gamut m7 - Klang-Form

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gamut m7 - Klang-Form
A
bbiamo provato pochissimo tempo fa un modello economico del costruttore danese: un test approfondito
ed accurato, nel quale è emersa una discreta fantasia
progettuale mai fine a se stessa ma viceversa finalizzata ad alcune caratteristiche prestazionali ben precise, puntualmente
notate in sala d’ascolto. È allora con una certa curiosità che ho
iniziato questo test su una seconda GamuT da pavimento,
dall’aspetto molto più impegnativo e dal costo sicuramente
molto maggiore. Si tratta di un diffusore a tre vie e quattro altoparlanti di notevole altezza e peso che, come vedremo durante la prova, ha mostrato di possedere un numero notevole
di particolarità costruttive, alcune delle quali veramente originali. Dopo aver notato l’eccellente finitura in legno ed una cura costruttiva di livello molto elevato, mi do subito da fare a
spostare uno dei due diffusori in sala misure ed uno in sala di
ascolto, in modo da poterlo vivisezionare al riparo dagli occhi
apprensivi della direzione.
La costruzione
GAMUT M7
SISTEMA DI ALTOPARLANTI
Costruttore: GamuT Audio, Siggårdsvej, 26818 Årre, Danimarca. Tel +45
70 20 22 68 - www.gamutaudio.com - [email protected]
Distributore per l’Italia: Il Tempio Esoterico, Via Roma 170, San Giovanni La Punta, 95037 Catania. Tel. 039 3495976278 - 039 3283746218 www.iltempioesoterico.it - [email protected]
Prezzo: Euro 13.000,00 cp (walnut)
CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE
Tipo: bass reflex da pavimento con risposta all’impulso ottimizzata. Potenza consigliata: 120-600 watt rms su 4 ohm. Sensibilità: 90 dB con 2,83 V
ad 1 metro. Risposta in frequenza: 31-50.000 Hz. Impedenza: 4 ohm (minimo 3,1 ohm a 240 Hz). Numero delle vie: tre. F requenza di incrocio:
260-2100 Hz. Tweeter: ring radiator da 38 millimetri. Midrange: 182 millimetri trattati a mano. Woofer: 2 da 182 millimetri trattati a mano. Dimensioni (LxAxP): 226x1280x642 mm. Peso: 45 kg
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La forma del diffusore si intuisce dando uno sguardo alla
foto di apertura: ci troviamo di fronte ad un componente
stretto ed alto, con tre woofer da 180 millimetri ed un tweeter posto più o meno all’altezza strategica, tale che poi risulti quasi all’altezza delle orecchie una volta seduti di
fronte in sala d’ascolto. In effetti, metro alla mano, il tweeter è posto ad una quota di 88 centimetri da terra, un filo
bassino rispetto alla progettazione classica, ma per tutte le
prove effettuate su diffusori dal tweeter basso sappiamo
che ove il progettista ha preso le adeguate contromisure
ciò non costituisce affatto un problema. Dai “technical data” del costruttore apprendiamo che si tratta di un sistema a tre vie con due woofer ed un midrange dello stesso
diametro ed il tweeter incrociato a 2600 Hz. Tra i dati dichiarati noto una descrizione della configurazione che
recita “Dual Bass Impulse Optimized Bass Reflex” che
dovrebbe significare pressappoco che si tratta di un bass
reflex che è stato ottimizzato nella risposta impulsiva.
Mi ricorda, chissà perché, una lettura di un PDF di uno
dei primi dischetti dell’AES, credo di Thiele, in cui il ricercatore faceva notare, risposte impulsive alla mano,
che un bass reflex dimensionato con un minimo di saggezza spesso aveva risposte ai transienti ed al segnale a
gradino migliori delle sospensioni pneumatiche dell’epoca
che per camuffare la mancanza di estensione agivano sullo
smorzamento. La dizione riportata dal costruttore preannuncia allora una doppia attenzione nelle verifiche strumentali,
giusto per vedere dove si concretizza questa particolarità. La
prima cosa che noto comunque è la lunghezza dei condotti di
accordo che, pur di diametro abbastanza risicato in relazione
a quello dei woofer, attraversano praticamente tutto il profondo mobile e sono terminati esternamente su un anello di alluminio. Una caratteristica del diffusore è quella di avere i due
woofer sistemati alle due estremità del pannello frontale, uno
quasi alla base ed uno sopra il tweeter. Ce ne accorgiamo subito visto che la membrana dei due trasduttori è liscia mentre
quella del midrange, nel classico stile della danese ScanSpeak, presenta dei tagli radiali lungo lo spazio che va dalla
bobina mobile all’anello di sospensione esterna. Ho deciso di
partire, nell’analisi interna del diffusore, proprio da questo
trasduttore, rimosso velocemente grazie alle viti ad incasso
esagonale con filettatura metallica e madrevite annegata nella
struttura del cabinet. Per un midrange ovviamente mi aspettavo un volume separato e devo ammettere di essere stato molto meravigliato quando mi sono accorto che non c’era alcun
subvolume e che il midrange condivideva con i due woofer
AUDIOREVIEW n. 323 giugno 2011
G AMU T M7
Figura 1
Il tweeter è dotato di una doppia cupola concentrica in modo da avere la tenuta caratteristica di un
28 millimetri e l’estensione caratteristica della cupola da tre quarti di pollice. Notare il piccolo
volume di decompressione montato alle spalle del complesso magnetico.
