Attività - Fondazione Don Gnocchi
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Attività - Fondazione Don Gnocchi
Giugno 2016 Anno XX - Numero 1 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004, n° 46), art. 1, comma 1, LO/MI RIVISTA DELLA FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHI - ONLUS ATTUALITA’ Il ministro Lorenzin al Centro di Roma: «Siete straordinari» Cronicità: il Piano è un’opportunita per la Fondazione Terzo Settore, le reazioni dopo il “sì” alla riforma ATTIVITA’ Numeri, progetti e linee strategiche nel Report 2015 Aiuti alle famiglie: il sostegno dei ricoveri di sollievo Anziani, la Rsa si apre ai bisogni del territorio DON GNOCCHI Scola al santuario: «Siate sempre eco di quell’amore...» Teleriabilitazione, avviate nuove sperimentazioni Sessant’anni fa il dono delle cornee: ecco come andò Il modello SIVA: idee e consulenze su tutti gli ausili Dall’archivio: cialde di cioccolato per i mutilatini FELICEMENTE FRAGILI... ● Giubileo dei disabili, l’abbraccio di Papa Francesco ● “Dopo di noi”, le famiglie commentano la nuova legge ● Neuropsichiatria infantile: l’impegno della Fondazione ● “Pedagogia del dolore innocente”: il testo in libreria Sommario Editoriale Puoi seguire la Fondazione Don Gnocchi anche su IN QUESTO NUMERO Giugno 2016 - Anno XX - n° 1 MISSIONE UOMO GIUBILEO DEGLI AMMALATI E DELLE PERSONE DISABILI Fragilmente felici per confondere i forti Attualità ■ Il ministro in Fondazione: RIVISTA DELLA FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHI - ONLUS ■ ■ DIRETTORE RESPONSABILE Emanuele Brambilla DIRETTORE EDITORIALE ■ Angelo Bazzari ■ REDAZIONE ■ Danilo Carena, Giovanni Ghislandi, Claudia Dorini, Ilaria Gentili, Damiano Gornati ■ Piazzale R. Morandi 6 - 20121 Milano Tel. 02-40308.910-911 - Fax 02-40308.926 [email protected] www.dongnocchi.it HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Clelia Andolina, Barbara Ciccarelli, Francesco Converti, Roberto Costantini, Luigi Cremasco, Furio Gramatica, Lino Lacagnina, Enrico Mambretti, Rossella Manfredi, Jessica Matera, Francesco Metrangolo, Paolo Mocarelli, Rita Mosca, Simonetta Mosca, Eufrasia Novellini, Marco Parizzi, Roberto Rambaldi, Adonella Pedotti, Paolo Perucci, Mauro Ricca, Guia Rigoldi, Maurizio Ripamonti, Paolo Rolleri, Alberto Rotondi, Antonio Troisi ■ ■ ■ «La riabilitazione è la nostra sfida» . . . . .2 Diminuisce l’aspettativa di vita: è la prima volta negli ultimi 10 anni . . . . . .4 Piano nazionale per la cronicità: un’opportunità per la “Don Gnocchi” . .6 “Dopo di noi”, ecco la legge: tutele anche per il “durante noi” . . . . . . . . .9 Terzo settore, voto storico: approvata la legge delega di riforma . . . .12 Medicina, ricerca e amore per i malati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .14 La lezione di Papa Francesco: «La diversità è la vera ricchezza» . . . . . . .18 Il “diario di un difettoso”: «Sono felice, nessuno è perfetto» . . . . . .20 Gli alpini non dimenticano l’amato cappellano don Gnocchi . . . . . .22 5x1000, una firma per sostenere la Fondazione . . . . . . . . . . . .25 2 Attività ■ Numeri, progetti, attività: ecco il Report sull’esercizio 2015 . . . . . . .26 ■ Qualità, competitività, eccellenza: la Fondazione nella Rete EPR 34 28 ............ ■ Un sostegno per l’estate con i ricoveri di sollievo . . . . . . . . . . . . . . . . . .30 FOTO Archivio Fondazione Don Gnocchi PROGETTO GRAFICO Gigi Brandazza - [email protected] REALIZZAZIONE Fondazione Don Gnocchi STAMPA Fiordo srl - Galliate (NO) Tiratura: 35.000 copie Reg. presso il Tribunale di Milano n° 297 del 17 maggio 1997 ■ Neupsichiatria infantile: accanto ai bambini e alle famiglie a supporto dei terapisti . . . . . . . . . . . . . . . . . . .34 ■ Avviata la sperimentazione di modelli di teleriabilitazione reparto ad alta specializzazione 40 ........ ■ Anziani, la Rsa ora si fa “aperta” ai bisogni di comunità e famiglie 42 ....... ■ Prevenzione e benessere: ■ AL LETTORE Nel rispetto di quanto stabilito dal Decreto Legislativo 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali), la informiamo che i suoi dati personali saranno conservati nell'archivio elettronico della Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus, titolare del trattamento ai sensi dell'art. 4 del citato Decreto. Comunichiamo che tale archivio è gestito direttamente dalla Fondazione Don Gnocchi e che i suoi dati non saranno oggetto di comunicazione o diffusione a terzi. Potrà richiedere, in qualsiasi momento e gratuitamente, l'indicazione dell'origine dei Suoi dati, il loro aggiornamento, rettificazione, integrazione, cancellazione e la loro trasformazione in forma anonima o il loro blocco scrivendo a: Fondazione Don Gnocchi Onlus, p.le R. Morandi 6 - 20121 Milano o inviando un fax al numero 02.40308.927. 36 ......... ■ Riabilitazione pneumologica, ■ viene inviata a chiunque la richieda. È possibile utilizzare l'allegato bollettino postale a sostegno della rivista e delle attività istituzionali della Fondazione. AI SOSTENITORI Le erogazioni liberali fatte alla Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus da persone fisiche o da enti soggetti all’imposta sul reddito delle società sono deducibili dal reddito imponibile nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque nella misura massima di 70.000 euro l’anno (art. 14, D.L. 35/2005). Resta in vigore anche la normativa precedente (D.Lgs. 460/1997) per le donazioni antecedenti il 17 marzo 2005 e nei casi in cui risultasse più conveniente per il donatore. PER INFORMAZIONI: tel. 02/40308.907. 31 ...... ■ I robot nelle palestre ■ ■ ■ ■ ■ «Lo sport è il farmaco del futuro» . . . . . . . . .46 Nuovo coordinatore scientifico all’Irccs “Don Gnocchi” di Firenze . . . . . . . . .50 Eventi Ecm, la Fondazione confermata “provider standard” . . . . . . . . . . .53 Dieci anni di attività in Irpinia: «Un’esperienza senza precedenti» . . . . . . . .54 Tricarico, bilancio del decennale: assistiti quasi cinquemila pazienti . . . . . . . .56 Gli ausili, componenti essenziali di ogni progetto riabilitativo . . . . . . . . . . . .58 Solidarietà internazionale, varate le Linee Guida dell’Ong . . . . . . . . . . .62 «Noi, ambasciatori: di don Carlo nel mondo» . . . . . . . . . . . . . . . . .64 46 58 Don Gnocchi ■ Il dolore innocente: un enigma o un mistero? . . . . . . . . . . . . . . . .66 ■ La risposta dei cristiani al dolore è la via della condivisione e dell’amore 69 ..... ■ Mi chiamò al capezzale: «Cesare, devi farmi un favore» . . . . . . . . . . .71 ■ «Siate eco di quell’energia con cui don Carlo affrontava la vita» . . .74 ■ Il cialdone di cioccolato per le officine dei mutilatini . . . . . . . . . . . .76 74 ■ «SONOSTATOCROCIFISSO con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me». L’apostolo Paolousa parole molto forti per esprimere il mistero della vita cristiana: tutto si riassume nel dinamismo pasquale di morte e risurrezione, ricevuto nel Battesimo. Infatti, con l’immersione nell’acqua ognuno è come se fosse morto e sepolto con Cristo, mentre, quando riemerge da essa, manifesta la vita nuova nello Spirito Santo. Questa condizione di rinascita coinvolge l’intera esistenza, in ogni suo aspetto: anche la malattia, la sofferenza e la morte sono inserite in Cristo, e trovano in Lui il loro senso ultimo. Oggi, nella giornata giubilare dedicata a quanti portano i segni della malattia e della disabilità, questa Parola di vita trova nella nostra assemblea una particolare risonanza. In realtà, tutti prima o poi siamo chiamati a confrontarci, talvolta a scontrarci, con le fragilità e le malattie nostre e altrui. E quanti volti diversi assumono queste esperienze così tipicamente e drammaticamente umane! In ogni caso, esse pongono in maniera più acuta e pressante l’interrogativo sul senso dell’esistenza. Nel nostro animo può subentrare anche un atteggiamento cinico, come se tutto si potesse risolvere subendo o contando solo sulle proprie forze. Altre volte, all’opposto, si ripone tutta la fiducia nelle scoperte della scienza, pensando che certamente in qualche parte del mondo esiste una medicina in grado di guarire la malattia. Purtroppo non è così, e anche se quella medicina ci fosse, sarebbe accessibile a pochissime persone. L’ACCETTAZIONE DEL LIMITE La natura umana, ferita dal peccato, porta inscritta in sé la realtà del limite. Conosciamo l’obiezione che, soprattutto in questi tempi, viene mossa davanti a un’esistenza segnata da forti limitazioni fisiche. Si ritiene che una persona malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento. Nell’epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante. Meglio tenere queste persone separate, in qualche “recinto” - di Gesù è segno dell’amore che Dio riserva per coloro che soffrono e sono esclusi. Non esiste solo la sofferenza fisica; oggi, una delle patologie più frequenti è anche quella che tocca lo spirito. È una sofferenza che coinvolge l’animo e lo rende triste, perché privo di amore. Quando si fa esperienza della delusione o del tradimento nelle relazioni importanti, allora ci si scopre vulnerabili, deboli e senza difese. La tentazione di rinchiudersi in sé stessi si fa molto forte, e si rischia di perdere l’occasione della vita: amare nonostante tutto! Il mondo non diventa migliore perchè fatto solo da persone apparentemente perfette, ma quando crescono solidarietà e accettazione reciproca di Papa Francesco magari dorato - o nelle “riserve” del pietismo e dell’assistenzialismo, perché non intralcino il ritmo del falso benessere. In alcuni casi, addirittura, si sostiene che è meglio sbarazzarsene quanto prima, perché diventano un peso economico insostenibile in un tempo di crisi. Ma, in realtà, quale illusione vive l’uomo di oggi quando chiude gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità! Egli non comprende il vero senso della vita, che comporta anche l’accettazione della sofferenza e del limite. Il mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente “perfette”, per non dire “truccate”, ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l’accettazione reciproca e il rispetto. Come sono vere le parole dell’apostolo: «Quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti». La tenerezza LA TERAPIA DEL SORRISO La felicità che ognuno desidera, d’altronde, può esprimersi in tanti modi e può essere raggiunta solo se siamo capaci di amare. Questa è la strada. È sempre una questione di amore, non c’è un’altra strada. La vera sfida è quella di chi ama di più. Quante persone disabili e sofferenti si riaprono alla vita appena scoprono di essere amate! E quanto amore può sgorgare da un cuore anche solo per un sorriso: la terapia del sorriso. Allora la fragilità stessa può diventare conforto e sostegno alla nostra solitudine. Gesù, nella sua passione, ci ha amato sino alla fine. Che cosa potremmo rimproverare a Dio per le nostre infermità e sofferenze che non sia già impresso sul volto del suo Figlio crocifisso? Al suo dolore fisico si aggiungono la derisione, l’emarginazione e il compatimento, mentre Egli risponde con la misericordia che tutti accoglie e tutti perdona. Gesù è il medico che guarisce con la medicina dell’amore, perché prende su di sé la nostra sofferenza e la redime. Il modo in cui viviamo la malattia e la disabilità è indice dell’amore che siamo disposti a offrire. Il modo in cui affrontiamo la sofferenza e il limite è criterio della nostra libertà di dare senso alle esperienze della vita, anche quando ci appaiono assurde e non meritate. Non lasciamoci turbare, pertanto, da queste tribolazioni. Sappiamo che nella debolezza possiamo diventare forti e ricevere la grazia di completare ciò che manca in noi delle sofferenze di Cristo, a favore della Chiesa suo corpo; un corpo che, ad immagine di quello del Signore risorto, conserva le piaghe, segno della dura lotta, ma trasfigurate per sempre dall’amore. MISSIONE UOMO 1 Attualità ISTITUZIONI 3 Il ministro in Fondazione: «La riabilitazione è la nostra sfida» ■ UNA VISITA BREVE, ma intensa quella del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, al Centro “S. Maria della Pace” di Roma, il 31 marzo scorso. Il ministro ha visitato in particolare i reparti della Casa di Cura a indirizzo riabilitativo della struttura romana e le palestre, intrattenendosi con alcuni operatori e pazienti. È stata la prima volta che il ministro Lorenzin si è recato in una struttura della Fondazione: ad accoglierla, il presidente monsignor Angelo Bazzari, il consigliere delegato Marco Campari, la direttrice dei Centri romani e campani della Fondazione Simonetta Mosca e il responsabile medico delle strutture romane Fabio De Santis. La visita è arrivata pochi giorni dopo il decreto di conferma del riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattare Scientifico dei Centri “S. Maria Nascente” di Milano e “Don Gnocchi” di Firenze e quello degli Irccs è stato uno dei temi maggiormente dibattuti, nel corso dell’incontro. Il presidente ha ricordato al ministro la richiesta avanzata dalla Fondazione di estendere tale riconoscimento La visita al Centro “S. Maria alla Pace” di Roma della Lorenzin: «Ho visto ciò che fate: molti pazienti mi hanno chiesto di poter venire da voi» di Damiano Gornati anche al Centro di Roma, vista in particolare l’attività del laboratorio di biologia molecolare, che ha aperto la strada a un nuovo filone di ricerca nell’ambito della genetica e della medicina molecolare con particolare riferimento alle malattie rare e di origine neurologica - e del laboratori di analisi del movimento, dove si fa uso, tra l’altro, della realtà virtuale e dove vengono utilizzati nuovi sistemi robotizzati per la riabilitazione neurologica. «Avete avuto conferma del riconosci- «Un imperativo etico per oggi e per domani» ■ STO VISITANDO le strutture di riabilitazione per capire “dal vivo” come funziona il sistema in Italia e come possiamo migliorarlo. Stiamo lavorando sulle nuove Linee Guida Nazionali sulla riabilitazione e credo sia molto importante verificare sul campo eventuali criticità, per mettere in essere correttivi che determinino un miglioramento concreto del sistema. In questi tre anni di esperienza da ministro mi sono arrivate molte mail con richieste di aiuto da parte di pazienti che escono dalla fase di acuzie e si lamentano di non riuscire ad accedere in tempi rapidi a Centri specializzati di eccellenza dove poter fare riabilitazione. La riabilitazione in una società che tende a invecchiare è la nostra grande sfida, è lo strumento per migliorare la qualità di vita dei pazienti. Il tema principale che si affronta nei meeting internazionali insieme agli altri colleghi ministri della salute è quello della cronicità e la sua sostenibilità è la sfida futura della Sanità. Il nostro sistema universalistico è una grande ricchezza di cui non ci rendiamo conto, ma che permette ai nostri pazienti di avere accesso a cure impossibili in altri Paesi. Ma questo deve essere realizzato per tutti e in tutti territori. In questi anni non abbiamo risolto il problema della continuità assistenziale che per me è un’altra grande sfida: tenere il paziente in ospedale nella fase acuta per il tempo che necessita e poi seguire il paziente sul territorio per tutte le varie fasi di assistenza, fino a quelle domiciliari. Io credo molto nel Tavolo sulla riabilitazione e sarà una parte importante del Piano nazionale sulla cronicità. In questi anni ho visto tante persone che stanno male, ma ho visto anche tanta speranza, tanta voglia di combattere e di vivere normalmente. Ecco, noi dobbiamo premiare questa dignità, riconoscerla e non essere indifferenti. Noi abbiamo una sfida etica per oggi e per domani. Beatrice Lorenzin MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 2 MILANO. La visita all’Irccs “S. Maria Nascente” dell’assessore alla Salute della Toscana Saccardi FALCONARA M.MA. Il lavorodegli operatori elogiatodal sottosegretario Franca Biondelli ■ G RADITA VISITA , LO SCORSO MAGGIO , al Centro IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano, dell’assessore al Diritto alla Salute, Welfare e Integrazione socio-sanitaria della regione Toscana, Stefania Saccardi, e del direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Careggi di Firenze, Monica Calamai.Le due rappresentanti della regione Toscana sono state accolte dal presidente della Fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari, dal consigliere delegato Marco Campari e dal direttore del Centro Roberto Costantini. Accompagnate dai responsabili della struttura, hanno visitato reparti, servizi e laboratori del Centro Irccs, intrattenendosi anche con operatori e pazienti. Non è mancata una visita all’attiguo santuario del beato don Gnocchi e al museo alla memoria. ■ I MPORTANTE VISITA ISTITUZIONALE anche al Centro “Bignamini-Don Gnocchi” di Falconara M.ma (An). La struttura marchigiana della Fondazione ha accolto l’onorevole Franca Biondelli, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, accompagnata dall’onorevole Emanuele Lodolini e dal sindaco di Falconara, Goffredo Brandoni. Gli ospiti sono stati accolti dal direttore sanitario del Centro, Giuliana Poggianti, e si sono intrattenuti in particolare nel reparto di riabilitazione estensiva e nell'unità speciale per le gravi disabilità in età evolutiva. Il sottosegretario ha espresso parole di apprezzamento per l'attenzione degli operatori ai bisogni dei pazienti e per la preziosa opera di sostegno alle famiglie, realizzata anche attraverso ricoveri di sollievo. mento - ha ricordato il ministro Lorenzin - perché avete mantenuto i parametri. Gli Irccs sono una delle eccellenze del Sistema Sanitario Nazionale, perché permettono di fare ricerca traslazionale, cioè applicabile in ambito clinico. Oggi ci sono 49 Irccs nel nostro Paese: non sono pochi e inoltre si rischia di non riuscire a valorizzarli appieno, anche perchè quest’anno il ministero ha avuto un decremento dei fondi. Le novità è che abbiamo deciso di puntare sulla riabilitazione, che è stato uno settori incomprensibilmente più trascurati, quando invece abbiamo un aumento di domanda altissimo». La continuità assistenziale Diversi, e per certi versi anche tecnici, i temi trattati nel corso dell’incontro: si è parlato di ricerca scientifica, di continuità assistenziale, di territorialità e di riabilitazione. Sulla continuità assistenziale, il consigliere delegato della Fondazione ha sottolineato gli sforzi fatti per implementare nuovi modelli per seguire il paziente nell’evoluzione della sua patologia e nel complesso percorso di recupero: al tradizionale concetto di “posto letto”, si è progressivamente sostituito quello di setting assistenziali adeguati, dove entrano Nelle immagini, alcuni momenti della visita del ministro della Salute Beatrice Lorenzin al Centro “S. Maria della Pace” di Roma in gioco un approccio per intensità di cure e l’apporto delle tecnologie. Il consigliere delegato ha inoltre annunciato l’introduzione a breve di un innovativo sistema informatico per seguire il paziente nel suo percorso di recupero. Il referente scientifico dei Centri romani della Fondazione, Luca Padua, ha presentato l’attività di ricerca, con particolare riferimento alle attività dei laboratori di neurofisiologia avanzata e del movimento. La collaborazione con il ministero Tutti i responsabili della Fondazione hanno ringraziato il ministro Lorenzin per la disponibilità. Il presidente ha auspicato l’apertura di modalità di collaborazione più strette con il ministero, rivendicando alla “Don Gnocchi” un know how non sempre riconosciuto all’esterno e offrendo la disponibilità per un contributo importante e costruttivo a livello nazionale. Non sono mancate, da parte del ministro, parole di plauso e di lode per quanto sta facendo la Fondazione: «Ho visto con i miei occhi gli interventi che avete fatto su alcuni pazienti usciti da reparti ospedalieri in condizioni veramente drammatiche e che sono stati efficacemente riabilitati. È vero che spesso trattate i casi più difficili e ho sentito proprio i familiari di questi pazienti più gravi farmi esplicita richiesta per venire da voi a curarsi». Attualità STUDIO OCSE SULL’INVECCHIAMENTO 4 MISSIONE UOMO Diminuiscel’aspettativa di vita: è la prima volta negli ultimi 10 anni ■ PER LA PRIMA VOLTA in Italia diminuisce l’aspettativa di vita. Secondo le prime stime relative all’anno 2015, la speranza di vita alla nascita subisce un decremento di 0,2 punti sul fronte maschile e di 0,3 su quello femminile, scendendo così a 80,1 anni per gli uomini e a 84,7 anni per le donne. Tra le cause del fenomeno, i tagli che hanno portato alla diminuzione dei servizi forniti ai cittadini, insieme alla scarsa prevenzione, al calo delle vaccinazioni e ai pochi programmi di screening per le patologie più gravi (specialmente quelle oncologiche). L’Italia è tra i Paesi dell’area Ocse che spende di meno come spesa sanitaria pubblica pro capite. Le regioni più virtuose in questo senso sono Friuli, Valle D’Aosta e Piemonte. Anche se, rispetto ad altri Paesi restiamo comunque un popolo di longevi (è in aumento il numero dei cosiddetti “grandi anziani” e da alcune settimane è italiana con 116 anni - la persona più anziana al mondo), colpisce come l’aspettativa di vita per la prima volta negli ultimi dieci anni abbia subito una battuta d’arresto. Permane ovviamente il consueto divario tra nord e sud del Paese: nella provincia autonoma di Trentosi riscontra, sia per gli uomini che per le donne, la maggior longevità (rispettivamente di 81,3 e 86,1 anni), mentre è la Campania la regione dove la speranza di vita alla nascita è la più bassa (78,5 anni per gli uomini e 83,3 per le donne). I dati sono stati resi noti dalla XIII edizione del rapporto Osservasalute (2015) pubblicato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute- con sede a Roma presso l’Uni- Il dato emerge dall’ultima edizione di “Osservasalute”, che analizza la qualità dell’assistenza nel Paese. La prevenzione? Troppo sacrificata... di Claudia Dorini SPESA SANITARIA PUBBLICA PRO-CAPITE 1904 euro 1842 euro 1855 euro 1832 euro 1781 euro 1689 euro PIEMONTE LOMBARDIA E. ROMAGNA TOSCANA Nel grafico sopra, il valore della spesa sanitaria pubblica pro-capite in Italia nel 2014, riferito ad alcune regioni (la media nazionale è 1817 euro) Sotto, invece, la speranza di vita alla nascita secondo gli ultimi dati resi noti dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute, suddivisi tra uomini e donne in alcune regioni del Paese. Le linee tratteggiate indicano le medie nazionali ASPETTATIVA DI VITA ALLA NASCITA: uomini e donne 85.2 85.4 85.2 85.1 84.5 84.7 84 anni 82.9 82 anni 80.5 80 anni 80.8 80.8 80.7 79.9 80 79.9 78.3 78 anni 76 anni PIEMONTE LOMBARDIA E. ROMAGNA TOSCANA 1829 euro 1805 euro 86 anni 84.6 versità Cattolica - che fornisce un’approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle varie regioni italiane. «Il fenomeno ha pochissimi precedenti nel mondo occidentale - ha ricordato il professor Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e direttore dell’Osservatorio Nazionale -. È un primo segnale d’allarme e speriamo che il trend possa essere immediatamente invertito» . PREVENZIONE . L’ultima edizione del Rapporto rileva inoltre come l’Italia rimanga uno degli ultimi Paesi al mondo in tema di prevenzione, trascurata anche a LAZIO CAMPANIA BASILICATA MARCHE LAZIO CAMPANIA BASILICATA MARCHE livello di investimenti finanziari. Il nostro Paese destina solo il 4% della spesa sanitaria totale alle attività di prevenzione, che risulta la funzione più sacrificata anche a livello regionale, specialmente dove vi è pressione per ridurre i deficit di bilancio. Le Regioni coinvolte in piani di rientro, come ad esempio Lazio e Sicilia, non rispettano gli standard stabiliti dal ministero della Salute sulle attività relative alla prevenzione. Se a questo si aggiunge che l’Italia è caratterizzata da una scarsa attenzione da parte dei cittadini alla tutela della propria salute, evidenziata da una bassa percezione del rischio e da irresponsabilità personali alquanto diffuse, l’allarme non stupisce più di tanto. Continua ad essere scarsa, infatti, l’attenzione degli italiani per le vaccinazioni ed è in diminuzione il numero di anziani che fa ricorso al vaccino antinfluenzale: tra gli ultra 65enni in nessuna regione la copertura antinfluenzale raggiunge i valo- ri considerati minimi (75%) e ottimali (95%), ma si attesta intorno a valori che raggiungono a malapena il 50%. TUMORI. Rispetto alle condizioni di salute della popolazione, il Rapporto registra un aumento dell’incidenza di alcune patologie tumorali prevedibili, come il tumore colonrettale o il tumore alla mammella. I dati sono preoccupanti, se si considera che in questi casi la prevenzione è un fattore determinante per salvare la vita. DECESSI. Nel 2015 in Italia si sono verificati complessivamente oltre 50 mila decessi in più rispetto all’anno precedente. «Un incremento - spiega Alessandro Sollipaca, segretario scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute - dovuto al costante aumento del numero delle persone molto anziane e dell’andamento ciclico della mortalità osservabile nei dati in serie storica. Non deve destare particolare allarmismo, poiché è legato per lo più a fenomeni di natura demografica». Il fenomeno però - continua Sollipaca dovrebbe meritare più attenzione da parte del Servizio Sanitario Nazionale, se si considera che molti di questi decessi «si sarebbero potuti evitare con efficaci politiche di prevenzione, in particolare di quelle finalizzate al’informazione e alla promozione della prevenzione primaria e agli interventi mirati alla copertura vaccinale». STILI DI VITA. Lievi miglioramenti si riscontrano invece per quanto riguarda gli stili di vita: diminuisce il numero dei fumatori e anche la quantità di sigarette fumate al giorno, così come diminuisce il consumo di alcolici.Vizi duri a morire però nei giovani di età compresa tra i 20-30 anni. Aumentano anche coloro che praticano attività sportiva in modo continuativo, passati dal 19% al 23%. Cala la sedentarietà e la percentuale dei bambini in sovrappeso. Aspetti che non devono indurre ad abbassare il livello di attenzione sulla diffusione di interventi mirati di prevenzione dei comportamenti a rischio, soprattutto in tema di alimentazione, perché il problema dell’eccesso di peso permane soprattutto nelle regioni meridionali come in Molise, Abruzzo, Puglia, Campania e Calabria , che registrano la prevalenza più alta di persone obese (la percentuale di popolazione in condizione di eccesso ponderale cresce all’aumentare dell’età). Quella che emerge dal Rapporto è dunque la fotografia di un Paese in una condizione piuttosto fragile dal punto di vista della tutela della salute, tra tagli, blocchi degli investimenti e necessità di ridurre i disavanzi e differenze sempre più marcate tra le regioni del nord e quelle del sud. Nel 2050 più anziani che giovaninel mondo: non è mai successonella storia dell’umanità ■ OGGI IL 12% della popolazione mondiale ha più di 60 anni. Gli ultrasessantenni diventeranno fra trent’anni il 21% . È la fotografia scattata dall’ultimo studio Ocse sulla situazione dell’anzianità nel mondo. L’invecchiamento della popolazione è la risultante di due fattori: diminuzione della natalità (negli anni Settanta la media dei figli nei Paesi Ocse era di 2,7 per donna, oggi siamo a 1,7) e allungamento della vita media. Il fenomeno dell’invecchiamento non può non avere significative ripercussioni sociali e importanti effetti sui diversi aspetti della vita: lavoro, pensione, salute... Le stime prevedono oltre due miliardi di anziani entro il 2050, ci saranno cioè più over 65 che under 16 e sarà la prima volta nella storia dell’umanità. Un fenomeno al quale non sono estranee le nazioni in via di sviluppo, dove già ora vivono oltre il 60% degli ultrasessantenni del mondo. SALUTE. Di qui la necessità di costruire e pianificare politiche, soprattutto sanitarie, che tengano in considerazione il rapido invecchiamento della popolazione. Se fino ad oggi il principale obiettivo è stato quello di migliorare sempre di più i servizi per acuti, acquisire nuove tecnologie innovative e costruire nuovi ospedali, il futuro richiede un cambio di rotta che sposti il baricentro dalla cura dei sempre meno episodi acuti alla moltitudine delle necessità di pazienti sempre più “cronici”. Una fotografia che riporta in primo piano il ruolo della medicina di famiglia e l’importanza della continuità assistenziale ospedale-territorio, che coinvolge svariati attori sul campo. Un esempio su tutti, a dimostrazione di quanto gli attuali sistemi sanitari siano inadeguati rispetto alla crescente complessità di una popolazione sempre più vecchia, è la demenza: oggi interessa 45 milioni di persone, destinate a diventare oltre 75 milioni entro il 2030, con i tassi più alti in Francia, Italia, Svizzera, Spagna. LAVORO. Oltre al tema della salute, lo studio prende in esame anche altri aspetti legati alle tendenze demografiche in atto. Innanzitutto, tengono a specificare gli autori, vanno sfatati due miti: che gli anziani tolgano lavoro ai giovani e che con l’avanzare degli anni la capacità lavorativa si deteriori. In area Ocse il 57% della fascia di età compresa tra i 55 e i 64 anni è ancora al lavoro, con picchi in Islanda (83%) , Svezia (74%), Norvegia (72%) e Svizzera (71%). Le percentuali più basse sono in Turchia (31%), Grecia(33%) e Slovenia (36%). PENSIONI. Una riflessione sul problema pensionistico non poteva certo mancare, come aspetto strettamente collegato all’invecchiamento della popolazione. Pensioni più basse e problemi di sostenibilità fiscale - dovuti ai costi extra generati dal maggior numero di anni trascorsi in pensione rispetto ai contributi versati durante gli anni di lavoro - sono due degli aspetti che i governi si troveranno a fronteggiare. Versare più contributi e più a lungo non può però essere la soluzione migliore, nè tantomeno la più equa. Per di più i pensionati delle prossime generazioni saranno molto diversi dai pensionati di oggi; alcuni saranno stati disoccupati a lungo, altri avranno avuto lunghi periodi di bassi compensi, soltanto alcuni continueranno a godere di buoni stipendi e di posti stabili. Il gap quindi tra chi guadagna molto e chi poco si allargherà sempre di più. Se è vero che l’essere più povero va di pari passo con il non godere di buona salute, la vecchiaia per i giovani d’oggi potrebbe essere assai meno dorata di quella che osservano oggi nei loro genitori. È bene dunque - sembra suggerire lo studio - perché la vecchiaia «non sia la più inattesa tra tutte le cose che possono capitare ad un uomo», cominciare da subito a farci un pensierino. Non più “che cosa farò da grande?”, ma “che cosa farò da vecchio?”... 5 MISSIONE UOMO RAPPORTI Attualità LEGISLAZIONE 6 7 ■ DOPO UN ANNO E MEZZO DI LAVORO in sede ministeriale è in dirittura d’arrivo il primo “Piano nazionale per la cronicità”. Il documento ha avuto nello scorso aprile il via libera dei tavoli tecnici regionali ed è poi stato oggetto di confronto con le associazioni dei pazienti e Cittadinanzattiva, in attesa di essere firmato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Successivamente andrà in Conferenza delle Regioni per l’approvazione definitiva, che dovrebbe arrivare nel giro di pochi mesi. Si tratta di un importante traguardo che darà attuazione all’articolo 5 del “Patto per la salute 2014-2016”, con l’obiettivo di definire le linee di indirizzo - condivise con le regioni - per la presa in carico dei malati cronici e per individuare un insieme organico di interventi centrati sulla persona, basati sull’unitarietà dell’approccio diagnostico, terapeutico e assistenziale e orientati a una migliore organizzazione dei servizi, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali. Secondo il ministero della Salute, il Piano nazionale per la cronicità sarà il primo in Europa a porre attenzione sulla persona e non sulla singola malattia, mettendo in campo un approccio totalmente innovativo. Il tutto «con l’obiettivo di facilitare una diagnosi precoce, la continuità delle cure e una maggiore attenzione alla qualità di vita, migliorando così l'assistenza e generando risparmi per il Sistema Sanitario Nazionale». L’accelerazione sul Piano rappresenta il segnale tangibile di un’assunzione di responsabilità rispetto a problematiche In dirittura d’arrivo l’atteso documento che definirà indirizzi, interventi e servizi per la presa in carico dei malati cronici. Il ruolo della Fondazione del tutto evidenti in Italia: il progressivo invecchiamento della popolazione, che ci fa tra i Paesi più longevi del mondo; l’exploit delle malattie croniche; la correlazione tra impoverimento e peggioramento delle condizioni del paziente e la presa in carico differenziata nelle singole Regioni. Secondo recenti dati, nel 2032 si stima che la quota di persone “over 65” sul totale della popolazione italiana raggiungerà il 27,6%, pari in termini assoluti a 17,6 milioni di anziani. Un dato significativo, soprattutto se si considera che le disuguaglianze sociali, oggi in peggioramento nel nostro Paese, sono tra i fattori che più incidono sulle condizioni di salute. Nel 2013 si dichiarava affetto da almeno due malattie croniche il 48,7% delle persone tra i 65 e i 74 anni e il 68% degli over 75. E se in generale i malati cronici che si autodefiniscono “in buona salute” sono il 41,5%, tra gli anziani la quota scende al 24,2%. Calabria e Basilicata sono le regioni in cui è più bassa la percentuale di cronici in buona salute. MALATTIE ACUTE MALATTIE CRONICHE Insorgenza improvvisa ● Episodiche ● Causa specifica e ben identificabile ● Cura specifica a intento risolutivo ● Spesso disponibile una specifica terapia ● Assistenza sanitaria di breve durata ● Obiettivo: ripristino stato di salute ● ● Insorgenza graduale nel tempo Continue ● Cause multiple e non sempre identificabili ● Cura continua, raramente risolutiva ● Terapia spesso non disponibile ● Assistenza sanitaria a lungo termine ● Obiettivo: miglioramento qualità vita ● I NUMERI 70-80% la percentuale di risorse sanitarie che a livello mondiale è destinata alla gestione della cronicità 152 MILIONI la stima del numero di persone in Europa over 65 nel 2060: saranno il doppio della popolazione al di sotto dei 15 anni 27.6% la quota di anziani over 65 stimati dall’Istat per il 2032 in Italia (17,6 milioni di persone) 24.2% la percentuale di over 65 malati cronici in Italia che si considera oggi in buona salute. Per tutte le età il dato sale al 41,5% 48.7% le persone tra 65 e 74 anni in Italia che dichiarano di avere almeno una cronicità. Dai 75 anni la quota sale al 68,1% 60% la percentuale di spesa farmaceutica assorbita dagli over 65 Il capitolo “costi” impone un’inversione di rotta: basti pensare che tra gli over 65 si concentra il 60% - circa 7 miliardi di euro - della spesa farmaceutica territoriale, mentre la spesa pro-capite di un assistito maggiore di 75 anni è 11 volte superiore a quella di una persona tra 25 e 34 anni. Da qui la necessità di contenere i costi crescenti e di intercettare adeguatamente i bisogni complessi dei pazienti, che ha imposto di “stringere” sulla stesura del Piano, che pure - a giudizio di alcuni -, insieme a molti punti di forza conterrebbe una debolezza: la mancanza di stime della spesa necessaria ad attuare il progetto. TERMINALITA’ CARICO: 10,2 = 1% Coordinamento cure, MULTIMORBIDITA’ CARICO: 5,1 case management O COMPLESSITA’ = 3% Coordinamento cure, PATOLOGIA SINGOLA COMPLESSA CARICO: 2,4 disease/case management PATOLOGIE MULTIPLE = 17% Pdta, SINGOLA PATOLOGIA CARICO: 0,9 disease management O CONDIZIONE NON COMPLESSA = 19% Palliazione, coordinamento cure Diagnostica differenziale SVILUPPO DEI SINTOMI = 41% Promozione salute, screening Strumenti di management della salute IN SALUTE = 19% LA PIRAMIDE DEL RISCHIO: PESI IN BASE A MALATTIE L’obiettivo del Piano L’obiettivo di fondo del Piano è quello di contribuire al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, a vantaggio del paziente, della sua famiglia e del contesto sociale, migliorando la qualità di vita, rendendo più efficaci ed efficienti i servizi sanitari in termini di prevenzione e assistenza e assicurando maggiore uniformità ed equità di accesso ai cittadini, anche in attuazione delle indicazioni europee con le quali si invitano gli Stati membri ad elaborare ed implementare Piani nazionali sulla cronicità. Il documento si compone di due parti: la prima relativa agli indirizzi generali per la gestione della cronicità e la seconda contenente approfondimenti su caratteristiche e bisogni assistenziali specifici. Nella prima parte, vengono indicati la strategia complessiva e gli obiettivi di piano, con la proposta di alcune linee di intervento attraverso le quali migliorare la gestione della cronicità nel rispetto delle evidenze scientifiche, dell’appropriatezza delle prestazioni e della condivisione dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali. Nella seconda parte, il Piano individua un primo elenco di patologie croniche per la maggior parte delle quali, al momento, non esistono atti programmatori specifici a livello nazionale - individuate attraverso criteri quali la rilevanza epidemiologica, la gravità, l’invalidità, il peso assistenziale ed economico, la difficoltà di diagnosi e di accesso alle cure. Le patologie in questione si dividono in malattie respiratorie croniche, malattie renali croniche, malattie reumatiche cro- niche, malattie intestinali croniche, malattie cardiovascolari croniche e malattie neurodegenerative. Inoltre, per le peculiari caratteristiche che assume in termini di cambiamento dei bisogni nelle diverse fasi della crescita, è stato inserito un apposito capitolo dedicato alla cronicità in età evolutiva. Per ciascuna patologia, viene offerta un’analisi e una lettura dei bisogni assistenziali, del quadro dell’offerta e dei modelli organizzativi. Nel percorso di cura disegnato dal Piano, il paziente non riveste un ruolo passivo, ma viene invece inserito in un contesto nel quale arriva a stringere con l’équi- MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO Piano nazionaleper la cronicità: un’opportunitàper la “Don Gnocchi” CARICO: 0,3 CARICO: 0 Carico assistenziale LA PIRAMIDE DEL RISCHIO: la classificazione della popolazione per livello di complessità assistenziale: le sei categorie possono essere usate per stratificare in fasce la popolazione in base al carico o peso assistenziale dovuto alle malattie co-presenti pe un patto di cura che gli consente di convivere con il suo quadro patologico. Perché tutto ciò non resti un libro dei sogni, serve muoversi per tempo: intanto investendo in prevenzione sia primaria che secondaria - il Piano rilancia per l’ennesima volta il ruolo dei distretti - e in appropriatezza, con il minor ricorso all’ospedale, ma anche - all’interno del contesto ospedaliero - con “percorsi di cura dell’acuzie nella cronicità” definiti a priori, tutorati e garantiti da personale dedicato. Medici, infermieri, professionisti del mondo sanitario e farmacisti potranno tuttavia partecipare alla rivoluzione disegnata dal Piano solo se avranno ricevuto la giusta formazione in “tecniche di cura della cronicità”. Una sfida da cogliere Un iter complesso, rispetto al quale il Piano richiama modelli internazionali come il “Chronic care model” e la Piramide del rischio (figura sopra) che classifica la popolazione per livello di complessità assitenziale, a partire dalle combinazioni di diagnosi acute o croniche presenti nello stesso soggetto: il tutto per stratificare la popolazione, attribuire pesi proporzionati al carico di malattia e destinare le risorse in modo più coerente con i bisogni di salute, garantendo la sostenibilità del sistema. Scenari che chiamano la Fondazione Don Gnocchi - attiva da sempre in quasi tutti gli ambiti sanitari e sociosanitariassistenziali del mondo dei post acuti - a un ruolo sempre più attivo nel sistema, attraverso i diversi setting operativi presenti nei Centri. Attualità LEGISLAZIONE “Dopo di noi”, ecco la legge: tutele anche per il “durante noi” Il provvedimento, atteso da anni, è stato approvato in via definitiva. Istituito un fondo per l’assistenza dei disabili gravi privi del sostegno familiare di Giovanni Ghislandi ■ DOPO UNA LUNGA TRAFILA in sede parlamentare, la Camera ha approvato il 14 giugno in via definitiva il disegno di legge sul cosiddetto “Dopo di noi”, il provvedimento che affronta finalmente in modo organico la questione della tutela delle persone adulte con disabilità, in particolare nella prospettiva del venir meno, con il tempo, dei riferimenti familiari. La legge si propone come finalità di fondo quella di dare attuazione ai principi stabiliti dagli articoli 2, 30, 32 e 38 della Costituzione, dagli articoli 24 e 26 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con lo scopo di “favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con di-sabilità”. A questo proposito si intende disciplinare «misure di assistenza, cura e protezione nel superiore interesse delle persone con disabilità grave prive di sostegno familiare..., nonché in vista del venir meno del sostegno familiare, attraverso la progressiva presa in carico della persona interessata già durante l’esistenza in vita dei genitori», nonché «agevolare le erogazioni da parte di soggetti privati, la stipula di polizze di assicurazione e la costituzione di trust... anche a favore di organizzazioni non lucrative di utilità sociale, riconosciute come persone giuridiche, che operano prevalentemente nel settore della beneficenza in favore di persone con disabilità grave». L’articolazione del testo Con il via libera parlamentare e supera- to l’esame di centinaia di emendamenti presentati, il testo è finalmente diventato legge, estendendo in primo luogo la tematica del “dopo di noi” anche a quella del “durante noi”, così come richiesto da più parti. La legge cerca di affrontare i vari aspetti connessi al delicato tema dell’assistenza dei disabili privi del sostegno familiare, comprese le questioni di tipo economico: vengono infatti definiti i livelli essenziali delle prestazioni nel campo sociale, è prevista l’istituzione presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali di un fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave e disabili prive del sostegno familiare, con una dotazione annua di 90 milioni di euro nel 2016, 38,3 milioni di euro nel 2017 e 56,1 milioni a decorrere dal 2018. Tale fondo punta a realizzare programmi di intervento volti a favorire percorsi di deistituzionalizzazione e di supporto alla domiciliarità “in abitazioni o gruppi-appartamento che riproducano le condizioni abitative e residenziali della casa familiare”; a realizzare interventi innovativi di residenzialità per le persone con disabilità grave 165 MILA PERSONE ■ IN ITALIA - sulla base di calcoli che tengono conto della speranza di vita e dei più recenti dati Istat - si stima che il 64% dei figli con disabilità grave sopravvivrà a tutti i propri familiari (genitori e fratelli), per un totale di 165 mila individui. In particolare, circa 19 mila persone con disabilità hanno la prospettiva di restare in vita per un massimo di altri 5 anni, 18 mila tra i 5 e i 10 anni, 71 mila tra i 15 e i 24 anni e 51 mila addirittura oltre 25 anni. La questione del “dopo di noi” si incrocia a doppio filo anche con la finora scarsa disponibilità di risorse economiche nel nostro Paese: a fronte infatti di una spesa italiana per il settore sociale pari al 28,4% del PIL (in media con i 27 Paesi dell’Unione Europea, che sono al 28,9%), abbiamo una spesa pensionistica del 17,1% (ben superiore alla media UE, attestata al 13,1%) e una spesa per la disabilità solo dell’1,7%, inferiore alla media UE (2,3%) e superiore solo a quella della Spagna, con bassi investimenti nel settore dei servizi per la disabilità. MISSIONE UOMO 9 Attualità I COMMENTI LEGISLAZIONE I PROGETTI “DON GNOCCHI” “Casa Lulù”e “Casa Cenni”, la Fondazione con le famiglie ■ L AVORIAMO da decenni su questo tema, per preparare le famiglie ad affrontare il progetto riguardante la vita del proprio figlio al di fuori del nucleo originario, come risposta non solo all’assenza dei genitori, ma anche rispetto al diritto a un progetto di vita per il figlio con disabilità. Abbiamo affiancato le fami- Elena Morselli glie nelle sperimentazioni prima mediante un Progetto Cariplo, che abbiamo promosso allo scopo, e poi con i progetti “Casa Lulù” e “Casa Cenni” che oggi rappresentano una realtà concreta di alternativa - a modello familiare - a soluzioni più strutturate (RSD e CSS) anche per persone con disabilità più complessa rispetto alla realtà di “Progettami”, che il Comune di Milano sta portando avanti per la sperimentazione di vita indipendente. Certamente è un tema molto importante che non può non interessare chi da tanto tempo si occupa di disabilità e siamo al corrente di altre realtà nell’area metropolitana milanese (Lainate ed Opera) che proprio su questo tema e su questa legge stanno portando avanti bellissimi progetti di inclusione e di rete, valorizzando l’incontro tra persone e servizi, per persone di-sabili, ma non solo: per coppie, anziani, singoli, operatori, volontari che decidono di vivere insieme nella solidarietà e mutuo aiuto, progettando e realizzando attività e servizi…. Ci piace pensare a questa legge come un testo che finalmente raccoglie le sollecitazioni di questi anni sui progetti di vita e sulla loro personalizzazione. All’interno di essa il “dopo di noi” è la tes- sera di un mosaico assai esteso, condiviso, che parte dalla minore età e arriva fino alla vita adulta, e lì non si interrompe, neppure con categorizzazioni legate all’età, ma continua a sostenere la persona con disabilità, anche grave, in tutta la sua esistenza. Costruire percorsi abilitativi e inclusivi presuppone anche di guardare alla garanzia di una sostenibilità economica, in linea con una qualità di vita che non sia solo dignitosa. In questa prospettiva, il trust è visto come uno strumento riconosciuto ai privati, alle famiglie, agli amici, a chiunque lo voglia, per assegnare risorse - con agevolazioni fiscali - vincolate solo al progetto di vita della persona con disabilità, nelle modalità che si fissano all’istituzione dello stesso trust. Il trustee amministrerà non solo i soldi, ma anche le intenzioni di chi ha creato il trust. Quindi è in pratica la possibilità di creare una sussidiarietà orizzontale e di utilizzare fondi anche privati per costruire la qualità della vita, in maniera totalmente libera e mirata solo al bene della persona vulnerabile. In questo senso oggi parliamo di trust per le persone con di-sabilità grave, ma dovrebbe diventare uno strumento possibile per vincolare beni a beneficio di associazioni non profit o di progetti anche per altri. Elena Morselli - Nicoletta Squartini Servizio Socio Educativo Centro IRCCS “S. Maria Nascente” Fondazione Don Gnocchi - Milano TRUST, L’ADESIONE DELLA “DON GNOCCHI” A FLA ■ “CHI SI OCCUPERÀ di mio figlio disabile e del patrimonio destinato a lui quando non sarò più in grado di farlo?”