progetto di Pet Therapy

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progetto di Pet Therapy
Azienda pubblica di Servizi alla Persona
Cordenonese “Arcobaleno”
PROGETTO DI
PET THERAPY
a cura di Monica Michelazzo educatrice del servizio animazione
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Introduzione
L’osservazione che l’anziano in Casa di Riposo si sente emarginato, inutile, depresso, privo di
stimoli, spesso incapace di comunicare, indipendentemente dal suo livello cognitivo, dovrebbe
spingere qualsiasi operatore a porre maggior attenzione ai suoi bisogni emozionali ed affettivi e a
vedere nelle terapie relazionali un mezzo indispensabile per accrescere la comprensione e il
benessere di coloro che, sono costretti a spendere l’ultima parte della propria esistenza, talora lunga,
in una struttura residenziale.
Tra le terapie relazionali un ruolo interessante, anche se ancora poco studiata e praticata in Italia,
viene occupato dalla Pet Therapy o Terapia condotta con l’Ausilio di Animali (TAA), sulla scorta di
quanto avviene da decenni in altri Paesi (Stati Uniti, Inghilterra, Australia, ma anche Francia,
Austria, Olanda, ecc.). Essa si basa sull’assunto che le relazioni tra uomini e animali si articolano
attraverso rapporti molto complessi, che non si esauriscono con la reciproca convenienza immediata
(utilizzo dell’animale come strumento di lavoro o, sul versante opposto, del padrone come fonte di
cibo e di protezione), ma che si esprimono attraverso profonde componenti emozionali tali da
influenzare lo stato fisico, psichico e comportamentale. Non stupisce perciò che l’anziano
“istituzionalizzato” possa talora entrare in relazione più facilmente con un animale da compagnia
che con un essere umano e che da questa relazione possa avere ricadute positive non solo a livello
affettivo, ma anche sul piano della salute in generale. Il desiderio di prendersi cura di un altro essere
vivente -umano, felino, canino- è insito nella natura dell’uomo e il poterlo soddisfare comporta
degli effetti benefici, ancora poco studiati, soprattutto in campo geriatrico.
Cenni storici
La svolta nell’utilizzo degli animali in terapia avvenne negli anni ‘60 con le ricerche di Boris
Levinson, uno psicologo infantile, il quale propugnò l’impiego terapeutico di animali nei casi in cui
“l’affetto e l’accettazione incondizionata da parte dell’animale potessero ritenersi terapeuticamente
utili”. Secondo questo Autore infatti “Un animale da compagnia è in grado di offrire un amore
senza confini e un’approvazione incondizionata; molti anziani e persone sole hanno scoperto che
questi animali sono in grado di soddisfare bisogni emozionali vitali” (Levinson B., 1962; Levinson
B., 1969). Lo stesso Autore definì questo intervento come “Pet Facilitaded Therapy” o più
semplicemente Pet Therapy, laddove il termine di pet indica qualsiasi animale da compagnia, da
affezione, da “coccola”. Da allora il termine di Pet Therapy è usato per indicare quelle terapie o
attività assistenziali sanitarie svolte con l’aiuto determinante di un animale domestico. Dopo le
prime segnalazioni di Levinson, l’utilizzo dei cani -e, in misura minore, di gatti, di altri piccoli
mammiferi, di uccelli, ecc.- è stato sperimentato con successo in numerose patologie sia dell’adulto
(ipertensione arteriosa, infarto del miocardio, malattie degenerative neuro-muscolari, depressione),
sia del bambino (autismo, sindrome di Down, gravi ipoevolutismi cerebrali, disturbi
comportamentali) (AAVV, 1998; AAVV, 2000).
La Pet Therapy negli anziani istituzionalizzati
Nei pazienti ricoverati in Casa di Riposo l’utilizzo di animali da compagnia può configurarsi sia
come attività di animazione, di svago, di sostegno, educative (AAA = Attività con l’Ausilio di
Animali – AEA = Attività di tipo Educativo con l’ausilio dell’Animale) sia come intervento
terapeutico (TAA = Terapia condotta con l’Ausilio di Animali). Mentre le prime segnalazioni erano
basate su riscontri aneddotici, a partire dagli anni ’80 compaiono studi condotti in maniera
formalmente corretta, in cui gli effetti delle relazioni uomo-animale (sia su anziani viventi al
proprio domicilio sia su persone istituzionalizzate) vengono misurate attraverso scale di
valutazione, registrazioni televisive, questionari.
