Fiumi contesi, fiumi all`asciutto / Africa sulla guerra

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Fiumi contesi, fiumi all`asciutto / Africa sulla guerra
Fiumi contesi, fiumi all'asciutto / Afr ica sulla guerra globale ai fiumi e al popolo dei fiumi di Massimiliana Piro
Fiumi contesi, fiumi all'asciutto I casi più noti di deficit idrico delle acque interne internazionali al 2005 AFRICA Fiume Nazione/i Descrizione Cause A che punto siamo? Fonti Nilo Ruanda, Burundi, Zaire, Tanzania, Kenya, Uganda, Etiopia, Eritrea, Sudan, Egitto La portata del Nilo si sta progressivamente riducendo, addirittura del 75% prima della fine del secolo. Con Colorado e fiume Giallo è tra i fiumi più inquinati del mondo. Fiume conteso principalmente tra Egitto, Etiopia e Sudan. Nel 1957 il Sudan ha costruito la diga di Roseires sul Nilo Azzurro. Nel 1958 gli egiziani hanno costrito la diga di Assuan che ha costretto 100.000 sudanesi a spostarsi da abitazioni e terre. Dopo la costruzione della diga l’estensione del delta del Nilo si sta riducendo di 5­8 metri all’anno. I fanghi ricchi di nutrienti sono trattenuti dall’invaso e la loro carenza ha provocato la fine della pesca delle sardine. Anche il fertile limo viene trattenuto e non può essere più utilizzato in agricoltura com’è avvento per millenni. Era previsto un canale che avrebbe prosciugato le paludi dell’alto corso del Nilo Bianco per portare acqua a Egitto e Sudan ma l’Esercito Popolare di Liberazione Sudanese (SPLA) lo ha bloccato, in quanto per le tribù del Sudan meridionale questo ampio sfruttamento ha rappresentato il simbolo della politica del governo centrale del Nord. Il progetto di una grande diga a Bujagali in Uganda approvato nel 2002 dalla World Bank prosciugherà le cascate di Bujagali e provocherà l’estinzione di alcune specie rare di pesci del Nilo. Migliaia di persone stanno perdendo casa, terre ed accesso alle risorse del fiume. Finora il governo non ha mantenuto le promesse di un adeguato reinsediamento della popolazione. A seguito della costruzione della diga è previsto un aumento delle tariffe energetiche per cui si presume che il governo dell’Uganda dovrà sovvenzionarla, tagliando le spese dei servizi sociali. Ci sono forti tensioni nella regione per la costruzione della diga Merowe da parte del Sudan, sempre per la produzione di energia. La diga sudanese provocherà un’ulteriore riduzione del flusso del fiume a valle e sta costringendo all’esodo altri 50.000 sfollati. I primi sfollati sono stati sistemati ad El Multaga. In questo abitato negli ultimi due anni il tasso di povertà è aumentato per effetto della diga dal 10% al 65% (principalmente per il costo delle pompe che in assenza del fiume servono per irrigare e per la povertà del suolo). La diga sta distruggendo importanti siti archeologici. Sono documentati molti casi in cui la polizia sudanese ha risposto con violenze, arresti e torture alla protesta popolare. Nel settembre del 2003 un gruppo di coltivatori ha cercato di tornare nei villaggi originari ed il Diverse dighe sono già state costruire o sono in costruzione: la «storica» Assuan in Egitto, Merowe in Sudan, Tekeze e Gilgel in Etiopia. Altre dighe, come Bujagali e Karuma in Uganda, sono ancora allo stadio progettuale. Le dighe hanno avuto un elevato impatto ambientale, in particolare, prima che fosse costrita quella di Assuan arrivavano nel Mediterraneo 32 miliardi di metri cubi d'acqua all'anno, dopo il volume scese a 2 miliardi di metri cubi all’anno. Una quota del fiume viene utilizzata per l'irrigazione, un'alta quota percentuale evapora dalle dighe. Il 95% della popolazione egiziana vive lungo le rive del Nilo