. Oppure: “Di chi mi potrò fidare per la gestione del mio patrimonio se dvessi diventare incapace di provvedervi?”. Per rispondere a questi interrogativi è stata costituita la Fondazione Lombarda Affidamenti (FLA), a cui la Fondazione Don Gnocchi ha immediatamente aderito. L’iniziativa è di alcuni professionisti milanesi, convinti dell’utilità sociale di un ente indipendente che possa svolgere il ruolo di trustee nei trust istituiti per dare risposta alla preoccupazione dei genitori per il “dopo di noi” in presenza di persone da tutelare. Fla intende svolgere tali incarichi fuori dalla logica del profitto che di regola caratterizza l’attività delle gestioni patrimoniali. volti alla creazione di “soluzioni alloggiative di tipo familiare e di co-housing, che possono comprendere il pagamento degli oneri di acquisto, di locazione, di ristrutturazione e di messa in opera degli impianti e delle attrezzature necessari, anche sostenendo forme di mutuo aiuto tra persone con disabilità”; a sviluppare programmi di accrescimento della consapevolezza, di abilitazione e di sviluppo delle competenze “per la gestione della vita quotidiana e per il raggiungimento del maggior livello di autonomia possibile”. Nel dettaglio, ecco come è cambiato il testo rispetto al via libera della Camera lo scorso anno e quali modifiche sono state introdotte in sede di approvazione definitiva. LE FINALITA’ (art. 1). Nel testo normativo, aumenta la platea dei destinatari, dal momento che alle persone con disabilità grave prive di sostegno familiare, si aggiungono quelle “in vista del venir meno del sostegno familiare, attraverso la presa in carico della persona interessata già durante l’esistenza in vita dei genitori”. “Dopo di noi”, quindi, ma anche “durante noi”. Si specifica poi, sempre nell’articolo 1, che le misure sono intraprese “nel rispetto della volontà delle persone con disabilità grave, ove possibile, dei loro genitori o di chi ne tutela gli interessi”. Per quanto riguarda le agevolazioni economiche, al trust, oggetto di dibattito e anche di critiche da più fronti, si aggiungono nuove possibilità, come “i vincoli di destinazione disciplinati con contratto di affidamento fiduciario anche a favore di Onlus”. LE PRESTAZIONI (art. 2).L’articolo 2 viene integrato, specificando che “le regioni assicurano, nell’ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente, l’assistenza sanitaria e sociale anche mediante l’integrazione tra le relative prestazioni e la collaborazione con i comuni”. IL FONDO (art. 3). Nessuna modifica all’istituzione del fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, con una dotazione di 184,4 milioni di euro nel triennio 20162018, somma che comprende i 90 milioni del 2016, previsti nella legge di stabilità. FINALITA’ DEL FONDO (art. 4). L’unica modifica riguarda la specifica di “disabilità grave” riferita ai destinatari degli interventi. La finalità del fondo resta quindi quella di “attivare e potenziare programmi di intervento volti a favorire percorsi di deistituzionalizzazione e di supporto alla domiciliarità in abitazioni o gruppi-appartamento che riproducano le condizioni abitative e relazionali della casa familiare”. Resta pure identico il comma 2, assai criticato da molti caregiver familiari e su cui erano state proposte numerose modifiche, laddove prevede “interventi per la permanenza temporanea in una soluzione abitativa extrafamiliare per far fronte ad eventuali situazioni di emergenza”. LE DETRAZIONI (art. 5). Nessuna modifica di rilievo all’articolo 5, che per quanto riguarda le imposte sui redditi prevede che “a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2016, l’importo di euro 530 è elevato a euro 750 relativamente ai premi per assicurazioni aventi per oggetto il rischio di morte finalizzate alla tutela delle persone con disabilità grave”. NON SOLO TRUST (art. 6). La modifica più sostanziosa riguarda l’articolo 6, che nel vecchio testo prevedeva l’istituzione di trust, mentre ora comprende anche “vincoli di destinazione e fondi speciali composti da beni sottoposti a vincolo di destinazione” e ne indica le modalità di attuazione e le relative esenzioni e agevolazioni previste. Si estende così il catalogo di istituti finanziari e agevolazioni destinate a sostenere il “dopo di noi” con beni mobili o immobili, così come era stato richiesto da diverse associazioni. L’appello delle famiglie: «Ma il futuro è... oggi» L’enfasi sulla casa, ma non si parla dei ruoli ■ IL DISEGNO DI LEGGE sul “Dopo di noi” è un passo importante, ma molti familiari riuniti in associazioni e fondazioni come la nostra - si domandano se una legge come questa può essere la soluzione per risolvere le delicate problematiche che riguardano il futuro dei propri familiari disabilie se può risultare veramente di sollievo per tutti. Ciò che non desideriamo è che la nuova norma si tramuti - una volta demandato alle regioni e agli enti locali il compito di destinare i fondi a disposizione - in una semplice delega a realizzare istituti e case alloggio adeguati ad accogliere persone fragili bisognose di diversi livelli di assistenza socio-sanitaria. Pur riconoscendone l’urgenza e la necessità, noi non desideriamo che ci si fermi a questo livello. Il futuro è oggi: le famiglie chiedono di pensare da subito a un progetto globale di vita per il proprio figlio, affinché i genitori ancora giovani e vitali possano intervenire ed accompagnarlo ad una vera vita indipendente, seppure supportata. Crediamo, oggi con maggior consapevolezza, che per raggiungere questo obiettivo sia necessario fare rete fra i diversi attori coinvolti: ● gli Enti pubblici, che non devono più concentrarsi sulle emergenze, ma partecipare alla definizione di un progetto più ampio per evitarne i conseguenti traumi che più volte siamo stati costretti a gestire; ● i familiari, che devono acquisire consapevolezza sui bisogni del figlio, imparando a vederlo come persona che una volta adulta saprà e potrà staccarsi dal proprio nucleo originario; ● gli Enti erogatori di servizi, che devono sostenere tutto questo, superando il concetto di posti letto, di utenti con disabilità, mettendo invece l’ospite e il suo progetto di vita al centro dei servizi offerti, con flessibilità, fantasia e tanto coraggio. È un grande sforzo che coinvolge tutti per realizzare soluzioni di residenzialità che escano dalla logica del grande istituto, o della piccola comunità, e che siano personalizzate e flessibili, per soddisfare i bisogni delle famiglie e i desideri dei figli. Ci auguriamo che la Fondazione Don Gnocchi continui a supportare con le sue competenze i familiari e le relative aggregazioni, nate ed operanti secondo lo spirito di servizio che il beato don Gnocchi ci ha insegnato. Fondazione “Durante Noi” Onlus ■ CI SEMBRA DI DOVER ACCOGLIERE positivamente questo testo di legge, che si aggiunge ai provvedimenti di aiuto alla disabilità già in essere, con un’attenzione dichiarata al tema del “dopo di noi”. Qualcuno ha definito questo provvedimento come parziale, perché favorirebbe solo i ragazzi “ricchi” e sarebbe a favore di interessi privati, tipo studi legali, assicurazioni e in generale enti del settore. Questa visione ci sembra però superficiale. A partire dalle finalità della legge, abbiamo infatti ritrovato i capisaldi che avevamo già fatto nostri come l’evitare l’istituzionalizzazione delle persone disabili, la necessità di un progetto individuale e la necessità di un “dopo di noi” che deve essere preceduto da un “durante noi”,laddove si parla della “progressiva presa in carico della persona interessata già durante l'esistenza in vita dei genitori”. Finalmente viene data enfasi agli interventi che portano alla residenzialità in abitazioni che “riproducano la casa familiare”. A seguire, vengono indicate altre finalità, quali il “sollievo” e il co-housing, tutte incentrate sulla casa come soluzione di base, necessaria per tutti i ragazzi, a prescindere dalla collocazione sociale, opposta a quella dell’istituto. Viene poi introdotto il trust, che sembra assumere in prima battuta una valenza economica: il trasferimento di beni, con vincolo di destinazione. Ma c’è di più: il trust è definito nel suo “atto istitutivo”, che del ragazzo descrive nei dettagli i bisogni, le cure necessarie e le abitudini. Aggiungiamo noi: le aspirazioni, le passioni, la memoria della sua storia familiare... Questa legge sarà attuata, lo speriamo fortemente, ma abbiamo notato che per ora non si parla delle persone che, giorno per giorno, renderanno concreti i programmi e gli interventi. Sarebbe essenziale una definizione delle figure professionali coinvolte, parlando di assistente, gestore, monitoraggio... Così facendo, queste figure sarebbero rafforzate da un adeguato e specifico inquadramento lavorativo e dall’istituzione di un albo professionale, a cui affidare un ruolo di monitoraggio. Il successo di un’iniziativa è sempre legato alla sua attuazione, per cui diventa importante definire questi nuovi ruoli che con l’odierna riforma sono stati “presi in prestito” da ambiti collaterali, quali ad esempio l’assistenza agli anziani. Associazione Genitori Fondazione Don Carlo Gnocchi 11 MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 10 Attualità MISSIONE UOMO 12 Terzo settore, voto storico: approvata la legge delega di riforma ■ UN PASSAGGIO STORICO per il Terzo settore italiano. A due anni dalla divulgazione delle linee guida definite dal governo Renzi, la Camera dei deputati ha approvato il 25 maggio in terza lettura e in maniera definitiva (239 voti favorevoli dei gruppi di maggioranza e 78 voti contrari di Movimento Cinque Stelle, Forza Italia e Si-Sel), la legge delega al Governo per la “Riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale”, che spiana ora la strada ai decreti legislativi di attuazione. Carta d’identità unitaria Cresciuto dalla fine degli anni Ottanta in maniera esponenziale e anche disordinata, riconosciuto con atti legislativi che si sono via via stratificati negli anni ‘90, il Terzo settore e gli oltre 300 mila organismi che ne fanno parte avranno per la prima volta una carta d’identità unitaria. L’articolo 1 della legge definisce così il Terzo settore: «Il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita, o di mutualità, o di produzione e scambio di beni e servizi. Non fanno parte del Terzo settore le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche». Si tratta, dunque, di enti che - aggiunge l’articolo 2 della legge delega - hanno la finalità di rendere effettivi gli articoli 2, 3, 18 e 118 della Costituzione, ovvero la tutela del diritto di associazione, la valorizzazione delle formazioni sociali liberamente costituite, il riconoscimento dell’iniziativa economica privata e la sussidiarietà effettiva. Semplificazione normativa Finalmente si prevede la semplificazione delle norme riguardanti lo statuto civile delle persone giuridiche (Titolo II del Codice civile) e la stesura di un “Codice del Terzo Settore” che contenga disposizioni generali applicabili a tutti gli enti, Un testo importante (pur con alcune criticità) che segna soprattutto un cambiamento di fase per le oltre 300 mila realtà coinvolte e per 6 milioni di italiani agli individui e alle attività di interesse generale svolte dalle organizzazioni del Terzo settore e alla loro differenziazione tra i diversi tipi di ente, definendo forme e modalità di organizzazione, amministrazione e controllo, prevedendo il divieto di redistribuzione degli utili, determinando le modalità di rendicontazione, verifica, controllo, informazione ispirate alla trasparenza e le modalità di tutela dei lavoratori e della loro partecipazione ai processi decisionali. Il Codice deve inoltre prevedere la definizione del Registro Nazionale del Terzo Settore e le modalità di iscrizione (obbligatoria per numerose categorie di enti), oltre che le forme di partecipazione all’elaborazione delle politiche pubbliche. L’Osservatorio del Volontariato e quello dell’Associazionismo di promozione sociale, lasceranno il posto a un organismo unico denominato Consiglio Nazionale del Terzo settore. Volontariato e promozione sociale Viene prevista l’armonizzazione della normativa su volontariato e promozione sociale, la promozione del volontariato anche in collaborazione con il sistema scolastico e la valorizzazione dell’esperienza dei volontari in ambito formativo e lavorativo. I Centri di Servizio per il Volontariato (Csv) potranno essere gestiti non solo dalle organizzazioni di volontariato, ma da tutti gli enti del Terzo settore (sebbene negli organi di governo la maggioranza deve essere garantita al volontariato) e i servizi saranno erogati a tutti gli enti che si avvalgono di volontari. È inoltre prevista la costituzione di organismi di coordinamento regionali e sovraregionali con funzione di programmazione e controllo dei Csv. Una nuova impresa sociale Preso atto del sostanziale fallimento della legge 155/2006 - che introduceva la definizione di impresa sociale, ma che in dieci anni ha prodotto poco più di 700 imprese, e davanti alle sfide del nuovo welfare e della gestione dei beni comuni la nuova legge introduce importanti novità che renderanno possibile la coproduzione di beni e servizi tra non profit, pubblica amministrazione e investitori privati. L’impresa sociale viene definita come «organizzazione privata che svolge attività d’impresa per le finalità di cui all’articolo 1, che destina i propri utili prioritariamente al conseguimento dell’oggetto sociale, ma può remunerare il capitale investito nella misura pari a quanto oggi in vigore per le cooperative a mutualità prevalente, adotta modalità di gestione responsabili e trasparenti, favorisce il più ampio coinvolgimento dei dipendenti, degli utenti e di tutti i soggetti interessati alle sue attività». I settori di attività delle imprese sociali dovranno essere compresi nelle attività di interesse generale e saranno stabiliti con un decreto del Presidente del Consiglio. Si prevede inoltre l’aumento delle categorie di lavoratori svantaggiati che dovrebbero comprendere anche le nuove forme di esclusione. Servizio civile universale Il servizio civile universale si aprirà ai cittadini stranieri regolarmente residenti, prevedendo uno status giuridico specifico per i volontari in servizio civile e modalità di accreditamento per gli enti titolari di progetto. Il progetto avrà una durata variabile tra otto mesi e un anno con possibilità di adeguamento alle esigenze di vita e lavoro del giovane volontario, con la previsione che il servizio sia prestato in parte in uno degli Stati membri dell’Unione europea, nonché per iniziative riconducibili alla promozione della pace e della nonviolenza e alla cooperazione allo sviluppo anche nei Paesi extraeuropei. Il servizio civile potrà essere riconosciuto a fini formativi e lavorativi. Nel solo 2015 sono state 150 mila le domande avanzate da ragazze e ragazzi fra i 18 e i 28 anni per il nuovo servizio civile. Fiscalità e sostegno economico Viene prevista la semplificazione della normativa fiscale e l’istituzione di misure di supporto come alcuni strumenti di finanza sociale, l’agevolazione delle donazioni, la costituzione di un fondo presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il consolidamento e una più trasparente regolazione del cinque per mille. La nuova legge, tuttavia, richiede altresì maggiore trasparenza alle organizzazioni del Terzo settore. Si prevede inoltre l’istituzione di una fondazione di diritto privato denominata “Italia Sociale”, con lo scopo di sostenere, mediante l’apporto di risorse finanziarie e di competenze gestionali, la realizzazione e lo sviluppo di interventi innovativi da parte di enti del Terzo settore caratterizzati dalla produzione di beni e servizi con elevato impatto sociale e occupazionale. ■ QUALCOSA di più di un giornale; perché affascinante ed esaustivo come solo un libro può esserlo. Qualcosa di più di un libro, perché sensibile ai fenomeni e alle tendenze di un mondo che cambia, come solo un giornale sa fare. È il nuovo “Vita”, un mensile che esce con l’ambizione di farsi leggere per molto più di un mese. Il magazine diretto da Riccardo Bonacina arrivato al 22esimo anno esce in una veste e con un concept completamente rinnovati. Si trova ogni mese nelle edicole convenzionate e nei Mondadori Media Store (nella foto la copertina di giugno ). La Fondazione Don Gnocchi - come tante altre organizzazioni non profit - è da anni membro del Comitato editoriale di “Vita”. La principale innovazione della nuova versione del mensile riguarda il tema di copertina, che sarà proposto ogni mese come un vero book, con l’idea di fornire al lettore contenuti caratterizzati da completezza e affidabilità. I COMMENTI. Bazzari: «Ora i decreti attuativi, la Fondazione pronta a collaborare» ■ “IL TERZO SETTORE ORA può farsi primo” ha titolato in prima pagina il quotidiano Avvenire. E sono stati davvero tanti i commenti seguiti all’approvazione della legge nell’ambito associativo, nel mondo politico e sui media. A partire dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi: «Sono felice ed emozionato - ha sottolineato il premier -. È uno dei provvedimenti di cui abbiamo discusso di più, a partire dal dibattito iniziato nel 2014 al Festival del Volontariato di Lucca. Avrei Stefano Zamagni voluto una legge un po’ più coraggiosa, ma è comunque un passo in avanti straordinario e come sempre il meglio è nemico del bene. Credo che il compromesso che abbiamo trovato sia un passo in avanti davvero rilevante». Soddisfatto, ma non troppo, Riccardo Bonacina, presidente di Vita, realtà che ha seguito con grande attenzione il tema e che si è battuta per arrivare a questo traguardo: «La miglior legge? No, io preferivo il testo originario. Ma è la miglior legge possibile. Finalmente». E tra i favorevoli, i contrari e i dubbiosi, si registrano le sottolineature di due esperti del settore quali Stefano Zamagni, economista, docente all’Università di Bologna e già presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore, e Mauro Magatti, sociologo ed economista, docente all’Università Cattolica di Milano. «Con questa legge - ha commentato Zamagni - introduciamo per la prima volta la biodiversità economica. Ciò significa che superiamo la dicotomia fra impresa profit e impresa non profit. Finora gli operatori del Terzo settore erano collocati “in panchina”. Ora abbiamo una serie di soggetti, dall'impresa sociale alle società benefit, dalle Onlus alle fondazioni, e questa biodiversità economica porta a un’ibridazione che coinvolge tutte le imprese, anche quelle profit. Lo stesso non profit si gioverà del passaggio alla cultura del risultato di quanto si sta facendo...». Anche Magatti ha espresso valutazioni positive, senza nascondere zone d’ombra: «La legge non è priva di criticità. Il testo rimanda ai decreti applicaLuigi Bobba tivi molti degli aspetti più qualificanti; è debole dal punto di vista dei soggetti e degli strumenti di controllo di un settore che, in Italia, ha già dato prova di non essere immune da furbi e mascalzoni». Entusiasta, infine, Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle politiche sociali e vero protagonista del successo parlamentare: «La riforma del Terzo settore è un’altra sfida vinta. Un percorso ad ostacoli durato circa due anni e fatto di dialogo, audizioni, coinvolgimento, integrazioni... Un viaggio per lo stivale che coinvolge 300 mila organizzazioni non profit ed oltre 6 milioni di italiani». Allo stesso Bobba il presidente della Fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari, ha fatto avere un messaggio di congratulazioni «per gli sforzi suoi e dei suoi collaboratori per il conseguimento di questo importante risultato. Restiamo in attesa della pubblicazione dei decreti attuativi, confermando la disponibilità della Fondazione a collaborare per ulteriori miglioramenti e precisazioni, nelle diverse sedi e nelle modalità possibili». 13 MISSIONE UOMO Tra rivista e libro: Vita diventa bookazine LEGISLAZIONE Attualità IL SANTUARIO CHIESA GIUBILARE MISSIONE UOMO 14 Medicina, ricerca e amore per i malati Al Giubileo degli operatori sanitari al santuario di don Gnocchi spunti di riflessione sulla dimensione etica della professione di Marco Triulzi direttore sanitario Irccs “S. Maria Nascente” Fondazione Don Gnocchi - Milano ■ PUBBLICHIAMO il testo dell’intervento che il dottor Marco Triulzi, direttore sanitario del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, ha fatto nel corso del Giubileo della Misericordia per gli operatori sanitari e le cappellanie ospedaliere, promosso dalla diocesi ambrosiana al santuario del beato don Gnocchi e al quale hanno preso parte in particolare ricercatori e operatori degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico-Irccs. Si è trattato di una delle tappe poi concluse con la celebrazione in Duomo il 21 maggio, presieduta da monsignor Mario Delpini sul tema “Misericordia: uno stile di vita”. Il tema dell’incontro di oggi è “Voglio amore e non sacrificio” (Os 6,6). Una riflessione sul proprio operare di medici e infermieri inseriti in una struttura nella quale quotidianamente c’è un confronto con le sperimentazioni cliniche. Come dire: stiamo in guardia da una religione esteriore, fatta di parole, di preghiere e di riti, spesso celebrati con sfarzo, ma lontana dall’amore concreto del Signore che si realizza con il dono della sua stessa vita. Venendo a noi, nei nostri ospedali: quanti protocolli, documenti, comandi e divieti... sempre più esigenti della perfezione formale! O del puro apparire? Oggi più che mai siamo amministrati da infinite norme che dobbiamo osservare con rigore. Ma che ne è del nostro cuo- re, dell’amore per il prossimo, dell’autentico beneficio della persona malata a noi affidata in cura? A tale proposito, negli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico-Irccs e nei Comitati Etici, la medicina e la scienza tramite la ricerca sperimentale applicativa - offrono, più che altrove, occasione di continuo ripensamento alla dimensione autenticamente umana e beneficiale del nostro agire professionale e istituzionale. Su questo tema mi avvalgo dell’esperienza personale di direzione sanitaria di Irccs pubblici e privati e di componente di Comitati Etici al fine di proporre, in estrema sintesi, alcune riflessioni su aspetti critici che richiedono attenzione e particolare impegno d’amore per il prossimo. Perciò mi limito qui ad evidenziare spunti di riflessione, sia sull’operare dei Comitati Etici Ospedalieri, sia sulla realtà corrente degli studi e trials clinici. Sul primo punto, considero che la prevalente concentrazione dell’impegno del Comitato Etico nell’ambito della sperimentazione clinica tenda ad oscurarne il significato di Marco Triulzi organismo rivolto alla valutazione attiva delle molteplici questioni etiche emergenti nei settori di attività connessi più in generale con la vita, la salute, la cura e da qui derivi il rischio che il Comitato Etico si limiti ad una funzione poco più che amministrativo-burocratica. L’importanza e la pressione dell’aspetto consultivo-autorizzativo delle proposte di studi e ricerche cliniche finisce per comprimere quei settori di attività dei Comitati Etici che meriterebbero più ampia e approfondita attenzione, nell’ambito delle funzioni di consulenza, relativamente ai fini della tutela dei diritti del malato in cura, nella prassi medica e assistenziale e per la sensibilizzazione e formazione continua del personale sanitario. Per quanto riguarda la realtà corrente degli studi e trials clinici, vorrei fare più di una considerazione. Una prima: i progetti ORARI E CELEBRAZIONI ■ I L S ANTUARIO DEL B EATO DON C ARLO G NOCCHI si trova a Milano, in via Capecelatro 66 (zona San Siro) ed è visitabile tutti i giorni, dalle ore 8 alle 18. Dal lunedì al venerdì a mezzogiorno vi si recita il Rosario e alle ore 16 è celebrata la Messa. Messa che la domenica e nei giorni festivi è invece celebrata alle ore 10.30 e il sabato alle 11.30. Adorazione eucaristica ogni giovedì, dopo la Messa, fino alle ore 18. Per informazioni o visite guidate, è possibile rivolgersi al rettore del santuario, don Maurizio Rivolta (tel. 02 403081, e-mail: [email protected]). Il santuario è raggiungibile con i seguenti mezzi pubblici: ● Metrò Lilla - Fermata San Siro Ippodromo, uscita via Pessano (al termine della via a sinistra); ● Autobus 49 - Capolinea Piazzale Lotto, via Monterosa (ferma proprio davanti al Santuario); ● Tram 16 - Scendere a piazza Axum (San Siro) e percorrere la via Capecelatro. di ricerca che vengono presentati non sono - è scontato - di pari importanza, complessità, attesa, ma altro è la irrilevanza di parte di essi. Se è vero che gli investimenti destinati alla ricerca sanitaria hanno come fine ultimo il miglioramento della salute delle popolazioni, le istituzioni non possono tralasciare un aspetto così rilevante quale la definizione delle priorità: la ricerca clinicamente irrilevante, oltre a sprecare risorse e mettere a rischio la salute dei pazienti, è anche non etica perché infrange il patto con il paziente definito dal consenso informato. Ricerca e rilevanza sociale Secondo l’oncologo ed esperto di bioetica americano Ezekiel Jonathan Emanuel (ma come non condividerlo ampiamente), il primo requisito etico della ricerca è la sua rilevanza clinica e sociale conse- Già migliaia di pellegrini alla Porta Santa: «Tra loro le comunità cinese e filippina di Milano» ■ IL SANTUARIO del Beato don Gnocchi di La chiesa giubilare rappresenta dunque Milano - chiesa giubilare - è meta quoti- uno dei luoghi dove è possibile ottenere diana di pellegrinaggi in quest’Anno l’indulgenza plenaria, ma - come ha Santo della Misericordia fortemente scritto l’anno scorso l’arcivescovo di voluto da Papa Francesco. Milano, cardinale Angelo Scola, nella «La nostra è una Porta Santa sempre lettera pastorale “Educarsi al pensiero aperta e accoglie tutti coloro di Cristo”, l’Anno Santo della che vengono qui, in qualunque Misericordia rappresenta una grande occasione di convermomento - sottolinea don Maurizio Rivolta, rettore del sione della nostra “mentalità”, Santuario -. C’è stato un otticioè di genesi dell’uomo nuomo inizio, il 13 dicembre 2015, vo: «Papa Francesco - dice il al momento dell’apertura delCardinale - ci ricorda che “la la Porta Santa, con la presenza Chiesa ha la missione di annundi seicento persone e un clima ciare la misericordia di Dio, di grande commozione e cuore pulsante del Vangelo, devozione. Per quanto riguarche per mezzo suo deve ragda questi primi mesi dell’anno, Don Maurizio Rivolta giungere il cuore e la mente di sono molto contento per ogni persona”». come stanno procedendo le cose. Da un Rinnovamento spirituale e conversiopunto di vista quantitativo, sono stati ne: gli stessi punti su cui riflette don numerosi i gruppi che hanno celebrato al Maurizio: «È proprio così. La MisericorSantuario diversi momenti giubilari, con dia nasce anzitutto dal desiderio di successiva visita al vicino museo del bea- rimettere a posto i rapporti con gli altri e to don Gnocchi, attraverso pellegrinag- perfino con se stessi e dalla volontà di gi, ritiri, confessioni, incontri, Messe: fra aprire una vita nuova improntata sui loro, alpini, parrocchie della città e della valori del messaggio cristiano. Qui da diocesi, gruppi di anziani e di giovani, noi davvero tanti si commuovono, rifletbambini e ragazzi delle scuole, gruppi tono, trovano nuovi stimoli e vediamo associativi, Centri della Fondazione Don piccoli percorsi di conversione. Ci sono Gnocchi, comunità straniere e tanti poi pellegrinaggi speciali, come quello gruppi minori e singoli. Possiamo dire di un mutilatino, oggi ottantenne, arriche qualche migliaio di persone ha fatto vato da Roma. Mi ha raccontato che nel il proprio ingresso nel Santuario e lo ha 1950 era presente all’inaugurazione del apprezzato come ambiente di preghiera. Collegio “S. Maria della Pace” nella capiE pensare che tanti non sapevano nem- tale, alla presenza di don Carlo e di De meno che esistesse...». Gasperi. Ha continuato a ripetermi Don Maurizio insiste però sul punto di emozionato che “don Gnocchi era tanto vista qualitativodel Giubileo e va ben al buono, un grande uomo” e prima di far di là dei numeri: «Qui ti accorgi che la vedere a sua moglie il Duomo ha voluto gente apprezza sì la bellezza e la funzio- venire qui al Santuario, a rendere un nalità del luogo, ma vuole andare ben commosso omaggio a don Gnocchi». oltre. Senti dalle persone il desiderio di Tanti gruppi e singoli vogliono conoscevivere secondo lo spirito più profondo re più a fondo la figura del papà dei del Giubileo. Tanti vogliono davvero mutilatini come straordinario testimocompiere un salto di qualità nella loro ne di carità. vita cristiana, desiderano rilanciare un E l’eco di don Gnocchi è arrivata davvero rapporto sincero con il Signore e noi li lontano, se si pensa che gli hanno reso aiutiamo in questo: tutti i giovedì c’è qui omaggio anche la comunità cristiana al Santuario un confessore straordina- cinese e filippina di Milano: «Sì - conclurio e vediamo che per molti significa de don Maurizio -. Sul suo altare un riprendere un cammino di fede, con l’e- sacerdote ha celebrato la Messa in cinevidente proposito di aprire il cuore, se e alla fine ci hanno regalato una Bibattraverso la riscoperta del sacramento bia in lingua cinese e italiana. Erano della Penitenza e dell’Eucaristia, pro- emozionati anche loro, a testimonianza prio qui, dove riposano le spoglie mor- del fatto che don Carlo è davvero una tali di don Gnocchi». figura universale…». 15 MISSIONE UOMO CHIESA MISSIONE UOMO guente alla capacità di fornire nuove conoscenze per migliorare lo stato di salute dei cittadini. Dobbiamo diffidare di coloro che pubblicano perché publicare necesse est o per profittare del consumismo farmacologico e... dobbiamo difendere il prossimo inconsapevole. Un’altra considerazione è sul rito - diffuso e imposto della customer satisfaction dei nostri assistiti in ospedale. C’è ampio consenso sul misurare la qualità dell’assistenza sanitaria in base a sicurezza, efficacia, efficienza, tempestività, equità e personalizzazione, nel senso che il paziente concorre a guidare le decisioni cliniche sulla base delle migliori evidenze scientifiche. Ben diversa è la soddisfazione del paziente-utente, cioè la qualità generale percepita: è un concetto derivato dal mercato e misura la soddisfazione delle attese dei consumatori. Quando i consumatori non sono capaci di valutare la qualità intrinseca dei prodotti o servizi, la soddisfazione viene condizionata da elementi marginali quali la cordialità del personale, la qualità delle interazioni, la confortevolezza degli ambienti. Nelle cure ospedaliere, dato che i risultati clinici spesso non sono valutabili a breve termine, i principali determinanti della customer satisfaction risultano essere la qualità alberghiera, l’atteggiamento del medico che fornisce conforto, sostegno emotivo, informazioni e considera il suo punto di vista nel prendere decisioni. Qui emerge la sostanziale differenza tra soddisfazione del paziente e assistenza centrata sul paziente, dove il medico nel pieno rispetto delle preferenze del paziente, non è tenuto a soddisfarne pretese e capricci solo per aumentarne il livello di soddisfazione. Pertanto uno degli obiettivi dell’assistenza centrata sul paziente è di ridurre la differenza tra le richieste inappropriate del paziente-consumatore e i suoi reali bisogni clinico-assistenziali finalizzati a migliorarne lo stato di salute. Un’altra considerazione la centro sul consenso del paziente alle cure, sperimentali o meno. L’uso adeguato della persuasione è strettamente legato alle evidenze scientifiche disponibili: infatti, al di là della rimozione dei preconcetti, difficilmente il medico potrà effettuare una persuasione efficace in assenza di prove di efficacia. Invece, quando le decisioni dipendono prevalentemente da valori e preferenze individuali e molto poco, o nulla, dalle evidenze scientifiche, il medico dovrebbe lasciar decidere il paziente e limitarsi a chiarire cosa farebbe nella stessa situazione, ma solo se richiesto dal paziente per evitare qualunque forma di coercizione. La persuasione è uno strumento molto potente, che il medico deve utilizzare con grande professionalità: infatti, se non utilizza le migliori evidenze scientifiche di-sponibili, o se non mantiene un atteggiamento di trasparenza, la persuasione etica rischia di sfociare in manipolazione paternalistica. Peraltro, in un momento in cui gli sprechi conseguenti al sovrautilizzo di prestazioni inefficaci e inappropriate e il sottoutilizzo di prestazioni efficaci e appropriate erodono pesantemente le risorse del Servizio Sanitario Nazionale, una persuasione basata sulle evidenze, oltre a rafforzare l’alleanza paziente-medico, migliora l’appropriatezza delle scelte dei pazienti, riduce il consumismo sanitario e offre un contributo rilevante nel ridurre gli sprechi e, in ultima analisi, nel migliorare la sostenibilità dei sistemi sanitari. Integrità e trasparenza Un’ultima considerazione vorrei centrarla sull’integrità e trasparenza della ricerca. La normativa sulle sperimentazioni cliniche impone di riportare gli eventi avversi, di garantire la “buona pratica clinica”, ma continua a ignorare le distorsioni conseguenti sia alla relazione incompleta, sia alla mancata pubblicazione dei risultati. Pertanto, ancora oggi il legittimo proprietario dei dati (ricercatori o industria farmaceutica) può decidere a propria di-screzione di non pubblicare i risultati delle sperimentazioni cliniche. Questo fenomeno, noto come bias di pubblicazione, è ampiamente documentato in letteratura da oltre vent’anni e c’è il rischio che i gruppi di interesse contrario facciano differire l’applicazione del Regolamento dell’Unione Europea n° 536 del 2014 che lo risolve. Impedendo l’accesso completo ai risultati dei loro studi, i ricercatori contravven- La battaglia della scienza contro l’invasione della morte costituisce uno dei capitoli più alti e più drammatici della storia umana. Ma non è anche la scienza un dono dell’amore infinito? È un dono che ha bisogno di purificarsi. Se ha inventato tanti strumenti di morte, ora, coniugata con la carità, deve impegnarsi nella lotta per la vita. E la riabilitazione, la medicina curativa, l’assistenza, l’accoglienza, la ricerca e la difesa della vita assumono un senso nuovo... Don Carlo Gnocchi, 1946 ■ S’INTITOLA “LA MISERICORDIA È UNA CAREZZA” la mostra fotografica allestita all’Università Cattolica di Milano (Aula Pio XI e scalone d’onore), con immagini di Franco Viganò e Marta Carenzi. L’iniziativa fa parte del programma di eventi promosso dall’ateneo sul tema “La misericordia e le sue opere”, in occasione dell’Anno Santo straordinario voluto da Papa Francesco. Alcuni degli scatti esposti riprendono ospiti e momenti di attività al Centro “Girola” di Milano, struttura della Fondazione Don Gnocchi impegnata nell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Alla cerimonia di inaugurazione (nell’immagine a fianco il volantino) sono intervenuti il prorettore vicario dell’Università Cattolica Francesco Botturi, la curatrice della mostra Cecilia De Carli e il coordinatore dell’iniziativa “La Misericordia e le sue opere” Giuseppe Colombo. gono alla Dichiarazione di Helsinki che non lascia spazio ad alcuna ambiguità sulle loro responsabilità: «Gli autori hanno il dovere di rendere pubblicamente disponibili i risultati delle loro ricerche su soggetti umani e sono responsabili della completezza dei loro report... I risultati negativi e quelli non conclusivi dovrebbero essere pubblicati, o resi comunque pubblicamente disponibili, analogamente a quelli positivi». La ricerca non pubblicata, o pubblicata parzialmente, comporta numerose conseguenze cliniche, economiche ed etiche: altera il profilo di efficacia-sicurezza dei trattamenti, aumenta i rischi per i pazienti, consuma preziose risorse, infrange il patto sottoscritto nel consenso informato e tradisce la fiducia dei parteci- Nelle immagini, l’annuario con l’attività di ricerca scientifica della Fondazione e il volumetto che riassume invece l’attività del Comitato Etico panti, convinti di contribuire al progresso della medicina. Orbene, sappiamo che l’Unione Europea si è dotata del già citato Regolamento sulla sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano, che abroga la direttiva 2001/20/CE. Si tratta di un provvedimento che colma una serie di lacune normative sui clinical trials attraverso la creazione di un quadro uniforme per l’autorizzazione degli studi clinici da parte di tutti gli Stati membri interessati con un’unica valutazione dei risultati. Il principio generale, sancito nell’art. 3 del Regolamento, stabilisce che una sperimentazione clinica possa essere condotta esclusivamente se i diritti, la sicurezza, la dignità e il benessere dei soggetti sono tutelati e se essa è progettata per generare dati affidabili e robusti. Al fine di migliorare la trasparenza dei dati derivanti dagli studi clinici si prevede che siano pubblicati, in una banca dati europea accessibile al pubblico, dei riassunti dettagliati, comprese le relazioni finali, una volta che sia stata presa una decisione in merito all’immissione in commercio di un farmaco, o che la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio venga ritirata. Le responsabilità del medico L’entrata in vigore del Regolamento UE, che sarà probabilmente differita rispetto all’indicato 28 maggio 2016, nonostante alcuni residuali nodi critici (come la modalità d’interazione con i Comitati Etici, la copertura assicurativa per gli studi sia profit che no-profit, la remunerabilità dei pazienti per la perdita di guadagno, l’armonizzazione internazionale del consenso informato e la protezione dei dati dei soggetti più vulnerabili...), si prevede che produca una maggior affidabilità della ricerca medica, a patto che anche i Comitati Etici rinnovati e le riviste scientifiche facciano pienamente e bene il loro compito. Più in generale, come sempre, il medico ha una duplice responsabilità, verso se stesso e verso colui di cui si prende cura e le qualità umane del medico fanno la differenza a parità di tecniche a disposizione. Libertà, verità e bontà restano i termini valoriali cui sempre tendere con consapevolezza e impegno anche nell’agire professionale medico e scientifico. I PELLEGRINAGGI Dalle Forze Armate all’Ana e Croce Bianca ■ TRA I VARI PELLEGRINAGGI e appuntamenti giubilari al Santuario del beato don Gnocchi di Milano se ne segnalano alcuni di particolare significato. Qui si è svolto il primo dei tre incontri programmati dal Servizio per la pastorale della salute della diocesi di Milano nell’ambito del ciclo “Ero malato e mi avete visitato”, con la partecipazione dei ministri straordinari dell’Eucaristia, ma anche di quanti sono impegnati nella visita, nella consolazione e nell’accompagnamento di malati e anziani. Il 19 marzo è stato inoltre celebrato un ritiro spirituale delle religiosepresenti nella città di Milano, su iniziativa della diocesi ambrosiana. Il 15 marzo è stata la volta delle Forze Armate della Lombardia, in omaggio alla figura del beato don Gnocchi (nella foto). La celebrazione è stata presieduta da mons. Santo Marcianò, Ordinario Militare per l’Italia, alla presenza di vertici e rappresentanze delle forze armate regionali, oltre ad autorità civili, tra cui il prefetto di Milano, A le ssa n d r o Marangoni, e il vicesindaco della città, Francesca Balzani. Gli operatori del Centro IRCCS “S. Maria Nascente”, i volontari, gli utenti e loro famiglie hanno poi celebrato il 22 marzo il proprio Giubileo, mentre il 9 aprile è stata la volta di un pellegrinaggio dell’Oftal Milano (Opera Federativa Trasporto Ammalati Lourdes). Nel mese di maggio si è infine tenuto il pellegrinaggio dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Da segnalare che il 18 giugno si svolgerà, su iniziativa della diocesi di Milano, la “Notte della Misericordia”, con l’apertura straordinaria delle chiese giubilari per la preghiera, fra cui il Santuario del beato don Gnocchi. Sempre a giugno è in programma un pellegrinaggio dell’Associazione Nazionale Alpini e sono prenotati numerosi oratori estivi. A settembre toccherà ai volontari e responsabili della Croce Bianca di Milano varcare la Porta Santa di via Capecelatro. 