La congiura dei pazzi
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La congiura dei pazzi
No dal Molin Raniero contro il presidio pag 3 Gaza, palestinesi ed ebrei berici a confronto pag 4 Uffici comunali, viaggio nei segreti del Palazzo pag 10 n° 132 17 gennaio 2009 euro 0,50 0 50 Fatti, personaggi e vita vicentina Direttore responsabile Luca Matteazzi La congiura dei pazzi Il consigliere del Pd Balzi denuncia una manovra della corrente “riformista” per far cadere Variati. Il capogruppo Formisano replica: “Cose folli, solo illazionii” Ventimila leghe Ciàcole C apitolo primo. Nei giorni scorsi il parlamento ha approvato un provvedimento in cui è inserita anche una deroga speciale per il Comune di Roma, che potrà sforare i tetti di spesa del patto di stabilità. Si tratta di quei vincoli di bilancio che impongono a tante amministrazioni pubbliche di stringere i cordoni della borsa e di mettere un freno agli investimenti. Vale per tutti, nonostante le tante richieste di trovare un meccanismo alternativo da parte delle amministrazioni del Nord Italia, le più penalizzate dal sistema. Ma il governo concede la deroga solo alla capitale. Capitolo secondo. Nelle stesse ore la Lega, avvertendo i malumori della propria base elettorale, invita tutte le amministrazioni del Carroccio a sforare il patto di stabilità. Cioè a dare battaglia contro un provvedimento che la Lega stessa ha votato e approvato. Con qualche ragione, il sindaco Variati ha suggerito al partito di Bossi di cambiare slogan: da “Roma ladrona, la Lega non perdona” a “Roma padrona, la Lega ti perdona”. Capitolo terzo. Ancora la Lega protagonista: riesce a inserire nei decreti sulla sicurezza il provvedimento che chiederà agli immigrati un contributo per il rinnovo del permesso di soggiorno. Come avviene in tutta Europa, ha spiegato il ministro Maroni. A differenza che in Europa, però, in Italia per il rinnovo ci vogliono mesi, in qualche caso anni, con infiniti disagi. Capitolo quarto. A Castelgomberto, una giunta guidata da una civica della Lega ha approvato una delibera che chiede una caparra agli stranieri non residenti: un contributo per evitare buchi sulle spese per rifiuti, trasporti, mense scolastiche ecc. “Ecco la vera immigration tax: tassa in cambio di servizi erogati dall’ente”, ha osservato il Corriere del Veneto. Difficile dargli torto. E anche la Lega dovrebbe rifletterci sopra. opinioni 132 del17 gennaio 2009 numero 2 pag Teatro e cultura, serve una svolta C on la consueta chiarezza e acutezza, Cesare Galla, importante esponente della cultura vicentina, a proposito degli spettacoli e del teatro a Vicenza, ha denunciato dalle pagine del Giornale di Vicenza: “non si può più andare avanti anno per anno con la troika di direzioni artistiche per settore, con la prosa allo Stabile, la danza ad Arteven e la musica all’Orchestra del Teatro Olimpico”. Cosa occorre fare? Scrive Galla: “bisogna riunificare il tutto affidando la direzione a una sola persona, per una durata biennale o triennale”. E ciò non tanto per una necessità di semplice razionalizzazione, ma per favorire, scrive ancora Galla, “un’autentica progettualità, come il mercato dello spettacolo pretende e non come si riesce a fare a Vicenza, dove si continua a navigare a vista”. Sono d’accordo con lui. Nei dieci anni di amministrazione Hullweck nulla è stato fatto nel senso auspicato e denunciato da Cesare Galla. Vicenza sa esprimere una incredibile ricchezza di proposte e di attività culturali, ma è mancata una “regia” in grado di valorizzare le potenzialità dei vicentini. Il neo sindaco Achille Variati e l’assessore alla cultura Francesca Lazzari non devono perdere tempo. La felice posizione di Vicenza, con la possibilità di un ricco interscambio culturale con Verona, Padova e Venezia, e la ricchezza dei beni culturali che la contraddistinguono, richiedono una forte progettualità in grado di coinvolgere i numerosi ope- ratori culturali: dai “contenitori” storici tradizionali, alle iniziative didattiche e scientifiche scolastiche e di eccellenza, insieme con i vari livelli istituzionali, le università, gli enti di studio e di ricerca, le fondazioni bancarie, le associazioni, i privati interessati a favorire i beni e le attività culturali e ad investire su di essi. C’è bisogno urgente di organizzare le numerose energie presenti nel nostro territorio. E’ auspicabile che i nuovi amministratori, abbandonando l’idea della cultura come mera fruizione commerciale e turistica della città, siano veramente convinti che al centro della politica va anche collocata la cultura. Perché Vicenza ha una grande vocazione culturale e artistica, per i suoi monumenti e per le risorse dei suoi abitanti. Perché i numerosi e bellissimi luoghi della città devono diventare sempre più luoghi di cultura e socialità, laboratori per nuovi talenti, centri di produzione culturale, spazi in cui coltivare e condividere interessi culturali. Per- ché la cultura è anche risorsa per lo sviluppo del territorio e delle attività artigiane e commerciali collocate su di esso. Occorre agire in fretta. Dall’esito elettorale ad oggi, si è già perso troppo tempo. Francesco Di Bartolo Scuola, a Cesare quel che è di Cesare 1. Premesso che l’Art. 33 della Costituzione dice tra l’altro: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato” (lo so, l’ho già scritto su queste pagine meno di un mese fa, ma sapete come si dice: repetita juvant), le cose stanno così. Quando si parla di scuole materne, la distinzione tra pubblico e privato è molto labile. Nel senso che il Comune non ha le strutture per accogliere tutti i bambini che ne fanno richiesta, e quindi finanzia alcune scuole private (gli costa comunque meno che costruirne di nuove e assumere tutto il personale necessario). C’è una specie di regime misto, in cui le private fanno da supplenti al pubblico, colmandone le lacune. Funziona così anche in molti Comuni minori, dove le scuole parrocchiali sono spesso le uniche disponibili e sono convenzionate con l’ente pubblico. Questo per dire che parlare di scuole ‘private’ relativamente alle materne è molto diverso rispetto a quando si parla di scuola privata per gli ordini superiori (elementari, medie e superiori). Stando così le cose, la soluzione apparirebbe tanto ovvia da essere banale. I Comuni costruiscono tutte le materne necessarie, dopo di che chiunque altro è liberissimo di costruirne altre, naturalmente a sue spese. Così facendo, essi ottempererebbero ad altri due dettati costituzionali: quello dell’Art. 4 (“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”), perché in questo modo si creerebbero posti di lavoro, e quello, ancora una volta, dell’Art. 33 (“La Repubblica (…) istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”). Ma c’è un altro articolo, l’Art. 7 (“Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”), che, pur se presente nella Costituzione, proba- bilmente ormai si vergogna anche lui a star lì, tanto esso viene da sempre e da tutti ignorato, tradito e sbeffeggiato, a dimostrazione che se c’è un principio bipartisan che, e non da oggi, unisce in Italia amministrazioni di ogni colore (ma esistono ancora i diversi ‘colori’?), è quello della sudditanza, manifesta o velata, appunto alla Chiesa Cattolica. 2.Di tutto ciò è espressione emblematica ciò che sta avvenendo in questi giorni a Vicenza, dove, negli ultimi giorni del 2008, la giunta di centrosinistra (?!) ha aumentato di 220 mila euro i contributi a nove scuole materne paritarie. A nulla sono servite le proteste di molti genitori delle scuole materne comunali, piuttosto irritati, oltretutto, per essersi visti chiedere ‘sottobanco’ contributi per l’acquisto di materiale scolastico. ‘Dateli a noi, quei soldi – hanno detto in sostanza quei papà e mamme – invece di usarli per finanziare ancora una volta scuole confessionali, o comunque private’. Niente da fare: promesse, incontri, ma poi alla fine la giunta, il 30 dicembre, ha firmato il rinnovo della convenzione: un milione 476mila euro in tre anni alle paritarie. “Somma comprensiva degli adeguamenti ISTAT”, ci ha tenuto a precisare l’assessore all’istruzione Alessandra Moretti, che ha anche così motivato la decisione: “Queste istituzioni offrono un servizio importante alla città, e rappresentano una fetta importante del servizio complessivo per l’infanzia”. Crediamo che non ci sia null’altro da spiegare, o da dire: i fatti parlano da soli, ed ognuno ne tragga le conclusioni che preferisce. Da parte nostra, possiamo solo, tristemente, invitare a rileggere gli articoli costituzionali di cui sopra, e magari anche la Divina Commedia: “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?” (Purgatorio, Canto XVI). Giuliano Corà il fatto 132 del17 gennaio 2009 numero 3 pag Presidio. J’accuse di Raniero Il sindacalista, ex stratega di Rettorgole, racconta i perché della rottura con Bottene&Co. Partendo dai due cortei su Gaza di Alessio Mannino A due anni esatti dall’inaugurazione del tendone di Ponte Marchese, il movimento contro la base Usa all’aeroporto Dal Molin è un vaso di cui nessuno riesce più a rimettere insieme i cocci. E i vasi di ferro – da una parte il governo Berlusconi, dall’altra le cooperative appaltatrici targate Pd – restano fermi, facendo muro in attesa dell’inizio dei lavori. Già dal 2007 diviso fra un’anima più moderata, quella del Coordinamento dei Comitati (legata a Cgil, ex sinistra Ds e pacifisti cattolici), e una più barricadiera acquartieratasi al Presidio, quest’ultima ha poi dovuto affrontare a sua volta piccole concorrenze (il Comitato di Vicenza Est che fa capo a Patrizia Cammarata, dei troskisti di Alternativa Comunista) e ulteriori scissioni (il gruppo dell’ex leghista Franca Equizi, le Donne in Rete). Ma il primo e più blasonato esponente dei presidianti a rompere con Bottene, Pavin e Jackson è stato Germano Raniero. Raniero, capo storico del sindacato RdB-Cub di Vicenza, comunista da una vita, lo abbiamo di recente visto sfilare alla manifestazione locale con gli immigrati arabi in solidarietà con le vittime palestinesi di Gaza. Ed è da qui che bisogna cominciare per capire la frattura apertasi nel mondo No Dal Molin. Divisi sulla Striscia “Abbiamo organizzato assieme alla comunità migrante il corteo del 3 gennaio perché come sindacato abbiamo rapporti stabili con loro. Ma c’erano anche i pacifisti di Salam-Ragazzi dell’Ulivo, Rifondazione Comunista, i Comunisti Italiani e le Donne in Rete. Ovviamente c’era il centro culturale islamico di via Vecchia Ferriera ma anche associazioni laiche. L’aspetto religioso non doveva prevalere e non ha prevalso, è stata una manifestazione umanitaria. Più a carattere, fra virgolette, di nazionalismo arabo”, spiega da convinto internazionalista Raniero. Nessuna preghiera in piazza né bandiere bruciate: niente eccessi, insomma. “Tutti hanno rispettato i patti, che prevedevano di non dar luogo a episodi che avrebbero spostato l’attenzione dal problema allo scandalo mediatico”. Un successo, insomma. “Certo, anche perché un problema di islamismo radicale, a Vicenza, non c’è: ricordo che una recente inchiesta giudiziaria ha assolto immigrati accusati di far parte di una cellula terroristica”, dice riferendosi a una sentenza dell’anno scorso che ha scagionato un gruppetto di nordafricani trovati con del semegemonizzare il movimento, dico plice materiale cartaceo. “I musolo che non è l’unica struttura”. I sulmani vicentini sono moderati, motivi che hanno portato un attinel vero senso della parola. E lo si vista di primo piano come Ranieè visto anche in quest’occasione”, ro a sbattere la porta e andarsene conclude Raniero. sono ideologici e strategici. “Le Alla marcia, tranne i due superprese di posizione sulla vicentinistiti partiti comunisti e un’assotà, sul federalismo. Per me la batciazione femminile, il resto della taglia contro la base non è vicensinistra non c’era. Come mai? tina, è universale. Nel nostro cor“Siamo rimasti sorpresi dall’astile, dicono loro. Ma quale cortile, senza dei vari mondi della siniriguarda tutti, riguarda il mondo. stra. Va detto che sul problema E poi le bandiere di San Marco…”. palestinese ci sono diverse sensiCasarini, punto di riferimento per bilità. La presenza del governo di i Disobbedienti del Nordest, ha riHamas, per esempio, pone a molvendicato il simbolo della Repubti un problema. Noi ci riconosciablica di Venezia e ha teorizzato il mo nel Fronte di Liberazione delfederalismo come democrazia dal la Palestina, la terza forza laica fra basso. “E difatti l’area dei DisobHamas e la corrotta e filo-ameribedienti che controlla il Presidio cana Anp. Però Hamas ha una segue queste idee. Ma se i palemaggioranza democraticamente stinesi vengono a manifestare eletta”. Restando alle divisioni di davanti all’aeroporto casa nostra, il Precosa gli diciamo: no, sidio ha ribattuto perché è una lotta con un altro corteo di vicentini? Ma anper le vie del centro diamo…”. Ci scuserà sabato 10 gennaio e Raniero, ma fin dagli con un’intera settiesordi la galassia No mana dedicata alla Me ne sono Dal Molin ha visto al rabbia degna conandato in suo interno le provetro l’attacco israenienze politiche più liano alla Striscia di disaccordo con disparate. “Certo, e Gaza. “Noi avevamo i Disobbedienti infatti un movimeninviato l’invito anto deve contenere che a loro”, sbotta le diversità, ognuna il sindacalista ex con la propria bandiera. Ma a un presidiante, “ma è legittimo che certo punto non è stato più posognuno cerchi di tirare acqua al sibile: si dovevano esporre solo proprio mulino. Certo è che ho quelle bianche No Dal Molin, saputo che alcuni di loro non vomentre le bandiere sono ricchezlevano sfilare assieme ai fanatici ze, sono le nostre facce. La verireligiosi che maltrattano le dontà è che non volevano le bandiene…”. E allarga le braccia sconsore degli altri. E poi il campeggio lato. “Certo che anche gli islamici estivo dell’anno scorso ridotto a fanno i loro errori, ma la nostra un festival, per altro andato male. manifestazione è stata laica, e in Certi finti blocchi sono stati una ogni caso non possiamo ignorare precisa scelta. E’avvenuta insomquelli con un credo religioso. Al ma una divaricazione nel modo di Presidio hanno officiato una mesoperare”. Quello di Raniero è uno sa cattolica: quello va bene e gli sfogo amaro: “Sia chiaro, io sono islamici no?”. per trovare momenti unitari, e Anni perduti considero quelli del Presidio degli E passando per Gaza arriviamo amici. Ma bisogna dirlo: sono staalla spaccatura tutta berica fra i ti persi due anni. Prima avevamo contrari alla Ederle 2. “A me non un governo diciamo non troppo interessa se il Presidio intende | Germano Raniero nemico (Prodi, ndr), un questore idem (Dario Rotondi, ndr), e soprattutto l’Aeronautica e la società Aeroporti che erano dalla nostra. Non si è voluto sfruttare queste opportunità, non si è voluto osare, e ora ci ritroviamo con il governo che sappiamo, con un questore che… lasciamo perdere, insomma con una situazione completamente sfavorevole”. Quale unità? Pessimista sull’esito della vicenda Dal Molin? “Per fermare i lavori la resistenza fisica ci vuole, e noi ci saremo, e non ce ne frega un cazzo delle polemiche. Se si vuole vincere, bisogna trovare momenti di relazione e di lotta”. Cioè ricompattarsi. “Sì, perché i 300 giovani e forti sono finiti tutti morti”, risponde Raniero facendo una chiaro riferimento a quanti sono rimasti, secondo i dati in suo possesso, ad animare il Presidio. Un’ultima domanda: ma si può sapere come se lo spiega, lui, questa presunta cedevolezza dei suoi ex compagni di Ponte Marchese? “Io ho quattro denunce per il Dal Molin. Ma mi ancor oggi mi chiedo: come mai quella volta sono andati a protestare dalla Cosa Rossa a Roma? C’è l’egemonia dei Disobbedienti, che vanno a cercare sponde politiche. Adesso sono più variatiani del Pd… Scelte legittime, per carità, ma che hanno portato alla divisione”. Non ci capiamo più niente: il Presidio dichiara di essere trasversale e per questo rispolvera il paróni a casa nostra, crea occasioni di intrattenimento, cerca di scacciare l’etichetta di facinorosi di estrema sinistra, ma Raniero li accusa di negare le diversità. “E’ tutto strumentale, è tutto strumentale”, ripete lui. Che tuttavia non vuole chiudere definitivamente con loro: “Sono liberi di fare quello che vogliono, ma riflettano sul fatto che le uniche cose riuscite sono state quelle unitarie”. Si ritroveranno al fine insieme, i nostri eroi? www.vicenzapiu.com Direttore Responsabile LUCA MATTEAZZI [email protected] Editore MANY MEDIA SRL corso Padova, 12 – Vicenza tel. 0444 923362 fax 0444 926780 Collaborano: ANDREA ALBA • ALBERTO BELLONI MARTA CARDINI FRANCESCO CAVALLARO FEDERICA CEOLATO GIULIANO CORÀ • FRANCESCA DANDA FRANCESCO DI BARTOLO ANDREA FASULO • GIOVANNI MAGALOTTI ANTONINO PELLEGRINO MATTEO RINALDI • GIULIO TODESCAN Redazione corso Padova, 12 – Vicenza tel. 0444 923362 fax 0444 926780 [email protected] Pubblicità MANY MEDIA SRL corso Padova, 12 – Vicenza tel. 0444 923362 fax 0444 926780 [email protected] ALESSIO MANNINO [email protected] ILARIO TONIELLO [email protected] TOMMASO QUAGGIO [email protected] PAOLO MUTTERLE [email protected] Stampa ALPHA PRINT SRL Via Zamenhof, 795 VICENZA Sede Operativa: Via Tavagnacco, 61 UDINE - tel. 0432 548845 Autorizzazione Tribunale di Vicenza n. 1181 del 22 agosto 2008 primo piano 132 del17 gennaio 2009 numero 4 pag Linea diretta Vicenza-Gaza Mentre nella Striscia continua l’operazione Piombo Fuso, siamo andati a sentire palestinesi ed israeliani che vivono in città Così lontana, così vicina. Il 3 gennaio scorso la città si è ritrovata, un po’ a sorpresa, ad osservare la pacifica invasione di qualche migliaio di manifestanti che chiedevano il cessate il fuoco a Gaza. Molti venivano dalle altre province del Veneto grazie al tam tam effettuato dai centri di preghiera islamici, ma è stato il segnale che anche dalle nostre parti c’è chi segue con grande attenzione quanto avviene ai confini tra Israele ed Egitto. In cima alla lista ci sono, ovviamente, gli israeliani e i palestinesi che hanno