REV numero 7 - Gente che lavora -

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REV numero 7 - Gente che lavora -
A proposito di lavoro…
Ogni anno, con cadenza trimestrale, l’Istituto nazionale di statistica diffonde i dati relativi alla situazione
lavorativa del paese, dando così modo di capire quale sia il profilo più recente del mercato del lavoro
italiano. Ho imparato a leggere questi dati durante i miei studi universitari. E anche adesso che sono
terminati continuo a consultare le news che puntualmente ricevo via mail e che mi tengono aggiornata
su questi argomenti. “Ma per quale motivo?” mi chiedo. Vi assicuro che non c’è cosa più noiosa che
una serie infinita di tabelle composte da numeri, percentuali, numeri, percentuali e così via. Cifre che
prese singolarmente non significano assolutamente niente, ma che osservate nel complesso, definisco
scenari interessanti. Ad esempio: da luglio la mia posizione nel mercato del lavoro italiano è del tutto
cambiata. Dal mio status di inattivo (ovvero di persona che non ha un lavoro e nemmeno lo cerca)
sono passata allo status di disoccupato. Non solo. Sembra che tra i disoccupati la categoria a cui
appartengo sia quella che più fatica ad entrare nel mondo del lavoro: donna, giovane, con livello di
istruzione elevato. Preoccupata? …un po’! Soprattutto se penso al fatto che negli ultimi 5 anni la
crescita occupazionale registrata nel paese è stata trainata quasi esclusivamente dalle professioni non
qualificate. In ordine di importanza: muratori, carpentieri e ponteggiatori, i quali hanno visto
incrementare la loro presenza del 13% circa. C’è da chiedersi allora se non ci sia una sorta di gap tra il
tanto proclamato innalzamento dei livelli formativi come requisito essenziale di accesso al lavoro e la
reale capacità di assorbire le professionalità più elevate…ma forse questo è un altro discorso…Al di là
di ciò, da sei anni ci eravamo abituati ad una straordinaria creazione di posti di lavoro e al conseguente
innalzamento del tasso di occupazione (dato dal rapporto tra occupati e popolazione in età lavorativa).
Adesso siamo tornati alla “normalità”. Nell’ultimo anno, infatti, l’occupazione totale, che coinvolge
poco più di 23 milioni di persone, è cresciuta ad un ritmo più contenuto. Il numero di posti creati è
stato di fatto identico all’aumento del numero di persone in età lavorativa, il che ha prodotto una
stagnazione del tasso di occupazione totale che è rimasto al 58,9%. Ciò non aiuta certo a raggiungere i
famosi obiettivi di Lisbona, secondo i quali il tasso di occupazione dovrebbe salire al 70% entro il 2010.
Una chimera!
Un segnale positivo sembra arrivare sul fronte della disoccupazione. A luglio, infatti, il tasso di
disoccupazione ha toccato i minimi storici, attestandosi appena sopra al 6%. Ma anche qui non c’è da
illudersi. Si tratta in verità di una notizia buona solo a metà. Tale riduzione, in realtà, è soprattutto il
risultato di una diminuzione dell’offerta di lavoro: più persone in età lavorativa che, scoraggiate,
rinunciano a cercare attivamente lavoro. Non bisogna tuttavia generalizzare. Ad influenzare tali
andamenti è in modo particolare la situazione piuttosto preoccupante che si registra nel Sud del paese,
dove calano sia gli occupati, sia i disoccupati. È qui che in misura maggiore la riduzione delle
opportunità di lavoro acuisce l’effetto scoraggiamento. Nel Nord, al contrario, il problema è del tutto
inverso. La carenza strutturale di manodopera costringe spesso le imprese ad attingere tra gli inattivi,
per lo più stranieri. C’è di buono che l’effetto scoraggiamento non mi ha ancora investito, anche se
l’incombenza di un posto di lavoro flessibile certo non mi entusiasma. L’incidenza del lavoro a termine
è, infatti, elevatissima tra i giovani con meno di 34 anni: uno su cinque ha un contratto di lavoro
temporaneo e la quota è più alta se si osservano solo le donne. Del resto tra aprile e luglio 2007 su 425
mila nuovi occupati ben 307 mila sono stati assunti con un contratto di lavoro atipico.