17 MISSIONE UOMO MILANO. Scatti dal “Girola” alla mostra in Cattolica 16 Attualità LA RILESSIONE MISSIONE UOMO 18 La lezione di Papa Francesco: «La diversità è la vera ricchezza» ■ IL GIUBILEO dei disabili e delle persone ammalate - vissuto dall’interno della Fondazione Don Gnocchi - ha fatto nuovamente emergere uno straordinario punto di forza della “Baracca” voluta da don Carlo: quando i dipendenti, gli operatori, i volontari, i familiari e soprattutto i giovani “amici in difficoltà” sono chiamati a giornate non propriamente facili o di routine, fanno emergere una carica emotiva, una forza interiore e fisica, un adattamento alle difficoltà che permettono il superamento di ogni ostacolo e di ogni barriera. È stato poi straordinario l’affiatamento che da subito si è instaurato tra i due gruppi in partenza da Milano (la Residenza Sanitaria Disabili del Centro “S. Maria Nascente” e il gruppo del Centro “Vismara”), una cinquantina di persone che lasciata la stazione Centrale il sabato mattina hanno subito condiviso gli inevitabili inconvenienti legati al viaggio a Roma. E questo fino al rientro a Milano, alla mezzanotte del giorno dopo. Una delegazione della Fondazione al Giubileo dei disabili e degli ammalati: «Il Santo Padre ci ha fatto sentire davvero importanti» di Danilo Carena Nel pomeriggio di sabato, la stanchezza accumulata è stata spazzata via dal tour della Città eterna e dal successivo spettacolo nei giardini di Castel Sant’Angelo: la festa di Benvenuto “Oltre il limite”, condotta con grande carica emotiva da Rudy Zerbi e Annalisa Minetti, con l’esibizione di cantanti, ballerini e prestigiatori quali Alessandra Amoroso, Silvan, Simona Il gruppo a Roma ■ ANCHE UNA DELEGAZIONE di assistiti, familiari, operatori e volontari della Fondazione Don Gnocchi ha partecipato l’11 e 12 giugno al Giubileo degli ammalati e delle persone disabili, svoltosi a Roma. Sollecitata dai giovani disabili e dalle loro famiglie, la Fondazione ha ritenuto importante promuovere la partecipazione alla celebrazione di un gruppo di una cinquantina di pellegrini dei Centri “S. Maria Nascente” e “Vismara” di Milano, guidati dal presidente, monsignor Angelo Bazzari, da don Mauro Santoro, sacerdote accompagnatore e da Danilo Carena, responsabile del Servizio Promozione ed Eventi. Prima della solenne celebrazione in piazza San Pietro, il gruppo della Fondazione ha partecipato a Castel Sant’Angelo alla festa di benvenuto “Oltre il limite”, condotta da Rudy Zerbi e Annalisa Minetti. Atzori, Bebe Vio, Nicole Orlando e Stefano Oradei e la partecipazione della Banda dell’Arma dei Carabinieri, ha ridato nuovo slancio al gruppo “Don Gnocchi”. Domenica il grande appuntamento con Papa Francesco. Sotto un cielo impietoso - pioggia per buona parte della prima mattinata -, piazza San Pietro ha iniziato a riempirsi oltre due ore prima dell’arrivo del Santo Padre. Alla delegazione milanese si è aggiunta quella della struttura romana del Centro “S. Maria della Provvidenza”, composta da una ventina di persone. I sette ospiti della Rsa “S. Francesca Romana” erano accompagnati da Stefano, suor Gelinda, don Pasquale - il cappellano - e guidati dall’infaticabile Cristina Porta, coordinatrice delle attività educative dei Centri romani della Fondazione. Una presenza piccola, ma simpaticamente “rumorosa” quella degli ospiti romani della Fondazione, che, nonostante non abbiano potuto mostrare il loro striscione di saluto, non hanno smesso un momento di acclamare a Papa Francesco, che avevano visto da vicino il Giovedì Santo del 2014, quando si recò nella chiesa del Centro per la tradizionale Messa della lavanda dei piedi. Esperienze raccontate da famiglie di disabili, riflessioni sui problemi legati al mondo della sofferenza, canti e preghiere hanno accompagnato i fedeli alla Celebrazione Eucaristica presieduta dal Papa e concelebrata da un centinaio di sacerdoti, tra cui il presidente della Fondazione, monsignor Angelo Bazzari. Nella sua omelia finalmente sotto il sole Papa Francesco ha invitato tutti alla riflessione su temi che toccano il cuore della convivenza umana. «Mi ha colpito molto - raccontano alcuni partecipanti alla festa - quando il Papa ha ribadito che questo nostro mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente “perfette”, per non dire “truccate”, ma quando invece crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l’accettazione reciproca e il rispetto. È una lezione straordinaria per tutti». «Per essere più belli e più ricchi...» Già nell’incontro del sabato in Aula «Io, spettatore di prodigi stupendi... Quanta gioianegli occhi dei nostri ragazzi» ■ LA FONDAZIONE DON GNOCCHI non poteva non essere presente al Giubileo delle persone con disabilità. Le Scritture ci ricordano continuamente che il Signore Gesù, “volto della misericordia di Dio”, nel corso della sua vita in mezzo agli uomini, si è fatto vicino soprattutto ai più fragili, ai più deboli, agli ammalati. Partecipare a questo appuntamento voleva essere un modo per ricordare alle famiglie questa “predilezione di Dio” che ancora oggi si rivela, attraverso anche quelle realtà, come la Fondazione Don Gnocchi, chiamate ad essere “case” in cui ogni sofferenza trovi compassione, in cui ogni famiglia con il suo carico di dolore e fatica possa sentirsi capita e rispettata nella sua dignità. Come sempre, anche in questa occasione il Papa non si è risparmiato, regalandoci la sua presenza affettuosa, chinandosi su ogni ragazzo disabile e incoraggiando le rispettive famiglie. Le sue parole sono state semplici, ma chiare. Mi ha colpito molto un pas- Mauro Santoro saggio dell’omelia di domenica: «Si ritiene che una perso- na malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento. Nell’epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito Paolo VI con alcuni gruppi di disabili, Papa Francesco aveva espresso parole di incoraggiamento: «Ogni sfida ci impaurisce, ci fa paura, ci rende un po’ timorosi. Ma no! Le diversità sono proprio la ricchezza... È vero che alcune diversità sono dolorose, tutti lo sappiamo, come quelle che hanno radici in alcune malattie, ma anche quelle diversità ci aiutano, ci sfidano e ci arricchiscono. Per questo, non bisogna avere mai paura delle diversità: quella è proprio la strada per migliorare, per essere più belli e più ricchi». E ancora: «Se sei diverso, anche tu hai la possibilità di essere il migliore, questo è vero. La diversità non dice che chi ha i cinque sensi che funzionano bene sia migliore di chi - per esempio - è sordomuto. No! Questo non è vero! Tutti abbiamo la stessa possibilità di crescere, di andare avanti, di amare il Signore, di fare cose buone, di capire la dottrina cristiana, e tutti abbiamo la stessa possibilità di ricevere i sacramenti». Al termine della celebrazione, il momento più festoso, con i fedeli che hanno atteso il saluto e l’abbraccio caloroso del Papa. «È stata una giornata molto toccante e davvero significativa per noi operatori e per le persone con disabilità - ha commentato Cristina Porta, del Centro di Roma -. Un segno di speranza per tutti noi, ma soprattutto un momento nel quale i disabili si sono sentiti importanti. Grazie alle parole del Santo Padre, che si è immerso tra loro, proprio come un padre o un fratello maggiore, si sono sentiti amati, al centro dell’attenzione e non messi dietro un angolo, come gli ultimi». di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante...». Ebbene: contrariamente a quanto la sapienza di questo mondo possa pensare, io (e non solo io), in questi giorni di Giubileo, ho visto tanta felicità negli occhi dei ragazzi disabili e delle loro famiglie. Ancora una volta ho avuto la fortuna di essere “spettatore di prodigi stupendi”. Don Mauro Santoro 19 MISSIONE UOMO CHIESA Attualità MISSIONE UOMO 20 Il “diario di un difettoso”: «Sono felice, nessuno è perfetto» ■ SI DEFINISCE un “difettoso” e certamente l’autoironia non gli fa difetto, da toscano verace qual è, lo sguardo disincantato ma mai rassegnato sulla realtà che sta fuori e la vita (la propria). Il “difettoso” è Franco Vestri (nella foto sotto), 63 anni, funzionario della Soprintendenza alle Belle Arti di Firenze, Pistoia e Prato, esperto di direzione cantieri di restauri architettonici: nel suo curriculum, i restauri di alcuni “pezzi” pregiati che tutto il mondo ci invidia, come la cupola del Brunelleschi e il campanile di Giotto del Duomo di Firenze, la Basilica di S. Lorenzo e le Cappelle Medicee. Autobiografia ironica di un paziente assistito all’Irccs di Firenze. «Ho imparato che siamo come le olive, diamo il meglio quando veniamo spremuti» di Damiano Gornati segreto per far riaccendere ogni giorno la voglia di vivere. Ma dove stanno allora i difetti? Tutto questo Franco lo ha fatto, nonostante (ma viene anche da pensare, grazie anche) a una malattia invalidante, manifestatasi all’inizio in maniera subdola e poi esplosa in tutta la sua gravità . E nemmeno gli specialisti di mezzo mondo che lo hanno visitato hanno capito di che male si tratti: si sa solo che è di natura neurologica e il dato di fatto è che poi costringe a muoversi su una sedia a rotelle, con grande fatica, facendo i conti con la forza che ogni giorno sembra sempre più venir meno... Di questa storia, che ad un certo punto è diventata quasi una sfida tra un destino che sembra costringere all’immobilità e una forza di volontà punta fino all’impalcatura più alta della cupola del Duomo, Franco ha tratto un libro autobiografico - “Diario di un difettoso”, per l’appunto - nel quale, con linguaggio vivace e ironico, racconta di sé, del suo male e della lotta per riconoscerlo e contrastarlo, della sua forza interiore e del Dai primi sintomi alla sedia a rotelle I primi sintomiad appena 26 anni, poco dopo il matrimonio, il periodo certamente più bello e intenso per chi ha davanti a sè la realizzazione di sogni a lungo cullati. «È stata una botta tremenda - racconta Franco -. Come è possibile accettare di dover cambiare radicalmente la propria vita? Puoi anche far finta di niente, ma poi sei costretto a fare i conti con una realtà sempre più difficile, dove anche le cose più banali diventano impossibili». Fino a convincersi di non essere più una persona normale. «Ho faticato ad accettarmi...Non volevo usare il bastone, quando ancora riuscivo a camminare; usavo un ombrello per sostenermi, in ogni stagione. Ero molto legato al giudizio degli altri e poi sono un maledetto esteta, non accettavo all’inizio l’idea di dovermi servire di tutti questi brutti aggeggi per vivere». Scrivere la storia della propria vita è servito anche a questo: ad accettarsi senza il timore di mostrare i propri limiti... «L’idea mi è venuta nel 2012. Volevo fissare degli episodi della mia vita per me e la mia famiglia e per riempire dei vuoti nei mei ricordi. Sono partito scrivendo un semplice diario, poi qualcuno che lo ha letto mi ha convinto a farne un libro e così mi ci sono baloccato e questo è stato il risultato. Si tratta della mia storia, quindi non è stata una fatica». Una storia così diventata pubblica... «L’obiettivo non era quello di parlare di me. La mia vita è dura, ma non più di quella di tanti altri. Forse per lasciare un messaggio. C’è stato un punto di svolta molto importante nella mia vita. Nel 1987 sono stato negli Stati Uniti per una visita medica: non ho avuto una diagnosi, ma una prognosi quella sì, e molto severa. A distanza di anni mi sono guardato indietro e mi sono reso conto, nonostante tutto, di aver realizzato molte cose. Come se la vita mi avesse schiaffeggiato, insegnandomi che ero io a pormi dei limiti. Così ho scoperto che cia- FIRENZE. Riabilitazione neurologicaad alta specializzazione ROVATO (BS) ■ L’UNITÀ DI RIABILITAZIONE NEUROLOGICA del Centro IRCCS “Don Gnocchi” di Firenze è dotata di 18 posti letto di riabilitazione ospedaliera intensiva ad alta specializzazione, di 6 “extra ospedaliera” e di 6 letti in day hospital. Assiste pazienti adulti di ogni età con esiti di ictus e patologie neurologiche complesse (esiti da interventi neurochirurgici) e traumi (lesioni midollari). Nell’ottica di una presa in carico globale, la riabilitazione motoria viene affiancata a quella neurocognitiva, logopedica e urologica, alla terapia occupazionale (riadattamento alla vita quotidiana), con l’utilizzo anche di tecnologie robotiche (in modo specifico per la riabilitazione dell’arto superiore). È garantita inoltre un’azione di valutazione degli ausili più appropriati (SIVA) e un successivo addestramento al loro uso, allargato anche ai familiari. L’équipe logopedica lavora anche sulle disfagie (“allenamento” alla deglutizione) e sulla dispnea (disassuefazione alla cannula trachele), mentre l’apporto dell’urologo è importante per la gestione dei problemi di infezione urinaria, controllo sfinterico e incontinenza. Un Servizio di Neurofisiopatologia garantisce la possibilità di effettuare esami specialistici quali l’elettromiografia , l’elettroneuronografia e potenziali evocati, sensitivi e motori. Inoltre, su soggetti idonei viene effettuata la stimolazione magnetica, particolarmente efficace per i casi di eminegligenza e afasia. Da oltre 15 anni, presso l’Unità viene somministrata la tossina botulimica a pazienti ricoverati (e a scopo di ricerca) che presentano situazioni di ipertono spastico, per ottenere un rilassamento neuromuscolare e correggere movimenti e posture anomale. Altro utilizzo è quello in pazienti affetti da iperidrosi (eccessiva sudorazione). Responsabile medico dell’Unità è la dottoressa Assunta Pizzi (a destra nella foto), neurologa e fisiatra. Viva per miracolo, una mostra racconta... scuno ha dentro di sé ha la forza di lottare contro le circostanze e io non sono più forte degli altri. Ho scritto sul retro del libro una frase del Talmud: l’essere umano è come l’oliva: dà il meglio di sè quando viene spremuta e così ho deciso di non soffrire più; questa è stata la mia fortuna». L’incontro con la “Don Gnocchi” Don Silvano Nistri, storico della chiesa fiorentina e amico di don Milani e La Pira, in una presentazione ha definito il racconto “un libro cristiano di un difettoso che si proclama buddista”... «La filosofia buddista mi ha insegnato molto: io la considero un mezzo che mi aiuta a vivere; per altri può essere la religione. In particolare, mi ha aiutato a rafforzarmi dentro, a trovare la forza per lottare a farmi capire che tutto dipende da me e che ce la posso fare». Nel cammino di “difettoso”, l’incontro con la Fondazione Don Gnocchi... «Nel mio primo ricovero in Neurologia a Firenze - era il 1980 - ho incontrato la dottoressa Assunta Pizzi, da poco laureata e assistente del professor Marconi, che mi aveva in cura. Dopo diversi anni la chiamai, in un momento in cui ero in crisi e soffrivo particolarmente. Così fu lei a farmi venire la prima volta al Centro “Don Gnocchi” di Pozzolatico, dove mi rimise in moto. Da allora, tutti gli anni, ci torno per un day hospital di qualche settimana, perché mi trovo bene, in particolare con tutti i terapisti che mi hanno preso in cura. Da allora, il Centro è diventato un punto di riferimento importante per me». Dopo 35 anni di infelice convivenza con una malattia quasi senza identità, verrebbe naturale un moto di ribellione, e invece... «Accettazione per me significa mettere a frutto le sofferenze, trasformare il veleno in medicina. Mi sono fatto un’altra scala di valori: so che non posso andare a sciare, ma posso fare molte altre cose; ho avuto la fortuna di avere tante persone intorno e un lavoro straordinario. Oggi riesco ancora a lavorare e a fare cose importanti; non mi cambierei con quello che ero 30 anni. In fondo, chi non ha problemi? Non si può fare una classifica sui problemi, contano le sofferenze che i problemi ci portano. E quelle sono sempre soggettive. Difettosi in fondo lo siamo un po’ tutti, dal momento che nessuno è perfetto». ■ CONTA FINO A DIECI, perché dieci sono i passi che ora riesce a fare. Un piede davanti all'altro e poi ancora, fino al giorno in cui non avrà più bisogno d'aiuto per camminare. «Spero di farcela entro la fine dell'anno», racconta Barbara Zanini,giovane donna di Clusane di Iseo (Bs), 34 anni da festeggiare a breve per celebrare una rinascita che sta avvenendo grazie al lavoro riabilitativo dell’équipe del Centro “Spalenza-Don Gnocchi” di Rovato (Bs). Il 25 ottobre della scorso è stata travolta da una violenza senza eguali e senza giustificazioni. Un ragazzo che conosceva da due mesi le ha sparato alla testa, uccidendosi poi davanti ai suoi occhi. «Quando sono arrivata in ospedale, quella notte, mi hanno dato per morta. Sono viva per un “battito d’ali di farfalla…”». Il fatto avviene in Liguria e per una decina di giorni Barbara resta in coma. Superato il momento più difficile, ecco il trasferimento al Centro “Spalenza-Don Gnocchi” di Rovato per la riabilitazione. Oggi, all'ingresso del Centro dove Barbara continua pazientemente il suo percorso di rinascita, c’è una mostra che racconta il miracolo e invita a riflettere. «Il mio - dice - vuole essere un grido di dolore e di rabbia… Vuole essere l’urlo di tutte quelle donne, uomini e bambini che hanno subìto qualsiasi tipo di violenza, vuole essere la voce di tutti quelli che non ce l’hanno fatta e che non hanno avuto la fortuna, come me, di poter raccontare la propria tragedia. Ora guardo il mondo da una carrozzina. Ma il panorama è bellissimo quando hai la consapevolezza di essere una sopravvissuta… Un grazie a chi mi stanno accompagnando in questo cammino e alla Fondazione Don Gnocchi che è per me una grande famiglia…». 21 MISSIONE UOMO STORIE Attualità CIVIDALE DEL FRIULI MISSIONE UOMO 22 Gli alpini non dimenticano l’amato cappellano don Gnocchi ■ L’ADUNATA CHE HA CELEBRATO i 155 anni dell’Unità d’Italia, i 100 della Grande Guerra e i 70 della Costituzione della Repubblica italiana non ha dimenticato il cappellano alpino don Carlo Gnocchi. L’appuntamento di Asti (adunata numero 89) ha richiamato come al solitomigliaia di penne nere dall’Italia e dal mondo, che hanno sfilato ininterrottamente per dodici ore nel tradizionale appuntamento della domenica. Davanti alla tribuna delle autorità sono sfilati in 75mila, salutati dal presidente dell’Ana Sebastiano Favero, dal sindaco di Asti Fabrizio Brignolo e da quello di Torino Piero Fassino, dal presidente della Regione Sergio Chiamparino e dai vertici della Difesa e dell’Esercito, il ministro Roberta Pinotti, i generali Claudio Graziano e Danilo Errico e il comandante delle Truppe Alpine, generale Federico Bonato. Tanti gli striscioni portati in sfilata, che hanno sviluppato il motto dell’Adunata: “Custodi della memoria e orizzonte per la gioventù”: “Insegniamo ai giovani a ricordare” si leggeva su uno di essi; “Chi crede nei valori non ha paura del futuro”, ammoniva con sano ottimismo un altro; “Se dai dimentica... se ricevi ricorda!”, un precetto seguito alla lettera dagli alpini e dai tanti volontari della Protezione Civile dell’Associazione, che durante l’alluvione del 1994 sono stati tra i primi a soccorrere la popolazione astigiana. Memoria, iniziative e un emblematico striscione dedicato al beato don Carlo (“Sempre con noi”) all’89esima Adunata Nazionale di Asti Papa Francesco: «Imitate l’esempio di don Gnocchi» ■ «UN PENSIERO SPECIALE RIVOLGO agli alpini riuniti ad Asti per l’Adunata nazionale. Li esorto ad essere testimoni di misericordia e di speranza, imitando l’esempio del beato don Carlo Gnocchi, del beato fratel Luigi Bordino e del venerabile Teresio Olivelli, che onorarono il corpo degli alpini con la santità della loro vita». Sono parole di Papa Francesco, nel saluto alle penne nere ammassate ad Asti in occasione dell'89 adunata nazionale. Una manifestazione dai grandi numeri, a cominciare dal record di partecipazione dei Gruppi Ana che hanno portato ad Asti nei tre giorni almeno mezzo milione di persone. Un evento unico, come ha confermato don Bruno Fasani, direttore de L’Alpino: «Asti, dopo 26 anni, è tornata a indossare il cappello alpino. L’Adunata è un’esplosione di umanità: sono migliaia di esperienze umane che crescono nel tessuto sociale e non si possono raccontare in termini quantitativi». Ha aggiunto il presidente dell’Associazione nazionale Alpini, Sebastiano Favero: «Una grande Adunata che non è solo festa, ma è anche festa: così come non ci sono solo diritti ma anche doveri. Primo dovere è servire gli altri e la Patria. La solidarietà è essere pronti a dare qualcosa». Numero speciale de L’Alpino E se si parla di solidarietà, gli alpini non dimenticano don Gnocchi, l’amato cappellano che con le penne nere condivise durante la Seconda Guerra mondiale prima la campagna sul fronte greco-albanese e poi quella tragica sul fronte russo. Nell’occasione l'Ana ha voluto dedicare al “santo con la penna alpina” - nel 60esimo della morte - un servizio speciale di oltre una decina di pagine sul numero di maggio della rivista L’Alpino, distribuita in occasione dell’Adunata. E non solo: diversi gruppi alpini hanno organizzato significativi gesti commemorativi: l’Associazione “62° Cp. Fux”- i cui membri sono accomunati dal fatto di aver svolto la naia presso la 62a Compagnia del battaglione Bassano, oggi riuniti in associazione di promozione sociale, che in passato tanto hanno già organizzato in ricordo di don Gnocchi sotto lo slogan “Insema per la baracca” - hanno sfilato con gli alpini del gruppo di Atri e Torrebruna della sezione Abruzzi con uno striscione che recita: “28 febbraio 1956… 2016. Non muore chi vive nel cuore di chi resta! Don Carlo Gnocchi sempre con noi” (nella foto grande). Insieme agli alpini, la sezione ha fatto sì che con gli abruzzesi potesse sfilare anche Silvio Colagrande, uno dei due ragazzi che sessant’anni fa recuperò la vista grazie al dono della cornea di don Carlo. La Fondazione è stata inoltre presente con il proprio presidente, monsignor Angelo Bazzari, che ha concelebrato ineieme a molti cappellani militari la Messa solenne in suffragio di tutti i Caduti, presieduta nel pomeriggio di sabato nella cattedrale di Asti dal vescovo Francesco Guido Ravinale (nelle foto qui sotto). Una reliquiadel beato all’Ottavo Reggimento nel decennale del gemellaggiocon la Fondazione ■ DON GNOCCHI È TORNATO dai suoi alpini. Una sua reliquia è stata infatti consegnata all’8° Reggimento Alpini di Cividale del Friuli lo scorso 26 maggio, in occasione della visita pastorale dell’Ordinario Militare per l’Italia, l’arcivescovo Santo Marcianò, e nel decennale del gemellaggio tra la Fondazione e lo stesso 8° Reggimento, i quali condividono i principi e i valori che accomunano lo spirito del Beato con quello del corpo degli alpini: semplicità, fratellanza, solidarietà. Accolto dal Comandante della Brigata Alpina “Julia”, generale di Brigata Michele Risi, dal comandante dell’8° Reggimento Alpini, colonnello Giuseppe Carfagna e dal sottufficiale di Corpo, 1° Maresciallo Renato Ciabrelli, monsignor Marcianò ha incontrato gli alpini del Reggimento, ai quali ha espresso parole d’ammirazione per l’operato svolto sia in Italia che all’estero. Nella stessa mattinata, nella chiesa di San Francesco, si è svolto un incontro con le scuole e le autorità locali dal titolo “Don Carlo Gnocchi protagonista del suo tempo: sacerdote, cappellano militare, testimone della carità”. Tante le persone presenti, cittadini, giovani studenti del Liceo classico della cittadina friulana e gli stessi alpini del reggimento locale. Durante l’evento è stata raccontata tramite immagini e parole la storia del Beato cappellano delle penne nere. La giornata è proseguita presso la caserma “Francescatto”, sede del Comando del’8° Reggimento Alpini, dove l’arcivescovo Marcianò ha concelebrato la Messa, assieme all’arciprete di Cividale del Friuli monsignor Livio Carlino, al presidente della Fondazione mons. Angelo Bazzari, e ai cappellani militari in servizio e in congedo della quarta zona pastorale. Durante l’omelia, l’Ordinario militare ha voluto sottolineare quanto celebrare oggi la memoria del beato don Gnocchi - a 60 anni dalla sua morte - «significhi sentirsi chiamati a credere come lui all’amore, a quell’amore che si può seminare anche nella vostra realtà di alpini, nel nostro mondo militare». «Penso a quanto siete chiamati a fare ha aggiunto Marcianò rivolto ai militari presenti - nella lotta all’ingiustizia, alla violenza, alla corruzione, alla devastazione ambientale che generano fame, sete, nudità e povertà; penso alla testimonianza di accoglienza degli stranieri, di soccorso nelle sofferenze e nelle calamità naturali, di difesa della vita; e penso ai tanti caduti, morti non solo a servizio della patria ma nella protezione diretta della vita di altri uomini, magari di innocenti e bambini… È, il vostro come quello di don Gnocchi, un servizio di speranza». Al termine della celebrazione si è proceduto alla consegna della reliquia di don Carlo (foto sopra), regalata dalla Fondazione Don Gnocchi all’8° Reggimento, che è stata collocata nella chiesa “Gesù piccolino” presente nel piazzale della caserma, perché venga perennemente custodita ed esposta. 23 MISSIONE UOMO ALPINI Attualità FUNDRAISING 25 ■ SONO 14.777 i contribuenti che nella dichiarazione dei redditi del 2014 hanno scelto di destinare il 5x1000 alla Fondazione Don Gnocchi, per una somma complessiva - resti compresi - che sfiora i 600 mila euro. Il dato - recentemente reso noto dall’Agenzia delle Entrate - conferma la sostanziale stabilità del totale delle firme, che tuttavia ha comportato una raccolta in sensibile crescita (+24,9%). La Fondazione si piazza al 57° posto (su quasi 38 mila associazioni) nell’elenco del Volontariato e delle Onlus e al 30° posto (su 2813) tra gli enti che svolgono ricerca sanitaria. A tutti va il riconoscente ringraziamento della Fondazione, insieme all’invito a continuare a sostenere le complesse attività accanto ai più fragili, tanto più ora che la riforma del Terzo settore - approvata nei giorni scorsi dal Parlamento - ha previsto il consolidamento e una più trasparente regolazione del 5x1000. Con questo strumento ogni contribuente può devolvere alla Fondazione, senza alcun aggravio, il 5x1000 dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, indicando il codice fiscale della “Don Gnocchi” (04793650583) nell’elenco a sostegno del Volontariato e delle Organizzazioni non lucrative, oppure in quello della ricerca sanitaria. La somma dei finanziamenti del 2014 (relativi alle scelte espresse nelle dichiarazioni dei redditi 2013), ammonta a quasi Il “grazie” ai quasi 15 mila contribuenti che hanno scelto la “Don Gnocchi” nelle dichiarazioni 2014: ecco come sono state utilizzate le somme raccolte in questi anni mezzo miliardo di euro, distribuiti tra Onlus, ricerca sanitaria e scientifica, associazioni sportive e Comuni. La Fondazione Don Gnocchi partecipa in due ambiti (Volontariato e Ricerca sanitaria): in questi anni, il ricavato per la quota “ricerca sanitaria” è stato utilizzato dalla Fondazione a sostegno di due progetti di CATEGORIE dichiarazione Numero scelte Importo scelte Importo resti TOTALE MISSIONE UOMO 5x1000, una firma per sostenere la Fondazione ricerca: il primo è rivolto allo studio di alcuni disturbi nello sviluppo neurologico dei bambini; il secondo allo studio di nuovi marcatori per la diagnosi precoce di alcune malattie neurodegenerative, tra cui Alzheimer e sclerosi multipla, una necessità pressante, poiché la diagnosi viene oggi effettuata quando si manifestano già segni clinici evidenti. Per la quota del Volontariato e delle Associazioni non lucrative, il ricavato è stato destinato ai servizi a favore di persone con disabilità e a sostegno dei progetti di solidarietà internazionale: in Bolivia per il consolidamento delle attività di riabilitazione; in Bosnia con il Centro di Riabilitazione per bambini disabili “Maria Nasa Nada”; in Burundi con l’ospedale di Ngozi; in Rwanda con il Centro di Chirurgia Ortopedica Pediatrica e Riabilitazione di Rilima e infine in Ecuador con l’Istituto di Educazione Speciale “Nuevos Pasos” di San Lorenzo. “Basta una firma per dare sostegno” è lo slogan che accompagna in queste settimane l’invito a sostenere la Fondazione Don Gnocchi con il 5x1000 in occasione delle dichiarazioni dei redditi. Le due immagini (un ragazzo in carrozzina e un anziano appoggiato a un bastone) riassumono efficacemente l’impegno della “Don Gnocchi” accanto ai più fragili. Per ulteriori informazioni e approfondimenti, è possibile visitare il sito internet 5x1000.dongnocchi.it o scrivere a [email protected]. IMPORTI RICEVUTI CON IL 5X1000 VOLONTARIATO 2013 11.940 € 341.638 € 17.910 € 359.548 2014 11.964 € 425.173 € 21.621 € 446.794 RICERCA SANITARIA 2013 2.844 € 75.109 € 44.626 € 119.735 2014 2.813 € 98.258 € 53.772 € 153.030 L’andamento delle firme e degli importi ricevuti dalla Fondazione negli ultimi anni grazie al 5x1000, nelle due categorie del sostegno al Volontariato e del finanziamento alla ricerca sanitaria. L’importo dei resti si riferisce a quei contribuenti che hanno apposto la propria firma a un settore specifico, senza tuttavia indicare alcuna organizzazione con il relativo codice fiscale Attività SERVIZI 27 Numeri, progetti, attività: ecco il Report sull’esercizio 2015 ■ QUASI 11 MILA pazienti ricoverati, per oltre 330 mila giornate di degenza ospedaliera. Oltre 580 mila trattamenti ambulatoriali ospedalieri, con più di 140 mila assistiti. Oltre 7.600 ricoveri e più di un milione di trattamenti ambulatoriali extraospedalieri. Ancora: oltre 4200 assistiti in ambito socio-assistenziale (Rsa per anziani, Centri Diurni Integrati, Assistenza Domiciliare Integrata e Hospice) e più di 500 disabili accolti nelle Residenze Sanitarie, nei Centri Diurni e negli altri servizi attivi. Sono alcuni dei numeri dell’articolata attività dei Centri della Fondazione Don Gnocchi, descritti e illustrati nel Report 2015, in distribuzione in queste settimane. Una dettagliata fotografia della Fondazione oggi, con i risultati raggiunti, i progetti realizzati e i momenti più significativi che hanno caratterizzato lo scorso anno. Cinque i capitoli del Report, una sorta di bilancio di missione 2015: l’istituzione (il fondatore, l’Opera, i fondamenti ispirativi, la Carta dei valori e la governance); l’organizzazione (il modello organizzativo, le risorse umane, le associazioni familiari, il volontariato); l’attività 2015 negli ambiti sanitario-riabilitativo, socioassistenziale e socioassistenziale per disabili (con focus sui passaggi piùrilevanti), l’attività di ricerca scientifica e innovazione tecnologica, di formazione, di solidaretà internazionale, di comunicazione e fundraising; i risultati economici (andamento gestionale, stato patrimoniale e certificazione di bilancio) e alcune linee strategiche di sviluppo. «Mentre i dati numerici testimoniano e declinano la salute della Fondazione - scrive nel saluto introduttivo il presidente della Fondazione, monsignor Angelo Bazzari questo Report ne evidenzia l’animo, ne fotografa la vitalità, ne esprime la passione. La Fondazione deve credere Mons, Angelo Bazzari in se stessa e nel propriotalen- MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 26 In distribuzione il bilancio di missione, articolata fotografia dei vari ambiti della Fondazione e dei risultati raggiunti lo scorso anno to e operare nella consapevolezza che ogni difficoltà è superabile, se non ci si lascia scippare un’affidabile speranza da una prolungata crisi, che investe anche la sanità e che sembra non finire... L’importante è scovare le diverse opportunità che si offrono, per rispondere agli impellenti bisogni di salute delle persone più fragili con la professionalità e l’umanità di sempre, elementi che hanno contribuito a maturare negli anni un patrimonio di reputazione molto vasto e un’alta stima nell’operato della “Don Gnocchi”». «Il 2015 è stato un anno di profondi cambiamenti a livello centrale e territoriale Marco Campari - sono invece parole del consigliere delegato, Marco Campari - , che hanno consentito di realizzare un’efficace integrazione dei vertici operativi della Fondazione. La Fondazione Don Gnocchi ha di fronte a sè una grande opportunità: è presente in quasi tutti i settori sanitari e sociosanitari-assistenziali del mondo dei post-acuti. La presa in carico del paziente, indispensabile per garantire la continuità assistenziale, necessita di capacità mediche e organizzative, di strumenti informatici e di interazione delle numerose risorse necessarie alla corretta definizione e attuazione del percorso sanitario-assistenziale del paziente attraverso i diversi setting operativi presenti nelle nostre strutture. Nell’interesse del paziente la Fondazione può e deve cogliere questa grande opportunità, che è straordinariamente coerente con la missione del suo fondatore e che deve oggi tradursi nell’adozione di tutti i più moderni strumenti che consentano di perseguire questo obiettivo». Nelle tabelle, dati dell’attività 2015 della Fondazione. Il modello riabilitativo caratterizzato dall’elevata complessità delle cure erogate, in una logica di continuità assistenziale - prevede interventi multidisciplinari, con il coinvolgimento di diverse figure specialistiche che operano sulla base di un piano personalizzato . Dopo aver sinteticamente ricordato la biografia del fondatore e ripercorso per capitoli la storia dell’Opera che oggi porta il suo nome, il Report si sofferma sulla governance (14 le sedute del Consiglio di Amministrazione nel 2015) e sul nuovo modello organizzativo ormai consolidato. Il capitolo delle risorse umane rivela che gli operatori della “Don Gnocchi” sono attualmente 5.615 (3.680 dipendenti e 1.935 collaboratori e libero professio- nisti, con il 74% donne e il 26% uomini). Un migliaio- tra associati e singoli - i volontari che prestano servizio nei Centri. Lunga la carrellata di eventi che hanno costellato il 2015 (nella foto qui sopra la nuova sede del Polo Riabilitativo del Levante ligure, trasferita nel mese di luglio da Sar- L’assistenza agli anziani fragili è un impegno qualificante della Fondazione, tanto da rappresentare oggi uno dei modelli di riferimento a livello nazionale. Oltre agli anziani, l’attività assistenziale della “Don Gnocchi” è rivolta da una quindicina d’anni anche ai malati terminali, con una rete di Centri residenziali per cure palliative. L’obiettivo principale dell’attività con le persone disabili è invece la promozione dell'intero progetto di vita, in una visione unitaria dei loro bisogni, stimolando piena partecipazione negli ambiti della vita sociale (famiglia, scuola, lavoro, tempo libero...). zana a La Spezia) e articolata la presentazione dei risultati dei vari ambiti di attività della Fondazione (vedi tabelle in pagina). Non mancano testimonianzesignificative di pazienti o loro familiari e un appendice finale con la presentazione dei Centri oggi organizzati in Presidi. «Continuiamo - conclude il presidente - rimanendo fedeli al carisma del nostro fondatore, del quale stiamo celebrando il 60esimo anniversario della scomparsa, cercando di meritare la sua protezione e rinnovando l’entusiasmo per il nostro lavoro e la passione per i nostri assistiti». Attività MISSIONE UOMO 28 Qualità, competitività, eccellenza: la Fondazione nella Rete EPR ■ NUOVI IMPORTANTI PASSI della Fondazione in seno all’Epr, la “European Platform for Rehabilitation”, rete europea di Centri di eccellenza nel campo della disabilità e della riabilitazione con sede a Bruxelles, a cui la “Don Gnocchi” ha aderito nell’autunno dello scorso anno come membro associato. È infatti fissata per il prossimo ottobre la visita di studio alla Fondazione Don Gnocchi - a partire dal Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano - dei partner europei della Rete, strutture che si caratterizzano per l’elevato standard di qualità dei servizi che offrono nel campo della cura, della riabilitazione medica, dell’assistenza e dell’inserimento sociale. Scopo principale dell’Epr è infatti quello di supportare i partner nella formazione avanzata dei propri operatori, nello sviluppo e scambio di buone pratiche, nelle visite di studio, nel miglioramento della qualità e della competitività. Epr svolge inoltre il ruolo di interfaccia con la Commissione Europea, facilitando l’accesso a finanziamenti e contribuendo attivamente allo sviluppo delle politiche sociali europee, grazie al suo status di membro del Gruppo di Alto Livello sulla disabilità dell’Unione Europea e di membro consultivo presso il Consiglio d’Europa. Copenaghen, summit sui megatrend Nelle scorse settimane, inoltre, si è infatti svolto a Copenaghen lo Strategic La “Don Gnocchi” ha aderito in qualità di membro associato alla Piattaforma Europea per la Riabilitazione. In ottobre la visita di studio dei partner di Emanuele Brambilla Workshop for Directors, a cui ha partecipato l’ingegner Renzo Andrich, del Centro per l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico (Citt) della Fondazione Don Gnocchi. Si è trattato di un vero e proprio mini-corso di formazione, centrato su lavori di gruppo e apprendimento cooperativo, finalizzato a promuovere nei partecipanti riflessioni applicabili alle proprie organizzazioni. «Una prima sessione - spiega Andrich è stata dedicata all’approfondimento dei megatrend, ovvero alle tendenze globali in atto nella società e al loro prevedibile impatto nei servizi di cura e riabilitazione, con una relazione introduttiva, corredata da molti esempi tratti dall’esperienza di aziende leader nei vari settori, che è stata svolta da Thomas Geuken, ricercatore senior del Copenhagen Institute for Futures Studies (Istituto di ricerca sugli scenari futuri). «Tra i vari megatrend in atto, ha citato fattori quali la globalizzazione, l’accelerazione (oggi non vince più il più grande sul più piccolo, ma il più veloce sul più lento), l’evoluzione demografica (società sempre più anziana e quindi con bisogni diversi rispetto a un tempo), lo sviluppo tecnologico, gli atteggiamenti rispetto al lavoro (da “lavoro per sopravvivere” a “lavoro per rendersi utili e per realizzarsi”), la polarizzazione (vince chi si caratterizza con precisione in un senso o un altro), la personalizzazione (cliente-utente che chiede servizi sempre più personalizzati alle proprie esigenze), l’attenzione alla salute (la persona desidera essere sempre più protagonista e decisore su ciò che concerne la propria salute), il lavorare in rete (difficile per una singola organizzazione rispondere da sola a tutte le esigenze personalizzate del cliente: lo si può fare in partnership con altre organizzazioni se si instaurano modalità efficaci di lavoro in rete), l’evoluzione verso una società della conoscenza (vince chi sa di più e dispone di più informazioni), l’evoluzione verso una società della complessità, l'interesse alla sostenibilità ambientale e la dematerializzazione dei processi». Le tendenze su cui riflettere Durante i lavori sono emersi vari spunti di riflessione, in particolare per quanto riguarda la velocità di cambiamenti aziendali, l’aumento di fattori di imprevedibilità (instabilità politiche, affermazione di certe tecnologie contro le previsioni fatte in precedenza), lo spostamento dal fattore “prodotto” al “servizio”, l’importanza di stabilire una forte collaborazione e lo spostamento della percezione demografica, che genera differenti profili di clienti, con la tradizionale distinzione tra “giovani-adulti-anziani” che sta scomparendo per lasciare il posto a una distinzione tra “liberi/genitori e liberi ancora/anziani”, senza una precisa distinzione di età: ci infatti sono genitori sempre più anziani, persone in età avanzata in ottima salute che si sentono “liberi ancora”, perché i figli sono cresciuti e indipendenti, e quasi metà delle persone è single... «E stato ribadito a più riprese che nelle organizzazioni impegnate nel settore dei servizi alla persona, “il personale è il carburante dell’organizzazione” - aggiunge Andrich -. Per questo è strategico aumentare la percentuale dei dipendenti e collaboratori che si sentono attivamente coinvolti negli obiettivi aziendali. Sono varie le leve su cui agire per migliorare il coinvolgimento: le modalità contrattuali che prevedano opportuni bilanci tra libertà, flessibilità e responsabilità; i servizi alle famiglie; i processi decisionali caratterizzati da chiarezza e certezza di tempi; la formazione continua. Un concetto interessante riguarda poi il sistema scolastico, dove occorre tenere presente che i bambini che oggi formiamo andranno a fare in futuro lavori che oggi non sono stati ancora inventati». I nuovi scenari della salute Da tutto ciò il seminario danese ha messo a fuoco alcuni punti cardine, primo tra i quali la necessità che l’organizzazione di eccellenza consideri l’utente al vertice della catena del valore. Per quanto riguarda la focalizzazione della salute, dal concetto di “malattiaguarigione” si sta passando al concetto di “stile di vita salutare”. In altre parole: il cliente cerca non solo “servizi che guariscono”, ma anche “servizi che fanno stare meglio”. La singola persona - sempre più informata grazie alla rete web - vuole prendere decisioni autonome sulla propria salute e considera il ricorso alle cure professionali come una delle possibili opzioni. Ciò ■ LA FONDAZIONE DON GNOCCHI e la Società Italiana di Analisi del Movimento in Clinica (Siamoc) organizzano il XVII Congresso nazionale della Siamoc, che si terrà a Milano, presso il Centro Congressi Cariplo, dal 5 all’8 ottobre prossimi. Il XVII Congresso Siamoc sarà presieduto dall’ingegner Maurizio Ferrarin, dell’Irccs “S. Maria Nascente” Fondazione Don Gnocchi di Milano. La Siamoc è la società scientifica che raccoglie fisioterapisti, bioingegneri e medici di varie specialità impegnati nello sviluppo metodologico e nelle applicazioni cliniche dell’analisi strumentale del movimento umano. «Continua il nostro impegno in questa importante società Maurizio Ferrarin scientifica multidisciplinare che raccoglie molti ricercatori e operatori della riabilitazione motoria, sia di estrazione clinica che ingegneristica ha commentato Ferrarin -. L’organizzazione del Congresso Siamoc come Fondazione Don Gnocchi rappresenta per noi un grande impegno, che vedrà tra l’altro svolgersi la parte precongressuale presso il nostro Irccs “S. Maria Nascente”». Il rilievo in seno alla Siamoc rappresenta un importante riconoscimento delle competenze clinico-scientifiche degli operatori della Fondazione impegnati in questo ambito e, più in generale, del ruolo che la “Don Gnocchi” ha assunto in questo settore nel panorama nazionale. Un momento dello Strategic Workshop for Directors di Copenaghen a cui ha partecipato la Fondazione ovviamente presenta dei rischi, ma oggi rappresenta una tendenza inarrestabile con cui fare i conti. C’è poi il fondamentale capitolo dello sviluppo tecnologico: «Oggi - sottolinea in proposito Andrich - siamo nel momento esplosivo della robotica e dell’informatica. Si dice che nel 2015 si sia raggiunta la soglia del “computer più capace di un cervello umano” e nel 2045 verrà raggiunta quella del “computer più capace di tutti i cervelli umani messi assieme”. Nasceranno nuove professioni legate all'interazione uomo-robot. La sostanza del lavoro sta cambiando dalla manualità, alla conoscenza, alla creatività e le “persone sagge” avranno sempre più maggior valore dei “bravi impiegati”. Si tratta di temi fondamentali per qualunque organizzazione che vuole proiettarsi nel futuro». Altri fattori emersi nel workshop sono le già note necessità di investire sempre più nella formazione del personale e nelle tecnologie biomediche e riabilitative; migliorare la comunicazione con l'utente; investire in servizi collegati alle tecnologie assistive e all’accomodamento “ragionevole” dell’ambiente di vita, quali fattori essenziali per la continuità di cura; affrontare i nuovi bisogni emergenti; diventare organizzazioni dinamiche in grado di attrarre personale giovane in un mercato del lavoro sempre più competitivo, oltre a costruire una capacità di accelerare i cambiamenti, a fronte dei nuovi concorrenti che entrano nel mercato. Il prossimo appuntamento della rete sarà Conferenza Annuale Epr sul tema “Evolving societies, evolving services: going through the looking glass” (società in evoluzione, servizi in evoluzione: guardare attraverso lo specchio) che si terrà a Lisbona (Portogallo) i prossimi 21 e 22 settembre. 