ed ha limitate fonti di approvvig­ gionamento idrico. Nel 1989 Boutros­Ghali osservò che la sicurezza nazionale dell’Egitto è nelle mani di almeno altri otto paesi africani. L’Etiopia ha una popolazione che sta crescendo rapidamente ed ha bisogno di incrementare la produzione agricola. Nel Sudan l’agricoltura è fra le principali attività produttive del paese. Gli esperti dell'Irn ritengono che non ci sia abbastanza acqua nel fiume per soddisfare i vari progetti. Avvertono, dunque, che portare le risorse idriche della regione, già ipersfruttate, a una situazione di crisi, lascerà le economie più deboli anziché più forti, esacerbando i problemi di povertà, disuguaglianza idrica e degrado ambientale. Lavora alla costruzione della diga di Bujagali la compagnia canadese Acres, con la quale nel luglio 2004 la Banca Mondiale ha sospeso i contratti per tre anni per lo scandalo delle dighe in Lesotho (cfr. Malibamatso e Senqunyane). Le ONG hanno fatto presente, per quanto riguarda questa diga, che l’Uganda ha un valore stimato di circa 450MW solo di risorse geotermiche. Queste risorse sarebbero disponibili prima della diga, ad un prezzo competitivo e a minor costo sociale ed ambientale. Nel 1959 Egitto e Sudan hanno stabilito un accordo bilaterale che ha stabilito la divisione del fiume indipendentemente dalle richieste d’acqua degli Stati ripari superiori. Attualmente la tensione non ha ancora raggiunto livelli allarmanti, ma alcuni paesi sono fermamente intenzionati ad affermare il loro diritto a rivedere lo status legale del trattato. In particolare l’Etiopia protesta per la scarsa quota d’acqua che le è stata destinata., nonostante il contributo delle piogge dei suoi altopiani. Negli anni ’90 è stato fatto uno sforzo per avviare forme di cooperazione fra gli Stati ripari. Nel 2004 è stato stipulato un accordo tra Egitto, Etiopia e Sudan per la creazione di un parlamento congiunto dei dieci Stati del bacino del Nilo col compito di affrontare il tema della distribuzione delle risorse idriche. In Uganda la società civile è riuscita a lanciare un dialogo nazionale sull'energia geotermica come alternativa alla diga di Bujagali. Sono state proposte alternative anche per la complessa Iniziativa Bacino del Nilo (Nile Basin Iniziative, Nbi) che con il sostegno della Banca mondiale propone la costruzione di ulteriori grandi dighe nella regione. Queste alternative, dagli impianti idroelettrici su piccola scala e decentrati, alle energie rinnovabili, dall'efficienza su vasta scala alle scelte di conservazione (dell'acqua e dell'energia), sono spesso ignorate o lasciate cadere quando c'è un progetto di grande diga sul tavolo. Ciò contraddice l'orientamento della Commissione mondiale sulle dighe che nel suo rapporto finale chiede che sia sempre effettuata una migliore valutazione delle diverse opzioni. World Commission on Dams sito internet: www.dams.org Carlini, Franco. Rubrica Terra Terra , Il Manifesto, 1 dicembre 1999. Pottinger, Lori. World Bank approves 1 Bujagali dam despite serious economic risks to ugandan taxpayers. World Rivers Review, February 2002. Askouri, Ali. A culture drowned. World Rivers Review, April 2004. News Briefs. World Rivers Review, December 2004. Bosshard, Peter. Deserted in the desert. World Rivers Review, April 2005. Isd, Karima. Africa, alternative alle grandi dighe. Il Manifesto, 9 giugno 2005 Calzolaio, Valerio. Questo pianeta rimasto a secco. L'Unità, 16 ottobre 2005. cfr. estesamente De Villiers, M., Acqua , Milano, Sperling e Kupfer Editori, 2003 Postel, Sandra., Pillar of Sand. W.W. Norton & Company, New York, 1999. Rusca, M.. Simoncelli, M., Hydrowar . Ediesse, Roma, 2004.