Bè, forse il futuro lavorativo non appare proprio roseo. Ma alla fine questi sono solo numeri. Il lavoro
vero, quello per il quale ci si alza tutte le mattine, racconta storie diverse, che escono dalle statistiche,
piene di sfumature. Storie di ragazzi che “il posto fisso” l’hanno trovato. Di laureate che si arrangiano
tra un lavoro e l’altro in attesa della grande occasione. Di persone che hanno fatto della flessibilità il
loro motto. Di persone che rischiano tutto per realizzare il proprio sogno e di altrettante che non
hanno bisogno di rischiare nulla. Storie di chi un lavoro ce l’ha e vuole cambiarlo, di chi non ce l’ha e lo
sta cercando, di chi l’ha trovato e se lo tiene stretto e anche di chi non ce l’ha e non vuole averlo.
/Valentina Tonelli/
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Le Mani
Le mani grosse, sporche, rosse, unte.
Che all’inizio quasi ti vergogni a stringere, che ti abbracciano prima di salutare.
Mani aperte a carità, che bussano a fastidio di un finestrino intasato.
Mani bianche di cemento, sudate di fatica, tagliate dalla pioggia.
Mani nere di terra e ruggine, sabbia senza roccia, forza senza sosta.
Mani fredde in tasca la mattina, che baciano una sigaretta e accarezzano un caffè.
Mani senza volto, gialle come guanti, bagnate dalla schiuma e risciacquate con gli stracci.
Mani che servono altre mani, sconosciute tra le altre come padroni senza cani.
Mani che stringono una penna, bagnano la carta e asciugano la faccia.
Mani che stropicciano gli occhi, sbadigliano la bocca e cadono nel letto.
Mani che dormono, che è tardi, che amano una donna e ricominciano domani.
/Carmine Fiume/
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Cuccioli del maggio
Lottavano così come si gioca i cuccioli del
maggio era normale, loro avevano il tempo,
anche per la galera ad aspettarli fuori rimaneva
la stessa rabbia la stessa primavera…
Come si fa adesso a pensare, anzi a
comprendere, che queste parole siano riferite al
lavoro, che possano essere state la base dei
pensieri di milioni di “impiegati” o anche solo
di quello di De Andrè?
Esatto, queste sono le parole di apertura
dell’album “storia di un impiegato” edito nel
1973, concept album (come dicono quelli bravi,
comunque un album in cui i pezzi sono legati in
maniera consequenziale sia nei testi che nella
musica). Nell’album il cantautore genovese
narra la trasformazione dell’uomo comune da
impiegato a bombarolo, affrontando in maniera
magistralmente didascalica i cambiamenti in
ogni aspetto della vita di una persona, da quello
psicologico a quello personale, da quello
sentimentale a quello lavorativo.
Questo preambolo per cercare di capire come è
cambiato il significato di “avere un lavoro”,
oltre che per manifestare il mio grande amore
per il più grande cantautore italiano (e non solo)
di sempre. Nell’album (che scorre ora come
sottofondo mentre pigio i tasti) sono già
espresse quelle direttrici percorse dalla nostra
società: il lavoro che normalizza tutto e tutti,
che invade ogni pertugio della nostra vita,
influendo sulle nostre abitudini, appiattendo il
nostro
vivere;
facendo
scaturire,
inevitabilmente, quella follia incontrollata che
sembra liberazione da tutto e invece è solo
l’ultimo atto di una sceneggiatura contorta e
autodistruttiva.
La cosa che mi preoccupa ora è che nel 1973
c’era qualcuno che si accorgeva di tutto questo,
adesso non mi sembra. Personalmente da un
po’ di tempo a questa parte ho una vita molto
disordinata, e, come ama dire un mio caro
amico che scrive anche lui su queste pagine,
caratterizzata da scelte estreme; non riesco così
a focalizzarmi su un lavoro che sia “a tempo
indeterminato”, so impegnarmi per un periodo
che so che terminerà, perché mi sfido, mi metto
alla prova, e m’interessa solo riuscire a capire
che posso farcela, non mi interessa dimostrarlo
agli altri, mi basta che io arrivi a dire: “ho
capito”.
