ARCHEOLOGIA e la Chiesa in Italia

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ARCHEOLOGIA e la Chiesa in Italia
Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa
Dizionario Storico Tematico La Chiesa in Italia
Volume I - Dalle Origini All'Unità Nazionale
Roma 2015
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Voce pubblicata il 30/09/2014 -- Aggiornata al 22/03/2015
ARCHEOLOGIA e la Chiesa in Italia
Autore: Giovanni Liccardo
L’archeologia cristiana ha logiche comuni a tutte le altre archeologie; nello specifico, offre fonti per la
ricostruzione integrale e obiettiva della vita cristiana nell’antichità e nell’alto medioevo e si impegna a
determinare come l’idea religiosa sia stata compresa dall’artista e quali forme gli abbia suggerito.
Tralasciando la problematica della definizione dei confini cronologici precisi, il suo campo di riflessione è
rappresentato dal graduale passaggio dagli orizzonti del mondo classico e pagano a quelli
dell’affermazione del cristianesimo; per questo in vari studi si preferisce definire la materia come
“archeologia tardoantica” o “archeologia postclassica” e talvolta “archeologia altomedioevale”. Per
l’Italia si indica in Roma il suo centro più importante, per chiese e catacombe, epigrafi e pitture,
collezioni e raccolte; presentano monumenti di grande interesse anche Aquileia, Cagliari, Milano, Napoli,
Ravenna e Siracusa.
Riguardo alle fonti, le dirette o principali sono gli edifici di culto, i monumenti funerari, gli oggetti di uso
domestico e quelli di uso liturgico. Di essi si studia soprattutto la topografia, l’architettura, l’iconografia,
l’epigrafia. Dalle fonti indirette o letterarie, invece, l’archeologo ricava tutte le informazioni,
indispensabili o integrative, che danno vita al bagaglio di acquisizioni storiche basilari all’indagine
scientifica del monumento. Di norma vengono divise in tre classi: fonti che documentano l’ambiente nel
quale si pongono i monumenti; fonti desunte dal culto dei martiri o destinate al rituale liturgico; fonti
medioevali a carattere archivistico, espositivo e antologico.
Oltre agli autori cristiani, particolarmente importanti si rivelano gli Atti e le Passiones dei martiri; anche
se queste ultime confondono le leggende con la storia, contengono sempre qualche indizio attendibile e
utile all’archeologo: il nome del martire, la data approssimativa degli avvenimenti, talvolta il nome del
prefetto o del giudice o del governatore. Particolarmente accolgono notizie preziose sul luogo del
sepolcro (ubicazione, distanza dalla strada, composizione ecc.), poiché all’epoca in cui sono state
composte molti dei monumenti che descrivono erano ancora visitabili e frequentati.
Lo stesso interesse meritano i calendari e vari documenti affini che confluirono nella vasta compilazione
del Martirologio geronimiano, spesso forniti di utili indicazioni topografiche. Assai peculiare è il
calendario di Napoli, inciso sopra due lastre di marmo verso la metà dell’VIII secolo, ma risalente nel suo
nucleo primitivo ad un’età molto più antica; è conservato oggi in alcuni locali attigui al Duomo. Anche gli
itineraria e le biografie dei papi e dei vescovi sono fonti notevoli di notizie sulle chiese e sui cimiteri delle
varie città. La più famosa compilazione del genere è il Liber Pontificalis di Roma, che raccoglie le
biografie dei pontefici da S. Pietro a Martino V (1431). Tra le altre raccolte sono il Chronicon (o Gesta)
Episcoporum di Napoli e il Liber Pontificalis ecclesiae di Ravenna.
I diari di viaggio a Roma, infine, apparvero verso il VI secolo; tra i più importanti sono l’Itinerario del
prete Giovanni alla ricerca dell’olio santo dei martiri, su incarico della regina Teodolinda, durante il
pontificato di Gregorio Magno (590-604); la Notitia ecclesiarium urbis Romae, composta tra il 625 e il
629, che riporta informazioni sulle chiese suburbane dei martiri classificate secondo le vie sulle quali si
affacciavano; l’Itinerario di Malmesbury, scritto nel periodo compreso tra il 648 e il 682; l’Itinerario di
Einsiedeln, dal monastero svizzero dove venne trovato, il cui autore dimostra di aver personalmente
visitato Roma al tempo di Carlo Magno, di avere studiato i monumenti e di aver partecipato anche a
cerimonie pagane, che sollecitamente ricorda.
