10 anni - Associazione Italiana Canyoning

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10 anni - Associazione Italiana Canyoning
associazione italiana
canYoning
NOTIZIARIO dell’ASSOCIAZIONE ITALIANA CANYONING > novembre 2008
numero
.it
21
> 10 anni di AIC
cosa è stato fatto
cosa c’è da fare
> 10 anni di presidenza
intervista ai presidenti che si sono
succeduti alla dirigenza
> 10 anni di torrentismo
cosa succede intorno a noi
> 6° raduno AIC
numeri e racconti
da Morbegno 2008
numero
ASSOCIAZIONE ITALIANA CANYONING
www.canyoning.it ^ [email protected]
sede c/o Gruppo Speleo Stroncone piazza della Libertà 1 ^ 05039 ^ Stroncone (TR)
segreteria c/o Emanuele Bena ^ via Maiole 15
10040 Leini ^ Torino ^ tel 340 8144909 ^ tel/fax 011 9966081
21
in copertina
val Pisson ^ Sospirolo ^ BL
foto erwin kob
l’editoriale
Per una volta l’editoriale non è
una fotografia dello stato attuale
dell’associazione e non è nemmeno firmato da
un presidente.
è invece il pretesto per fermarsi a pensare
a 10 anni di vita alle spalle e godersi
il momento come un traguardo, di certo
conquistato a fatica perché non è facile
per nessuno invecchiare, figuriamoci per un
gruppo di persone sparso lungo un migliaio
di kilometri d’Italia e tenuto insieme
semplicemente da un interesse comune, ma non
ordinario.
Ma un traguardo è un traguardo e va comunque
celebrato, anche se non lo si può fare con
tutti quelli che sono partiti e che hanno
contribuito a spingere e che non ci sono
più per un migliaio di sacrosanti motivi.
E allora lo si fa tra di noi che siamo
diventati più di cinquecento, ogni tanto
rumorosi e cocciuti, più spesso silenziosi e
trascinati ma che abbiamo saputo far crescere
il gruppo fino a diventare di diritto
l’insieme più rappresentativo in Italia del
nostro interesse comune.
Rappresentare non è facile, per cui ci
saranno sempre cinquecento modi diversi di
vedere le cose, ci saranno le polemiche via
internet e le critiche dei dopo raduno, ci
saranno le richieste non soddisfatte e il
corso che doveva durare di meno e chi dice
canyoning e chi torrentismo.
Ma fin tanto che queste cose saranno
motivate dalla passione si potrà andare
avanti e andando avanti qualcosa di buono,
inevitabilmente, lo si costruisce.
Quindi, a tutti noi che siamo ancora qui a
spingere, perché abbiamo nel mirino un altro
traguardo, un semplice arrivederci: ci si
vede tra 10 anni.
ooh issa...
dallarik ^ redazione canYoning
in queste pagine ^ torrente Boggia, Val Bodengo ^ Gordona ^ SO ^ foto pietro torellini
r e d a zi o ne
luca dallari
daniele geuna
francesco michelacci
andrea peruch
marta tosco
h a nno c o l l a bo r a to
sara morando
roberto schenone
massimo zuin
c o nta tti
c/o daniele geuna
via madonnina 5
10065 pinerolo ^ to
[email protected]
rea l i zza zi o ne g r a f i c a
dallarik >< graphics
i ndi c e
02
editoriale
associazione
i 7 presidenti
04
eventi
6° raduno internazionale AIC
07
associazione
i nostri primi 10 anni
08
interviste
acque internazionali
10
contributi
ignazio piussi e il torrentismo
14
agenda
360° info
17
associazione e altro
cosa dove chi
18
associazione
organigramma e contatti
20
canYoning
>
per 10 anni
1° e 2° direttivo
09/1998
09/2000
4
A
metà degli anni ’90 il torrentismo in Italia è un’attività che conta pochi adepti
sparpagliati sul territorio, gruppi e gruppuscoli che non si conoscono e che
hanno pochissime possibilità per conoscersi e incontrarsi. Le informazioni
sulle forre circolano con grande difficoltà: non sono pochi gli itinerari scoperti in
quegli anni ma che non vengono ripetuti e, che per questo, ricadono nell’oblio!
A fare torrentismo sono speleologi e alpinisti che praticano il torrentismo come un
diversivo. Chi vuole praticarlo in maniera più assidua incontra grosse difficoltà.
Ma a un certo punto, a metà anni ’90, in Italia e nel mondo arriva Internet. Nascono
i gruppi tematici di discussione e i siti web. Finalmente la gente di tutta Italia può
discutere approfonditamente nonostante le distanze geografiche. I torrentisti
possono così affrontare quegli argomenti che non si era riusciti a trattare a livello
locale, per mancanza di gente: le specificità del torrentismo, le tecniche più adatte,
il database delle forre, creare occasioni di incontro e conoscenza.
Sulla mailing-list “speleoit” alcuni torrentisti (tra cui il sottoscritto) iniziano a
discutere. I messaggi diventano tanti, al punto da ritenere utile la creazione di
una mailing-list specifica, chiamata appunto “torrentismo”.
Era straordinario! Con Internet si poteva finalmente discutere a fondo in tempo
reale nonostante le distanze. Finalmente si veniva accomunati sulla base degli
interessi invece che per collocazione geografica. Ricordo che scrivevo, scrivevo,
scrivevo in preda a un senso di liberazione delle idee, dei pensieri, della voce…
Dal 1996 al 1998 le discussioni delineano la struttura di un’associazione nazionale
di torrentisti. A Piobbico (nelle Marche), a primavera del 1998, c’è la prima riunione
dei torrentisti della mailing-list. Li viene deciso il nome di Associazione Italiana
Canyoning. Il progetto è ambizioso: fare da punto di aggregazione delle diverse
realtà torrentistiche italiane, e lavorare in una dimensione internazionale.
La seconda riunione si tiene in settembre a Varazze (Liguria).
Tre giorni di discussioni portano alla nascita formale dell’AIC.
Quando venne il momento di scegliere il Presidente qualcuno fece il mio nome e tutti
furono d’accordo... La cosa mi colse di sorpresa. Ero tra coloro che sentivano di più
l’esigenza che ci fosse un’associazione di riferimento specifica per il torrentismo e
per questo mi ero impegnato molto nella fase di progettazione dell’associazione.
Tuttavia non mi aspettavo di venire scelto come presidente e neppure aspiravo
a un tale ruolo.
Vi confesso una cosa: io in quel momento non credevo nella possibilità di
realizzare concretamente ciò di cui discutevamo da due anni. Mi rendevo
conto che l’insieme delle persone che stavano realizzando l’AIC era fortemente
disomogeneo. C’erano posizioni divergenti su alcuni punti fondamentali. Se non
si fossero risolti avrebbero portato al fallimento del progetto AIC, e io ritenevo
che non si sarebbero mai risolti.
Quando vidi però quella convergenza di approvazioni sul mio nome ne fui
profondamente colpito. Era un segno di stima nella mia persona a cui sentii di
non potermi sottrarre. Un plauso al lavoro che avevo svolto fino a quel momento
per l’associazione che stava nascendo, e un invito a continuare su quella strada.
Accettai.
Le cose andarono meglio di quanto tutti noi avessimo osato sperare. L’associazione
decollò subito, affermandosi come punto di riferimento per i torrentisti italiani.
Ci demmo molto da fare. Debbo qui ricordare il ruolo fondamentale svolto da
Annamaria Pinotti in tutto il processo di progettazione, nascita e sviluppo dell’AIC.
Annamaria fu letteralmente la madre dell’associazione.
Impossibile citare in poche righe il lavoro svolto per l’associazione dai vari soci
fondatori e da coloro che si sono associati in seguito. Un’associazione come l’AIC
è potuta nascere e oggi può vivere grazie all’impegno e all’entusiasmo di tanti
(alcuni non hanno mai fatto mancare il proprio impegno fin dal 1996!). Per non
rischiare di omettere qualcuno preferisco non fare nomi 
Fui Presidente per due anni, durante i quali l’associazione assunse la forma
che ha ancora oggi. In quegli anni fu messo a punto tutto il funzionamento
dell’associazione. Accaddero così tante cose che è impossibile raccontarle in
poche righe.
Oggi non faccio più parte dell’AIC. Lasciai a metà il mio secondo mandato da
Presidente. Quelle posizioni divergenti di cui avevo sempre avuto coscienza ebbero
la meglio sullo spirito di aggregazione. Un anno dopo non rinnovai la tessera
sociale: l’AIC indirizzò la propria azione su delle linee in cui non mi riconoscevo
più, neppure come socio.
Mi restano comunque la gioia e l’orgoglio di avere dato un contributo fondamentale
alla costruzione di una grande associazione come l’AIC, che oggi arriva al suo
decennale.
A questa associazione auguro sinceramente altri 10 anni di successi!
paolo
madonia
roberto
schenone
2° direttivo
09/2000
02/2001
P
residente di servizio e per poco
tempo, non per polemica ma per una
(dis)organizzazione della vita che non
mi consente di prestare attenzione e tempo
continuativi ad una qualsiasi attività per più di
quindici giorni di seguito.
Nato come speleo all’età di 13 anni,
sufficientemente vecchietto (44 anni) per
essermi trovato a partecipare sin dall’inizio
alla nascita ed allo sviluppo dell’attività
torrentistica in Italia, e quindi promotore
entusiasta della fondazione dell’AIC sin dagli
incontri preliminari dei torrentisti cani sciolti dai
quali è scaturita la nostra associazione.
La mia origine speleo e la mia età anagrafica
hanno ovviamente influenzato la mia visione
del torrentismo. Prediligo il lavoro di squadra
rispetto alle performances individuali. Prevale
in me la passione per l’esplorazione, per cui
la soddisfazione per avere trovato e disceso
per la prima volta una piccola gola con due
saltini e niente acqua è pari a quella di fare
una ripetizione di una forra strabiliante con
portate da Rio delle Amazzoni e mega verticali
a go go.
Come ogni bravo speleo non mi accontento
di scendere una gola, ma sento il bisogno di
rilevarla, inserirla in un catasto, etc., etc.
Le migliori discussioni alle quali posso pensare
nella gestione di una associazione sono
quelle con qualcuno che sento come amico
innanzitutto, attorno ad un tavolo con buon
e tanto cibo ed una immancabile bottiglia di
vino.
Qualcuno a questo punto potrebbe pensare: e
cosa ci stai quindi a fare nell’AIC? Non è forse la
nostra un’associazione che vive essenzialmente
nella dimensione telematica, dove gli aspetti
ricreazionali e tecnici dell’andar per forra sono
nettamente preponderanti su tutto il resto?
Questo è in parte vero, ma proprio questa
parziale distonia con il “pensare” medio del
socio AIC è la vera scommessa.
La mia “carriera” speleo-torrentistica ha seguito
un percorso nato nel CAI, passato attraverso
la UISP ed approdato nell’AIC che oggi, pur con
tutte le differenze che spesso noto tra il mio
modo di pensare e la filosofia dell’associazione,
sento come la mia unica “casa” torrentistica.
Credo nel ruolo dell’AIC che penso potrebbe avere
in futuro un ruolo ancora più rappresentativo
nel panorama torrentistico italiano, forse
cercando di riprendere un po’ lo spirito più di
federazione e meno di associazione, come si era
discusso all’inizio del nostro percorso.
Un primo passo in questo senso passa
sicuramente attraverso il fare della diversità
non un problema ma una risorsa: dobbiamo
continuare a tenere insieme le anime molto
diverse del modo di vivere il torrentismo, non
perdendo mai di vista che il nostro modo di
pensare non è quello “Giusto”, ma solo uno tra
i tanti possibili.
2° direttivo
02/2001
05/2001
I
l mio periodo di presidenza è stato molto breve: pochi mesi nel 2001,
a tappare uno dei tanti buchi che si sono formati nei primi anni di vita
della nostra associazione. Posso quindi ringraziare quei pochi mesi
d’incarico se compaio su questo numero speciale. Molto sinceramente
e sotterrando l’understatement, visto il notevole contributo (quantitativo sicuramente, sulla qualità mi affido al vostro buon cuore) che in
10 anni ho dato a questa associazione, non comparire nel notiziario
del decennale mi sarebbe dispiaciuto parecchio. Breve storia dell’AIC
dal mio punto di vista. A metà anni ‘90 il torrentismo era un’attività
misconosciuta. Pochi esploratori (per lo più speleologi ed in alcune zone
ben definite) inanellavano prime discese e dove non c’erano esploratori
abbastanza attivi furono i cugini francesi a “mettere tacche”. Qualche
gruppo di cani sciolti, come il mio, si dedicava alle ripetizioni. C’era poi
chi nel canyoning vedeva solo l’aspetto commerciale, visto che andava
per la maggiore la vendita di escursioni “no limits”. Il Club Alpino Italiano (CAI), definito il torrentismo come branca della Speleologia, se ne
disinteressava, e la competente Scuola Nazionale di Spelelogia (SNS)
non era propensa a far nascere un torrentismo autonomo all’interno
del CAI. Quando mi accorsi che altri torrentisti italiani vedevano l’attività
come qualcosa di autonomo, da non subordinare ad altre discipline e
che nessuna realtà sembrava dare risposte alle nostre esigenze, decisi
di partecipare alla nascita dell’AIC. I primi tempi furono caratterizzati da
grande entusiasmo e forti motivazioni ma anche da confusione negli
obiettivi (e negli strumenti per raggiungerli), da scarsità di mezzi e da
una certa animosità nei rapporti, personali e con altre realtà associative.