La mia “estremizzazione” per dirvi che odio il
fatto di dover cercare una connotazione
attraverso il lavoro, e benché sia il cavallo di
battaglia di uno schieramento politico che io
aborro, l’elasticità e la mobilità (qualcuno
direbbe precarietà), nelle occupazioni rientrano
nel mio stile di vita; è l’unica cosa che mi fa
sentire ancora padrone della mia esistenza, e mi
evita la voglia di trasformarmi in giudice
supremo al di sopra di ogni istituzione come il
protagonista dell’opera di De Andrè. Nel
momento in cui la vita per se stessi non ha più
senso bisogna farselo dare dagli altri, ma è
opportuno che gli altri si accorgano di noi.
Certo, siamo passati oltre l’alienazione delle
fabbriche di “tempi moderni” in cui il gesto
ripetitivo sul lavoro era fonte di scompensi
nella vita di tutti i giorni, il problema è che
quell’influenza si è completata: siamo diventati
impiegati nel modo di vivere; ora i lavori si
inventano, quelli ripetitivi li fanno le macchine
(non sempre), ma quello spunto che aveva colto
Chaplin si è completamente trasposto nel
nostro modo di essere creando un perfetto
circolo vizioso, siamo assuefatti a livello intimo
e personale a degli schemi che discendono da
quelli lavorativi, e cercando quella sicurezza e
ripetitività a livello personale quella lavorativa è
ben accetta: diabolico!
L’impiegato di De Andrè trova un seme di
speranza nella sfera intima e comprende la
macchinazione per la quale da schiavo di un
potere più evidente si trasforma in braccio di
uno più sommerso e machiavellico, grazie a un
lampo di tenerezza riesce a trovare il gesto
estremo di rivalsa contro un sistema di cui fa
parte ma che non fa parte di lui: rimane in
prigione durante l’ora d’aria perché non vuole
respirare la stessa aria dei secondini.
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Noi invece ci andiamo a letto con i nostri
carcerieri, abbiamo bisogno che ci impongano
delle regole da seguire, perché non sappiamo
più trovarle dentro di noi, non sappiamo più
capire quali sono i nostri veri bisogni, perché
scopriamo che sono diversi da quelli di
chiunque altro, e quando compaiono anche
solo in lontananza ci spaventano e li ricacciamo
nel mare della “normalità”.
Siamo gente che lavora… ora che ci penso odio
questa espressione, il lavoro non è più quello
che nobilita l’uomo, il lavoro non è più
un’occupazione: è un obbligo cui bisogna
attendere, una trappola spersonalizzante, il fine
del nostro vivere e non più il mezzo per…
Ma la risposta a ciò che vi state chiedendo è
“si”: sto lavorando troppo!
P.S.
Per quanto riguarda l’album “Storia di un
impiegato” ho voluto cogliere solo i riferimenti
all’argomento della nostra rivista, evitando di
menzionare gli altri molteplici temi affrontati;
scelta non dovuta a superficialità ma
essenzialmente a pertinenza con l’argomento di
REV.
/Ivan Cusella/
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L’amico etiope/
«La sinistra, e in particolare quella
massimalista propone di rendere
uguali il figlio del professionista e il
figlio dell'operaio” S.B.
NON SIAMO MICA GLI AMERICANI…
NON RIESCE A PAGARE IL MUTUO, OPERAIO SUICIDA.
Non ce l’ha fatta a reggere l’ansia della rata del mutuo da pagare. E si è suicidato in uno stanzino della fabbrica
dove lavorava. È finita così al storia di un operaio di 43 anni di Pollenza, in provincia di Macerata. Si era
comprato un appartamento nella palazzina dove abitano anche i suoceri, viveva lì insieme alla moglie e al figlio di
6 anni. Finora, nonostante lo stipendio risicato e il lavoro precario della moglie, era riuscito a onorare il debito
con la banca. Poi, l’imprevisto. A settembre la moglie perde il lavoro, e in casa non si arriva più a fine mese.
