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DOSSIER ULTIMO SPETTACOLO
Il contrappasso
francese
La Francia deve affrontare la rabbia degli operai
messi in mobilità, gli studenti e le paure della
borghesia. Hollande ostenta tranquillità e vuole
trasmettere l’immagine di un leader saldamente
al potere. Le missioni africane delle truppe
francesi servono anche a suggerire l’idea di un
paese solido e forte. Eppure il consenso che ha
portato Hollande alla vittoria sembra evaporato.
di Anna Maria Merlo
72
A
un anno dalla promessa del “cambiamento adesso” che il 6 maggio 2012 ha
portato François Hollande all’Eliseo, la
società francese è in preda al dubbio. C’è chi
accusa il governo di Jean-Marc Ayrault e il
presidente di aver “tradito”. C’è chi, dopo aver
perso il lavoro – la disoccupazione supera i 3
milioni, la soglia psicologica del 10% è stata
oltrepassata e 5 milioni sono iscritti alle agenzie di collocamento mentre ci si avvicina al
record negativo del ’97 – grida nelle piazze la
sua disperazione. Non è ancora un movimento
generalizzato, ma nella fabbrica Peugeot di
Aulnay, destinata alla chiusura nel 2014, la
tensione cresce, gli operai della Goodyear di
Amiens, quando sono venuti nei pressi di Parigi per protestare, si sono scontrati con la polizia. Una manifestazione a Strasburgo, che
aveva riunito lavoratori francesi, belgi e lussemburghesi che stanno perdendo il lavoro,
nelle acciaierie Mittal e non solo, è degenerata,
un manifestante ha perso un occhio, colpito
da una pallottola di gomma sparata dalla polizia. E poi c’è stato il dramma di Nantes, dove
un disoccupato a cui l’agenzia di collocamento
chiedeva di restituire parte dei sussidi ricevuti, si è immolato bruciando vivo di fronte
agli uffici di questa struttura. Un gesto che comincia a fare degli emuli.
Ma governo e presidente non perdono la
calma. “La rotta resta la stessa” dichiarano, anche
se sono necessarie alcune correzioni, causate
dalla contingenza negativa che investe tutta l’Europa. La finanziaria 2013 era stata costruita su
una previsione di crescita dello 0,8%. La Commissione di Bruxelles ha rivisto al ribasso il programma e la Francia non spera ormai di superare
un misero più 0,1% quest’anno. Hollande aveva
promesso, soprattutto a Bruxelles e ai mercati,
di riportare entro il 2013 i deficit pubblici entro
il 3% regolamentare, imposto da Maastricht e
confermato dal Fiscal Compact, approvato ai
tempi di Sarkozy. Ma la Commissione ha gelato
le speranze di Parigi: il deficit sarà del 3,7% quest’anno e il rientro al 3% non è neppure considerato possibile nel 2014. Dopo i tagli dell’autunno, intorno ai 30 miliardi di euro, seguirà
altro rigore: tra i 6 e i 10 miliardi da trovare
quest’anno. Aumentare le tasse? La strada è
ostruita, dopo il rialzo delle imposte dei mesi
scorsi, non tanto per la polemica sulle “fughe”
dei ricchi all’estero, ma soprattutto per la pressione sulle classi medie, che per la destra sono
“bastonate”. Restano i tagli alla spesa. O almeno
una spesa più intelligente, vuole far credere il
governo. I mercati, per il momento, continuano
a dare fiducia alla Francia. I tassi di interesse
che il paese paga – ormai uno dei principali capitoli di spesa dello stato, che sfiora i 50 miliardi
di euro l’anno – restano bassi. Bruxelles ha di
fatto accettato di dare più tempo a Parigi per rispettare gli impegni presi. Ma la promessa che
più interessa i francesi, quella ribadita da Hollande di “rovesciare la curva della disoccupazione entro la fine dell’anno”, si allontana. Hollande, dopo un momento di ripresa dei consensi
a gennaio-inizio febbraio, grazie all’intervento in
Mali, è crollato nei sondaggi all’inizio di marzo
era, a dieci mesi dall’elezione, il presidente più
impopolare dall’81, in un arco di tempo così
breve, cioè quando le promesse dell’allora presidente Mitterrand cominciavano a impallidire.