trovato casa e lavoro qui, ma che hanno ancora parenti, amici, relazioni in quell’area. Ne abbiamo sentiti alcuni, per capire come viene vista l’ennesima esplosione di violenza della tormentata vicenda mediorientale. Dalla parte dei palestinesi - 1 Aweideh Majed gestisce, con due connazionali, un kebab in contrà Porta Padova. Palestinese con passaporto giordano, è in Italia da una quindicina d’ anni. La sua famiglia è in Giordania, ma ha parenti sia nella striscia di Gaza sia in Cisgiordania, ed è facile immaginare come in queste ore il pensiero corra continuamente a quanto avviene laggiù. “Viviamo un’angoscia insopportabile: ci sentiamo come se tutto il mondo andasse contro di noi. Non c’è nessuna giustizia in quello che sta succedendo a Gaza: quando vedi i morti, i feriti, le distruzioni, tutto questo non è giustificabile. Gaza è un territorio occupato, come possono difendersi i palestinesi? Con i fiori contro gli F16, i carri armati o gli elicotteri Apache? Con le risoluzioni Onu, che non sono mai state rispettate?” In poche parole ha già detto tutto. Il senso di impotenza di buona par- foto: www.flickr.com/ farshadebrahimi di Luca Matteazzi te dei palestinesi, la frustrazione, la sensazione di non avere niente a cui aggrapparsi, nemmeno uno speranza. “Noi abbiamo visto, in questi anni, tanti accordi di pace – continua -. Ma poi, cosa abbiamo ottenuto? Con i negoziati non siamo mai riusciti ad arrivare a niente: gli insediamenti israeliani continuano, non puoi più spostarti perché c’è il muro, ci sono posti di blocco ovunque. Per fare un pezzo di strada che richiede cinque minuti ci metti due ore, quando va bene. Ormai siamo esasperati, non ne possiamo più, non abbiamo più speranze”. “Ci vorrebbe una forza neutra, ma to questo c’è una parola segreta, ed nessuno fa niente, nemmeno i paesi è terrorismo: hanno legato Hamas al arabi – riprende -. Quello che dice terrorismo, e con questo hanno fatto l’Onu viene fatto rispettare in tutto la magia. Adesso qualsiasi azione è il mondo, ma non in Palestina, dove possibile contro i terroristi di Hamas. le sue risoluzioni sono ignorate. I solMa io mi chiedo: se uno difende la dati internazionali si sono mossi per propria terra, è un terrorista? Io non andare ovunque, basta guardare a sono di Hamas, sia chiaro. Non sto cosa è successo in Libano, ma a Gaza con nessuno dei partiti politici che ci non ci va nessuno. Come mai? Dov’è sono oggi in Palestina. Però sto con la giustizia in tutto questo? E come tutti quelli che tentano possiamo dire che quedi resistere all’occupasta è una guerra? Nella zione, all’embargo, al guerra combattono tentativo di soffocare il due eserciti: qui, dove popolo palestinese”. sono gli eserciti? VoE come la mettiamo gliamo mettere i razzi La tv italiana con gli attentati, i kadi Hamas contro i carri non mostra armati?” quello che sta mikaze, i missili, lo statuto di Hamas in Ecco, Hamas. È uno succedendo cui non si riconosce lo dei punti critici della a Gaza: è una stato di Israele? “Lo vicenda. Movimento stato di Israele è una terrorista per tutti i carneficina realtà. Ma il problema governi occidentali, è che loro vogliono tutmovimento di resistento: ci negano l’identità, za legittimo per buona vogliono che accettiamo tutto, anche parte dei palestinesi. Come conferle cose più umilianti. Non possiamo ma anche Majed: “Hamas è prima accettare la pace alle loro condizioni, di tutto un partito politico eletto dal e finché non si troverà un modo che popolo palestinese: questo non va ci permetta di vivere con dignità ci giù né agli Stati Uniti né ad Israele, sarà conflitto. Non si può parlare di perché l’agenda di Hamas per il Mesicurezza quando poi siamo costretti dio Oriente è diversa dalla loro, e per a vivere con l’embargo, con il muro, questo hanno fatto di tutto per farne con i check point: non puoi strangocadere il governo. Uno degli obietlarmi con una mano e con l’altra dartivi di questa operazione è proprio mi solo qualche briciola. Io non ho buttare giù Hamas e sostituirlo con mai vissuto lì, ma mi chiedo cosa può qualcuno di più manovrabile. In tut- | Bombardamenti israeliani a Gaza pensare chi è nato in quelle zone, chi ha passato tutta la vita sotto l’occupazione. Come faccio a farmi sentire, come faccio a far capire che solo vivere con la mia terra, la mia libertà, la mia dignità, la mia identità?” Dalla parte dei palestinesi - 2 “La famiglia di mia madre, i miei nonni, i miei zii, sono a Gaza, nel quartiere di Al Zeitun, che è uno dei più colpiti. Li abbiamo sentiti qualche volta dopo l’inizio dei bombardamenti aerei: ci raccontavano che era un massacro, che due terzi della case erano distrutte, che c’erano morti e feriti dappertutto, e che erano a corto di acqua, luce, viveri, di tutto. Poi, da quando è partita l’offensiva di terra, non siamo più riusciti a metterci in contatto.”. Rida Al Quraini è in Italia da una decina d’anni. La sua famiglia è di Jaffa, un centro appena fuori Tel Aviv, ma dalla guerra del 48 vivono come rifugiati a Nablus. Era un ragazzo ai tempi della prima Intifada, è finito in carcere a 15 anni come simpatizzante di Al Fatah, e dal 2000 è in Italia con il sogno di imparare un lavoro e tornare presto a casa. Ma da allora la situazione è precipitata, e il suo progetto di rientrare in Palestina viene continuamente rinviato. Insieme a lui ci sono io fratello Dià e Rami Ayoub, anche lui di Nablus. “Seguiamo ogni giorno quello che succede su Al Jazeera – raccontano -, e quello che ci colpisce è che noi, grazie al satellite, vediamo molto di più di quanto vedete voi alla televisione italiana. Voi non sapete quello che succede davvero laggiù: hanno bombardato le scuole, la Croce Rossa, hanno colpito i magazzini delle Nazioni Unite dove c’erano le scorte di viveri per la popolazione, e hanno colpito i depositi dove c’era il cherosene che serviva per dare energia agli ospedali. I morti sono quasi tutti civili, altro che terroristi. Tra di loro ci sono quasi quattrocento bambini: sono terroristi anche loro?”. Anche nelle loro parole, accanto allo sgomento per le notizie che arrivano dalla Striscia, c’è forte la sensazione di ingiustizia e impotenza. “Mi sembra di vivere in un mondo in cui tutto va alla rovescia”, continua Rida. E spiega: “Ci sono due pesi e due misure: Hamas è stata eletta con delle elezioni che tutti hanno giudicato trasparenti, ma viene trattata come un’organizzazione terroristica contro cui si può fare di tutto. Dall’altra parte c’è Israele, che tutti considerano una grande democrazia: ma una democrazia può comportarsi così, può occupare in questo modo un altro popolo? Hamas, se usa le armi, è considerata terrorista: ma cosa fa Israele quando uccide i nostri civili? Chi è eletto da una parte è democratico e può fare quello che vuole, mentre chi è eletto democraticamente primo piano sarebbero le condizioni minime per uno stato palestinese. Ormai si punta solo a sopravvivere”. Una situazione di esasperazione che finisce inevitabilmente col rinfocolare tensioni e violenze. “Pensiamo alla famosa tregua di Gaza – concludo i tre palestinesi -: ma con l’embargo, senza acqua, né cibo, né benzina, né niente, che tregua è? È come se mi chiedessi se voglio morire in fretta, sotto le bombe, o lentamente, di fame? Hanno creato una situazione per cui anche se non sei terrorista lo diventi. Se Hamas era nel torto dieci anni fa, adesso c’è un’esasperazione tale che tutti gli danno ragione. Se noi dobbiamo condannare le azioni terroristiche di Hamas, perché nessuno condanna le stragi che fa Israele? Se uno usa le cinture esplosive, perché non ha altro, è un terrorista, se invece se uno ti bombarda con gli F16 va tutto bene? E’ questo che non ci spieghiamo”. 5 pag foto: www.flickr.com/ farshadebrahimi dall’altra è terrorista? Non capisco. E come è possibile che chi ha subito l’Olocausto possa far subire ad un altro popolo un altro Olocausto? Un vescovo italiano ha detto che Gaza è come un lager: è così. A Gaza è tutto chiuso. Se anche uno volesse dire: io con questa guerra non c’entro, voglio andarmene, voglio fuggire, non può farlo”. Lui, invece, dalla Palestina è riuscito ad andarsene. Ma vorrebbe tornarci, e non ha dimenticato cosa vuol dire crescere, e vivere in quelle condizioni. “Io sono nato sotto l’occupazione e sono sempre vissuto sotto l’occupazione – prosegue -. Mi sembrava normale, così come era normale, per uno della mia generazione, finire in carcere o essere ferito. Io sono stato in prigione a 15 anni, è ho capito che quello che mi hanno fatto non era normale solo quando sono arrivato qui in Italia e ho sentito parlare di diritti umani. Così, quando hanno cominciato a parlare della possibilità di uno stato palestinese, mi sembrava una cosa meravigliosa, un qualcosa che mi dava speranza. Ma sono anni che sento parlare di pace: parole, parole, parole, mentre i morti e i massacri li vediamo ogni mese con i nostri occhi. Adesso sono convinto che gli israeliani ci vogliano tenere zitti e sotto i piedi”. Questo senso di oppressione è quello che rende tutto più difficile da accettare. “La mia famiglia è di Jaffa – riprende Rida -: mia nonna ha ancora le chiavi della nostra vecchia casa, e per me Jaffa sarà sempre la nostra terra, non riuscirò mai a pensarla come territorio di Israele. Ormai, però, Israele è una realtà e lo accetto. Mi va bene vivere a Nablus, ma vogliamo un paese stabile, dove sia possibile vivere una vita normale, e questo non c’è. A Nablus, con l’Autorità palestinese, erano stati fatti dei parchi, dei giardini, erano state abbellite le strade. Gli israeliani hanno distrutto tutto: ma cosa c’entrano i giardini pubblici con la sicurezza di Israele? Sembra che vogliano toglierci qualsiasi possibilità di vivere una vita bella, normale. Io sono arrivato all’idea che ci vogliono tutti zitti e muti, e ci stanno riuscendo: ormai la gente palestinese vuole solo essere lasciata vivere, e basta. Si accontenta di andare al lavoro e tornare a casa, solo quello. Non gliene importa più niente di Gerusalemme, delle frontiere, del ritorno dei profughi, di quelle che 132 del17 gennaio 2009 numero la razzi. Cosa dovevamo fare?” “Qui si confonde un’autodifesa con Con gli occhi di Israele Se di palestinesi a Vicenza ce ne sono un’aggressione – continua -: questa pochi, gli israeliani sono forse anco- è una guerra difensiva. Si cerca di ra meno. “Siamo pochissimi: proba- condurla in modo moderno, selettibilmente ce ne sono di più dentro la vo, perché anche un morto tra i civili caserma Ederle che in città” scherza è di troppo, e per questo si lanciano Marco Jarach, uno degli esponenti volantini, si annunciano le zone in cui della comunità ebraica vicentina, che ci saranno bombardamenti, si avvisa fa capo a quella più grande di Verona. la popolazione. Tutte le azioni militaDoppio passaporto (“Quando sono ri sono preannunciate: se poi la gente qui mi sento italiano, quando torno e i bambini vengono lasciati lo stesso nelle zone in cui si sa in Israele mi sento che cadranno le bomisraeliano”), parenti be, bisognerebbe anche e amici quasi tutti in chiedersi perché lo si Israele sparpagliati fa. Gaza, inoltre, ha più tra Gerusalemme e Il problema è case di quanti ombrelTel Aviv, Jarach sta che a Gaza c’è loni ci sono a Riccione seguendo con comprensibile attenzione una minoranza in estate, e certe conseguenze sono inevitabili. la situazione di Gaza. violenta Da un punto di vista Tramite quello che e controllata mediatico, noi la guertrova online in Inra l’abbiamo già persa, ternet, tra quotidiani dall’Iran perché un paese aggreinternazionali e siti di dito è stato trasformato informazione. E quello in aggressore: sono brache gli raccontano i familiari che vivono da quelle parti. E il vi a far vedere le immagini dei bambisuo punto di vista è diametralmente ni feriti di Gaza, ma bisognerebbe far vedere anche quelle degli israeliani opposto a quello dei palestinesi: “Questa è una guerra difensiva – colpiti dai missili o dagli attentati”. spiega -. Siamo stati tirati per i capelli Vero che le vittime ci sono da tutti e dalle provocazioni di Hamas, che due i lati. Ma la disparità di forze in è una minoranza violenta e che fa campo, e la squilibrio nelle vittime gli interessi di una potenza stranie- è sotto gli occhi di tutti. “Israele è la ra come l’Iran. Israele non vuole la quarta potenza militare del mondo guerra, avrebbe ben altro per la testa – continua Jarach - e di questo doa cui pensare, ma dopo aver restituito vrebbero tener conto tutti. È vero che Gaza ci sono piovuti addosso ottomi- non si reagisce ad uno schiaffo con un | Israeliani dopo una lancio di missili da Gaza missile. Ma dopo anni di spari contro le nostre città una risposta bisognava darla. Guardi, mia madre è di origini ungheresi, e quasi tutta la sua famiglia è morta nei campi di concentramento. Non è che noi ci divertiamo ad infliggere bombardamenti e sofferenze, abbiamo il culto della vita, ma non possiamo nemmeno stare lì a subire”. Che prospettive ci sono dunque? “Per far la pace bisogna essere in due – osserva Jarach -. E io credo che la pace ci sarà quando i palestinesi cominceranno a voler bene ai loro figli come gli israeliani: finché vediamo ragazzini in tutta mimetica addestrati a combattere e ad esaltare il martirio, sarà dura. Ma secondo me i primi a non volere questa situazione sono i cittadini di Gaza. A Gaza il 50 per cento della popolazione sta con Abu Mazen e vorrebbe vivere con gli standard di vita che ci sono in Israele: non è un caso che la maggioranza degli stati arabi se ne stia in silenzio. Il problema è che c’è una minoranza facinorosa e violenta, pagata da una potenza straniera, che terrorizza la maggioranza pacifista e tranquilla della popolazione”. Il riferimento è, ovviamente, ad Hamas. Che però è andata al governo con elezioni democratiche. “Sì, è vero. Ma noi sappiamo bene quanto una minoranza aggressiva possa mettere in soggezione una maggioranza. Lo sappiamo perché lo sperimentiamo qui in Italia con la criminalità organizzata nelle regioni del Sud”. Di fronte a tutto questo, la comunità ebraica italiana cerca di chiarire la posizione di Israele. “Che è di difesa, non di aggressione – ribadisce ancora una volta Jarach -. Israele ha già rinunciato a Gaza. Questa è solo la risposta ad un’aggressione, senza nessuna motivazione ideologica né territoriale. E in ogni caso sarà una guerra senza vincitori né vinti”. E di far fronte comune quando escono proposte come quella del boicottaggio dei negozi ebrei che ha fatto molto discutere qualche giorno fa. “Dopo c’è solo la notte dei lunghi coltelli – commenta Jarach -. C’è da preoccuparsi quando si sentono posizioni estremiste, a destra come a sinistra, o quando si vedono delle bandiere bruciare, perché 60 anni non hanno insegnato niente e la discriminazione è sempre in agguato. Io sono rimasto sconcertato, ad esempio, dal Gazebo di Porta Castello, perché è pura propaganda. Mi rendo conto che c’è molta ignoranza su questa questione: tante persone con cui parlo non sanno nulla della storia del Medioriente, di come è nato lo stato di Israele, di qual è la storia del mondo arabo. E l’ignoranza può provocare gravi danni. Credo invece che la conoscenza reciproca sia la miglior risposta a questa situazione, perché non ci sono manicheismi, non ci sono i buoni tutti da una parte e i cattivi tutti dall’altra”. Un’osservazione, quella sulla conoscenza reciproca, su cui è difficile non essere d’accordo. informazione pubblicitaria 132 del17 gennaio 2009 mi hanno rimasto solo numero 7 pag Le ordinanze e il vizio di chiudere un occhio Una decisione del Tar Veneto rimette in discussione i provvedimenti dei sindaci contro la prostituzione. Ma i sindaci fanno bene a portare avanti la loro battaglia. Per una questione di coraggio e di responsabilità di Matteo Rinaldi V ia del Campo c’è una puttana / gli occhi grandi color di foglia / se di amarla ti vien la voglia / basta prenderla per la mano / e ti sembra di andar lontano. Così cantava Fabrizio De André, che in questi giorni stanno massacrando con tremende commemorazioni (uno dei segreti della felicità: non ascoltare un solo rifacimento dei suoi pezzi). De André sapeva farti vedere le cose da un punto di vista diverso e per questo lo amiamo. Forse anche grazie a lui non riesco a pensare alla prostituzione con l’aria romantica della canzone Via del Campo. Di sicuro da secoli dibattiamo sul fenomeno della prostituzione, sui diritti di chi vuol praticarla e sugli orrori di chi la sfrutta. Cercando risposte che forse non troveremo mai, ma che proprio per questo vanno cercate. Sceriffi, burocrati e incompetenti Da qualunque parte stiate (nelle discussioni da bar la forbice è ampia: si va da “Sacranon, riapriamo i casini e tutto andrà a posto” a “Mai più prostituzione, in galera sfruttatori e clienti!”) non potete prendervela coi sindaci a cuor leggero. Finché Tosi, Variati e Chiamparino si muovono rispettando i diritti delle persone c’è ben poco da scandalizzarsi, di gridare al fascismo o al benaltrismo. Io almeno non mi scandalizzo affatto se il leghista Tosi e i diessini Variati e Chiamparino si mettono contro i tribunali per portare avanti le loro idee. A cominciare dal metodo: non hanno reagito mettendosi fuorilegge ma cercando proprio una legge, cioè un appiglio legale per non lasciar cadere tutto di punto in bianco. A me scandalizzano di più i sindaci e gli amministratori del “non è di mia competenza”, del “Ci sono altri problemi da affrontare con priorità” che sono purtroppo la triste maggioranza. Morale: Tosi e Variati sbaglino pure, ma si prendano competenze e responsabilità. E siccome il sindaco non è un duce ma una persona che dovrebbe agire assieme alla città, maggioranza e minoranza, la morale diventa “Sbagliamo pure, ma prendiamoci competenze e responsabilità”. ricorsi, contro Verona e Roma. Ci è andata male a Roma perché gli avvocati hanno tirato in ballo il decreto Maroni sbagliando la formulazione del ricorso. A Verona abbiamo ottenuto la sospensiva, che tra l’altro impedisce al sindaco Tosi di formulare un’altra ordinanza simile. Per altro si è agito