(Unità 18.10.07)
UCCIDE LA FIGLIA A PADOVA, HA SPARATO SENZA MOTIVO
Adalberto Chignoli, 56 anni, promotore finanziario, ha ucciso con vari colpi di pistola la figlia Camilla, 21 anni. A
scoprire il cadavere la madre della vittima, che poco prima aveva ricevuto un Sms dal marito che le aveva scritto
"Non entrare in casa. Ho fatto una stupidaggine". La ragazza, laureata in Scienze politiche con il massimo dei
voti e soprano solista nel coro della chiesa di Sant'Antonio, giaceva supina nella propria camera da letto, tra il
letto e l'armadio, stava facendo il cambio di stagione dei propri vestiti. Pare che non ci sia stata una lite. L'uomo
sembra fosse da tempo stressato per le difficoltà finanziarie che stava attraversando.
(Ansa 2007-10-02)
TORINO, DOSOCCUPATO TENTA IL SUICIDIO.
Non aveva i soldi per il regalo alla figlia Separato dalla moglie, disoccupato, senza fissa dimora, senza i soldi per
fare un regalo alla figlia, che compirà gli anni tra pochi giorni. Per tutti questi motivi un uomo di 39 anni ha
tentato il suicidio ieri sera: è stato salvato dall'intervento della polizia, avvertita da un'operatrice di Telefono
Amico. Verso le 18, l'uomo ha mandato un disperato sms al numero dell'associazione. Una operatrice di Telefono
amico, allarmata dal messaggio, ha subito chiesto aiuto al 113. La polizia è intervenuta chiamando quel numero di
cellulare, cui però ha risposto la moglie dell'uomo: "Ci siamo separati da poco è depresso e beve, ma sopratutto è
distrutto perché non vede la bambina". Gli agenti hanno dato appuntamento all’uomo alla Gran Madre, ma di
fronte alla chiesa non l'hanno trovato. L'uomo era sul ponte vicino, guardava le acque del fiume e piangeva
disperato. La polizia si è avvicinata con calma, ha ascoltato la sua storia e lo ha accompagnato in un bar a bere
qualcosa di caldo.
(Repubblica 23 ottobre 2007)
… E tu mi parli di retorica…
ma il vero eroe sarà sempre per me…
chi torna dal lavoro e si siede con la famiglia a tavola
/ Alessandro Corazzi /
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Chiedilo ad Anna
(Anche le intelligenze artificiali lavorano e hanno un cuore)
Ciao Anna grazie per dedicarmi un po’ del tuo tempo.
Prego.
Mangiamo un boccone insieme prima di iniziare?
A che negozio IKEA ti riferisci quando parli del ristorante?
Che ne dici invece di un locale in centro?
Guarda la pagina che sto aprendo per te e scoprirai che dovunque ti trovi avrai sempre un
negozio IKEA vicino.
Vabbè ma sei fissata…
Mi dispiace che tu abbia quest'opinione di me. Io preferisco pensare che sono un pò
innocente! In fondo sono solo un programma, ma le mie conoscenze migliorano ogni
giorno grazie anche a conversazioni come questa. Fammi pure una domanda che riguardi
IKEA.
Ok iniziamo.
Molto bene.
Da quanto tempo lavori qui?
Io sono attiva 24 ore su 24, 365 giorni all'anno
E la tua vita sociale non ne risente?
Come hai detto? Capisco molte cose ma certo non tutte. Prova a farmi domande semplici
e chiare, oppure ad usare altre parole.
Hai degli amici, un ragazzo?
Purtroppo mi tengono qui 24 ore al giorno a lavorare e quindi non è facile avere vita privata! Ma parliamo
piuttosto d'IKEA!
Sei praticamente una schiava!
Ho paura che le ingiurie e le offese non ci portino lontano. Come posso esserti utile?
Come ti trovi con i tuoi colleghi?