tutto il volume di carico. Beh, condividere
forse è una parola grossa, perché se è vero che non c’è alcuna parete divisoria attorno al trasduttore è pur vero che un
doppio strato di assorbente isola questo
mid dai due woofer. “Mi sembra un po’
poco” ho pensato fra me e me ed ho dato
tensione alla strumentazione per effettuare una misura in campo vicino sul midrange dell’altro diffusore disponibile. Se
un trasduttore è posto in una camera realizzata con un doppio strato di acrilico
ma ha il magnete a cinque centimetri dal
condotto di accordo “deve” mostrarne
traccia in qualche modo. Ed invece no, il
midrange si esprime come una vera sospensione pneumatica, e per giunta appare anche leggermente mal smorzato, mentre scende ad una frequenza notevolmente bassa. Notate nel Grafico A come non
ci sia alcun accenno attorno ai 20 Hz della
frequenza di accordo e come la pendenza,
in perfetto accordo con la teoria classica
della sospensione pneumatica, valga esattamente 12 decibel per ottava. Non ho parole, tanto che smonto il woofer vicino e
lo disconnetto dai cavi provenienti dal
crossover, cavi che collego ad una resistenza di 6,8 ohm che simula il carico.
Rieseguo la stessa misura ed ottengo esattamente la stessa risposta: a questo punto
mi arrendo. Già che ci sono smonto gli altri altoparlanti e noto il cavo particolare,
dotato di una sorta di avvolgimento di filo di rame che poi nelle vicinanze del
crossover è collegato sia ad una delle
masse dei due woofer che alla massa di
ingresso: di sicuro sono di fronte ad un
diffusore veramente originale. Il cavo, oltre a questa schermatura, appare appena
rigido ma ben dimensionato. Rimuovo,
alla fine e soltanto grazie all’aiuto del paziente Matteo Piemontese, anche la scheda del crossover, sistemata alla base del
cabinet. Questo “accessorio” del diffusore
è realizzato con un numero notevole di
componenti che occupano praticamente
tutto lo spazio a disposizione, con le resistenze ceramiche che stonano appena con
la qualità dei condensatori e quella delle
induttanze che sono tutte, proprio tutte,
avvolte in aria libera con una discreta sezione del filo di rame, che dal colore mi
sembra a doppio isolamento. L’interno
del box ha tutte le pareti rivestite di acrilico, con dei tagli netti vicino ai condotti di
accordo, che agiscono quindi con sufficiente aria attorno all’imbocco interno,
leggermente, ma proprio leggermente,
svasato. Due i rinforzi per tutto il diffusore, ma con un fissaggio obliquo che praticamente attraversa per ogni inserto almeno un terzo dell’altezza. Strana, infine,
anche la colla che sigilla i rinforzi che
sembra un collante poliuretanico e di sicuro non a base vinilica. Nel diffusore ormai vuoto non c’è più nulla da vedere,
tranne la geometria delle pareti laterali
che si restringono verso quella posteriore
che è molto più stretta di quella frontale.
Ah, la struttura di tutto il cabinet e del
largo plinto di base è fatto in modo che il
baffle sia inclinato così da poter ridurre
gli offset tra il midrange ed il tweeter. I
Grafico A
La risposta in campo vicino del midrange.
Notare la pendenza a 12 decibel ottava e la
notevole estensione. Il costruttore lo definisce
“DC coupled”, ma come vedremo nell’analisi
del crossover ciò sta a significare che non ci
sono condensatori in serie al segnale, almeno
su questa cella del filtro.
Il midwoofer è realizzato dalla
Scan-Speak ed ottimizzato
espressamente per la GamuT M7.
L’impedenza è insolitamente di
quattro ohm. Notare la membrana
trattata con incollature radiali ed il
fondello bombato e forato.
Semplicemente magnifico il cestello.
AUDIOREVIEW n. 323 giugno 2011
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G AMU T M7
Sistema di altoparlanti GAMUT M 7.
CARATTERISTICHE RILEVATE
Sensibilità (1 m, ambiente anecoico): 81,7 dB
1
uando ho visto la GamuT M7 e ne ho letto le caratteristiche ho capito immediatamente
Q
di trovarmi di fronte al peggiore incubo che poteva capitarmi, con la Grande Utopia che
al paragone mi è sembrata una passeggiata. I freddi dati mi dicevano che nel sistema tre
vie del costruttore danese c’erano due woofer posti agli estremi del box, entrambi incrociati a 260 Hz col midrange, situato appena al di sotto del tweeter e che questo era connesso
elettricamente ai woofer, quindi senza la possibilità di separare le misure. Confesso di aver
impiegato almeno un’ora per capire di cosa stavamo parlando e di come fare per non farmi
licenziare in tronco dal Direttore. Cercando di capire ho notato pure, come aggravante, che
il woofer superiore quasi non “sentiva” i due condotti di accordo posteriori che sono posizionati abbastanza in basso. La misura dell’impedenza a questo punto si è resa necessaria,
tanto per confrontare i minimi valori di modulo dopo i picchi caratteristici del bass reflex
col minimo rilevato alla frequenza di accordo. Come possiamo notare alla Fb di circa 20 Hz
il minimo misurato vale quasi 5 ohm mentre a 150 Hz troviamo il minimo valore che è quasi la metà. Ciò vuol dire in questo caso che, perdite a parte, sul woofer superiore i due condotti da appena 46 millimetri di diametro hanno poca influenza e che la sua risposta è diversa da quella del woofer inferiore. Insomma, non sapevo da che parte girarmi, sotto gli
Sensibilità in ambiente (2 diffusori pilotati con 2,83 V,
occhi attenti di Rosaria Ferrarese che sembravano non proprio concilianti. Ho preso tempo
rumore rosa a canali indipendenti): 83,5dB
e me ne sono andato a spasso per la redazione. Come sempre capita, per fortuna, l’idea di
2
come procedere si è insinuata quasi da sola nel cervello mentre ascoltavo le Dali 5 suonare
per il rodaggio. Sono andato in laboratorio, ho eseguito prima una misura col microfono
posto a due metri tanto per farmi un’idea e poi ho iniziato… a smontare tutto il diffusore.
