E poi ho alzato la testa - Associazione Circolo Artistico Politecnico

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E poi ho alzato la testa - Associazione Circolo Artistico Politecnico
E poi ho alzato la testa …
Non mi era mai capitato, prima di partecipare a questo concorso, di scrivere un
saggio pensando a quelli che sono i contrasti della Napoli. Non potevo usare verbo
migliore : “vedo” e non “vivo”. Frequento l’università l’Orientale da ormai tre anni,
vivo in un piccolo paesino a pochi minuti da Napoli , vado tre o quattro volte a
Napoli tra corsi e ricevimenti e ogni weekend il solito cicchetto a Piazza Bellini …
Tuttavia se vi dovessi dire di che colore sono le mura che attraverso ogni giorno, o
quanti piani ha il Conservatorio , beh non saprei rispondervi. Questo accade perché
quando cammino per strada, in particolare quando inizia la routine dei corsi
universitari , non alzo mai la testa … troppo presa dalle mie preoccupazioni o dai
miei pensieri.. troppa presa dalla mia corsa al primato del posto in prima fila.
Non credo al caso, al destino, al fato, all’amore ma credo nelle opportunità che
l’individuo è in grado di trovare ed utilizzare.
Un giorno, consultai il sito dell’Orientale, e lessi di un bando letterario/fotografico:
Napoli, contrasti urbani. La mia prima reazione?! Cliccai in alto a sinistra la “x” e
pensai tra me e me: “ Cosa stavo cercando?.. Ah si … Ecco ”. Ritornai quindi nella
mia realtà ovattata. Ma, ad un tratto, mentre ero presa da quella che credevo
potesse essere una ricerca utile ed indispensabile, iniziarono a scorrere nella mia
mente : immagini , persone, volti, foto … e poi rumori, sapori, colori . Cosi, afferrai
velocemente : macchina fotografica, una penna verde, carta , scarpette comode con
buchi ovunque e … la mia musica e mi precipitai fuori casa. Euforia , gioia, vitalità,
energia, voglia di scoprire, mettermi in gioco, divertirmi, voglia di sentirmi straniera
nella mia città, voglia di ascoltarmi … ogni mio passo conteneva tutto ciò.
All’ inizio, mi sentivo una vagabonda, mi sentivo sola tra la gente a loro volta sola.
Niente , non vedevo nulla, non vedevo niente di quello a cui assistevo
quotidianamente. Niente ,il mio corpo non sentiva nulla , riuscivo solo a sentire dei
motorini che sfrecciavano tra le viuzzole . E, nel momento in cui la mia batteria
interna stava per lasciarmi, finalmente la mia musica accorse in mio aiuto.
Finalmente il brano che volevo , che cercavo ! Cosi sulle note di “Taro “ degli Alt-j
sono nate le prime ispirazioni , i primi pensieri.
Partendo da Piazza Dante , percorsi Porta Capuana. Dopo aver oltrepassato il
Conservatorio , arrivai a S. Domenico Maggiore . Camminai lungo Via dei Tribunali,
Via Duomo, e feci lo stesso tragitto più e più volte.
Cosi , quello che era il mio iter abitudinario , con la testa chinata verso il basso ,
costernato di preoccupazioni e pensieri si trasformò. Per la prima volta iniziai a
SENTIRE e VIVERE la mia Napoli.
Camminando lungo Napoli sotterranea, alla mia destra, sotto dei porticati : tre
sacchetti dell’immondizia allineati in maniera maniacalmente precisa accanto ad un
cassonetto dell’immondizia vuoto . E fu quest’immagine ad essere catturata per
prima, attirando su di me lo sguardo di turisti, venditori e passanti . Raggiunsi Piazza
S. Gaetano , e di fronte a me la Basilica di S .Lorenzo Maggiore o meglio il “grazioso e
bel tempio”, cosi Boccaccio lo definiva. Qui mi imbattei in un’anziana signora.
Seduta sotto la statua del Santo, sedeva in una sedia rotta , la mano sorreggeva il
mento, lo sguardo nel vuoto o meglio in direzione della Basilica , in direzione della
fiumana di turisti rinchiusa all’interno di S. Gregorio Armeno. La nonnina non era
sola , accanto a lei , sulla poltrona di marmo situata sotto la statua , una coppia di
cinquantenni mano nella mano, viso contro viso, ignari dello sguardo dei passanti ,
ignari delle carte sporche di frittura e delle bottiglie di birra disseminate un po
ovunque.
Proseguii il mio iter esplorativo . Mi sentivo un fotografo di National Geographic , li
con la mia fotocamera, pronta , in attesa di vedere esemplari rari , in attesa di
catturare quell’istante con un click. Dopo aver superato l’Ospedale delle bambole,
vidi dinanzi ad esso una giovane mamma intenta a spiegare la storia dell’ospedale a
sua figlia , la quale sedeva su uno dei tavoli abbandonati fuori la vetrina. Arrivai a
Piazza Gerolamini e mi imbattei in una coppia intenta a scambiarsi un bacio , tra
sacchetti dell’immondizia, lattine e un materasso abbandonato … e pensai tra me e
me :” L’amore è proprio cieco”. La coppia si accorse della mia presenza e si
allontanò, cosi, mossa da timidezza e sfrontatezza gli chiesi di restare e continuare .
Catturai quei momenti con un click di occhi , cuore e mente . Affamata, decisi di
prendere una pizza da Sorbillo e, accanto a me un turista inglese chiese al cameriere
“Forgive me, can I order, please? “ ed il cameriere gli rispose : “ Wajò n’attim e
pacienz!”
Ripresi il mio cammino e tornai in direzione Piazza Bellini. Era venerdi pomeriggio,
quasi sera ormai, la piazza era pullulante di giovani, adulti, bambini, anziani, cani,
gatti, topi e blatte. Veri e propri contrasti : nazionalità diverse, il cielo arancioceleste , si poteva sentire ancora il calore del sole , ma si riusciva già a vedere la
luna. Da lontano la folla assomigliava a tante macchie: alcune colorate , alcune
scure. Si potevano sentire : risate , applausi, fischi, il rumore dei tamburi, bottiglie
rotolare, qualcuno che suonava la chitarra, qualcuno che urlava :” Fra , prendimi una
birra!” . Da lontano si poteva vedere una nuvola di fumo sulle loro testa , si poteva
sentire l’odore intenso di tabacco e noccioline misto allo sgradevole odore di
immondizia lasciata li, ormai da troppe ore. E li, dall’alto verso il basso , il Signor
Bellini guardava tutti , ascoltando le chiacchiere della gente … fortunatamente lo
sguardo del Signor Bellini è rivolto verso la strada e non alla sua sinistra , dove, in
quelli che io definisco :”Fori romani “, giacciono da sempre: bottiglie di birra e
mozziconi di sigarette.
Fini cosi la mia esplorazione. Ormai era tardi , dovevo prendere la metropolitana .
Cosi , diretta verso casa, camminai lungo via Vincenzo Bellini,una vera e propria
arteria per la presenza di : numerosi locali di buon gusto, per l’Accademia delle
Belle arti , per il Teatro Bellini . E mentre camminavo mi imbattei nel mio amico
barbone dai lunghi capelli bianchi , nella mia amica “ dal gomito un po troppo alto” ,
troppo intenta a litigare con se stessa ad alta voce. Improvvisamente, il mio piede
andò a finire nella cacca fresca di un cane di una coppia di ragazze che, svoltato
l’angolo, si scambiarono un’effusione d’amore.