nel nome di una Nel nome della grande emergenza legge che non esiste”. A riaprire il discorso Ecco, il linguaggio è lo è la stata decisione stesso che usano i podel Tar del Veneto, litici, non i sovversivi. il tribunale regionaL’importante E se non fosse per l’ulle che ha accolto il tima frase, ci sarebbe ricorso del comita- è che le poco da commentare. to per i diritti civili ordinanze Ma quella “L’emere delle prostitute. siano solo genza non esiste” taSono seguite rigoroun inizio glia la testa al toro. se proteste e invetÈ la scusa con cui in tive contro i giudici. Italia non si fa nulla Ma è troppo facile e si mettono i proprendersela con i blemi nel dimenticatoio dopo tre tribunali anche se oggi va di moda. giorni di urla e strilli. L’emergenza Il fatto è che il ricorso delle prostiche non esiste ha riguardato, solo tute non è campato in aria. Pia Coper citare gli ultimi casi eclatanti: i vre, la leader del comitato che ha morti sulle strade (dimenticati fino bloccato Tosi e l’armata dei sindaci alla prossima strage), i morti sul è una tosta, non una fru-fru che lavoro (idem), i morti per Mafia, ha convinto i giudici sventolando i morti per Camorra, i malati che davanti al loro naso cipria e rossetvorrebbero guarire e invece muoto. Per capirlo basta sentire come iono per incuria e sciatteria, i maparla: “Abbiamo presentato due | Achille Variati, Flavio Tosi e una delle tante prostitute che si vedono lungo la statale 11 lati che vorrebbero morire e invece vivono... Tutte emergenze assurdamente dimenticate con la scusa della nuova priorità da dimenticare una settimana dopo. Diritti, doveri e il coraggio di cambiare La realtà è che la sospensione dell’ordinanza Tosi e di tutte le ordinanze simili mette in crisi un “sistema di lotta” che non era affatto indecoroso come qualcuno pensa. Dare una multa (500 euro) al cliente pizzicato in strada è un deterrente banale e non certo risolutivo ma è un piccolo segno: “Ragazzi, le leggi esistono. Non si può fare tutto quello che si vuole come si vuole”. Oggi il Tar mette in crisi tutte queste ordinanze, Vicenza compresa. Sulla linea di Tosi però anche l’assessore alla sicurezza Antonio Dalla Pozza conferma la linea comunale: “Da noi resta in funzione: 500 euro di multa, un centinaio di contravvenzioni già staccate e fin ora nessun ricorso”. E la stessa cosa promettono a Montecchio Maggiore, competente sulla celebre statale 11, la “via del Campo” di casa nostra. Con molto più traffico e meno romanticismo, però. Come andrà a finire La grinta bipartisan dei sindaci è un segnale forte. Ma i segnali andrebbero raccolti, non lasciati consumare. Qual è oggi il principale problema della prostituzione? Se anche per voi la priorità è combattere lo sfruttamento, il racket e la violenza sulle donne, questa battaglia va portata avanti. Poi discutiamo sul resto, sul moralismo, sui diritto delle donne e sui doveri di tutti. Ma intanto partiamo dalle priorità: finché la prostituzione sarà lasciata al caso, abbandonata a se stessa semplicemente fingendo che non esista, sarà una sconfitta per tutti. L’arte italiana di chiudere un occhio dovrebbe averci stufato, ormai. L’importante è che Tosi e sindaci ragionino pensando che l’ordinanza sia solo un inizio, non un successo. Che l’obiettivo non sia solo “ripulire le strade” o le coscienze, ma portare avanti una lotta pur sapendo che le possibilità di vincere sono minime. Tutte le grandi imprese, una volta, si costruivano così. Ultimamente abbiamo un po’ perso l’abitudine, preferendo concentrarci su piccoli risultati sempre alla portata. Pensare più in grande, a volte, non ci farebbe male. 132 del17 gennaio 2009 focus numero 8 pag Un Balzi contro il vuoto: “Vogliono far fuori Variati” Il consigliere comunale ex-Ds attacca la corrente riformista nel Pd: “Manovrano per la Dal Lago sindaco” di Alessio Mannino L inguaggio felpato da piccolo D’Alema, ma bordate dirette alla Cacciari. E’ l’impressione ci ha fatto il giovane consigliere comunale Luca Balzi (Pd), ex segretario dei Democratici di Sinistra del capoluogo berico. Lo abbiamo sentito perché da un po’ si è ritagliato la parte del grillo parlante contro certe prese di posizioni all’interno del suo partito. Com’è la situazione del Partito Democratico in città? Innanzitutto la situazione nazionale non ci aiuta per niente. Ti ferma l’elettore Pd e ti dice che quando legge i giornali, è una vera pena… Poi siamo deboli a livello regionale: personalmente ringrazio il senatore Giaretta di essere rimasto, ma serve un suo scatto per il ricambio generazionale. Nel 2009 ci saranno tutti i congressi, in Lombardia il segretario, Martina, ha 30 anni. E poi bisogna costruire un Pd veneto autonomo da Roma, ad esempio sul federalismo fiscale. Senza pregiudiziali verso nessuno. Lega compresa, quindi. Verso nessuno. Arrivando a Vicenza… Ecco, premesso che non sono alla ricerca di incarichi, devo dire che il partito è in estrema difficoltà. E’ appena partito il tesseramento, bene: quando parlo della giunta Variati, tutto ok, ma è drammatico raccogliere tessere quando parlo del partito, a causa di quelle che vengono chiamate “sensibilità tematiche”. Le correnti, insomma. La geografia interna del Pd be- assessore allo sviluppo economirico è così composta: a livello co). Talchè si è prodotta una ridcittadino ci sono gli ex popolarida di e-mail fra responsabili del ex Margherita (Variati, il neo partito con reciproche accuse di segretario Claudio Veltroni, l’asindebolire l’amministrazione. sessore Cangini), gli ex diessini Il 4 gennaio Adriano Verlato, (l’assessore Dalla Pozza, il preanche lui di Vicenza Riformisidente del consiglio comunale sta, mi attacca pubblicamente. Poletto, la deputata Sbrollini) e Ho ritenuto di rispondere con Vicenza Riformista (il capogrupuna lettera perché ho raccolto po in Sala Bernarda, Formisano, tanti indizi concomitanti, che l’ex consigliere Alifuoco, lo scritinsieme, se non erro, fanno una tore ed editorialista del Giornale prova. di Vicenza Antonio Baldo). In Una prova di che? provincia, invece, gli ex MarLa prova che era in atto una gherita fanno riferimento all’ex manovra per destabilizzare la presidente provinciale Doppio, giunta, e io so che per sventare al consigliere regionale Berlato una congiura bisogna svelarne Sella e all’attuale segretaria del i piani. partito Filippin; da poco è nata Lei ha scritto: “arrivo a crel’associazione Olof Pahlme, una dere che non sia una gransorta di sinistra interna del Pd, de manifestazione di riforcapeggiata dal consigliere in Remismo l’azione politica di gione Claudio Rizzato, dall’area chi si adopera, fa riunioni, Uil (Silvano Veronese), ma vi organizza incontri, va alla hanno aderito anche Dalla Pozza ricerca di adepti, al solo e Poletto. Fuori restano lui, Balscopo di mandare a casa il zi, la Sbrollini e anche il sindaco sindaco del Pd per mettere di Montecchio, Scalabrin. al suo posto una nota espoContinua Balzi: Il lavoro di nente del centro destra, in Claudio Veltroni è positivo, ma un coacervo di bisogna far comupersonaggi pronicare il partito venienti un po’ da con gente nuova, e tutte le parti poliquesto non è semtiche, relegando plice. Non ho capicosì il centro sito ad esempio certe Basta guerre nistra all’opposiposizioni del mio per bande, zione per chissà capogruppo, Forquanti anni”. E’ misano. Prima sul torniamo la vecchia ipocaso Giglioli, anche al senso tesi del governo se poi si è chiarito, della politica trasversale Dal e successivamente, Lago-Alifuoco. prima di Natale, Sempre verde? quando ha detQuando parlo con qualsiasi to che non era ancora finita la esponente del centrodestra e questione di nuovi assessori in chiedo a quale sindaco pensano giunta. per il futuro, tutti mi rispondoBalzi si riferisce al fatto che Forno la Dal Lago, ma aggiungono misano abbia manifestato il suo Alifuoco come assessore. Chisscontento verso le accuse di Gisà perché. Io spero che ci siano glioli all’ex consigliere Alifuoprove e indizi che smentiscano co, riaprendo poi il problema di la manovra. nuove nomine in giunta (in cui Anche la famiglia dei Sala si non è ancora stata fatta quella di è avvicinato al gruppo di Vicenza Riformista. Come se lo spiega? Ho grande rispetto umano e politico di Giorgio Sala e dei suoi figli, lui è troppo onesto, saggio e corretto per imbarcarsi in qualsiasi progetto politico contro il bene comune. Giglioli nella sua famosa lettera di dimissioni si scagliava contro la lobby economica che si celava dietro il piano gas presentato dal suo ex collega advisor in Aim, Maurizio Borra. Lei ora è in commissione territorio: si aspetta la pressione delle lobby del cemento sul nuovo piano regolatore, il Pat? Sono consapevole che le lobby ci sono e ci sono sempre state, quel che non è normale è che usino armi di pressione improprie e che il Comune cali le braghe. Ma sono convinto che ciò non avverrà, perché l’assessore Lazzari non si farà condizionare e i gruppi consiliari la aiuteranno in questo. Altri sani auspici per il futuro? Auspico che ai congressi si parli di politica invece che di poltro- ne. Per esempio sulla bioetica io mi ritroverò in una mozione diversa da quella della senatrice cattolica Binetti… Sì ma le questioni di Vicenza, abbia pazienza, non passano dai dilemmi bioetici, bensì, come in tutte le città, dagli equilibri interni a un partito percorso da una guerra per bande, più che da nobili contrasti ideali. Vogliamo fare chiarezza ai cittadini su questo punto? Sì, e io allora auspico il chiarimento politico sul vero perché ci si divide nel partito. La politica è adesione e impegno sul piano ideale o è una guerra per bande? Bisogna recuperare il senso della politica e recuperandola ci potrebbero essere amici del Pd così capaci da essere sprecati per la cosa pubblica. Tutto quello che mi sembrerà contrario all’amministrazione Variati mi vedrà vigile sentinella. L’ultimo giapponese di Variati, dunque. Che si congeda con una allusione molto maliziosa ad amici “sprecati” per la politica: un invito a farsi da parte rivolto ai suoi avversari interni di Vicenza Riformista. 132 del17 gennaio 2009 focus numero 9 pag La replica di Formisano: “Solo illazioni contro il sindaco” Il capogruppo del Pd smentisce qualsiasi progetto di fronda. E rilancia: “Le nostre prese di posizione hanno rafforzato questa maggioranza” riati facendolo. Ma poi abbiamo cambiato passo. Negli ultimi mesi la maggioranza ha lavorato bene, abbiamo fatto riunioni su riunioni su tutti gli argomenti più importanti. E il risultato si è visto anche nella compattezza dimostrata in consiglio in questi ultimi giorni”. Quando, cioè, il centrosinistra ha risposto senza tentennamenti all’ostruzionismo del centrodestra sulla tassa rifiuti. “I llazioni senza nessun fondamento”. Il capogruppo del Pd Federico Formisano non usa giri di parole per replicare alle ipotesi del suo compagno di partito Luca Balzi, secondo cui nell’ala riformista dei democratici qualcuno starebbe facendo un pensiero allo sgambetto a Variati. “Sono le solite voci che vengono messe in circolo per mettere in difficoltà la maggioranza e per vedere se succede qualcosa, ma la realtà è completamente diver- sa”, aggiunge Formisano. Che, al contrario, rivendica il lavoro svolto in questi mesi per far crescere la compattezza della maggioranza consiliare che sostiene il sindaco. “In una fase iniziale che si è conclusa a settembre con le dimissioni di Quero e Giglioli – continua -, c’era effettivamente dello scontento per lo scarso coinvolgimento dei consiglieri nella vita amministrativa. Io ho posto questo problema, e so di aver creato della difficoltà a Va- Una risposta più articolata a Balzi Formisano l’ha poi affidata ad una lettera aperta postata sul suo blog. Eccone i passaggi principali. “Tu, caro amico, parti da alcuni presupposti: la politica è permeata di persone cattive che agiscono con fini perversi; questi disegni occulti vengono tramati anche alle spalle del Sindaco, con il segreto fine di rilanciare personaggi che oggi sono finiti ai margini della politica. Sono presupposti erronei e cercherò di dimostrartelo:in politica ci sono persone buone e cattive come nella rimanente parte della nostra società; stiamo lavorando per fare in modo che sia migliore l’immagine di Vicenza. Lascia stare le voci e pensa a fare bene tu il tuo ruolo”. Formisano ripercorre quindi la vicenda che dall’associazione Vicenza Riformista ha portato al Partito Democratico. “Ci siamo sempre ispirati solo ad un cosa: al cambiamento della politica. Volevamo che nel Partito Democratico ci fosse trasparenza ed onesta, volevamo soprattutto che i cittadini e gli elettori fossero coinvolti in un reale processo di partecipazione, attraverso primarie da fare sempre, attraverso la democrazia dal basso. E abbiamo portato avanti iniziative che si sono sempre ispirate a questi principi: battendoci per le Primarie assieme ad altre Associazioni come Vicenza Capoluogo e l’Associazione Bilancio Partecipativo”. “Abbiamo sostenuto pressocchè da soli – continua -la battaglia del referendum per il cambiamento della legge elettorale, passando tre mesi in piazza a raccogliere firme contro il Porcellum, la legge elettorale voluta dal centro destra. Siamo stati la base dell’Associazione Veneta per il Partito Democratico, e nel momento in cui molti non credevano nel nuovo soggetto, noi abbiamo combattuto e ci siamo battuti per avere un partito nuovo, diverso, pronto a cambiare la politica del nostro paese”. “Io sono onorato di aver fatto parte e di essere stato uno dei pionieri di Vicenza Riformista. E sono felice di avere potuto coltivare splendidi rapporti interpersonali con gli amici di questa Associazione, con i quali sono legato dall’identità di vedute, dalla stima, dalla sensazione che pur non provenendo dalla stessa cultura e dagli stessi mondi vogliamo andare nella stessa direzione. Non so perché questo dia fastidio, ma noi ci troviamo assieme a discutere, ma anche a curare i lati della buona compagnia, della buona tavola, del tempo libero. E questa esperienza rimarrà anche dopo che la politica sarà passata”. “Tu invece ci vedi come una sorte di consorteria, di camarilla, di organizzazione carbonara, che trama nell’ombra e che pensa di non fare gli interessi della parte politica, il centro sinistra, nella quale ci identifichiamo senza se e senza ma. Ho parlato di questa cosa al Sindaco nel suo Ufficio quando sono andato a fargli gli auguri di fine anno; gli ho detto che in città circolavano illazioni gratuite su presunte manovre alle sue spalle. Smentivo qualunque compromissione mia e dei miei amici. Variati che è persona intelligente ha chiuso subito il ragionamento: “ho molto apprezzato- mi ha detto- quello che hai fatto in questi mesi da capogruppo del partito””. “E poi sta storia che noi vorremmo scalzare Variati dalla sua poltrona.. Ma via, se mi stimi almeno un po’ tu sai bene che, tra i tanti difetti, ho almeno due pregi: l’intelligenza, e la comprensione della politica. Variati sta sullo scranno da sindaco come il cacio sui maccheroni, come la grappa nel caffè corretto, come il formaggio con le pere. Ha una visione politica superiore e le sue mosse sono tutte ispirate a riportare Vicenza al ruolo che merita in ambito di rapporti con i comuni contermini, con la provincia, con la Regione. Gli amici di Vicenza Riformista la pensano come me, non per convenienza bensì per convinzione”. L. M. Modernariato urbano Prima tappa di un viaggio attraverso i luoghi della città che sono al centro del workshop “Vicenza città dell’architettura”: il Palazzo degli Uffici di piazza Biade speciale 132 del17 gennaio 2009 numero Testi di Giulio Todescan Foto di Marco Zorzanello Modernariato urbano, cioè? Il titolo di queste pagine ci sembra quello giusto per affrontare, non senza una certa ironia, alcuni dei nodi critici dello spazio urbano di Vicenza. L’impulso viene dal workshop “Vicenza, città dell’architettura – previsioni”, che si svolge in queste settimane fra le sale del Forum Center e del Lamec, in piazza dei Signori: trenta giovani architetti provenienti da tutta Italia sono impegnati - in una serie di gruppi di lavoro e seminari – ad approfondire, studiare e immaginare soluzioni per tre aree strategiche per la città. A guidarli, architetti affermati come Flavio Albanese, Luis Mansilla, Joao Nunes, Emilio Tuñón, Werner Tscholl, Cino Zucchi. Le tre aree in questione sono il sistema delle piazze e degli spiazzi culturali del centro storico (Palazzo degli uffici comunali, Piazza Matteotti, S. Corona e attuale tribunale), la “spina ovest” che dalla stazione arriva fino al Dal Molin passando per viale Milano, e l’immenso quadrante della zona industriale ovest sempre più bisognosa di una radicale riqualificazione. Da questi stimoli di base partono tre inchieste, svolte parallelamente al workshop vero e proprio, che si concentrano su alcuni “focus”, indagati con una ricerca scritta e un reportage fotografico. “Modernariato”, dunque, perché il nostro sguardo ha scelto di concentrarsi su tre luoghi simbolici costruiti fra gli anni ‘50 e ‘60, che condensano in sé un passato fatto di modernismo, razionalismo architettonico, fiducia nel progresso: il Palazzo degli Uffici, in piazza Biade, (ri) costruito nel 1959 come cuore della burocrazia comunale; la torre Everest, l’edificio più alto della città con i suoi 17 piani, passato in quarant’anni da condominio d’elite a simbolo di un “degrado” sbandierato sui giornali; infine la zona industriale di Vicenza Ovest, dove convivono schizofrenicamente le cattedrali della produzione manifatturiera fordista e i locali del divertimento notturno. Tre spaccati di una modernità appannata e contraddittoria, edifici concepiti secondo standard e utilizzi spesso superati, eppure da guardare con rispetto in quanto segni architettonici di un’epoca al tramonto: l’epoca dell’espansione urbana, del boom economico, dell’automobile. Costruzioni e aree dotate ancora di grande vitalità, attraversate o solo guardate – di solito con occhio distratto – da migliaia di persone ogni giorno. Oggetti di modernariato urbano in cerca di una seconda chance, che forse meritano un destino diverso dal finire su una bancarella in attesa del miglior offerente. 