Piano antrace del Dipartimento Protezione Civile

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Piano antrace del Dipartimento Protezione Civile
Presidenza del Consiglio dei
Ministri
Dipartimento della Protezione Civile
PIANO SANITARIO DI EMERGENZA IN CASO DI
RILASCIO DELIBERATO DI SPORE DI BACILLUS
ANTHRACIS
SOMMARIO
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1. PREMESSA
Il presente piano nazionale di emergenza per la risposta sanitaria in caso di rilascio
deliberato di spore di Bacillus anthracis è stato predisposto ai sensi dell’Ordinanza del
Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 marzo 2003, n. 3275.
In particolare la citata Ordinanza, in considerazione della situazione di diffusa crisi
internazionale e del conseguente innalzamento del rischio di attentati di natura terroristica,
assegna al Capo del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio
dei Ministri -Commissario delegato- nell’ambito delle competenze istituzionali di protezione
civile e fatti salvi i poteri del Ministro dell’Interno, l’assunzione urgente di tutte le iniziative
necessarie a ridurre al minimo le possibilità che si verifichino danni all’incolumità pubblica
e privata, conseguenti ad eventi calamitosi di natura terroristica. In tal senso, in base alle
disposizioni dell’Ordinanza, il Dipartimento della Protezione Civile, fatta salva la
competenza organizzativa in materia sanitaria delle Regioni ed in accordo con la
Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome, intende emanare piani specifici di
emergenza extraospedaliera in caso di utilizzo di agenti chimici, radioattivi/nucleari e
biologici.
Nell’attuale quadro normativo, un atto terroristico NBCR viene classificato tra gli
eventi di cui al Comma 1, lett. c) dell’Art. 2 della Legge n. 225 del 24 febbraio 1992
(calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere
fronteggiati con mezzi e poteri straordinari).
La pianificazione del rischio terroristico presuppone, analogamente a quanto si
verifica per catastrofi di origine naturale o antropica, il concorso di più componenti
istituzionali e strutture operative del sistema di protezione civile. In questo ambito, tenendo
conto delle singole competenze e dei rispettivi piani discendenti dei diversi Enti ed
Amministrazioni che interagiscono sul luogo in cui si è verificata una contaminazione
deliberata con aggressivi biologici, si sono definiti, in ottemperanza all’Art.1, comma 2,
lettera a) dell'ordinanza n. 3275/ 2003, gli interventi medico-sanitari da attuare in caso di
attacco terroristico con Bacillus anthracis.
Il Prefetto, cui compete a livello provinciale il coordinamento delle strutture e delle
risorse statuali nella fase di emergenza, informa tempestivamente in merito all’evento il
Capo Dipartimento della Protezione Civile che, a sua volta, ne dà comunicazione al
Presidente del Consiglio.
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2. DESCRIZIONE DEL RISCHIO
Da diversi decenni l’agente del carbonchio ematico è conosciuto e studiato come
potenziale arma a scopo bellico e/o terroristico.
Il Bacillus anthracis è classificato dai Centres for Disease Control (CDC) tra gli
agenti biologici di classe A per alcune caratteristiche biologiche ed epidemiologiche:
 possibilità di trasmissione via aerosol;
 forme di resistenza nell’ambiente esterno (spore), che possono rimanere attive
anche fino a 80 anni (“campi maledetti”);
 elevata morbosità e letalità (fino al 90%) della forma inalatoria se non trattata
tempestivamente.
Inoltre, le spore di antrace possono essere disseminate da vettori animali
(artropodi, uccelli, ecc.).
E’ opportuno ricordare che il contagio da pazienti infetti è un evento altamente
improbabile, e pertanto il trattamento di un paziente affetto da carbonchio non richiede
alcuna precauzione specifica né l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale diversi da
quelli normalmente impiegati per il rischio di esposizione ad agenti biologici.