29 MISSIONE UOMO MILANO. Sarà la Fondazione Don Gnocchia organizzare il prossimo ottobre il XVII Congresso nazionale Siamoc SCENARI Attività Attività SERVIZI SERVIZI 31 Un sostegno per l’estate con i “ricoveri di sollievo” ■ MILANO, MA NON SOLO... Ci sono anche i Centri di Roma, Torino, Firenze, Parma, Malnate (Va) e Rovato (Bs) tra le strutture dove la Fondazione Don Gnocchi ha attivato “ricoveri di sollievo”. Lo scopo è quello di permettere alle famiglie di affidare temporaneamente i propri cari alle cure erogate da presìdi specializzati. Un’esigenza quanto mai sentita nel periodo estivo, quando tradizionalmente si registra una maggiore domanda sia per far fronte alle legittime richieste di riposo dei caregiver, sia per consentire alla famiglie stesse brevi periodi di sollievo. Ne parliamo con il dottor Angelo Montesano, primario dell’Unità Operativa di recupero e rieducazione funzionale del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano. Che cos’è un “ricovero di sollievo”e a chi si rivolge? Il “ricovero di sollievo” si rivolge a soggetti “fragili”, cioè a persone che per età, o perché affette da malattie croniche o invalidanti, richiedono cure e assistenza specifiche che a volte i familiari non sono in grado di garantire. Per dare risposte sempre più attente e diversificate ai bisogni di persone in condizioni di fragilità, la Fondazione Don Gnocchi offre anche la possibilità di ricoveri temporanei o “di sollievo” nei propri Centri, in contesti protetti, dove sono garantite accoglienza, assistenza e - dove necessario - attività di riabilitazione. Quali le caratteristiche del servizio? Le definirei così: ottima qualità e massimo rendimento. Il nostro scopo è sostenere la persona fragile per aiutarla a mantenere la migliore autonomia possibile. Ai familiari garantiamo serenità e quella capacità di presa in carico globale dei bisogni frutto della tradizione e dell’esperienza da sempre riconosciute alla “Don Gnocchi”. Un servizio efficiente ed efficace, a prezzi assolutamente competitivi. Quali sono le procedure per accedere ai Neuropsichiatria infantile: accanto ai bambinie alle famiglie ■ HO ESPERIENZA DI MALATTIE neurologiche del bambino che, come tutte le malattie dell’età infantile, configurano un nodo inscindibile di sofferenza dell’intero nucleo familiare, con qualche aspetto ancora più cruciale, data l’estrema delicatezza delle funzioni neuropsichiche che vengono compromesse. Vediamo alcune condizioni di disturbi neurologici del bambino, presentati secondo un differente grado di severità. Un disturbo neuro-evolutivo molto frequente nel bambino di età scolare è rapdi Lucia Angelini presentato dai tic. Possono essere motori direttore Dipartimento Neuropsichiatria Infantile semplici (piccole contrazioni involontarie Fondazione Don Gnocchi di vari distretti muscolari: strizzare gli occhi, torcere la bocca, scrollare la testa...) o complessi (somiAlmeno all’inizio e quando glianti a gesti, sempre involontanessuno si è ancora preso carico ri: un saltello, un rapido inginocdel suo disturbo, il bambino chiamento, un alzare le braccia reagisce negandolo, camuffancome per prendere il volo...); dolo o cercando di controllarlo possono essere anche fonici o al massimo in contesti sociali, vocali (tossicchiare o emettere per poi “scaricare” a casa i suoi un suono) o addirittura verbali tic come una tempesta. (farsi scappare una o più parole, Ne soffre e se ne vergogna. spesso a contenuto disdicevole). Ma ne soffrono e se ne vergoOgni bambino che ne è affet- Lucia Angelini gnano ancor più i suoi genitori e to ha un suo repertorio di tic magari anche i fratelli. Perché? variabile nel tempo. Oggi sappiamo che la I tic non dovrebbero essere considerati causa dei tic è la combinazione di fattori alla pari di bronchiti ricorrenti, o di attacpredisponenti genetici - responsabili di chi di asma? Una differenza c’è ed è sostanuna “fragilità” neurobiologica di specifi- ziale. Il coinvolgimento dei genitorinel diche strutture cerebrali - e di fattori scate- sturbo da tic è duplice: da un lato, la soffenanti rappresentati da un disagio ambien- renza nei confronti di un sintomo che non tale, familiare o scolastico, responsabile di solo fa patire il loro bambino, ma, più diffidifficoltà affettivo-relazionali. cile da accettare, lo rende diverso dagli Un “sistema a rete” e proficue integrazioni tra le strutture della Fondazione per garantire qualità, efficacia ed efficienza dei servizi offerti In alcuni Centri della Fondazione sono disponibili degenze temporanee per pazienti fragili: garantite assistenza e riabilitazione di qualità di Clelia Andolina Servizio Convenzioni e Privato sociale Fondazione Don Gnocchi ricoveri di sollievo? L’accesso del paziente può essere diretto, senza necessità di impegnativa, segnalando eventuali patologie e terapie in atto. Il paziente verrà valutato dalla struttura al momento del suo ingresso. Durante la degenza sarà inoltre possibile l’attivazione di accertamenti clinici e strumentali da definire caso per caso. Quali sono i punti di forza di questo nuovo servizio? La Fondazione Don Gnocchi è una realtà leader a livello nazionale in ambito riabilitativo e dispone in parecchie regioni di strutture polispecialistiche e team multidisciplinari in grado di farsi carico e garantire risposte concrete a tutti i bisogni di un paziente fragile, con un’assistenza medico-infermieristica 24 ore su 24 e tecnologie d’avanguardia - compresi moderni sistemi robotici - per la rieducazione e il recupero fisico adattati ad ogni singolo paziente. Una particolare attenzione è dedicata all’alimentazione, con menù di qualità predisposti da cucine interne ai Centri e programmi personalizzati per pazienti diabetici, o portatori di patologie particolari. È inoltre possibile accedere a consulenze sulla scelta di ausili tecnici o adattamenti ambientali idonei a risolvere qualsiasi problema di autonomia personale, per l’igiene, la mobilità, la postura, o per l’adeguamento della propria abitazione... Settori nei quali la Fondazione Don Gnocchi è da sempre riconosciuta all’avanguardia. Il valore aggiunto del Dipartimento ■ L’ESPERIENZA MATURATA in oltre sessant’anni di attività ha condotto la Fondazione Don Gnocchi a impostare i servizi di riabilitazione delle disabilità di diversa origine (neurologica, cardiorespiratoria, ortopedica) secondo un modello multidisciplinare - sostenuto dalla ricerca scientifica e dalla formazione - finalizzato al recupero funzionale e al reinserimento sociale della persona assistita. In particolare, l’efficace presa in carico di bambini e adolescenti - cuore della mission della “Don Gnocchi” - è garantita dal lavoro di coordinamento, presidio e sviluppo del Dipartimento di Neuropsichiatria e Riabilitazione dell’Età Evolutiva, diretto dalla professoressa Lucia Angelini, collocato all’interno del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano. Gli obiettivi che il Dipartimento si prefigge sono in particolare la qualità clinica nell’assistenza specialistica, lo sviluppo delle attività di ricerca scientifica e formazione, l’adozione di un modello omogeneo di gestione operativa delle attività cliniche e organizzative basate sul potenziamento del “governo clinico” e la promozione e diffusione di percorsi diagnostico-terapeutici e linee guida comuni. Alla base c’è un solido sistema a rete, nell’ottica di miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza delle prestazioni erogate. La cooperazione e collaborazione con i corrispondenti referenti delle altre strutture risulta infatti fondamentale, anche nell’ottica di diffusione di buone prassi per realizzare gli obiettivi di miglioramento della qualità. La promozione da parte del Dipartimento di network di patologie caratterizzanti alcune attività dedicate ai disordini neuro-evolutivi e in particolare alle disabilità cognitive, ai disturbi dello spettro autistico, ai disturbi dell’apprendimento e del linguaggio, alle disfunzioni motorie di varia eziologia, favorisce la diffusione di conoscenze tra i professionisti, permettendo loro di indirizzarsi verso le opzioni terapeutiche più appropriate. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 30 Attività MISSIONE UOMO 32 SEREGNO. Tra pediatrae neuropsichiatra ■ F ORTE DELLA PROPRIA esperienza sul campo, nello scorso aprile il Centro “Ronzoni Villa-Don Gnocchi” di Seregno (Monza e Brianza) ha promosso con successo un convegno scientifico con accreditamento Ecm dal titolo “Quando il pediatra deve pensare al neuropsichiatra infantile”. L’evento ha visto la partecipazione numerosa di medici specialisti in neuropsichiatria infantile, medici pediatri, logopedisti, terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, terapisti occupazionali e psicologi ai quali è stato offerto un momento di confronto tra professionisti al fine di facilitare una corretta e tempestiva presa in carico riabilitativa che nei disordini neuroevolutivi ha come premessa fondamentale la capacità di cogliere l’insorgenza dei primi sintomi. altri; dall’altro, un possibile loro ruolo nel contribuire ai cosiddetti fattori scatenanti. L’attenzione ai genitori Un secondo esempio può essere quello dell’epilessia, frequente in età infantile, che raduna forme idiopatiche età dipendenti (una buona percentuale delle quali a prognosi benigna) e forme sintomatiche, legate a condizioni di mal funzionamento o danno cerebrale di difficile trattamento. Queste seconde sono spesso associate ad altri deficit delle funzioni cerebrali che motivano una presa in carico riabilitativa, la quale deve tener conto e saper gestire l’epilessia come comorbidità. La crisi epilettica, soprattutto quando si tratti di una convulsione, è un evento traumatico, sia per il bambino, sia per la sua famiglia, perché evocativa - nella sua fenomenologia e nel conseguente vissuto di una cessazione subitanea delle funzioni vitali assimilabile alla morte. Ne abbiamo un’eloquente descrizione nel Vangelo di Marco, dove un padre chiede a Gesù di scacciare dal figlio lo «spirito muto che lo possiede». Gesù si rivela interessato all’anamnesi e chiede - come farebbe un epilettologo oggi - da quanto tempo il figlio soffra di questi attacchi. «Sin dall’infanzia», risponde il padre; con ciò rendendo conto di una condizione di malattia a esordio infantile e di un’angoscia che dura da tempo. Gesù assiste di fatto al verificarsi di una crisi epilettica e qui abbiamo il cuore del dialogo; il padre implora Gesù non solo per la sofferenza del figlio o per la propria angoscia, ma per quella di entrambi, dicendo: «Se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Pensiamo infine a una malattia neurodegenerativa a esordio infantile. Ce ne sono un discreto numero, sono geneticamente determinate e comportano, dopo un periodo più o meno lungo di normale sviluppo del bambino, una perdita progressiva delle funzioni motorie, delle capacità cognitive e di relazione, di quelle che sono cioè le qualità specificamente umane. È grande la sofferenza di un bambino, almeno nelle prime fasi di malattia, quando ancora ne è consapevole, ma è grandissima quella dei genitori, che vanno incontro alla perdita di un figlio attraverso il suo “sfiguramento umano”, spesso aggravato dalla chiusura di orizzonte che le malattie genetiche comportano per il rischio di ricorrenza famigliare. Diversi sono i fattori in gioco nel coinvolgere i genitori e il bambino in un’unica sofferenza. Innanzitutto la dipendenza del bambino dai suoi genitori, che ha come corrispettivo il loro senso di accudimento e di protezione, messi sotto scacco dalla malattia fino all’esperienza dolorosa di impotenza. In secondo luogo nel bambino è riposta la speranza di futuro dei genitori, una prospettiva di continuità e di realizzazione delle proprie aspettative, anch’essa minacciata - quando non mortificata - da una grave e spesso incurabile malattia del figlio. MILANO. Neuropsichiatria, grazie ad “Air Liquide” si... animano le pareti della sala d’attesa ■ SARÀ RIQUALIFICATA grazie ad “Air Liquide” azienda da anni vicina alla Fondazione Don Gnocchi - la sala d’attesa del Servizio di Neuropsichiatria infantile del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano. Il progetto intende innanzitutto proporre un’immagine coordinata, sfruttando il tema e il soggetto d’ambientazione già utilizzato per il nuovo “CARE Lab”, il laboratorio d’avanguardia per la riabilitazione assistita al computer, che utilizza la realtà virtuale nel contesto della riabilitazione pediatrica, con particolare riferimento ai bambini con disabilità motorie di tipo deficitario (paralisi cerebrale infantile), disabilità cognitive (ritardi mentali) e deficit neurologici selettivi (disturbi dell’attenzione e disturbi delle funzioni esecutive). Le pareti che delimitano lo spazio dell’attuale sala d’attesa si trasformeranno in paesaggi aperti, La sala d’attesa: com’è e come diventerà ampie colline, dai colori accesi e vivaci, in cui il cielo e le nuvole contribuiranno ad aumentarne la profondità. Non più quindi semplici pareti tinteggiate con sporadici quadri, ma pareti “animate”, dai colori più accesi, dove gli adulti - ma soprattutto i bambini - potranno perdersi con la fantasia e spaziare tra prati, altalene, fiori, farfalle, alberi e grattacieli, rendendo così l’attesa meno stressante e noiosa. “Air Liquide” è un’azienda specializzata in tecnologie, prodotti e servizi innovativi nel settore dei gas industriali e medicinali e delle attività connesse. Impiega in Italia oltre 900 dipendenti ed è presente in 65 siti produttivi sul territorio nazionale. In passato ha già finanziato alcuni progetti della Fondazione, sempre legati alla neuropsichiatria infantile del Centro Irccs di Milano. “ENABLIN +” PESSANO CON BORNAGO Milano, il progetto europeo si conclude in Fondazione Affrontare il traumaper gestire la disabilità: progetto a sostegno dei genitori dei bimbi ospiti ■ SONO APERTE le iscrizioni alla conferenza “Promuovere la qualità di vita di bambini e adolescenti con disabilità multipla e bisogni complessi di assistenza e cura: dalla teoria alla pratica”, curato dalla Fondazione Don Gnocchi (dottoressa Marina Rodocanachi, neurologa fisiatra) e in programma il 24 settembre a Milano, all’Università MilanoBicocca (piazza dell'Ateneo Nuovo 1), a conclusione del progetto europeo “Enablin+” voluto dalla Commissione Europea per sviluppare un sistema di servizi interdisciplinari di formazione professionale, all’interno del quale professionisti e genitori, provenienti da ambienti differenti, possano sviluppare le proprie conoscenze Marina Rodocanachi al fine di accrescere la qualità della vita dei bambini con bisogni complessi di assistenza e cure. La conferenza sarà preceduta da un corso di formazione per formatori, che si svolgerà il 22 e 23 settembre al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, riservato ad un numero massimo di 50 professionisti che operano con funzioni formative nell’ambito delle disabilità complesse dell’età evolutiva. “Enablin+”, inserito nel Programma Leonardo per l’Apprendimento permanente, si rivolge a personale medico e riabilitativo, insegnanti, educatori, assistenti e genitori di bambini e giovani adulti con disabilità multiple, intensi bisogni di cura e assistenza e gravi restrizioni nelle attività della vita quotidiana. Gli obiettivi, in particolare, sono promuovere la qualità di vita di questi bambini e ragazzi, aumentare la loro partecipazione sociale ed educativa e sviluppare moduli interdisciplinari di formazione per i servizi rivolti a professionisti e genitori che operano in questo ambito, formare il personale scolastico all’accoglienza nella scuola e rafforzare la cooperazione tra genitori e professionisti. Sono coinvolti nel progetto sette Stati dell’Unione Europea: oltre alla Fondazione Don Gnocchi per l’Italia, il progetto si sviluppa attraverso realtà analoghe in Belgio, Olanda, Francia, Romania, Bulgaria e Portogallo. ■ AFFRONTARE IL TRAUMA per gestire la disabilità: questo il titolo del progetto a sostegno dei genitori e dei fratelli dei bambini ospiti della Degenza Diurna Continua del Centro “S. Maria al Castello” di Pessano con Bornago (Mi), avviato nei mesi scorsi, curato da Roberta Mapelli (a destra nella foto), coordinatrice delle attività educative e realizzato dalla psicologa e psicoterapeuta Alessia Incerti, practitioner Emdr, con la supervisione del neuropsichiatra Flavio Cimorelli, referente del Centro. «La famiglia - spiegano - è messa a dura prova dalla disabilità di uno dei suoi componenti e cerca di ricreare al proprio interno un equilibrio per affrontare una difficoltà che coinvolge tutti. Per questo ha bisogno di un grande sostegno e ha la necessità di essere accettata, rassicurata e sostenuta sia dal punto di vista emotivo, che pratico». I genitori prima, ma anche fratelli e sorelle poi, saranno infatti alle prese costantemente con problemi che modificheranno la loro vita. Il progetto prevede per i singoli genitori la possibilità di seguire un percorso di psicoterapia individuale, mirata a elaborare i vissuti legati al trauma della diagnosi di disabilità e patologia del proprio bambino. «I genitori sono spesso comprensibilmente concentrati solo sulle necessità del figlio con disabilità - aggiungono i responsabili del progetto - e non hanno il tempo e lo spazio mentale per prendersi cura dei propri bisogni psicologici e per elaborare le emozioni correlate all’esperienza di una diagnosi infausta. Talvolta possono rimanere bloccati o parzialmente bloccati su una domanda: “Ma perché è successo a mio figlio? Perché è accaduto a me? Perché è nato cosi?”. L’accettazione della disabilità del proprio figlio è un processo non scontato e non avviene automaticamente al momento della nascita. Non è facile per un genitore dimenticare l’ideale di un figlio sano… Questo fardello riempito di emozioni dolorose rischia di divenire un ostacolo per il disabile e per la famiglia stessa». Il progetto si basa innanzitutto su una consulenza psicologica ai genitori. Lo scopo è favorire l’elaborazione della diagnosi della patologia responsabile della disabilità del figlio, che di per sé rappresenta comunque un evento traumatico, e supportare la relazione tra genitore e figlio disabile, fornendo al singolo genitore le opportune indi- cazioni educative e relazionali del caso. Sono poi previsti incontri di gruppo, dove sono affrontati i ricordi traumatici per individuare gli stimoli riattivatori, dove si cerca di comprendere la relazione tra emozioni e pensieri e dove si aiutano i genitori a gestire emozioni dolorose quali la rabbia, il senso di colpa, la paura e la vergogna per imparare a occuparsi di sé, a coltivare il proprio benessere e a migliorare le relazioni con gli altri. Sono previsti incontri per aiutare anche i fratelli e le sorelle, nel timore di dare loro eccessive e precoci responsabilità e di privarli di piaceri e di una vita normale. La situazione evolutiva dei fratelli e delle sorelle di bambini disabili non è fisiologicamente critica, tuttavia richiede attenzione preventiva per impedire possibili conseguenze negative di carattere psicologico relazionale. Sono ancora poco diffusi sul territorio della provincia di Milano i progetti a supporto di genitori e di fratelli dei minori disabili. Le risorse economiche e del volontariato si concentrano principalmente, e a ragion veduta, sul minore disabile, e molto meno al supporto psicologico specifico dei fratelli e dei genitori. La famiglia, se opportunamente supportata, migliora la propria efficacia di gestione educativa dei figli e migliora la propria autonomia. Inoltre, un’esperienza di supporto e ascolto professionale favorisce la capacità di chiedere tempestivamente aiuto nelle situazioni di difficoltà. Infine, la psicoterapia cognitivo-comportamentale e il metodo Emdr (Eye Movement Desentitizetion and Reprocessing) sono un approccio terapeutico efficace, utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico, con adulti e bambini anche nell’ambito della disabilità. 33 MISSIONE UOMO SERVIZI Attualità DISRUPTIVE WEEK MILAN MISSIONE UOMO 34 Tecnologie, Internet of Things e Smart Health: gli approcci innovativi della “Don Gnocchi” I robot nelle palestre a supporto dei terapisti Si chiamano Pablo, Diego, Amedeo... e sono utilizzati per la riabilitazione della mano, del polso, dei gomiti e delle spalle in pazienti con esiti di ictus ■ SONO ARRIVATI I ROBOT. Hanno nomi di persona, come Pablo, Diego, Amedeo... ma non hanno sembianze umane, né vogliono sostituirsi al fisioterapista, ma soltanto supportare al meglio il suo lavoro. Stiamo parlando di sistemi tecnologici robotizzati estremamente all’avanguardia e sofisticati, frutto di un’accurata valutazione e selezione e da poco installati in alcune strutture della Fondazione. Il progetto è nato nei laboratori del Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma e si è poi diffuso a Milano “S. Maria Nascente”, Rovato (Bs), Firenze, Fivizzano (Ms), La Speziae S. Angelo dei Lombardi (Av), valorizzando la capacità di “fare rete” dei Centri “Don Gnocchi”. I passi in avanti compiuti dalla tecnologia e dalla robotica, in particolare negli ultimi anni, hanno trovato un terreno fertile di applicazione nel campo della medicina, con sviluppi che potrebbero risultare sorprendenti. Anche la medicina riabilitativa, di conseguenza, sta sempre più largamente usufruendo di queste nuove applicazioni e supporti, proponendo un gran numero di nuovi sistemi di trattamento. Protocolli personalizzati La Fondazione Don Gnocchi ha investito e sta investendo in tecnologie per la riabilitazione: i sistemi robotici permettono infatti di aumentare l’intensità di trattamento (movimenti ripetuti nel tempo); proporre scenari sempre più stimolanti e motivantiper il paziente, come ad esempio l’utilizzo della realtà virtuale; realizzare protocolli personalizzati secondo le caratteristiche cliniche del singolo paziente e infine misurare in modo oggettivo la risposta al trattamento. Il tutto con la consapevolezza che le tecnologie possono migliorare il risultato di un intervento riabilitativo, purchè siano sempre “gestiti” dal medico e dal terapista, a cui spetta il compito ultimo di stilare il programma di lavoro del paziente, sulla base della sua patologia e del suo recupero funzionale. Da sempre sensibile all’innovazione in campo riabilitativo, la Fondazione non ha voluto procedere con improvvisazione. Prima di agire, un qualificato gruppo di lavoro, coordinato da Furio Gramatica, responsabile dell’Health Tecchnology Assesment, ha effettuato un’attenta valutazione sulle tecnologie disponibili. La scelta è caduta su quattro dispositivi ed è così iniziata la sperimentazione sul campo e la formazione del personale. Trattamenti più efficaci I dispositivi robotici sono per ora utilizzati per la riabilitazione degli arti superiori di pazienti con esito di ictus, agendo in modo particolare sui movimenti della mano, del polso, dei gomiti e delle spalle. Oltre a fornire uno strumento in più nelle mani del terapista - che rimane sempre, insieme al medico specialista, il protagonista del percorso riabilitativo del paziente - questi dispositivi permettono di intensificare il trattamento riabilitativo e di misurare i progressi anche dopo singole sedute di trattamento. Un aspetto importante di queste strumentazioni è che sono in grado di coinvolgere e motivare il paziente con feedback sonori o visivi all’interno di veri e propri programmi di realtà virtuale. Come in un “gioco”, di fronte allo schermo di un computer, il paziente è in grado di apprezzare il proprio miglioramento ed è ingaggiato in una sfida con se stesso per progredire a livelli di difficoltà superiori. Ma non finisce qui: ciò che preme ai ricercatori è altresì verificare e misurare l’efficacia di una riabilitazione fatta con le macchine e di misurare questi risultati in relazione alla riabilitazione tradizionale. Studio multicentrico innovativo Per questo, è da poco partito uno studio scientifico multicentrico di grande rilevanza di cui è responsabile Irene Aprile, medico neurologo della Fondazione Don Gnocchi di Roma, che, per numero di pazienti coinvolti (si parla di oltre trecento), ha l’ambizione di essere il più importante su questo tema in letteratura scientifica a livello mondiale e i cui risultati dimostreranno in che modo la riabilitazione robotica potrà essere applicata anche per altre tipologie di trattamenti. Saranno coinvolte nello studio, oltre alle strutture che hanno adottato i dispositivi robotici, anche i Centri di Marina di Massa, Tricarico (Mt), Acerenza (Pz) e Roma “S. Maria della Pace”, che invece fungeranno da gruppo di controllo, operando sulle medesime tipologie di pazien- ti, ma adottando le tecniche riabilitative convenzionali. Il trattamento convenzionale o tecnologico sarà eseguito quotidianamente e avrà una durata complessiva di 45 minuti per un totale di 30 sedute. Il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo svolgeranno la stessa “quantità” di terapia giornaliera. Tra sei mesi i primi risultati, Irene Aprile così da misurare scientificamente l’impatto dei robot in palestra. ■ SI È SVOLTA A MILANO lo scorso maggio “tele-presenza” e i dati analitici e alcuni la “Disruptive Week” che ha racchiuso al parametri vitali possono essere rilevati proprio interno varie iniziative tra cui grazie all’uso di particolari sensori. M2M Forum. “Disruptive Week” è infat- Oltre alla teleriabilitazione, la Fondati l’insieme di più eventi nazionali e zione ha esposto altri due importanti progetti legati all’innovazione internazionali dedicati allo tecnologica in riabilitazione: sviluppo di tecnologie lo studio scientifico multicenemergenti e cosiddette districo avviato per misurare i ruptive, con particolare risultati della riabilitazione focus su Internet of Things, Robotics, Smart Energy, robotica attivata in una rete di Wearable, Cognitive comCentri e il nuovo laboratorio “CARE Lab” per la riabilitazioputing, Smart Health, Smart Home e Industry 4.0. ne dei bambini con l’utilizzo della realtà virtuale. Disruptive Week è stata l’ocOltre alla Fondazione, il concasione per comunicare e Furio Gramatica vegno ha coinvolto startup condividere i recenti traguardi nel settore della tecnologia in vincenti e innovative (es. CoRehab ) e un ambito clinico: la Fondazione Don colosso tecnologico come Microsoft. Gnocchi ha co-organizzato un works- Quest’ultimo ha donato alla Fondaziohop dal titolo “Smart Health: risolvere i ne Don Gnocchi l’utilizzo per due anni bisogni assistenziali permanenti con del suo Cloud “Azure”, il quale permetapprocci innovativi” e si è resa disponi- te di raccogliere i dati sull’evoluzione bile ad entrare a far parte dei Centri di del percorso clinico-assistenziale. eccellenza selezionati dagli organizza- La Predictive Analytics applicata ai Big tori per le visite che andavano ad ali- Data avrà un ruolo fondamentale, poimentare l’ IoT Valley Tour (un gruppo di chè la quantità enorme di dati rilevati professionisti ha visitato i laboratori e dai sensori - non solo sul singolo ma palestre dell’Irccs “S. Maria Nascente” anche sull’aggregazione di ampi camdi Milano). pioni di persone - opportunamente elaLa “Disruptive Week” ha evidenziato il borati con avanzati sistemi di analisi, fatto che l’Internet of Thingsrappresen- consentirà sempre più di agire preventiti oggi una notevole opportunità di svi- vamente, associando col tempo ad ogni luppo nell’ambito sanitario e socio- singola patologia (o insieme di patologie), uno specifico trattamento che renassistenziale. In un’epoca in cui la popolazione è sempre più anziana e fragile, una delle maggiori opportunità create dall’IoT è quella dei processi di “deospedalizzazione”, a favore di ricoveri nelle cosiddette residenze protette, ma ancor meglio facendo sì che le persone affette da patologie o disabilità croniche possano rimanere a casa, in un’ottica di continuità assistenziale che garantisca il massimo dell’autonomia possibile. Parlando di deospedalizzazione, la Fondazione Don Gnocchi - rappresentata da Furio Gramatica, responsabile dell’- de più efficiente il servizio e ottimizza i Health Tecnology Assessment e risultati e benefici per il paziente. dagli ingegneri Paolo Meriggi, Le innovazioni tecnologiche stanno Marco Germanotta e Valerio insomma trasformando anche il mondo Gower - ha presentato la recen- sanitario-assistenziale, rendendo la te attivazione di una sperimen- riabilitazione sempre più mirata e quintazione di teleriabilitazione, di sempre più efficace. Jessica Matera dove il paziente svolge gli esercizi in 35 MISSIONE UOMO TECNOLOGIE Attività TECNOLOGIE E-HEALTH CARE Avviata la sperimentazione di modelli di teleriabilitazione ■ L’INVECCHIAMENTO della popolazione in Italia, e più in generale in tutti i Paesi "industrializzati", porta con sè una serie di sfide che coinvolgono a vari livelli il sistema socio-sanitario. In particolare, la necessità di gestire un numero sempre maggiore di persone con patologie croniche impone di trovare modelli socio-assistenziali innovativi, che realizzino percorsi di continuità di cura attraverso la deospedalizzazione. Uno degli ambiti di maggior interesse in questo contesto è certamente quello della riabilitazione neuro-motoria in seguito al verificarsi di eventi acuti, come ad esempio un ictus o una frattura del femore, o all'aggravarsi di malattie neurodegenerative come la sclerosi multipla o il morbo di Parkinson. In questo contesto, la tecnologia può certamente rappresentare una risorsa potente e versatile per permettere ai pazienti di usufruire di percorsi di riabilitazione direttamente al proprio domicilio, senza la necessità di recarsi presso una struttura ospedaliera. Le “tecnologie abilitanti” che possono supportare la realizzazione di un percorso di questo tipo appartengono a diversi settori, che spaziano dal mondo della connettività internet, passando per i sensori in grado di rilevare il movimento, l’equilibrio e la forza, fino al mondo dei videogiochi e della grafica 3D. Il sistema testato in ambiente protetto, presto prove sul campo al domicilio di pazienti del Centro di Torino. Vantaggi notevoli e risultati efficaci di Valerio Gower ingegnere, Centre for Innovation and Technology Transfer - Fondazione Don Gnocchi Lo sviluppo delle tecnologie L’ormai capillare diffusione della connessione internet a banda larga, che anche grazie allo sviluppo delle reti mobili copre buona parte del territorio italiano, e gli sviluppi tecnologici legati alle tecnologie di videocomunicazione, come ad esempio il programma SkypeTM che permette un collegamento audio-video a distanza con il semplice utilizzo di un computer collegato in rete, possono permettere oggi di realizzare una “tele-presenza” del medico o del terapista a casa del paziente. Un forte sviluppo tecnologico, trainato in gran parte dal mondo dei videogame, si è realizzato negli ultimi anni anche sul fronte dei sensori in grado di riconoscere il movimento di una persona e di utilizzarlo come input per controllare, ad esempio, un personaggio all’interno di un videogioco. L'esempio più noto è forse quello del sensore KinectTM prodotto dall'azienda MicrosoftTM, che è in grado di riconoscere, senza necessità di indossare o toccare alcun sistema, i movimenti di una persona nello spazio e di riprodurli nei movimenti di un avatar (ovvero un personaggio fittizio) sullo schermo di un computer. Sempre sul fronte dei sensori si sono inoltre diffusi sistemi in grado di rilevare l’equilibrio e la forza utilizzando delle piattaforme e sensori indossabili. Si sta inoltre diffondendo l’utilizzo delle piattaforme di cloud-computing che permettono in ogni momento e in ogni luogo di salvare e condividere con chiunque si voglia dati, file, foto e quant’altro. Combinando queste tecnologie, è possibile realizzare un paradigma di “tele-riabilitazione”, che consente di somministrare trattamenti riabilitativi da remoto in telepresenza del terapista. Questa è la sfida che si è posta la Fondazione Don Gnocchi, che ha recentemente avviato la sperimentazione di un articolato sistema di teleriabilitazione. Il progetto prevede, in una prima fase, di Nelle immagini, strumenti e momenti della sperimentazione di un innovativo servizio di teleriabilitazione al Centro “S. Maria Nascente” di Milano della Fondazione Don Gnocchi testare il sistema in ambiente “protetto”, realizzando una postazione operatore al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano e due postazioni che simulino il domicilio dei pazienti, una presso la casa domotica all’interno dello stesso Centro e una presso l’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi”, sempre a Milano. Le due postazioni del paziente sono attrezzate con un mini pc, dotato di webcam e microfono e collegato a un televisore, due sensori differenti per la rilevazione del movimento del corpo (Kinect TM) e della mano (Leap Motion TM), un software che propone sotto forma di giochi gli esercizi da svolgere (VirtualRehab TM) e un modem 4G con scheda Sim per la connettività internet. Le postazioni di terapisti e pazienti La postazione del terapista è invece attrezzata con due computer e monitor touch screen, dotati di un sistema per la videocomunicazione (webcam, microfono e opportuno software) e con un programma che permette di programmare esercizi ed elaborare i dati rilevati dai sensori delle postazioni dei pazienti (VirtualRehab Manager TM). Il terapista imposta preventivamente, attraverso l’apposito software, gli esercizi personalizzati per il singolo paziente, che vengono caricati, tramite la rete internet, sul computer del paziente. All’orario prestabilito il paziente, dopo aver acceso il mini computer, riceve la video chiamata del terapista che lo guida ad attivare il software con gli esercizi impostati. Durante l’esecuzione degli esercizi, il terapista può vedere sul proprio schermo, tramite il programma di videocomunicazione, sia il monitor del paziente che il paziente stesso. In questo modo il terapista può supervisionare da remoto l’esecuzione degli esercizi e in ogni momento intervenire per fornire indicazioni. Al termine della seduta, i dati rilevati dai sensori ed elaborati dal software vengono inviati, tramite una piattaforma di cloudcomputing, alla postazione del terapista, che può così monitorare l’andamento della riabilitazione. La postazione operatore, dotata di due monitor, permette al terapista di collegarsi alle due postazioni pazienti contemporaneamente. Una risposta alle sfide della cronicità Questa prima fase di sperimentazione rappresenta uno studio di fattibilità finalizzata a verificare sia l’affidabilità tecnica del sistema che l’usabilità e il grado di soddisfazione di pazienti e terapisti. Il sistema sarà testato nelle prossime settimane attraverso il coinvolgimento di pazienti in carico ai Centri Don Gnocchi di Milano (“S. Maria Nascente” e “Palazzolo”). A valle di questo studio di fattibilità, nella seconda fase il progetto prevede una sperimentazione sul campo al domicilio di pazienti in carico al Centro “S. Maria ai Colli” di Torino. Per questa fase, la Fondazione Don Gnocchi si doterà di una decina di kit paziente costituiti da una valigetta contenente un mini pc, un sensore Kinect, un sensore Leap Motion, mouse e tastiera wireless e un modem 4G con Sim per la connessione ad internet. Questo modello di teleriabilitazione può rappresentare una risposta alle sfide poste dall'invecchiamento della popolazione e alla conseguente necessità di gestire le cronicità. Attraverso la teleriabilitazione è infatti possibile ottenere un’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse, permettendo così di ampliare la platea di popolazione assistita. In un’ottica di continuità di cura, la teleriabilitazione può inoltre rappresentare uno strumento a supporto della dimissione anticipata dalle strutture ospedaliere, Anche la Fondazione al “Life Tech Forum” ■ C’ERA ANCHE LA FONDAZIONE DON GNOCCHI tra i promotori del “Life Tech Forum”, il primo evento in Italia sui temi dell’EHealth Care, svoltosi a Genova lo scorso aprile. Promosso dall’ospedale pediatrico Irccs “G. Gaslini”, da SI4Life(Consorzio di cui fa parte la Fondazione) e dall’Associazione Dixet, “Life Tech Forum” è stata una manifestazione di rilevanza nazionale che, partendo dall’osservazione del progressivo incremento della popolazione anziana e fragile, si è proposto di affrontare alcuni dei temi emergenti più significativi per la futura sostenibilità del welfare state: sanità digitale, farmaco e terapie innovative, assistenza e monitoraggio da remoto. Non a caso l’evento si è svolto in Liguria, una delle regioni in Italia, in cui più si risente del problema dell’invecchiamento della popolazione (gli anziani over 65 sono pari quasi al 30%) e dove si stanno portando avanti progetti di innovazione in ambito sanitario-assistenziale con un occhio di particolare riguardo ai soggetti fragili. Ha partecipato al Forum, per la Fondazione Don Gnocchi, Furio Gramatica, Head of Technology Innovation and Health Technology Assessment: «La Fondazione Don Gnocchi - spiega - ha visto nel Forum un laboratorio di discussione in cui affrontare l’evoluzione dei servizi alla persona e ha scelto di prendervi parte per comunicare le proprie competenze e il notevole contributo, a livello nazionale, relativo all’erogazione dei servizi di riabilitazione e assistenza domiciliare integrata nei suoi Centri nei confronti di quasi 3 milioni e mezzo di pazienti l'anno, per la maggioranza anziani. Un ruolo, questo, di assoluta eccellenza». purchè ovviamente in condizioni di stabilità clinica. Strumenti di questo tipo, che introducono una componente ludica nei percorsi riabilitativi, possono peraltro contribuire a migliorare la motivazione dei pazienti e permettere una maggior intensità dei trattamenti. Infine, la rilevazione quantitativa dei parametri attraverso l’utilizzo di sensori può contribuire a migliorare la misurazione oggettiva dei risultati dei trattamenti riabilitativi. 37 MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 36 Attività NEWS PRESTIGIOSI RICONOSCIMENTI AI RICERCATORI “DON GNOCCHI” ■ PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO internazionale al lavoro dei ricercarori della Fondazione Don Gnocchi. Il laboratorio di risonanza magnetica dell’Irccs “S. Maria Nascente” di Milano ha infatti partecipato con due presentazioni orali alla sesta conferenza della International Society for Neurovascular Disease, svoltasi lo scorso aprile alla Academy of Sciences di New York. I lavori riguardano le ricerche sul coinvolgimento neuro vascolare in pazienti con sclerosi multipla e malattia di Parkinson. Il lavoro “A semi-automatic Method for Anatomical Measures of the Internal Jugular Veins“, presentato dall’ingegner Laura Pelizzari, è stato pubblicato sulla rivista “Behavioural Neurology”. Il metodo di processamento delle immagini, sviluppato in collaborazione con il Politecnico di Milano, sta permettendo ai ricercatori di ottenere misure delle vene giugulari in modo semiautomatico, sia per calcolare intervalli di normalità, sia per valutare i singoli pazienti. L’ingegnere Maria Marcella Laganà (nella foto) ha invece presentato i risultati del primo anno dello studio biennale “Combined study of neurodegeneration, cerebrovascular reactivity and venous drainage impairments in Parkinson’s Disease and Multiple Sclerosis”. Tale studio - cofinanziato dalla Annette Funicello Research Foundation - vede la collaborazione di neurologi, radiologi, ingegneri, psicologi e tecnici di radiologia della Fondazione, oltre che di pazienti e volontari sani. Al termine della conferenza, l’ingegner Laganà è stata insignita dalla Società Internazionale ISNVDil dello Young Investigator Award, prestigioso riconoscimento che premia i giovani ricercatori. MARINA DI MASSA GESTO DI SOLIDARIETÀ DI TRE COOP DEL MARMO ■DAL MONDO DEL MARMO,solidarietà per chi soffre. Le Cooperative Canalgrande, Gioia e Lorano - che operano nell’attività estrattiva nelle cave sopra Carrara - si sono rese protagoniste di un prezioso gesto di solidarietà a favore del Centro “S. Maria alla Pineta” della Fondazione Don Gnocchi di Marina di Massa (MS), donando due apparecchiature per la terapia fisica: la Tecar e uno strumento per la pressoterapia. Si sono inoltre occupate della ripavimentazione dei viali interni del Centro, un’opera necessaria che si inserisce nei diversi interventi di ristrutturazione e miglioramento funzionale in atto da tempo e che contribuirà ad agevolare gli spostamenti interni dei pazienti, dei loro familiari e dei mezzi di supporto. CONVENZIONI E PRIVATO SOCIALE SCONTI E AGEVOLAZIONI PER L’ACCESSO AI SERVIZI “DON GNOCCHI ■ LA FONDAZIONE DON GNOCCHI apre linee di attività privatosociale su tutto il territorio nazionale come strumento integrativo al welfare territoriale, per sostenere associati, dipendenti e famiglie di realtà e aziende selezionate, con sconti e agevolazioni per l’accesso ai propri servizi sanitari e socio-sanitari, compresi i ricoveri. L’obiettivo è sviluppare soluzioni idonee a favorire la protezione della salute del cittadino e della sua famiglia, realizzare nuove soluzioni anche collaborando con assicurazioni e fondi integrativi per migliorare la qualità dell’accoglienza resa al paziente. L’offerta della Fondazione Don Gnocchi è sempre più ampia e completa nei campi della riabilitazione specialistica, neuropsichiatria infantile e medicina dello sport e, soprattutto, con una rete di agevolazioni e occasioni di risparmio che offrono ad aziende, associazioni, enti, categorie commerciali concreti vantaggi economici e di sostegno al reddito per i propri dipendenti o associati e per le loro famiglie. Ecco le principali categorie di riferimento, con alcune delle convenzioni già attive nei Centri della Fondazione Don Gnocchi: ● AZIENDE Air Liquide, Banor, Worthington, Sia… ● CIRCOLI RICREATIVI AZIENDALI E CASSE INTEGRATIVE Cral Cariparma, Cral Politecnico di Milano, Cral BCC, Cral Desiobank, Cral Ubi Banca Popolare Commercio e Industria, FNM… ● ORGANIZZAZIONI SINDACALI SAP Sindacato Autonomo di Polizia… ● ORDINI PROFESSIONALI Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Milano… ● ENTI, GRUPPI, ASSOCIAZIONI Legambiente Lombardia, Associazione DOSCA Milano, Vigili del Fuoco Seregno, Avis Seregno, Associazione La Comune, Ass. Amici del Policlinico Donatori di Sangue, Università della Terza Età… ● SCUOLE Scuola “S. Carlo Borromeo” Seregno... ● ASSOCIAZIONI SPORTIVE DILETTANTISTICHE Happy runner, Fantasyclimbing, Nesw Scuola Vela, Bonacossa tennis club… ● CARD SCONTO Pink Card - Comune di Milano… ● CORSI PER IL TEMPO LIBERO Corsicorsari.it, Ufficio Tempo Libero… Info: Servizio Convenzioni e Privato sociale, tel. 02 40304504 MISSIONE UOMO 39 NEW YORK Attività MISSIONE UOMO 40 Riabilitazione pneumologica, reparto ad alta specializzazione ■ DA QUEST’ANNO l’Unità Operativa di Pneumologia Riabilitativa della Fondazione Don Gnocchi - 15 posti letto per interventi di tipo diagnostico-terapeutico e riabilitativo di Alta Specializzazione- si è trasferita dall’Istituto Palazzolo all’Irccs “S. Maria Nascente” di Milano. Affidato alla responsabilità del dottor Paolo Banfi, il reparto accoglie pazienti affetti da insufficienza respiratoria provenienti dagli ospedali o da casa, dalla Lombardia o da altre regioni. L’attività, secondo una logica multidisciplinare, combina in modo integrato assistenza medica e infermieristica, terapia farmacologica, terapia riabilitativa, supporto psico-nutrizionale, percorsi comportamentali ed educazionali e programmi di prevenzione. Vengono prese in carico persone affette da patologie pneumologiche acute o subacute; sindromi disfunzionali di tipo ostruttivo (broncopneumopatia cronica ostruttiva-Bpco, insufficienza respiratoria cronica...); disturbi respiratori di tipo restrittivo (patologia interstiziale del polmone con insufficienza respiratoria croni- La figura del fisioterapista respiratorio è finalizzata alla presa in carico del paziente con patologia respiratoria tramite una valutazione diretta dello stesso con esami diagnostici e scale di valutazione; addestra il paziente e i caregiver all’uso dei devicee si occupa di tutte le fasi della ventilazione non invasiva e invasiva e della disostruzione bronchiale con i diversi apparecchi (cough-assist, giubbetto drenante, aspiratore e altri device). La psicologa esegue valutazioni su pazienti con scarsa aderenza alla ventilazione non-invasiva e supporta i pazienti con patologia neuromuscolare severa e i loro caregiver. La case manager ha un ruolo determinante nell’accoglienza di pazienti fragili: facilita le comunicazioni e i contatti con i pazienti e i loro caregiver, orienta, attiva e si raccorda con i servizi ambulatoriali e Paolo Banfi territoriali per una presa in carico globale e di continuità assistenziale al momento delle dimissioni. Le patologie respiratorie sono tra le prime cause di morbilità e mortalità. L’Unità Operativa dall’Istituto Palazzolo all’Irccs di Milano ca, patologia respiratoria secondaria a malattie neuromuscolari o della gabbia toracica, esiti da Tbc pregressa...), patologie neuromuscolari (Sla, distrofie muscolari, atrofie muscolo spinali) e pazienti fragili portatori di tracheotomia e in nutrizione enterale via sondino gastrico per grave disfagia. L’équipe professionale è composta da medici pneumologi, esperti fisioterapisti respiratori, psicologa e case manager. ARCHIDIVERSITY. La “Don Gnocchi” partner