Un settore di utilizzo molto promettente sembra quello delle demenze. In questi soggetti
l’interazione con l’animale appare in grado non solo di ridurre i disturbi comportamentali
(agitazione, aggressività), lo stress e le turbe dell’umore (ansia, apatia, depressione), ma anche di
stimolare alcune funzioni cognitive residue. In particolare i lavori già condotti riportano un effetto
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benefico sulla memoria a lungo termine (attraverso l’evocazione di ricordi legati a un precedente
possesso di animali), sulla comunicazione verbale e non verbale, sulla stimolazione sensoriale, e
sulla soddisfazione di certi bisogni primari (quali attenzione e affetto).
Sulla base di queste premesse, l’A.S.P. ARCOBALENO di Cordenons, nel settembre del 2010, ha
iniziato un percorso attento per poter giungere all’utilizzo sistematico di Attività Assistite
dall’Animale in struttura (le AAA consistono in interventi di tipo educativo-ricreativo e di supporto
psico-relazionale, finalizzati al miglioramento della qualità di vita dei residenti).
È stata contattata la Fattoria Sociale A.R.C.A. (Allevamento e ricerca con animali) con la quale
abbiamo scelto l’acquisto di una cucciola di Labrador, ISIDE, nata il 26 giugno 2010. La scelta di
questa razza è motivata dal fatto che si tratta di cane di media-grande taglia, dotato delle
caratteristiche ideali per questo genere di attività: elevata capacità di apprendimento, ubbidienza,
socievolezza, affettuosità, pazienza (dote quest’ultima assolutamente indispensabile, considerando
la possibilità di “dispetti” o atteggiamenti negativi da parte dei soggetti dementi istituzionalizzati).
Metodologie di utilizzo dell’animale
L’intervento dell’animale vuole essere mirato a favorire la socializzazione, ridurre il senso di noia e
di abbandono, migliorare il tono dell’umore, stimolare l’attenzione, a stabilire un contatto visivo e
tattile, un’interazione sia dal punto di vista comunicativo/conversazionale che emozionale, a
favorire il rilassamento e a controllare ansia ed eccitazione, ad esercitare la manualità anche per chi
ha limitate capacità di movimento, a favorire la mobilitazione degli arti superiori (ad esempio
accarezzando l’animale) o di quelli inferiori (attraverso la deambulazione con conduzione
dell’animale la cui presenza rende gli esercizi riabilitativi più stimolanti).
Risorse necessarie
- acquisto dell’animale, suo addestramento; modifiche strutturali (recinzioni periferiche, box)
per garantire la sicurezza dell’animale e dei suoi spostamenti;
- collaborazione con il Servizio di Veterinaria dell’ A.s.s. n° 6 Friuli Occidentale, per attestare
la conformità dello stato sanitario, il controllo della salute e della salvaguardia del benessere
dell’animale (profilassi, esami clinici, diario di attività);
- formazione dell’operatore propostosi come referente del progetto (corso di formazione per
Coadiutore Cinofilo di I° livello a Padova);
- istituzione di un’Equipe Prescrittiva Progettuale (EPP) e di un’ Equipe Operativa (EO)
- spazi fisici adeguati
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Le Fasi di Realizzazione del Progetto:
1) Istituzione dell’Equipe Prescrittiva Progettuale (EPP)
Tale equipe è costituita da un RESPONSABILE di PROGETTO (coordina l’EPP) e da altre
FIGURE PROFESSIONALI (per meglio comprendere le esigenze funzionali della patologia
e delle menomazioni principali verso le quali è rivolto l’intervento) (educatore,
fisioterapista, psicologo, infermiere, ecc)
L’EPP deve:
- prendere visione della struttura, valutare l’idoneità degli spazi destinati all’attività;
- prendere consapevolezza degli utenti da coinvolgere nel progetto (individuazione
dell’anziano/gruppetto di anziani da inserire nel progetto, e stesura del Progetto
Assistenziale Individuale in cui si evidenziano gli obiettivi che si vuole raggiungere
attraverso le AAA);
- stesura del progetto di intervento nel quale devono essere specificati:
gli obiettivi a breve, medio e lungo termine, i tempi previsti, le azioni e le
condizioni necessarie al raggiungimento degli esiti desiderati;
gli esiti desiderati, le aspettative attese e le priorità del paziente;
la tipologia di attività (ludica, relazionale, petitivo/fisico, cognitivo).