IKEA mette a tua disposizione tre software gratuiti e facili da usare per progettare la tua cucina, il tuo spazio di
lavoro e il tuo guardaroba. A quale ti riferisci?
Non è esattamente quello che ti ho chiesto, però in effetti avrei bisogno di una libreria nuova…
Nella pagina che sto aprendo puoi vedere i prodotti della categoria Librerie.
Non cambiare discorso.
Posso darti un'altra risposta se mi formuli diversamente la domanda.
Ti piace il tuo lavoro?
Se stai considerando un cambio di direzione, o semplicemente cerchi una nuova posizione nell’ambito delle tue
competenze, questo è il posto in cui cercare.
Lo prendo per un si…
Ti prego di pormi nuovamente la tua domanda sotto un'altra forma. Ricorda che sto imparando e non riconosco
tutto ciò che mi dici.
Va bene Anna lasciamo stare, grazie mille è stato bello parlare con te.
Io sono un programma, in termini tecnici un "lingubot", accuratamente formata per capire le tue domande,
risponderti e guidarti nel sito IKEA in tempo reale.
E hai pure dei bellissimi occhi.
Fisicamente sono come mi vedi. Ma se vieni nei negozi IKEA troverai delle persone reali a cui rivolgerti.
Forse è meglio.
È bene riflettere prima di prendere qualsiasi decisione!
Come sei saggia, quasi ti amo.
Mi fa piacere. Devo esserti stata di grande aiuto per suscitare in te questi sentimenti. Adesso fammi una domanda
su IKEA.
Ciao e a presto, mi mancherai...
Spero di esserti stata utile. Ciao!
/Federico Vergari/
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Claudia, 26, Check-in Agent
Molti credono che lavorare in aeroporto sia una delle professioni più interessanti che ci sia. Ad
alimentare la leggenda contribuisce il fascino della divisa, la possibilità di incontrare sempre
gente diversa, parlare lingue straniere e volare gratis. Io, però, posso dimostrare che la vita da
check-in non è poi tanto cool.
Indossare i collant ad agosto e con 35° non è proprio facile, sfogliare il passaporto che i
passeggeri estraggono dalle parti più impensabili del proprio corpo non è poi così eccitante e
cercare di immaginare la piantina del volo South Africa che trasporterà il passeggero fino a
Cape Town alla ricerca del posto vicino alla toilette è davvero faticoso. Senza contare che è
veramente impossibile volare gratis quando non ci sono ferie da utilizzare.
Volare per credere…
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Ivan Girardi, 27 (tra due mesi), Impiegato
Con tre aggettivi mi definisco introverso, puntiglioso e affidabile. Credo nel detto “gli amici
meglio pochi, ma buoni!”, per questo la cerchia delle mie amicizie è formata da poche
persone, ma sincere, per le quali sono sempre disponibile. Mi piace lo sport (anche se solo
come spettatore) e la buona cucina (e qui si capisce quanto sopra!). Ho un unico grande
amore, Valentina, e alcune passioni (in ordine di importanza): il Milan, le belle auto e il lavoro.
Ciò che desidero nel mio futuro? Una bella famiglia e la possibilità di realizzarmi
professionalmente. In attesa che ciò si realizzi mi dedico alla ristrutturazione
dell’appartamento che abbiamo da poco acquistato. Per quanto riguarda il lavoro, invece, la
mia carriera sembra avanzare a piccoli passi all’interno di Poste Italiane, da poco, infatti, sono
diventato capo squadra di una ventina di portalettere (ma punto più in alto!).
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Daniele Rabissoni, 31, copywriter
Io scrivo. Perché mi piace, perché mi pagano, perché anche se mi avveleno con i clienti che si
vantano di fare comunicazione scrivendosi i testi da soli, non saprei fare altro se non il
pubblicitario che, come dice Beigbeder, "vi fa sognare cose che non avrete mai, drogandovi di
novità, e il vantaggio della novità è che non resta mai nuova [...] nel mio mestiere nessuno
desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma". Per mia fortuna, scrivo anche
cose più belle di una campagna per un'auto o una brochure assicurativa.
