La calce va anche calpestata!

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La calce va anche calpestata!
FORUM ITALIANO CALCE News - 3 – Marzo 2011
Newsletter dell’Associazione Forum Italiano Calce - www.forumcalce.it – [email protected]
La calce va anche calpestata! In tempi in cui il termine ‘calce’ è costantemente calpestato, per via di un uso improprio della calce sia in architettura sia nel restauro, dedichiamo questa newsletter all’uso della calce nelle pavimentazioni. I pavimenti realizzati con la calce, aerea e idraulica che sia, se ben realizzati, mantengo inalterato il loro valore estetico e prestazionale anche se calpestati al lungo. Tutto ciò a dimostrazione e conferma che la calce può essere impiegata anche in condizioni di esercizio le più gravose, con risultati ottimi e spesso paragonabili ai più blasonati cementi. Grassello di calce, cocciopesto e graniglie lapidee sono utilizzati sin dall'Antichità per realizzare splendidi pavimenti battuti, con esempi tuttora conservati in vari siti archeologici del bacino Mediterraneo. Pavimento deriva dal latino ‘pavimentum’, parola che a sua volta deriva dal verbo ‘pavio’ che significa battere, da cui il termine ‘battuto’. Il ‘pavimentum testaceum’, viene descritto da Vitruvio come una mescolanza di cocciopesto e Forum Italiano Calce News 3/2011 Contenuto La calce va anche calpestata! 1 La Fornace di calce di Fabiasco 4 Le uova centenarie? Si se conservate in calce 5 Contatti e Nota Informativa 5 calce, in cui inserire scaglie di pietra di diverso colore, che una volta in opera veniva accuratamente costipato fino a raggiungere elevate resistenze meccaniche che ne consentivano , infine, la perfetta levigatura. Le prime illustrazioni della fabbricazione di questi tipi di pavimenti si trovano in 'Della Architettura' di Giovanni Antonio Rusconi (1520-­‐
1587). Il terrazzo alla veneziana A Venezia, nel corso del XVI e XVII secolo, vennero raggiunti i livelli più elevati della tecnica. Il pavimenti battuti a calce sono anche detti ‘terrazzi alla veneziana’ o semplicemente ‘veneziane’ proprio perché nel territorio lagunare di Venezia trovarono la loro massima diffusione e espressione estetica. FORUM ITALIANO CALCE News - 1/11 – Gennaio 2011
Peculiarità del terrazzo veneziano, oltre alla sua bellezza, sono l’elevata flessibilità ed il basso ritiro igrometrico del materiale usato come legante, la calce. Negli edifici veneziani, infatti, i cedimenti irregolari delle fondazioni, e conseguentemente dei muri portanti, provocavano la flessione delle travi e dei solai in legno sottostanti alla pavimentazione. Soltanto l’impiego di pavimenti flessibili permetteva, dunque, di evitare la loro fessurazione sotto lo sforzo di flessione. Inoltre, la notevole estensione delle pavimentazioni, costruite senza giunti, richiedeva l’impiego di materiale a basso ritiro (la calce) per limitare la fessurazione legata all’evaporazione dell’acqua d'impasto. Per questo motivo la miscela utilizzata per il terrazzo veniva messa in opera con una consistenza molto asciutta e poi compattata, con uno strumento chiamato battipalo, sino alla totale espulsione dell’acqua in eccesso. Gli strati costituenti il terrazzo erano tre e prevedevano l'uso di calce, cocciopesto, pozzolana, sabbia in proporzioni e qualità differenti, con alcune varianti. Il terrazzo veniva fabbricato utilizzando frammenti marmi antichi, ciottoli e pietre provenienti dai fiumi dalla cave di estrazione di proprietà della Serenissima. A Venezia, il 13 Settembre 1586 venne approvato Statuto dell'Arte dei terrazzieri composto da 17 capitoli, di cui riportiamo un stralcio. ....radunare tutti i Maestri dell'Arte per poter trattare, concludere e ragionare sui nostri problemi e stabilire per sempre le regole per governare la nostra Confraternita, e fare tutto ciò che ci sarà bisogno per la conservazione dalla stessa. ...Se tutti coloro che vorranno lavorare nell'Arte nostra di terrazzer sono tenuti ad entrare in questa scola, e per il primo anno devono