10 pag speciale 132 del17 gennaio 2009 numero 11 pag speciale 132 del17 gennaio 2009 numero Il brutto anatroccolo di Piazza dei Signori di Giulio Todescan È il brutto anatroccolo, il fratello povero, il vicino più stretto del gioiello palladiano, la Basilica, e forse per questo destinato a non essere notato. Discreto, se lo indichi alla gente in piazza quasi nessuno sa nemmeno come si chiami. E infatti il nome non ha nulla di intrigante, nessuna discendenza nobiliare ma pura e semplice funzione: il Palazzo degli Uffici. Occupa il lato sud-est di piazza dei Signori, tutto il lato ovest di piazza Biade, e si affaccia sulla corte dei Bissari con una griglia di finestroni e cemento armato: nel 2009 compie cinquant’anni esatti, ma a nessuno è venuto in mente di celebrare la ricorrenza. Nemmeno gli assessori che vi lavorano ogni giorno lo sapevano. Quanto poco è notato, tanto più il Palazzo degli Uffici è paradossalmente uno spazio utile, vissuto ogni giorno da centinaia di dipendenti comunali e da migliaia di cittadini che si recano all’anagrafe ospitata al piano terra: una proporzione inversa a quella della vicina Basilica, grande salone cavo dove nessuno mette mai piede, celebrato e fotografato da ogni angolazione. Sabato 29 agosto 1959, mattina: «con semplice e breve cerimonia», scrivono i giornali locali, l’allora sindaco Antonio Dal Sasso procede al taglio del nastro del nuovo Palazzo, «soffermandosi con particolare attenzione ad osservare gli impianti meccanizzati, il razionale arredamento degli uffici e i servizi di collegamento». Il 18 marzo di 14 anni prima, un’incursione aerea Usa aveva raso al suolo i muri che dal 1200 ospitavano l’attività amministrativa della città. Pochi giorni dopo l’inaugurazione, comunque, la stampa archiviava sbrigativamente il nuovo edificio (che in gran parte ricalca il vecchio palazzo della Magistratura, salvo che nella nuova versione il portico su piazza Biade ha dodici arcate anziché dieci) e lanciava l’allarme sulla vicina Domus Comestabilis duecentesca «in completo abbandono». «Non vogliamo qui riaccendere la polemica in merito alla ricostruzione delle fabbriche di piazza» aggiunge pungente l’articolo. Non è difficile immaginare il moti- vo delle polemiche: sotto l’involucro finto-neoclassico il Palazzo degli Uffici ha un massiccio telaio di cemento, che proprio sul lato rivolto verso la Basilica si mostra in tutta la sua sfrontatezza. «La facciata è stata modulata da una serie di aperture a vetri intercalate da fasce verticali rivestite di marmo, allo scopo di dare la massima luminosità agli uffici interni – recita un opuscolo dell’ufficio stampa comunale del ‘59 -. Tale realizzazione, pur staccandosi nettamente dallo stile dello storico e monumentale contorno, riesce tuttavia ad inserirvisi con una nota di particolare modernità e funzionalità». Troppo ottimismo: quella facciata, oggi punteggiata da condizionatori, non poteva non destare scandalo in una Vicenza ferma all’adorazione del totem palladiano. Dietro quelle vetrate trovarono posto gli uffici tecnici del Comune, affamati di spazio: «Quanto all’ufficio tecnico, si poteva finora citare il proverbio che afferma avere i calzolai le scarpe sempre rotte, ma ora ha una sede decorosa e funzionale, questo servizio che si amplia non solo con l’incremento delle attività edilizie, ma anche per le nuove funzioni in relazione al Piano Regolatore» disse allora il sindaco. L’anagrafe fu potenziata grazie alla meccanizzazione: ogni cittadino aveva delle targhette metalliche intestate a suo nome con i sui dati personali, una per l’anagrafe, una per lo stato civile, una terza copia veniva stampata per le liste elettorali (oggi, 2009, il catalogo dei residenti riempie due macchine-schedario alte almeno tre metri e profonde chissà quanto). I tempi per avere un documento crollarono da due giorni a un minuto. Il nuovo Palazzo si proponeva addirittura di estirpare i pregiudizi sui lavoratori pubblici eterni frustrati (tornati oggi molto di moda): «Colui che, leggendo certe pagine di Gogol o di Balzac, pensasse che gli impiegati pubblici di oggi siano ancora con le mezze maniche e gli occhiali sul naso, sarebbe lontano dalla realtà – si legge nell’opuscolo - Se ciò poteva essere vero, forse, una volta, ora non lo è più: il migliorato trattamento economico dei dipendenti, il moderno ambiente in cui essi lavorano, i mezzi tecnici di cui si avvalgono hanno apportato una nuova atmosfera nel personale della nostra Amministrazione». Oggi fra gli impiegati prevale una certa indifferenza. Il posto non è brutto, ma ad esempio manca un parcheggio comodo nelle vicinanze. Gli spazi, in particolare al terzo e quarto piano, sono diventati insufficienti, e l’Amministrazione pianifica di spostare gran parte degli uffici nel vecchio tribunale di Santa Corona. Finito il restauro in Basilica, il salone degli Zavatteri, ora chiuso, diventerà un passaggio aperto, e lungo la corte dei Bissari saranno sistemate biglietteria e ascensori: il nuovo ingresso del grande salone palladiano. Il nuovo ruolo del Palazzo degli Uffici dovrebbe essere collegato a questa nuova disposizione, ospitando spazi di servizio alla Basilica, museali o meno, comunque aperti a un uso pubblico. Come nel 1990 aveva previsto Renzo Piano, che immaginò un auditorium sotterraneo da ricavare sotto l’anagrafe. Il lato che non ti aspetteresti è quello di sopra: nell’attico che da su piazza dei Signori, al quarto piano, vive da quarant’anni Alfonso Bortolani con la moglie. Dal 1965 Alfonso è il custode del palazzo: ha visto passare nove sindaci, e dal 1970 gli è stato assegnato l’appartamento forse con la vista più spettacolare di Vicenza. In origine gli attici erano quattro, poi tre se li sono mangiati gli uffici. «Qualche amministratore avrebbe voluto cacciarmi da qui qualche anno fa. Sarà stata invidia». Ora Alfonso è in pensione, ma controlla ancora, a fine giornata, che luci, computer e porte siano chiusi a dovere. «Non ho mai avuto una macchina. Sono nato alle Barche, e ho lavorato e poi vissuto al Palazzo degli Uffici. Una vita di sacrificio 24 ore su 24, mi svegliavo alle cinque per accendere le caldaie» racconta. «Una notte, nel ‘78, qualcuno lanciò delle molotov dentro all’anagrafe. Io fortunatamente stavo girando le sale, me ne accorsi in tempo e chiamai i pompieri. Il giorno dopo, ricordo che il Real Vicenza vinse 4 a 3 contro la Roma». Quando andò in pensione, Bortolani ricevette una medaglia d’oro per il servizio reso al Comune. Presto anche il Palazzo degli Uffici andrà in pensione, dopo cinquant’anni di onorato servizio. «Speriamo che facciano delle mostre, qualcosa per i giovani – dice Alfonso – Un albergo no, deve restare un luogo aperto a tutti. Un palazzo così...» Foto di Marco Zorzanello Costruito con molte polemiche 50 anni fa, il palazzo oggi vive nell’indifferenza di dipendenti comunali e cittadini che lo frequentano. Con qualche problema di spazio e un custode che dal 1965 vive in uno degli attici più belli della città 12 pag cultura 132 del17 gennaio 2009 numero 14 pag ViPiù cultura Una Soffitta sempre aperta La storica scuola di pittura ha da poco ampliato orari di apertura e corsi. Il presidente Piazza: “Siamo come un porto, aperto a tutti, in cui ogni allievo può rafforzarsi nel suo percorso artistico” di Andrea Fasulo “R icordate che l’arte è cosa seria e difficile e prevede da parte di chi la esercita assoluta umiltà e grande costanza”: gli insegnamenti del Maestro Otello De Maria sono costantemente alla base delle attività di questo ormai storico circolo di pittura. Forse risuonano ancora nelle orecchie degli allievi più anziani che ebbero l’onore di conoscerlo e magari di sperimentarne i giudizi spesso ruvidi ma sempre giusti. “La Soffitta”, fondata dal compianto maestro nel 1957 e da lui diretta fin quasi alla sua morte avvenuta nel 2005, può fregiarsi del titolo di prima scuola d’arte di Vicenza per fondazione. Solo un mese fa la mostra per celebrare il 51° anniversario, allestita presso i chiostri di S. Lorenzo e la biblioteca “La Vigna” e intitolata significativamente “Raccolta 51”. Nata allora come scuola di pittura l’associazione mantiene ancora oggi fermamente l’impegno ad essere in primo luogo centro formativo. E chiunque si sia interessato di pittura all’ombra dei colli Berici non può non aver messo piede al- meno una volta o essere entrato in contatto in qualche modo con il circolo che ha sede in Corso Padova. Tra le sue mura e il grande laboratorio illuminato dalle ampie finestre trovano posto pittori già maturi accanto ad un buon numero di allievi, giovani e meno giovani. Sono in 62 a popolare le sale della scuola. Ci sono ragazzi alle prime esperienze che decidono di investire in un futuro all’insegna dell’arte, persone che hanno sempre amato dipingere ma che chiedono di avere gli strumenti per farlo bene, pensionati che decidono di ritirare fuori la tavolozza dal cassetto. Ora che è aperto tutte le mattine (fino a qualche anno fa lo era solo nei weekend) si viene per trovare un cavalletto, impugnare il pennello ed immergersi nel lavoro, per frequentare i corsi in alcuni giorni della settimana, per discutere di arte e ritrovarsi con persone che coltivano la stessa passione. I corsi sono aumentati di numero col tempo e grazie alla disponibilità degli insegnanti: al sabato il prof. Sandro Faggionato, docente del liceo artistico cittadino e direttore artistico dell’associazione, tiene il corso di composizione pittorica. In altri giorni si tengono lezioni di pittura ad olio, di nudo con modella, di acquerello. Prossimamente si penserà a corsi di | Alcuni momenti dell’attività della Soffitta doratura, di lavorazione della carta e di modellazione della creta. Ovviamente non ci si ferma al solo insegnamento: ogni anno si organizzano mediamente 2 o 3 mostre collettive e personali in cui gli allievi hanno la possibilità di mettersi alla prova affrontando il giudizio del pubblico. E poi l’adesione alle iniziative artistiche e culturali della città e della provincia, come in occasione di “Montmartre a Vicenza”, del “Festival Biblico” o di mostre che si sono tenute a Schio, Thiene, Bassano, Quinto Vicentino, Altavilla. Una fervida e intensa attività, sintomo dell’impegno ad espandersi nel territorio e della vitalità che caratterizza ancora, dopo più di cinquant’anni, questa realtà tutta vicentina. Il tutto vivendo solo delle proprie risorse, quindi grazie alle iscrizioni. “Tantissimi pittori hanno frequentato la nostra scuola nel corso degli anni” spiega Davide Piazza, presidente del circolo da 6 anni, a sua volta pittore e con un passato da assessore ai servizi sociali nella giunta guidata da Enrico Hüllweck. “Siamo come un porto, aperto a tutti, in cui ogni allievo può rafforzarsi e proseguire nel suo percorso artistico. Siamo molto attenti a stabilire percorsi individuali, proprio perchè ognuno possa individuare il suo stile”. Cercando magari di smarcarsi un po’ da quello stile, dettato anche dall’impronta del fondatore, che fino a pochi anni fa era considerato molto riconoscibile e accostabile a quella che può considerarsi una classica scuola figurativa. Oggi, anche grazie agli allievi più giovani, c’è più varietà di linguaggi e si toccano anche l’informale e l’astratto o tecniche come il collage e la stampa ad inchiostro tipografico. “Siamo una scuola, ma siamo consapevoli del fatto che l’arte non si può insegnare. Possiamo insegnare la tecnica, come impastare i colori e come stender- li, ma se non c’è talento e passione innati difficilmente ci si può esprimere bene. Il maestro De Maria insegnava che sono necessari tanto lavoro e visione d’insieme” ricorda Piazza. Che poi bacchetta l’attuale amministrazione per la poca attenzione concessa alla cultura: “Dispiace che nessuno della giunta si sia fatto vivo all’inaugurazione della nostra mostra il 12 dicembre scorso. L’anno scorso avevamo avuto la presenza del sindaco. Temo che la cultura sarà la cenerentola delle preoccupazioni del Comune per il futuro”. Ma il futuro per ora sembra roseo, visto che gli iscritti aumentano e le iniziative non mancano. E grazie all’esperienza maturata nei primi cinquant’anni di vita magari si guarderà ai prossimi con sguardo ottimista. Aspettando, perché no, che passi di qui un nuovo Otello De Maria a scrivere una nuova pagina nella storia della pittura vicentina. cultura 132 del17 gennaio 2009 numero 15 pag Una turandot in chiaroscuro Al teatro comunale si è aperta la stagione dell’opera Un appuntamento atteso da cinquant’anni, ma che non ha convinto tutti di Roberto Zaffonato di Henning Brockhaus è di quelle che lasceranno perplessità e susciteranattesa è finita. Finalmente, a no i giudizi i più disparati: sul palco si cinquant’anni dall’ultima staè visto un carrozzone da circo, gente gione operistica, Vicenza ritrova l’apdi periferia come la si poteva vedere puntamento con la grande lirica. Per nella prima metà del Novecento e un la “prima” è stata scelta la Turandot clawn che d’improvviso ipnotizza la di Giacomo Puccini, in omaggio per gente trasformandola in mandarini, l’anniversario dei 150 anni dalla naguardie di Pechino, maschere, danscita del musicista. La regia è stata zatrici, draghi, in un immaginario di Henning Brockhaus, la produziomondo fantastico. L’opera, infatti, è ne del Teatro Sociale di Rovigo, con tratta da una fiaba, un dramma dello l’orchestra della Filarmonia Veneta scrittore Gozzi, la cui protagonista è diretta da Olver von Dohnanyi e il una crudele e glaciale principessa la coro del Teatro Sociale di Rovigo dicui mano può essere conquista solo retto da Giorgio Mazzucato, il tutto grazie alla soluzione di tre indovinelli sotto la direzione artistica dell’Or(ma se il corteggiatore fallisce finichestra del Teatro Olimpico di Visce sotto la scure del boia). La sfida cenza. “Stiamo vivendo una serata riuscirà ad un ignoto principe che veramente speciale – ci racconta Resaprà far tornare l’amore nel cuore anto Pirolo, uno degli esponenti del della Principessa. Ed è proprio quecda dell’Oto qualche minuto prima sto aspetto fiabesco che il regista ha dell’inizio dello spettacolo -. Dopo voluto sottolineare, prendendo un cinquant’anni la città merita questo personaggio circense (il clawn) al di appuntamento: Vicenza ha sempre fuori della tradizione e dai libretti dei dimostrato feeling con il bel canto e fidi di Puccini Adani e Simoni, e renlo dico non solo riferendomi al pasdendolo protagonista sato, ma per testimodall’inizio alla fine dei niare che il teatro nuotre atti, soffocando un vo è nato proprio nel pò gli altri principali percepire l’esigenza interpreti. della gente che in tutComunque elevata ti in quest’anni ne ha Ottimi coro professionalmente sentito la mancanza.” e orchestra. l’orchestra, diretta Sulla falsa riga anche magnificamente dal il commento del diret- Qualche maestro Olver von Dotore generale dell’Oto perplessità hananyi; convincente Roberto De Maio: “La la voce di Liù che fa soddisfazione è enor- sulla regia emergere un amore me, il teatro è esaualtruista verso il prinrito da tempo. Già i cipe ignoto (il soprano Chiara Angelsegnali della risposta dei cittadini la diplomata in canto e musica vocale di Vicenza e, non dimentichiamolo, al Conservatorio G.Verdi di Milano), anche della Provincia, si erano visti anche se scenicamente e fisicamente con il concerto di fine anno con tutti non adatta al ruolo, forse anche per i 900 posti della Platea e del ridotto colpa dei costumi. Impeccabile il (con maxi schermo) esauriti”. Timur (Danilo Rigosa), il padre del Ma veniamo allo spettacolo. La Regia L’ | I protagonisti della Turandot andata in scena al Comunale principe ignoto,(a sua volta interpretato dal Bulgaro KamenChanev), un pò statico nelle movenze, e nella dizione ma puntuale negli acuti e nei toni in generale, con il “..un Nessun dorma...” applaudito con convinzione dalla platea. Turandot, (soprano Lisa Livingston) la perfida principessa divenuta crudele verso tutti gli uomini per aver assistito da bambina alla violenza da parte di un uomo verso una sua ava, è stata all’altezza delle attese: irruenta nei primi duetti con il principe misterioso, per poi diventare mano a mano più umana anche nella vocalità, fino a lasciarsi andare come detto all’amore per Calaf. Immedesimati nella parte dei mandarini della Principessa le maschere Ping, Pong e Pang (Valter Franceschini, Max-Renè Cosotti, Cristiano Olivieri) sufficienti voci tenorili e baritonale, senza lode né affanno, e nel secondo atto molto umani, stanchi delle continue esecuzioni di taglio di teste da parte della Principessa e desiderosi di ritornare alla vita tranquilla di una Cina lontana. Alla morte di Liù, nel terzo atto, tutto per incanto si trasforma come all’inizio dell’opera, con i personaggi che si spogliano dalle vesti cinesi e ritornano occidentali, con tanto di sindaco a testimoniare l’amore tra Calaf e Turandot. Alla fine applausi per tutti, comparse comprese, a conferma della fame d’opera della città. Uno spettacolo che però non ha accontentato il palato fine di un critico pucciniano come Remo Schiavo. Il professore va controcorrente e salva ben poco della manifestazione, orchestra e coro a parte. “Pessima la regia - attacca-, che con Puccini non ha niente a che fare. Censurabili pure i cantanti, scenicamente goffi e non all’altezza di una prima così importante. Le Turandot di una volta erano un’altra cosa – ribadisce -, e poi in giro ci sono cantanti italiani veramente bravi, senza andare a scritturare artisti stranieri.” Soddisfatti, invece, Luigina ed Emilio, una copia di sposi di Creazzo che fra tre anni festeggeranno le nozze d’oro: finalmente, dopo un mezzo secolo, sono riusciti ad assistere ad un’opera a Vicenza, quando un tempo lontano erano sempre presenti al Teatro Verdi. I libri d'artista di Lia Malfermoni È stata inaugurata in questi giorni, alla casa del Palladio, la mostra “Libri d’artista” di Lia Malfermoni, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune. Lia Malfermoni inizia a dipingere a "La Soffitta” sotto la guida di Otello De Maria e continua i suoi studi di pittura alla Scuola internazionale di grafica di Venezia. Dal 2000 al 2002 frequenta i corsi annuali di libro d’artista nella stessa scuola. In Germania studia xilografia (Böhlen), pittura (Berlino) e installazione (Lipsia) Insegna e si è specializzata in educazione alla comunicazione visiva. Conduce laboratori creativi per scuole, pubbliche amministrazioni e per l'Università di Padova. Ha collaborato con case editrici, fanzine, compagnie teatrali, gruppi musicali e associazioni. Ha esposto in Italia e all’estero, ottenendo più volte premi e segnalazioni. La rassegna sarà aperta al pubblico da sabato 17 gennaio a domenica 8 febbraio, ad ingresso libero. movida 132 del17 gennaio 2009 pag16 numero ViPiù movida Cardullo in Paradiso Cantautore romantico e versatile, Fabio Cardullo ha appena autoprodotto il primo cd “Il Paradiso è qui” Una musica che mescola verve polemica e allegre melodie rock di Francesca Danda C’ è uno strano personaggio che si aggira per il Vicentino. Scrive canzoni giorno e notte in quel di Montecchio, lanciando strali pungenti ma gentili contro tutto quello che non funziona. E di tanto in tanto trova pure il tempo di farle ascoltare. Si chiama Fabio Cardullo, che Bracco (quello dei Giaguari) ha definito il “Don Chisciotte padano”. Lui preferisce pensare a se stesso come ad un cantautore, ma con un’accezione particolare: «Cantautore è colui che scrive, interpreta e vive la propria musica. Altrimenti si è la semplice somma di autore e performer». 