La miscela era infatti esplosiva. Improvvisamente si incontravano le
tante anime di un torrentismo figlie delle diverse attività (alpinismo,
arrampicata, speleo, canoa) da cui provenivano i praticanti. A questo
aggiungiamo: l’atteggiamento di molti torrentisti “della prima ora”
che snobbarono (o peggio) l’iniziativa, l’idea di alcuni soci di portare
l’associazione verso il mondo commerciale, la presenza dei soliti che
si imbucano per vedere “se ci esce qualcosa” salvo scomparire nel
nulla quando capiscono che c’è da dare più che da prendere. In questa
situazione gli scontri, le delusioni, gli addii furono inevitabili. L’effetto fu
quello di chiudersi, di assumere un atteggiamento settario, poco incline
all’incontro ed al dialogo paritario. In questo ed altri campi non basta
dire di essere bravi. Non basta neanche esserlo. Occorre dimostrare
la propria bravura. Insomma se ci ritrovammo un po’ isolati fu anche
colpa nostra, ma qualche giustificazione l’avevamo. Poco dopo venne
il momento di parlare di tecnica e di didattica. Non esisteva uniformità ed ognuno portava la propria esperienza: qualcuno si imponeva,
altri apprendevano, qualcuno si ritirò subito, convinto della propria
superiorità, altri invece fuggirono spaventati di fronte ad un mezzo
barcaiolo, incapaci di una minima evoluzione personale. La soluzione
per far nascere la nostra scuola fu la migliore possibile e contemporaneamente l’unica praticabile: rivolgersi ai francesi, i primi a studiare e
diffondere la moderna tecnica torrentistica in maniera sistematica. Allo
stesso tempo partirono, col passare degli anni, le iniziative collaterali
che attualmente, nel loro insieme, danno forma (e anima) alla nostra
associazione. Pezzo dopo pezzo, abbiamo cercato di aggiungere sempre
nuove occasioni di confronto, iniziativa, divulgazione. Vennero così il
Catasto, i progetti di riarmo, i lavori della commissione scientifica, il
continuo evolversi del Notiziario, il regalo del calendario a Natale, i raduni
estivi, autunnali, primaverili, la partecipazioni a eventi vari e le tematiche
ambientali. Dal punto di vista personale, sono stati 10 anni in cui sono
stato costantemente coinvolto nella vita associativa. Anche nei periodi
in cui mi tenni in disparte rispetto al Consiglio Direttivo, il mio apporto
non è mai mancato. Ho trasportato la mia passione per il torrentismo
all’interno dell’AIC e l’ho fatto in maniera idealistica (quindi spesso insopportabile…), perché per scendere a compromessi, subire decisioni
contro la propria volontà, ridursi alle mezze misure e coltivare rivalità
c’è già la vita reale. Se dovessi dire quali sono le prospettive dell’AIC, non
saprei proprio immaginarle. Io per natura sono un pessimista. Posso
constatare che viviamo giorni in cui individualismo ed egoismo sono
considerati valori positivi mentre l’altruismo è giudicato un lusso o una
forma di stupidità. Imperano ignoranza ed ignavia.
Insomma il mio augurio per l’AIC è quello di essere smentito dal numero
celebrativo del ventennale…
stefano
rossi
3° direttivo
05/2001
05/2003
D
ieci anni, un lasso di tempo che ha lasciato in chi ha vissuto la
sfida AIC sin dal suo inizio, un segno sicuramente indelebile,
tanto più indelebile quanto più intenso e profondo è stato il
proprio coinvolgimento in quest’avventura. Una vera avventura, come
spesso accade quando un gruppo di amici, accomunati dalla medesima
passione, decidono di unire le proprie forze per misurarsi con una sfida:
dalle prime email, essenzialmente goliardiche e scambiate tra i primi,
sparuti frequentatori della prima mailing list alle tante riunioni ed incontri,
dalle valanghe di email scambiate con Michele Angileri per la nascita del
nostro Catasto alle esilaranti e sfiancanti votazioni notturne durante la
costituzione della Scuola Nazionale Canyoning, spalmato sulle panche del
Falode assieme agli altri 6 irriducibili fondatori, al nostro sito, da sempre
croce e delizia con cui deve confrontarsi chiunque abbia l’onere di gestirlo.
Tuttavia, proprio grazie al nostro sito, la tecnologia ci consente di fare un
salto indietro nel tempo. L’unico modo che hanno i più “vecchi” per rivivere
brevemente ciò che negli anni hanno realizzato e vissuto e, al contempo,
l’unica possibilità per tutti gli altri di conoscere qualcosa in più sull’AIC.
Pagine che racchiudono anni di storia della nostra Associazione, vissuta
attraverso le tantissime notizie raccolte nel nostro sito, diffuse attraverso
di esso ed in parte ancora consultabili. Per fare questo, è sufficiente andare
sul sito web.archive.org e digitare nella casella centrale il nostro primo,
vecchio indirizzo www.freeweb.org/associazioni/canyoning. Rivedrete il
nostro sito com’era agli albori, anche se per avere la versione più vecchia
disponibile occorre digitare www.torrentismo.it, entrare nel backup
della prima versione del sito del Toboga Club, tra le rarissime realtà
torrentistiche esistenti prima dell’AIC, e cercare in basso a Sx il link alla
nostra Associazione. Verrete proiettati indietro nel tempo, fino alla nascita
dell’AIC: era il 26 settembre 1998.
Dal passato… al futuro, bypassando il presente. Da “Ex” mi concederò
questo lusso, semplicemente perché il presente, al di là delle problematiche
che fisiologicamente avvincono qualsiasi staff, è sufficientemente chiaro
nel suo svelarsi quotidiano. Personalmente preferisco continuare a
riflettere e teorizzare su possibili strategie finalizzate alla crescita dell’AIC,
analizzarne l’andamento, le opinioni/esternazioni che provengono dai
Soci, i progetti proposti e quelli realizzati. Idee e considerazioni che però
conservo in un cassetto, perché l’AIC deve crescere grazie a chi le concede
il proprio tempo in prima persona ed evolvere sulle linee progettuali,
giustamente mutevoli e sempre in evoluzione, che il CD e l’intero staff
tracciano nel tempo. Immaginare il futuro dell’AIC di qui a qualche anno
non è cosa semplice ma tentare di predisporne al meglio le basi costituisce
un impegno irrinunciabile, se non ci si lascia ammaliare dalla facilità con
cui sarebbe possibile cristallizzare le posizioni attuali.
Adagiarsi è la strada più semplice ma anche la peggiore per le sorti di
un’associazione il cui futuro deve essere necessariamente supportato da
strategie gestionali dinamiche, “camaleontiche”, in grado di far fronte in
tempo reale alle necessità che via via si presentano lungo il cammino.
La nostra Associazione, che negli anni è riuscita a concretizzare una
realtà a cui tutti gli appassionati, e non solo, guardano con estremo
interesse, può ora puntare a consolidare flessibilmente questa
posizione, insistendo in particolare su due linee di azione: valorizzazione
e fidelizzazione. Valorizzare al massimo ciò che è stato costruito in
un decennio: autorevolezza, credibilità, serietà, professionalità sono
credenziali che ormai, gestite al meglio, possono e devono essere
giocate nei confronti di qualsiasi interlocutore, ente, amministrazione,
organizzazione in grado di consentirci di trasformarle in un’ulteriore
crescita. Fidelizzare i Soci è invece una sfida ancora più complessa. Il
continuo cospicuo rinnovamento che da sempre caratterizza il nostro
parco Soci è elemento da valutare attentamente, nonostante oggi e da
sempre l’AIC, per il canyoning, costituisca di fatto il principale riferimento
a livello nazionale. Evidentemente occorre concentrare maggiori energie
sullo sviluppo di una politica Socio-oriented, che consenta di avvicinare
chi pigramente preferisce restare fuori e, soprattutto, legare saldamente
chi decide di entrare a far parte della nostra Associazione. Obiettivi
raggiungibili contestualmente perché mutuamente sinergici ma che
potrebbero richiedere strategie tanto auspicabili quanto audaci.
Se il tempo, come ha scritto Marguerite Yourcenar, è un grande scultore,
l’AIC è certamente un’opera degna di nota.
canYoning
michele
angileri
5
6
S
i sono l’ultimo dei Presidenti, ma il primo con la
pancia…
Far il Presidente è veramente un bel ‘lavoro’, molto
gratificante ma veramente spossante (a volte)…
Fortunatamente mi son trovato in una realtà già matura, già
pronta alle novità che questa nostra giovane attività si sta
trovando ad affrontare e per questo devo dire solo grazie a
chi mi ha preceduto.
Devo ringraziare chi tra mille dubbi ha creduto che ben dieci
anni fa fosse l’ora di far nascere un Associazione che si
occupasse di torrentismo a tutto tondo.
Da quando misi per la prima volta una corda dentro un
discensore ad otto ne è passata di acqua dentro la muta,
la realtà si è completamente trasformata. All’epoca si era
davvero in pochi e si andava in forra in prevalenza per
lavar l’attrezzatura speleo o per non andar nuovamente ad
arrampicare nelle palestre dietro casa. Ora invece non è più
un attività di ripiego ma bensì una realtà affermata. Si è vista
un’esponenziale crescita di voglia di far canyoning in posti,
luoghi e nazioni diverse, ormai è quasi normale organizzare
gite nei week end a diverse centinaia di km di distanza da
casa.
Ma è anche maturata la consapevolezza della crescita tecnica
e dell’ambiente forra. Mentre prima si andava in doppia con le
corde ammatassate nello zaino o sulle spalle, ora si mettono
in mostra ricercate finezze di corda singola. Sempre più
spesso si organizzano uscite mirate alla pulizia dei torrenti,
asportando gran parte delle porcherie che l’inciviltà umana
riversa in questo ambiente nascosto che ci ospita.
Attualmente il mondo torrentistico è un mondo maturo e
consapevole, organizzato e ‘culturalizzato’, ma fortunatamente
è anche un mondo sempre più giovane, in quanto diversi sono
i bimbi che si affacciano a questo sport.
Questa consapevolezza però ha portato anche degli aspetti
negativi: l’aumentare del torrentismo commerciale che vede
code di decine e decine di ‘clienti’ che attendono il loro turno di
calata e che nell’attesa scrivono sulle pareti e magari lasciano
mozziconi di sigarette…
gian luca
biagini
4° e 5° direttivo
09/2004
08/2005
H
a avuto il merito di fare da traghettatore in uno dei
momenti più difficili dell’associazione, aiutando ad
evitare un possibile crollo definitivo.
Dalla prima alla seconda repubblica torrentistica, ricoprendo
fino a pochi mesi fa anche il ruolo di coordinatore regionale
più prolifico dell’associazione.
Ora anche lui si è allontanato dal cuore operativo dell’AIC e
non se l’è quindi sentita di scrivere qualcosa.
Rispetto di rito, ma comunque un peccato.
6° raduno internazionale AIC
morbegno 2008
Q
uando Mauro un paio di giorni fa
mi ha chiesto di relazionare in due
o tre pagine dattiloscritte il Raduno
Internazionale AIC dello scorso agosto ho
esitato, al termine di quella faticata avevo
testualmente riportato le seguenti parole
sull’inesistente diario di bordo della mia punto
65 bianco sporco: “Oggi, giorno 10 dell’anno
del Signore 2008, finalmente è finita”.
Così avevo scritto a memento dell’accaduto,
nella consapevolezza che la memoria delle
fatiche di quei giorni si sarebbe presto diluita
e dispersa nell’enorme mole dei felici ricordi
che ogni anno rimangono nelle menti di tutti
coloro che partecipano a queste giornate di
comunitaria adunanza.
All’inizio era un campo da calcio verdeggiante,
in cui i primi arrivati avevano cominciato a
piantare le proprie tende, le prime lungo il
lato protetto dalle gradinate, altre a ridosso
dell’area comune, i camper sul lato esterno a
favorirne l’ingresso e l’uscita.
Insomma c’era anche stato un certo ordine
nell’evolversi spontaneo del nostro villaggio;
un po’ come quando, in uno di quei videogiochi in cui si simula l’evolversi di una civiltà, si
comincia a tirar giù vie dritte e perpendicolari,
tipo antico romano impero, con le sue belle
risorse logicamente ripartite per favorire la
crescita dell’agglomerato secondo canoni
tecnici ed estetici di un qualche senso.
Poi, verso la sera del primo giorno, una strana
tenda con la forma del dorso di uno gnu si era
materializzata a due terzi del campo, poco distante dallo spigolo dell’area grande, orientata così, secondo una direttrice assolutamente
arbitraria; prima non c’era e due minuti dopo
era li, una specie di difetto cristallino attorno
al quale tutte le geometrie, fino a quel momento quasi rigorose, avevano preso ad evolversi
secondo un disordine ingovernabile.
Alla fine sembrava di osservare la pianta di
Hong Kong ai tempi della rivolta dei Boxer;
francesi, spagnoli, tedeschi, olandesi, polacchi e non si sa quali altri gruppi nazionali
avevano colonizzato l’area in una topografia
il cui senso pareva scaturire dalla mente di
un’astrattista, ma di quelli veramente incomprensibili; senza contare che a questa disposizione pseudonazionale si sovrapponeva una
geografia tutta italica, stile quattro stagioni
o repubbliche marinare.
C’era l’area genovese, quella pisana e quella
veneta; a volte cercavi un romano e ti mandavano alla rocca umbra dove ti rimbalzavano
alle propaggini delle tende sarde, il tutto
naturalmente attraversando quella selva
di trappole vietcong che il campeggiatore
“Charlie” tesse tutto intorno alla propria tenda chiamandole tiranti.
Questo era il nostro campo base, da cui ogni
mattina come formichine i nostri eroi partivano ed al quale quegli stessi esploratori
tornavano, un po’ più stanchi ed un po’ più
acciaccati, ma sempre con gli occhi pieni di
qualche nuova meraviglia e la bocca indemoniata di qualche nuovo racconto da condividere con gli altri torrentisti per l’intera serata
e forse anche per il resto della notte.
È si perché questo sport o attività che dir si
voglia, non è solo andar per torrenti bizzarramente vestiti ed attrezzati, gaudendo della bellezza dei luoghi, della fisicità dello sforzo, del
raggiungimento della meta e/o di quant’altro
ciascuno riesca a trovare di motivante nello
svolgimento dell’atto torrentistico in se; si
tratta, o almeno io credo si tratti, anche della
manifestazione di una parte assai profonda
dell’umana natura, come se si trattasse della
replica dell’atto tribale della caccia che riemerge dall’ego neandertaliano che abita in fondo
a destra, in un monolocale semiarredato con
quadri di alci e mammut alle pareti ed una
pelle d’orso sul pavimento, nel lobo occipitale
sinistro di ciascuno di noi.
Non si tratta di fare quello che facciamo,
che comunque da anche il suo bel da fare,
ma anche di viverlo con gli altri del villaggio,
raccontarlo al ritorno, immaginare e confrontare idee e ricordi proprio come “mille mila”
anni fa si poteva fare ad Altamira o in Valle
Camonica tra un colpo di clava ed una seduta
psicosciamanica.
Ed in effetti alcuni miei vicini erano anche un
po’ primordiali nel loro apparire: barbe di tre
giorni, capelli sconvolti come in una tempesta elettrica, il lieve sentore di trascurato che
rimane dopo il secondo giorno nella stessa
muta, quello strano ingobbimento che ti
prende dopo qualche giorno che abiti in una
tenda, che sarà pure concepita per reggere alle
peggiori tormente del Fitz Roy, “ma c.... non
potevano farla 10 centimetri più alta?”
FACTS & FIGURES eh? CHI C’ERA E CHI NO ah!
Partecipanti 308 inclusi i non torrentisti e gli over 14
Italiani 180 di cui 159 soci e 21 non soci AIC
Spagnoli 46 (35,9% degli stranieri presenti)
Tedeschi 36 (28,1%), Francesi 35 (27,3%)
Polacchi 6 (4,7%), Greci 4 (3,1%), Olandesi 1 (0,8%)
A Morbegno (SO) quasi la metà dei partecipanti era
straniera, con un incremento quasi doppio rispetto al
raduno di Biasca 2007, in Ticino.
