. La Bonifica Integrale Il concetto di bonifica integrale si basa sulla realizzazioni di tre tipi di bonifica: • BONIFICA IDRAULICA: affidata agli operai del territorio. La Bonifica idraulica riguardava settanta mila ettari di terreno acquitrinoso e paludoso che doveva essere prosciugati. Fu necessario costruire canali, fossi e impianti idrofori per sollevare l’acqua e metterla nei canali in modo che potesse defluire fino al mare. • BONIFICA SANITARIA: affidata prima alla Croce Rossa Italiana e poi all’Istituto Antimalarico Pontino. La Bonifica sanitaria era contro la zanzara anofele. La lotta contro questi insetti venne condotta in vari modi: con il prosciugamento delle aree acquitrinose(habitat delle zanzare), con l’invenzione delle zanzariere per le finestre, con l’introduzione di pipistrelli in palude e di pesci nell’acqua (questi due animali si nutrono di zanzare), con l’immissione di un veleno nei corsi d’acqua chiamato “Verde di Parigi”. • BONIFICA AGRARIA: affidata all’Opera Nazionale Combattenti. La bonifica agraria si occupò di eliminare il latifondismo che all’epoca era presente. Per fare la Bonifica introdusse la riforma agraria attraverso l’appoderamento. Il vasto territorio fu suddiviso in poderi (proprietà agricole costituite da campi ed una casa per ogni proprietà). La Malaria La vita palude era molto complessa e a renderla ancora più difficile c’era la Malaria. La Malaria era una malattia che portava alla morte e che si prendeva dopo la puntura della zanzara anofele. Ma come si svolge la Malaria? Questa malattia si può suddividere in sei parti: 1. La zanzara punge una persona affetta da Malaria e ne succhia il sangue infetto. 2. Il plasmodio si sviluppa nelle ghiandole salivari della zanzara. 3. La zanzara punge una persona sana. 4. I plasmodi penetrano nel fegato dove si riproducono, e dal fegato invadono i globuli rossi del sangue. 5. I globuli rossi si rompono e liberano i plasmodi che invadono altri globuli rossi. 6. Quando i globuli rossi scoppiano insorge la febbre. Fra libro e realtà Il libro “La ragazza della palude” è un libro verosimile cioè vuol dire che questa storia sarebbe potuta anche esistere. Nel libro l‘autore Massimiliano Santini scrive anche di alcuni eventi realmente esistiti. Nel libro si può fare un viaggio nel passato e scoprire quali erano i rapporti tra coloni e pastori, come era il comportamento dei bambini di un tempo, il lavoro dell’Istituto Luce, il rapporto anarchico tra i coloni e i loro superiori. Parlando inoltre con l’autore si può scoprire che molti fatti scritti nel libro l’autore ha preso spunto dalla realtà e dalla sua vita in palude. Il viaggio dei Masiera Il 15 Settembre 1932: i Masiera partono da Vallonara per Littoria. Il 17 Settembre 1932: i Masiera arrivano alla stazione di Littoria e gli viene affidato il podere numero 11 a Casal dei Pini. Il 18 Settembre 1932: visita della Croce Rossa al Podere dei Masiera. Inizio Marzo 1933: arrivo dell’Istituto Luce alla lestra di Emilio Celano. Il 23 Marzo 1933: la prima visione del documentario sulla palude dell’istituto Luce. Il 15 Agosto 1933: posa della prima pietra di Sabaudia con la presenza di Mussolini e Cencelli. All’inizio del 1934: i Masiera vengono trasferiti al podere 2075 a quattro chilometri da Sabaudia e a poco più di un chilometro dalla lestra di Chiavarino. Primavera del 1934: primo litigio tra Antonio Masiera e il fattore Giuseppe Di Prospero. Il 15 Aprile 1934: inaugurazione del comune di Sabaudia. Il 16 Aprile 1934: Antonio denuncia ai Carabinieri la scomparsa dei sacchi dell’Opera. Estate del 1934: arriva il carro di Tespi. Dal 1934 al 1936: indagine sul fattore Di Prospero e scoperta della sua colpevolezza riguardante il furto dei sacchi di concime dell’ONC. Il 9 Maggio 1936: proclamazione dell’Impero.