31 anni, un lungo percorso di formazione musicale alle spalle (pianoforte, chitarra, canto) ed innumerevoli collaborazioni (Flebo Stabile, Skavesà, Bracco & i Giaguari, Baon Bande, Davide Peron…), Fabio è il ritratto sputato dell’artista in senso romantico: ossessionato dall’esprimere la sua interiorità in musica come vitale necessità, in imbarazzo di fronte ad un’intervista, ma soprattutto refrattario alle logiche commerciali e promozionali del mercato musicale. «Avrei bisogno di un agente, anche solo per fissare date nei locali…» scherza. In realtà negli ultimi tempi lo si è visto parecchio in giro per la provincia tra Sartea, Jazsbò, Presidio, Mesa. Un tour nostrano che lo vede impegnato con la Fabio Cardullo Band, assieme a Lorenzo Orsini al basso, Massimo Marcante alla batteria e le coriste Carla Cavaliere, Adriana | Fabio Cardullo Gli appuntamenti Marzotto e Veronica Zatti, per presentare il cd di esordio “Il Paradiso è qui” (autoprodotto e pubblicato a fine 2008). Il repertorio proposto, tutta farina del suo sacco, è un insieme di canzoni impertinenti e realiste. Testi incentrati su di un’ironica e polemica vicentinità (“Fiera dell’Oro”, “Dal Mulino”) e su tematiche civili ed esistenziali d’indubbia universalità, ma melodie che ti spiazzano, attingendo allegramente dal rock, il pop, lo ska, il tango. «Etica forte, immagine gaia: questo è il mio motto da sempre» ci spiega. Come dire, solo attraverso una forma disimpegnata, piacevole e che non intimorisce è possibile trasmettere contenuti? «Non voglio affermare delle verità. È solo il mio stile» ribatte. Quasi che l’esigenza irrefrenabile dell’atto creativo sia già un fine di per sé, sostanziale e preminente rispetto alla possibilità di stabilire un canale di comunicazione con un pubblico. Che però apprezza, dato l’affolla- mento divertito ai suoi concerti. E la domanda nasce spontanea: il cd, lo state spingendo? «Non proprio. Questo disco non è un punto di partenza, ma di arrivo. È un sentito ringraziamento alla musica e alle persone che con me l’hanno condivisa ». Della smania di sfondare tipica di un musicista, insomma, non c’è traccia? «Credo di no. Anche se il mio più grande desiderio è potermi dedicare a tempo pieno alla musica, che è la mia vita. Ecco perché ho bisogno di un agente…». Nel prossimo futuro Fabio si esibirà con generosità. Il 24 gennaio a Camisino di Caltrano con Davide Peron, ospiti dell’associazione “Le Città Visibili”, il 7 febbraio al teatro S. Pietro di Montecchio con il progetto Ambaradan, assieme ai ragazzi diversamente abili della cooperativa “Piano Infinito”, e poi Birracrua, Bar Astra, Bar Bukowski di Valdagno e tanti altri appuntamenti. Siamo proprio sicuri che gli serva un agente? sabato 17 IO SONO SAVIANO Teatro RidottoRemondini - via Ss. Trinità (Bassano del Grappa), ore 17 Lettura pubblica di Gomorra con contributi audio, video e musicali (E.drunks e Eterea) Free entry sabato 17 LUBJAN Nuovo Bar Astra – contrà Barche 14, ore 19 Concerto aperitivo – folk rock acustico Free entry sabato 17 SMAKO AKUSTIKO Bar Sartea – corso Ss. Felice e Fortunato 362, ore 21 Concerto rock acustico Free entry sabato 17 AISI DISI Sabotage Bar – viale dell’Industria 12, ore 22 Concerto tributo AC/DC Free entry sabato 17 YOUR HERO Totem Club – via Vecchia Ferriera 135, ore 22.30 Concerto rock + serata club Free entry fino alle 22.30 sabato 17 SANT’ANTONIO STUNTMEN + FRANKY FOUR FINGERS Spazio Arcadia – via Paraiso 36 (Schio), ore 21 Concerto stunt’n’roll + concerto indie Riservato soci Arci mercoledì 21 MADRE TIERRA Panic Jazz Club – piazza degli Scacchi (Marostica), ore 22 Omaggio jazz ai ritmi e alle melodie della musica sudamericana Free entry giovedì 22 THIS TWO Il Borsa Caffè – piazza dei Signori 26, ore 21.30 Live set con doppia chitarra e voce Free entry giovedì 22 AKUSTICALMA Birrificio Birracrua – strada vicinale Montecrocetta 6, ore 22 Concerto rock acustico Free entry venerdì 23 LE SOLEIL, PARIS Yourban Music Lab – via 51° Stormo 3 (Thiene), ore 22 Vita e parole di Rimbaud e Morrison in musica, video, immagini ed interpretazioni. Con gli Eroma, Fabio Ferrando, Manuel Baldini e Gianfranco Trappolin Riservato soci Arci venerdì 23 ALTERNATIVE NIGHT Smallville – via Zamenhof 26, ore 22 Concerto dei Radio Sboro + disco Ticket (5 euro) movida 132 del17 gennaio 2009 pag17 numero Vita dura per gli irregolari di Svezia Popcorn Una ragazza orientale punita per aver disonorato la famiglia, una donna in carriera picchiata dal marito, un amore omosessuale che scatena la violenza Tre storie “irregolari” per raccontare un paese solo apparentemente moderno di Luca Matteazzi I primi cinque minuti potrebbero fare la felicità di un leghista. Raccontano la vicenda di Nina, figlia maggiore di una numerosa famiglia di origini orientali. Quando il padre sospetta che lei possa avere rapporti con un ragazzo – infangando così doppiamente l’onore della famiglia: perché perde la vergi- nità e perché sceglie fuori dalla ‘tribù’ – decide di punirla con la morte, per riscattare appunto l’onore familiare e per insegnare ai fratelli e alle altre sorelle ‘il rispetto delle regole’. Ma subito ci spostiamo a casa di Carina, bionda e svedese, brillante giornalista, ma succube di un marito anch’egli svedese e professionalmente affermato, ma violento, stupido e misogino. Saranno necessarie molte botte e molte umiliazioni, per decidere Carina a trovare il coraggio di reagire, facendo anche della propria storia personale una chiave di liberazione collettiva. Terza storia è quella di Aram, proprietario di un ristorante. Aram è ‘maschio’, e dunque al riparo da attacchi misogini, ma è anche innamorato di Per, uno degli uomini della sicurezza, e sarà questo a scatenare la violenza feroce di un gruppo di teppisti. Tre ‘irregolari’, dunque, i protagonisti di questo film. Non nel senso che ciò che fanno è irregolare, ma perché così viene visto dalla società che li circonda, ‘tribale’ nel caso di Nina, niente affatto ‘moderna’ ed emancipata come pretenderebbe di essere nel caso di Carina o di Aram. Uno sguardo interessante, perciò, quello di Nilsson, ma che non è sorretto da una corri- | Scene di Racconti da Stoccolma spondente finezza stilistica e da un adeguato mestiere. Troppo spesso il racconto diventa didascalico in modo irritante, quasi si stesse assistendo ad una lezione di ‘didattica della convivenza umana’, e battute e situazioni sono troppo spesso dichiaratamente esplicite e edificanti. Di- venta inevitabile il richiamo al moralismo spocchioso ed intollerabile delle Scene da un matrimonio di I. Bergman (1973), i cui echi, evidentemente, ancora risuonano nel cinema svedese. Racconti da Stoccolma, A. Nilsson, Germania/Svezia, 2008 Pane, vino e violenza La vita di ieri secondo Enzo Bianchi Sul comodino Il teologo racconta senza facili nostalgie la propria giovinezza nelle campagne del Monferrato: una vita dura e aspra, ma al tempo stesso ricca di valori di Giovanni Magalotti “Il pane di ieri” di Enzo Bianchi è, prima di tutto, un libro autobiografico: l’autore, giunto alle soglie dell’anzianità, esplora il proprio vissuto per scoprirne gli ancoraggi profondi. In questa ricerca si materializzano scenari fisici, storie e volti della memoria, restituiti al lettore con una scrittura intensa, a tratti persino sensitiva, che sa renderne atmosfere, colori e sapori secondo modalità pittoriche di grande efficacia. Ma a questa dimensione si sovrappone subito quella della ricerca intelligente del significato della tradizione. Qui l’autore è molto attento a non cadere nella trappola della nostalgia, seguendo un impulso che sembrerebbe abbastanza naturale nell’anziano, soprattutto se disorientato dalle contraddizioni del presente. Bianchi riconosce che, al tempo della sua giovinez- za, nella campagna monferrina esisteva la realtà della miseria “e per tutti la vita era dura: dura per l’isolamento in cui si viveva nelle cascine, dura per l’asprezza di una cultura intransigente in fatto di morale e austera nelle sue manifestazioni. […] In molte famiglie c’era di fatto una violenza verbale e psicologica, prima ancora che fisica, difficile oggi da immaginare, specie per quanti amano idealizzare l’autentica vita di campagna e tesserne le lodi”. Ciò non impedisce all’autore di cogliere in quel paesaggio una sapienza di regole, di rituali, di valori importanti per affrontare il mestiere di vivere anche in tempi difficili. In questa cultura sono soprattutto il pane, il vino, l’olio, il sale, la mensa, l’accoglienza dell’amico e anche del forestiero, la festa, ad esprimere simbolicamente il senso dell’incontro dell’uomo con la natura e con le persone. In questa riflessione affiora a tratti anche la sensibilità del teologo, del biblista, del monaco e dell’esperto di umanità che il pubblico italiano (e non solo) ben conosce. Enzo Bianchi, Il pane di ieri, Einaudi, 118 pp., € 16,50 sport 132 del17 gennaio 2009 numero 19 pag ViPiù sport Tempo di scelte Un Vicenza così non si vedeva da tempo. Ma se la dirigenza vuole davvero tentare la scalata alla massima serie dovrà colmare alcune lacune. Intanto fioccano le offerte per Sgrigna lo 0-1 hanno cominciato a premere, fino al gol da cineteca (per la verità in odore di fuorigioco) di Alessandro Sgrigna che ha riportato la partita in equilibrio. di Francesco Cavallaro Dalla tribuna stampa due, cioè dalla tribuna centrale (per noi non c’è posto fra i giornalisti che l cuore dice che questo potrebpossono utilizzare un tavolino), be essere davvero l’anno buola sensazione è che la squadra no. La mente dice che no, a fine abbia assorbito come una spugna stagione il Vicenza non salirà in i dettami di mister Angelo Greserie A. Da un lato sono troppe e gucci. Buoni i movimenti senza troppo blasonate le altre pretenpalla, l’abc per giodenti (Livorno, Bari, care un buon calcio, Parma, Empoli, Sasbene anche la fase di suolo); dall’altro i palleggio. Così così biancorossi hanno invece negli ultimi una panchina mol- La squadra 25 metri; allorché i to corta. Tuttavia ha assorbito centrocampisti resu una cosa anima cuperano il pallone a e cervello del tifoso gli schemi di metà campo spesso sono d’accordo: la Gregucci. Le squadra di Greguc- manca qualcosa manca quel guizzo vincente che porta ci ha un carattere davanti l’attaccante davangrande così. Prenti alla porta: a quel diamo ad esempio punto per un bomla partita di sabato ber di razza segnare è un gioco scorso contro il Parma. Zanchi da ragazzi. Non si può avere tute compagni si sono ritrovati in to dalla vita, per adesso va bene svantaggio dopo aver sprecato anche così. Ma se la dirigenza un mare di occasioni; eppure intenderà sul serio tentare la non si sono abbattuti. Anzi, dopo I scalata alla massima serie (l’anno prossimo?) occorrerà colmare queste lacune. Intanto godiamoci i biancorossi in una posizione di medio-alta classifica: una rarità negli ultimi cinque anni. “I ragazzi hanno sempre fatto buone prestazioni – commenta l’allenatore -; hanno testa e gambe, fino ad ora posso ritenermi molto soddisfatto. E poi hanno dimostrato di potersela giocare con tutte. La classifica? Mi sembra buona. Non dobbiamo però cullarci sugli allori; questa posizione va conquistata giornata dopo giornata lottando con il coltello fra i denti. I veri risultati si raccolgono in settimana, durante gli allenamenti. Il sabato si vede se abbiamo lavorato bene o meno”. Ogni volta che parla della sua creatura Gregucci assume un’espressione tipicamente paterna. Alla fine della fiera è lui il vero coman- Cassingena. Rimane il fatto che dante all’interno dello spogliatolo stesso Sgrigna è ormai una io; e il tecnico, da buon padre di pedina fondamentale per lo famiglia, si caratterizza per dare scacchiere biancorosso, come un’opportunità a tutti. “E ci manammette il vice presidente Gian cherebbe – aggiunge -; mi piace Luigi Polato: “Negli ultimi tempi questo clima: tutti i giocatori vosi sta esprimendo al meglio delle gliono farsi vedere. Mi mettono sue potenzialità. E in imbarazzo al mola dirigenza non può mento di compiere non tenerne conle scelte: per un alleto. Ce ne potremnatore è il massimo della vita”. Mi piace questo mo privare solo a di un’offerta Capitolo calcio merclima, con tutti fronte irrinunciabile; ora cato. E qui – forse come ora non è in – verranno i dolori i giocatori atto nessuna trattanelle prossime set- che vogliono tiva”. E quando lo timane. Alessandro mettersi dice gli cresce anche Sgrigna, 28 anni, in mostra il naso. I tifosi speè seguito molto da rano che Sgrigna rivicino da Atalanmanga: è lui in queta, Cagliari, Chievo sto momento che può cambiare e Parma; la sua valutazione si da un momento all’altro le partiaggira sui 3 milioni di euro. Si te a favore del Vicenza. L’eterna tratta di una cifra importante promessa è scoppiata: stavolta che potrebbe in qualche modo definitivamente. ingolosire il presidente Sergio sport 132 del17 gennaio 2009 numero 20 pag Il ritorno del Derby Volley Domenica al PalaRewatt arriva Conegliano: attesi centinaia di tifosi per il match tra le due squadre venete di A1. Il sindaco Variati socio della Minetti Prini...e ultimi a cura di Roberto Prini telecronista Sky Sport | Il sindaco con la squadra della Minetti I l 2009 del grande volley rosa al PalaRewatt inizia con un derby tutto da gustare, quello in programma domenica 18 gennaio alle 17.30 tra Minetti Vicenza e Zoppas Conegliano. Trovare gli stimoli in vista della seconda giornata di ritorno non è difficile, dato che l’ospite in via Goldoni è l’altra formazione veneta di A1; il match promette già scintille dopo il 3-0 per le trevigiane dell’andata. La classifica direbbe Zoppas, che arriva dalla vittoria casalinga con Bergamo, ma la matricola di coach Martinez non è riuscita finora a mantenere fuori casa lo stesso invidiabile ruolino di marcia avuto tra le mura amiche. Sugli spalti di via Goldoni è attesa una vera e propria invasione da parte dei tifosi coneglianesi, dato che sono circa 300 quelli già annunciati. Ma saranno moltissi- mi anche quelli biancorossi a tifare Minetti. E se non bastasse come appello al pubblico vicentino, un motivo in più è dato dal probabile debutto del nuovo acquisto Rachel VanMeter, l’opposta americana tesserata a tempo di record in settimana e chiamata ora a dare a una mano alle biancorosse nella corsa per la salvezza. Socio illustre. La campagna di partecipazione diffusa lanciata dalla Minetti Vicenza ha raccolto nei giorni scorsi l’adesione del sindaco Achille Variati. Il primo cittadino è diventato a tutti gli effetti socio della squadra biancorossa di A1 che da undici stagioni milita nel massimo campionato, acquistando una quota dell’aumento di capitale così come già fatto da alcuni imprenditori, da associazioni locali come il Centro Sportivo Italiano di Vicenza, dal senatore vicentino Alberto Filippi e da molti privati, semplici tifosi e appassionati della provincia e non solo. In ordine di tempo l’ultimo a sottoscrivere una quota è stato Francesco Di Bartolo, avvocato civilista oltre che scrittore vicentino. “La Minetti è la squadra che porta in alto i colori della città e il prestigio sportivo di tutta la provincia - ha spiegato Variati - ma è anche una realtà che implica un grande indotto economico e turistico. Per questo motivo lo scorso febbraio avevo salutato con gioia il suo ritorno a Vicenza. I risultati di una squadra possono vivere di alti e bassi come succede nello sport, ma queste ragazze hanno comunque bisogno di tifosi che stiano loro vicino, di sponsor che le sostengano e di soci che diano sicurezza”. C omincia con la partita sulla carta più equilibrata, la seconda giornata di ritorno di Findomestic Volley Cup. Stiamo parlando di Unicom Starker Kerakoll Sassuolo - Despar Perugia. Le Unike stanno conducendo un gran campionato: sesto posto in classifica ed una curiosa allergia ai tie break. Sassuolo è infatti l’unica squadra femminile e maschile di A1 ed A2 italiane senza aver mai giocato un quinto set in questa stagione. Di fronte una Perugia ondivaga (bene in casa, male fuori) che ha pagato con l’esclusione dalle Final Eight di Coppa Italia il difficile avvio di stagione. Da valutare le condizioni della Foppapedretti, dopo l’inatteso ko di Conegliano: Castellana non è tra gli avversari più semplici da affrontare. A proposito della Zoppas, al PalaRewatt si presenta una squadra bifronte, che lontano da casa offre il peggio di sé, come a Novara in occasione del Volley Day. Chissà che non sia una buona notizia per la Minetti… Scavolini-Famila