E’ disponibile in quantità limitate un vaccino acellulare non ancora registrato in
Italia. Tale vaccino, fino al 1999, era stato somministrato a 590.000 militari USA, e non
sono state riportate gravi reazioni avverse. L’efficacia è stata valutata solo su modelli
animali (primati) ed appare comunque di breve durata. La schedula prevede almeno 3
somministrazioni di 0,5 ml sottocute a 0, 2, 4 settimane, e successivi richiami semestrali.
Maggiori dettagli sulle caratteristiche biologiche ed epidemiologiche della malattia
sono disponibili nella scheda tecnica elaborata dal Ministero della Salute (All. 1)
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3. SCENARI
Gli scenari principali da considerare in relazione alla diffusione deliberata di antrace
sono i seguenti:
 diffusione deliberata di spore tramite pacchi, buste o altro materiale contaminato;
 diffusione per aerosol in ambiente confinato;
 diffusione per aerosol in uno spazio aperto, in presenza di un’elevata densità di
persone.
3.1 diffusione deliberata di spore tramite pacchi, buste o altro materiale
contaminato
L’epidemia degli Stati Uniti, e soprattutto il dilagare di falsi allarmi in tutto il mondo, è
stata connessa alla distribuzione di posta contenente spore di Bacillus anthracis. In quella
circostanza, furono registrati 22 casi di carbonchio confermati, rispettivamente 11 nella
forma cutanea 11 riconducibili alla forma inalatoria, di cui 5 con esito letale. Tuttavia,
questa forma di disseminazione, pur essendo in grado di provocare criticità nei servizi,
anche in presenza di falsi allarmi, non rappresenta l’evento massimo atteso.
Per quanto riguarda il trattamento di materiali sospetti, si fa riferimento alla
procedura indicata dal Ministero della Salute nella pianificazione di settore, riportata all’All.
3 del presente Piano.
3.2 diffusione per aerosol in ambiente confinato o in uno spazio aperto, in
presenza di
un’elevata densità di persone
Nel 1979, il rilascio accidentale di spore di carbonchio da un impianto per la
produzione di armi biologiche a Sverdlovsk, nell’ex URSS, causò 79 casi di antrace
inalatorio, di cui 68 mortali.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che in una città di
500.000 abitanti, 3 giorni dopo il rilascio di 50 chilogrammi di spore su una linea in favore
di vento di 2 chilometri, si possono verificare 125.000 infezioni e fino a 95.000 morti.
Uno studio commissionato dal Congresso USA nel 1993 ha stimato che il rilascio di
100 kg di spore sull’area di Washington DC avrebbe potuto causare da 130.000 a 3 milioni
di morti, un danno paragonabile a quello di una bomba all’idrogeno.
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Esistono pochi dati sul rischio di antrace inalatorio da aerosolizzazione secondaria,
cioè da risospensione delle spore, ma l'analisi dei casi riferiti all’incidente di Sverdlovsk
induce a ritenere che questa evenienza sia piuttosto rara.
Il presente documento concerne il rischio di diffusione per aerosol di spore di
Bacillus anthracis, in ambiente confinato o in spazi aperti in presenza di un’elevata
densità di persone.
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4. FLUSSI INFORMATIVI
1. Caso sospetto clinico: individuato da qualunque medico del Servizio Sanitario
Nazionale (SSN) sulla base di criteri indicati dal Ministero della Salute nella
pianificazione di settore (All. 2).
2. Informazione da parte dei Servizi di sicurezza
a) minaccia credibile;
b) notizia di attacco avvenuto e/o rivendicazione.
4.1. Caso sospetto clinico
 Comunicazione da parte del medico del SSN al Dipartimento di Prevenzione
dell’ASL
competente per territorio;
 invio per analisi di campioni clinici al laboratorio di riferimento individuato nella rete
dei laboratori regionali, in base alle caratteristiche di sicurezza e disponibilità di test
rapido;
 informazione del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL al Ministero della Salute ed
al Prefetto competente, che a loro volta ne danno comunicazione al Capo
Dipartimento della Protezione Civile;
 in caso di conferma del sospetto clinico: il Dipartimento della Prevenzione dell’ASL,
fatte
salve le procedure di notifica delle malattie infettive, informa il Ministero della
Salute, il Prefetto competente e l’Assessorato Regionale alla Sanità/referente
regionale per il rischio biologico;
 in caso di conferma del sospetto clinico il Capo Dipartimento della Protezione
Civile, informato dal Prefetto e dal Ministero della Salute, ne dà comunicazione al
Presidente del Consiglio dei Ministri per le iniziative discendenti.