pagare un ducato per buon inizio e dopo il primo anno chi vuole essere (socio) come Maestro deve sostenere le prove d'arte. Deve saper costruire (un terrazzo nuovo) in una stanza, levigato e lucidato come comanda la nostra Arte. Se sarà trovato sufficiente, sarà accettato nella "Scola" e dovrà pagare due ducati (di iscizione). Tutto questo perchè li galantuomini cittadini e altri che fabbricamo gli (artigiani provetti) non siano gabbati da persone che non sappiano il mestiere… L’arte dei terrazzieri di Venezia si deve anche e soprattutto a lavoratori friuliani che, tanto ricchi nella fantasia quanto poveri nelle tasche, percorrevano a piedi le strade d’Italia e poi d’Europa, per creare, forgiare, realizzare, ginocchia doverosamente a terra, i loro manufatti. I terrazzieri di Pozzecco Pozzecco di Bertiolo, il cui nome ha un richiamo suggestivo alla base latina “e puteo sicco“ (dal pozzo secco) le cui origini risalgono all’età romana, è una piccola frazione del Medio Friuli che nasconde tra le pagine della sua storia 2
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l’antica tradizione artigiana della realizzazione del cosiddetto “terrazzo alla veneziana”. In questo paesino infatti, su 200 abitazioni 40 conservano questo originale pavimento policromatico. Come bene evidenzia la sua denominazione, il punto di partenza è Venezia, che accoglie all’epoca della Serenissima folte schiere di lavoratori provenienti dal Friuli dotati di grande esperienza manuale. Pozzecco, casa Dell’Agnola. Particolare del pavimento. Maestro ‘terrazziere’ contemporaneo è Alverio Savoia, 65 anni di Pozzecco, il cui intento è quello di ridare al suo paese l’anima antica che affonda nella tradizione dei ‘terrazzieri’. L’amministrazione comunale sottolinea come in tal senso ci sia ‘un’idea di creare un piano turistico del Medio Friuli nel quale rientrino il comune di Bertiolo e la frazione di Pozzecco con la sua peculiarità artistica, il cui itinerario comprenda Casa Donati, Savoia, Del Ponte’. È passato del tempo infatti da quel lontano 1928 quando una squadra di artigiani del settore partì da Pozzecco per portare la propria esperienza in Cecoslovacchia, Ungheria, Russia e successivamente anche in America lasciando una traccia indelebile di questa area friulana rimasta fede le nella ‘semina’ di un ‘terrazzo’ battuto. La comunità di Pozzecco, nella sua tradizione, era stata impegnata nella coltura dei campi, nell’allevamento del bestiame, nelle forme padronali e servili, nonché nella manovalanza generica e nei mestieri specifici quali muratori, carpentieri, fornaciai, minatori, fabbri, falegnami e appunto “terrazzieri”. Sembrano risalire al XVIII secolo infatti le prime opere eseguite con questa tecnica. Ciò si evince da alcune lapidi esistenti nel cimitero del paese eseguite a mosaico marmoreo a tessere, e a palladiana. Pozzecco,. Pavimento alla veneziana di Villa Scatulin Da questi lavori si può pensare che già da allora erano attivi artigiani che facevano il lavoro del terrazzo e della ‘veneziana’. Dato il costo elevato del procedimento lavorativo, questo veniva effettuato quasi esclusivamente nelle case signorili del luogo. Esempi si trovano nella Case Vau, Scatulin, Da Ponte, Gribz, Quaini ecc. All’inizio del ‘900 tre sono i gruppi di lavoratori che si dedicano al lavoro di terrazziere e che portano la loro esperienza in giro per il mondo. Il primo era guidato da Antonio Dell’Angela che operava a Gorizia con i figli Giovanni e Giuseppe insieme a Gelindo e Pietro Dell’Angela, Antonio, Angelo, Enrico Iacuzzi ed altri paesani che non sono riconoscibili in foto d’epoca. Il secondo gruppo era quello dei Betîns con a capo Giobatta Bertolini insieme a Giacomo, Eugenio, Giuseppe, Angelo, Sebastiano Bertolini i quali, con una grande impresa, hanno lavorato 3