rischia di diventare la partita col divario maggiore della stagione o se preferite, la più corta del campionato. Chieri, nonostante il cambio della guida tecnica, non sembra in grado di andare oltre lo 0-3 contro Pesaro. Poco equilibrio sulla carta anche fra Busto Arsizio e Pavia: la Yamamay con l’arrivo di Ritschelova ha una marcia in più. A rischio la missione-Santeramo per Jesi: il Monte Schiavo soffre certe trasferte, mentre la Tena vuole fare punti per tenere lontana la zona retrocessione. Infine Novara-Cesena: in casa l’Asystel viaggia a ritmo scudetto, fuori Cesena ha vinto finora solo due set. Fate voi… dalla parte del torto 132 del17 gennaio 2009 numero 22 pag La favola del capitalismo “buono” Il giornalista Smiderle sostiene che la colpa della crisi non sia del sistema, ma di qualche suo sconsiderato approfittatore. Niente di più falso di Alessio Mannino S iamo solo all’assaggio di una crisi che devasterà le vite di milioni di italiani, e c’è già chi si prodiga a scagionare il sistema che l’ha originata. Lo ha fatto, ad esempio, Marino Smiderle sul Giornale di Vicenza (“Le vittime del sistema capitalistico”, 10 gennaio 2009). L’editorialista, esperto di cose economiche e “libertario” quanto a idee politiche, ha diligentemente preso in esame il caso Madoff, una gigantesca truffa borsistica che ha innescato danni a catena fino a provocare suicidi e misteriose scomparse di affaristi in mezzo mondo. Come dire: anche i ricchi piangono, anzi, addirittura si ammazzano, come un disperato qualsiasi finito sul lastrico. E così, se siamo tutti sulla stessa barca, non dobbiamo prendercela con la barca, ma con chi l’ha guidata alla deriva: «Tutta colpa del capitalismo? No, colpa dei capitalisti», conclude Smiderle. La balla di Smith I difensori d’ufficio del sistema abbiano il buon gusto di escogitare qualcosa di meglio, oltre a citare un episodio, per quanto macroscopico, di alta ingegneria criminalfinanziaria, nell’intento di salvare la fatiscente baracca capitalistica. Scrive il novello Adam Smith: «Il capitalismo è un sistema che cerca di sfruttare la somma dei naturali egoismi individuali per indirizzarne la forza dirompente verso un interesse generale, collettivo». Sarebbe ora di confessarlo: questa è una grandissima panzana. Se la matematica non è un’opinione, due egoismi non fanno un altruismo. In altri termini, l’idea per cui l’interesse particolare di un individuo, scontrandosi con l’interesse di un altro (la tanto osannata “concorrenza”), generi un magico e imperscrutabile equilibrio a vantaggio di tutti è, prima ancora che smentita dalla Storia, una balla. La mano invisibile del mercato non è mai stata invisibile, al contrario: c’è sempre stato qualche gruppo industriale o bancario che ha assunto una posizione dominante, ammanicandosi con la politica e perseguendo sistematicamente l’obiettivo di assoggettare il proprio ambito, con monopóli od oligopóli. Il liberismo è, esattamente come il socialismo suo nemico, un’ideologia, fondata su presupposti di fede, su assiomi non dimostrati. A ottant’anni dal crack mondiale del ’29 non abbiamo imparato niente, e per soprammercato le nutrite schiere degli ideologi liberisti continuano a propinarci la storiella dell’egoismo benefico, spacciando un meccanismo intrinsecamente razziatore come un paradiso di felicità. Felicità speculativa Smiderle dice proprio così, “felicità”: «Questo è un sistema che sfrutta gli egoismi individuali e cerca di trarne giovamento globale. Di meglio non c’è, e le periodiche crisi che lo investono sono il salatissimo prezzo da pagare per continuare a far viaggiare questo treno verso un’utopia chiamata felicità». Almeno la chiama utopia. Ma dovrebbe definirla, più onestamente, follia. Chiarito ai maggiori di quattordici anni che una banda di profittatori (absit iniuria verbis) non diventa, non si sa bene come e perché, un gruppo di simpatici scout, questo è un sistema con un unico scopo: il massimo profitto. Per raggiungerlo, ogni suo protagonista, dal più piccolo imprenditore alla più mastodontica corporation, non fa altro che cercare in tutti i modi la crescita del proprio giro d’affari, così da aumentare i margini di utile. La logica è uguale a tutti i livelli e a tutte le latitudini, e include sia il piano del cosiddetto capitalismo “produttivo” (le vecchie industrie manifatturiere, l’economia “reale”), sia quello del capitalismo finanziario. Una divisione, questa, che non ha senso, poiché il processo che ne è alla base è lo stesso, ed è la continua scommessa sul futuro, cioè la speculazione. La speculazione è l’essenza stessa del capitalismo. Meravigliarsi perché essa sia responsabile di degenerazioni come i mutui subprime, i derivati e i titoli tossici equivale, cari avvocati del Capitale, a stupirsi del fatto che dalla lancia si sia passati al fucile. Non sarà il suicidio di qualche finanziere, caro Smiderle, a farci credere che chi viaggia sugli aerei di lusso è diventato come noi, che fatichiamo per lo stipendio a fine mese. Solo che finché metteremo i soldi in banca, finché ci affanneremo come ossessi per far lievitare il nostro conto e fino a quando continueremo a dar credito e fiducia a un’economia sottomessa alla finanza e alla crescita illimitata, saremo noi i colpevoli delle disgrazie di cui ora patiamo le conseguenze. Il treno suicida E, da ultimo, basta col giochetto dialettico di tirare in ballo il socialismo reale, il comunismo, pur di convalidare per opposizione la bontà del capitalismo, che, secondo Smiderle, «non ha avuto difficoltà a sbaragliare la concorrenza dell’altro sistema che, fino a venti anni fa, diceva di avere la ricetta migliore. Sì, il socialismo è stato cancellato dalla storia proprio perché presupponeva un mondo di anime belle». No, il motivo per cui è fallito è un altro: non garantendo un’efficienza tale da reggere il confronto col molto più dinamico e rapace avversario d’Occidente, l’industrialismo marxista è imploso su sé stesso. Una questione di rapporti di forza fra due colossi entrambi industrialisti e votati allo sviluppo ininterrotto, tutto qui. Ma sia l’uno che l’altro erano rimangono bacati alla radice dal tarlo della modernità: piegare l’esistenza, la vita, tutto, alla dimensione economica, allo scambio speculativo, al denaro. Siamo un treno che corre senza più un perché, o meglio solo per soddisfare una sete di denaro che la crisi ci ha mostrato per quello che è: carta straccia. E lo diciamo senza per questo riportare in vita il macchinista iscritto al Partito Comunista: basterebbe, si fa per dire, far tornare la sovranità monetaria dalle banche ai cittadini e virare verso una “decrescita felice”. Noi, se permettete, vorremmo scendere, giusto per non schiantarci. I liberisti come Smiderle, invece, pare che si trovino bene. Valli a capire. botta&risposta Paolo Mele 132 del17 gennaio 2009 numero 23 pag nome e cognome Paolo Mele età 55 luogo di nascita Napoli titolo di studio Laurea in legge professione avvocato e part-time artista-poetametropolitano segni particolari Micro tatuaggio sbiadito su spalla sinistra, rappresentante pinna di squalo in mare aperto sotto il sole, opera di un tautatoreprimario ospedaliero cubano durante un viaggio solitario all’avana nel 2001 Il tratto principale del mio carattere Libero ed individualista. I miei film preferiti C’era una volta in America di Sergio Leone ed Il cacciatore. La qualità che preferisco in un uomo Rispettare la parola data. Quel che detesto più di tutto Le logoreee inconcludenti di politici ed accademici. La qualità che preferisco in una donna Un Q.I. proporzionato alle misure anatomiche. Il personaggio storico più ammirato Ernesto Che Guevara. Quel che apprezzo di più nei miei amici Non essere mai cresciuti. e quello più disprezzato Pietro Badoglio. Il mio principale difetto Sognare senza zavorra. Il dono di natura che vorrei avere Le ali. La mia occupazione preferita Sognare senza zavorra. Come vorrei morire In un istante. Il mio sogno di felicità Il mare. Stato attuale del mio animo Pessimismo dinamico da naufrago cosmico. Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia Perdere i miei affetti più cari. Quel che vorrei essere Un predatore marino (ad esempio lo squalo bianco per restare in ambito socio professionale). Il paese dove vorrei vivere I Caraibi o dintorni. Il piatto a cui non so rinunciare La pasta al pomodoro. I miei libri della vita Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello e Al di la del bene e del male di Friedrich Netzsche. I miei poeti preferiti Charles Baudelaire, Pablo Neruda e Charles Bukowski (eppoi Lee Masters, Quasimodo, Montale etc.). Il mio prossimo impegno nella vita Continuare a lottare e dunque vivere. Il mio credo politico o ideale Estremismo liberale. Cosa mi piace e cosa non mi piace di vicenza Mi piace il suo centro storico, non mi piace dal casello di Vicenzaovest alla stazione passando per il ghetto di viale Milano. Cosa mi piace e cosa non mi piace dei vicentini Mi piace il loro autismo culturale capace di improvvisi exploit creativi; non mi piace il loro civismo talvolta grottesco, provinciale e pseudo perbenista. I musicisti che mi piacciono di più Fabrizio De André, John Campbell, Lee Hooker e Tom Waits. Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza Qualsiasi crimine commesso per fame o per amore, escluso quelli a danno dei bambini e degli inermi. I miei pittori preferiti Bosh, Brugel, Goya, Dalì e Magritte. Il mio motto Hasta la victoria siempre! Ma anche” vivi e lascia vivere”. hanno detto L’alleanza fra Bossi e Berlusconi poggia su un equivoco ben studiato. Entrambi fingono di essere federalisti, ma nessuno dei due vuole veramente il federalismo perché sanno perfettamente che, se il federalismo passasse sul serio, il centrodestra perderebbe l’elettorato del Sud. Il federalismo che stanno per propinarci sarà, in un primo tempo, una scatola vuota, di puri principi, che permetterà a Bossi di cantare vittoria e ai politici di stare due anni sulle pagine dei giornali a discettare di numeri e di decreti delegati, naturalmente con la piena complicità dei massmedia. Luca Ricolfi Il Riformista 8 gennaio 2009 Di fronte alla sordità del governo nei confronti delle richieste della Giunta vicentina - che insiste perché sia realizzata una rigorosa Valutazione d’impatto ambientale - i No Dal Molin si preparano ad agire concretamente per «mettere in sicurezza» l’area minacciata dal progetto statunitense. Si tratta, insomma, dell’avvio di una campagna che porterà al blocco delle demolizioni degli edifici attualmente presenti nell’aeroporto vicentino o dello sradicamento degli alberi. «Se le demolizioni avranno inizio - hanno scritto recentemente i No Dal Molin - ci troveranno davanti ai cancelli dell’aeroporto per impedirne la prosecuzione». Marco Palma Il manifesto 10 gennaio 2009 Come effetto della crisi potrebbe crescere la domanda dei gioielli sostenibili, anche tra le fasce alte di acquirenti. Proprio spinte da un atteggiamento di prudenza potrebbero orientarsi verso questo tipo di gioielli rispetto ai quali il made in Italy è in grado di presentare un’offerta vincente in termini di valore aggiungo. Dino Menarin La Repubblica 11 gennaio 2009 in questo numero Raniero (Rdb-Cub), ecco perché me ne sono andato dal Presidio [pag3] Gaza, palestinesi ed israeliani vicentini a confronto [pag4] Fotoreportage: il Palazzo degli Uffici come non l’avete mai visto [pag10] Mezzo secolo di pittura in Soffitta [pag14] Fabio Cardullo, un cantautore in Paradiso [pag16] Vicenza calcio: Sgrigna al centro del mercato[pag19] Direttore responsabile Luca Matteazzi numero 4, supplemento a VicenzaPiù n°132 del 17 gennaio 2009 La Venezia di Canaletto U n Canal Grande che sembra ripreso con il grandangolo. Un pittoresco notturno della sagra attorno alla vecchia basilica di San Pietro di Castello. San Marco e il palazzo ducale visti dalla quinta prospettica della riva degli Schiavoni. È la capitale della Srenissima la grande protagonista della mostra “Canaletto, Venezia e i suoi splendori” allestita fino al 5 aprile alla casa dei carraresi di Treviso. Un evento (promosso dalla Fondazione Cassamarca ed organizzato da Artematica) che, attraverso un centinaio di opere provenienti dai maggiori musei internazionali (tra gli altri, gli Uffizi, il Louvre, il Metropolitan, il Prado), ripercorre il percorso artistico di Antonio Canal, detto appunto Canaletto, e più in generale del vedutismo veneziano, una delle principali correnti pittoriche del Settecento Europeo. E in effetti uno degli obiettivi della mostra è proprio quello di riunire in un’unica occasione tutti i protagonisti di questo genere: accanto a quelle di Canaletto, ecco dunque le opere, tra gli altri, di Luca Carlevarijs, Bernardo sagra di San Pietro di Castello, in cui la Bellotto,Francesco Guardi e Michele scena è trasfigurata dalla magia della Marieschi. Tutte scelte con rigore e con luce lunare che si riflette su case, canali un’attenzione costante ad un principio e imbarcazioni. di fondo: a differenza di quanto avvenuUna sezione dedicata permette di apto in altre occasioni (ad esempio l’ultiprofondire la conoscenza dei cosiddetma grande mostra su Canaletto di quati minori, tenendo conto delle novità rant’anni fa), i quadri selezionati sono e degli studi di questi ultimi anni, con tutte vedute (niente capricci, niente paopere di pittori come Jacoesaggi generici), e hanno po Fabris, Pietro Bellotti, tutti per soggetto Venezia Francesco Tironi, Antonio e le isole della Laguna. Joli, Bernardo Canal, AnLa spazio maggiore va, tonio Stom, Johan Richter. ovviamente, ai lavori di La sezione di chiusura è Antonio Canal, alcuni dei invece tutta per Francesco quali sono veri e propri Guardi, anche in questo capolavori. Tra i quadri I quadri caso con una carrellata di più significativi, le vedute selezionati opere esclusivamente vegiovanili di Campo San neziane. Gacometto e del Canal sono tutte La mostra è aperta Grande dal palazzo Cor- “vedute” dal martedì alla doner Spinelli, l’audace e menica dalle 9 alle grandiosa panoramica 19 (venerdì, sabato del bacino di San Marco e domenica chiusura alle 20). Il visto dalla Giudecca, l’imponente dibiglietto intero costa 12 euro (aupinto raffigurante l’ingresso del conte dioguida inclusa), il ridotto 9, il di Gergy a palazzo Ducale. O, ancora, il ridotto speciale 6. suggestivo notturno con la vigilia della SCUOLA D’ARTE E MESTIERI DI VICENZA formazione dal 1858 Via Rossini, 60 Vicenza Tel 0444/960500 Fax 0444/963392 [email protected] www.scuolartemestieri.org arte in mostra So this is Jazz 4 del17 gennaio 2009 numero Mostre Esposizione presso la Galleria Berga Una selezione di opere dei maggiori artisti moderni e contemporanei (Licata, Cesetti, Fontana, Germanà, Angeli, Del Pezzo, Gentilini, David e Chemello) Galleria Berga, Contrà Porton del Luzzo n° 16, Vicenza. Fino al 31 gennaio, orario: martedì e mercoledì 16.30-19.30; giovedì, venerdì e sabato 10.00-12.30 e 16.30-19.30. Per informazioni: tel/fax: 0444.235194 | Interpretation of Harlem di W. Reiss N el 1913 Ernest J. Hopkins scriveva nel “San Francisco Bulletin”: “È possibile definire il JAZZ […], ma non trovarvi un sinonimo. Se ci fosse un’altra parola che esprime esattamente il significato di “jaz,” il “jazz” non sarebbe mai nato. Una nuova parola, come un nuovo muscolo, viene alla luce soltanto quando da tempo era sentita come necessaria. Questa parola eccezionale, dal suono persuasivo, comunque sia, significa qualcosa come vita, vigore, energia, effervescenza di spirito, gioia, brio, magnetismo, spigliatezza, virilità, esuberanza, coraggio, felicità - oh, ma a che serve? - JAZZ. Nient’altro può esprimere tutto questo”. Il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto presenta, fino al 15 febbraio, una retrospettiva su Il Secolo del Jazz. Arte, cinema, musica e fotografia da Picasso a Basquiat. Oltre ad ammirare opere delle arti figurative si ha la rara possibilità di consultare documenti d’archivio che ripercorrono tutta la storia del jazz, dagli esordi fino ai giorni nostri, attraverso copertine di dischi, partiture, giornali e libri dell’epoca, filmati e registrazioni, in uno straordinario evento multimediale a tema. L’evoluzione della musica jazz viene tratteggiato con l’ausilio delle opere di grandi artisti del ‘900 come Henri Matisse, Jackson Pollock, Mondrian o Jean-Michel Basquiat, passando per le sorprendenti creazioni artistiche degli autori della Harlem Renaissance come Winold Reiss, Palmer Hayden e Archibald Motley, Jr., e proponendo anche significative installazioni di arte contemporanea come Chasing the Blue Train di David Hammons. Ricchissime sono le sezioni dedicate alla fotografia, con maestri come Carl van Vechten, Herman Leonard, William Claxton, Lee Friedlander, Giuseppe Pino, Roberto Masotti e Guy Le Querrec. Notevole anche la presenza di esempi introvabili di capolavori cinematografici di autori come Méliès, Norman McLaren, Charles e Ray Eames e altri grandi protagonisti della cinematografia dedicata al jazz. Fondamentale è la scelta di arricchire la dettagliata cronistoria del jazz con testimonianze scritte risalenti alle varie epoche del jazz, come il volume che presenta poesie di giovani [negli anni ‘50] autori promettenti come Kenneth Patchen, tuttora inedito in Italia. La tipologia di allestimento della mostra permette al fruitore di abbandonarsi piacevolmente alla comprensione non soltanto di un genere musicale, ma di un secolo intero, non lesinando la documentazione dei momenti bui della segregazione razziale e delle guerre mondiali. L’esposizione è co-prodotta dal Mart con il Museé du quai Branly di Parigi e il Centro de Cultura contemporànea de Barcelona. È a cura di Daniel Soutif, con la direzione scientifica di Gabriella Belli e con i contributi di Heléne Cerutti per il quai Branly e di Josep Ramoneda, presidente del CCCB. MART, Corso Bettini 43, 38068 Rovereto (TN) Numero verde 800 397760 Giulia Galvan Mansilla + Tuñón arquitectos Chiesa di San Silvestro, Vicenza Fino al 22 febbraio, orario: 10.0018.00, chiuso i lunedì Zotti&Allievi Museo Correr e Magazzini del Sale, Venezia Fino al 15 febbraio, orario:11.00-17.00 In ombra. 