Lo stato di allerta sanitario viene dichiarato dal Ministro della Salute.
4.2 Informazione da parte dei servizi di sicurezza
Minaccia credibile (possibile attacco) e/o notizia di attacco avvenuto e/o
rivendicazione: i
Servizi di Sicurezza informano il Presidente del Consiglio dei Ministri che attiva le iniziative
discendenti.
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5. MODELLO DI INTERVENTO – EMERGENZA IN ATTO
5.1 Ministro della Salute
 Convoca l’unità di crisi;
 attiva l'applicazione di protocolli diagnostici e terapeutici;
 attiva l'applicazione di protocolli di bonifica;
 attiva i referenti regionali per il rischio biologico;
 allerta gli ospedali ed i laboratori diagnostici di riferimento nazionali;
 supporta la Presidenza del Consiglio per l’informazione alla popolazione;
 mantiene i contatti con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unione Europea
5.2 Capo del Dipartimento della Protezione Civile
 Sentito il Presidente del Consiglio dei Ministri convoca il Comitato Operativo della
Protezione Civile, integrato con il Direttore del Dipartimento della Prevenzione del
Ministero della Salute, o suo delegato e con un rappresentante del Presidente della/
delle Regioni coinvolte;
 convoca, se ritenuto opportuno, la Commissione per la Previsione e la Prevenzione dei
Grandi Rischi;
 comunica con la/le Prefetture coinvolte nell’evento per il coordinamento degli interventi;
 acquisisce tramite il Centro Situazioni del Dipartimento della Protezione Civile ulteriori
informazioni sull’evoluzione dell’evento;
 informa e mantiene i contatti con i Presidenti delle Regioni;
 supporta la Presidenza del Consiglio dei Ministri per la diffusione dell'informazione alla
popolazione e per la gestione dei rapporti con i mezzi di comunicazione a livello
nazionale;
 tiene costantemente aggiornato il Presidente del Consiglio sull’evoluzione della
situazione.
5.3 Prefetto
 Attiva il Piano di Difesa Civile;
 assicura, in coordinamento con la Regione e la/le Aziende Sanitarie competenti per
territorio, l’organizzazione di centri per la distribuzione di antibiotici per chemioprofilassi
e/o trattamento infetti;
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 comunica con il Comitato Operativo della Protezione Civile per il coordinamento delle
attività e le necessità di personale, materiali e mezzi.
5.4 Forze dell’Ordine
Effettuano il controllo degli accessi all’area contaminata;
offrono supporto investigativo all’Azienda Sanitaria Locale per l’identificazione dei
sospetti infetti;
garantiscono l’ordine pubblico nei centri di distribuzione;
svolgono attività investigativa secondo la propria pianificazione di settore.
5.5 Regione – Assessorato alla Sanità

Attiva l’unità di crisi regionale;

attiva le risorse sanitarie locali ritenute necessarie alla gestione degli interventi,
sentita la Prefettura;

verifica disponibilità dei farmaci per la gestione dell’emergenza e verifica la
disponibilità di test diagnostici di esecuzione rapida presso la rete di laboratori
individuata;

collabora con la Prefettura, tramite il referente per il rischio biologico,
all’organizzazione dei centri di distribuzione di antibiotici per la chemioprofilassi e/o
il trattamento dei soggetti infetti;

attiva la/le struttura/e ospedaliera/e di riferimento regionale/i;

attiva il/ i laboratorio/i di riferimento regionale.