Fiumi contesi, fiumi all'asciutto I casi più noti di deficit idrico delle acque interne internazionali al 2005 AFRICA governo ha risposto con violenza ferendone molti. Fiume Nazione/i Descrizione Cause A che punto siamo? Fonti Okavango Angola, Namibia, Botswana Fiume finora salvato, conteso tra Namibia e Botswana. Il delta di questo fiume è un sistema ecologico delicatissimo, che si è riusciti fino ad oggi a preservare. Anche se ancora nel 2004 è stato presentato dalla Namibia il progetto per la costruzione della diga delle Popa Falls. Il rapporto sugli effetti della diga avverte che essa causerebbe danni ecologici significativi. Tra questi il mancato arrivo dei nutrienti, trattenuti dalla diga, nell’area del delta ed altri 26 impatti ambientali addizionali. L’invaso incrementerebbe il tasso di evapotraspirazione facendo perdere circa 6,3 milioni di metri cubi di acqua all’anno. I primi scontri sono scoppiati negli anni’80, in seguito alla decisione del governo del Botswana di presentare il Southern Okavango Integrated Water Development Project (SOIWDP) che prevedeva la costruzione di tre dighe. Greenpeace ed altre numerose ONG si sono mobilitate in difesa del delta del fiume ed il progetto è stato ritirato dal Botswana per il forte impatto negativo su ambiente, economia e turismo. Una nuova crisi è scoppiata nel 1996, quando il governo della Namibia ha presentato un progetto per la realizzazione di un acquedotto che avrebbe dovuto prelevare 120 milioni di metri cubi dall’Okavango. La soluzione è arrivata nel 1997 quando abbondanti piogge hanno fatto revocare lo stato di emergenza. Il fiume non è in questo momento a rischio di conflitti. Gli stati co­ripari hanno istituito l’OkaCom, agenzia intergovernativa per la gestione del fiume. A partire dal 1996 associazioni ambientaliste ed ONG, in collaborazione con l’International River Network hanno dato vita ad un progetto chiamato “Every river has its people” che si propone di rendere le comunità locali capaci di gestire le risorse del fiume. Oggi Angola, Namibia e Botswana stanno collaborando sotto l’egida della OkaCom, cercando soluzioni che preservino l’unicità del delta dell’Okavango. Il governo della Namibia non ha finora approvato il progetto della diga delle Popa Falls a causa dell’elevato impatto ambientale. Hathaway, Terry. Proposed dam on La Eskom, la più grande compagnia africana di elettricità e il NEPAD (New Partnership for African Development) proclamano che il progetto Grande Inga illuminerà l'Africa; in realtà il 90% delle comunità prive di elettricità vivono in piccole aree rurali fuori dalle grandi reti elettriche. L’espansione della rete sarebbe molto costosa e le comunità locali sarebbero escluse dai benefici della mega­diga. NEPAD, SADC (Southern Africa Development Community) ed Eskom stanno raccogliendo i primi finanziamenti per il progetto Grande Inga. Hathaway, Terri. Grand Inga, Grand Illusions? World Rivers Review, April, 2005 Congo Repubblica Democratica del Congo Fiume a rischio per il progetto Grande Inga, sulle rapide dell’Inga. La diga in progetto genererebbe più di 40.000 MW e sarebbe realizzata in uno dei paesi (La Repubblica Democratica del Congo) che rientra tra i primi 15 più corrotti del mondo. I principali benefici andrebbero alle elites locali e alle grandi multinazionali. La riduzione del flusso del Congo sarebbe considerevole e non è stato valutato attentamente l’impatto per la pesca, l’ecologia del fiume e le foreste. Volta Ghana Fiume a rischio per deficit idrico. La diga di Akosombo costruita in Ghana ha provocato, per mancato apporto di sedimenti, un tasso di erosione di 10­ 15 metri della linea di costa del Togo e del Benin. Okavango river has “fatal flaw”, project assessment reveals, World Rivers Review, August 2004. cfr. estesamente Rusca, M.. Simoncelli, M., Hydrowar . Ediesse, Roma, 2004. World Commission on Dams sito internet: www.dams.org
