giuseppe antonelli - Istituto Comprensivo di Trescore Cremasco
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giuseppe antonelli - Istituto Comprensivo di Trescore Cremasco
Gallo Alfonso (Aversa NA 24 marzo 1890 – Roma 1º dicembre 1952) Nel 1929 fondò, presso l'abbazia di Grottaferrata, un piccolo e modesto laboratorio per il restauro del libro. Il restauro del patrimonio bibliografico e documentario, la lettura e la riproduzione dei testi sbiaditi e abrasi, il risanamento di archivi e biblioteche, gli offrirono materia di studio e di sperimentazioni fino ad indurlo a concepire una patologia e una terapia di cura del libro. Il volume che ne seguì nel 1935 “La malattia del libro”, edito da Mondadori, ebbe un grandissimo successo e tradotto in varie lingue, assicurò all'autore fama mondiale. Nel 1938 il Gallo inaugurò in Roma l'Istituto di Patologia del libro, una vasta e complessa organizzazione scientifica e tecnica, unica al mondo, che ha come preminente funzione la conservazione e il restauro del libro, e giustamente intitolato a lui dopo la sua morte. L'insegnamento del Gallo, diffusosi in tutti i paesi del mondo, ha contribuito in modo determinante alla salvaguardia di molte biblioteche. Sull'esempio dell'Istituto di Patologia del Libro sono sorti in Italia altri Istituti specializzati nella ricerca scientifica e tecnica sui Beni culturali, che contribuiscono in modo efficace alla soluzione dei problemi connessi alla conservazione del patrimonio culturale. GIUSEPPE ANTONELLI (Venezia 1793 - 1861) Nel 1826 aprì a Venezia uno stabilimento tipografico, che divenne uno dei più importanti in Europa. Egli aveva saputo formare nella sua tipografia un centro di tecnici, artisti e studiosi: sotto la sua guida cooperavano efficacemente litografi, incisori, disegnatori, legatori, nonché studiosi addetti ai compendi di opere di vasta mole, traduttori, compilatori di Dizionari. Particolare importanza ebbe la sua attività litografica: nella sua officina infatti perfezionò il cosiddetto "trasporto litografico" o "controprova litografica", consistente nel trasportare sulla pietra una prova appena tirata da disegno tracciato su pietra o inciso su metallo qualunque, in modo che la tavola originale restasse matrice e potesse essere indefinitamente conservata. L'A. riuscì ad applicare la stessa tecnica alle incisioni in rame a ombre e a tratti finissimi, rendendo le sue stampe litografiche così scelte e morbide, da emulare le prove tratte direttamente dal rame. Nel 1855, in una gara internazionale a Parigi, ebbe anche il riconoscimento straniero per le sue edizioni artistiche. Il nome dell'A. è legato inoltre a un numero notevole di opere pubblicate in edizioni più modeste e accessibili per il prezzo alla maggioranza dei lettori. Pubblicò così vari dizionari di commercio, di industria, di agricoltura, di medicina; una serie di dizionari di antichità, di storia e di geografia; diverse enciclopedie di teologia, legale, medica, chirurgica, geografica, storica, ecc. Particolarmente importante l'Enciclopedia Geografica, iniziata nel 1845, compilata a sue spese in 10 grandi volumi, che formarono l'opera più completa che su quell'argomento possedesse allora l'Italia. Ippolito Marinoni (1828-1903) Nelle tipografie due invenzioni italiane sicuramente hanno rivoluzionato il mondo dell’editoria permettendo di stampare velocemente e a colori: la rotativa e la stampa a quattro colori detta quadricromia. Tali invenzioni si devono a Ippolito Marinoni che prima scoprì che combinando ciano (azzurro), magenta (rosso) e giallo si può ottenere qualsiasi tinta e nel 1866 inventò la rotativa, una macchina in grado di stampare migliaia di copie all'ora su un nastro continuo di carta bianca. GIAMBATTISTA MILIANI (1856- 1937 ) Nasce nel 1782 la cartiera Miliani che in breve tempo raggiunge un alto grado di efficienza degli impianti e di sviluppo commerciale dovuto soprattutto alle capacità imprenditoriali del titolare, Pietro Miliani (1744-1817) il quale con sicurezza e tenacia punta al miglioramento qualitativo del prodotto (carta da stampa, scrittura, disegno, incisione), affrontando ingenti spese per rinnovare l'attrezzatura degli opifici e usando i più moderni ritrovati tecnici per la fabbricazione della carta. Nel 1902, la ditta fabrianese viene rilevata da Giambattista Miliani. Il grande imprenditore della carta è l’uomo dei due secoli, vissuto a cavallo fra i precursori della nascita dell’unità d’Italia ed il 1900, epoca delle grandi conquiste, ma anche delle rovinose dittature. Egli è sempre alla ricerca di esperienze nuove, siano esse la conquista di una vetta, o lo studio una lontana civiltà, la formula chimica per una lavorazione innovativa della carta, piuttosto che la ricerca di tecniche per sviluppare l’agricoltura. Pioniere dell’ambientalismo. Speleologo ed alpinista ama e rispetta la natura, è attivo nel C.A.I. e si batte contro il disboscamento, si impegna in Parlamento per l’istituzione di Parchi. Moderno imprenditore agricolo. Egli è convinto, che “anche l’agricoltura deve essere considerata come l’industria, se si vuole che vada a conquistare quel primato che di diritto le spetta come il più grande fattore della vita del Paese”. Dal 1917 al 1919, è nominato Ministro dell’agricoltura nel Governo presieduto da Vittorio Emanuele Orlando. Diritto allo studio Sostiene il diritto allo studio e sottolinea l’esigenza di una vera e propria rivoluzione culturale. Diritto di voto alle donne Durante la sua lunga carriera parlamentare, ed anche nelle attività imprenditoriali, si distingue per la sensibilità che dimostra verso le problematiche legate al mondo femminile. Il 14 maggio 1912 ed il 4 settembre 1919, ad esempio, interviene in Parlamento a sostegno del diritto di voto alle donne. CORRADO NODARI (1851-1927) Si dedicò all'industria della carta e dal 1873 al 1879 fu direttore della Cartiera Bernardino Nodari a Lugo di Vicenza. Si occupò anche di varie perizie e sistemazioni, tra cui quelle delle cartiere di Casalecchio di Reno e di Romagnano Sesia. Questa, fondata per produrre carta dalla paglia di riso, venne da lui modificata radicalmente portandola ad essere tra le migliori d'Italia per le carte fini e finissime a base di stracci. Nel 1883 iniziò la fabbricazione di cellulosa al bisolfito dal pioppo; nel 1888 iniziò la fabbricazione della pergamena vegetale con esito tale da alimentare poi una buona esportazione anche in lontani paesi in concorrenza con le migliori fabbriche straniere. Numerose innovazioni tecniche apportate ai vari processi, modernità ed ampiezza di vedute, preveggenza nell'impostazione dei problemi vitali all'industria (ammirabile è stata la sua opera per dotare il nostro paese di una produzione nazionale di cellulosa), largo senso di umanità nel trattamento delle maestranze, acuto spirito d'amministratore furono le doti di questo capitano d'industria che gli valsero fin dal 1911 la Croce al Merito del Lavoro. AMBROGIO BINDA (Milano 15 febbraio 1811 - 3 aprile 1874) E' uno dei creatori dell'industria moderna della carta in Italia, con le cartiere di Conca Fallata di Vaprio d'Adda. Diede anche impulso all'industria dei bottoni. Nel 1855 pose le basi per quella che fu la maggiore attività sua e dei suoi eredi: l'industria cartaria. Egli infatti costituì, assieme ai due figli e a venti soci, una società per "la fabbricazione privilegiata di cartoni vegeto-minerali e di carta d'ogni genere", un tipo di carta gelatinosa introdotta dal B. per primo in Italia. La nuova attività del B. ebbe una rapida espansione, favorita subito dopo il 1859 dalla enorme fioritura di giornali e riviste in Italia. Il B. era stato consigliere della camera di commercio di Milano (sezione industria) dal 1859 al '62 e dal '67 al '70. Aveva anche partecipato alle Mostre universali di Parigi e di Milano, esponendo vari tipi di carta. La cartiera di Conca Fallata sul Naviglio pavese divenne ben presto un piccolo centro alla periferia di Milano: il B. ebbe cura di costruire case, negozi e altri servizi civili per i suoi dipendenti. Nel 1869 il villaggio attorno alla cartiera contava mille abitanti. La nascita e lo sviluppo del piccolo centro intorno alla cartiera documenta, oltre che la intraprendenza commerciale del B., anche quel risveglio di attività industriali, nella seconda metà del secolo scorso, legate ad uno spirito nuovo, che concepisce la fabbrica anche dal punto di vista sociale, come impresa cioè che include nella sua organizzazione iniziative assistenziali tali da assicurare l'ordine e l'efficienza degli operai. BERTIERI Raffaello Nato a Firenze il 5 gennaio 1875, da modesta famiglia. A tredici anni entrava in tipografia; a sedici era operaio compositore alla tipografia Meozzi e, infine, appena ventenne, revisore tecnico e artistico dello stabilimento fiorentino di S. Landi. Presidente della Federazione del libro a soli ventitré anni, dal 1901 al 1905 interruppe il lavoro di tipografia vero e proprio per assumere la rappresentanza commerciale della milanese "Macchine grafiche", che gli offriva non solo l'occasione di entrare nella redazione della rivista Il Risorgimento grafico, ma soprattutto di venire in contatto con la situazione reale della tipografia italiana, allora in serio ritardo nei confronti di quella straniera. Nel 1906 aprì a Milano un'officina propria che nel 1927 diventò l'Istituto grafico Bertieri. Dal 1919 al 1925 fu chiamato a dirigere la Scuola del libro all'Umanitaria di Milano, che sotto la sua spinta appassionata si qualificò come il più completo istituto professionale in Italia. Rinnovatore della tipografia italiana, il B. si preoccupò di esperimentarne e teorizzarne ragioni e prospettive. Grazie al B., il libro italiano cominciò a frequentare le grandi rassegne internazionali e a raccogliervi premi e riconoscimenti: si ricordano la mostra viaggiante per il Nordamerica (1920), le mostre al congresso internazionale dei bibliotecari a Roma (1922) e alla Triennale delle arti decorative a Monza (1922), all'esposizione di Parigi (1925 e 1937), a New York (1928). Consulente artistico della maggiore fonderia italiana (Nebiolo), dal 1923 al 1933 il B. ne diresse l'Archivio tipografico presentando i nuovi caratteri che uscivano sul mercato. Podestà di Asso (Milano) dal 1926 al 1941, ogni anno organizzò in quel centro la festa del libro, che, forse un po' pomposamente, chiamò le sue "pastorali". Il Bertieri morì ad Asso il 30 maggio 1941.