di Alessi nel progetto “Posate per tutti” ■ LA FONDAZIONE DON GNOCCHI partner di “Cutlery for all”(posate per tutti), un progetto di ricerca per lo sviluppo di un set di posate da tavola con criteri improntati al “design for all”, l’approccio sociale che proclama il diritto di tutti all’inclusione, attraverso lo sviluppo di sistemi, prodotti e servizi fruibili in modo autonomo da parte di persone con esigenze e abilità diversificate. Operatori e ospiti con disabilità del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano hanno sperimentato quattro prototipi di set di posate, ideati da un team di professionisti coordinati dall’architetto Giulio Ceppi e sviluppati dalla nota azienda “Alessi” nell’ambito di un progetto sperimentale del Politecnico di Milano. Si è trattato di posate con caratteristiche differenti per dimensione, ergonomia e orientamento, ideate per venire incontro alle esigenze di tutti possibili utilizzatori (anziani, bambini, disabili, mancini), allo scopo di migliorare la presa, facilitare il movimento, ridurre il tremolio, favorire l’uso con una sola mano e migliorare l’estetica. Rispetto a tutte queste variabili è stato acquisito il parere di professionisti della Fondazione attivi nel campo della riabilitazione (logo- Il confronto tra gli operatori e uno dei set di posate pedisti, terapisti occupazionali, fisioterapisti, educatori) e persone ricoverate sia nell’Irccs che nella Residenza Sanitaria Disabili. Dopo una prima scelta fra i due migliori prototipi, il campo si è ristretto a un set di posate che è stato realizzato da “Officina Alessi” in via sperimentale in acciaio ed è stato presentato nei giorni scorsi a Milano, nell’ambito della mostra “Archidiversity”, aperta fino al 28 giugno all’Expo Gate di largo Cairoli. MILANO. Distonia cervicale, l’efficacia dell’approccio Sprint MILANO ■ NUOVO, IMPORTANTE RICONOSCIMENTO per il lavoro svolto dalla Fondazione Don Gnocchi nella presa in carico terapeutica dei pazienti affetti da distonia cervicale, in particolare dall’Ambulatorio Tossina Botulinica attivo presso il Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano. L’edizione primaverile della rivista scientifica internazionale “Dystonia Europe”ha infatti pubblicato un articolo incentrato sul nuovo progetto “Sprint” (Sensorymotor PeRceptive INTegrated approach). «Nuovi studi sulla fisiopatologia della distonia cervicale, condizione dolorosa in cui si contraggono involontariamente i muscoli del collo, causando una alterazione della postura, hanno evidenziato che è caratterizzata da un’alterata integrazione sensori-motoria e da una ridotta capacità di pianificazione - spiegano la responsabile dell’ambulatorio, la neurologa Anna Castagna, e la fisiatra Marina Ramella-. È stato pertanto ipotizzato che si tratti di un “network disease”, che interessa il cervelletto, i gangli basali e la corteccia. L’efficacia della tossina botulinica nel trattamento della distonia è stata clinicamente dimostrata e studi recenti hanno mostrato la sua capacità di modificare la connettività cerebrale. Ulteriori studi indicano la riabilitazionecome un importante trattamento complementare». Al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano è attivo da anni, nell’ambito dell’Unità Operativa Recupero e Rieducazione Funzionale, un ambulatorio dedicato al trattamento con tossina botulinica(nella foto un’infiltrazione Emg/eco guidata dei muscoli del rachide cervicale), in grado di offrire una presa in carico globale per i pazienti con distonia cervicale, con miglioramento del dolore, della postura, del movimento e dell’attività. L’approccio “Sprint” si basa su tecniche di riapprendimento sensori-motorie: esercizi guidati per migliorare la postura e la capacità di muoversi interagendo con lo spazio circostante. La riacquisita capacità di controllare il movimento riduce l’ansiaanche in contesti sociali e in attività che richiedono performance elevate (ad esempio, parlare in pubblico) determinando un miglioramento della qualità della vita. A casa, il paziente deve praticare le consuete attività, durante le quali può sperimentare le nuove strategie acquisite, associate ad esercizi di stretching e di rinforzo muscolare. Attualmente è in corso uno studio clinico sperimentale per valutare l’efficacia terapeutica dell’associazione dell’infiltrazione con tossina botulinica con la riabilitazione con approccio “Sprint” nel prolungare l’effetto farmacologico, con ricaduta sulla qualità di vita dei pazienti. Da segnalare che da quattro anni l’Ambulatorio (fanno parte del team multidisciplinare anche la fisiatra Luciana Sciumèe i fisioterapisti Alessandro Crippa, Chiara Corrini e Giulia Giacobbi) svolge un’importante attività formativa, grazie alla promozione di due corsi l’anno sulla distonia cervicale, visto che la Fondazione Don Gnocchi è inserita nel circuito mondiale “Ixcellence Network” finalizzato a promuovere attività di training ai medici che si occupano di tossina botulinica. E proprio in Fondazione Don Gnocchi si è svlto il 10 giugno scorso il convegno Italiano dell'Ard, l’Associazione italiana per la Ricerca sulla Distonia. Scoliosi e corsetti, pazienti da tutta Italia È garantito il follow-up ambulatoriale e la gestione degli ausili e della protesica. È inoltre attiva una convenzione di consulenza con l’Unità Operativa di Neurologia dell’Istituto Auxologico di Milano (direttore professor Vincenzo Silani) per la presa in carico respiratoria dei malati di Sla. La “Don Gnocchi” rappresenta inoltre il punto di riferimento per l’Irccs “Besta” di Milano per la presa in carico respiratoria dei pazienti neuromuscolari, specie in età evolutiva. «Le malattie respiratorie siano fra le prime cause di mortalità e morbilità - spiega il dottor Banfi - e per la loro rilevanza clinica e assistenziale, sono destinate a diventare una delle aree prioritarie del sistema salute». ■ DA CIRCA 35 ANNI il Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano si occupa del trattamento conservativo dei dismorfismi rachidei dell’età evolutiva. Grazie all’esperienza accumulata, molte curve sono state trattate conservativamente con successo, sottraendole a un destino altrimenti chirurgico. L’attività dedicata alla diagnosi e al trattamento conservativo delle scoliosi e delle ipercifosi è condotta in particolare da alcuni ortopedici e un fisiatra e conta attualmente oltre tremila visite l’anno. La struttura dispone inoltre di letti dedicati per la cura delle scoliosi e delle ipercifosi candidate al trattamento con il corsetto inamovibile in vetroresina. «L’uso di tale materiale - spiega in proposito il dottor Lucio Palmiero, responsabile di modulo - introdotto ormai una ventina d’anni fa dal dottor Paolo Sibilla, ha costituito un significativo passo in avanti rispetto al “gesso” tradizionale, migliorandone Lucio Palmiero la resistenza, la leggerezza, l’occultabilità sotto gli abiti (cosa particolarmente gradita ai pazienti giovani), le caratteristiche di radiotrasparenza, coniugando insomma al meglio efficacia e tollerabilità». La degenza dura circa una settimana: è prevista una fase propedeutica alla confezione di corsetto in vetroresina attuata a mezzo di fisiochinesiterapia erogata da operatori esperti, che prosegue ad ortesi confezionata, per consentire un miglior adattamento ad essa e alla messa a punto di un programma rieducativo per il domicilio. Ogni anno il Centro confeziona oltre duecento corsetti inamovibili, richiamando pazienti da tutte le regioni d’Italia. «Con il controllo della storia naturale dell’affezione - conclude il dottor Palmiero - e un trattamento conservativo ben condotto, si evita innanzitutto la progressione della malattia e soprattutto l’intervento chirurgico». 41 MISSIONE UOMO SERVIZI Attualità ISTITUTO “PALAZZOLO DON GNOCCHI MISSIONE UOMO 42 Anziani, la Rsa ora si fa “aperta” ai bisogni di comunità e famiglie ■ LEGGENDO LE CASISTICHE ufficiali, il numero crescente di anziani con difficoltà nella vita quotidiana fa nascere oggettivamente qualche preoccupazione. Ancora di più, se le si legge con occhi esperti, perché è evidente che si tratta spesso di stime approssimate, purtroppo per difetto. La freddezza dei numeri, inoltre, può portare a sottovalutare gli aspetti più rilevanti della qualità di vita delle persone e il legittimo desiderio, sia degli anziani che delle loro famiglie, di trovare forme ragionevoli e sostenibili per imparare convivere con le difficoltà proposte dall’età, soprattutto se molto avanzata. Anche nelle situazioni più difficili della vita nessuno, infatti, desidera affidare totalmente la propria esistenza a servizi anche efficaci, soprattutto quando questi servizi impongano di abbandonare la propria casa. È un desiderio dei più anziani, ma anche delle loro famiglie che, fino a quando è possibile, preferiscono mettere in gioco le proprie risorse, le proprie energie e la propria intelligenza. La forza del tessuto sociale Dal 2013 la Regione Lombardia ha iniziato a produrre atti deliberativi molto interessanti, orientati a mettere a fuoco le esigenze delle famiglie impegnate nel lavoro di cura, proponendo soluzioni di aiuto sia economiche, che in forma di servizi. La delibera capostipite è la Dgr 116/2013, che ha istituito il “Fondo regio- la presa in carico della cronicità e della fragilità(Dgr 4662/2015): territorialità, orientamento verso la domanda, continuità assistenziale. Richiamando i numeri sulla non autosufficienza, emerge in realtà la vera forza del tessuto sociale lombardo. Secondo le stime ufficiali (ministero della Salute, 2013), gli anziani lombardi con autonomia gravemente ridotta -impropriamente definiti non autosufficienti sono poco meno di 400 mila. Si tratta di un numero da utilizzare con di Fabrizio Giunco cautela. coordinatore attività socio-assistenziali Citando altre fonti, gli anziani lombardi Presidio Nord 1 - Fondazione Don Gnocchi con una disabilità misurabile nelle funzioni primarie (lavarsi, vestirsi, alinale a sostegno della famiglia e mentarsi, camminare, spostarsi dei suoi componenti fragili”. dal letto, usare i servizi igienici) In successione altri atti, potrebbero in realtà superare come la Dgr 740/2013, hanno le 550-600 mila unità (Gill, introdotto forme di sostegno 2010): si tratta di persone che economico al lavoro di cura delesprimono bisogni differenziale famiglie. Nello stesso anno, la ti e esigenze di diversa intensità. Dgr 856 ha avviato la sperimenLa vita indipendente di un tazione di nuovi servizi, anche anziano può, però, proporre domiciliari; fra questi, la Rsa difficoltà concrete ben prima di sperimentare le limitazioni aperta, che ha poi trovato una più gravi delle funzioni primamigliore definizione - superata Fabrizio Giunco rie. Esse riguardano le attività la fase sperimentale - con la Dgr 2942 del 19 dicembre 2014. Queste delibe- strumentali della vita quotidiana: utilizzare rappresentano il naturale completamen- re gli elettrodomestici, i mezzi di trasporto to delle parole chiave della riforma del pubblico, interagire con il sistema bancasistema sanitario lombardo (legge rio, fare la spesa, cucinare, tenere in ordine 23/2015) e del documento di indirizzo per la propria casa, gestire la propria amministrazione e altro ancora. Questo, per problemi della vista, dell’udito, dell’equilibrio, della resistenza fisica o del movimento, quando questo debba esprimersi in città che sembrano progettate solo per gli adulti sani. Si può stimare che non meno di 700 mila anziani lombardi debbano ogni giorno fare i conti con queste difficoltà (Micheli, 2004), con un impatto sulla qualità e sicurezza di vita tutt’altro che secondario. Gli anziani lo vivono quotidianamente e, finché possono, fanno da sé. Poi le famiglie cominciano a riorganizzarsi; sono soprattutto le figlie che iniziano a rimettersi in gioco - il lavoro di cura è da sempre un universo scritto al femminile -con l’aiuto delle diverse forme di lavoro privato domestico (colf, assistenti domestiche...). La grande esperienza e la professionalità delle Residenze Sanitarie messe a disposizione del territorio per integrare il sistema di cure domestico IN LOMBARDIA Anziani oltre 65anni 2 milioni Anziani con autonomia gravemente ridotta 400.000 Anziani con difficoltà nella vita quotidiana 700.000 Famiglie impegnate nella cura ai più anziani una su tre Spesa annua per anziani non autosufficienti 4,2 mld Percentuale sostenuta dalle famiglie 74% La giornata di 36 ore Un caso a sé, altro numero da aggiungere alla lista, è quello delle diverse alterazioni delle funzioni mentali superiori, fino alla franca demenza. In questo caso le stime sono discordanti, da poco meno di 80 mila a numeri anche tre volte superiori a seconda dei criteri utilizzati e delle modalità di rilevazione. Il tema è però centrale, perché queste persone possono sollecitare le energie dei familiari anche, o soprattutto, quando la persona ha ancora una buona autonomia fisica. Desidera camminare, desidera fare, utilizza gli oggetti, ha orari suoi personali, vuole uscire di casa, può esporsi a pericoli che impongono una continua attenzione. È la famosa interminabile giornata di 36 ore, descritta nel 1981 da Nancy L. Mace e Peter V. Rabins. Complessivamente, poco meno di una famiglia lombarda su tre è oggi coinvolta a diverso titolo e con diverso impegno nella cura ai più anziani, senza mostrare cedimenti neanche di fronte alle esigenze più impegnative. Solo un quinto dei 400 mila anziani più gravi, infatti, è accolto in una Rsa (Regione Lombardia, Dgr 113/2013), mentre i restanti - eventualmente con l’aiuto dei centri diurni, dell’Assistenza Domiciliare Integrata e dei servizi di assistenza domiciliare comunale - restano a casa propria con l’aiuto prevalente dei propri familiari e di quella sottovalutata risorsa che sono oggi le assistenti domestiche o badanti (Cergas Bocconi, 2014 e IRS, 2012). Tutte a carico delle famiglie, inoltre, sono le persone anziane con limitazioni nelle sole attività strumentali, oppure con Il modello della “Medicina delle fragilità”: l’obiettivo sono percorsi di cura più appropriati ■ L’IMPEGNO DELLA FONDAZIONE Don Gnocchi è costantemente orientato a migliorare la capacità di risposta ai bisogni di cura che cambiano. L’invecchiamento della popolazione e il prevalere delle malattie croniche su quelle acute - insieme ad una fase economica difficile - stanno mettendo a dura prova la sostenibilità del sistema sanitario nazionale e più in generale del sistema di welfare. In questa situazione è necessario proporre e introdurre cambiamenti organizzativi e gestionali in grado di proporre servizi “innovativi” sostenibili e più coerenti con i nuovi bisogni della popolazione. All’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano è stato avviato il “Progetto Medicina della Fragilità” che, a partire dalla necessità di rimodulare i servizi per acuti e post-acuti presenti nella Casa di Cura, ha l’obiettivo di costituire un presidio sanitario attivo nelle rete dei servizi di continuità di cura tra ospedale e territorio, per rispondere al meglio ai nuovi bisogni di salute dovuti all’aumento delle malattie cronico-degenerative e acute ad esito di grave disabilità. In particolare viene valorizzato e implementato il processo di presa in carico e gestione del paziente durante le fasi di “transizione” delle malattie nella fase acuta, subacuta e post-acuta. La rimodulazione dell’assetto della Casa di Cura rappresenta anche l’occasione per introdurre un’organizzazione dei servizi per “intensità di cura” e “complessità assistenziale” ritenuta più adeguata a rispondere ai bisogni dei pazienti fragili e complessi, che presentano condizioni caratterizzate dalla coesistenza di più malattie croniche che riacutizzano e che spesso concorrono a causare o aggravare lo stato di disabilità. Il collegamento strutturale e funzionale con gli altri servizi presenti presso l’Istituto - Poliambulatorio, Unità Operativa di Cure intermedie e Unità di offerta socioassistenziali, sia domiciliari (Adi) che diurne (Cdi) e di degenza (Rsa) - rende il “Palazzolo” in grado di rispondere a molte delle esigenze di salute di tali pazienti nelle diverse fasi della malattia. Il nuovo assetto dei 107 posti letto della Casa di Cura prevede la trasformazione dei 13 posti letto di Riabilitazione Generale Geriatrica a indirizzo oncologico in 7 posti letto di cure sub acute, che vanno ad incrementare i 20 posti letto già presenti, e la trasformazione dei rimanenti 6 (dei 13) in letti di Medicina Generale. La tabella evidenzia l’attuale assetto della Casa di Cura che rappresenta un riferimento importante per pazienti e medici sia dei vicini ospedali per acuti (60% dei ricoveri sono trasferimenti da ospedale) che di medici di medicina generaledel territorio, che possono orientare verso questi servizi i propri pazienti, evitando in tal modo un ulteriore sovraccarico del sistema delle ospedaliero delle urgenze/emergenze. UNITA’ OPERATIVA posti-letto Medicina generale a indirizzo geriatrico 40 Riabilitazione Specialistica 40 Attività di cure sub-acute 27 Renzo Bagarolo e uno scorcio del “Palazzolo” L’approccio clinico-assistenziale della “Medicina della Fragilità”si caratterizza in una fase di inquadramento della condizione di fragilità del paziente, attraverso la valutazione multidimensionale della condizione e del bisogno di cure, la misura della “riserva funzionale residua” quale indicatore di prognosi clinico-funzionale, l’individuazione degli “stili di vita” non corretti e la promozione di interventi educativi per il mantenimento della salute e autonomia residue. La definizione prognostica clinico -funzionale e la valutazione del contesto socio-ambientale rappresentano il punto di partenza per l’attivazione di percorsi di cura appropriati. È stata attivata sperimentalmente una valutazione multidimensionale con strumenti di misura validatiper tutti i pazienti nei diversi “setting” di cura, anche al fine di valutare l’appropriatezza del ricovero e di percorso di continuità di cura. Nel mese di settembre è prevista una prima analisi e presentazione dei dati raccolti. Renzo Bagarolo direttore saniotario Istituto “Palazzolo” Fondazione Don Gnocchi - Milano 43 MISSIONE UOMO SERVIZI Attualità MALNATE. Avviato un nuovo nucleoper ricoveritemporanei MISSIONE UOMO 44 fragilità e limitazioni cognitive meno gravi. Un altro numero esprime con chiarezza l’impegno delle famiglie lombarde: con le proprie risorse economiche sostengono direttamente il 74% dei 4,2 miliardi di euro che si stima rappresentare il totale della spesa totale annua per la cura degli anziani non autosufficienti (Cergas Bocconi, 2014). Gli obiettivi della Rsa aperta La “Rsa aperta” entra positivamente in questo scenario, destinato a diventare centrale per la tenuta del sistema sociale e sanitario. Il nome sottolinea l’obiettivo: aprire verso la comunità le numerose Residenze Sanitarie Assistenziali (Rsa), mettendo a disposizione delle famiglie la loro esperienza e professionalità. La Dgr 2942/2014propone tre modalità di intervento; quella domiciliare è in assoluto la più richiesta, ma le Rsa possono offrire anche prestazioni semiresidenziali diurne(che si aggiungono e integrano quelle già proprie dei Centri Diurni Integrati), o di accoglienza residenziale temporanea e di sollievo. Gli interventi domiciliari sono gratuiti, quelli semiresidenziali e residen- ziali prevedono una quota economica a carico delle persone. Il servizio è proposto alle famiglie di anziani con demenza, o ultra75enni con grave disabilità. La richiesta può essere rivolta direttamente al distretto sanitario competente per il proprio territorio; non è necessaria, nella fase iniziale, l’impegnativa del medico di famiglia. Le Ats (Agenzie di Tutela per la Salute, la nuova definizione delle precedenti Asl) o le Asst (Aziende sociosanitarie territoriali) valutano la domanda insieme ai Comuni di riferimento, analizzando i servizi richiesti e il carico fisico e emotivo del care-giver principale. L’obiettivo degli interventi, infatti, è quello di integrare il sistema di cura costruito dalla famiglia, per renderlo più sostenibile nel tempo, o per superare possibili fasi di crisi. La misura può garantire un sostegno flessibile e personalizzabile. Sotto alcuni aspetti appare simile alla più diffusa Assistenza Domiciliare Integrata (Adi). Come questa, infatti, l’Ats mette a disposizione della famiglia tre titoli economici (voucher) di valore crescente con i quali possono essere acquistati da enti erogatori accreditati le prestazioni domiciliari previste nel piano di assistenza condiviso fra distretto e famiglia. Le differenze fra Adi e Rsa aperta - misure comunque integrabili fra loro - sono però sostanziali. In particolare, l’Adioffre interventi professionali sanitari centrati sulla malattia, o il bisogno clinico della persona, mentre quelli della Rsa sono orientati verso le necessità di supporto della famiglia. Altre particolarità della Rsa aperta: ● tutti gli interventi sono aperti da una fase valutativa; un medico, da solo o con infermiere o assistente sociale, si reca a domicilio per completare la valutazione del distretto. È un modo per conoscere la famiglia e farsi conoscere, iniziando un percorso di reciprocità fondato sia sulla professionalità valutativa che sulla relazione personale; ● ogni attivazione prevede l’identificazione di un care-manager - di solito lo stesso infermiere o assistente sociale che ha svolto la visita valutativa - che diventa il riferimento diretto per ogni esigenza della famiglia. Opera a richiesta e in modo programmato, attraverso contatti telefonici e visite domiciliari regolari (ogni settimana o ogni 15 giorni); ■ È STATO AVVIATO NEI MESI SCORSI al Centro “S. Maria al Monte” di Malnate (Va) un nuovo nucleo di 10 posti letto di Residenza Sanitaria Assistenziale - Rsa per anziani(autorizzati, ma non a carico del Servizio Sanitario Regionale), che vuole essere una risposta sempre più attenta e diversificata ai bisogni delle persone anziane in stato di fragilità - un’attenzione particolare è riservata ai sacerdoti della diocesi di Milano - che necessitano di ricoveri temporanei o soggiorni di sollievo in un contesto protetto e in grado di offrire cura, assistenza e riabilitazione, garantendo ai familiari la massima serenità e capacità di presa in carico. Il nuovo nucleo si inserisce nell’ambito del Centro di Malnate, in cui sono presenti una Residenza Sanitaria Assistenziale (realtà “storica” e consolidata di 176 posti letto accreditati con il Servizio Sanitario Regionale), un Centro di riabilitazione che eroga trattamenti ambulatoriali, domiciliari e che pone altresì un’attenzione specifica al mondo dei minori con un servizio di neuropsichiatria infantile e un nucleo di Cure intermedie con 20 posti letto. Il nuovo reparto di Rsa. di recente ristrutturazione, è composto da otto camere singole e da una camera doppia, con una palestra di riabilitazione e un soggiorno per le attività di socializzazione. Le camere si presentano accoglienti, arredate con uno stile sobrio ed elegante, improntato al massimo confort per esprimere un senso di casa e familiarità, accompagnando in chiave moderna il percorso di cura dell’ospite. Allo tempo stesso, le stanze sono attrezzate con la tecnologia più avanzata per rispondere ai bisogni assistenziali e sanitari. Il Servizio Unico Accoglienza del Centro di Malnate è a disposizione per chiunque desideri informazioni (tel 0332 863567, e-mail: [email protected]). ● le professionalitàcoinvolte nei programmi sono diverse: operatori ausiliari e di assistenza, educatore, psicologo, assistente sociale, terapista occupazionale, geriatra, infermiere, fisioterapista. Dipende dalle necessità e dagli obiettivi del piano di assistenza, che possono cambiare nel tempo. Il ruolo degli operatori strettamente sanitari non è diretto sul bisogno clinico, ma di supervisione, addestramento, suggerimento di strategie. Il terapista occupazionale, ad esempio, può accompagnare l’adattamento alla vita quotidiana; lo psicologo può sostenere i bisogni emotivi del familiare; gli Asa/Oss possono integrare o sostituire l’azione delle badanti; l’educatore può favorire la socializzazione delle persone e arricchire di significati il tempo domestico. Gli interventi domiciliari possono essere integrati o sostituiti da quelli semi-residenziali e residenziali. La persona può essere coinvolta inlaboratori, interventi di stimolazione cogniti- va, momenti di svago e ricreazione presso i locali attrezzati della Rsa. Oppure, le Rsa possono mettere a disposizione camere per un’accoglienza residenziale di qualche settimana, se la famiglia ha bisogno di un momento di pausa, o la badante deve assentarsi per un tempo più lungo. In questo scenario, gli operatori sperimentano nuove regole del gioco. Le famiglie, ben allenate a risolvere quotidianamente problemi, sono sempre un po’ diffidenti all’inizio. Non raramente, esprimono richieste molto specifiche e circoscritte. Non amano sentirsi proporre troppi operatori, o programmi molto articolati e desiderano mantenere saldamente nelle proprie mani il controllo della situazione. Nel tempo, lo scenario cambia. Una buona relazione apre alla fiducia reciproca e il supporto di operatori esperti e professionali facilita l’ampliamento degli obiettivi o la messa a fuoco degli interventi. Inizia un cammino insieme che apre nel L’esperienza dell’Istituto “Palazzolo” di Milano: in pochi mesi sono già stati presi in carico oltre una settantina di anziani. Il servizio si sta aprendo anche ad altre realtà tempo, grazie all’azione del care-manager, alla progettazione condivisa con le famiglie di interventi personalizzati - anche molto leggeri, se sufficienti - e a un utilizzo appropriato e protetto dei servizi più impegnativi. La vocazione alla prossimità L’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano ha avviato l’esperienza della Rsa aperta nel giugno dello scorso anno. In pochi mesi le persone in carico sono passate da poche unità a quasi 70, con una tendenza costante verso la crescita delle richieste. Il servizio si sta aprendo anche verso altri territori. Oltre all’intera città di Milano, sono coperti i distretti di Rho e Garbagnate dell’ex Asl Milano 1, mentre sta completando l’iter di accreditamento anche la Rsa “Ronzoni Villa-Don Gnocchi” di Seregno, nel territorio di Monza e Brianza. Completata la fase di stabilizzazione del servizio, l’esperienza acquisita verrà messa a frutto per sostenere gli altri Presidi e Rsa di Fondazione che volessero sviluppare il progetto. Questo, per garantire risposte sempre aggiornate ed efficaci, in linea con la mission della “Don Gnocchi” e in coerenza con la sua storia e la sua naturale vocazione alla prossimità. 45 MISSIONE UOMO SERVIZI Attività IL CENTRO DI MEDICINA DELLO SPORT DI MILANO SERVIZI MISSIONE UOMO DIECI REGOLE PER EVITARE RISCHI 1. Approfitta della buona stagione e inizia a fare attività all’aria aperta, ma controlla il tuo stato di salute, soprattutto se hai più di 40 anni. Una visita medica, meglio se in un Centro di Medicina dello Sport, è fortemente consigliata. I costi sono minimi e i vantaggi, anche in chiave di prevenzione, sono enormi. 2. Scegli un’attività che ti piace, altrimenti dopo poche sedute di allenamento smetti. 3. Dovendo scegliere, meglio esercizi che coinvolgono grandi masse muscolari (marcia, corsa, nuoto, canottaggio, ciclismo...), che esercizi per piccoli gruppi muscolari (sollevamento carichi vari, pesistica...). Prevenzione e benessere: «Lo sport è il farmaco del futuro» ■ LO SPORT E L’ATTIVITA’ FISICA hanno assunto un’importanza sempre maggiore per il benessere delle persone. È ormai ampiamente riconosciuto che effettuando esercizio fisico in modo corretto e secondo precise indicazioni si possono ottenere grandi benefici. E ciò vale sia per le persone di ogni età in piena salute, sia soprattutto - se in sovrappeso o affette da malattie croniche come ipertensione, diabete, cardiopatie, obesità... È tuttavia indispensabile, prima di dare inizio ad un serio programma di attività motoria, sottoporsi a una specifica visita presso un Centro di Medicina dello Sport, dove il medico specialista, dopo avere valutato le condizioni generali, verifica se la persona è idonea o meno a svolgere l’attività prevista, o piuttosto indirizza il paziente verso la disciplina più appropriata. La Fondazione Don Gnocchi rappresenta un’importante realtà in tal senso, con il Centro di Medicina dello Sport presso l’Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, diretto dal professor Arsenio Veicsteinas, operativo ormai da un tren- Sono oggi ampiamente riconosciuti i benefici di un corretto e costante esercizio fisico. I consigli del Centro di Medicina dello Sport della Fondazione tennio. L’obiettivo della Fondazione e del Centro è quello sia di migliorare le risposte ai bisogni degli utenti in tema di prevenzione, sia di indirizzare all’attività motoria e sportiva soggetti normodotati e disabili di ogni età. Professore, perché oggi c’è un bisogno così diffuso di fare sport, a tutti i livelli e a tutte le età? Negli ultimi quarant’anni c’è stato uno sconvolgimento totale della vita lavorativa e conseguentemente anche della nostra vita quotidiana. Per migliaia di anni la vita ha sempre imposto a gran parte della popolazione di ogni età una pesante attività manuale, con scarsa disponibilità di cibo. Oggi la situazione è radicalmente capovolta: sono tantissimi coloro ai quali il lavoro impone l’utilizzo del computer e l’uso dell’autovettura e di conseguenza la loro vita è diventata sedentaria. È poi cambiata anche l’alimentazione. Mezzo secolo fa il cibo di cui la popolazione poteva disporre era molto inferiore all’attuale, in termini di quantità e qualità, e l’obesità, anche infantile, colpiva una percentuale di bambini di gran lunga inferiore all’attuale. SedentaArsenio Veicsteinas rietà e abbondanza di cibo hanno comportato una sorta di “sconvolgimento” nel funzionamento del nostro organismo, rispetto a come era stato costruito e gestito per tanti anni. 4. Inizia sempre con basse intensità di esercizio e modeste durate, in aumento settimanalmente. 5. Dopo il primo mese di attività, ottimali sono 60 minuti tre volte alla settimana, per sempre, con intensità che ti verrà naturale scegliere. 6. Regola l'intensità dell'esercizio sui battiti cardiaci: è facile, è pratico, è sicuro per la tua salute e si ottengono i migliori risultati. 7. Se intendi investire nella tua salute praticando attività fisica in modo continuativo, come il buon senso impone, fatti seguire, almeno in fase iniziale, da un esperto (medico dello sport, diplomato ISEF, laureato in scienze motorie): i vantaggi saranno superiori e i rischi nulli. 8. Bevi sempre, prima, durante e dopo l'attività fisica, soprattutto d'estate: le urine devono essere sempre abbondanti e chiare. 9. Non c'è età per iniziare, né età per smettere: il limite è solamente la malattia e spesso neanche quella. 10.Tutti devono godere dei vantaggi della bella stagione e iniziare la pratica dello sport in estate, anche i soggetti con disabilità motoria (tetraplegico, paraplegico, spastico...) e intellettiva (down, cerebroleso). ■ LA BELLA STAGIONE porta con sé il desiderio di parte di molti di riprendere l’attività sportiva, specie quella all’aperto. Ma per tutti - in particolare se persone adulte o di una certa età - è opportuno far precedere la pratica dello sport da visite specialistiche che costituiscono il migliore strumento di prevenzione rispetto a possibili controindicazioni. È anche una perfetta occasione, a costo assai modesto, per un controllo della nostra salute che la frenetica vita quotidiana ci fa trascurare. Nella città di Milano una delle migliori strutture in tal senso, attiva fin dagli anni ‘80, è rappresentata dal Centro di Medicina dello Sport della Fondazione Don Gnocchi, situato presso l’Irccs “S. Maria Nascente” (Via Gozzadini, 7 / via Capecelatro, 66 - zona San Siro, MM Lilla), accreditato dalla Regione Lombardia, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale e con importanti società sportive e aziende milanesi, che da molti anni si propone come punto di riferimento per sportivi e amanti dell’attività fisica di tutte le età e di qualsiasi livello. Vi opera un team composto da medici specialisti, interamente dedicato a sport, esercizio fisico e patologie ad essi correlate, anche a livello preventivo. Il Centro offre prestazioni cliniche, diagnostiche e terapeutiche all’atleta agonista e amatoriale, fornendo le indicazioni più corrette per praticare serenamente ogni disciplina. Il Centro eroga tutte le certificazioni richieste per l’attività sportiva agonistica, non agonistica, ludico motoria e ad alto impegno cardiovascolare che la vigente normativa prevede e che spesso palestre e piscine richiedono a scopi assicurativi. Il Centro è inoltre attrezzato per fornire una valutazione delle condizioni di salute a tutti coloro che intendono praticare, o già praticano in modo del tutto autonomo ogni tipo di attività motoria e sportiva, ad esempio ciclisti, amanti del jogging, del nuoto e di altri sport che vengono praticati da gruppi di amici non inseriti in alcuna società sportiva. Info: tel. 02-40308309-296 - www.dongnocchi.it Da qui nasce la necessità di puntare sullo sport come elemento di equilibrio per la vita quotidiana… Esattamente. Ma attenzione: il movimento non è un’esigenza che scopriamo oggi. Direi invece che a fronte della situazione sopra descritta, l’uomo moderno sta riscoprendo qualcosa di antico. Già la medicina greca sentenziava che l’uomo ha bisogno di una alimentazione adeguata alle sue necessità e di frequente esercizio fisico e non a caso sono stati loro gli inventori dei giochi olimpici. Gli antichi romani, secoli dopo, avevano tra i loro detti più celebri “Mens sana in corpore sano”. E ancora, con un ulteriore salto di secoli, i Padri della Chiesa coniarono il motto “Ora et labora”, affiancando la preghiera all’attività lavorativa, sostanzialmente legata al lavoro manuale e al cammino. Lo stesso beato don Gnocchi, coniando il termine “riabilitazione” si riferiva a una attività fisica che è in grado di riportare il corpo, offeso nelle sue strutture e funzioni, alla sua potenzialità massima, compresa quella della mente, a partire dalla ricerca di un rinnovato equilibrio corpo-mente. «Gli organi e le singole parti -scriveva don Carlo nel 1946 in “Restaurazione della persona umana” - hanno bisogno del benessere generale del corpo per agire perfettamente e il corpo ha bisogno della sanità e integrità di tutte le parti per vivere nel benessere». La riabilitazione è una forma peculiare di esercizio fisico e lo sport, terminato il ciclo riabilitativo, ove applicabile, diventa lo strumento principe del benessere. Quali consigli può dare a coloro che sono alla ricerca di un nuovo equilibrio e vogliono praticare correttamente un’attività sportiva? La ricerca scientifica degli ultimi quindici anni ha messo in evidenza che le condizioni di base sono rappresentate dall’alimentazione: non eccessiva, adeguata al singolo individuo per quantità e qualità, unita ad un indispensabile esercizio fisico di intensità moderata, ma presente nel tempo, potenzialmente dall’infanzia fino alla tarda età. Tutto ciò rappresenta il presupposto fondamentale per la prevenzione dei rischi di incorrere nell’obesità e nelle malattie MISSIONE UOMO Da trent’anniuna struttura per tutti gli appassionati 47 46 Attività SERVIZI Quali sono gli obiettivi del vostro lavoro? Puntiamo a fornire all’utente le massime garanzie e i suggerimenti più appropriati ed efficaci. Il Centro si rivolge non solo agli atleti cosiddetti agonisti - da non confondere con i professionisti dello sport - e giovani, ma a tutta la popolazione di ogni età che frequenta palestre, piscine o anche solo gruppi di cammino, danza e quant’altro, che sono consci del ruolo dell’esercizio fisico e dei vantaggi che esso comporta. Il Centro funziona tutto l’anno, ma viene potenziato nel personale e nell’accoglienza soprattutto nei mesi autunnali - quando si dell’età adulta e avanzata, in particolare malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, financo tumori di varia natura, dell’uomo e della donna. E ancora, in questi ultimi anni si è scoperto quanto non immaginavamo: l’attività fisica è utile anche per la prevenzione della malattia di Alzheimer. Possiamo quindi affermare che l’esercizio fisico è uno straordinario strumento per prevenire le malattie? Detta in questi termini potrebbe sembrare un’affermazione esagerata, ma è così. Sono la ricerca epidemiologica, su migliaia di persone, sane e meno sane, e lo studio sperimentale sull’animale che ci permettono questa certezza. L’esercizio fisico non è “un di più”, o una semplice scelta di piacere, o di obiettivi puramente estetici. Alla luce di quanto sappiamo oggi, questa è una definizione molto parziale e insufficiente. Dobbiamo fare un passo avanti e spingerci a dire che esso deve rappresentare anche una sorta di impegno, di imperativo categorico, nei confronti della collettività: la malattia che causiamo a noi stessi si ripercuote a carico del Servizio sanitario Nazionale, che si regge con il contributo di tutti. Se ci ammaliamo per nostra negligenza, siamo a carico della comunità nazionale. Certo, il mancato esercizio fisico non è automaticamente responsabile di tutte le malattie che possono insorgere, ma oggi sappiamo bene quale sia il nesso fra gli stili di vita sbagliati e l’insorgenza di patologie e tra le cause sempre più prevalenti ci sono anche la sedentarietà e l’obesità, con tutto ciò che ne consegue. L’esercizio fisico porta quindi con sé un aspetto etico, a cui se ne accompagnano anche uno estetico (la ricerca e la cura di un corpo “più bello”) e uno medico (la ricerca e il mantenimento della salute e del benessere psicofisico). Il Centro di Medicina dello Sport di Milano della Fondazione Don Gnocchi è sorto nel lontano 1986. Trent’anni di attività che vi collocano tra i massimi esperti nel settore… Sì, la nostra esperienza in questo campo è fuori discussione e direi che in questi tre decenni abbiamo visto crescere non solo il bisogno di sport a tutte le età e in vari contesti, ma anche e soprattutto la sensibilità nei confronti di un’attività sportiva consapevole. La medicina dello sport svolge un ruolo chiave per consentire a ciascuno di praticare la disciplina che più desidera in modo corretto e lontano da rischi. Il Centro di Medicina dello Sport, collocato all’interno dell’Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, è oggi in fase di completa ristrutturazione e rilancio, con il pieno I medici specialisti della Fondazione hanno visto crescere in questi trent’anni la sensibilità nei confronti di un’attività sportiva consapevole concentra la maggior parte delle visite -per evitare lunghe liste di attesa. Da sottolineare, infine, che il Centro di medicina dello sport, inserito in un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, svolge anche un’importante attività di ricerca sugli effetti dell’esercizio fisico, sulla riabilitazione e in generale sul benessere dell’individuo. MISSIONE UOMO 49 appoggio e la preziosa collaborazione della direzione del Centro stesso e di tutti i servizi della Fondazione. Attività LA SCHEDA MISSIONE UOMO 50 Il grazie al professor Gian Franco Gensini Nuovo coordinatore scientifico all’Irccs “Don Gnocchi” di Firenze ■ NUOVO COORDINATORE scientifico al Centro Irccs “Don Gnocchi” di Firenze. Si tratta del professor Sandro Sorbi, presentato nel corso di un recente incontro con gli operatori, durante il quale è stato fatto il punto sulle attività di ricerca scientifica e sulle collaborazioni in corso, a quasi cinque anni dall’apertura della nuova e moderna struttura in località Torregalli. Incontro al quale hanno partecipato il rettore dell’Università degli Studi di Firenze, professor Luigi Dei, il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera universitaria “Careggi” di Firenze Monica Calamai, il direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi professor Paolo Mocarelli e il presidente monsignor Angelo Bazzari. Il tutto a poche settimane dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della riconferma del riconoscimento alla Francesco Converti Fondazione di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico-Irccs, in seguito all’esito positivo della site visit ministeriale svoltasi nelle sedi di Milano e Firenze nel novembre dello scorso anno. Nell’occasione, il professor Mocarelli Il professor Sorbi presentato nel corso di un incontro nel quale è stato fatto il punto dell’attività di ricerca in Fondazione e nel presidio fiorentino di Damiano Gornati ha fatto il punto sulla ricerca in Fondazione e sugli scenari futuri: «Sempre più si va verso una popolazione che sta invecchiando - ha detto -. Le persone vivono più a lungo, ma aumentano quelle con disabilità e malattie croniche. Paolo Mocarelli Non abbiamo dati sufficienti per capire dove stiamo andando, ma sicuramente in futuro dovrà cambiare il modo di fare riabilitazione, che sarà sempre più personalizzata (classificazione della disabilità di un paziente nella sua patologia e nel suo ambiente); predittiva; preventiva e partecipativa (si lavorerà “con” i pazienti e non “sui” pazienti)». Il valore aggiunto del network Il direttore dei Centri toscani della Fondazione, Francesco Converti, ha ricordato la stretta collaborazione con la Regione, l’Università degli Studi di Firenze, l’Azienda ospedaliera universitaria di Careggi e la Scuola Superiore “S. Anna” di Pisa: «Un network che valorizza le potenzialità dell’Irccs “Don Gnocchi”, punto di riferimento a livello regionale per le attività cliniche di riabilitazione, laboratorio dove si fa ricerca ad alti livelli, con nuove tecnologie e robotica, sede didattica sempre più importante per i corsi di medicina riabilitativa e di tirocinio per diverse figure di specialisti e operatori sanitari». * Il dato del 2015 è ancora in fase di valutazione e approvazione da parte del ministero della Salute. Emerge dal grafico come nell’ultimo triennio l’attività scientifica della Fondazione Don Gnocchi abbia registrato un sensibile incremento in termini di Impact Factor Normalizzato, con un aumento di circa il 15% rispetto al triennio precedente Federica Vannetti, ricercatrice dell’Irccs, ha illustrato i progetti e i risultati conseguiti negli ultimi anni, soffermandosi in particolare sul progetto Cyberlegs, svolto in collaborazione con la Scuola Superiore “S. Anna” di Pisa, che ha già prodotto diverse pubblicazioni e che sta proseguendo presso il “Marelab”, il laboratorio congiunto tra la Fondazione e l’ateneo pisano, attraverso lo studio su come i dispositivi tecnologici possano prevenire le cadute e lo studio di quanto e in che modo l’assistenza del robot possa mitigare il dispendio energetico del cammino. Altre ricerche sono in corso con l’Ospedale Careggi e l’Università di Firenze, come quelle sulla stimolazione magnetica ripetitiva, sulle problematiche delle infezioni ospedaliere in ambito riabilitativo e per la realizzazione di un esoscheletro di mano in materiale low cost. L’obiettivo è l’alta specialità Altri studi ancora vertono sulla fisiologia repiratoria, la riabilitazione neurologica e robotica e i disturbi del sonno. Da ultimo anche l’Irccs di Firenze partecipa allo studio multicentrico di Fondazione sulla riabilitazione robotica dell’arto superiore. Il direttore di Careggi, Monica Calamai, ha invece ricordato le collaborazioni e integrazioni tra l’Azienda ospedaliera e il Centro “Don Gnocchi”. «Un percorso iniziato insieme un paio di anni fa con l’Università di Firenze - ha spiegato - e sviluppatosi sui percorsi assistenziali , sull’attività di ricerca traslazionale, sull’attività formativa... Vogliamo continuare a interagire e collaborare con la Fondazione Don Gnocchi: è fondamentale una sinergia profonda e puntare sull’alta specialità e l’alta complessità. Siamo molto esigenti, ma questo consente di migliorare il livello di cura». Il rettore dell’Università degli Studi di Firenze, Luigi Dei, ha invece tracciato il profilo biografico e professionale del professor Sorbi, il quale, dopo aver preso la parola ha espresso la propria soddisfazione per il nuovo incarico, garantendo il massimo impegno nella linea della collaborazione con tutte le strutture di Fondazione ed esprimendo il desiderio di sviluppare progetti di ricerca mirati al bene delle persone con disabilità. La giornata si è conclusa con l’incontro con l’onorevole Maria Chiara Carrozza, già ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica e Rettore della Scuola Superiore “S. Anna” di Pisa, con cui la Fondazione ha stretti rapporti di collaborazione nell’ambito della robotica e delle nuove tecnologie. ■ IL NUOVO COORDINATORE SCIENTIFICO dell’Irccs “Don Gnocchi” di Firenze succede al professor Gian Franco Gensini, ringraziato in chiusura di incontro dal presidente della Fondazione, monsignor Angelo Bazzari, per il prezioso lavoro svolto in tutti questi anni. Il presidente ha sottolineato inoltre «il ruolo indispensabile degli operatori nel dare qualità alla Fondazione, trasferendo ai pazienti, insieme alla competenza, “flebo” di dedizione e passione, autentico valore aggiunto dell’agire». Sandro Sorbi, 62 anni, fiorentino, laureato in Medicina e Chirurgia all'Università degli Studi di Firenze, si è specializzato in Neurologia e Psichiatria. Il suo primo incarico, nel 1980, è stato presso il Dipartimento di Neurologia del Medical College della Cornell University di New York, dove si è occupato di riabilitazione neurologica. Oggi è professore ordinario di Neurologia all’Università di Firenze e la sua attività di ricerca è principalmente rivolta allo studio delle malattie neurodegene- Sandro Sorbi Gian Franco Gensini rative. A questo si aggiunge, la partecipazione a trial clinici nazionali e internazionali di farmaci innovativi e allo sviluppo e sperimentazione di nuovi radiofarmaci per la diagnosi preclinica delle malattie neurodegenerative. È autore di oltre 330 lavori pubblicati da prestigiose riviste del settore. «Mi sento onorato per l’incarico che mi è stato affidato - ha aggiunto - perché la Fondazione Don Gnocchi è considerata una struttura di grande eccellenza nel nostro Paese e non solo. Io stesso, prima di essere un ricercatore, sono un clinico e ciò che mi sta a cuore è la cura dei pazienti e in questo mi sento molto in sintonia con le persone di Fondazione». 