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in Boemia e Cecoslovacchia. Gli emigranti negli Stati Uniti rappresentavano il terzo gruppo, che comprendeva Gelindo Dell’Angela, Cesare Bertolini ed Emilio Savoia che, insieme con Emilio Bertolini, gestiva una grande impresa specializzata nella stesura dei pavimenti e del marmo. A Pozzecco, oltre ai numerosi lavori nelle case, troviamo la pavimentazione della chiesa del cimitero e il retro altare della chiesa parrocchiale eseguiti agli inizi del Novecento dall’artigiano Luigi Dell’Angela. Nel decennio 1950 -­‐ 1960 l’uso comune delle piastrelle sostituisce quasi completamente l’utilizzo del ‘terrazzo’. Negli anni ’80 si recupera la tradizione del pavimento in graniglia alla veneziana. Si eseguono pavimenti con materiali marmorei grossi come nel XVIII e XIX secolo ma sfruttando tecnologie e attrezzature moderne, come ad esempio la levigatrice e il legante cementizio. L’uso della calce che rendeva “il lavoro più facile e più bello”, ora non è più concepibile in quanto trovare “calce vecchia e buona” è quasi impossibile. Oggi seguono ancora questa antica tradizione Roberto Bertolini e Denis Savoia, figlio di Alverio. Avvolto nell’atmosfera magica della sua bottega di Pozzecco, da una miriade di frammenti di pietre, dove il grigio carnico estratto a Timau o il bianco di Carrara si incontra con la Pietra d’Istria o il Rosa d’Asiago, Alverio Savoia racconta le sue esperienze e i suoi successi ottenuti in ogni parte del pianeta. Seguito sempre dalla sua grande passione verso la tecnica tradizionale della ‘Veneziana’, Savoia si avvale della sua collaudata maestria e del suo consolidato estro artistico uniti da una approfondita conoscenza del disegno per lasciare il segno della sua esperienza in tutto il mondo. Nel 2005, il Patriarcato Ortodosso di Mosca gli ha conferito ad Alverio Savoia la prestigiosa Croce dell'ordine di Andrej Rublev per aver realizzato due mosaici, in stile bizantino, collocati nella ricostruita cattedrale del Cristo Salvatore nella città moscovita. La Fornace di calce di Fabiasco In una bella cartolina d’epoca, si legge ‘Fabiasco Frazione Castello con Fornace’. La produzione di calce nella fornace di calce a Fabiasco (Varese), uscendo dal paese, sulla strada che conduce a Bosco-­‐Montegrino, è stata operativa per oltre un secolo ed è terminata nei primi anni ’60. In una minuta del censimento catastale del 1860 è descritta l’attività della fornace, il documento ci offre moltissime informazioni. “Fornace di calce ad una bocca dalla capacità di fasci 160, ultimata e resa fertile nel 1855. I sassi calcarei trovansi presso i vicini monti. Condotta in affitto da Gianantonio… per milanesi L. 28 annue. Si fanno cotte annue tre in adeguato. Per ogni cotta si consumano fassine dalle 3000 alle 3500 (di libbre grosse 4 cadauna ). Lo smercio si fa per lo più a Marchirolo e Cugliate in ragione di milanesi L. 14 alle 15 al … condotta al luogo dal compratrore. La calcina è di buona qualità forte. Tale affitto è novennale e decorre dal 1860. Stante alle circostanze locali tal affitto è ritenuto equo dalla delegazione. Dette fassine si comprano normalmente al prezzo adeguato di milanesi L. 8 al centinaio al luogo del fabbisogno, compreso cioè la spesa del trasporto (per lo più da Cugliate) alla fornace.” Riferimenti Archivistici: ASVA-­‐Fabiasco Catasto Lombardo-­‐Veneto 4
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Le uova centenarie? Si se conservate in calce Più di duemila anni fa, i cinesi hanno sviluppato un metodo per conservare le uova, in modo da mantenerle commestibili a lungo. Il processo che viene utilizzato per preparare le “uova centenarie”, trasforma l’albume in un gel giallo semitrasparente mentre il tuorlo, che diventa sodo, va dal verde scuro al nero, a cerchi concentrici. La conservazione consiste nel mettere le uova in un ambiente alcalino: un impasto di calce, argilla, sale, cenere e tè. Dopo tale trattamento le uova si conservavano a lungo, anche per diversi anni anche, da qua il nome “dei cento anni”. Le uova centenarie (pidan) non sono certo belle da vedere, anzi, detto tra noi, fanno anche un po’ impressione, ma sono considerate una vera e propria prelibatezza