5.6 Azienda Sanitaria Locale (Dipartimento di Prevenzione)
Attiva il nucleo di intervento costituito da personale dei Servizi di igiene pubblica e
veterinario;
attiva il sistema di sorveglianza epidemiologica;
attiva con il coordinamento della Prefettura, il/i centro/i di distribuzione di antibiotici per la
chemioprofilassi e/o il trattamento dei soggetti infetti;
organizza il sistema di raccolta dati su casi sospetti e confermati, chemioprofilassi e
trattamenti, fornendo tutti gli elementi acquisiti alla Regione, la quale li trasmette al
Ministero della Salute e al Dipartimento della Protezione Civile;
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effettua il campionamento ambientale nell’area contaminata o sospetta contaminata, e
invia i campioni all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale competente per territorio o
ad altro laboratorio individuato a livello regionale;
procede alla bonifica dell’area contaminata.
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ALLEGATO 1
DEFINIZIONE DI CASO CLINICO SOSPETTO
(Piano Nazionale di settore del Ministero della Salute)
• Carbonchio cutaneo:
piccola papula pruriginosa (1-5 gg dall’esposizione) che si
trasforma in 4 ore in una vescicola circondata da eritema ed edema, anche imponente; la
vescicola si rompe e residua un’escara nerastra ed infossata circondata da vescicole
satelliti;
• carbonchio polmonare: sintomatologia polmonare acuta con febbre, > 16 atti
respiratori, tosse produttiva in presenza di slargamento mediastinico (RX) e/o bacilli gram
+ nell’espettorato muco-purulento.
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ALLEGATO 2
SCHEDA TECNICA CARBONCHIO
(Piano Nazionale di settore del Ministero della Salute)
Agente B. anthracis è un germe gram positivo, capsulato, sporigeno, estremamente
resistente in forma sporale all’azione di disinfettanti chimici e fisici; La germinazione
avviene a temperatura corporea
Distribuzione geografica e andamento epidemiologico
Endemico nelle regioni agricole di tutto il mondo in quanto comune negli erbivori ed in altri
animali
domestici e selvatici.
In Italia casi di carbonchio cutaneo sono stati notificati anche nel 1997 e nel 1998, in
persone professionalmente esposte
Serbatoio o sorgente Ubiquitario.
Animali infetti sia domestici che selvatici; le forme vegetative, responsabili dell’infezione
acuta, sporulano in atmosfera ricca di ossigeno
Vie di trasmissione
Via aerea;
via cutanea;
per ingestione
Fonti di contagio
 Aria, terriccio, materiali di diversa natura contaminati da spore;
 animali infetti e loro prodotti.
Il contagio interumano è eccezionale; la trasmissione è semidiretta ed avviene per
contatto con materiali biologici infetti.
Resistenza nell’ambiente
 Le spore sono resistenti all’azione degli ultravioletti e, se presenti nel terreno,
possono rimanere vitali per decenni; nell’acqua contaminata possono resistere a
lungo così come in quella pura; le spore sono distrutte in 4-6 giorni alla temperatura
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di 72-77°C, in 3 ore mediante riscaldamento a secco a 120-140°C e in 5 minuti in
autoclave a 100°C (purché non protette da materiale organico). Se contenute in
materiale organico o altro materiale protettivo è indicato il trattamento in autoclave a
121 °C per 45 minuti;
 !le forme vegetative sono termolabili e sensibili all’azione dei comuni disinfettanti;
vengono distrutte in 10-15 minuti mediante riscaldamento a 55-58°C; sono
inattivate da esposizione a raggi ultravioletti in 6-7 ore.
Mezzi di possibile diffusione
 Per disseminazione ad opera di velivoli di grandi quantità di spore, con formazione
di aerosol incolore, inodore e assolutamente invisibile;
 per impregnazione di materiali ed oggetti di uso comune e di diversa natura (es.
carta da lettera, pacchi, stoffe, pellami, etc.) sotto forma di leggera polverina.
Periodo di incubazione
Da poche ore a 7 giorni; la maggior parte di casi si verifica entro 48 ore dall’esposizione
anche se sono stati osservati casi a distanza di settimane.