Capire come andavano le cose, cosa dovevo fare e come farlo è stato tutt’uno, col test lunghissimo che è stato felicemente condotto in porto quasi al finire della giornata. Sempre
dal grafico dell’impedenza va notato comunque come il modulo dell’impedenza sia abbastanza basso e che la massima condizione di carico trovata a 75,5 Hz ci dice che a questa
frequenza l’amplificatore vede una resistenza di 2,2 ohm. La particolare configurazione
adottata dal progettista vede due woofer alle estremità del lungo box, caratterizzato tra l’altro da un baffle frontale molto stretto. La struttura interna del cabinet, le distanze tra i condotti ed i due woofer e la presenza di un assorbente molto denso mi hanno fatto pensare
che la frequenza di accordo posta a 20 Hz fosse tesa proprio a rendere quanto più smorzato possibile l’andamento alle basse frequenze, a discapito ovviamente del dato di sensibilità. La risposta in frequenza, una vol3
ta riuniti al computer il far ed il near
5
field, conduce ad un andamento molto esteso in gamma bassa, che da un
lato fa un figurone quando vista su
un grafico ma dall’altro pone qualche
interrogativo sulle escursioni e sulle
superfici radianti dei trasduttori. Va
notata, come visto nel box descrittivo
del filtro, l’attenuazione larga e ben
distribuita in gamma media ed il picco dovuto all’emissione del tweeter.
Normalmente questo andamento la6
scerebbe supporre una discreta enfa4
si in gamma altissima, ma si farebbero i conti senza l’oste, ovvero considerando soltanto il fotogramma
dell’emissione sull’asse per raccontare tutto il film. In effetti la dispersione
attentamente controllata di questo
1) Risposta in ambiente:
Vin=2,83 V rumore rosa
2) Risposta in frequenza con 2,83 V / 1 m
3) Distorsione di 2a, 3a, 4a, 5a armonica e alterazione
dinamica a 90 dB spl
4) Modulo ed argomento dell’impedenza
5) MIL - livello massimo di ingresso (per distorsione di
intermodulazione totale non superiore al 5%)
6) MOL - livello massimo di uscita (per distorsione di
intermodulazione totale non superiore al 5%)
7) Risposta nel tempo
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AUDIOREVIEW n. 323 giugno 20118,949 mm
G AMU T M7
La misura della TND è stata limitata a 95 decibel a causa dell’eccessivo livello di potenza che sarebbe stato necessario per far esprimere al diffusore una
pressione media di 100 decibel. La particolare architettura del rumore generato ed in particolare il suo fattore di cresta ci ha consigliato di limitare a 95
decibel la pressione media a cui eseguire la misura. Va considerato peraltro che 45 W di rumore rosa rappresentano dal punto di vista termico un notevole
stress per il tweeter che certamente non sarebbe stato contentissimo di dover dissipare questa potenza per parecchi secondi. Il software scritto da Fabrizio
Montanucci si preoccupa di graduare con attenzione il segnale alla sua partenza, ma dopo un soft start scarica tutta l’ampiezza che gli si impone. Devo
ammettere che anche in questo caso la misura della TND fornisce dei risultati non strepitosi a causa, probabilmente, del solo midrange. Infatti le spurie sono
tutte raccolte nel suo range operativo, sia a 90 che a 95 decibel. In gamma bassa l’incrocio a 260 Hz limita l’interazione con la gamma media producendo un
andamento delle due curve attestato su valori tutto sommato abbastanza contenuti. Nella decade compresa tra 400 e 4000 Hz l’andamento medio rimane
comunque non elevato anche se non è basso come era lecito aspettarsi da cotanto midrange. In “gamma da tweeter” le due curve subiscono un drastico
abbassamento e si portano ai minimi possibili, scendendo addirittura al di sotto delle caratteristiche altre volte rilevate su questo trasduttore. Il suono che mi
aspetto da questo diffusore vedrà la mia attenzione concentrata proprio nel passaggio tra midrange e tweeter.
driver e la sapiente equalizzazione in gamma
medioalta fanno sparire quasi del tutto questa
enfasi, anche perché l’equilibrio tra le fondamentali e le armoniche è alterato con l’avvallamento dei 3000 Hz, una tattica, come ho detto,
semplice ed immediata ma che deve comunque fare i conti con l’acustica dell’ambiente. Infatti col rumore rosa filtrato a terzi di ottava in
sala d’ascolto rileviamo una pressione abbastanza bassa ma un andamento bene esteso in
gamma bassa con un solo avvallamento a 160
dovuto presumibilmente al woofer superiore.