della cucina cinese e destinate ad una clientela di intenditori. Le uova dei cent'anni, servite come antipasto, tagliate in quarti e ‘marinate’ leggermente con aceto cinese, vino cinese, salsa di soia chiara e poco olio di sesamo insieme a dello zenzero fresco e dell’aglio, si trovavano nei migliori ristoranti cinesi italiani fino a quando i N.a.s. non hanno deciso di vietarle! Ma alla questione culinaria, controversa quanto curiosa, si affianca un’importante scoperta scientifica. L’effetto della calce (ambiente alcalino) sulle proteine negli albumi, che si modificano durante questo processo di conservazione, è stato infatti oggetto di recenti ricerche presso l’Università di Cambridge. Lo studio ha dimostrato che questa trasformazione è causata da cambiamenti nel modo in cui le proteine, precisamente l’ovoalbumina, sono tenute insieme. ‘Se abbiamo capito il meccanismo che spinge l’aggregazione proteica allora si potrebbe rallentarla o impedirla’ sostengono i ricercatori e ciò potrebbe essere importante nella prevenzione delle malattie causate da innaturale aggregazione di proteine, come ad esempio l’Alzheimer. La calce dunque è ancora una volta protagonista della vita dell’uomo e non solo in architettura o in cucina! Contatti Forum Italiano Calce Via Tosarelli, 3 -­‐ 40128 Bologna Tel. 327.5328288 Mail: [email protected] Web: www.forumcalce.it Nota Informativa Questa Newsletter è basata sui contributi volontari dei partecipanti, non è finanziata da esterni e non è un periodico. Qualunque testo vi appaia non ha alcun tipo di cadenza predeterminata ne predeterminabile. Non è una testata giornalistica e non esiste editore. 5
Corso Base di Formazione Professionale “Tadelakt Tradizionale Marocchino” Gallo Bolognese – Castel S. Pietro Terme (Bologna), 1 o 2 aprile 2011 Il TADELAKT è un’antica tecnica di intonacatura di origine marocchina che permette di realizzare finiture uniche e di grande pregio. Si ottiene attraverso l'utilizzo di una speciale calce, prodotta artigianalmente nelle vecchie fornaci della zona di Marrakech, e pigmenti naturali. La mescola è applicata come intonaco e successivamente lisciata con particolari pietre di fiume e lucidata con un sapone nero, prodotto con le olive. La superficie così lavorata risulta di grande effetto estetico, impermeabile e dall'aspetto leggermente ondulato e brillante. L’Associazione Forum Italiano Calce, in collaborazione con la ditta Athena Art e la Scuola Laboratorio Mestieri dell’Arte, organizza il corso base di formazione professionale sul Tadelakt Tradizionale Marocchino. Il corso sarà tenuto dall'esperto artigiano Omar El Khabbouli, specializzato nella lavorazione del Tadelakt . OBIETTIVI Valorizzare e diffondere l’impiego della calce in una particolare applicazione e divulgare la tecnica del Tadelakt tradizionale in Italia. DESTINATARI I corsi sono rivolti ad artigiani, architetti, restauratori e a chiunque intenda cimentarsi in questa antica tecnica marocchina di lavorazione della calce. CONTENUTI FORMATIVI Presentazione teorica della tecnica del Tadelakt tradizionale e applicazione pratica su pannelli. DATA E ORARI Venerdì 1 aprile 2011, dalle ore 9,00 alle 18,00; oppure Sabato 2 aprile 2011, dalle ore 9,00 alle 18,00. SEDE I corsi si terranno a Gallo Bolognese, frazione di Castel San Pietro Terme (Bo) presso il Podere Sassarello; per informazioni su come arrivare visitare: www.bedandbreakfast-­‐sassarello.it QUOTA DI ISCRIZIONE Costo € 180.00 + Iva (comprende i materiali, il pranzo e l’iscrizione all’Associazione Forum Italiano Calce). SCADENZA ISCRIZIONI Le iscrizioni sono aperte fino al 25 marzo 2011, data entro cui dovrà essere compilato il modulo di partecipazione ed effettuato il pagamento dell’acconto di euro 100, che verranno trattenuti nel caso di mancata partecipazione al corso. Nel caso di cancellazione da parte degli organizzatori, la somma sarà restituita. INFORMAZIONI Associazione Forum Italiano Calce e-­‐mail: [email protected], cell. Tel 327.5328288 In collaborazione con: