La congiura dei pazzi

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La congiura dei pazzi
No dal Molin
Raniero contro
il presidio
pag
3
Gaza, palestinesi
ed ebrei berici
a confronto
pag
4
Uffici comunali,
viaggio nei segreti
del Palazzo
pag
10
n° 132
17 gennaio 2009
euro 0,50
0 50
Fatti, personaggi e vita vicentina
Direttore responsabile Luca Matteazzi
La congiura
dei pazzi
Il consigliere del Pd Balzi denuncia una manovra della
corrente “riformista” per far cadere Variati. Il capogruppo
Formisano replica: “Cose folli, solo illazionii”
Ventimila leghe
Ciàcole
C
apitolo primo. Nei giorni scorsi il
parlamento ha approvato un provvedimento in cui è inserita anche una
deroga speciale per il Comune di Roma,
che potrà sforare i tetti di spesa del patto di stabilità. Si tratta di quei vincoli di
bilancio che impongono a tante amministrazioni pubbliche di stringere i cordoni della borsa e di mettere un freno
agli investimenti. Vale per tutti, nonostante le tante richieste di trovare un
meccanismo alternativo da parte delle
amministrazioni del Nord Italia, le più
penalizzate dal sistema. Ma il governo
concede la deroga solo alla capitale.
Capitolo secondo. Nelle stesse ore la
Lega, avvertendo i malumori della
propria base elettorale, invita tutte le
amministrazioni del Carroccio a sforare il patto di stabilità. Cioè a dare battaglia contro un provvedimento che la
Lega stessa ha votato e approvato. Con
qualche ragione, il sindaco Variati ha
suggerito al partito di Bossi di cambiare
slogan: da “Roma ladrona, la Lega non
perdona” a “Roma padrona, la Lega ti
perdona”.
Capitolo terzo. Ancora la Lega protagonista: riesce a inserire nei decreti sulla
sicurezza il provvedimento che chiederà agli immigrati un contributo per
il rinnovo del permesso di soggiorno.
Come avviene in tutta Europa, ha spiegato il ministro Maroni. A differenza
che in Europa, però, in Italia per il rinnovo ci vogliono mesi, in qualche caso
anni, con infiniti disagi.
Capitolo quarto. A Castelgomberto, una
giunta guidata da una civica della Lega
ha approvato una delibera che chiede
una caparra agli stranieri non residenti: un contributo per evitare buchi sulle
spese per rifiuti, trasporti, mense scolastiche ecc. “Ecco la vera immigration
tax: tassa in cambio di servizi erogati
dall’ente”, ha osservato il Corriere del
Veneto. Difficile dargli torto. E anche la
Lega dovrebbe rifletterci sopra.
opinioni
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Teatro e cultura, serve una svolta
C
on la consueta chiarezza e acutezza, Cesare Galla, importante
esponente della cultura vicentina, a
proposito degli spettacoli e del teatro a Vicenza, ha denunciato dalle pagine del Giornale di Vicenza:
“non si può più andare avanti anno
per anno con la troika di direzioni
artistiche per settore, con la prosa
allo Stabile, la danza ad Arteven e
la musica all’Orchestra del Teatro
Olimpico”. Cosa occorre fare? Scrive Galla: “bisogna riunificare il tutto affidando la direzione a una sola
persona, per una durata biennale o
triennale”. E ciò non tanto per una
necessità di semplice razionalizzazione, ma per favorire, scrive ancora Galla, “un’autentica progettualità, come il mercato dello spettacolo
pretende e non come si riesce a fare
a Vicenza, dove si continua a navigare a vista”.
Sono d’accordo con lui. Nei dieci
anni di amministrazione Hullweck
nulla è stato fatto nel senso auspicato e denunciato da Cesare Galla.
Vicenza sa esprimere una incredibile ricchezza di proposte e di
attività culturali, ma è mancata
una “regia” in grado di valorizzare
le potenzialità dei vicentini. Il neo
sindaco Achille Variati e l’assessore
alla cultura Francesca Lazzari non
devono perdere tempo. La felice
posizione di Vicenza, con la possibilità di un ricco interscambio culturale con Verona, Padova e Venezia, e la ricchezza dei beni culturali
che la contraddistinguono, richiedono una forte progettualità in grado di coinvolgere i numerosi ope-
ratori culturali: dai “contenitori”
storici tradizionali, alle iniziative
didattiche e scientifiche scolastiche
e di eccellenza, insieme con i vari
livelli istituzionali, le università, gli
enti di studio e di ricerca, le fondazioni bancarie, le associazioni, i
privati interessati a favorire i beni
e le attività culturali e ad investire
su di essi.
C’è bisogno urgente di organizzare le numerose energie presenti
nel nostro territorio. E’ auspicabile che i nuovi amministratori,
abbandonando l’idea della cultura
come mera fruizione commerciale
e turistica della città, siano veramente convinti che al centro della
politica va anche collocata la cultura. Perché Vicenza ha una grande
vocazione culturale e artistica, per
i suoi monumenti e per le risorse
dei suoi abitanti. Perché i numerosi
e bellissimi luoghi della città devono diventare sempre più luoghi di
cultura e socialità, laboratori per
nuovi talenti, centri di produzione
culturale, spazi in cui coltivare e
condividere interessi culturali. Per-
ché la cultura è anche risorsa per lo
sviluppo del territorio e delle attività artigiane e commerciali collocate
su di esso.
Occorre agire in fretta. Dall’esito
elettorale ad oggi, si è già perso
troppo tempo.
Francesco Di Bartolo
Scuola, a Cesare
quel che è di Cesare
1.
Premesso che l’Art. 33 della Costituzione dice tra l’altro: “Enti
e privati hanno il diritto di istituire
scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato” (lo so, l’ho già
scritto su queste pagine meno di un
mese fa, ma sapete come si dice: repetita juvant), le cose stanno così.
Quando si parla di scuole materne,
la distinzione tra pubblico e privato è
molto labile. Nel senso che il Comune non ha le strutture per accogliere
tutti i bambini che ne fanno richiesta, e quindi finanzia alcune scuole
private (gli costa comunque meno
che costruirne di nuove e assumere
tutto il personale necessario). C’è una
specie di regime misto, in cui le private fanno da supplenti al pubblico,
colmandone le lacune. Funziona così
anche in molti Comuni minori, dove
le scuole parrocchiali sono spesso le
uniche disponibili e sono convenzionate con l’ente pubblico. Questo per
dire che parlare di scuole ‘private’
relativamente alle materne è molto
diverso rispetto a quando si parla di
scuola privata per gli ordini superiori (elementari, medie e superiori).
Stando così le cose, la soluzione apparirebbe tanto ovvia da essere banale. I Comuni costruiscono tutte le materne necessarie, dopo di che chiunque altro è liberissimo di costruirne
altre, naturalmente a sue spese. Così
facendo, essi ottempererebbero ad
altri due dettati costituzionali: quello
dell’Art. 4 (“La Repubblica riconosce
a tutti i cittadini il diritto al lavoro e
promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”), perché
in questo modo si creerebbero posti
di lavoro, e quello, ancora una volta,
dell’Art. 33 (“La Repubblica (…) istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”). Ma c’è un altro articolo,
l’Art. 7 (“Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine,
indipendenti e sovrani”), che, pur se
presente nella Costituzione, proba-
bilmente ormai si vergogna anche lui
a star lì, tanto esso viene da sempre
e da tutti ignorato, tradito e sbeffeggiato, a dimostrazione che se c’è un
principio bipartisan che, e non da
oggi, unisce in Italia amministrazioni
di ogni colore (ma esistono ancora i
diversi ‘colori’?), è quello della sudditanza, manifesta o velata, appunto
alla Chiesa Cattolica.
2.Di tutto ciò è espressione emblematica ciò che sta avvenendo in questi giorni a Vicenza, dove, negli ultimi
giorni del 2008, la giunta di centrosinistra (?!) ha aumentato di 220 mila
euro i contributi a nove scuole materne paritarie. A nulla sono servite le
proteste di molti genitori delle scuole
materne comunali, piuttosto irritati,
oltretutto, per essersi visti chiedere
‘sottobanco’ contributi per l’acquisto
di materiale scolastico. ‘Dateli a noi,
quei soldi – hanno detto in sostanza quei papà e mamme – invece di
usarli per finanziare ancora una volta scuole confessionali, o comunque
private’. Niente da fare: promesse, incontri, ma poi alla fine la giunta, il 30
dicembre, ha firmato il rinnovo della
convenzione: un milione 476mila
euro in tre anni alle paritarie. “Somma comprensiva degli adeguamenti ISTAT”, ci ha tenuto a precisare
l’assessore all’istruzione Alessandra
Moretti, che ha anche così motivato la decisione: “Queste istituzioni
offrono un servizio importante alla
città, e rappresentano una fetta importante del servizio complessivo per
l’infanzia”. Crediamo che non ci sia
null’altro da spiegare, o da dire: i fatti
parlano da soli, ed ognuno ne tragga
le conclusioni che preferisce. Da parte nostra, possiamo solo, tristemente,
invitare a rileggere gli articoli costituzionali di cui sopra, e magari anche la
Divina Commedia: “Le leggi son, ma
chi pon mano ad esse?” (Purgatorio,
Canto XVI).
Giuliano Corà
il fatto
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Presidio. J’accuse di Raniero
Il sindacalista, ex stratega di Rettorgole, racconta i perché
della rottura con Bottene&Co. Partendo dai due cortei su Gaza
di Alessio Mannino
A
due anni esatti dall’inaugurazione del tendone di Ponte
Marchese, il movimento contro la
base Usa all’aeroporto Dal Molin
è un vaso di cui nessuno riesce
più a rimettere insieme i cocci.
E i vasi di ferro – da una parte il
governo Berlusconi, dall’altra le
cooperative appaltatrici targate
Pd – restano fermi, facendo muro
in attesa dell’inizio dei lavori. Già
dal 2007 diviso fra un’anima più
moderata, quella del Coordinamento dei Comitati (legata a Cgil,
ex sinistra Ds e pacifisti cattolici),
e una più barricadiera acquartieratasi al Presidio, quest’ultima ha
poi dovuto affrontare a sua volta
piccole concorrenze (il Comitato
di Vicenza Est che fa capo a Patrizia Cammarata, dei troskisti di
Alternativa Comunista) e ulteriori scissioni (il gruppo dell’ex leghista Franca Equizi, le Donne in
Rete). Ma il primo e più blasonato
esponente dei presidianti a rompere con Bottene, Pavin e Jackson è stato Germano Raniero. Raniero, capo storico del sindacato
RdB-Cub di Vicenza, comunista
da una vita, lo abbiamo di recente
visto sfilare alla manifestazione
locale con gli immigrati arabi in
solidarietà con le vittime palestinesi di Gaza. Ed è da qui che
bisogna cominciare per capire la
frattura apertasi nel mondo No
Dal Molin.
Divisi sulla Striscia
“Abbiamo organizzato assieme
alla comunità migrante il corteo
del 3 gennaio perché come sindacato abbiamo rapporti stabili con
loro. Ma c’erano anche i pacifisti
di Salam-Ragazzi dell’Ulivo, Rifondazione Comunista, i Comunisti Italiani e le Donne in Rete. Ovviamente c’era il centro culturale
islamico di via Vecchia Ferriera
ma anche associazioni laiche.
L’aspetto religioso non doveva
prevalere e non ha prevalso, è stata una manifestazione umanitaria. Più a carattere, fra virgolette,
di nazionalismo arabo”, spiega da
convinto internazionalista Raniero. Nessuna preghiera in piazza né
bandiere bruciate: niente eccessi,
insomma. “Tutti hanno rispettato
i patti, che prevedevano di non
dar luogo a episodi che avrebbero
spostato l’attenzione dal problema allo scandalo mediatico”. Un
successo, insomma. “Certo, anche
perché un problema di islamismo
radicale, a Vicenza, non c’è: ricordo che una recente inchiesta
giudiziaria ha assolto immigrati
accusati di far parte di una cellula terroristica”, dice riferendosi
a una sentenza dell’anno scorso
che ha scagionato un gruppetto di
nordafricani trovati con del semegemonizzare il movimento, dico
plice materiale cartaceo. “I musolo che non è l’unica struttura”. I
sulmani vicentini sono moderati,
motivi che hanno portato un attinel vero senso della parola. E lo si
vista di primo piano come Ranieè visto anche in quest’occasione”,
ro a sbattere la porta e andarsene
conclude Raniero.
sono ideologici e strategici. “Le
Alla marcia, tranne i due superprese di posizione sulla vicentinistiti partiti comunisti e un’assotà, sul federalismo. Per me la batciazione femminile, il resto della
taglia contro la base non è vicensinistra non c’era. Come mai?
tina, è universale. Nel nostro cor“Siamo rimasti sorpresi dall’astile, dicono loro. Ma quale cortile,
senza dei vari mondi della siniriguarda tutti, riguarda il mondo.
stra. Va detto che sul problema
E poi le bandiere di San Marco…”.
palestinese ci sono diverse sensiCasarini, punto di riferimento per
bilità. La presenza del governo di
i Disobbedienti del Nordest, ha riHamas, per esempio, pone a molvendicato il simbolo della Repubti un problema. Noi ci riconosciablica di Venezia e ha teorizzato il
mo nel Fronte di Liberazione delfederalismo come democrazia dal
la Palestina, la terza forza laica fra
basso. “E difatti l’area dei DisobHamas e la corrotta e filo-ameribedienti che controlla il Presidio
cana Anp. Però Hamas ha una
segue queste idee. Ma se i palemaggioranza democraticamente
stinesi vengono a manifestare
eletta”. Restando alle divisioni di
davanti all’aeroporto
casa nostra, il Precosa gli diciamo: no,
sidio ha ribattuto
perché è una lotta
con un altro corteo
di vicentini? Ma anper le vie del centro
diamo…”. Ci scuserà
sabato 10 gennaio e
Raniero, ma fin dagli
con un’intera settiesordi la galassia No
mana dedicata alla Me ne sono
Dal Molin ha visto al
rabbia degna conandato
in
suo interno le provetro l’attacco israenienze politiche più
liano alla Striscia di disaccordo con
disparate. “Certo, e
Gaza. “Noi avevamo i Disobbedienti
infatti un movimeninviato l’invito anto deve contenere
che a loro”, sbotta
le diversità, ognuna
il sindacalista ex
con la propria bandiera. Ma a un
presidiante, “ma è legittimo che
certo punto non è stato più posognuno cerchi di tirare acqua al
sibile: si dovevano esporre solo
proprio mulino. Certo è che ho
quelle bianche No Dal Molin,
saputo che alcuni di loro non vomentre le bandiere sono ricchezlevano sfilare assieme ai fanatici
ze, sono le nostre facce. La verireligiosi che maltrattano le dontà è che non volevano le bandiene…”. E allarga le braccia sconsore degli altri. E poi il campeggio
lato. “Certo che anche gli islamici
estivo dell’anno scorso ridotto a
fanno i loro errori, ma la nostra
un festival, per altro andato male.
manifestazione è stata laica, e in
Certi finti blocchi sono stati una
ogni caso non possiamo ignorare
precisa scelta. E’avvenuta insomquelli con un credo religioso. Al
ma una divaricazione nel modo di
Presidio hanno officiato una mesoperare”. Quello di Raniero è uno
sa cattolica: quello va bene e gli
sfogo amaro: “Sia chiaro, io sono
islamici no?”.
per trovare momenti unitari, e
Anni perduti
considero quelli del Presidio degli
E passando per Gaza arriviamo
amici. Ma bisogna dirlo: sono staalla spaccatura tutta berica fra i
ti persi due anni. Prima avevamo
contrari alla Ederle 2. “A me non
un governo diciamo non troppo
interessa se il Presidio intende
| Germano Raniero
nemico (Prodi, ndr), un questore idem (Dario Rotondi, ndr), e
soprattutto l’Aeronautica e la società Aeroporti che erano dalla
nostra. Non si è voluto sfruttare
queste opportunità, non si è voluto osare, e ora ci ritroviamo con
il governo che sappiamo, con un
questore che… lasciamo perdere, insomma con una situazione
completamente sfavorevole”.
Quale unità?
Pessimista sull’esito della vicenda Dal Molin? “Per fermare i lavori la resistenza fisica ci vuole, e
noi ci saremo, e non ce ne frega
un cazzo delle polemiche. Se si
vuole vincere, bisogna trovare
momenti di relazione e di lotta”.
Cioè ricompattarsi. “Sì, perché i
300 giovani e forti sono finiti tutti
morti”, risponde Raniero facendo
una chiaro riferimento a quanti
sono rimasti, secondo i dati in suo
possesso, ad animare il Presidio.
Un’ultima domanda: ma si può
sapere come se lo spiega, lui, questa presunta cedevolezza dei suoi
ex compagni di Ponte Marchese?
“Io ho quattro denunce per il Dal
Molin. Ma mi ancor oggi mi chiedo: come mai quella volta sono
andati a protestare dalla Cosa
Rossa a Roma? C’è l’egemonia
dei Disobbedienti, che vanno a
cercare sponde politiche. Adesso
sono più variatiani del Pd… Scelte
legittime, per carità, ma che hanno portato alla divisione”. Non ci
capiamo più niente: il Presidio
dichiara di essere trasversale e
per questo rispolvera il paróni a
casa nostra, crea occasioni di intrattenimento, cerca di scacciare
l’etichetta di facinorosi di estrema sinistra, ma Raniero li accusa di negare le diversità. “E’ tutto
strumentale, è tutto strumentale”, ripete lui. Che tuttavia non
vuole chiudere definitivamente
con loro: “Sono liberi di fare quello che vogliono, ma riflettano sul
fatto che le uniche cose riuscite
sono state quelle unitarie”. Si ritroveranno al fine insieme, i nostri eroi?
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Tribunale di Vicenza n. 1181
del 22 agosto 2008
primo piano
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Linea diretta Vicenza-Gaza
Mentre nella Striscia continua l’operazione Piombo Fuso,
siamo andati a sentire palestinesi ed israeliani che vivono in città
Così lontana, così vicina. Il 3 gennaio scorso la città si è ritrovata, un
po’ a sorpresa, ad osservare la pacifica invasione di qualche migliaio di
manifestanti che chiedevano il cessate il fuoco a Gaza. Molti venivano
dalle altre province del Veneto grazie al tam tam effettuato dai centri
di preghiera islamici, ma è stato il
segnale che anche dalle nostre parti
c’è chi segue con grande attenzione
quanto avviene ai confini tra Israele
ed Egitto. In cima alla lista ci sono,
ovviamente, gli israeliani e i palestinesi che hanno trovato casa e lavoro
qui, ma che hanno ancora parenti,
amici, relazioni in quell’area. Ne abbiamo sentiti alcuni, per capire come
viene vista l’ennesima esplosione di
violenza della tormentata vicenda
mediorientale.
Dalla parte dei palestinesi - 1
Aweideh Majed gestisce, con due
connazionali, un kebab in contrà
Porta Padova. Palestinese con passaporto giordano, è in Italia da una
quindicina d’ anni. La sua famiglia è
in Giordania, ma ha parenti sia nella
striscia di Gaza sia in Cisgiordania,
ed è facile immaginare come in queste ore il pensiero corra continuamente a quanto avviene laggiù. “Viviamo un’angoscia insopportabile:
ci sentiamo come se tutto il mondo
andasse contro di noi. Non c’è nessuna giustizia in quello che sta succedendo a Gaza: quando vedi i morti, i
feriti, le distruzioni, tutto questo non
è giustificabile. Gaza è un territorio
occupato, come possono difendersi i
palestinesi? Con i fiori contro gli F16,
i carri armati o gli elicotteri Apache?
Con le risoluzioni Onu, che non sono
mai state rispettate?”
In poche parole ha già detto tutto.
Il senso di impotenza di buona par-
foto: www.flickr.com/ farshadebrahimi
di Luca Matteazzi
te dei palestinesi, la frustrazione,
la sensazione di non avere niente a
cui aggrapparsi, nemmeno uno speranza. “Noi abbiamo visto, in questi
anni, tanti accordi di pace – continua
-. Ma poi, cosa abbiamo ottenuto?
Con i negoziati non siamo mai riusciti ad arrivare a niente: gli insediamenti israeliani continuano, non
puoi più spostarti perché c’è il muro,
ci sono posti di blocco ovunque. Per
fare un pezzo di strada che richiede
cinque minuti ci metti due ore, quando va bene. Ormai siamo esasperati,
non ne possiamo più, non abbiamo
più speranze”.
“Ci vorrebbe una forza neutra, ma
to questo c’è una parola segreta, ed
nessuno fa niente, nemmeno i paesi
è terrorismo: hanno legato Hamas al
arabi – riprende -. Quello che dice
terrorismo, e con questo hanno fatto
l’Onu viene fatto rispettare in tutto
la magia. Adesso qualsiasi azione è
il mondo, ma non in Palestina, dove
possibile contro i terroristi di Hamas.
le sue risoluzioni sono ignorate. I solMa io mi chiedo: se uno difende la
dati internazionali si sono mossi per
propria terra, è un terrorista? Io non
andare ovunque, basta guardare a
sono di Hamas, sia chiaro. Non sto
cosa è successo in Libano, ma a Gaza
con nessuno dei partiti politici che ci
non ci va nessuno. Come mai? Dov’è
sono oggi in Palestina. Però sto con
la giustizia in tutto questo? E come
tutti quelli che tentano
possiamo dire che quedi resistere all’occupasta è una guerra? Nella
zione, all’embargo, al
guerra
combattono
tentativo di soffocare il
due eserciti: qui, dove
popolo palestinese”.
sono gli eserciti? VoE come la mettiamo
gliamo mettere i razzi La tv italiana
con gli attentati, i kadi Hamas contro i carri non mostra
armati?”
quello che sta mikaze, i missili, lo
statuto di Hamas in
Ecco, Hamas. È uno
succedendo
cui non si riconosce lo
dei punti critici della
a
Gaza:
è
una
stato di Israele? “Lo
vicenda. Movimento
stato di Israele è una
terrorista per tutti i carneficina
realtà. Ma il problema
governi
occidentali,
è che loro vogliono tutmovimento di resistento: ci negano l’identità,
za legittimo per buona
vogliono che accettiamo tutto, anche
parte dei palestinesi. Come conferle cose più umilianti. Non possiamo
ma anche Majed: “Hamas è prima
accettare la pace alle loro condizioni,
di tutto un partito politico eletto dal
e finché non si troverà un modo che
popolo palestinese: questo non va
ci permetta di vivere con dignità ci
giù né agli Stati Uniti né ad Israele,
sarà conflitto. Non si può parlare di
perché l’agenda di Hamas per il Mesicurezza quando poi siamo costretti
dio Oriente è diversa dalla loro, e per
a vivere con l’embargo, con il muro,
questo hanno fatto di tutto per farne
con i check point: non puoi strangocadere il governo. Uno degli obietlarmi con una mano e con l’altra dartivi di questa operazione è proprio
mi solo qualche briciola. Io non ho
buttare giù Hamas e sostituirlo con
mai vissuto lì, ma mi chiedo cosa può
qualcuno di più manovrabile. In tut-
| Bombardamenti israeliani a Gaza
pensare chi è nato in quelle zone, chi
ha passato tutta la vita sotto l’occupazione. Come faccio a farmi sentire,
come faccio a far capire che solo vivere con la mia terra, la mia libertà, la
mia dignità, la mia identità?”
Dalla parte dei palestinesi - 2
“La famiglia di mia madre, i miei
nonni, i miei zii, sono a Gaza, nel
quartiere di Al Zeitun, che è uno dei
più colpiti. Li abbiamo sentiti qualche volta dopo l’inizio dei bombardamenti aerei: ci raccontavano che era
un massacro, che due terzi della case
erano distrutte, che c’erano morti e
feriti dappertutto, e che erano a corto
di acqua, luce, viveri, di tutto. Poi, da
quando è partita l’offensiva di terra,
non siamo più riusciti a metterci in
contatto.”. Rida Al Quraini è in Italia
da una decina d’anni. La sua famiglia
è di Jaffa, un centro appena fuori Tel
Aviv, ma dalla guerra del 48 vivono
come rifugiati a Nablus. Era un ragazzo ai tempi della prima Intifada, è
finito in carcere a 15 anni come simpatizzante di Al Fatah, e dal 2000 è
in Italia con il sogno di imparare un
lavoro e tornare presto a casa. Ma da
allora la situazione è precipitata, e il
suo progetto di rientrare in Palestina
viene continuamente rinviato. Insieme a lui ci sono io fratello Dià e Rami
Ayoub, anche lui di Nablus.
“Seguiamo ogni giorno quello che
succede su Al Jazeera – raccontano
-, e quello che ci colpisce è che noi,
grazie al satellite, vediamo molto di
più di quanto vedete voi alla televisione italiana. Voi non sapete quello
che succede davvero laggiù: hanno
bombardato le scuole, la Croce Rossa, hanno colpito i magazzini delle
Nazioni Unite dove c’erano le scorte
di viveri per la popolazione, e hanno
colpito i depositi dove c’era il cherosene che serviva per dare energia
agli ospedali. I morti sono quasi tutti
civili, altro che terroristi. Tra di loro
ci sono quasi quattrocento bambini:
sono terroristi anche loro?”.
Anche nelle loro parole, accanto allo
sgomento per le notizie che arrivano
dalla Striscia, c’è forte la sensazione
di ingiustizia e impotenza. “Mi sembra di vivere in un mondo in cui tutto
va alla rovescia”, continua Rida. E
spiega: “Ci sono due pesi e due misure: Hamas è stata eletta con delle
elezioni che tutti hanno giudicato
trasparenti, ma viene trattata come
un’organizzazione terroristica contro cui si può fare di tutto. Dall’altra
parte c’è Israele, che tutti considerano una grande democrazia: ma una
democrazia può comportarsi così,
può occupare in questo modo un altro popolo? Hamas, se usa le armi,
è considerata terrorista: ma cosa fa
Israele quando uccide i nostri civili?
Chi è eletto da una parte è democratico e può fare quello che vuole, mentre chi è eletto democraticamente
primo piano
sarebbero le condizioni minime per
uno stato palestinese. Ormai si punta
solo a sopravvivere”.
Una situazione di esasperazione che
finisce inevitabilmente col rinfocolare tensioni e violenze.
“Pensiamo alla famosa tregua di
Gaza – concludo i tre palestinesi -:
ma con l’embargo, senza acqua, né
cibo, né benzina, né niente, che tregua è? È come se mi chiedessi se voglio morire in fretta, sotto le bombe,
o lentamente, di fame? Hanno creato
una situazione per cui anche se non
sei terrorista lo diventi. Se Hamas
era nel torto dieci anni fa, adesso
c’è un’esasperazione tale che tutti
gli danno ragione. Se noi dobbiamo
condannare le azioni terroristiche di
Hamas, perché nessuno condanna
le stragi che fa Israele? Se uno usa le
cinture esplosive, perché non ha altro, è un terrorista, se invece se uno ti
bombarda con gli F16 va tutto bene?
E’ questo che non ci spieghiamo”.
5
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foto: www.flickr.com/ farshadebrahimi
dall’altra è terrorista? Non capisco.
E come è possibile che chi ha subito
l’Olocausto possa far subire ad un
altro popolo un altro Olocausto? Un
vescovo italiano ha detto che Gaza è
come un lager: è così. A Gaza è tutto
chiuso. Se anche uno volesse dire: io
con questa guerra non c’entro, voglio
andarmene, voglio fuggire, non può
farlo”.
Lui, invece, dalla Palestina è riuscito
ad andarsene. Ma vorrebbe tornarci,
e non ha dimenticato cosa vuol dire
crescere, e vivere in quelle condizioni. “Io sono nato sotto l’occupazione
e sono sempre vissuto sotto l’occupazione – prosegue -. Mi sembrava
normale, così come era normale, per
uno della mia generazione, finire in
carcere o essere ferito. Io sono stato
in prigione a 15 anni, è ho capito che
quello che mi hanno fatto non era
normale solo quando sono arrivato
qui in Italia e ho sentito parlare di
diritti umani. Così, quando hanno
cominciato a parlare della possibilità
di uno stato palestinese, mi sembrava
una cosa meravigliosa, un qualcosa
che mi dava speranza. Ma sono anni
che sento parlare di pace: parole, parole, parole, mentre i morti e i massacri li vediamo ogni mese con i nostri
occhi. Adesso sono convinto che gli
israeliani ci vogliano tenere zitti e sotto i piedi”.
Questo senso di oppressione è quello
che rende tutto più difficile da accettare. “La mia famiglia è di Jaffa – riprende Rida -: mia nonna ha ancora
le chiavi della nostra vecchia casa, e
per me Jaffa sarà sempre la nostra
terra, non riuscirò mai a pensarla
come territorio di Israele. Ormai,
però, Israele è una realtà e lo accetto. Mi va bene vivere a Nablus, ma
vogliamo un paese stabile, dove sia
possibile vivere una vita normale, e
questo non c’è. A Nablus, con l’Autorità palestinese, erano stati fatti
dei parchi, dei giardini, erano state
abbellite le strade. Gli israeliani hanno distrutto tutto: ma cosa c’entrano
i giardini pubblici con la sicurezza di
Israele? Sembra che vogliano toglierci qualsiasi possibilità di vivere una
vita bella, normale. Io sono arrivato
all’idea che ci vogliono tutti zitti e
muti, e ci stanno riuscendo: ormai la
gente palestinese vuole solo essere lasciata vivere, e basta. Si accontenta di
andare al lavoro e tornare a casa, solo
quello. Non gliene importa più niente
di Gerusalemme, delle frontiere, del
ritorno dei profughi, di quelle che
132 del17 gennaio 2009
numero
la razzi. Cosa dovevamo fare?”
“Qui si confonde un’autodifesa con
Con gli occhi di Israele
Se di palestinesi a Vicenza ce ne sono un’aggressione – continua -: questa
pochi, gli israeliani sono forse anco- è una guerra difensiva. Si cerca di
ra meno. “Siamo pochissimi: proba- condurla in modo moderno, selettibilmente ce ne sono di più dentro la vo, perché anche un morto tra i civili
caserma Ederle che in città” scherza è di troppo, e per questo si lanciano
Marco Jarach, uno degli esponenti volantini, si annunciano le zone in cui
della comunità ebraica vicentina, che ci saranno bombardamenti, si avvisa
fa capo a quella più grande di Verona. la popolazione. Tutte le azioni militaDoppio passaporto (“Quando sono ri sono preannunciate: se poi la gente
qui mi sento italiano, quando torno e i bambini vengono lasciati lo stesso
nelle zone in cui si sa
in Israele mi sento
che cadranno le bomisraeliano”), parenti
be, bisognerebbe anche
e amici quasi tutti in
chiedersi perché lo si
Israele
sparpagliati
fa. Gaza, inoltre, ha più
tra Gerusalemme e
Il
problema
è
case di quanti ombrelTel Aviv, Jarach sta
che
a
Gaza
c’è
loni ci sono a Riccione
seguendo con comprensibile attenzione una minoranza in estate, e certe conseguenze sono inevitabili.
la situazione di Gaza. violenta
Da un punto di vista
Tramite quello che
e
controllata
mediatico, noi la guertrova online in Inra l’abbiamo già persa,
ternet, tra quotidiani dall’Iran
perché un paese aggreinternazionali e siti di
dito è stato trasformato
informazione. E quello
in aggressore: sono brache gli raccontano i familiari che vivono da quelle parti. E il vi a far vedere le immagini dei bambisuo punto di vista è diametralmente ni feriti di Gaza, ma bisognerebbe far
vedere anche quelle degli israeliani
opposto a quello dei palestinesi:
“Questa è una guerra difensiva – colpiti dai missili o dagli attentati”.
spiega -. Siamo stati tirati per i capelli Vero che le vittime ci sono da tutti e
dalle provocazioni di Hamas, che due i lati. Ma la disparità di forze in
è una minoranza violenta e che fa campo, e la squilibrio nelle vittime
gli interessi di una potenza stranie- è sotto gli occhi di tutti. “Israele è la
ra come l’Iran. Israele non vuole la quarta potenza militare del mondo
guerra, avrebbe ben altro per la testa – continua Jarach - e di questo doa cui pensare, ma dopo aver restituito vrebbero tener conto tutti. È vero che
Gaza ci sono piovuti addosso ottomi- non si reagisce ad uno schiaffo con un
| Israeliani dopo una lancio di missili da Gaza
missile. Ma dopo anni di spari contro
le nostre città una risposta bisognava
darla. Guardi, mia madre è di origini
ungheresi, e quasi tutta la sua famiglia è morta nei campi di concentramento. Non è che noi ci divertiamo
ad infliggere bombardamenti e sofferenze, abbiamo il culto della vita,
ma non possiamo nemmeno stare lì
a subire”.
Che prospettive ci sono dunque?
“Per far la pace bisogna essere in due
– osserva Jarach -. E io credo che la
pace ci sarà quando i palestinesi cominceranno a voler bene ai loro figli
come gli israeliani: finché vediamo
ragazzini in tutta mimetica addestrati a combattere e ad esaltare il
martirio, sarà dura. Ma secondo me
i primi a non volere questa situazione
sono i cittadini di Gaza. A Gaza il 50
per cento della popolazione sta con
Abu Mazen e vorrebbe vivere con gli
standard di vita che ci sono in Israele: non è un caso che la maggioranza
degli stati arabi se ne stia in silenzio.
Il problema è che c’è una minoranza
facinorosa e violenta, pagata da una
potenza straniera, che terrorizza la
maggioranza pacifista e tranquilla
della popolazione”. Il riferimento è,
ovviamente, ad Hamas. Che però è
andata al governo con elezioni democratiche. “Sì, è vero. Ma noi sappiamo
bene quanto una minoranza aggressiva possa mettere in soggezione una
maggioranza. Lo sappiamo perché
lo sperimentiamo qui in Italia con la
criminalità organizzata nelle regioni
del Sud”.
Di fronte a tutto questo, la comunità
ebraica italiana cerca di chiarire la
posizione di Israele. “Che è di difesa,
non di aggressione – ribadisce ancora una volta Jarach -. Israele ha già
rinunciato a Gaza. Questa è solo la risposta ad un’aggressione, senza nessuna motivazione ideologica né territoriale. E in ogni caso sarà una guerra
senza vincitori né vinti”. E di far fronte comune quando escono proposte
come quella del boicottaggio dei negozi ebrei che ha fatto molto discutere qualche giorno fa. “Dopo c’è solo la
notte dei lunghi coltelli – commenta
Jarach -. C’è da preoccuparsi quando
si sentono posizioni estremiste, a destra come a sinistra, o quando si vedono delle bandiere bruciare, perché
60 anni non hanno insegnato niente
e la discriminazione è sempre in agguato. Io sono rimasto sconcertato,
ad esempio, dal Gazebo di Porta Castello, perché è pura propaganda. Mi
rendo conto che c’è molta ignoranza
su questa questione: tante persone
con cui parlo non sanno nulla della
storia del Medioriente, di come è nato
lo stato di Israele, di qual è la storia
del mondo arabo. E l’ignoranza può
provocare gravi danni. Credo invece che la conoscenza reciproca sia la
miglior risposta a questa situazione,
perché non ci sono manicheismi, non
ci sono i buoni tutti da una parte e i
cattivi tutti dall’altra”. Un’osservazione, quella sulla conoscenza reciproca,
su cui è difficile non essere d’accordo.
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132 del17 gennaio 2009
mi hanno rimasto solo
numero
7
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Le ordinanze
e il vizio di chiudere un occhio
Una decisione del Tar Veneto rimette in discussione i provvedimenti dei
sindaci contro la prostituzione. Ma i sindaci fanno bene a portare avanti la
loro battaglia. Per una questione di coraggio e di responsabilità
di Matteo Rinaldi
V
ia del Campo c’è una puttana
/ gli occhi grandi color di foglia / se di amarla ti vien la voglia
/ basta prenderla per la mano / e
ti sembra di andar lontano. Così
cantava Fabrizio De André, che in
questi giorni stanno massacrando
con tremende commemorazioni
(uno dei segreti della felicità: non
ascoltare un solo rifacimento dei
suoi pezzi). De André sapeva farti
vedere le cose da un punto di vista
diverso e per questo lo amiamo.
Forse anche grazie a lui non riesco a pensare alla prostituzione
con l’aria romantica della canzone
Via del Campo. Di sicuro da secoli dibattiamo sul fenomeno della
prostituzione, sui diritti di chi vuol
praticarla e sugli orrori di chi la
sfrutta. Cercando risposte che forse non troveremo mai, ma che proprio per questo vanno cercate.
Sceriffi, burocrati e incompetenti
Da qualunque parte stiate (nelle
discussioni da bar la forbice è ampia: si va da “Sacranon, riapriamo
i casini e tutto andrà a posto” a
“Mai più prostituzione, in galera
sfruttatori e clienti!”) non potete
prendervela coi sindaci a cuor leggero. Finché Tosi, Variati e Chiamparino si muovono rispettando i
diritti delle persone c’è ben poco
da scandalizzarsi, di gridare al fascismo o al benaltrismo.
Io almeno non mi scandalizzo affatto se il leghista Tosi e i diessini
Variati e Chiamparino si mettono
contro i tribunali per portare avanti le loro idee. A cominciare dal
metodo: non hanno reagito mettendosi fuorilegge ma cercando
proprio una legge, cioè un appiglio
legale per non lasciar cadere tutto
di punto in bianco.
A me scandalizzano di più i sindaci e gli amministratori del “non è
di mia competenza”, del “Ci sono
altri problemi da affrontare con
priorità” che sono purtroppo la
triste maggioranza. Morale: Tosi e
Variati sbaglino pure, ma si prendano competenze e responsabilità.
E siccome il sindaco non è un duce
ma una persona che dovrebbe agire assieme alla città, maggioranza
e minoranza, la morale diventa
“Sbagliamo pure, ma prendiamoci
competenze e responsabilità”.
ricorsi, contro Verona e Roma.
Ci è andata male a Roma perché
gli avvocati hanno tirato in ballo
il decreto Maroni sbagliando la
formulazione del ricorso. A Verona abbiamo ottenuto la sospensiva, che tra l’altro impedisce al
sindaco Tosi di formulare un’altra
ordinanza simile. Per altro si è
agito nel nome di una
Nel nome della
grande
emergenza
legge
che non esiste”.
A riaprire il discorso
Ecco, il linguaggio è lo
è la stata decisione
stesso che usano i podel Tar del Veneto,
litici, non i sovversivi.
il tribunale regionaL’importante
E se non fosse per l’ulle che ha accolto il
tima frase, ci sarebbe
ricorso del comita- è che le
poco da commentare.
to per i diritti civili ordinanze
Ma quella “L’emere delle prostitute.
siano
solo
genza non esiste” taSono seguite rigoroun
inizio
glia la testa al toro.
se proteste e invetÈ la scusa con cui in
tive contro i giudici.
Italia non si fa nulla
Ma è troppo facile
e si mettono i proprendersela con i
blemi nel dimenticatoio dopo tre
tribunali anche se oggi va di moda.
giorni di urla e strilli. L’emergenza
Il fatto è che il ricorso delle prostiche non esiste ha riguardato, solo
tute non è campato in aria. Pia Coper citare gli ultimi casi eclatanti: i
vre, la leader del comitato che ha
morti sulle strade (dimenticati fino
bloccato Tosi e l’armata dei sindaci
alla prossima strage), i morti sul
è una tosta, non una fru-fru che
lavoro (idem), i morti per Mafia,
ha convinto i giudici sventolando
i morti per Camorra, i malati che
davanti al loro naso cipria e rossetvorrebbero guarire e invece muoto. Per capirlo basta sentire come
iono per incuria e sciatteria, i maparla: “Abbiamo presentato due
| Achille Variati, Flavio Tosi e una delle tante prostitute che si vedono lungo la statale 11
lati che vorrebbero morire e invece
vivono... Tutte emergenze assurdamente dimenticate con la scusa
della nuova priorità da dimenticare una settimana dopo.
Diritti, doveri e il coraggio di
cambiare
La realtà è che la sospensione
dell’ordinanza Tosi e di tutte le
ordinanze simili mette in crisi un
“sistema di lotta” che non era affatto indecoroso come qualcuno
pensa. Dare una multa (500 euro)
al cliente pizzicato in strada è un
deterrente banale e non certo risolutivo ma è un piccolo segno: “Ragazzi, le leggi esistono. Non si può
fare tutto quello che si vuole come
si vuole”. Oggi il Tar mette in crisi tutte queste ordinanze, Vicenza
compresa. Sulla linea di Tosi però
anche l’assessore alla sicurezza
Antonio Dalla Pozza conferma la
linea comunale: “Da noi resta in
funzione: 500 euro di multa, un
centinaio di contravvenzioni già
staccate e fin ora nessun ricorso”. E la stessa cosa promettono a
Montecchio Maggiore, competente
sulla celebre statale 11, la “via del
Campo” di casa nostra. Con molto
più traffico e meno romanticismo,
però.
Come andrà a finire
La grinta bipartisan dei sindaci è un segnale forte. Ma i segnali
andrebbero raccolti, non lasciati
consumare. Qual è oggi il principale problema della prostituzione?
Se anche per voi la priorità è combattere lo sfruttamento, il racket
e la violenza sulle donne, questa
battaglia va portata avanti. Poi discutiamo sul resto, sul moralismo,
sui diritto delle donne e sui doveri
di tutti. Ma intanto partiamo dalle priorità: finché la prostituzione
sarà lasciata al caso, abbandonata
a se stessa semplicemente fingendo
che non esista, sarà una sconfitta
per tutti. L’arte italiana di chiudere
un occhio dovrebbe averci stufato,
ormai.
L’importante è che Tosi e sindaci
ragionino pensando che l’ordinanza sia solo un inizio, non un successo. Che l’obiettivo non sia solo
“ripulire le strade” o le coscienze,
ma portare avanti una lotta pur
sapendo che le possibilità di vincere sono minime. Tutte le grandi
imprese, una volta, si costruivano
così. Ultimamente abbiamo un po’
perso l’abitudine, preferendo concentrarci su piccoli risultati sempre
alla portata. Pensare più in grande,
a volte, non ci farebbe male.
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Un Balzi contro il vuoto:
“Vogliono far fuori Variati”
Il consigliere comunale ex-Ds attacca la corrente riformista
nel Pd: “Manovrano per la Dal Lago sindaco”
di Alessio Mannino
L
inguaggio felpato da piccolo
D’Alema, ma bordate dirette alla Cacciari. E’ l’impressione
ci ha fatto il giovane consigliere
comunale Luca Balzi (Pd), ex
segretario dei Democratici di
Sinistra del capoluogo berico.
Lo abbiamo sentito perché da
un po’ si è ritagliato la parte del
grillo parlante contro certe prese di posizioni all’interno del suo
partito.
Com’è la situazione del Partito Democratico in città?
Innanzitutto la situazione nazionale non ci aiuta per niente.
Ti ferma l’elettore Pd e ti dice
che quando legge i giornali, è
una vera pena… Poi siamo deboli a livello regionale: personalmente ringrazio il senatore
Giaretta di essere rimasto, ma
serve un suo scatto per il ricambio generazionale. Nel 2009
ci saranno tutti i congressi, in
Lombardia il segretario, Martina, ha 30 anni. E poi bisogna
costruire un Pd veneto autonomo da Roma, ad esempio sul federalismo fiscale. Senza pregiudiziali verso nessuno.
Lega compresa, quindi.
Verso nessuno.
Arrivando a Vicenza…
Ecco, premesso che non sono
alla ricerca di incarichi, devo
dire che il partito è in estrema
difficoltà. E’ appena partito il
tesseramento, bene: quando
parlo della giunta Variati, tutto
ok, ma è drammatico raccogliere tessere quando parlo del partito, a causa di quelle che vengono chiamate “sensibilità tematiche”. Le correnti, insomma.
La geografia interna del Pd be-
assessore allo sviluppo economirico è così composta: a livello
co). Talchè si è prodotta una ridcittadino ci sono gli ex popolarida di e-mail fra responsabili del
ex Margherita (Variati, il neo
partito con reciproche accuse di
segretario Claudio Veltroni, l’asindebolire l’amministrazione.
sessore Cangini), gli ex diessini
Il 4 gennaio Adriano Verlato,
(l’assessore Dalla Pozza, il preanche lui di Vicenza Riformisidente del consiglio comunale
sta, mi attacca pubblicamente.
Poletto, la deputata Sbrollini) e
Ho ritenuto di rispondere con
Vicenza Riformista (il capogrupuna lettera perché ho raccolto
po in Sala Bernarda, Formisano,
tanti indizi concomitanti, che
l’ex consigliere Alifuoco, lo scritinsieme, se non erro, fanno una
tore ed editorialista del Giornale
prova.
di Vicenza Antonio Baldo). In
Una prova di che?
provincia, invece, gli ex MarLa prova che era in atto una
gherita fanno riferimento all’ex
manovra per destabilizzare la
presidente provinciale Doppio,
giunta, e io so che per sventare
al consigliere regionale Berlato
una congiura bisogna svelarne
Sella e all’attuale segretaria del
i piani.
partito Filippin; da poco è nata
Lei ha scritto: “arrivo a crel’associazione Olof Pahlme, una
dere che non sia una gransorta di sinistra interna del Pd,
de manifestazione di riforcapeggiata dal consigliere in Remismo l’azione politica di
gione Claudio Rizzato, dall’area
chi si adopera, fa riunioni,
Uil (Silvano Veronese), ma vi
organizza incontri, va alla
hanno aderito anche Dalla Pozza
ricerca di adepti, al solo
e Poletto. Fuori restano lui, Balscopo di mandare a casa il
zi, la Sbrollini e anche il sindaco
sindaco del Pd per mettere
di Montecchio, Scalabrin.
al suo posto una nota espoContinua Balzi: Il lavoro di
nente del centro destra, in
Claudio Veltroni è positivo, ma
un coacervo di
bisogna far comupersonaggi pronicare il partito
venienti un po’ da
con gente nuova, e
tutte le parti poliquesto non è semtiche, relegando
plice. Non ho capicosì il centro sito ad esempio certe Basta guerre
nistra all’opposiposizioni del mio
per
bande,
zione per chissà
capogruppo, Forquanti anni”. E’
misano. Prima sul torniamo
la vecchia ipocaso Giglioli, anche al senso
tesi del governo
se poi si è chiarito, della politica
trasversale Dal
e successivamente,
Lago-Alifuoco.
prima di Natale,
Sempre verde?
quando ha detQuando parlo con qualsiasi
to che non era ancora finita la
esponente del centrodestra e
questione di nuovi assessori in
chiedo a quale sindaco pensano
giunta.
per il futuro, tutti mi rispondoBalzi si riferisce al fatto che Forno la Dal Lago, ma aggiungono
misano abbia manifestato il suo
Alifuoco come assessore. Chisscontento verso le accuse di Gisà perché. Io spero che ci siano
glioli all’ex consigliere Alifuoprove e indizi che smentiscano
co, riaprendo poi il problema di
la manovra.
nuove nomine in giunta (in cui
Anche la famiglia dei Sala si
non è ancora stata fatta quella di
è avvicinato al gruppo di Vicenza Riformista. Come se
lo spiega?
Ho grande rispetto umano e politico di Giorgio Sala e dei suoi
figli, lui è troppo onesto, saggio e corretto per imbarcarsi in
qualsiasi progetto politico contro il bene comune.
Giglioli nella sua famosa lettera di dimissioni si scagliava contro la lobby economica che si celava dietro il
piano gas presentato dal suo
ex collega advisor in Aim,
Maurizio Borra. Lei ora è
in commissione territorio:
si aspetta la pressione delle
lobby del cemento sul nuovo
piano regolatore, il Pat?
Sono consapevole che le lobby ci
sono e ci sono sempre state, quel
che non è normale è che usino
armi di pressione improprie e
che il Comune cali le braghe.
Ma sono convinto che ciò non
avverrà, perché l’assessore Lazzari non si farà condizionare e i
gruppi consiliari la aiuteranno
in questo.
Altri sani auspici per il futuro?
Auspico che ai congressi si parli
di politica invece che di poltro-
ne. Per esempio sulla bioetica io
mi ritroverò in una mozione diversa da quella della senatrice
cattolica Binetti…
Sì ma le questioni di Vicenza, abbia pazienza, non passano dai dilemmi bioetici,
bensì, come in tutte le città, dagli equilibri interni a
un partito percorso da una
guerra per bande, più che
da nobili contrasti ideali.
Vogliamo fare chiarezza ai
cittadini su questo punto?
Sì, e io allora auspico il chiarimento politico sul vero perché ci
si divide nel partito. La politica
è adesione e impegno sul piano
ideale o è una guerra per bande? Bisogna recuperare il senso
della politica e recuperandola ci
potrebbero essere amici del Pd
così capaci da essere sprecati
per la cosa pubblica. Tutto quello che mi sembrerà contrario
all’amministrazione Variati mi
vedrà vigile sentinella.
L’ultimo giapponese di Variati,
dunque. Che si congeda con una
allusione molto maliziosa ad
amici “sprecati” per la politica:
un invito a farsi da parte rivolto
ai suoi avversari interni di Vicenza Riformista.
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La replica di Formisano:
“Solo illazioni contro il sindaco”
Il capogruppo del Pd smentisce qualsiasi progetto di fronda. E rilancia:
“Le nostre prese di posizione hanno rafforzato questa maggioranza”
riati facendolo. Ma poi abbiamo
cambiato passo. Negli ultimi
mesi la maggioranza ha lavorato
bene, abbiamo fatto riunioni su
riunioni su tutti gli argomenti
più importanti. E il risultato si
è visto anche nella compattezza
dimostrata in consiglio in questi
ultimi giorni”. Quando, cioè, il
centrosinistra ha risposto senza
tentennamenti all’ostruzionismo
del centrodestra sulla tassa rifiuti.
“I
llazioni senza nessun fondamento”. Il capogruppo
del Pd Federico Formisano non
usa giri di parole per replicare
alle ipotesi del suo compagno di
partito Luca Balzi, secondo cui
nell’ala riformista dei democratici qualcuno starebbe facendo un
pensiero allo sgambetto a Variati.
“Sono le solite voci che vengono
messe in circolo per mettere in
difficoltà la maggioranza e per
vedere se succede qualcosa, ma
la realtà è completamente diver-
sa”, aggiunge Formisano. Che,
al contrario, rivendica il lavoro
svolto in questi mesi per far crescere la compattezza della maggioranza consiliare che sostiene
il sindaco. “In una fase iniziale
che si è conclusa a settembre con
le dimissioni di Quero e Giglioli
– continua -, c’era effettivamente dello scontento per lo scarso
coinvolgimento dei consiglieri
nella vita amministrativa. Io ho
posto questo problema, e so di
aver creato della difficoltà a Va-
Una risposta più articolata a Balzi Formisano l’ha poi affidata ad
una lettera aperta postata sul suo
blog. Eccone i passaggi principali.
“Tu, caro amico, parti da alcuni
presupposti: la politica è permeata di persone cattive che agiscono con fini perversi; questi
disegni occulti vengono tramati
anche alle spalle del Sindaco,
con il segreto fine di rilanciare
personaggi che oggi sono finiti
ai margini della politica. Sono
presupposti erronei e cercherò di
dimostrartelo:in politica ci sono
persone buone e cattive come
nella rimanente parte della nostra società; stiamo lavorando
per fare in modo che sia migliore l’immagine di Vicenza. Lascia
stare le voci e pensa a fare bene
tu il tuo ruolo”.
Formisano ripercorre quindi la
vicenda che dall’associazione
Vicenza Riformista ha portato al
Partito Democratico. “Ci siamo
sempre ispirati solo ad un cosa:
al cambiamento della politica.
Volevamo che nel Partito Democratico ci fosse trasparenza ed
onesta, volevamo soprattutto che
i cittadini e gli elettori fossero
coinvolti in un reale processo di
partecipazione, attraverso primarie da fare sempre, attraverso
la democrazia dal basso. E abbiamo portato avanti iniziative che
si sono sempre ispirate a questi
principi: battendoci per le Primarie assieme ad altre Associazioni come Vicenza Capoluogo e
l’Associazione Bilancio Partecipativo”.
“Abbiamo sostenuto pressocchè
da soli – continua -la battaglia
del referendum per il cambiamento della legge elettorale, passando tre mesi in piazza a raccogliere firme contro il Porcellum,
la legge elettorale voluta dal
centro destra. Siamo stati la base
dell’Associazione Veneta per il
Partito Democratico, e nel momento in cui molti non credevano
nel nuovo soggetto, noi abbiamo
combattuto e ci siamo battuti per
avere un partito nuovo, diverso,
pronto a cambiare la politica del
nostro paese”.
“Io sono onorato di aver fatto
parte e di essere stato uno dei
pionieri di Vicenza Riformista.
E sono felice di avere potuto coltivare splendidi rapporti interpersonali con gli amici di questa
Associazione, con i quali sono legato dall’identità di vedute, dalla
stima, dalla sensazione che pur
non provenendo dalla stessa cultura e dagli stessi mondi vogliamo andare nella stessa direzione.
Non so perché questo dia fastidio, ma noi ci troviamo assieme
a discutere, ma anche a curare i
lati della buona compagnia, della
buona tavola, del tempo libero. E
questa esperienza rimarrà anche
dopo che la politica sarà passata”.
“Tu invece ci vedi come una sorte
di consorteria, di camarilla, di organizzazione carbonara, che trama nell’ombra e che pensa di non
fare gli interessi della parte politica, il centro sinistra, nella quale
ci identifichiamo senza se e senza
ma. Ho parlato di questa cosa al
Sindaco nel suo Ufficio quando
sono andato a fargli gli auguri
di fine anno; gli ho detto che in
città circolavano illazioni gratuite su presunte manovre alle sue
spalle. Smentivo qualunque compromissione mia e dei miei amici.
Variati che è persona intelligente
ha chiuso subito il ragionamento:
“ho molto apprezzato- mi ha detto- quello che hai fatto in questi
mesi da capogruppo del partito””.
“E poi sta storia che noi vorremmo scalzare Variati dalla sua
poltrona.. Ma via, se mi stimi almeno un po’ tu sai bene che, tra i
tanti difetti, ho almeno due pregi: l’intelligenza, e la comprensione della politica. Variati sta
sullo scranno da sindaco come
il cacio sui maccheroni, come la
grappa nel caffè corretto, come
il formaggio con le pere. Ha una
visione politica superiore e le
sue mosse sono tutte ispirate a
riportare Vicenza al ruolo che
merita in ambito di rapporti con
i comuni contermini, con la provincia, con la Regione. Gli amici
di Vicenza Riformista la pensano
come me, non per convenienza
bensì per convinzione”.
L. M.
Modernariato urbano
Prima tappa di un viaggio attraverso i luoghi della città che sono al centro del workshop “Vicenza città dell’architettura”: il Palazzo degli Uffici di piazza Biade
speciale
132 del17 gennaio 2009
numero
Testi di Giulio Todescan
Foto di Marco Zorzanello
Modernariato urbano, cioè?
Il titolo di queste pagine ci
sembra quello giusto per
affrontare, non senza una certa
ironia, alcuni dei nodi critici
dello spazio urbano di Vicenza.
L’impulso viene dal workshop
“Vicenza, città dell’architettura
– previsioni”, che si svolge in
queste settimane fra le sale
del Forum Center e del Lamec,
in piazza dei Signori: trenta
giovani architetti provenienti da
tutta Italia sono impegnati - in
una serie di gruppi di lavoro
e seminari – ad approfondire,
studiare e immaginare soluzioni
per tre aree strategiche per
la città. A guidarli, architetti
affermati come Flavio Albanese,
Luis Mansilla, Joao Nunes,
Emilio Tuñón, Werner Tscholl,
Cino Zucchi. Le tre aree in
questione sono il sistema delle
piazze e degli spiazzi culturali
del centro storico (Palazzo
degli uffici comunali, Piazza
Matteotti, S. Corona e attuale
tribunale), la “spina ovest” che
dalla stazione arriva fino al
Dal Molin passando per viale
Milano, e l’immenso quadrante
della zona industriale ovest
sempre più bisognosa di una
radicale riqualificazione.
Da questi stimoli di base
partono tre inchieste, svolte
parallelamente al workshop
vero e proprio, che si
concentrano su alcuni “focus”,
indagati con una ricerca scritta
e un reportage fotografico.
“Modernariato”, dunque,
perché il nostro sguardo ha
scelto di concentrarsi su tre
luoghi simbolici costruiti fra gli
anni ‘50 e ‘60, che condensano
in sé un passato fatto di
modernismo, razionalismo
architettonico, fiducia nel
progresso: il Palazzo degli
Uffici, in piazza Biade, (ri)
costruito nel 1959 come cuore
della burocrazia comunale;
la torre Everest, l’edificio più
alto della città con i suoi 17
piani, passato in quarant’anni
da condominio d’elite a
simbolo di un “degrado”
sbandierato sui giornali;
infine la zona industriale
di Vicenza Ovest, dove
convivono schizofrenicamente
le cattedrali della produzione
manifatturiera fordista e
i locali del divertimento
notturno. Tre spaccati di
una modernità appannata
e contraddittoria, edifici
concepiti secondo standard e
utilizzi spesso superati, eppure
da guardare con rispetto in
quanto segni architettonici
di un’epoca al tramonto:
l’epoca dell’espansione
urbana, del boom economico,
dell’automobile. Costruzioni e
aree dotate ancora di grande
vitalità, attraversate o solo
guardate – di solito con occhio
distratto – da migliaia di
persone ogni giorno. Oggetti di
modernariato urbano in cerca di
una seconda chance, che forse
meritano un destino diverso dal
finire su una bancarella in attesa
del miglior offerente.
10
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speciale
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numero
11
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speciale
132 del17 gennaio 2009
numero
Il brutto anatroccolo
di Piazza dei Signori
di Giulio Todescan
È
il brutto anatroccolo, il fratello
povero, il vicino più stretto del
gioiello palladiano, la Basilica, e forse
per questo destinato a non essere notato. Discreto, se lo indichi alla gente
in piazza quasi nessuno sa nemmeno
come si chiami. E infatti il nome non
ha nulla di intrigante, nessuna discendenza nobiliare ma pura e semplice
funzione: il Palazzo degli Uffici. Occupa il lato sud-est di piazza dei Signori,
tutto il lato ovest di piazza Biade, e si
affaccia sulla corte dei Bissari con una
griglia di finestroni e cemento armato:
nel 2009 compie cinquant’anni esatti,
ma a nessuno è venuto in mente di
celebrare la ricorrenza. Nemmeno gli
assessori che vi lavorano ogni giorno
lo sapevano. Quanto poco è notato,
tanto più il Palazzo degli Uffici è paradossalmente uno spazio utile, vissuto
ogni giorno da centinaia di dipendenti comunali e da migliaia di cittadini
che si recano all’anagrafe ospitata al
piano terra: una proporzione inversa
a quella della vicina Basilica, grande
salone cavo dove nessuno mette mai
piede, celebrato e fotografato da ogni
angolazione.
Sabato 29 agosto 1959, mattina: «con
semplice e breve cerimonia», scrivono i giornali locali, l’allora sindaco
Antonio Dal Sasso procede al taglio
del nastro del nuovo Palazzo, «soffermandosi con particolare attenzione
ad osservare gli impianti meccanizzati, il razionale arredamento degli uffici
e i servizi di collegamento». Il 18 marzo di 14 anni prima, un’incursione
aerea Usa aveva raso al suolo i muri
che dal 1200 ospitavano l’attività amministrativa della città. Pochi giorni
dopo l’inaugurazione, comunque, la
stampa archiviava sbrigativamente il
nuovo edificio (che in gran parte ricalca il vecchio palazzo della Magistratura, salvo che nella nuova versione il
portico su piazza Biade ha dodici arcate anziché dieci) e lanciava l’allarme
sulla vicina Domus Comestabilis duecentesca «in completo abbandono».
«Non vogliamo qui riaccendere la
polemica in merito alla ricostruzione
delle fabbriche di piazza» aggiunge
pungente l’articolo.
Non è difficile immaginare il moti-
vo delle polemiche: sotto l’involucro
finto-neoclassico il Palazzo degli
Uffici ha un massiccio telaio di cemento, che proprio sul lato rivolto
verso la Basilica si mostra in tutta
la sua sfrontatezza. «La facciata è
stata modulata da una serie di aperture a vetri intercalate da fasce verticali rivestite di marmo, allo scopo
di dare la massima luminosità agli
uffici interni – recita un opuscolo
dell’ufficio stampa comunale del ‘59
-. Tale realizzazione, pur staccandosi
nettamente dallo stile dello storico e
monumentale contorno, riesce tuttavia ad inserirvisi con una nota di particolare modernità e funzionalità».
Troppo ottimismo: quella facciata,
oggi punteggiata da condizionatori,
non poteva non destare scandalo in
una Vicenza ferma all’adorazione del
totem palladiano.
Dietro quelle vetrate trovarono posto gli uffici tecnici del Comune, affamati di spazio: «Quanto all’ufficio
tecnico, si poteva finora citare il proverbio che afferma avere i calzolai le
scarpe sempre rotte, ma ora ha una
sede decorosa e funzionale, questo
servizio che si amplia non solo con
l’incremento delle attività edilizie,
ma anche per le nuove funzioni in
relazione al Piano Regolatore» disse
allora il sindaco. L’anagrafe fu potenziata grazie alla meccanizzazione:
ogni cittadino aveva delle targhette
metalliche intestate a suo nome con i
sui dati personali, una per l’anagrafe,
una per lo stato civile, una terza copia
veniva stampata per le liste elettorali
(oggi, 2009, il catalogo dei residenti riempie due macchine-schedario
alte almeno tre metri e profonde
chissà quanto). I tempi per avere un
documento crollarono da due giorni
a un minuto.
Il nuovo Palazzo si proponeva addirittura di estirpare i pregiudizi sui
lavoratori pubblici eterni frustrati
(tornati oggi molto di moda): «Colui
che, leggendo certe pagine di Gogol o
di Balzac, pensasse che gli impiegati pubblici di oggi siano ancora con
le mezze maniche e gli occhiali sul
naso, sarebbe lontano dalla realtà –
si legge nell’opuscolo - Se ciò poteva
essere vero, forse, una volta, ora non
lo è più: il migliorato trattamento
economico dei dipendenti, il moderno ambiente in cui essi lavorano, i
mezzi tecnici di cui si avvalgono hanno apportato una nuova atmosfera
nel personale della nostra Amministrazione». Oggi fra gli impiegati
prevale una certa indifferenza. Il
posto non è brutto, ma ad esempio
manca un parcheggio comodo nelle
vicinanze. Gli spazi, in particolare al
terzo e quarto piano, sono diventati
insufficienti, e l’Amministrazione
pianifica di spostare gran parte degli
uffici nel vecchio tribunale di Santa
Corona.
Finito il restauro in Basilica, il salone
degli Zavatteri, ora chiuso, diventerà
un passaggio aperto, e lungo la corte
dei Bissari saranno sistemate biglietteria e ascensori: il nuovo ingresso
del grande
salone palladiano. Il nuovo ruolo del
Palazzo degli Uffici dovrebbe essere
collegato a questa nuova disposizione, ospitando spazi di servizio alla
Basilica, museali o meno, comunque
aperti a un uso pubblico. Come nel
1990 aveva previsto Renzo Piano,
che immaginò un auditorium sotterraneo da ricavare sotto l’anagrafe.
Il lato che non ti aspetteresti è quello
di sopra: nell’attico che da su piazza
dei Signori, al quarto piano, vive da
quarant’anni Alfonso Bortolani con
la moglie. Dal 1965 Alfonso è il custode del palazzo: ha visto passare
nove sindaci, e dal 1970 gli è stato
assegnato l’appartamento forse con
la vista più spettacolare di Vicenza.
In origine gli attici erano quattro,
poi tre se li sono mangiati gli uffici.
«Qualche amministratore avrebbe
voluto cacciarmi da qui qualche anno
fa. Sarà stata invidia». Ora Alfonso è
in pensione, ma controlla ancora, a
fine giornata, che luci, computer e
porte siano chiusi a dovere. «Non ho
mai avuto una macchina. Sono nato
alle Barche, e ho lavorato e poi vissuto al Palazzo degli Uffici. Una vita di
sacrificio 24 ore su 24, mi svegliavo
alle cinque per accendere le caldaie»
racconta. «Una notte, nel ‘78, qualcuno lanciò delle molotov dentro
all’anagrafe. Io fortunatamente stavo girando le sale, me ne accorsi in
tempo e chiamai i pompieri. Il giorno dopo, ricordo che il Real Vicenza
vinse 4 a 3 contro la Roma». Quando
andò in pensione, Bortolani ricevette una medaglia d’oro per il servizio
reso al Comune. Presto anche il Palazzo degli Uffici andrà in pensione,
dopo cinquant’anni di onorato servizio. «Speriamo che facciano delle
mostre, qualcosa per i giovani – dice
Alfonso – Un albergo no, deve restare un luogo aperto a tutti. Un palazzo
così...»
Foto di Marco Zorzanello
Costruito con molte polemiche 50 anni fa, il palazzo
oggi vive nell’indifferenza di dipendenti comunali e
cittadini che lo frequentano.
Con qualche problema di spazio e un custode che
dal 1965 vive in uno degli attici più belli della città
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cultura
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ViPiù
cultura
Una Soffitta sempre aperta
La storica scuola di pittura ha da poco ampliato orari di apertura
e corsi. Il presidente Piazza: “Siamo come un porto, aperto a tutti,
in cui ogni allievo può rafforzarsi nel suo percorso artistico”
di Andrea Fasulo
“R
icordate che l’arte è cosa
seria e difficile e prevede
da parte di chi la esercita assoluta umiltà e grande costanza”: gli
insegnamenti del Maestro Otello
De Maria sono costantemente alla
base delle attività di questo ormai
storico circolo di pittura. Forse
risuonano ancora nelle orecchie
degli allievi più anziani che ebbero l’onore di conoscerlo e magari
di sperimentarne i giudizi spesso ruvidi ma sempre giusti. “La
Soffitta”, fondata dal compianto
maestro nel 1957 e da lui diretta
fin quasi alla sua morte avvenuta
nel 2005, può fregiarsi del titolo
di prima scuola d’arte di Vicenza
per fondazione. Solo un mese fa la
mostra per celebrare il 51° anniversario, allestita presso i chiostri
di S. Lorenzo e la biblioteca “La
Vigna” e intitolata significativamente “Raccolta 51”.
Nata allora come scuola di pittura l’associazione mantiene ancora
oggi fermamente l’impegno ad essere in primo luogo centro formativo. E chiunque si sia interessato
di pittura all’ombra dei colli Berici
non può non aver messo piede al-
meno una volta o essere entrato
in contatto in qualche modo con
il circolo che ha sede in Corso Padova. Tra le sue mura e il grande
laboratorio illuminato dalle ampie
finestre trovano posto pittori già
maturi accanto ad un buon numero di allievi, giovani e meno giovani. Sono in 62 a popolare le sale
della scuola. Ci sono ragazzi alle
prime esperienze che decidono di
investire in un futuro all’insegna
dell’arte, persone che hanno sempre amato dipingere ma che chiedono di avere gli strumenti per
farlo bene, pensionati che decidono di ritirare fuori la tavolozza dal
cassetto. Ora che è aperto tutte le
mattine (fino a qualche anno fa lo
era solo nei weekend) si viene per
trovare un cavalletto, impugnare il pennello ed immergersi nel
lavoro, per frequentare i corsi in
alcuni giorni della settimana, per
discutere di arte e ritrovarsi con
persone che coltivano la stessa
passione.
I corsi sono aumentati di numero
col tempo e grazie alla disponibilità degli insegnanti: al sabato il
prof. Sandro Faggionato, docente
del liceo artistico cittadino e direttore artistico dell’associazione,
tiene il corso di composizione pittorica. In altri giorni si tengono
lezioni di pittura ad olio, di nudo
con modella, di acquerello. Prossimamente si penserà a corsi di
| Alcuni momenti dell’attività della Soffitta
doratura, di lavorazione della carta e di modellazione della creta.
Ovviamente non ci si ferma al solo
insegnamento: ogni anno si organizzano mediamente 2 o 3 mostre
collettive e personali in cui gli allievi hanno la possibilità di mettersi alla prova affrontando il giudizio del pubblico. E poi l’adesione
alle iniziative artistiche e culturali
della città e della provincia, come
in occasione di “Montmartre a Vicenza”, del “Festival Biblico” o di
mostre che si sono tenute a Schio,
Thiene, Bassano, Quinto Vicentino, Altavilla.
Una fervida e intensa attività, sintomo dell’impegno ad espandersi
nel territorio e della vitalità che
caratterizza ancora, dopo più di
cinquant’anni, questa realtà tutta vicentina. Il tutto vivendo solo
delle proprie risorse, quindi grazie
alle iscrizioni. “Tantissimi pittori
hanno frequentato la nostra scuola nel corso degli anni” spiega Davide Piazza, presidente del circolo
da 6 anni, a sua volta pittore e con
un passato da assessore ai servizi
sociali nella giunta guidata da Enrico Hüllweck. “Siamo come un
porto, aperto a tutti, in cui ogni allievo può rafforzarsi e proseguire
nel suo percorso artistico. Siamo
molto attenti a stabilire percorsi
individuali, proprio perchè ognuno possa individuare il suo stile”.
Cercando magari di smarcarsi un
po’ da quello stile, dettato anche
dall’impronta del fondatore, che
fino a pochi anni fa era considerato molto riconoscibile e accostabile a quella che può considerarsi
una classica scuola figurativa.
Oggi, anche grazie agli allievi più
giovani, c’è più varietà di linguaggi e si toccano anche l’informale e
l’astratto o tecniche come il collage e la stampa ad inchiostro tipografico. “Siamo una scuola, ma
siamo consapevoli del fatto che
l’arte non si può insegnare. Possiamo insegnare la tecnica, come
impastare i colori e come stender-
li, ma se non c’è talento e passione
innati difficilmente ci si può esprimere bene. Il maestro De Maria
insegnava che sono necessari
tanto lavoro e visione d’insieme”
ricorda Piazza. Che poi bacchetta
l’attuale amministrazione per la
poca attenzione concessa alla cultura: “Dispiace che nessuno della
giunta si sia fatto vivo all’inaugurazione della nostra mostra il 12
dicembre scorso. L’anno scorso
avevamo avuto la presenza del
sindaco. Temo che la cultura sarà
la cenerentola delle preoccupazioni del Comune per il futuro”. Ma
il futuro per ora sembra roseo, visto che gli iscritti aumentano e le
iniziative non mancano. E grazie
all’esperienza maturata nei primi
cinquant’anni di vita magari si
guarderà ai prossimi con sguardo
ottimista. Aspettando, perché no,
che passi di qui un nuovo Otello
De Maria a scrivere una nuova
pagina nella storia della pittura
vicentina.
cultura
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Una turandot in chiaroscuro
Al teatro comunale si è aperta la stagione dell’opera
Un appuntamento atteso da cinquant’anni,
ma che non ha convinto tutti
di Roberto Zaffonato
di Henning Brockhaus è di quelle che
lasceranno perplessità e susciteranattesa è finita. Finalmente, a
no i giudizi i più disparati: sul palco si
cinquant’anni dall’ultima staè visto un carrozzone da circo, gente
gione operistica, Vicenza ritrova l’apdi periferia come la si poteva vedere
puntamento con la grande lirica. Per
nella prima metà del Novecento e un
la “prima” è stata scelta la Turandot
clawn che d’improvviso ipnotizza la
di Giacomo Puccini, in omaggio per
gente trasformandola in mandarini,
l’anniversario dei 150 anni dalla naguardie di Pechino, maschere, danscita del musicista. La regia è stata
zatrici, draghi, in un immaginario
di Henning Brockhaus, la produziomondo fantastico. L’opera, infatti, è
ne del Teatro Sociale di Rovigo, con
tratta da una fiaba, un dramma dello
l’orchestra della Filarmonia Veneta
scrittore Gozzi, la cui protagonista è
diretta da Olver von Dohnanyi e il
una crudele e glaciale principessa la
coro del Teatro Sociale di Rovigo dicui mano può essere conquista solo
retto da Giorgio Mazzucato, il tutto
grazie alla soluzione di tre indovinelli
sotto la direzione artistica dell’Or(ma se il corteggiatore fallisce finichestra del Teatro Olimpico di Visce sotto la scure del boia). La sfida
cenza. “Stiamo vivendo una serata
riuscirà ad un ignoto principe che
veramente speciale – ci racconta Resaprà far tornare l’amore nel cuore
anto Pirolo, uno degli esponenti del
della Principessa. Ed è proprio quecda dell’Oto qualche minuto prima
sto aspetto fiabesco che il regista ha
dell’inizio dello spettacolo -. Dopo
voluto sottolineare, prendendo un
cinquant’anni la città merita questo
personaggio circense (il clawn) al di
appuntamento: Vicenza ha sempre
fuori della tradizione e dai libretti dei
dimostrato feeling con il bel canto e
fidi di Puccini Adani e Simoni, e renlo dico non solo riferendomi al pasdendolo protagonista
sato, ma per testimodall’inizio alla fine dei
niare che il teatro nuotre atti, soffocando un
vo è nato proprio nel
pò gli altri principali
percepire
l’esigenza
interpreti.
della gente che in tutComunque
elevata
ti in quest’anni ne ha
Ottimi
coro
professionalmente
sentito la mancanza.”
e
orchestra.
l’orchestra,
diretta
Sulla falsa riga anche
magnificamente dal
il commento del diret- Qualche
maestro Olver von Dotore generale dell’Oto perplessità
hananyi; convincente
Roberto De Maio: “La
la voce di Liù che fa
soddisfazione è enor- sulla regia
emergere un amore
me, il teatro è esaualtruista verso il prinrito da tempo. Già i
cipe ignoto (il soprano Chiara Angelsegnali della risposta dei cittadini
la diplomata in canto e musica vocale
di Vicenza e, non dimentichiamolo,
al Conservatorio G.Verdi di Milano),
anche della Provincia, si erano visti
anche se scenicamente e fisicamente
con il concerto di fine anno con tutti
non adatta al ruolo, forse anche per
i 900 posti della Platea e del ridotto
colpa dei costumi. Impeccabile il
(con maxi schermo) esauriti”.
Timur (Danilo Rigosa), il padre del
Ma veniamo allo spettacolo. La Regia
L’
| I protagonisti della Turandot andata in scena al Comunale
principe ignoto,(a sua volta interpretato dal Bulgaro KamenChanev),
un pò statico nelle movenze, e nella
dizione ma puntuale negli acuti e nei
toni in generale, con il “..un Nessun
dorma...” applaudito con convinzione dalla platea. Turandot, (soprano
Lisa Livingston) la perfida principessa divenuta crudele verso tutti gli
uomini per aver assistito da bambina alla violenza da parte di un uomo
verso una sua ava, è stata all’altezza
delle attese: irruenta nei primi duetti con il principe misterioso, per poi
diventare mano a mano più umana
anche nella vocalità, fino a lasciarsi andare come detto all’amore per
Calaf. Immedesimati nella parte
dei mandarini della Principessa le
maschere Ping, Pong e Pang (Valter
Franceschini, Max-Renè Cosotti,
Cristiano Olivieri) sufficienti voci
tenorili e baritonale, senza lode né
affanno, e nel secondo atto molto
umani, stanchi delle continue esecuzioni di taglio di teste da parte della
Principessa e desiderosi di ritornare
alla vita tranquilla di una Cina lontana. Alla morte di Liù, nel terzo atto,
tutto per incanto si trasforma come
all’inizio dell’opera, con i personaggi che si spogliano dalle vesti cinesi
e ritornano occidentali, con tanto di
sindaco a testimoniare l’amore tra
Calaf e Turandot. Alla fine applausi
per tutti, comparse comprese, a conferma della fame d’opera della città.
Uno spettacolo che però non ha accontentato il palato fine di un critico
pucciniano come Remo Schiavo. Il
professore va controcorrente e salva ben poco della manifestazione,
orchestra e coro a parte. “Pessima la
regia - attacca-, che con Puccini non
ha niente a che fare. Censurabili pure
i cantanti, scenicamente goffi e non
all’altezza di una prima così importante. Le Turandot di una volta erano un’altra cosa – ribadisce -, e poi
in giro ci sono cantanti italiani veramente bravi, senza andare a scritturare artisti stranieri.”
Soddisfatti, invece, Luigina ed Emilio, una copia di sposi di Creazzo che
fra tre anni festeggeranno le nozze
d’oro: finalmente, dopo un mezzo
secolo, sono riusciti ad assistere ad
un’opera a Vicenza, quando un tempo lontano erano sempre presenti al
Teatro Verdi.
I libri d'artista
di Lia Malfermoni
È stata inaugurata in questi giorni,
alla casa del Palladio, la mostra “Libri d’artista” di Lia Malfermoni, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune.
Lia Malfermoni inizia a dipingere a
"La Soffitta” sotto la guida di Otello
De Maria e continua i suoi studi di
pittura alla Scuola internazionale di
grafica di Venezia. Dal 2000 al 2002
frequenta i corsi annuali di libro d’artista nella stessa scuola. In Germania
studia xilografia (Böhlen), pittura
(Berlino) e installazione (Lipsia)
Insegna e si è specializzata in educazione alla comunicazione visiva.
Conduce laboratori creativi per
scuole, pubbliche amministrazioni
e per l'Università di Padova. Ha collaborato con case editrici, fanzine,
compagnie teatrali, gruppi musicali
e associazioni. Ha esposto in Italia e
all’estero, ottenendo più volte premi
e segnalazioni.
La rassegna sarà aperta al pubblico
da sabato 17 gennaio a domenica 8
febbraio, ad ingresso libero.
movida
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numero
ViPiù
movida
Cardullo in Paradiso
Cantautore romantico e versatile, Fabio Cardullo
ha appena autoprodotto il primo cd “Il Paradiso è qui”
Una musica che mescola verve polemica
e allegre melodie rock
di Francesca Danda
C’
è uno strano personaggio che
si aggira per il Vicentino. Scrive canzoni giorno e notte in quel di
Montecchio, lanciando strali pungenti ma gentili contro tutto quello
che non funziona. E di tanto in tanto
trova pure il tempo di farle ascoltare.
Si chiama Fabio Cardullo, che Bracco (quello dei Giaguari) ha definito
il “Don Chisciotte padano”. Lui preferisce pensare a se stesso come ad
un cantautore, ma con un’accezione
particolare: «Cantautore è colui che
scrive, interpreta e vive la propria
musica. Altrimenti si è la semplice
somma di autore e performer». 31
anni, un lungo percorso di formazione musicale alle spalle (pianoforte,
chitarra, canto) ed innumerevoli collaborazioni (Flebo Stabile, Skavesà,
Bracco & i Giaguari, Baon Bande,
Davide Peron…), Fabio è il ritratto
sputato dell’artista in senso romantico: ossessionato dall’esprimere la
sua interiorità in musica come vitale necessità, in imbarazzo di fronte
ad un’intervista, ma soprattutto refrattario alle logiche commerciali e
promozionali del mercato musicale.
«Avrei bisogno di un agente, anche
solo per fissare date nei locali…»
scherza.
In realtà negli ultimi tempi lo si è visto parecchio in giro per la provincia
tra Sartea, Jazsbò, Presidio, Mesa.
Un tour nostrano che lo vede impegnato con la Fabio Cardullo Band,
assieme a Lorenzo Orsini al basso,
Massimo Marcante alla batteria e
le coriste Carla Cavaliere, Adriana
| Fabio Cardullo
Gli appuntamenti
Marzotto e Veronica Zatti, per presentare il cd di esordio “Il Paradiso
è qui” (autoprodotto e pubblicato a
fine 2008). Il repertorio proposto,
tutta farina del suo sacco, è un insieme di canzoni impertinenti e realiste.
Testi incentrati su di un’ironica e polemica vicentinità (“Fiera dell’Oro”,
“Dal Mulino”) e su tematiche civili
ed esistenziali d’indubbia universalità, ma melodie che ti spiazzano,
attingendo allegramente dal rock, il
pop, lo ska, il tango.
«Etica forte, immagine gaia: questo
è il mio motto da sempre» ci spiega.
Come dire, solo attraverso una forma
disimpegnata, piacevole e che non
intimorisce è possibile trasmettere
contenuti? «Non voglio affermare
delle verità. È solo il mio stile» ribatte. Quasi che l’esigenza irrefrenabile
dell’atto creativo sia già un fine di per
sé, sostanziale e preminente rispetto
alla possibilità di stabilire un canale
di comunicazione con un pubblico.
Che però apprezza, dato l’affolla-
mento divertito ai suoi concerti. E
la domanda nasce spontanea: il cd,
lo state spingendo? «Non proprio.
Questo disco non è un punto di partenza, ma di arrivo. È un sentito ringraziamento alla musica e alle persone che con me l’hanno condivisa ».
Della smania di sfondare tipica di un
musicista, insomma, non c’è traccia?
«Credo di no. Anche se il mio più
grande desiderio è potermi dedicare
a tempo pieno alla musica, che è la
mia vita. Ecco perché ho bisogno di
un agente…». Nel prossimo futuro
Fabio si esibirà con generosità. Il 24
gennaio a Camisino di Caltrano con
Davide Peron, ospiti dell’associazione “Le Città Visibili”, il 7 febbraio al
teatro S. Pietro di Montecchio con
il progetto Ambaradan, assieme ai
ragazzi diversamente abili della cooperativa “Piano Infinito”, e poi Birracrua, Bar Astra, Bar Bukowski di
Valdagno e tanti altri appuntamenti.
Siamo proprio sicuri che gli serva un
agente?
sabato 17
IO SONO SAVIANO
Teatro RidottoRemondini - via Ss.
Trinità (Bassano del Grappa), ore 17
Lettura pubblica di Gomorra con
contributi audio, video e musicali
(E.drunks e Eterea)
Free entry
sabato 17
LUBJAN
Nuovo Bar Astra – contrà Barche 14,
ore 19
Concerto aperitivo – folk rock
acustico
Free entry
sabato 17
SMAKO AKUSTIKO
Bar Sartea – corso Ss. Felice e
Fortunato 362, ore 21
Concerto rock acustico
Free entry
sabato 17
AISI DISI
Sabotage Bar – viale dell’Industria 12,
ore 22
Concerto tributo AC/DC
Free entry
sabato 17
YOUR HERO
Totem Club – via Vecchia Ferriera
135, ore 22.30
Concerto rock + serata club
Free entry fino alle 22.30
sabato 17
SANT’ANTONIO STUNTMEN +
FRANKY FOUR FINGERS
Spazio Arcadia – via Paraiso 36
(Schio), ore 21
Concerto stunt’n’roll + concerto indie
Riservato soci Arci
mercoledì 21
MADRE TIERRA
Panic Jazz Club – piazza degli Scacchi
(Marostica), ore 22
Omaggio jazz ai ritmi e alle melodie
della musica sudamericana
Free entry
giovedì 22
THIS TWO
Il Borsa Caffè – piazza dei Signori 26,
ore 21.30
Live set con doppia chitarra e voce
Free entry
giovedì 22
AKUSTICALMA
Birrificio Birracrua – strada vicinale
Montecrocetta 6, ore 22
Concerto rock acustico
Free entry
venerdì 23
LE SOLEIL, PARIS
Yourban Music Lab – via 51° Stormo 3
(Thiene), ore 22
Vita e parole di Rimbaud e Morrison
in musica, video, immagini ed
interpretazioni. Con gli Eroma,
Fabio Ferrando, Manuel Baldini e
Gianfranco Trappolin
Riservato soci Arci
venerdì 23
ALTERNATIVE NIGHT
Smallville – via Zamenhof 26, ore 22
Concerto dei Radio Sboro + disco
Ticket (5 euro)
movida
132 del17 gennaio 2009 pag17
numero
Vita dura per gli irregolari di Svezia
Popcorn
Una ragazza orientale punita per aver disonorato la famiglia, una donna
in carriera picchiata dal marito, un amore omosessuale che scatena la violenza
Tre storie “irregolari” per raccontare un paese solo apparentemente moderno
di Luca Matteazzi
I
primi cinque minuti potrebbero fare la felicità di un leghista. Raccontano la vicenda di
Nina, figlia maggiore di una numerosa famiglia di origini orientali. Quando il padre sospetta
che lei possa avere rapporti con
un ragazzo – infangando così
doppiamente l’onore della famiglia: perché perde la vergi-
nità e perché sceglie fuori dalla
‘tribù’ – decide di punirla con
la morte, per riscattare appunto
l’onore familiare e per insegnare
ai fratelli e alle altre sorelle ‘il
rispetto delle regole’. Ma subito
ci spostiamo a casa di Carina,
bionda e svedese, brillante giornalista, ma succube di un marito
anch’egli svedese e professionalmente affermato, ma violento, stupido e misogino. Saranno
necessarie molte botte e molte
umiliazioni, per decidere Carina
a trovare il coraggio di reagire,
facendo anche della propria storia personale una chiave di liberazione collettiva. Terza storia è
quella di Aram, proprietario di
un ristorante. Aram è ‘maschio’,
e dunque al riparo da attacchi
misogini, ma è anche innamorato di Per, uno degli uomini della
sicurezza, e sarà questo a scatenare la violenza feroce di un
gruppo di teppisti.
Tre ‘irregolari’, dunque, i protagonisti di questo film. Non nel
senso che ciò che fanno è irregolare, ma perché così viene visto dalla società che li circonda,
‘tribale’ nel caso di Nina, niente affatto ‘moderna’ ed emancipata come pretenderebbe di
essere nel caso di Carina o di
Aram. Uno sguardo interessante, perciò, quello di Nilsson, ma
che non è sorretto da una corri-
| Scene di Racconti da Stoccolma
spondente finezza stilistica e da
un adeguato mestiere. Troppo
spesso il racconto diventa didascalico in modo irritante, quasi
si stesse assistendo ad una lezione di ‘didattica della convivenza
umana’, e battute e situazioni
sono troppo spesso dichiaratamente esplicite e edificanti. Di-
venta inevitabile il richiamo al
moralismo spocchioso ed intollerabile delle Scene da un matrimonio di I. Bergman (1973), i
cui echi, evidentemente, ancora
risuonano nel cinema svedese.
Racconti da Stoccolma,
A. Nilsson,
Germania/Svezia, 2008
Pane, vino e violenza
La vita di ieri secondo Enzo Bianchi
Sul comodino
Il teologo racconta senza facili nostalgie la propria giovinezza nelle campagne del Monferrato:
una vita dura e aspra, ma al tempo stesso ricca di valori
di Giovanni Magalotti
“Il pane di ieri” di Enzo Bianchi
è, prima di tutto, un libro autobiografico: l’autore, giunto alle
soglie dell’anzianità, esplora il
proprio vissuto per scoprirne gli
ancoraggi profondi. In questa
ricerca si materializzano scenari
fisici, storie e volti della memoria, restituiti al lettore con una
scrittura intensa, a tratti persino
sensitiva, che sa renderne atmosfere, colori e sapori secondo
modalità pittoriche di grande
efficacia.
Ma a questa dimensione si sovrappone subito quella della ricerca intelligente del significato
della tradizione. Qui l’autore
è molto attento a non cadere
nella trappola della nostalgia,
seguendo un impulso che sembrerebbe abbastanza naturale
nell’anziano, soprattutto se disorientato dalle contraddizioni
del presente. Bianchi riconosce
che, al tempo della sua giovinez-
za, nella campagna monferrina
esisteva la realtà della miseria
“e per tutti la vita era dura: dura
per l’isolamento in cui si viveva
nelle cascine, dura per l’asprezza di una cultura intransigente
in fatto di morale e austera nelle
sue manifestazioni. […] In molte
famiglie c’era di fatto una violenza verbale e psicologica, prima
ancora che fisica, difficile oggi
da immaginare, specie per quanti amano idealizzare l’autentica
vita di campagna e tesserne le
lodi”. Ciò non impedisce all’autore di cogliere in quel paesaggio
una sapienza di regole, di rituali, di
valori importanti
per affrontare il
mestiere di vivere anche in tempi
difficili. In questa
cultura sono soprattutto il pane, il
vino, l’olio, il sale,
la mensa, l’accoglienza dell’amico
e anche del forestiero, la festa, ad esprimere
simbolicamente il senso dell’incontro dell’uomo con la natura
e con le persone.
In questa riflessione affiora a
tratti anche la
sensibilità del teologo, del biblista, del monaco
e dell’esperto di
umanità che il
pubblico italiano
(e non solo) ben
conosce.
Enzo Bianchi,
Il pane di ieri, Einaudi,
118 pp., € 16,50
sport
132 del17 gennaio 2009
numero
19
pag
ViPiù
sport
Tempo di scelte
Un Vicenza così non si vedeva da tempo. Ma se la dirigenza vuole
davvero tentare la scalata alla massima serie dovrà colmare alcune
lacune. Intanto fioccano le offerte per Sgrigna
lo 0-1 hanno cominciato a premere, fino al gol da cineteca (per
la verità in odore di fuorigioco)
di Alessandro Sgrigna che ha riportato la partita in equilibrio.
di Francesco Cavallaro
Dalla tribuna stampa due, cioè
dalla tribuna centrale (per noi
non c’è posto fra i giornalisti che
l cuore dice che questo potrebpossono utilizzare un tavolino),
be essere davvero l’anno buola sensazione è che la squadra
no. La mente dice che no, a fine
abbia assorbito come una spugna
stagione il Vicenza non salirà in
i dettami di mister Angelo Greserie A. Da un lato sono troppe e
gucci. Buoni i movimenti senza
troppo blasonate le altre pretenpalla, l’abc per giodenti (Livorno, Bari,
care un buon calcio,
Parma, Empoli, Sasbene anche la fase di
suolo); dall’altro i
palleggio. Così così
biancorossi hanno
invece negli ultimi
una panchina mol- La squadra
25 metri; allorché i
to corta. Tuttavia
ha
assorbito
centrocampisti resu una cosa anima
cuperano il pallone a
e cervello del tifoso gli schemi di
metà campo spesso
sono d’accordo: la Gregucci. Le
squadra di Greguc- manca qualcosa manca quel guizzo
vincente che porta
ci ha un carattere
davanti
l’attaccante davangrande così. Prenti alla porta: a quel
diamo ad esempio
punto per un bomla partita di sabato
ber di razza segnare è un gioco
scorso contro il Parma. Zanchi
da ragazzi. Non si può avere tute compagni si sono ritrovati in
to dalla vita, per adesso va bene
svantaggio dopo aver sprecato
anche così. Ma se la dirigenza
un mare di occasioni; eppure
intenderà sul serio tentare la
non si sono abbattuti. Anzi, dopo
I
scalata alla massima serie (l’anno prossimo?) occorrerà colmare
queste lacune.
Intanto godiamoci i biancorossi
in una posizione di medio-alta
classifica: una rarità negli ultimi cinque anni. “I ragazzi hanno
sempre fatto buone prestazioni –
commenta l’allenatore -; hanno
testa e gambe, fino ad ora posso
ritenermi molto soddisfatto. E
poi hanno dimostrato di potersela giocare con tutte. La classifica? Mi sembra buona. Non dobbiamo però cullarci sugli allori;
questa posizione va conquistata
giornata dopo giornata lottando
con il coltello fra i denti. I veri
risultati si raccolgono in settimana, durante gli allenamenti.
Il sabato si vede se abbiamo lavorato bene o meno”. Ogni volta che parla della sua creatura
Gregucci assume un’espressione
tipicamente paterna. Alla fine
della fiera è lui il vero coman-
Cassingena. Rimane il fatto che
dante all’interno dello spogliatolo stesso Sgrigna è ormai una
io; e il tecnico, da buon padre di
pedina fondamentale per lo
famiglia, si caratterizza per dare
scacchiere biancorosso, come
un’opportunità a tutti. “E ci manammette il vice presidente Gian
cherebbe – aggiunge -; mi piace
Luigi Polato: “Negli ultimi tempi
questo clima: tutti i giocatori vosi sta esprimendo al meglio delle
gliono farsi vedere. Mi mettono
sue potenzialità. E
in imbarazzo al mola dirigenza non può
mento di compiere
non tenerne conle scelte: per un alleto. Ce ne potremnatore è il massimo
della vita”.
Mi piace questo mo privare solo a
di un’offerta
Capitolo calcio merclima, con tutti fronte
irrinunciabile; ora
cato. E qui – forse
come ora non è in
– verranno i dolori i giocatori
atto nessuna trattanelle prossime set- che vogliono
tiva”. E quando lo
timane. Alessandro mettersi
dice gli cresce anche
Sgrigna, 28 anni,
in
mostra
il naso. I tifosi speè seguito molto da
rano che Sgrigna rivicino da Atalanmanga: è lui in queta, Cagliari, Chievo
sto momento che può cambiare
e Parma; la sua valutazione si
da un momento all’altro le partiaggira sui 3 milioni di euro. Si
te a favore del Vicenza. L’eterna
tratta di una cifra importante
promessa è scoppiata: stavolta
che potrebbe in qualche modo
definitivamente.
ingolosire il presidente Sergio
sport
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20
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Il ritorno del Derby
Volley
Domenica al PalaRewatt arriva Conegliano: attesi
centinaia di tifosi per il match tra le due squadre
venete di A1. Il sindaco Variati socio della Minetti
Prini...e ultimi
a cura di Roberto Prini telecronista Sky Sport
| Il sindaco con la squadra della Minetti
I
l 2009 del grande volley rosa
al PalaRewatt inizia con un
derby tutto da gustare, quello in
programma domenica 18 gennaio alle 17.30 tra Minetti Vicenza
e Zoppas Conegliano. Trovare
gli stimoli in vista della seconda
giornata di ritorno non è difficile,
dato che l’ospite in via Goldoni è
l’altra formazione veneta di A1; il
match promette già scintille dopo
il 3-0 per le trevigiane dell’andata. La classifica direbbe Zoppas,
che arriva dalla vittoria casalinga con Bergamo, ma la matricola
di coach Martinez non è riuscita
finora a mantenere fuori casa
lo stesso invidiabile ruolino di
marcia avuto tra le mura amiche.
Sugli spalti di via Goldoni è attesa una vera e propria invasione
da parte dei tifosi coneglianesi,
dato che sono circa 300 quelli già
annunciati. Ma saranno moltissi-
mi anche quelli biancorossi a tifare Minetti.
E se non bastasse come appello al
pubblico vicentino, un motivo in
più è dato dal probabile debutto
del nuovo acquisto Rachel VanMeter, l’opposta americana tesserata a tempo di record in settimana e chiamata ora a dare a una
mano alle biancorosse nella corsa
per la salvezza.
Socio illustre. La campagna di
partecipazione diffusa lanciata
dalla Minetti Vicenza ha raccolto nei giorni scorsi l’adesione del
sindaco Achille Variati. Il primo
cittadino è diventato a tutti gli effetti socio della squadra biancorossa di A1 che da undici stagioni
milita nel massimo campionato,
acquistando una quota dell’aumento di capitale così come già
fatto da alcuni imprenditori, da
associazioni locali come il Centro
Sportivo Italiano di Vicenza, dal
senatore vicentino Alberto Filippi e da molti privati, semplici
tifosi e appassionati della provincia e non solo. In ordine di tempo
l’ultimo a sottoscrivere una quota
è stato Francesco Di Bartolo, avvocato civilista oltre che scrittore
vicentino. “La Minetti è la squadra che porta in alto i colori della
città e il prestigio sportivo di tutta
la provincia - ha spiegato Variati
- ma è anche una realtà che implica un grande indotto economico
e turistico. Per questo motivo lo
scorso febbraio avevo salutato
con gioia il suo ritorno a Vicenza.
I risultati di una squadra possono
vivere di alti e bassi come succede nello sport, ma queste ragazze
hanno comunque bisogno di tifosi che stiano loro vicino, di sponsor che le sostengano e di soci che
diano sicurezza”.
C
omincia con la partita sulla carta
più equilibrata, la seconda giornata di ritorno di Findomestic Volley
Cup. Stiamo parlando di Unicom
Starker Kerakoll Sassuolo - Despar
Perugia. Le Unike stanno conducendo un gran campionato: sesto posto
in classifica ed una curiosa allergia
ai tie break. Sassuolo è infatti l’unica
squadra femminile e maschile di A1
ed A2 italiane senza aver mai giocato
un quinto set in questa stagione. Di
fronte una Perugia ondivaga (bene in
casa, male fuori) che ha pagato con
l’esclusione dalle Final Eight di Coppa Italia il difficile avvio di stagione.
Da valutare le condizioni della Foppapedretti, dopo l’inatteso ko di
Conegliano: Castellana non è tra gli
avversari più semplici da affrontare.
A proposito della Zoppas, al PalaRewatt si presenta una squadra bifronte, che lontano da casa offre il peggio
di sé, come a Novara in occasione del
Volley Day. Chissà che non sia una
buona notizia per la Minetti…
Scavolini-Famila rischia di diventare
la partita col divario maggiore della
stagione o se preferite, la più corta
del campionato. Chieri, nonostante il
cambio della guida tecnica, non sembra in grado di andare oltre lo 0-3
contro Pesaro. Poco equilibrio sulla
carta anche fra Busto Arsizio e Pavia:
la Yamamay con l’arrivo di Ritschelova ha una marcia in più. A rischio
la missione-Santeramo per Jesi: il
Monte Schiavo soffre certe trasferte,
mentre la Tena vuole fare punti per
tenere lontana la zona retrocessione.
Infine Novara-Cesena: in casa l’Asystel viaggia a ritmo scudetto, fuori
Cesena ha vinto finora solo due set.
Fate voi…
dalla parte del torto
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22
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La favola del capitalismo “buono”
Il giornalista Smiderle sostiene che la colpa della crisi non sia del sistema,
ma di qualche suo sconsiderato approfittatore. Niente di più falso
di Alessio Mannino
S
iamo solo all’assaggio di una
crisi che devasterà le vite di
milioni di italiani, e c’è già chi si
prodiga a scagionare il sistema che
l’ha originata. Lo ha fatto, ad esempio, Marino Smiderle sul Giornale
di Vicenza (“Le vittime del sistema
capitalistico”, 10 gennaio 2009).
L’editorialista, esperto di cose economiche e “libertario” quanto a
idee politiche, ha diligentemente
preso in esame il caso Madoff, una
gigantesca truffa borsistica che ha
innescato danni a catena fino a provocare suicidi e misteriose scomparse di affaristi in mezzo mondo.
Come dire: anche i ricchi piangono,
anzi, addirittura si ammazzano,
come un disperato qualsiasi finito
sul lastrico. E così, se siamo tutti
sulla stessa barca, non dobbiamo
prendercela con la barca, ma con
chi l’ha guidata alla deriva: «Tutta
colpa del capitalismo? No, colpa
dei capitalisti», conclude Smiderle.
La balla di Smith
I difensori d’ufficio del sistema abbiano il buon gusto di escogitare
qualcosa di meglio, oltre a citare un
episodio, per quanto macroscopico, di alta ingegneria criminalfinanziaria, nell’intento di salvare
la fatiscente baracca capitalistica.
Scrive il novello Adam Smith: «Il
capitalismo è un sistema che cerca
di sfruttare la somma dei naturali egoismi individuali per indirizzarne la forza dirompente verso
un interesse generale, collettivo».
Sarebbe ora di confessarlo: questa
è una grandissima panzana. Se la
matematica non è un’opinione,
due egoismi non fanno un altruismo. In altri termini, l’idea per cui
l’interesse particolare di un individuo, scontrandosi con l’interesse
di un altro (la tanto osannata
“concorrenza”), generi un magico
e imperscrutabile equilibrio a vantaggio di tutti è, prima ancora che
smentita dalla Storia, una balla. La
mano invisibile del mercato non è
mai stata invisibile, al contrario: c’è
sempre stato qualche gruppo industriale o bancario che ha assunto
una posizione dominante, ammanicandosi con la politica e perseguendo sistematicamente l’obiettivo
di assoggettare il proprio ambito,
con monopóli od oligopóli. Il liberismo è, esattamente come il socialismo suo nemico, un’ideologia,
fondata su presupposti di fede,
su assiomi non dimostrati. A
ottant’anni dal crack mondiale del
’29 non abbiamo imparato niente,
e per soprammercato le nutrite
schiere degli ideologi liberisti continuano a propinarci la storiella
dell’egoismo benefico, spacciando
un meccanismo intrinsecamente
razziatore come un paradiso di felicità.
Felicità speculativa
Smiderle dice proprio così, “felicità”: «Questo è un sistema che
sfrutta gli egoismi individuali e cerca di trarne giovamento globale. Di
meglio non c’è, e le periodiche crisi
che lo investono sono il salatissimo
prezzo da pagare per continuare
a far viaggiare questo treno verso
un’utopia chiamata felicità». Almeno la chiama utopia. Ma dovrebbe
definirla, più onestamente, follia.
Chiarito ai maggiori di quattordici
anni che una banda di profittatori
(absit iniuria verbis) non diventa,
non si sa bene come e perché, un
gruppo di simpatici scout, questo
è un sistema con un unico scopo:
il massimo profitto. Per raggiungerlo, ogni suo protagonista, dal
più piccolo imprenditore alla più
mastodontica corporation, non fa
altro che cercare in tutti i modi la
crescita del proprio giro d’affari,
così da aumentare i margini di
utile. La logica è uguale a tutti i livelli e a tutte le latitudini, e include
sia il piano del cosiddetto capitalismo “produttivo” (le vecchie industrie manifatturiere, l’economia
“reale”), sia quello del capitalismo
finanziario. Una divisione, questa,
che non ha senso, poiché il processo che ne è alla base è lo stesso, ed è
la continua scommessa sul futuro,
cioè la speculazione.
La speculazione è l’essenza stessa del capitalismo. Meravigliarsi perché essa sia responsabile
di degenerazioni come i mutui
subprime, i derivati e i titoli tossici
equivale, cari avvocati del Capitale,
a stupirsi del fatto che dalla lancia
si sia passati al fucile. Non sarà il
suicidio di qualche finanziere, caro
Smiderle, a farci credere che chi
viaggia sugli aerei di lusso è diventato come noi, che fatichiamo per
lo stipendio a fine mese. Solo che
finché metteremo i soldi in banca,
finché ci affanneremo come ossessi
per far lievitare il nostro conto e
fino a quando continueremo a dar
credito e fiducia a un’economia sottomessa alla finanza e alla crescita
illimitata, saremo noi i colpevoli
delle disgrazie di cui ora patiamo le
conseguenze.
Il treno suicida
E, da ultimo, basta col giochetto
dialettico di tirare in ballo il socialismo reale, il comunismo, pur
di convalidare per opposizione la
bontà del capitalismo, che, secondo
Smiderle, «non ha avuto difficoltà a
sbaragliare la concorrenza dell’altro
sistema che, fino a venti anni fa,
diceva di avere la ricetta migliore.
Sì, il socialismo è stato cancellato
dalla storia proprio perché presupponeva un mondo di anime belle».
No, il motivo per cui è fallito è un
altro: non garantendo un’efficienza
tale da reggere il confronto col
molto più dinamico e rapace avversario d’Occidente, l’industrialismo
marxista è imploso su sé stesso. Una
questione di rapporti di forza fra
due colossi entrambi industrialisti
e votati allo sviluppo ininterrotto,
tutto qui. Ma sia l’uno che l’altro
erano rimangono bacati alla radice
dal tarlo della modernità: piegare
l’esistenza, la vita, tutto, alla dimensione economica, allo scambio speculativo, al denaro. Siamo un treno
che corre senza più un perché, o
meglio solo per soddisfare una sete
di denaro che la crisi ci ha mostrato
per quello che è: carta straccia. E
lo diciamo senza per questo riportare in vita il macchinista iscritto al
Partito Comunista: basterebbe, si
fa per dire, far tornare la sovranità
monetaria dalle banche ai cittadini e
virare verso una “decrescita felice”.
Noi, se permettete, vorremmo scendere, giusto per non schiantarci. I liberisti come Smiderle, invece, pare
che si trovino bene. Valli a capire.
botta&risposta
Paolo
Mele
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23
pag
nome e cognome
Paolo Mele
età
55
luogo di nascita
Napoli
titolo di studio
Laurea in legge
professione
avvocato e part-time artista-poetametropolitano
segni particolari
Micro tatuaggio sbiadito su spalla sinistra,
rappresentante pinna di squalo in mare
aperto sotto il sole, opera di un tautatoreprimario ospedaliero cubano durante un
viaggio solitario all’avana nel 2001
Il tratto principale del mio
carattere
Libero ed individualista.
I miei film preferiti
C’era una volta in America di
Sergio Leone ed Il cacciatore.
La qualità che preferisco in
un uomo
Rispettare la parola data.
Quel che detesto più di tutto
Le logoreee inconcludenti di
politici ed accademici.
La qualità che preferisco in
una donna
Un Q.I. proporzionato alle misure
anatomiche.
Il personaggio storico più
ammirato
Ernesto Che Guevara.
Quel che apprezzo di più nei
miei amici
Non essere mai cresciuti.
e quello più disprezzato
Pietro Badoglio.
Il mio principale difetto
Sognare senza zavorra.
Il dono di natura che vorrei
avere
Le ali.
La mia occupazione preferita
Sognare senza zavorra.
Come vorrei morire
In un istante.
Il mio sogno di felicità
Il mare.
Stato attuale del mio animo
Pessimismo dinamico da
naufrago cosmico.
Quale sarebbe, per me, la più
grande disgrazia
Perdere i miei affetti più cari.
Quel che vorrei essere
Un predatore marino (ad esempio
lo squalo bianco per restare in
ambito socio professionale).
Il paese dove vorrei vivere
I Caraibi o dintorni.
Il piatto a cui non so
rinunciare
La pasta al pomodoro.
I miei libri della vita
Uno, nessuno e centomila di Luigi
Pirandello e Al di la del bene e del
male di Friedrich Netzsche.
I miei poeti preferiti
Charles Baudelaire, Pablo Neruda
e Charles Bukowski (eppoi Lee
Masters, Quasimodo, Montale
etc.).
Il mio prossimo impegno
nella vita
Continuare a lottare e dunque
vivere.
Il mio credo politico o ideale
Estremismo liberale.
Cosa mi piace e cosa non mi
piace di vicenza
Mi piace il suo centro storico, non
mi piace dal casello di Vicenzaovest alla stazione passando per il
ghetto di viale Milano.
Cosa mi piace e cosa non mi
piace dei vicentini
Mi piace il loro autismo culturale
capace di improvvisi exploit
creativi; non mi piace il loro
civismo talvolta grottesco,
provinciale e pseudo perbenista.
I musicisti che mi piacciono
di più
Fabrizio De André, John Campbell,
Lee Hooker e Tom Waits.
Le colpe che mi ispirano
maggiore indulgenza
Qualsiasi crimine commesso per
fame o per amore, escluso quelli a
danno dei bambini e degli inermi.
I miei pittori preferiti
Bosh, Brugel, Goya, Dalì e
Magritte.
Il mio motto
Hasta la victoria siempre!
Ma anche” vivi e lascia vivere”.
hanno detto
L’alleanza fra Bossi e Berlusconi
poggia su un equivoco ben studiato. Entrambi fingono di essere
federalisti, ma nessuno dei due
vuole veramente il federalismo
perché sanno perfettamente che,
se il federalismo passasse sul serio, il centrodestra perderebbe
l’elettorato del Sud. Il federalismo
che stanno per propinarci sarà, in
un primo tempo, una scatola vuota, di puri principi, che permetterà
a Bossi di cantare vittoria e ai politici di stare due anni sulle pagine
dei giornali a discettare di numeri
e di decreti delegati, naturalmente
con la piena complicità dei massmedia.
Luca Ricolfi
Il Riformista
8 gennaio 2009
Di fronte alla sordità del governo
nei confronti delle richieste della Giunta vicentina - che insiste
perché sia realizzata una rigorosa
Valutazione d’impatto ambientale
- i No Dal Molin si preparano ad
agire concretamente per «mettere
in sicurezza» l’area minacciata dal
progetto statunitense. Si tratta, insomma, dell’avvio di una campagna che porterà al blocco delle demolizioni degli edifici attualmente
presenti nell’aeroporto vicentino
o dello sradicamento degli alberi.
«Se le demolizioni avranno inizio
- hanno scritto recentemente i No
Dal Molin - ci troveranno davanti
ai cancelli dell’aeroporto per impedirne la prosecuzione».
Marco Palma
Il manifesto
10 gennaio 2009
Come effetto della crisi potrebbe
crescere la domanda dei gioielli
sostenibili, anche tra le fasce alte
di acquirenti. Proprio spinte da
un atteggiamento di prudenza potrebbero orientarsi verso questo
tipo di gioielli rispetto ai quali il
made in Italy è in grado di presentare un’offerta vincente in termini
di valore aggiungo.
Dino Menarin
La Repubblica
11 gennaio 2009
in questo numero
Raniero (Rdb-Cub), ecco perché me ne sono andato dal Presidio [pag3]
Gaza, palestinesi ed israeliani vicentini a confronto [pag4] Fotoreportage:
il Palazzo degli Uffici come non l’avete mai visto [pag10] Mezzo secolo di
pittura in Soffitta [pag14] Fabio Cardullo, un cantautore in Paradiso [pag16]
Vicenza calcio: Sgrigna al centro del mercato[pag19]
Direttore responsabile Luca Matteazzi
numero 4, supplemento a VicenzaPiù n°132 del 17 gennaio 2009
La Venezia
di Canaletto
U
n Canal Grande che sembra ripreso con il grandangolo. Un pittoresco notturno della sagra attorno alla
vecchia basilica di San Pietro di Castello. San Marco e il palazzo ducale visti
dalla quinta prospettica della riva degli
Schiavoni. È la capitale della Srenissima la grande protagonista della mostra
“Canaletto, Venezia e i suoi splendori”
allestita fino al 5 aprile alla casa dei carraresi di Treviso. Un evento (promosso
dalla Fondazione Cassamarca ed organizzato da Artematica) che, attraverso
un centinaio di opere provenienti dai
maggiori musei internazionali (tra gli
altri, gli Uffizi, il Louvre, il Metropolitan, il Prado), ripercorre il percorso
artistico di Antonio Canal, detto appunto Canaletto, e più in generale del
vedutismo veneziano, una delle principali correnti pittoriche del Settecento
Europeo. E in effetti uno degli obiettivi
della mostra è proprio quello di riunire
in un’unica occasione tutti i protagonisti di questo genere: accanto a quelle
di Canaletto, ecco dunque le opere, tra
gli altri, di Luca Carlevarijs, Bernardo
sagra di San Pietro di Castello, in cui la
Bellotto,Francesco Guardi e Michele
scena è trasfigurata dalla magia della
Marieschi. Tutte scelte con rigore e con
luce lunare che si riflette su case, canali
un’attenzione costante ad un principio
e imbarcazioni.
di fondo: a differenza di quanto avvenuUna sezione dedicata permette di apto in altre occasioni (ad esempio l’ultiprofondire la conoscenza dei cosiddetma grande mostra su Canaletto di quati minori, tenendo conto delle novità
rant’anni fa), i quadri selezionati sono
e degli studi di questi ultimi anni, con
tutte vedute (niente capricci, niente paopere di pittori come Jacoesaggi generici), e hanno
po Fabris, Pietro Bellotti,
tutti per soggetto Venezia
Francesco Tironi, Antonio
e le isole della Laguna.
Joli, Bernardo Canal, AnLa spazio maggiore va,
tonio Stom, Johan Richter.
ovviamente, ai lavori di
La sezione di chiusura è
Antonio Canal, alcuni dei
invece tutta per Francesco
quali sono veri e propri
Guardi, anche in questo
capolavori. Tra i quadri I quadri
caso con una carrellata di
più significativi, le vedute selezionati
opere esclusivamente vegiovanili di Campo San
neziane.
Gacometto e del Canal sono tutte
La mostra è aperta
Grande dal palazzo Cor- “vedute”
dal martedì alla doner Spinelli, l’audace e
menica dalle 9 alle
grandiosa panoramica
19 (venerdì, sabato
del bacino di San Marco
e domenica chiusura alle 20). Il
visto dalla Giudecca, l’imponente dibiglietto intero costa 12 euro (aupinto raffigurante l’ingresso del conte
dioguida inclusa), il ridotto 9, il
di Gergy a palazzo Ducale. O, ancora, il
ridotto speciale 6.
suggestivo notturno con la vigilia della
SCUOLA D’ARTE
E MESTIERI
DI VICENZA
formazione dal 1858
Via Rossini, 60 Vicenza
Tel 0444/960500
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arte in mostra
So this is Jazz
4 del17 gennaio 2009
numero
Mostre
Esposizione
presso la Galleria Berga
Una selezione di opere dei maggiori artisti moderni e contemporanei (Licata, Cesetti, Fontana,
Germanà, Angeli, Del Pezzo, Gentilini, David e Chemello)
Galleria Berga, Contrà Porton del
Luzzo n° 16, Vicenza.
Fino al 31 gennaio, orario: martedì
e mercoledì 16.30-19.30; giovedì,
venerdì e sabato
10.00-12.30 e 16.30-19.30.
Per informazioni:
tel/fax: 0444.235194
| Interpretation of Harlem di W. Reiss
N
el 1913 Ernest J. Hopkins scriveva nel “San Francisco Bulletin”: “È possibile definire il JAZZ […], ma non trovarvi un
sinonimo. Se ci fosse un’altra parola che esprime esattamente il
significato di “jaz,” il “jazz” non sarebbe mai nato. Una nuova
parola, come un nuovo muscolo, viene alla luce soltanto quando
da tempo era sentita come necessaria. Questa parola eccezionale, dal suono persuasivo, comunque sia, significa qualcosa come
vita, vigore, energia, effervescenza di spirito, gioia, brio, magnetismo, spigliatezza, virilità, esuberanza, coraggio, felicità - oh, ma
a che serve? - JAZZ. Nient’altro può esprimere tutto questo”.
Il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
presenta, fino al 15 febbraio, una retrospettiva su Il Secolo del
Jazz. Arte, cinema, musica e fotografia da Picasso a Basquiat.
Oltre ad ammirare opere delle arti figurative si ha la rara possibilità di consultare documenti d’archivio che ripercorrono tutta
la storia del jazz, dagli esordi fino ai giorni nostri, attraverso copertine di dischi, partiture, giornali e libri dell’epoca, filmati e
registrazioni, in uno straordinario evento multimediale a tema.
L’evoluzione della musica jazz viene tratteggiato con l’ausilio delle opere di grandi artisti del ‘900 come Henri Matisse,
Jackson Pollock, Mondrian o Jean-Michel Basquiat, passando
per le sorprendenti creazioni artistiche degli autori della Harlem Renaissance come Winold Reiss, Palmer Hayden e Archibald Motley, Jr., e proponendo anche significative installazioni
di arte contemporanea come Chasing the Blue Train di David
Hammons.
Ricchissime sono le sezioni dedicate alla fotografia, con maestri
come Carl van Vechten, Herman Leonard, William Claxton, Lee
Friedlander, Giuseppe Pino, Roberto Masotti e Guy Le Querrec.
Notevole anche la presenza di esempi introvabili di capolavori
cinematografici di autori come Méliès, Norman McLaren, Charles e Ray Eames e altri grandi protagonisti della cinematografia
dedicata al jazz.
Fondamentale è la scelta di arricchire la dettagliata cronistoria
del jazz con testimonianze scritte risalenti alle varie epoche del
jazz, come il volume che presenta poesie di giovani [negli anni
‘50] autori promettenti come Kenneth Patchen, tuttora inedito
in Italia.
La tipologia di allestimento della mostra permette al fruitore di
abbandonarsi piacevolmente alla comprensione non soltanto
di un genere musicale, ma di un secolo intero, non lesinando la
documentazione dei momenti bui della segregazione razziale e
delle guerre mondiali.
L’esposizione è co-prodotta dal Mart con il Museé du quai Branly
di Parigi e il Centro de Cultura contemporànea de Barcelona. È
a cura di Daniel Soutif, con la direzione scientifica di Gabriella
Belli e con i contributi di Heléne Cerutti per il quai Branly e di
Josep Ramoneda, presidente del CCCB.
MART, Corso Bettini 43, 38068 Rovereto (TN)
Numero verde 800 397760
Giulia Galvan
Mansilla + Tuñón arquitectos
Chiesa di San Silvestro, Vicenza
Fino al 22 febbraio, orario: 10.0018.00, chiuso i lunedì
Zotti&Allievi
Museo Correr e Magazzini del
Sale, Venezia
Fino al 15 febbraio,
orario:11.00-17.00
In ombra. 14 fotografe
raccontano Venezia
Centro Culturale Candiani
Piazzale Luigi Candiani 7, Mestre
Fino al 15 febbraio 2009, orario:
da lunedì a venerdì 15.00 - 19.00
sabato e festivi 10.00 - 13.00 e
15.00 - 19.00
Per informazioni: 0412386111
dì-venerdì, 15.00-18.00, chiuso il
lunedì
Il secolo jazz. Arte. cinema,
musica e fotografia da Picasso a Basquiat
MART, corso Bettini 43,
Rovereto (TN)
Fino al 15 febbraio 2009, orario:
martedì-domenica 10.00-18.00,
venerdì 10.00-21.00, chiuso il lunedì, numero verde 800-397760.
Van Gogh. Disegni e dipinti.
Museo di Santa Giulia, Brescia
Fino al 25 gennaio 2009, orario:
da lunedì a giovedì e domenica ore
9.00-19.00, venerdì e sabato ore
9.00-20.00
Magritte - Il mistero della
natura
Palazzo Reale, Piazza Del Duomo
12, Milano
Fino al 29 marzo 2009, orario:
dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 19.30; lunedì dalle
14.30 alle 19.30; giovedì dalle
9.30 alle 22.30. Per informazioni:
02.875672
GABLs. Giovani Artisti Bellunesi in mostra
Palazzo Crepadona, Via Ripa 3,
Belluno
Fino al 25 gennaio. Per informazioni: 3381492993
Ernest Rosenberg
Galleria Il Melone
Arte Contemporanea
Via Guglielmo Oberdan 25,
Rovigo
Fino al 31 gennaio 2009.
Orario: da martedì a sabato
ore 10-13 e 16.30-19.30
Per informazioni: 042530811,
biglietteria: 3294463837
Carlo Scarpa - Disegni scelti.
Lo spazio dell’abitare 1931-1963
Centro Carlo Scarpa, Via Pietro Di
Dante 11, Treviso
Fino al 28 febbraio 2009, orario:
lunedì-venerdì ore 8.30–19.00;
sabato ore 8.30-13.30
Lynn Carver – Fili,
Antiruggine, Borgo Treviso 158,
Treviso.
Fino al 17 febbraio, orario: marte-
| Ernest Rosenberg, Thank you Basquiat
II
pag
Vernissage:
21 gennaio: Corriere dei Piccoli.