Che altro dire senza citare dettagli numerici
o narrazioni di singoli episodi, che rischiano
di avere senso solo per coloro che c’erano e
annoiare gli altri; se avrete la possibilità di
partecipare ad uno dei prossimi raduni, non
perdete l’occasione; è un’esperienza che offre
impagabili sensazioni, anche se poi vi ritrovate
una corda da sessanta tripartita in spezzoni
da 6, 14 e 40 per il passaggio ripetuto di
una masnada di 18 torrentisti; è conoscere
personaggi provenienti da ogni dove, dalle
esperienze impossibili ed ogni giorno diversi,
quando a volte facciamo fatica a trovare
due parole più significative di uno scarno
confronto meteo con il nostro vicino di casa;
è scoprire a fondo una nuova area, magari
molto distante dalle forre che normalmente
frequentiamo, in compagnia di indigeni “assai”
preparati; è avere l’opportunità di maturare
contatti esteri attraverso i quali poter esplorare la realtà torrentistica anche al di fuori
dei confini nazionali, oltre ad essere tutto ciò
che solo voi sarete in grado di trovare in una
siffatta esperienza.
canYoning
canYoning
U
n numero del notiziario dedicato agli Ex, un’idea senz’altro
interessante soprattutto per le testimonianze che i vari
Presidenti che si sono succeduti alla guida dell’AIC possono
mettere nero su bianco. In realtà l’appellativo “ex” non è poi una
gran bella definizione, ma tant’è… se dobbiamo ballare allora si dia
pure inizio alle danze. In fondo l’intera nostra vita è costellata da ex
esperienze di ogni genere ed è proprio grazie a queste esperienze che
ci arricchiamo e miglioriamo. Anche nel nostro caso, proprio in virtù
di questo essere ex, oggi mi ritrovo a scrivere queste poche righe, che
ripercorrono frettolosamente un periodo tutt’altro che breve.
In realtà la sottoscritta è un multi-ex, in considerazione dei tantissimi
ruoli, che ometto per brevità, ricoperti in un’associazione a cui ritengo
di aver dato moltissimo, sia in termini di impegno personale che sul
piano passionale. Qualcun altro vi racconterà degli albori e 10
anni sono un tempo molto lungo, soprattutto per un’associazione
telematica come la nostra. Siamo stati i primi, credo, a conoscersi
su Internet per dar vita ad un gruppo poi trasformatosi da virtuale
a reale. L’AIC è cambiata molto da allora, all’inizio eravamo in pochi,
sparsi ai 4 angoli d’Italia, dal Nord Nord al Sud Sud, tanto per
ricordarsi quanto è lunga l’Italia, eppure per incontri e raduni ci siamo
sciroppati centinaia di kilometri e la forza delle idee e la passione
hanno fatto il resto. Ho dato molto all’AIC ma da essa ho anche
avuto molto e se è vero che certe incombenze non si accetterebbero
nemmeno a pagamento (una per tutte il negozio AIC che, nonostante
fossimo disposti a pagare per realizzarlo, ci dovemmo sobbarcare
svariate notti insonni per realizzarlo in prima persona), in cambio ho
ricevuto delle belle soddisfazioni: prima fra tutte gli amici d’avventura,
compagni di esplorazioni o di ripetizioni, poco importa. Dopo tanti
anni alcuni di loro sono ancora rarità da conservare, insieme ai bei
ricordi, e già questo sarebbe da solo sufficiente per dire che ne è
valsa la pena.
Subito dopo viene l’esperienza di gestione dell’associazione, il doversi
barcamenare tra i tanti impegni, fra presidente, segretario, webmaster,
nascita della Scuola, pubbliche relazioni, ecc… In definitiva si è trattato
di una specie di stage durante il quale mi sono anche divertita, cosa
chiedere di più?
Ora che sono un “ex” le nostre strade si sono separate, ogni cosa
ha un suo tempo. Altre avventure ed altre sfide si sono avvicendate
e sono ritornata ad andare in forra per il puro ed esclusivo piacere
di farlo.
L’Associazione prosegue per la sua strada, che a volte non condivido,
ma anche questo fa parte del gioco ed ho comunque il massimo
rispetto per chi ora si rimbocca le maniche. Secondo il mio punto di
vista ci sarebbero delle scelte da compiere, per poter rappresentare nel
futuro un vero punto di riferimento. Scelte a volte difficili, certamente
faticose, ma indispensabili per poter essere nei prossimi anni un vero
punto di riferimento per il mondo torrentistico, capace di coniugare la
propria passione sportiva con l’ambiente naturale. Dovremmo essere
capaci di comprendere che il mondo dei canyons non è territorio
esclusivo dei torrentisti e quindi porre al primo posto tra gli obiettivi
la divulgazione corretta e appassionata del torrentismo. Tutto il resto
viene dopo, a mio parere, compreso il vasto ventaglio di offerte ai soci,
la Scuola, l’Assicurazione, i libri, i raduni (hhhmmmm…nonsolosoci…),
e qui vogliate perdonarmi la vena polemica. Fa parte delle scelte che
non solo non condivido ma nemmeno riesco a capire, per quanto mi
sforzi. Capire perchè l’AIC si debba sobbarcare un lavoro immane per
lasciare poi aperte le porte a chiunque vi si trovi a passare davanti mi
è veramente difficile. In ogni caso sarà il tempo a rivelare se queste
scelte sono state corrette o meno.
Mi accomiato da tutti voi dicendo che mi piacerebbe vedere nei
prossimi anni un’AIC solida, con tanti Soci (e i soliti masochisti che
se la cantano e se la suonano), una bella immagine di coerenza,
una grande autorevolezza conquistata sul campo, tanti progetti da
sviluppare e un bel gruppo di amici legati dalla comune passione.
Spero che non resti solo un bel sogno.
5° e 6° direttivo
da agosto 2005
mauro santamariaa
4° direttivo
05/2003
09/2004
christian
vento
bruno messa
annamaria
pinotti
7
26 settembre 1998
agriturismo La Fonda
località le Faie, frazione di Varazze, Savona
Nel maggio 1998 a Piobbico, nelle Marche, si tiene un
incontro preliminare per parlare di associazione. Fra
l’altro viene messo ai voti il nome e, al ballottaggio fra
le due proposte più votate, Associazione Italiana
Canyoning prevale su Associazione Italiana
Torrentismo per 17 voti contro 16.
All’inizio dell’autunno, durante un piovoso fine
settimana in Liguria, viene sancita ufficialmente la
nascita dell’associazione. Viene stilato lo statuto,
viene eletto il primo Consiglio Direttivo (Angileri,
Pinotti, Carrieri, Coppo, Madonia, Miragoli), il primo
presidente e votato il logo dell’associazione. Si tiene
anche la prima “uscita sociale”, nel rio Prialunga.
Questo l’elenco ufficiale dei fondatori:
Albino, Angileri, Biondi, Carrieri, Coppo, Dallari, Frova,
Grillo, Madonia, Miragoli, Peluso, Pinotti, Recchioni,
Schenone.
i nostri primi
10 anni
fatti e numeri per
capire come è cresciuta
l’associazione nel suo
primo decennio di vita
A
bbiamo appena parlato del raduno estivo 2008, il 6° Raduno
Internazionale organizzato dall’AIC, ovvero il passo più
recente mosso dalla nostra associazione.
Non è un caso avere iniziato con Morbegno, perché è l’ultimo risultato
di prestigio ottenuto e ci servirà come cartina tornasole per misurare
quanto è stato fatto in questi 10 anni, partendo dal settembre
1998, quando meno di una ventina di idealisti appassionati diede vita
a quello che è diventato il più grande gruppo di torrentisti in Italia.
> i soci
Il numero dei soci è cresciuto ogni anno in maniera costante, con un
incremento intorno al 10% annuo, eccezione fatta per il “burrascoso”
2004 ed il 2006, in cui l’anno sociale fu di soli 9 mesi.
Questo incremento continuo è stato possibile grazie al bacino di
utenza fornito dagli allievi dei corsi SNC ma anche dalla maturazione
dell’associazione stessa e dal numero di servizi forniti ai soci.
Dal centinaio di iscritti del 1998 si è quindi arrivati nel 2008 a contare
un totale di 524 tra soci singoli e associazioni (dato aggiornato
allo scorso settembre). Ecco i dettagli di questo decimo anno: 32
gruppi affiliati, 370 soci da gruppi affiliati, 120 soci singoli e un
totale di 121 neo-iscritti.
> le associazioni affiliate
Grazie al lavoro svolto negli ultimi anni per incentivare la creazione
di gruppi locali si è avuta una positiva tendenza all’aggregazione dei
torrentisti. Se nel 2003 il rapporto tra gruppi e soci singoli era 50
e 50, nel 2008 il numero di associazioni affiliate è cresciuto fino a
costituire il 75% delle iscrizioni.
Dai 19 gruppi iscritti alla fine del 1999 siamo arrivati ad un massimo
di 35 all’inizio di quest’anno per un contributo complessivo, come già
detto, di 370 soci. La concentrazione maggiore sul territorio vede
6 associazioni in Piemonte, 4 in Liguria e 3 in Lombardia, Lazio e
Sicilia. Tra le associazioni più longeve in termini di iscrizione all’AIC
compaiono Cica Rude Clan, Etna Canyoning, Monrosa Rafting,
‘Ndronico e Toboga Club.
canYoning
> editoria
8
Il notiziario è arrivato al numero 21 e, rispetto alle poche pagine
in bianco e nero dei primi numeri, si è dato un aspetto da grande,
cercando per quanto possibile di andare oltre i confini della vita dell’associazione e fare informazione sul torrentismo in genere, cosa
difficile nonché unica in Italia. Il calendario, invece, offre ormai da 8
anni una selezione di immagini straordinarie, scattate da torrentisti
comuni in giro per il mondo. Rispetto a sito Internet, forum e mailing
list, anch’essi preziosi contenitori e veicoli di informazioni, le pubblicazioni hanno l’obiettivo di contribuire a rafforzare l’immagine dell’AIC
dentro e fuori confine.
La SNC è il progetto più ambizioso partorito dall’associazione e,
ad oggi, anche il più efficace. Negli anni è stato il mezzo principale di
reclutamento dei soci ma soprattutto lo strumento per diffondere una
consapevolezza tecnica nella pratica del torrentismo, inesistente fino
a qualche anno fa. Dal 2000 ad oggi l’organico è cresciuto da 7 a 30
istruttori (di cui solo 26 attualmente operativi), sono stati svolti 80
corsi e 21 eventi per la formazione di nuovi istruttori. Il 2004 è l’anno
che conta il maggiore numero di eventi formativi, 14, 1 in più del ‘08.
La suddivisione tematica dei corsi vede un 47% di corsi di 1° livello,
34% di 2° livello, 10% di 3° livello, oltre a 6 corsi a tema e 3 corsi di
iniziazione. Attualmente è in fase di lavorazione un manuale tecnico
a cura della SNC.
> proCanyon
Nato nel 2004, il progetto di riarmo e monitoraggio delle forre
italiane ha portato al ri-attrezzamento definitivo di numerosi percorsi, compresi alcuni tra i canyon più belli e prestigiosi d’Italia.
Questi i numeri: 37 percorsi completati, 2 in fase di realizzazione, 4 approvati.
Gli itinerari, geograficamente, sono distribuiti così:
1 in Campania, 9 in Friuli Venezia Giulia, 1 in Lazio, 11 in Liguria, 4 in
Lombardia, 2 in Molise, 4 in Piemonte, 2 in Toscana, 4 in Trentino
Alto Adige, 3 in Umbria, 2 in Veneto.
7 le novità di quest’anno di cui 3 già completate: Rio Tralba in Friuli
Venezia Giulia, Val Bianca in Piemonte, Val Maggiore in Veneto.
Info su www.canyoning.it/procanyon/indexproc.htm
> l’ambiente
La Commissione Scientifica nasce insieme all’associazione per
occuparsi degli aspetti scientifici e ambientali delle forre e del
torrentismo.
Il Progetto C6 è il principale progetto sviluppato, riguardante il
monitoraggio dei parametri micrometeorologici delle forre ed il loro
ruolo nello studio dei cambiamenti climatici globali. Sono già stati
installati 7 siti di rilevamento a cui ne seguiranno altri.
Altro progetto importante dal punto di vista dell’impegno ambientale
è Forre Pulite con cui l’AIC promuove la sensibilizzazione verso lo
stato dei nostri canyon, incoraggiando l’interazione con gli Enti competenti, allo scopo di segnalare e risolvere situazioni critiche. Nell’ambito del Progetto, durante il 2006 ed il 2007, è stato indetto il Mese
del raccolto per procedere alla pulizia di alcune forre inquinate.
> l’assicurazione
“L’associazione ha stipulato una convenzione per la polizza del
torrentista, un’assicurazione sia R.C.T. che infortuni che copre
l’attività torrentistica...”
Con queste parole, nell’aprile 2001, il notiziario numero 5 riportava
una delle conquiste più significative dell’associazione, capace di
offrire ai propri soci quella che nel giro di un paio di anni divenne
l’unica polizza assicurativa che coprisse l’attività del torrentismo.
Sviluppata e modificata negli anni, la polizza nel 2008 conta circa
200 sottoscrizioni, oltre alle coperture assicurative offerte dalla
SNC agli allievi dei propri corsi.
> raduni ed eventi
Morbegno 2008 è stato il 6° raduno internazionale organizzato
dall’AIC, prima ci furono Colico 2003, Carnia 2004, Ossola
2005, Idro 2006 e Biasca 2007 in Canton Ticino.
È inoltre presenza costante ai Raduni Internazionali di Speleologia,
da Chiusa Pesio ‘98 ad Apuane 2007.
Ma oltre a questi appuntamenti si sono svolte diversi raduni più o
meno grandi che, dal 2004 in poi, hanno un po’ per volta soppiantato
le uscite sociali: Val di Susa, Val Sesia, 4 appuntamenti Chococanyoning in Umbria, Forrette ‘06 e ‘07 e Torrenti Serpenti ‘07 e ‘08 in
Liguria, raduno Appennino Centrale, Sibilla Canyoning, Matese 2008,
Forrock 2008, Torrentisti in cantina ancora a Morbegno. Inoltre l’AIC
ha presenziato con un proprio stand ad alcune manifestazioni sportive nazionali: SportOut nel 2004 a Brescia, Vele d’Epoca a Imperia
nel 2006, ALP 365, a Torino, e Skipass, a Modena, nel 2007.
> il catasto
Sin dall’inizio l’AIC si è data l’obiettivo di archiviare i dati di tutte le
forre italiane al fine di creare un vero e proprio catasto torrentistico,
destinato ai propri soci. Negli anni questo è stato aggiornato ed
integrato con nuovi dati fino a raggiungere l’attuale numero di 895
forre accatastate.
Di alcune regioni esiste una quantità di dati soddisfacente: Liguria,
Lombardia, Trentino, Veneto e centro Italia in generale.
L’obiettivo più recente è quindi quello di recuperare informazioni sulle
regioni dove c’è carenza di dati.