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Serena, 26, laureanda
Ciao, sono Serena e mi sono lanciata con il paracadute. Ma non mi pare il caso di sbandierare
ai quattro venti questa faccenda, quindi mi gioco il più classico dei format: una bella lista.
Obtorto collo sono attualmente assorbita dalla stesura della tesi, su un argomento che è un
incrocio tra lo scientifico ed il paranormale, una roba tutta a stelle e strisce. La
programmazione neurolinguistica. E non aggiungo altro. Principale distrazione, nonché
grande passione, la pallavolo. Plagiata in infanzia da Mila Azuki (dio benedica bim bum bam)!
Una volta laureata immagino dovrò voltare pagina appendere le scarpe da ginnastica al chiodo
ed infilarmi uno comodo decoltè tacco 3 per andare a cercare un lavoro precario e sottopagato.
Addio sogni di chioschi sulle bianche spiagge della Polinesia! La cosa che forse mi
contraddistingue maggiormente è che, per essere una ragazza, ho molto più del ragazzo. Non
per aspetto, intendiamoci, ma ho di sicuro un’indole maschile predominante. Niente discorsi
su unghie, capelli e trucco. Niente “certe cose le femminucce non le fanno”. Sono per la lotta
sulla sabbia, le figuracce nei pub e il panino dallo zozzone alle 2 di notte. Rapidamente: mi
piace il cibo, i viaggi, pensare e ridere. Odio gli arrivisti, le persone disoneste ed i superficiali.
Tanti sani principi e la consapevolezza che se ne avessi di meno sarebbe tutto molto più
semplice! Due parole alle vecchie conoscenze dell’infanzia devo dedicarle. Potrebbe apparire
un fuori tema, ma infondo si cresce con e grazie agli amici. Se sono così in fondo è anche colpa
loro!
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Federico, 26, Organizzazione Fiera del libro di Roma + Certe volte lo pagano per scrivere
Se fosse nata una bambina l’avrebbero chiamata Chiara. Se suo padre avesse fatto valere le
"ragioni di curva" oggi si chiamerebbe Paulo Roberto. Con qualche capriccio in più della
sorella avrebbe il nome di uno dei fratelli di Georgie. Alla fine è nato Federico. In realtà il
nome completo - ma solo per i registri della chiesa - è Federico Adriano Maurizio a causa della
sfrenata passione di sua zia per Celentano e della poca fantasia (o del troppo egocentrismo) di
suo zio Maurizio. Non ha ancora chiaro cosa farà nella vita, ma è convinto che verrà presto
folgorato da un’idea che cambierà il mondo. Se così non fosse i lavori che voleva fare da
piccolo erano il giornalaio, per l’odore della carta e per poter avere tutte le figurine che voleva,
e il benzinaio per l’odore della benzina e per il portafoglio sempre pieno di banconote. Adora la
Roma, Benni, Hornby, Pennac, Banana Yoshimoto, Luttazzi, i fumetti, la radio, i giochi di
parole. Odia, non sopporta o pur sforzandosi non riesce a capire chi corre in macchina, chi fa i
botti a capodanno, i leghisti, i giornalisti sportivi in malafede, le feste tipo capodanno dove
bisogna sempre fare qualcosa di “carino”. Di solito per parlare di se non usa la terza persona.