2 Fiumi contesi, fiumi all'asciutto I casi più noti di deficit idrico delle acque interne internazionali al 2005 AFRICA Fiume Nazione/i Zambesi Zambia, Zimbabwe, Mozambico Descrizione Cause Alla fine degli anni ’50 è stata costruita la grande diga di Kariba. Almeno 57.000, forse 100.000 Tonga furono sfollati e costretti alla fame perché trasferiti in un territorio roccioso e non fertile e privati dell’acqua del fiume. Gli sfollati furono trattati durante il trasferimento come animali; la politica razzista non ha mai considerato un problema costringere ad esodo forzato una popolazione come quella Tonga. La popolazione dislocata in Zimbabwe non ha ricevuto compensi. Per quella dislocata in Zambia i compensi sono stati irrisori. Circa una trentina di anni fa è stata costruita in Mozambico la diga di Cahora Bassa. La diga ha provocato la perdita del fiume e di terre produttive per la popolazione del delta. La riduzione delle portate ha provocato una drastica riduzione del pescato, è diminuita la pesca dei gamberetti e le mangrovie rischiano di sparire. Il delta dello Zambesi (sito di Ramsar) ha, dunque avuto danni notevoli. La diga ha creato anche danni sociali enormi ad una popolazione di circa 800.000 persone. I benefici delle dighe sono esportati in Sud Africa o vanno ad una piccola elite locale. 3 A che punto siamo? Fonti Le comunità danneggiate dalla diga di Kariba sono oggi tra le più povere dell'Africa. Pochissime le scuole e con pochi studenti per le difficoltà a mantenere i figli a scuola. Numerosi sono gli studi delle autorità locali sui danni subiti dalla popolazione Tonga; nessun provvedimento è stato però preso per i risarcimenti. La Banca Mondiale che finanziò la diga di Kariba ha avviato un progetto per la mitigazione dei danni per la popolazione Tonga. Per quanto riguarda il delta del fiume, esponenti delle diverse comunità hanno formato un'associazione che rappresenti i loro interessi col governo. L'associazione si sta battendo per un cambio nella gestione del fiume che assicuri i benefici in primo luogo alle comunità che vivono lungo il suo corso. Il governo riconosce che lo studio fatto prima della realizzazione della diga di Cahora Bassa minimizzava l'impatto sulla popolazione ma non sono stati presi provvedimenti per i risarcimenti. L'Irn sta monitorando la partecipazione delle comunità locali alle decisioni. E in Mozambico gruppi di militanti stanno sensibilizzando le comunità locali a mobilitarsi contro una terza grande diga, la Mphanda Nkuwa, che sarebbe costruita a valle delle Cahora Bassa e Kariba: l'impatto combinato sarebbe devastante per le comunità e per gli ecosistemi. Trust, Basilwizi Group works to right wrongs at Kariba dam. World Rivers Review, April 2004 Mañez, Gustavo. Scodanibbio, Lucia. Voices from the Zambezi. World Rivers Review. February, 2005 Isd, Karima. Africa, alternative alle grandi dighe. Il Manifesto, 9 giugno 2005
Fiumi contesi, fiumi all'asciutto I casi più noti di deficit idrico delle acque interne internazionali al 2005 AFRICA Fiume Nazione/i Lago Ciad Camerun, Ciad, Niger, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Sudan Descrizione Cause A che punto siamo? Il lago è alimentato principalmente da due sistemi fluviali. Il primo, da cui arriva il 90% dell'acqua , forma il bacino del Chari e del suo affluente Logone. L'altro è il bacino del Komadougou­Yobe. Nel 1960 il lago aveva più o meno l'estensione della Lombardia, la pesca dava da vivere a 150 mila pescatori e si pescavano circa 60­70 mila tonnellate di pesce all'anno. A partire dagli anni '70 la superficie del lago si è ridotta fino ad occupare, alla fine degli anni '90, solo il 20% dell'originaria estensione. Questa riduzione ha causato un crollo della pesca, dell'agricoltura e dell'allevamento, innescando delle spirali di degrado del territorio, tra queste: invasione di specie avicole infestanti che hanno provocato una riduzione della produzione di cereali, massiccio uso di agenti chimici da parte del governo nigeriano per contrastare le specie avicole infestanti, abbassamenti delle falde, degradazione dei suoli. La scarsità d'acqua ha causato migrazioni della popolazione verso sud e nelle bidonville delle grandi città. Il lago è un'importante riserva di biodiversità, nelle