Per contribuire al Catasto inviando i dati relativi a percorsi non ancora
inclusi nell’archivio, scrivere a [email protected].
> contatti e convenzioni
L’AIC ha saputo dialogare con Enti Amministrativi per porsi come
interlocutore rappresentativo della realtà torrentistica italiana, attivando collaborazioni con i Parchi Regionali del Beigua e dell’Aveto per il progetto ProCanyon e con il Parco di Portofino per il
Progetto C6. È attualmente in corso una trattativa con il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi per modificare il divieto assoluto di
praticare canyoning nel territorio del parco in una regolamentazione
che consenta, in periodi e/o giorni determinati, la frequentazione di
alcune forre. Rimanendo nel campo degli enti, la collaborazione con
il Comune di Isola del Cantone ha contribuito al successo della
pulizia dal torrente Creverino.
Sul fronte convenzioni, quelle stipulate in questi anni con Hilti e con
Kong, tuttora attiva, hanno contribuito alla realizzazione del progetto
ProCanyon. La più recente, invece, è quella con Vaude che fornisce le
nuove divise agli Istruttori della Scuola Nazionale Canyoning.
> rapporti con altre associazioni
L’AIC fin dalla nascita ha tentato, seppur con scarsa continuità e
pochi mezzi a disposizione, di mettersi in contatto con altre realtà
associative italiane e straniere. In Italia, da notare il protocollo di
intesa datato 2000 con la Società Speleologica Italiana, solida
base per collaborazioni rimaste, per ora, molto limitate.
Col Club Alpino Italiano ci sono parecchie collaborazioni con gruppi
locali e la stampa sociale del CAI ha più volte dato spazio a notizie ed
articoli firmati AIC. A livello tecnico si è tentata una collaborazione
con la Scuola Nazionale di Speleologia del CAI effettuando un corso
congiunto in Sierra de Guara. Solo il tempo dirà se questa è una
strada da perseguire.
Anche con il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico
si è avuta qualche forma di collaborazione, per lavori di tipo statistico, perché ben 4 formatori della Scuola Nazionale Forre del CNSAS
sono soci AIC e perché molti soci AIC sono impegnati nelle squadra
di soccorso in forra.
Per l’estero, ottimi i rapporti con i tedeschi del Deutsche Canyoning
Verein, con il Comitè Barrancs della Federazione Catalana di Escursionismo, con la federazione greca, con l’Ecole Francaise Canyoning
e con la neonata ICAN, una rete di associazioni internazionali basata
in Francia. La nostra SNC inoltre è nata nel 2000 proprio sotto il
controllo e con la “benedizione” dei formatori della EFC.
Negli ultimi anni la nostra presenza ai raduni internazionali si è limitata alla partecipazione personale di pochi soci, mentre nel passato
rappresentanze “ufficiali” si erano spinte più volte all’estero, fino in
Brasile nel 2003. Ma i costi in ballo per la partecipazione a queste
manifestazioni sono tali da rendere impossibile una sistematica presenza ufficiale dell’AIC, legata perciò alle disponibilità dei singoli.
canYoning
> la fondazione
> la scuola nazionale canyoning
9
Laura Samsò
Ho incominciato a metà degli anni novanta
con degli amici dell’università poi nel 2003 ho
conosciuto Joan e, insieme, abbiamo iniziato
a lavorare con la FEEC.
Eduardo Gomez_Capo Verde
Fondatore di Eduatours, impresa che offre
turismo d’azione ai suoi clienti, abita e lavora
nell’isola di Santo Antão a Porta do Sol, Capo
Verde. Autore di diverse pubblicazioni in Spagna
come la Guia al descenso de cañones y barrancos
Pirineos Barrabes Editorial. È Guia de Montaña y
de Barranquismo.
Georgiou Andreou_Grecia
Nato 40 anni fa a Elassona ai piedi del monte
Olimpo dove, fin da piccolo, ha praticato varie
attività sportive, dall’enduro all’arrampicata,
all’equitazione, alle arti marziali. È il personaggio
che ha maggiormente contribuito alla diffusione
del canyoning in Grecia, ha due figli (Orpheus e
Laertes) e gestisce un negozio di articoli sportivi.
canYoning
Eduardo Gomez
Nel 1983 venni portato da un amico con cui
arrampicavo, nel mio libro c’è una foto di
questo mio conoscente: Tony Esposito…
Marc Tremblay
Ho praticato la speleo per 28 anni e la pratico
tutt’ora, il salto nel canyoning mi è sembrato
naturale, ho vicino a casa uno splendido sito
per fare pratica, abbiamo incominciato lì…
(Chute Jean la Rose - St Anne Mountain).
Giuseppe Antonini
Andavo in grotta da tempo, con lo spirito di chi
ha il desiderio di esplorare. Un giorno vidi una
piccola forra e chiesi a degli amici se qualcuno
l’avesse già scesa, mi risposero di no, andai
a scenderla, scoprendo che era inesplorata,
ho iniziato così.
Elke Hoßwald_Germania
É nata a Stoccarda ma risiede in Baviera. Coniuga
il torrentismo, che pratica dal 1995, con gli impegni
di mamma dei suoi 2 figli, Sarah e Felix.
costituisce senz’altro uno dei principali riferimenti
per i canyonisti del suo paese.
Stéphane “Caracal” Coté_Francia
Abita a Marsiglia ed è da sempre frequentatore
delle montagne, come sciatore prima e come
climber poi. Conquistato dal canyoning nel 1995,
è l’autore nonché esploratore di Male Vesse e di
Tome 1, Suisse, Autriche, Italie du Nord, Slovénie,
di recente pubblicazione.
Pascal Van Duin_Italia
Nato 42 anni fa, pratica il torrentismo dai primi
anni ‘90, ama l’arrampicata libera e il free-ride.
Ha esplorato numerosi canyon in Lombardia, dove
esercita la professione di guida alpina.
É autore di vari articoli divulgativi sul torrentismo
e della guida Canyoning in Lombardia.
Pascal Van Duin
Con un corso per guide alpine svizzere nel
1993 però a pescare o a fare il bagno nei fiumi,
come tanti, ci andavo già da piccolo…
Elke Oßwald
Nel 1984 ho provato in Francia con mio
marito e con dei gendarmi, una discesa in
Verdon, nel 1995 ho incominciato a praticare
occasionalmente il torrentismo, ora sono due
anni che vengo al raduno dell’ AIC…
Georgiou Andreou
Mi ricordo del mio primo canyon: era
un’esplorazione nel ’96 con 3 amici; dopo tre
anni sono tornato con l’attrezzatura giusta e
con le conoscenze tecniche corrette.
Stéphane Coté
Ho iniziato nell’Alloix, vicino a Grenoble.
Mi erano piaciute le calate nel vuoto ben
“innaffiate”. In seguito ho scoperto la Maglia e
Riolan che mi hanno motivato ancora di più.
Laura Samsó e Joan Lluis Haro_Spagna
Entrambi membri della FEEC (Federazione della Montagna e di Arrampicata della Cataloña) e in particolare
Laura è la direttrice tecnica e Joan ne è il presidente, le cariche si invertono all’interno dell’Associazione
Canyoning Spagnola. Haro è anche tecnico deportivo de barrancos. Entrambi hanno contribuito alla
stesura dell’ultimo manuale tecnico sulla discesa dei canyon della Federazione Francese della Montagna e
dell’Arrampicata (FFME) e sono i rappresentanti della Federazione Francese di Speleologia in Spagna.
10
Marc Tremblay_Québec City, Canada
Speleologo da oltre 20 anni, ha esplorato in
Messico, in Groenlandia, negli Usa. Ha conseguito
il diploma di moniteur dalla scuola francese di
discesa di canyon. Fondatore di Québec-Canyoning
nel 2000, pluripremiato per i suoi meriti in vertical
outdoor activities e risk management dal governo
federale del Québec.
Joan Lluis Haro
Ho scoperto il canyoning nel 1988 dopo anni
di trek, negli anni 90 con Eduardo Gomez,
abbiamo esplorato in Spagna e nelle isole
Canarie…
qual è la situazione del torrentismo
in Italia e in altri paesi?
lo abbiamo chiesto ad alcuni personaggi
in una intervista che è una sorta di giro del
mondo torrentistico alla scoperta di altre
realtà associative, perchè l’acqua del vicino...
Giuseppe “Astigo” Antonini_Italia
Esploratore di grotte e forre per passione,
protagonista del periodo pionieristico del
torrentismo, non ha mai smesso di esplorare nuove
discese. All’interno del CNSAS si è impegnato fin
dall’inizio nello sviluppo di tecniche e materiali.
Si occupa professionalmente di torrentismo e
speleo, è guida speleo-canyon e istruttore guida.
È responsabile della SNaFOR (Scuola Nazionale
Tecnici Soccorso in Forra) ed autore di numerosi
guide e pubblicazioni sul canyoning e sul soccorso
in grotta e forra.
interviste di daniele
geuna
dagli archivi degli intervistati
Da quando hai iniziato com’è cambiato il
torrentismo?
Laura Samsò ^ Joan Lluis Haro
Oggi c’è una componente nuova che si
affaccia: le gare . Dal nostro punto di vista
questo non è un bene, correre in un canyon fa
perdere tutte le sensazioni che puoi provare
in un canyon ma, pare, che senza gare certe
amministrazioni, non ricavino utili.
Eduardo Gomez
È molto cambiato, ora le tecniche sono
perfette, tutti i materiali sono incredibili,
direi che solo le corde non sono migliorate,
preferivo quelle vecchie.
Marc Tremblay
Il canyoning è cambiato molto qui in Québec,
la nostra associazione è la prima in tutto il
territorio che si occupa specificatamente di
questo sport. Questa è la base per sviluppare
un organismo che si occupi di canyoning anche
non a livello professionale. Siamo passati da
non avere nulla ad avere i più alti standard di
riduzione dei rischi, del mondo.
Giuseppe Antonini
All’inizio si andava solo per esplorare.
Le ripetizioni erano rare. Per gli speleo il
Torrentismo era un’appendice divertente
delle grotte. Poi, il desiderio di avventura ed
il confronto con le difficoltà nell’affrontare
le forre in primavera, con portate di fusione
e la presenza di nevai, mi hanno affascinato.
Le forre affrontate in quelle condizioni, non
sono mai uguali e richiedono una soluzione
continua e diversa dei problemi. È ciò che
corrisponde al mio concetto di avventura.
Pascal Van Duin
Le tecniche si sono molto affinate e c’è più
informazione anche se c’è ancora qualcuno
che pensa canyoning = canoa…
Elke Oßwald
È molto cambiato, agli inizi facevamo solo
esplorazioni, tutti i miei amici sono buoni
arrampicatori e ottimi praticanti di kayak.
Non c’erano allora interessi commerciali
nell’attività e con tempo cattivo nessuno
pensava ad andare per fiumi anche perché
non esistevano relazioni e gli operatori
commerciali, i pochi che c’erano, si tenevano
per sé i dati che avevano.
Georgiou Andreou
Il nostro equipaggiamento in verità non è
cambiato molto, abbiamo incominciato subito
con le attrezzature giuste, se ti sei formato
ad una scuola seria, sai che cosa utilizzare.
Prendi, ad esempio, i praticanti occasionali
che vengono dal mondo dell’arrampicata o di
altre discipline: difficilmente li vedrai attrezzati
come un torrentista dovrebbe essere.
Stéphane Coté
Il mio modo di fare canyoning si è evoluto,
come sempre capita. Agli inizi ero più attirato
dall’aspetto, ludico dell’attività, poi mi è
venuta voglia di esplorare... qui ho trovato la
mia dimensione. È così che ho incominciato
a fare ricognizioni ed è così che ho scoperto
ed esplorato Male Vesse, ad esempio. A
proposito dell’equipaggiamento, anche
quello è cambiato, facendo tra i 100 e i 200
canyon all’anno, l’ho cambiato sì! Non sono
un maniaco dell’attrezzatura, quello che mi
serve è materiale solido e pratico. Io elaboro
parecchio la mia muta, l’unica originalità me
la consento d’inverno, quando utilizzo una
muta stagna. Al momento non credo che si
sia ancora trovato l’attrezzatura comoda,
calda, leggera…
Com’è cambiato, dal punto di vista emozionale,
il tuo rapporto con il torrentismo?
Laura Samsò ^ Joan Lluis Haro
Siamo d’accordo nel dire che il canyoning è
diventato la nostra vita. . Passiamo molto
tempo durante le nostre giornate a pensarci
e a pianificare le cose in base ad esso.
Eduardo Gomez
Preferisco esplorare, mi piace, per me è
meglio esplorare che tornare in un canyon
già disceso. Conosco parecchi percorsi che
sono top-secret…
Marc Tremblay
Beh, il torrentismo mi piace sempre moltissimo,
pur avendone un rapporto di lavoro. Io sono
un ingegnere minerario e lavoravo al ministero
dello sviluppo, ho mollato tutto per dedicarmi
a quest’attività, ora guadagno di meno ma mi
diverto di più.
Giuseppe Antonini
Direi che… non è cambiato! Analizzando i
ricordi posso dire che le emozioni sono sempre
le stesse di un tempo. L’unica differenza è che
preferisco affrontare le forre che propongono
problemi nuovi.
Pascal Van Duin
All’inizio subisci l’ambiente poi, gradualmente,
cominci a capire cosa stai facendo; ogni
canyon è interessante e merita una discesa.
C’è sempre qualcosa di particolare e diverso
in ogni forra che ho voglia di scoprire.
Elke Oßwald
Agli inizi preferivo andare in fiume per sentire,
da sola, il contatto con la natura, era più
un’esperienza naturalistica, andavo solo con
gli amici più stretti. Oggi le persone sembrano
giudicare i torrenti più per le lunghezze delle
calate che per l’aspetto estetico d’insieme
della forra e a me non piace tutto ciò. Di
conseguenza oggi vado in forra con perfetti
sconosciuti, diciamo che l’aspetto tecnico ora
conta di più.
Georgiou Andreou
Dal 1999 in Grecia il canyoning ha fatto molti
progressi: le scuole stanno formando sempre
più nuovi adepti, aumentano i praticanti…
Stéphane Coté
Anche le mie emozioni sono cambiate. Ai
miei esordi era il gioco che ricercavo poi ho
collezionato canyon ma molto presto ho
smesso. Le emozioni più forti però ho iniziato
a provarle quando ho iniziato a esplorare le
forre partendo da una cartina IGN, avevo
l’impressione di rivivere le emozioni di
Cristoforo Colombo o Mermozz, oggi ne
sorrido ma all’epoca ci passavo le notti.
L’AIC festeggia il suo decennale, la conosci?
Cosa ti aspetteresti di più o di meno?
Puoi parlarci dell’associazione nazionale che
si occupa di canyoning nel tuo paese?