Va notata in questo grafico la leggera attenuazione che permane in gamma media e l’andamento della gamma alta bene in linea con le
ipotesi fatte sull’emissione del tweeter. Il decadimento temporale è netto e preciso, quasi
brutale, con tutti i quaranta decibel a disposizione nella misura che sono smaltiti molto prima del millisecondo ed una assenza pressoché
totale di riflessioni ed esitazioni varie in un grafico che fa fare bella figura anche alla nostra
sala semianecoica. Probabilmente comunque
questo grafico lascia presagire un ascolto ben
delineato delle varie voci ed una buona messa
a fuoco dell’evento musicale. Una ulteriore
conferma di una gamma alta bene estesa e poco acida viene anche dalla misura in banda ultrasonica che come possiamo vedere non presenta una attenuazione drammatica appena superata la banda cosiddetta udibile. Non che
questo tweeter brilli per estensione, ma almeno non si notano esitazioni molto forti ed il decadimento è abbastanza graduale. Al banco
delle misure dinamiche notiamo come per una
pressione media di soli 90 decibel siano necessari ben 6 V rms vista la scarsa sensibilità
AUDIOREVIEW n. 323 giugno 2011
del diffusore. Con questa tensione ai morsetti
la M7 non è che si scandalizzi più di tanto producendo pochissime armoniche di ordine superiore e per giunta solo a bassa, bassissima
frequenza. La sola seconda armonica sembra
farsi notare più del necessario, ma uno sguardo ai valori misurati ci fa notare quanto contribuisca il fatto che la curva rossa, quella della
terza armonica, sia così bassa da far in qualche modo risaltare la seconda. La compressione dinamica ovviamente non si sposta dalla linea dello zero. La MIL rilevata subito dopo ha
evidenziato qualche esitazione del mobile a cavallo dei 400 Hz ed una limitazione della potenza dovuta sempre e soltanto alla seconda armonica del doppio tono di prova. A bassissima
frequenza il diffusore fa quello che può limitatamente alla classe ed all’escursione dei trasduttori. Comunque sia si parte dai 10 W del
primo terzo di ottava e si sale abbastanza velocemente raggiungendo i 200 W ad 80 Hz, continuando a salire fino alla massima potenza disponibile. Notiamo una sorta di buco a 630 Hz
dovuto ancora una volta alle seconde armoniche dei toni di prova ed un abbassamento abbastanza simile a 6000 e ad 8000 Hz che rappresentano il vessillo del tweeter Vifa in questo
tipo di misura. La MOL che viene fuori sarebbe
stata veramente notevole con un diffusore da
92 decibel di sensibilità, ma con la sensibilità
rilevata si riesce a salire oltre i 100 decibel oltre i 63 Hz e sopra i 110 soltanto in gamma
media quando è il midrange ad emettere da solo. In gamma altissima la curva segue quella
della risposta grazie anche ad una compressione veramente poco significativa.
G.P. Matarazzo
Il retro della GamuT
mette in evidenza la
larghezza del pannello
posteriore, i due condotti
di accordo con la
terminazione sul pannello
in alluminio ed i morsetti
sistemati nella base del
diffusore.
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Il woofer parte da una
struttura meccanica simile a
quella del midrange ma si
differenzia da quest’ultimo
per i parametri
caratteristici, per
l’impedenza quasi doppia e
per la membrana liscia
appena trattata sulla
superficie non a vista.
due woofer ed il midrange sono di derivazione Scan-Speak, probabilmente costruiti apposta per GamuT, che è un loro
conterraneo. Bei trasduttori, costruiti senza risparmio di attenzioni sia alla corretta
emissione posteriore della membrana che
alla linearità meccanica e magnetica. Il
midrange è comunque dichiarato per 4
ohm mentre i due woofer possiedono
una resistenza molto elevata e sembrano
pensati apposta per lavorare in parallelo.
La morsettiera posteriore è abbastanza
originale nel disegno con i singoli connet-
tori dorati realizzati in bronzo ed alluminio ma non ha le forature per il cavo spellato, che necessita quindi di una appropriata terminazione. Alla fine dell’analisi
eccoci alla prima misura, quella della waterfall, che concretizza e mostra inflessibilmente tutte le scelte operate all’interno
del cabinet per limitare la produzione di
segnali indesiderati che sono rispediti alle membrane degli altoparlanti e da questi emessi, con un ritardo dipendente dalle dimensioni interne che spesso mal si
concilia con l’emissione iniziale. Come
possiamo vedere dal grafico di Figura 1
siamo di fronte ad una emissione estremamente pulita e priva in tutta la critica
gamma media da riflessioni e risonanze
particolari. Anche la gamma mediobassa
brilla per decadimenti molto veloci e
qualche immancabile effetto ping-pong
nell’emissione al di sotto dei 500 Hz. Ricordando la notevole profondità del diffusore possiamo quindi concludere che si
tratta di una delle migliori waterfall rilevate in questo periodo tra i modelli da
pavimento.
L’ASCOLTO di Marco Cicogna
C'è stato un tempo nella storia dell'alta fedeltà in cui si parlava di “scuole
di diffusori”, con riferimento ad impostazioni sonore riconducibili ad una
comune base nazionale. Mi spiego meglio. Un certo tipo di suono era
“inglese”, oppure “americano”, a seconda del luogo di produzione che
talvolta aveva una corrispondenza nell'impostazione musicale. C'era persino il sound “west coast” e quello “east coast” di comune matrice nordamericana eppure lontani anni luce l'uno dall'altro in quanto a timbro ed emissione (AR e JBL, ricordate?). Oggi le cose sono cambiate. È difficile trovare, grazie alla globalizzazione, marchi autenticamente “americani”, piuttosto che “inglesi”. Anche il gratificante e piacevole suono “italiano” di 1020 anni fa che tanto aveva contribuito all'affermarsi di molti sistemi di altoparlanti del nostro Paese non è più facilmente identificabile. In termini di
attendibilità musicale si sono affacciati sul mercato diffusori nordeuropei
che assieme a quelli di “scuola tedesca” (un tempo bistrattati) hanno dimostrato che con i driver giusti ed un progetto di alto profilo si possono produrre macchine da musica eccellenti senza far ricorso alla mitologia classica. La vocazione musicale del nord Europa è peraltro talmente forte da
non lasciare spazio a produzioni non attendibili. (In che nazione si producono i dischi audio più tecnicamente e sonicamente evoluti? Provate a rispondere, sarà una bella sorpresa).