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FRANCIA
ramento. L’asse con la Germania di Angela Merkel, ormai in campagna elettorale, si è molto allentato. Il confuso risultato delle elezioni italiane ha tolto ogni illusione sulla possibilità di
costituire un fronte per cercare di piegare Berlino ad accettare una politica di stimolo all’economia. In Europa, Hollande ha accumulato
sconfitte, il “piano di crescita” di 120 miliardi
è praticamente inesistente, il Consiglio ha proposto un bilancio pluriennale 2014-2020 d’austerità, intorno all’1% del Pil della Ue, che solo
un voto contrario dell’Europarlamento potrebbe
rimettere in causa. Per i francesi si profila una
nuova riforma delle pensioni lacrime e sangue
[ Lavoratori delle
acciaierie Mittal in
corteo.
REUTERS/CONTRASTO/JEAN-PAUL PELISSIER
Eppure Hollande aveva puntato tutto su un
percorso rovesciato rispetto al suo unico predecessore socialista alla testa della V Repubblica. Il risanamento prima, poi la ripresa economica (Mitterrand aveva fatto una politica
espansiva all’inizio fino alla svolta del rigore
nell’83). La scommessa era basata su un altro
parallelo storico, quello con il ’97, quando grazie
alle legislative anticipate volute dal presidente
Chirac, i socialisti erano tornati al governo, con
Lionel Jospin e la crescita mondiale aveva permesso a Parigi, governata con abilità, di riprendersi. Ma oggi la crescita europea non c’è e non
sembra esserci nessuna prospettiva di miglio-
DOSSIER
numero 47 maggio/giugno 2013
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REUTERS/CONTRASTO/ PHILIPPE WOJAZER DOSSIER ULTIMO SPETTACOLO
Francia
Indicatori politici
AREA: 643.801 Km2
POPOLAZIONE: 65.630.692
massimo
rischio
FORMA DI GOVERNO:
Repubblica
SUFFRAGIO:
Universale (18 anni)
CAPO DI STATO:
François HOLLANDE (Maggio 2012)
CAPO DI GOVERNO:
Jean-Marc AYRAULT (Maggio 2012)
PIL NOMINALE:
$ 2.744 mld (stima 2013)
INFLAZIONE:
DISOCCUPAZIONE:
minimo
rischio
0
22
25
21
Corruzione
Indipendenza
della giustizia
1,3% (stima 2013)
22
37
10,6% (stima 2013)
su 176 Paesi
su 144 Paesi
DEBITO PUBBLICO/PIL: 91,6% (stima 2013)
74
50
Sicurezza
40,4 anni
Cattolici Romani 83%-88%,
Protestanti 2%, Ebrei 1%,
Musulmani 5%-10%, non affiliati 4%
Dal giugno 2012 il Paese
viene governato dal Partito
Socialista che ha la maggioranza
parlamentare assoluta.
Efficacia governativa
ETÀ MEDIA:
RELIGIONE:
Europeye Research Team
100
Stabilità politica
\ Proteste contro la
chiusura della fabbrica
Peugeot di Aulnay
programmata per il 2014.
Valori di riferimento: primo paese
Norvegia, ultimo paese Somalia
Qualità
della burocrazia
minimo
rischio
0
massimo
rischio
EIU, ONU, WB, WEF, WHO, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index
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FRANCIA
fino a quando? Per andare dove? “Attenzione – mette in guardia Karine
Berger, responsabile dell’economia
del Ps – c’è una fragilità legata al morale del paese, non possiamo correre
il rischio di un’accelerazione delle riforme”, che non sono solo economiche, ma anche di società (dopo il “matrimonio per tutti”, interventi sulle
carceri sovraffollate, dibattito sull’eutanasia, modifica dei ritmi scolastici,
prospettiva del voto alle elezioni locali
per gli extracomunitari, fine del cumulo dei mandati politici, eccetera).