Laura Samsò ^ Joan Lluis Haro
Cer to che la conosciamo. L’abbiamo
conosciuta attraverso Marco Leonini e
Romano Perotto, una persona magnifica,
Roberto e Annamaria, Maurizio, siamo venuti
ad alcuni dei vostri raduni. Il torrentismo è
stato terreno di lavoro solo tra alpinisti e
speleologi, è stato un lavoraccio trovarsi e
dialogare. Finalmente nel 2006 siamo riusciti
ad ottenere il primo accordo, nel paese, tra
alpinisti e speleo. La Spagna è suddivisa in
quelle che noi chiamiamo le autonomie, è
li che bisogna intervenire per migliorare la
formazione. Ogni autonomia ha una sua
federazione che forma i propri istruttori ed
accompagnatori, con le risorse della regione.
Qualcuna di queste federazioni investe molto
nella formazione e sono attualmente al top
degli standard, tanto che anche la UIAA ci
appoggia grandemente.
Eduardo Gomez
Rispetto alla situazione spagnola posso dire
canYoning
acque internazionali
Come hai cominciato a fare canyoning?
11
le bellezze dei canyon e le ferite causate
dall’impatto umano, in Corsica mi è capitato
di trovare diverse carcasse di auto all’interno
di forre bellissime. Condividere queste
impressioni col grande pubblico potrebbe
smuovere le coscienze.
Georgiou Andreou
Ritengo che dal torrentismo si possa trarre
una maggiore coscienza ecologico-ambientale,
i miei suggerimenti per un miglior rapporto
tra torrentisti e acqua sono: sorvegliare
ogni installazione di prelevamento acqua
dalle forre per evitarne il prosciugamento,
sforzarsi di usare quanti meno materiali non
riciclabili, cercare di utilizzare meno di 30 lts
di acqua al giorno, sensibilizzare le persone
attorno a noi a queste problematiche.
che le cose andranno migliorando, ora che c’è
il mio amico JuanLuis Haro.
Marc Tremblay
Sì conosco l’aic per mezzo dei miei contatti
con la scuola Francese. Attualmente non c’è
un club nazionale che si occupi del torrentismo
in Canada. La nostra associazione è l’unica
del paese. Nel giro di due anni penso che
riusciremo a fondare un organismo nazionale
che raccolga i praticanti per offrire la
possibilità di migliorare le tecniche personali,
per organizzare esplorazioni etc. Il potenziale
del nostro stato è enorme, non mancano i
grandi dislivelli ma anche le distanze sono un
problema, così come le difficoltà di accesso
in zone remote. Boschi molto fitti, grandi
spazi e la regolamentazione dei parchi sono
le questioni che affronteremo.
Giuseppe Antonini
Conosco solo la SNC, o meglio, alcune persone
che la compongono. Mi sembra che svolgano il
loro compito in modo molto serio. Mi sembra il
miglior punto di partenza per un’associazione…
mi sembra che l’associazione faccia già molto.
Forse, essendo la capofila tra quelle che si
occupano in varia misura di torrentismo,
proverei a sensibilizzare maggiormente il CAI e
la SSI, che hanno molti associati che vanno in
forra, senza però interessarsi adeguatamente
a quest’aspetto. Proverei a propormi (l’AIC)
come “braccio tecnico” di supporto a queste
associazioni, chiedendo spazio sulle riviste…
Pascal Van Duin
Tanto lavoro ma per ora troppo poche
persone tra soci attivi e passivi, difficile
fare di più. Con 20 anni di ritardo rispetto
agli spagnoli o ai francesi, l’AIC è partita
sfruttando le esperienze e conoscenza di
quest’ultimi, mancano ora solo i soci, vedremo
tra vent’anni.
canYoning
Elke Oßwald
Sì la conosco, specialmente per i raduni
internazionali.
12
Georgiou Andreou
Sì la conosco dal 2000 da quando cioè ho
messo su il sito www.canyoning.gr e ho
incominciato a guardami intorno e sono
incappato nel sito dell’AIC. Mi sono quindi
iscritto ad un corso nel 2002, da subito
l’AIC mi è sembrata un’organizzazione molto
seria. Le conoscenze tecniche che ho appreso
mi sono servite tantissimo anzi, approfitto
per ringraziare Maurizio e Roberto e gli altri
istruttori. Unico neo il fatto che le lezioni si
tenevano in italiano e non ci capivo un granché,
magari avere delle dispense (in inglese ndr)
per arrivare più preparati, mi avrebbe aiutato
molto. Per cambiare argomento: i più grandiosi
raduni internazionali a cui ho partecipato
sono stati quelli organizzati dall’AIC.
Stéphane Coté
Conosco l’AIC, l’ho conosciuta per due motivi:
il progetto ProCanyon, quando vedo i segni
bianco/azzurri mi dico che non mi perderò e
che l’attrezzamento della forra sarà buono
…e per le sue pubblicazioni: Gole e Canyon,
specialmente il volume due che è molto
preciso e comprensibile anche per chi non
parla l’italiano [autori M. Biondi, F. Cacace,
R. Schenone, ndr]
L’acqua è, e sempre di più sarà, una risorsa
importante, come pensi che possa un
torrentista salvaguardare e/o proteggere
questa ricchezza?
Laura Samsò ^ Joan Lluis Haro
Facendo le cose con buon senso: niente
immondizia nei fiumi, evitare di camminare
negli alvei, lavare le mute con prodotti
antibatterici, non attrezzare all’eccesso le
forre, in caso di biotipi messi in pericolo,
regolamentare o tutt’al più proibire certe
discese, il dialogo dovrebbe essere sempre
la chiave di tutto…
Eduardo Gomez
La risposta dovrebbe stare nel proteggere
la risorsa senza proibire l’accesso alle forre,
controllo e educazione. La spazzatura la
troviamo tutti, la gente barbara non manca,
in seguito a questi scempi i governi chiudono
i canyon…
Marc Tremblay
Dalle nostre parti non manca certo l’acqua,
al momento non esiste un problema legato
a questioni di questo tipo. Noi possiamo
raccogliere dati, dare una mano per la
conservazione del territorio. Al momento
siamo pochi ma i media si occupano molto di
noi. Abbiamo un forte ascendente sui media,
lo possiamo utilizzare per lavorare su questi
temi.
Giuseppe Antonini
Facendo conoscere certi luoghi alla collettività,
facendoli uscire dall’isolamento, denunciando
situazioni di degrado. In questo modo si
contribuisce alla creazione di una coscienza
collettiva e al desiderio di tutelare certi siti. È
un’arma a doppio taglio perché si rischia la
chiusura di molti canyon. Tuttavia, se si riesce
ad essere abbastanza convincenti, a non
proporsi solo per l’aspetto ludico-sportivo,
si può riuscire a dialogare ed a coniugare la
tutela dei siti con la loro frequentazione.
Pascal Van Duin
Adoperandosi nella propria zona presso i
comuni per far conoscere le forre ai nostri
Politici. Di recente sono state depositate
40 richieste di captazioni nella sola zona
dell’alto Lago di Como. Bares e c. sono a
rischio estinzione, Aderite ai comitati per
raccogliere le firme. In Valtellina - Chiavenna
ha funzionato e le richieste sono state
sospese (circa 200); se il politico si trova
contro i propri elettori, il popolo, cambia idea
immediatamente. Vedere i torrenti ridotti ad
un deserto non lo vuole nessuno, guardate
solo il torrente a valle del Crotto Dangrì, della
Val Tartane tanti altri e in tante altre regioni
italiane montuose sta accadendo la stessa
cosa. Un solo dato: se fossero realizzate le
200 opere in provincia di Sondrio, l’aumento
di produzione locale sarebbe dello 0,4%, cioè
niente! Ci sono altre vie da seguire, solo con
l’ammodernamento degli impianti, si potrebbe
aumentare la produzione elettrica del 10-20%
lasciando stare i torrenti ancora “vivi”.
Elke Oßwald
Sono d’accordo anch’io con quest’opinione:
in futuro l’acqua avrà più importanza anche
del petrolio. Un torrentista ha il polso della
situazione in ambienti inaccessibili alle
grandi masse. Un’idea sarebbe di aderire
alle associazioni che si battono contro
l’inquinamento ma anche a casa è possibile
fare molto per ridurre gli sprechi e per un
uso razionale dell’acqua. Anche organizzare
una mostra di immagini etc. che mostrino
Stéphane Coté
Una provocazione: i torrentisti non potranno
fare un granché. Questo è un problema che
ci tocca tutti, in quanto cittadini di un paese.
Le cose potranno cambiare se, come cittadini,
eserciteremo pressioni sui nostri governanti.
Il torrentista può giocare il suo ruolo per
intanto, rispettando l’ambiente che frequenta,
le rive e i sentieri.
C’è qualcosa che abbonda o che manca tra i
torrentisti? Competenze tecniche, scientifiche,
capacità sportiva…
Laura Samsò ^ Joan Lluis Haro
Per quel che riguarda l’abbondanza diremmo
l’individualismo. C’è troppa competizione
sembra che se non corri in una forra non sei
un buon torrentista è esattamente l’opposto.
Per le manchevolezze: la gente che sembra
non apprezzare il lavoro delle associazioni
e/o delle federazioni dicendo che le cose
non vanno ma non offrendosi quasi mai per
lavorare…
Eduardo Gomez
Manca la voglia di responsabilità, guardare
lontano, piano, piano si può arrivare molto
molto lontano. Quel che abbonda, direi, il
dilettantismo, l’escursionista della domenica,
i pagliacci…
Marc Tremblay
Qui non ci manca il lavoro, anzi. . Abbiamo un
grande potenziale nel territorio, montagne,
acqua. Siamo un po’ pochi, contiamo una
ventina di soci per un territorio molto vasto,
le occupazioni personali, il lavoro, non ci
lasciano molto tempo.
Giuseppe Antonini
Dipende. Ai torrentisti occasionali o territoriali
(che non escono di casa), spesso manca
molto, soprattutto sul piano tecnico. Chi fa
del torrentismo l’attività prevalente, ho notato
che è sufficientemente preparato in tutti i vari
aspetti. Tuttavia la mia è solo impressione.
Pascal Van Duin
…Quantità, esperienza.
Elke Oßwald
Mah, come in tutte le associazioni ci sono dei
problemi anche qui: persone che non vogliono
andare col tizio e combinano uscite top-secret
e cosette così, forse un segnale.
Georgiou Andreou
Qui ad oggi le ragazze sono il 30% dei
praticanti, mi auguro che in futuro questa
proporzione cresca ancora perché le donne
sono molto importanti per il torrentismo per
parecchi aspetti.
Se ti va di rispondere, quali progetti hai per il
futuro, torrentisticamente parlando?
Stéphane Coté
Quel che manca è una struttura centrale che
lavori per l’interesse generale. Noi abbiamo tre
federazioni che hanno delle aree d’influenza
e poi delle associazioni diverse che a volte
sono un conglomerato di delusi/esclusi dalle
altre federazioni, personaggi che mescolano
attività di volontariato e commerciali e, infine,
dei torrentisti motivati senza interesse
personale.
Laura Samsò ^ Joan Lluis Haro
Ne abbiamo talmente tanti che il tempo non
basterebbe mai. A breve termine: in agosto
partiremo per un giro in Europa e in dicembre
per mete, diciamo, più tropicali. Il mondo
è pieno di canyon da esplorare così devi
pianificare bene ed essere pronto a partire
con i tuoi sogni esplorativi. Negli ultimi tempi
preferiamo passare le nostre vacanze facendo
prime discese in giro per il mondo e visitando
posti dove non siamo mai stati con i nostri
amici delle varie federazioni…
Rispetto alla questione dei cosiddetti
“commerciali”, come pensi che si stia
evolvendo questo settore e quale dovrebbe
essere, a tuo giudizio, l’atteggiamento delle
associazioni di canyoning?
[questa domanda non è stata posta a Samsò
e Haro, ndr]
Eduardo Gomez
Non mi piacciono le proibizioni, le “riserve”,
questi sono grandi problemi. Il canyoning non
diventerà mai uno sport di massa.
Marc Tremblay
Ho con il canyoning un rapporto di lavoro, il
che me lo fa amare comunque sempre molto.
Giuseppe Antonini
Ci sono molte persone che si improvvisano
guide commerciali. Li ho visti in azione e prego
che non gli capiti mai di trovarsi in situazioni
fuori standard. Quanto alle guide, quelle
vere intendo, dialogherei, per evitare annosi
contrasti tra categorie. Atteggiamenti di
chiusura non giovano a nessuno. Il confronto
e l’ascolto delle ragioni altrui mi pare una cosa
sensata che, alla lunga, da i suoi frutti.
Pascal Van Duin
In Italia, tipicamente, ognuno fa come più gli
pare… aspettiamo un bell’incidente come in
Svizzera così forse salterà fuori una bella
regolamentazione; il “meglio tardi che mai”
ma sarebbe meglio il “prevenire meglio che
curare”.
Elke Oßwald
Qui non abbiamo una scuola di torrentismo,
ognuno è responsabile per se stesso su tutte
le problematiche.
Georgiou Andreou
In Grecia la maggior parte delle attività
sportive sono correlate all’ambiente marino.
Probabilmente potrà far sorridere qualcuno
pensare che esiste una sola associazione
di torrentismo che però raccoglie iscritti da
tutto il paese. Qualche mese fa si è formato un
nuovo gruppo a Creta e non dimentichiamo i 12
gruppi speleo in attività i cui membri praticano,
sporadicamente, il canyoning. Stiamo
lavorando duro da anni per implementare il
numero di praticanti e, credo che nei prossimi
5 anni, avremo dei buoni risultati.
Stéphane Coté
Ho l’abitudine di dire che quando arrivai
per la prima volta in Italia, 5 anni fa, questa
aveva 10 anni di ritardo sugli attrezzamenti
e sulle esplorazioni. Attualmente penso che
l’Italia sia 5 anni più avanti della Francia:
per l’associazione unica, uno standard unico
per l’attrezzamento, un’intensa attività
esplorativa e per i suoi raduni che sono
gradevoli e dinamici.
Eduardo Gomez
Attualmente non posso lasciare quest’isola…
poca pecunia, ma molti torrenti aspettano di
essere scoperti ed esplorati sul pianeta, ne
ho individuati molti, adesso aprirò un paio di
forre qui, a Santo Antão ma poi la festa sarà
finita. Ho finito il materiale…
Marc Tremblay
Esplorare altri canyon qui e a spasso per il
mondo. Negoziare qui con le istituzioni per
accedere alle zone protette. Mia moglie sta
aspettando due gemelle, il tempo mi manca
un po’, nel giro di due anni organizzerò anche
un giro anche dalle vostre parti.
Giuseppe Antonini
Spedizioni. Ad ottobre vorrei andare in Perù,
ad esplorare roba vista da un amico. Poi,
spero di pubblicare nel 2009 la guida sulle
gole dell’Appennino meridionale.
Pascal Van Duin
Esplorare nuovi canyon all’estero e le più belle
forre d’Europa… e magari qualche ice canyon
il prossimo inverno.