Storie, fumetto e illustrazione per
ragazzi
Rotonda della Besana, Via Enrico
Besana 15, Milano
Dal 21 gennaio al 17 maggio 2009,
per informazioni: 02.5455047
22 gennaio: Talenti Emergenti/
Emerging Talents. Nuova arte
italiana CCCS – Centro di Cultura
Contemporanea Strozzina – Palazzo Strozzi Piazza Degli Strozzi
1, Firenze. Per informazioni:
0552776461
Orario: tutti i giorni 10.00 –
20.00. Giovedì 10.00 – 23.00.
Lunedì chiuso
30 gennaio: Déco. Arte in Italia
1919-1939
dal 30 gennaio al 28 giugno 2009
Pinacoteca dell’Accademia dei
Concordi – Palazzo Roverella
Via Giuseppe Laurenti 8, Rovigo
Orario: feriali 9-19, sabato 9-21;
festivi 9-20. Chiuso lunedì non
festivi
Per informazioni: 042546009
cinema
Vicenza
CINEMA ODEON
36100 Vicenza (VI)
Corso Andrea Palladio, 186
tel: 0444 543492
www.odeonline.it
Valzer con Bashir
Animazione
Regia di Ari Folman
Sabato 17, Domenica 18 Gennaio
Ore 16 - 18 - 20 - 22
G
Giù al nord
C
Commedia
R
Regia di Dany Boon
M
Martedì 20, Mercoledì 21, Giovedì 22 Gennaio
Ore 16 - 18 - 20 - 22
IIl bambino
c
con il pigiama a righe
D
Drammatico
R
Regia di Mark Herman
Martedì 27, Mercoledì 28, Giovedì 29 Gennaio
Ore 16 - 18 - 20 - 22
CINEMA TEATRO ARACELI
36100 Vicenza (VI)
Borgo Scrofa, 20
tel: 0444 514253
www.araceli.it/cinema
E
Ember
IIl mistero della città di luce
F
Fantasy
R
Regia di Gil Kenan
Sabato 17, Ore 19.30 - 21.00
Domenica 18, Ore 15.45 - 17.30 19.15 - 21.00
CINEMA TEATRO
PRIMAVERA
36100 Vicenza (VI)
Via Ozanam, 11
tel. 0444 964060
www.cinemaprimavera.it
G
Gomorra
(ATTENZIONE:
p
probabile blocco della dis
stribuzione)
D
Drammatico
Regia di Matteo Garrone
Mercoledì 21,
Giovedì 22 Gennaio
Mercoledì ore 16.30 - 19.00
21.30, Giovedì ore 19.00 - 21.30
IIl papà di Giovanna
C
Commedia
R
Regia di Pupi Avati
M
Mercoledì 28, Giovedì 29 Gennaio
Mercoledì ore 16.30 - 19.00 21.00, Giovedì ore 19.00 - 21.00
Provincia
CINEMA COMUNALE
BUSNELLI
36031 Dueville (VI)
Via Dante Alighieri, 30
tel: 0444 592225
www.cinemaluxasiago.it
4 del17 gennaio 2009
numero
T
The
Burning Plain - Il confin
ne della solitudine
D
Drammatico
R
Regia di Guillermo Arriaga
Mercoledì 21,
Giovedì 22 Gennaio
Mercoledì ore 21.00,
Giovedì 20.30
G
Giù al nord
C
Commedia
R
Regia di Dany Boon
M
Mercoledì 28,
Giovedì 29 Gennaio
Mercoledì ore 21.00,
Giovedì 20.30
CINEMA ELISEO
36045 Lonigo (VI)
Via Trieste, 12
tel: 0444 834641
www.cinemalonigo.it
IIl papà di Giovanna
D
Drammatico
R
Regia di Pupi Avati
M
Mercoledì 21, Giovedì 22
Ore 21.00
B
Burn after reading
A prova di spia
C
Commedia, Drammatico
R
Regia di Ethan e Joel Coen
Mercoledì 28,
Giovedì 29 Gennaio - Ore 21.00
CINEMA TEATRO
G. VERDI
36042 Breganze (VI)
Via Maglietta, 1
tel: 0445 300185
www.cineverdi.it
J
Juno
C
Commedia
R
Regia di Jason Reitman
S
Sabato 17 Gennaio
Ore 20.45
G
Gone baby gone
D
Drammatico
R
Regia di Ben Affleck
M
Mercoledì 21, Giovedì 22, Venerdì 23, Sabato 24 Gennaio
Ore 20.45
M
Machan
C
Commedia
R
Regia di Uberto Pasolini
M
Mercoledì 28, Giovedì 29, Venerdì 30, Sabato 31 Gennaio
Ore 20.45
H
High school musical 3
S
Senior year
M
Musical
R
Regia di Kenny Ortega
Domenica 18 Gennaio
Ore 15.00 - 17.00
L
LUX - TEATRO
C
CINEMA CAMISANO
3
36043 Camisano Vicentino (VI)
Via Guglielmo Marconi, 20
tel: 0444 411411
www.luxcinema.it
J
Juno
C
Commedia
Regia di Jason Reitman
R
Sabato 17 Gennaio
S
Ore 20.45
Gone baby gone
G
Drammatico
D
Regia di Ben Affleck
R
Mercoledì 21, Giovedì 22, VenerM
dì 23, Sabato 24 Gennaio
Ore 20.45
Machan
M
Commedia
C
Regia di Uberto Pasolini
R
Mercoledì 28, Giovedì 29, VeM
nerdì 30, Sabato 31 Gennaio
Ore 20.45
High school musical 3 H
Senior year
S
Musical
M
Regia di Kenny Ortega
R
Domenica 18 Gennaio
Ore 15.00 - 17.00
PROSSIME USCITE
USCITE DEL 16 GENNAIO
A
Australia
D
Drammatico
R
Regia: Baz Luhrmann
IImago Mortis
T
Thriller
R
Regia: Stefano Bessoni
A
Appaloosa
W
Western
R
Regia: Ed Harris
T
Tony Manero
D
Drammatico
R
Regia: Pablo Larrain
V
Vuoti a rendere
C
Commedia
R
Regia: Jan Sverak
USCITE DEL 23 GENNAIO
I respiro del diavolo
Il
D
Drammatico
R
Regia: Stewart Hendler
IItalians
C
Commedia
R
Regia: Giovanni Veronesi
M
Milk
B
Biografico
R
Regia: Gus Van Sant
D
Defiance - I giorni del coraggio
D
Drammatico
R
Regia: Edward Zwick
H
Home
D
Drammatico
R
Regia: Ursula Meier
Le date di uscita riportate potranno subire variazioni, dovute
alle politiche commerciali delle
ditte di distribuzione.
III
pag
Australia
La scheda
Genere: Drammatico
Regia: Baz Luhrmann
Attori: Nicole Kidman,
Hugh Jackman, David
Wenham
Durata: 165 minuti
Paese: USA, Australia 2008
Uscita: 16/01/2009
La trama
Australia, 1939. Sarah
Ashley,
un’aristocratica
londinese, parte per Darwin, con lo scopo di ritrovare il marito. Ma giunta alla
tenuta di Faraway Downs,
scortata da un rude quanto
leale mandriano, scopre che Lord Ashley è morto e che il ranch è
in crisi. Affascinata dalla selvaggia terra australiana e intenerita da
Nullah, un orfano di madre aborigena e padre inglese, Sarah decide di restare e di provare a risollevare la proprietà. La donna dovrà
trasferire la propria mandria e arriverà a destinazione superando
numerose difficoltà, sopravvivendo addirittura ad un attacco aereo. Ma nel suo viaggio sarà accompagnata dal virile mandriano,
con il quale vivrà una spettacolare favola d’amore.
La recensione
Il film, un viaggio non solo geografico, ma anche interiore, è una
grandiosa epopea che riporta alla mente Il fiume rosso di Howard
Hawks e La regina d’Africa di John Huston. Infatti, la pellicola passa
da sequenze romantiche a quelle d’azione, da paesaggi maestosi ai
tuoni della guerra. Il pubblico può inoltre ritrovare le stesse emozioni
senza tempo e la stessa speranza di Via col vento. Il regista ha certamente voluto ricordare che «anche in un mondo finito in pezzi la vita
continua e che “domani è un altro giorno”».
Ma Luhrmann ricorda anche, attraverso il personaggio di Nullah, la
«generazione rubata», una vergogna dell’Australia durata per più di
un secolo, fino ai primi anni Settanta. I bambini di origine aborigena,
o nati da relazioni miste, venivano infatti tolti alle famiglie, dallo Stato e dalle missioni cattoliche, e rinchiusi in «campi di raccolta», dove
erano costretti ad assimilare la cultura occidentale, che cancellava
così la loro identità.
Tuttavia, il film non è stato accolto con molto entusiasmo dalla critica
australiana, a differenza di quella statunitense, che ha offerto a Luhrmann le migliori recensioni della sua carriera. Tralasciando l’esito
commerciale, il regista ha raggiunto ugualmente un importante
successo nel suo paese, l’Australia:
il primo ministro ha infatti ricevuto
in Parlamento gli anziani delle tribù
aborigene e si è scusato con loro.
Perché vederlo
Per riscoprire la magica terra australiana e la cultura aborigena,
senza dimenticare la storia delle
«generazioni rubate» e gli effetti
che la Seconda Guerra Mondiale
ebbe in Australia, come il bombardamento di Darwin.
Roberta Pileggi
teatro, musica e danza
4 del17 gennaio 2009
numero
Alice attraverso
lo specchio
Odissea, il viaggio
di un naufrago
L
L’
a rassegna Famiglie a Teatro, organizzata per il Comune di Vicenza – Assessorato alla Cultura da La
Piccionaia – I Carrara, Teatro Stabile di Innovazione, si
inaugura domenica 18 gennaio con lo spettacolo Alice
attraverso lo Specchio, portato in scena dalla compagnia di teatro per ragazzi Compagnia Drammatico Vegetale.
Attraverso una sapiente animazione di pupazzi e sullo
scenario di retroproiezioni multicolore, si assiste a un
turbinio di invenzioni per stimolare a immaginare cosa
c’è dietro/dentro lo specchio. Sono le stesse cose che vediamo nel mondo reale? Ma se una cosa non può essere
in un posto e contemporaneamente in un altro, allora
quello dello specchio è un altro mondo, che obbedisce
a regole differenti, dove la destra e la sinistra si scambiano, dove il sopra e il sotto sono “sottosopra”, dove il
tempo può scorrere al contrario, dove bambini e adulti
possono scoprire insieme “quel che Alice vi trovò”.
I biglietti possono essere acquistati presso la Città del
Sole in Corso Palladio 138/b, il sabato precedente lo
spettacolo.
18 gennaio, h 17.00, Teatro Astra, Vicenza
Giulia Galvan
IV
pag
Odissea è il poema delle peregrinazione dell’eroe che si
cimenta in mille ardimenti, vincendo le avversità con
la sua astuzia. Ulisse (Odisseo, in greco) è emblema di una
dimensione della forza dell’uomo non più determinata dai
muscoli, ma da un intelletto che si articola in capacità di
persuasione, intuito tempestivo, genialità. Non è prorompente passionalità, ma superamento del concetto dell’uomo
che “vince” solo perché è giovane e forte. Ulisse è un uomo
maturo, un uomo che “molto ha dovuto soffrire e molto
vagare”; la sua odissea è l’odissea della vita di ognuno di
noi: e tuttavia, con le sole armi della sua mente e lo scudo
di un’acuta psicologia, nonostante le apparenze, non è non
sarà mai un uomo vinto. Nello spettacolo presentato il 17
gennaio presso lo Spazio Bixio, a rappresentare il viaggio di
Ulisse è la dea Eris insieme ai suoi figli. Annoiati, durante un
banchetto, decidono di improvvisarsi attori per inscenare le
gesta del re di Itaca, in un irriverente gioco metateatrale in
cui i ruoli sembrano essere da tempo assegnati.
Autore e regia: Anna Zago e Aristide Genovese
Con: Emanuela Russo, Alessandra Niero, Sara Tamburello,
Anna Farinello, Elisabetta Carollo, Edoardo Raggi, Giacomo
Terreran, Elena Rossetto, Roberta Morini
appuntamenti
Danza
18 gennaio
h 21.00: Omaggio a Fred Astaire e
Ginger Rogers
Compagnia: Euroballetto
Con Raffaele Paganini
Coreografie di Alfonso Paganini e Luigi Martelletta.
Teatro Comunale di Thiene, Viale
Bassani, 14
36016 Thiene (VI)
Tel. biglietteria: 0445 804943 - 800
246975
22 gennaio
h 20.30: Storie del Fiume Giallo
Balletto Nazionale di Pechino
coreografia: coreografie autori vari
musiche tradizionali cinesi
Teatro Sociale, Piazza Giuseppe Garibaldi, 14
45100 Rovigo (RO)
Per informazioni: tel. 0425.25873
24 gennaio
- h 21:00: Anticorpi Explò – Tracce di
giovane danza d’autore 2008
Teatro Fondamenta Nuove – Venezia
- h 21:00: Statuaria
Compagnia RBR Dance Company
coreografia: Cristiano Fagioli
musiche di: Craig Armostrong, James
Newton Howard, Burkhard Dallwitz
Teatro Comunale di Lonigo, Piazza
Giacomo Matteotti 1, Lonigo (Vicenza)
Per informazioni: 0444.835010
25 gennaio
- h 20.45: Giulietta e Romeo
Compagnia Balletto di Roma - Ente
Nazionale del Balletto
coreografia: Fabrizio Monteverde
musiche di: Sergej Prokof’ev
Teatro di Mirano, Via della Vittoria,
Mirano (VE)
Per informazioni: tel. 041.430 884
- h 21.00: The best of Parsons Dance
coreografia: David Parson
Teatro Salieri, Via XX Settembre, 26
37045 Legnago (VR)
Per informazioni: 0442.25477
27 gennaio
h 21.00: Bothanica
Anteprima mondiale
Momix Dance Theatre
coreografia: Moses Pendleton
Teatro Toniolo,
Piazzetta Cesare Battisti
Mestre, Venezia
Per informazioni: 041.971666
29 gennaio
h 20.45: Junca
Compagnia Mercedes Ruiz
coreografia: Mercedes Ruiz
musiche di: Santiago Lara
Teatro Comunale di Treviso, Corso del
Popolo, 31
Treviso (TV)
Per informazioni: 0422.540280
30 gennaio
- h 10.00: Pinocchio Burattino senza
Fili
Compagnia: Fabula Saltica
coreografia: Claudio Ronda
Teatro Comunale - Thiene (VI)
- h 20.45: Shake di Laura Corradi
Compagnia: Ersiliadanza
con: Laura Corradi
Teatro Camploy, Via Cantarane 32 Verona
Per informazioni: 0458009549 0458008184
Teatro
17 gennaio
h 21.00: Odissea, il viaggio di un
naufrago di Aristide Genovese e Anna
Zago
Teatro Spazio Bixio - Vicenza
regia: Aristide Genovese e Anna Zago
18 gennaio
h 17.00: Alice Attraverso lo Specchio,
Compagnia Drammatico Vegetale,
Da un testo di Ezio Antonelli, Pietro
Fenati, Elvira Mascanzoni Esperti,
animatori sulla scena sono Pietro
Fenati, Elvira Mascanzoni, Giuseppe
Viroli.
Teatro Astra - Vicenza
20 gennaio
h 21.00: L’ultima radio di Sabina
Negri
Teatro S. Antonio - Montecchio Maggiore (VI)
regia: Marcello Cotugno
con: Tullio Solenghi
20-21 gennaio
h 21.00: Romantic comedy, di Bernard Slade
con Marco Columbro e Mariangela
D’Abbraccio
e con Tatiana Winteler, Federica
Restani, Erika Puddu, Francesco Gabbrielli
Regia Alessandro Benvenuti
Teatro Astra, Bassano del Grappa
Per informazioni e prenotazioni: Biglietteria Operaestate 0424.524214
20-21-22 gennaio
h 21.00: Macbeth
di William Shakespeare
Teatro Comunale di Vicenza
23 gennaio
h 21.00: Maus, mio padre sanguina
storia
dal fumetto di Alt Spiegelman – testo
di Davide Faggiani e regia di Enrico
Casale, La Compagnia degli Scarti Sarzana (La Spezia)
Sala Da Ponte; Bassano del Grappa
24 gennaio
- h 21.00: Underwork di Valeria Raimondi, Enrico Castellani
Babilonia Teatro
con: Valeria Raimondi, Enrico Castellani, Ilaria Dalle Donne, Luca Scotton
Teatro Astra, Vicenza
- h 21.00: I 39 Scalini di John Buchan
Teatro Mattarello - Arzignano (VI)
regia: Maria Aitken
con: Roberto Ciufoli, Nini Salerno,
Barbara Terrinoni, Manuel Casella
- h 21.00: A Perdifiato. Ritratto in
piedi di Tina Merlin, di Luca Scarlini,
Patricia Zanco
regia: Daniela Mattiuzzi
con: Patricia Zanco
Teatro Pasubio - Schio (VI), per informazioni: 800601171
- h 21.00: Scene da un Matrimonio,
con Associazione Oz e Compagnia
Emit Flesti
Teatro Spazio Bixio – Vicenza
teatro, musica e danza
4 del17 gennaio 2009
numero
V
pag
STATUARIA
S
tatuaria è scultura, la forma
artistica che racconta la sfida
dell’uomo contro la materia inanimata, nella volontà di imprimerle
una spinta espressiva. Statuaria è
anche la bellezza ieratica del soggetto apparentemente imperturbabile,
solenne e inamovibile nel suo canone estetico.
Lo spettacolo Statuaria della RBR
DANCECOMPANY, una compagnia
paragonata spesso ai Momix per
l’arditezza delle coreografie, indaga modalità di trascendenza da una
materia plastica intorpidita su inerti
piedistalli, ispirandosi alle suggestioni dello scultore Auguste Rodin.
Il movimento che ne scaturisce riproduce la flessibilità dell’estetica
sia come aspetto della conoscenza
che riguarda i sensi, sia in quanto
gusto del bello.
L’ambientazione è un giardino neoclassico in cui le statue addormentate si rianimano emancipandosi dalla
loro materialità al ritmo alternato di
percussioni e melodie più classiche,
in balzi e contorsioni acrobatiche.
Una successione rapida di quadri
scanditi da suoni altamente evoca-
tivi visualizza corpi
marmorei su piedistalli rotanti, statue
prigioniere di basamenti o liberate
dal marmo grazie al
tocco dello scultore.
Come in Rodin, i
corpi si estraggono
dal marmo da cui
provengono,
pur
restandovi in qualche modo ancorati
per simboleggiare
la perpetua rivolta delle pulsioni
dell’anima alle catene della realtà.
Rodin riuscì a restituire un corpo
davvero senziente
in ogni sua fibra, la
stessa sensualità a
cui anelano i danzatori della RBR.
Spiega il coreografo Cristiano Fagioli: “Abbiamo cercato di infondere nel
nostro spettacolo l’energia di Rodin,
il suo slancio creativo, la sua capacità di portare il mondo in una statua,
un fare inesauribile che agiva senza
| Una scultura di Rodin
sosta nel dare forma a una materia,
ponendo l’anima al centro dell’universo, incatenandola al corpo, rivelandone le più profonde e segrete
emozioni”.
24 gennaio, h 21.00,
Teatro Comunale di Lonigo
appuntamenti
26 gennaio
h 21.00: Trilogia della Villeggiatura
di Carlo Goldoni
Teatri Uniti / Piccolo Teatro di Milano
– Teatro d’Europa
Teatro Sociale di Cittadella (PD)
regia: Toni Servillo
con: Andrea Renzi, Toni Servillo, Paolo Graziosi, Gigio Morra
27-28 gennaio
h 21.00: Enrico IV, di Luigi Pirandello
con Ugo Pagliai, Paola Gassman
regia: Paolo Valerio
musiche: Antonio Di Pofi
Teatro Comunale di Vicenza
27 gennaio
h 21:00: La Shoa – Per non dimenticare
Associazione L’Epilogo
Teatro della Murata - Mestre (VE)
28 gennaio
h 21.00: Quaranta, ma non li dimostra, di Peppino e Titina De Filippo
Attori della Compagnia di Teatro Luigi
De Filippo
Teatro Comunale - Lonigo (VI)
regia: Luigi De Filippo
con: Luigi De Filippo
29 gennaio
h 21.20: Sulla strada ancora, parental advisory, explicit content di Paolo
Rossi, Stefano Benni, Carolina De La
Calle, Renato Sarti
Cinema Teatro Trieste - Porto Viro
(RO)
regia: Renato Sarti
con: Paolo Rossi
31 gennaio
h 21.00: Marz & Coca Cola
con Associazione Jim Entertainement
Teatro Spazio Bixio - Vicenza
Anticipazioni febbraio
1 febbraio
h 17:00: L’Anatra all’Arancia, di W.D.