14 fotografe raccontano Venezia Centro Culturale Candiani Piazzale Luigi Candiani 7, Mestre Fino al 15 febbraio 2009, orario: da lunedì a venerdì 15.00 - 19.00 sabato e festivi 10.00 - 13.00 e 15.00 - 19.00 Per informazioni: 0412386111 dì-venerdì, 15.00-18.00, chiuso il lunedì Il secolo jazz. Arte. cinema, musica e fotografia da Picasso a Basquiat MART, corso Bettini 43, Rovereto (TN) Fino al 15 febbraio 2009, orario: martedì-domenica 10.00-18.00, venerdì 10.00-21.00, chiuso il lunedì, numero verde 800-397760. Van Gogh. Disegni e dipinti. Museo di Santa Giulia, Brescia Fino al 25 gennaio 2009, orario: da lunedì a giovedì e domenica ore 9.00-19.00, venerdì e sabato ore 9.00-20.00 Magritte - Il mistero della natura Palazzo Reale, Piazza Del Duomo 12, Milano Fino al 29 marzo 2009, orario: dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 19.30; lunedì dalle 14.30 alle 19.30; giovedì dalle 9.30 alle 22.30. Per informazioni: 02.875672 GABLs. Giovani Artisti Bellunesi in mostra Palazzo Crepadona, Via Ripa 3, Belluno Fino al 25 gennaio. Per informazioni: 3381492993 Ernest Rosenberg Galleria Il Melone Arte Contemporanea Via Guglielmo Oberdan 25, Rovigo Fino al 31 gennaio 2009. Orario: da martedì a sabato ore 10-13 e 16.30-19.30 Per informazioni: 042530811, biglietteria: 3294463837 Carlo Scarpa - Disegni scelti. Lo spazio dell’abitare 1931-1963 Centro Carlo Scarpa, Via Pietro Di Dante 11, Treviso Fino al 28 febbraio 2009, orario: lunedì-venerdì ore 8.30–19.00; sabato ore 8.30-13.30 Lynn Carver – Fili, Antiruggine, Borgo Treviso 158, Treviso. Fino al 17 febbraio, orario: marte- | Ernest Rosenberg, Thank you Basquiat II pag Vernissage: 21 gennaio: Corriere dei Piccoli. Storie, fumetto e illustrazione per ragazzi Rotonda della Besana, Via Enrico Besana 15, Milano Dal 21 gennaio al 17 maggio 2009, per informazioni: 02.5455047 22 gennaio: Talenti Emergenti/ Emerging Talents. Nuova arte italiana CCCS – Centro di Cultura Contemporanea Strozzina – Palazzo Strozzi Piazza Degli Strozzi 1, Firenze. Per informazioni: 0552776461 Orario: tutti i giorni 10.00 – 20.00. Giovedì 10.00 – 23.00. Lunedì chiuso 30 gennaio: Déco. Arte in Italia 1919-1939 dal 30 gennaio al 28 giugno 2009 Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi – Palazzo Roverella Via Giuseppe Laurenti 8, Rovigo Orario: feriali 9-19, sabato 9-21; festivi 9-20. Chiuso lunedì non festivi Per informazioni: 042546009 cinema Vicenza CINEMA ODEON 36100 Vicenza (VI) Corso Andrea Palladio, 186 tel: 0444 543492 www.odeonline.it Valzer con Bashir Animazione Regia di Ari Folman Sabato 17, Domenica 18 Gennaio Ore 16 - 18 - 20 - 22 G Giù al nord C Commedia R Regia di Dany Boon M Martedì 20, Mercoledì 21, Giovedì 22 Gennaio Ore 16 - 18 - 20 - 22 IIl bambino c con il pigiama a righe D Drammatico R Regia di Mark Herman Martedì 27, Mercoledì 28, Giovedì 29 Gennaio Ore 16 - 18 - 20 - 22 CINEMA TEATRO ARACELI 36100 Vicenza (VI) Borgo Scrofa, 20 tel: 0444 514253 www.araceli.it/cinema E Ember IIl mistero della città di luce F Fantasy R Regia di Gil Kenan Sabato 17, Ore 19.30 - 21.00 Domenica 18, Ore 15.45 - 17.30 19.15 - 21.00 CINEMA TEATRO PRIMAVERA 36100 Vicenza (VI) Via Ozanam, 11 tel. 0444 964060 www.cinemaprimavera.it G Gomorra (ATTENZIONE: p probabile blocco della dis stribuzione) D Drammatico Regia di Matteo Garrone Mercoledì 21, Giovedì 22 Gennaio Mercoledì ore 16.30 - 19.00 21.30, Giovedì ore 19.00 - 21.30 IIl papà di Giovanna C Commedia R Regia di Pupi Avati M Mercoledì 28, Giovedì 29 Gennaio Mercoledì ore 16.30 - 19.00 21.00, Giovedì ore 19.00 - 21.00 Provincia CINEMA COMUNALE BUSNELLI 36031 Dueville (VI) Via Dante Alighieri, 30 tel: 0444 592225 www.cinemaluxasiago.it 4 del17 gennaio 2009 numero T The Burning Plain - Il confin ne della solitudine D Drammatico R Regia di Guillermo Arriaga Mercoledì 21, Giovedì 22 Gennaio Mercoledì ore 21.00, Giovedì 20.30 G Giù al nord C Commedia R Regia di Dany Boon M Mercoledì 28, Giovedì 29 Gennaio Mercoledì ore 21.00, Giovedì 20.30 CINEMA ELISEO 36045 Lonigo (VI) Via Trieste, 12 tel: 0444 834641 www.cinemalonigo.it IIl papà di Giovanna D Drammatico R Regia di Pupi Avati M Mercoledì 21, Giovedì 22 Ore 21.00 B Burn after reading A prova di spia C Commedia, Drammatico R Regia di Ethan e Joel Coen Mercoledì 28, Giovedì 29 Gennaio - Ore 21.00 CINEMA TEATRO G. VERDI 36042 Breganze (VI) Via Maglietta, 1 tel: 0445 300185 www.cineverdi.it J Juno C Commedia R Regia di Jason Reitman S Sabato 17 Gennaio Ore 20.45 G Gone baby gone D Drammatico R Regia di Ben Affleck M Mercoledì 21, Giovedì 22, Venerdì 23, Sabato 24 Gennaio Ore 20.45 M Machan C Commedia R Regia di Uberto Pasolini M Mercoledì 28, Giovedì 29, Venerdì 30, Sabato 31 Gennaio Ore 20.45 H High school musical 3 S Senior year M Musical R Regia di Kenny Ortega Domenica 18 Gennaio Ore 15.00 - 17.00 L LUX - TEATRO C CINEMA CAMISANO 3 36043 Camisano Vicentino (VI) Via Guglielmo Marconi, 20 tel: 0444 411411 www.luxcinema.it J Juno C Commedia Regia di Jason Reitman R Sabato 17 Gennaio S Ore 20.45 Gone baby gone G Drammatico D Regia di Ben Affleck R Mercoledì 21, Giovedì 22, VenerM dì 23, Sabato 24 Gennaio Ore 20.45 Machan M Commedia C Regia di Uberto Pasolini R Mercoledì 28, Giovedì 29, VeM nerdì 30, Sabato 31 Gennaio Ore 20.45 High school musical 3 H Senior year S Musical M Regia di Kenny Ortega R Domenica 18 Gennaio Ore 15.00 - 17.00 PROSSIME USCITE USCITE DEL 16 GENNAIO A Australia D Drammatico R Regia: Baz Luhrmann IImago Mortis T Thriller R Regia: Stefano Bessoni A Appaloosa W Western R Regia: Ed Harris T Tony Manero D Drammatico R Regia: Pablo Larrain V Vuoti a rendere C Commedia R Regia: Jan Sverak USCITE DEL 23 GENNAIO I respiro del diavolo Il D Drammatico R Regia: Stewart Hendler IItalians C Commedia R Regia: Giovanni Veronesi M Milk B Biografico R Regia: Gus Van Sant D Defiance - I giorni del coraggio D Drammatico R Regia: Edward Zwick H Home D Drammatico R Regia: Ursula Meier Le date di uscita riportate potranno subire variazioni, dovute alle politiche commerciali delle ditte di distribuzione. III pag Australia La scheda Genere: Drammatico Regia: Baz Luhrmann Attori: Nicole Kidman, Hugh Jackman, David Wenham Durata: 165 minuti Paese: USA, Australia 2008 Uscita: 16/01/2009 La trama Australia, 1939. Sarah Ashley, un’aristocratica londinese, parte per Darwin, con lo scopo di ritrovare il marito. Ma giunta alla tenuta di Faraway Downs, scortata da un rude quanto leale mandriano, scopre che Lord Ashley è morto e che il ranch è in crisi. Affascinata dalla selvaggia terra australiana e intenerita da Nullah, un orfano di madre aborigena e padre inglese, Sarah decide di restare e di provare a risollevare la proprietà. La donna dovrà trasferire la propria mandria e arriverà a destinazione superando numerose difficoltà, sopravvivendo addirittura ad un attacco aereo. Ma nel suo viaggio sarà accompagnata dal virile mandriano, con il quale vivrà una spettacolare favola d’amore. La recensione Il film, un viaggio non solo geografico, ma anche interiore, è una grandiosa epopea che riporta alla mente Il fiume rosso di Howard Hawks e La regina d’Africa di John Huston. Infatti, la pellicola passa da sequenze romantiche a quelle d’azione, da paesaggi maestosi ai tuoni della guerra. Il pubblico può inoltre ritrovare le stesse emozioni senza tempo e la stessa speranza di Via col vento. Il regista ha certamente voluto ricordare che «anche in un mondo finito in pezzi la vita continua e che “domani è un altro giorno”». Ma Luhrmann ricorda anche, attraverso il personaggio di Nullah, la «generazione rubata», una vergogna dell’Australia durata per più di un secolo, fino ai primi anni Settanta. I bambini di origine aborigena, o nati da relazioni miste, venivano infatti tolti alle famiglie, dallo Stato e dalle missioni cattoliche, e rinchiusi in «campi di raccolta», dove erano costretti ad assimilare la cultura occidentale, che cancellava così la loro identità. Tuttavia, il film non è stato accolto con molto entusiasmo dalla critica australiana, a differenza di quella statunitense, che ha offerto a Luhrmann le migliori recensioni della sua carriera. Tralasciando l’esito commerciale, il regista ha raggiunto ugualmente un importante successo nel suo paese, l’Australia: il primo ministro ha infatti ricevuto in Parlamento gli anziani delle tribù aborigene e si è scusato con loro. Perché vederlo Per riscoprire la magica terra australiana e la cultura aborigena, senza dimenticare la storia delle «generazioni rubate» e gli effetti che la Seconda Guerra Mondiale ebbe in Australia, come il bombardamento di Darwin. Roberta Pileggi teatro, musica e danza 4 del17 gennaio 2009 numero Alice attraverso lo specchio Odissea, il viaggio di un naufrago L L’ a rassegna Famiglie a Teatro, organizzata per il Comune di Vicenza – Assessorato alla Cultura da La Piccionaia – I Carrara, Teatro Stabile di Innovazione, si inaugura domenica 18 gennaio con lo spettacolo Alice attraverso lo Specchio, portato in scena dalla compagnia di teatro per ragazzi Compagnia Drammatico Vegetale. Attraverso una sapiente animazione di pupazzi e sullo scenario di retroproiezioni multicolore, si assiste a un turbinio di invenzioni per stimolare a immaginare cosa c’è dietro/dentro lo specchio. Sono le stesse cose che vediamo nel mondo reale? Ma se una cosa non può essere in un posto e contemporaneamente in un altro, allora quello dello specchio è un altro mondo, che obbedisce a regole differenti, dove la destra e la sinistra si scambiano, dove il sopra e il sotto sono “sottosopra”, dove il tempo può scorrere al contrario, dove bambini e adulti possono scoprire insieme “quel che Alice vi trovò”. I biglietti possono essere acquistati presso la Città del Sole in Corso Palladio 138/b, il sabato precedente lo spettacolo. 18 gennaio, h 17.00, Teatro Astra, Vicenza Giulia Galvan IV pag Odissea è il poema delle peregrinazione dell’eroe che si cimenta in mille ardimenti, vincendo le avversità con la sua astuzia. Ulisse (Odisseo, in greco) è emblema di una dimensione della forza dell’uomo non più determinata dai muscoli, ma da un intelletto che si articola in capacità di persuasione, intuito tempestivo, genialità. Non è prorompente passionalità, ma superamento del concetto dell’uomo che “vince” solo perché è giovane e forte. Ulisse è un uomo maturo, un uomo che “molto ha dovuto soffrire e molto vagare”; la sua odissea è l’odissea della vita di ognuno di noi: e tuttavia, con le sole armi della sua mente e lo scudo di un’acuta psicologia, nonostante le apparenze, non è non sarà mai un uomo vinto. Nello spettacolo presentato il 17 gennaio presso lo Spazio Bixio, a rappresentare il viaggio di Ulisse è la dea Eris insieme ai suoi figli. Annoiati, durante un banchetto, decidono di improvvisarsi attori per inscenare le gesta del re di Itaca, in un irriverente gioco metateatrale in cui i ruoli sembrano essere da tempo assegnati. Autore e regia: Anna Zago e Aristide Genovese Con: Emanuela Russo, Alessandra Niero, Sara Tamburello, Anna Farinello, Elisabetta Carollo, Edoardo Raggi, Giacomo Terreran, Elena Rossetto, Roberta Morini appuntamenti Danza 18 gennaio h 21.00: Omaggio a Fred Astaire e Ginger Rogers Compagnia: Euroballetto Con Raffaele Paganini Coreografie di Alfonso Paganini e Luigi Martelletta. Teatro Comunale di Thiene, Viale Bassani, 14 36016 Thiene (VI) Tel. biglietteria: 0445 804943 - 800 246975 22 gennaio h 20.30: Storie del Fiume Giallo Balletto Nazionale di Pechino coreografia: coreografie autori vari musiche tradizionali cinesi Teatro Sociale, Piazza Giuseppe Garibaldi, 14 45100 Rovigo (RO) Per informazioni: tel. 0425.25873 24 gennaio - h 21:00: Anticorpi Explò – Tracce di giovane danza d’autore 2008 Teatro Fondamenta Nuove – Venezia - h 21:00: Statuaria Compagnia RBR Dance Company coreografia: Cristiano Fagioli musiche di: Craig Armostrong, James Newton Howard, Burkhard Dallwitz Teatro Comunale di Lonigo, Piazza Giacomo Matteotti 1, Lonigo (Vicenza) Per informazioni: 0444.835010 25 gennaio - h 20.45: Giulietta e Romeo Compagnia Balletto di Roma - Ente Nazionale del Balletto coreografia: Fabrizio Monteverde musiche di: Sergej Prokof’ev Teatro di Mirano, Via della Vittoria, Mirano (VE) Per informazioni: tel. 041.430 884 - h 21.00: The best of Parsons Dance coreografia: David Parson Teatro Salieri, Via XX Settembre, 26 37045 Legnago (VR) Per informazioni: 0442.25477 27 gennaio h 21.00: Bothanica Anteprima mondiale Momix Dance Theatre coreografia: Moses Pendleton Teatro Toniolo, Piazzetta Cesare Battisti Mestre, Venezia Per informazioni: 041.971666 29 gennaio h 20.45: Junca Compagnia Mercedes Ruiz coreografia: Mercedes Ruiz musiche di: Santiago Lara Teatro Comunale di Treviso, Corso del Popolo, 31 Treviso (TV) Per informazioni: 0422.540280 30 gennaio - h 10.00: Pinocchio Burattino senza Fili Compagnia: Fabula Saltica coreografia: Claudio Ronda Teatro Comunale - Thiene (VI) - h 20.45: Shake di Laura Corradi Compagnia: Ersiliadanza con: Laura Corradi Teatro Camploy, Via Cantarane 32 Verona Per informazioni: 0458009549 0458008184 Teatro 17 gennaio h 21.00: Odissea, il viaggio di un naufrago di Aristide Genovese e Anna Zago Teatro Spazio Bixio - Vicenza regia: Aristide Genovese e Anna Zago 18 gennaio h 17.00: Alice Attraverso lo Specchio, Compagnia Drammatico Vegetale, Da un testo di Ezio Antonelli, Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni Esperti, animatori sulla scena sono Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni, Giuseppe Viroli. Teatro Astra - Vicenza 20 gennaio h 21.00: L’ultima radio di Sabina Negri Teatro S. Antonio - Montecchio Maggiore (VI) regia: Marcello Cotugno con: Tullio Solenghi 20-21 gennaio h 21.00: Romantic comedy, di Bernard Slade con Marco Columbro e Mariangela D’Abbraccio e con Tatiana Winteler, Federica Restani, Erika Puddu, Francesco Gabbrielli Regia Alessandro Benvenuti Teatro Astra, Bassano del Grappa Per informazioni e prenotazioni: Biglietteria Operaestate 0424.524214 20-21-22 gennaio h 21.00: Macbeth di William Shakespeare Teatro Comunale di Vicenza 23 gennaio h 21.00: Maus, mio padre sanguina storia dal fumetto di Alt Spiegelman – testo di Davide Faggiani e regia di Enrico Casale, La Compagnia degli Scarti Sarzana (La Spezia) Sala Da Ponte; Bassano del Grappa 24 gennaio - h 21.00: Underwork di Valeria Raimondi, Enrico Castellani Babilonia Teatro con: Valeria Raimondi, Enrico Castellani, Ilaria Dalle Donne, Luca Scotton Teatro Astra, Vicenza - h 21.00: I 39 Scalini di John Buchan Teatro Mattarello - Arzignano (VI) regia: Maria Aitken con: Roberto Ciufoli, Nini Salerno, Barbara Terrinoni, Manuel Casella - h 21.00: A Perdifiato. Ritratto in piedi di Tina Merlin, di Luca Scarlini, Patricia Zanco regia: Daniela Mattiuzzi con: Patricia Zanco Teatro Pasubio - Schio (VI), per informazioni: 800601171 - h 21.00: Scene da un Matrimonio, con Associazione Oz e Compagnia Emit Flesti Teatro Spazio Bixio – Vicenza teatro, musica e danza 4 del17 gennaio 2009 numero V pag STATUARIA S tatuaria è scultura, la forma artistica che racconta la sfida dell’uomo contro la materia inanimata, nella volontà di imprimerle una spinta espressiva. Statuaria è anche la bellezza ieratica del soggetto apparentemente imperturbabile, solenne e inamovibile nel suo canone estetico. Lo spettacolo Statuaria della RBR DANCECOMPANY, una compagnia paragonata spesso ai Momix per l’arditezza delle coreografie, indaga modalità di trascendenza da una materia plastica intorpidita su inerti piedistalli, ispirandosi alle suggestioni dello scultore Auguste Rodin. Il movimento che ne scaturisce riproduce la flessibilità dell’estetica sia come aspetto della conoscenza che riguarda i sensi, sia in quanto gusto del bello. L’ambientazione è un giardino neoclassico in cui le statue addormentate si rianimano emancipandosi dalla loro materialità al ritmo alternato di percussioni e melodie più classiche, in balzi e contorsioni acrobatiche. Una successione rapida di quadri scanditi da suoni altamente evoca- tivi visualizza corpi marmorei su piedistalli rotanti, statue prigioniere di basamenti o liberate dal marmo grazie al tocco dello scultore. Come in Rodin, i corpi si estraggono dal marmo da cui provengono, pur restandovi in qualche modo ancorati per simboleggiare la perpetua rivolta delle pulsioni dell’anima alle catene della realtà. Rodin riuscì a restituire un corpo davvero senziente in ogni sua fibra, la stessa sensualità a cui anelano i danzatori della RBR. Spiega il coreografo Cristiano Fagioli: “Abbiamo cercato di infondere nel nostro spettacolo l’energia di Rodin, il suo slancio creativo, la sua capacità di portare il mondo in una statua, un fare inesauribile che agiva senza | Una scultura di Rodin sosta nel dare forma a una materia, ponendo l’anima al centro dell’universo, incatenandola al corpo, rivelandone le più profonde e segrete emozioni”. 24 gennaio, h 21.00, Teatro Comunale di Lonigo appuntamenti 26 gennaio h 21.00: Trilogia della Villeggiatura di Carlo Goldoni Teatri Uniti / Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa Teatro Sociale di Cittadella (PD) regia: Toni Servillo con: Andrea Renzi, Toni Servillo, Paolo Graziosi, Gigio Morra 27-28 gennaio h 21.00: Enrico IV, di Luigi Pirandello con Ugo Pagliai, Paola Gassman regia: Paolo Valerio musiche: Antonio Di Pofi Teatro Comunale di Vicenza 27 gennaio h 21:00: La Shoa – Per non dimenticare Associazione L’Epilogo Teatro della Murata - Mestre (VE) 28 gennaio h 21.00: Quaranta, ma non li dimostra, di Peppino e Titina De Filippo Attori della Compagnia di Teatro Luigi De Filippo Teatro Comunale - Lonigo (VI) regia: Luigi De Filippo con: Luigi De Filippo 29 gennaio h 21.20: Sulla strada ancora, parental advisory, explicit content di Paolo Rossi, Stefano Benni, Carolina De La Calle, Renato Sarti Cinema Teatro Trieste - Porto Viro (RO) regia: Renato Sarti con: Paolo Rossi 31 gennaio h 21.00: Marz & Coca Cola con Associazione Jim Entertainement Teatro Spazio Bixio - Vicenza Anticipazioni febbraio 1 febbraio h 17:00: L’Anatra all’Arancia, di W.D. Home, M.A. Sauvajon Theama Teatro Teatro Modernissimo - Noventa Vicentina (VI) regia: Piergiorgio Piccoli, Aristide Genovese, Anna Zago 6/8 febbraio h 21.00: La Rosa tatuata di Tennessee Williams Teatro e Società SRL Teatro Comunale - Thiene (VI) regia: Francesco Tavassi con: Mariangela D’Abbraccio, Paolo Giovannucci Musica 17 gennaio h 22.00: The Dark Night, Yourban Music Lab, Thiene 19 gennaio h 20.15: Quartetto Auryn, Franz Joseph Haydn Auditorium Cesare Pollini - Padova 21 gennaio - h 22.00: Tango Argentino, Madre Tierra, Panic Jazz Club, Marostica - h 22.00: Jennifer Gentle, Banale, Padova 22 e 23 gennaio h 20.15: R. Schumann - C.M. Von Weber - J. Brahms, Manfred ouverture op. 115, Concerto n.1 in fa min. op. 73 per clarinetto e orchestra, Sinfonia n.1 in do min. op. 68 Auditorium Cesare Pollini - Padova 23 gennaio XVI° Guggenmusik Festival - La musica del carnevale Venezia Partenza dalla sede del Bacanal del Gnoco di Porta San Zeno alle ore 08.30 circa - inizio manifestazione in Piazza San Marco alle ore 11-11.30. 