Elke Oßwald
Vorrei tornare in Samotracia dove sono
stata per un meeting di torrentismo e mi è
piaciuta molto per migliorare la mia pratica
con la tecnica del doppio otto. Altra cosa,
mi piacerebbe fare un salto in Messico per
provare i canyon di laggiù.
Georgiou Andreou
Dopo anni di lavoro, nel 2009 faremo una
spedizione nella zona centro-settentrionale
del nostro paese per esplorare nuovi
siti, il tutto in collaborazione con la E.F.C.
Quest’anno abbiamo formato con la E.F.C. i
nostri primi 5 istruttori, aumenteranno con
l’anno prossimo. Ho lavorato parecchio per
la divulgazione del torrentismo, sempre nel
2009, comincerà l’attività la federazione
macedone. Mi auguro che presto il torrentismo
entri nel novero delle attività della federazione
alpinistica greca, questo ci darebbe un grande
aiuto per lavorare di più e più in fretta.
Stéphane Coté
Non lo so, ho appena finito il mio prossimo
libro sull’Italia centrale e del sud, più i Balcani
e le isole. In seguito mi piacerebbe esplorare
in tutto il mondo ma è più complicato
dell’Europa.
canYoning
da sinistra
Antonini, Gomez, Van Duin,
Haro e Samsò, Coté, Oßwald
13
piussi
e la storia
del canyoning
>>
canYoning
di massimo
14
zuin
Io e Matteo tornammo successivamente a
trovarlo a casa, per farci ancora raccontare
le sue avventure e in particolare della
discesa del Vinadia.
L’ho anche sentito al telefono parecchie altre
volte, l’ultima pochi mesi fa in occasione
dell’anniversario della prima invernale alla
via Solleder-Lettembauer, sulla sud del
Civetta, compiuta con Radaelli e Hiebeler tra
il 28 febbraio e il 7 marzo del 1963.
Ma torniamo a noi:
Estate 1958 *
Torrente Vinadia, Carnia, Friuli Venezia
Giulia.
Una squadra capitanata da Cirillo Floreanini
(classe 1924, nato a Enemonzo in provincia
di Udine, deceduto il primo giugno del
2003 ad Oderzo, reduce della vittoriosa
spedizione al K2 del 1954), scende, attrezza
e misura il torrente Vinadia per conto della
SADE (Società Adriatica di Elettricità, quella
del Vajont per intenderci).
Tra le file di questa squadra troviamo
Vittorio Lunari e Ignazio Piussi.
Si trattava di una squadra forte ed abile
nelle manovre di corda, ma con poca
dimestichezza con l’acqua tumultuosa di un
torrente costretto tra alte pareti.
Abbigliati da alpinisti (come potevano
esserlo negli anni cinquanta), con il supporto
di stivaloni di gomma da pescatore e di un
piccolo canotto pneumatico, attrezzano
le cataratte del Rio Vinadia con scalette e
corde fisse, in modo da poterlo risalire ad
ogni fine giornata di lavoro.
Dice Ignazio Piussi: “Ci trovammo di
fronte ad un ambiente maestoso, che ci
appariva impressionante e meraviglioso.
Rifuggivamo dall’acqua, nessuno tra noi
osava immergersi se non per lo stretto
necessario, ma restavamo ugualmente
affascinati dalle meravigliose pareti che
contenevano il torrente”. Ci volle quasi un
mese perché il rilievo fosse completato.
Nessun componente della squadra tornò
Incontrai Ignazio Piussi nell’estate del 1999. Mi
trovavo in trattoria con Matteo Rivadossi, il giorno
precedente alla nostra prima discesa del Rio Simon,
e fu lui a riconoscerlo.
Era seduto ad un tavolo vicino al nostro, solo ed
elegantissimo: camicia bianca, gilet in panno e
pantaloni alla zuava in tinta con il gilet, il tutto
corredato da un cappello a falda larga.
più nel Vinadia né in nessun altra forra, ma
tutti conservarono il ricordo della meraviglia
suscitata dall’ambiente esplorato. Ricorda
ancora Piussi: “Temevamo l’acqua fredda
e potente, gli unici nostri tuffi nell’acqua
avvennero a causa di incidenti, il canottino
che si ribaltava o gli stivali da pesca che si
riempivano. Una volta mi si sono riempiti
gli stivali e solo con l’aiuto di Vittorio sono
riuscito ad uscire dall’acqua”.
Le giornate di lavoro erano lunghe e faticose
e il rilievo procedeva, la squadra era affiatata
e la confidenza con l’ambiente forra era ormai
consolidato, tanto da indurre “per scherzo” il
resto della squadra ad abbandonare Piussi
alla base della calata da 30 per diverse ore,
per recuperarlo inumidito, ma comunque
divertito, solo all’imbrunire.
Ignazio Piussi, classe 1935 nato a Pezzeit,
Udine, è morto l’11 giugno di quest’anno.
Aveva 73 anni.
Questa sopra descritta è, con ogni
probabilità, la prima discesa di una gola
per la quale sono state utilizzate corde
e tecniche di derivazione alpinistica e,
anche se avvenne su commissione, può
essere considerata una pietra miliare nel
torrentismo italiano.
Dopo il secondo incontro con Ignazio Piussi,
ho cominciato a raccogliere informazioni
sulla storia del torrentismo in Italia e, così
come avviene per la storia internazionale,
anche per quella nostrana le controversie
non mancano.
Con l’intervista fatta al Grande alpinista
Friulano ero convinto di avere un buon
punto di partenza per scoprire esplorazioni
precedenti.
Se la paternità del canyoning mondiale se la
contendono francesi, spagnoli e statunitensi,
quella Italiana nasce grazie a gruppi di
speleologi che, per cercare cavità prima, per
puro diletto poi, sono stati i primi a scendere
canyon in Italia. Ma chi siano questi speleo
e quando hanno cominciato la loro attività
non è dato sapere (forse i Friulani del
torrente Cosa nel 59?).
La prima volta che ho letto di Martel, che nel
1905 scese con successo le gole del Verdon,
non per sua volontà ma bensì ingaggiato
dal governo francese (ma si parla di
vicende ormai più che note, erroneamente
considerate l’atto di nascita del torrentismo
internazionale) si era all’indomani della
finale degli Europei di calcio del 2000.
Pareva che gli odiati cugini fossero
dappertutto: sbucavano da ogni parte,
primeggiavano nel rugby (altra mia
passione), le birre francesi imperversavano
tra gli scaffali dei supermercati, a mia moglie
piaceva Alain Delon (gerontofila).
Possibile che non ci fosse nessun altro
che abbia disceso un torrente prima del
mangialumache?
Gli americani dicono di sì:¹
Gli Spagnoli avanzano ipotesi di esplorazioni
1) “...according to canyoning experts present at the workshop,
canyoning is not a new activity. However, it only gained popularity in
the late seventies and early eighties. The first time the term canyoneering was used in American history was in 1867” said the President of
the American Canyoneering Association, Rich Carlson.
Fabrizio e Stefano Ardito tentano di ricostruire una mappa delle forre italiane distribuendo
per lo stivale quelle che nel giugno di metà anni
ottanta erano considerate le “più belle”: Su
Gorropu, le gole del Raganello, la gola di Rio
freddo, la gran Gola della Dora Riparia, l’orrido di Botri. Nel sacco si riteneva necessario
avere: materiale d’armo (chiodi, spit e cordini,
chiave e piastrine), costume da bagno, calzoni
lunghi (per non essere massacrati dai rovi),
imbracatura e discensore, una borraccia ed
infine il canotto (robusto, piccolo, dotato di
lunghi cordini per il recupero).
L’elenco continuava: “Se ce l’hanno tutti, e se
non c’è troppo materiale da portare, è molto
meglio la muta (più canotto per
traghettare gli zaini). Ovviamente,
Maggio 1988, vede la non
dimenticare di inserire nello
vita la vera e propria zaino un sacco impermeabile
Estate 1958, torrente Vinadia*
Bibbia, Profonde Gole tipo spazzatura. Per materiale
Estate 1959, esplorazione
fotografico e affini, meglio una
del torrente Cosa, in Friuli, da
scatola di plastica a tenuta stagna.”
parte di Dario Marini e altri speleo triestini.
È evidente come il torrentismo di allora fosse
Attualmente sono in attesa di informazioni
quasi esclusivamente esplorativo, e la parte
complete in merito, che ho richiesto alla
prioritaria dell’andare per forre era rappresencommissione grotte Eugenio Boegan.
tata proprio dalla ricerca e dall’esplorazione
Estate 1959, discesa parziale del Rio Freddo
della stessa. Nell’articolo si evidenzia di quannel massiccio di Monte Cucco, nella sua
to ci sia ancora da scoprire e di quanto siano
parte superiore, realizzata da D. Mazza e
omertosi gli esploratori dell’epoca.
L. Passeri
Regione per regione, vengono citati i percorsi
Estate 1961, prima discesa della parte
conosciuti.
inferiore delle Gole del Rio Freddo, realizzata
Rileggendo oggi alcune note, si rende giustizia
da una squadra composta da F. Giampaoli, F.
al famoso senno del poi: ad esempio, per il
Innamorati, G. Viviani, S. Arzilli, F. Salvatori,
Piemonte non vengono citate la Val d’Ossola
C. Leoni del Gruppo Speleologico Cai di
e la val Sesia, neppure come potenziali terreni
Perugia.
da esplorare, anche se in copertina è rappre1967, prima discesa delle Gole di Gorropu
sentata una non precisata cascata dell’Alta
Sardegna.
val Sesia.
1973, prima discesa dell’Orrido di Botri in
Per la Lombardia: “Qui le notizie si fanno più
Toscana.
scarse e frammentarie. A parte l’orrido di Bel1978, prima discesa del Fonteno da parte di
lano, decisamente turistico, nelle zone dove
Luciano Clarari, in merito alla quale è apparsa
prevalgono gli affioramenti calcarei l’esplouna dettagliata relazione su “Canyoning in
razione sistematica potrebbe dare qualche
Lombardia”, di Pascal van Duin.
sorpresa. “Alla faccia della sorpresa!”
20 luglio 1980, esplorazione della gola di
Veneto e Friuli: “…molte altre zone andrebBarile da parte di G. Braschi e N. Nenco (in
bero prese in considerazione: basti pensare
risalita), Massiccio del Pollino Calabria.
al basso Agordino. Un censimento accurato
2 agosto 1980, esplorazioni del Raganello,
potrebbe rivelare percorsi stupendi.”
sempre in risalita da parte di G. Braschi, S.
La ricerca di terreni calcarei era presupposto
Frisenda, V. Mancini, Massiccio del Pollino
principale, e ancora si escludevano a priori
Calabria.
altre geologie.
Luglio 1981, prima discesa del rio Caldone
Una curiosità: nello stesso numero della RiviLecco (G. Beltrami, P. Cortenova, A. Boggiali,
sta troviamo pubblicizzati le piccozze Chacal
S. Maggi del Gruppo Speleologico Lecchese).
e Barracuda della Simond, l’attacco da scialEsiste documentazione fotografica di
pinismo Fur Zermatt e le tende Sumitomo, da
quest’esplorazione.
considerarsi oggi ormai articoli da museo.
1984, prima discesa della Bendola.
Inoltre è da notare che nelle schede degli itineGiugno 1985, esce su “La rivista della
rari di fine volume troviamo la Via attrezzata
montagna”, edita dalla C.D.A. di Torino, un
del Rio Secco, evidentemente nata prima come
articolo firmato da Fabrizio e Stefano Ardito
percorso attrezzato per escursionisti che non
dal titolo: “Quelle grotte senza coperchio”,
come discesa torrentistica.
che rappresenta forse il primo tentativo
Luglio 1985, il numero 3 di “Alp”, sulla scia
di mettere su carta un catasto delle gole
della concorrente “Rivista Della Montagna”
italiane, probabilmente il primo articolo di
dedica un completo servizio alle gole di
torrentismo mai apparso in Italia. Il passo
Gorropu, con un articolo è firmato da Tullio
più significativo di questo articolo recita:
Bernabei. Oltre alla precedentemente citata
“Una speranza? Che questo magnifico gioco
gola sarda vengono menzionate come gole
non diventi in quattro e quattr’otto uno dei
più belle d’Italia il Vajo dell’Orsa, alle pendici
tanti sport che finiscono in …ing”. Speranza
del Monte Baldo, la Val Serviera nella Maiella
vana, anche se la definizione “torrentismo”
e le Gole del Raganello sul Pollino.
ha resistito come “ufficiale” sino alla
Quindi, nel giro di un mese, due articoli con
fine del 1998. L’articolo è estremamente
tema il torrentismo trovano spazio sulle
interessante e rileggerlo oggi rende l’idea di
due più importanti riviste delle attività in
come questa disciplina si sia evoluta e come
montagna.
sia ormai solo una lontana parente di ciò che
Nello stesso numero: il tredicesimo ottomila
era nel 1985.
in Sierra de Guara attorno al 1860.
E in Italia? È possibile che prima del 1958
nessuno sia sceso in un canyon?
Se si escludono le numerose leggende o
racconti di briganti, eremiti, bracconieri,
contrabbandieri e pescatori, non si tramanda
memoria di nessun vero esploratore.
Le tappe che si ricordano sono le seguenti:
1930 , Fosco Maraini risale l’orrido di Botri.
Secondo Fabrizio Ardito dovrebbe esserci un
resoconto di questa esplorazione su un non
precisato numero della rivista del CAI dei
primi anni Trenta, ma pur avendo spulciato
tutte le riviste del CAI dal 1930 al 1942,
ricevute dalla biblioteca privata di Giuseppe
Sgorbati, non sono riuscito a
trovare questo articolo.
di Messner, la salita al Cerro Torre di Elio
Orlandi, la salita allo sperone Croz e allo
sperone Walker in un solo giorno ad opera
di Eric Escofier.
Poi, anche questo copiato con un mese di
ritardo dalla Rivista, il test sulle scarpette
da arrampicata, con un’impaginazione più
accattivante. Alp descrive, tra le altre, La
Sportiva modello Mariacher, Boreal Firè Ballet,
Brixia Fulcro e Asolo hps, anche questi ormai
pezzi da antiquario.
Giugno 1986, prima discesa del Grimavolo da
parte di M. Sivelli, M. Nottoli.
Maggio 1988, vede la vita la vera e propria
Bibbia, “Profonde Gole” di Michele Sivelli e
Mario Vianelli.
Forse spronati dall’articolo di Fabrizio e Stefano Ardito, i due bolognesi mettono su carta
e, fortunatamente per noi, stampano la prima
guida di torrentismo in Italia.
Gli Autori trattano un argomento a loro noto,
01-02 1978, prima discesa del
Fonteno, foto Luciano Clarari
03 1999, rio Sernifa, foto Massimo Zuin
01
02
03
canYoning
ignazio
Lasciammo che terminasse il suo pranzo,
antipasto, primo, secondo con contorno,
dolce, una bottiglia di vino.