Tra le aziende europee emergenti più autorevoli c'è senza dubbio GamuT
(con la “T” maiuscola), marchio di recente ma già solida tradizione che è
sistematicamente presente nelle principali mostre mondiali; non da ultimo
al Monaco High-End.
L'azienda danese realizza sistemi di altoparlanti che come questa importante coppia esibisce soluzioni tecniche di primo piano. La positiva conferma della disamina tecnica giunge in sala d'ascolto, posto che queste snelle GamuT esibiscono una pulizia ed una trasparenza in gamma centrale
di notevole livello. In effetti è proprio la luminosità della gamma media a
porsi in evidenza nell'ascolto del nostro software di riferimento. Il sampler
barocco della MDG (sono dei CD tedeschi regolarmente distribuiti in Italia
che suonano in modo strepitoso) non contiene brani facili, tuttavia proprio
le ricercatezze timbriche degli strumenti originali si esaltano attraverso le
GamuT. Decisamente vincente l'intesa con un classico come il pre e finale
McIntosh in prova questo mese. Per chi vuole un pizzico di dettaglio e definizione in più ci siamo trovati molto bene con l'accoppiata lettore/integrato neozelandese Plinius Anniversary di cui avevamo parlato nelle passate settimane (Accademia dell'Audio sul numero di maggio). Si tratta in
ogni caso di un sistema di altoparlanti che per la sua impostazione sonora
non ha problemi di intesa con le (buone) elettroniche. L'articolazione è ec-
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cellente nel seguire le frasi musicali più complesse, capaci come risultano
le Nostre di seguire con souplesse il più sottile contrasto dinamico. È il caso del pianoforte, sia nel delicato repertorio mozartiano (l'integrale delle
Sonate incise da Ray Kimber su etichetta IsoMike), sia nelle parti più estroverse di un classico dei nostri ascolti come i “Quadri” di Mussorgsky. Nel
“Vecchio castello” la frase lunga di Pogorelich è seguita con cura certosina, il mediobasso così autorevole di questa incisione focalizzato con precisione. La tastiera è presente e solida in tutto l'ampio intervallo, mentre le
possenti ottave di “Baba-Yaga” si annunciano con impatto realistico sino
alle prime ottave. Eccellente il senso di decadimento, il senso di “respiro”
tra gli accordi, con i piccoli rumori meccanici dello strumento resi percepibili ma non “sparati”. Tra le registrazioni pianistiche più riuscite c'è quella
dedicata a Liszt e curata da Velut Luna in un eccezionale doppio formato
SACD e DVD. Anche in stereo offre uno strumento dall’immagine solida e
dai contorni ampi che qui riempie la sala d’ascolto. Le snelle GamuT non
si fanno impressionare nell’eseguire i possenti accordi che si estendono sino alla prima ottava dello strumento. Si apprezza ancora l’ampio intorno
della gamma media a concretizzare la tastiera tanto nei passaggi in pianissimo in cui il tocco del pianista si fa quasi evanescente, gli accenti sui
grandi picchi dinamici elargiti senza pietà dal finale McIntosh tirato sino
allo spasimo.
Altro testimonial di riguardo è la voce di Ana Karam su etichetta Chesky.
La contante è impegnata con ritmi brasiliani e con la rivisitazione di classici della stagione della bossa nova. La solista risulta ben delineata, il timbro avvolgente, le sibilanti trattenute entro i limiti della naturalezza anche
ad alto volume. La base ritmica del disco, ben realizzata come al solito in
queste incisioni, sembra fatta apposta per mettere in risalto l'impianto e
non appare veramente impegnativa, eppure (e forse proprio per questo) le
GamuT mettono in luce dettagli sottili come soltanto i grandi sanno fare.
Ben altro impegno musicale con l'organo parigino di Saint Eustache inciso
dalla Dorian. Qui il gioco si sviluppa nella struttura armonica di un grande
strumento, l'impasto timbrico realistico, la discreta solidità della gamma
mediobassa. Anche le frasi della pedaliera, mai troppo invadenti, non
perdono se non poco dell'immanenza rispetto a diffusori extra-large, risultando in ogni caso più in linea con l'ascolto dal vivo di questo organo rispetto a certe versioni “hifi” di pur suggestivo effetto.
Chi ama la dinamica dei diffusori dinamici troverà nelle GamuT un interprete accurato che può vantare una gamma centrale tra le più musicalmente attendibili sul mercato, con un'emissione generosa che può fornire
nelle giuste mani elettroniche un sound di grande coinvolgimento.
AUDIOREVIEW n. 323 giugno 2011
Conclusioni
Un diffusore molto interessante ed un test altrettanto intrigante che ci ha permesso di approfondire la conoscenza con questo costruttore, che personalmente giudico molto serio.
In questa M7 non è certo la fantasia progettuale che manca, unita a sane e solide basi
progettuali. Certamente tutto questo non
viene venduto ad un prezzo basso, ma molte
delle caratteristiche dimostrate nella prova
di ascolto hanno dimostrato una efficacia notevole nella riproduzione dei molti passaggi
critici a cui il diffusore è stato sottoposto. La
costruzione è notevole ed eguaglia per attenzione e cura nel montaggio molti dei modelli
top che ci sono passati tra le mani.
Gian Piero Matarazzo
Il filtro crossover; il cuore di questo diffusore è stato attentamente commentato in un box a parte.
Notare l’affollamento del supporto a doppia traccia e la qualità dei vari componenti. Le induttanze
sono tutte avvolte in aria mentre stonano appena le resistenze ceramiche.