sue acque ed in quelle dei fiumi che l'alimentano vivono oltre 120 specie di pesci e decine di specie di uccelli vivono sulle sue sponde. Nel tratto iniziale del bacino del fiume Logone è prevista la costruzione di un nuovo oleodotto. Eventuali perdite dall'oleodotto raggiungerebbero il lago, già sofferente. Nel 2001 l'estensione del lago è tornata circa il 70% di quella originaria. Questo ha portato un po' di sollievo, ripristinando le attività di pesca e alimentando le falde. Si stima che dal 1966 al 1975 il lago si sia ritirato del 30% a causa della scarsità di precipitazioni, soprattutto durante la grande siccità che ha colpito la regione nei primi anni settanta. Ma tra il 1983 ed il 1944 i piani di irigazione, soprattutto in Nigeria e in alcune regioni del Ciad e della Repubblica Centrafricana hanno avuto un forte incremento. Diversi sbarramenti sono stati costruiti sui due fiumi che alimentano il lago e sui loro affluenti, nell'ambito di piani di irrigazione che si sono rivelati spesso fallimentari, sia per l'irregolarità della portata dei fiumi, sia per lo scarso coinvolgimento delle popolazioni, depositarie di un'antica cultura per quanto riguarda la coltivazione su terre semiaride, ma estranee ai metodi di coltura intensivi da adottare. Nel 2001 le piogge abbondanti hanno distrutto le dighe ed il lago ha recuperato il 70% della sua superficie originaria. C'è un progetto della Commission du cfr. estesamente Bassin du Lac Tchad di deviare l'acqua del fiume Oubaugui, ai confini tra Novati, Emilio. Il lago scomparso. Altra Repubblica Centrafricana e Zaire, per Economia, 2004
riempire il lago. Per i primi studi di fattibilità è stato chiesto di mettere a disposizione 5 milioni di dollari, i paesi interessati hanno già stanziato un milione, c'è dunque, il rischio che consistenti risorse finiscano in studi e consulenze per un progetto il cui primo effetto sarebbe di prosciugare un altro fiume e distruggere ecosistemi ancora integri. La Commissione non è stata informata dell'oleodotto Ciad ­ Camerun che può inquinare il fiumr Logone ed il lago e non si è pronunciata sulla sua compatibilità ambientale. Il WWF ha spinto affinchè i governi rivieraschi dichiarassero le terre adiacenti al lago zone umide d'importanza internazionale inserendole nella Convenzione di Ramsar. Si tratta di un accordo internazionale per definire e finanziare piani di protezione delle più importanti aree umide, che ha stabilito una serie di norme per il corretto uso di queste aree. L'adesione alla Convenzione implica l'accettazione di queste norme da parte dei governi e questo dovrebbe offrire qualche garanzia in più che non si attueranno piani di intervento sconsiderati. 4 Fonti Fiumi contesi, fiumi all'asciutto I casi più noti di deficit idrico delle acque interne internazionali al 2005 AFRICA Fiume Nazione/i Senegal Guinea, Mali, Mauritania, Senegal Descrizione Cause A che punto siamo? Fiume conteso ed all'asciutto. Le dighe costruite sul fiume hanno provocato una serie di problemi di collocamento e ricollocamento della popolazione e l'insorgere di conflitti. Si sono prosciugati fiumi e tributari circostanti con conseguenze ecologiche e demografiche disastrose sulle acque del Senegal. L'UNESCO ha segnalato che circa sei anni dopo la costruzione delle dighe hanno cominciato a verificarsi problemi di carattere ambientale, sotto forma di aumento della salinità dei terreni e della siccità, oltre alla proliferazione di malattie legate alla qualità dell'acqua. Particolarmente allarmante è stato l’impatto delle dighe sulla salute pubblica: non solo sono aumentate le malattie già presenti nella regione quali la malaria, la diarrea e la schistosomiasi, ma di quest’ultimo virus sono apparse anche forme intestinali, molto più gravi di quelle precedentemente conosciute. Nel corso del 2004 la crisi idrica della Mauritania si è aggravata in quanto il lago sotterraneo di Trarza, da cui la capitale ha per anni prelevato l’acqua, si sta rapidamente prosciugando. Dopo la costruzione delle dighe il fiume ha perso 11.250 tonnellate di pesce all’anno. Nel