Periodo di contagiosità
Il paziente è contagioso nella fase conclamata; il contagio avviene tramite fluidi biologici
Minima carica microbica infettante
Per aerosol da 8.000 a 50.000 spore.
Per contatto, su lesioni di continuo della cute, è sufficiente una carica più bassa.
La carica bassa sembra sufficiente anche per le forme da ingestione.
Indice di letalità La letalità è varia a seconda delle forme; inferiore al 5% per le forme
cutanee; può arrivare al 90% per le forme intestinali e respiratorie non trattate.
Caratteristiche cliniche
Le manifestazioni cliniche dipendono dalla via di ingresso:
 carbonchio cutaneo: lesione cutanea che, nel giro di 2-6 giorni passa dallo stato
di papula a quello di escara necrotica;
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 carbonchio da inalazione: breve periodo prodromico di tipo similinfluenzale
seguito da dispnea ed ipossia con segni radiologici di slargamento dell’ombra
mediastinica;
 carbonchio gastrointestinale: dolori addominali e diarrea profusa, a volte
sanguinolenta, seguiti da febbre e segni di setticemia;
 carbonchio orofaringeo, lesioni del cavo oro-faringeo, accompagnati da linfoadenopatia cervicale, edema del collo, febbre.
Diagnostica
 Identificazione del B. anthracis capsulato su striscio di sangue o altri fluidi biologici
mediante esame batterioscopico secondo M’Fadyean;
 isolamento di B. anthracis da campioni biologici (es: sangue, lesioni cutanee,
escreato e tessuti);
 incremento del titolo anticorpale rilevato a distanza di almeno due settimane,
determinato mediante metodica ELISA;
 ricerca dell’antigene PA con immunocromatografia di Burans;
Metodiche molecolari possono essere utilizzate per conferma diagnostica.
Diagnosi differenziale
Per la forma cutanea, la d.d. va fatta con ascessi, ulcera venerea, ulcera sifilitica e ulcere
tropicali; queste malattie mancano dell’edema caratteristico del carbonchio; si devono
inoltre prendere in considerazione celluliti orbitali, dacriocistiti e infezioni dei tessuti molli di
viso, collo e torace quali quelle che possono essere provocate da strepto e stafilococchi,
clostridi della gangrena gassosa.
Per la forma inalatoria la diagnosi differenziale va posta con qualsiasi forma di polmonite.
Per la forma gastrointestinale, con enterocoliti emorragiche.
Provvedimenti nei confronti del malato
 Precauzioni per il drenaggio e le secrezioni per tutta la durata della malattia nel
caso di forma cutanea ed inalatoria;
 disinfezione continua delle secrezioni, dei fluidi biologici e dei materiali contaminati;
 Disinfezione terminale.
Non è richiesto l’isolamento.
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Provvedimenti nei confronti degli esposti o dei contatti
 Sorveglianza sanitaria;
 in caso di sicura inalazione di spore può essere effettuata chemioprofilassi con:
-
ciprofloxacina 500 mg per os 2 volte al giorno per 60 giorni;
-
doxiciclina 100 mg per os 2 volte al giorno per 60 giorni.
Provvedimenti nei confronti del personale di assistenza
Uso di dispositivi di protezione individuale normalmente impiegati per il rischio di
esposizione ad agenti biologici.
Terapia
La terapia si avvale dell’impiego di antibiotici, efficaci se il trattamento viene iniziato
tempestivamente (anche prima della comparsa dei sintomi nel caso di soggetti
sicuramente esposti).
Carbonchio cutaneo non complicato:
 penicillina V, 500 mg per os ogni 6 ore per 5-7 giorni oppure penicillina procaina,
1.000.000 UI ogni 12-24 ore oppure penicillina G, 250.000 UI ogni 6 ore; il
trattamento sterilizza la lesione cutanea entro 24 ore anche se non altera il
successivo evolversi della stessa.