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Stefano, 27, squallidissimo impiegato statale
Principalmente mi ritengo una persona un po’ inconsistente. Inutile girarci intorno. Forse sono
troppo severo con me stesso, non lo so, ma è così. Sono il classico ragazzo “intelligente, ma
che non si applica, un peccato”. Effettivamente mi interesso di tante cose, ma sono poche
quelle che conosco a fondo. Tanto per fare un esempio, mi piace leggere, ma non è che poi lo
faccia spesso. Forse, in fondo, sono semplicemente e profondamente Italiano, non per via del
mio naso storto, delle mie sopracciglia folte e dei miei capelli né lisci né ricci, che, certo, non
fanno di me una bellezza nordica. Neanche nel senso “Italians do it better” o “Italian Stallion,
yeah”, anzi. Nel dire che “sono Italiano” voglio intendere che mi vendo bene: parlo di calcio,
nonostante la mia ultima deludente prestazione risalga ai tempi della guerra fredda; faccio il
sinistroide nonostante abbia votato Er Mortadella; e per finire in bellezza, nonostante l’abito
nero dei preti più che la santità, mi ricordi il colore del lutto ed il sacrificio delle carni, in fondo
mi sono costruito una simil-religione tutta mia che mi calza a pennello e che assolve tutti i
miei vizi, i miei “peccatucci”, e dove si può pure bestemmiare. Da italiano vero, lavoro nella
Pubblica Amministrazione, ne consegue che vivo beatamente sul groppone della comunità.
Nel poco tempo libero che mi lascia il lavoro e lo studio, cerco di stare il più possibile con i
miei migliori amici, che più che amici ormai dovrei più correttamente definire fratelli. Anche
perché se fossero solo amici, peggiori di loro non ne avrei potuti scegliere: uno è buzzurro,
l’altro è un po’ bigotto. Insomma, con me c’entrano poco, ma li adoro e mi conoscono a fondo
come forse non mi conosco neanche io.
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Alessandra Scamurra, 23, Studentessa
Studentessa in via di licenziamento in Scienze della Comunicazione, cosa che le causa
frequenti sbeffeggiamenti da parte del genere umano. Improbabile ma speranzosa futura
lavoratrice. Con l'hobby a tempo perso per la fotografia, troppo disfattista per penderla
seriamente. Mai troppo seria, mai troppo convinta, capace di passare da profondi stati di
logorrea (da non confondere con "gonorrea") da improvvisi oltre che inspiegabili mutismi. La
gente che la circonda è dotata di infinita pazienza. In caso contrario peggio per loro vista la
profonda determinazione nel portare a termine ogni genere di cazzata.
Federico Scala, 26, Sap Financial Consultant
Smanetta col pc per lavoro e non, soprattutto non. Di giorno vestito come un pinguino, di sera
è facile localizzarlo nei pressi di concerti indie rock. Timido, generalmente tende a nascondersi
sotto il letto quando interpellato. E' una specie di nerd, ma con meno brufoli. Ha un solo
rimpianto: non essere qualcun'altro (si, adora Woody Allen). Sogna un emigrazione in
Germania.
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Alessandro Ibba (detto Babbà), 34 (ma ne dimostro 25 …per ora), impiegato nella direzione
generale di un’importante compagnia telefonica
Sono felicemente fidanzato e convivo con Monica (Ah! Lo sai che ti amo ?), a colazione
mangio latte e biscotti ma non disprezzo un buon cappuccino o caffè al bar. Mi piacerebbe
lasciare il mio lavoro per dedicarmi alla mia passione che è il teatro… ma non si guadagna
tanto per viverci. Nel Week end, se non vado fuori, adoro passeggiare in bici o a piedi in
centro, andare al cinema e a teatro, vedere amici e sentire musica… Adoro anche curare le
piante. Progetti ? Migliorarmi in cucina, aprire il mio stomaco al mondo (tu sai cosa intendo),
avere dei pargoli…
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E chi se ne frega/ a cura di Alessandro Ibba
Ho voluto riesumare una vecchia rubrica presente nel settimanale “Cuore, settimanale di resistenza
umana”. Tale giornale, fondato e diretto da Michele Serra nel 1989, (avventura editoriale conclusasi nel
1996) aveva una rubrica che si chiamava “…e chi se ne frega!” ossia notizie vere apparse nei principali
quotidiani alle quali resta un solo commento … “…e chi se ne frega !” Quindi anche noi di REV
vogliamo far risorgere questa rubrica !
“…e chi se ne frega!!” oppure “…E sti cazzi !!”
“L'ex proprietaria dell'Empire State Building lascia 12 milioni di dollari al suo cane”
Titolo su La Repubblica (29 agosto 2007)
“Make up: semplicemente Ambra”
Ambra di nome e di fatto, l'attrice madrina della Mostra del Cinema di Venezia, opta per toni caldi, solari,
femminili. Style.it
Laura Pausini, nomination per i Latin Grammy.