24 gennaio - XVI° Guggenmusik Festival - La musica del carnevale Verona Nella giornata di sabato sono stati previsti due cortei con arrivo in Piazza Bra e partenza: da Piazza San Zeno alle ore 14 e da Piazza dei Signori alle ore 14.15. Successivamente gran concerto finale nell’anfiteatro Areniano alle ore 15. - h 20.30: Turandot, Dramma lirico in tre atti - musica di Giacomo Puccini Musiche di Giacomo Puccini - Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni TEATRO FILARMONICO - Verona direttore: Antonio Pirolli/Giuliano Grisi - h 22.00: Presentazione nuovo disco “Credi di conoscermi”, Lombroso, Bestie del Quartiere, Centro Stabile di Cultura di S. Vito di Leguzzano 28 gennaio A partire dalle 23.00: Elektro-Breakbeat Night dj set Anthony Rotella aka Mayhem Hostage – Rrrump Unwound Club – Via Fowst, 1 Padova 29 gennaio h 20.30: Bach, suites per violoncello Società del Quartetto di Vicenza Teatro Comunale di Vicenza 31 gennaio h 21.00: Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza tromba: Marco Pierobon direttore: Etienne Siebens G. Holst St Paul’s Suite G. Gershwin“Porgy and Bess” per tromba, archi e batteria (arrangiamento di M. Pierobon) L. Janácek Suite per archi idee 4 del17 gennaio 2009 numero VI pag Un anno di scienze C ome ogni anno, anche il 2009 giunge con un’agenda d’importanti ricorrenze da celebrare. In particolare, l’anno nuovo porrà l’accento sul versante scientifico, con tre anniversari collegati a temi d’astronomia e biologia, e orientati a lasciare il segno sia nella comunità degli scienziati sia in un pubblico più ampio. Per quanto riguarda l’astronomia, ricorre quest’anno il quarto centenario delle prime osservazioni astronomiche mediante cannocchiale, effettuate da Galileo Galilei a Padova nel 1609. Esse ebbero come risultati, tra gli altri, la “visione” della superficie lunare e la scoperta dei satelliti di Giove, aprendo così la strada alla rivoluzione scientifica del sapere. L’utilizzo del telescopio nello studio del cielo, infatti, ha provocato un mutamento profondo nella percezione che l’uomo ha di se stesso e del mondo esterno alla Terra, conducendo da un lato all’odierna e complessa panoramica dell’universo e del posto che vi occupiamo, e dall’altro alle modalità di ricerca proprie della scienza moderna. L’anniversario galileiano ha permesso che, su richiesta dell’Unione Astronomica Internazionale, il 2009 sia stato dichiarato «Anno Mondiale dell’Astronomia» da parte delle Nazioni Unite, proprio per rievocare la figura e l’importanza delle scoperte dello scienziato pisano. Nel programma d’eventi internazionali e nazionali, un rilievo speciale assume la quarta edizione del “Festival delle Scienze” in svol- gimento dal 15 al 18 gennaio nelle sale dell’Auditorium di Roma. Dedicato allo studio dell’universo e del ruolo dell’uomo in esso, il Festival riunisce fisici, astronomi, cosmologi, filosofi, esploratori spaziali di fama internazionale, alcuni dei quali insigniti del Nobel, per affrontare con dibattiti, conferenze e lezioni magistrali temi molto diversi: dalle ipotesi più recenti sull’origine del cosmo alle teorie che prevedono mondi paralleli, dallo studio dei pianeti esterni al sistema solare alla possibilità di forme di vita extraterrestre, fino alla struttura dello spazio-tempo e alle questioni politiche sollevate dalle esplorazioni spaziali (www.auditorium. com). Sul versante della biologia, invece, l’anno nuovo sarà un anno “darwiniano”. Si celebra, infatti, una doppia ricorrenza legata a Charles Darwin: il bicentenario dalla nascita del noto naturalista inglese (12 febbraio 1809) e i 150 anni dalla pubblicazione del suo testo più famoso, «Sull’origine delle specie» (1859). In esso, sulla base di dettagliate prove scientifiche raccolte nei suoi viaggi, il padre dell’evoluzionismo ha argomentato la teoria secondo la quale organismi di una stessa specie evolvono con gradualità tramite il meccanismo di selezione naturale. Ancora oggi come a metà Ottocento, la teoria dell’evoluzione raccoglie consensi e suscita controversie, specialmente con i sostenitori, perlopiù di provenienza religiosa, del creazionismo o di un progetto trascendente. Tuttavia, a distanza di un secolo e mezzo, l’eredità intellettuale lasciata da Darwin costituisce un sistema teorico forse più articolato, vasto e in continuo aggiornamento di quanto lui stesso avrebbe potuto prevedere, in particolare grazie agli attuali studi di genetica. In coincidenza con questo duplice anniversario, le iniziative programmate in Italia sono numerose, tra le quali si può ricordare la mostra che, partita dal Museo di Storia Naturale di New York e passata attraverso le più grandi capitali del mondo, approderà a Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni, dal 12 febbraio al 3 maggio, e si trasferirà a Milano, presso la Rotonda della Besana, dal 6 giugno al 24 novem- bre. Qui si potranno ripercorrere la nascita e lo sviluppo dell’idea darwiniana, per mezzo di documenti inediti, riproduzioni di luoghi, immagini, paesaggi, modelli e animali esotici vivi (www.pikaia.eu). Alle manifestazioni specifiche per il 2009, bisogna aggiungere il cosiddetto “Darwin Day”, ricorrenza annuale presente in Italia dal 2003 ma festeggiata da oltre 120 anni nei paesi anglosassoni per commemorare la nascita dello scienziato e soprattutto per celebrare il pensiero razionale e la ricerca scientifica. Il 2009 si prepara dunque a offrire a un vasto pubblico le figure di due scienziati le cui scoperte, ciascuna nel rispettivo ambito d’indagine, sono senza paragoni per le loro implicazioni scientifiche, filosofiche e sociali. Stefano Corsi appuntamenti Festival delle Scienze dal 15 al 18 gennaio 2009 Auditorium Parco della Musica viale Pietro de Coubertin, 30 – Roma www.auditorium.com Darwin 1809 – 2009 dal 12 febbraio al 3 maggio 2009 Palazzo delle Esposizioni via Nazionale, 194 – Roma domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00 venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30 lunedì: chiuso biglietti: intero € 12,50 - ridotto € 10,00 dal 6 giugno al 24 novembre 2009 Rotonda della Besana via Enrico Besana, 15 – Milano www.pikaia.eu sapere e sapori 9-18 gennaio Mostra del Radicchio Rosso Tardivo di Treviso Zero Branco (TV) 16-18 gennaio - Mostra del Radicchio Rosso di Treviso Preganziol (TV) - Art & Ciocc, il tour dei cioccolatieri Chioggia (VE) 17 gennaio Antica sagra del Rufiolo di Costeggiola Costeggiola di Soave (VR) 18 gennaio La Prima del Torcolato La spremitura in piazza del grande passito di Breganze h 9.30: Ritrovo giornalisti e autorità presso la Cantina Beato Bartolomeo da Breganze (via Roma, 102 – Breganze) (su invito) h 10.00: Trasferimento presso la statale per l’inaugurazione della tabella “Breganze Città del Vino” (su invito) h 10.30: Rientro alla cantina Beato Bartolomeo per il convegno “Breganze: una piccola DOC dal grande fermento” (su invito) h 12.30: Trasferimento alla Cantina Maculan (via Castelletto, 3 – Breganze) per il pranzo (su invito) h 14.00: In piazza Mazzini la Sfilata dei componenti de “La Magnifica Fraglia del Torcolato DOC Breganze” h 15.00: Nomina dei nuovi confratelli della Magnifica Fraglia e conferimento solenne pubblico del titolo di “Ambasciatore del Torcolato nel Mondo”. Vendita per beneficenza delle bottiglie de “La Prima del Torcolato Vendemmia 2006” h 16.00: Spremitura pubblica del “Primo” Torcolato DOC Breganze della vendemmia 2008, accompagnata da momenti folcloristici h 18.00: Saluti di commiato 8-18 gennaio Sagra del broccolo fiolaro di Creazzo sabato 17 gennaio Ore 12,30 “A pranzo con i nonni” con animazione dei ragazzi della Scuola Media A. Manzoni di Creazzo (su prenotazione) Ore 14,30 Spettacolo allestito dai bambini della scuola Elementare S.G. Bosco di Creazzo - Pinocchio nel paese dei Broccoli - una fiaba moderna Ore 18,00 Ragazzi in musica - NEMLESS Cover Band Ore 18,30 Stand Gastronomico a tavola con i sapori di Creazzo oggi si degusta “Broccolo con morbidelle e salamelle” Tradizionale “fritola dea Rivela” Ore 21,00 Il Broccolo per Ridere serata di cabaret e beneficenza con Jani e Dado 4 del17 gennaio 2009 numero domenica 18 gennaio Ore 08,00 Esposizione dei prodotti tipici - Mercatino dell’antiquariato e del collezionismo Ore 09,30 Partenza dal Polisportivo Comunale per passeggiata panoramica sul colle di Creazzo con il gruppo marciatori di Creazzo Dalle ore 12,00 per tutto il giorno incontri a tavola con i sapori di Creazzo, degustazioni con assaggi a base di Broccolo Fiolaro Tradizionale “fritola dea Rivela” Ore 16,00 Intrattenimento con il Corpo Bandistico “G.Verdi” e le Majorettes “Le Stelline” di Creazzo Ore 21,30 Roots Reggae con gli ANIMA CARIBE PALATENDA RISCALDATO POLISPORTIVO COMUNALE DI CREAZZO - Via Torino Informazioni Pro Loco tel.0444/523285 19 gennaio dalle ore 18.30: Sagraspin, antica festa tradizionale. Palamontefortiana Expò - MONTEFORTE D’ALPONE (VR) Pasto completo: € 10.00 / Bambini € 5.00. Prenotazione consigliata. Per informazioni: tel. 045.9586408 22 gennaio - 1 febbraio Festa del Radicchio Rosso di Dosson Dosson di Casier (TV) Per informazioni: 0422382402 VII pag Il Torcolato I l Beato Bartolomeo (1200-1279), vescovo domenicano di Vicenza e fondatore dell’Ordine dei Frati della Beata Gloriosa Vergine Maria (Gaudenti), ebbe i suoi natali a Breganze, che a lui ha intitolato la sua famosa Cantina Sociale. La cittadina dell’Alto Vicentino vanta in particolar modo la paternità del Torcolato di Breganze. Il nome deriva dal dialetto intorcolà (attorcigliato), in quanto le uve per essere appassite vengono attorcigliate per mezzo di ròsole (spaghi). Le uve di Vespaiolo vengono raccolte a mano, selezionandole ed evitando di rompere gli acini. L’appassimento avviene in cassette, in locale asciutto e ben areato. Solitamente il Torcolato si può ritenere pronto dopo Natale, ma naturalmente molto dipende dalle condizioni climatiche dell’annata. La dott.ssa Franca Miotti, dell’Azienda Agricola Firmino Miotti, spiega che la prima documentazione scritta sul Torcolato risale al ditirambo Il Roccolo (1754), di Aureliano Acanti, dove si cita il “Vespaiuolo dolce” come “liquore sopraffino che si fabbrica a Breganze”. Pare che allora i Veneziani considerassero come vino da corte solo quello dolce, probabilmente perché con le tecniche conosciute al tempo si manteneva più a lungo di quello non dolce. Ai contadini e ai mezzadri era invece destinata la pimpinèa (nota anche come vin piccolo o graspìa), vino prodotto con l’aggiunta di acqua alla massa di vinacce. Nella tesi della dott.ssa Miotti si legge “Venezia importava dall’Istria, dal Peloponneso, da Cipro e da Corfù vini dolci e passiti per uso interno. […] Nel ritorno dai viaggi e dalle crociate, i veneziani che si fermavano lungo le coste del Mar Ionio prendevano con sé fasci di tralci per farne barbatelle e creare, nell’entroterra, i propri vigneti”. Questi sorgevano presso le ville palladiane dislocate vicino alle vie fluviali, che facilitavano lo spostamento dei vini in direzione di Venezia. Proprio Andrea Palladio fu uno dei primi architetti a occuparsi di progettazione di cantine, come si osserva nel caso di Villa Godi Malinverni a Lugo. La barbatella importata a Breganze fu appunto il Vespaiolo, da cui deriva il Torcolato. Il nome Torcolato appare per la prima volta in associazione al vino dolce di Breganze su “L’Agricoltore Vicentino” del 1890. Il Torcolato e i passiti in generale sono tornati agli antichi fasti negli ultimi 15 anni, accompagnando l’evoluzione nei gusti gastronomici con la riscoperta dei formaggi come pietanza. Nel 1995 il Torcolato è divenuto un vino DOC e di lì a poco è stata inaugurata l’ormai classica Prima del Torcolato della terza domenica di gennaio, testimone nel tempo di iniziative quali il concorso di ricette che prevedevano l’abbinamento con Torcolato, suddivise nelle categorie “dolce” e “non dolce”, testate personalmente da Gualtiero Marchesi. Ma se non si è ancora pronti a cimentarsi con l’alta cucina, si può provare il Torcolato con i zaeti (biscotti di farina gialla e uvetta) o con il formaggio, prediligendo in questo caso i formaggi erborinati, il gorgonzola, il caprino o il vezzena stagionato. Le famiglie contadine di BreLe cantine del Torcolato ganze hanno sempre prodotto il Torcolato, anche durante le di Breganze: guerre, allorché era ritenuto Cantina Beato Bartolomeo da preziosa merce di scambio, da Breganze, Via Roma 100, tel. mandare come corroborante 0445.873112 alle donne in gravidanza o per Azienda Agricola Maculan, Via curare l’eccessiva magrezza. Castelletto, 3, tel. 0445.873733 Vino dei “gaudenti”, dunque, merce di scambio, bevanAzienda Agricola Firmino Miotti, da dalle virtù terapeutiche, Via Brogliati Contro, 53, tel. conservandosi anche bene, il 0445.873006 Torcolato non può mancare Azienda Agricola Guerrino Vitacin una cantina come si deve. chio, Via Brogliati Contro 18, tel. G.G. 0445.873689 viaggi e culture 4 del17 gennaio 2009 numero Australia L’ Australia è un Paese particolare. In maggioranza desertica e con una densità di popolazione tra le più basse al mondo, nelle fattorie e nei villaggi isolati non esiste la scuola. Gli studenti, infatti, non escono di casa per seguire le lezioni, che si svolgono via radio. Per chi ha bisogno del medico, funziona in modo simile. I Flying Doctors arrivano una volta alla settimana, a bordo di un aereo-ambulatorio. Gli australiani, chiamati aussie, non sono solo aborigeni ed europei, ma anche asiatici, americani e africani. Tuttavia, il Paese è stato abitato esclusivamente dagli aborigeni per più di 40.000 anni e solo dal XVIII secolo è stato colonizzato dagli inglesi. Conosciuta anche come Down Under, l’Australia è la sesta nazione del mondo per grandezza e il più grande stato dell’Oceania. È formata dal Mainland, che è l’isola principale, la Tasmania e altre isole minori, dette Terre remote. Il suo paesaggio è prevalentemente arido, tuttavia presenta diversi tipi di habitat, dalle vette innevate delle Snowy Mountains alla foresta pluviale. Vi si trovano specie animali e vegetali uniche, a causa dell’isolamento geografico in cui è rimasta per secoli e del suo clima. Il canguro, l’ornitorinco, il clamidosauro e il koala sono solo alcuni esempi di queste rarità. Il clima australiano varia dal tropicale umido del Queensland, al temperato delle regioni del Sud. La stagione delle piogge va da febbraio a marzo. Nel resto dell’anno, il clima è caldo, ma secco. Da non perdere La foresta pluviale del Kakadu National Park, Patrimonio dell’Umanità, si estende per 19.000 Km². Scarpate rocciose, paesaggi lussureggianti, profonde gole e fragorose cascate caratterizzano il più grande parco naturale australiano. Sulle rive dell’Adelaide River si possono osservare milioni di uccelli migratori e i coccodrilli che si riscaldano al sole. La Great Barrier Reef è la grande barriera corallina australiana, dichiarata anch’essa Patrimonio dell’Umanità. Raggiungibile, a nord, da Cairns e dalle Whitsundays e, a sud, da Townsville, Mackay e Gladstone, questo spettacolo sottomarino è un’esplosione di colori che si estende per 2.600 km al largo della costa di Queensland. Per riscoprire l’antica storia aborigena bisogna andare lungo la frastagliata costa del Gippsland, dove, nel Wilsons Promontory National Park, si possono ripercorrere le rotte commerciali aborigene, risalenti a 18.000 anni fa. A Bairnsdale si possono anche osservare gli indigeni australiani mentre preparano lance, scudi e canoe secondo le loro tradizioni. Darwin è la città dove è ambientato l’ultimo film di Luhrmann, Australia, al cinema dal 16 gennaio. Nei suoi musei si può conoscerne il patrimonio aborigeno e la storia, segnata dai raid aerei della Seconda Guerra Mondiale e dal ciclone Tracey. Ma la città è caratterizza anche dai festival all’aperto e dai mercatini. Nella baia si naviga accanto ai coccodrilli, mentre il vicino Litchfield National Park offre piscine naturali con acque cristalline. La città funge, inoltre, da accesso ai Parchi nazionali di Kakadu e Nitmuluk, entambi Patrimoni dell’Umanità. Informazioni pratiche Per entrare in Australia sono necessari il passaporto e il visto d’ingresso, che ha 90 giorni di validità e viene rilasciato sul sito www.immi.gov. au/e_visa/evisitor.htm oppure con l’emissione del biglietto aereo. L’Australia è un Paese sicuro, tuttavia esistono pericoli connessi con la natura, a causa dell’estensione del Paese, in gran parte desertico, e della presenza di animali ed insetti pericolosi. Per questo, e per ulteriori informazioni pratiche, si consiglia di consultare il sito www.viaggiaresicuri.mae.aci.it/?australia. Roberta Pileggi VIII pag In pillole Nome in lingua locale: Commonwealth of Australia Governo: Monarchia parlamentare Superficie: Km² 7.686.850 Popolazione: 21.472.841 2 ab. Densità: 2,79 ab. per Km² Continente: Oceania Capitale: Canberra Lingue utilizzate: Inglese Religioni: cattolici 25,8%, anglicani 18,7% Gruppi etnici: 2% aborigeni, 90% discendenti europei, 8% asiatici Moneta: Dollaro australiano