Carbonchio da inalazione, carbonchio orofaringeo e carbonchio gastrointestinale:
 !ciprofloxacina 400 mg 2 volte al di per via endovenosa, oppure penicillina G,
2.000.000 UI per infusione lenta ogni 4-6 ore fino a normalizzazione della
temperatura corporea; successivamente;

penicillina procaina 1.000.000 UI ogni 12-24 ore. Può essere utile associare al
trattamento con penicillina la streptomicina 1-2 g. al giorno. Antibiotici alternativi
possono essere tetraciclina, cloramfenicolo. gentamicina, eritromicina.
Trattamento di supporto: al bisogno intubazione, tracheotomia, supporto ventilatorio,
sostegno
cardiovascolare
Trasporto dei campioni biologici
I campioni devono essere confezionati secondo il sistema a 3 involucri:
1. il flacone, contenente il materiale infetto o potenzialmente infetto, deve essere di
materiale resistente, con etichetta impermeabile, ed avvolto in materiale assorbente;
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2. il contenitore secondario, che deve contenere il flacone; deve essere di materiale
impermeabile e a tenuta stagna;
3. l’involucro esterno, contenente il contenitore secondario, deve essere adatto al
trasporto ed in grado di proteggere il materiale da eventuali danneggiamenti; deve
contenere, inoltre, i dati identificativi del campione.
Metodi di controllo
Vaccinazione
In Italia non è disponibile vaccino contro l’antrace.
Negli Stati Uniti è disponibile dal 1970 un vaccino acellulare per uso umano, impiegato per
il personale militare, ma non per uso civile (Michigan Dpt of Public Health, Division of Bio
Products, Lansing, Michigan).
Altri Paesi produttori di vaccino sono: Regno Unito, Repubblica Popolare Cinese,
Federazione Russa.
In generale, il ciclo vaccinale prevede almeno 3 dosi a intervalli di circa 3 settimane con
dosi booster a cadenza annuale
Mezzi di bonifica e smaltimento dei materiali contaminati
I materiali contaminati dovrebbero essere inceneriti o autoclavati a temperature di 121°C
per 45 minuti oppure immersi in soluzione di formaldeide al 4% (formalina al 10%) per più
di 12 ore, assicurando la completa penetrazione della soluzione; nel caso di disinfezione
continua al letto del malato può essere impiegata una soluzione di ipoclorito al 10% di
cloro disponibile (10.000 ppm).
Le superfici contaminate (stalle, stanze, veicoli) vanno decontaminate con procedura a 3
stadi:
1. disinfezione preliminare: formaldeide al 10% (formalina circa 30%) oppure glutaraldeide
al 4%
(ph 8-8,5) in ragione di 1 –1,5 litro/mq, per un tempo di esposizione di 2 ore
2. pulizia: lavaggio e strofinamento con abbondante acqua calda e asciugatura delle
superfici; evitare l’uso di apparecchi pulitori a pressione per la possibile formazione di
aerosol infetti
disinfezione finale: formaldeide al 10% (formalina circa 30%) oppure glutaraldeide al 4%
(ph 8-8,5) oppure perossido di idrogeno al 3% oppure acido peracetico al 1%, in ragione di
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0,4 litri/ mq, per un tempo di esposizione di 2 ore (perossido e acido peracetico sono da
evitare se presente sangue).
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ALLEGATO 3
PROCEDURE PER LA GESTIONE DI MATERIALE POTENZIALMENTE
CONTAMINATO DA SPORE DI ANTRACE
(Piano Nazionale di settore del Ministero della Salute)
Casi
1. Buste ed altro materiale, immessi nel circuito postale, sospetti perché abbandonati o
lacerati, o con mittente o scritte sospette
2. Buste ed altro materiale consegnati dal circuito postale, in cui una volta aperti viene
rinvenuto deposito di polvere chiaramente evidente
3. Provette o altri contenitori per materiali biologici abbandonate e che appaiano chiuse
all’osservatore, rinvenute al di fuori delle strutture nelle quali normalmente vengono
utilizzate, senza etichette o altre indicazioni circa la provenienza e/o la destinazione e/o il
contenuto
4. Provette o altri contenitori per materiali biologici abbandonate e che appaiano aperti
all’osservatore oppure il cui contenuto sia sparso
Procedure di allerta
Avvertire il 112 oppure il 113 oppure il 115, che provvederanno ad attivare i circuiti
predefiniti descritti nell’Allegato 1, fatto salvo l’assolvimento di altri compiti istituzionali.