Metodo e compiti. L’archeologia cristiana al tempo delle prime esplorazioni nel XVI secolo aveva la
funzione celebrativa di servire alla storia della Chiesa e costituiva un ausilio apologetico della teologia
storica; oggi non può prescindere dai risultati conseguiti nell’ambito dell’archeologia classica, della storia
del primo cristianesimo, delle scienze bibliche, della liturgia, dell’agiografia e della patristica. A sua volta
offre allo studio di queste materie i risultati delle sue indagini.
Uno dei suoi compiti principali è quello di preparare il materiale scientifico con un metodo che prevede la
ricerca e la catalogazione dei monumenti, ciascuno corredato di tutti gli elementi topografici, analitici e
bibliografici, capaci di formare una “scheda” del monumento stesso. L’archeologo, in base ai prodotti
acquisiti, vaglia l’autenticità del manufatto, accerta la sua funzione, stabilisce l’epoca cui appartiene, in
modo che possa determinare la vera origine del monumento, vale a dire ricercare i fattori psicologici
(concetti religiosi), sociali, fisici e ambientali che agirono in germe nell’attività creatrice dell’artista. La
diligenza e la cura di questa procedura permette la ricostruzione sintetica della vita cristiana in tutte le
sue manifestazioni, con la ricerca del vero nesso causale delle espressioni religiose, appunto con il
sostegno dei monumenti e dei resti storici in tutto il loro insieme. Ovviamente, l’indagine archeologica
non ha termine, come per ogni scienza, e le ricerche anche limitate a un solo “argomento” appaiono
continuamente integrate dalle nuove; si arricchisce il materiale documentario, si rafforza la capacità di
comprensione attraverso nuovi studi o ultime tecniche d’indagine. Tenuto conto della molteplice tipologia
dei resti archeologici cristiani, solitamente si distinguono tre insiemi di monumenti:
1. Gruppo architettonico, che comprende i monumenti del culto cristiano (dalle prime domus ecclesiae alle
basiliche più tarde) e i complessi funerari (cimiteri subdiali, catacombe e tutte le varie forme di
sepoltura);
2. Gruppo iconografico, che considera le raffigurazioni pittoriche (affreschi e mosaici), le sculture e le arti
minori (vetri dorati, lucerne, medaglie, pietre preziose, anelli, ecc.);
3. Gruppo epigrafico, che include tutte le iscrizioni incise o dipinte su qualunque materia (ad esclusione
della pergamena e del papiro) e in qualsiasi luogo si trovino, nei cimiteri, nelle basiliche, nei battisteri,
ecc.
Topografia cimiteriale. I cristiani preferirono per varie ragioni l’inumazione all’incinerazione; i cimiteri
furono in origine delle tombe di famiglia, protette dal diritto privato romano, che dichiarava la tomba un
locus sacer, un locus religiosus, e come tale protetto. All’inizio la sepoltura fu eseguita da privati, o dai
servi, nelle aree usate dai pagani, come avvenne nel caso di S. Pietro e S. Paolo; nel IV e V secolo le aree
cimiteriali si estesero notevolmente. Molti cimiteri si svilupparono particolarmente intorno alle tombe dei
martiri sostanzialmente secondo una duplice forma: cimiteri sopra terra (subdiali) e cimiteri ipogei,
chiamati catacombe. Le aree subdiali erano contenute in zone circoscritte, chiuse con muretti di
recinzione e talvolta sorvegliate da un custode. Qui l’aspetto delle tombe era corrispondente alle
sepolture pagane, con tombe singole e familiari: fosse nel terreno (formae), tombe “a cappuccina” o “ad
enchytrismòs” (con pezzi di anfore rotte), memoriae o cellae. In Italia un esempio di grande interesse è a
Roma, presso la necropoli vaticana, scoperta nelle esplorazioni degli anni ’50 del Novecento; di notevole
importanza sono anche le aree di Iulia Concordia Sagittaria, presso l’odierna città del Friuli, di Ravenna,
nella zona di Classe, e di Milano, vicino alla basilica di S. Ambrogio.