2) Istituzione dell’Equipe Operativa (EO)
tale equipe è costituita dal COADIUTORE dell’ANIMALE e da un PROFESSIONISTA IN
AMBITO
SANITARIO O EDUCATIVO (educatore, psicologo, infermiere, O.S.S.,
fisioterapista); tale equipe condivide con l’EPP gli obiettivi generali e il tipo di intervento,
ed elabora un programma di intervento che definisce:
Obiettivi a breve e medio termine;
Calendario delle sedute;
Setting operativo;
Diario di lavoro dell’animale;
Schede di monitoraggio del paziente e dell’animale, per valutare l’andamento
dell’intervento e/o modificarlo in base agli obiettivi prefissati;
Standard igienici per pazienti, animali, ambienti;
Operatori coinvolti;
Verifica dagli interventi;
Calendario di incontri di coordinamento tra EPP e EO (si consiglia un incontro a
metà dell’intervento per valutare l’andamento dell’attività)
3) Al termine delle attività, l’EPP e EO si incontrano per la valutazione, e il Responsabile del
Progetto redige una sintesi finale dei risultati dell’intervento con particolare attenzione a:
acquisizioni e obiettivi che il paziente ha raggiunto, obiettivi non perseguiti rispetto al
progetto iniziale, problemi di tipo sanitario o igienico che possono essersi verificati,
eventuale prematura interruzione dell’intervento con le motivazioni, indicazioni a possibili
ulteriori necessità di nuove attività con animali.
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Metodologie di utilizzo dell’animale
Quattro sono gli assi principali all’interno dei quali si possono sviluppare delle AAA/AEA-TAA:
1) relazionale
2) ludico
3) petitivo
4) cognitivo
Per i primi due, ossia l’asse relazionale e ludico, la AAA viene condotta allo scopo di favorire la
socializzazione, il rilassamento, di stimolare la conversazione, di mantenere l’attenzione e ridurre il
senso di noia e di abbandono. Questo tipo di attività può essere effettuata su piccoli gruppi, anche a
rotazione (in modo da offrire la possibilità al maggior numero di ricoverati che lo gradiscono di
partecipare all’incontro), una-due volte la settimana. Durante la seduta l’anziano viene invitato ad
accarezzare il cane, a chiamarlo per nome, a impartirgli semplici ordini; viene inoltre stimolato a
riferire ricordi di esperienze passate con animali, in modo da incentivare la conversazione sia con il
personale che tra i ricoverati stessi.
Per quanto riguarda il terzo asse, ossia quello petitivo, il presupposto è che l’esercizio finalizzato
sull’animale (accarezzare, spazzolare, cingere o slacciare il collare, porgere al cane piccoli oggetti o
biscotti, deambulare tenendo il cane al guinzaglio, ecc) e la reazione partecipe, di questi valga a
rendere possibile l’attività su persone altrimenti demotivate. Inoltre l’apprezzamento di alcune
caratteristiche fisiche dell’animale (morbidezza del pelo, calore, atti respiratori, ecc) sembra un
buono stimolo nei pazienti con deficit neurologico della sensibilità. Questa attività dovrebbe essere
condotta con la partecipazione del fisioterapista e del conduttore del cane. L’animale viene
utilizzato per trattamenti individuali della durata massima di 20 minuti, durante i quali l’anziano
viene invitato, sotto la guida del terapista, a compiere azioni finalizzate sul cane. In altri casi, il
terapista può eseguire esercizi di mobilizzazione passiva (a volte dolorosi) sull’anziano, mentre
questi rimane a stretto contatto con l’animale.
Per quanto riguarda l’ultimo asse, quello cognitivo, è noto che le reazioni degli anziani con
demenza di grado medio-elevato sono estremamente varie, com’è logico attendersi in relazione sia
al diverso grado di deficit mentale, sia alla diversa tipologia dei disturbi comportamentali ed
affettivi. È possibile avere a che fare con anziani che ignorano completamente la presenza
dell’animale, con anziani che manifestano reazioni di fastidio e talora di violenza nel confronto del
cane, con anziani che invece mostrano gradimento nel contatto e nella presenza del cane. Nel fare
AAA con questa tipologia di anziani, si dovrebbe riscontrare una riduzione dei comportamenti
disturbanti e un incremento di socializzazione, attenzione, memoria, pertinenza e benessere
complessivo dell’anziano.