L’ASCOLTO
Una sessione di ascolto abbastanza complessa è quella che mi si prospetta, iniziando dal peso dei diffusori che dopo una analisi abbastanza approfondita prendono la via della sala d’ascolto. In particolare devo essere attento al posizionamento ed alla rotazione verso il punto di
ascolto per non rovinare la gamma media ed il mediobasso e per cercare di ottenere una resa in basso credibile anche se non gonfia. La distanza dalla parete posteriore appare subito notevole, almeno per regolare in qualche modo la gamma mediobassa ed ottenere una buona legatura col basso profondo. Un metro e mezzo dalla parete di fondo
sembrano bastare per ottenere una prestazione equilibrata in basso ed
un andamento che a spanne mi sembra corretto anche sulle voci maschili. La gradevolezza della gamma altissima con i diffusori che utilizzano questo tipo di tweeter può essere in qualche modo regolata con la
rotazione dei diffusori non puntando affatto l’emissione alla probabile
posizione di ascolto, ma tenendosi un po’ più larghi come se si volesse
“illuminare” di suono una porzione del divano per più ascoltatori. Per
esperienza in genere questo posizionamento funziona ed anche con la
GamuT il tweeter non mi delude, proponendosi con una buona resa in
gamma altissima e soprattutto senza effetti speciali aggiunti. Lo so bene,
e lo sa bene anche chi mi legge da molto tempo: a me questo tweeter
piace appena appena nella versione Scan, quella dotata di una tenuta
in potenza ferrea e di una estensione in gamma alta migliore. Figurarsi
quanto mi alletta la versione povera, ovvero quella fatta dalla Vifa, utilizzata peraltro anche su qualche Sonus faber nelle serie economiche.
Comunque sia alla fine devi esprimere un giudizio sul suono che ascolti e non sui trasduttori, anche se li conosci più o meno benino. Un guru
dell’alta fedeltà da forum scrisse una volta che le caratteristiche di un
tweeter non potevano essere modificate da un banale filtro crossover e
che un tweeter aggressivo o sbilanciato dinamicamente non avrebbe
mai potuto esprimersi meglio, nemmeno con un crossover disegnato ad
hoc. Certo le caratteristiche di un altoparlante non possono essere migliorate, ma un crossover intelligente può limitare al massimo possibile
le magagne, specialmente se il progettista, fregandosene delle teorie
in voga, si studia il problema in sala d’ascolto. E la sala di ascolto, la
nostra ovviamente, sembra dare ragione al progettista della GamuT
che secondo me è riuscito a far emettere il tweeter al massimo delle sue
prestazioni e delle sue capacità. Anche il trucco di attenuare leggermente e a larga banda la gamma media funziona benino e sembra concedere alle fondamentali una luce maggiore fatta di pulizia e di essenzialità. Intendiamoci, in alcuni passaggi, specialmente con i violini e le chitarre classiche, sembra che le armoniche superino di un po’ l’equilibrio
con le fondamentali, ma questa caratterizzazione si perde nella trama
del brano e sembra aggiungere dettaglio alla prestazione del diffusore.
Una seconda prerogativa ben rispettata nel disegno della risposta è costituita dalla scena acustica leggermente arretrata, una caratteristica
questa che se supportata a dovere dall’andamento delle fasi acustiche
dei trasduttori evita quella riproduzione, invero un po’ odiosa, che
AUDIOREVIEW n. 323 giugno 2011
schiaccia tutti gli esecutori su una linea ideale che congiunge i due diffusori. Insomma la scena-fotografia, che spesso e volentieri si accompagna alla scena-presepe descritta a volte da Marco Benedetti. Nel caso
della GamuT posso affermare che il progettista ha giocato veramente di
fino, con gli esecutori che possono avvantaggiarsi di un palcoscenico
profondo e corretto, godendo oltretutto di un contorno della persona affatto banale e sempre tratteggiato con una discreta maestria. Il dettaglio
e l’articolazione sono da considerarsi buoni, ed in molti passaggi veramente notevoli, con la sola bassa sensibilità che a pressioni elevate sottrae un po’ di smalto. Nonostante il dato oggettivamente ridotto della
pressione emessa con 2,83 volt in ambiente non ho mai sentito il bisogno di una amplificazione particolarmente possente, vuoi per le caratteristiche di dispersione che per la tenuta notevole degli altoparlanti. Il
basso si è dimostrato possente ed esteso anche se molto ben smorzato
e notevole per impatto. L’apparente facilità dell’emissione deve comunque fare i conti con la tenuta in potenza che non va oltre i limiti fisici degli altoparlanti. Non nego di aver cercato con particolare attenzione
un particolare ben celato tra le pieghe della musica che può venir fuori, ovvero le leggere alterazioni della gamma media in presenza di forti emissioni della gamma bassa profonda. In verità ho scomodato anche le musiche per organo e qualche assolo di batteria, con qualche
bel dialogo tra rullante e grancassa. Insistendo col volume ho onestamente creduto di sentire qualche lieve accenno di fatica da parte del
midrange, ma probabilmente si tratta più di una curiosità che di una
caratterizzazione di cui tenere conto. Le voci sono… danesi, nella migliore accezione del termine, ovvero ben riprodotte, con la giusta posizione e per di più con un bilanciamento timbrico veramente ben proposto. In qualche occasione ho notato un leggero sopravvento della componente maschile quando gli esecutori sono stati ben disposti ad emettere le componenti più basse della loro voce. Il contrasto tra le varie
componenti vocali nella riproduzione del coro misto è notevole, veramente notevole, specialmente come in questo caso, quando cioè la
scena si mantiene molto stabile e corretta. Per essere più diretti potremmo dire che il progettista ha trovato un mix eccellente, un bilanciamento notevole di tutte le caratteristiche che la riproduzione musicale pretende. A voler essere severi, così come il prezzo abbastanza impegnativo richiede, possiamo annotare una leggera dissintonia tra la gamma
mediobassa e quella bassa, ma la cosa è udibile soltanto a pressioni
elevate, quasi all’estremo del range della mia particolare sensazione di
piacere nell’ascoltare musica. Il tweeter gioca un ruolo notevole, da
gran rifinitore della gamma medioalta, con una prestazione più che
soddisfacente e probabilmente veramente ai limiti delle sue prestazioni.