La seconda forma di cimiteri fu quella delle catacombe; a Roma sono i complessi più antichi e famosi, ma
anche in altre città, come a Napoli e a Siracusa, le catacombe presentano caratteristiche di grande
rilevanza. Il modello comune di sepoltura nei cimiteri sotterranei consisteva in una cavità scavata (loculo)
nella parete di un ambulacro, parallela alla galleria; vi erano poi i cubicula (camere funerarie), riservati
di solito a famiglie o ad associazioni. Per quanto riguarda la toponomastica, le catacombe presentano una
varietà di nomi piuttosto articolata; alcuni cimiteri esibiscono denominazioni di persone (Bassilla,
Massimo, Trasone, Priscilla, Pretestato, ecc.), per altre il nome deriva dalla posizione topografica legata
alla strada o aggiunta ad altre indicazioni (ad duas lauros, ad septem palumbas, ad clivium cucumeris
ecc.). Ma il gruppo più nutrito di cimiteri è conosciuto con nomi di santi: a Roma, Panfilo, Agnese,
Ippolito, Tecla, ecc.; a Napoli, Gennaro, Gaudioso, Severo ecc.; a Siracusa, Lucia, Giovanni ecc.; a
Cagliari, Bonaria e Saturno.
Epigrafia. Definita metodologicamente da Giovanni Battista De Rossi, l’epigrafia considera le antiche
iscrizioni specificamente cristiane (scritte su ogni tipo di materiale, tranne i manoscritti e le monete),
ossia quelle che offrono un segno del loro cristianesimo, oppure si trovano in un luogo (chiese, battisteri,
cimiteri, ecc.) dove non possono esserci epigrafi pagane. I segni di cristianesimo sono generalmente o la
professione di qualche dogma cristiano o l’uso di simboli e segni particolari (pesce, colomba, ancora,
croce, monogramma ecc.) o di terminologia sicuramente cristiana (depositio, specifici nomi propri,
l’acclamazione pax, riferimenti a usi e costumi cristiani ecc.).
Le iscrizioni rappresentano le testimonianze più spontanee per la conoscenza delle antiche comunità
cristiane, le quali pure in maniera vaga, attraverso la memoria funeraria, e non solo, hanno lasciato
traccia delle loro idee, della loro mentalità, della loro cultura, dei loro atteggiamenti di fronte ai grandi
problemi esistenziali e a quelli del vivere quotidiano. Tra i vari tipi sono quelle ufficiali, d’apparato, le
dedicatorie, le votive, le didascaliche, però la stragrande percentuale dei testi è funeraria, avendo origine
dai cimiteri subdiali e dalle catacombe. Si tratta di un insieme di enorme interesse, il cui studio conduce
all’acquisizione di una quantità di dati preziosi: oltre a quelli specificamente epigrafici, anche storici,
linguistici e filologici, agiografici, liturgici e cultuali.
Tra le iscrizioni più caratteristiche sono quelle legate al pontificato di Damaso (366-384), mentre assai
comuni sono quelle che si riferiscono al culto dei martiri. Oltre al frequente ricordo delle feste dei santi,
nelle iscrizioni i dedicanti si rivolgono ai beati per raccomandarsi alla loro intercessione o manifestano il
desiderio di essere seppelliti accanto alle loro tombe. Le varie formule epigrafiche esprimono la serena
speranza che i santi renderanno testimonianza a favore di chi è vissuto bene; manifestano la certezza che
colui che ha onorato i martiri in questo mondo li troverà accanto a sé come avvocati nell’altro. Infine, i
graffiti furono generalmente o sepolcrali (incisi al momento della chiusura della tomba, sulla calce fresca)
o dei pellegrini (scritti sull’intonaco delle pareti, solitamente presso le tombe dei martiri).