Senegal, nel Niger e in altri fiumi le zone di pesca sono diminuite di due terzi in quindici anni anche a causa dell’inquinamento causato dalla produzione petrolifera. Sul fiume Niger un terzo del pescato è calato a seguito della costruzione di dighe. Nel 1972 è stata istituita la Organisation pour la Mise en Valeur du fleuve Sénégal (OMVS) che ha promosso i progetti di realizzazione delle dighe sul fiume Senegal. A partire dagli anni’70 sono stati avviati nella regione numerosi progetti idrici. Il primo ad essere terminato è stato la diga di Diama nel 1986. Nel 1989 è scoppiato un conflitto per l'acqua del fiume tra Senegal e Mauritania. Il conflitto scoppiò in seguito alla decisione del governo senegalese di presentare il "Fossil Valley Rehabilitation Project" per deviare parte dell'acqua del fiume nell'entroterra senegalese a scopo irriguo. L'alto numero di vittime (centinaia) e gli spostamenti in massa della popolazione hanno costretto il governo senegalese ad abbandonare il progetto. C’è un progetto della Mauritania per il quale la Banca Mondiale ha stanziato 270 milioni di dollari nel 2003 per la deviazione del fiume Senegal. Progetto frenato dal Senegal. Ancora forti i contrasti e le tensioni tra gli Stati co­ripari. 5 Fonti cfr. estesamente Rusca, M.. Simoncelli, M., Hydrowar . Ediesse, Roma, 2004. De Villiers, M., Acqua , Milano, Sperling e Kupfer Editori, 2003
Fiumi contesi, fiumi all'asciutto I casi più noti di deficit idrico delle acque interne internazionali al 2005 AFRICA Fiume Nazione/i Malibamatso e Senqunyane (affluenti del fiume Orange) Lesotho Sud Africa Descrizione Cause A che punto siamo? Fonti Esempio classico della scia di povertà da sviluppo lasciata in Africa dalle 1.270 grandi dighe. In Lesotho costruzione delle dighe ha finora privato circa 27.000 persone delle proprie risorse. Interi villaggi con migliaia di famiglie che vivevano di pastorizia e agricoltura, di autoconsumo, sono stati trasferiti. La popolazione coinvolta sono i Basotho. Solo 2000 dei 27.000 sfollati sono stati reinsediati. Le dighe hanno sommerso 3.000 ettari di terra arabile e 4.500 ettari di pascolo: dopo il riempimento la popolazione che ha perso la propria terra sopravvive con foraggio e cereali forniti come compensazione. E’ divenuto impossibile raccogliere le verdure selvatiche che crescevano lungo i fiumi ed arricchivano la dieta dei Basotho. Non sono avvenute consultazioni delle popolazioni locali, né al momento della stipula del trattato tra Sud Africa e Lesotho (1986), né durante tutto lo sviluppo successivo del progetto. In Lesotho è stata adottata una politica discriminatoria nei confronti dei lavoratori locali, sia per quel che riguarda l'impiego nella costruzione che la retribuzione. In seguito agli scioperi dei lavoratori Basotho le forze dell'ordine hanno ucciso 5 lavoratori nel 1996 ed un attivista sindacale nel 1997. Il 19 novembre 2001 oltre 2000 persone hanno manifestato contro la diga di Mohale e la polizia ha risposto violentemente, ferendo tre donne anziane. I manifestanti chiedevano compensi per la perdita delle proprietà e che fossero mantenute le mancate promesse di sviluppo fatte alle comunità danneggiate. Dopo il riempimento del bacino di Katse nell'ottobre '95 si sono verificati una serie di terremoti: 95 scosse in 16 mesi, provocate dalla pressione dei 350 milioni di tonnellate d'acqua. Una faglia di 1,5 km si è aperta nel villaggio di Mapeleng. Inoltre, si sono essiccate le fonti di acqua potabile naturale. I villaggi presso le dighe restano senza elettricità, nonostante l’esplicita promessa fatta nel 1990 dalla Lesotho Highlands Development Authority. In seguito è risultato che portare linee di bassa tensione fin là sarebbe stata un’impresa in perdita e la compagnia elettrica ha rinunciato. Sul fiume Orange sono state realizzate 24 dighe che oltre a ridurne la portata hanno provocato una modifica del regime delle temperature su 2300 km del fiume (63%). Il Lesotho Highlands Water Project (LHWP) è stato istituito con un Trattato tra la Repubblica del Sud Africa ed il Governo del Lesotho