Di seguito, breve accenno agli obiettivi che l’EO si può prefissare (considerando i quattro assi di
intervento sopra citati), quando decide di svolgere AAA/AEA all’interno di una Residenza per
Anziani:
- favorire la stimolazione sensoriale attiva;
- stabilire legami affettivi;
- esercitare la manualità (anche fine);
- migliorare le abilità motorie;
- stimolare l’attenzione (processi cognitivi);
- controllare/ridurre ansia ed agitazione;
- potenziare le abilità comunicative (considerando anche il non-verbale);
- incoraggiare la socializzazione;
- acquisire senso di responsabilità;
- migliorare l’autostima;
- ecc.
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Di seguito, breve accenno delle attività che si possono proporre all’anziano durante le sedute:
1) attività di CURA (dar da mangiare e da bere, accudire, spazzolare, bagno, accarezzare):
attività non eccitative, volte a mantenere calma e autocontrollo;
attività collaborative (per limitare i comportamenti ossessivi);
attività di accudimento e igiene (per sviluppare l’autocontrollo)
2) attività LUDICHE
(vari giochi interattivi con l’animale: lancio della palla giochi di riporto, gioco del
bocconcino, gioco delle scatole, ecc.)
3) attività BIOGRAFICHE
grazie alla vicinanza dell’animale, stimolare al ricordo delle esperienze autobiografiche
4) attività MOTORIE/GESTIONALI
passeggiata al guinzaglio, percorsi vari con l’ausilio di conetti (slalom tra i coni, passeggiata
all’interno del triangolo, salto dell’ostacolo, lancio pallina, ecc.)
5) attività COGNITIVE
ricordare una sequenza (ad es. seduto, resta, vieni), giochi cognitivi che riguardano il cane
ma che vengono svolti dall’anziano in assenza dell’animale (ad es. materiale cartaceo con
dei settino e foto del cane da abbinare), gioco interattivo delle scatole, ecc.
Per poter garantire il corretto svolgimento delle attività sopra citate, è di fondamentale importanza
che il conduttore dedichi quotidianamente del tempo all’esercitazione dell’animale. Il cane deve
infatti esercitarsi ogni giorno per il mantenimento dei comandi di base (es. seduto, terra, resta), dei
giochi di riporto, di determinate abilità acquisite (dare la zampa, fare l’inchino, rotolarsi), ecc.
Questo tipo di esercitazione porta beneficio al cane in primis (sia a livello fisico che per mantenere
sempre alta la motivazione del cane e per combattere eventuale noia) e poi alla coppia caneconduttore, permettendo al conduttore di essere sempre il punto di riferimento positivo per
l’animale, e quindi mantenere la sua funzione di fiducia, di sostegno, di sicurezza e aumentare
l’intesa all’interno della coppia.
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PER GARANTIRE L’IGIENE DELL’ANIMALE…
TEMPI
COSA SERVE
BAGNO
Ogni 30/45 giorni
Apposito shampoo
PULIZIA
MANTELLO
- Un giorno si e uno no Apposita spazzola
(l’ideale sarebbe ogni
giorno)
- Una volta al mese
Antipulci
1 volta alla settimana
Detergente auricolare Conduttore, operatore
fornito dal veterinario
2 volte alla settimana
Spazzolino e carbonato Conduttore, operatore
di calcio
PULIZIA ORECCHIE
PULIZIA DENTI
PERSONALE
COINVOLTO
Conduttore, operatore,
anziano/i
Conduttore, operatore
ALIMENTAZIONE DELL’ANIMALE…
Frequenza dei pasti:
2 volte al giorno
Ore 12:30
PRANZO “CASALINGO”
Pasta/riso, carne macinata, verdure in
pezzetti molto piccoli (NO melanzane,
pomodoro e cipolla)
Ore 18:00
CENA “COMMERCIALE”
Utilizzo di alimento secco già pronto
(crocchette). Marche consigliate: Almo
Nature, Golden Eagle, Royan Canin.
Cibi da evitare: ossa di ogni tipo e specie, dolci (la cioccolata è tossica, biscotti grassi, torte,
caramelle, gelati), cibi conditi, speziati, salati, fritti.
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