Hollande scommette su una prossima
ripresa dell’economia europea. Aspettando la crescita un po’ come si aspettasse Godot, il governo francese ritiene che “coerenza” del programma
e “costanza” nella sua applicazione,
si tradurranno in “fiducia” (non solo
dei mercati, ma anche della popolazione) e quindi in crescita. Nell’attesa,
l’importante è fare economia, gestire
meglio i conti pubblici (con Sarkozy
(rialzo dell’età pensionabile, disindicizzazione dal tasso di inflazione, eccetera), oltre a nuovi tagli nei servizi
sociali, mentre per le imprese c’è stata
una concessione di 20 miliardi e un
“accordo di competitività” che alcuni
sindacati – tra cui la potente Cgt –
vedono come un regalo al padronato,
perché permette licenziamenti più facili. “Hollande è come Sarkozy – ha
affermato il nuovo segretario della Cgt
– Thierry Lepaon – anche lui considera il lavoro un costo da abbassare”.
Tra i parlamentari socialisti e persino
nel governo, a cominciare dall’esuberante ministro del Rilancio produttivo
Arnaud Montebourg, l’insoddisfazione cresce, anche perché l’unico pilastro della crescita è il consumo delle
famiglie (l’export è in forte deficit, e
gli investimenti privati e pubblici
sono fermi). C’è resistenza ad accettare la svolta social-democratica che
Hollande vuole imporre a un partito
dalle tradizioni socialiste. Gli sforzi
Indicatori sociali
sh
ar
le
1
Disordini sociali
a
di
M
1
in
°F
lan
il debito era aumentato di 600 milioni), ma senza distruggere le basi
del welfare del “modello sociale francese” che nei termini di Hollande è
“il sogno francese”, per evitare che la
società si sfarini, che cresca il sentimento di ingiustizia. L’ardua scommessa è che i francesi avranno pazienza, che capiranno che Hollande,
ora “nelle acque di Capo Horn”, come
dice un collaboratore del presidente,
mantiene la rotta ed è il capitano più
adatto a portare la Francia fuori dalla
tempesta. Hollande è convinto che
sarà possibile solo con il contributo
di tutta l’Unione europea, con una
politica comune espansiva. Ma la sfiducia è dietro l’angolo e in Francia la
sfiducia nell’Europa e nel governo si
chiama Fronte nazionale. Con la destra classica impantanata nella crisi
interna seguita alla sconfitta di Sarkozy nel 2012, l’estrema destra resta
in agguato per sfruttare la disperazione sociale crescente.
Business Environment
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DOSSIER
u
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34
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°S
1
1
minimo
rischio
2
massimo
rischio
Le misure di austerità previste dal Governo
potrebbero suscitare tensioni sociali.
7
37
38
50
57
Popolazione in carcere
molto
basso
Facilità nel
concludere affari
su 185 Paesi
(1° Singapore, 185° Rep. Centrafricana)
Maggiori ostacoli:
registrazione della proprietà,
protezione degli investitori.
molto
alto
1,5
(ogni 100.000 abitanti)
135° Yemen
144° Algeria
Distribuzione
della ricchezza
Tasso di
alfabetizzazione
(indice Gini)
99%
179° Eritrea
190° Qatar
190° Qatar,
Arabia Saudita,
Vanuatu
Spesa sanità pubblica/PIL
% di seggi
Libertà di stampa
occupati da donne
nei Parlamenti nazionali
Disparità di genere
Fuga di cervelli
numero 47 maggio/giugno 2013
32,7
21
Competitività
globale
su 144 Paesi
(1° Svizzera, 144° Burundi )
Abbonamenti
a telefoni cellulari
1° Norvegia (25,8)
Ultimo Comore (64,3)
105 (ogni 100 persone)
Saldo migratorio (netto)
Utenti di internet
500.001
76,8 (ogni 100 persone)
62
Libertà
economica
su 177 Paesi
(1° Hong Kong, 177° Corea del Nord)
75