51 MISSIONE UOMO RICERCA SCIENTIFICA Attività NEWS FORMAZIONE 52 MISSIONE UOMO MILANO CENTRO “VISMARA”: SPORT ESCLUSIVAMENTE PER TUTTI ■ SI STA COMPLETANDO in queste settimane il progetto “Sport esclusivamente per tutti”, dedicato allo sport inclusivo e promosso dal Centro “Vismara-Don Gnocchi” di Milano, insieme a Fondazione Milan e a Special Olympics Italia, con il patrocinio del Comune di Milano. Il progetto si è sviluppato durante i primi mesi del 2016 e ha coinvolto numerosi bambini e bambine, diversamente abili e a sviluppo tipico, tra gli 8 e i 10 anni e i ragazzi e le ragazze della scuola secondaria di 1° grado nella fascia 11-14 anni. Agli impianti del Centro sono state proposte a tutti ragazzi partecipanti sedute di allenamento settimanali per le discipline di basket, danza creativa, indoor rowing, calcio a 5 e scherma, con una particolare attenzione nel favorire l’accesso allo sport ai ragazzi disabili e suddividendo i gruppi solo in base all’età in una logica puramente inclusiva. «Il bilancio del progetto è decisamente positivo - hanno commentato gli organizzatori -. Atleti e genitori hanno dimostrato entusiasmo, partecipazione e interesse, auspicando che il progetto si rinnovi e prosegua la prossima stagione fin da settembre. Sono buoni anche i presupposti per la creazione di team di sport inclusivo nel territorio del Comune di Milano e il Centro Vismara ha ottime potenzialità per divenire un polo di riferimento comunale in tal senso». Le attività di “Sport esclusivamente per tutti” sono state al centro della festa d’estate che si è svolta al “Vismara” il 18 giugno e costituiranno anche la base su cui lavorare con i ragazzi nell’ambito del “Centro estivo inclusivo” che sarà aperto dal 4 al 29 luglio.. promosso un progetto che si sviluppa in due momenti: uno musicoterapeutico (che prevede per un particolare tipo di malati la presenza attiva in seduta dei familiari) e uno di tipo coreutico. Il tutto sotto la guida della responsabile del reparto, la dottoressa Guya Devalle, e con l’impegno di due specialisti: un neuropsicologo, il dottor Davide Trimarchi, e una musicoerapeuta, la dottoressa Isabella Basile, corsista all’università di Ferrara di musicoteorapia in neurologia. «Come musicoterapeuta - afferma la dottoressa Basile (nella foto) - e con una scelta atipica, propongo al familiare di partecipare alla seduta di musicoterapia del proprio caro, affinché possa trovare beneficio dal linguaggio musicale come modalità comunicativa alternativa al linguaggio verbale. Spesso questo incontro si risolve positivamente in un momento di contenimento di ansie e paure proprio da parte del familiare». È poi nata l’idea di affiancare alla musica per i pazienti anche un coro con la partecipazione dei familiari: «La musica d’insieme ha un’energia straordinaria - aggiunge Basile -. Il canto può essere un’occasione di condivisione e quindi di supporto, sollievo e aiuto al proprio stato emotivo fortemente colpito dall’evento drammatico del proprio caro. Tutti i familiari coristi, mettendosi in gioco, hanno la possibilità di esprimere le proprie emozioni; non importa se non hanno esperienza musicale, ciascuno sa di essere parte integrante del gruppo e di conseguenza condivide e supporta il gruppo stesso con la propria personalità e volontà». Attualmente sono già stati avviati incontri periodici di studio. I coristi stanno già apprendendo i fondamenti di tecnica vocale per cantare insieme e stanno studiando i canti per costruire un evento da presentare per la prossima Festa di Natale del reparto. MILANO - ISTITUTO PALAZZOLO MILANO - CENTRO GIROLA MUSICOTERAPIA PER I PAZIENTI: ORA ANCHE IL CORO DEI FAMILIARI “INVENZIONI A PIU’ VOCI”: ANZIANI E ARTISTI INSIEME NEL CD ■IL LINGUAGGIO UNIVERSALE DELLA MUSICA come strumento di sollievo per i pazienti. E per i loro familiari, oltre la malattia. All’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano, vengono curati, tra gli altri, pazienti in stato vegetativo o in minima coscienza, oppure affetti da Sclerosi multipla e Sla. Vivono i loro giorni di malattia in reparti dove l’assistenza del personale medico e infermieristico supera la soglia del dovere clinico per diventare vera e propria dedizione alla persona bisognosa di cure. Con l’obiettivo di riservare una particolare attenzione al sostegno psicologico dei familiari, è stato ■ “INVENZIONI A PIÙ VOCI” è un progetto sul tema della memoria che coinvolge gli anziani ospiti delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) della Fondazione Don Gnocchi di Milano (Centro “Girola”) e Seregno (Centro “Ronzoni Villa”). Si tratta di una raccolta audio che comprende brevi racconti della vita degli ospiti dei Centri, abbinata a una traccia audio attinente, donata da artisti del mondo dello spettacolo. Le persone ospiti delle RSA, seppur con problemi di autonomia e patologie invalidanti come l’Alzheimer, spesso hanno ancora il desiderio di partecipare a iniziative creati- Eventi Ecm, la Fondazione confermata “provider standard” ve. L’intento del progetto è dunque quello di realizzare una raccolta audio che valorizzi la loro potenzialità artistica residua (lettura poesie monologhi, racconti, canzoni). Il risultato di questo lavoro è un doppio cd a cui hanno collaborato Nanni Svampa, il quartetto dei tenori della Scala di Milano - Italian Armonist, la Banda Osiris, la Mariinsky Orchestra di San Pietroburgo, il cantautore Luca Ghielmetti, il vibrafonista Marco Bianchi, l’attore Roberto Accornero, lo chef Gualtiero Marchesi, Moni Ovadia, il gruppo Arpe Diem, l’attrice Claudia Gerini, il doppiatore Carlo Valli, il chitarrista Franco Cerri, il gruppo musicale Altrocanto e Marco Ardemagni di Rai2 Caterpillar, gli artisti della Finzi Pasca, Lina Sastri, Paolo Jannacci, il coro gospel dei Greenslevers, Elio e le Storie Tese, Claudia Penoni e Stefano Benni. ■ LA FONDAZIONE DON GNOCCHI è soggetto attivo nell’ambito dei Programmi di Educazione Continua in Medicina (Ecm) il cui scopo essenziale e irrinunciabile è quello di mantenere aggiornate e possibilmente di aumentare le competenze dei professionisti della salute, affinché essi sappiano sempre rispondere in modo adeguato - ciascuno secondo le prerogative del proprio profilo professionale e con attenzione alle condizioni particolare nelle quali operano - ai bisogni di salute dei singoli e della popolazione. La formazione e l’aggiornamento pro- SALERNO GIOCHI E ATTIVITÀ IN SPIAGGIA CON TERAPISTI E VOLONTARI ■ SI CHIAMA “SPIAGGIA INSIEME” ed è un progetto realizzato presso il Centro “S. Maria al Mare” di Salerno della Fondazione Don Gnocchi, che vede protagonisti alcuni ragazzi tra i 20 e i 30 anni, seguiti dalla struttura e affetti da diverse disabilità, soprattutto intellettive. Per tutto il mese di giugno, i ragazzi, seguiti dalla terapista Daniela Barbato, coadiuvata dai volontari scout Alessandro, Claudia e Giulia, hanno svolto attività ludiche e relazionali, con particolare attenzione alle autonomie individuali, in spiaggia, ospitati dall’esercito del lido. Responsabile del progetto è la dottoressa Maria Rosaria Leone. fessionale, si configurano come strumenti fondamentali ai fini del perseguimento degli obiettivi della Fondazione, della promozione, dell’innovazione e del cambiamento, della valorizzazione delle risorse professionali. La Fondazione Don Gnocchi è presente a livello nazionale dal 2002 , anno in cui è entrata in vigore la normativa per l’Educazione Continua in Medicina e, a livello regionale, dal 2006 (segnatamente in Lombardia, Toscana e Liguria). Con l’accordo Stato-Regioni 192/Esr del 5 novembre 2009 la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano ha sancito il nuovo sistema di formazione continua in medicina: accreditamento dei provider Ecm, formazione a distanza, obiettivi formativi, valutazione della qualità del sistema formativo sanitario, attività formative realizzate all’estero, liberi professionisti. La Fondazione, data la presenza su tutto il territorio nazionale, ha scelto di aderire al sistema nazionale, presentando istanza di accreditamento. In data 12 aprile 2011 la Fondazione è stata inserita nell’Albo dei Provider per le attività di formazione residenziale e di formazione sul campo la formazione continua, o Regioni-Province Autonome direttamente o attraverso organismi da queste individuate) che un soggetto è attivo e qualificato nel campo della formazione continua in sanità e che pertanto è abilitato a realizzare attività formative idonee per l’Ecm, individuando e attribuendo direttamente i crediti agli eventi formativi . A seguito di tale riconoscimento, il 24 febbraio 2014 la Fondazione ha avviato l’istruttoria per ottenere il riconoscimento dello status di Provider Nazionale Standi Monica Malchiodi dard. In un “universo” di oltre mille Provider, lo scorso dicembre la FonFORMAZIONE ECM 2013 2014 2015 dazione si è classificata al secondo Totale eventi 177 210 163 posto tra i migliori Docenti 649 1.623 1.409 Provider (Categoria Fondazioni) per Discenti 9.724 22.463 15.699 aver saputo analizzare e interpretare Totale partecipanti 10.373 24.086 17.108 meglio di altri la domanda di forma, divenendo “Provider provvisorio” con zione del mercato in termini di contenuti, numero identificativo 532 del nuovo siste- tipologie e metodologie formative. Con decorrenza 7 aprile 2016 la Fondama di formazione. L’accreditamento di un Provider Ecm è zione, dopo aver superato tutti i controlli il riconoscimento da parte di una istituzio- del ministero della Salute, è stataconfermane pubblica (Commissione nazionale per ta Provider Standard. Giudicata tra i migliori per aver saputo analizzare e interpretare meglio di altri la domanda di formazione del mercato in termini di contenuti e metodi ALTA FORMAZIONE. Tecnologie per disabili , corsoconcluso ■ SI È CONCLUSA nelle scorse settimane l’edizione 2016 del Corso di Alta Formazione “Tecnologie per l’autonomia e la partecipazione delle persone con disabilità”, condotto dalla Fondazione Don Gnocchi, al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano. Il corso si è proposto di fornire competenze di base sulle tecnologie oggi disponibili per la riabilitazione, l'autonomia, l'integrazione scolastica, lavorativa e sociale delle persone con disabilità. Vi hanno partecipato 47 allievi di varia provenienza geografica (14 Lombardia, 4 Piemonte, 4 Campania, 4 Puglia, 3 Toscana, 3 Emilia Romagna, 3 Liguria, 3 Veneto, 2 Marche, 2 Lazio, 2 Sicilia, 1 Basilicata, 1 Umbria, 1 Sardegna), di cui 17 terapisti occupazionali, 10 medici fisiatri, 6 fisioterapisti, 5 tecnici ortopedici, 2 ingegneri, 1 medico neurologo, 1 educatore professionale, 1 logopedista, 1 terapista della neuro e psicomotricità, 1 operatore socio sanitario, 1 farmacista, 1 tecnico informatico. 53 MISSIONE UOMO Attività I NUMERI 9 mila pazientiricoverati per oltre 350 mila giornate di degenza ANNIVERSARI MISSIONE UOMO 54 Dieci annid’attività in Irpinia: «Un’esperienza senza precedenti» ■ «UN’ESPERIENZA quasi avveniristica...», così il commissario straordinario dell’ASL di Avellino, Mario Nicola Vittorio Ferrante,ha definito l’accordo che dieci anni fa ha permesso di avviare l’attività del Presidio Riabilitativo di Sant’Angelo dei Lombardi, struttura irpina della Fondazione Don Gnocchi all’interno dell’ospedale “G. Criscuoli”. Avveniristica, perché si realizzava un’integrazione tra pubblico e privato che non aveva precedenti. E integrazione insieme a collaborazione e crescita- sono state le parole più usate nel corso dell’incontro pubblico che ha celebrato il decimo anniversario dall’inaugurazione del Centro, avvenuta il 6 maggio 2006. Le celebrazioni erano iniziate con la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Pasquale Cascio, nella suggestiva cornice del Duomo di S. Angelo, con l’insediamento di una reliquia del beato don Gnocchi, donata dalla Fondazione alla chiesa locale. Al momento liturgico era seguito un concerto del Coro “Stelle alpine” di Bari, diretto dal maestro Paolo Romano, con l’esecuzione dei brani tipici della tradizione alpina e la lettura di testi di don Carlo. Ferrante: «Centro d’eccellenza» Numerosi operatori hanno poi partecipato all’incontro pubblico dal titolo “Dieci anni di Fondazione Don Gnocchi a S. Ange- Ricordato al Polo Specialistico Riabilitativo di S. Angelo dei Lombardi l’importante traguardo. Gli amministratori: «Abbiamo bisogno della “Don Gnocchi”» Simonetta Mosca Giovanni Vastola lo dei Lombardi: una presenza che continua”, a cui sono intervenute autorità locali, responsabili della sanità campana e irpina e protagonisti della storia del Polo Riabilitativo di ieri e di oggi. I lavori sono stati introdotti dalla direttrice del Presidio Centro-Sud della Fonda- LAUREE. Accordi con due università ■ RISALE AL 2006 l’accordo tra il Polo Specialistico Riabilitativo di Sant’Angelo dei Lombardi con la Seconda Università di Napoli (SUN) per l’attivazione di tirocini formativi dei corsi di laurea delle professioni sanitarie (infermieri, fisioterapisti, logopedisti e medici specializzandi in fisiatria). Da allora sono stati formati presso il Presidio Riabilitativo “Don Gnocchi” - sede didattica dei corsi - 235 allievi infermieri, 309 fisioterapisti, 207 logopedisti e 3 specializzandi in fisiatria. Sono stati invece 241 gli studenti laureati in fisioterapia con la SUN in questi primi dieci anni. A quest’attività formativa si è aggiunta, dal 2014, con 30 allievi, l’attivazione del corso di laurea in Fisioterapia anche dell’Università “Federico II” di Napoli. zione Don Gnocchi, Simonetta Mosca, che ha ringraziato il personale e le istituzioni che, a vario titolo, si interfacciano ogni giorno con la struttura, sottolineando altresì la preziosa collaborazione con l’ospedale. Hanno poi preso la parola il sindaco di S. Angelo, Rosanna Repole, che ha donato una targa commemorativa alla Fondazione e l’arcivescovo Pasquale Cascio. Il sindaco ha ricordato che l’anniversario è un’occasione propizia per rilanciare la presenza della Fondazione sul territorio: «La nostra gente - ha sottolineato - ha bisogno della “Don Gnocchi” e tutte le istituzioni devono fare la propria parte per rafforzare questa presenza». Raffaele Gimigliano, presidente del corso di laurea in Fisioterapia della Seconda Università di Napoli e membro del Comitato Tecnico-scientifico della Fondazione Don Gnocchi, ha fatto il punto sullo stato dell’arte della riabilitazione in Campania, mentre il commissario dell’Asl di Avellino, Mario Nicola Vittorio Ferrante, ha ribadito il ruolo del Polo Riabilitativo di S. Angelo dei Lombardi nel contesto della sanità locale, rimarcando l’efficacia e i punti di eccellenza di questa collaborazione pubblico-privato e richiamando le istituzioni a supportare maggiormente la Fondazione nelle sue strategie di consolidamento e sviluppo. D’Amelio: «Grande attenzione» Il volume delle attività sviluppato in questi anni è stato illustrato da Giovanni Vastola, responsabile medico della struttura, che ha ricordato la recente riorganizzazione dei posti letto in tre livelli per intensità di cura (alta, media e bassa intensità), in base alla complessità clinico-assistenziale dei pazienti. Un efficace modello che tiene conto dei bisogni assistenziali e non più delle patologie prevalenti. Angelo Frieri, direttore sanitario del “Criscuoli”, ha riaffermato l’importanza della stretta sinergia delle strutture ospedaliere con il Polo “Don Gnocchi”, ricordando il fermento positivo che aveva accompagnato i primi anni di apertura del Centro e auspicando il mantenimento di quell’entusiasmo. Mario Ferrante ■ SONO DAVVERO SIGNIFICATIVI i numeri dell’attività del Polo Specialistico Riabilitativo della Fondazione Don Gnocchi di Sant’Angelo dei Lombardi in questi primi dieci anni di attività nel territorio dell’Alta Irpinia. Sono stati infatti complessivamente circa 9 mila - come dire due volte gli abitanti della stessa cittadina di Sant’Angelo - i pazienti ricoverati, per un ammontare complessivo di 350 mila giornate di degenza. La struttura dispone di 111 posti letto (di cui 4 in day hospital) accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale ed opera nell’ambito della riabilitazione cardiorespiratoria, neurologica, ortopedica e delle Gravi Cerebrolesioni Acquisite. Vi lavorano 148 operatori tra personale dipendente e liberi professionisti, in ambito sanitario e amministrativo (due terzi donne, un terzo uomini), con un’età media di 44 anni. All’interno della struttura sono inoltre presenti regolarmente e con un’opera preziosa i volontari della Caritas Diocesana, impegnati in attività di supporto assistenziale e di ausilio alle famiglie. Rosetta D’Amelio Il punto sulla ricerca scientifica e sui progetti in corso a Sant’Angelo è stato fatto da Costanza Pazzaglia, medico della Fondazione Don Gnocchi di Roma, che ha sottolineato tra l’altro la recente attivazione di moderni sistemi robotici a supporto del lavoro dei fisioterapisti, per pazienti che, a seguito di ictus, stanno effettuando un percorso di riabilitazione neurologica e la pubblicazione su “The Spine Journal”, rivista scientifica internazionale, dei risultati della ricerca condotta su oltre tremila studenti irpini, coinvolti tra il 2011 e il 2014 nel progetto “Educazione sanitaria in età scolare: salute della colonna vertebrale”. Il consigliere delegato della Fondazione, Marco Campari, ha tracciato la rotta di alcune prospettive future, parlando di continuità assistenziale e nuovi modelli organizzativi, richiamando la Regione Campania, rappresentata dal presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio a un rinnovato impegno per garantire la continuità e il consolidamento dell’opera della Fondazione in Irpinia. Nelle sue conclusioni, D’Amelio ha assicurato la massima attenzione della Regione alle richieste della “Don Gnoc- Nelle foto, momenti dell’incontro pubblico al “Criscuoli”, In alto, alcuni dei relatori, sotto scorci dei presenti, tra i quali (a destra) il sindaco di Sant’Angelo Rosanna Repole e l’arcivescovo Pasquale Cascio chi”, ricordando che la Campania spende ogni anni circa 30 milioni di euro per la cura fuori regione di pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite: «Viaggi della speranza, che sottopongono pazienti e famigliari a gravi disagi - ha aggiunto - e che potrebbero essere evitati investendo maggiormente su strutture qualificate e di eccellenza come il Polo Specialistico Riabilitativo di S. Angelo dei Lombardi». Il presidente della Fondazione, monsignor Angelo Bazzari, ha chiuso la giornata ritornando al significato e all’importanza del modello di integrazione pubblico/privato non profit, rappresentato dal Polo di S. Angelo, ringraziando per l’attività svolta e i risultati raggiunti quei protagonisti che hanno fatto sì che la “Don Gnocchi” potesse insediarsi in Irpinia e diventare punto di riferimento per i bisogni di salute della popolazione locale: «Il mio “grazie”- ha concluso il presidente - va in particolare a Ciriaco De Mita, all’ex assessore regionale Angelo Montemarano, all’ex direttore sanitario dell’Asl di Avellino Rocco Granata, al primo direttore del Centro Salvatore Provenza e a tutti coloro che, a titolo personale o in rappresentanza di istituzioni regionali o locali garantiscono alla Fondazione quell’appoggio concreto e quella vicinanza attenta, stimoli indispensabili e preziosi per continuare il nostro impegno e guardare al futuro con sereno ottimismo». 55 MISSIONE UOMO Attività Attività ANNIVERSARI LETTERA «Grazieper la vostra professionalità e umanità, da voi ho finalmente ripreso a camminare...» Tricarico, bilancio del decennale: assistiti quasi cinquemila pazienti ■ TEMPO DI PRIMI BILANCI al Polo Specialistico Riabilitativo della Fondazione Don Gnocchi attivo all’ospedale di Tricarico (Matera), che ha ricordato nelle scorse settimane i dieci anni dall’inaugurazione. «Abbiamo vissuto momenti di grande soddisfazione - commenta la responsabile dei Centri “Don Gnocchi” della Basilicata, Rossella Manfredi - grazie alle numerose testimonianze e ai tanti riconoscimenti da parte di pazienti e familiari, che ci permettono di affermare di aver acquisito un ruolo di primo piano nel territorio lucano nell’ambito della riabilitazione. Abbiamo assistito in questi due lustri quasi cinquemila pazienti, portando in Basilicata, avamposto della Fondazione nel Mezzogiorno, le competenze e lo stile “stile Don Gnocchi”. Il nostro Centro è inoltre un laboratorio dove si fa innovazione: solo per fare alcuni esempi, da qualche anno, ha inserito, nel lavoro riabilitativo quotidiano, l’utilizzo del Treadmill Antigravitario, tecnologia che permette la riabilitazione del paziente in assenza di gravità, che ha aperto scenari importanti in diverse aree della riabilitazione, fornendo dati significativi ripresi anche dalla letteratura scientifica. Inoltre, il Presidio parteci- Prestazioni e tecnologie d’avanguardia per la struttura lucana che ha festeggiato il significativo traguardo. Un ruolo di primo piano nella sanità locale Rossella Manfredi Nicola Lioi pa, insieme ad altri Centri della Fondazione in Italia, ad uno studio multicentrico sull’efficacia della riabilitazione robotica dell’arto I NUMERI. Settanta operatori, numerosi i volontariattivi ■ SONO NUMERI VERAMENTE IMPORTANTI quelli che danno le dimensioni del volume di attività svolta in questi dieci anni dal Polo Specialistico Riabilitativo di Tricarico. Per quanto riguarda l’attività di degenza riabilitativa, i pazienti ricoverati sono stati oltre 4.500 (dati aggiornati al 31 dicembre 2015), per oltre 172 mila giornate di degenza. I ricoverati in RSA sono stati invece oltre 240, con più di 40 mila giornate di degenza. L’attività ambulatoriale ha invece comportato oltre 166 mila trattamenti. Il Polo Riabilitativo di Tricarico impiega circa 70 operatori tra personale dipendente diretto e collaboratori (68% donne, 32% uomini), di età media intorno ai 41 anni, tutti o quasi provenienti dal territorio. La responsabilità amministrativa fa capo a Rossella Manfredi, quella medica a Nicola Lioi. Importante è anche la presenza del volontariato, impegnato in modo particolare con i pazienti della Rsa, che garantisce un supporto in occasione di gite o uscite sul territorio, nel momento della somministrazione dei pasti, collaborando alle varie attività di animazione religiosa e promuovendo eventi culturali e momenti di socializzazione. superiore in pazienti con esiti da ictus. Sono segnali concreti che fanno capire qual è il servizio che la Fondazione don Gnocchi offre ai pazienti, sia attraverso prestazioni all’avanguardia sul piano tecnologico, sia curando costantemente la competenza e la professionalità dei propri operatori». Pazienti adulti e bambini Oggi al Polo Specialistico Riabilitativo di Tricarico opera un’Unità operativa riabilitativa ad indirizzo neurologico ed ortopedico dotata di 48 posti letto di degenza intensiva e 16 posti letto di lungodegenza riabilitativa. È inoltre attiva una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) di 20 posti letto per pazienti non autosufficienti e affetti da patologie neurodegenerative e dementigene, a cui sono garantite prestazioni mediche, infermieristiche ed assistenziali, oltre a prestazioni riabilitative. Le prestazioni vengono altresì erogate in regime di day hospital e a carattere ambulatoriale anche presso il presidio ambulatoriale di Ferrandina (Matera). Il Presidio ambulatoriale di Tricarico eroga inoltre trattamenti quali visite specialistiche fisiatriche, fisiochinesiterapia, terapia strumentale e logopedia. Le attività non sono rivolte solo agli adulti: sono infatti erogati trattamenti ambulatoriale di tipo logopedico, neuromotorio e neuro psicomotorio per l’età evolutiva. A questo proposito, è stata attivata una convenzione con l’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile della Asm Matera per il trattamento dei disturbi dell’area neuromotoria e prassica, disturbi linguistico - comunicativi, disturbi dello spettro autistico, ritardi e deficit dello sviluppo cognitivo, deficit dell’attenzione e della memoria e disturbi degli apprendimenti scolastici. Con l’apertura della struttura in provincia di Matera, si consolidò dieci anni fa la presenza della Fondazione Don Gnocchi in Basilicata, Tre momenti della celebrazione nella cattedrale presieduta dal vescovo, mons. Orofino già da qualche mese presente in provincia di Potenza, ad Acerenza. Anche nel caso di Tricarico si utilizzò il modello - già collaudato - di una stretta e intensa collaborazione e integrazione con le strutture pubbliche, a vantaggio della domanda di salute della popolazione locale e allo scopo di evitare tanti “viaggi della speranza” di pazienti lucani verso strutture riabilitative lontane da casa. A Tricarico si realizzò qualcosa di simile a quanto avvenuto ad Acerenza: in quel caso, l’opera di don Gnocchi si incontrò con l’opera di don Michele Gala; qui, invece, la Fondazione si inserì dentro l’opera fortemente voluta dal venerabile mons. Raffaello Delle Nocche, vescovo di Tricarico dal 1922 al 1960. La festa del decennale Nel 1945 il prefetto di Matera e il medico provinciale lasciarono a Tricarico un’unità ospedaliera da campo, messa a disposizione dall’Alto Commissariato per l’Igiene e la Sanità pubblica, per sopperire all’insufficiente numero di posti letto in Basilicata, a condizione che il Comune si impe- ■ «SONO TORNATA A CASA da alcuni giorni da Tricarico a Milano, dove risiedo, dopo più di sei mesi passati prima nell’ospedale di Matera e poi in quello di Tricarico, a causa delle molteplici lesioni riportate in un brutto incidente automobilistico. Desidero ringraziare i medici e il personale sanitario degli ospedali dove sono stata ed in particolare quello di Tricarico, sia del reparto di lunga degenza, dove ho passato un primo e lungo periodo, che della struttura di riabilitazione della Fondazione Don Gnocchi, dove a distanza di più di quattro mesi dall’incidente ho ricominciato a camminare, tanto da poter tornare a Milano tranquillamente in treno, con mio marito, senza particolari ausili. Porgo un caloroso saluto a tutti gli operatori sanitari di Tricarico e in particolare a tutti i fisioterapistiche mi hanno affiancata, seguita e sostenuta, con tanta professionalità e umanità. Indispensabile, in questo lungo periodo di degenza, è stata la voglia di farcela, nonostante le difficoltà quotidiane, di accontentarmi anche di piccoli miglioramenti, chiedendo al Signore di darmi la forza di rialzarmi, quando ricadevo. Importante è stato il ruolo delle figure gnasse a trovare in poco tempo dei locali idonei nei quali installare le attrezzature: un problema che fu superato grazie all’iniziativa congiunta del vescovo tricaricese, che mise a disposizione un’ala del palazzo vescovile, insieme all’allora giovane sindaco Rocco Scotellaro. L’iniziativa si realizzò grazie anche alla partecipazione generosa di tutta la popolazione, in una sorta di gara di solidarietà per raccogliere le risorse necessarie all’avvio dell’ospedale. Un’iniziativa popolare che vide davvero il contributo di tutti, anche dagli emigrati tricaricesi in America e dall’allora Capo dello Stato, Enrico De Nicola. Fu così che la prima sede dell’ospedale fu inaugurata nel 1947, mentre nel 1960 fu aperta l’attuale struttura. Sul finire degli anni ’90 il Piano sanitario aveva determinato la riconversione del presidio ospedaliero in Polo riabilitativo e fu così che nel 2004 è stato firmato l’accordo tra Fondazione Don Gnocchi e l’Azienda Sanitaria materana per la gestione in concorso delle attività riabilitative. L’avvio delle attività è avvenuto nel giu- religiose e delle loro iniziative all’interno della struttura ospedaliera e riabilitativa. Grazie a chi mi ha voluta bene, a chi ha avuto fiducia in me, a chi era convinto che non avrei mai mollato. Devo ringraziare mia madre, che mi ha seguita sempre, in questo lungo periodo, come solo una madre può fare. Vi raggiunga un deciso augurio, affinché il lavoro di medici e paramedici, già di per sé oneroso e impegnativo, continui ad essere efficace ed efficiente allo stesso tempo: continuate così, date sempre il massimo di voi stessi, come avete sempre fatto, anche se non sempre è facile accontentare tutti i pazienti, che a volte si rivelano... impazienti». Rosa gno 2006, mentre nel 2009 si sono conclusi i lavori per l’ampliamento della struttura. Per ricordare il significativo anniversario, l’amministratore apostolico della diocesi di Tricarico e Vescovo eletto della Diocesi di Tursi -Lagonegro, mons. Vincenzo Carmine Orofino, ha presieduto il 7 giugno in cattedrale una solenne concelebrazione sucaristica, alla presenza del presidente della Fondazione, mons. Angelo Bazzari. Nella sua omelia, mons. Orofino si è augurato che il Polo Riabilitativo di Tricarico possa crescere nel servizio che presta, con l’augurio che la santità di vita di don Gnocchi possa essere sempre più evidente e, quindi, trasparire anche nell'opera che porta il suo nome. Infine, il vescovo ha esortato la Fondazione a investire a Tricarico non solo in servizi, ma anche «in santità di vita». Durante la celebrazione è stata donata alla diocesi tricaricese una reliquia del Beato don Gnocchi. Al termine, si è tenuto un concerto del coro Stelle Alpine di Bari, diretto dal maestro Paolo Romano. 57 MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 56 Attività Attività SERVIZI SERVIZI IL QUADERNO Gli ausili, componenti essenziali di ogni progetto riabilitativo ■ «LA RIABILITAZIONE di un soggetto reso disabile da un evento morboso non si riassume nel tentativo, spesso vano, di ridurre o annullare i segni patologici, ma deve mirare al recupero della persona, aiutandola a raggiungere il massimo di autonomia possibile... secondo la nozione di “funzionamento” proposta all’inizio di questo secolo dall’OMS, che mette in primo piano il contesto ambientale e le possibilità di partecipazione, il primo come condizionante il recupero e la seconda come obiettivo finale di tutto il percorso riabilitativo. Sarebbe piaciuta a don Gnocchi, che già nel 1946 indicava come obiettivo di ogni riabilitazione la “restaurazione della persona umana”...». Così il professor Silvano Boccardi, indimenticato “padre fondatore” della medicina della riabilitazione e protagonista di primo piano nella storia della Fondazione Don Gnocchi, sintetizzava il ruolo dei fattori ambientali nel percorso riabilitativo della persona: termine con il quale il modello ICF dell’Organizzazione Mondiale della Sanità indica gli ausili tecnici, gli adattamenti dell’ambiente di vita, le reti di relazioni umane e i servizi che sostengono la persona nella propria autonomia e soste- Le crescenti sfide della continuità di cura chiamano le tecnologie assistive a un ruolo sempre più centrale: strumenti e competenze delle rete SIVA di Renzo Andrich ingegnere - Fondazione Don Gnocchi SI DEFINISCE AUSILIO... ■ Qualsiasi prodotto (dispositivi, apparecchiature, strumenti, software...), di produzione specializzata o di comune commercio, utilizzato da (o per) persone con disabilità per finalità di miglioramento della partecipazione; protezione, sostegno, sviluppo, controllo o sostituzione di strutture e funzioni corporee o attività; prevenzione di menomazioni, limitazioni nelle attività, o ostacoli alla partecipazione" (Standard Internazionale ISO 9999). nibilità assistenziale. In particolare, l’evoluzione tecnologica ha reso disponibili ausili che aprono orizzonti un tempo impensabili per l’assistenza e l’autonomia nelle attività quotidiane, nella scuola, nel lavoro, nelle relaRenzo Andrich zioni sociali, anche per persone con disabilità estreme. Oggi non c’è alcun dubbio che attività quali valutare gli ausili necessari a ogni singola persona, configurarli in base alle sue esigenze, addestrare la persona ad utilizzarli in modo competente ed efficace, debbano essere parte integrante del trattamento riabilitativo. Lo dicono chiaramente varie linee guida e documenti normativi regionali e nazionali, in primis il Piano d'Indirizzo sulla Riabilitazione: «L’azione riabilitativa con competenze specifiche deve garantire... i programmi di intervento su barriere e facilitatori, gli adattamenti ambientali, la fornitura di dotazioni strumentali, tecnologiche e di ausili e il relativo addestramento della persona con disabilità e dei caregivers». Il compito di valutare gli ausili e istruire l’utente all’uso è indicato nel profilo di varie figure professionali del team riabilitativo (terapista occupazionale, fisioterapista, logopedista, per determinati ausili anche il tecnico della neuropsicomotricità), nell’ambito del programma riabilitativo individualizzato stabilito dal medico specialista. La prescrizione degli ausili erogabili attraverso il Servizio Sanitario Nazionale spetta invece esclusivamente a medici specialisti appositamente accreditati dall’ASL, o a medici specialisti di una struttura di degenza nel caso di forniture urgenti che costituiscano prerequisito per la dimissione del paziente. La fornitura degli ausili prescritti è infine di competenza delle aziende del settore che, a seconda del caso, devono essere in possesso di determinati requisiti e professionalità, quali ad esempio quella del tecnico ortopedico. Purtroppo non tutti gli ausili sono erogabili dal Servizio Sanitario Nazionale. Molti devono essere acquistati di tasca propria dall’utente, salvo la possibilità di avvalersi poi di determinati contributi regionali e detrazioni fiscali. In tal caso non sarà possibile prescriverli, ma solo consigliarli, lasciando all’utente la decisione se acquistarli o meno. L’importante è che questo lavoro di valutazione e istruzione sia previsto e organizzato efficacemente all’interno del percorso riabilitativo. Lista Oms degli ausili essenziali Va detto che l'Italia, rispetto ad altri Paesi europei, sconta un ritardo culturale Un manuale per operatori, persone disabilie famiglie in questo campo, di cui l’aspetto più evidente è il mancato aggiornamento del Nomenclatore tariffario degli ausili fornibili a carico del Servizio Sanitario Nazionale (quello in vigore risale a 17 anni fa: si immagini quanti passi ha fatto la tecnologia da allora...). Ma anche nella prassi operativa di molti Centri di riabilitazione, sia pubblici che privati, sia al nord che al sud, spesso gli ausili non vengono adeguatamente considerati durante il percorso riabilitativo, o magari vengono prescritti sommariamente solo alla fine, lasciando all’utente il difficile compito di procurarseli, negoziando direttamente con le aziende fornitrici, con il rischio di incorrere in professionalità inadeguate o comunque, se adeguate, non operanti in sinergia con i medici e i terapisti che hanno condotto il percorso riabilitativo. A fronte di questi aspetti negativi non mancano per fortuna segnali positivi. ■ OFFRIRE ALLE PERSONE con specifici problemi di disabilità o fragilità, alle loro famiglie e agli operatori una serie di informazioni, consigli e suggerimenti per la scelta degli ausili, espressi con un linguaggio semplice e spiegazioni facilmente comprensibili: è questo l’obiettivo dell’ottavolo volume della collana “I Quaderni della Fondazione Don Gnocchi” dal titolo “Valutare, consigliare, prescrivere gli ausili: la tecnologia al servizio delle persone con disabilità” (nella foto la copertina). «L’introduzione di un ausilio nella vita di una persona - spiega l’ingegner Renzo Andrich, curatore del volume - perturba un equilibrio preesistente, a volte fragile, a favore di un nuovo equilibrio, che si vuole positivo, solido e il più possibile duraturo. Chi valuta, sceglie o prescrive gli ausili dovrà conoscere bene il contesto ambientale e dosare in modo intelligente questi tre fattori: solo in questo modo l’ausilio potrà rivelarsi efficace ed utile e motiverà il suo investimento economico, professionale e umano». Il Quaderno indica con efficace sintesi le strade da percorrere per mettere la tecnologia al servizio della persona con disabilità, della sua autonomia, delle sue relazioni, della sua partecipazione alla vita sociale, scolastica, lavorativa. Il testo è rappresentativo di un “accompagnamento” tecnico, ma anche umanamente ricco, che va oltre i dati medico-sanitari e ingegneristici, per diventare riflessione sul valore della persona umana e sulla sua accoglienza. Lungo le pagine si ribadisce l’importanza della scelta di un buon ausilio - con consigli per utenti, operatori e aziende -, l’aspetto dei costi, l’impostazione di un buon programma protesico (valutazione, decisione, fornitura e verifica in merito alle singole soluzioni per gli ausili), insieme a focus sui vari tipi di ausili (per la postura, la mobilità, la casa e l’attività della vita quotidiana, il controllo ambientale e domotica, l’accessibilità informatica, la comunicazione aumentativa, il contesto scolastico e quello lavorativo). MISSIONE UOMO 59 MISSIONE UOMO 58 Attività SEMINARIO MISSIONE UOMO 60 La consapevolezza del ruolo degli ausili sta crescendo; si sta assistendo a un’impennata della letteratura scientifica nel settore; molte strutture riabilitative pubbliche e private hanno iniziato a organizzare seriamente il percorso-ausili del paziente; l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha appena lanciato uno specifico piano di azione nel settore, che tratta gli ausili come il “quarto pilastro” delle strategie per la salute, allo stesso livello di importanza degli altri tre storici “pilastri” (vaccini, farmaci e dispositivi medici). Nell'ambito di questo piano, il 24 maggio ha pubblicato evento storico - una prima lista degli “ausili essenziali”, la cui disponibilità deve essere assicurata in tutti gli Stati membri. Va ricordato che il percorso che ha portato a questo risultato ha avuto il suo momento centrale proprio a Milano, nel workshop internazionale Gate (Global Collaboration on Assistive Technology) organizzato dalla Fondazione Don Gnocchi per incarico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano nell’aprile dello scorso anno. Portale Eastin), il SIVAlab (un laboratorio di supporto ingegneristico ai Servizi Informazione Valutazione Ausili, per gli ausili basati su avanzate tecnologie informatiche) e i corsi di formazione (soprattutto il corso di Alta Formazione “Tecnologie per l'Autonomia”, che si ripete ogni anno, evoluzione di precedenti corsi universitari svolti in collaborazione con l’Università Cattolica). Da tempo la Fondazione è impegnata nel cercare di mettere “a sistema” questo patrimonio unico di competenze ed esperienza acquisita negli anni. Il Portale Siva (www.portale.siva.it), fulcro della rete perché essenziale è in primo luogo l’informazione sugli ausili disponibili, è mantenuto costantemente aggiornato con un paziente lavoro quotidiano di contatto con le aziende produttrici e distributrici. La redazione le sollecita a inserire dati accurati e conformi a determinati standard di qualità dell’informazione e ne verifica l’obiettività e l’assenza di connotazioni commerciali. Preziosissima è questo proposito la collaborazione internazionale con altre orga- IL PORTALE SIVA. Cinquemila ausili e ben 1600 aziende: informazione di qualità e aggiornamento costante in rete nizzazioni di tutta Europa nella rete Eastin (European Assistive Technology Information Network: www.eastin.eu) e con le organizzazioni partecipanti alla rete Glic, l’associazione italiana dei Centri Ausili (www.centriausili.it). Ma in questi mesi lo sforzo è teso soprattutto a fare in modo che l’attività di valutazione ausili divenga sempre più parte integrante e strutturale del percorso riabilitativo in tutti i Centri. A tale scopo si sta lavorando per consolidare le attività Siva nei vari Centri “Don Gnocchi”, pensando ad adeguate dotazioni strumentali (ausilioteche) che consentano ai terapisti di fare con l’utente ogni prova necessaria ai fini di un’adeguata valutazione individualizzata degli ausili. La Fondazione sta inoltre lavorando alla definizione di metodologie comuni e condivise per la valutazione degli ausili sia nell’ambito di percorsi di trattamento (in regime di degenza, ambulatoriale, o domiciliare) che in modalità di consultazione specialistica. L’obiettivo è la definizione di un modello standard per la redazione e l’informatizzazione della relazione di valutazione ausili (il documento clinico che raccoglie i risultati del percorso di valutazione), formulato in modo tale da fornire evidenze di appropriatezza al medico prescrittore e di facilitare l’utente e i suoi familiari nel prendere decisioni competenti e ragionate. ■ IL PORTALE SIVA è un servizio online d'informazionespecializzato sugli ausili per le persone con disabilità. Comprende varie banche-dati costantemente aggiornate e reciprocamente collegate (ausili, aziende, centri, idee, biblioteca) e unaserie di servizi(strumenti di lavoro, telesportello, segnalazioni, notiziario mensile, seminari di aggiornamento online...). Le informazioni sono organizzate secondo precisi standard, in gran parte condivisi con i partner della rete europea Eastin. L'integrazione in tale rete consente di estendere le ricerca d'informazione a tutti gli altri portali collegati ogniqualvolta necessario. L’aggiornamento costantedei dati di ciascun ausilio compete all'azienda responsabile della sua distribuzione in Italia, tramite una procedura online. La qualità dell'informazioneviene rigorosamente controllata dalla redazione del portale. Ausili che non vengono aggiornati per oltre dieci anni sono dichiarati “fuori produzione” e resi invisibili alle ricerche (a meno che l’utente non chieda espressamente di vederli). Ogni altro contenuto del portale è aggiornato dalla redazione. Attualmente il Portale contiene informazione su 4.702 ausili di recente aggiornamento (più altri 5.600 “fuori produzione”), ciascuno descritto con una scheda standardizzata; su 1.610 aziende, 174 Centri e 630 idee; contiene inoltre 405 documenti (articoli scientifici, tesi, casi di studio, lezioni ecc..) liberamente scaricabili. La sezione “strumenti di lavoro” contiene 75 articoli. Il traffico rilevato nel 2015 ammonta a 148.443 visite(407 al giorno in media) da parte di 116.813 visitatori(320 al giorno in media), con 560.743 visualizzazioni di pagina (1.536 al giorno): un'ottima performance, considerando che si tratta di un portale specializzato in un argomento ben delimitato, sul quale tra l'altro manca ancora nel nostro Paese una sensibilizzazione diffusa. Valutazioni e colloqui Questo lavoro è attualmente nel pieno della sua fase sperimentale. Essa è inquadrata in due progetti di ricerca corrente, rispettivamente denominati Asset (sigla inglese che sta per “valutazione individualizzata dei facilitatori ambientali: ausili, domotica e ambient assisted living”) e Atom (sigla che sta per “misura dell’outcome delle tecnologie assistive”), che coinvolgono complessivamente 120 pazienti distribuiti in 10 Centri della Fondazione (non solo quindi gli Irccs di Milano e Firenze, ma anche le strutture di Rovato, Torino, La Spezia, Marina di Massa, Falconara Marittina, Sant’Angelo dei Lombardi, Tricarico e Acerenza). Il percorso-ausili di ogni paziente verrà svolto e tracciato secondo la nuova metodologia e, una volta che questi avrà acquisito i suoi ausili si procederà a misurare a distanza di tempo l’outcome, ossia i risultati ottenuti a vari livelli (clinico, della qualità di vita, dell’autonomia, dell'empowerment, della sostenibilità assistenziale...). Nell’ambito di questo lavoro, oltre ai Verso metodologie comuni Da sempre la Fondazione Don Gnocchi è in prima linea su questa frontiera. Il contributo scientifico e culturale che ha dato in tutta Italia e anche all’estero su questa tematica è riconosciuto ai massimi livelli. Quando si parla di ausili, la mente va subito al Siva (Servizio Informazione e Valutazione Ausili), conosciuto “brand” della Fondazione Don Gnocchi e per oltre vent'anni (1982-2002) centro di informazione, formazione e ricerca scaturito dallo storico Centro di Bioingegneria nella sede milanese di via Capecelatro. Oggi il marchio Siva non identifica più un singolo servizio, ma una rete che comprende i Servizi Informazione e Valutazione Ausili presenti in una decina di Centri della Fondazione, tra cui il noto servizio Dat (Domotica, Ausili, Terapia occupazionale) del Centro Irccs “S. Maria Nascente”; e inoltre comprende a livello centrale verie attività attualmente incardinate nel Citt (Centro per l'Innovazione e il Trasferimento Tecnologico) che sono il Portale Siva (il portale internet degli ausili, con la sue estensione internazionale nel Confronto a Milano con l’esperienza australiana ■ L’ESPERIENZA AUSTRALIANA nel campo delle tecnologie assistive: questo il tema del seminario svoltosi a fine maggio al Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano condotto da Robyn Chapman, presidente di Independent Living Centres of Australia e direttrice di Independent Living Centre NSW. «Nel campo internazionale delle tecnologie assistive - spiega l’ingegner Renzo Andrich, della Fondazione Don Gnocchi, moderatore del seminario - , l’Australia è uno dei casi di studio più interessanti, perchè offre spunti di riflessione anche per la nostra realtà. Il governo federale ha recen- temente varato una “National Assistive Technology Strategy” che prevede misure sia a livello dell’organizzazione dei servizi che delle politiche industriali, destinata a incidere significativamente sui modelli organizzativi delle attività di cura e riabilitazione. La valutazione e la fornitura degli ausili e degli adattamenti ambientali necessari a ogni utente è profondamente inserita nei percorsi di cura, riabilitazione e supporto sociale. Ciascuno degli Stati della federazione australiana ha un proprio centro di riferimento, denominato “Independent Living Centre”. Robyn Chapman è direttrice di uno di questi». vari percorsi che possono essere svolti in regime di Servizio Sanitario Nazionale, sono state definite anche tre nuove prestazioni accessibili a pagamento, per rispondere a determinate esigenze dell’utenza non ancora contemplate da prestazioni del Servizio Sanitario. Esse sono denominate rispettivamente “Valutazione Ausili e Soluzioni per l'Autonomia”, “Valutazione Multiprofessionale Ausili Informatici e per la Comunicazione” e “Colloquio di Orientamento su Ausili e Soluzioni per l'Autonomia”. Quest’ultima prestazione, in particolare, è stata introdotta per rispondere ai bisogni d’informazione e orientamento di quelle persone che si trovano ad affrontare con urgenza certe situazioni e chiedono innanzitutto aiuto per chiarirsi le idee sulle decisioni da prendere. A queste prestazioni si accede con un semplice appuntamento. La via migliore è utilizzare la funzione telesportello del Portale SIVA. Tramite essa, il richiedente può esporre via e-mail il problema sul quale ha bisogno di un consulto; riceverà appena possibile una rispo- sta sempre via mail, nella quale gli verrà consigliato quale di queste prestazioni è la più adatta per il suo caso, quale dei Centri “Don Gnocchi” è il più attrezzato per la sua richiesta e come fare per concordare l’appuntamento. Tra questi lavori, merita attenzione anche un altro risultato importante conseguito all’inizio di quest’anno: l'istituzione di un regolamento per l’accesso delle aziende fornitrici di ausili presso le strutture della Fondazione, attualmente operativo nelle strutture del Presidio Nord 1. Il regolamento, molto apprezzato sia dagli operatori che dalle aziende stesse (e che sta facendo scuola anche all’esterno), si propone innanzitutto di tutelare l’utente nella sua libertà di scelta dell’azienda fornitrice come previsto dalla legge; ma tutela anche gli operatori, sia della Fondazione che delle aziende, chiarendo le reciproche responsabilità professionali e impedendo l'instaurazione di impropri monopoli, o di situazioni anche involontarie di non trasparenza che potrebbero generarsi in mancanza di precise regole di comportamento. 