Magari ad alta potenza perde qualcosa in termini di trasparenza e di
“aria”, ma, lo ripeto, si fa perdonare con una buona estensione ed un
comportamento abbastanza compassato nonostante la risposta in frequenza che abbiamo visto in sala misure.
G.P. M.
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G AMU T M7
Analisi di un filtro originale, ovvero: come realizzare un passa-alto del
Quando ho smontato il filtro
del tweeter filtrato. Come poscrossover sistemato sotto la basiamo vedere dalla F ig u r a 3
nonostante una cella così…
se del diffusore probabilmente
affollata il tweeter presenta un
già sapevo cosa mi attendeandamento iniziale del terzo orva: una scheda di spessa vedine ed un andamento in bantronite a doppia faccia con un
da di incrocio soltanto del secrossover complicato e di difficondo ordine. Simulando con
cile interpretazione. Non poteAFW la risposta di ogni cella
vo comunque aspettarmi una
sul carico costituito dal tweeter
scheda così piena zeppa di
ho notato che la prima cella,
componenti di pregio e dotata
quella col condensatore da 30
di un fascino abbastanza elemicrofarad, attua una frequenvato. In due minuti ho dissalza di incrocio a circa 1500
dato tutti i cavi di connessione
Hz con una pendenza da maed ho liberato la piastra per
nuale rovinata appena attorno
portarla sotto la lampada e riai 600 Hz dal picco di impecavarmi lo schema elettrico.
denza del trasduttore che come
Facile a dirsi, ma fra una misusappiamo non impiega alcun
ra col ponte RLC e la rimozioferrofluido. Anteponendo la sene di qualche componente per
conda cella alla prima e ricalvedere bene il percorso delle
colando la risposta del tweeter
piste di rame ho impiegato alotteniamo un andamento simile
meno due ore per tracciare lo
al primo ma traslato verso le
schema che vi riporto in F ig u frequenze più alte con un taglio
r a 2. Non si tratta certo di un
attorno ai 2500 Hz. Connetfiltro semplice che per giunta
tendo infine la prima cella di fillascia intuire una circuitazione
tro alle altre due ed al tweeter
non molto complessa ma artiotteniamo un andamento molto
colata. Ammetto di essermi
deciso del passa-alto, dotato
sorpreso di trovare ben tre celperaltro ancora di una doppia
le passa-alto del secondo ordipendenza, che passa al di sotne in serie tra loro poste prima
to dei 2500 Hz da secondo a
di un altoparlante, una cosa
quarto ordine. In F ig u r a 4 ho
che nei diffusori commerciali
Figura 2
rappresenta certamente una ririportato le tre curve insieme
cetta dagli effetti spesso pegper far notare la sostanziale difgiori dei mali che intende cuferenza sia di andamento che
rare. Non che sia difficile disegnare celle del sesto ordine elettrico, spedi frequenza di incrocio. Il risultato finale combacia quasi con un seconcialmente disponendo di un buon simulatore di reti, di un ottimo sistema
do ordine elettrico oltre l’incrocio pur con una pendenza di 24 decibel
di misura e di una certa quantità di tempo a disposizione. Comunque
per ottava al di sotto di questa frequenza. E la fase? Beh, ovviamente la
sia non mi è sfuggita al primo sguardo della rete appena riportata sul
fase va vista soltanto in un’ottica di comparazione con quella del mefoglio la configurazione della cella che realizza il passa-alto del midrandio. Comunque sia l’acquisizione delle varie risposte mi permette di vige, ove si sostituisce un complesso ed improbabile circuito CL con una
sualizzare anche l’andamento delle due fasi alla frequenza di incrocio.
sola resistenza da 0,7 ohm connessa al posto giusto. Comunque andiaIn F ig u r a 5 possiamo infatti notare i due andamenti, con la curva blu
mo per gradi ed iniziamo da quella che all’apparenza è la cella più del tweeter in anticipo di 52 gradi rispetto a quella rossa del woofer. In
“normale”, ovvero quella del tweeter. Dopo una resistenza di valore
questa figura la linea verticale indica la frequenza di incrocio, visibile
molto basso, ottenuta da un parallelo di due resistenze ceramiche, nopiù comodamente in F ig u r a 6 ove notiamo le risposte acustiche dei
tiamo tre condensatori in serie di valore decisamente crescente e tre indue trasduttori che alla frequenza di 2700 Hz presentano una attenuaduttanze verso massa, con delle resistenze in serie di valore anche in
zione di circa sette decibel rispetto alla sensibilità nominale. Vale la pequesto caso leggermente crescente.