Ci facemmo raccontare di alcune sue imprese,
e noi contraccambiammo raccontando le
nostre, abituati alle reazioni comuni di chi
faticava a capire quale interesse potesse
suscitare in noi la discesa di un torrente
Invece lui ci consigliò semplicemente: “Ah!
Provate anche il torrente Vinadia, è molto
bello io ci sono stato nel 1958”.
Scattammo anche una foto di gruppo che,
porcavacca, non trovo più.
15
in quanto sono esploratori della maggior
parte dei percorsi descritti. Nel momento in
cui devono elencare il materiale necessario
si permettono intuizioni che porteranno allo
sviluppo di prodotti dedicati al torrentismo,
evidenziando la necessità di sviluppare tecniche specifiche. Innanzi tutto si cita, finalmente,
l’attrezzo casco come indispensabile (negli
articoli precedentemente citati le fotografie
di corredo vedevano i protagonisti sempre
ritratti privi di guscio), tra i vari discensori
usati viene consigliato il Famau, famigerato
oggetto oramai introvabile che, come giustamente notano Sivelli e Vianelli, ha il gran
pregio di poter svincolarsi velocemente dalla
corda nel momento del bisogno e per questo
motivo è da preferirsi agli altri (ricordiamoci
che le tecniche della corda a pelo d’acqua e
corda svincolabile sono ben lontane dall’essere divulgate).
Altrettanto importante la necessità di avere
una longe, e dei bloccanti per la risalita. La
lista arriva fino alle scarpe, dove, con cognizione di causa, si descrivono tutte le caratteristiche che le calzature da torrentismo devono
possedere (ma la scarpa costruita ad hoc era
ancora lontanissima dall’essere concepita), il
consiglio conseguente e ovvio erano le pedule
da arrampicata.
Viene poi fatto un distinguo tra abbigliamento
necessario per le gole bagnate (la muta da
immersione) e quello per le gole asciutte.
1991, discesa del torrente Trobiolo.
1993, prima discesa del torrente Campiglio,
Brescia, da parte di G. Bonvicini e P. Castellini.
1993, Iniziano le esplorazioni della Val d’Ossola da parte dei francesi.
1998, nasce l’AIC a Varazze (per il decimo
anniversario si renderebbe necessario un
dettagliato resoconto di come, per una
manciata di voti insignificanti, io mi ritrovi
iscritto all’Associazione Italiana Canyoning
e non alla più consona Associazione Italiana
Torrentismo).
Giugno 1999, sono passati quattordici anni
da quello che sembrava dovesse essere l’an-
variola superiore ^ val d’ossola ^ foto vincent cazarres
1985 - 1999
passano 14 anni tra
l’articolo apparso sulla
Rivista della Montagna,
prima in Italia a scrivere
di torrentismo, e la
monografia che Alp
dedica al canyoning
nell’ultimo giugno del
millennio. In mezzo,
purtroppo, molto poco.
SNC, NUOVI ISTRUTTORI...
Jvan Chemello, Juri Montese,
Salvatore Ribichesu e Marco
Saccardo sono diventati Istruttori
della Scuola Nazionale Canyoning
a seguito dell’esame che si è svolto
a Tolmezzo, nelle Alpi Carniche, lo
scorso giugno.
L’organico operativo della Scuola
sale così a 26 istruttori.
LA REDAZIONE DI
canYoning SI ALLARGA
no del boom giornalistico del torrentismo. Alp
dedica una quasi monografia ai più suggestivi
sentieri d’acqua della nostra penisola.
Ok qualcosa c’è.
Qualche approfondimento interessante lo si
può fare, soprattutto per i giorni nostri, ma
poi emergono le contestazioni, le beghe e le
rivalità.
Conosco entrambe le parti che si contendono
la prima discesa del Vajo dell’Orsa, mi è noto
per filo e per segno il racconto (con tanto di
date precise e testimoni) della prima discesa del torrente Boggia in val Bodengo, ma
conosco anche qualcuno che dice di esserci
stato prima…
Poi c’è chi non ti vuole dire nulla, c’è chi ti racconta ma poi ti dice: “Questo non scriverlo”,
c’è chi è molto disponibile ma si premura di
ricordarti di dare una certa dignità a ciò che
scriverai di lui e, soprattutto, non ho trovato
nessuno che è stato in un canyon prima di
Martel.
Di certo, ho scoperto che invece dei tanto citati speleo, i primi esploratori di forre italiani
erano due alpinisti, per di più famosi, e che il
premio per il più carismatico frequentatore
di forre spetta a Zanzanù, al secolo Giacomo
Beatici, che tra il 1614 e il 1617, ricercato per
l’assassinio del podestà di Salò, si rifugiò nella forra del Vione, dove fu scovato ed ucciso il
17 agosto del 1617. Il sollievo della popolazione,
che attribuì alla Madonna di Montecastello la
grazia della liberazione, è tuttora visibile come
ex-voto appeso al santuario.
Tuttora nella zona dell’alto Garda e di Val
Vestino i figli nati fuori dal matrimonio sono
detti “fioi de Zanzanù”.
Sicuramente prima di Martel, perdipiù Bresciano.
Marta Tosco e Francesco
Michelacci sono entrati a far
parte del gruppo dei redattori di
canYoning. La prima, genovese
ventiquattrenne, socia dal 2004, è
appassionata di montagna, yoga
e grafica, il secondo, 49 anni, di
Cesenatico, è in AIC dal ‘98 e ha
all’attivo più di 220 forre.
...E NUOVA MAGLIA
Venghino Siori, venghino!
È disponibile la nuovissima
maglietta della Scuola
Nazionale Canyoning nelle tinte
che oggi van tanto di moda! Per
il torrentista evoluto che non sa
rinunciare ad un tocco di eleganza
targata AIC anche fuor dalla forra!
Info a [email protected]
NOMINE CONSIGLIO
DIRETTIVO AIC &
COORDINATORI REGIONALI
Roberto Schenone e Matteo
Maragotto hanno lasciato il proprio
posto all’interno del Consiglio
Direttivo AIC e a loro sono
subentrati Daniele Geuna e
Matteo Maragotto. Sul fronte
CR queste le novità: Liguria Eva
Trasforini, Lombardia Andrea
Forni (nelle foto).
ICE CANYONING 2009
Dal 23 al 25 gennaio prossimi si
svolgerà la seconda edizione del
Raduno Internazionale
Invernale Canyon On Ice,
a Bourg-Madame, nei Pirenei
Orientali.
Discese di percorsi ghiacciati
ma anche della leggendaria
e provvidenziale forra di acqua
sulfurea di Bourg-Madame.
Info a www.ice-canyoning.org
> associazione
AGENDA > info a 360°
> RIC 2008 premiata Annamaria Pinotti
> FORRE PULITE
Grazie all’iniziativa Forre Pulite, nel corso del 2006
sono stati ripuliti il Rio Creverino ed il Rio Prale
in Liguria, nel 2007 la Forra della Sibilla, nelle
Marche, e nuovamente il Creverino. Info su:
www.canyoning.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=976
Durante il Rendez vous International Canyon
2008, l’ICAN (International Canyoneering Associations & Network), ha assegnato il Trophées Féminins
du Canyon, premio dedicato a 15 torrentiste che hanno
segnato o segneranno la storia del torrentismo.
Tra le speciali menzioni internazionali, oltre ad Elke
Oßwald e Laura Samsò (intervistate in questo numero
sullo stato del canyoning nei rispettivi paesi, ndr) e la
brasiliana Tatiana Bressel, anche la “nostra” Annamaria Pinotti, fondatrice ed ex presidente dell’AIC. Per
dirla con le parole di Stefano: “tantissimi complimenti ad
Annamaria, in attesa di nuove capitane coraggiose”.
> MATESE 2008
L’assemblea ordinaria dell’Associazione Italiana Canyoning si è svolta sul Lago del Matese,
all’inizio di maggio, fornendo l’occasione per un incontro torrentistico durato 4 giorni.
Mete delle uscite sono stati Pescorosso, San Nicola, Quirino, Inferno, Callora, Titerno, San Michele.
Durante l’assemblea sono stati approvati i bilanci consuntivo 2007 e preventivo 2008 e si è parlato del Progetto
C6 ma soprattutto è stato eletto il Consiglio Direttivo in carica per il triennio 2008/2010.
Questi i nomi dei candidati eletti:
Christian Vento (Presidente), Francesco Berti (Vice Presidente), Roberto Schenone (Tesoriere), Emanuele
Bena (Segretario), Milena Argiolas, Maurizio Biondi, Matteo Maragotto.
Alle dimissioni di Schenone, fine maggio 2008, Argiolas subentra alla Tesoreria ed entra a fare parte del
Consiglio Daniele Geuna, primo dei non eletti a maggio.
> ambiente progetto C6 a Portofino
18
“Un uomo semplice, amante della vita, della sua famiglia e delle attività che praticava.
Un ragazzo dalla figura corretta, onesta e sempre presente, di cui fidarsi al massimo in tutte
le situazioni. Un combattente, sorridente e con la battuta sempre pronta.
Questo mi piace in un amico e Fulvio Pastore queste caratteristiche le aveva tutte.
Il mio rammarico è che solo quando ti viene a mancare una persona cara ti rendi conto di
quanta stima provavi per lui e quanto ti mancherà in futuro un vero amico.
Ciao Fulvio, un grande abbraccio da tutti noi.”
capì
dì insema ma gù
un
l
sò
ù
av
m
ve
Ciao Fulvio, ga
a brava persona!
che se seret un
paolo spreafico
Mauro S.
> SKYPASS 2008
> SNC corso bilingue
> REUNION soci in gita
L’AIC, rappresentata dai soci Emiliani e Romagnoli, era presente alla
Fiera SKIPASS di Modena lo scorso novembre. Quattro giorni
intensi, con circa 60.000 visitatori nella sola giornata di
venerdì e Modena in tilt per quasi tre ore. Molto l’interesse suscitato
dal nostro stand, molti anche i contatti con associazioni, media e aspiranti
praticanti. Ringraziamenti a Marco Cavara, Marco Risoli e colleghi,
Manuel, zio Enzo, Marco, Fabio, Erika, Claudio e Vincenzo.
A luglio, in Val di Ledro, si è svolto il primo corso
“bilingue” della storia della Scuola, un secondo livello
italo-tedesco, “vera sfida verso la pazienza e la
tolleranza” come ha scritto Romy Siegl, uno dei 2
istruttori insieme a Erwin Kob, “ma possiamo dire di
aver fatto un’ottima figura!”
In occasione del decennale l’AIC ha organizzazione la sua
prima “gita sociale” , meta del viaggio la leggendaria Ile
de la Réunion, nell’Oceano Indiano, paradiso per gli
appassionati di canyoning, trekking, corsa, mountain bike
e sport di mare.
Un resoconto del viaggio sarà pubblicato prossimamente.
> assicurazione polizza del torrentista
A fine marzo 2006 è stata riformata la convenzione tra l’AIC e la
Compagnia Faro Assicurazioni.
- La polizza, riservata ai soli soci regolarmente iscritti
all’AIC, si stipula o rinnova attraverso l’Ufficio Assicurazione dell’AIC,
che fa da tramite fra il socio e il nostro broker di riferimento (Studio
Mangano Assicurazioni e Finanza S.r.l).
- Il premio di polizza viene versato direttamente all’AIC che a
sua volta attiva la polizza mediante comunicazione alla compagnia
assicuratrice.
- La durata della polizza è di un anno solare, 1 gennaio / 31
dicembre, senza tacito rinnovo.
- La copertura assicurativa ha effetto dalle ore 24 del giorno successivo
al pagamento del premio da parte del socio (fa fede la data della
ricevuta del versamento).
- Le garanzie prestate sono raggruppate in tre forme così denominate:
BASE, BASE PIU’ ed EXTRA. Il socio sceglie una delle tre forme (vedi
tabella garanzie) secondo le proprie esigenze, pagando il rispettivo
premio (vedi tabella premi).
TABELLA GARANZIE
Responsabilità civile
Infortuni (caso morte)
Infortuni (caso invalidità permanente)
tutti i dettagli per stipulare o rinnovare la polizza in ultima pagina
MASSIMALI
FORMA BASE
MASSIMALI
FORMA BASE PIU’
MASSIMALI
FORMA EXTRA
€ 550.000,00
€ 550.000,00
€ 550.000,00
€ 15.000,00
€ 30.000,00
€ 30.000,00
€ 60.000,00
€ 50.000,00
€ 100.000,00
Rimborso Spese mediche
€ 2.500,00
€ 5.000,00
€ 10.000,00
Spese di rimpatrio
€ 1.500,00
€ 3.000,00
€ 4.500,00
€ 25,00
€ 35,00
€ 50,00
€ 750,00
€ 1.500,00
€ 2.250,00
Indennità per Inabilità Temporanea a
seguito di infortunio (diaria giornaliera)
Spese di ricerca e salvataggio
TABELLA BASE
Premio anno 2008
FORMA BASE
€ 50,00
FORMA BASE PIU’
€ 90,00
FORMA EXTRA
€ 135,00
canYoning
canYoning
Durante l’inverno è stata stipulata una convenzione tra l’Ente Parco Regionale Monte
di Portofino, Genova, e l’Associazione Italiana Canyoning per la fornitura ed installazione di
una stazione di monitoraggio della temperatura atmosferica e l’esecuzione di misure ambientali
in grotta nell’ambito del Progetto C6.
Il 6 giugno Paolo Madonia, io e Roberto Cavagnaro siamo stati in giro per il monte per l’installazione delle due stazioni di misura. La prima è stata posta all’interno di una grotta lunga 50
metri situata al livello del mare nel tratto di costa fra Punta Chiappa e San Fruttuoso di Camogli.
La cavità è raggiungibile in gommone (nel nostro caso, sotto una pioggia mostruosa, con belle
onde lunghe e conseguente salto obbligato “al volo”, senza attracco, sulla scogliera...).
In caso di mareggiata troppo forte la grotta è anche raggiungibile via terra con manovre alpinistiche (la foto allegata si riferisce appunto ad un sopralluogo fatto a marzo).
La seconda stazione è stata installata, nel pomeriggio dello stesso giorno, a circa 200 m
slm nei pressi dell’agriturismo Molini, sul sentiero fra Pietre Strette e San Fruttuoso di Camogli.
Ovviamente al ritorno, in salita, è uscito un sole africano...