Procedure per la gestione dei materiali da parte del personale designato per
l’intervento
1. In nessun caso buste o altri materiali sopra riportati debbono essere aperti
2. La manipolazione deve essere ridotta al minimo sia nel caso di buste o altri involucri
chiusi, che nel caso di buste o altri involucri già aperti o lacerati
3. In prima istanza il materiale rinvenuto, per cautela, deve essere immesso in busta di
plastica
trasparente dopo aver indossato i guanti monouso e, nel caso in cui si ritiene necessario,
anche una mascherina facciale di tipo FFP-2S, fatti salvi i comportamenti legati a
specifiche situazioni nel rispetto del DLvo 626/94. I dispositivi di protezione devono essere
disponibili sul luogo di lavoro.
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4. La busta va sigillata con adesivo trasparente e fotografata per la rilevazione dei dati
(timbri, ed altre indicazioni)
5. La busta e/o il materiale sospetto vanno successivamente immessi in un contenitore
rigido di plastica, a tenuta stagna, e trasportati al più vicino centro ospedaliero o
laboratorio dotato di autoclave per il trattamento termico (ciclo di sterilizzazione in
autoclave a 121°C per 45 min).
Tale trattamento va effettuato dopo aver estratto la busta trasparente dal contenitore rigido
ed averla immessa in una doppia busta da autoclave.
6. Il materiale di risulta va inviato all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Foggia per
l’analisi definitiva. La manipolazione del materiale autoclavato non costituisce alcun rischio
7. In caso di contatto con materiali o sostanze sospette devono essere rispettate le
normali regole di igiene (lavaggio con acqua calda e sapone).
Procedure per la gestione di contenitori aperti e dei materiali sparsi
In caso di materiale liquido versato da provette o contenitori biologici al di fuori dei locali
abituali, va attivata la segnalazione secondo lo schema riportato in precedenza, ed il
personale che interviene deve osservare la seguente procedura:
1. identificare e delimitare la superficie contaminata.
2. indossare guanti a perdere e maschere FFP2S, fatti salvi i comportamenti legati a
specifiche situazioni nel rispetto del dlvo 626/94. i dispositivi di protezione devono essere
disponibili sul luogo di lavoro;
3. versare sull’area interessata idonea quantità di disinfettante in polvere (granuli di
dicloroisocianurato o di ipoclorito di calcio) , o, in mancanza, ipoclorito di sodio, o comune
varechina concentrata per almeno 10 volte il volume sparso;
4. se si è utilizzato un composto di cloro liquido spargere sulla superficie e sul disinfettante
liquido versato polvere assorbente o segatura o carta o garza in quantità adeguata ad
assorbire l’intera quantità di liquido. dopo almeno 10 minuti, seguendo le procedure
previste al punto 2, raccogliere il materiale e porlo in una busta doppia da autoclave;
5. inserire in una busta analoga anche i guanti e la mascherina usati;
6. avviare le buste contenenti il materiale al trattamento termico (ciclo di sterilizzazione in
autoclave a 121°c per 45 min);
7. il materiale (escluso il materiale di protezione utilizzato per la procedura) dopo il
trattamento in autoclave, deve essere inviato all’istituto Zooprofilattico Sperimentale di
Foggia, all’attenzione
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del responsabile del laboratorio produzione vaccini dell’istituto zooprofilattico, Via
Manfredonia 20, 71100 Foggia. il materiale deve essere accompagnato dalle opportune
informazioni.
8. l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Foggia, eseguite le analisi, trasmette i risultati al
Ministero della Salute – Direzione Generale della Prevenzione ed alla ASL competente.
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