nel 1986. Il progetto nel complesso prevede 6 dighe e un impianto per la produzione idroelettrica da 72 MW che fornirà energia al Lesotho. Ma lo scopo principale del progetto è quello di fornire acqua alla provincia sudafricana del Guateng. Il Guateng è un'area industriale e coltivata ad agricoltura intensiva. Dunque, il povero Lesotho, appena due milioni di abitanti, vende al Sudafrica la sua unica risorsa abbondante. C'è una forte opposizione al completamento del progetto. Le ONG locali e sudafricane sostengono che il costo dell'acqua del Lesotho per il Sud Africa sta divenendo così alto da risultare insostenibile per gli utenti e che la riduzione di perdite e sprechi renderebbe inutile la realizzazione di altre dighe. Come dimostrano anche i risultati della politica dell’Ing. Macleod nell’area metropolitana di Durban. Nel 1997 il Tribunale Internazionale dei Popoli Indigeni di Denver ha chiesto: ai governi di risolvere immediatamente i problemi aperti con le passate compensazioni; aprire un confronto pubblico sulla necessità di proseguire il progetto LHWP; mettere in atto in Sud Africa misure di limitazione degli sprechi; a Banca Mondiale, governo italiano ed Impregilo di provvedere al risarcimento della popolazione ed al recupero delle aree danneggiate dalla diga di Katse; alla Banca Mondiale di non finanziare più il progetto così come era stato definito. Le proteste della popolazione del Lesotho del 2001 hanno spinto il parlamento del Lesotho a istituire l’Ufficio del difensore pubblico che raccoglie le testimonianze degli sfollati degli altopiani. L’Ufficio dell’Ombudsman ha cominciato le sue audizioni nel febbraio del 2003. La società tedesca Lahmeyer e quella canadese Acres International sono state condannate recentemente per corruzione. Il processo dell’italiana Impregilo è iniziato in Lesotho nell’aprile 2005. Nel luglio 2004 La Banca Mondiale ha sospeso i contratti con la Acres per tre anni. cfr. estesamente Attualmente sono state completate la diga di Katse, alta 185 mt. (fase 1A del progetto) e la diga di Mohale, alta 146 mt. (fase 1B). Il 22 gennaio 1998 è stata inaugurata la prima fornitura di acqua al Sud Africa. Considerazioni tecniche sulla portata degli affluenti fanno ritenere troppo ottimistiche le stime iniziali: non ci sarebbe dunque nelle Highlands abbastanza acqua per alimentare le sei dighe previste. Come risanare questa situazione? In Sudafrica l’ingegnere Macleod ha attuato un programma che prevedeva la riparazione e la sostituzione delle conduttore idriche principali, la sostituzione dei serbatoi da 15 litri degli scarichi dei wc con altri da 7 litri, la modifica di docce e rubinetti che consumavano troppa acqua. Per essere sicuro che i poveri ricevessero una fornitura minima Macleod ha fatto installare nelle loro case serbatoi che forniscono 200 litri d’acqua gratis al giorno a ogni famiglia. Grazie alla politica di Macleod nell’area metropolitana di Durban oggi si consuma meno acqua che nel 1996, eppure 800 mila nuovi utenti ricevono la fornitura idrica. Col taglio intelligente dei consumi, i soldi spesi per le innovazioni sono rientrati in un anno sotto forma di risparmi sugli sprechi, rendendo inutile la costruzione di nuove dighe. 6 sito internet: www.gfbv.it/3dossier/h2o/dighe.html Rapporto Grandi dighe, diritti dei popoli e dell’ambiente scritto da Liliana Cori, Francesco Martone coordinatori della Campagna per la riforma della Banca Mondiale e da Jaroslava Colajacomo ricercatrice della Fondazione Internazionale Lelio Basso per il Diritto e la Liberazione dei Popoli World Commission on Dams sito internet: www.dams.org Hoover, Ryan Demonstrators Protest Large Dam's Impacts in Lesotho World Rivers Review, December 2001 Montaigne, Fen. La grande sete National Geographic Italia Vol; 10, n.3, 2002. Forti, Marina. La signora Narmada . Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 2004. Pottinger, Lori Corruption report shines light on dams and construction industryWorld Rivers Review, April 2005 Isd, Karima. Africa, alternative alle grandi dighe. Il Manifesto, 9 giugno 2005