Del periodico scarico dei dati si occuperà Roberto Cavagnaro che, oltre che socio AIC, è dipendente
del Parco.
roberto schenone
19
Associazione Italiana Canyoning
Consiglio Direttivo ([email protected])
Presidente Christian Vento ([email protected])
Vice-Presidente Francesco Berti ([email protected])
Segretario Emanuele Bena ([email protected])
Tesoriere Milena Argiolas ([email protected])
Consiglieri Maurizio Biondi ^ Daniele Geuna ^ Marco Leonini
Commissione catasto Paolo Bolis ([email protected])
Commissione scientifica Paolo Madonia ([email protected])
Commissione Tecnica Maurizio Biondi ([email protected])
Ufficio stampa Piero Golisano ^ Christian Roccati ([email protected])
Ufficio editoria Cosimo La Gioia ([email protected])
Contatti aziende Milena Argiolas ([email protected])
Ufficio assicurazioni Sara Morando ([email protected])
Consulente privacy Mauro Santamaria ([email protected])
Contatti internazionali Rosemarie Siegl ([email protected])
Ufficio Coordinatori Regionali Daniele Geuna ([email protected])
Redazione notiziario Luca Dallari ^ Daniele Geuna ^ Francesco Michelacci ^
Andrea Peruch ^ Marta Tosco ([email protected])
Gestione Sito Web Paolo Giannelli ^ Stefano Rossi ^ Gabriella Russo ([email protected])
Gestione Forum Alessandro De Simoni ([email protected])
associazioni affiliate
A.S. Olympic Rock Trieste ^ www.olympicrock.it ^ cell 333 6900659 / 368 3500049
A.S.D. M&N – Movimento e Natura Volpiano (TO) ^ www.movimentoenatura.it ^ tel 011 9882022
Adventure Team Triggiano (BA) ^ www.adventureteam.eu ^ cell 392 5526901
Ass.ne Sigmasophy Institute Sutri (VT) ^ www.sigmasophy.com ^ tel 0761 609351
Banda Bauscia Milano ^ [email protected] ^ cell 349 1835818
CAI Sezione Alpi Marittime Imperia ^ [email protected] ^ 0183 273509
Campo Base Isernia ^ http://campobaseonlus.spaces.live.com ^ [email protected]
Cica Rude Clan Canyoning Genova ^ www.cicarudeclan.com ^ cell 335 7520295
Club CAI Perugia Etruscanyonig Corciano (PG) ^ [email protected] ^ cell. 335 7957808
Compagnia Canyoning CAI Pinerolo (TO) ^ [email protected] ^ tel 0121.202711
Eddyline Campertogno (VC) ^ www.eddyline.it ^ tel 0163 775114
Etna Canyoning Giarre (CT) ^ www.etnaadventure.it ^ cell 329 9188187
Etna Discovery Slam Tour Tremestieri Etneo (CT) ^ www.slamtour.it ^ tel 095 7125514
G.S. CAI Varallo (VC) ^ www.caivarallo.it ^ tcell 347 0436933
G.S. Stroncone Stroncone (TR) ^ www.stronconespeleocanyon.com ^ cell 347 1379633
GOA Canyoning Genova ^ www.cailiguregenova.it ^ cell 348 1541706
Gruppo Alpino ”C. Battisti” (Sottosez. CAI Verona) Corrubbio di Negarine (VR) ^
www.cesarebattisti.org ^ tel 045 8018833
Gruppo Canyoning Ranciga Morbegno (SO) ^ [email protected] ^ cell 335 8031018
Gruppo Escursionistico H2otto Cesenatico (FC) ^ [email protected] ^ cell 347 9186715
Gruppo Grotte ”Emilio Roner” CAI SAT Rovereto Rovereto (TN) ^ www.gruppogrotte.it
Gruppo Speleologico CAI Malo Malo (VI) ^ www.speleomalo.it ^ cell 347 5968595
Gruppo Speleoforristico Besenello Besenello (TN) ^ www.speleocanyon.it ^ cell 349 4442044
Gruppo Speleologico Leccese ’Ndronico Lecce ^ www.ndronico.it ^ cell 338 8947823
Gruppo Torrentistico X-Gatt Canyoning Introbio (LC) ^ www.x-gatt.com ^ cell 0341 980341
Gruppo Zompafossi Montefranco Montefranco (TR) ^ [email protected] ^ cell 392 5259385
MKF Vara Chiavari (GE) ^ www.mkfvara.org ^ tel 338 2819725
Monrosa Canyoning Balmuccia (VC) ^ www.monrosarafting.it ^ tel 347 3200303 / 340 6638975
Piemonte Canyoning Torino ^ [email protected] ^ cell 335 6110291
Scout dell’Alcantara Motta Camastra (CT) ^ www.golealcantara.it ^ tel 0942 985010
Slow Canyon Team Roma ^ [email protected] ^ cell 335 7516223
Spaccaforra Sardegna CanyoningSassari ^ cell 329 6111324
Toboga Club Latina ^ www.torrentismo.it ^ cell 329 3212271
Toscana Canyoning Team Firenze ^ [email protected] ^ cell 333 3560368
coordinatori regionali
Le persone a cui rivolgersi per avere informazioni, organizzare incontri, promuovere
eventi. Per ognuno di loro è attivo un indirizzo e-mail del tipo: [email protected]
Emilia Alessandro Marchi ^ tel 328 7576453
Romagna Francesco Michelacci tel 0547 673261 / 347 9186715
Friuli Venezia Giulia - Carnia Sebastiano Broili tel 348 6965069
Friuli Venezia Giulia Romy Siegl tel 040 9381029 / 347 4349947
Lazio Alessandro De Simoni tel 335 1905115
Liguria Eva Trasforini ^ tel 333 6021775
Lombardia Andrea Forni ^ tel 338 8449760 / 320 2360608
Piemonte - TO e CN, Canavese, Monferrato Dino Ruotolo tel 011 2731197 / 335 6110291
Piemonte - Val Sesia, VC, NO, Verbano-Cusio-Ossola Paolo Testa tel 0163 826150 / 347 0436933
Puglia Fausto Meleleo tel 0832 248181 / 333 3464460
Sardegna Salvatore Richibesu tel 347 8138248
Sicilia Diego Leonardi tel 329 9188187
Toscana Romano Perotto tel 055 4210677 / 337 337700
Trentino Alto Adige Marcello Carli ^ tel 338 5293554
Valle d’Aosta Andrea Mantovani tel 0165 45726
Veneto - Verona Francesco Cacace tel 045 7725445 / 348 3398199
Veneto - Vicenza e Bellunese Jvan Chemello tel 347 5968595
Parco Naturale
Regionale del Beigua
^
^
^
^
^
^
Parco Naturale
Regionale dell’Aveto
Parco di
Portofino
Scuola Nazionale Canyoning ([email protected])
Istruttori Formatori > Maurizio Biondi (Direttore) ^ Roberto Coppo ^ Erwin Kob
(ViceDirettore) ^ Roberto Recchioni
Istruttori > Francesco Berti ^ Marco Biasioni ^ Francesco Cacace ^ Marcello
Carli ^ Marco Cellitti ^ Alessandro Cerise ^ Jvan Chemello ^ Filippo Dall’Aglio ^ Luca
Dallari ^ Alessandro De Simoni ^ Martino Frova ^ Carlo Gatti ^ Diego Leonardi ^
Maria Franca Lepre ^ Uberto Liuzzo ^ Cristiano Massoli ^ Juri Montese ^ Andrea
Nadali ^ Giovanni Pizzorni ^ Salvatore Ribichesu ^ Stefano Rossi ^ Dino Ruotolo ^
Marco Saccardo ^ Roberto Schenone ^ Romy Siegl ^ Paolo Spreafico
iscrizione
Quote associative per l’anno sociale 2009
- socio singolo 28 euro
- socio minorenne figlio di socio singolo 14 euro
- socio sostenitore quota libera (minimo 40 euro)
- associazioni e società affilliate 125 euro comprendente una tessera
intestata all’Associazione + 4 tessere singole intestate a 4 soci dell’Associazione; la
quota di iscrizione per i Soci è di 14 euro
Il pagamento può essere effettuato nei tre seguenti modi:
1. pagamento online > si può accedere direttamente al sistema sicuro di pagamento
online e pagare con Paypal, VISA, MASTERCARD, POSTEPAY all’indirizzo:
www.canyoning.it/iscrizioni/iscrizioniaic.htm
2. CCP (bollettino postale) > versare l’importo dovuto sul CCP n. 11855608 intestato ad Associazione Italiana Canyoning, Piazza della Libertà 1, 05039 Stroncone
(TR) specificando la causale “quota sociale 2009” e darne comunicazione via mail
o sms alla Segreteria ([email protected] ^ cell 340 8144909).
3. CCB (bonifico bancario) > versare l’importo dovuto sul conto BANCOPOSTA
11855608 - ABI 07601 - CAB 02600 - CIN “M” - IBAN: IT95 M 07601 02600
000011855608 – SWIFT: BPPIITRRXXX presso BANCOPOSTA Ufficio Genova
Centro Via Dante 4B/N, intestato ad Associazione Italiana Canyoning, specificando
nell’ordine di bonifico la causale “quota sociale 2009” e darne comunicazione via
mail o sms alla Segreteria ([email protected] ^ cell 340 8144909).
Nei casi 2 e 3 si consiglia di conservare la ricevuta dell’avvenuto pagamento.
Nel caso 1 invece la notifica è automatica.
partners commerciali
Alcuni tra i seguenti partners commerciali AIC mettono a disposizione esclusivamente dei
Soci AIC un vero e proprio listino visualizzabile sui rispettivi siti (di seguito riportati).
ASPORT’S Mountain Equipment ^ Chies D’Alpago (BL) ^ www.asport-s.com ^ tel +39 0437 470129
LA VENTA Exploring Team ^ www.laventa.it ^ [email protected] ^ fax +39 0422 320981
SPORTLAND COMPANY ^ [email protected]
VERTIGINI SPORT ^ www.vertiginisport.com
biblio-videoteca riservata ai soci AIC
50 Canyons in Central Greece G. Andreou ^ euro 35,00 ^ soci AIC euro 28,00
Canyoning in Francia R. Coppo - L. Dallari - R. Schenone ^ euro 12,00
Canyoning in Lombardia P. van Duin ^ euro 25,00 ^ soci AIC euro 22,00
Canyoning nel Mediterraneo C. Conca - D. Leonardi - P. Madonia ^ euro 13,00 ^ soci AIC euro 10,00
Canyons de Madère ^ euro 23,00 ^ soci AIC euro 22,00
Canyons de Haute-Provence F. Jourdan – J.F. Florina – P. Tordjman ˆ euro 20,00 ^ soci AIC euro 17,00
Canyons Slovenes F. Jourdan – J.F. Florina ^ euro 16,00 ^ soci AIC euro 14,00
Cascades Gorges & Canyons des Préalpes d’Isère et de Savoie B. Hauser ^ euro 22,00 ^ soci
AIC euro 18,00
Come fare canyoning C. Conca ^ euro 14,00 ^ soci AIC euro 11,50
Creta Canyoning Y. Bromirakis ^ euro 25,00 ^ soci AIC euro 24,00
Descentes de Canyons en Ardèche F. Jourdan – J.F. Florina ^ euro 20,00 ^ soci AIC euro 17,00
Descentes de Canyons en Savoie F. Martin – C. Altazin ˆ euro 17,00 ^ soci AIC euro 16,00
Gli ambienti di Forra – Geologia e Idrologia P. Madonia ^ euro 5,00
Gole & Canyons Vol. 1 - Italia Centrale V. Carlin - T. Dobosz - G. Ecker - A. Pinotti - R.
Recchioni ^ euro 18,00 ^ soci AIC euro 15,50
Gole & Canyons Vol. 2 - Italia Nord Est
M. Biondi - F. Cacace - R. Schenone ^ euro 19,00 ^ soci AIC euro 16,50
Gole & Canyons Vol. 3 - Italia Nord Ovest F. Cacace - R. Jarre - D. Ruotolo - R. Schenone ^
euro 23,00 ^ soci AIC euro 19,50 (volumi 1+2+3 euro 60,00 ^ soci AIC euro 46,00)
Le Tour de l’Europe en Canyon S. Coté ˆ euro 25,00 ^ soci AIC euro 22,00
Les Canyons des Haute Alpes H. Vincens ˆ euro 25,00 ^ soci AIC euro 23,00
Male Vesse (Vallèe de la Bléone, Francia) Stéphan Coté ^ euro 19,00 ^ soci AIC euro 16,00
Tome 1, Suisse, Autriche, Italie du Nord, Slovénie S. Coté ˆ euro 25,00 ^ soci AIC euro 22,00
Profonde Gole M. Sivelli, M. Vianelli ^ euro 10,50
Valutazione del rischio da piena in forra P. Madonia ^ euro 4,00
Gli ambienti di forra - geologia e idrologia P. Madonia ^ euro 5,00
Il pagamento può essere effettuato nei tre seguenti modi:
1. pagamento online: si può accedere direttamente al sistema sicuro di pagamento del nostro Negozio Virtuale e pagare con Paypal, VISA, MASTERCARD, POSTEPAY all’indirizzo
www.canyoning.it/acquistiaic/default.asp
2. CCP (bollettino postale) > contattare Cosimo la Gioia (cell 320 4010459 ore 14:30/21:30
^ [email protected]) per conoscere l’opportuna tariffa postale, versare l’importo dovuto
+ le spese di spedizione sul CCP n. 11855608 intestato ad Associazione Italiana Canyoning,
Piazza della Libertà 1, 05039 Stroncone (TR) specificando la causale.
3. CCB (bonifico bancario) > contattare Cosimo la Gioia (cell 320 4010459 ore
14:30/21:30 ^ [email protected]) per conoscere l’opportuna tariffa postale, versare
l’importo dovuto + le spese di spedizione sul conto BANCOPOSTA 11855608 - ABI 07601
- CAB 02600 - CIN “M” – IBAN: IT95 M 07601 02600 000011855608 – SWIFT: BPPIITRRXXX presso BANCOPOSTA Ufficio Genova Centro Via Dante 4B/N intestato ad
Associazione Italiana Canyoning specificando la causale.
Nell’articolo sul Montenegro non è stata ringraziata la Raumer per la fornitura degli ancoraggi utilizzati. Lo facciamo adesso, cospargendoci il capo di resina.
Sempre ProCanyon, i percorsi di rio le Vene e val Pilotera sono stati completati nell’estate del 2007.
Precisazione doverosa per Milena Argiolas, consigliere, che è di Sassari, nata a Ozieri, compaesana di Pamela Prati.
Diego Leonardi ricopre il ruolo di coordinatore regionale per la Sicilia dal 2001 e Marcello Carli, CR di Trentino Alto Adige, dall’inizio del 2007.
L’articolo relativo al Rio Secco è stato scritto prima che questo percorso diventasse ProCanyon.
Lo stato degli ancoraggi è quindi eccellente e la percorrenza non prevede più alcuni dei tratti in disarrampicata riportati nella relazione.
Infine, i dettagli relativi alle proposte commerciali dei nostri Partners si possono trovare sul sito e nel forum e non nella newsletter che non esiste più.
La responsabilità dei contenuti degli articoli è dei rispettivi autori che non sempre esprimono la linea di pensiero dell’Associazione Italiana Canyoning e della redazione di canYoning.
Chiunque individui all’interno di canYoning articoli coperti da copyright è pregato di contattare la redazione indicando le fonti originali dei lavori. Per collaborare scrivere a [email protected].
errata
corrige
n°20