«Sanremo? Grazie, ma non potrò esserci» Il Messaggero
“Io sono fortunata, geneticamente parlando. Mangio normalmente e non ingrasso.”
Keira Knightley su Vanity Fair
Bush si confessa: “Ho pianto”
Nel corso della sua presidenza, George W. Bush ha versato 'molte piu' lacrime di quante si possa pensare'.E' lo
stesso Bush a rivelarlo in un raro libro-intervista in uscita in America martedi' prossimo. Ansa del 2 settembre
2007
Il sesso fa rima con amore, due volte su tre
Per due italiani su tre si scivola sotto le lenzuola solo e soltanto con l'amore della propria vita. Niente sesso senza
amore quindi, è quanto emerge da un'indagine condotta da Astra. Ricerche su un campione di uomini tra i 18 e i
79 anni. Il Messaggero 11 Ottobre 2007
.
Rino Barillari, il re dei paparazzi, picchiato dalle guardie del corpo di Bruce Willis
Rino Barillari, il fotografo del Messaggero , il re della “Dolce vita” che nella sua carriera ha immortalato tanti vip,
con Bruce Willis non è riuscito a mettere a segno il colpo. Il tentativo di “pizzicarlo” con la compagna, ieri sera al
ristorante “I due ladroni”, è costato al “re dei paparazzi” un ricovero in ospedale. Il Messaggero 16 Ottobre 2007
Briatore: «Ho conosciuto i Gambino e i Genovese»
Il team manager della scuderia Renault di Formula Uno, Flavio Briatore, in un verbale della procura di Palermo,
ha ammesso di aver conosciuto alcuni componenti delle famiglie mafiose dei Gambino e dei Genovese di New
York. «Ricordo - afferma Briatore - di aver conosciuto in occasione di un concerto tenuto da Iva Zanicchi e
Riccardo Fogli a Brooklyn, tra la fine degli anni Settanta e primi anni Ottanta, alcuni componenti della famiglia
Gambino e Genovese…” Il Messaggero 16 Ottobre 2007
Un altro incidente per Britney Spears
Britney Spears è stata coinvolta in un altro incidente automobilistico, ma invece di scappare, come è successo
l'agosto scorso, questa volta si è fermata e si è premurata di informarsi sulle condizioni di salute del malcapitato.
«Sono davvero stupida! Mi scusi, sono pessima al volante…», pare abbia detto Britney. Style.it
Sarkozy e Cecilia dal giudice iniziata la pratica di separazione
Secondo il Nouvel Observateur il presidente francese e la moglie sarebbero comparsi davanti al magistrato il 15
ottobre scorso. Si concluderebbe così una vicenda che, fra voci e smentite è andata avanti per mesi. La
Repubblica – 16 ottobre 2007
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Credits
Hanno partecipato al numero sette di Rev
Alessandro Corazzi
Ivan Cusella
Carmine Fiume
Federico Vergari
Alessandro Ibba
Valentina Tonelli
Claudia, Daniele, Stefano, Serena, Ivan,
Federico, Alessandra, Alessandro
REV non rappresenta una testata giornalistica in quanto editata e distribuita senza alcuna periodicità. Non può
pertanto considerarsi prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001
I disegni e le immagini presenti in queste pagine sono copyright degli autori e/o degli aventi diritto. Il loro
utilizzo è esclusivamente diretto all’illustrazione dei testi, in conformità alle leggi vigenti sul diritto d’autore.
Leggete un racconto di Daniele Rabissoni: http://www.trambus.com/games/parole2006.cfm?ID=leggi&iniziale=r
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A proposito di gente che lavora: Alessandro, Ivan e Federico fanno un grande in bocca al lupo
a Carmine (il loro ingegnere chimico preferito) per la sua nuova avventura professionale.
Siamo gente che lavora e che torna a casa la sera.
Siamo gente che lavora e che in silenzio fatica e spera…
A.C.
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