61 MISSIONE UOMO SERVIZI Attualità SAN LORENZO - “NUEVOS PASOS” MISSIONE UOMO 62 Solidarietà internazionale, varate le Linee Guida dell’Ong ■ IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE della Fondazione ha approvato le Linee Guida 2016-2019 dell’attività di solidarietà internazionale dell’Ong “Don Gnocchi”. I progetti di cooperazione allo sviluppo, in corso da anni, sono svolti in coerenza con la missione e lo statuto della Fondazione, in virtù del riconoscimento di Organizzazione Non Governativa ottenuto dal ministero degli Affari Esteri nel 2001. Le Linee Guida 2016-2019 dettagliano missione, visione, fondamenti valoriali e strategici della “Don Gnocchi”, in particolare come Ong; analizzano il contesto interno e lo scenario esterno relativo alla cooperazione internazionale; definiscono i principali stakeholder e fissano obiettivi e piano finanziario. «L’obiettivo prioritario della Fondazione - spiega Roberto Rambaldi, direttore degli Affari Istituzionali e reponsabile delle attività di solidarietà internazionale è la sostenibilità della missione attraverso un efficiente ed efficace lavoro di squadra, finalizzato alla condivisione di valori e metodi orientati alla definizione di traguardi comuni chiari e raggiungibili, nonché alla valorizzazione e diffusione delle buone pratiche e delle eccellenze presenti. Poiché l’Ong è lo strumento interno della Fondazione per la valorizzazione del pro- A quindici anni dal riconoscimento di Organizzazione Non Governativa, la Fondazione rilancia il proprio impegno su scala mondiale di Francesca Sacchi Roberto Rambaldi, reponsabile dell’Ong “Don Gnocchi” prio know-how nel mondo, in un ottica di solidarietà internazionale, abbiamo condiviso una riflessione sulla situazione attuale e le prospettive future». l’uomo per “farsi carico” del sofferente nella sua dimensione globale di persona al centro delle attività di assistenza, cura, riabilitazione, ricerca e formazione e considerando prioritariamente i soggetti che si trovano in stato di maggior bisogno, anche con soluzioni innovative e sperimentali. La solidarietà internazionale estende la missione della Fondazione su scala mondiale, richiamando il pensiero di don Gnocchi: «Se ricostruire bisogna, la prima e fondamentale di tutte le ricostruzioni è quella dell'uomo. Bisogna ridare agli uomini una meta ragionevole di vita, una ferma volontà per conseguirla e una chiara norma di moralità. Bisogna rifare l’uomo. Senza questo, è fatica inutile ed effimera quella di ricostruirgli una casa». A quindici anni dal riconoscimento di Ong, qual è il punto d’incontro tra missione e visione della Fondazione e i progetti di cooperazione internazionale promossi dall’Ong? La missione della Fondazione don Gnocchi è promuovere e realizzare una nuova cultura di attenzione ai bisogni del- Quali sono i principi di riferimento dell’attività e dei progetti in corso nei vari continenti? Innanzitutto impegno per migliorare le condizioni sanitarie della popolazione, in particolare dei bambini; rispetto per le differenze e accettazione delle persone con disabilità; dignità e qualità di vita per le persone con disabilità; alti livelli di preparazione del personale locale. È possibile definire uno stile “Don Gnocchi” negli interventi di solidarietà internazionale? L’attività di cooperazione internaziona- le della Fondazione è caratterizzata dal focus posto sulla riabilitazione, intesa non solo in senso clinico, ma globale, nei suoi aspetti riguardanti anche l’ambito formativo, sociale e inclusivo nella comunità. La Fondazione contribuisce finanziariamente a una parte del budget complessivo delle attività del partner locale, affiancando il contributo economico con l’importante lavoro di accompagnamento verso l’autonomia-sostenibilità e l’upgrade delle competenze. I risultati qualitativi non sempre sono visibili, perché agiscono sottotraccia, fermentano con il tempo necessario nelle persone e nelle comunità, generando tuttavia un patrimonio inestimabile in termini di crescita culturale, consapevolezza, risorse emotive e relazionali, autonomia, speranza... Quali le strategie e metodi ? La nostra strategia è dare priorità alla formazione in loco, piuttosto che alla gestione diretta, condividendo e mettendo a disposizione il proprio know-how. Nei nostri progetti sono presenti metodologie lavorative comuni, quali la formazione e l’aggiornamento degli operatori locali e la “Riabilitazione su Base Comunitaria” (RBC), approccio multisettoriale finalizzato al pieno coinvolgimento delle persone con disabilità e delle comunità a cui appartengono nel percorso verso l’inclusione. L’invio di personale nell’ambito dei progetti di cooperazione internazionale è qualificante per tutta la Fondazione, perché sviluppa l’appartenenza, accresce la comunione di intenti e la motivazione, migliora la capacità di formazione e coinvolgimento. Uno sguardo al futuro? La parte finale delle Linee Guida, ovvero il piano finanziario, è una riflessione sulla composizione delle entrate e delle uscite con un focus particolare su finanziamenti pervenuti, prospettive future e stima dell’andamento economico 2016-2019. Tanto spavento, ma nessun danno al Centro nel violento terremotoche ha devastato l’Ecuador ■ IL VIOLENTO TERREMOTO che ha devastato il 17 aprile scorso la parte nord -occidentale dell’Ecuador è stato il più forte in quest’area dell’America Latina dal 1979. Seguito dal cosiddetto “sciame sismico”, ha provocato centinaia di morti e decine di migliaia di senzatetto. L’epicentro è stato più a sud rispetto alla zona di Esmeraldas, colpita in misura minore, dove la Fondazione Don Gnocchi dal 2004 sostiene in varie forme l’Istituto di Educazione Speciale “Nuevos Pasos” di San Lorenzo.Qui si sono contati soltanto due morti, vittime di un incidente stradale avvenuto durante la scossa. Solo tanta paura per gli operatori della Fondazione (italiani e locali, ospiti e loro famiglie), anche perchè il terremoto si è verificato in un orario (le ore 9 del sabato) in cui il Centro era vuoto. Nessun danno strutturale visibile, né al Centro, né alla casetta d’appoggio per gli espatriati. Ingenti, invece, i danni alle case di alcuni operatori del Centro (nella foto sotto, l’abitazione di un fisioterapista): la precarietà di molte abitazioni (spesso di un solo piano, di latta e mattoni fatti di fango) ha evitato o ridotto danni alle persone. Il Papa ha subito ricordato le vittime del sisma e la Conferenza Episcopale dell’Ecuador ha inviato un messaggio a tutte le parrocchie, chiedendo preghiere e solidarietà, mentre il Governo ha mobilitato 10 mila militari. La Fondazione Don Gnocchi ha subito aderito all’appello congiunto della rete di riferimento Focsiv, i cui settori di intervento prioritario saranno la riattivazione economica, l’accompagnamento psicosociale, il sostegno a bambini e adolescenti, oltre ad attività di formazione e sensibilizzazione su come affrontare possibili disastri naturali. 63 MISSIONE UOMO PROGETTI ALL’ESTERO Attualità MISSIONE UOMO 64 «Noi, ambasciatori di don Carlo nel mondo» Intervista a tre voci con Antonio, Francesco e Emanuele, operatori della Fondazione Don Gnocchi al rientro dopo un mese di missione in Ruanda ed Ecuador ■ ANTONIO, FRANCESCO ED EMANUELE sono operatori della Fondazione che si raccontano in un’intervista a tre voci dopo un mese di missione i primi due in Ruanda e il terzo in Ecuador, Paesi dove la “Don Gnocchi” è presente da anni - in qualità di Organizzazione Non Governativa - con progetti di cooperazione allo sviluppo. sionalmente sono più flessibile e propenso al compromesso». «Al rientro da questa prima missione chiude Emanuele - avverto curiosità ed interesse nei miei confronti, il che mi spinge a pormi in modo più empatico e ricettivo con le persone, in particolare con i pazienti e le loro problematiche». Come avete vissuto il ruolo di operatore della Fondazione in missione? «Ho consolidato l’esperienza del passato - spiega Antonio - e ho messo insieme tanti pezzi del mio percorso professionale e umano che mi permettono di avere una visione più allargata ed integrata del mio ruolo di operatore socio-sanitario». «Gli standard qualitativi, gestionali e relazionali - aggiunge Francesco - sono molto diversi, quindi da fisioterapista ho riscoperto una dimensione in cui si riporta tutto all’essenzialità del paziente, al suo benessere e a quello del Centro e le problematiche sono minimizzate». «Ho sentito di essere parte di una squadra - racconta invece Emanuele - perché dietro alla mia partenza c’era il costante supporto organizzativo e gestionale di tutto lo staff del Centro, dell’Ong e della Fondazione. La mia operatività manuale di fisioterapista e il linguaggio universale hanno prevalso sulle barriere linguistiche e culturali». Come è cambiato il vostro senso di appartenenza alla Fondazione? «Ho vissuto la mia permanenza al Centro di Rilima come “ambasciatore” della Fondazione - risponde Antonio -, avvertendo la responsabilità importante di questo ruolo. In ogni gesto, in ogni momento anche al di fuori del turno di lavoro ho percepito di essere per lo staff locale un contatto diretto con l’istituzione e mi è sembrato come se si chiudesse un cerchio: nel dopoguerra il beato don Gnocchi accoglieva il mondo qui in Italia e adesso noi portiamo la Fondazione nel mondo». «Al Centro Ortopedico Chirurgico “Sainte Marie de Rilima” in Ruanda aggiunge Francesco - io mi sono sentito “la Fondazione” e questo ha certamente ampliato la mia comprensione e condivisione dei valori di don Gnocchi». «Ora percepisco un senso d’appartenenza alla Fondazione - spiega Emanuele enormemente rafforzato, una visione più globale dell’istituzione, del suo funzionamento gestionale e della vocazione internazionale di esportare il proprio know-how nel mondo». Affrontate ora in modo diverso i pazienti e le relazioni più in generale? «È trascorso diverso tempo dalla mia precedente missione in Sierra Leone - confida Antonio - e adesso mi sento più predisposto a re-inventarmi, a trovare soluzioni d’emergenza, all’empatia con i pazienti e al far appello al linguaggio universale per abbattere le barriere». «Il rientro da questa terza missione è caratterizzato da un approccio più maturo e globale verso l’esperienza internazionale dice Francesco -. Dal punto di vista umano sono più predisposto verso le diversità e la società multietnica in cui viviamo. Profes- Quali consigli dareste ad un collega in partenza per una missione come la vostra? «Lasciarsi sorprendere e aprirsi - risponde Antonio - perché un atteggiamento del genere porta a vedere il mondo con occhi diversi e a cascata anche la realtà quotidiana regalerà Dall’alto, momenti della missione di Antonio, Francesco ed Emanuele e immagini delle strutture dove opera la Fondazione in Ruanda ed Ecuador RUANDA - “S. MARIA DI RILIMA” Accanto ai bambini con patologie neurologiche: il valore della formazione nel progetto nEUROCycle ■ LA FONDAZIONE DON GNOCCHI è presente in Ruandaal Centro di Chirurgia Ortopedica Pediatrica e Riabilitazione “Sainte Marie de Rilima” dal 2004 e nel maggio 2014, con il co-finanziamento del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Italiana, ha avviato il progetto nEUROCycle. Il progetto ha l'obiettivo di creare linee guida, strumenti e processi per la presa in carico globale del bambino con patologie neurologiche. Per questo è fondamentale l’attività di formazione del personale sanitario ed assistenziale coinvolto in un trattamento multidisciplinare della patologia neurologica pediatrica, allo scopo di facilitare la diagnosi precoce e condividere buone prassi di riabilitazione globale del bambino. Il team di progettoha quindi individuato e sviluppato un percorso formativo che prevede il coinvolgimento del personale interno ed esterno proveniente dalle strutture analoghe mappate sul territorio ruandese. Varie missioni di specialisti in neuropsichiatria, fisioterapia, logopedia e operatori socio-sanitari hanno migliorato gli standard qualitativi del Centro e degli altri punti di riferimento a livello nazionale per il trattamento della disabilità con tappe di formazione frontale e training on the job. Formazione al personale non sanitario: formazione base sulla patologia neurologica pediatrica; ● insegnamento delle tecniche per un’ottimale alimentazione e una corretta mobilitazione; ● potenziamento dell’operato del servizio sociale, mediante la formazione sulle modalità di relazione con i famigliari dei pazienti ed il paziente stesso; ● miglioramento nella gestione dei reparti e nella condivisione delle informazioni nella presa in carico globale del paziente neurologico. La formazione si articola in varie direzioni. Formazione al personale sanitario: ● introduzione alle principali patologie neurologiche pediatriche con focus sulla paralisi cerebrale infantile, patologia ampiamente diffusa nel Paese; ● individuazione di uno strumento per l’adeguata anamnesi; ● predisposizione della scheda di valuta- Formazione alle famiglie: formazione individuale alla famiglia del paziente sulla gestione abituale dell’utente a domicilio e sulle opzioni di stimolazione nell'ambiente di vita quotidiana; ● incontri di gruppo con le famiglie postdimissioni del paziente per mantenere il contatto e favorire il confronto sulle problematiche riscontrate. delle sfumature nuove e straordinarie». «Essere sé stessi - spiega Francesco - e rimettersi sempre in gioco, perché tutto si stravolge e si ricompone con naturalezza. Occorre essere ricettivi nel prendere e dare». «Documentarsi il più possibile - risponde Emanuele - e confrontarsi con l’Ong e colleghi che sono già stati in missione. Non vanno sottovalutate le barriere linguistiche, ma non ci si deve scoraggiare per questo ostacolo. E infine essere predisposto ad accogliere, perché spesso si riceve molto di più di quelo che si è in grado di dare». Qual è il più bel ricordo portato a casa? «Ho proposto un metodo per pulire e sistemare ordinatamente le carrozzine fuori dalle stanze e l’idea è stata recepita e subito messa in pratica», è la risposta di Antonio. Aggiunge Francesco: «Ho mostrato all’atelier ortopedico come costruire un ausilio e sono stati in grado di replicarlo immediatamente». Infine Emanuele: «Il calore delle persone, il loro sorriso e la serenità nel fronteggiare qualsiasi avversità». Francesca Sacchi zione fisioterapica individuale; identificazione degli ausili di supporto; ● stimolazione della comunicazione verbale e non (comunicazione aumentativa alternativa). ● ● ● 65 MISSIONE UOMO SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE donGnocchi DALLA RIFLESSIONE DI SCOLA MISSIONE UOMO 66 Il dolore innocente: un enigma o un mistero? ■ IL PROBLEMA DEL DOLORE, di quello innocente in particolar modo, era sentito in maniera acuta da don Carlo Gnocchi. Il “padre dei mutilatini” dedicò l’intera vita a combatterlo scientificamente, a lenirlo concretamente e a sublimarlo spiritualmente. Come per Giobbe, per i grandi tragici dell’antichità e per i pensatori di ogni tempo lo scandalo del dolore innocente non ha cessato di inquietare don Carlo fino alla fine. L’ultimo suo scritto è infatti dedicato alla “Pedagogia del dolore innocente”, le cui bozze sono state completate sul letto di morte. Il dolore, infatti, come ben evidenziato in questo scritto, suscita due contrastanti interpretazioni: enigma per il non credente, mistero per chi si affida a Dio. Tornano alla mente le parole di Giovanni Paolo II nell’enciclica “Salvifici doloris”: «All’interno di ogni singola sofferenza provata dall’uomo e, parimenti, alla base dell’intero mondo delle sofferenze appare inevitabilmente l’interrogativo: perché? È un interrogativo circa la causa, la ragione, ed insieme un interrogativo circa lo scopo e, in definitiva, circa il senso». Don Gnocchi ha vissuto nella sua stessa Un nuova edizione dello straordinario scritto di don Gnocchi pubblicato postumo. L’introduzione del presidente della Fondazione di Angelo Bazzari ra di neve. Un’esperienza così radicale e lacerante da fargli esclamare davanti a uno sfigurato alpino morente: «Ho visto il Cristo! Da quel giorno, la memoria esatta dell’irrevocabile incontro mi guidò d’istinto a scoprire i segni caratteristici del Cristo sotto la maschera essenziale e profonda di ogni uomo percosso e denudato dal dolore». I bambini di guerra Ma è l’incontro con i bambini di guerra «alacri e fieri, avidi e silenziosi, paffuti e incuriositi, poveri piccini sfruttati, violentati, La nostra attitudine interna ed esterna di fronte a un bambino che soffre per invalidità, per deficienza, per mutilazione, per povertà, per malattia, per ignoranza, per abbandono e per qualsiasi altra causa, deve essere dominata anzitutto da un profondo senso di rispetto, di venerazione; direi quasi, di culto… Di più. Noi dobbiamo vedere non soltanto un piccolo umano redentore con Cristo e in Cristo, ma un intercessore e un mediatore di grazia, in forza dell’irresistibile potenza di placazione e di impetrazione che il dolore innocente ha sul cuore di Dio. Don Carlo Gnocchi, Pedagogia del dolore innocente, 1956 carne questo inquietante interrogativo, in famiglia con la perdita prematura del padre e dei due fratelli e poi nell’epica ritirata di Russia - vera università del dolore quando, durante gli eroici combattimenti dei suoi alpini, marciava accanto ai compagni decimati dalla vorace ferocia dei nemici e congelati dal freddo vento e dalla bufe- uccisi...»che lo scuote fin nelle viscere e che segnerà il suo futuro e totalizzante impegno: «Quanti ne ho visti, di bimbi, nel mio triste pellegrinaggio di guerra. Tragico fiore sulle macerie sconvolte e insanguinate d’Europa, pallida luce di sorriso sulla fosca agonia di un mondo!». La sofferenza dei bambini diventa per TESTAMENTOSPIRITUALE ■ “PEDAGOGIA DEL DOLORE INNOCENTE” è il titolo del breve scritto-testamento di don Gnocchi, apparso in prima edizione a poche ore dalla sua morte. La folla che partecipò ai funerali in Duomo, celebrati dall’arcivescovo Giovanni Battista Montini, ebbe tra le mani questo piccolo, prezioso libro (nella foto, la prima copertina), la forma matura - tanto più perché estrema - del suo cammino spirituale. La nuova edizione del testo è in libreria per i tipi della San Paolo. È una delle iniziative promosse dalla Fondazione Don Gnocchi (con il contributo della Fondazione Cariplo) nell’ambito delle celebrazioni in occasione del 60esimo della morte di don Carlo. Lo scritto del beato don Gnocchi è affiancato dalle riflessioni del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e del filosofo Salvatore Natoli. lui l’icona stessa del dolore innocente, quello che in alcun modo può essere correlato alla colpa, e si pone come il “caso limite”, la chiave per comprendere ogni dolore umano, così che «chi riesce a sublimare la sofferenza degli innocenti è in grado di consolare la pena di ogni uomo umiliato dal dolore». Ma come il Cristo stesso, don Carlo non ha fornito a questo radicale quesito astratte risposte, non ha formulato rassicuranti spiegazioni filosofiche, non lo ha incarcerato nel limbo della rimozione né, tanto meno, sigillato nel crogiuolo della disperazione. Lo ha lasciato invece domanda aperta, consegnandola al mistero di Dio, sforzandosi però di dargli un senso, mettendolo in relazione con la passione redentiva di Gesù e soffermandosi spesso sulla misteriosa forza che la sofferenza ha di tramutarsi in occasione di maturazione personale e formidabile veicolo di fraternità. La sua Opera di carità nasce proprio da questa esperienza salvifica del dolore: prima con gli orfani di guerra, i mutilatini, i mulattini, i poliomielitici, poi estendendosi ad ogni forma di disabilità congenita o acquisita. Nel suo interrogarsi sul dolore innocente c’è un ulte- «L’oceano di carità di cui è capace il popolo cristiano è la risposta più credibilead ogni grido di desolazione» In quest’ottica l’accettazione ■ D OLORE E SOFFERENZA , nel dei mali fisici e il pentimento loro carattere misterioso conper il male compiuto sono segnato alla libertà di ciascualla nostra portata. no di noi, ci hanno portato al cuore dell’amore trinitario Perfino la nostra stessa morte che si è coinvolto con questa può essere, come supplicava condizione-limite dell’uomo. Rilke, personale, se fin dal In Cristo Gesù siamo resi capatempo della prosperità e del ci della paradossale ma umabenessere la si guarda come nissima esperienza vissuta da autentico dono di sé. Lo sapeS. Paolo: “Nel dolore lieti” e di vano bene i nostri vecchi, usi a poter così lenire le sofferenze Angelo Scola recitare la preghiera dell’Apdei nostri fratelli uomini. parecchio alla buona morte. Per questo ci vuole rispetto della vita, Il mistero del dolore e della sofferenza pazienza nell’accompagnamento, ma - sta inesorabile davanti a ciascuno di noi, soprattutto - edu- ma il suo valore è già fin d’ora custodito cazione al gratui- nel nucleo incandescente dell’amore to, all’amore come trinitario. Per affrontarli ci è stata donadono totale di sé. ta, quindi, una strada luminosa. A condiQuesta è la testi- zione che la libertà di ognuno di noi li monianza che da assuma quotidianamente nell’orizzonte secoli i cristiani e dell’autentico amore di Dio, degli altri e gli uomini di buona di se stesso. volontà offrono al Imbattendomi, quando ero ancora un mondo. Ieri come ragazzo, nelle Lettere sul dolore di oggi, migliaia di Mounier, vi ho trovato un’acutissima persone sono vici- documentazione delle riflessioni qui ne ai malati, ai proposte e di cui la grande opera che da moribondi, agli don Gnocchi è nata dà impressionante e angosciati che han- quotidiana testimonianza. no perso tutto, ai Mi piace pertanto chiudere questo mio troppi provati dal- breve intervento con un passaggio di la miseria e dalla Mounier che, ne sono certo, potrebbe fame. L’oceano di essere sottoscritto da coloro che con carità che anche intelligente e infaticabile dedizione nelle nostre terre il continuano il lavoro del Beato don popolo cristiano, con umiltà ed efficacia, Gnocchi. offre a chi è nel dolore è il riverbero di «Che senso avrebbe tutto questo se la quell’eloquente silenzio che il Redentore nostra bambina fosse soltanto una carnon smette di offrirci come credibile ne malata, in po’ di vita dolorante, e non risposta al nostro grido di desolazione. invece una bianca piccola ostia che ci Ma, soprattutto, è l’offerta di sé e la pre- supera tutti, un’immensità di mistero e ghiera semplice (Santo Rosario) di quan- di amore che ci abbaglierebbe se lo ti sono vittime del dolore di qualunque vedessimo faccia a faccia; se ogni colpo genere ad indicarci la grande verità che più duro non fosse una nuova elevaziola vita è fatta per essere donata e non ne che ogni volta, allorché il nostro cuotrattenuta: «Chi ama la propria vita, la re comincia ad abituarsi al colpo preceperde e chi odia la propria vita in questo dente, si rivela come una nuova richiemondo, la conserverà per la vita eter- sta d’amore» (E. Mounier, Lettere sul dolore, BUR 2005, pag. 61). na» (Gv 12, 25). Sopra, la copertina della nuova edizione della “Pedagogia del dolore innocente” (San Paolo), che contiene anche le riflessioni del cardinale Angelo Scola e del filosofo Salvatore Natoli. A fianco, don Carlo e De Gasperi con un mutilatino Card. Angelo Scola Arcivescovo di Milano (dalla riflessione “Prendi parte con la tua sofferenza alla mia opera di salvezza”, in Carlo Gnocchi, “Pedagogia del dolore innocente”, San Paolo, Milano 2016) 67 MISSIONE UOMO EDITORIA MISSIONE UOMO 68 «Credentie non credenti possono trovare le ragioni per largire insieme aiuto a tutti coloro che soffrono» ■ LO SCRITTO DI DON GNOCCHI sul logia e rinnova sul piano spiridolore innocente è un testo tuale e pratico la fede e le opere dei secoli cristiani. significativo per la questione che mette a tema, ma anche Questo esercizio di carità muoperché s’inscrive entro la classive dall’idea che il dolore, in ca tradizione cristiano-cattoliquanto frutto della colpa origica che aveva del dolore una nale, è in generale meritato. In visione conciliata e conciliante Adamo sono divenuti colpevoche certi indirizzi del cristianeli tutti gli uomini. simo contemporaneo sono Peccato originale a parte, il ormai poco propensi ad accetdolore può poi, più determinatare. tamente, divenire via personaSalvatore Natoli Certo il cristianesimo tradiziole di espiazione per le colpe che nale non attenua il dramma della soffe- a ogni uomo capita di compiere nel corso renza, ma comunque lo spiega, ne della vita. Infine, ove non c’è nessuna colmaschera perciò l’assurdo che peraltro è pa personale che renda economico il esso stesso a generare. Come è possibile, dolore, esso diviene più che mai prezioso, infatti, che un Dio di giustizia e di amore fecondo, caritatevole, poiché può essere permetta un dolore innocente? offerto in espiazione per i peccati di tutti. Ebbene, la tradizione cristiana disinnesca Come in Cristo. il paradosso perché, quand’anche non lo Un pensiero laico non può certo condiviscioglie, offre ragioni che cercano in qual- dere questa convinzione e tuttavia non che modo d’aggirarlo. Il libro di don Gnoc- può disconoscerne la “fecondità pratica”: chi sul dolore innocente s’inscrive in que- l’orizzonte di senso che il cristianesimo ha st’antica teologia, è in linea perfetta con i dato alla sofferenza degli uomini ha, a suo precetti di vita devota propri della tradi- modo, offerto un non piccolo sollievo al loro quotidiano patire. zione cattolica. (...) Per don Gnocchi il dolore innocente è Si tratta d’una spiegazione spesso poco riscattabile, può prendere valore e giusti- convincente per gli stessi credenti e ficazione in Cristo. In Cristo non solo non comunque del tutto insufficiente per i è inutile, ma è perfino fecondo. Nella non credenti. Tuttavia, credenti e non crevisione di don Gnocchi la sofferenza del denti indipendentemente dall’ispiraziobambino trova la sua spiegazione dappri- ne che li motiva, possono trovare in un ma entro la più generale sofferenza del- comune sentimento di pietas ragioni per l’umanità peccatrice. largire insieme aiuto a chi soffre. Cristiana o meno che sia, questa idea ha Salvatore Natoli comunque caratterizzato - e in taluni casi filosofo ancora oggi caratterizza - le convinzioni di (dalla riflessione “Dolore inevitabile, molti credenti. (...) dolore eliminabile”, in Carlo Gnocchi, “Pedagogia del dolore inncente”, La carità di don Gnocchi si ispira, dunque, San Paolo, Milano 2016) a un’antica e quanto mai tradizionale teo- riore profilo che don Gnocchi aveva ben intuito: se non bisogna imputare il dolore alla colpa, tuttavia non sempre, e non tutti, i dolori sono innocenti. La maggior parte di essi sono dovuti alla volontà dell’uomo e al cattivo uso che fa della sua libertà. Le guerre, gli sfruttamenti, l’irresponsabilità, gli abbandoni, l’indifferenza, le povertà, le diseguaglianze hanno le loro radici nel cuore dell’uomo e provocano dolori che, solo all’apparenza, possono sembrare innocenti, ma che, in realtà, sono frutto dell’umana colpa. È quello che don Gnocchi vuol sottolineare quando scrive che «l’umanità forma un’unità vivente, solidamente stretta in un solo ed identico destino, compartecipe del bene del male di ciascuno dei suoi membri; un corpo mistico che segue le stesse leggi del corpo fisico, dove la salute e la malattia, il benessere e il malessere, la vita e la morte sono comuni a tutte le membra. Questa arcana solidarietà agisce in senso verticale ed in senso orizzontale: lega tutte le membra al capo e tutte le membra fra di loro, in altre parole, lega tutti gli uomini con Adamo, accumunandoli al suo destino e lega ogni uomo a tutti gli altri uomini, mettendo in comune la quota di donGnocchi EDITORIA RIFLESSIONI 69 bene e di male di cui ciascuno è responsabile», bambini compresi. Tutti, in qualche modo, nel cuore della sofferenza umana siamo non solo coinvolti, ma abbiamo anche qualche responsabilità. Chi, davanti al dolore degli esordienti della vita si rifugia nel “dolore-enigma”, spesso dimentica questo; come chi insiste eccessivamente sul “dolore-mistero” non valuta sufficientemente la quota della responsabilità dell’uomo. Misericordia e perdono Per questo occorre ribadirel’importanza del perdono e della misericordia che, insieme alla compassione, sono in grado di lenire il male del mondo e generare sempre nuove opportunità di vita. Ma se la compassione ha un volto più umano e il potere di renderci solidali gli uni con gli altri, la misericordia, che è divina ed è medicina più potente della malattia che deve curare, va oltre, poiché «carezzando le nostre ferite di peccato con il perdono» come dice Papa Francesco - si coinvolge Dio stesso nel nostro cammino di salvezza, restituendo l’integrità e il senso più profondo della nostra vita. Il primo passo per sanare il dolore umano, anche quello innocente, parte da questa esperienza di perdono.Il perdono converte chi ne è causa e consola chi ne è vittima: in questo ha un potere di redenzione che lo fa assimilare a quello del Crocifisso. Nell’anno del Giubileo straordinario della misericordia e nel contesto delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario della morte del beato don Gnocchi, questo testo mette a confronto posizioni autorevoli, diverse, ma con argomentazioni convergenti su interrogativi sempre attuali: è possibile dare un nome al dolore umano? C’è una ragione umana e cristiana, un significato possibile e plausibile del dolore, soprattutto quello innocente? E se così, a quale significato si può educare? Il dolore è un fatto umano, senza senso diventa inumano e si avvia verso possibili percorsi disumani. Dunque il dolore innocente “enigma” o “mistero”? A ciascun lettore l’ardua sentenza. È importante però per tutti riannodare menti e cuori alla figura e al pensiero di don Carlo “non per custodire la cenere, ma per alimentare il fuoco”. La risposta di don Gnocchi è l’immagine icasticamente ben rappresentata da quel tenero e materno abbraccio al mutilatino che a lui si affida con fiducia, fatta icona della Fondazione che oggi porta il suo nome. La risposta dei cristiani al dolore è la via della condivisione e dell’amore Donandosi ai mutilatini e ai poliomielitici, don Gnocchi aveva capito che Dio depone nella nostra sofferenza e nella nostra morte un seme di luce e di vita di Gianfranco Ravasi presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ■ SESSANT’ANNI FA moriva don Carlo Gnocchi, figura che non ha bisogno di nessuna icona (è stato beatificato nel 2009), tanto è stata luminosa la sua testimonianza di carità evangelica. Accompagnato da due ampie e intense riflessioni - l’una del stione attorno alla quale si è accanita per cardinale Angelo Scolae l’altra del filosofo secoli la ricerca umana, ma riesce a riflette“laico” Salvatore Natoli- viene oggi ripro- re un aspetto dell’impostazione cristiana posto un piccolo, ma appassionato testo di classica. Due sono le tesi fondamentali che don Gnocchi dal titolo esplicito: “Pedago- reggono quel testo. La prima, più delicata gia del dolore innocente”, un libretto-testa- e problematica, potrebbe essere chiamata mento centrato su quel “caso-limite” a cui di espiazione solidale e ha una sua base don Carlo aveva consacrato la sua opera ideale nella solidarietà che vincola ogni più importante, il dolore dei bambini. creatura umana all’umanità intera. È un orizzonte tenebroso, nel quale si C’è una solidarietà “verticale” che ci sente il grido lacerante dei piccoli malati, raccorda alla radice adamica: anche il ma anche la protesta sarcastica dell’Ivan bambino «soffre in quanto uomo, partecipe dei Fratelli Karamazov: «Se tutti quindi dell’umanità, responsabile in radice della colpa originadevono soffrire per comperare con le e perciò coinvolto nella sua la sofferenza l’armonia eterna, secolare espiazione». che c’entrano i bambini? È del C’è, come corollario, anche tutto incomprensibile il motivo una solidarietà “orizzontale”, per cui dovrebbero soffrire anche che lega tutti i membri dell’umaloro e perché tocchi pure a loro nità tra loro, «consorti nello stesconquistare l’armonia con la sofso destino», partecipi della stessa ferenza». Oppure risuonerebbecarne e della stessa vita. ro le parole del dottor Rieux nelIn questa linea, continua don la Peste di Camus, davanti al Gnocchi, «come particella di un dolore di un bimbo infetto dal Gianfranco Ravasi grande corpo sociale, dove tutto il morbo: «Rifiuto di amare questa bene e tutto il male “entrano in circolo”, creazione dove i bambini sono torturati...». Per don Gnocchi, invece, con questa anche il bambino espia la propria quota, parrealtà scandalosa «si ha in mano la chiave per te degli errori e delle colpe personali comcomprendere ogni dolore umano [...] e conso- messe da tutti gli uomini». lare la pena di ogni uomo percosso e umiliato Un’intuizione “mistica” dal dolore». La sua è forse una lettura un po’ semplifiC’è, però, una seconda tesi più specificata della complessità teologica della que- camente cristiana, che potremmo definire Il “Cortile dei gentili” ■ IL TEMA DEL DOLORE INNOCENTE è stato al centro dei due giorni di incontri e riflessioni nell’ambito del “Cortile dei gentili”, iniziativa del Pontificio Consiglio per la Cultura sorta per favorire l'incontro e il dialogo tra credenti e non credenti. L’iniziativa - svoltasi a inizio giugno a Lecco è stata aperta dallo stesso cardinale Gianfranco Ravasi. Il presidente della Fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari, è intervenuto alla serata sul tema “Opportunità e confini della ricerca scientifica”, a confronto con il filosofo Umberto Curi. mistico-cristologica ed è qui che don Carlo rivela l’originalità del messaggio cristiano sul tema. Esso ha come riferimento decisivo il sacrificio redentore di Cristo in cui siamo coinvolti come membra del suo corpo. E qui è ovvio il rimando alle parole di Paolo nella resa tradizionale (in realtà il testo paolino ha un significato differente): «Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Colossesi 1,24); la resa più genuina è, invece: «do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne». MISSIONE UOMO DALLA RIFLESSIONE DI NATOLI donGnocchi don Gnocchi LE PAROLE DEL PAPA «Le grandi risposte si apprendono piangendo» ■ PIÙ VOLTE PAPA FRANCESCO (nella foto durante la Messa del Giovedì Santo 2014, celebrata al Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma, durante la quale il Santo Padre ha lavato i piedi a dodici assistiti della Fondazione Don Gnocchi) ha offerto straordinari spunti di riflessione sul tema del dolore innocente. Nel libro-intervista con il giornalista Andrea Tornielli(“Il nome di Dio è Misericordia”), l’autore chiede: “Lei ha incontrato più volte i bambini gravemente ammalati. Che cosa può dire davanti a questa sofferenza innocente?”. «Un maestro di vita per me è stato Dostoevskij - è la risposta di Papa Francesco - e quella sua domanda, esplicita e implicita, ha sempre girato nel mio cuore: perché soffrono i bambini? Non c’è spiegazione. Mi viene questa immagine: a un certo punto della sua vita il bambino si “sveglia”, non capisce molte cose, si sente minacciato, comincia a fare domande al papà o alla mamma. È l'età dei “perché”. Ma quando il figlio domanda, poi non ascolta tutto ciò che hai da dire, ti incalza subito con nuovi “perché?”. Quello che Si ha, dunque, con questa lettura - secondo don Gnocchi - una «arcana confluenza del sangue dell’uomo nel fiume redentore del sangue di Cristo che, scendendo dal Calvario, si diffonde nel mondo attraverso la storia». In questa luce la sofferenza degli innocenti acquista un senso profondo, perché più del nostro, il loro sacrificio è simile «a quello dell’Agnello di Dio». Si ha, dunque, col cristianesimo, il riconoscimento della «eminente dignità del fan- cerca, più della spiegazione, è lo sguardo del papà che dà sicurezza. Davanti a un bambino sofferente, l’unica preghiera che a me viene è la preghiera del perché. Signore perché? Lui non mi spiega niente. Ma sento che mi guarda. E così posso dire: Tu sai il perché, io non lo so e Tu non me lo dici, ma mi guardi e io mi fido di Te, Signore, mi fido del tuo sguardo». E ancora, davanti a una bambina di Manila, durante il viaggio nelle Filippine, che scoppia in lacrime domandandogli perché i piccoli soffrono, Francesco straccia il discorso preparato e parla a braccio. «Oggi ho ascoltato l’unica domanda che non ha risposta. Non le sono bastate le parole, ha avuto bisogno delle lacrime: quando il cuore è capace di piangere possiamo capire qualcosa. Esiste una compassione mondana che non è utile per niente. Una compassione che è poco più che mettere la mano in borsa e tirare fuori una moneta. Se Cristo avesse avuto questa compassione avrebbe aiutato tre o quattro persone e poi sarebbe tornato al Padre. Solo quando Cristo è stato capace di piangere ha capito il nostro dramma. Cari giovani al mondo di oggi manca la capacità di piangere. Chiedo che ciascuno impari a piangere quando vede un bambino che ha fame, senza casa, abusato, usato come schiavo... «Impariamo a piangere come questa bimba ci ha insegnato oggi. La grande domanda sul perché i bambini soffrono l’ha fatta piangendo e la grande risposta si apprende piangendo. Gesù nel Vangelo pianse per l’amico morto, pianse nel cuore per la famiglia che aveva perduto sua figlia, pianse quando vide la povera vedova che seppelliva il suo figlio, fu commosso fino alle lacrime quando vide la moltitudine senza pastore. Chi non sa piangere non è un buon cristiano. Siate coraggiosi non abbiate paura di piangere!». ciullo sofferente» che diventa - come suggerisce don Gnocchi, con un’intuizione altamente mistica - «una piccola reliquia preziosa della redenzione cristiana» e un segnale dell’apertura alla gloria pasquale. Da Mounier a Flaiano Nelle parole di don Gnocchi si percepisce l’eco di certe sue letture legate al personalismo francese, in modo particolare al filosofo francese Emmanuel Mounier, la 71 cui figlia Françoise era stata colpita da un’encefalite acuta che l’aveva gettata in una notte tenebrosa dalla quale non era più emersa. Scriveva, allora, il filosofo: «Che senso avrebbe tutto questo se la nostra bambina fosse soltanto una carne malata, un po’ di vita dolorante e non invece una bianca piccola ostia che ci supera tutti, un’immensità di mistero e d’amore che ci abbaierebbe se lo vedessimo faccia a faccia? Ho avuto la sensazione, avvicinandomi al suo piccolo letto senza voce, di avvicinarmi a un altare, a qualche luogo sacro dove Dio parlava attraverso un segno. Avevamo augurato a Françoise di morire. Non è sentimentalismo borghese? Che significa per lei essere disgraziata? Chi sa se non ci è domandato di custodire e adorare un’ostia in mezzo a noi. Mia piccola Françoise, tu sei per me l’immagine della fede». È, questo, un aspetto - non certo la pienezza - dello sguardo religioso sul mistero del soffrire e del morire, che sono la nostra carta d’identità. Secondo la concezione cristiana, Dio decide di partecipare proprio a questo limite drammatico e lo fa attraverso il Figlio suo, Gesù Cristo, che s’incarna condividendo l’esperienza della finitudine creaturale: «il Verbo si fece carne». Dio entra, perciò, nel nostro status, provando la tensione della libertà(le tentazioni), scoprendo il sapore del dolore fisico e delle lacrime, sperimentando l’odio e la solitudine e persino il silenzio di Dio («Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»), giungendo fino al punto di morire, varcando una soglia “impossibile” per Dio, che è per definizione eterno e infinito. Tuttavia Cristo non cessa di essere Figlio di Dio ed è per questo che egli, attraversandole, depone nella nostra sofferenza e nella nostra morte un seme di luce e di vita. È ciò che si compie nella sua Pasqua, sorgente e principio della vita umana liberata e gloriosa.