Home, M.A. Sauvajon
Theama Teatro
Teatro Modernissimo - Noventa Vicentina (VI)
regia: Piergiorgio Piccoli, Aristide
Genovese, Anna Zago
6/8 febbraio
h 21.00: La Rosa tatuata di Tennessee
Williams
Teatro e Società SRL
Teatro Comunale - Thiene (VI)
regia: Francesco Tavassi
con: Mariangela D’Abbraccio, Paolo
Giovannucci
Musica
17 gennaio
h 22.00: The Dark Night, Yourban
Music Lab, Thiene
19 gennaio
h 20.15: Quartetto Auryn, Franz Joseph Haydn
Auditorium Cesare Pollini - Padova
21 gennaio
- h 22.00: Tango Argentino, Madre
Tierra, Panic Jazz Club, Marostica
- h 22.00: Jennifer Gentle, Banale,
Padova
22 e 23 gennaio
h 20.15: R. Schumann - C.M. Von
Weber - J. Brahms, Manfred ouverture
op. 115, Concerto n.1 in fa min. op. 73
per clarinetto e orchestra, Sinfonia n.1
in do min. op. 68
Auditorium Cesare Pollini - Padova
23 gennaio
XVI° Guggenmusik Festival - La musica del carnevale
Venezia
Partenza dalla sede del Bacanal del
Gnoco di Porta San Zeno alle ore
08.30 circa - inizio manifestazione in
Piazza San Marco alle ore 11-11.30.
24 gennaio
- XVI° Guggenmusik Festival - La
musica del carnevale
Verona
Nella giornata di sabato sono stati
previsti due cortei con arrivo in Piazza
Bra e partenza: da Piazza San Zeno
alle ore 14 e da Piazza dei Signori alle
ore 14.15. Successivamente gran concerto finale nell’anfiteatro Areniano
alle ore 15.
- h 20.30: Turandot, Dramma lirico in
tre atti - musica di Giacomo Puccini
Musiche di Giacomo Puccini - Libretto
di Giuseppe Adami e Renato Simoni
TEATRO FILARMONICO - Verona
direttore: Antonio Pirolli/Giuliano
Grisi
- h 22.00: Presentazione nuovo disco
“Credi di conoscermi”, Lombroso,
Bestie del Quartiere, Centro Stabile di
Cultura di S. Vito di Leguzzano
28 gennaio
A partire dalle 23.00: Elektro-Breakbeat Night
dj set Anthony Rotella aka Mayhem Hostage – Rrrump
Unwound Club – Via Fowst, 1 Padova
29 gennaio
h 20.30: Bach, suites per violoncello
Società del Quartetto di Vicenza
Teatro Comunale di Vicenza
31 gennaio
h 21.00: Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza
tromba: Marco Pierobon
direttore: Etienne Siebens
G. Holst St Paul’s Suite
G. Gershwin“Porgy and Bess” per
tromba, archi e batteria (arrangiamento di M. Pierobon)
L. Janácek Suite per archi
idee
4 del17 gennaio 2009
numero
VI
pag
Un anno di scienze
C
ome ogni anno, anche il 2009 giunge con un’agenda
d’importanti ricorrenze da celebrare. In particolare,
l’anno nuovo porrà l’accento sul versante scientifico, con tre
anniversari collegati a temi d’astronomia e biologia, e orientati a lasciare il segno sia nella comunità degli scienziati sia
in un pubblico più ampio.
Per quanto riguarda l’astronomia, ricorre quest’anno il
quarto centenario delle prime osservazioni astronomiche
mediante cannocchiale, effettuate da Galileo Galilei a Padova nel 1609. Esse ebbero come risultati, tra gli altri, la “visione” della superficie lunare e la scoperta dei satelliti di Giove,
aprendo così la strada alla rivoluzione scientifica del sapere.
L’utilizzo del telescopio nello studio del cielo, infatti, ha provocato un mutamento profondo nella percezione che l’uomo
ha di se stesso e del mondo esterno alla Terra, conducendo
da un lato all’odierna e complessa panoramica dell’universo
e del posto che vi occupiamo, e dall’altro alle modalità di
ricerca proprie della scienza moderna.
L’anniversario galileiano ha permesso che, su richiesta
dell’Unione Astronomica Internazionale, il 2009 sia stato
dichiarato «Anno Mondiale dell’Astronomia» da parte delle
Nazioni Unite, proprio per rievocare la figura e l’importanza delle scoperte dello scienziato pisano. Nel programma
d’eventi internazionali e nazionali, un rilievo speciale assume la quarta edizione del “Festival delle Scienze” in svol-
gimento dal 15 al 18 gennaio nelle sale dell’Auditorium di
Roma. Dedicato allo studio dell’universo e del ruolo dell’uomo in esso, il Festival riunisce fisici, astronomi, cosmologi,
filosofi, esploratori spaziali di fama internazionale, alcuni
dei quali insigniti del Nobel, per affrontare con dibattiti,
conferenze e lezioni magistrali temi molto diversi: dalle
ipotesi più recenti sull’origine del cosmo alle teorie che prevedono mondi paralleli, dallo studio dei pianeti esterni al
sistema solare alla possibilità di forme di vita extraterrestre,
fino alla struttura dello spazio-tempo e alle questioni politiche sollevate dalle esplorazioni spaziali (www.auditorium.
com).
Sul versante della biologia, invece, l’anno nuovo sarà un
anno “darwiniano”. Si celebra, infatti, una doppia ricorrenza legata a Charles Darwin: il bicentenario dalla nascita del
noto naturalista inglese (12 febbraio 1809) e i 150 anni dalla
pubblicazione del suo testo più famoso, «Sull’origine delle
specie» (1859). In esso, sulla base di dettagliate prove scientifiche raccolte nei suoi viaggi, il padre dell’evoluzionismo
ha argomentato la teoria secondo la quale organismi di una
stessa specie evolvono con gradualità tramite il meccanismo
di selezione naturale. Ancora oggi come a metà Ottocento, la
teoria dell’evoluzione raccoglie consensi e suscita controversie, specialmente con i sostenitori, perlopiù di provenienza
religiosa, del creazionismo o di un progetto trascendente.
Tuttavia, a distanza di un secolo e mezzo, l’eredità intellettuale lasciata da Darwin costituisce un sistema teorico forse
più articolato, vasto e in continuo aggiornamento di quanto lui stesso avrebbe potuto prevedere, in particolare grazie
agli attuali studi di genetica.
In coincidenza con questo duplice anniversario, le iniziative
programmate in Italia sono numerose, tra le quali si può ricordare la mostra che, partita dal Museo di Storia Naturale
di New York e passata attraverso le più grandi capitali del
mondo, approderà a Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni, dal 12 febbraio al 3 maggio, e si trasferirà a Milano,
presso la Rotonda della Besana, dal 6 giugno al 24 novem-
bre. Qui si potranno ripercorrere la nascita e lo sviluppo
dell’idea darwiniana, per mezzo di documenti inediti, riproduzioni di luoghi, immagini, paesaggi, modelli e animali
esotici vivi (www.pikaia.eu). Alle manifestazioni specifiche
per il 2009, bisogna aggiungere il cosiddetto “Darwin Day”,
ricorrenza annuale presente in Italia dal 2003 ma festeggiata da oltre 120 anni nei paesi anglosassoni per commemorare la nascita dello scienziato e soprattutto per celebrare il
pensiero razionale e la ricerca scientifica.
Il 2009 si prepara dunque a offrire a un vasto pubblico le figure di due scienziati le cui scoperte, ciascuna nel rispettivo
ambito d’indagine, sono senza paragoni per le loro implicazioni scientifiche, filosofiche e sociali.
Stefano Corsi
appuntamenti
Festival delle Scienze
dal 15 al 18 gennaio 2009
Auditorium Parco della Musica
viale Pietro de Coubertin, 30 – Roma
www.auditorium.com
Darwin 1809 – 2009
dal 12 febbraio al 3 maggio 2009
Palazzo delle Esposizioni
via Nazionale, 194 – Roma
domenica, martedì, mercoledì e giovedì:
dalle 10.00 alle 20.00
venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30
lunedì: chiuso
biglietti: intero € 12,50 - ridotto € 10,00
dal 6 giugno al 24 novembre 2009
Rotonda della Besana
via Enrico Besana, 15 – Milano
www.pikaia.eu
sapere e sapori
9-18 gennaio
Mostra del Radicchio Rosso Tardivo
di Treviso
Zero Branco (TV)
16-18 gennaio
- Mostra del Radicchio Rosso di Treviso
Preganziol (TV)
- Art & Ciocc, il tour dei cioccolatieri
Chioggia (VE)
17 gennaio
Antica sagra del Rufiolo di Costeggiola
Costeggiola di Soave (VR)
18 gennaio
La Prima del Torcolato
La spremitura in piazza del grande
passito di Breganze
h 9.30: Ritrovo giornalisti e autorità
presso la Cantina Beato Bartolomeo
da Breganze (via Roma, 102 – Breganze) (su invito)
h 10.00: Trasferimento presso la statale per l’inaugurazione della tabella
“Breganze Città del Vino” (su invito)
h 10.30: Rientro alla cantina Beato
Bartolomeo per il convegno “Breganze: una piccola DOC dal grande
fermento” (su invito)
h 12.30: Trasferimento alla Cantina
Maculan (via Castelletto, 3 – Breganze) per il pranzo (su invito)
h 14.00: In piazza Mazzini la Sfilata
dei componenti de “La Magnifica
Fraglia del Torcolato DOC Breganze”
h 15.00: Nomina dei nuovi confratelli
della Magnifica Fraglia e conferimento solenne pubblico del titolo di “Ambasciatore del Torcolato nel Mondo”.
Vendita per beneficenza delle bottiglie de “La Prima del Torcolato Vendemmia 2006”
h 16.00: Spremitura pubblica del
“Primo” Torcolato DOC Breganze
della vendemmia 2008, accompagnata da momenti folcloristici
h 18.00: Saluti di commiato
8-18 gennaio
Sagra del broccolo fiolaro di Creazzo
sabato 17 gennaio
Ore 12,30 “A pranzo con i nonni” con
animazione dei ragazzi della Scuola
Media A. Manzoni di Creazzo (su prenotazione)
Ore 14,30 Spettacolo allestito dai
bambini della scuola Elementare S.G.
Bosco di Creazzo - Pinocchio nel paese dei Broccoli - una fiaba moderna
Ore 18,00 Ragazzi in musica - NEMLESS Cover Band
Ore 18,30 Stand Gastronomico a
tavola con i sapori di Creazzo oggi si
degusta “Broccolo con morbidelle e
salamelle”
Tradizionale “fritola dea Rivela”
Ore 21,00 Il Broccolo per Ridere serata di cabaret e beneficenza con Jani
e Dado
4 del17 gennaio 2009
numero
domenica 18 gennaio
Ore 08,00 Esposizione dei prodotti
tipici - Mercatino dell’antiquariato e
del collezionismo
Ore 09,30 Partenza dal Polisportivo
Comunale per passeggiata panoramica sul colle di Creazzo con il gruppo
marciatori di Creazzo
Dalle ore 12,00 per tutto il giorno
incontri a tavola con i sapori di Creazzo, degustazioni con assaggi a base
di Broccolo Fiolaro
Tradizionale “fritola dea Rivela”
Ore 16,00 Intrattenimento con il Corpo Bandistico “G.Verdi” e le Majorettes “Le Stelline” di Creazzo
Ore 21,30 Roots Reggae con gli ANIMA CARIBE
PALATENDA RISCALDATO POLISPORTIVO COMUNALE DI CREAZZO - Via Torino
Informazioni Pro Loco
tel.0444/523285
19 gennaio
dalle ore 18.30: Sagraspin, antica festa tradizionale.
Palamontefortiana Expò - MONTEFORTE D’ALPONE (VR)
Pasto completo: € 10.00 / Bambini €
5.00. Prenotazione consigliata.
Per informazioni: tel. 045.9586408
22 gennaio - 1 febbraio
Festa del Radicchio Rosso di Dosson
Dosson di Casier (TV)
Per informazioni: 0422382402
VII
pag
Il Torcolato
I
l Beato Bartolomeo (1200-1279), vescovo domenicano di Vicenza e fondatore dell’Ordine dei Frati della Beata Gloriosa
Vergine Maria (Gaudenti), ebbe i suoi natali a Breganze, che a
lui ha intitolato la sua famosa Cantina Sociale.
La cittadina dell’Alto Vicentino vanta in particolar modo la paternità del Torcolato di Breganze. Il nome deriva dal dialetto
intorcolà (attorcigliato), in quanto le uve per essere appassite
vengono attorcigliate per mezzo di ròsole (spaghi).
Le uve di Vespaiolo vengono raccolte a mano, selezionandole
ed evitando di rompere gli acini. L’appassimento avviene in
cassette, in locale asciutto e ben areato. Solitamente il Torcolato si può ritenere pronto dopo Natale, ma naturalmente molto
dipende dalle condizioni climatiche dell’annata.
La dott.ssa Franca Miotti, dell’Azienda Agricola Firmino Miotti, spiega che la prima documentazione scritta sul Torcolato
risale al ditirambo Il Roccolo (1754), di Aureliano Acanti, dove
si cita il “Vespaiuolo dolce” come “liquore sopraffino che si fabbrica a Breganze”. Pare che allora i Veneziani considerassero
come vino da corte solo quello dolce, probabilmente perché
con le tecniche conosciute al tempo si manteneva più a lungo
di quello non dolce. Ai contadini e ai mezzadri era invece destinata la pimpinèa (nota anche come vin piccolo o graspìa), vino
prodotto con l’aggiunta di acqua alla massa di vinacce. Nella
tesi della dott.ssa Miotti si legge “Venezia importava dall’Istria,
dal Peloponneso, da Cipro e da Corfù vini dolci e passiti per uso
interno. […] Nel ritorno dai viaggi e dalle crociate, i veneziani
che si fermavano lungo le coste del Mar Ionio prendevano con
sé fasci di tralci per farne barbatelle e creare, nell’entroterra,
i propri vigneti”. Questi sorgevano presso le ville palladiane
dislocate vicino alle vie fluviali, che facilitavano lo spostamento dei vini in direzione di Venezia. Proprio Andrea Palladio fu
uno dei primi architetti a occuparsi di progettazione di cantine,
come si osserva nel caso di Villa Godi Malinverni a Lugo. La
barbatella importata a Breganze fu appunto il Vespaiolo, da cui
deriva il Torcolato. Il nome Torcolato appare per la prima volta
in associazione al vino dolce di Breganze su “L’Agricoltore Vicentino” del 1890.
Il Torcolato e i passiti in generale sono tornati agli antichi fasti
negli ultimi 15 anni, accompagnando l’evoluzione nei gusti gastronomici con la riscoperta dei formaggi come pietanza.
Nel 1995 il Torcolato è divenuto un vino DOC e di lì a poco è
stata inaugurata l’ormai classica Prima del Torcolato della terza domenica di gennaio, testimone nel tempo di iniziative quali
il concorso di ricette che prevedevano l’abbinamento con Torcolato, suddivise nelle categorie “dolce” e “non dolce”, testate
personalmente da Gualtiero Marchesi. Ma se non si è ancora
pronti a cimentarsi con l’alta cucina, si può provare il Torcolato
con i zaeti (biscotti di farina gialla e uvetta) o con il formaggio,
prediligendo in questo caso i formaggi erborinati, il gorgonzola,
il caprino o il vezzena stagionato.
Le famiglie contadine di BreLe cantine del Torcolato ganze hanno sempre prodotto
il Torcolato, anche durante le
di Breganze:
guerre, allorché era ritenuto
Cantina Beato Bartolomeo da
preziosa merce di scambio, da
Breganze, Via Roma 100, tel.
mandare come corroborante
0445.873112
alle donne in gravidanza o per
Azienda Agricola Maculan, Via
curare l’eccessiva magrezza.
Castelletto, 3, tel. 0445.873733
Vino dei “gaudenti”, dunque,
merce di scambio, bevanAzienda Agricola Firmino Miotti,
da dalle virtù terapeutiche,
Via Brogliati Contro, 53, tel.
conservandosi anche bene, il
0445.873006
Torcolato non può mancare
Azienda Agricola Guerrino Vitacin una cantina come si deve.
chio, Via Brogliati Contro 18, tel.
G.G.
0445.873689
viaggi e culture
4 del17 gennaio 2009
numero
Australia
L’
Australia è un Paese particolare. In maggioranza desertica e con una densità di popolazione tra le più basse al
mondo, nelle fattorie e nei villaggi isolati non esiste la scuola.
Gli studenti, infatti, non escono di casa per seguire le lezioni,
che si svolgono via radio. Per chi ha bisogno del medico, funziona in modo simile. I Flying Doctors arrivano una volta alla
settimana, a bordo di un aereo-ambulatorio.
Gli australiani, chiamati aussie, non sono solo aborigeni ed
europei, ma anche asiatici, americani e africani. Tuttavia, il
Paese è stato abitato esclusivamente dagli aborigeni per più di
40.000 anni e solo dal XVIII secolo è stato colonizzato dagli
inglesi.
Conosciuta anche come Down Under, l’Australia è la sesta nazione del
mondo per grandezza e il più grande stato dell’Oceania. È formata dal
Mainland, che è l’isola principale, la
Tasmania e altre isole minori, dette
Terre remote.
Il suo paesaggio è prevalentemente arido, tuttavia presenta diversi tipi di habitat, dalle vette
innevate delle Snowy Mountains alla foresta pluviale. Vi si
trovano specie animali e vegetali uniche, a causa dell’isolamento geografico in cui è rimasta per secoli e del suo clima.
Il canguro, l’ornitorinco, il clamidosauro e il koala sono solo
alcuni esempi di queste rarità.
Il clima australiano varia dal tropicale umido del Queensland, al temperato delle regioni del Sud. La stagione delle
piogge va da febbraio a marzo. Nel resto dell’anno, il clima è
caldo, ma secco.
Da non perdere
La foresta pluviale del Kakadu National Park, Patrimonio dell’Umanità, si estende per 19.000 Km². Scarpate rocciose, paesaggi lussureggianti, profonde gole e fragorose cascate
caratterizzano il più grande parco
naturale australiano. Sulle rive dell’Adelaide River si possono osservare milioni di uccelli migratori e i coccodrilli che si
riscaldano al sole.
La Great Barrier Reef è la grande
barriera corallina australiana, dichiarata anch’essa Patrimonio dell’Umanità. Raggiungibile, a nord, da Cairns e dalle Whitsundays e, a sud, da
Townsville, Mackay e Gladstone, questo spettacolo sottomarino è un’esplosione di colori che si estende per 2.600 km al largo della costa
di Queensland.
Per riscoprire l’antica storia aborigena bisogna andare lungo la frastagliata costa del Gippsland, dove, nel Wilsons Promontory National Park,
si possono ripercorrere le rotte commerciali aborigene, risalenti a 18.000
anni fa. A Bairnsdale si possono anche osservare gli indigeni
australiani mentre preparano lance, scudi e canoe secondo le
loro tradizioni.
Darwin è la città dove è ambientato
l’ultimo film di Luhrmann, Australia,
al cinema dal 16 gennaio. Nei suoi
musei si può conoscerne il patrimonio
aborigeno e la storia, segnata dai raid
aerei della Seconda Guerra Mondiale
e dal ciclone Tracey. Ma la città è caratterizza anche dai festival all’aperto e dai mercatini. Nella
baia si naviga accanto ai coccodrilli, mentre il vicino Litchfield National Park offre piscine naturali con acque cristalline. La città funge, inoltre, da accesso ai Parchi nazionali di
Kakadu e Nitmuluk, entambi Patrimoni dell’Umanità.
Informazioni pratiche
Per entrare in Australia sono necessari il passaporto e il visto d’ingresso, che ha 90 giorni di validità e viene rilasciato sul sito www.immi.gov.
au/e_visa/evisitor.htm oppure con
l’emissione del biglietto aereo.
L’Australia è un Paese sicuro, tuttavia esistono pericoli connessi con la natura, a causa
dell’estensione del Paese, in gran parte desertico, e della
presenza di animali ed insetti pericolosi. Per questo, e per
ulteriori informazioni pratiche, si consiglia di consultare il
sito www.viaggiaresicuri.mae.aci.it/?australia.
Roberta Pileggi
VIII
pag
In pillole
Nome in lingua
locale:
Commonwealth of Australia
Governo:
Monarchia parlamentare
Superficie:
Km² 7.686.850
Popolazione:
21.472.841 2 ab.
Densità:
2,79 ab. per Km²
Continente:
Oceania
Capitale:
Canberra
Lingue utilizzate:
Inglese
Religioni:
cattolici 25,8%, anglicani 18,7%
Gruppi etnici:
2% aborigeni, 90% discendenti
europei, 8% asiatici
Moneta:
Dollaro australiano