Fonti e Bibl. essenziale
G. Bovini, Gli studi di archeologia cristiana dalle origini alla meta del secolo XIX, Patron, Bologna 1968;
G. Cantino Wataghin, Problemi di archeologia cristiana: lezioni di archeologia cristiana (con appendice
raccolta da C. Caprotti), G. Giappichelli, Torino 1970; C. Carletti, Epigrafia dei cristiani in Occidente dal
III al VI secolo. Ideologia e prassi [Inscriptiones Christianae Italiae (= ICI). Subsidia VI], Bari 2008; L.
Cervellin, L’arte cristiana delle origini. Introduzione all’archeologia cristiana, SEI, Torino 1998; A.
Chavarria Arnau, Archeologia delle chiese: dalle origini all’anno mille, Carocci, Roma 2009; E. Conde
Guerri, Los “fossores” de Roma paleocristiana. Estudio iconografico, epigrafico y social (Studi di antichità
cristiana 33), Città del Vaticano 1979; F.D. Deichmann, Archeologia cristiana, L’Erma di Bretschneider,
Roma 2002; A. Felle, L’uso dei testi biblici nella comunicazione epigrafica in età tardoantica, in La
comunicazione nella storia antica: fantasie e realtà. III Incontro Internazionale di Storia Antica (Genova,
23-24 novembre 2006) (Colloqui AIEGL – Borghesi 2006 = Epigrafia e Antichità, 26), Bologna 2008, 209220, tavv. VIII-XIII; V. Fiocchi Nicolai – J. Guyon (a cura di), Origine delle catacombe romane. Atti della
giornata tematica dei Seminari di Archeologia Cristiana (Roma-21 marzo 2005) (Sussidi allo studio delle
antichità cristiane 18), Città del Vaticano 2006; S. Gelichi, Introduzione all’archeologia medievale. Storia
e ricerca in Italia, Carrocci, Roma 1998; A.J. Iniguez Herrero, Archeologia cristiana, Edizioni San Paolo,
Cinisello Balsamo 2003; G. Liccardo, Introduzione allo studio dell’archeologia cristiana. Storia, metodo,
tecnica, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2004; S. Marchesini, Seriazione ed epigrafia:
l’impiego di BASP (The Bonn Archaeological software package) nello studio di iscrizioni, «Archeologia e
Calcolatori» 15 (2004), 257-266; A. Petrucci, s.v. Graffito, in EAM, VII, 1996, 64-66 (con bibliografia
ulteriore); P. Testini, Archeologia cristiana, EdiPuglia, Bari 19802a.
Immagini:
1) Aquileia, Museo Paleocristiano Nazionale: resti della basilica cristiana; 2) Roma,
Catacombe dei SS. Marcellino e Pietro, volta del cubicolo del Buon Pastore (IV secolo); 3)
Napoli, Catacombe di San Gennaro, ambulacro del piano superiore; 4) Ravenna, Basilica di
Sant’Apollinare in Classe, sarcofago della Traditio Legis (VI secolo); 5) Siracusa, Catacomba di S.
Giovanni, iscrizione di Euschia (IV secolo).
Sitografia:
http://www.aiac.org/ (sito dell’Associazione Internazionale di Archeologia Classica);
http://www.unioneinternazionale.it/ (sito dell’Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia, Storia e
Storia dell’Arte in Roma); http://irfrome.org/language/it/dove-antichita-e-moderno-si-incontrano/ (sito
dell’Institutum Romanum Finlandiae); http://www.icomos.org/fr/ (sito dell’ICOMOS, International Council
on Monuments and Sites); http://www.edr-edr.it/Italiano/index_it.php (sito dell’Epigraphic Database
Roma, EDR, parte costitutiva della Federazione internazionale di banche dati epigrafiche, denominata
Electronic Archive of Greek and Latin Epigraphy, EAGLE); http://www.archeologiamedievale.it/ (sito per
studiosi e appassionati di archeologia tardoantica e medievale).
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A cura della Redazione
Cantiere Storico: “La Chiesa in Italia”
integrazioni, completamenti, aggiornamenti alla Voce da parte di Autori diversi
Immagine: Basilica superiore di San Francesco d’Assisi, affresco di Cimabue, particolare: la scritta
“Italia” compare sopra la città di Roma