È per questo che il cristiano - e don Gnocchi ne è un emblema luminoso - di fronte al dolore deve imboccare la via della condivisione e dell’amore. È ciò che aveva intuito anche uno scrittore laico come Ennio Flaiano quando, in un suo progetto di sceneggiatura, immaginava che Cristo ritornasse sulla terra e venisse assediato dai malati imploranti la guarigione. Ma- e qui si rifletteva l’autobiografiadell’autore che aveva una figlia gravemente disabile «un uomo condusse a Gesù la figlia malata e gli disse: “Io non voglio che tu la guarisca, ma che tu la ami”.Gesù baciò laragazza e disse: “In verità vi dico: quest’uomo ha chiesto ciò che io posso veramente dare». (tratto da un intervento pubblicato da Il Sole 24 Ore, domenica 5 giugno) MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 70 ANNIVERSARI Mi chiamò al capezzale: «Cesare, devi farmi un favore...» ■ NEGLI ANNI IMMEDIATAMENTE successivi alla guerra, venni ad apprendere da un giornale che un sacerdote, don Carlo Gnocchi, ex-cappellano degli alpini durante la disperata campagna bellica in Russia e di cui mai avevo sentito parlare, aveva dato vita a una iniziativa per soccorrere i bambini mutilati per causa di eventi bellici; la notizia proseguiva dicendo che l'illustre professor Streiff, clinico oculista di Losanna e vecchio amico mio, aveva gratuitamente operato due bambini dell’Opera di don Carlo. La notizia mi indispose. Scrissi immediatamente a don Carlo Gnocchi dicendogli molto energicamente che mi sentivo offeso come italiano e come oculista: «Lei, reverendo, ha intrapreso una bellissima fatica, ma si dimentica evidentemente, che gli oculisti italiani, senza falsa modestia, in tema di chirurgia oculare non sono inferiori ai loro colleghi esteri. Trattandosi inoltre del dramma della fanciullezza italiana colpita dal furore bellico, desidereremmo affiancarla nella sua benemerita iniziativa: se crederà di servirsene, conti sull'Istituto Oftalmico di Milano, che ho Sessant’anni fa il gesto ”fuorilegge” della donazione delle cornee. Il racconto nel diario del medico che eseguì l’intervento di Cesare Galeazzi direttore dell’Oftalmico di Milano (1905-1979) l'onore di dirigere, e sulla mia opera di chirurgo». Due giorni dopo, all'uscita della sala operatoria, mi fu detto che un sacerdote mi attendeva da oltre un’ora. Mai dimenticherò l’incontro: su di un viso esprimente intelligenza, volontà, bontà, la luce di due grandi occhi azzurri, di un azzurro incredibile. Mi tese ambo le mani: «Caro professor Galeazzi, lei ha ragione, ma io non ho torto!». Don Carlo sottolineò le enormi difficoltà che aveva per il ricovero dei suoi ragazzi negli ospedali a causa del mancato pagamento degli stessi da parte dell’Ente di assistenza postbellica, che non disponeva di finanziamenti sufficienti. Da parte mia non ci furono dubbi: «Don Carlo - risposi - sono onorato e felice di mettermi personalmente a sua disposizione per tutte le cure mediche e chirurgiche di cui hanno bisogno i suoi piccoli in Nella foto grande, un momento del trapianto. A fianco, Silvio Colagrande e Amabile Battistello, i due ragazzi che ricevettero le cornee Quel gesto di riconoscenza alla grande festa in Duomo donGnocchi LE RIFLESSIONI DI ALCUNI ALUNNI ANNIVERSARI Dalle lezioni in classe alla visita al museo: «Ecco che cosa ci ha colpito di don Gnocchi» campo oculistico. E anche se l’Ente di assistenza non dovesse pagare, non ci saranno problemi...». Non occorsero altre parole: ci guardammo negli occhi e il reciproco sguardo sancì un’intesa che divenne rapidamente una profonda amicizia. Nè poteva essere diversamente, perché così fu infatti con tutte le persone che ebbero la ventura di incontrare quest'uomo straordinario. Considero oggi il mio incontro con don Carlo fra i pochissimi veramente importanti della mia vita. La nostra fu un Cesare Galeazzi amicizia, se vogliamo, anche strana: fatta e intessuta di colloqui frequenti, ma sempre brevissimi, perchè non c’era tempo per le chiacchiere; molte, molte telefonate, l’intesa sempre pronta e perfetta e, dentro, mi è rimasto il suono particolare e suadente della sua voce, che al di là dell’affetto sempre mi impose un rispetto profondo. Espresse la sua ineguagliabile personalità nel sacerdozio, ma nella sua troppo breve vita sarebbe comunque stato, come fu, un grande protagonista. 73 ■ HANNO VISITATO il santuario del Beato don Gnocchi e l’attiguo museo alla memoria, accompagnati dall’insegnante di religione Paola Brizzi Trabucco e dai genitori. Una mattinata affascinante, che ha fatto seguito e completato l’attività condotta in classe per conoscere e approfondire la storia del “papà dei mutilatini”. A conclusione, hanno scritto alcuni pensieri, rispondendo alla domanda dell’insegnante su che cosa li avesse colpito di più della figura di don Carlo. Queste le risposte degli alunni di terza della scuola media “San Tommaso Moro” (Fondazione Grossman) di Milano. «Della storia di don Gnocchi mi hanno colpito due cose: la prima è la capacità di vedere sempre Gesù; la seconda è il fatto che, in guerra, non cerca di elevare il suo potere, ma vuole vivere come i suoi compagni». (Silvia) «Di don Gnocchi mi ha colpito il fatto che è voluto andare in guerra in Russia, “là dove si muore”, con i suoi ragazzi. Mi ha colpito soprattutto perché lui poteva anche non andare in guerra a combattere, ma è andato comunque. Questo è un grande atto di coraggio, ma soprattutto di amore verso i suoi ragazzi». (Lara) «Penso che don Carlo Gnocchi sia stato un uomo capace di tutto, spinto da una grande volontà di conoscere Cristo e che grazie a questa volontà riuscì a farLo conoscere anche all’anima più povera e lontana». (Martino) «Mi hanno colpito le sue azioni, tra le quali tenere con sé i bambini rimasti soli dopo la guerra. Io penso che don Gnocchi abbia avuto molto coraggio, del suo percorso in guerra mi ha colpito la forza, infatti penso che non sia semplice in guerra celebrare la Messa come faceva lui». (Angela) «Mi ha colpito la sua forte voglia di aiutare gli altri, in particolare i bambini piccoli, che così hanno saputo affrontare qualsiasi momento buio della vita». (Giulia) «Del percorso fatto in classe mi ha colpito il rapporto che don Carlo aveva con i mutilatini. Inoltre, mi ha colpito il fatto che, senza che nessuno glielo avesse chiesto, si è preso questa grossa responsabilità. Mi ha colpito anche il rapporto di fratellanza che aveva con i soldati». (Maria) «Ciò che mi ha colpito di don Gnocchi è stato il suo voto: se si fosse salvato, avrebbe dedicato tutta la sua vita ai poveri, agli orfani e agli sventurati. Infatti così è stato: anche se potrebbe sembrare una promessa difficile da mantenere, lui ha dedicato tutta la sua vita agli altri». (Greta) «Ciò che in particolare mi ha colpito è stata la sua scelta di seguire i suoi ragazzi nel tragico conflitto della seconda guerra mondiale, pur rischiando consapevolmente la vita. Inoltre, mi ha toccato particolarmente la sua straordinaria capacità di provare, anche nei momenti più bui e brutali della guerra, il calore e i sentimenti umani dei suoi soldati». (Alvise) «Ciò che ci ha colpito di più di don Gnocchi è l’atteggiamento solidale che aveva verso ogni bambino, perché non è frequente vedere persone che danno la propria vita per ci soffre». (Marta e Rebecca) «Leggendo il libro “Cristo con gli alpini” e guardando alcuni pezzi del film su don Gnocchi, mi ha colpito in particolare il momento in cui don Carlo promette a ogni bambino malato una perlina, per tutte le volte che avrebbe resistito alle operazioni a cui si doveva sottoporre». (Arianna) «Mi ha colpito il fatto che don Carlo dopo la guerra abbia avuto la forza di aiutare tutti quei bambini, soprattutto quando ha donato le cornee ai ragazzi che hanno acquistato la vista. Tutto questo mi colpisce, perché è il segno di un’umanità enorme che mi ha molto stupito». (Giacomo) «Mi ha colpito che dietro a questo amore verso i bambini c’è la faccia del Signore e quindi don Gnocchi è come se fosse un testimone di questo amore». (Paolo) «Della vita, esperienza e missione di don Gnocchi mi ha colpito la sua capacità di vedere Cristo in ogni sofferente». (Mario) «La cosa che ci è piaciuta di più di don Gnocchi, tra le mille cose bellissime che ha fatto, è stato il bene che lui voleva ai bambini». (Sara e Chiara) «Mi ha stupito molto come don Gnocchi sia stato capace di accogliere tutti, sapendo che attraverso i bimbi aiutava Cristo». (Teresa) «Don Gnocchi, questo nome dice tutto. Dice l’amore per i suoi bambini, l’amore per i suoi alunni e per la vita. Una vita spesa per gli altri. Volevo ringraziare chi continua tuttora a portare avanti la sua opera con coraggio e determinazione». (Cecilia) Furono veramente i suoi figli! Da allora in poi, operai sempre personalmente i molti poveri piccoli dilaniati dagli eventi bellici. Molte volte, purtroppo, provammo il dolore della nostra impotenza tecnica a risolvere il caso, ma fummo anche molto spesso premiati per il successo ottenuto: anche se il recupero funzionale fu sovente solo parziale, o addirittura modesto, ci soddisfece e ci inorgoglì. La felicità di questi ragazzi, trasformati da ciechi a veggenti, era la nostra e quella di don Gnocchi che, incredibilmente impegnato su fronti molteplici, seguiva di persona o telefonicamente il decorso dei suoi piccoli protetti: furono veramente i suoi figli! Sottoposto a una fatica disumana e già lentamente minato dal male, sappiamo che il suo destino fu poi rapido, cristianamente e coraggiosamente sofferto. Andai spesso a trovarlo nella clinica dove era ricoverato: parlavamo dei suoi ragazzi, li ricordava tutti per nome e mi diceva, felice, dei loro progressi dopo l’intervento subìto. Improvvisamente, una domenica, le 2 del pomeriggio, suona il telefono. Era una suora della clinica Columbus: «Professore venga subito, don Carlo ha chiesto di lei». Quando lo vidi, lui giaceva nel letto, sotto la tenda ad ossigeno, il viso esangue, le belle mani stanche e bianche: «Cesare, ti chiedo un grande favore, non negarmelo: fra poche ore io non ci sarò più: prendi i miei occhi e ridona la vista a uno dei miei ragazzi, ne sarei tanto felice. Parti subito per Roma: là nella mia casa c'è da pochi giorni un bel ragazzo biondo e poi forse anche un altro, mi hanno detto che un trapianto di cornee potrebbe farli rivedere: avrei già dovuto parlartene, parti subito, promettimelo, io ti ringrazio. Addio...». Non dimenticherò mai quegli attimi di stravolgente commozione: non ricordo nemmeno che cosa dissi, so che piangevo e so che promisi... Ricordo che lo baciai in fronte. Uscii frastornato, pieno di paura per l'incombente gravoso impegno così solennemente assunto. Non sapevo nulla di questo ragazzo, ero spaventato e commosso. Partii subito per Roma angosciato dal dubbio. Se l’intervento, ove possibile, non mi fosse riuscito? Avrei fatto in tempo a rientrare da Roma con il ragazzo? Don Carlo palesemente agonizzava. La mattina dopo, di buon ora, sono alla casa dell’Opera di don Carlo; chiedo del ragazzo, stentano ad individuarlo, poi lo riconoscono in Silvio Colagrande, di anni 12. Me lo portano in osservazione: esiti di ustione gravissima, cornee opache in misura sub-totale; certo un caso molto difficile, ma ancora in limiti di operabilità. Mi sento già più tranquillo. Dispongo per l’immediata partenza per Milano del giovane e richiamo l’ospedale affinchè tutto sia pronto per operare in qualsiasi momento. Preannuncio il mio rientro, con la notizia che ormai è già di pubblico dominio. Del resto, fin dal mio arrivo a Roma ero stato aggredito da giornalisti e fotografi. «Don Carlo mi aiuterà...» Poco prima di ripartire mi giunge la triste, ma purtroppo attesa notizia: don Carlo è spirato. Eterno, ansioso viaggio di ritorno: quasi sgomento pensavo alla difficoltà frapposte a Celotti dalla polizia, a causa della legge italiana di allora, che non permetteva il prelievo di cornee da un defunto. ■ AMABILEE SILVIO, i due ragazzi che sessant’anni fa ricevettero le cornee di don Carlo, hanno avuto il privilegio di svelare il corpo del beato, togliendo il telo che copriva l’urna in piazza Duomo a Milano, nel momento della solenne proclamazione della beatificazione del “papà dei mutilatini”, domenica 25 ottobre 2009. C’erano oltre cinquantamila persone in piazza in quel giorno, mentre altri 3 milioni di fedeli hanno seguito la cerimonia in diretta tv. prova che mi aspettava: come un principiante andavo ripetendomi i tempi dell’intervento. Ma se il colpo di trapano, per il prelievo del disco da innestare, per l’emozione non mi fosse riuscito? E tutti quei vasi sulla cornea? Ci sarà emorragia? Il lembo resterà trasparente? Pensavo al mio Aiuto, dottor Celotti, che in quel momento stava enuclendo i bulbi dal volto spento di don Carlo e ringraziavo Dio per le circostanze che mi avevano risparmiato l’orribile compito. Ero preoccupato per l’esito dell'intervento. Poi, a tratti, mi rasserenavo e dicevo: «Don Carlo mi aiuterà...». Successivamente venni a sapere delle Gli occhi azzurri di un santo La mattina dopo, nel momento di eseguire l’intervento, mi sentivo stranamente tranquillo: all’angoscia era succeduta una sorte di fredda determinazione. Ad un impegno assunto con un “santo” agonizzante non v’erano alternative ed era in me, lo confesso, anche una punta di orgoglio. Per il secondo trapianto era pronta una giovane ragazza, Amabile Battistello di 17 anni, l’unica resasi disponibile il giorno prima. Arrivo in ospedale, vedo i giornalisti fermi all’ingresso e li evito entrando dall’ambulatorio. La camera operatoria è pronta: vi è un silenzio particolare, è una giornata diversa. L’induzione, l'anestesia... «Può cominciare, professore...», la voce amica di Laura, la mia anestesista. Sono sereno: i tempi preliminari evolvono senza complicazioni e arriviamo al momento cruciale. Un attimo, ma solo un attimo di commozione: ho nelle mani e ancora fisso l’occhio azzurro di don Carlo che non c’è più. Ma mi aiuta, la mano non trema, il giro di trapano è sicuro... L’insediamento della cornea donata risulta facile: la pupilla è centrata, il cristallino perfettamente trasparente, il ragazzo vedrà. Anche il secondo trapianto non subì complicazioni. Il lembo innestato venne protetto da un dischetto di pelle d’uovo sterilmente preparato e tenuto in sito da due anse di filo incrociato. Il decorso post-operatorio fu ottimo per entrambi i pazienti, avvolto solo da un clima di grande clamore per quanto era avvenuto. I due ragazzi furono visitati anche dal cardinale Montini, successivamente divenuto Papa Paolo VI. Per qualche anno li rividi periodicamente: la loro situazione visiva andò progressivamente migliorando, ora da tempo li ho persi di vista. So che la ragazza si è sposata ed è madre, mentre il giovane esercita la professione di interprete. E vedono con gli occhi di don Carlo. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 72 donGnocchi LE INIZIATIVE MISSIONE UOMO 74 «Siate eco di quell’energia con cui don Carloaffrontava la vita» ■ AVVIATE NELL’OTTOBRE dello scorso anno, le celebrazioni per il sessantesimo anniversario della morte di don Gnocchi avvenuta a Milano il 28 febbraio 1956 sono proseguite in questi mesi e continueranno fino al prossimo ottobre, con celebrazioni e iniziative un po’ ovunque. Momento clou dell’anno celebrativo è stata la solenne Eucaristia presieduta il 27 febbraio scorso, al santuario del beato don Gnocchi di Milano, dall’arcivescovo cardinale Angelo Scola. Oltre venti concelebranti, tra i quali il presidente della Fondazione, monsignor Angelo Bazzari e il rettore del Santuario, don Maurizio Rivolta, insieme ad alcuni cappellani dei Centri lombardi della “Don Gnocchi”. L’accorato invito del cardinale Scola agli operatori della Fondazione nella solenne celebrazione al santuario di Milano del 60esimo della morte Tra le autorità, il rappresentante del sindaco di Milano, l’assessore Marco Granelli, i sindaci di San Colombano al Lambro (paese natale di don Carlo), Besana Brianza (dove don Carlo visse l’adolescenza) e di Pessano con Bornago, dove sorge uno dei primi Centri dell’Opera. Numerosi, come sempre, gli alpini, guidati dal vice presidente vicario nazionale Ana Ferruccio Minelli, dal segretario nazionale Ana generale Silverio Vecchio, dal presidente della sezione di Milano Luigi Boffi, dal comandante della Regione Nord generale Marco Panizzi e dal comandante dell’Ottavo Reggimento, gemellato da anni con la Fondazione, colonnello Giuseppe Carfagna. E poi il Consiglio di Amministrazione della Fondazione i direttori e gli operatori dei Centri lombardi, i volontari, i malati e gli assistiti con i loro familiari e tanti amici della “baracca” di don Gnocchi. «È impossibile per noi ambrosiani e per Dall’alto, l’ingresso in santuario dei celebranti; la benedizione dell’arcivescovo all’assemblea; il saluto a un’assistita tutta la cattolicità non vedere nella santità di don Gnocchi un punto di riferimento stabile, costitutivo per la nostra fede e una vita che ha marcato, nella sua capacità di offerta e di amore, tutta la Chiesa universale», ha detto l’arcivescovo nell’omelia. Scola ha ricordato le parole di don Carlo nel “Cristo con gli Alpini”: «”Ho sempre cercato, con avida e insistente speranza, le vestigia di Cristo sulla terra”: come è attuale questa affermazione, sembra scritta oggi, perché di tale “avida speranza” la nostra epoca ha una straordinaria, urgente necessità. Come dice il Papa, infatti, stiamo assistendo a un cambiamento di epoca, ma non sappiamo cosa ci aspetta; barcolliamo nel presente e in vista del futuro, a partire dalla complicazione dei fatti che stanno accadendo a livello mondiale, dalle guerre al terrorismo, dal martirio dei cristiani e degli uomini di fede al mescolamento dei popoli, dall’esorbitante potere della finanza al cambiamento della cultura del lavoro, dalla riscoperta della vita politica alla costruzione di una amicizia civica, dalle scoperte delle biotecnologie e delle biopolitiche che ne conseguono alle tecnoscienze...». L’impegno in “pedagogia del dolore” Una domanda di senso per cui l’esempio del beato Carlo «rappresenta la strada maestra» al fine di vivere questo tempo senza paura. «Ma chiediamoci - ha aggiunto il cardinale - se noi stiamo cercando ancora i segni di cui parlava don Gnocchi nella vita di tutti i giorni, nella Chiesa, nella famiglia, nella società plurale complessa, in cui diverse visioni del mondo si incontrano e, talora, si scontrano». Di qui l’appello, valido ancora oggi per tutti, di «essere eco dell’energia con cui Gnocchi ha affrontato la vita, pagando duramente di persona e sondando nella sua stessa carne, in modo geniale, l’esperienza del dolore». Alla Fondazione l’arcivescovo ha ricordato come «goda di sempre maggiore credito nella Chiesa e tra il popolo», invitando ciascun operatore a trasformare il proprio impegno in una viva e concreta “Pedagogia del dolore innocente”, come si intitola il famoso testamento spirituale del beato. Nel suo saluto finale, monsignor Bazzari ha espresso riconoscenza a tutti i presenti: «Carità è misericordia sono sorelle e perché questo concetto possa diventare storia, trasformandosi in condivisione della sofferenza, occorrono dei mediatori appassionati come lo fu don Carlo. Solo così la misericordia di Dio diventa compassione che ci aiuta a comprendere il mistero del dolore e a condividerlo con i più fragili». Emozioni e applausi al concerto del Coro Ana di Milano, anche Poste Italianeha ricordato il “papà dei mutilatini” ■ TANTE ALTRE INIZIATIVE e celebrazioni hanno animato - a fine febbraio - l’anniversario del 60esimo della morte di don Gnocchi. Tra queste, l’applaudito concerto del Coro Ana di Milano, diretto dal maestro Massimo Marchesotti, in un Conservatorio gremito in ogni ordine di posti: canti e letture degli scritti di don Carlo hanno emozionato i presenti. Un’altra solenne celebrazione in santuario, presieduta dal vescovo emerito di Lodi, monsignor Giuseppe Merisi, ha visto la presenza di centinaia di ex allievi di don Carlo, guidati dalla presidente dell’Associazione Luisa Arnaboldi, con scopertura di un bassorilievo realizzato dallo scultore alpino Giorgio Bernasconi e donato al santuario da Silvio Colagrande, Dall’alto, il concerto del Coro Ana di Milano; lo speciale annullo postale con Scola; la benedizione del bassorilievo donato al santuario, la copertina del numero speciale di “Oggi” e la presentazione del libro “Ribelle per amore” che da sessant’anni vede grazie al dono della cornea di don Gnocchi. Anche Poste Italiane ha reso omaggio al “padre dei mutilatini”, con due annulli filatelici (il primo, con speciale timbro, è stato riservato al cardinale Angelo Scola) e un francobolle dedicato. All’Ambrosianeum è stato invece presentato il libro “Ribelle per amore. Don Gnocchi nella Resistenza”, opera di Daniele Corbetta. È infine andato a ruba nelle edicole il numero speciale da collezione che il settimanale “Oggi” ha dedicato a don Carlo, con il titolo “L’imprenditore della misericordia”: 124 pagine dedicate alla vita di donGnocchi e alla Fondazione che oggi porta il suo nome. 75 MISSIONE UOMO ANNIVERSARI donGnocchi ARCHIVIO 77 Il cialdone di cioccolato per le officine dei mutilatini ■ TRA L’AMPIA DOCUMENTAZIONE conservata nell’archivio storico recentemente digitalizzato, riordinato e catalogato spicca la significativa e particolare iniziativa denominata “Il cialdone dei mutilatini”, campagna di raccolta fondi promossa da don Carlo a sostegno dei mutilatini allora ricoverati negli istituti della Federazione “Pro Infanzia Mutilata”. L’iniziativa destinata in particolare all’educazione dei mutilatini, fattisi ormai adulti - si svolse negli anni 1950 e 1951. Pianificata nel periodo natalizio, puntava sulla disponibilità delle aziende di includere il “cialdone di cioccolato” all’interno dei pacchi natalizi destinati ai dipendenti, dando loro l’occasione di compiere un’opera buona di carità. Scriveva don Carlo alle imprese del territorio: «Qualora anche quest’anno credesse opportuno offrire ai suoi dipendenti il pacco natalizio, mi permetto di segnalarle l’occasione per compiere anche un’opera buona a favore dei mutilatini. La nostra Opera ha lanciato un cialdone di cioccolato la cui vendita può apportare un notevole beneficio alla risoluzione dei suoi gravi problemi economici, determinati soprattutto dall’urgente necessità di istituire le officine e i laboratori per la rieducazione dei mutilatini». E ancora: «Nessuno meglio di lei può comprendere la necessità di dare tempestivamente una professione qualificata a questi ragazzi, se non si vuole che vadano ad ingrossare la schiera degli... uscieri imposti ai datori di lavoro dalla legge sul collocamento obbligatorio al lavoro dei mutilati ed invalidi di guerra. Se ella dunque volesse includere nei predetti pacchi il cialdone di cioccolato dei mutilatini recherebbe nel focolare di ognuno dei suoi dipendenti un pensiero di bontà e di solidarietà veramente atto a rendere più umana e cristiana la celebrazione delle festività natalizie». Furono molte le aziende che risposero all’appello: l’archivio conserva - ad esempio - la ricevuta alla “Zamboni e Polenghi spa” di Milano, che trasmise alla “Pro Infanzia Mutilata” la cifra di 5.100 lire. La frenetica attività di raccolta fondi di don Carlo a sostegno dei primi ragazzi accolti. Poi la drammatica alluvione nel Polesine fece sospendere tutto... di Claudia Dorini Il cialdone, di ottimo cioccolato al latte Nestlè - come si legge nel promemoria dell’iniziava - si vendeva a 100 lire al pezzo come nei negozi pubblici e non solo alle aziende ma anche alle singole associazioni, alle scuole milanesi e dell’hinterland e ai privati cittadini già benefattori dell’o- ARCHIVIO E MUSEO ■ LETTERE, ATTI E CERTIFICATI amministrativi, cartoline, appunti, relazioni, testimonianze. E poi ancora articoli di giornale, testi e libri di e su don Carlo, fotografie… Il tutto corredato da note esplicative e chiarificatrici rispetto a particolari avvenimenti, fatti storici, iniziative, organi e istituzioni citati nei documenti stessi. C’è tutto questo e molto altro nell’archivio storico messo a punto dalla Fondazione, vera e propria memoria digitale - facilmente consultabile - dei più significativi documenti cartacei legati alla vita del beato don Gnocchi e alle vicende dell’Opera durante gli anni della sua presidenza. Migliaia e migliaia di documenti, che sono a di-sposizione di studiosi e appassionati, per la cui consultazione al momento occorre contattare il Servizio Comunicazione della Fondazione Don Gnocchi (02 40308.928 [email protected]). L’archivio - come pure il museo alla memoria di don Carlo - sono progetti costantemente “in progress”: di qui l’invito a tutti coloro che siano in possesso di documenti, testi, oggetti a contattare la Fondazione per una valutazione e un possibile inserimento nei due differenti percorsi della memoria. pera. In una lettera indirizzata a tutti i benefattori e amici – firmata dai mutilatini di don Carlo – l’invito non lascia spazio all’immaginazione: «Gentile benefattore, don Carlo è molto preoccupato per arrivare a pagare tutte le spese per il nostro mantenimento e per le nostre cure. Pensi che siamo oramai in 1.500 e gli occorre un milione al giorno. Accolga e acquisti dunque la scatoletta di cialdoni che ci permettiamo di inviarle. Porterà un piccolo, ma indispensabile aiuto alla nostra opera» . La risposta delle scuole Tra la documentazione reperita, è lungo l’elenco delle scuole cui don Carlo scrisse, spronando alunni e insegnanti - nonché le famiglie - all’acquisto, previa autorizzazione da parte del provveditore agli Studi e dei direttori didattici. Mario Marcazzan, provveditore agli Studi di Milano, il 9 novembre del 1951, scriveva a tutti gli istituti scolastici di Milano e provincia: «Come lo scorso anno sono a rivolgervi l’appello a favore delle iniziative intese a favorire l’Opera “Pro Infanzia Mutilata”. Vorrei che le scolaresche si abituassero a considerare i mutilatini come loro fratelli più cari, che essi fossero assiduamente presenti al desiderio e alle opere di bene di cui la scuola offre così larga testimonianza... Prego quindi di contribuire con tutto l’impegno ad attuare l’iniziativa “cialdoni” senza pressioni o imposizioni di sorta, ma con vigile e affettuosa cura, tanto più che essa mi pare di tale natura da non riuscire sgradita né gravosa ad alunni e famiglie». Invito accolto favorevolmente da quasi tutte le scuole interpellate, tra cui la scuola statale “Arnaldo Arioli” di Milano che trasmise, a nome del direttore professor Riccardo Agazzi, nel dicembre del 1951, la somma di100 mila lire per la vendita di mille cialdoni di cioccolato ad alunni e insegnanti e 200 lire di offerte in eccedenza. E poi la scuola media statale di via Commenda a Milano inviò invece 5.000 lire ricavati dalla vendita di 50 cialdoni. La scuola elementare di via Sempione a Monzaacquistò 1.000 cialdoni, la scuola media di via Lecco sempre a Monza500 cialdoni, la scuola elementare di Garbagnate altri 700, la scuola elementare di Bollate500, la scuola elementare di Novate 500, quella di Lambrate 200, mentre 360 cialdoni furono acquistati anche dallo stesso Collegio di Pessano con Bornago per amici e persone legate all’istituto e tanti altri... Alunni e insegnanti solidali per sostenere l’opera di carità di don Carlo che non mancò di ringraziare per iscritto ogni singolo istituto a nome dei piccoli mutilati. Significativa, ma non così insolita se considerata nel contesto in cui avvenne, fu la risposta della scuola elementare “Cappellini” di Milano Musocco, che scrisse a don Carlo, nella persona della sua direttrice didattica, Maria Grasso: «Con vivo dispiacere devo restituire il cialdone di Cioccolato “Pro Mutilatini”, avvertendo che non sarà possibile a questa scuola partecipare alla campagna. Siamo nella periferia di Milano, abbiamo tanti fanciulli in condizioni di grave bisogno e le modeste risorse di cui possiamo disporre non bastano alle più urgenti necessità locali». Ma se c’è chi ha più bisogno... Don Gnocchi non si stancava mai quando si trattava di sostenere la “crociata di soccorso” a favore dei suoi ragazzi, quindi non mancò di farsi vivo anche con le svariate associazioni con cui l’Opera si confrontava. Spicca la risposta dell’Associazione Scautistica Cattolica Italiana (foto sopra) che con raccomandata inviò alla “Pro Infanzia Mutilata” un assegno di 158.850 lire a titolo di ricavo per la “campagna del Cialdone” definendo l’iniziativa «eccelsa e veramente umanitaria». Don Carlo bussò anche alle porte del Comune di Milano, inoltrando formale richiesta per chiedere l’autorizzazione ad occupare il suolo pubblico con delle specifiche “casine-chioschi” per la vendita dei medaglioni di cioccolato in alcuni punti che considerava strategici, come piazza Duomo, Loggia dei Mercanti, largo Cairoli, via Croce Rossa... Ma sapeva bene anche quando tirarsi indietro. E lo fece quando, nel bel mezzo della campagna, nel novembre del 1951, una tremenda alluvione colpì il Polesine causando vittime e senzatetto. È del 19 novembre del 1951 la commovente nota di don Carlo a tutti i direttori delle scuole: «Gentilissimo direttore, a seguito della nostra comunicazione per la “campagna del cialdone pro mutilatini” la prego di voler soprassedere fino a nuovo avviso a dar corso alla campagna stessa. Le ore di angosciosa tragedia che la patria attraversa esigono che nessuna energia di bene venga distratta dall’opera di soccorso alle vittime delle luttuose inondazioni che hanno colpito le zone più ubertose d’Italia. Consci di queto dovere di umana e cristiana solidarietà, anche i mutilatini si sono fatti essi stessi promotori di una raccolta fondi per gli alluvionati, ai quali hanno destinato anche la “prima mondiale” del film “Otello” che Orson Welles aveva da tempo dedicato ad essi con amore e predilezione e che si darà a Milano venerdì 30 corrente mese...». La solidarietà nella solidarietà, allora come oggi, per assistere prioritariamente i soggetti che si trovano in stato di maggior bisogno. MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 76 donGnocchi IN ITALIA. LE CHIESE CHE CUSTODISCONO LA RELIQUIA DEL BEATO DON GNOCCHI PER LA VENERAZIONE DEI FEDELI NEWS 79 TORINO INIZIATIVE SERATA SU DON GNOCCHI, PRESENTE ANCHE FASSINO SEDE ALPINA E NUOVO ORATORIO, NUOVE DEDICHE A DON GNOCCHI ■ LA FIGURA DI DON GNOCCHI, imprenditore della carità: questo il tema della serata svoltasi lo scorso aprile al Circolo Ufficiali dell’Esercito di Torino, promossa dall’Ana e dalla Fondazione, in collaborazione con il Comando Regione Militare Nord. All’incontro, moderato dal giornalista televisivo Francesco Marino, sono intervenuti il generale Massimo Panizzi, il sindaco Piero Fassino (nella foto), lo scrittore Gianni Oliva, il presidente nazionale Ana Sebastiano Favero, il vice presidente del Consiglio Regionale Nino Boeti e l’arcivescovo emerito di Torino cardinale Severino Poletto. La serata è stata animata dal sestetto di ottoni della Fanfara della Brigata Alpina “Taurinense” e dal coro della sezione Ana di Torino, che si sono alternati alla lettura di brani tratti dagli scritti di don Carlo. ■ ANCHE LA NUOVA SEDE del gruppo alpini di Pessano con Bornago (Mi) è stata intitolata al beato don Gnocchi. La cerimonia si è svolta il 18 giugno, con deposizione della corona e fiori al cippo dei Sette Martiri e alle lapidi ai caduti e dispersi in guerra nel locale cimitero. In serata, commemorazione in parrocchia. drammatica esperienza della guerra. Una tensione educativa sempre presente nella vita di don Gncochi e poi racchiusa anche in due importanti testi da lui scritti: “Educazione del Cuore” pubblicato nel 1937, e “Pedagogia del dolore inncente”, il suo testamento spirituale uscito postumo e appena ripubblicato dalla Fondazione con la casa editrice San Paolo. «Un uomo e un prete - ha aggiunto monsignor Bazzari - sempre vicino ai suoi giovani e agli alpini, ai quali diede tanto, ma dai quali tanto ricevette altrettanto, imparando cos’è l’alpinità. Questa solidarietà alpina che ancora oggi le penne nere mettono in campo ogniqualvolta ce ne sia bisogno, sia in occasione delle grandi emergenze, sia nelle piccole necessità della vita quotidiana». MISSIONE UOMO MISSIONE UOMO 78 ■ UNA LAPIDE A RICORDO DEL BEATO don Gnocchi nel seicentesco oratorio dell’Annunciazione di Castiglioncello, nel comune di Casola in Lunigiana(Massa Carrara), restaurato dagli alpini dopo il terremoto del 2013. L’iniziativa è stata promossa dalle sezione Alpi Apuane dell’Ana e dai gruppi alpini della Lunigiana. L’iniziativa, presenti monsignor Giovanni Santucci, vescovo della diocesi di Massa-Carrara-Pontremoli, e monsignor Eugenio Binini, vescovo emerito, si è svolta il 25 giugno scorso. NOMINE IL GENERALE PANIZZI A CAPO DELLA REGIONE MILITARE NORD Antonio Conte, allenatore della Nazionale di Calcio e testimonial della Fondazione, ha inviato un videomessaggio, ricordando anche ai tifosi di calcio l’importanza di “scendere in campo” e di spendersi in prima persona per fare del bene alle persone in difficoltà. A conclusione, il presidente della Fondazione, monsignor Angelo Bazzari, e il responsabile dei due Centri di riabilitazione di Torino, Luigi Cremasco, hanno illustrato l’attività della Fondazione nella città Torino, articolata nei due Centri “S. Maria ai Colli” e “Presidio Ausiliatrice”. BELLUNO STAMPA ALPINA, AL CONVEGNO RICORDATO DON CARLO EDUCATORE ■SI È SVOLTO A BELLUNO nelle scorse settimane il 20° convegno itinerante della stampa alpina sul tema “L’Ana e i giovani, loro speranze ed attese”. Nell’occasione monsignor Bruno Fasani, direttore de L’Alpino, ha voluto dedicare un momento per rievocare i sessant’anni dalla morte di don Gnocchi, cappellano volontario degli alpini durante il secondo conflitto mondiale. Monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi, è intervenuto all’incontro sottolineando la figura di don Carlo come educatore, negli oratori, in parrocchia, tra gli studenti e persino tra i soldati durante la ■ IL GENERALE DEGLI ALPINI Massimo Panizzi (nella foto con il presidente della Fondazione al santuario del Beato don Gnocchi di Milano) è il nuovo comandante della Regione Militare Nord, uno dei comandi territoriali dell’Esercito. Il generale Panizzi, già comandante della Brigata Alpina Taurinense, è stato al comando dell’8° Reggimento Alpini di Cividale del Friuli e fu l’artefice nel 2006 del gemellaggio tra la Fondazione Don Gnocchi e gli alpini dell’Ottavo. Di recente gli è stato conferito, per decreto del presidente della Repubblica francese, l’Ordine cavalleresco della “Lé gion d'Honneur”. La cerimonia, tenutasi a Roma nella sede dell’Ambasciata di Francia, è stata presieduta dal gran cancelliere dell’Ordine, generale di corpo d’armata Jean-Louis Georgelin, alla presenza di S.E. l’ambasciatrice Catherine Colonna. «Mi sento davvero onorato - ha commentato il generale Panizzi al termine della cerimonia -. È una grandissima soddisfazione di cui ringrazio di cuore i colleghi francesi, con i quali ho avuto spesso il privilegio di lavorare. Una soddisfazione che desidero condividere con tutti gli ufficiali, i sottufficiali e i militari dell’Esercito che hanno lavorato insieme a me e che hanno contribuito a questo risultato. Questo importante riconoscimento è anche loro». PESSANO CON BORNAGO BAMBINI E CARROZZINE INSIEME PER “RIPETERE” LA FRECCIA ROSSA ■ UNA FRECCIA ROSSA all’insegna dell’integrazione ha voluto ricordare a Pessano con Bornago(Mi) il sessantesimo della morte di don Gnocchi. Protagonisti della simpatica iniziativa sono stati i bambini e i ragazzi della Degenza Diurna del Centro “S. Maria al Castello” e gli alunni della scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo “ Daniela Mauro” che si sono incontrati per una camminata per le vie del paese. «L’idea - spiega la coordinatrice delle attività educative del Centro, Roberta Mapelli- è scattata ricordando la famosa iniziativa promossa da don Gnocchi con gli scout milanesi che, in sella ad alcuni Guzzini, hanno attraversato l’Europa nel luglio del ‘49 per sostenere l’Opera dei mutilatini. Abbiamo pensato a tutti quei chilometri percorsi su due ruote... In Degenza Diurna di ruote ne abbiamo tante (sono le carrozzine!) e così abbiamo organizzato una breve “camminata” con i bambini della scuola che hanno costruito e portato tra le mani una ruota e i piccoli della Degenza Diurna sulle loro carrozzine. Tutti hanno indossato una maglietta rossa». Al termine, ritrovo davanti alla statua di don Carlo e breve filmato sulla sua vita. ■ CENTRI “DON GNOCCHI” All’elenco vanno aggiunti i Centri italiani della Fondazione Don Gnocchi, che conservano la reliquia nelle rispettive chiese o cappelle, per la venerazione e le preghiere dei fedeli e in particolare di operatori, degenti e loro familiari. ■ COMUNITA’ PASTORALI. Al beato don Carlo Gnocchi sono inoltre intitolate due comunità pastorali: quella tra le parrocchie di Bustecche, Giubiano, Lazzeretto e San Carlo (Varese) e quella tra le parrocchie di Inverigo, Villa Romanò e Cremnago (Co). NEL MONDO. LE RELIQUIE DEL BEATO ALL’ESTERO ● Parrocchia S. Nicola - PCIM (Polonia) ● Parroquia del Apostol San Pedro - Cartaya (Spagna) ● National Shrine of the Sacred Heart - San Antonio Village, Makati City (Philippine) ● Compania de Jesus - Malaga (Spagna) ● St. Patrick’s Parisch - Vancouver (Canada) ● The Filipino Catholic Community - Singapore ● Saint Pio of Pietrelcina Parish - Paranaque City (Philippine) ● The Brothers of Jesus Directorate - Marikuna City (Philippine) ● Casa Giovanni Paolo II - Alland (Austria) ● Parroquia Nuestra Senorade Lujan - Gregorio Da Lafferere, Buenos Aires (Argentina) ● Chiesa di San Giuseppe - Presov (Slovacchia) ● Our Lady of Fatima Parish - Meralco Village,Lias Marilao, Bulacan (Philippine) ● Sta. Monica Parish - Mexico, Pampanga (Philippine) ● Parish Church the Archdiocesan Shrine of St. Anne - Tatuig City (Philippine) Perapprofondire LIBRI MISSIONE UOMO 80 Barbara Garavaglia Malato d’infinito Centro Ambrosiano, 2013 Ennio Apeciti Li amò sino alla fine Centro Ambrosiano, 2009 Luisa Bove Don Carlo Gnocchi Edizioni Paoline, 2009 Roberto Parmeggiani Don Carlo Gnocchi Ed. San Paolo, 2009 Carlo Gnocchi Restaurazione della persona umana Editrice Vaticana, 2009 Carlo Gnocchi Cristo con gli alpini Mursia, 2008 Gaetano Agnini Don Gnocchi, alpino cappellano Mursia, 2011 Giorgio Cosmacini «La mia baracca» Laterza, 2004 Carlo Gnocchi PEDAGOGIA DEL DOLORE INNOCENTE Ed. San Paolo, 2016 Edoardo Bressan Don Carlo Gnocchi, una vita al servizio degli ultimi Mondadori, 2009 Emanuele Brambilla Don Gnocchi, il prete che cercò Dio tra gli uomini Centro Ambrosiano, 2009 Carlo Gnocchi Poesia della vita (A. Bazzari - O. Arzuffi) Ed. San Paolo, 2006 Stefano Zurlo L’ardimento.Racconto dellavitadidonCarlo Gnocchi Rizzoli, 2006 Una nuova edizione del testamento spirituale del “papà dei mutilatini”, con riflessioni del card. Angelo Scola e del filosofo Salvatore Natoli Introduzione di monsignor Angelo Bazzari Daniele Corbetta Ribelle per amore Don Gnocchi nella Resistenza Oltre Edizioni, 2015 «Amis ve raccomandi la mia baracca...» Gli Amici di don Carlo sostengono la Fondazione Don Gnocchi ■ LASCITI TESTAMENTARI Per informazioni contattare il Servizio Fundraising. Tel. 02-40308.907 oppure ilmiolascito.it ■ DONAZIONI Conto corrente postale n° 737205 Intestato a Fondazione Don Gnocchi, p.le R. Morandi 6 - 20121 Milano Conto corrente bancario n° 100000006843 Banca prossima, filiale 05000 - Milano IBAN: IT60E0335901600100000006843 On line con carta di credito Istruzioni sul sito donazioni.dongnocchi.it Inviando un assegno non trasferibile intestato a: Fondazione Don Gnocchi, p.le R. Morandi, 6 - 20121 Milano ■ 5X1000 Nella dichiarazione dei redditi, nel riquadro dedicato al sostegno delle Organizzazioni non lucrative o in quello per la ricerca sanitaria, indicare il codice fiscale: 04793650583 Info al sito internet 5x1000.dongnocchi.it Presidi territoriali e Centri in Italia PRESIDIO NORD 1 IRCCS S. Maria Nascente Via Capecelatro, 66 Milano - tel. 02 403081 Ambulatori: Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Bollate, Nerviano, Canegrate, Santo Stefano Ticino, Lodivecchio, Casalpusterlengo Casa vacanza di Pozzolengo (BS) Presidio Ausiliatrice-Don Gnocchi Via Peyron, 42 Torino - tel. 011 6303311 Istituto Palazzolo - Don Gnocchi Via Don L. Palazzolo, 21 Milano - tel. 02 39701 Centro Don Gnocchi Via delle Casette, 64 Colle Val d’Elsa (SI) tel. 0577 959659 Centro Vismara - Don Gnocchi Via Dei Missaglia, 117 Milano - tel. 02 893891 Centro Multiservizi Via Galileo Ferraris, 30 Legnano (MI) - tel. 0331 453412 Fondazione Don Gnocchi Via Saragat Lodi - tel. 0371 439080 PRESIDIO NORD 2 Centro S. Maria al Castello Piazza Castello, 22 Pessano con Bornago (MI) tel. 02 955401 Ambulatori: San Donato Milanese, San Giuliano Milanese, Melzo, Segrate Polo Riabilitativo del Levante ligure Via Fontevivo, 127 La Spezia - tel. 0187 5451 PRESIDIO CENTRO 2 Centro S. Maria ai Servi Piazzale dei Servi, 3 Parma - tel. 0521 2054 PRESIDIO NORD 3 Centro Girola - Don Gnocchi Via C. Girola, 30 Milano - tel. 02 642241 PRESIDIO CENTROSUD Centro S. Maria della Pace Via Maresciallo Caviglia, 30 Roma - tel. 06 330861 Centro S. Maria alla Rotonda Via privata d’Adda, 2 Inverigo (CO) - tel. 031 3595511 Ambulatori: Como, Guanzate Centro S. Maria della Provvidenza Via Casal del Marmo, 401 Roma - tel. 06 3097439 PRESIDIO NORD 4 Centro S. Maria al Monte Via Nizza, 6 Malnate (VA) - tel. 0332 86351 Ambulatori: Varese Centro S. Maria alle Fonti Viale Mangiagalli, 52 Salice Terme (PV) - tel. 0383 945611 CONSIGLIERE DELEGATO: Marco Campari Polo Specialistico Riabilitativo Ospedale S. Antonio Abate Via Don Carlo Gnocchi Fivizzano (MS) - tel. 0585 9401 Hospice S. Maria delle Grazie Via Montecassino, 8 Monza - tel. 039 235991 Centro Ronzoni Villa - Don Gnocchi Viale Piave, 12 Seregno (MB) - tel. 0362 323111 Ambulatori: Barlassina, Vimercate, Lentate sul Seveso COLLEGIO DEI REVISORI: Raffaele Valletta (presidente), Michele Casini, Emilio Cocchi Centro S. Maria alla Pineta Via Don Carlo Gnocchi, 24 Marina di Massa (MS) tel. 0585 8631 Centro E. Bignamini - Don Gnocchi Via G. Matteotti, 56 Falconara M.ma (AN) tel. 071 9160971 Ambulatori: Ancona (Torrette, via Brecce Bianche, via Rismondo), Camerano, Fano, Osimo, Senigallia Centro E. Spalenza - Don Gnocchi Largo Paolo VI Rovato (BS) - tel. 030 72451 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Angelo Bazzari (presidente), Giovanni Cucchiani (vicepresidente), Gianpio Bracchi, Mario Brambilla, Marco Campari, Mariella Enoc PRESIDIO CENTRO 1 IRCCS Don Carlo Gnocchi Via Di Scandicci 269 - loc. Torregalli Firenze - tel. 055 73931 PRESIDIO NORD 5 Centro S. Maria ai Colli Viale Settimio Severo, 65 Torino - tel. 011 6303311 Ambulatori: Torino (via Livorno) Centro S. Maria al Mare Via Leucosia, 14 Salerno - tel. 089-334425 Polo specialistico riabilitativo Ospedale civile G. Criscuoli Via Quadrivio Sant’Angelo dei Lombardi (AV) tel. 0827 455800 PRESIDIO SUD Centro Gala - Don Gnocchi Contrada Gala Acerenza (PZ) - tel. 0971 742201 Polo specialistico riabilitativo Presidio Ospedaliero ASM Via delle Matine Tricarico (MT) - tel. 0835 524280 Ambulatori: Ferrandina