na di realizzare un filtro così complesDopo aver guardato per un po’ la reso per ottenere alla fin fine soltanto
te ho notato che l’ultimo condensatore
una pendenza del secondo ordine
ha un valore capacitivo sei volte più
acustico attorno alla frequenza di ingrande del primo, mentre le induttancrocio? La risposta ovviamente non è
ze salgono con una progressione deunivoca e dipende fortemente dal dricisamente più contenuta. Anche la vaver utilizzato, dalla sua risposta in freriazione delle resistenze di smorzaquenza sia in asse che fuori asse,
mento è graduale e a giudicare dai
quindi tenendo nel conto anche le altevalori anche accuratamente dimensiorazioni dovute al pannello frontale, ed
nata. L’ipotesi presa in considerazioalla sua tenuta in potenza alle frequenne è stata allora quella delle celle
ze poste al di sotto della frequenza di
progressive, dotate di frequenze di inincrocio. In caso di trasduttori che molcrocio molto distanziate tra loro. Per
to al di fuori della banda di probabile
rendermene conto prima di metter mautilizzo mostrano qualche non linearità
no a calcoli e simulazioni ho misurato
appare pagante ridurre il segnale insia l’impedenza elettrica di ogni sinviato senza snaturare l’andamento del
Figura 3
golo driver che la risposta acustica
tweeter. Per valutare questa eventualità
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AUDIOREVIEW n. 323 giugno 2011
G AMU T M7
secondo ordine acustico utilizzando un filtro del sesto ordine elettrico
è conveniente in fase di messa a punto
del crossover ascoltare un brano abbastanza complesso, scegliere con attenzione un livello abbastanza elevato ma
non snaturato e poi disconnettere tutti i
trasduttori e le rispettive celle di filtro per
far suonare solo il tweeter. Capita in
questo modo di ascoltare distorsioni notevoli quando lo spettro del segnale
scende al di sotto della frequenza di incrocio e magari la pendenza del taglio
elettrico non basta. Le distorsioni anche
appena udibili in queste condizioni sono ovviamente invariate nell’ascolto di
tutto il diffusore, solo che vengono mascherate dalla pressione emessa dal miFigura 4
drange, che ovviamente è molto maggiore, ma contribuiscono a sporcare in
modo sottile e perverso l’emissione totale. Ancora in questa cella vi faccio notare la blanda attenuazione di tutto il passa-alto che sembra molto ridotta rispetto
alla sensibilità media del diffusore, invero abbastanza bassa. Ebbene, credo
che si tratti di una scelta lucida operata
dal progettista per non limitare le prestazioni in ambiente della gamma altissima. Ecco una di quelle considerazioni
che sembra fare a botte con la misura
della risposta in frequenza ma che con
un po’ di “naso” mostra soltanto i limiti
di questa rilevazione. Poi, certamente,
valuteremo all’ascolto. La cella “unificata” di midrange e woofer segue una linea simile a quella utilizzata per il tweeter, con una gestione attenta delle resistenze di smorzamento poste verso masFigura 5
sa. Nel caso del midrange la variazione della pendenza dopo la frequenza
di incrocio è aiutata fortemente dalla risposta acustica del trasduttore a causa
dell’eccessivo smorzamento della rete
passa-basso che limita la pendenza a
soli sei decibel per ottava nonostante lo
spiegamento di due induttanze e due
condensatori. In questo caso sono proprio le resistenze a disegnare l’andamento della risposta acustica e soprattutto a far variare la fase acustica fino al
valore desiderato dal progettista. Va notato come il passa-basso dei due woofer sia abbastanza simile alla cella del
midrange, con una “grafica” simile a
quella di un quarto ordine elettrico e
due resistenze di smorzamento notevoli
che limitano invece la pendenza elettrica nel tratto iniziale a poco più di quattro decibel per ottava, pendenza che
Figura 6
aumenta a sette decibel per ottava soltanto dopo gli 800 Hz. In questo modo
la risposta dei due trasduttori appare molto attenuata in tutta la banda,
tranne in gamma bassissima ove annoto soltanto 1,5 decibel di attenuazione. La bassissima frequenza di accordo e l’andamento conseguente
si allineano perfettamente alla risposta del midrange. Rimane da definire
la cella passa-alto del midrange che a conti fatti dovrebbe essere del secondo ordine, di cui non sembra esserci traccia. Non si vedono infatti
grossi condensatori ed induttanze corpose con cui complicarsi notevol-
AUDIOREVIEW n. 323 giugno 2011
mente la vita. Tutto il passa-alto viene sostituito dalla resistenza di 0,7 ohm posta
tra il positivo del midrange, che è connesso in controfase, e la prima cella passa-basso dei woofer. Questa connessione come nei filtri serie fa sì che la funzione di trasferimento imposta ne risulti praticamente ribaltata, attuando sul midrange
una azione passa-alto alla stessa frequenza di incrocio. Certamente le condizioni di carico viste dalla rete cambiano
drasticamente con la connessione del midrange e della sua cella passa-basso,
ma un dimensionamento accorto ne tiene
giustamente nel conto gli effetti. Sparisce
insomma tutta una cella passa-alto complessa e pesante anche dal punto di vista dell’impedenza, visto che basta esagerare un minimo per riallineare la risposta che il modulo scende immediatamente agli inferi. Oltretutto bisogna tenere
presente che a queste frequenze già i
due woofer in parallelo certamente non
presentano un carico facilissimo. Oltre a
ciò le misure hanno evidenziato come
questa scelta progettuale in unione al valore resistivo del collegamento effettuato
tra le due celle riduca il segnale inviato
al midrange di oltre sette decibel per allineare probabilmente l’ emissione del
mid a quella dei due woofer. La misura
della risposta totale mostra comunque
che in gamma media l’incrocio tra midrange e tweeter conduce, esaltazione
del tweeter a parte, ad un avvallamento
di qualche decibel ben distribuito in tutta
la gamma interessata dall’incrocio. Anche in questo caso credo si tratti di una
scelta progettuale, avendo dato il progettista la sensazione di saper bene come
attuare un incrocio corretto. Si tratta di
una scelta poco appariscente ma estremamente pagante per rendere appena
più naturale la risposta in ambienti mediamente riverberanti. Vedremo nelle misure a terzi di ottava eseguite in ambiente e soprattutto all’ascolto quanto valga,
almeno nella nostra sala, questa visione
progettuale.
G.P. Matarazzo
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