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07/08/2013
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Tirreno, Il
"il re del benessere: rassegniamoci al lusso"
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07/08/2013
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MERCOLEDÌ, 07 AGOSTO 2013
Pagina 2 - Empoli
Il re del benessere: rassegniamoci al lusso
Gualtieri: città abbandonate e hotel dormitorio sono la regola, resiste solo la nicchia di
alto livello
l’intervista
di Rino Bucci È stato tra i primi manager a leggere la crisi che avrebbe colpito le “ville d'eaux”, le storiche città
termali che tra ninfe, archi romani e fontane zampillanti si stavano avviando al lento declino. L’avventura nel termale
di Leandro Gualtieri, imprenditore pratese del tessile, è iniziata negli anni ’80 con l’acquisto delle Terme di Saturnia;
rilanciate e vendute anni dopo quando il comparto stava già iniziando ad arrancare (oggi a Saturnia 200 dipendenti,
con l’indotto, sono in cassa integrazione). In realtà, la vera intuizione è stata il cogliere che la clientela voleva
qualcosa di diverso e lanciare il nuovo modello delle Spa. Lei è sorpreso della desolazione che stanno vivendo
centri come Chianciano Terme o Montecatini? «Il quadro è desolante. Ormai, le vecchie ville d’eaux che erano stati
centri vivaci nel dopoguerra e negli anni ’60 sono destinate all’oblio. Sono rimaste città fantasma, dimenticate e
visitate da poche comitive. Non accade solo a Chianciano, Salsomaggiore o Montecatini ma anche in vere e proprie
istituzioni come Evian o Vichy. Sono diventati centri irriconoscibili». È possibile recuperare l’antico splendore?
«Penso proprio di no. Le ville d’eaux sono quasi del tutto abbandonate. Gli alberghi sono dormitori per gruppi che si
spostano in altre città della Toscana. E il turismo si è impoverito». La sua Stb detiene la proprietà di Fonteverde di
San Casciano dei Bagni, Grotta Giusti a Monsummano e dei Bagni di Pisa. Il futuro sono le Spa? «Abbiamo
compreso in tempo la trasformazione che stava subendo il settore. Il termale assistito, anche dallo Stato con i
soggiorni autorizzati, non esiste più. Si va verso un servizio a pagamento che si rivolge, con prodotti e terapie, alla
cura e al benessere della persona. Però, il termine Spa è un po’ troppo abusato». In che senso? «A molti
imprenditori basta piazzare un lettino e una lampada abbronzante per dire di aver una Spa. In realtà con “Salus per
aquam” i romani indicavano un centro dove si curava con acque termali e non prodotti o suppellettili vari». Il settore
risente della crisi? «A parte le ville d’eaux che sono in declino anche il termale è stato colpito dalla crisi dal 2008 ad
oggi. Anzi, è tra i settori che ne ha risentito di più. Siamo in sofferenza, diciamo che rispetto ad un paio di anni fa
abbiamo circa il 20 per cento in meno di clientela e gli investimenti sono bloccati». Chi sono i vostri ospiti? «Rispetto
ai soggiorni classici di 20 anni fa abbiamo la fortuna di avere anche il target giovanile. L’età media si è notevolmente
abbassata e la richiesta si è diversificata. In questo periodo si stanno facendo largo anche diversi stranieri». Un
turismo per tutte le tasche? «Diciamo di nicchia ma accessibile a quasi tutti. Anche se abbiamo una parte importante
di clienti che cerca il lusso». Consiglierebbe ad un imprenditore di investire nel termale in questo momento? «Il
benessere apre interessanti prospettive di investimento, anche perché l’attesa di vita è aumentata, è indubbio. Se
consiglierei di investire ora? Me lo chiedo tutti i giorni, soprattutto quale potrebbe essere la ricetta vincente. Mi
rispondo che serve coraggio, solo con la fiducia riusciremo a ripartire». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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